At your place (One against an army reverse)

di whiterose87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il tempo come avversario ***
Capitolo 2: *** Preparativi e preoccupazioni ***
Capitolo 3: *** La notte dei pensieri. ***
Capitolo 4: *** Insieme ***



Capitolo 1
*** Il tempo come avversario ***


Tutto successe in un attimo; aveva visto Dorian fermo, immobile, esposto, con la spada in pugno, mentre Xena combatteva a pochi metri lontano da lui. Lo raggiunse per metterlo al sicuro, quando dietro ad alcuni alberi vide comparire alcuni soldati persiani armati di archi, pronti a scoccare le loro frecce. Vide Xena alzare lo sguardo e girarsi verso di lei; fece un salto e se la ritrovò di fronte. Ci fu solo il tempo di sentirsi poggiare le sue mani  sulle spalle, come a portarla via da li e mentre si spostavano sentì un sibilo, qualcosa fendere l’aria e riconobbe il suono di una freccia che si conficcava nella carne: avevano colpito Xena!

A conferma di questo suo timore, lei si voltò brandendo il chakram  lanciandolo verso quel gruppo di soldati. La freccia era li; l’aveva colpita nel punto esatto in cui l’armatura lasciava un lembo di pelle scoperta, all’altezza della spalla sinistra.

Il chakram andò a segno colpendo il gruppo di uomini costringendoli alla fuga.

“Xena”!  Urlò, vedendo la sua amica cadere su di un ginocchio. Il suo corpo era teso e sudava a causa del dolore che gli smorzava anche il respiro. “Sto bene Gabrielle. Aiutami”

L’aiutò ad alzarsi reggendola e la fece sedere appoggiandola con la schiena ad alcuni massi.

“Accendi un fuoco Gabrielle” le disse passandole un bastoncino di legno.

“Cosa devo fare”?

“Bruciane la punta”.

“Ok” le disse dandosi subito da fare.

Era preoccupata, le mani le tremavano. Per lei era insolito vedere Xena ferita, in genere era sempre lei a cacciarsi in guai seri. Si muoveva non staccandole gli occhi di dosso. Dorian le era accanto.

Quando tutto fu pronto corse da lei.

“Ti fa male”?

“Un po’..ma non è questo che mi preoccupa. Gabrielle.. devi aiutarmi e… ciò che ti chiederò di fare non ti piacerà affatto.. ma devi farlo se vogliamo evitare che questa ferita s’infetti”.

“Dimmi cosa devo fare”

“Spezza il retro della freccia. Dovrai spingere fino a che… non mi trapasserà e poi la dovrai estrarre”.

“Cosa”? Le chiese con gli occhi sbarrati.

“Dopo dovrai..

“Dovrò passare questo bastoncino bruciato nella ferita…vero”? Concluse spaventata.

“Si…”.

“Per tutti gli Dei Xena..non ho mai fatto una cosa del genere e non sarà indolore”.

“Lo so ma se non vogliamo che la cosa peggiori devi farlo…per il mio bene”.

Alzò lo sguardo e lo incatenò a quello della sua amica. Aveva paura, ma avrebbe fatto di tutto per aiutarla.

“Va bene”.

“Ok, sono pronta…procedi”.

Mise le sue mani sul retro della freccia e con un colpo secco ne spezzò la parte piumata. Xena ebbe un sussulto ma non emise un gemito. Procedette spingendo la freccia fino a quando non incontrò più resistenza, provocando stavolta una fitta di dolore a Xena che abbassando la testa e stringendo i denti cercò di riprendere fiato. 

Prese la freccia, ormai fuoriuscita dal petto dell’amica e la estrasse. Xena urlò dal dolore e

affannata e con la fronte imperlata da copiose gocce di sudore, si lasciò andare pesantemente contro i massi a cui era poggiata.

 “Resisti, abbiamo quasi finito”.

Le rispose con un sorriso stanco e provò una profonda tenerezza nei suoi confronti, al pensiero che anche in quel momento cercava di rassicurarla.

Prese il bastoncino rovente e dovette fare appello a tutta la sua forza d’animo per fare l’ultimo passo. Xena la guardò “Adesso”! E concentrandosi sul suo viso lo fece.

Sentì l’odore della carne bruciata, cosa che le provocò un conato di vomito. L’ennesimo e, sperava anche l’ultimo urlo di dolore di Xena le diede la forza di non lasciarsi andare…aveva bisogno di lei in quel momento.

Lo estrasse, ringraziando gli Dei che fosse tutto finito. Sostenne Xena che era ormai stremata. Bagnò una benda e prese a tamponarle il viso cercando di darle un po’ di sollievo quando l’amica le chiese di passarle la freccia estratta. La vide portarsela al viso ed annusarla: il suo sguardo sgomento la mise in allarme.

“Cosa c’è”?

“E’ avvelenata Gabrielle”.

“Ma…ci sarà un antidoto”?

“Si..forse ad Anfissa troveremo il necessario” le disse avendo cura che Dorian non la sentisse, cosa che la incuriosì.

Si erano trovate nel mezzo dell’avanzata dell’esercito persiano, in marcia verso Atene e se l’avessero raggiunta, l’avrebbero rasa sicuramente al suolo. In quel momento avevano incontrato Dorian in fuga e ferito.

Le truppe spartane non avrebbero potuto farcela da sole. Xena voleva provocare una frana al passo delle Termofili, costringendo così l’esercito persiano a passare per Anfissa, dov’erano dirette e dove Xena aveva un deposito di armi, sufficienti ad armare l’ intero villaggio e proteggere Atene.

“Gabrielle nella bisaccia ci sono delle erbe. Prepara un impacco con delle bende”.

“Subito. A cosa servono”?

“Rallenteranno il diffondersi del veleno”.

“Mi dispiace Xena…Gabrielle si è esposta per mettermi al sicuro mentre io…”.

“Non importa Dorian. Ora però dobbiamo andare, non possiamo restare qui”.

“Cosa vuoi fare nelle tue condizioni”? le chiese lavorando con le erbe.

“Gabrielle dobbiamo proteggere Atene”.

“Non puoi fare granchè nel tuo stato ed inoltre dobbiamo trovare l’antidoto”.

“Non c’è tempo per questo. Dobbiamo arrivare ad Atene”.

“Prima l’antidoto”.

Finì di preparare l’impacco e cominciò ad applicarlo alla ferita, per poi fasciargliela.

“Xena, prima che ti ferissero mi hai detto che avevi un piano…ora sarà cambiato. Cos’hai in mente”? le disse Dorian.

La guerriera rimase zitta un istante poi rispose “Si …le cose sono cambiate. Ho bisogno del tuo aiuto Dorian. Io sono fuori uso e non voglio che Gabrielle si esponga ad altri rischi. Avviserai tu le truppe ateniesi dell’arrivo dei persiani ma devi fare in fretta visto che il passo delle Termofili è bloccato”.

Cosa diceva Xena? La frana avrebbero dovuto provocarla loro. Fidandosi di lei resse il gioco restando in silenzio.

“Cosa? Bloccato”?

“Si…c’è stata una frana. Devi fare in fretta”.

“Certo Xena, vado subito. Non potrò mai ringraziarvi abbastanza per aver salvato la mia vita”.

“Và ora”.

“Addio Gabrielle”.

“Addio Dorian”.

Lo videro allontanarsi dando loro le spalle.

“Cosa significa? Perché gli hai detto che il passo è bloccato”?

“Vedi Gabrielle, il villaggio che ha menzionato quell’impostore non ha delle cascate. Inoltre gli Spartani, sin dall’età di 8 anni tengono tra le mani un bastoncino di legno per rendere robuste le loro mani. Quando ho stretto la sua non ho sentito nessuna callosità.

E’ una spia”.

“Quindi dicendogli quella bugia hai fatto comunque in modo di dirigerli ad Anfissa senza provocare alcuna frana”.

“Esatto. Ora aiutami, dobbiamo sbrigarci”.

Le tese la mano e l’aiuto a rimettersi in piedi.

Xena richiamò Argo

“Aspetta” le disse salendo per prima sulla cavalla.

“Questa è nuova” le disse con un sorriso divertito.

“Smettila Xena, sei ferita. Dammi la mano e facciamo in fretta. Dobbiamo trovare quell’antidoto”.

“Si mio comandante”! la schernì l’amica.

Partirono spedite.

Arrivate ad Anfissa, lo trovarono deserto e ormai divorato dalle fiamme.

“Cosa è successo”?

“Hanno preferito bruciare tutto piuttosto che lasciare il loro villaggio in mano ai Persiani”.

“Il deposito”?

“E’ quell’edificio laggiù”.

Alzò lo sguardo nella direzione indicatagli da Xena e vide che ai confini del villaggio  vi era un edificio più grande del solito e fortificato.

“La capanna dell’alfiato”.

“Cosa”? Le risposte distratta dai suoi pensieri.

“Vi dovrebbe essere l’antidoto”.

Cautamente Xena scese da cavallo e si diresse presso i resti di quello che prima doveva essere un negozio. La vide rovistare in giro, rischiando di essere colpita da una trave che cadde fortunatamente alle sue spalle. Dopo un po’  ne uscì con in mano una bottiglietta rotta, preoccupata.

“Niente antidoto vero”?

“No”

“Dobbiamo andare . Qui non c’è nulla che possa esserci utile. Né uomini da armare né una cura per te”.

“Gabrielle ascoltami. Troveremo il rimedio per questo veleno in Tessaglia, ma non possiamo andare via da qui. Dorian avrà già detto ai Persiani della frana e si staranno sicuramente dirigendo qui”.

“Possiamo farcela. Andiamo, prendiamo l’antidoto e torniamo”.

“Non  c’è tempo. Se partiamo ora per la Tessaglia, i Persiani raggiungeranno Atene e la distruggeranno” le disse guardandola dolcemente.

Lei lo sapeva. Non avrebbero mai avuto il tempo necessario per andare a prendere l’antidoto e tornare indietro ma non poteva lasciarla in quelle condizioni. Aveva già visto gli effetti del veleno  e sapeva che sarebbe peggiorata da un momento all’altro fino a…

“Quanto tempo ti rimane”?

“Non lo so”.

“Xena”!

“Davvero Gabrielle, non lo so. Potrebbero essere ore o giorni, non lo so. So solo che dobbiamo sbrigarci prima che il mio stato di salute peggiori”.

“Ma come pensi di poter fermare un’intera armata qui, con te ferita e sicuramente nelle prossime ore peggiorerai. Io non posso esserti di grande aiuto, non possiamo farcela”.

“Dobbiamo e non dire così…sei molto più coraggiosa e forte di quanto tu stessa possa sapere” le disse poggiandole le mani sulle spalle e guardandola dritta negli occhi.

“Siamo due matte”.

“Bè almeno ci facciamo compagnia. Andiamo nel deposito”.

Sorrise e sorreggendola si avviarono verso il deposito.

 

 

 

N.d.a: Salve a tutti! Eccoci alla fine del primo capitolo. Mi è capitato ultimamente i rivedere le repliche di Xena e nello stesso periodo ho scoperto questo fantastico sito.

Rivedendo l’episodio “One Against an Army” ho provato ad immaginare come se la sarebbero cavate le nostre due eroine se ad essere ferita fosse stata Xena e non Gabrielle.

Aggiornerò quanto prima. Il secondo capitolo è già in fase di scrittura.

Un saluto a tutti e se vi va recensite commentate e criticate!

Un bacio a tutti!

Grazie!

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Capitolo 2
*** Preparativi e preoccupazioni ***


 

"Dove sono le armi"? le chiese entrando nel deposito.

"Ci sono delle casse" le rispose Xena

"Che armi abbiamo a disposzione"?

"Lance, freccie, archi, spade, qualche pugnale, qualche martello chiodato..".

"Complimenti" le disse ironica

"In guerra non si sa mai" le rispose cominciando a tossire.

"Tutto bene Xena"? le chiese apprensiva.

Tutto bene Gabrielle..è solo un pò di tosse.

"Già...fammi dare un'occhiata alla fasciatura".

"Sto bene Gabrielle, avremo tempo per questo. Ora dobbiamo cominciare a prepararci.

"Qual'è il tuo piano"?

"Li aspetteremo qui. Nel frattempo...(coff)..prepareremo delle (coff, coff).trappole".

"Xena...stai cominciando a stare male..".

L'amica la guardò negli occhi confermando il suo pensiero. "Dobbiamo sbrigarci…abbiamo poco tempo”.

"Da dove cominciamo"? le chiese.

"Laggiù nell'angolo c'è un pentolone e delle anfore di olio. Accendi un fuoco e prepara un bell'olio bollente da servire ai nostri sgraditi ospiti" le disse con quel suo tipico sorriso sghembo.

"Ok". Le disse ridendo. Quel sorriso la faceva sempre divertire. A volte le ricordava una bambina pestifera, di quelle che erano pienamente consapevoli delle loro bravate. Forse era proprio così da bambina. Si ripromise che se fossero sopravvissute, gli avrebbe chiesto della sua infanzia.

"Io comincio a preparare le trappole".

Così dicendo si misero all'opera: prese il pentolone, versò l'olio, raccolse un pò di legna e accese un fuoco. Nel frattempo vide Xena aprire delle grosse casse cominciando a tirarne fuori prima delle lance e poi delle freccie. La vide fare buchi nelle travi del deposito, nascondervi le freccie e collegarle ad un meccanismo che le avrebbe fatte scattare al momento opportuno.

Spezzò alcune lance, legando le punte metalliche ad una struttura rettangolare, messe alla base di ogni finestra e fissate in modo che, tagliando una fune, avrebbe fatto scattare in avanti la struttura contro chiunque si sarebbe infiltrato dalla finestra. Sapeva che era brava nel costruire trappole, ma vederglielo fare era incredibile.

Dopo che tutto fu preparato, Xena le disse che doveva badare ad Argo e procurarsi altre erbe da mettere sulla ferita.

Rimasta sola cominciò a preparare la cena e pensava a come se la sarebbero cavata. Era preoccupata dal fatto che lei non aveva la stessa esperienza in battaglia di Xena; un conto era affrontare qualche brigante, un altro conto un’intera armata e per giunta con Xena ferita, che poteva peggiorare da un momento all’altro. Se anche fossero riuscita a sconfiggere miracolosamente l’armata, Xena sarebbe sopravvissuta? Cosa avrebbe fatto il veleno al suo corpo? Poteva sostenere una battaglia?

Questi pensieri le fecero accapponare la pelle. C’era un solo modo per tentare di uscirne vive: lei doveva fare tutto il possibile, doveva dare il meglio di se. Doveva diventare un appoggio valido per la sua amica durante questa battaglia e non esserle di peso.

Si mise a pensare alla principessa guerriera in battaglia; ripensava ad ogni singolo movimento, ad ogni furbizia, ad ogni salto…”Il salto”!

“Se imparassi a saltare come lei mi sarebbe utile! Potrei spostarmi velocemente se avesse bisogno di me”!

Vedendo che Xena ancora non rientrava, prese il bastone e lo fissò alle estremità su due chiodi applicati alle travi principali che sorreggevano il deposito. Prese la distanza e cominciò a correre in direzione dell’improvvisata asta; saltò poco prima di raggiungerla e facendo leva sulle mani, si librò in una capriola in aria, atterrando in piedi. “Uhm… niente male! Osservarla mi è servito”!

Fece altri tentativi che andarono bene. “Adesso proviamo a togliere questo”.

Tolse il bastone e prese la rincorsa; saltò in aria, ma non avendo più presa, si sentì insicura e

atterrò malamente di schiena. “Ahi…che male”! Disse massaggiandosi la parte dolorante.

“Stai imparando a volare”? le disse Xena che aveva assistito alla caduta.

“Imparavo a saltare…come te. Perché ci hai messo tutto questo tempo”?

“Ho messo al sicuro Argo”.

“Hai le erbe per l’impacco”?

“Si sono qui. Tieni”.

“Ti fa male”? Le chiese poiché la vide reggersi la spalla.

“Un po’…l’umidità non aiuta”.

“Siediti accanto al fuoco e riscaldati” le disse avvicinandosi. Notò che tremava piano, che aveva gli occhi lucidi, le guance leggermente imporporate; la paura si fece strada nel suo cuore. Ecco…stava cominciando a peggiorare.

“Xena…ma tu hai la febbre”!

“Si…Gabrielle. Ho preso delle erbe anche per questo. Mi aiuteranno a stare meglio”.

“Per adesso forse…o forse no. Non dovevo darti ascolto. Dovevamo andare in Tessaglia”.

“Gabrielle…ti prego. Ho bisogno del tuo aiuto adesso. Prendi queste erbe e rifai l’impacco con delle bende pulite. Nel frattempo io faccio bollire queste.

Fatto l’impacco la raggiunse accanto al fuoco. “Ecco. Voltati e fammi dare un’occhiata”

L’amica obbedì. Le tolse la medicazione fatta precedentemente scoprendo la ferita.

“Non sembra messa male”.

“No infatti…hai fatto un buon lavoro”.

“Ho una buona maestra”.

“E tu sei una brava allieva”. Le disse sorridendo e riprendendo a tossire.

“Xena dimmi la verità…cosa ti accadrà”?

“Non lo so Gabrielle…esistono così tanti veleni”.

“Sei indebolita…come puoi sostenere una battaglia”?

“Ce la faremo vedrai. Ci sei tu con me”.

“Io non sono una guerriera Xena. Il mio talento principale è quello di mettermi nei guai. Come potrò aiutarti”?

“So che mi difenderai…che non mi lascerai da sola, alla mercé del nemico. So che in qualunque modo mi proteggerai. Mi fido di te”.

L’abbracciò senza pensarci e involontariamente urtò la ferita. Xena si teneva la spalla dolorante.

“Scusami io n…” ma non finì la frase che l’amica la tirò di nuovo a se abbracciandola. “Shh. Andrà tutto bene” e si sentì le sue labbra sul capo.

Si sentiva confortata e protetta, persino adesso che era Xena ad averne più bisogno. Era incredibile quanta forza riusciva a darle persino quando ne aveva poca anche per lei.

I suoi pensieri furono interrotti da un rumore che somigliava all’ululato di un lupo; imbarazzata si scostò dall’amica e sorridendole le disse “Credo sia ora di mangiare”.

Xena rise di gusto “Si…hai ragione”.

Cenarono tranquillamente e poi si prepararono per la notte.

Preparò entrambi i giacigli, mentre Xena beveva il suo infuso d’erbe; le andò incontro sorreggendola ed entrambe si distesero. Il suo viso era bagnato dal sudore e la sue pelle era calda. La coprì accuratamente e si alzò per prendere dell’acqua e delle bende per rinfrescare il viso.

“Grazie”.

“Non devi ringraziarmi. Ti aiuterà quell’infuso”?

“Deve avere il suo tempo”.

“Lo spero”.

“Stai tranq…”non finì la frase poiché fu interrotta da ennesimi colpi di tosse.

Quando Xena si ridistese, notò che aveva qualcosa sul labbro inferiore, un liquido scuro…non voleva sbagliarsi ma…

“Xena…questo è…”.

Vide l’amica portarsi la mano sul labbro e vide che anche la sua mano era sporca di sangue, mano che durante i colpi di tosse aveva istintivamente portato davanti alle labbra.

“Gia…”.

“Xena…”.

 

 

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Capitolo 3
*** La notte dei pensieri. ***


“Il veleno sta facendo effetto” le disse pulendosi il labbro con il dorso della mano.

“Dobbiamo andare via”. Si guardò intorno e vide una scala; la mise a terra e cominciò a coprirla di pelli.

“Cosa stai facendo”? le chiese Xena.

“Ti porto via da qui”.

“Cosa? Sai bene che non possiamo andarcene”.

Le puntò il suo sguardo dritto negli occhi “Stammi a sentire Principessa Guerriera. Hai bisogno di cure. Io ora ti porterò in Tessaglia e troverò l’antidoto”.

“Gabrielle non…”

“E invece si”.

“Cosa ne sarà di Atene”?

“In questo momento non m’importa Xena. Per me conti solo tu”.

Vide la commozione sciogliere il mare dei sui occhi ma fu solo un attimo poiché ritornarono dei duri cristalli color del mare.

“Gabrielle…ti ringrazio per queste parole…ma non è possibile fare ciò che dici. Non posso sacrificare la vita di migliaia di persone solo pe…”.

“Per la tua?  Io non ti lascerò morire così”!

“ Non puoi veramente pensare di andare via ora. Gabrielle…quando ti ho conosciuto mi hai salvato. Non avevo più niente per cui continuare ad alzarmi ogni giorno. Il mio terribile passato era tutto ciò che mi portavo dietro, tu stessa hai fatto in modo di dare un nuovo scopo alla mia vita: dedicarmi agli altri, redimermi per tutto il sangue versato ingiustamente a causa mia. Per questo ti chiedo di non farlo. Non possiamo andare via adesso. Ti chiedo di onorare la mia persona, restando qui, ancora una volta al mio fianco, provando a salvare Atene. Se mi portassi via adesso….la Xena di un tempo vincerebbe ancora”.

Maledizione! Imprecò nei suoi pensieri. Le cose non potevano andare diversamente, Xena aveva ragione, c’erano troppe vite in gioco.

Perché? Perché proprio adesso! Avevano superato il momento più difficile di sempre ad Illusia; avevano chiarito i loro dissapori, curato il loro dolore, scoprendo di soffrire alla stessa maniera. Erano pronte a fare tutto, di nuovo insieme e ora…rischiava di perderla per sempre.

Non poteva farlo…non poteva negarle il suo aiuto, adesso, inerme e indifesa ,nelle sue mani. “D’accordo. Ma appena sarà finita io e te andremo in Tessaglia”.

“ Va bene” le sorrise.

“Ora riposati…non hai una bella cera”.

“ Ok”. Le disse sdraiandosi.

Provò a chiudere gli occhi e per un po’ sembrava che Morfeo volesse farsi vedere ma non riusciva a rilassarsi. Xena si addormentò quasi subito…doveva essere stremata. Aveva il respiro un po’ più pesante del solito e questo contribuiva a tenerla sveglia, volendosi assicurare che respirasse ancora. La sua pelle era sempre calda ed era madida di sudore…ogni tanto si lamentava e cercando di darle un po’ di sollievo, le passava una benda intrisa d’acqua sul viso e sul collo e sembrava funzionare poiché la vedeva tranquillizzarsi.

“Oh Xena…non voglio perderti”!

La disperazione la fece scoppiare in un pianto improvviso e dovette contenersi per non svegliare l’amica distesa al suo fianco.

“Sei così debole…così indifesa. Possibile mai che non ci sia una soluzione? Devo pagare un prezzo così alto per aver causato la morte di tuo figlio? Non è bastato arrivare ad odiarci?

Siamo sopravvissute persino a questo ed ora…una stupida e maledetta guerra non mi permette di salvarti”.

Ormai le lacrime erano diventate un fiume in piena; raccolse le ginocchia al petto e poggiandovi sopra la testa, si lasciò andare completamente. Vedendo Xena muoversi provò a calmarsi…non voleva svegliarla. Fece dei respiri profondi, provando a sciogliere quella sensazione di pugno allo stomaco e si ridistese accanto all’amica.

Le si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia “Farò tutto ciò che è possibile per salvarti. Te lo prometto”.

La stanchezza si fece sentire sui suoi occhi e poggiando la testa sulla spalla di Xena, finalmente, si addormentò.

 

Il sole filtrava dalle finestre e tutto tremava; l’armata si stava avvicinando. Ebbero giusto il tempo di guardarsi negli occhi prima che la porta si spalancasse e il deposito fosse invaso dai soldati persiani. Cominciò a colpire con il chakram, mentre Gabrielle al suo fianco, facendo roteare il bastone, ne mise già alcuni fuori gioco…glielo doveva riconoscere, stava migliorando.

Alcuni provavano ad entrare dalle finestre e, appena furono distrutte, tagliò la fune che attivò il meccanismo, uccidendoli all’istante.

Non riusciva a contarli e non vedeva la fine di quel gruppo di uomini; teneva d’occhio Gabrielle che se la stava cavando egregiamente. Con le finestre bloccate dai corpi dei loro commilitoni erano costretti ad entrare tutti dalla stessa parte o a cercarsi altri varchi; cominciarono ad essere troppi.

“Gabrielle”!

L’amica la comprese e insieme saltarono all’indietro e Xena fece scattare le frecce nascoste ed anche queste si rivelarono efficaci.

Continuarono a combattere ma si sentiva stanca, non aveva fiato…le doleva il petto e le gambe cominciavano a farsi pesanti. Le forze cominciavano a mancarle e le girava la testa. Fu colpita da un calcio al volto e cadde a terra e si ritrovò davanti ciò di cui aveva più paura: Gabrielle era a terra, circondata. Si difendeva con le unghie e con i denti. Avrebbe voluto raggiungerla, aiutarla ma non sentiva le gambe, il corpo non le rispondeva più.

Il terrore e la disperazione la invasero nel momento in cui vide Dorian alzare la spada in direzione della sua amica; voleva lanciare il chakram ma il suo braccio non si mosse di un millimetro e impotente vide Dorian trafiggere Gabrielle.

“Nooooooooooo”!

Si svegliò di soprassalto in preda al panico.

Si guardò intorno…era nel deposito ma non c’erano segni di lotta. Gabrielle dormiva tranquilla al suo fianco. Aveva gli occhi rossi…probabilmente aveva pianto.

“Mi dispiace Gabrielle. Non ti preoccupare…non permetterò che ti accada nulla, fino al mio ultimo respiro, fino all’ultima goccia di sangue”.

Era stato un incubo spaventoso…non si era mai sentita così inerme. Il dolore al petto era l’unica cosa reale dell’incubo. Aveva sete…cautamente si alzò per prendersi dell’acqua.

Mentre si dissetava, i suoi occhi si posarono su di un’anfora verde posta su di una cassa; perché non ci aveva pensato prima? Forse i poteri di Lao Ma avrebbero potuto aiutarla.

Si mise di fronte all’anfora e provo a concentrarsi; cominciò a fissare l’anfora cercando di canalare tutte le sue energia su un singolo punto per mandarla in frantumi.

Ci provò con tutta se stessa ma non ci riusciva. La stanchezza e la preoccupazione non le permettevano di concentrarsi efficacemente e presa dalla frustrazione colpì l’anfora con un calcio, distruggendola.

Il movimento le costò uno sforzò tale da provocarle un giramento di testa e sentendosi mancare l’aria cadde in ginocchio, poggiando le mani sulla cassa di fronte a lei.

 

Gabrielle fu svegliata dal rumore e vide l’amica a terra. Corse immediatamente in suo aiuto “Xena”!

“Xena, cosa ti succede? Cosa stavi facendo”?

“Mi ero alzata per bere e…mi sono venuti in mente….i poteri di Lao Ma. Ci ho provato…ma non ci riesco…”le rispose affannata.

“Vieni”. La sollevò portando il suo braccio sulle spalle e reggendola sui fianchi con l’altra mano.

La riportò sul suo giaciglio e la coprì.

“Ti prego Xena…andiamo via” la supplicò.

“Gabrielle già ne abbiamo parlato”.

“Stai male…sei debole, respiri malissimo”.

“Le erbe devono fare effetto…la febbre è già scesa”.

“Non è questione di febbre Xena…c’è del veleno nel tuo corpo”.

“Lo so”.

Rassegnata si ridistese accanto alla sua amica. Riprese a rinfrescarle il viso.

“Possibile che io possa fare solo questo per te”?

“Fai già tanto. Lo fai da quando ti ho conosciuto”. Le rispose con un debole sorriso.

“Gabrielle”?

“Si”?

“Mi dispiace…”

“Di cosa”?

“Mi dispiace di averti causato tanta sofferenza”

“Xena io n…”

“Se ti avessi lasciato a Potidea non avresti mai incontrato Dahak. Non avresti dovuto uccidere tua figlia e sentirti responsabile della morte del mio”.

“Oh Xena…non dire così ti prego”.

“Entrambe abbiamo conosciuto la gioia di essere madri ed entrambe abbiamo vissuto il dolore di perdere i nostri figli”.

Vide lacrime sulle guance della sua amica e nello stesso momento anche lei si ritrovò a piangere.

“Voglio solo che tu sappia…che non ti reputo responsabile…della morte di Solan”.

“Lo so Xena…lo so”.

“Mi dispiace per tua figlia e per te…saresti stata un ottima madre”.

“Hope non era mia figlia Xena…io ero solo uno strumento. Non c’era niente di me in lei”.

Le disse accarezzandole il viso.  “Io voglio che tu sappia che non ti ho tradito nel Celeste Impero…non volevo voltarti le spalle, volevo solo…”.

“Quello è il passato Gabrielle…ormai non ha più importanza. Tu sei il mio presente ora. Sei la mia migliore amica, la mia famiglia…Ti voglio bene Gabrielle”.

Strinse la mano dell’amica nella sua “Anch’io Xena” le disse sollevandola per abbracciarla. “Affronteremo il destino insieme, unite”.

“Anche dopo la morte” le rispose commossa Xena.

“Sempre”.

Si ridistesero abbracciate l’una all’altra, in un silenzioso conforto e insieme varcarono le porte del regno di Morfeo.

 

 

 

N.d.A. Eccoci al terzo capitolo ragazzi. Spero vi sia piaciuto. Ho voluto riprendere la questione del sogno, in quanto come Gabrielle nell’episodio originale si sente impotente, ho voluto mostrare la cosa dal punto di vista di Xena.

Come sempre se vi va lasciate un commento e grazie a chi dedica del tempo al mio umile lavoro.

Un abbraccio a tutti!

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Capitolo 4
*** Insieme ***


Si svegliarono entrambe all’alba. Sentiva come un pugno allo stomaco, sensazione che non riusciva a scrollarsi di dosso, neanche per un istante; era un misto tra adrenalina e paura, come quando corri veloce al galoppo su un ripido pendio  creando nel tuo stomaco un vuoto d’aria che spezza il fiato e ti ritrovi ad urlare per paura ed eccitazione contemporaneamente.

Andava nervosamente avanti e indietro, cercando disperatamente di non pensare all’intera armata persiana. Xena le aveva confidato che mentre era uscita per badare ad Argo, lasciandola sola, si era spinta fino ai confini dell’accampamento nemico: aveva contato 30 – 40 tende e questo significava come minimo 10 uomini per ogni fuoco…una valanga! Troppi per loro due e per di più con Xena in quelle condizioni.

Appena sveglie le aveva cambiato la benda con dell’altro impacco e la vide bere ciò che restava dell’infuso d’erbe preparato la sera prima. La febbre era scesa ma la vedeva spossata e con il respiro alquanto appesantito ed inoltre, per quanto lei non lo volesse ammettere, la ferita le doleva…aveva dovuto darle una mano ad indossare l’armatura.

Le aveva chiesto di starsene seduta fino all’arrivo dei persiani, così da risparmiare le forze.

“Tra un po’ ti serviranno dei calzari nuovi”

Si voltò di scatto, in allerta “Cosa? Sono qui”?

“No, non ancora. Devi calmarti Gabrielle. Sei tesa come la corda di un’arpa”!

“Non chiedermi di stare tranquilla. E’ una cosa che non posso fare adesso”.

“E invece devi farlo. Rischi di perdere lucidità. Tra un po’ non ci sarà concesso  commettere errori”.

Detto ciò, ricominciò a tossire. Le si avvicinò di corsa “Stai bene”?

“Il dolore al petto sta aumentando e respirare diventa sempre più difficile”.

Le mise una mano sulla guancia “Cosa posso fare? Prepararti dell’altro infuso o… non so…qualsiasi cosa posso farti stare meglio, tralasciando la Tessaglia”.

“Ah ah, spiritosa.  Parlando seriamente c’è una cosa che puoi fare. Devi concentrarti Gabrielle. Ho bisogno che tu ci sia”.

Abbassò la testa cercando di calmarsi “Ok…hai ragione, scusami” e le si sedette accanto.

“Gabrielle”

“Si”?

“Ho avuto un incubo stanotte”

“Cosa hai sognato”?

“Non voglio pensarci ma…devi farmi una promessa Gabrielle”.

“Dimmi”.

“Se io dovessi perire, scappa il più lontano possibile”.

“Per Zeus Xena non ricominciare”

“Parlo sul serio. Non rischiare ulteriormente la tua vita. Se vedi che le cose si mettono male scappa”!

“Non senza di te”.

“ Gabrielle…”

“No! Adesso ascoltami bene perché non lo ripeterò”  Incatenò i suoi occhi a quelli dell’amica “Io non lascerò che ti accada nulla. Se è destino che oggi io e te moriremo, che sia, ma non chiedermi di lasciarti in mano al nemico! Neanche da morta”!!

“Non voglio….”

“Fino alla morte, ricordi”?

 

Lo sguardo di Xena, ancora inchiodato al suo, si addolcì e le sue labbra si distesero in un sorriso. “ Si…ricordo”.

Le accarezzò la testa “Promettimi almeno di stare attenta”.

“Te lo prometto se…me lo prometti anche tu”.

“Ok promesso”.

“Ok” le disse ricambiando il sorriso che subito si spezzò, sentendo le grida di incitamento dei persiani.

“Ci siamo”.

Scattarono entrambe con le armi in pugno in posizione di attacco, preparandosi all’imminente scontro.

L’edificio intero tremava all’avanzare dei persiani, come il cuore nel suo petto. Guardò negli occhi la sua amica ed entrambe annuirono come a confermare il loro giuramento.

Fu un attimo: la porta fu spalancata e la battaglia cominciò. Man mano che entravano non riusciva più a contare gli elmetti.

Cominciò a colpirli facendo roteare il  bastone, cercando di metterne a terra quanti più poteva ed evitare che si avvicinassero in molti a Xena che, impugnando il chakram, ne aveva già messi molti fuorigioco. Alcuni tentarono di entrare dalle finestre ma prontamente Xena fece scattare le mortali trappole che li uccisero all’istante guadagnando un po’ di tempo. Con le finestre bloccate i persiani cominciarono a circondare l’edificio per trovare altri accessi, mentre altri si accalcavano all’ingresso.

 Notò un bastone alla sua destra, messo in una posizione insolita e, guidata dall’istinto, lo colpì, facendo cadere sui malcapitati dei pesanti sacchi.

Nonostante ciò cominciavano ad essere davvero troppi.

“Gabrielle”!

Si voltò verso Xena  che guidò il suo sguardo verso i fori alle travi; intuendo il  pensiero dell’amica le fece un cenno ed entrambe saltarono all’indietro mentre Xena tagliava la corda prestabilita…esercitarsi a saltare le era servito davvero!

 Le frecce scattarono all’istante colpendone parecchi.

Si ributtarono nella mischia e nella discesa trovò un martello chiodato ai suoi piedi, lo raccolse e cominciò a farlo roteare prendendo di sorpresa coloro i quali ormai, si calavano giù dal tetto.

In mezzo a quel trambusto si voltò verso l’amica trovandola piegata sulle ginocchia, come a voler riprendere fiato, quando un soldato la colpì al volto, facendola cadere. Si mosse per andarle incontro ma fu colpita anche lei, alle spalle.

Si ritrovò a terra, incrociando lo sguardo terrorizzato di Xena.

“No, non finirà così”!

“Gabrielle sta giù”!! Le urlò Xena

Prontamente obbedì e sentì il chakram sfiorarle i capelli, conficcandosi nel petto di un soldato alle sue spalle.

Lo sforzo aveva prosciugato le energia di Xena. Doveva portarla via da li.

“L’olio”!  pensò. Alzandosi e continuando a far roteare il martello si diresse verso Xena, la sollevò e la sostenne, portandola verso una scala che le avrebbe condotto sulla parte sopraelevata del deposito. Continuava a colpire, come una furia, lanciando ciò che trovava per sbarrare la strada ai soldati.

Riuscì a condurre Xena al sicuro, le sollevò il viso e la guardò “Xena resisti! So che ti chiedo molto ma devi darmi una mano a buttare questo giù”!

“Ce…la…faccio non…preoccuparti”

“Ok forza”!

Spinsero il pentolone fino alla soglia riversando tutto l’olio bollente su coloro che si trovavano al di sotto. Le urla di dolore le sovrastarono.

Vide Xena prendere un arco con delle frecce nello stesso istante in cui un soldato persiano le sbucò alle spalle dal tetto. Lo scaraventò giù.

“Gabrielle vai sul tetto e buttali giù! Io tengo impegnati loro e copro te”

“Ok”

Con un altro salto si ritrovò sul tetto, incontrandone meno di quanti se ne sarebbe aspettata; ce l’avevano quasi fatta, dovevano tener durò ancora un po’!

Stava combattendo con un soldato quando da un foro del tetto vide Xena accasciarsi stremata e dietro di lei Dorian pronto a colpirla.

“Nooo”!!

Scaraventò giù il soldato e scese giù ad affrontarlo. Cominciarono a combattere ma Dorian era forte. Stava per avere la peggio quando da dietro Xena lo colpi con una freccia alle spalle.

“Tieni lurido verme! Ora proverai ciò che provo io”! e lo buttò di sotto.

Prese la sua amica tra le braccia. Non ce la faceva più era al limite.

“Vattene….Gabrielle… scappa”!

“No! Non ti lascio”!

Detto ciò la adagiò su pagliericcio e scese di sotto.

Prese due spade e sperava che le sarebbero servite solo da effetto scenico e si rivolse all’ormai esiguo gruppo di uomini “Siete rimasti in pochi ormai. Eravate un’armata e se due donne ne hanno fatto fuori da sole più della metà, figuratevi una sola cosa può fare. La domanda è…volete provare”?

Si stupì di se stessa mentre si sentiva parlare in quel modo.

I persiani la guardarono con aria smarrita rendendosi effettivamente conto di cosa stava dicendo quella donna ma soprattutto di quanto fosse vero: erano stati sopraffatti.

Li vide rinfoderare le spade e darsela a gambe levate.

“Grazie agli dei”! Disse tirando un gran sospiro di sollievo, buttando le spade.

“Xena”! Corse dall’amica, trovandola riversa a terra incosciente.

“Xena! Xena rispondimi! Per tutti gli Dei sei bollente…”.

Sentì un fruscio alle sue spalle e scattò pronta ad attaccare: era Dorian…quel verme era ancora vivo. Stava strisciando verso il corpo di un suo commilitone per prendergli una piccola bisaccia attaccata al cinturone. Xena lo aveva ferito con una freccia e gli aveva detto che avrebbe provato ciò che lei stava provando…”Ma certo”! Pensò. “La freccia è avvelenata! E’ quello che sta prendendo è l’antidoto”!

Corse nella sua direzione e gli strappò la bisaccia dalle mani. Lo sguardo impietrito di Dorian non lasciò spazio a dubbi. “E’ l’antidoto vero? Non c’è bisogno che tu risponda…la tua faccia dice tutto”. Lo stordì con un cazzotto. “Mi dispiace ma questo serve a Xena”.

Si diresse verso Xena, ancora incosciente e gli bagnò le labbra con l’antidoto.

“Xena! L’antidoto! Dai coraggio! Apri gli occhi”!

Dopo un po’ vide le labbra dell’amica reagire al contatto con il liquido e pian piano aprì gli occhi “Gabrielle…”.

“Shh, non parlare, sei debole. Tieni! E’ l’antidoto. Presto bevilo”!

Xena obbedì.

“Guarirai vero”?

“Si…ma ora…sono tanto…stanca”.

“Riposa amica mia” le disse accarezzandole il viso.

Il respiro non era ancora regolare e si ritrovò a fissarla impaurita dal pensiero che forse era troppo tardi. Si ricordò di Dorian. Gli andò vicino e gli versò in bocca l’antidoto. Riprese i sensi e fuggì appena si rese conto di chi aveva di fronte.

Andò a ridistendersi accanto a Xena e alla fine la stanchezza si fece sentire e finì per addormentarsi.

“Gabrielle….”

Sentiva che qualcuno la chiamava da lontano.

“Gabrielle…”                                                                                   

Chi era?

“Gabrielle svegliati”.

Era la voce di Xena…”Xena”! Si svegliò di soprassalto.

“Hey calmati…va tutto bene. Sto meglio…la febbre è scesa e…respiro molto meglio”.

Le saltò al collo risollevata nell’animo “Oh Xena! Finalmente! Ho avuto tanta paura”!

“Ahi…vacci piano testona. Sto meglio ma ho ancora un buco nella spalla”

“Scusami…ma ho avuto veramente paura di perderti! Quando ti ho vista incosciente ho pensato al peggio”!

“Lo so…ma tutto è passato ora. Gliele abbiamo date di santa ragione”!

“Lo puoi dire forte”.

“Grazie Gabrielle”.

“Per cosa”?

“Mi hai protetta in ogni modo e mi hai salvata”.

La guardò dritta negli occhi “Anch’io ti devo ringraziare”,

“Per quale ragione”?

“Per non essere andata via da me”.

Si strinsero in un forte abbraccio.

“Penso che sia il momento di andarcene via da qui” le disse Xena.

“Lo credo anch’io”.

Xena ritrovò Argo, prepararono il tutto e andarono via.

“Però…cosa siamo state capaci di fare”.

“Abbiamo sconfitto un’armata” le disse altrettanto incredula Xena.  “Allenarti nel salto ti è veramente servito”.

“Ho un ottima insegnante”.

Xena le regalò un altro sorriso sghembo e gli venne in mente ciò che si era ripromessa.

“Xena…ti va di parlarmi della tua infanzia”?

“Cosa vuoi sapere”?

“Tutto quello che ti va di dirmi”

“Uhm…certo. La prima cosa che mi viene in mente è che ero una peste”!

“Ma davvero? Non avevo dubbi” le disse ridendo di gusto.

 

 

 

 

N.d.a. Ed eccoci arrivati alla fine. Scusate se ci ho messo un po’ ma il lavoro non mi ha dato tregua. Spero vi sia piaciuta questa mia personale rivisitazione.

Ne sto preparando un’altra, un po’ più lunga, Ci sto lavorando parecchio e spero che venga bene.

Un ringraziamento particolare va a Blu lady, Xena85 e GirlWithChakram. Grazie per il tempo che avete dedicato al mio lavoro!

Un saluto a tutti e alla prossima!

 

 

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