Cosa sarebbe successo se ...

di SusyToma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Si parte ***
Capitolo 2: *** Conosciamo mamma e papà ***
Capitolo 3: *** Invito al ballo ***
Capitolo 4: *** Si torna a casa ***
Capitolo 5: *** Chiarimenti ***
Capitolo 6: *** Ultimo capitolo ***



Capitolo 1
*** Si parte ***


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Quando chiuse la porta, sentiva ancora il vociare confuso e allegro da Grammy.sarebbe rimasto volentieri a festeggiare, se al suo fianco avesse avuto lei. Invece si era accorto che era uscita, con sollievo la notò seduta a una sedia all’esterno del locale. Sedette accanto a lei ed Emma gli fece un lieve sorriso.
«Ciao»
«Ciao. Casomai non l’avessi notato, i festeggiamenti sono dentro».
«Lo so» rispose Emma in tono neutro e Kilian la guardò confuso.
«C’e qualcosa che non va?»
«No, va tutto bene»
«Swan, non mentire» - l’ammoni Kilian sedendosi accanto a lei - «a me puoi dire tutto lo sai».
«Sono una persona orribile»
«No, che non lo sei» rispose subito Kilian. Intrecciò la mano alla sua e sorrise.
«Sei seduta nello stesso posto dove ci siamo dati il primo bacio».
Emma gli lanciò un’occhiataccia.
«Il primo bacio c’e stato all’isola che non c'è».
«Lieto che ricordi bene» sorrise divertito Kilian e dopo un attimo anche Emma sorrise con lui.
«Ho preso l’iniziativa entrambe le volte capitano, forse non dovresti essere così compiaciuto».
«Ci ho provato a baciarti a New York, ma non è andata bene» fece una smorfia al ricordo kilian.
«Non ricordavo nulla» si difese subito Emma.
«Dettagli» - minimizzò Kilian - «allora mi dici che succede?».
Emma strinse la sua mano e poi guardò verso il locale, dove tutti stavano facendo a turno per tenere in braccio il piccolo Neal.
«Adoro il mio fratellino» - disse con un sorriso - «davvero. E penso che i miei genitori siano fantastici. Solo che quando li guardo con loro, non posso fare a meno di chiedermi come sarebbe stato vivere con loro. Dovrei essere grata di averli ritrovati lo so e voglio bene ai miei genitori però.».
«Un po’ invidi Neal» terminò al suo posto Kilian.
«Sono una persona orribile vero?» ripeté Emma alzando gli occhi a guardarlo. Kilian l’attiro’ a se in un abbraccio ed Emma posò la testa sulla sua spalla.
«Sei la persona migliore che conosco, quello che provi è normale».
«Questo non toglie che non mi piace avere certi pensieri».
«Beh, puoi sempre sostituirli pensando all’attraente capitano che ti tiene tra le braccia».
Emma sorrise e stava per baciarlo, quando la porta si apri.
«Mamma» - disse Harry - «dentro ti cercano».
«Arrivo subito» promise Emma e poi si alzò con Kilian.
«Non dire niente ai miei per favore»
«I tuoi segreti sono al sicuro con me» si portò la sua mano alle labbra Kilian.
Per la festa dedicata a Neal, Emma sorrise e si mostrò felice, ma solo Kilian conosceva il suo vero stato d’animo. Fu per questo che il giorno dopo, insistette per incontrarsi al porto.
«Che succede?» - chiese Emma - «perché tutta questa fretta?».
Kilian le fece segno di sedersi accanto a lui e quando Emma lo fece, cominciò a parlare.
«Ho pensato molto a quello che mi hai detto ieri».
«Ieri ero solo piena di pensieri cupi» - minimizzò Emma - «non parliamone più».
«Invece penso che dovremmo. Sono andato a fare una chiacchierata con Regina».
«Kilian non le avrei mica detto …»
«Tranquilla Swan, so mantenere i segreti» - la interruppe Kilian - «sono andato da Regina per questo».
«Cos'è?» chiese Emma indicando il flaconcino che Kilian aveva in mano.
«Ho pensato che magari avresti dovuto vedere con i tuoi occhi cosa sarebbe successo se fossi cresciuta con i tuoi genitori» - spiegò Kilian agitando la bottiglietta davanti a lei - «e questa servirà allo scopo».
«Un incantesimo»
«Con la magia si può fare di tutto e tu dovresti saperlo».
«Già» - rispose con aria cupa Emma - «e la magia ha sempre un prezzo, ricordi?».
«Questa è solo una pozione magica, tutto quello che vedrai, non sarà successo davvero e potrai tornare alla realtà dopo due ore. Come vedi ho pensato a tutto, cosa ne dici?».
Kilian Jones era stato un pirata per molti anni. Buona parte della sua vita l'aveva passata a cercare la vendetta verso il signore Oscuro che gli aveva ucciso l'unica donna che avesse mai amato: Mila. Dopo di lei era certo di non innamorarsi più e poi aveva conosciuto Emma e tutto era cambiato. Anche lui era cambiato, per lei ed Emma sentì il suo cuore gonfiarsi d'amore per quel pirata che adesso era la persona migliore del mondo per lei.
Dopo la brutta esperienza con Neal, non avrebbe mai creduto di poter aprire il suo cuore a qualcuno invece con pazienza e perseveranza Uncino era riuscito a sbloccare ogni sua difesa e ora sentiva di amarlo davvero tanto.
Gli gettò le braccia al collo e lo baciò felice.
«Grazie per quello che hai fatto per me»
«Significa che accetti di andare a fare un viaggio in questo mondo parallelo?».
«Non succederà niente di grave per davvero giusto?».
«Regina me l'ha assicurato, è una pozione innocua e tu fungerai solo da spettatrice silenziosa. Nessuno capirà chi sei e tu non dovrai dire la verità a nessuno, penso che sarà anche divertente andare a curiosare».
«Andare?» ripeté Emma inarcando un sopracciglio.
«Pensavi forse che ti avrei fatto intraprendere questo viaggio da sola?» replicò scettico Kilian e stavolta Emma scoppiò a ridere.
«Davvero vuoi venire con me?»
«Swan» - l'ammonì Kilian - «ancora non l'hai capito che farei qualsiasi cosa per te?».
Emma lo baciò ancora una volta e poi gli sorrise.
«Allora siamo pronti. Possiamo partire».
Kilian annuì e lasciò bere a lei un po’ della posizione prima di fare la stessa cosa.
Il minuto dopo una luce bianca e accecante li invase e ben presto sulla panchina dov'erano seduti, non restò più niente.


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Capitolo 2
*** Conosciamo mamma e papà ***


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Prima che se ne rendesse conto, Emma si trovò a terra in una foresta. Sapeva benissimo che non era una foresta qualsiasi, era la Foresta Incantata e la riconobbe, anche se non la conosceva bene come i suoi genitori.
Rammentava benissimo il suo ultimo viaggio nel passato quando per sbaglio aveva portato Zelena a Storybroke rovinando la felicità di Regina. Non voleva ripetere lo stesso errore, era lì solo per osservare e forse non era nemmeno la decisione giusta.
«Tutto bene Swan?» chiese Uncino al suo fianco e lei annuì.
Stava seguendo solo la sua voglia di conoscere il passato, ma forse si stava sbagliando, forse venire qui era stata una follia.
«Non vorrai dirmi che hai adesso hai paura di sapere» disse Uncino come leggendole nel pensiero.
«E' solo che credo che forse avrei dovuto …».
Emma s'interruppe quando sentì un rumore di cavalli, Uncino la fece abbassare dietro la fitta vegetazione e videro due cavalli galoppare veloci. Riconobbe all'istante la figura maschile che cavalcava, un dolce sorriso le apparve sul volto quando si rese conto, si trattava di suo padre.
Sembrava nato per stare su quel cavallo. Anche se non aveva nobili origini, suo padre era sempre stato un eroe e non solo per lei. Lo osservò fermarsi dopo una lunga corsa e scendere dal cavallo con un'espressione felice.
«A quanto pare ci siamo» osservò sottovoce Uncino.
Emma era così concentrata a guardare suo padre, che non aveva ancora visto la figura femminile al suo fianco. Almeno finché lei non scese da cavallo. La sua capigliatura bionda poteva anche confonderla ma non il suo viso. Era lei, era proprio lei e stava sorridendo a suo padre.
«Molto carina, trovi?» chiese Uncino osservando il bel vestito che l'altra Emma indossava.
Emma era abituata a jeans e a giacche di pelle. Era cresciuta nel mondo reale e poche volte aveva indossato quel genere di vestiti che invece sua madre Biancaneve conosceva benissimo.
L'altra Emma sembrava completamente a suo agio con quel vestito, i suoi capelli erano legati in un'elegante acconciatura e portava anche una sottile corona di fiori tra i capelli.
Dal modo in cui sorrideva a suo padre e dalle loro risate allegre, era chiaro quanto il loro legame fosse vero e sincero. Non riusciva a sentire cosa si dicevano, ma l'espressione dei loro volti e i loro gesti lasciavano intendere quanto la loro intesa fosse solida e perfetta.
Da quando aveva ritrovato i suoi genitori, Emma aveva faticato non poco a trovare una complicità con loro. Adesso poteva ritenersi molto fortunata perché Mary Margaret e David erano i genitori migliori del mondo, aveva legato con entrambi. Eppure l'altra Emma sembrava avere qualcosa che lei non avrebbe mai avuto, una sintonia totale con un genitore che cresce col tempo e non arriva all'improvviso.
Prima che se ne rendesse conto, calpestò un ramo secco e quel rumore fece subito insospettire suo padre.
Lo vide togliere la spada dal fodero, avvicinandosi proprio verso di loro.
Uncino la guardò male, ma Emma non aveva tempo per ascoltare i suoi rimproveri. Con un tocco di magia modificò l'abbigliamento suo e di Uncino e cambiò anche loro aspetto.
Non si era informata a sufficienza su come gli altri li avrebbero visti, sarebbe stato alquanto scioccante per l'altra Emma e per suo padre vedere una sosia vestita con abiti alquanto bizzarri da quelle parti.
«Ottima scelta» osservò con un ghigno divertito Uncino guardando senza nessuna vergogna la scollatura audace del suo vestito.
Emma si sistemò i capelli avanti coprendo la scollatura e Uncino sbuffò seccato.
«Mi spieghi perché vuoi sempre rovinarmi le cose belle?».
Emma stava per rispondergli per le rime, quando udirono la voce di suo padre:
«C'è qualcuno?».
Aveva spostato dei rami e adesso li stava fissando con curiosità, ancora con la spada in mano. Probabilmente si stava chiedendo, perché due persone vestite bene erano nascoste lì dentro.
«Finalmente qualcuno cui chiedere aiuto» - esordì Kilian al suo fianco - «abbiamo avuto problemi con la carrozza, ci chiedevamo se potevate aiutarci».
Suo padre lanciò loro un'occhiata e quando capì che non costituivano nessun pericolo, rifoderò la spada.
«Certamente. Io e mia figlia ci siamo fermati proprio adesso per far riprendere fiato ai cavalli, ma saremmo più che lieti di aiutarvi».
«Stupendo. Hai visto tesoro? Finalmente incontriamo persone gentili» sorrise Kilian.
Sembrava completamente a suo agio, inventava bugie con la massima disinvoltura. In un altro momento Emma gli avrebbe intimato di smetterla, ma adesso era invece concentrata su suo padre che stava svolgendo le perfette vesti di Principe del reame assicurando il suo aiuto. Poco dopo giunse anche l'altra Emma che si presentò con formalità e restò in silenzio per tutto il resto della conversazione.
«Allora è deciso, andiamo» stava dicendo in quel momento suo padre.
Era evidente che aveva creduto alle parole di Kilian e adesso li stava scortando al palazzo.
Il palazzo dove era cresciuta sua madre e dove Emma avrebbe dovuto crescere a sua volta se il sortilegio non fosse stato lanciato.
«Non è prudente restare nella foresta al calar della sera» - spiegò suo padre con aria grave - «a causa della Regina cattiva, credo ne abbiate sentito parlare».
«Abbastanza» - confermò Kilian - «ma fonti certi ci assicurano che il Principe e Biancaneve hanno tutto sotto controllo».
«In effetti, i miei genitori hanno sconfitto la perfida Regina con molta facilità» parlò per la prima volta l'altra Emma.
Emma non aveva mai conosciuto Regina prima della redenzione, in questo mondo molto probabilmente era ancora la malvagia sovrana che tutti temevano. Quel cambiamento, decisamente non era un bene per nessuno.
Arrivarono in breve al castello che Emma aveva visto solo insieme a sua madre quando era tutto distrutto. Adesso invece era perfetto, splendente e pieno di vita e non poté che sorridere di fronte a tale spettacolo.
«Niente a che vedere con la nostra Storybroke vero?» domandò sottovoce Kilian.
«Non c'è paragone» affermò convinta Emma. Avrebbe voluto visitare il castello con calma, ma sapeva che non avevano molto tempo. Proprio quando stava per chiedersi quando sarebbe arrivata sua madre, ecco che Biancaneve fece il suo ingresso.
Vide i suoi genitori salutarsi con un caldo abbraccio e poi l'altra Emma salutare sua madre con un sorriso. Poi Biancaneve fece i perfetti onori di casa ed Emma la osservò rendendosi conto che nel ruolo di Regina del Reame era perfetta. Sembrava nata per quello così come suo padre.

Per la prima volta si rese conto di quanto avessero perso, e di come le loro vite fossero cambiate quando avevano deciso di restare a Storybroke.

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Capitolo 3
*** Invito al ballo ***


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Kilian aveva rifilato due nomi fasulli quando Biancaneve aveva chiesto i loro nomi. Eddy e Mia ed Emma sperò di ricordarli altrimenti sarebbe stato alquanto imbarazzante.
«Ci farebbe piacere se stasera restate al castello» - stava suggerendo in quel momento suo padre - «domattina posso scortarvi verso la vostra carrozza».
«Grazie ma non credo sia il caso» rifiutò subito Emma. Non avevano molto tempo per restare e se fossero spariti all'improvviso sotto i loro occhi, avrebbero causato sicuramente qualche danno.
«Non potete andare via a quest'ora» obiettò Biancaneve sotto il braccio di suo marito - «è pericoloso circolare di notte. James ha ragione e poi stasera daremo un piccolo ballo e ci farebbe piacere se partecipaste».
«Ballo?» ripeté Emma con una smorfia. Non aveva quel genere di balli che invece sembrano normali da quelle parti.
«Il ballo di primavera» spiegò l'altra Emma. Aveva un'espressione sognante, era evidente quanto sognava quel genere di avvenimenti al suo contrario.
«Tra poco dovrebbe arrivare anche il marito di Emma così ve lo presentiamo, e presto arriveranno anche gli altri ospiti».
«Marito?» ripeté stavolta Kilian e le aveva tolto le parole di bocca. Perché anche lei sembrava perplessa per la svolta che stavano prendendo gli eventi. L'altra Emma era sposata?
«Si» - rispose l'altra Emma con un caldo sorriso - «presto sarà qui e anzi è il caso che mi prepari».
«Emma» - disse Biancaneve - «credo che i nostri ospiti non abbiano fatto in tempo a prendere i bagagli dalla carrozza, potresti prestare un abito a Mia».
«Grazie ma …» stava per rifiutare Emma ma l'altra Emma fu più veloce.
«Certo, sarà un piacere» e così dicendo la prese sottobraccio salendo con lei le scale.
Emma lanciò un'ultima occhiata a Kilian che sembrava vagamente divertito e poi sparì dalla loro vista.
L'altra Emma la scortò per il corridoio lungo e lucente camminando svelta e poi girarono un altro corridoio per raggiungere la sua stanza.
Emma ricordava bene la prima e unica volta che aveva visto la sua stanza o almeno quella che doveva essere la sua stanza. Non aveva mai potuto viverci in quella stanza perché Regina aveva lanciato il sortilegio e lei era stata spedita lontano.
Adesso quella stanza era piena di vita, lucente e bellissima. Emma si guardò intorno curiosa, quella stanza rappresentava non solo l'infanzia ma anche l'adolescenza di una bambina e poi di una ragazza amata dai suoi genitori.
«Non far caso al colore delle pareti» - disse l'altra Emma aprendo un armadio - «questa è stata la mia stanza per molti anni e non ho mai desiderato cambiarla. Adesso vivo con mio marito, ma quando vengo qua, mi piace tornare a usarla come una volta».
«Posso capirlo»
«Ecco, questo dovrebbe andarti bene. Credo che abbiamo quasi la stessa taglia» disse l'altra Emma tirando un lungo vestito bianco dall'armadio.
Emma lo prese con un misto di meraviglia e preoccupazione. Non voleva rovinarlo e poi non credeva di sentirsi a suo agio con un vestito del genere.
«E' molto bello, forse dovresti metterlo tu».
«Non preoccuparti ne ho altri» - sorrise l'altra - «e poi preferisco mettere quello verde. E' il colore preferito di mio marito»
«Come mai non è con te?» domandò Emma adesso piuttosto curiosa a riguardo.
«Aveva degli affari urgenti da sbrigare. Piuttosto che restare a casa da sola, ho preferito fare visita ai miei genitori, mi piace passare il tempo con loro sebbene sia cresciuta».
«E tuo marito …» - cercò di usare un tono disinteressato Emma - «che tipo è?».
«Molto leale verso il Reame. I miei genitori lo rispettano e il sentimento è reciproco».
Emma corrucciò la fronte a quella risposta e fu per questo che chiese diretta:
«Lo ami?»
«Certo» rispose l'altra Emma ma aveva esitato un momento prima di rispondere ed Emma si fece ancora più sospettosa.
«L'amore puro dei tuoi genitori è conosciuto ovunque, pensavo che la loro figlia ambisse a quello nella vita. A un amore vero e puro come quello di Biancaneve e il Principe»
«Infatti, è così ed io amo profondamente mio marito».
«Ma?» la incalzo Emma e l'altra sospirò senza rispondere.
Emma preferì non insistere. In fondo erano due estranee in un certo senso e confidarsi di cose personali non era facile. Stava per chiederle, dove poteva cambiarsi, quando l'altra Emma parlò.
«Mio marito vuole un figlio, ma io non mi sento ancora pronta».
Si era seduta sul grande letto ed Emma la imitò, posando il vestito dietro di se.
«Posso capirti. Anch'io non ero pronta quando è successo, ma poi è stato tutto naturale. Essere madre ci rende donne migliori»
«Hai un figlio?» - chiese con vivo interesse l'altra Emma - «credevo di aver capito che tu e Eddy non foste sposati».
«Infatti, non lo siamo» - spiegò Emma per poi aggiungere alla sua occhiata confusa - «il padre di mio figlio è morto».
«Oh mi dispiace tanto!» - prese la sua mano, l'altra Emma - «deve essere terribile perdere la persona amata, sono fortunata perché non mi è mai successa una cosa del genere e posso solo immaginare come ti senti».
«E' passato tanto tempo ormai»
«I miei genitori mi hanno insegnato che c'è un grande amore per ognuno di noi. Mi dispiace che tu abbia perso il tuo».
Emma restò in silenzio riflettendo sulle sue parole. Il suo rapporto con Neal era stato turbolento, aveva creduto per tanti anni che lui l'avesse ingannata e invece aveva scoperto che voleva solo proteggerlo. Quando credeva di averlo ritrovato, quando anche Henry stava trovando un rapporto con lui, il destino aveva voluto strapparglielo via ancora una volta.
«Scusa non volevo intristirti».
Emma stava per rispondere che stava bene, quando si girò sentendosi osservata. Kilian era sulla porta, sembrava a disagio ed Emma si chiese quanto avesse sentito.
«Scusate l'interruzione, suo padre mi ha mandato a dirvi che stanno arrivando i primi ospiti».
«Non mi ero accorta fosse così tardi» - si alzò l'altra Emma - «grazie mille».
Si diresse verso l'armadio ancora aperto mentre Emma, fermò Kilian che stava uscendo.
«Non so cosa tu abbia sentito, ma il concetto di amore di questa Emma è diverso dal mio e …».
«Devo andare di sotto» la interruppe lui e senza lasciarle il tempo di protestare, era già diretto alle scale.
Emma avrebbe tanto voluto inseguirlo, ma non giudicò saggio attirare l'attenzione in quel modo. Quel viaggio non stava andando come aveva previsto, ma poteva ancora aggiustare le cose.
Dopo il ballo, il loro tempo sarebbe scaduto e sarebbero tornati a casa. Kilian l'avrebbe ascoltata con o senza il suo consenso.


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Capitolo 4
*** Si torna a casa ***


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La musica era perfetta e la sala da ballo era magnifica. Il vociare confuso degli ospiti, non impedì a Emma di restare ammaliata da quel luogo.
Individuò subito i suoi genitori, le loro mani erano intrecciate e l'amore che provano l'uno per l'altra era evidente anche a un osservatore poco attento.  In quel mondo alternativo, in quella casa con i loro sudditi erano una stupenda coppia di reali ma lei li aveva conosciuti in altre vesti. Erano due persone buone, determinate a ottenere la giustizia e tanto altruisti. Avevano un grande cuore e se aveva ancora qualche dubbio su di loro, fu spazzato via mentre li guardava. Aveva i genitori migliori del mondo e non poteva chiedere di meglio.
Con il sorriso sulle labbra, spostò l'attenzione verso Kilian. Aveva preso un bicchiere da un vassoio che una graziosa cameriera stava servendo, sperò per lui che fosse il primo.
Si avvicinò in fretta da lui e mise la mano sul suo braccio.
«Swan» - la guardò Kilian - «sei bellissima».
«Merito del vestito»
«Ricordo bene un altro vestito rosso che ti stava d'incanto a un ballo come questo, ma anche questo bianco ti sta benissimo».
Il suo sorriso insolente la fece sorridere. Pensava di trovarlo arrabbiato per quello che aveva sentito in camera, invece sembrava il solito impertinente che aveva imparato a conoscere.
Stava per dire che anche lui stava benissimo, ma fu interrotta dall'altra Emma.
«Mia. Eddy. Voglio presentarvi mio marito».
Emma si girò verso di lei e guardò con sgomento chi aveva davanti.
«Lui è …»
«Bealfire» terminò al suo posto Killian
«Siete sposati?» chiese Emma ancora sotto shock.
«So cosa state pensando» - intervenne con un sorriso Bealfire - «il nome di mio padre precede la sua fama. Ma io non ho niente a che fare con lui»
«Beal ha rotto i rapporti con il Signore Oscuro da tanto tempo» - confermò l'altra Emma - «e adesso ha dedicato la sua vita al servizio del Regno».
«Ma no, tu e tuo padre …» iniziò Emma
«Siamo molto felice per voi» lo interruppe in fretta Kilian e poi portandola via poco dopo.
Emma stava per protestare, ma Kilian la precedette.
«Qui le cose funzionano diversamente, se dici che conosci il signore Oscuro potresti subito essere messa nelle segrete. In quest'altra vita, a quanto pare Bealfire ha rotto i punti con lui».
«Nonostante i suoi difetti, Neal amava suo padre. Come può essersene dimenticato?»
«Evidentemente ha scelto di chiudere ogni rapporto con lui per sposare la donna che ama» - suggerì Kilian - «il tuo grande amore».
Emma sollevò gli occhi a quelle parole. E notò che mentre Kilian lo diceva aveva una strana espressione.
«Quello che ha detto l'altra Emma …»
«Buonasera a tutti miei cari ospiti» - la interrompe la voce di suo padre attirando l'attenzione di tutti - «adesso che anche il nostro amato genero è con noi, voglio dichiarare l'inizio alle danze e fare un brindisi per mia figlia e suo marito».
Tutti gli ospiti sollevarono i calici e ci fu uno scroscio di applausi quando Emma baciò suo marito mentre i sovrani sorridevano loro.
Poi furono proprio Emma e suo marito a iniziare le danze e ben presto anche i sovrani insieme con altri ospiti si unirono a quei balli.
Emma si spostò per permettere agli altri di passare e andare in pista, e si accorse che Kilian non era più al suo fianco.
Si guardò intorno, ma in quella folla era difficile trovarlo. Notò la porta del balcone aperta, e seguì quella direzione.
Camminare svelta con quel vestito era complicato, lo sollevò con una mano e cominciò a correre quando si rese conto che Kilian era uscito nel giardino.
«Kilian!» lo chiamò a voce alta. Avrebbe dovuto chiamarlo Eddy, lo sapeva e così rischiava di rovinare la loro copertura ma in quel momento non le importava. Voleva solo raggiungerlo.
L'aria fresca all'esterno le fece venire la pelle d'oca, ma non si fermò. I rumori dietro di loro erano attutiti, ma non nascosti. Fuori c'era silenzio e oscurità mentre all'interno c'erano luci e allegria.
«Non dovresti essere qui» - le disse Kilian - «manca poco allo scadere delle due ore e tu dovresti essere dentro per salutarli prima di andare via».
«Credo di aver visto quello che volevo vedere. Sono pronta a tornare»
Kilian annuì come se si aspettasse la sua risposta.
«Va bene, allora andiamo»
«Kilian …»
«Sarà meglio spostarci da qui» - la interruppe lui - «non vorrei che qualche occhio curioso, ci vedesse».
«Dovremmo tornare nel punto, dove siamo arrivati?» chiese Emma passandosi una mano sulle braccia infreddolite.
«Non serve. Dobbiamo solo aspettare» rispose Kilian togliendosi la giacca e posandola sulle sue spalle.
Emma sospirò. Non le piaceva quell'atteggiamento che stava avendo e aprì la bocca pronta a parlare, quando una luce li avvolse completamente. Improvvisamente il giardino sparì e si ritrovarono di nuovo nel porto di Storybrooke accanto alla panchina.
«Forse dovremmo parlare, non credi?» domandò Emma. Il suo vestito era sparito, aveva di nuovo gli stessi vestiti che aveva quando era partita e con i quali si sentiva decisamente più a suo agio.
«Non credo»
«Quello che pensi di aver sentito …»
«Scusa Swan, cosa non ti è chiaro della parola no?».
«Voglio solo …».
«Devo sbrigare delle faccende» la interruppe Kilian e prima che Emma avesse il tempo di dire qualcosa, stava già andando via.
«Stupido pirata!» brontolò Emma.

Non voleva ascoltarla? Bene. Avrebbe fatto in modo che lo piacesse, che la cosa gli piacesse oppure no.

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Capitolo 5
*** Chiarimenti ***


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«Emma, tesoro, se non la smetti di camminare in quel modo sono certa che farai un buco sul pavimento».
Emma s'interruppe, distratta e guardò sua madre confusa.
«Come?»
«Perché non ti siedi e mi racconti cos'hai?».
«Kilian non vuole parlarmi, è tutto il giorno che lo cerco e mi evita in tutti i modi» - spiegò Emma furiosa - «sto cercando di dargli il suo spazio, ma deve smetterla e starmi a sentire».
«Capita a tutti di litigare, sono certa che risolverete ogni cosa».
«A tutti?» - ripeté Emma guardandola scettica - «sono certa che tu e papà non avete mai litigato».
«Cosa?» - rise Mary Margaret - «certo che l'abbiamo fatto, non siamo immuni a queste cose. Cosa ti fa credere il contrario?»
«Bhe … semplicemente perché voi siete ... voi».
Mary Margaret sorrise e poi prese le mani della figlia e la invitò a sedersi accanto a lei.
«Nelle coppie succede, è normale»
«Che cosa è normale?» chiese David entrando in quel momento con un sacchetto della spesa che posò sul tavolo.
«Spiegavo a Emma, che anche noi a volte litighiamo».
«Certo, ma solo perché tua madre ha un brutto carattere».
Mary Margaret gli colpì il braccio con uno schiaffo e David rise divertito.
Si portò la sua mano alle labbra e le posò un bacio prima di sedersi con loro.
«Visto? Cosa ti dicevo?»
«Ignora tuo padre» - disse Mary Margaret, ma sta sorridendo ed era chiaro che non era arrabbiata con lui come voleva far credere - «ti va di parlare di quello che è successo?».
«Non so se vi piacerà»
«Se Uncino ha fatto qualcosa che …» iniziò David facendo sorridere Emma.
«Pensavo ti piacesse»
«Se ti ha fatto qualcosa di male, non mi piace più» rispose con convinzione David ed Emma sorrise.
Le era mancato nell'infanzia e nella sua adolescenza avere un padre, che prendesse le sue difese. Aveva tanto desiderato che quel padre rivendicasse quel ruolo e adesso non solo l'aveva trovato, ma era anche un Principe Azzurro e le voleva bene.
Agì d'impulso e lo abbracciò affondando la testa contro la sua spalla.
David restò sorpreso per un attimo e poi ricambiò l'abbraccio carezzandole i capelli. Cercò lo sguardo di sua moglie che alzò le spalle ignara quanto lui di quello che stava succedendo.
Poi David scostò la figlia da se e la guardò negli occhi.
«Che cosa è successo?».
Emma non aveva mai avuto degli amici veri, di solito teneva i suoi pensieri per se ma quella volta era diverso. Sapeva che con i suoi genitori, poteva sentirsi libera di parlare di ogni cosa.
E così raccontò loro, del viaggio che lei e Kilian avevano fatto. Raccontò dell'altra Emma, del ballo, di suo marito e terminò con Kilian che adesso la evitava.
«Non ero io, quella Emma non era reale e non capisco perché per lui sia difficile capirlo».
«Forse perché ti ha vista sposata a un uomo che se non fosse morto, molto probabilmente sarebbe qui» rispose con dolcezza Mary Margaret.
«Ho voluto bene a Neal» - rispose Emma - «per tanto tempo l'ho creduto capace di avermi tradito e quando l'ho ritrovato … credo che vorrò sempre bene a Neal e non solo perché è il padre di mio figlio. Ma questo, Kilian l'ha sempre saputo»
«Sì, ma vederlo diventare tuo marito è come se avesse visto i suoi peggiori incubi tramutarsi in realtà».
«Possiamo mettere da parte per un momento questo?» - intervenne David - «credo sia importante adesso, capire se c'è qualcosa che ti turba qui con noi. Credevo fossi felice qui a Storybrook»
«Lo sono» - confermò Emma - «è solo che quando vi guardo col piccolo Neal io … mi dispiace, so che non dovrei avere questi pensieri ma ci sono e non posso farci niente».
«Non devi dispiacerti» - le accarezzò una guancia Mary Margaret.
«Noi siamo qui per te» - aggiunse David - «e vorremmo che tuo fratello diventasse una bella persona come sei diventata tu, anche se non eravamo con te mentre lo diventavi».
Emma sorrise. C'era stato un tempo in cui non riusciva ad accettare di averli ritrovati e scoperto così molte cose sulla loro identità e sulle sue origini. Ma quel tempo era passata, adesso era fiera di essere la loro figlia e di essere la Salvatrice. Voleva bene ai suoi genitori e si sentiva fortunata a far parte di quella famiglia così unita e speciale.
«Non possiamo cambiare il passato»- disse Mary Margaret - «ma possiamo migliorare il nostro futuro. Se non sbaglio, hai detto che l'altra Emma non aveva fratelli o sorelle».
«Si» - rispose Emma sorpresa - «in effetti, era figlia unica».
«E non esisteva neppure Henry» - osservò Mary Margaret - «come vedi, ogni storia ha un suo perché e ogni vita ha qualcosa di speciale».
«Quando Neal sarà più grande, potremo fare qualcosa tutti insieme» - suggerì David - «e non limitare la giornata a padre figlio, potremo organizzare padre, figlio e figlia. Non sono stato presente a tante tappe importanti della tua vita, però possiamo ricominciare grazie a Neal».
«Si» - rispose Emma sentendosi improvvisamente gli occhi lucidi - «mi piacerebbe tantissimo».
Mary Margaret l'abbracciò e poco dopo anche David fece lo stesso.
Emma chiuse gli occhi, assaporando quel momento e rendendosi conto che non aveva bisogno di viaggi o di magie per capire che quella era la famiglia che aveva sempre cercato, e che finalmente aveva trovato.
Il lamento di Neal, li fece spostare di colpo. Il piccolo si era svegliato. Emma si asciugò le lacrime, mentre Mary Margaret prendeva il bambino in braccio per calmarlo.
«Mi ha fatto bene parlare con voi, ma adesso devo andare a parlare con Kilian».
«Spiega al caro pirata, che se non ti tratta bene, dovrà vedersela con me» la avvisò minaccioso David.
Emma sorrise di nuovo, poi salutò i suoi genitori e il suo fratellino e decise di andare a scovare il caro pirata.



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Capitolo 6
*** Ultimo capitolo ***


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Non impiegò molto a trovarlo. Appena lo video lo raggiunse subito e sedette al suo fianco.
Kilian era su una panchina e stava guardando il mare, il porto era forse il suo posto preferito.
«Ciao»
Kilian annuì con la testa, non sembrava in vena di parlare ma almeno non si era mosso.
 «Lo sai che non puoi evitarmi per sempre vero?».
Lui alzo le spalle. Stava per bere un sorso di rhum, ma Emma fu più veloce e glielo tolse da mano.
«Adesso la smetti di bere e mi ascolti»
«Swan, ascolta …»
«No» - lo interruppe subito Emma - «ascolta tu. E' da quanto siamo tornati che mi eviti, e ora mi sono davvero seccata di quest'atteggiamento. Noi dobbiamo parlare e tu non andrai da nessuna parte finché non avremo finito».
La sua espressione era risoluta. La chiacchierata con i suoi genitori, l'aveva aiutata a essere più sicura di se stessa e della loro storia.
«E va bene» - sospirò lungamente Kilian - «parliamo se proprio dobbiamo».
Si riprese la sua bottiglietta e la mise al sicuro nella tasca della sua giacca.
«Anche se so benissimo cosa vuoi dirmi, che l'altra Emma non eri tu e che non dovrei nemmeno pensarci. Peccato però che io abbia visto con i miei occhi, che tu eri felici con Belfire».
Emma ripensò alle parole di sua madre. Aveva ragione a dire che Kilian aveva visto avverare il suo peggior incubo e fu per questo che prese la sua mano buona tra le proprie e la strinse forte.
«Quella che hai visto era una felicità che non mi appartiene».
«Dimentichi che ti ho sentita, mentre parlavi con l'altra Emma del tuo grande amore» - le lanciò un'occhiata Kilian - «so che Belfire ti manca molto, e mi rendo che tuo figlio avrebbe bisogno di un padre come lui».
«Si» - rispose Emma - «Neal mancherà sempre moltissimo a me e Henry, il modo in cui ci è stato strappato via … ma ormai l'ho superata. Adesso sto con te e forse non lo sai, ma mio figlio ti trova abbastanza simpatico».
«Abbastanza?» - inarcò un sopracciglio Kilian - «per tua informazione, Henry ed io ci divertiamo molto insieme».
«Ed io sono felice che faccia parte della nostra vita».
«Swan, so cosa stai cercando di fare, però …».
Emma posò un dito sulle sue labbra impedendogli di continuare.
«Volevo fare quel viaggio per vedere come sarebbe stato se fossi cresciuta con i miei genitori, ma ho capito di aver sbagliato. Ho parlato con loro e sono felice per quello che ho».
«Nell'altra vita eri felice»
«E credi che ora non lo sia? Lì non avevo Henry» - gli ricordo - «e sai quanto mio figlio conti per me. All'inizio non credevo di riuscire a provare un amore così totale, ma poi Henry mi ha conquistata e adesso non potrei fare a meno di lui.
Se proprio vuoi metterti in competizioni con qualcuno, mio caro pirata, dovresti sfidarti con Henry non con un fantasma del mio passato».
Stavolta Kilian sorrise, ed Emma riuscì finalmente a rilassarsi.
«Mi dispiace averti evitato, devi capire però che è stato un colpo per me vederti sposata con lui».
«Lo so» - mormoro appoggiando la testa sulla sua spalla - «lo è stato anche per me, ma adesso sono qui ed è l'unico posto, dove vorrei stare».
«Bhe certo con un affascinante pirata al tuo fianco, perché dovresti volere dei servitori al tuo servizio, infondo ti basto io».
Emma sorrise dandogli un pugno nello stomaco.
«Stupido»
«Forse» - le concesse Kilian - «ma mi ami lo stesso».
«Forse» ripeté Emma
«Cos'hanno detto i tuoi del viaggio? L'hanno presa male?»
«Abbiamo chiarito molte cose e mio padre vuole prenderti a pugni se mi torno senza sorriso».
«Ehi» - la guardò offeso Kilian - «pensavo di piacergli ormai».
«Sono la sua unica figlia femmina, è normale che sia protettivo» rispose Emma e c'era una luce nuova nel suo sguardo. Era orgogliosa e felice di poter dire quelle parole.
Forse quel viaggio, infondo, era servito a qualcosa.
Kilian sorrise quando la vide così rilassata, capì che aveva fatto bene a procurarsi quel filtro magico per partire se adesso Emma non era più cupa come quel giorno alla festa del piccolo Neal.
Si era lasciato prendere dai dubbi e dalle insicurezze, quando l'aveva vista in sposa a Belfire, ma infondo Emma aveva ragione.
Adesso stavano insieme, avevano superato tante cose insieme e ne avrebbero superate altre. Potevano farcela. Erano felici e doveva concentrarsi su questo.
«Andiamo adesso» - disse Emma alzandosi - «devo andare da Henry. L'ho lasciato da Regina tutto il tempo, ho voglia di vederlo».
«Ti assicuro che tuo figlio sa cavarsela benissimo da solo e con una mamma apprensiva in meno sarà stato anche meglio».
«Mi stai dicendo che sono troppo asfissiante?» lo guardò male Emma.
«Parole tue, non mie» - rispose divertito Kilian mentre si alzava - «piuttosto, potresti ricreare con la magia quello splendido vestito che indossavi. Non ho avuto il tempo di dirtelo, ma ti donava moltissimo».
«Sono certo che ti riferisci alla scollatura e non al vestito, quindi no. Grazie»
«Mi stai dando del superficiale?»
«Parole tue, non mie» rispose Emma e poi sorrise quando lui l'attirò a se per baciarla.

Il rumore del mare e dei gabbiani in volo era lo sfondo perfetto per quell'amore ritrovato, che aveva solo smarrito la strada, ma non si era mai veramente perso.

Fine

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