The greatest thing you'll ever learn is just to love...and be loved in return

di Demon CRI
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Vite parallele ***
Capitolo 3: *** Maschera ***
Capitolo 4: *** Gabbia ***
Capitolo 5: *** Equivoco ***
Capitolo 6: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Parigi,1902

Il Moulin Rouge.

Un locale notturno, una sala da ballo e un bordello, dove imperava il Conte del Millennio.
Un regno di piaceri notturni in cui i ricchi e i potenti venivano a divertirsi con giovani e belle creature di malaffare.
E la più bella tra tutte quelle creature…era l’uomo che amavo.
Allen, un giovane che vendeva il suo amore agli uomini…
Lo chiamavano Il Diamante Splendente. Era lui la stella del Moulin Rouge.





Il Diamante Splendente è…







...morto.



 
Preme velocemente i tasti della vecchia macchina da scrivere, quasi bruciassero sotto le sue dita; il telaio ricoperto di polvere, grazie a quelle eleganti mani riprende vita e al bianco mare si aggiungono gocce di nero.
Una storia sta prendendo vita.
L’uomo scrive.
Guarda la bianca luna fuori dalla finestra mentre si accende l’ennesima sigaretta di quella sera. Sembra quasi che lo derida per ciò che sta facendo, ma lui non desiste e sul suo viso scuro si delinea un ghigno di sfida, coperto dai folti ricci neri.
Ha fatto una promessa e l’avrebbe mantenuta, nonostante gli portasse alla mente ricordi che avrebbe volentieri cancellato.
Lo deve fare per Lui…quel giovane che era entrato nella sua vita come un uragano, travolgendola completamente senza neanche chiedere il permesso.
L’uomo scrive, scrive la Loro Storia. La storia di uno Spettacolo Spettacolare…



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Ciao a tutti coloro che leggeranno questo prologo; alcuni di voi l'avranno già letto però dovevo risistemarlo un attimo ed è successo un casino,per cui ho dovuto toglierlo e rimetterlo già sistemato. Detto questo,grazie per essere arrivati fino alla fine del prologo! Spero che leggiate anche il seguito Bye,bye

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Capitolo 2
*** Vite parallele ***


Lisbona,1899


Lì. Nella periferia più povera dell’affascinante, colorata capitale portoghese…viveva un uomo.
Uno scrittore squattrinato per la precisione, dalla pelle scura, tipica dei portoghesi, coperta da una maglia chiara, larga e ormai sgualcita dal tempo, e da dei pantaloni lunghi, anch’essi larghi e sporchi.

Nonostante la luna fosse già alta nel cielo, egli sedeva scomposto su una sedia davanti alla sua macchina da scrivere, a fissarla con talmente tanta insistenza che, se non ci fossero state le spesse lenti degli occhiali a coprire i suoi occhi, a quest’ora il macchinario sarebbe un mucchietto di cenere.
Voleva scrivere.
Le dita fremevano dalla voglia di viaggiare sui tasti di quell’affare grazie al quale aveva scritto così tanti versi, grazie al quale aveva espresso così tante emozioni...
Intorno a lui i fogli avevano ormai sostituito ciò che era il pavimento, riempiendolo di frasi che fino a poco tempo prima scorrevano a fiumi dalle dita dell’uomo.

Scrivere lo esaltava. Ne andava pazzo.
Con la scrittura si può esprimere qualsiasi cosa, sfogando con l’inchiostro sulla carta tutta l’angoscia, la rabbia, la paura…il desiderio…Senza freni o inibizioni.
Lui era fatto così: non aveva freni o inibizioni e cercava sempre qualcosa che lo facesse divertire.

Ed era proprio per quello che viveva come un emarginato nel quartiere più povero della città; certo non nuotava nel lusso, ma i soldi per mangiare li trovava lavorando come minatore e… giocando a poker, ovviamente.
Era divertente vedere quelle facce sfrontate e sicure di sé dei giocatori che lo sfidavano certi di batterlo, venire sfigurate dallo sconcerto più totale quando li lasciava in biancheria intima…
Mai giudicare un libro dalla copertina.
Provava un piacere perverso a privare quegli stolti di ogni loro avere per poi osservarli mentre, disperati, chiedevano pietà ai suoi piedi...
Lo divertiva quella sensazione di superiorità di fronte a esseri del genere.
 

In quel momento però il problema era un altro.
Voleva scrivere…Ma non riusciva a pensare a nulla di decente da giorni!

Muoveva nervosamente la sigaretta accesa tra le labbra piene continuando a pensare…
Quei “blocchi”, negli ultimi mesi, erano sempre più frequenti e cominciava a credere di dover cambiar vita: ormai non si divertiva più nemmeno nei vicoli della sua città a intrattenersi con giovani fanciulle in modi non propriamente casti  e innocenti ! E dire che era una delle cose che preferiva fare in assoluto..
 

Stava quasi per abbandonare l’idea di scrivere per quella sera, quando sentì bussare alla porta della sua casa…se così poteva chiamata una catapecchia decadente e maleodorante di cui si era salvata, almeno per il momento, solo la stanza in cui sedeva l’uomo…
Beh, salvata per modo di dire: le crepe nelle pareti che sembrava formassero una ragnatela e il buco nel soffitto diciamo che non erano esattamente incoraggianti.

Si alzò controvoglia dalla sedia aspirando dalla sua sigaretta oramai quasi finita.
Camminava lentamente nel corridoio verso la vecchia porta d’ingresso di legno, rimirando quella vecchia casa di cui ormai conosceva ogni singolo granello di polvere.
Abbassò piano la maniglia della porta e non appena vide chi c’era sull’uscio ghignò e si appoggiò allo stipite dell'ingresso.
“E’ arrivata la mia salvezza…E' ingrassato per caso?” lo salutò spegnendo la sigaretta contro il muro lì di fianco.
“No, per tua sfortuna sono addirittura dimagrito...” rise il corpulento uomo con un sorriso poco rassicurante ad adornargli il viso mentre entrava senza aspettare risposta, dirigendosi direttamente alla stanza dello scrittore.
L’altro scosse la testa, chiuse la porta e seguì l’uomo in frac.
“…Oh cielo! Sembra proprio che il tuo senso dello stile non sia più come ai vecchi tempi, nipote caro…” sorrise derisorio l’ospite, guardando il materasso lasciato a marcire in un angolo e la vecchia scrivania con sopra l’adorata macchina da scrivere del ragazzo, affiancata da una singola sedia di legno che minacciava di rompersi da un momento all’altro. “Una piccola ristrutturazione non guasterebbe sai?” cominciò a muoversi lentamente per la stanza, sentendo il pavimento scricchiolare a ogni suo passo.
“Non dica sciocchezze Conte…Non è venuto qua solo per darmi consigli sull’arredamento giusto?…Vuole che partecipi di nuovo ad uno di quegli stupidi eventi…” ribattè l’interpellato sedendosi di nuovo sulla sedia, annoiato.
“Che perspicacia…” rispose sarcastico. “Quello…e qualcos’altro che credo ti divertirà molto…” ghignò fiducioso, ammiccando a fatti che il moro conosceva bene.
Alle parole del Conte, sul viso del portoghese comparve un ghigno sadico, mentre si toglieva gli spessi occhiali e li poggiava sul tavolo scheggiato.
“Chi è l’obbiettivo…?” chiese senza indugiare, alzandosi con calma e affacciandosi distrattamente al davanzale della finestra.
“Tutto a suo tempo. Prima per favore, cambiati. Non ti lascerebbero entrare nemmeno al circo vestito così.” Lo indicò quasi schifato facendo scoppiare a ridere il ragazzo che si voltò verso il corridoio, incamminandosi poi verso un punto preciso della casa...
 
 
In quella che precedentemente poteva essere la camera da letto, vi era un piccolo armadietto di legno a due ante. Lo aprì lentamente rimirando il suo contenuto, nostalgico.
Si tolse la maglia e i pantaloni lasciando scoperto il muscoloso corpo ambrato, pronto a....cambiare vita.

 
Il Conte nell’altra stanza, intanto, aspettava paziente che il nipote si cambiasse, leggendo alcuni dei versi scritti sui fogli abbandonati a terra come era abituato a fare sin da quando il ragazzo era più piccolo.
Quel giovane aveva talento...ma aveva bisogno di qualcosa che lo spronasse, che lo ispirasse!
Qualcosa...o qualcuno…
Ghignò facendo roteare il proprio bastone per aria. Aveva in mente proprio una bella sorpresa per lo scrittore…
“Conte! Possiamo mangiare prima?”
I pensieri dell’uomo furono bruscamente interrotti dalla richiesta del moro sulla soglia della camera.
Si girò verso di lui e lo guardò.

Davanti a lui si ergeva un elegante nobiluomo di tutto rispetto: la giacca nera a doppio petto aperta lasciava intravedere il delicato panciotto di piqué nero sull’elegante camicia bianca, accompagnata da un leggero jabot bianco legato dolcemente al collo e infilato nel panciotto. I lunghi pantaloni neri avvolgevano alla perfezione le gambe toniche dell’uomo e le scarpe di vernice nera completavano l’abito.
I capelli tirati all’indietro ormai non nascondevano più il viso del ventiseienne: i magnetici occhi dorati dell’uomo sembrava quasi che scrutassero ogni segreto più recondito del tuo essere e le labbra piene davano l’impressione di esistere solo per essere baciate. Non vi era alcuna imperfezione, eccetto una, se così poteva essere chiamata: un piccolo neo sotto l’occhio sinistro che rendeva quel volto caramellato ancora più affascinante e sensuale.
L'uomo lo guardò, compiaciuto di quel cambiamento e gli rispose tranquillo.
“Potrai mangiare quanto ti pare al ricevimento.”
“Ah menomale, sto morendo di fame!” esclamò mettendosi il soprabito scuro e i guanti di velluto bianchi, recuperando il cilindro scuro dalle mani del conte.
“Veda di moderare il linguaggio… Conte Tyki Mikk.”
“Si, si.” rispose superficiale mettendosi il cappello. “Come desidera, Conte del Millennio.”
 
 
 
Usciti dall’abitazione, usufruirono della carrozza che il Conte del Millennio aveva usato per venire da lui e si diressero verso uno dei castelli più famosi di Lisbona, luogo in cui Lord, conti e duchesse adoravano spendere tempo e denaro: il Castello di São Jorge.

“Adesso Conte, potrebbe dirmi per favore cosa dovrei fare stasera?” chiese sospirando il ragazzo guardando lo stravagante uomo seduto davanti a lui.
Definirlo eccentrico era un eufemismo: vestiva una giacca simile alla sua gialla e indossava sotto di essa una camicia verde abbinata ad una cravatta color panna, e nonostante ciò, l’uomo riusciva stranamente ad apparire affascinante per gran parte delle donne dell’Alta Società. Ovviamente anche il bel volto maturo dell’uomo faceva la sua parte: gli occhi simili a quelli del moro, un accenno di barba e baffi che circondavano le labbra dell’uomo, curvate perennemente in un sorriso ammaliante che non prometteva nulla di buono, ma che piaceva particolarmente al gentil sesso.

“Nulla di differente dai soliti ricevimenti. Saluta le persone più importanti, balla con qualche dolce donzella...” cominciò a elencare tranquillamente il Conte rispondendo alla domanda del moro.
“Sa benissimo che non intendevo questo...” sospirò di nuovo rassegnato.
“Oh, quello!” fece il finto tonto.
”Come sei rude Tyki-pon!” sorrise assottigliando lo sguardo.” E’ solo una giovane donna con la quale ho avuto diciamo...delle divergenze artistiche, e avrei bisogno che tu le faessi cambiare idea... Sai, non vorrei che potesse interferire con i miei piani…” rise facendogli l’occhiolino.
Il ragazzo sorrise furbo togliendosi il cappello, prendendolo in giro “Non ho scelta... se è un ordine del Conte...”
Si prospettava una serata molto divertente...




 
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Eccoci qua! Ciao a tutti.
Questo è il primo capitolo della mia prima fanfiction quindi, vi prego, siate clementi!

Passiamo al capitolo: non sapevo bene come introdurre Tyki, per cui inizialmente volevo riprendere la scena dell'anime dove viene chiamato dal conte subito dopo l'incontro con Allen, con la trasformazione da barbone a conte e tutto il resto; però poi l'idea di lasciare i poteri Noah non mi piaceva molto per questa storia, così ho cercato un modo alternativo, senza Ease e amici vari, anche se il bimbo è proprio pucci <3
Comunque, se volete recensite e ditemi che ve ne pare.
Grazie a tutti <3
Demon Cri

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Capitolo 3
*** Maschera ***


Mentre proseguivano il loro viaggio in carrozza nella cittadella, i due conti osservavano il meraviglioso gioco di luci e colori che si era formato in piazza, dove uomini e donne passeggiavano tranquillamente, in direzione del Palazzo Reale.

Quel castello, un tempo spettacolo di guerre e incursioni, oltre ad essere ora la dimora del Conte del Millennio, era diventato una delle attrazioni turistiche più famose della città, specialmente per la meravigliosa vista di Lisbona che offriva.
Ma quando calava la notte, il palazzo si trasformava in uno sfarzoso ritrovo per nobili e potenti che non si facevano scrupoli pur di raggiungere il proprio obbiettivo, che fosse concludere affari o altro.

Non appena il cocchiere fermò la carrozza, questa venne aperta dall’esterno, permettendo ai due uomini di uscire.
Tyki scese recuperando il suo bastone in vernice nera e osservando da vicino quel palazzo che ormai conosceva a memoria.
“Questo posto non cambia mai…” disse più a se stesso che al compagno di viaggio.
L’entrata del palazzo era ornata con grandi e costose decorazioni in oro e argento che rendevano il tutto ancora più appariscente e lussuoso, insieme alle numerose fontane presenti tutte lì intorno.
Il ragazzo spostò lo sguardo tra gli invitati, accennando un sorriso ammaliante a ogni gentildonna che gli passava accanto, causando il riso in alcune e imbarazzo in altre, probabilmente giunte per il loro debutto nell’Alta Società.
Sorrise, soddisfatto dalle loro reazioni.
“Già... non cambia proprio mai...” sogghignò entrando nel palazzo al fianco del Conte.

“Bentornati a casa Sig. Millennio, Lord Mikk.”
A quel saluto Tyki si girò verso i due maggiordomi del castello e gli porse il bastone, il cappello e il soprabito; stessa cosa fece l’altro conte, per poi entrare insieme a lui nella sala da ballo.
“Torno subito, tu divertiti pure.” Lo avvisò poco dopo Millennio, dirigendosi verso un gruppo di nobili con i quali aveva degli affari in sospeso, lasciandolo solo in quella sala che sembrava risplendesse di luce propria grazie a tutti i brillanti ornamenti sparsi per la stanza.

Il ragazzo si inoltrò in mezzo alla folla, salutando contesse e marchesi.
“Oh! Ma guarda se non è Lord Mikk! Quanto tempo Sir...” lo salutò una signora. “Il Conte del Millennio sta bene? Ultimamente non l’ho visto spesso...” sussurrò melliflua da dietro il suo ventaglio, sbattendo le ciglia.
“Mi scuso da parte sua per averla fatta preoccupare Madame, ma negli ultimi tempi ha avuto parecchio lavoro da fare. Farò in modo di informarlo del vostro disappunto...” sorrise cortese Tyki baciandole delicatamente il dorso della mano.
“Oh, se volete essere così gentile...Sono sicura che siate anche voi molto impegnato come al solito.” Lo ringraziò poi, al che il ragazzo sorrise cortese.
Notò poi una giovane ragazza al suo fianco.
“E questa adorabile lady?” chiese ammaliante.
“Mia figlia, questo è il suo primo ballo ed è molto nervosa...Sareste così gentile da farle da cavaliere?” chiese speranzosa, con gli occhi quasi supplicanti.
“Con piacere.” Si inchinò e tese la mano alla ragazza, la quale accettò un po’ titubante e imbarazzata, cominciando poi a dirigersi verso il centro della sala, dove la musica accompagnava dolcemente le danze di altre coppie.

Mentre ballavano seguendo il suono prodotto dall’orchestra, gli occhi attenti di Tyki saettavano da un lato all’altro della sala in cerca della possibile preda del conte, il tutto mantenendo l’attenzione anche sulla propria compagna di ballo.
Erano presenti una grande quantità di dame quella sera, ma non molte sembravano in grado di tener testa al padrone di casa.
Il suo sguardo cadde su una donna dai lunghi capelli biondo cenere, raccolti in una elaborata acconciatura, che le coprivano gran parte del volto serio, con una strana scimmietta sulla spalla che guardava in modo indecifrabile il Conte del Millennio, poco lontano.
Eccola.

Non appena la musica si fermò, il gentiluomo sorrise alla giovane, ringraziandola del ballo e riportandola dalla madre, per poi congedarsi e dirigersi verso lo zio, intento a parlare amabilmente con altri uomini d’affari.
“Perdonate l’interruzione signori.” si scusò non appena fu vicino al gruppetto.
“Vorrei discutere di una faccenda con il padrone di casa; se non vi dispiace ovviamente.” chiese cortese a uno dei vecchi nobili.
“Nessun problema Lord Mikk. Avevamo appena finito comunque. È un piacere rivederla dopo tanto tempo.” Gli rispose l’uomo, salutandolo con una stretta di mano.
“Il piacere è tutto mio Sir. Ora se volete scusarci.” li salutò sorridente allontanandosi con il conte.
“Allora, l’hai trovata?” chiese il più grande non appena furono abbastanza lontani da orecchie indiscrete, prendendo degli stuzzichini dal tavolo, cosa che fece anche il ragazzo: non aveva ancora cenato!
“Probabile: non ci sono tante donne che hanno il coraggio per tenerti testa ultimamente, quindi non è stato molto difficile notarla.” rispose alludendo alla donna con la scimmia.
“…Se solo però lei mi avesse dato qualche altra informazione l’avrei trovata ancora più facilmente…” lo accusò consumando la sua magra cena.
“Oh avanti Tyki-pon~” lo prese in giro come suo solito. “Dopotutto sei un professionista no? Ho solo fatto affidamento sulla tua incredibile capacità d’osservazione~” lo adulò il più grande ridendo.
“...Lo ammetta che si era semplicemente dimenticato di dirmi chi fosse...E quante volte le devo dire di non chiamarmi in quel modo?” sospirò ormai conoscendo lo zio.
“Oh ma guarda com’è tardi!” esclamò all’improvviso ignorandolo. “Se non ti muovi se ne andrà! Su, su! Vai e conquista!” lo spinse via facendo il tifo per lui e sparendo subito dopo.
Certo che la fuga è proprio il suo forte...pensò sconsolato il ragazzo, dirigendosi poi sicuro verso la donna dall’elegante vestito viola a balze.

“Buonasera madame.” proferì educato quando le fu abbastanza vicino.
La donna girò di poco lo sguardo verso di lui guardandolo con sufficienza e non degnandosi di rispondergli.
Oh? Tosta... ghignò mentalmente
“Scusi il disturbo m’am. Sono Tyki Mikk, piacere di conoscerla.” Si inchinò piano presentandosi e facendole il baciamano.
“...Cloud Nyne…” rispose solamente la donna, sapendo già chi fosse: il ragazzo era molto conosciuto nel mondo dell’aristocrazia, sia per la sua bellezza che per la sua grande abilità nel concludere affari di grande importanza.
Nonostante la poca loquacità della donna, il ragazzo non demorse.
“Mi concede questo ballo, madmoiselle Nyne?” le sorrise porgendole la mano guantata.
“Mi dispiace Sir, devo rifiutare.” lo liquidò semplicemente irritando un poco il ragazzo che però non lo diede a vedere.
“Perché mai una meravigliosa dama come lei non ha un accompagnatore?” chiese adulandola.
“Non ho bisogno di un accompagnatore per venire ad una festa del Conte del Millennio.” proferì atona, guardandolo poi con sprezzo mal celato.
“Invece di infastidirmi, preferirei che riferisse a suo zio che, per quanto si sforzi, i suoi miserevoli tentativi di abbattermi non funzionano e non funzioneranno mai...” sorrise derisoria scuotendo la testa e mostrando parte di una grossa cicatrice che le copriva quasi tutto il volto.
 “Oh? Mia signora…Sta forse insinuando che mi sia avvicinato a lei solo per un miserevole tentativo di abbatterla?” le chiese guardandola intensamente negli occhi.
Quello sguardo su di sé non la rassicurava affatto: si sentiva completamente denudata e scrutata nell’intimo da quei magnetici occhi dorati.
“É esattamente quello che sto dicendo.” Ricambiò lo sguardo con uno altrettanto intenso sentendo quegli insistenti occhi dorati su di sé. “Per cui le chiederei gentilmente di non infastidirmi più, signor Mikk.
Si girò e si diresse verso la grande balconata, lasciandolo solo in mezzo alla folla mentre la sua mascotte gli ringhiava contro.

Sentiva, però, gli occhi penetranti dell’uomo che le perforavano la schiena ed inspirò profondamente per calmare l'irritazione causata proprio da quest'ultimo. Non doveva assolutamente cedere alla disarmante sensualità dell’aristocratico, non ora che stava quasi per sconfiggere il Conte del Millennio e guadagnarsi il titolo nobiliare a cui ambiva da sempre. Aveva sputato sangue pur di raggiungere lo status di duchessa e non sarebbe stato certo un belloccio qualunque a rovinare tutto.

Intanto Tyki continuava a fissarla.
Adorava le donne combattive, e lady Cloud lo era fin troppo, ma non era di certo la prima con cui aveva a che fare. Sogghignò tra sé e sé mentre proseguiva verso il balcone con in mano due bicchieri di vino rosso.

“Posso offrirle da bere lady Cloud?” le sussurrò all’orecchio da dietro.
Gli occhi della donna si assottigliarono al suono di quella voce sensuale, e si allontanò velocemente dall’uomo dietro di sè guardandolo in cagnesco assieme alla scimmietta.
“Mi sembrava di avervi detto di lasciarmi sola o mi sbaglio?” gli chiese scontrosa, guardandolo con aria di superiorità.
Il nobile rise piano avvicinandosi con calma alla donna.
“Mi dispiace, ma purtroppo per lei non sono il tipo da arrendermi così facilmente...” la guardò sensuale mentre le porgeva un bicchiere che la donna accettò titubante e abbastanza restia a fidarsi.
“Brindiamo alla sua bellezza, mia signora!” fece scontrare i due calici, producendo un suono cristallino e bevendo il liquido rosso sangue.
La donna lo guardò decisa. Quel ragazzo stava davvero cercando di ammaliarla con il suo incredibile fascino, ma lei non si sarebbe lasciata andare: non poteva permetterselo, soprattutto con il nipote del Conte del Millennio, suo acerrimo nemico nel mondo della nobiltà.
Poteva esserci chissà quale veleno nel bicchiere ma non se ne preoccupò: non voleva mostrarsi debole o titubante di fronte a quell'uomo dallo sguardo magnetico.
“Anche se ci fosse del veleno, devo informarla che su di me non avrebbe alcun effetto... ci sono abituata...” lo avvisò con uno sguardo di sfida, a vicinanza di sicurezza.
“Non si preoccupi, non mi sembra il caso di passare a metodi tanto rozzi...” la rassicurò lui inutilmente, dato che la donna non gli credette comunque.
Si portò il bicchiere alle labbra e bevve velocemente tutto il contenuto del bicchiere senza mai spezzare il contatto con le iridi dell’altro, il quale fece lo stesso.
Come prevedeva, sentì un sapore diverso dal vino che conosceva: tutti gli anni passati al circo addestrando serpenti e animali velenosi di qualsiasi genere l’avevano perfettamente abituata ai veleni più vari, e quello era uno dei più deboli che avesse mai avuto la sfortuna di assaggiare.
“Tsk...sul serio signor Conte? Non si è affatto...impegnato...!?” cominciò a dire, fino a quando non sentì, dopo qualche secondo, la testa girare.
Spalancò gli occhi sorpresa, fissando l'uomo davanti a sè confusa. Che cosa le aveva dato quell'uomo...?
Barcollò piano rischiando di cadere ma si appoggiò al davanzale in tempo, sentendo le gambe che iniziavano a cedere.
Sentiva il corpo affaticato e non ne capiva il motivo.
Che fosse per il veleno?
Non le era sembrato molto potente e lei l’avrebbe dovuto comunque reggerlo...Ma allora perché…?
Perché si sentiva così…debole?
“Cosa…?” chiese debolmente cominciando a vedere la vista annebbiarsi.
Tyki la prese tranquillamente in braccio e, rientrato nella sala tenendola stretta, si diresse verso le stanze al piano superiore, rassicurando gli ospiti e liquidando l’accaduto come un semplice mancamento.
Non appena entrò in una delle tante stanze, poggiò delicatamente la donna sul letto e chiuse la porta, sogghignando.
“E ora...Che la festa abbia inizio...”
 

 

Sentiva la testa pesante...
Non udiva più le voci degli invitati...
Cercò di aprire piano gli occhi e si ritrovò su un letto a baldacchino dalle lenzuola rosso sangue. Non riconosceva quel luogo.
Sbattè un paio di volte le palpebre per abituarsi al buio e provò ad alzarsi, non riuscendo però a farlo a causa dell’incredibile senso di spossatezza che attraversò tutto il suo corpo.
“Siete sveglia madame?” sentì una voce familiare chiamarla dalla porta aperta che lasciava intravedere la luce esterna alla camera.
"Che cosa hai messo nel mio vino prima?" chiese poco amichevolmente, irrigidendosi immediatamente a quella voce sensuale, nonostante non riuscisse a muoversi più di tanto.
"Oh nulla di cui preoccuparvi mia signora: semplice sonnifero...con qualche piccola e innocua modifica...” sibilò Tyki Mikk avvicinandosi al letto, per poi sedersi elegantemente sulla sedia affianco a esso, continuando a guardare la donna negli occhi chiari, ora spalancati a causa della consapevolezza di essere appena stata drogata dal nemico.
“...Che cosa vuole da me?” chiese cauta, mentre la paura si inoltrava in lei, ostacolata però dalla tenacia della donna.
“Solo un piccolo favore per il Conte del Millennio. Sa...le campagne che ha organizzato contro di lui lo hanno leggermente infastidito, e mi ha incaricato di risolvere questa spiacevole situazione...però avevo bisogno della vostra collaborazione...” Sibilò il moro increspando le labbra a formare un leggero sorrisetto.
Si alzò, cominciando a spostarsi lentamente per la stanza, come un predatore che sonda il terreno prima di attaccare.
“Sa perché non vi era del veleno all’interno del suo bicchiere madame...?” Chiese avvicinandosi alla grande finestra della stanza. “Lei è una donna decisa e combattiva; conosce bene i suoi desideri, i suoi bisogni e sa bene come raggiungere i suoi scopi…” Continuò senza attendere risposta dalla donna. “Ma è anche consapevole di essersi ritrovata davanti a un uomo pericoloso ingaggiando questa specie di “battaglia politica” con il Conte. Per cui propenderei per una soluzione più ortodossa dell’omicidio, se lei è disposta a collaborare. Insomma, lei è una bella donna e non sembra esattamente poco dotata a livello di intelligenza, quindi credo che convenga anche a lei scendere a fare patti con noi.” Sibilò, tentando di convincerla ad arrendersi, illudendola di avere una reale scelta nonostante in quella situazione fosse in netto svantaggio.
La donna lo guardò sconvolta.
Un accordo? Davvero?
...
Conosceva bene il Conte del Millennio...era da tempo che controllava ogni sua singola azione e cercava di anticiparlo per mandarlo in rovina.
Durante le sue ricerche non le era sfuggita la figura del nipote del Conte, quello che poteva considerarsi il suo braccio destro.
Tyki Mikk era ben conosciuto nell’Alta Società: era considerato un dottore e un ricercatore eccezionale da chiunque ne avesse almeno letto un saggio o lo avesse visto all’opera.
Le sue scoperte avevano portato i medici a porsi domande sull’affidabilità delle attuali cure mediche, sulla sanità e le malattie meno conosciute, tra cui la temutissima tubercolosi.
Cloud però non si era limitata al lato pubblico della persona che era il signor Mikk: era a conoscenza del fatto che molto probabilmente fosse implicato in faccende non del tutto pulite come lo zio e l’intera famiglia Noah. Cose come contrabbando di armi, schiavi e addirittura alcuni tipi di sostanze illegali.
Purtroppo non aveva ancora alcuna prova per testimoniare tali voci e se non si fosse liberata presto dalla trappola del nemico non ci sarebbe riuscita mai: non poteva permetterselo…ma non poteva nemmeno rischiare di fare affari con il diavolo.
Era una donna curiosa ma purtroppo per lei la sua personalità era spiccatamente orgogliosa.
Dopo qualche secondo dalla richiesta dell’uomo gli rispose con un sorrisetto di sfida: “Credo di dover rifiutare.” Fissando quegli occhi dorati risplendere sotto la luce della Luna ingannatrice.
La trasformazione sinistra che aleggiò nello sguardo del moro fece venire i brividi alla donna, la quale, quando egli si avvicinò a lei fino ad essere a pochi centimetri dal suo viso, tentò di allontanarsi con caparbietà, non lasciandosi minacciare da un ragazzino che tentava invano di farla cedere al proprio volere.
Sfortunatamente per lei l’effetto della droga non era ancora sparito e Tyki, che aveva altro in serbo per lei, non era un uomo dalla stazza minuta e non appariva affatto debole, per cui non gli ci volle molta forza per bloccarla a letto.
“Non potevo chiedere di meglio.” Sibilò l’uomo con grande sorpresa di Nyne, la quale a quelle parole allargò leggermente gli occhi, precedenti qualcosa che non pensava le sarebbe mai capitato.
Si dimenò quando Tyki si portò una piccola pasticca alla bocca, avvicinandosi poi subito a lei, facendosi strada tra le sue labbra e facendole dono di essa costringendola a ingoiare contro la sua volontà.
Sentì il ragazzo su di lei mentre l’indesiderato bacio continuava e non si soprese quando cominciò a percepire uno strano senso di stordimento dopo quello che le sembrò un minuto eterno.
Quando il moro si staccò da lei sulle sue labbra si formò un inquietante ghigno che precedette tali parole: “Non sentirà altro che piacere…” Sussurrate al suo orecchio in un sospiro.
Non sapeva che medicina le avesse dato…ma ormai non importava più: non lo avrebbe mai scoperto, così come non sarebbe riuscita a provare l’immoralità e l’orrore delle malefatte di quella famiglia.
Quando era stata invitata a quella festa aveva già capito che sarebbe finita più o meno così...ma aveva represso quel pensiero con forza, riponendo la sua totale fiducia nelle proprie capacità e nella propria intelligenza...
Superbia…sarebbe per sempre stata la sua condanna.
 
 
 


La luce della luna piena filtrava dalla finestra lasciata aperta, illuminando le sporche lenzuola rosso sangue del letto sfatto su cui giaceva una donna.

Il nudo corpo pallido abbandonato sul letto era coperto solo da un leggero telo rosso, lasciando scoperto però il volto sfigurato dal terrore.
Gli occhi castani, spalancati dalla paura, fissavano il vuoto, e dalla rosea bocca scorreva il fatale liquido vermiglio.

Nel buio della stanza solo una sagoma si muoveva, finendo di rivestirsi.
“...Miserevole tentativo di abbatterla eh...” sospirò affranto non degnando nemmeno di uno sguardo la vittima e uscendo dalla stanza.




Controllò l’orologio da polso: le tre del mattino. Ecco spiegato il perché si sentisse così stanco.
Si diresse verso l’ufficio dello zio, sicuro di trovarlo lì nonostante l’ora.
Non si preoccupò nemmeno di bussare ed entrò nella stanza.
“Oh Tyki-pon! Com’è andata? Ti sei divertito?” gli chiese il conte seduto dietro la sua scrivania.
“Banale e patetica.” Sbottò lui accendendosi una sigaretta per sfogare l’irritazione.
“All’inizio mi era piaciuta perché opponeva resistenza, ma poi si è sciolta alle prime moine...In sintesi, poteva occuparsene benissimo anche da solo.” finì aspirando.
“Oh che peccato. E io che pensavo di averti servito la preda perfetta...Ma almeno hai potuto sperimentare i tuoi intrugli no, dottore?” gli chiese compilando alcuni moduli.
“Non sono intrugli, sono sostanze in fase sperimentale.” precisò il ragazzo. “Comunque si, ne ho provata qualcuna e ho avuto dei risultati interessanti. Almeno quella donna è servita a qualcosa.” fece un altro tiro dalla sigaretta lasciando cadere la cenere per terra.
“Bene. Ora che abbiamo finito qui, avrei un’altra cosa da chiederti Tyki-pon~” gli disse poi guardandolo negli occhi dorati mentre questo sospirava rassegnato.
“Cosa vuole ancora?” disse esasperato.
“Ti andrebbe una bella vacanza insieme a me~?” gli chiese di punto in bianco.
Il ragazzo lo guardò come se avesse bestemmiato.
“Perché mai?” gli chiese sospettoso.
“Vorrei portarti in un posto che credo ti potrebbe piacere molto...Vuoi venire~?” gli chiese di nuovo, guardandolo con occhi maliziosi.
“...Potrò scrivere?” Lo guardò serio mentre finiva la sua sigaretta e la spegneva nel portacenere. Era la cosa di cui più gli importava, insieme allo sperimentare le sue nuove invenzioni.
“Certamente.” Lo rassicurò il conte, pregustando la vittoria.
“...Va bene. Ma solo per un po’!” Non voleva perdere troppo tempo.
“Bene! Allora prendi i bagagli là nell’angolo~” Disse indicandogli le borse.
“...Era già sicuro che avrei accettato...?” sussurrò l’altro sconcertato. “Inquietante...” lo prese in giro come suo solito.
“Parla lo scienziato pazzo...” gli rispose di rimando l’uomo, alzandosi sorridente dalla scrivania.
“Tsk. Ebbene?! Dove andiamo?” gli chiese stizzito il ragazzo, mentre si risistemava per uscire.
Il conte ghignò guardandolo.
“Parigi! La città dell’amour~!” saltellò mentre si metteva il cilindro in testa.

Parigi eh...potrebbe essere una buona idea.

 
~~~~~~~~~~~~~~~~~~
 
Ed eccoci quaa!
Fine secondo capitolo.
Se vi è piaciuto recensite mi raccomando! Vi prego...Please?^^'
Grazie a quelli che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate e per chi ha recensito (♥)! Vi sono molto grata <3
Alla prossima <3

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Capitolo 4
*** Gabbia ***


'Come diavolo ci sono finito in mezzo a sti svitati?!'
Questa era la domanda che continuava a vorticare nella testa del portoghese da quando si ritrovò circondato da individui non propriamente tranquilli...

 

Qualche ora prima...

Appena arrivati a Parigi, dopo ore di viaggio in carrozza, il Conte fece visitare al ragazzo tutta la città: musei, monumenti, palazzi; ogni meraviglia della città dell’amore.
Il ragazzo, successivamente, oltre ad aver rimorchiato qualche bella fanciulla nelle intricate vie della città, fu molto incuriosito da uno specifico quartiere francese, situato su una collina nella periferia della città.
“Oh, questo è proprio da te Tyki-pon~ Quello è il quartiere di Montmartre: ‘il quartiere del peccato!’ come dicono in molti... tipo quel prete laggiù.” indicò un uomo in toga nera che sbraitava allontanando i passanti dal luogo peccaminoso.
“Ma per te non credo sia un problema il 'peccato'...o sbaglio?” sogghignò guardandolo di sottecchi mentre gli occhi del ragazzo brillavano di eccitazione e aspettativa.
“Credo che mi piacerà vivere in questo quartiere...” sussurrò cominciando a incamminarsi verso l’entrata del sobborgo, ma venne fermato dal bastone del Conte.
“Frena gli impulsi Casanova! I nobili del tuo calibro non possono abitare qua.” lo fermò il Conte. “Non volevi forse provare a vivere in questa città come scrittore squattrinato per cercare un po’ di ispirazione?” gli sussurrò avvicinandosi a lui per non farsi sentire da orecchie indiscrete.
Il ragazzo ci pensò su: voleva divertirsi ma voleva anche, e soprattutto, scrivere.
“D’accordo.” sospirò sconfitto.” Troviamo un posto dove possa cambiarmi così facciamo in fretta.” Decise di dargli retta e si diresse verso la direzione opposta rispetto a Montmartre, seguito da Millennio.
“Lo sai, vero, che quel -così facciamo in fretta- è molto fraintendibile?” gli chiese malizioso mentre si dirigevano verso un albergo di lusso.
“Conte! La smetta di insinuare certe cose, la prego!” lo rimproverò il ragazzo quasi schifato.
Quello che ricevette in risposta fu solo la grassa risata dell’uomo che rimbombò per le strade.

 

Dopo essersi cambiato e preparato per la nuova vita a Parigi, salutò il Conte del Millennio e uscì dal retro dell’Hotel, per dirigersi, armato di macchina da scrivere, verso il quartiere di Montmartre.
C’era chi lo etichettava come il quartiere del peccato...ma c’era anche chi lo considerava "Il Cuore del mondo Bohèmien", una corrente artistica racchiudibile in quattro parole: Libertà, Bellezza, Verità e Amore.
Musicisti, pittori, scrittori e artisti di ogni genere riempivano le strade del posto.
I cosiddetti Figli della Rivoluzione.

 

Camminava godendosi la libertà che regnava indisturbata nelle strade del quartiere, cercando un alloggio in vendita.
Lo trovò poco lontano dall’entrata del sobborgo grazie all’aiuto di una giovane dai seni prosperosi e gli occhi maliziosi: era un edificio di due piani che sembrava stesse per crollare da un momento all’altro, ma era, al contempo, perfetto per un barbone, quindi, dopo aver
sistemato le faccende burocratiche con la scorbutica padrona di casa, prese le chiavi e si diresse verso il proprio monolocale.
All’interno della stanza c’erano solo un letto, un armadio e una scrivania: tutto ciò di cui aveva bisogno.
Poggiò la borsa contenente la macchina da scrivere sul tavolo e la tirò fuori, sedendosi sulla sedia lì a fianco.
Era pronto a mettere su carta tutte le proprie impressioni e sensazioni provate in quella città sconosciuta, quando sentì degli strani rumori molesti provenienti dal piano di sopra.
Cercò di ignorarli, ma quei rumori persistevano e rimbombavano nella sua stanza, impedendogli di .
“...Vicini...” sibilò irritato alzandosi bruscamente e uscendo dalla stanza, diretto al piano di sopra.

Arrivato davanti alla porta bussò più volte chiamando a gran voce i vicini problematici che, a quanto pare, non lo sentivano nonostante gridasse con quasi tutto il fiato che aveva in corpo.
“Aprite subito questa dannata porta o la sfondo!” gridò per l’ultima volta.


Nessuna risposta, solo frastuono.


“L’avete voluto voi...” sussurrò minaccioso.
Arretrò un poco, prese una piccola rincorsa e tirò un potente calcio alla porta.


Quello che però non aveva considerato era che uno dei cari vicini la aprisse proprio nel momento in cui il piede arrivava a destinazione...


Perciò, al posto della porta di legno, sotto la suola della scarpa l’uomo si ritrovò la faccia di un ragazzo dai capelli rossi e una benda sull’occhio, vestito con abiti larghi e colorati che gli davano un’aria trasandata e ribelle.
“Oh beh, questo è molto più appagante...” sogghignò soddisfatto togliendo poi la scarpa dal viso dell’altro.


“Oh no! Di nuovo!” sentì sospirare la ragazza dai lunghi capelli scuri e il vestitino blu che si era avvicinata al ragazzo svenuto a terra.
“Prima la narcolessia e ora questo! La sua inutilità è leggendaria!” sbottò un alto ragazzo dai capelli scuri e lo sguardo truce con addosso una maglia larga e dei pantaloni aderenti, entrambi strappati, che gli davano un aspetto aggressivo.
Poi, rivolgendosi a lui, lo guardò da capo a piedi e gli puntò contro una spada, minaccioso. “...Tu chi diamine saresti...?”
“K-Kanda fermati per favore!” la ragazza fermò il ragazzo e si scusò con il nuovo arrivato. “Scusa i suoi modi bruschi. Non è un tipo molto simpatico, diciamo...hehe...” rise nervosa la mora stringendo una mano al più grande per poi scuoterla.
“Comunque io sono Lenalee, piacere di conoscerti. Questo scorbutico invece è Kanda e quello a terra è Lavi. Tu devi essere il nuovo vicino vero? Scusaci per il frastuono: stavamo provando una commedia!” disse la ragazza tutto d’un fiato.
“Io sono... Tyki...” si presentò solamente, stordito dalle troppe informazioni che gli stava fornendo quella ragazza. “Una commedia quindi?” chiese poi pensando di aver capito male.
“Si! Una commedia molto moderna chiamata Spettacolo Spettacolare!” chiarì entusiasta. “È ambientata in Svizzera!” finì poi, come se fosse la cosa più importante dell'opera.


"Già..." Tyki puntò gli occhi coperti dagli occhiali sul ragazzo a terra, come per scusare la propria irruenza, nonostante non se ne pentisse affatto.
“Scusate tanto! Non era intenzionale...” si grattò la nuca imbarazzato, fingendo il proprio pentimento.
“Oh non ti preoccupare per lui: sarebbe sicuramente svenuto di nuovo tra poco… sai, la narcolessia… perfettamente sveglio un momento... e incosciente nell’altro hahahah!” Lo scusò ridendo tranquillamente Lenalee.
Il ragazzo annuì soltanto, intontito dal carattere così vivace e solare della ragazza, e cominciò a indietreggiare verso la porta, per fuggire da quella gabbia di matti con le spade.
“AAAH!” ma si bloccò non appena sentì un grido provenire da un giovane vicino al pianoforte.
Cos’hanno che non va sti tizi? si chiese Tiky scioccato e quasi spaventato da quell’urlo disumano.
“Che hai Jhonny?!” sbraitò la ragazza girandosi verso l’interpellato.
“Ora non abbiamo nessuno che possa recitare la parte, Lenalee!!” rivelò la fonte del suo panico il giovane con gli occhiali e i capelli castani e ricci raccolti in una coda bassa.
“AAAAH!” gridò anche lei in preda al panico.” Adesso come faremo a finire il copione da dare al finanziatore domani?? Jhonny deve ancora finire la musica!” sbraitò disperata addosso a un Kanda sempre più seccato da quelle grida inutili.
“E io che ne so! Trova qualcun altro che possa farlo! Io me ne vado.” e detto questo se la scollò di dosso andandosene esasperato da quella banda di idioti, mentre la ragazza gridava nella disperazione più totale, sotto lo sguardo attonito di Tyki.
“Dove pensi che possa trovare qualcuno che legga la parte del giovane, sensibile, pastore e poeta svizzero?” piagnucolò lei, ma non appena finì la domanda gelò, girando poi il viso verso il nuovo arrivato che la guardò spaventato, sperando vivamente che non stesse pensando di fare ciò a cui stava pensando in quel momento.

 

Le sue speranze furono disintegrate pochi istanti dopo, quando si ritrovò a sostituire il rossino svenuto.


“The hills animate with the euphounious symphonies of descant!” Lenalee cantava il monologo della suora, accompagnata dalla musica di Jhonny, se così si poteva chiamare...
“Oh insomma Johnny! Potresti, per favore, limitarti a un leggero accompagnamento ornamentale? Tutto questo chiasso sta soffocando le parole del testo!” sospirò rimproverando il ragazzo che stava suonando il pianoforte.
“M-ma una suora non parlerebbe mai così di una collina. Non potrebbe cantare 'Le colline sono animate dal dolce canto'?” provò a contrattare il poveretto.
“No, no, no. Le colline tremano e sussultano…e ...” provò a cambiare la frase anche la stessa Lenalee.
“Le colline...incarnano...armoniose...melodie!” esclamò all’improvviso Lavi sedendosi sul letto, improvvisamente sveglio.
Ma ciò non durò molto, poiché ricadde poco dopo sul letto, nuovamente svenuto; ovviamente nessuno prese in considerazione la sua idea, continuando a cercare un’alternativa mentre Tyki pensava inconsciamente a come cambiare quella frase indecente, da buon scrittore.
“Le colline...” cercò di dire il portoghese, ma venne bloccato dalle frasi sconclusionate dei ragazzi presenti nella stanza.
“Le colline tremano per la musica…e incarnano espressioni di musiche primordiali…Le colline intonano l’eterno mantra...” quei due ripetevano qualsiasi cosa gli passasse per la testa.
“Le colline…!”provò di nuovo, ma venne bloccato un’altra volta.

A quel punto Tyki non resistette e buttò fuori tutta l’aria che aveva in corpo, cantando con la sua voce bassa e roca una frase inventata sul momento, colto da un’improvvisa illuminazione:
“The hills are alive...with the sound of music!" al suono melodioso della sua voce gli sguardi di tutti i presenti si posarono su di lui, sbalorditi.
Lavi si svegliò di soprassalto, alzandosi e dirigendosi velocemente verso Tyki.
“Le colline vivono del suono della musica! Mi piace!” urlò poi felice.
“Assolutamente perfetto!” si complimentò Johnny.
“With songs they have sung for a thousand years!" continuò poi Tyki, ispirato, salendo su una scala con fare teatrale.
“Ah...I-Incredibiglioso! Dovresti scriverlo tu il nostro spettacolo!” esclamò poi Lenalee entusiasta. “Complimenti! Hai già trovato il tuo primo lavoro a Parigi!” sorrise oltremodo contenta, mentre lo scrittore gongolava soddisfatto, dimenticando completamente il motivo per cui era venuto in quella stanza.
“M-ma Lenalee! Adam non accetterà mai! Senza offesa ma hai mai fatto una cosa del genere?” chiese poi poco convinto il suonatore a Tyki.
“No...” rispose sincero il ragazzo, pensando che quell’Adam gli sembrasse fin troppo familiare...
“Non importa! Il ragazzo ha talento!” dichiarò poi Lavi con un sorriso a 32 denti, avvicinandosi al ragazzo ancora sulla scala. “Mi piace!” e dicendolo alzò le braccia platealmente, ma una mano andò accidentalmente a posarsi sul pacco di Tyki, il quale inghiottì a vuoto alla... presa.

Non appena se ne accorse, Lavi tolse immediatamente la mano tutto rosso in viso.
“Non fraintendete...Parlo del talento...” chiarì poi convinto, mentre sentiva gli sguardi esasperati di Lenalee e Johnny e quello omicida di Tyki fissarlo. “Comunque adesso potremmo mettere in atto lo spettacolo rivoluzionario bohèmien che abbiamo sempre sognato!!” saltellò felice il ragazzo cambiando velocemente argomento e abbracciando Lenalee.
“Si, ma come convinceremo Adam?” chiese poi Johnny ai due festeggianti.
Ci pensarono un po’. Non potevano lasciarsi sfuggire quell’occasione! Poi arrivo l'Idea.
“Allen.” Dissero in sincrono i due ragazzi guardandosi tra di loro, per poi posare entrambi il proprio sguardo su Tyki, che li fissava senza capire.
“Allen?” chiese confuso: non aveva ancora accettato l’incarico e quei due avevano già qualcosa in mente!
“Si! La punta di diamante del Moulin Rouge, il locale notturno lì davanti. Sai no? Quello a forma di mulino! È per il capo di quel posto che stiamo dando vita a questo spettacolo!” e gli indicarono il luogo fuori dalla finestra della stanza.
“Ti vestirai elegante e faremo finta che tu sia un importante scrittore inglese, Allen ascolterà i tuoi versi più belli, e ne rimarrà talmente affascinato da insistere con Adam affinché tu possa lo Spettacolo Spettacolare! Geniale non trovi?” gli spiegò poi Lavi entusiasta, orgoglioso di aver avuto un idea così fantastica.
Tyki non fece nemmeno in tempo a rispondere che venne trascinato in un angolo della stanza vicino a un tavolino pieno zeppo di alcolici.
“Beviamo allo scrittore del primo spettacolo rivoluzionario bohèmien del mondo!” urlarono i tre svitati mentre riempivano i bicchieri di alcol.
Fantastico. Dovrò sostenere una stupida audizione con questo Allen, un copione per uno spettacolo e bere assenzio come se non ci fosse un domani! ...Direi che come inizio non è affatto male...ghignò mentalmente il ragazzo buttando giù il primo bicchierino di assenzio al quale seguirono molti altri, mentre si preparavano alla loro entrata in scena al Moulin Rouge.

 

 


Intanto, in una stanza del locale..

“Sei pronto Allen? Tra poco sei in scena...” chiese una voce bassa, rivolta a un ragazzo dalla pelle bianca come il latte che risplendeva sotto i raggi della luna, mentre contemplava il mondo al di fuori del locale, seduto scompostamente sul suo letto.
“Si Maestro...” sussurrò lui, volgendo poi lo sguardo verso l’uomo dai lunghi cappelli rossi in piedi sull’uscio della stanza. “Non ti preoccupare, stasera andrà tutto bene...” lo rassicurò poi alzandosi dal letto e dirigendosi verso il piccolo balcone, mentre sentiva il vento soffiare tra i suoi capelli argentei.
“Vedi di non deludermi marmocchio. Devi ancora ripagare tutti i miei debiti.” gli ricordò sorridendo malignamente, uscendo dalla stanza e lasciando solo il ragazzo, il quale sospirò triste.
“...andrà tutto bene...ce ne andremo via da qui...giusto Tim?” chiese sussurrando al piccolo uccellino dorato, il quale gli si posò sulla testa, addormentandosi poco dopo.
Il ragazzo rientrò, finendo di prepararsi per la serata, e poggiò il piccolo Timcampy su un cuscinetto, lasciandolo dormire in pace.
“Si comincia...”disse risoluto guardandosi allo specchio con sguardo deciso, mentre usciva dalla stanza, pronto a far impazzire la folla un’altra volta.

 


Entrarono facilmente al Moulin Rouge, vestiti elegantemente e pronti a far scattare il piano: non farsi vedere dai due padroni del locale, altrimenti sarebbero stati sbattuti fuori a calci.

Lavi e la sua banda avevano causato parecchi guai, soprattutto al secondo padrone del Moulin Rouge: Cross Marian, l’uomo che viveva nell’ombra di Adam e gestiva il locale dietro le quinte, organizzando gli incontri tra le ballerine del locale e i ricchi borghesi che, in cambio, offrivano cospicue somme di denaro, grazie alle quali poi finanziava il locale.

Non appena entrarono furono travolti dall’atmosfera eccentrica e sensuale del luogo.
In ogni angolo si potevano notare una o più ballerine di Can-Can che intrattenevano la moltitudine di ospiti venuti lì per divertirsi con loro.
Tyki rimase a contemplare quell’angolo di paradiso. Non vedeva l’ora di poter mettere le mani su una di quelle bellezze così erotiche e stravaganti.
Poco dopo si sentì tirare dai ragazzi, che lo portarono verso un tavolo, rialzato di un piano ma comunque nascosto agli occhi del proprietario del locale, ora impegnato a intrattenere gli ospiti tramite le sue Cagne di diamante. Egli aveva una strana e vistosa maschera dai mille colori sgargianti che celava parzialmente il suo viso, lasciando in vista la scura ombra della sua barba, al che Tyki spalancò gli occhi sorpreso.


https://youtu.be/LyBBiUPzd4I


Ecco perché mi sembrava familiare! Adam è il secondo nome del Conte del Millennio! Ma pensa te che razza di locali frequenta nel tempo libero! Pensò il ragazzo, non così sorpreso di vederlo in un posto del genere, conoscendo l’uomo, così simile a lui ma allo stesso tempo così diverso.

“Bene Tyki! Siamo riusciti ad aggirare Adam e Cross! Missione compiuta!” gli disse Lavi soddisfatto mentre guardava le ballerine e ne fissava con insistenza una dai lunghi capelli scuri e lo sguardo truce, leccandosi poi le labbra dopo aver bevuto un altro bicchiere di assenzio.
“Ora dobbiamo solo aspet-“ le luci si spensero all’improvviso, lasciando acceso solo un fascio di luce, puntato su una brillante figura seduta su un trapezio in aria.

Gli occhi di tutti i presenti si puntarono su quella sagoma, compresi quelli di Tyki.


“Eccolo! Il Diamante Splendente…!” sussurrò incantata Lenalee: nonostante avesse visto più volte quella scena, non poteva fare a meno di rimanere sbalordita ogni volta.

Tyki in quel momento rimase senza parole.
Sembrava...un angelo tentatore...così puro ma allo stesso tempo così sensuale e peccaminoso.
Un contrasto delizioso.

The French...are glad to die..for love.” Non appena sentì la sua voce melodiosa sbarrò gli occhi incantato: una voce dolce e sensuale allo stesso tempo.
But I prefer a man who lives... and gives expensive...jewels.”  sussurrando l’ultima parola aprì gli occhi argentati in uno sguardo malizioso mentre scendeva verso gli uomini adoranti e la musica partiva.
A kiss on the hand may be quite continental, but diamonds are a girl’s best friend!” cantava muovendo maliziosamente i fianchi, mandando fuori di testa qualsiasi persona presente in quella sala gigantesca.

I vestiti che indossava sembrava che invitassero Tyki ad allungare le mani: le calze a rete sotto i pantaloncini neri lasciavano intravedere le lunghe gambe magre, e un piccolo top nero, quasi trasparente, attillato e infilato nei pantaloncini, lasciava poi molto poco all’immaginazione e questo il ragazzo lo sapeva fin troppo bene. Sui capelli bianchi portava un piccolo capellino nero ornato con una folta piuma dello stesso colore, dei guanti color argento lunghi fino a metà braccio e ai piedi delle piccole scarpette nere con il tacco basso.
I suoi movimenti erano sensuali e mettevano in mostra ogni parte del suo corpo già ben visibile, il tutto mentre cantava con la sua voce melodiosa e un sorrisetto furbo sul viso.
Tyki si alzò ghignando per andare verso di lui, pronto a prenderlo lì, davanti a tutti.
Quel ragazzo sembrava così puro, nonostante fosse sicuro che non lo fosse ormai da tempo, considerando i suoi movimenti così calcolati ed esperti.
…quella purezza così chiara...così innocente...la voleva macchiare.
La voleva sporcare di nero e godere di quella sensazione di potenza e superiorità che avrebbe provato facendolo...


Ma venne fermato da Lavi e Johnny, i quali lo misero di nuovo a sedere.
“Non ti preoccupare, vado a preparare il terreno.” Sorrise il rossino notando lo sguardo omicida del moro e alzandosi per andare a organizzare un incontro tra lui e Allen.
 

Ma c’era qualcun altro che doveva incontrare Allen quella sera.
Il finanziatore di Adam, il Conte Sheryl Kamelot.
“Quando potrò vedere il ragazzo?” sussurrò impaziente l’uomo dai lunghi capelli neri e lucidi, tanto da sembrare quasi unti, guardando con bramosia il corpo del giovane ballerino.
“Dopo la sua esibizione ho organizzato un incontro solo per voi due, non deve preoccuparsi.” Lo rassicurò un uomo dai capelli lunghi e color rosso fuoco, con il viso coperto per metà da una strana maschera bianca: Cross Marian.
“Solo noi due da soli?” chiese poi il Sheryl.
“Solo voi due completamente soli...” sussurrò malizioso l’uomo di rimando.

Cause we are living in a material world , and I am a material girl.” L’albino mandò un bacio volante, con tanto di occhiolino, in direzione di Adam, il quale fece altrettanto, sorridente.
“Venite a prendermi ragazzi!” incitò poi gli uomini, muovendosi sensualmente da una parte all’altra della sala, facendo impazzire gli ospiti.
“Vieni qui Adam, fammi sognare!” chiamò poi l’uomo corpulento che si avvicinò a lui maliziosamente, scoccandogli un sonoro bacio sula guancia, per poi nascondersi insieme a lui tra le sottane delle Cagne di Diamante, dove poterono cambiarsi per continuare lo show.
“Kamelot è qui Conte?” gli chiese impaziente non usando il suo nome d’arte, mentre si toglieva i pantaloncini e il piccolo top nero, facendosi aiutare da alcune ballerine per mettere altri vestiti complicati.
“Paparino ti ha mai deluso? È anche molto interessato...” gli disse di rimando l’uomo togliendosi il frac e rimanendo in camicia, maschera e biancheria, uscendo poi dal nascondiglio e continuando lo spettacolo.
Il giovane ballerino riapparve vestito con un corsetto color arcobaleno e slip dello stesso colore, le gambe lasciate nude, e ai piedi delle scarpette bianche con i tacchi bassi, mentre dietro la sua schiena spuntava una coloratissima coda di pavone che faceva risaltare ancora di più la sua pelle nivea e i capelli bianchi come il latte.
“E dov’è?” gli chiese contento di aver attirato l’attenzione del borghese, mentre cominciava un balletto insieme al Conte, il quale intanto cercava il cliente tra la folla, trovandolo seduto al tavolo di fianco a quello di Tyki e gli altri ragazzi.
Sorrise malefico guardando il nipote che gli scoccò di rimando un occhiataccia che. Se Tyki ne fosse stato capace, lo avrebbe ridotto sicuramente in cenere, rivolgendo poi di nuovo lo sguardo verso il ballerino a fianco a lui.
“Quello che ti sta fissando seduto di fianco a Lenalee e la sua banda.” disse al ragazzo, impegnato a raccogliere i soldi che offrivano gli ospiti, richiamando la sua attenzione ma dimenticandosi accidentalmente di specificare che Lord Kamelot fosse seduto a fianco al tavolo di Lenalee e gli altri, non a fianco a loro. Ops.
Allen si girò e guardò verso la direzione indicata da Adam, intrecciando lo sguardo argenteo con quello di uno straniero dalla pelle caramellata che lo fissava con due occhi dorati e penetranti.
Deglutì a quello sguardo così intenso, girandosi di nuovo verso il Conte, sentendo all’improvviso il corsetto colorato stringere sul petto.
“Vuole investire?” chiese poi entusiasta mentre si muoveva sinuoso ondeggiando con i fianchi, lanciando spesso uno sguardo al cliente guardandolo con sensualità.
“Dopo aver passato la notte con te come potrebbe rifiutare?” lo rassicurò l’uomo corpulento facendo volteggiare il ragazzo.
“Qual è il suo tipo? Timido e indifeso? Frizzante e allegro? O sensuale e tentatore?” gli chiese.
“Direi...Sensuale e tentatore!” gli disse malizioso. “Ricordati Allen: un vero spettacolo, in un vero teatro, con un vero pubblico! E tu sarai...” guardò orgoglioso il giovane.
“...un vero attore...” finì Allen, poi sorrise furbo e si buttò tra la folla che lo sostenne mentre Lavi gli era ormai arrivato vicino, chiamandolo a gran voce, mentre il ragazzo continuava a cantare.
“Oi, Allen! Splendida visione! Divina amazzone!” cercò di attirare la sua attenzione urlando ogni soprannome possibile, ma il ragazzo non lo ascoltò, e si diresse con la folla verso il bel moro finendo di cantare e avvicinandoglisi sensuale fino a sedersi accanto a lui, mentre quest'ultimo parlava con Lenalee.

Il moro in questione girò lentamente il volto verso il ragazzo come attratto da una strana forza invisibile, potendolo così scrutare da capo a piedi con occhi carichi di desiderio.
“Credo che voi stiate aspettando me...” sussurrò sensuale l'albino mettendo in evidenza le lunghe gambe accavallandole.
“Si...” mormorò lui leccandosi le labbra.

Si alzò dalla sedia invitando a ballare il ragazzo-ballerino, inchinandosi come un gentiluomo e facendo il baciamano senza mai distogliere lo sguardo da quegli occhi argentati.
Allen lo guardò come ipnotizzato e accettò, portandolo sulla pista da ballo con un sorrisetto ingannatore, mentre la musica ripartiva più ritmata di prima, insieme alle ballerine e agli ospiti.


Cominciarono a muoversi sul ritmo eccentrico della musica, riavvicinandosi ogni volta che si allontanavano, non smettendo di guardarsi negli occhi, come due calamite.

Intanto dietro una delle tende del locale, Adam, il Conte del Millennio, guardava ridendo i due che ballavano.
“Ha scambiato Tyki per Sheryl! Esilarante! E guarda come balla! Aspetta che quei due si incontrino!" rise all’equivoco, prevedendo situazioni molto avvincenti per i giorni successivi...

 

Intanto, seduti al tavolo, Lenalee e gli altri due parlottavano come delle comare guardando Tyki e Allen ballare.
“Certo che ci sa proprio fare!” esclamò Johnny sistemandosi meglio gli occhiali sul naso, mentre Lavi rideva quasi orgoglioso.
“Visto? Ve l’avevo detto! È un genio!” sorrise vittorioso muovendo poi gli occhi per la stanza in cerca di un certo spadaccino scorbutico.

Di certo non saltò di gioia quando lo intravide in mezzo a due uomini vestiti elegantemente, intento a strusciarglisi addosso con addosso solo dei pantaloncini strappati che nascondevano ben poco del suo corpo; portava i lunghi capelli scuri raccolti in una coda alta, lasciando scoperta la pelle chiara della schiena e del petto, diventata terreno dei due uomini che gli avevano pagato.
Il rosso lo fissò indecifrabile mentre si muoveva tra gli ospiti; odiava vedere il moro tra le braccia di quei sudici nobili…odiava che lo toccassero in quel modo, come se fosse qualcosa che gli appartenesse.
“Maledizione...” sussurrò irritato distogliendo lo sguardo e tornando a guardare lo scrittore e la stella del Moulin Rouge mentre buttava giù un altro bicchiere di assenzio.

Quanto avrebbe voluto cadere in una crisi di sonno profondo in quel momento...

 

“Siete gentile a interessarvi al nostro piccolo spettacolo...” disse Allen allacciando le braccia al collo del più grande, impegnato a fargli fare un casquè.
“Sembra molto eccitante...” Tyki sussurrò l’ultima parola direttamente nell’orecchio di Allen, mandandogli una scossa lungo la spina dorsale. “Sarei molto felice di essere coinvolto...” gli disse tenendolo stretto a sé.

“Davvero?” chiese sorpreso lui, continuando a muoversi a ritmo insieme all’altro.
“Sempre che vi piaccia quello che faccio, ovvio.” chiarì poi il moro facendo volteggiare Allen tra le sue braccia. “Lavi diceva che potevamo farlo in privato...” finì provocatorio, nonostante si riferisse alle poesie.
“Oh! Ma davvero?” chiese stupito, fraintendendo le sue intenzioni. Non che potesse essere biasimato in quelle circostanze.
“Si. Una lettura di poesie...” sorrise mellifluo allontanandolo da sé per poi avvicinarlo di nuovo velocemente al suo corpo, portandoli ad aderire perfettamente l’uno con l’altro, petto contro petto. “...in privato...” finì quasi sfiorando le sue labbra rosee con le sue, bramanti.
“Ohh...” sussurrò Allen eccitato. “Una lettura di poesie...mi piace un po’ di poesia dopo cena...” e detto questo si strusciò piano sul corpo dell’altro, provocandogli brividi in tutto il suo essere.

Quando poi Allen si staccò da lui facendogli l’occhiolino, Tyki sentì immediatamente la mancanza di quel corpo caldo contro il suo.
“Ora la devo lasciare conte...ci vediamo dopo nella Stanza dell’Elefante...” lo salutò malizioso dandogli appuntamento per quella sera, mentre si allontanava per concludere il suo numero, lasciando un interdetto Tyki nella pista da ballo.
Conte...?” si chiese confuso. Come poteva averlo riconosciuto come un nobile se era seduto al tavolo con dei bohèmien?
Scrollò di sé quel dubbio ritornando al proprio tavolo, attendendo con impazienza l’incontro privato tra lui e Allen, mentre quest’ultimo concludeva lo spettacolo, salendo di nuovo in alto sul trapezio.


"Diamonds! Square cut or pear-shape, these rocks won't lose their shape!” continuò la canzone mentre il trapezio andava sempre più in alto…

"DIAMONDS...ARE A GIRL’S...BEST...” si fermò spalancando gli occhi, e ansimò pesantemente, mentre sentiva il petto stringere e la testa girare...

 

L’ultima cosa che vide prima di precipitare dal trapezio fu il viso del conte, sfigurato dalla preoccupazione e la sorpresa.

 

“NOOOO!” il grido spaventoso di Adam spezzò l’allegria della festa, rendendo inquieti gli ospiti.


Allen cadde svenuto fra le braccia di Kanda, ballerino e collega dell’albino, che guardò lo spaventato Adam mentre questi gli indicava silenziosamente il backstage.
Lo spadaccino portò il ragazzo dietro le quinte, lasciandosi dietro il pubblico mormorante e confuso, per cui Adam cercò di rimediare, facendo finta che l'accaduto facesse parte dello show.
“Ahhh…l’avete fatto scappare!” gridò rivolgendosi agli ospiti con uno sguardo affranto. “Ma io vedo qualche ballerina del Moulin Rouge che cerca un compagno, o anche due. Quindi, andate e ballate con loro!!!” li incitò gridando entusiasta, facendo riprendere le danze.

 

Intanto al tavolo di Lavi e gli altri...


“Quel ragazzo...che sia...?!” sussurrò inudibile Tyki, non appena Allen venne portato fuori dalla sala, perdendosi in pensieri che solo lui conosceva, mentre gli altri tre si guardavano fra loro, preoccupati per Allen.


Al tavolo a fianco invece non era rimasto più nessuno: Lord Kamelot se n’era andato poco prima, impaziente per l’incontro con Allen, e Cross, avendo assistito alla scena, era andato di corsa a controllare il ragazzo svenuto, sperando in sè che stesse bene.

 


Kanda portò l’albino nell’infermeria del locale.
“Non credo che il cliente avrà quello che gli spetta stasera...” sentenziò appoggiando l’altro ballerino su un letto.
“Non essere odioso e fatti da parte.” Kanda venne cacciato in malo modo da un ragazzo dalla pelle abbronzata e i capelli bianchi sostenuti da una fascia beige legata in fronte. Indossava una maglia viola dalla quale si intravedeva il petto scolpito, dei pantaloni bianchi in stile indiano e il tutto completato da delle semplici scarpe bianche basse.
Si avvicinò preoccupato al ragazzo svenuto controllandolo e asciugandogli il sudore dalla fronte con un fazzoletto.
Notando che non si svegliava nonostante lo scuotesse, prese un pezzo di stoffa e lo bagnò con dell’ammoniaca, mettendolo poi vicino al naso di Allen.
Dopo qualche secondo, infastidito dall’odore pungente, Allen aprì gli occhi lentamente, guardandolo mentre ansimava piano.
“Questi...stupidi costumi... Grazie Wisely...” sussurrò ridendo il ragazzo.
A quel commento il dottore sospirò di sollievo, guardandolo rassicurato.
“Un semplice svenimento per fortuna...” disse ora tranquillo.

Subito dopo entrò nella stanza Cross, il tutore di Allen.
“È successo qualcosa?” chiese allarmato.
“Non è niente di grave.” lo rassicurò Wisely mentre porgeva un fazzoletto ad Allen così che potesse tossire tranquillamente.
“Allora non perdete tempo. Preparatevi per l’incontro con Kamelot.” Disse semplicemente tornando fuori dalla stanza, mostrandosi indifferente nonostante avesse tirato un sospiro di sollievo per il suo pupillo.
Quando il ragazzo finì di tossire, il dottore si alzò e riprese il fazzoletto dalle mani de ragazzo per buttarlo, notando però una macchia scura e vermiglia sulla stoffa bianca.
Sangue...Non è possibile... pensò allarmato Wisely, decidendo però di confermare i propri sospetti prima di avvisare l’albino e Adam.

Allen, ancora un po' affaticato, guardò il viso spaventato di Wisely, non capendo.
"Va tutto bene Wise?" gli chiese poi dolce, ridestandolo dai suoi pensieri.
“S-si certo!" rispose a voce fin troppo alta il dottore. "Te la senti di alzarti? Dovresti prepararti...” gli disse gentile, nascondendo la sua preoccupazione.
“Certo! Sbrighiamoci. Non vogliamo far attendere troppo il mio caro cliente no?” chiese retorico alzandosi lentamente e dirigendosi verso il suo camerino, seguito da Wisely.
Spero vivamente di sbagliarmi... pensò speranzoso chiudendo la porta della camera dietro di sé, mentre Allen, ignaro dei pensieri dell’altro, cominciò a cambiarsi.

Non vedeva l’ora di rivedere il bel moretto...
Quegli occhi pieni di desiderio...non riusciva a toglierseli dalla mente...
Scosse la testa: la priorità era fare in modo che il cliente fosse talmente soddisfatto da voler investire sul Moulin Rouge...solo dopo si sarebbe permesso di pensare a se stesso e ai propri desideri e capricci.
Me ne andrò da qui...costi quel che costi.




 

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Eccomii :3 I'm back con un nuovo capitolo!
​Se notate l'impostazione del testo un po' diversa é perché sono in vacanza al mare e non ho potuto portarmi dietro il computer... T_T
​Appena ritorno a casa lo risistemo per bene dai <3
​Comunque, godetevi il capitolo e ditemi che ne pensate pleasee: mi fareste un piacere immenso... <3
​Detto questo, vi saluto.
​Un abbraccio a tutti <3

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Capitolo 5
*** Equivoco ***


Questi maledetti costumi ...”
 
Quando aveva appena cominciato a lavorare al Moulin Rouge sotto la guida di Cross, Allen Walker era categoricamente contrario al fatto di vestirsi in quel modo provocante che gli lasciava scoperta la cicatrice che gli solcava il volto candido.
Poi fortunatamente il suo maestro, assieme al Conte del Millennio, aveva trovato il modo di nascondere il segno sul viso, coprendogli la cicatrice con il trucco che l'avrebbe nascosta agli sguardi lontani degli ospiti del locale, i quali non potevano avvicinarsi più di tanto, per cui nessuno l'avrebbe vista; solo allora acconsentì a lavorare nel locale, anche perché non aveva altra scelta: se non avesse cominciato a guadagnare qualche spicciolo in quel modo...sarebbe ritornato in mezzo alla strada a chiedere l’elemosina...

“Non ti lamentare Allen! Stasera hai fatto colpo anche grazie a questi maledetti costumi sai? Mi hanno detto che il conte ballerino non ti toglieva gli occhi di dosso!” si complimentò Wisely, aiutando Allen a vestirsi per l’incontro che si sarebbe tenuto a breve.
“Come ti è sembrato?” gli chiese poi curioso di conoscere il parere del ragazzo sul nobile.
Allen ci pensò su, ricordando l’attraente conte e il suo sguardo magnetico sul proprio corpo.
Sorrise leggermente al ricordo. “...Affascinante, provocante...ma a tratti leggermente timido...diciamo che non sono ancora riuscito a inquadrarlo...” sospirò poi sistemandosi per bene i vestiti. “Come sto? Ti sembro abbastanza sensuale e tentatore?” gli chiese poi girando su se stesso con un sorrisetto.
“Stupendo! Quel Kamelot ti salterà sicuramente addosso! Tienitelo stretto e riuscirai a diventare un attore coi fiocchi!” disse felice il dottore.
“Lo pensi davvero Wise?” chiese poi l’albino contento, accarezzando piano Timcampy mentre l’uomo annuiva, sperando che potesse accadere veramente una cosa del genere. “E perché no? Talento ne hai a volontà!” lo rassicurò il dottore, non rendendolo partecipe dei propri pensieri.
“Così potremo volar via da qui Timcanpy! Potremo andarcene...e vivere come abbiamo sempre sognato...” sorrise estatico, per poi lasciare libero l’uccellino e voltarsi verso l’uscita, trovandosi davanti il Conte del Millennio, preoccupatissimo per lui.
“Allen~! Va tutto bene?” chiese controllandolo da capo a piedi.
“Si Conte, tutto bene, tranquillo. Sto andando dal nostro caro ospite ~” sorrise maliziosamente per rassicurare l’uomo.
“Ah, fantastico! Chi mai potrebbe resistere al desiderio di divorare un bocconcino prelibato come te?! Vai pure. Fallo sognare, mi raccomando!” trillò contento mentre il ragazzo usciva, lasciandolo solo con Wisely.

Non appena Allen richiuse la porta dietro di sé l'atmosfera all'interno della camera cambiò radicalmente...
“Cos’è successo?” chiese schietto l’imponente uomo, cambiando totalmente espressione, e ciò che prima era un viso sorridente e giocoso divenne improvvisamente un volto incredibilmente serio e preoccupato.
Il dottore lo guardò affranto, sperando di sbagliarsi...
 
 
Intanto Tyki era arrivato in una delle stanze dell'edificio adibito agli alloggi privati dei dipendenti del Moulin Rouge posizionato all’interno del territorio del bordello a cui nessuno, a parte chi veniva invitato, poteva avere accesso; probabilmente era arrivato nella camera che Allen Walker utilizzava per accogliere i suoi clienti, pensò Tyki.
“Incredibile! Dritti nella sua stanza! Certo che ci sai fare eh Tyki?” esclamò meravigliato Lavi dandogli una pacca sulla spalla.
“Lavi, muoviti! Allen arriverà a momenti!” lo sgridò Lenalee prendendolo per la maglia e trascinandolo fuori dalla stanza assieme a Jhonny.
 
Rimasto solo, Tyki cominciò a vagare per la stanza, esaminando ogni oggetto lì presente con noncuranza.
Notò però la prevalente presenza del colore rosso fuoco...sembrava che la passione bruciante ricoprisse la maggior parte della camera: il letto, le tende, le pareti...
“È il posto migliore per leggere poesie, non trova?”

Al suono improvviso di quella voce familiare, Tyki si girò verso la sua fonte, sconvolgendosi alla visione.
Quell’abbigliamento era un crimine per l’umanità! Una tortura!
Quello svergognato solo una vestaglia di raso bianco che copriva il corpo praticamente nudo del giovane, e sotto a essa 
indossava solo dei pantaloncini corti bianchi dai quali spuntavano delle sottili calze a rete sorrette da una giarrettiera, entrambi in pizzo bianco. Infine, i capelli un poco lunghi erano liberi da qualsiasi strana acconciatura, abbandonati dolcemente sulle spalle esili del ragazzo.
Ora si che sembrava sul serio un angioletto puro e candido...

Tyki cominciò a sentire le mani prudere dal desiderio di toccare quel corpo, ma purtroppo dovette trattenersi: prima avrebbe dovuto ottenere il lavoro fingendo di essere un sempliciotto talentuoso, e solo allora si sarebbe divertito a cavalcare quella meravigliosa visione...preferibilmente 
più volte.
Ghignò mentalmente a tal pensiero, mostrando però al ragazzo un’espressione di pura sorpresa e imbarazzo.
“Questo posto è abbastanza poetico per voi...?” continuò poi sensuale Allen, notando l’espressione di stupore sul viso dell’uomo più grande, il quale non aveva ancora proferito parola.
“Si...decisamente perfetto...” rispose lui, cercando di mantenere un contegno.
“Vuole mangiare qualcosa e festeggiare questo incontro con dello champag- “
“Preferirei andare dritto al sodo.” Lo interruppe deciso il moro, non pensando, stranamente, al doppio senso della frase appena detta, troppo impegnato a mangiare con gli occhi la creatura presente davanti a lui.
“Oh!” Allen fu sorpreso da quella schiettezza, tanto che quasi gli cadde di mano la bottiglia di champagne appena presa. “...Bene.” cercò di darsi un tono, per poi girarsi verso di lui, sorridendo sensuale.
“Allora perché non venite qui e andiamo subito al sodo?” sussurrò poi sdraiandosi sul letto dalle lenzuola rosso fuoco.
L’uomo cercò con tutte le proprie forze di non cedere alla tentazione del doppio senso e dello sguardo poco casto del ragazzo, tanto che cercò di fare il finto tonto:
“Preferisco farlo in piedi grazie...” Disse infatti, ma si accorse dell’ennesimo doppio senso delle proprie parole solo dopo averle dette e si diede mentalmente dello stupido, ma dopo aver notato la fantastica espressione sorpresa e le guance leggermente arrossite del ragazzo si rimangiò immediatamente il pensiero.
“Ah! P- perfetto...” rispose Allen, fraintendendo ancora e alzandosi, per poi dirigersi verso di lui, leggermente stranito dal comportamento del moro, a tratti così timido e a tratti così sensuale.
“Non intendevo quell- Ehm voi non dovete! Volevo dire che ho bisogno di tempo per trovare...ehm...l’ispirazione...” Cercò di dire, utilizzando termini possibilmente accostabili alla poesia e mantenendo l'apparenza di ragazzo impacciato. “...Quindi dovreste stare comodo perché potrei metterci un po’ di tempo...” cercò di rimediare all’equivoco, ottenendo però l’effetto contrario, poiché vide Allen continuare ad avvicinarsi a lui con uno sguardo per niente rassicurante.
La faccenda si stava facendo più complicata del previsto...
“Oh, ma allora non vi dovete preoccupare...adesso ci penso io alla vostra ispirazione...” sussurrò mellifluo il ragazzo, mentre una mano andava a toccare lascivamente il cavallo dei pantaloni di Tyki.
Questo vi ispira...? ” lo provocò sussurrando sulle sue labbra e continuando nel frattempo a toccarlo mentre l’uomo boccheggiava, preso alla sprovvista: in un solo giorno Tyki Mikk, il Grande Amante del Gentil Sesso, si era lasciato toccare da due uomini - anche se uno di loro era ben accetto - ...la sua reputazione ne avrebbe risentito pesantemente...
Soddisfatto dalla reazione dell’uomo, Allen lo spinse velocemente sul letto, sedendoglisi sopra senza dargli possibilità di replicare. “Facciamo l’amore.” proferì poi, volendo finire tutto il più velocemente possibile.
Odiava il fatto di doversi donare in quel modo al Conte Kamelot pur di raggiungere il proprio scopo, non conoscendolo nemmeno bene: si sentiva umiliato e sfruttato...ma non aveva scelta…se non lo avesse fatto sarebbe finito per strada; cercò, per cui, sapendo bene di essere attraente grazie anche ai propri tratti ancora infantili e femminei, di cominciare e finire l’atto il prima possibile, per non soffrire per tempi infiniti e avere, invece, dei risultati il prima possibile.
“L-L’amore?!” quasi gridò Tyki, preso in contropiede dall'improvvisa svolta degli eventi.
Non era assolutamente infastidito dalla presenza sul proprio bacino, ma in quel momento era talmente ispirato che la sua razionalità, che continuava a dirgli di fare ciò per cui era venuto lì, sarebbe ben presto andata a farsi benedire, lasciando spazio a cose ben diverse dalla poesia...
“In realtà io dovrei...” protestò debolmente, cercando di rimanere lo scrittore ingenuo che fingeva di essere, ma venne prontamente bloccato dal dito di Allen sulle proprie labbra.
“Volete...non è vero?” sussurrò il ragazzo quasi supplicante mentre le mani andavano a slacciare la cintura dei pantaloni scuri dell’uomo, il quale cercò invano di fermarlo, poiché poco dopo sentì le mani del ragazzo toccargli l’intimo.
“Avanti, liberatelo! Oh...Wow...È...enorme!” disse sorpreso tastando l’attrezzo. “Datemi la vostra poesia! Ora!” lo incitò poi, cercando di non perdere tempo in chiacchiere inutili.
“E va bene...!” A quelle parole Tyki prese la palla al balzo e ribaltò la situazione, finendo in un attimo sopra il ragazzo, ora bloccato sul materasso con gli occhi sbarrati.
È davvero un po’ strano...” sussurrò poi sovrastandolo.
“...C-cosa?” disse Allen mentre sentiva il cuore battere un po’ più velocemente a causa del repentino cambio di posizione.
...Quello che sento...dentro...Non sono uno che sa celare, lo sento.” Rispose il ragazzo esponendo alcuni versi che aveva scarabocchiato tempi addietro, quando il blocco dello scrittore ancora non era cominciato, facendo capire ad Allen l’equivoco tramite un eloquente scambio di sguardi.
Oh, ragazzino, non hai idea di quanto voglia sbatterti violentemente su questo letto, ma devi ancora esaudire qualche mia richiesta ~ Pensò Tyki, cercando di darsi una calmata; aveva avuto la geniale idea di seguire il Conte del Millennio? Bene. Ora avrebbe pagato per la sua spensieratezza di quando aveva accettato di andare in Francia insieme a quell'uomo che non portava mai a nulla di buono.
Finalmente Allen carpì l’equivoco: “Ah...poesia! C-Continuate pure!” simulò il proprio entusiasmo al fine di rimediare alla gaffe, dandosi mentalmente dell’idiota, per poi cominciare a osservarlo incantato, fingendo di essere estremamente rapito dai suoi versi.
Non ho molto denaro, ma se ne avessi comprerei una grande casa per noi due, se potessi...” continuò poi l’uomo, sistemandosi i vestiti e alzandosi dal letto: non si sarebbe controllato ancora per molto se avesse continuato a tenerlo in quel modo sotto di sé.
Tentò di ricordare altre frasi sdolcinate e assolutamente scontate che aveva scritto in un momento di noia, al fine di far cadere ai suoi piedi quello che credeva essere un semplice ragazzino che si sarebbe fatto abbindolare da due paroline dolci messe in croce come la maggioranza delle persone.
“Oh...non ci posso credere...” disse poi Allen, fingendo di essere commosso. “Siete bravissimo! Mi sono innamorato di un giovane di talento, bellissimo, e per di più...è un Conte!” finì poi avvicinandosi a lui sognante, mentre il ragazzo lo fissava confuso.
Di nuovo?  si chiese Tyki all’onorifico usato dal ragazzo anche mentre danzavano.
“Conte?” chiese stranito, dando voce ai propri dubbi.
“Beh, non che i titoli ora siano importanti è chiaro...” gli rispose poi il ragazzo, per non sembrare interessato al suo status.
“Ma io non sono un Conte...” affermò tranquillo il moro, certo di non aver mostrato atteggiamenti estremamente nobili.

Non l’avesse mai fatto...

“Non siete un Conte...?” chiese l’albino, sperando con tutto il cuore di aver sentito male, mentre il sorrisetto accondiscendente sfumava verso un'espressione leggermente preoccupata.
“Sono uno scrittore.” confermò poi il ragazzo, non capendo il motivo di tanta sorpresa: non gli sembrava di avergli dato degli indizi sulla sua reale identità.
“Uno...scrittore...?” chiese poi scioccato Allen, e l'espressione sul suo viso si fece sempre più spaventata e preoccupata, distorta dalla consapevolezza di aver fatto un errore madornale.
“Uno scrittore.” ripeté poi il portoghese.
 
...

 
........

 
“NO!” quasi urlò disperato l’albino, guardandolo malissimo e perdendo ogni traccia di accondiscendenza.
“Qualche problema?” chiese il moro stupito, notando il cambiamento negli occhi del ragazzo.
“VOI siete il problema! Non ditemi che siete uno dei talentuosi, affascinanti e tragicamente poveri bohèmien amici di Lavi?!” chiese l’albino più a sé stesso che al moro, alzandosi velocemente dal letto e coprendosi alla ben e meglio.
“Beh, il succo è quello...” affermò poi l’uomo, un po’ lusingato ma sorpreso dalla reazione del ragazzo più piccolo.
“Io lo ammazzo!” disse arrabbiato il ragazzo, inveendo contro il rossino mentre si dirigeva velocemente verso la porta, ma si fermò quando sentì la mano del moro stretta sul proprio braccio.
“Lasciatemi immediatamente, impostore!” esclamò Allen scostandolo malamente. “Volete rovinare ancora di più i miei piani?! Andatevene, non ho tempo da perdere con uno stupido scrittore da quattro soldi.” e dicendolo guardò con occhi glaciali l’uomo, per poi ritornare verso la porta.
Stava quasi per abbassare la maniglia quando...
 
My gift is my song...
...Si bloccò non appena sentì quella frase volare dolcemente per la stanza con tale leggiadria che spalancò gli occhi color argento.
Si girò lentamente verso quella voce, sorpreso da quel melodioso suono.
And this one is for you...”  l’uomo alzò piano il volto verso di lui, riaffondando in quel mare argentato che erano gli occhi chiari dell’albino, i quali, a loro volta, si specchiarono nell’oro dello sguardo dell'uomo più grande.
And you can tell everybody...this is your song.” continuò Tyki, muovendosi lentamente verso di lui, senza però staccare gli occhi dai suoi.
Maybe it’s quite simple but, now that is done...” sussurrò ancora. Allen non riusciva a smettere di guardarlo: la sua voce profonda e roca e il suo sguardo magnetico lo avevano completamente ipnotizzato.
I hope you don’t mind that I put down in words...” in pochi, lenti e cadenzati passi l’uomo dai capelli scuri come la pece si ritrovò a un soffio dal viso del ragazzo.
“...How wonderful life is...now you’re in...the world...” Tyki soffiò le ultime parole in un sussurro quasi inudibile, avvicinando inconsciamente e con lentezza il proprio viso a quello dell’altro, in cerca di quelle labbra chiare che fino a quel momento aveva potuto ammirare solo da lontano...

Allen invece, come risvegliato da una trance, quando sentì il respiro del moro su di sé si allontanò velocemente da lui e si diresse di nuovo verso la porta.
“Statemi lontano! Voi mi avete ingannato fingendo di essere chi non siete...Andatevene, vado a cercare il vero conte.” Sibilò arrabbiato, voltandosi bruscamente e aprendo la porta.
Non appena lo fece, congelò: davanti alla sua stanza conversavano amabilmente il Conte del Millennio e un nobile.
“Mio caro Sheryl...” non appena Allen udì quelle tre parole, richiuse velocemente la porta e si diresse verso lo scrittore nel panico.

Il vero Sheryl Kamelot.
“Presto! Nascondetevi! Là dietro, ORA!” sussurrò l’albino per non farsi sentire dai due uomini, spingendo nel frattempo il moro verso la balconata che portava al retro.
Se lo avessero scoperto insieme a qualcuno prima dell'incontro con il Conte Sheryl poteva anche dire addio al suo sogno di scappare da quel posto e diventare un attore!
Tyki non fece nemmeno in tempo a fare un passo che la porta d’ingresso si aprì, mostrando i due uomini fuori dalla stanza in tutta la loro bellezza.
“Allen
~! Sei presentabile per il Conte?” gli chiese gaio Adam entrando nella stanza.
Per fortuna Allen con una spinta era riuscito a nascondere Tyki dietro al tavolino riempito con il cibo e lo champagne che gli aveva offerto in precedenza, in modo da occultarlo alla vista dei due individui appena entrati.
“Ah...s-si! Io stavo...aspettando con ansia il vostro arrivo...” fece finta di nulla e posò gli occhi sull’uomo che lo fissava da quando era entrato nella stanza.
Era vestito elegantemente, proprio come l’impostore ora nascosto: camicia bianca con sopra il panciotto nero e la giacca altrettanto scura, come i pantaloni e le scarpe.
Le differenze stavano nella parte superiore del corpo: al contrario dello scrittore, l’uomo davanti ad Allen aveva i capelli lunghi e mossi raccolti tutti in una coda tranne per due piccoli riccioli lasciati liberi ai lati della testa che adornavano il viso affusolato e squadrato; le labbra erano tirate in un largo sorrisetto molto poco rassicurante e gli occhi parevano quasi gialli, piccoli e allungati, il destro coperto da un monocolo con una catenina d’oro, mentre in testa portava un cappello a cilindro, anch'esso scuro come il resto del completo.
Ad Allen vennero i brividi: gli sembrava quasi di essere in presenza di un serpente in grado di azzannarlo da un momento all’altro...e non era sicuramente una sensazione molto appagante...
“Carissimo Conte: permettete che vi presenti Allen Walker, il nostro Diamante Splendente.” disse Adam, mandando ad Allen uno sguardo di intesa che l’albino carpì immediatamente.
“Mmh...mensieur, è gentile da parte vostra trovare il tempo per farmi visita.” sussurrò con tono mellifluo, inchinandosi lentamente per educazione.
Stessa cosa fece il Conte, non smettendo di fissarlo. “Il piacere, temo, sarà tutto mio, caro Allen...” rispose poi con voce sensuale.
“Bene, vi lascio a conoscervi meglio piccioncini. Adieu!” Adam si dileguò, lasciando i due soli nella stanza.
 
Sheryl? Che diamine ci fa lui qui? Non doveva essere in Inghilterra?  Pensò sconvolto Tyki guardando i due da dietro il tavolo e facendo attenzione a non farsi vedere.
Kamelot si avvicinò lentamente al ragazzo prendendogli con gentilezza una mano e baciandola elegantemente.
“Mi complimento per le vostre eccellenti fatiche artistiche di questa sera, mio caro. Avrete senz’altro bisogno di mangiare qualcosa...” si complimentò avvicinandosi
 ignaro al tavolino dietro il quale si nascondeva Tyki facendo quasi venire un infarto all’albino, il quale gridò: “NO!...n preoccupatevi...conte...” cercò poi di fermarlo Allen, preoccupato per la riuscita, ormai non così scontata, del suo piano. “...perché invece...non venite qui...? Hm?” provò a distrarlo spostando di poco la vestaglia in modo casuale e mostrando una delle gambe snelle e candide fino ad allora tenute nascoste, causando una piccola scarica di brividi lungo la schiena di entrambi gli uomini presenti nella stanza.
“...Mio caro...prendo qualcosa da bere e sono subito da voi...” sussurró mellifluo Sheryl, guardandolo famelico per poi girarsi verso il tavolino, mentre Tyki cercava inutilmente di nascondersi, ancora reduce dal provocante gesto dell’albino.
“No! Ehm...! È davvero un po’ strano...” Allen cercò di salvare la situazione con tono supplichevole, richiamando l’attenzione del Conte girandolo verso di sè e avvicinandosi sensualmente a lui. Usò le stesse parole che gli aveva dedicato il ragazzo ora dietro Kamelot, il quale, avendo riconosciuto le proprie parole, capì cosa intendesse fare Allen, per cui decise di aiutarlo a venire fuori da quella stramba situazione.
“Che cosa?” chiese l'uomo, sorpreso dal tono così disperato del ragazzo.
...quello che sento...dentro...” ripeteva ciò che aveva detto Tyki e che ora gli stava suggerendo a gesti da dietro al Conte.
Non sono uno che sa...” guardò Tyki che si stava nascondendo il viso con le mani. ”...celare, lo sento...” si avvicinò sensuale all’uomo guardando di sottecchi Tyki e i suoi suggerimenti. “Non ho molto denaro...ma se ne avessi...comprerei una casa per noi due, se potessi...” sussurrò poi guardandolo negli occhi e facendo scivolare le sue mani sulle cosce dell’uomo in modo provocante.
I hope you don’t mind…that I put down in words...how wonderful life is...now you’re in...the world...” finì sicuro in un soffio mentre lo guardava negli occhi serpenteschi, ricordando perfettamente la frase dell’altro moro che lo aveva incantato poco prima.
Spostò per un momento lo sguardo verso Tyki e incontrò i suoi meravigliosi occhi dorati, occhi che lo guardavano come incantati dopo aver ascoltato quella sua voce melodiosa, proprio come quelli gialli dell’uomo davanti a lui.
“È...bellissima...” proferì infatti Sheryl, deliziato da quelle parole rivolte alla sua persona.
“È da Spettacolo Spettacolare...il nostro spettacolo...” sussurrò di rimando Allen, guardandolo sensuale e avvolgendo le braccia al suo collo mentre indicava a Tyki la porta, intimandogli di andarsene ora che Kamelot era distratto...
“All'improvviso con voi qui ho compreso il vero significato di queste parole... É bella la vita, ora che il mondo mi ha dato te...” sussurrò Allen, vicinissimo al viso del conte, mentre Tyki apriva silenziosamente la porta e usciva, trovando però il servitore di Sheryl a fare da guardia davanti all’entrata della stanza.
“E... qual è il vero significato... mio caro?” chiese Sheryl mellifluo, facendo scivolare le sue mani sulla vita del ragazzo, mentre Tyki richiuse velocemente la porta, attento però a non fare alcun rumore, per poi fare segno ad Allen indicandogli l’impossibilità di uscire dall'ingresso principale.
Appena Allen vide quel segnale, opinò per le misure drastiche.
“Oh Conte!” esclamò il ragazzo allontanandosi bruscamente da questi e girandosi di spalle. “Non giocate con i miei sentimenti! Voi dovete capire cosa mi fate provare!” finse il proprio turbamento per confondere il Conte, il quale non capiva cosa fosse accaduto.
“Ma cosa...?” balbettò infatti Kamelot, confuso dal comportamento dell’albino, mentre Tyki fissava sconvolto il cambiamento repentino di quest’ultimo: aveva talento il ragazzo, stava manipolando il nobile come gli pareva e piaceva!
“Non riesco più a controllare quello che sento Conte!” disse poi Allen all’improvviso, rigirandosi e afferrando velocemente il conte per poi attirarlo su di sé sul letto.
“Facciamo l’amore!” disse poi disperato, accarezzando il suo corpo lascivamente, ripetendo ciò che aveva provato a fare con Tyki minuti prima. “Voi volete fare l’amore, non è vero?!” chiese quasi per assicurarsene e non avere altre sorprese, baciandolo poi con impazienza per convincerlo.
“Ma certamente
~” rispose Sheryl ghignante a quel bacio, affondando poi il viso nell’incavo del collo del ragazzo e cominciando a toccare il suo corpo sensualmente, scatenando uno strano senso di fastidio nell’altro moro presente nella stanza, il quale non poteva fare altro che guardarli.
“Mhh...sapevo che lo desideravate! Oh Conte!” finse abilmente, ansimando mentre indicava a Tyki il balcone per nascondersi e rispondeva ai tocchi dell’uomo.
A quell’indicazione Tyki si diresse verso il balcone il più velocemente possibile, fissando i due sul letto abbastanza irritato, senza che però nemmeno lui capisse il reale motivo di tale fastidio. Insomma: l'aveva visto lui per primo!
Tale sguardo venne percepito immediatamente da Allen, il quale, intuendo l’irritazione del moro e capendo che avrebbe potuto rovinare tutto il suo lavoro, roteò gli occhi esasperato e si rivolse al Conte sopra di sé con un tono esageratamente dispiaciuto: “Oh Conte!...Credo...che dovremmo aspettare la sera della prima...Non mi sento ancora pronto dopotutto...” gli disse, cercando di mostrarsi anche un po’ insicuro per rendere credibile la richiesta nonostante gli fosse appena saltato addosso...letteralmente.
Conosceva gli uomini come Sheryl Kamelot, ed era sicuro che la sua reticenza non avrebbe fatto altro che aumentare l’attrazione che l'uomo già provava nei suoi confronti.
Notò, guardandolo di sottecchi mentre si rialzava assieme a Sheryl, la soddisfazione che colse Tyki dopo la bizzarra e finta richiesta che l’albino fece all’uomo dagli occhi gialli, e pensò a quanto ciò che gli uomini consideravano bellezza e attrazione fossero incredibilmente efficaci su di essi.
Ma nonostante quel pensiero, anche lo stesso Allen ebbe un senso di compiacimento 
simile a quello di Tyki: il palese interesse che anche quell’uomo provava nei suoi confronti era qualcosa che ingrandiva incredibilmente l’ego di Allen nonostante odiasse quel lavoro, se così si poteva chiamare...
Così Tyki si nascose perfettamente dietro una delle larghe tende rosso fuoco presenti in prossimità del balcone sfoggiando un sorrisetto, piacevolmente sorpreso dalla svolta degli eventi.
L’uomo davanti ad Allen, al contrario, non fu molto contento delle parole del ragazzo che lo stava facendo rialzare dal letto.
“Aspettare?! Perché mai dovrei aspettare?!” Sbottò infatti il Conte, confuso e indispettito da quell’improvvisa interruzione: stava per cominciare la parte migliore!
“Conte!” Lo chiamò come per rimproverarlo Allen, mostrando il suo dispiacere con gli occhi affranti e il tono deciso ma incredibilmente triste.
“Eh?!” Chiese l’interpellato, sbattendo un paio di volte le palpebre, sbigottito dal tono autoritario ma al contempo così dispiaciuto dell’albino.
“Il vostro carisma mi spaventa! Noi...noi dobbiamo aspettare! Aspettare fino alla sera della Prima!” Farfugliò Allen volutamente, trovando immediatamente una scusa per farlo desistere dai suoi propositi. Era una situazione critica: se Kamelot avesse scoperto la presenza di un altro uomo nella stanza tutti i suoi progetti, i suoi piani per andarsene da quel posto sarebbero andati in fumo! Non poteva assolutamente permetterlo...
Doveva agire in fretta e mandarlo via prima che fosse troppo tardi, e il modo più rapido per riuscirci era proprio quello di confonderlo senza dargli il tempo di ribattere e portarlo fuori dalla stanza, cosa che infatti fece così velocemente da addirittura stordire il Conte.
“M-ma io...!” Tentò di farfugliare quest’ultimo, ma il ragazzo lo interruppe proferendo vago e sofferente con un dito poggiato sulle labbra dell’uomo: “Shhh...È tutto troppo intenso...! La prego di capire! Mi dispiace immensamente ma...Vada!” e in men che non si dica l’uomo dagli occhi giallognoli si ritrovò fuori dalla porta munito di un’espressione tra lo sbalordito e lo sconcertato...
 

Chiunque, ovviamente, sarebbe rientrato nella stanza come una furia pretendendo spiegazioni...

Ma Sheryl Kamelot non era chiunque...quindi, ovviamente, non lo fece, e, con un’espressione stupidamente ebete, si diresse all’uscita del locale fischiettando tra sé e sé.
“Sono fe-no-me-na-le! Tyki sarebbe verde d’invidia! ~” Proferì compiaciuto del fatto di essere riuscito, secondo lui, a far colpo sulla Stella del Moulin Rouge.
Quando ormai fu quasi al di fuori dell’edificio...
“Che sbadato! Credo di aver dimenticato il mio cappello!...Beh, poco male: ho una scusa per rivedere quel bel ragazzino ~” ...
 
 
Non appena Allen buttò l’uomo gentilmente fuori dalla stanza, si voltò verso la balconata, rivolgendosi all’uomo nascosto dietro la tenda lì a fianco.
Voi! Avete idea di cosa sarebbe successo se vi avesse scoperto?!” Chiese con gli occhi intrisi di rabbia rivolti al moro, il quale uscì dal suo nascondiglio, avvicinandoglisi con molta nonchalance.
“Deduco di poterlo solo immaginare...giusto?” Chiese retorico anticipando ciò che Allen gli avrebbe sicuramente detto con un sorrisetto, divertito dallo sguardo infuriato che l’albino gli stava rivolgendo.
“Esattamente! Per cui ora fatemi il favore di uscire da qui e non farvi più vedere!” Proferì serio, invitandolo a uscire dalla stanza tenendosi la testa che gli doleva mentre l’uomo continuava a osservare quel corpicino invitante come ipnotizzato.
“Devo ancora parlare con Adam e...” Sentì improvvisamente la testa girare, ma continuò, pensando a un semplice capogiro dovuto al nervosismo: “...ho bisogno di...riposare...andate...” Soffiò le ultime parole come fossero un sospiro...
Sentì le palpebre appesantirsi, la vista annebbiarsi e le gambe cedere improvvisamente come poco prima...ma non diede tanto peso alle proprie condizioni, troppo preoccupato per farlo...
Notando da subito lo stato del ragazzo, Tyki si mosse velocemente verso di lui, sorreggendolo prima dell’impatto con il suolo con le forti braccia.
...Sembrava proprio che i suoi sospetti infine avessero un fondo di verità...
Lo sollevò lentamente, prendendolo in braccio e constatando la leggerezza di quel corpo candido, per poi cominciare a osservare curioso il viso ancora un po’ infantile dell’albino, il quale pareva, in quel momento, parecchio affannato.
Le ciglia bianche tremavano assieme alle palpebre del ragazzo, la bocca di un leggerissimo rosa chiaro era socchiusa e alla disperata ricerca di aria, mentre la pelle pareva ancora più pallida di com'era la prima volta che Tyki l'aveva visto da vicino quella stessa sera.
Lo guardò quasi apatico poggiandolo sul letto lì affianco, per poi sospirare quando sentì il ragazzo tossire; tirò fuori dal taschino della giacca un fazzoletto e lo posò sulle labbra del ragazzo per non far propagare la malattia che, purtroppo, già conosceva da buon medico che si rispetti.
Aveva avuto la sua conferma.
“Tubercolosi eh...Tsk...A quanto pare non è ancora il momento di farti ansimare, ragazzo ~” Disse poi Tyki, più a sé stesso che all’albino, quasi per sdrammatizzare quella situazione per lui decisamente seccante.
Sbuffò irritato: possibile che non potesse divertirsi un po’ nemmeno se partiva verso chissà quale località straniera? Perché doveva trovare proprio in quel momento una complicazione del genere? Aveva bisogno di svagarsi, non di perdere tempo a curare un ragazzino!...


Anzi...


 
...perché no?
 
Pensandoci bene...Avrebbe potuto usare la malattia di Allen per i suoi esperimenti, per mettere alla prova le proprie conoscenze...
Se il ragazzo fosse sopravvissuto o - chi poteva dirlo - addirittura guarito, bene: come ringraziamento si sarebbe ritrovato un bellissimo ragazzo dai capelli bianchi nel proprio letto; se invece non fosse riuscito a sopravvivere...poco male, Tyki sarebbe avrebbe comunque raccolto delle informazioni utili alla sua carriera di medico.
Avrebbe sicuramente trovato, prima o poi, un modo per curare, o almeno rallentare, quella che era una delle malattie più diffuse in quel periodo, soprattutto nei sobborghi come quello in cui si trovavano in quel momento, quindi perché non prendere come campo di ricerca proprio quella zona? Insomma: era uno dei medici-ricercatori più gettonati in Europa, doveva pur mantenere una certa reputazione riportando qualche risultato significativo alla popolazione medica.

In fondo era un luogo in cui l'igiene era l'ultima cosa a cui si pensava, un luogo in cui vivevano bohemians e ci si dava alla pazza gioia senza preoccuparsi delle conseguenze, e con il lavoro che faceva la Stella del Moulin Rouge si sarebbe sorpreso se invece non l’avesse affatto contratta quella malattia, considerata ormai mortale.
Era un territorio perfetto per fare delle ricerche...
 
Continuò a studiare l’adolescente, maledicendo il fatto di non poter approfittare della sua condizione indifesa per soddisfarsi, poiché anche un solo attacco di tosse di quest'ultimo avrebbe potuto infettarlo.
Ovviamente conosceva alcuni possibili rimedi che nell’alta borghesia medica si erano diffusi anche grazie a lui e alle sue ricerche fruttuose, ma era più interessato allo sperimentare le sostanze alle quali stava lavorando da quando aveva cominciato la sua indagine riguardante la cura della tisi. Peccato non avesse con sè alcune delle sue ampolle...

E comunque, alla fine, era venuto lì solo per cercare nuovi modi per svagarsi e allontanarsi dalla noia che continuava ad assalirlo...e per poter ritornare a scrivere...ovviamente.
Un sorriso sinistro si fece strada sul viso del moro mentre analizzava il volto pallido del ragazzo sotto di lui con spiccato interesse: aveva intenzione di divertirsi parecchio in quella città, e Allen Walker lo avrebbe sicuramente aiutato a realizzare tale proposito...
 
Precedentemente, troppo occupato a recitare la propria parte di bravo e squattrinato
 uomo per entrare nelle grazie del ragazzino e ottenere il lavoro, lo scrittore non aveva ancora notato lo strano simbolo inciso sulla parte sinistra del viso di Allen data la distanza che fino a quel momento li aveva divisi; ma ormai la conosceva a memoria, avendolo osservato per quei pochi minuti senza mai distogliere lo sguardo, come ipnotizzato: sembrava un’incisione e consisteva in una stella a cinque punte sulla fronte sopra l'occhio sinistro che proseguiva su quest'ultimo con una linea verticale, la quale, scendendo sulla guancia magra, formava una specie di saetta, attraversata da un'altra linea orizzontale.
Affascinante...chissà quale significato porta... Pensò Tyki analizzando la ferita e tutto il viso di Allen con molto interesse, facendo poi scendere il proprio sguardo sulle labbra rosa pallido del ragazzino ancora addormentato.

Allungò quasi inconsciamente una mano a tastare quei piccoli boccioli che parevano tanto morbidi, mentre i suoi occhi dorati non riuscivano a staccarsi da quel volto angelico che continuava ad attirarlo inesorabilmente, come una calamita.
La pelle candida e limpida che sembrava che nessuno avesse mai toccato, gli occhi argentati e la determinazione che vi aveva scorto all’interno, le labbra...quelle labbra alle quali si stava lentamente avvicinando senza nemmeno accorgersene, fino a che non si ritrovò a solo qualche centimetro di distanza da quel bellissimo essere privo di coscienza...
 
Ma proprio in quel momento, accompagnato dal rumore della porta della stanza che si apriva con un botto, rientrò senza alcun preavviso il Conte Kamelot con un sorriso felice in volto.
 “Mio caro! Ho dimenticato il mio cappe...” Si bloccò a metà frase, osservando con occhi sbarrati la scena che gli si figurò davanti. Il sorriso che aveva pochi secondi prima stampato in faccia scemò immediatamente.
“UNA TRESCA?!” Gridò poi, quasi isterico, rivolto ai due ragazzi sul letto, il moro sopra l’albino ad un soffio dalla sua bocca, in una posizione decisamente molto equivocabile. “TYKI?!” Chiese ancora, ancora più sconvolto dall'incontro.
A quell’interruzione parecchio fastidiosa, l'interpellato voltò velocemente il viso verso la porta schioccando la lingua sul palato e sibilando a denti stretti: “Sheryl...” Possibile che dovesse incontrare proprio quel decerebrato dal tempismo tanto pessimo?!
Nello stesso momento Allen, disturbato da tutte quelle grida, si svegliò mugolando e sbattendo più volte le palpebre per mettere a fuoco la vista.
“Mh...ma cosa...?” Sussurrò una volta riuscitoci, e recepì immediatamente il quadro generale: il ragazzo sopra di lui, l’uomo sconcertato alla porta...

Panico.

“C-Conte! È un piacere rivede-”
È proprio strano quello che sento dentro!” Lo interruppe immediatamente Sheryl con uno strano tono di voce, simile allo stridio di un gessetto su una lavagna, ripetendo le parole che poco prima lo stesso albino gli aveva dedicato, il quale non aveva fatto altro che replicare la frase che gli aveva sussurrato il ragazzo dagli occhi dorati. Costui si rialzò con un sospiro dal letto osservando il vecchio conoscente senza dire una parola e ritornando a essere lo squattrinato ragazzo che aveva finto di essere fino a qualche momento prima per non destare sospetti nell’albino, mentre Kamelot contemplava la scena a metà tra la confusione più totale e la rabbia.
Allen si rialzò subito dopo, intenzionato a risolvere la situazione quanto più velocemente possibile pur di mandare in porto i propri piani.
“Ehm...Non è come sembra...ehm...stavamo...stavamo provando!...Eh...Per lo spettacolo che vogliamo mettere in scena! Quello...mh...Adam non ve ne ha parlato, Conte?” Cercò di trovare una scusa plausibile sudando freddo: se non l’avesse scampata non sarebbe più uscito da lì...
Tanta foga scatenò solo l’ilarità dell’uomo, il quale fece passare lo sguardo prima al moro e poi all’albino squadrandoli.
“Oh, ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima: così discinto tra le braccia di un uomo, nel bel mezzo della notte, DA SOLI! Stavate chiaramente provando!!” Rispose poi ridendo isterico tra le grida, estremamente irritato dalla scoperta appena fatta, tanto che la risata che seguì quelle frasi intrise di sarcasmo e rabbia repressa non sorprese affatto né Tyki, il quale conosceva da tempo quella sua indole isterica, né Allen, che aveva già inquadrato che tipo di persona fosse Kamelot nonostante lo conoscesse da nemmeno un’ora, e non gli sembrava affatto un uomo ragionevole e tranquillo...

Erano decisamente nei guai, lo sapevano entrambi...

Ma cosa potevano fare per uscire da quella strana e complicata situazione...?

Mentire?
Si, certo, ma con quale scusa?
 
Dire la verità?
Sicuramente avrebbe creduto a una storiella tanto assurda come quella!

...

Cosa potevano fare...?


Cosa?






 
 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

CIAO A TUTTIIII!! <3 Come state?
Si, lo so, sono da linciare per questo ritardo assurdo, ma ve lo dico sinceramente: con l'inizio dell'anno scolastico la mia vita sociale va a farsi fottere completamente ogni volta, per cui chiedo venia, ma non ho potuto fare altrimenti (anche perchè la stanchezza mi ha tolto via la voglia di fare qualsiasi cosa...) TuT
Spero che vi piaccia il capitolo e, come sempre, lasciate, vi scongiuro, una recensione qui sotto e ditemi che ne pensate ~!
Grazie mille per essere qui a leggere la mia fanfiction e...
Alla prossima! (sperando di non dover aspettare altri 4/5 mesi XD) <3

P.S. IMPORTANTISSIMO!!! :
 Volevo chiedervi un piacere: fatemi sapere se le parti "cantate" in inglese siano comprensibili o meno, cosicchè possa regolarmi anche aggiungendo una traduzione a fine capitolo per chi magari l'inglese non lo mastica molto bene, o anche traducendo direttamente nel testo.
Per favore, scrivetelo nelle recensioni: è importante sia per me che per voi, visto che in questo modo potrei cercare di rendere la lettura più scorrevole.

Detto questo: bye-bye ~ <3


 

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Capitolo 6
*** AVVISO ***


OK. Lo so. Lo so benissimo ma ve lo GIURO: non la abbandono. Mi piace troppo questa idea per abbandonarla e ho ancora voglia di scriverla quindi...wait for me per un pochino...please? Scusatemi TANTISSIMO! Mi sento un casino in colpa per non aver aggiornato in così tanto ma vi giuro che ritornerò. Ehehe non vi sbarazzerete di me facilmente ora che ho scoperto la scrittura XD
Detto questo SCUSATEMI ANCORA. Spero di ripagare la vostra pazienza il prima possibile, davvero.
Grazie per avere (forse) ancora fiducia in me e in questa fic e speriamo che sti due benedetti si possano slinguazzare il prima possibile XD 
Vi amo, grazie per le recensioni e le visualizzazioniii <3

Ci sentiamo presto!!! <3

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