We are what we are

di Reshop Heda
(/viewuser.php?uid=924442)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La cacciatrice, il lupo e la guaritrice ***
Capitolo 2: *** Il Passato ***
Capitolo 3: *** Legami ***



Capitolo 1
*** La cacciatrice, il lupo e la guaritrice ***


W e are what we are

WE ARE WHAT WE ARE

 

Un lupo bianco, di una taglia insolitamente grande, correva nella foresta. Le spine ferirono più volte la sua carne mentre si addentrava sempre di più in mezzo agli alberi, in direzione del villaggio più vicino. Sulla sua schiena stava distesa una figura. L’animale aumentò l’andatura quando l’odore di sangue si fece più forte. Era notte inoltrata e lui stava ancora scappando, cercando di salvare la vita dell’umana.
Le altre creature che abitavano nella foresta lo lasciavano subito passare e gli uccelli smettevano di cinguettare quando lo vedevano arrivare.
Dopo ore di corsa arrivò ad un altura dove vide una ragazza, illuminata dal bagliore della luna, osservare il cielo. Annusò l’aria per assicurarsi che non ci fossero pericoli prima di guaire cercando di attirare l’attenzione, mentre sentì le forze venirgli a mancare. Anche se gli sarebbe costato la vita, almeno l’umana che gli era stata vicino in tutti questi anni sarebbe stata salvata. Questo pensò quando le sue zampe cedettero alla stanchezza.
Prima che la vista gli si appannasse scorse la ragazza correre nella sua direzione.

 

----------------------

 

Lexa si svegliò, incapace di alzarsi, su un letto. Capì presto che la sua incapacità a muoversi era dovuta alla ragazza dai capelli dorati che si era addormentata con la testa sulle sue gambe. Come era arrivata in una casa? L’ultima cosa che ricordava era che stava scappando con Shiro per metterlo al sicuro dai bracconieri. Grugnì quando, in un tentativo di mettersi almeno seduta, provò un forte dolore allo stomaco. Si alzò la maglia e vide di essere stata fasciata. Probabilmente una freccia l’aveva colpita.
Si accorse che il suo lupo non  era lì con lei quindi iniziò ad agitarsi, cercando di alzarsi. La sconosciuta si svegliò ed allarmata cercò di farla stendere nuovamente e Lexa era troppo debole per opporre resistenza.
-È tutto ok, sei ok. Non vorrai far riaprire la ferita, con tutto il tempo che io e mia madre ci abbiamo messo per estrarre la freccia e cercare di riaggiustarti.- disse con un sorriso stanco, accarezzando i capelli dell’altra.
Lexa grugnì ancora in risposta. Vide il suo arco, la sua faretra e la sua spada  appoggiate al muro vicino al suo letto. Sospirò chiudendo gli occhi.
-Grazie per avermi salvato la vita, non so come potermi sdebitare, non ho niente con me.-
-Non hai nessun debito da ripagare. Quando un lupo enorme ti crolla davanti portando una ragazza in fin di vita sulle spalle non puoi certo restare lì a guardare.- continuò, passandosi una mano sugli occhi, nel tentativo di farsi passare la stanchezza.
-Dov’è? Dov’è Shiro? Cosa gli è successo?- rispose domandando preoccupata la nomade, guardando negli occhi chiusi di quella che l’aveva curata.
Lei sorrise ancora e si alzò dalla sedia vicino al suo letto, per mostrarle un letto dall’atra parte della stanza, dove era disteso il lupo bianco.
-Portami da lui.- chiese ancora e si aggrappò alla bionda quando questa l’alzò.
Lexa si stese vicino al lupo, che si svegliò e le leccò la faccia. Lexa rise e Clarke pensò di non aver mai udito suono più bello e coinvolgente. Si ritrovò a ridere lievemente anche lei, prima che l’estranea la guardasse stupita.
Il lupo si strinse di più addosso alla sua compagna, che prese ad accarezzargli la testa, senza smettere di fissare la bionda.
Il colore della foresta incontrò quello del cielo per la prima volta. Per un momento entrambe pensarono di non voler perdersi in nessun altro sguardo se non quello dell’altra.
-Mi hai salvato la vita e non so neanche il tuo nome. Io sono Lexa, una cacciatrice nomade, e lui è il mio raro compagno, Shiro. - disse interrompendo il contatto visivo, imbarazzata da quello che stava provando.
-Io sono Clarke, una guaritrice. Ti trovi a TonDC, la mia casa.Sarai nostra ospite almeno fino a quando la ferita non sarà completamente guarita, quindi comportati come fai di solito. Ti lascio riposare da sola adesso, se hai bisogno chiamami.- rispose girandosi, prima che una stretta le bloccasse il polso.
-Resta.- sussurrò piano la cacciatrice e Clarke annuì con un lieve sorriso, sedendosi accanto al letto.

 

-----------------------

 


Clarke osservò la cacciatrice ed il lupo che erano stesi dinanzi a lei. Lexa, così aveva detto di chiamarsi sembrava avere la sua età e senza la pittura tipica di guerra dei cacciatori, che sua madre le aveva tolto dopo averla bendata, sembrava ancora più indifesa. La guaritrice però sapeva di non doversi far ingannare dall’aspetto, i cacciatori erano persone abituate a cavarsela da soli fin dai sei anni. Mentre lei poteva dire di aver vissuto un’infanzia nella spensieratezza, la donna davanti a lei aveva conosciuto solo la solitudine. Chissà cosa si provava a viaggiare per le terre, vivendo di quello che riuscivi a cacciare e aiutando i villaggi ogni tanto.
Osservò con attenzione i lineamenti del viso, fino a che senza pensarci prese un blocco e un pezzo di grafite ed iniziò a ritrarre la scena.
La linea della sua mascella, i suoi occhi delicatamente chiusi, le labbra carnose che formavano un sorriso e le orecchie piccole. Le dita lunghe ed affusolate erano immerse nella pelliccia del suo animale, che si era addormentato nuovamente anche lui.
Osservò meglio il lupo, notando marchi neri, come tatuaggi. Una linea scendeva da entrambi gli occhi, come se stesse piangendo, due linee invece gli avvolgevano ogni zampa e la coda, mentre le due linee parallele sulla schiena andavano ad unirsi a quelle sul viso, facendole sembrare unite.
Un sorriso le si stampò in viso, notando la delicatezza con cui entrambi si toccavano. Dovevano essere molto uniti, tanto che l’animale si era ferito pur di portarla il più velocemente in un posto sicuro.
Posò il blocco su un tavolo vicino al letto, prima di assicurarsi che entrambi stavano dormendo pesantemente ed andare ad informare la madre sulle loro condizioni.
Abby si trovava in cucina a parlare con suo marito Jack, mentre cucinava un po’ di zuppa calda, l’inverno stava arrivando ed i venti freddi soffiavano su tutta la zona, quindi quella cena sarebbe stata l’ideale.
-Clarke, allora come stanno?- le chiese quandò vide che si stava avvicinando.
-Si sono svegliati entrambi una volta prima di addormentarsi insieme. La cacciatrice non riesce a muoversi senza aiuto. Credo che ci vorrano due settimane prima che possa riprendere a viaggiare.-
-Poteva andarle sicuramente peggio è viva soprattutto grazie a quel lupo enorme.- le disse il padre, mettendole una mano sui capelli e stroppicciandoglieli, Clarke sorrise al gesto d’affetto ed abbracciò il padre.
-I cacciatori portano sempre un senso di solitudine, vero?- disse la madre togliendo la pentola da fuoco ed avvicinandosi alla figlia, che annuì leggerente.
Parlarono altri cinque minuti prima che la ragazza sentisse il suo nome chiamato dall’altra stanza.
Con un sorriso in viso tornò nell’area della casa che era usata da infermeria e vide i due giocare.
Un sorriso incerto si formò sulle labbra della cacciatrice e Clarke promise a se stessa che in quelle due settimane non avrebbe fatto sentire sola la donna.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il Passato ***


Il passato

Capitolo 2 - Il Passato

A Lexa mancava la sua casa. Le mancavano i suoi genitori. Aveva ormai dieci anni e come legge dei cacciatori aveva iniziato il suo viaggio solitario. Dopo solo due settimane però era già esausta, non riusciva a mangiare ogni giorno nel modo in cui aveva bisogno. Si era allenata due anni per quello, ma la pratica era sempre più difficile della teoria. Non sempre riusciva ad uccidere le prede in tempo, prima che il branco si accorgesse della sua presenza e si ritrovava a dover abbandonare l’animale. Molte sere si accontentava di frutti e bacche. Ringraziava ogni notte gli dei di trovarsi in una zona piena di caverne, in modo di trovarsi sempre al riparo per la notte.
Pioveva quel giorno. Tutti gli animali erano rimasti nelle loro tane e le bacche che aveva raccolto erano finite. Sapeva di dover rinunciare al confortante calore del fuoco per andare a prendere del cibo, che probabilmente sarebbe stato tutto rovinato.
Sospirò e gettò un po’ terra sulle fiamme per spegnerle, prima di prendere la sua pelliccia e uscire. Mentalmente si annotò di non addormentarsi vestendo gli abiti bagnati, stava piovendo davvero forte, molto più forte di quanto potesse ricordare.
Vide due uomini correre, prima di fermarsi e tendere i loro archi. Dai loro abiti Lexa capì che erano bracconieri, la peggior categoria di essere umani secondo il credo dei cacciatori.
Si avvicinò più silenziosamente possibile e vide che avevano messo alle strette un cucciolo di lupo con degli strani segni su tutto il corpo. Lexa ricordò di aver visto nei libri che quel tipo di lupo, chiamato tatuato, si diceva essere uno dei quattro animali originali, quelli che formarono il mondo.
La giovane cacciatrice sapeva di doverlo proteggere e così fece: si gettò di corsa e afferrò il cucciolo ferito, prima di scappare nella foresta. Evitò un paio di frecce, prima che una la colpisse alla spalla. L’ultima cosa che vide furono quattro occhi verdi, poi il buio. Si risvegliò in una caverna, completamente asciutta, avvolta nel calore di una famiglia di lupi tatuati.

 

------------

 

 

Lexa si risvegliò e la prima cosa che fece fu assicurarsi che Shiro fosse al suo fianco. Erano passati dieci anni da quel giorno piovoso in cui gli aveva salvato la vita.
Grazie a quelle creature aveva affinato le sue tecniche di caccia e dopo due anni passati con loro non falliva più una caccia. I lupi tatuati la trattarono come se fosse una di loro, non facendole mai sentire freddo durante le notti tempestose. Il più piccolo della famiglia, quello che aveva salvato dai bracconieri, la seguiva ovunque e la aiutava a cacciare, così decise di dargli un nome.
Ed ora erano rimasti solo loro due, quei piccoli momenti di gioia erano finiti come erano iniziati, con i bracconieri.
La cacciatrice scosse la testa, cercando di spingere la nostalgia in un angolo nascosto della sua mente, affondando le mani nella pelliccia.
Il lupo si svegliò e si alzò sulle zampe, leccando il viso della donna, che non perse l’occasione di coccolarlo.
Fuori dalla porta due occhi azzurri stavano guardando la scena inteneriti.

-------------------

 

Clarke si era fermata all’entrata della porta, con in mano un vassoio pieno di fasce e creme, intenerita dalla scena. Lexa ridacchiava e grattava dietro alle orecchie del suo lupo, mentre lui le leccava la faccia.
La guaritrice era attratta dal loro rapporto: i suoi maestri le avevano insegnato che i cacciatori consideravano il proprio compagno animale come una parte di se stessi. La prima cosa che dovevano fare infatti, dopo essere stati mandati via dai loro genitori, era trovare un compagno e chi non lo trovava entro i primi cinque anni veniva espulso dalla comunità e molto spesso diventava un bracconiere.
Clarke si ridestò soltanto quando sentì Lexa schiarirsi la gola.
-Ti sei svegliata. Sono venuta a cambiarti le bende.- le disse alzando leggermente il vassoio ed avvicinandosi – ti senti meglio?-
-Sì, anche se ancora fatico a mettermi seduta da sola.- un sorriso pacato le si formò sul viso quando il suo compagno appoggiò la fronte sulla sua spalla, prima di scendere dal letto e sedersi sul pavimento.
-Ti ci vorrà del tempo, lascia che ti aiuti.- posò le bende sul tavolo e aiutò l’altra a sistemarsi nel letto. –Puoi toglierti la maglia, per favore?-
La cacciatrice annuì e si spogliò, permettendo alla guaritrice di toglierle le fasciature. La sera prima era stata sua madre a  prendersi cura di lei quindi Clarke non aveva avuto occasione di vederla ed ora non sapeva cosa fare.
Fissò gli addominali scolpiti dell’altra con stupore, deglutendo a causa della gola improvvisamente secca. Lo sguardo si alzò leggermente finendo sulle forme morbide del seno.
Clarke arrossì, scuotendo la testa prima di togliere la pezza dalla ferita ed analizzarla. Intinse un pezzo di stoffa nell’acqua e attentamente pulì i contorni dalla medicina.
-Rimarrà una brutta cicatrice, mi dispiace.- sussurrò guardando negli occhi verdi di Lexa, prima di spalmare la medicina su una pezza pulita. -Brucerà un po’.- continuò prima di poggiarla sopra la carne.
La cacciatrice emise un gemito pacato, alzando la testa e chiudendo gli occhi.
-Sono abituata alle cicatrici, di qualsiasi genere, non sono un problema ormai.- sussurrò riaprendo gli occhi poco dopo.
Clarke le indicò di tenere la pezza schiacciata sulla ferita, prima di girarla in modo da avere la schiena davanti a se.
La guaritrice sussultò vedendo il tatuaggio che copriva la schiena della nomade, accarezzandolo senza pensarci.
Lexa rabbrividì al contatto, però non se ne lamentò.
-Me lo fecero il giorno della mia iniziazione. Gli otto cerchi neri sono le persone o gli animali per me importanti da cui mi sono dovuta separare. Il grande cerchio bianco invece è la meta che devo raggiungere.- sussurrò, sentendo il fiato della guaritrice sul suo collo, mentre questa le avvolgeva la benda sugli addominali.
Quando Clarke ebbe finito, Lexa alzò la testa per guardarla, intrappolando i loro occhi gli uni negli altri.
Entrambe erano intimorite, non si erano mai sentite messe in soggezione da un semplice sguardo, soprattutto la cacciatrice, che evitava il contatto con gli altri esseri umani il più possibile.
Lexa non aveva visto un azzurro così intenso nemmeno in un cielo senza nuvole, da quello che aveva sentito forse lo si poteva comparare soltanto all’enorme distesa di acqua che circondava la terra. Era così limpido e puro, che anche solo a fissarlo pensava di sporcarlo.
Clarke invece si perse in tutte le sfumature di quegli occhi verdi, intensi e magnetici, che certe volte a causa della luce sembravano anche azzurri. Sembravano così innocenti, ma terrificanti al tempo stesso.
-Il pranzo è pronto ragazze, quest’oggi avremo uno stufato di vitello. Per il tuo lupo ho preparato tre conigli, credi che basteranno?- chiese Abby prima di bussare alla porta ed entrare, notando la vicinanza tra i visi delle due.
-Saranno più che sufficienti, la ringrazio.- sussurrò in risposta, abbassando a malincuore lo sguardo dagli occhi della guaritrice per posarlo sulla madre.
Fece per alzarsi da sola, ma immediatamente Clarke cercò di aiutarla, cosa che Lexa impedì con un movimento del braccio. La guaritrice si allontanò immediatamente, uscendo dalla stanza insieme alla madre, che le posò una mano sulla spalla.
Shiro si alzò e si mosse vicino a lei, facendo in modo che potesse appoggiarsi a lui per alzarsi.
-Ce la siamo sempre cavata noi due, non abbiamo bisogno di nessun altro.- gli disse alzandosi e spettinandogli il pelo sulla testa. –Ce la faremo anche adesso. Noi due.-

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Legami ***


legami

Capitolo 3 –Legami

Erano passati due giorni da quando Lexa aveva impedito a Clarke di aiutarla e la guaritrice provava una strana sensazione a riguardo, una cosa che non riusciva a definire bene. In quei due giorni era andata a cambiarle le bende, notando che la ferita si stava rimarginando bene, anche più veloce del previsto.
-Se continua in questo modo tra meno di una settimana potrai tornare nei boschi.- le sussurrò dopo aver finito di riporre le bende nel cassetto.
-Tutto grazie alla tua famiglia, se non mi aveste permesso di rimanere probabilmente saremmo morti entrambi. Quando sarò in grado di cacciare di nuovo mi sdebiterò.- le rispose, tornando a mettersi coricata, accarezzando distrattamente la testa di Shiro, accennando un sorriso.
Restarono in silenzio entrambe per parecchio tempo, tanto che Clarke pensò che la cacciatrice si fosse addormentata. Sorrise imbarazzata e fece per alzarsi, ma una mano bloccò il suo polso.
-Resta. Raccontami com’è vivere una vita normale, per favore, io me la sono dimenticata.- sussurrò, aprendo leggermente gli occhi e inchiodandoli in quelli dell’altra.
La guaritrice acconsentì a patto che poi le avesse spiegato il significato del triplice tatuaggio che aveva al braccio destro. Lexa si mise su un fianco, per fissarla meglio, e fece salire il suo compagno in modo da poter sentire la sua presenza accanto a se.

-----------------

 

Clarke non era mai stata una bambina come tutte le altre, naturalmente giocava con le bambole che sua madre nel tempo libero le faceva, ma preferiva aiutare la mamma con i pazienti e esplorare la foresta che circondava TonDC.
Era una bambina molto curiosa della vita fuori dal villaggio e questo rendeva sempre molto apprensiva Abby, quando tornava sporca e piena di graffi.

-Quindi da piccola eri esuberante.- disse con tono stupito la cacciatrice che tutto si sarebbe aspettata se non che la calma ragazza davanti a lei fosse un tempo un piccolo diavolo.
-Difficile da credere vero?- rispose ridendo e sedendosi sul letto, vicino a Lexa. – Se sono diventata così contenuta è grazie al lavoro con mamma ed un incontro nella foresta. Non per questo sono meno curiosa però.- continuò ammiccando leggermente.
Con un cenno del capo l’altra la incitò e lei annuì, guardando il muro davanti a se, richiamando i ricordi.

Era una calda giornata primaverile e Clarke sapeva che in quella stagione le ortensie sarebbero fiorite e lei voleva vedere il momento esatto in cui avveniva.
Andò al cespuglio, o almeno ci provò: un cinghiale la guardò con aria feroce ed iniziò a strisciare le zampe sul terreno, sollevando intere zolle d’erba.
Clarke era paralizzata, non riusciva a muovere nemmeno un muscolo, sapeva che se fosse scappata l’animale l’avrebbe inseguita, aveva ormai undici anni queste cose le aveva imparate.
Un puma nero balzò addosso all’altro animale e prima che la bambina potesse vedere qualcosa due mani le chiusero gli occhi. Quando li riaprì l’animale era sparito ed una donna era davanti a lei che accarezzava il puma.
-Scusa per averti spaventato bambina, stai bene?- chiese, facendo un passo insieme alla bestia.
Clarke fece un passo indietro spaventata, i puma erano molto pericolosi, così le avevano insegnato.
-Io sono Anya, lui è Gus, il mio compagno animale. Sono una cacciatrice, non temere di lui.
Quando la piccola ricevette quell’informazione spalancò gli occhi e si avvicinò curiosa alla coppia. Guardando la donna allungò la mano verso l’animale, come a chiederle il permesso di toccarlo e la cacciatrice annuì sorridendo. Clarke mise le mani dietro le orecchie del puma, che iniziò ad emettere un suono soddisfatto.
-Io sono Clarke. Grazie per avermi salvato. Sei davvero una cacciatrice?.- disse ad un certo punto, continuando ad accarezzare l’animale, portando però l’attenzione sulla ragazza armata di arco e spada.
Anya annuì e prese la mano della bambina, per accompagnarla a casa sua. Viaggiarono in silenzio per mezz’ora e quando Abby la vide accarezzare un puma si avvicinò di corsa a loro e la prese in braccio, apprensiva come al solito. La cacciatrice spiegò cosa era successo e poi lasciò il villaggio, lasciando un sorriso alla piccola che la salutava con la sua manina.

Lexa si incupì nel sentire quella storia e Clarke non riusciva a capire il perché. Molto spesso si trovava a chiedersi cosa provasse e cosa sentisse la cacciatrice, non riuscendo a leggere nei suoi occhi malinconici le risposte che cercava ma non osava chiedere, preoccupata che l’altra l’allontanasse.
-Quella cacciatrice è morta tre anni dopo, i bracconieri hanno assaltato di notte un villaggio che usiamo per incontrarci dopo il tempo passato lontani.- sussurrò stringendo piano le coperte, con voce sicura che veniva contraddetta dai suoi occhi velati di lacrime.
-La conoscevi?- esclamò stupita la guaritrice, girandosi immediatamente verso di lei.
-Era mia sorella.- rispose dopo aver annuito leggermente.
Clarke si trattenne dal farle domande a stento e Lexa la ringraziò di questo. Nonostante fossero passati sette anni da quel giorno, vedeva ancora i corpi di tutta la sua famiglia sporchi di sangue e freddi.
Rimasero a guardarsi per parecchio tempo, una cercando di far sfogare l’altra e quest’ultima cercando di reprimere le immagini di quel momento ed i sentimenti che aveva provato, riuscendoci a stento.

----------


La voce che interruppe il silenzio fu quella di Lexa.
-Volevi sapere il significato del tatuaggio giusto?- chiese con voce sottile ed un sorriso stanco, che non coinvolgeva affatto il suo viso. Quando vide Clarke annuire, continuò – Si tratta di una semplice tradizione dei Cacciatori.- disse iniziando a raccontare.

-Hai scelto di legarti a quel lupo tatuato, giovane Lexa? La tua strada sarà molto più ardua di quella altrui, vuoi creare il legame con l’animale della Terra. Voi due sarete un’unica cosa e neanche la morte potrà separarvi. Ne sei consapevole? Dovrai rispettarlo come se fosse un riflesso della tua persona stessa, perché dopo questo rituale lo sarà, tu sarai lui e lui sarà te. Accetti il peso e le conseguenze di questa tua scelta?- dissero i due anziani davanti a lei nello stesso momento
La ragazzina di ormai tredici anni annuì, pronta alla procedura anche se leggermente spaventata dalla vita che il suo futuro le avrebbe assegnato.
-Questo non è un legame forzato, come quello che usano i bracconieri per schiavizzare gli animali, non è un legame che si stabilisce con la paura e l’odio, ma con la fiducia.- un anziano, con la barba bianca, lunga e liscia, recitò posando una mano sul braccio destra della giovane cacciatrice.
-E come la fiducia questo legame si rafforzerà con il passare del tempo, con la dedizione l’uno per l’altro, con l’amore.- continuò l’altro, senza barba, ma con lunghi capelli grigi, posando una mano sulla testa del lupo.
-Che mai questo legame possa essere spezzato.- dissero di nuovo insieme.
La stanza, prima poco illuminata, risplendette di una luce intensa che si racchiuse lentamente dove gli anziani avevano poggiato le loro mani. Finì tutto in pochi secondi.
-Che la foresta vi protegga, Lexa e Shiro. Uniti ora da questo vincolo, prestate attenzione a quello che vi circonda.- conclusero allontanandosi dalla cacciatrice e dal suo compagno.
La ragazzina si guardò il bracciò notando il tatuaggio tribale che era stato scelto per lei dalle divinità, prima di guardare il suo lupo e notare che lo aveva anche lui sulla fronte, prima che sparisse all’improvviso. Il piccolo animale ululò felice, prima di saltare nelle braccia della sua padrona.

-Quindi il tatuaggio cambia  nel tempo? Ad esempio se la fiducia sale. Me lo disse un uomo molti anni fa.- chiese incuriosita la guaritrice.
-Sì. Come vedi il mio è diviso in tre sezioni- disse indicando le varie parti – perché il mio legame con Shiro è aumentato. Tre è il numero massimo.- continuò, poggiando una mano sulla testa del lupo sulla quale comparve lo stesso tatuaggio della donna, che aveva le altre parti diffuse sulla schiena.
Clarke chiese con lo sguardo il permesso di toccarlo e la cacciatrice annuì ancora, intenerita. La guaritrice posò la mano sul tatuaggio del lupo che emise un verso soddisfatto.
-I bracconieri quindi cosa hanno intenzione di fare, forzando gli animali a seguirli in quel modo orrendo?- chiese continuando ad accarezzare il lupo, non guardando l’altra negli occhi.
- Questo è quello che sto cercando di scoprire.- rispose con voce ferma Lexa.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3469787