Total Drama's Killer

di Mr Lavottino
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Alla TV e sui giornali non si parlava d’altro. Un fatto di cronaca che aveva terribilmente scosso una monotona nazione quale era il Canada.
Soprattutto per le tragiche conseguenze che sarebbero potute accadere.
Heather MClean, figlia di Chris MClean, un noto gangster canadese, era stata trovata morta nella sua stanza, con un coltello dalla lama di quaranta centimetri infilato nel cuore. Ovviamente suo padre non l’aveva presa bene, motivo per cui obbligò la polizia canadese a trovare il colpevole entro un mese. Pena ribellione da parte dei gangster e guerra civile in tutto il Canada.
Indagando  la polizia era riuscita a trovare quattordici possibili colpevoli, che erano tutti in qualche modo conoscenti della ragazza.
Chris MClean ha quindi ordinato di rinchiudere i presunti colpevoli all’interno di una villa di sua appartenenza, in modo da obbligare il colpevole a confessare il crimine.
 
 
Dentro una vecchia macchina blu, che sarebbe più corretto chiamare rottame sbiancato, due poliziotti stavano discutendo sul da farsi.
Geoff e Trent, due “soldati semplici” a cui era stato affidato il compito di monitorare a distanza i quattordici ragazzi, il primo si toccava continuamente i capelli biondi, come in preda ad un attacco nervoso, mentre con gli occhi celesti incrociava lo sguardo con quelli verdi dell’altro, che d’altro canto era più preoccupato di lui.
- Non dovevamo accettare questo incarico. Se sto così in ansia mi verrà la malattia di Maria Antonietta*- disse guardandosi i capelli neri dal riflesso sul vetro della macchina. – Ci avrebbero licenziato di sicuro, è un compito troppo importante.- osservò il biondo, leccandosi le gambe per rimuovere i rimasugli di zucchero che la ciambella che aveva mangiato poco prima aveva lasciato  – Quindi ci trasferiremo nelle vicinanze?- domandò Trent, ottenendo una risposta silenziosa dal compagno, il quale si limitò a scuotere la testa in segno di assenso – Quando arriveranno?- il biondo estrasse un foglio dalla busta gialla che aveva ai piedi – Qui dice che domani il furgone dovrebbe portarli alla villa.- lo informò, per poi rimettere il foglio nel contenitore. – Chi sarà con noi a sorvegliare il luogo?- ancora una volta, questa volta accompagnata da un “cazzo, Trent, potevi chiedermelo prima!” e da delle successive scusa da parte del moro, Geoff tirò fuori il foglio dalla busta, cercando la risposta alla domanda postagli dall’altro. – Duncan, Gwen e Alejandro.- rispose schietto, per poi reinserire il foglio nella busta e rigettarla ai suoi piedi.
 
 
 
 
ANGOLO AUTORE
Beh, scusatemi per questo capitolo corto, ma è solo il prologo, ed i personaggi, come già scritto nella descrizione, saranno OC creati da voi. Se volete partecipare vi invito a lasciarmi una recensione nel quale mi dare il vostro assenso e dove mi dite cosa ne pensate della trama.
Mi servono sette maschi e sette femmine.
La scheda per l’OC è la seguente
Nome & cognome
Età (sopra i 18 anni)
Sesso
Orientamento sessuale
Descrizione fisica (possibilmente breve)
Descrizione caratteriale (anche questa meglio se breve)
Look (come si veste o come tende a vestirsi)
Se ha già compiuto crimini in passato.
 
Ringrazio anticipatamente chi deciderà di far parte a questo progetto.

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


- Hey, Trent, l’hai saputa l’ultima “novità”?-
- Dimmi, Geoff.-
- Due dei sospettati si sono suicidati. Erano un ragazzo e una ragazza. -
- Cazzo, che spreco. Ecco perché mi erano sembrati un po’ pochi.-
I due stavano allegramente conversando mentre portavano il bus contenente le dodici persone verso la villa di MClean.
Il bus procedeva con estrema lentezza, ed erano più di tre ore che i ragazzi si trovavano chiusi nel retro del furgone. Non c’erano nemmeno i posti, dovevano stare in piedi, o al massimo seduti, e il fatto che uno spesso telo, rigidamente chiuso, impedisse all’aria di circolare rendeva il posto caldo e secco. Per di più, oltre allo strato del velo, vi era uno in metallo, che rendeva quindi le pareti scottanti.
I due poliziotti, invece, godevano di aria condizionata ed anche di due finestrini. Dietro di loro c'era una parete di ferro, dove al centro era presente quadrato di circa venti centimetri per venti, composto da un pezzo di vetro antiproiettile e da una dozzina di piccoli buchi nella parte inferiore, in modo da far passare un po’ di aria anche agli sventurati e per permettergli anche sentire di cosa essi stessero parlando, anche se in tre ore nessuno aveva sputato fuori una parola.
Ogni tanto le grosse ruote del bus incappavano in qualche buca, smuovendo il veicolo e facendo inesorabilmente cadere tutti gli sventurati che erano in piedi.
Il caldo soffocante stava torturando i poveri disgraziati ed alcuni di loro erano visibilmente innervositi da questo trattamento scomodo e freddo.
Ascoltare due idioti che parlavano del tempo o che si chiedono cosa le loro mogli gli avrebbero preparato per cena, metteva i brividi a tutti. Stavano portando dodici persone in una villa dove sarebbero, molto probabilmente, morti tutti quanti, e loro stavano amorevolmente facendo un’allegra chiacchierata.
A spezzare il silenzio ci pensò Damian Lovam, che si attaccò al vetro antiproiettile insultando i due.
- Sentite voi due, avete sinceramente, e sottolineo sinceramente, rotto il cazzo.- spiegò, ridendo e facendo i gesti come se stesse insultando due bambini delle elementari, aggiustandosi di tanto in tanto il cappello che portava sulla testa.
I suoi occhi verdi stavano analizzando attentamente i due poliziotti, che di ricambio lo guardavano cercando disperatamente di non mettersi a ridere. Incominciò a toccarsi i capelli castani, come in preda al panico, mentre con l’avambraccio strusciava rapidamente il naso.
Si gettò poi a terra, sporcando di terra la sua maglietta dell’NBA e strappando ancora di più i jeans.
- Sei stai fingendo una crisi di panico per farci fermare ti conviene smettere subito.- tagliò corto Geoff, tirando fuori la pistola in modo che fosse visibile anche al castano, il quale sgranò gli occhi e si rialzò subito.
- Chiedo scusa, buon signore, ma potrebbe dirmi quanto manca?- un'altra voce si levò dalla “folla”, facendo voltare il biondo.
Un ragazzo di colore si stava avvicinando al vetro. Capelli rasati, occhi marroni e muscoli a non finire. Di sicuro non sembrava un tipo da fare una richiesta così tranquilla. Il suo abbigliamento invece era come quello di un bambino di massimo dieci anni: una T-shirt blu con un fulmine disegnato al centro, con degli orribile pantaloncini di un’altra gradazione dello stesso colore e che non si abbinavano minimamente l’un con l’altro. Il suo nome era Thaunder Willson.
- Fatti i cazzi tuoi.- tagliò corto Geoff, divertendosi nel vedere il volto pieno di allegria del nero diventare, per l’appunto, nero di rabbia.
- Ma come si permette?! Io sono un militare che combatte per la patria!-
- Tu? Tu saresti un militare? Certo che sono caduto davvero in basso.- Damian se la stava ridendo alla grande, mentre il volto di Thaunder si stava tingendo di rosso. – Comunque qui non c’è posto! Dai su, quella grassona da sola occupa metà del bus!- puntò il dito contro Chantal Clay, una ragazza di colore, gli occhi marrone scuro e i capelli neri e ricci le ricadevano sulle spalle. Il maglione nero che portava doveva avere una taglia grossissima, poiché copriva il cavallo dei pantaloni, che erano probabilmente di una tuta.
Chantal era seduta, smussata dal viaggio ed anche grondante di sudore, l’ultima cosa che voleva era che un bulletto da quattro soldi iniziasse a sfotterla a suo piacimento.
- Senti, cazzetto, o la smetti subito di rompermi i coglioni o mi alzo e ti spacco quella faccia di merda che ti ritrovi.- lei era sboccata, ma molto sboccata. E si sa, a volte la lingua ferisce più di una spada, cosa che aveva imparato ed usava a suo vantaggio.
Ma Damian non era un bulletto tutto fumo e niente arrosto, era arrogante, presuntuoso ed egoista, oltre che incredibilmente rompi palle. Non gradì affatto la risposta della mora, tant’è che rispose con cattiveria e con tono strafottente.
- Dubito tu riesca ad alzarti.-
- Sei proprio un figlio di puttana.-
- Aspetta, aspetta.- stoppò a metà il discorso di Chantal per togliersi il cappello della testa e mostrarglielo, rendendo visibile la scritta al centro – Fuck what other people things. In altre parole non me ne frega un cazzo.- sentite queste parole Chantal si stava per alzare, quando una risata fragorosa interruppe il battibecco.
Suzanne Riccini stava ridendo come una matta, attirando l’attenzione di tutti. Si toccava la pancia con la mano sinistra, mentre con la destra si toccava i capelli viola, cercando invano di smettere di ridere. Gli occhi, grossi, tondi e di colore rosa, stavano per lacrimare. Il suo carattere infantile era solito farla divertire per poco, come fosse appunto una bambina.
- Quel ragazzo è buffissimo!- riuscì a dire, tra una risata e l’altra – Ha delle squame sul collo, sembra una lucertola!- la mano con cui prima si toccava i capelli adesso stava indicando un ragazzo seduto sul fondo del camion, con la schiena appoggiata alla parete di ferro ed uno sguardo furioso sul viso. Le “squame” che aveva visto Suzanne, non erano altro che dei tatuaggio che Keel Kanster aveva sul collo e sulle spalle. Era da tutti conosciuto come “Scale King” proprio per questo suo strano tatuaggio, e anche perché faceva parte dei Mannaia Street, una famosa banda della loro città. Capelli rossi, così scuri che tendevano al nero ed occhi del medesimo colore.
Vestiva con una giacca nera con il simbolo della sua banda, una mannaia ed una pisola incrociate, sul retro e dall’apertura di quest’ultima si poteva osservare una canottiera rossa. Il paio di Jeans che indossava era praticamente ridotto a brandelli e i suoi anfibi erano alquanto malandati, soprattutto per le suole, le quali erano praticamente consumate, probabilmente dovuto al suo continuo andare in moto con i membri della banda.
Osservava con sguardo adirato la viola, che intanto aveva smesso di ridere, senza però smettere di tendergli della occhiate di tanto in tanto e di sogghignare di nascosto.
- Hai ragione, sembra una lucertola!- detto questo Damian si ritrovò spiaccicato contro la parete in metallo del bus da Keel, che lo aveva preso per il collo.
- Dillo di nuovo.- la sua voce era bassa, ma udibile da tutti, ed i suoi occhi erano come impregnati di sangue, forse dovuto al loro essere scuri con riflessi rossastri.
- Stai calmo, era per scherzare.- solo un filo di voce fuoriuscì dalla bocca di Damian, che fu rigettato a terra con violenza dall’altro. – Che tipo… - si lasciò sfuggire, facendosi accidentalmente sentire dal rosso, che lo guardò abbastanza incazzato.
- Se mi sganci un bigliettone da cento posso mandargli contro una maledizione.- Keel si voltò, cercando tra la folla chi gli avesse rivolto la parola. Infondo all’autobus, dalla parte opposta alla sua, c’era Alex Verdian, ovvero colui che aveva parlato.
La sua pelle chiarissima quasi brillava nel buio del veicolo, mentre i suoi occhi celesti, uno dei quali era però coperto dai capelli biondi, talmente chiari da sembrare quasi bianco, gli facevano uno strano effetto di contrasto con il suo vestiario scuro, ovvero un paio di pantaloni neri ed una camicia, perennemente aperta, di colore rosso.
- Mi stai prendendo per il culo?- ribatté, alzando un ciglio.
- No, assolutamente.-
- Tu stai male.-
- Se ti lancio una maledizione tu starai sicuramente peggio.-
- Ma vaffanculo.-
Il loro battibecco non durò molto, poiché Luise Weich, una ragazza alta, magra, con i capelli neri con delle meches rosse e gli occhi verdi, si intromise di prepotenza nella discussione.
- Avete rotto il cazzo, tutti e due.- sputò acida, sistemandosi i pantaloni che si erano stropicciati stando tutta seduta e levando la polvere dalla sua maglietta rosa a maniche corte, - Voi maschi fate proprio schifo.-
- Ma guarda, abbiamo una lesbica tra noi?- la voce gelida di Damian costrinse la mora a voltarsi, incrociando i loro sguardi.
- Problemi?-
- I gay e le lesbiche mi stanno sul cazzo.-
Sentendo quelle parole Rui Sullivan si alzò in piedi. I suoi capelli neri e lisci coprivano leggermente una parte del suo volto, mentre gli occhi rossi guardavano infastiditi il castano, che era messo in soggezione da quel colore così puro. Le mani, riposte dentro la tasca della sua felpa rossa, stringevano il tessuto, cercando di smaltire il nervoso, mentre con il piede destro dava dei piccoli colpi ai suoi jeans, con il medesimo intento.
- Sei per caso omofobo?- Rui cercava di tenere a bada il suo nervosismo, onde evitare di colpire violentemente quell’idiota
- Ma per caso sei gay? Vuoi dire che sono circondato da froci e lesbiche? Che cazzo volete fare un orgia?-
- No, io sono asessuato.-
- Ma che cazzo vuol dire?-
- Che non mi sono mai innamorato.-
- Allora si può dire che sei gay. -
- No. –
- Ma che cazzo vuol dire asessuato? O sei normale o sei gay. -
- Me lo ha detto anche il medico.- sorrise, spezzando quell’aria di tensione che si era creata tra i due.
Damian si guardò intorno, alla ricerca di qualcuno di cui ancora non sapeva il nome, giusto per fare in modo di farlo presentare. Infondo più sapeva sugli altri meglio era.
- Ehi, tu la infondo.- puntò il dito contro un ragazzo che ancora non si era presentato. – Sei etero vero?-
Il ragazzo si fece scappare una risata, mostrando finalmente il suo volto, che aveva tenuto abbassato per tutto il tempo. Il suo nome era Zarin Bonet. I suoi capelli neri con le punte verdi di muovevano, mentre cercava inutilmente di far tacere quella ridarella che gli era presa. Gli occhi grigio perla puntavano su Damian, il quale si sentiva leggermente preso in giro. Morse il collo della giacca nera e si prese a pugni sul ginocchio, cercando di smettere di ridere.
- Sessualmente fluido.- dopo aver detto ciò iniziò a fare una risata fragorosa.
- Ma che sei scemo? Ma che cazzo vuol dire “sessualmente fluido”?-
- In pratica è attratto da un determinato tipo di carattere, non importa se maschio o femmina.-
La risposta alla sua “ignorantissima” domanda gli fu data da Nihal Barlow, un tipo che assomigliava vagamente a Keel, con le uniche differenze di non aver tatuaggi sul collo, ma solo su entrambi i bracci, ed avere gli occhi celesti. Le sue mani erano riposte nelle tasche dei pantaloni, mentre dalla giacca aperta di poteva intravedere una T-shirt con su scritto “Save the innocence”.
Era un tipo silenzioso, estremamente silenzioso.
Damian lo guardò stranito.
- Non so se avere più paura del sessualmente fluido o di te, che sai cosa significa.-
Dall’alto destro del bus si alzò una ragazza che, una volta avvicinatasi al castano, gli sussurrò delle parole.
- Sono lesbica. Insultami un'altra volta e ti strappo i gioielli di famiglia a morsi.- per poi mordergli l’orecchio.
Elly Gordon, una ragazza dai capelli biondi e gli occhi marroni, che dava tutta l’aria di essere una “puttana”. Pantaloni corti, maglietta che lasciava scoperto l’ombelico ed un piercing sulla lingua.
La prima impressione che fece a Damian fu che fosse una vera e propria cagna da combattimento.
- Tu non me la dici giusta. Sembri troppo troia.-
Il calcio sui genitali che ricevette non era nemmeno paragonabile al dolore che gli avrebbero inflitto mille coltellate.
- E tu? Come ti chiami?- mentre tutti ridevano sull’accaduto e parlavano tranquillamente, Nihal stava “entrando in contatto” con Diana Brooks, una ragazza timida, ma veramente bella.
Capelli castano chiaro, con occhi celesti ed un fisico meraviglioso, che però non veniva messo in risalto da Diana stessa che, invece di indossare abiti firmati o di moda, era solita mettersi un maglione nero di una taglia più grande e dei comunissimi pantaloni attillati.
- Mi chiamo Diana.- sussurrò, con voce talmente bassa che solo il rosso potesse sentirla, che gli rivolse poi un sorriso, facendola arrossire.
- Io sono Nihal.- le porse la mano, che la castana afferrò con timidezza, ricambiando il sorriso del ragazzo.
Il sorriso di Diana era qualcosa di incredibile, sarebbe riuscito a far addolcire anche una tigre.
I due parlarono per un po’, scoprendo con loro sorpresa che avevano dei gusti simili, l’unica cosa era l’età, poiché lui aveva ventiquattro anni, mentre lei solo diciotto.
 
 
Passarono due ore prima che il bus facesse una brusca fermata e che l’autista intimasse ai dodici ragazzi di scendere.
Non appena il retro del “bagagliaio” fu aperto, la luce abbagliò i poveri ragazzi, i quali si erano ormai abituati al buio del veicolo.
- Allora, questa sarà la vostra casa per tutta la settimana. È piena di telecamere, quindi cercate di rigare dritto.- spiegò Trent – Dentro troverete già i vostri bagagli. Le stanze sono divise casualmente, quindi potrebbero capire una camera con un ragazzo ed una ragazza. Evitate di fare casino. E soprattutto: che venga fuori il colpevole.-
- E se i colpevoli fossero i due che si sono suicidati?- domandò Keel.
- Ora ne parleremo con MClean, ma per ora siete tutti sospettati.-
La casa era grande, un’immensa villa color pesca, con un piccolo giardino all’entrata ed un recinto che la racchiudeva in tutta la sua grandezza, grandezza dovuta solo alla costruzione, poiché i giardini ed i territori esterni erano veramente piccoli in confronto all’edifico.
I due poliziotti se ne andarono, intimando nuovamente al gruppo di fare attenzione al loro comportamento.
I ragazzi entrarono dentro la villa, rimanendo a bocca aperta non appena videro il grande lampadario sopra le loro teste.
- Cazzo, di cristallo vero.- Alex rimase incantato da tale visione. – Hey, ma qui c’è una corda!- il ragazzo la tirò senza pensarci, ancor prima che gli altri potessero dire la loro, ma non successe niente.
Quanto però gli sventurati si apprestarono a passare sotto il lampadario, esso crollò a terra, fortunatamente senza colpire nessuno, ma spaccandosi in mille pezzi.
- Diamine! State tutti bene?- domandò Rui, ricevendo un sì in coro dagli altri. Erano tutti riusciti a salvarsi, Chantal, Alex, Suzanne e Zarin erano rimasti sull’uscio, evitando quindi l’impatto, mentre gli altri erano già praticamente sulle scale. Gli unici due che erano vicino nel momento del crollo erano Diana e Nihal, ma il ragazzo aveva gettato a terra la ragazza, facendole scudo con il corpo ed evitando che venisse ferita.
- Ti ringrazio.-
- Non ti preoccupare.- il rosso le accarezzò la testa, per poi intimarla a seguirla.
- Quella era chiaramente una trappola! Ma per quale cazzo di motivo hai tirato la corda?- la grida di Suzanne entrarono nella testa del biondo, il quale non provava il minimo rimorso per aver accidentalmente attentato alla vita di tutti.
- Calmati, piccola.- gli sussurrò, ricevendo uno schiaffo sulla guancia subito dopo – Diamine, pensavo si sarebbe illuminato.-
- Tu stai male, ma veramente male.-
- Calmati, può succedere a tutti di sbagliare.- Zarin cercò di calmare la ragazza, accarezzandole i capelli con la mano.
- Sentite, può darsi che fosse solo una coincidenza.- Rui cercò la scusa più conveniente, ma senza riuscire a convincere gli altri.
- Siamo in una casa di un mafioso che ci vuole morti. Pensi veramente che non abbia messo nemmeno una trappola in tutta la casa?- Elly lo guardò, sedendosi su uno dei gradini.
- Per adesso andiamo nelle nostre stanze, poi dopo parleremo dell’accaduto, e cercheremo anche l’assassino.- Thaunder prese il comando della situazione, mandando ognuno a cercare la propria stanza.
Si incamminarono tutti verso le camere, che erano disposte lungo un corridoio a sinistra delle scale, ove c’erano tre porte a destra, tre a sinistra e una al centro, che però era inutilizzata a causa del suicidio delle due persone che vi sarebbero dovuti stare, ognuna con due nomi scritti sulla porta.
La prima stanza era di Rui e Keel, la seconda di Elly e Damian, la terza di Chantal e Suzanne, la quarta di Alex e Zarin, la quinta di Nihal e Diana e l’ultima di Thaunder e Luise.
- Allora appena avrete sistemato i vostri bagagli ci vediamo nella sala. – il nero congedò tutti, entrando infine nella sua camera.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autore:
Finalmente ho pubblicato il capitolo XD
Mi ci è voluto un po’, ma alla fine sono riuscito ad aggiornare prima di una settimana.
Comunque credo che gli aggiornamenti saranno settimanali.
Gli OC che mi sono arrivati mi piacciono, quindi cercherò di usarli al meglio possibile, infatti trovo che alcuni caratteri dei personaggi si intreccino veramente tra loro, e quindi userò ciò per formare alleanze o coppie.
Per oggi è tutto, fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione!
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


Le camere erano tutte uguali: un letto matrimoniale al centro, dove erano posati i bagagli dei ragazzi, un comodino sulla destra e uno sulla sinistra, uno specchio appeso alla parete, due sedie  ed un tavolino. Le pareti erano colore di un giallo chiaro e c’era una finestra, con tende viola e sbarrata da delle grate di ferro, fuori da essa si riusciva a vedere solo un’immensa distesa verde, con qualche albero ed una tenda, dove stavano i poliziotti addetti all’osservazione.

Damian entrò nella sua stanza dando un calcio alla porta, con un’espressione alquanto arrabbiata sul volto.

- Io non voglio avere a che fare con questa puttana!- gridava, continuando a dare calci a tutto ciò che trovava, mentre Elly, appoggiata allo spigolo della porta, se la rideva di gusto.

- Oddio, mi fai morire dal ridere.- alla bionda piaceva sfottere la gente, la faceva sentire superiore agli altri, le dava un senso di potenza. E quel ragazzo era una vittima perfetta, con quel suo atteggiamento infantile e provocatorio sarebbe sicuramente caduto nella “trappola” che stava per porgli.

- Mi prendi per il culo?-

- L’ho mai fatto?-

- Se non fossi donna ti avrei già spaccato la faccia.-

- Oh, sei un galantuomo?-

All’ennesima presa di gioco da parte della ragazza il castano la spinse contro il muro, facendole battere la schiena contro la superficie fredda. I loro sguardi si intrecciarono, mentre le mani di Damian le tenevano bloccati i polsi.

- Vuoi stuprarmi?- accennò, con un briciolo di malizia.

- Eccome se vorrei.- tagliò corto, prima di poggiare una mano sul seno della ragazza – Però non sono scemo come credi.- gli rispose infine, lasciandola sul posto per andare nella sala dove il “nero” aveva dato loro appuntamento.

L’aveva sottovalutato, eccome se l’aveva sottovalutato. Si morse il labbro, cercando invano di dimenticare la figura che aveva fatto, infondo a lei piaceva essere la dominatrice, e trovare un ragazzo come lui la faceva eccitare. Ma gli avrebbe mentito, perché lei diceva sempre bugie, anche sul bus gli aveva mentito spudoratamente. Le aveva già dette in passato e le avrebbe dette in futuro.

 

Nella stanza accanto Rui cercava, invano, di avere una conversazione con Keel, il quale lo snobbava, che era sdraiato sul letto, con tanto di scarpe sul materasso.

- Amico, almeno le scarpe levatele.-

Nessuna risposta.

- Oh, ma che cazzo! Almeno rispondimi! Mandami in culo, offendimi o trattami male, ma almeno rispondimi!-

Il rosso, che visto dalla prospettiva di Rui era più moro causa la oscurità della sua tonalità, si mise a ridere, facendolo sentire come preso in giro.

- Penso che potresti starmi simpatico.- tagliò corto Keel, alzandosi dal letto e mettendosi a disfare la valigia.

Ogni vestito al suo interno, c’erano solo giacche, era di tonalità scura, a parte per le magliette rosse, che coprivano l’altra metà della valigia.

- Ma… pantaloni no?- domandò, osservando il dentro della sua valigia, che era invece distribuita regolarmente tra i vari tipi di vestiari.

- Ho questi, penso che per una settimana possano bastare.-

- Ma sei un sudicio!-

- Sto scherzando.- obiettò Keel, che si sentì quasi offeso da quella dichiarazione. Sollevò le magliette rosse e sotto, sempre di una tonalità scura, c’erano due paia di jeans.

- Menomale! Non volevo passare una settimana in compagnia di un sudicio.-

- Oltre che un sudicio potrei anche essere un assassino.- gli rispose, facendo voltare lentamente il moro, che con i suoi occhi rossi squadrò l’altro che, dopo aver passato dieci secondi con un sorriso sadico sul volto, scoppiò a ridere.

- Ti sto prendendo in giro. –

- Beh, però potrei essere io. – Rui provò ad imitare lo sguardo di Keel, fallendo miseramente e facendo scoppiare dal ridere tutti e due.

Poi il rosso fece segno all’altro di seguirlo e si diressero chiacchierando tranquillamente verso la sala.

 

In un’altra stanza Alex stava tranquillamente disfacendo la valigia, mentre Zair lo stava osservando in silenzio, seduto su una sedia li vicino.

- Se non le smetti ti lancio un avada kedavra.- i suoi occhi gelidi puntarono il ragazzo, che estrasse la lingua, sfottendolo.

- Non sei il mio tipo. Il tuo carattere non è di mio gradimento.- il biondo lo guardò, cercando di non mettersi ad urlare per lo spavento, mentre Zarin si era invece alzato ed aveva iniziato anche lui a disfare la valigia – Comunque dalle mie parti si dice che il metallo respinga la magia nera.- si indicò il sopracciglio, dove un piercing blu era posizionato.

- Tsk, e tu pensi di fermarmi con quello?- Alex estrasse dalla sua valigia un libro con una copertina nera e delle scritte argentee.

- No, ti prego, non maledirmi.- il moro si mise in ginocchio, implorando l’altro, con un evidente tono da presa in giro, di non farlo.

- Oggi mi sento buono.- tagliò corto il biondo, gettando il libro nella valigia e si incamminò verso la sala.

Zarin rimase ancora per un po’ nella stanza da solo, ridendo ancora per la stupidità dell’altro.

 

- Ah, ma guarda qui che casino!- Chantal stava mettendo in ordine la sua valigia, poiché i suoi vestiti erano tutti stracciati, probabilmente a causa del trasporto.

Suzanne, invece, stava allegramente saltando sul letto, canticchiando una canzone alla mora sconosciuta.

Pensò bene di intraprendere una conversazione per provare almeno a fare amicizia con quella svitata, infondo ci avrebbe dovuto passare una settimana insieme e nel caso fosse stata l’assassino magari l’avrebbe lasciata in pace in un atto di pietà.

- Dimmi, Suzy, cosa ne pensi di questo viaggio?- domandò con lo stesso tono che di solito rivolgeva ai bambini o al suo cane.

- Mi piace il nome Suzy!- la viola si mise a ridere, stendendosi sul letto – Per ora è tutto così divertente!- era una ragazza fuori ed una bambina dentro, cosa che a Chantal fece preoccupare e non poco.

Sapeva, per esperienza, che i bambini sono le cose più crudeli del mondo, perché non hanno freni. Ti dicono tutto ciò che pensano, che siano cose belle o brutte. Molte volte qualche bambino si era spaventato nel vederla, oppure l’aveva chiamata grassona.

Ormai se un suo coetaneo la insultava non le importava niente, ma con i bambini sentiva sempre quella stretta al cuore, perché era come se le confermassero quello che i bulli le dicevano.

Smise di pensarci, consapevole che si sarebbe depressa, e decise di continuare la discussione, andando su un lato più “bambinesco”.

- Dimmi, cosa ne pensi dei ragazzi?- domandò, alzando le ciglia, come ad intimarla di rispondergli assolutamente.

- La lucertola mi fa paura, quello con il cappello mi sembra un idiota, il biondo è cattivo, quello con il piercing è strano, il nero è un fallito, quello con gli occhi rossi è simpatico e il rosso è troppo silenzioso.- rispose, tenendo il conto con una mano.

Chantal sorrise, notando con quanta infantilità tendeva a parlare anche dei suoi “compagno di viaggio”.

- E delle femmine?-

La viola mise il dito indice sulle labbra, pensando ai nome delle compagne ma, poiché non ne ricordava nemmeno uno, a parte quello di Chantal, usò delle metafore come per i ragazzi.

- Chantal per ora mi sta simpatica, quella con le meches mi sembra un po’ scorbutica, la bionda è un po’ troppo aggressiva e quell’altra è troppo silenziosa.-

La mora la guardò con un sorriso in volto, pensando ancora a quanto infantile fosse la “bambina”. Ma Suzanne non era come pensava, dietro una maschera fatta di infantilità e dolcezza si nascondeva un lato intelligente e sadico, nonché egoista. E lei lo aveva notato, aveva notato come l’altra tendesse a sottovalutarla, come pensava che sarebbe stata facilmente raggirabile.

E a lei stava bene così, avrebbe sfruttato questa cosa a suo vantaggio, d’altronde faceva sempre così, usava tutti a suo vantaggio, sempre mai mostrare la sua vera essenza.

- Andiamo nella sala. – la mora interruppe i pensieri di Suzanne, che si alzò dal letto con un salto e cacciando anche un piccolo urletto.

- Andiamo!- disse, iniziando a correre verso la porta.

 

Thaunder aveva riposto tutto il suo vestiario, “davvero infantile” o almeno Louise la pensava così, nel comodino ed era già pronto per andare nella sala.

La sua compagna di stanza, invece, doveva ancora finire, causa l’eccessiva quantità di vestiti che si era portata.

- Dovrebbe portarsi meno vestiti, la borsa deve essere leggere per quando si va in guerra.-

- Ti sembra che stiamo andando in guerra?- la mora rispose acida. A lei non piacevano gli uomini, li disprezzava con tutta se stessa. Era lesbica dichiarata, e per questo i suoi coetanei maschi la sfottevano, dicendo che era solo “astinenza dal cazzo”.

- Non si sa mai, bisogna sempre prepararsi al peggio.-

- Ma vai in culo. –

- L’educazione, prego.- rispose lui, guardandola con la faccia arrabbiata.

- Ma vai in culo. – ripeté, senza nemmeno guardarlo negli occhi. – Ah, tu dormi sul pavimento. Non voglio condividere il letto con uomo. –

- Mi sta prendendo in giro?-

- Sono serissima. E smettila di darmi del lei, sei rivoltante.-

- D’accordo, se insiste la smetto. Ma non vedo perché dovrei dormire in terra.-

- Perché gli uomini mi fanno schifo.-

- Non ti stupro mica.-

- Non si sa mai.-

- Mi spiace, ma non sono disposto ad accettare tali condizioni. Ed ora andiamo, dobbiamo farci trovare nella sala. – Thander si avviò verso la porta, dando un’occhiataccia a Louise, che ricambio con tanto di dito medio alzato.

- Stronzo.- sussurrò sotto voce, uscendo non appena ebbe finito di sistemare le sue cose.

 

Nihal e Diana stavano in silenzio dentro la loro stanza mentre sistemavano le loro cose.

La ragazza era visibilmente in imbarazzo nel dormire con un uomo, soprattutto perché l’unico pigiama che si era portata era molto trasparente.

Il rosso finì in fretta, posando poi la valigia sotto il letto e mettendosi a sedere su una delle due sedie. Diana fece lo stesso, guardando fuori dalla finestra e cercando di attaccare bottone.

- Tu hai il pigiama, vero?- domandò, dicendosi poi quanto fosse stupida ad aver iniziato il discorso così. Un sorriso, più per vergogna che per altro, si dipinse sul volto di Nihal.

- Ehm, no. Di solito dormo in mutande.-

La faccia della ragazza diventò tutta rossa, mentre l’altro si grattava la testa. Non ce l’avrebbe fatta, si sarebbe vergognata troppo.

- Se vuoi posso dormire vestito.-

- No! Cioè sì! Aspetta, no. Ehm, fai come ti pare. – era rossa in volto e molto imbarazzata.

- Se non te la senti di dormire nello stesse letto posso dormire sulla sedia, per me è uguale.-

- No, non ti preoccupare.- fece lei, cercando di sorridergli.

- D’accordo.-

La conversazione terminò lì, per quanto Diana non volesse, e tra i due piombò un silenzio alquanto imbarazzante. Nihal stava tranquillamente seduto sulla sedia, rivolto verso la finestra, e stava osservando il cielo, mentre lei lo osservava da dietro, cosa che lo metteva un po’ sotto pressione.

- Certo che c’è un bel tempo.- stavolta fu lui ad attaccare bottone.

- Ahm, sì.-

- Dalle mie parti il cielo è sempre grigio.-

- Di dove sei?- domandò, felice di aver finalmente iniziato una discussione.

- Di Montreal, sono venuto a Toronto sei mesi fa e mi sono già cacciato in questo casino. Tu?-

- B-Beh, io sono di Toronto.- quella domanda la imbarazzò molto, per quanto non sapesse nemmeno il perché. Quel ragazzo era stati gentile con lei, il che la rendeva davvero felice.

- Direi di andare, ci aspettano nella sala.- propose lui, indicando la porta con la mano. Diana accennò silenziosamente, per poi alzarsi e seguirlo verso l’uscio.

Non appena Nihal mise piede fuori dalla stanza Suzanne gli sbatté addosso, cadendo però a sua volta.

Il rosso le tese la mano, con un sorriso che fece tingere di rosso il viso della viola.

- Ti sei fatta male?- domandò, aiutandola a tirarsi su.

- N-No, grazie.- il cuore le batteva forte e stava perdendo il controllo di se stessa. Non aveva idea di cosa le stesse succedendo.

- Scusala, è piuttosto distratta.- fu Chantal a chiedere scusa al posto di Suzanne, che porse solo un grosso sorriso in direzione del ragazzo, il quale ricambiò, per poi avviarsi verso la sala, invitando Diana a seguirlo.

La viola guardò male la castana, che si sentì oppressa da quello sguardo, come se fosse chiusa in gabbia. A Suzanne, Diana non piaceva nemmeno un po’.

I quattro giunsero infine nella sala, una stanza non troppo grande, con cinque divani disposti in cerchio, un grosso tavolino nel mezzo una TV sopra uno scaffale, un altro lampadario, con cui ad Alex fu severamente vietato interagire, e delle porte che la collegavano al corridoio dove erano passati i ragazzi e ai bagni.

Nihal si sedette su un divano libero e Diana si mise proprio alla sua destra, cosa che fece imbestialire Suzanne, che si mise subito alla sua sinistra. Chantal stava per sedersi su un altro divano, vicino Louise, quando una voce si levò dal gruppo.

- Non ci entri.- Damian aveva tirato un’altra delle sue frecciatine alla mora, che stava per rispondergli a tono, ma fu anticipata da Rui.

- Sta zitto. Lasciala stare.- il suo sguardo rosso si incontrò con quello verde dell’altro, che decise bene di lasciarlo in pace.

- Per iniziare direi che dovremmo tutti parlare un po’ di noi e soprattutto specificare il nostro rapporto con Heather MClean.- fu Thander a prendere in mano la situazione, cercando di mantenere comunque un tono alla mano. – Qualche volontario per iniziare?- Chantal alzò la mano, attirando l’attenzione su di se.

- Inizio io.- si prese qualche attimo per organizzare il discorso e poi iniziò a parlare. – Ho diciotto anni e sono canadese. Son nata a Toronto, ho avuto un infanzia difficile per via della mia obesità e non ho finito il liceo perché ritenevo tutti i miei compagni di classe inutili. Quattro mesi fa ho iniziato a lavorare in un fast food e li ho conosciuto Heather. Era una ragazza spocchiosa, che mi ha subito preso in giro per la mia stazza, ma mica mi sono tirata indietro, eh! Le ho risposto a tono e siamo quasi finite alle mani, ma poi non l’ho più incontrata.- il racconto di Chantal fu breve, non le andò di approfondire le informazioni sul suo passato, anche perché erano delle persone che non conosceva.

Il secondo a presentarsi fu Damian, che appoggiò i piedi sul tavolino per mettersi comodo ed iniziare quindi a parlare di se.

- Sono canadese, ho diciannove anni. Vengo anch’io da Toronto. Ho passato un’infanzia allegra e felice finché all’età di quindici anni sono stato spedito in riformatorio per tentato omicidio ai danni della mia ex, anche perché ho rubato della marijuana, ma questo non è molto importante. Ho incontrato quella rompipalle di Heather MClean a causa dei miei amici che uscivano con le ragazze del suo gruppo, però non ci ho parlato molto.- il castano disse tutto rapidamente, finendo in meno di tre minuti e facendo segno agli altri di passare ad un altro.

Il terzo a presentarsi fu Thander che, da buon militare, disse tutto alzandosi in piedi e con un tono di voce squillante. – Sono nato in Colombia, ma i miei genitori si sono trasferiti a Toronto quando avevo solo cinque anni. Adesso ho vent’uno anni. da piccolo ho accidentalmente dato fuoco alla casa dei miei genitori ed ho provocato la loro morte, quindi sono stato allevato in un’accademia militare. Ho lavorato per la signorina MClean come guardia del corpo per un mese, poiché ero solo in sostituzione di un altro.-

- Hai ucciso i tuoi genitori?- domandò Damian, guardandolo con occhi turbati.

- Solo per sbaglio.- tagliò corto, come se la cosa non lo turbasse minimamente.

Poi fu il turno di Suzanne, che intanto si era seduta sulle gambe di Nihal, anche senza il consenso di quest’ultimo, guadagnandosi un’occhiata da parte di Diana.

- Ho diciannove anni, sono canadese, ho passato un’infanzia felice fino alla tragica morte dei miei poveri genitori. Ho incontrato Heather nel negozio dove lavoravo perché veniva spesso a fare spese li.-

- Breve ma intenso.- commentò Rui, per poi iniziare a parlare – Ho anch’io diciannove anni, sono inglese e mi sono trasferito in Canada due anni fa. Infanzia tranquilla. Sono stato fidanzato con Heather per un mese, poi ci siamo lasciati perché l’avevo fatta sembrare un bue a suon di corna, ed anche perché non ero innamorato di lei.- un applauso da parte di Damian si levò dalla folla.

Louise si guardò in torna, cercando qualcuno disposto a parlare, invano, ed allora si apprestò a parlare di se.

- Diciannove anni, canadese, infanzia felice, a sedici anni un anno di riformatorio per spaccio ed ho incontrato Heather alle medie. Fine, non chiedetemi più nulla.-

Toccò poi a Zarin che, tra una risata e l’altra, riuscì a “parlare di se”

- Mi chiamo Zarin, ma penso che questo lo saprete già, ho diciotto anni e sono Americano, mi trasferito in Canada all’età di due anni. I miei genitori mi odiavano, credo mi odino tutt’ora, tant’è che mi accusarono di numerosi furti per farmi finire in riformatorio, in modo da farmi levare dalle palle. Non appena sono uscito da quell’inferno ho iniziato a darmi alla pazza gioia. Ho imparato a dare fuoco alle cose e sono anche diventato un maniaco sessuale, a proposito Louise, ti si vede il reggiseno.- si interruppe, ricevendo un sonoro “vaffanculo” dalla vittima.

 - Ho incontrato la signorina MClean perché un mio amico se la faceva di brutto e, quando i due si sono lasciati, sono entrato senza motivo nella sua lista nera.

A parlare dopo Zarin fu Diana, la quale però non aveva un granché da raccontare.

- Ho Diciotto anni, sono canadese ed ho avuto un’infanzia abbastanza bella e tranquilla. Avevo Heather in classe alle superiori e le stavo antipatica perché avevo voti migliori dei suoi.-

Dopodiché toccò a Nihal, che si tirò più su dal divano, movimento reso difficoltoso dalla presenza di Suzanne sulle sua gambe.

- Ho ventiquattro anni e sono di Montreal. Da poco mi sono trasferito a Toronto. Ho un’accusa per tentato omicidio e una per stupro, nella stessa circostanza. Non so dirvi se sono colpevole o no perché ero sbronzo, ma ho passato comunque sei mesi in carcere. Quando l’ho conosciuta? Vediamo… doveva essere circa tre mesi fa, quando ha chiesto ad un mio amico collega di lavoro di presentarmela, ma le ho dato palo, questo è successo ben quattro volte.- tutti rimasero interdetti nel sapere che il rosso aveva passato degli anni in carcere, perché dal suo aspetto non pareva: un ragazzo sì solitario, ma anche gentile e premuroso, che evidentemente portava degli oscuri segreti alle spalle.

All’appello mancava Alex, che si presentò dicendo varie “stronzate” riguardo a come aveva conosciuto la magia nera.

- Vabbé dai sono canadese, ho venti anni e bla bla bla. Ho conosciuto la magia nera a dodici anni e da lì ho iniziato a praticare stregoneria. Ah, ho anche avvelenato la mia ex, senza sfortunatamente riuscire ad ucciderla, e ho sparato a un tipo in un pub che voleva violentare la cameriera, però sono scappato, quindi non sono finito in carcere. La signorina Heather era una mia amante, con il quale facevo le corna ad un mio amico del club di occulto, tutto questo quando avevo sedici anni. -

Prese parola Elly, che fece tutto il discorso guardando negli Damian, che la evitava con lo sguardo.

- Ho ventidue anni, sono Spagnola e mi sono trasferita in Canada a tredici anni. Ho passato un anno al riformatorio con l’accusa di prostituzione, all’età di undici anni, quando ero ancora in Spagna.- il suo discorso fu interrotto bruscamente da Zarin.

- E tu saresti lesbica?- domandò, facendo mordere il labbro all’interessata, che si accorse di essersi data involontariamente la zappa sui piedi.

- Ho capito i miei veri sentimenti a quindici anni, e poi lo facevo per il guadagno. Comunque, ho incontrato Heather perché uscivo con lei ogni tanto, ma non eravamo molto amiche.-

Per ultimo parlò Keel, cercando di essere il più cinico possibile.

- Sono canadese e ho ventiquattro anni. Faccio parte della Mannaia Street, una banda criminale a cui mi sono unito per passare meno tempo possibile con i miei. Sono stato arrestato per spaccio, ma senza finire in carcere. Ho incontrato Heather perché comprava erba da noi.-

- Quindi era anche una drogata.- disse Alex, con tono sorpreso.

- Ora che ci siamo tutti presentati cosa facciamo?- domandò Diana, facendo cadere in una profonda meditazione tutti gli altri.

- Proviamo ad identificare il colpevole.- propose Louise – Almeno ce ne andiamo prima e posso tornare nel mio mondo con la Wi-Fi.-

Tutti acconsentire, pensando che sarebbe potuto tornare utile perdere del tempo nel cercare l’assassino tra loro.

- Per quello che ho sentito mi sembra che Chantal non avesse un bel rapporto con Heather, quindi potrebbe essere lei la colpevole.- disse Damian, che trovava veramente antipatica la nera.

- Sì, e secondo te lei si sarebbe arrampicata su due piani di casa, avrebbe scassinato una finestra ed infine ucciso una ragazza? Senza offesa, ma con il suo peso dubito possa riuscirci.- la difese Rui, ricevendo un grazie silenzioso dall’altra. – A me pare che Keel abbia una faccia da killer, anche se da quello che ha detto credo si più sospetto Alex. – i due interpellati si guardarono, per poi voltare lo sguardo verso il moro, che sussurrò un “senza offesa” ai due.

- Sentite, ritengo che tutto ciò sia una stronzata. Ci stiamo solo mettendo uno contro l’altro.- obiettò Elly, ottenendo un cenno positivo da tutti. – In più sono le dieci, direi di farci un panino e di andare a dormire, poi domani dobbiamo esplorare la villa.- ancora una volta furono tutti d’accordo, soprattutto sul mangiare, poiché nessuno aveva pranzato.

La cucina si trovava nello stessi corridoio delle stanze, ed era enorme. Tre frigoriferi sulla sinistra, i fornelli sulla destra e un tavolo da cucina, con tanto di lavello, al centro.

Thander si offrì volontario per preparare la cena, ovvero i tanto agognati panini, che furono finiti in meno di cinque minuti da tutti. Si incamminarono quindi verso le loro stanze per andare a dormire.

- Nihal, posso dormire con te? Ho un po’ di paura.- Suzanne, che per altezza non arrivava nemmeno alle spalle del rosso, gli stava tenendo la maglietta, per attirare la sua attenzione.

- C’è Chantal a difenderti, non ti preoccupare.- rispose lui, sgranando gli occhi a quella strana richiesta. Già doveva dormire con Diana, se poi ci si aggiungeva un’altra ragazza sarebbe sicuramente morto d’imbarazzo.

- Già, Chantal si mangerà chiunque ti vorrà fare del male.- scherzò con cattiveria Damian, che subito dopo si ritrovò sbattuto al muro da Rui.

- Mi sembra di averti già detto che hai rotto il cazzo.-

- Calmo amico, tu che centri?- a quelle parole il moro fece battere nuovamente la schiena del castano contro il muro, provocandogli ulteriore dolore.

- Smettila subito, o ti faccio male sul serio.- gli rispose, lasciando la presa.

Dopo lo scandalo iniziale per quel siparietto Nihal fu costretto ugualmente da Suzanne a rispondere.

- Non posso, sono già in stanza con Diana.- le rispose il più gentilmente possibile, cercando di convincere la viola. Questa guardò male la castana, per poi fare una faccia triste ed accettare la decisione del rosso.

Quella Diana era un problema per Suzanne, un problema molto grosso. Andava eliminata a tutti i costi.

Intanto Elly stava sfottendo Damian per la brutta figura fatta con Rui, procurandosi solo occhiatacce da parte del castano, che stava davvero perdendo la calma.

- Davvero, che figura di merda!- disse tra una risata e l’altra, indicando Damian, che la insultava con lo sguardo, seduto su una sedia. – Figura peggiore non la potevi fare, ti ha proprio umiliato.- dopo l’ennesimo insulto Damian non ci vide più. Prese la ragazza per il braccio e di forza la buttò sul letto, saltandole in collo.

- Vuoi vedere cosa ti faccio ora?- le disse, con tono di voce piano per non farsi sentire, nell’orecchio.

- Illuminami.- rispose lei, sfidandolo con gli occhi. Lui accettò la “sfida” ed iniziò a spogliarla con violenza, rompendogli anche la maglietta.

E passarono la loro notte così, facendo quello che per Damian era uno stupro, mentre per Elly solo un piccolo divertimento estivo. L’aveva fregato, con il suo atteggiamento strafottente e lunatico era riuscita a farlo cadere ai suoi piedi. Ora sarebbe stata una sua pedina in tutto e per tutto.

Dalla stanza accanto Nihal e Diana, rossissimi in volto, sentivano i due. Già lui era in mutande e lei in una camicia da notte quasi trasparente, poi sentire i due nell’altra camera fare queste cosa non aiutava molto.

Invece Suzanne passò tutta, e sottolineo tutta, la notte a lamentarsi con Chantal perché Diana aveva la fortuna di dormire nello stesso letto di Nihal.

A Thander toccò dormire sul pavimento, perché Louise l’aveva buttato giù dal letto a calci, mentre tutte le altre coppie dormivano tranquillamente.

 

 

 

 

Angolo Autore:

Questa settimana ho avuto un sacco di tempo e sono quindi riuscito ad aggiornare la storia.

Direi che in questo capitolo ho puntato più sul “far conoscere” i personaggi tra di loro e sul creare amicizia e inimicizie, o anche triangolo come il Nihal-Diana-Suzanne, portando quindi la viola ad odiare la piccola Diana con tutta se stessa XD.

O anche come il rapporto di “quasi amicizia” tra Rui e Chantal, che porta quindi Rui e Damian a non volersi molto bene.

I legami tra gli altri personaggi saranno approfonditi nel prossimo capitolo, in cui i nostri eroi esploreranno la villa di MClean, e dove finalmente avremo la comparsa del cattivo.

Quindi inizierà la trama vera e propria, si può dire che questi tre capitoli erano solo una specie di prologo.

Ringrazio tutti coloro che hanno recensito il precedente capitolo e quelli che recensiranno questo. 

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


Il giorno seguente si riunirono tutti nella sala, per decidere il da farsi.
Ovviamente per primo si presentò Thander, che fu veramente felice di avere un divano su cui sdraiarsi, dato che Louise lo aveva fatto dormire sul pavimento. Essendo un ex militare tendeva a svegliarsi presto, tant’è che arrivò nella sala verso le sei di mattina.
Aveva cercato di svegliare la mora, che però gli aveva tirato contro la lampada sul comodino, mancandolo per un pelo, e gridandogli cose come “Ma che cazzo ti svegli alle sei di mattina? Sei scemo?!” per poi ributtarsi sul letto e tornare a dormire borbottandogli contro pesanti insulti.
Stette da solo per circa un’ora e mezza, pensando a come organizzare la perlustrazione della villa, per poi vedere arrivare Rui che, sbadigliando sonoramente, lo salutò con la mano.
- Keel sta ancora dormendo.- gli spiegò, giustificando l’assenza del compagno di stanza.
- D’accordo, ho capito.- rispose, sollevandosi con le braccia per mettersi a sedere sul divano. – Come pensi che dovremmo agire?- domandò poi, cercando consiglio.
- Beh, innanzitutto credo dovresti evitare di usare quel tono militare, credo che persone come Damian e Alex sarebbero ancora più svogliate di aiutarci se vedessero a capo della “spedizione” un falso militare.- disse il moro quasi a sfotterlo, mettendosi poi a sedere sul divano di fronte a Thander, appoggiando i gomiti sulle ginocchia ed incrociando le dita.
- Stai dicendo che il mio modo di agire è sbagliato?- domandò poi, cercando conferma.
- Non proprio sbagliato, solo che per dei ragazzini deficienti come loro avere una guida con un atteggiamento simile è inammissibile. Sono della “generazione merda” infondo.- spiegò Rui, sbadigliando nuovamente.
- Ti ringrazio del consiglio.- anche Thander assunse la stessa posizioni di Rui, però con uno sguardo imbronciato, come se sapesse che ciò che il moro stava dicendo era vero.
- Ah, a proposito di oggi, devi fare dei gruppi prestabiliti.- Rui assunse un’espressione seria, guardandolo nei suoi occhi marroni.
- Ha proprio ragione.- Zarin entrò nella stanza salutando i due con una mano, mentre nell’altra teneva una tazza di caffè – Sarebbe pericoloso mandare il fighetto col cappellino con l’obesa, sicuramente si ammazzerebbero a vicenda. Già la casa è piena di trappole, se poi ci ammazziamo tra di noi è la fine. Però sono anche dell’idea che tutti noi dovremmo andare d’accordo, quindi mettere le persone che non si stanno simpatiche insieme può essere un modo per fargli risolvere eventuali malintesi. Quindi, se non ti dispiace farò io i gruppi.- il discorso di Zarin lasciò stupito Rui, soprattutto per la sconvolgente rivelazione ad inizio frase.
- Cosa? Hai prove che ci siano trappole in questa casa?- domandò, scattando in piedi con volto preoccupato. Di tutta risposta il moro posò la tazza di caffè sul tavolino con una mano, mentre con l’altra si sbottonava la camicia. La T-shirt, che un tempo era tutta bianca, aveva una grossa macchia di caffè bollente sul lato del polmone sinistro. Zarin si levò anche quella, facendo intravedere, oltre al suo fisico, che Rui pensò fosse fantastico, c’era una chiazza rossastra, sintomo di un’ustione.
- Stavo tranquillamente preparando il caffè, quando ho sentito un “beep” allora mi sono girato e la macchinetta mi ha spruzzato addosso mezzo litro di caffè bollente.-
- Potrebbe essere una coincidenza.- obbiettò Thander, mentre osservava con disgusto la macchia rossa sul suo petto.
- Andiamo, è un extra milionario e pensi che non abbia i soldi per comprarsi una macchinetta del caffè decente?- gli rispose di rimando Zarin, riprendendosi poi la tazza di caffè, per continuare tranquillamente a berlo – Comunque fa al quanto schifo.- disse, mandando giù tutto il liquido rimasto nella tazza.
- Allora, posso preparare io i gruppi?- domandò, ricevendo un cenno positivo da due – Perfetto, ne ho già in mento qualcuno.-
Nel frattempo Elly, Damian e Louise arrivarono nella stanza, i primi due con le occhiaie, mentre l’altra con uno sguardo arrabbiato in volto.
- Cosa c’è, piccolina, ti vedo incazzata.- Zarin si avvicinò verso Louise, toccandole le punte rosse dei capelli.
- Non toccarmi, che schifo!- urlò, per poi allontanarsi di qualche passo dal moro – Cazzo! È tutta colpa di quel nero che mi ha svegliato alle sei di mattina! Non sono più riuscita a chiudere occhio!- urlò, facendo tappare le orecchie a tutti i presenti nella sala.
- Se vuoi ti faccio dormire io. – le sussurrò nell’orecchio il moro, dandole un bacio sulla fronte e ricevendo come risposta un forte calcio nei gioielli di famiglia. – Certo che ci vai pesante, eh?- rispose, con un piccolo soffio di voce, tenendosi la parte colpita con le mani.
Nel giro di un’ora tutti si svegliarono, riempiendo quindi la sala.
- Allora, oggi abbiamo avuto un altro punto a favore dell’ipotesi delle trappola, Zarin fai vedere anche a loro.- il moro si levò la giacca e la T-shirt, lasciando intravedere la macchia rossa sul petto – Quindi oggi ci divideremo per esplorare la villa.- finì Thander, dopo aver fatto cenno a Zarin di dire i gruppi che aveva “personalmente” composto.
- Allora, prima di dirveli vi dico subito che non si possono più cambiare, quindi fateveli andare bene, d’accordo?- domandò, ricevendo un sì in coro dagli altri. – Benissimo, il primo gruppo è composto da Nihal, Rui e Louise, il secondo da Diana, Suzanne ed Alex, il terzo da Damian, Chantal e io, mentre il quarto da Thander, Keel ed Elly.- Rui e Thander spalancarono gli occhi nel sentire i “gruppi” creati dall’altro. Aveva di proposito Damian e Chantal nella stessa squadra.
- Ma sei serio?- Rui si alzò in piedi, seguito dalle lamentele degli altri. Il moro rise, quasi a voler sfottere la stupidità dei presenti nell’aula.
- Serissimo. Avevo già detto che non sarebbe stato possibile cambiarli, quindi adattatevi.- sputò fuori, con tono acido, senza però perdere quel ghigno dal volto.
I dodici ragazzi si divisero nei gruppi stabiliti e a ognuno di loro fu detto dove dovevano “esplorare” l’edifico.
- Il primo gruppo esplorerà la cantina, il secondo la parte sinistra dell’edificio, quella terza la destra, mentre il quarto si occuperà del piano terra.- spiegò Zarin, per poi schioccare le dite per congedarli.
Rui, Luoise e Nihal si stavano dirigendo verso la cantina, con grande disappunto di quest’ultimo.
- Dai, andiamo, cosa ti preoccupa? Hai per caso paura del buio? È una cantina, ci saranno anche alcolici a volontà!- esclamò, strofinandosi le mani per poi dare una bottarella sulla schiena del rosso.
- È proprio quello che mi spaventa.- rispose, con uno sguardo vago in faccia.
- Cosa? Non ti piace ho l’alcol?- domandò, con una faccia sconvolta e quasi dispiaciuta.
- Non è che non mi piace, ho avuto dei problemi per averne bevuto troppo.- rispose, continuando ad avanzare in direzione della cantina con le mani poggiate dietro la testa.
- Ah, quindi sei un alcolizzato?- domandò, facendolo sobbalzare.
- No!- urlò, per poi ritrovare la sua compostezza – Solo che quando bevo troppo divento violento, e per di più non lo reggo, quindi basta un bicchiere per farmi prendere una sbornia.- spiegò, chiarendo il malinteso.
- Ehi, voi due, fecce, volete muovervi?- la voce di Louise, come sempre acida e annoiata, richiamò l’attenzione dei due, che si erano fermati a metà strada per discutere. Entrambi risposero con un accenno della testa, per poi rimettersi a camminare continuando a discutere.
- Anche con la droga ti fa questo effetto?-
- Non mi sono mai drogato. Cazzo, divento violento da ubriaco, figurati dopo essermi fatto di LSD. – rispose, con un po’ di acidità nel tono.
Era un ragazzo abbastanza buono, gentile e disponibile. Per di più era silenzioso e non aveva mai partecipato ad una rissa. Ma quando beveva diventava tutto l’opposto: scontroso, scorbutico, offensivo nei confronti di tutti, perfido ed anche maniaco. Subiva un completo capovolgimento di carattere, che lo portava poi ad avere i sensi di colpa. All’età di dodici anni aveva scoperto questo suo problema, grazie ad un mezzo bicchiere di vino che gli era stato offerto da suo nonno.
I suoi genitori gli descrissero quello spettacolo come da volta stomaco, il tutto con le lacrime agli occhi. Aveva rivoltato il tavolino e ferito sia sua sorella che suo padre, il quale tentava inutilmente di calmarlo. Ed era anche a colpa di questo suo “difetto” se il rapporto con la famiglia era stato rovinato, cosa che l’aveva portato a Toronto, non ce la faceva più a sentirsi estraneo in casa sua.
- Perché mi stai dicendo del tuo problema? Non dovrebbe essere un segreto?- domandò Rui, mettendo un dito sulle labbra ed attendendo pazientemente una risposta.
- Prevenire è meglio che curare.- tagliò corto, alzando le mani – Comunque dal momento che ne sei a conoscenza vorrei che mi dessi una mano. Tutto ciò che devi fare è scolarti tutto l’alcol che mi passa da davanti.- scherzò, facendo ridere il moro.
- Non preoccuparti, farò il possibile.- gli rivolse un sorriso a trentadue denti, facendolo rassicurare.
- Grazie.-
- Voi due volete per caso che venga li e vi colpisca ripetutamente sul culo fino a portarvi qui?- urlò Louise, stufa delle continue fermate dei due.
- Sì, sì, arriviamo.- le rispose Rui, facendole gesto con la mano di andare avanti e di non infastidirli più del necessario.
I tre giunsero infine alla porta della cantina, la quale era di legno, con la maniglia ed i cardini di acciaio. Una grossa e spessa catena di ferrò bloccava la maniglia, rendendo impossibile entrare nella cantina.
- Cosa facciamo? Torniamo indietro?- domandò Nihal ai due, che nel frattempo stavano esaminando il lucchetto.
- Di certo non possiamo abbattere la porta.- notò Louise, cercando di far forza sul lucchetto.
- A questo punto ci conviene tornare indietro e riferirlo agli altri. Altrimenti dobbiamo per davvero sfondare la porta.- Rui esaminò le alternative, alzando le spalle come a lasciare ai due la scelta.
- Cerchiamo qualcosa con cui abbattere la porta.- asserì la ragazza, mandando i due a cercare delle travi di acciaio o qualcos’altro.
- Ehi, ti ricordo che c’è un’alta possibilità che questo posto sia pieno di trappole, quindi non credo dovremmo andare in giro così liberamente.- obiettò Rui, facendola quindi fermare. – E poi è molto probabile che la chiave sia da qualche parte nella villa.- i tre si guardarono, per poi decidere di tornare indietro senza aver concluso nulla.
Rui camminava affianco a Nihal, mentre seguiva con lo sguardo Louise che, dopo la loro piccola “riunione”, si era incamminata verso la sala, senza dire più una parola.
Da quel poco che aveva capito osservandola ogni tanto era una ragazza riservata, acida e femminista, soprattutto femminista. Anche solo l’idea di avere un uomo ad un metro di distanza la faceva schifare, e partiva subito all’offensiva con insulti o addirittura colpi. Non sapeva il perché di questo suo “odio repentino” verso i maschi, forse era dovuto al suo essere lesbica, ma non aveva comunque idee chiare.
Passava il tempo da sola, e sicuramente in camera non rivolgeva la parola a Thander, d’altronde era un maschio e questo sarebbe andato oltre la sua etica. Peccato che di volto fosse anche carina.
- Ti serve qualcosa?- la voce della mora lo destò dai suoi pensieri, facendolo sobbalzare – Sono due ore che mi fissi, smettila.-
- Ah, no niente, scusami.- rispose lui, grattandosi la testa. Nihal gli si avvicinò, per poi sussurrare al suo orecchio delle parole.
- C’è qualche problema?- chiese, coprendo anche con un mano la bocca per evitare che qualcuno riuscisse a leggere il suo labiale.
- No, tutt’apposto.- rispose seccamente – Solo che non capisco come mai sia così scorbutica.- finì, facendo lo stesso gesto del rosso.
- Prova a chiederglielo.-  lo invitò, alzando le spalle. Rui si fece coraggio e, con una vocina timida, le porse la domanda.
- Ehm, Louise, hai un attimo?- la chiamò, notando come, per la prima volta da quando l’aveva conosciuta, non aveva un’espressione arrabbiata sul volto.
- Che cosa vuoi?- disse, sempre con voce acida.
- Sai, vorrei sapere cosa ti ha portato ad odiare tanto gli uomini.- mentre poneva il quesito giocherellava con le dite, essendo in evidente stato di pressione, perché quella ragazza lo spaventava molto.
- Non puoi semplicemente farti i cazzi tuoi?- questa risposta non scosse minimamente Rui che, conoscendo il carattere dell’interlocutrice, se la aspettava.
- Dai su, è per fare conversazione.- cercò una scusante per smuovere la sua acidità, che però aveva evidentemente sottovalutato.
- Io non voglio fare conversazione con voi.-
- Dai, siamo tranquilli, non abbiamo niente a che vedere con gente con Damian o Keel.- rispose, prendendo Nihal per un braccio ed invitandolo a sorriderle con lui. La mora rise, probabilmente per la prima volta da quando era entrata in quella casa, per poi riprendere il suo tono serio e rispondere alla domanda.
- Tutti gli uomini sono dei vermi, mi fanno schifo. Stanno sempre ad importunaci. E per di più si credono migliori solo perché hanno un affare in mezzo alle gambe. E poi sono rudi e sgarbati. Per questo preferisco le donne, sono belle, delicate e con la pelle liscia, decisamente meglio.- spiegò, passando dal fare delle facce schifate ad alcune decisamente adorabili.
- Ehm, mi sento offeso. Davvero.- ribatté Nihal, che però non fu minimamente preso in considerazione da Louise, che riprese a camminare come se nulla fosse.
Giunsero in fine nella sala, che era ovviamente vuota. Si sedettero tutti su un divano diverso, tanto per stare più comodi, e aspettarono con calma che arrivassero gli altri gruppi dopo aver finito la perlustrazione.
 
Il secondo gruppo, composto da Diana, Suzanne e Alex, si era diviso non appena arrivato nella loro zona prestabilita. Otto porte, quattro da un lato e quattro da un altro, che avevano deciso di esaminare divisi, così da fare prima.
- Allora, io vado di là, voi fate come volete.- il comando del biondo fu vago, cosa che lasciò perplessa Diana, mentre alla viola fregava relativamente, soprattutto perché era in squadra con la sua acerrima rivale. Questa era un’ottima opportunità per porre fine alla sua miserabile vita, spianandosi quindi la strada. Infondo lei era la più adatta a Nihal, non quella racchia, che non faceva altro che cercare di entrare nelle sue grazie. Era invidiosa perché lei aveva la fortuna di essere in stanza con lui. E questa cosa la urtava. Come poteva essere invidiosa di quella lì? Fu la stessa vittima dei suoi pensieri a risvegliarla da quel suo trauma momentaneo, richiamando la sua attenzione.
- Dimmi Suzanne, dove vuoi andare tu?- domandò Diana sorridendole.
- Lontano da te. – rispose, con un’espressione corrucciata in volto e con molta cattiveria, facendo rimanere male la castana, che la guardava con sguardo triste.
- Ah, d’accordo, allora io andrò in quella porta.- le disse con tono fiacco, entrando poi nella prima porta che aveva sotto tiro. La viola entrò in quella più lontana dalla sua. Aspettò cinque minuti, per poi uscire dalla stanza ed entrare in quella che aveva scelto Diana.
Alex era entrato nella stanza, la quale era completamente buia. Non un singolo oggetto si intravedeva da quella oscurità, talmente fitta da essere quasi opprimente.
- Diamine, non si vede un cazzo qui!- borbottò dopo aver sbattuto all’ennesimo tavolino. Se quei bastardi della scorta non gli avessero prelevato il cellulare tutto ciò non sarebbe successo. Cercò l’estrattore, trovandolo solo dopo numerose imprecazioni e bestemmie al signore oscuro, perché lui era satanista. Non appena la luce si accese, Alex sentì come un taglio sugli occhi, causato dalla forte luminosità del lampadario.
Guardandosi in torno scoprì di essere capitato in una biblioteca, deducibile dalla vasta quantità di scaffali pieni di libri di tutti i tipi, accuratamente divisi per sezione. Senza nemmeno pensarci si avviò verso l’etichetta che indicava il “sovrannaturale” pronto a leggere dei libri di magia nera, nel caso il gangster ne avesse uno.
Circa una cinquantina di libri erano posizionati sullo scaffale a lui interessato, facendogli brillare gli occhi. In biblioteca o da qualsiasi altra parte riusciva a trovare solo racconti di fiabe nell’angolo del sovrannaturale, cosa che lo costringeva ad andare a leggere online incantesimi e maledizioni.
Prese uno dei libri, con copertina marrone chiaro e scritte in nero ricalcate, e iniziò a leggerlo, con un sorrisino ebete sul volto. Sfogliava pagine su pagine, guardando il libro come se fosse una reliquia divina. Il suo titolo era “Evocazioni dal Valalla”, cosa che lo interessò non poco, già si vedeva sul tetto del mondo grazie a tutti quei demoni.
Decise di provarci, ma un piccolo particolare saltò al suo occhio: “Per eseguire il rituale serve un sacrificio umano” e questo era scritto in tutte le evocazioni, per cui, nel caso avesse voluto evocare tutti e demoni, avrebbe dovuto uccidere duecentodue persone.
Per il momento si fermo, portandosi però dietro il libro, e si recò verso l’uscita. Notò che nessuna delle due era tornata, quindi si avviò da solo verso la sala, ignorando platealmente il gruppo.
Nel mentre che il biondo passava il suo tempo immerso nella magia oscura, Diana stava tranquillamente controllando i vari scaffali presenti nella stanza che aveva scelto. Questa era piena di mobili altissimi, tant’è che necessitava di una scaletta per arrivarci, ed anche di tavoli, facendole dedurre che si trattasse di una biblioteca.
Cercò in tutti i cassetti delle scrivani che era riuscita a trovare, ricavandone però solo una pena stilografica ed una boccetta di inchiostro. Posò gli oggetti sul tavolo, per prendere poi la scala con l’intendo di controllare gli scaffali. Si arrampicò lentamente, facendo attenzione nel non cadere, anche perché quella scala non era molto sicura. Appena si stabilizzò iniziò subito a controllare i libri, notando che erano tutti romanzi d’amore o storie drammatiche. Mentre sfogliava vagamente i libri, sentì uno strano rumore e, poco dopo, la scala cadde, facendo fare la stessa fine anche a Diana, che atterrò con un sonoro tonfo, perdendo coscienza. Purtroppo per lei anche il mobile cadde, sotterrandola.
Suzanne uscì dalla stanza, con un sorrisetto in volto, mentre si incamminava verso la sala.
Zarin era alquanto stufo dei continui battibecchi  tra Damian e Chantal, il primo sempre pronto a provocare e la seconda sempre pronta a rispondere. Era da praticamente dieci minuti che stavano camminando per i fitti corridoi della casa, cercando qualche porta.
Giunsero infine ad una porta enorme, che sarebbe meglio definire portone data la smisurata grandezza, color nero e con la maniglia argentata. Con un cenno della testa Zarin fece verso di seguirlo, mentre lentamente apriva la porta.
Al suo interno c’era quello che poteva essere definita una taverna. Circa una ventina di tavolini tondi in legno con quattro sedie a testa messe a casaccio coprivano la stanza mentre, sul fondo della sala, un grosso bancone pieno di alcolici.
Damian subito si diresse lì, senza pensarci nemmeno due volte.
- Cazzo! Dobbiamo assolutamente prenderli!- gridò, come in preda alla pazza gioia. Chantal e Zarin si guardarono, alzando le spalle.
- Potrebbe essere utile per medicare eventuali ferite.- osservò il moro, vedendo la faccia del castano fare un’espressione stranita.
- Ma stai scherzando? Questo ce lo beviamo tutto!- urlò abbracciando una bottiglia di vodka come se fosse sua figlia.
- Non hai l’età per bere.- osservò Chantal, guadagnandosi un’altra occhiataccia dal castano.
- Nemmeno tu. – rispose, guardandola male.
- Per questo non lo bevo.-
- Ma vai in culo, grassona.-
- Hey, brutta merda, vuoi vedere che questa grassona ti spacca il culo, ora e subito!- un altro dei loro battibecchi ebbe inizio, con la sola differenza che questa volta non c’era Rui a fermare il castano.
- Ah, perché riesci a muoverti?- provocò lui, facendo innervosire ancora di più la mora.
- Non ti prendo a schiaffi solo perché altrimenti la merda schizza, coglione!- rispose di rimando, facendolo arrabbiare. Nel frattempo Zarin si godeva la scena, estremamente divertito.
- Ma non hai tu quel colorito?- questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. Chantal gli andò addosso e lo colpì in faccia con un pugno, facendolo sbattere contro un tavolino, che si ruppe all’istante.
Damian si toccò il naso, che era evidentemente stato rotto da quel colpo ricevuto dalla mora e, per vendicarsi, stava per tirarle la bottiglia di vodka, che miracolosamente non si era rotta. Ci pensò Zarin a fermarlo, che evidentemente si era divertito abbastanza. Lo prese per il braccio e lo tirò a se, stappandogli la bottiglia di mani e mettendolo a forza a sedere.
- Stai qui, cerco uno straccio bagnato.- fece poi, facendo finta di non sentire tutti gli insulti, detti a bassa voce, che gli stava dedicando. Tornò dopo due minuti, in cui i due rivali si erano solo guardati male, con il tanto agognato straccio. – Allora, prendiamo gli alcolici e torniamo. Abbiamo già fatto abbastanza.- ordinò, tirando fuori due sacchetti di plastica che aveva trovato assieme allo straccio. – Riempite questi sacchetti, magari con roba il più leggera possibile.-
I tre riempirono sei sacchetti, due a testa, e si avviarono poi verso la sala.
- Ehy, a parte stronzate, che ci facciamo con questi?- domandò Chantal, guardando Zarin, che per un indeterminato motivo stava ridendo, in cerca di risposta.
- Possiamo anche cucinarci.- rispose lui, alzando le spalle.
- Cucinarci? Ma sfondiamoci di brutto e via.- obiettò Damian, che si era ripreso, anche piuttosto rapidamente, dall’umiliazione precedentemente subita.
- Potrebbero essere avvelenate, ti fidi?- lo zittì il moro, ridendo.
- In effetti hai ragione, quindi dovremmo assaggiarli.- il castano si strofinò le mani, vedendosi già ubriaco.
Giunsero alla sala, trovando solo Nihal, che sbiancò alla vista di tutti quegli alcolici, Rui, che si sentì male per il primo, e Louise a cui, sincerante, non fregava nulla.
- Chi manca all’appello?- fece Zarin, dopo aver posato le bottiglie sul tavolo.
- Il secondo e il quarto gruppo.- rispose rapidamente Rui, stanco di aspettarli.
Neanche a dirlo il quarto gruppo tornò immediatamente,tra cui Thander con una faccia triste ed afflitta.
- Cos’è successo?- domandò Nihal, notando lo sguardo depresso sul volto del nero.
- Siamo chiusi dentro. Non si apre nessuna porta.- tagliò corto Elly, lasciando di stucco tutti i presenti nella stanza. Rapidamente Damian scattò verso l’uscita, tentando inutilmente di aprirla.
- Cazzo! Cazzi! Cazzo! Apriti! Non voglio stare chiuso in casa con questi idioti!- urlò, ricevendo occhiatacce da tutto il gruppo.
- Calmi, è possibile che sia stata la polizia.- disse tranquillamente Louise, stendendosi sul divano.
Mentre dibattevano, prima Alex e poi subito dopo Suzanne, fecero la loro comparsa.
- Eh, la castana non è con voi?- domandò, calcando molto la e iniziale. Tutti si guardarono intorno, alla ricerca di Diana, la quale però non era presente.
- Diamine, dobbiamo andarla a cercare!- fece Rui, continuando a girarsi intorno nella, bassa, probabilità di trovarla tra loro.
- Andate in due o tre, almeno evitiamo di muoverci tutti. Potrebbe perdersi anche qualcun altro.- propose Keel, che però non era minimamente interessato ad andare a cercarla.
- Chi viene?- domandò Rui, attendendo che qualcuno alzasse si offrisse volontario.
- Vengo io. Infondo è la mia compagna di stanza.- fece Nihal, facendo infastidire Suzanne, e ricevendo un sorriso da parte dell’altro.
- Ah, andate al diavolo, vengo io. – sputò Louise, acida come sempre.
E così, alla fine, fu il secondo gruppo ad andare alla ricerca della ragazza scomparsa. Si divisero non appena giunti alle otto porte, così da trovarla più facilmente.
Non appena entrato dentro una delle porte, il rosso sentì un singhiozzo.
- Diana? Diana, sei tu?- domandò camminando nel mentre cercava di sentire un’eventuale risposta.
Più andava avanti e più i singhiozzi si facevano forti, e così, seguendo quel rumore, giunse al luogo giusto. Uno scaffale, alto circa due metri e mezzo, era caduto, facendo, probabilmente, fare la stessa fine a Diana, che stava singhiozzando da lì sotto.
- Mamma… Papà…. Aiuto!- diceva sotto voce, come se stesse rivivendo un trauma. – Ho paura.-
- Ehi, Diana, calmati. Ci sono qua io!- rispose lui sotto voce, cercando di alzare lo scaffale, che però pesava di più per colpa dei libri.
- Eh? Nihal? Sei tu?- domandò, asciugandosi le lacrime con la manica della maglietta.
- Sì, sono io, non preoccuparti. Ti tiro fuori da lì. – la calmò, cercando poi un buon punto d’appoggio per tirare su lo scaffale. Dopo svariati tentativi, riuscì a sollevare una parte, rimasta leggermente in bilico per colpa dalle scala che era caduta con Diana. – Esci, veloce!- le disse, attendendo che la castana gattonasse fuori, per poi lasciare la prese e far quindi cadere di forza la parte dello scaffale che aveva sollevato, provocando un forte rumore.
La ragazza si gettò tra le sue braccia, piangendo in preda al terrore. Era scossa, tutto ciò le aveva ricordato il trauma che aveva avuto da piccola. All’età di tre anni lei e la sua famiglia erano state coinvolte in una fuga di gas, facendo morire subito il padre. La madre portò la figlia al piano superiore, ma la caduta di una trave la uccise sul colpo. La, al tempo piccola, Diana si chiuse in un armadio, che però fu bloccato da la caduta di un mobile, rendendole impossibile uscire per circa otto ore, finché i poliziotti non la liberarono. In quell’occasione si era fatta una cicatrice a forma di stella su un fianco che, ogni volta che la guardava o anche solo toccava, le faceva venire le crisi di panico, per via dei brutti ricordi che vi erano legati. Ed era questo, principalmente, il motivo per cui non mostrava a nessuno il proprio corpo, preferendo abiti scuri e pesanti, anche d’estate.
Nihal la abbracciò a sua volta accarezzandole la testa e cercando di calmarla.
- Va tutto bene, ci sono qua io. Calmati, è tutto a posto ora.- dopodiché la sollevò di peso, reggendola come una principessa, per poi avviarsi verso la sala. Fuori la porta c’era Louise e Rui, che era intento ad entrare in un'altra porta. I due sospirarono sollevati, la prima perché doveva smettere di cercare, e il secondo perché non era successo niente di grave.
Tornati alla sala, dopo i vari “menomale che non è successo niente” da parte di tutti e le maledizioni lanciate da Suzanne verso la castana perché era stata portata in quel modo dal rosso, Nihal stese Diana su un divano, per poi sedersi da un’altra parte.
- Allora, già che ci siamo, direi di parlare di cosa abbiamo.- ma il suo discorso fu interrotto a metà da un rumore proveniente dalla TV.
- Ehm, prova, prova. Mi sentite?- una voce squillante si udì dalla TV stessa, che poco dopo si accese, mostrando un uomo sulla quarantina, con capelli neri ed occhi del medesimo colore, stava seduto su una sedia, con un discutibile completo grigio con tanto di papillon rosso. – Bene, salve a tutti. Io sono Chris MClean. Credo mi conoscerete già, perché sono il solo ed unico motivo per cui vi trovate qui.- fece una pausa, tramutando il suo irritante sorriso in uno sguardo inferocito – Tra di voi c’è l’assassino di mia figlia, e no, non sono stati i due suicidati a commettere tale crimine.- disse, impedendo quindi a tutti di ribattere ancora prima di aver cacciato parola – Quindi, o esce fuori il colpevole, o vi ammazzo tutti. Ho riempito la casa di trappole, ma credo che ve ne siate accorti e, di tento in tanto, farò dei giochi con qualcuno di voi, dove se perdete verrete brutalmente uccisi. Ah, la polizia non sa nulla, per questo vi ho chiuso dentro, e le uniche telecamere all’interno della casa sono di mia proprietà, anche perché ho fatto uccidere i due poliziotti responsabili del vostro monitoraggio, ma questa è un’altra storia. Ora vi lascio, mangiate bene, ed attenti a non morirmi subito, altrimenti non ci sarebbe divertimento. Ah, questo è un messaggio preregistrato, quindi non posso sentirvi.- dopo quella nota, salutò con una mano verso la telecamera, per poi far spengere la TV.
Nessuno dei ragazzi si mosse per un po’, come in preda al panico, cercando di capire se quella era uno scherzo, anche se era molto poco probabile. Alle fine Rui prese la situazione in mano.
- Andiamo a mangiare.- fece schietto, constatando che, a parte Nihal, Chantal e Louise, non si mosse nessuno.
- Ehi, ha appena detto di aver messo delle fottute trappole in questa merda di villa! Sarà tutto avvelenato!- gli rispose Damian, gridando.
- Non vuole che finisca tutto così presto, altrimenti non ci avrebbe avvisato. E ora andiamo, forza.- lentamente tutti seguirono il moro, sperando con tutto il cuore che la sua “teoria” fosse giusta.
Entrarono lentamente in cucina, cercando di mettersi d’accordo su chi dovesse cucinare.
- Faccio io. – rispose Louise – Ho lavorato per un po’ come aiuto cuoco.- e, insieme a lei, anche Thander e Elly iniziarono a cucinare, aiutandola. Ma, mentre stavano per bollire l’acqua e tirare fuori il cibo, una voce li fece sobbalzare.
- Fermi!- la voce, che i ragazzi riconobbero come quella di Chris MClean, li stoppò, portandoli a girarsi su se stesi alla ricerca dell’oggetto da cui veniva la voce. – Ehi, sono qua in cima!- urlò, facendo voltare tutti i ragazzi, che videro quindi la cassa situata all’angolo tra due pareti e posta a circa quattro metri di altezza. – Allora, direi che, per festeggiare il nostro incontro, dovremmo fare una festa… a base alcolica! Quindi due di voi si sfideranno in una gara dove dovranno scolare più bottiglie possibili. Il perdente non potrà mangiare per due giorni, pena la morte.- disse ridendo, e facendo rabbrividire tutti.
- Allora, in questa sfida si affronteranno: Damian e Nihal!- urlò in gioia, attivando un sottofondo di applausi finti, probabilmente da un’applicazione sul cellulare. Il primo rise, felice di poter ingurgitare tutto l’alcol che poteva, mentre il rosso, scioccato, non poteva nemmeno muoversi.
- Mi offro io al suo posto!- gridò Rui, tentando di “salvare” Nihal da quella sfida.
- Eh no, mio caro asessuato, non si può.- il moro dette un pugno al banco, facendo tremare gli alcolici posti sul tavolo in preda alla rabbia.
- Allora, sistematevi dietro il lavello e al mio via iniziate pure.- il castano seguì il comando alla lettera, con un sorriso a trentadue denti sul volto, mentre il rosso svolgeva lentamente i passi, come traumatizzato.
- Pronti, partenza e via!- la gara ebbe inizio e Damian iniziò subito a scolarsi, attaccandosi direttamente, alla bottiglia di vodka, sempre con quel sorriso sul volto. Invece Nihal, con la mano, tremante, teneva in mano un bicchiere di rum, spaventato dal solo pensiero di cosa gli sarebbe accaduto se avesse bevuto il bicchiere. Esitava, con uno sguardo impaurito sul volto, facendo stare in pena Rui, che sapeva il suo segreto, e Louise, la quale l’aveva sentito mentre lo diceva al moro e, per quanto odiasse fortemente gli uomini, la trovava una tortura squallida e deplorevole. Tutti gli altri sembravano straniti, inconsapevoli del perché il rosso non avesse ancora bevuto nemmeno un bicchiere.
Damian era già alla seconda bottiglia, questa volta una di Jack Daniels, così Zarin, preso dall’irritazione per il dover aspettare una mossa di Nihal, prese l’intera bottiglia di rum e gliela verso in bocca, chiudendogliela con forza per evitare che lo sputasse. Dopo aver ingurgitato la bottiglia, si sentì andare a fuoco, come se stesse per esplodere. Senza nemmeno pensarci prese la bottiglia vuota e la tirò contro Zarin, lisciandolo per poco.
- Ehi, coglione! Non ti permettere mai più, o ti ammazzo di botte e poi con i tuoi resti ci accendo il camino.- i suoi occhi si erano scuriti, mentre un ghigno era dipinto sul suo volto. Tutti i ragazzi, Zarin compreso, rimase di stucco a quelle parole, soprattutto per ciò che accadde dopo, il rosso iniziò a bere tutte le bottiglie che aveva davanti, in totale quattro, senza fermarsi nemmeno un secondo. Dal canto suo Damian era quasi svenuto dopo averne bevute a malapena due.
- Datemene dell’altro… datemi altro alcol, veloci, cazzo!- urlò, spaccando la bottiglia vuota sul lavandino e facendola finire in mille pezzi. Rui gli si gettò addosso, cercando di calmarlo in qualche modo, ma fu respinto con un pugno in faccia dal rosso, che si stava avvicinando per continuare a menarlo. Thander, con il suo fisico imponente, si mise davanti ai due, cercando di fermare Nihal con le buone, ma, dopo aver ricevuto un colpo sullo stomaco da questo, passò alle maniere forti, colpendolo all’anca. Peccato che, per la quantità smisurata di alcol ingerita, non sentisse più dolore, cosa che lo porto ad alzarsi sotto gli occhi spaventati di tutti, per poi colpire con un pugno la trachea del nero, mettendolo al tappeto.
- Maledizione, forza! Datemene ancora!- non capiva più nulla e non era consapevole delle sue azioni – O potrei far male a qualcuno.- disse, guardando i nove rimasti con un sorriso sadico in volto.
- Chantal, veloce, vai alla taverna a prendere degli alcolici. Noi cerchiamo di prendere tempo.- gli sussurrò Zarin nell’orecchio, facendo scattare la ragazza verso la taverna.
Il sorriso di Nihal era inquietante, così spaventoso da far accapponare la pelle anche a Keel, che non era decisamente un tipo che si spaventava facilmente, e da far pensare ad Alex che avesse per sbaglio evocato un demone all’interno del suo corpo.
- Dimmi, Nihal, perché intanto non ti diverti con qualche ragazza?- gli propose Zarin, facendo ampliare ancora di più il suo sorriso.
- Sì, è una buona idea. – Suzanne, sentendo quelle parole, si offrì subito volontaria, venendo però malamente scacciata – Levati di mezzo, mi fai schifo. Non ti scoperei mai per nulla al mondo.- la spinse poi a terra, proseguendo verso le altre tre, che indietreggiavano lentamente – Voglio te!- disse, indicando Diana ed avvicinandosi lentamente verso la castana, che aveva ormai le spalle al muro e stava iniziando a piangere.
Le bloccò i polsi al muro ed iniziò a baciarle il collo, mentre lei lo implorava di smettere con le lacrime agli occhi. Louise tentò di avvicinarsi per dividerli, ma Zarin la bloccò, dicendole delle parole nell’orecchio.
- Non farlo, ci attaccherà tutti, questo è l’unico modo che abbiamo di aspettare che Chantal prenda gli alcolici.- le disse, con voce calma e facendola momentaneamente fermare.
- E dovrei stare qui a vedere questo spettacolo?- domandò, con un’espressione afflitta sul viso e le lacrime agli occhi.
- Sì. Per il nostro bene.- Louise si gettò a terra, impotente.
Intanto Nihal aveva tolto la maglietta a Diana, strappandogliela di dosso, ed aveva iniziato a baciarla in bocca, impedendole di opporre resistenza. La prese di forza e la portò fuori dalla stanza, trascinandola verso una delle camere.
- Dove stai andando?- domandò Zarin, perplesso.
- Ma fatti i cazzi tuoi lecca culo, pensi che io sia scemo? Non sono mica un coglione che non capisce un cazzo una volta bevuto troppo.- rispose, secco e tagliente, lasciandolo senza parole.
Una volta giunto nella stanza la gettò sul letto, ignorando ogni sua richiesta di pietà. Iniziò a baciarla tutto il corpo, per poi levarle anche le scarpe ed i pantaloni.
- Non preoccuparti, non farà troppo male.- le disse, con voce bassa all’orecchio, accentuando di più il suo inutile pianto. Si spogliò che lui, pronto ad iniziare a “divertirsi”.
Intanto Chantal era tornata nella cucina, tutta sudata e con il fiatone.
- La porta è chiusa.- riuscì a dire, tra un respiro e l’altro.
- Cosa?!- urlò Zarin, mentre una risata da parte di Chris era udibile dalla cassa.
- Pensavi che sarebbe stato così facile? Eh, no, mio caro!- MClean sfotté il moro, che preso dalla rabbia ruppe l’anta di un mobiletto con un calcio – Direi che oggi hai fatto quasi peggio di lui. Per colpa tua il naso di Damian non tornerà più come prima, hai fatto trasformare un bravo ragazzi in una macchina da guerra e una ragazza verrà stuprata, sempre per causa tua. Comunque, se volete un consiglio, lasciatelo stare, potrebbe anche arrivare ad ammazzarvi.- concluse, per poi staccare la cassa.
Passarono la sera in cucina, per paura di far arrabbiare il rosso, costretti a sentire le urla e le richieste di aiuto di Diana, oltre che ai suoi incessanti singhiozzi.
La mattina Nihal si svegliò presto, verso le sette, con un tremendo mal di testa. Cercò di pensare a cosa gli fosse successo il giorno prima. Subito ebbe un groppo in gola ricordando quanto accaduto. Quando si accorse di essere nudo iniziò a preoccuparsi, temendo di averlo fatto di nuovo. Si guardò intorno, osservando l’orribile spettacolo al suo fianco. Diana era nuda sul letto, con gli occhi rossi e le lacrime che continuavano a scenderle e il letto era sporco di sangue.
Capì cosa aveva fatto soprattutto quando, osservando la ragazza con un’aria quasi spaventato, questa si mise le mani davanti alla faccia, come a voler evitare di essere picchiata,  implorandogli di non farle niente.
Sentì l’aria mancargli. Si vestì in tutta fretta, per poi uscire dalla stanza e vomitare fuori la porta. Non poteva crederci, l’aveva fatto di nuovo, ma soprattutto a lei. Lei che non c’entrava niente. La stessa persona che aveva salvato il giorno prima, la stessa con la quale aveva fatto amicizia. Adesso lei aveva paura di lui, e non la biasimava. Ebbe un’improvvisa voglia di togliersi la vita. Di andarsene da tutto quello schifo. Di smettere di esistere, perché infondo sarebbe stato meglio così.
Scese nella sala, osservando come tutti gli altri lo guardassero spaventati e impauriti al solo pensiero di avvicinarsi a lui. Scoppiò in un pianto disperato, mettendosi poi a sedere sulle scale. L’aria gli mancava, non riusciva nemmeno a parlare. I suoi occhi celesti erano scossi, più impauriti di quelli delle persone ch aveva davanti.
Vomitò di nuovo, per poi dirigersi verso la cucina, così da poter stare da solo, mentre tutti gli altri lo seguivano con lo sguardo.
 
 
 
 
ANGOLO AUTORE:
Eccomi qua, che dire…. Questo capitolo è composto da 13 fogli word e da più di 6000 parole, quindi credo di essermi impegnato abbastanza XD.
Finalmente entra in scena Chris, e veniamo a conoscenza di qualche altra storia, oltre che all’essere stronzo di Zarin, che ha fatto più danni di una grandinata d’estate.
Nihal ha fatto ciò che ha fatto e Diana ha dovuto subirlo, seriamente adoro questi due personaggi. Per non parlare di Chantal, a cui ho potuto dare finalmente quell’effetto di “ragazza del ghetto”, ovvero quando ho picchiato Damina.
Per ora mi fermo qui, spero questo capitolo vi sia piaciuto, a breve, circa sue o tre giorni, dovrebbe arrivare il prossimo.

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


Rui entrò nella cucina, per vedere in che situazione era Nihal. Lo trovò rannicchiato sull’angolo, mentre guardava le gocce di alcol cadute la sera precedente e le bottiglie spaccate da lui stesso. Aveva smesso di piangere, ma sentiva ugualmente quel groppo in gola che gli impediva di respirare, e oltre tutto era anche riempito dai sensi di colpa.
Il moro si sedette al suo fianco, accarezzandogli la testa e dandogli una pacca sulla schiena, cercando di calmarlo.
- Dai, calmati. Infondo non è stata colpa tua.- cercò di trovare delle scuse, che però non funzionarono  con lui. Non era uno scaricabarile, se la colpa era la sua si sedeva a pensava a ciò che aveva fatto. Ma ora era diverso. Aveva stuprato la sua compagna di stanza, che era solo una diciottenne e, probabilmente, ne sarebbe rimasta scossa per tutta la vita. Ed oltre ciò aveva anche picchiato Rui, non glielo aveva detto ma lo deduceva del livido che aveva sul volto.
- Ti fa male?- domandò, con voce calma, indicando il punto cha aveva colpito.
- No, non ti preoccupare, brucia giusto un po’.- lo tranquillizzò, sorridendogli.
- Potresti dirmi cosa ho fatto ieri?- domandò, stringendo il pugno, mentre guardava con aria sottomessa Rui. Questo esitò un po’, ma alla fine decise di dirgli la cruda verità, andandoci anche un po’ pesante.
- Zarin ti ha fatto a forza ubriacare e tu gli hai tirato contro una bottiglia, fortunatamente mancandolo. Poi hai picchiato me e Thander. Infine Zarin ti ha proposto di divertirti con una delle ragazze, e allora hai stuprato Diana.- gli occhi di Nihal si accesero e si sollevò in piedi, correndo verso la sala.
Tutti si voltarono verso il rosso, spaventandosi nel vederlo arrabbiato. Si diresse a falcate verso Zarin, per poi prenderlo per il collo e sbatterlo violentemente al muro.
- Ma che cazzo hai fatto?!- gli urlò in faccia, così forte da essere udibile anche al di fuori della villa. Il moro chiuse gli occhi, aspettandosi di essere colpito, ma Nihal gli aveva dato il tempo di spiegare l’inconveniente, attendendo seppure con poca calma.
- Scusa, hai ragione, non dovevo farti bere a forza l’alcol, mi dispiace.- sussurrò a malapena, mentre la sua faccia diventava sempre più rossa.
- Non mi frega un cazzo di quello. Dimmi perché mi hai chiesto di stuprare una ragazza! Sapevi che lo avrei fatto!- continuò ad urlare, con gli occhi iniettati di sangue e odio.
- Mi serviva tempo per prendere altri alcolici, ma la stanza era stata bloccata da quello stronzo di MClean!- cercò di scusarsi, per poi venir colpito in volto dal rosso, che fece fuoriuscire un liquido del suo stesso color di capelli dal naso e dalla bocca del moro.
- E allora perché non mi hai fermato?!- aumentò ancora il suo tono di voce, così come la sua rabbia.
- E come potevo?!- gli urlò a sua volta, cercando di sovrastarlo – Eri una cazzo di macchina da guerra, mi avresti ucciso!- quelle parole disgustarono Nihal, che lasciò subito la presa al suo collo.
- Ah, così hai preferito pararti il culo piuttosto che riparare un danno che hai fatto.- sussurrò, voltandosi dall’altra parte e iniziando ad andarsene a falcate.
- Il danno l’hai fatto tu. – rispose, con la sua solita sfacciataggine. Nihal interruppe la sua camminata per girarsi e tornare da lui, colpendolo poi con un forte pugno sullo stomaco, lasciandolo senza fiato – Questo non ti toglierà le tue colpe. Adesso lei ti odia e noi non siamo da meno. Puoi picchiarmi finché vuoi, ma questo non cambia che tu sia un pazzo maniaco che si è divertito a violentare una diciottenne indifesa.- gli gridò contro, facendolo immobilizzare.
- Lo so. – tagliò corto il rosso, per poi voltarsi e dirigersi verso la biblioteca.
Tutti i presenti rimasero scioccati, incapaci di muoversi per la paura. Zarin si alzò lentamente, per poi andare in cucina per prendere del ghiaccio.
- Ma che cazzo sta succedendo?- domandò Damian, quasi con le lacrime agli occhi, mentre tutti gli altri cercavano di mantenere la compostezza.
- Non me lo sarei mai aspettato.- osservò Keel, esprimendo il principale pensiero di tutto il gruppo – Quello… non era umano.- finì, per poi avvertire dei brividi sulla sua pelle.
- Comunque dobbiamo decidere che cosa fare, sia con loro che con Diana.- Chantal era davvero in pena per la castana, aveva anche un po’ di sensi di colpa per non essere riuscita ad aprire la porta, ma era una cosa minima.
- La castana lasciamola lì, è meglio per lei. Se lo vede in giro potrebbe arrivare ad avere delle crisi di panico o altro.- le rispose Alex, mentre distendeva le braccia sul poggia schiena del divano e poggiava le gambe sul tavolino.
- Hai ragione.- rispose seccamente Keel, per poi tornare subito ad una possibile soluzione per tutto ciò. Il rosso aveva fatto un danno irreparabile, una ferita che difficilmente sarebbe riuscito a ricucire, soprattutto perché Diana ne era rimasta profondamente scossa.
- Per oggi separiamoci, magari evitando di andare troppo in giro. – ordinò Thander, facendo poi “rompere le righe” a tutti i presenti. Ognuno tornò nella sua stanza, tutti con volti depressi in volto.
Alex stava tranquillamente leggendo il suo “nuovo” libro, approfittando dell’assenza di Zarin, cercando un qualche demone evocabile senza necessariamente un sacrificio umano. Desiderò tornare a casa, per poter così provare gli incantesimi, almeno un morto in Canada passava meno osservato, rispetto ad un morto in una casa di dodici persone.
Ma voleva comunque provarci, tentare di evocare dei demoni con cui avrebbe conquistato il mondo, e aveva già in mente chi poteva essere la vittima. Ghignò, continuando a leggere il libro.
 
Diana era stata lasciata sola al suo destino. Ormai non si fidava più di nessuno in quella casa. Poteva contare solo su se stessa. Voleva continuare a piangere e a sfogarsi, anche se lo aveva fatto tutta la notte. Le sue lacrime bagnavano il cuscino, già appiccicoso per le precedenti già versate, mentre le sue mani stringevano le coperte, stropicciandole tutte.
Era nuda sul letto, con il sangue che simboleggiava la sua perdita della verginità. E tutto ciò era accaduto con mostro. Si era spaventata non appena aveva visto il volto di Nihal sorridere dopo aver colpito Thander, oltre al sussulto che ha avuto dopo averlo visto subito dopo l’assunzione dell’alcol. Pianse ancora, ricordando cosa gli era successo. Era stata stuprata, anche se non aveva fatto nulla di male, complici un pazzo e un idiota che, per salvarsi il culo, l’aveva lasciata nelle mani di un maniaco, che non ci aveva pensato due volte a violentarla.
Si alzò lentamente, per dirigersi in biblioteca, dove sperava potesse trovare un attimo di pace, stando da sola in mezzo ai libri. Tra un singhiozzo e l’altro si vestì, per poi guardare dall’occhiello se qualcuno passava per il corridoio. Aprì lentamente la porta e si diresse, alla medesima velocità, giù dalle scale, fortunatamente senza incontrare nessuno. Fece un piccolo scatto, raggiungendo la biblioteca dove  il giorno prima le era accaduto quell’incidente.
Entrò aprendo la porta con lentezza, sentendo in pieno il cigolio emesso da quest’ultima, e poi si incamminò verso gli scaffali più in avanti, dove nella sua perlustrazione aveva visto esserci dei romanzi sentimentali, che poi erano l’ultima cosa di cui aveva bisogno. Il suo cuore era stato ridotto in macerie, colpito da un martello e poi tritato, il tutto in una sera. E dal ragazzo che pensava essere quello giusto. Non se lo aspettava. Non da lui.
Accelerò leggermente il passo, provocando un rumore sordo ogni volta che le suole delle sue convers bianche battevano contro il parquet di legno della stanza.
All’improvviso si fermò, le gambe non volevano più muoversi e il suo respiro si fece affannoso, mentre con gli occhi color ghiaccio, spalancati dal terrore, osservava la scena di fronte a se.
A sedere su una sedia e con la fronte appoggiata su un libro messo sopra il tavolino c’era Nihal che, disperato, stava ininterrottamente piangendo, come una fontana. Sentendosi osservato alzò lo sguardo, trasmutando l’espressione triste sul suo volto in una spaventata.
I due si guardarono, osservandosi attentamente sino a notare ognuno anche i singoli particolari dell’altro. Come la cicatrice che il rosso aveva in alto sulla fronte a sinistra, quasi dove l’attaccatura dei capelli, oppure il piccolo neo che la castana aveva sullo zigomo sinistro. Rimasero fermi, come due statue, entrambi con il cuore che batteva a mille e con la paura di fare il primo passo. Per quanto Diana sapesse che quello non era il pazzo che l’aveva violentata la sera prima, aveva ugualmente paura, anche solo di vedere quel volto, che le ricordava il dolore subito nella nottata. Invece Nihal aveva paura di se stesso, aveva paura di farle ancora del male, non voleva assolutamente che ciò accadesse. Alla fine si mosse il ragazzo, facendola spagliare per la paura. Lentamente si alzò dal suo posto, per poi passare silenziosamente alla sinistra della ragazza, senza dirle una parola e senza guardarla.
Diana si avvicinò lentamente al tavolo dove si era seduto poco prima il rosso, e rimase scioccata nel leggere il titolo del libro “Chimica elementare: veleni fatti in casa”. Iniziò a tremare, per poi correre verso l’uscita, notando che, per sua fortuna, il ragazzo se ne era andato. Entrò nella stanza di Rui, con il fiatone e con una faccia spaventata.
Oltre allo spavento iniziale, dovuto alla presenza di Diana, che tutti credevano a letto piangente, fu il tono con cui la castana disse quelle parole.
- Nihal… vuole ucciderci tutti!- quelle parole colpirono particolarmente Rui, che si alzò di colpo dal letto, seguito da Keel, il suo compagno di stanza.
- Cosa?- chiese, quasi a chiedere conferma.
- In biblioteca stava leggendo un libro sui veleni fatti in casa!- quelle parole risuonarono nelle sue orecchie come un allarme di pericolo, tanto che non ebbe nemmeno tempo per rifletterci bene.
- Keel, vai a chiamare tutti e portali qui. Non farti vedere da Nihal.- il rosso si alzò, scattando verso le altre camere. In meno di cinque minuti la stanza dei due si era riempita, tanto che quasi non ci entravano. Tutti furono sorpresi nel vedere Diana assieme a loro che, anche se continuava a piangere, tutti avevano dato per quasi morta.
- Diana mi ha riferito di aver visto Nihal leggere un libro sui veleni. Vorrei sentire la vostra opinione.- quelle parole colpirono tutti, che dopo lo spettacolo visto ieri sera non solo vedevano il rosso come possibile assassino di Heather, probabilmente dopo aver bevuto troppo, ma anche come possibile minaccia per la loro sopravvivenza. – Personalmente credo sia un malinteso, ma non è una cosa da sottovalutare.-
- Nah, il mio Nihal non lo farebbe mai!- Suzanne intrecciò le mani con sguardo sognante, come a voler dire che il brutale palo che aveva preso il giorno prima non l’aveva minimamente turbata.
- Ma stiamo scherzando? Quello lì è pericoloso! Prima impazzisce per una bevuta e picchia tutti, poi lavora a veleni fatti in casa! Dobbiamo fare qualcosa!- strillò Damian, gesticolando con la mano e con uno sguardo tra l’arrabbiato e lo spaventato.
- Ha ragione il cazzone, dobbiamo fare qualcosa. Anche se si trattasse di un malinteso è comunque un possibile pericolo.- Elly disse la sua, guadagnandosi anche un’occhiataccia dal castano.
- Sono d’accordo, le mie esperienze da soldato mi fanno dedurre che potrebbe ucciderci, così da smaltire eventuali prove a suo sfavore. La guerra è spietata.- Thander disse la sua, fantascientifica, opinione, facendo stranire tutti i presenti.
- E quello vi sembra il tipo da avvelenarci?- ribatté Keel, seduto al fianco di Rui sul letto.
- Avresti mai detto che dopo una sbornia sarebbe diventato così?- ribatté Zarin, facendo perdere credibilità a ciò detto dal rosso.
- Se qualcuno non lo avesse costretto a bere quella merda non saremmo arrivati a questo.- sputò acidamente Keel, guardandolo in modo cagnesco e facendolo zittire.
- Comunque credo sia alquanto sospetto.- tagliò corto il moro, che si sentiva oppresso da quello sguardo incessante in sua direzione.
- Che palle! Perché cercate di difenderlo? È chiaramente colpevole!- Alex era alquanto agitato, la paura che, oltre a MClean, qualcun altro potesse attentare alla sua vita aveva pian piano preso spazio in lui, portandolo quasi sull’orlo della disperazione.
- Non posso credere ad un bastardo che ha trattato in quel modo una donna!- gridò Louise, stringendo i pugni e con un’espressione arrabbiatissima sul volto, ricordando ciò che era accaduto il giorno prima.
- Chantal, tu cosa ne pensi?- domandò Rui, che già da un po’ stava seguendo con lo sguardo la mora, la quale era tutto un fremito.
- Beh, fratello, credo che sia colpevole, mi spiace ma quel ragazzo dopo ciò che ha fatto ieri è out. – spiegò in breve, sistemandosi i capelli e sprofondando ancora di più nella sedia.
- D’accordo.- tagliò corto, probabilmente perché si aspettava tale risposta – Diana, adesso devi dirci tu cosa ne pensi. Infondo è solo per te che siamo qui.- la castana era senza parole, gli occhi, ancora rossi per il lungo pianto, iniziavano nuovamente a far scendere le lacrime.
- Non lo so!- disse, con tono disperato, mentre si  asciugava le numerose lacrime che le rigavano il volto – Non so più che fare!- riuscì a dire, tra un singhiozzo e l’altro. I ragazzi, infine, decisero di dividersi in due gruppi, quello a favore di Nihal e quello contro. Solo Rui, Keel  e Suzanne si schierarono dalla parte del rosso, mentre gli altri, Diana compresa, erano contro di lui.
- Quindi che facciamo?- chiese Thander, una volta stabiliti i gruppi.
- Semplice, lo ammazziamo! Io uno così in casa non lo voglio.- Alex fu schietto, dicendo il tutto con tono pacato, come se fosse la cosa più naturale da dire.
- Non puoi farlo.- Keel si scrocchiò la testa, guardando male il biondo che, dopo essersi tolto da davanti il ciuffo che gli impediva di vedere correttamente il rosso, ricambiò il suo sguardo.
- Allora dico di rinchiuderlo da qualche parte, tipo la stanza vuota a fine corridoio.- propose Thander, idea che venne appoggiata da tutti tranne, ovviamente, Suzanne.
- Ma come ce lo portiamo?- Zarin mise un grande dubbio ai presenti in sala. Ci pensarono per un po’, finché Rui non prese la situazione in mano.
- Ci penso io. - tagliò corto il moro - Ora aspettiamo una diecina di minuti e poi usciamo.- disse, ricevendo un accenno positivo da tutto il gruppo.
Intanto Nihal, appoggiato alla porta, aveva sentito tutto. Rimanendo sconvolto nel sentire le parole di Diana, che lo trapassarono come cento lame affilate in tutto il corpo. Prese un grosso respiro e poi si diresse verso la sala, aspettando che venissero a prendere per chiuderlo in quella stanza. Li avrebbe lasciati fare, tanto per lui la vita, ora come ora, era solo un modo di passare il tempo e, anche se fosse morto, non gli sarebbe dispiaciuto più di tanto.
Si sedette su un divano, col le braccia stese sul poggia schiena e con lo sguardo verso il lampadario sopra di lui. Non attese molto, ci vollero circa una decina di minuti primi che Rui, con uno sguardo abbattuto lo andasse a “prelevare”.
- Ehi, Nihal, vieni. Ci hanno detto di controllare la stanza vuota dove le camere, gli altri andranno più tardi a preparare il pranzo.- stava mentendo spudoratamente, glielo leggeva negli occhi. Ma lo seguì lo stesso, pensò, piuttosto scioccamente, che quella potesse essere una punizione divina nei suoi confronti, perché lui la desiderava davvero tanto. Si alzò con lentezza, facendo ogni passo come se fosse l’ultimo di quella noiosa e infelice vita. Si avvicinò all’orecchio del moro, per sussurrargli delle parole.
- So tutto, fai solo in fretta.- disse quella frase con un tono spento, che però l’altro trovò molto sensuale, tanto che la sua faccia assunse un colorito rossastro.
- D’accordo.- gli rispose, per poi condurlo nella stanza, chiudendosi poi la porta alle sua spalle. Nihal sentì lo schiocco della serratura alle sue spalle, seguito dal rumore provocato dalla chiave, che era probabilmente sfuggita di mano al moro.
La stanza era buia e con le serrande tirate giù, rendendo praticamente impossibile vedere qualcosa. Mosse la mano a tentoni, cercando l’interruttore, che trovò non senza qualche complicazione. Quella stanza era diversa dalle altre. Un letto singolo, con due comodini per lato e un pianoforte all’estrema destra, nonché una cattedra di legno con sopra tutto l’occorrente per scrivere, ovvero una penna, delle matite e delle gomme.
Passò un po’ di tempo aprendo cassetti a caso, senza alcuna particolare aspettativa, finché, in un grosso armadio di legno scuro, non trovò quella cosa, motivo per cui lo richiuse immediatamente, per poi stendersi sul letto.
 
- Dimmi perché siamo venuti nel pub. - domandò Louise, con le mani incrociate. Thander e Zarin avevano obbligato l’intero gruppo a dirigersi verso la taverna, per poi iniziare a controllarlo da cima a fondo.
- Prendete tutti gli alcolici che trovate in questa stanza e metteteli su quel tavolo. Dobbiamo sbarazzarcene a tutti i costi.- ordinò Zarin, ignorando la “quasi domanda” della mora, che non la prese tanto bene.
- Allora, vuoi rispondermi?- i suoi occhi verdi lo puntavano, cosa che lo portò sotto pressione, tanto da toccarsi i capelli per distrarsi un attimo.
- Vuoi che quel pazzo abbia degli alcolici a portata di mano?!- gli urlò, facendola zittire all’istante. Poi riprese a dare le direttive, aiutato dal nero, che si occupò della mini cucina del pub.
In totale trovarono circa una trentina di bottiglie di alcolici, cosa che fece quasi svenire Damian, al ricordo della sera prima.
- Che c’è, cucciolotto, non ti piace più?- domandò Elly, punzecchiandolo.
- Stai zitta!- rispose con acidità, per poi darle un’occhiataccia, che venne controbattuta da una linguaccia e da un successivo bacetto in sua direzione, cosa che lo urtò ancora di più.
- Dobbiamo evitare che quel pazzo riesca anche solo a vederle. Nascondetele meglio che potete.- poi schioccò le dite, in modo che tutti iniziassero a fare ciò che gli era stato ordinato. Ma Keel, stette fermo, aspettando che tutti se ne fossero andati per avvicinarsi al moro.
- Dimmi bandito, cosa stai aspettando?- chiese, con tono che non piacque affatto al rosso.
- Sei stato bravo eh?- lo riprese, con uno sguardo arrabbiato in volto. Zarin cominciò a sudare freddo, sentendo quelle parole e vedendolo avvicinarsi ancora di più a lui.
- Che stai dicendo?- ribatté, per poi indietreggiare appena. Il rosso si fermò a pochi centimetri da lui, si avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò delle parole.
- Sei stato bravo a scaricare tutto la colpa sul “pazzo”. Hai fatto in modo che nessuno si ricordasse che la gran parte del danno è stata per colpa tua. Davvero, davvero, ma davvero bravo.- porse le mani avanti, facendogli istintivamente coprire il volto, per poi prendere un alcolico sul bancone dietro, ridendo della stupidità dell’altro, che si sentì platealmente preso in giro.
- Dove stai andando?- domandò poi, senza ricevere risposta dall’altro.
Keel guardava la bottiglia di vodka che aveva in mano, rigirandola per leggere le scritte sul retro, evidente sintomo che non aveva voglia di far nulla. Si stava incamminando verso la sua stanza, per poterla nascondere lì, quando vide Suzanne, con una bottiglia di whisky in mano, agire in modo sospetto. Decise di seguirla, consapevole che stesse tramando qualcosa di non molto buono, soprattutto perché il suo “amato” Nihal era rinchiuso in una stanza per colpa di otto persone, che lei definiva “traditori destinati a morire”. La viola svoltò l’angolo con un piccolo salterello, entrando nella biblioteca.
Il rosso fece lo stesso, fermandosi sull’uscio per vedere chi fosse la preda della pazza. Dette un’occhiata verso il tavolo dove era diretta, per vedere quindi l’identità della o dello sventurato.
Se avesse potuto ci si sarebbe giocato la casa e anche qualcosa di più. Diana stava leggendo un libro, cercando di riprendersi dal trauma subito,  mentre era ignara di essere entrata nel mirino della viola. Decise di evitare la sua morte, soprattutto per evitare un, già probabile, suicidio di Nihal. Avanzò con passo veloce, dirigendosi verso di lei, che lo notò, salutandolo timidamente con un cenno della testa.
- Anche a te è venuto in mente di nasconderli nella biblioteca, eh?- domandò, immaginandosi l’espressione arrabbiata di Suzanne e rischiando di rovinare il suo tono serio e spento.
- Già.- rispose seccamente, senza dar alcun segno di voler continuare la discussione. A Keel non importava, tanto il suo unico scopo era quello di evitare la morte della povera disgraziata, e solo la sua presenza lì diminuiva notevolmente le probabilità che l’assassina avrebbe agito. Era pazza, ma di sicuro non era stupida, per lo meno non tanto da fare un attacco suicida a quella maniera.
I suoi occhi scorrevano di continua tra Diana e il luogo in cui era accampata Suzanne, cercando di invogliarla a smetterla di cercare un’inutile vendetta per il rosso, che nemmeno la desiderava tra l’altro. Notò, mentre dava una delle sue occhiate, che il libro che stava leggendo la castana era intitolato “Repair a broken heart”, cosa che lo fece pensare a come, forse, anche lei fosse pentita di quella situazione. Non vi fece molta attenzione però, soprattutto a causa dei continui movimenti che stava facendo la viola nella speranza che lui se ne andasse, in modo da permetterle di agire.
Stanco di aspettare un ritiro da parte di Suzanne, dato che ormai era una mezz’oretta che era finito in quell’irritante situazione, le si avvicinò di soppiatto.
- Ehi, che cosa vuoi fare?- domandò, facendola spagliare e rischiando di farle cadere la bottiglia di mano, che per miracolo riuscì a salvare al volo. La viola si asciugò il sudore dalla fronte, per poi voltarsi verso di lui.
- Ah, lucertola, sei tu. Mi hai spaventato.- fece, movendo la mano come a volergli dire di non farlo mai più. Sopportò l’insulto, cercando di capire cosa non andasse in quella ragazza.
- Quindi? Cosa stai facendo?- richiese, questa volta con tono un po’ irritato.
- Niente, uccido solo il nemico.- quella risposta fu data con una voce che anche per Keel, che comunque non era un vero e proprio santarellino, suonò veramente malata.
- Ah? Ma stai scherzando?- la viola rise, probabilmente perché pensava al suo aspetto, per poi rispondere con tono calmo e pacato.
- Certo, anche con quella stronza di Katniss ho fatto così. - alzò le mani, come a voler convincere  il suo interlocutore di star facendo una cosa più che lecita.
- Eh? Hai commesso un omicidio?- domandò, con gli occhi sgranati, facendola ridere ancora più di prima.
- Lei voleva rubarmi Sebastian, così l’ho uccisa. Però mi è toccato uccidere anche Seby, perché voleva chiamare la polizia. E poi ho ucciso anche i miei genitori.- il suo tono di voce, sempre pacato e tranquillo dava un’insolita naturalezza a quelle parole, come se fosse per davvero una cosa che accade tutti i giorni. Keel si sentì decisamente a disagio. Si abbassò alla sua altezza, cerando in qualche modo di convincerla.
- Ascolta, non pensi che debba soffrire di più?- cercò di usare lo stesso tono della viola, cosa che attirò la sua attenzione. – Se la uccidi ora così non c’è gusto, no?- Suzanne si tocco il mento, riflettendo su quanto appena detto, per poi sorridergli.
- No, non me ne frega niente. Basta muoia.- tagliò corto, rimettendosi in posizione d’attacco. Così al povero Keel toccò usare le maniere forti, cosa che non lo aggradava molto. La prese di peso e la trascinò fuori, salutando anche la castana con la mano, mentre Suzanne continuava a dargli dei colpi sulla giacca, tentando inutilmente di farsi mettere giù.
La portò in sala e la mise a sedere su un divano, per poi buttarsi su quello di fronte. Suzanne gonfiò una guancia, mettendo il broncio. Di tutta risposta Keel si mise a ridere, accentuando ancora di più la sua espressione.
 
Le frattempo Alex stava gironzolando per la casa, cercando i vari strumenti per poter fare il suo sacrificio.
La vittima deve essere uccisa dopo aver recitato il sacro giuramento, dopo di che con il suo sangue va tracciato un cerchio demoniaco. Successivamente bisogna gettare sale sula ferita che ha ucciso il sacrificato, il tutto senza utilizzare guanti o altre protezioni. Infine va recitata l’evocazione dal Valalla
Mentre camminava leggeva, pensando a come far morire la sua vittima. Era ovvio che la dovesse uccidere lui con le sue mani, e quindi trappole come cibo avvelenato o altro non sarebbero state efficaci. Optò quindi per un piano abbastanza “classico”, lo avrebbe drogato e poi ucciso.
Rui aveva chiesto a Zarin di mettere a turno due persone davanti alla stanza di Nihal, in modo da monitorarlo di continuo ed evitare una sua fuga, seppur improbabile. I primi due a fare il turno furono lui e Thander, che conversavano tranquillamente con il rosso.
- Tutto bene?- domandò Rui, bussando alla porta e aspettando una qualche risposta, che non tardò ad arrivare.
- Beh, a parte l’essere chiuso dentro una camera, senza nulla da mangiare e per di più mentre fa un caldo bestia, si, va bene.- rispose, con tono ironico, facendo ridere il moro. Solo quello? No, era veramente a pezzi. Solo che era bravo, era fottutamente bravo a mentire, a farsi vedere forte anche mentre la sua maschera gli si sgretolava dal volto. E, per cercare di attenuare il senso di colpa che aveva dentro, evitava l’argomento, cercando di non pensarci. Ma era inutile, ogni volta gli ritornava alla mente, riaprendo quelle terribili cicatrice che gli aveva lasciato il passato.
- Fossi in te non scherzerei, non sei nella situazione adatta.- disse Thander, con tono serio. Rui sbuffò, vedendo l’impassibilità del nero, che controllava il corridoio come se avesse paura che qualcuno di li a poco sarebbe arrivato pronto a far uscire il rosso dalla stanza dove era segregato. In effetti qualcuno arrivò anche se non si trattava di un “nemico”. Louise girò l’angolo, con un piatto in mano con sopra un panino, destinato a Nihal. Non disse nulla, indicò la porta e se ne andò, lasciando i due di nuovo da soli.
- Buone notizie, è arrivato il pranzo.- aprì la stanza, per poi lasciargli il panino appena all’entrata. Richiuse rapidamente, come se avesse davvero paura della sua fuga, perché avrebbe significato sicuramente la sua morte.
Non si alzò a prendere il panino,non ne aveva la voglia. Continuava a scacciare quei pensieri negativi dalla testa, senza però effettivamente riuscirci. Ogni tanto un coniato di vomito gli saliva, che veniva però soppresso.
 
Una voce strillante fu udibile per tutta la casa.
- Buongiorno a tutti!- la voce di Chris distrasse tutti i ragazzi nella casa, che interruppero le attività che stavano svolgendo per ascoltare cosa aveva da dire – A quanto vedo avete rinchiuso il “pazzo” dentro una stanza,eh? Beh, non c’è che dire, Zarin vi ha proprio fregato per bene. Mi pare che lo Scale King glielo abbia già detto no. Ah, è vero… non dovrei dire queste cose, infondo la piccola Diana mi sta sentendo.- ridacchiò, per poi riprendere subito il discorso. – Bene, oggi voglio proporvi un gioco alquanto innovativo, ovviamente sperando che non mi moriate tutti. Sarà un tre contro tre, dove gli sfortunati partecipanti dovranno “giocare con il fuoco”!- si fermò ancora, sempre per fare una di quelle sue risate inquietanti. – Presentatevi tutti nella taverna, tranne Thander, Nihal e Rui, che mi pare abbiano già un lavoretto da fare.-
Si incamminarono tutti verso il luogo prestabilito, inconsapevoli di ciò che sarebbe successo.
- Allora, vedete quel bancone? Le persone che chiamerò si dovranno posizionare tre da un lato e tre dall’altro, ma prima vi spiego le regole. Vi dovrete sfidare in una gara il cui obiettivo è uccidere la squadra avversaria!- strillò, battendo le mani. Tutti sgranarono gli occhi, increduli nel sentire quelle parole. – Le squadre sono composte da: Zarin, Suzanne e Chantal, mentre la seconda da Elly, Damian e Diana! potete usare tutto ciò che trovate nella stanza e se vi rifiutate di combattere vi ammazzerò tutti, a meno che non accada un inconveniente che mi faccia divertire.- prese fiato, mentre aspettava che tutti e sei si mettessero in posizione. – Pronti e… via!-
I sei iniziarono la battaglia, guardandosi con sguardi confusi. L’unica con un sorrisetto in volto era Suzanne, che stava puntando Diana, con grande disappunto di Keel.
Zarin saltò addosso a Elly, cercando di ucciderla a mani nude, ma la ragazza ebbe, l’inaspettato, aiuto da parte di Damian, che con un calcio in faccio scalciò il moro. Chantal era quasi in lacrime, non riusciva a muoversi. Presa dall’ansia sbatté una sedia a terra e ne prese una zampa, tenendola come se fosse una mazza da baseball. Intanto Suzanne aveva già colpito Diana, con un calcio sulla gamba, facendola cadere a terra per poi mettersi a cavalcioni sopra di lei che, impotente, non poteva fare nulla per contrastarla.
Elly stava bloccando Zarin, mentre il castano le stava riempiendo di botte. Lo colpì allo stomaco con diversi pugni, facendogli mancare il respiro. Chantal capì che doveva intervenire, altrimenti rischiava di venire uccisa nel peggiore dei modi. Prese la zampa della sedia e la tirò in direzione di Damian, colpendolo e facendogli uscire un rivolo di sangue dalla tempia. A quel punto Zarin si volto e, dopo essersi asciugato il viso sporco di sangue con la maglietta, colpì in pieno volto Elly, mettendola al tappeto. La situazione si era ribaltata e anche Diana non se la passava affatto bene,  la viola la stava colpendo violentemente sulle costole, facendole annebbiare la vista. Si guardava intorno, disperata, mentre Suzanne continuava a colpirla con forza, finché non vide, proprio sotto il bancone, una bottiglia di whisky che, senza pensare due volte, tirò all’avversaria, sfortunatamente mancandola. La bottiglia, però, andò a sbattere contro un candelabro posto sopra uno ei tavoli, producendo una fiammata, che diede fuoco ai tavoli. In meno di un minuto l’incendiò divago, costringendo tutti, tranne Diana e Suzanne, poiché la viola non accennava a levarsi da sopra la castana, ad uscire dalla taverna, interrompendo il combattimento.
Keel iniziò a correre verso le camere, per avvisare Rui dell’accaduto.
- Porca puttana, Rui! Ha preso fuoco la stanza!- urlò, con tutta la voce che aveva in corpo. Il moro scattò verso di lui, per farsi spiegare meglio la situazione.
- State tutti bene?- chiese, imprecando quando il rosso fece un cenno negativo con la testa.
- Diana e Suzanne sono ancora dentro, cazzo! Bruceranno vive!- strillò, cercando di far capire all’altro la situazione in cui si trovavano.
Nihal scattò in piedi sentendo quelle parole e corse subito verso la porta.
- Ehi, che cazzo sta succedendo?- domandò, con un tono di voce più alto del solito.
- Non sono affari che ti riguardano.- cercò di zittirlo Thander, fallendo.
- Dimmi che cazzo sta succedendo!- urlò, per poi ricevere risposta da Rui.
- La taverna ha preso fuoco e Diana e Suzanne sono rimaste intrappolate dentro.-
Sentendo quelle parole Nihal non riuscì più a ragionare. Non voleva credere che Diana stesse per morire, non lo accettava. Per quanto fosse consapevole di ciò che gli aveva fatto non si sarebbe mai perdonato se fosse morta così, nemmeno se non fosse stata colpa sua.
Iniziò a battere freneticamente contro la porta con entrambe le mani, pregando i due di farlo uscire.
- Fammi uscire Rui! Devo andare lì!- urlo, in preda al panico. Il nero ignorò le lamentele dicendo al moro di fare lo stesso. – Porca puttana Rui! Apri subito questa porta.- Thander colpì il moro allo stomaco, facendogli perdere coscienza e rendendogli quindi impossibile far uscire Nihal dalla stanza.
- Sta zitto.- urlò, per poi continuare ad ignorarlo.
- Aprite! Porca puttana!- dette un calcio contro la porta, senza riuscire però a romperla. Allora si decise a prendere quella cosa che aveva trovato nel cassetto, sperando vivamente di riuscire sfondare la porta.
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTORE:
Buona domenica a tutti! Prima di iniziare vi ringrazio per il supporto che date a questa ff. Il precedente capitolo è stato un successone, e voglio tentare di replicarlo con questo, dove vediamo più lo sviluppo del personaggio di Keel, uno di quelli di cui fin ora avevo parlato poco, e di quello di Suzanne. Il capitolo è incentrato sul “pentimento” di Nihal e sul disperato tentativo di Keel di impedire che la piccola pazza uccida Diana.
Poi finalmente vediamo una prima lotta, della quale però non si sa l’esito, perché, le uniche rimaste dentro sono Suzanne e Diana, che ha fatto un bel casino XD. E infine Nihal ha trovato un qualcosa che lo può aiutare nello sfondare la porta per andare a salvare la nostra castana preferita.
Inoltre fate un applauso a Thander perché svolge bene il suo lavoro XD.
Beh, noi ci si vede al prossimo capitolo, non vi dico quando esce perché probabilmente mi sbaglierò di sciuro  J. L’ultima volta avevo detto di aspettare due o tre giorni, invece oggi ho trovato il tempo e sono riuscito a finirlo subito.  

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


Nihal aprì l’armadio velocemente e con forza, rischiando anche di rompere l’anta. Osservò, senza  soffermarsi troppo sui dettagli, le boccette contenenti sedativi e droghe varie che aveva davanti.
Probabilmente se non fosse stato in quella situazione disperata non sarebbe riuscito e non vomitare alla loro vista. Ricordava, anche se vagamente, che una volta quando era appena diciottenne bevve un bicchiere di birra, pensando di poterlo reggere. Ovviamente così non fu, cosa che portò i presenti al pub a chiamare l’ambulanza e la polizia. I medici cercano di iniettarli dei sedativi e dei calmanti, facendo ancora più danno. In quell’occasione il povero ragazzo non ferì fortunatamente nessuno, ma la sensazione che provò al risveglio, soprattutto dopo essersi accorto di essere legato ad un lettino dell’ospedale, gli rimase impressa nella mente. Un forte mal di testa e continui coniati di vomito, che doveva trattenere per evitare di soffocarsi con il suo stesso vomito. Stette in quella posizione per circa due ore e mezzo, portandolo quindi ad avere dei brutti rapporti con le medicine.
 Si strappò la maglietta, per inzuppare il tessuto nella boccuccia della bottiglietta. Mise poi le mani in testa e ne estrasse il suo accendino, benedicendo per la prima volta quella divinità che lo aveva indotto a fumare, per poi girare la rotella e dare fuoco al panno.
Lo tirò con forza contro la porta, provocando un’esplosione, dalla quale si riparò sdraiandosi sotto il letto, e poi, vedendo la porta distrutta, fece uno scatto, passando le fiamme che avevano iniziato ormai a inghiottire la stanza e il corridoio, bruciandosi, fortunatamente, solo il braccio sinistro. Vide a terra il corpo svenuto di Rui e, senza pensarci troppo, lo tirò fuori dal corridoio prendendolo per il colletto. Infondo lui lo aveva aiutato, quindi doveva assolutamente ricambiare il favore.
- Fermati, vieni qui!- gridò Thander, che era a torso nudo poiché la sua maglietta aveva preso fuoco. Cercò di inseguirlo, venendo però bloccato dalla caduta della porta, che lo ustionò su tutta la schiena. Riuscì ad salvarsi senza troppi danni, perdendo però di vista il rosso, che si stava dirigendo a gambe levate la taverna.
Passò davanti all’intero gruppo, che lo guardava con espressione sconvolta, chiedendosi come avesse fatto ad uscire dalla stanza in cui era chiuso, tra tutti però, Keel stava sorridendo, come se fosse felice che quel ragazzo fosse finalmente riuscito a liberarsi dalla gabbia in cui lo avevano chiuso. Lo seguì con lo sguardo, sperando che non si facesse niente.
Nihal sfondò la porta con un calcio, potendo così entrare nella stanza che, ormai in fiamme, stava venendo letteralmente consumata. Vide Diana e Suzanne mentre se le davano di santa ragione, cosa che lo convinse ad agire ancora più rapidamente. Passò al fianco dei tavolini infiammati, provocandosi diverse ustioni, e infine giunse dalle due. Cercò di sollevare la viola di peso, così da poterle tirar fuori entrambe, ma questa si aggrappò ancora di più alla maglietta dell’altra, strappandogliela. A quel punto il rosso, preso da un attacco di disperazione, colpì con un pugno Suzanne, cercando di farla svenire, ma senza sortir alcun effetto. Le fiamme si alzavano e la situazione si faceva ancora più critica, ma la viola non era intenzionata a lasciare la castana, che intanto era svenuta per lo shock. Doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa, purché riuscisse a tirarla fuori da lì.
Afferrò Suzanne per un braccio e la scaraventò contro il muro, per poi prendere Diana in braccio e iniziare a correre verso l’uscita. Ma la viola non si era data per vinta, si aggrappò alla gamba del rosso, cercando di farlo cadere, così da poter finire la sua acerrima nemica, e anche in modo da poterlo avere tutto per lui. Nihal le dette un calcio in faccia, riuscendo a farle mollare la prese e riuscendo infine a uscire dalla stanza con la castana in braccio.
Quando il rosso ritorno nella sala, pieno di graffi e ustioni, tutti ebbero un sussulto. Corse in direzione di Keel e gli lasciò la ragazza tra le braccia, per poi correre di nuovo verso la taverna, con l’obiettivo di salvare anche Suzanne. Entrò di nuovo a grandi falcate, prese la ragazza, che fortunatamente non era ancora stata arrostita ma, mentre stava per uscire dalla sala, una trave infuocata lo colpì sulla schiena, facendolo cadere. Riuscì a spingere Suzanne fuori dalla sala, mentre la sua maglietta aveva incominciato a prendere fuoco e lui aveva inevitabilmente perso coscienza.
- Cazzo, non mi puoi morire così!- Keel entrò nella stanza urlando. Prese lo sventurato per il braccio e lo tirò fuori dalla stanza, per poi successivamente strappargli la maglietta. Portò i due nella sala, la ragazza tirandola per il collo della maglietta, mentre il rosso fu tirato per il braccio. – Mi volete aiutare? Non state li fermi senza far niente!- urlò, facendo così muovere Louise, che prese Suzanne in braccio, così da poterla stendere su un altro divano. Per il rosso, invece, nessuno si mosse, costringendo Keel a doverlo stendere sull’ultimo divanetto libero di forza. Guardò malissimo tutti gli altri, per poi andare a controllare in che condizione era messo il corridoio. Trovò Thander seduto sulle scale, con affianco Rui privo di conoscenza, mentre le stanze stavano lentamente bruciando. All’improvviso dei ganci meccanici uscirono fuori dal soffitto e iniziarono a sparare acqua, bagnando tutti i presenti e spengendo, seppure lentamente, i due incendi.
- Signori, pensavate davvero che non avessi un sistema di irrigazione in casa? Infondo sono un ultra milionario, non sottovalutate le mie proprietà.- ghignò – Comunque, avevo detto che se un inconveniente era l’unico modo per far smettere quella assurda sfida e, se posso essere sincero, sono contento così. Mi divertirò ancora con voi. Però, davvero! Chi si aspettava che avreste fatto scoppiare persino due incendi?- disse, per poi smettere di parlare senza nemmeno salutare.
- Qualcuno vada a prendere un kit di pronto soccorso o qualsiasi altra cosa che possa servirci.- ordinò Keel, facendo scattare Damian e Elly che, traumatizzati, avevano evitato di appellarsi al loro stupido orgoglio, scegliendo dunque di fare ciò che il rosso gli aveva ordinato. Tornarono poco dopo, una con un kit medico, trovato casualmente in cucina, e l’altro con del ghiaccio preso dal congelatore.
Keel estrasse una pomata dal kit, che poi spalmò sulla schiena e sulle bracci di Nihal, notando come, anche se non lo dava a vedere, fosse pieno di tatuaggi. Dopo aver finito passò la pomata a Louise, dicendole di fare lo stesso alle altre due, mentre lui andava a controllare in che condizioni erano Rui e Thander. Erano messi decisamente meglio dei tre usciti dal pub, ma il rosso pensò bene di dargli ugualmente un’occhiata. Rui era apposto, non aveva nemmeno un graffio, mentre il nero aveva riportato solo delle ustioni alla schiena.
- Com’è scoppiato l’incendio nel corridoio?- chiese, mentre applicava la crema sulla parte scottata.
- Quel bastardo ha lanciato un qualcosa contro la porta e l’ha fatta bruciare, cos’ da poter scappare. È proprio pericoloso…- spiegò, ricevendo però un’occhiata non molto gentile da parte di Keel, stufo di sentire gli altri insultare Nihal.
Erano ormai sei anni che era entrato nella sua banda, e questo discriminarlo era uno dei fattori principali. Stavano tutti ad additarlo come “punk e criminale” e la situazione a casa non era da meno. Quelle poche ore in cui era a contatto con i genitori le passava insultandosi, e talvolta picchiandosi, con il padre, un alcolizzato. Mentre evitava di parlare con la madre, che lui definiva una debole, perché, se pure sapesse che suo marito era nel torto, non aveva le palle di dirglielo in faccia e tanto meno di voltargli le spalle. Quando era con i membri della banda riusciva a sentirsi libero, tanto che quando prese il diploma andò praticamente a vivere nel covo, passando pochissimo tempo in casa, non che la cosa preoccupasse troppo i suoi genitori. Vivendo con i suoi amici era riuscito finalmente a calmarsi, perché prima era sempre nervoso, sempre per colpa dei genitori, e la sua vita, seppur un po’ fuori dalle righe, gli piaceva.
- Quel bastardo, come l’hai chiamato tu, ha appena salvato due persone.- gli fece notare, indicandolo con la mano destra, illuminata dal riflesso di tutti gli anelli che aveva sulle dita. Scese le scale, per andare a mettere del ghiaccio sulla schiena di Nihal, nel tentativo di fargli sentire meno dolore.
- Vi è andata bene.- disse poi, guardando i quattro rimasti coscienti, e in particolare Zarin che, con il volto praticamente rosso, si teneva un panno in mano per fermare la fuoriuscita del sangue – Davvero, davvero fortunati.- mise un tono di disprezzo in quelle parole, come se ciò che avessero fatto fosse stato estremamente sbagliato, perché tra l’altro era proprio ciò che pensava. Picchiare i propri compagni è una cosa da viscidi. Mentre parlavano Diana riprese conoscenza, alzandosi di colpo e cacciando un forte urlo. La taverna in fiamme, le travi che cadevano, quel senso di oppressione, le era di nuovo tornato in mente il trauma che aveva subito da piccola, motivo per cui si sentiva irrequieta. Si abbracciò le spalle, come a volersi riscaldare le spalle, per poi dare un’occhiata introno a se. Vide Suzanne, quella pazza che poco prima stava cercando di assassinarla, sdraiata sul divano, con delle borse del ghiaccio sulla schiena, borse che, guardando in terra, scoprì di aver avuto anche lei, essendo anche il motivo per cui sentiva tutto quel freddo.
Poi ebbe un sussulto. Vide Nihal steso sul divano, con le medesime borse di ghiaccio sulla schiena e uno dei bracci pieno di tatuaggi che penzolava fuori dal divano. Iniziò a sentirsi strana, quasi come se stesse per svenire nuovamente da un momento all’altro. Quando era uscito da quella stanza? perché era uscito? Ma soprattutto, chi l’aveva fatto uscire?
- C-Cosa è successo?- domandò, poggiandosi la mano sulla testa, che le doleva.
- Quel pazzo ha fatto saltare la porta pur di venirti a prendere dopo che tutti, e sottolineo tutti, ti avevano lasciato dentro quella stanza, con l’altro rischio di venire bruciato.- indicò nuovamente il rosso, che ormai da un po’ non riprendeva conoscenza. – Si è infilato in quella stanza piena di fiamme ti ha tirato fuori, salvandoti anche da quella pazza, ah, poi ha salvato anche lei, rimanendo bloccato dentro da una trave. E poi entro in scena io, che ho preso questo bel ragazzo per il braccio e l’ho tirato fuori da lì. – la castana fu scossa da questa dichiarazione del rosso, restandone incredula. Nel frattempo Suzanne aveva ripreso conoscenza e, dopo aver visto il suo “amato” steso sul divano e per di più ferito, voleva uccidere Diana, tanto da tentare di saltargli in collo, venendo prontamente fermata da Keel, che si sentiva come un pompiere.
- Lasciami, voglio ammazzare quella stronza! Prima lo ha fatto rinchiudere in una stanza e poi gli ha fatto rischiare la vita per lei! E oltre tutto ci ha anche scopato!- strillò, costringendo il rosso a stringere ancora di più la presa sulle sue spalle. La castana, sentendo quelle parole, provò come un senso di colpa, che però veniva costantemente respinto dalla paura che provava nei suoi confronti, o meglio nei confronti del “Black Nihal”. Si morse il labbro, guardando in sua direzione, seppure tremando. La sua schiena era completamente rossa, così come i suoi bracci e i pantaloni, bruciacchiati, avevano preso una tonalità grigiastra per via del fumo.
Quando tutti si furono calmati, per Suzanne ci volle un bel po’, decisero di tenere un’altra riunione, per discutere nuovamente sul da farsi e anche perché la stanze e i loro averi erano stati bruciati dal rosso, quindi la cosa era abbastanza grave.
- Possiamo andare a controllare.- fece Zarin, appoggiato sul divano e con i dolori su tutto il corpo.
- Direi di sì, forse qualcosa si è salvato.- lo appoggiò Alex, che era più preoccupato per tutti i libri di magia oscura che si era portato dietro.
Allora il gruppo, a esclusione di Nihal e Rui, che non avevano ancora ripreso conoscenza, salì le scale, dirigendosi verso le camere. Una puzza di umido li accolse, mentre tutto il corridoio si era tinto di un color nero seppia e all’ultima stanza, quella a cui Nihal aveva dato fuoco, mancava, ovviamente, la porta. Ognuno aprì la sua stanza, trovandola in condizioni pessime. L’unica cosa che trovarono ancora intatta fu il termosifone, tutto il resto era andato perso, letti, vestiti o che sia.
Anche Thander non ebbe molta fortuna e con lui Louise. La stanza era completamente bruciata, tanto da dipingere le pareti di nero.  Le altre stanze erano messe abbastanza bene, per fortuna di Alex, che aveva speso milioni in libri di magia, e farseli bruciare così non era una cosa che lo allettava. Uscirono dalle proprie stanze e si diressero verso la sala, dove si gettarono sui divani, anche se qualcuno, come Zarin o Alex, dové stare in piedi, dato che il posto era occupato dai due svenuti.
Passarono un po’ di tempo senza far nulla, chiacchierando amabilmente, cosa che fece quasi vomitare il biondo, che dopo poco se ne andò, doveva ancora studiare il suo piano. Si diresse verso la biblioteca, appoggiando delicatamente il libro sul tavolo e cercando altri libri, come quello che aveva letto il rosso nella mattinata, oppure un qualcosa sulle droghe casalinghe. Passò la notte lì, visto che erano ormai le dieci quando era entrato, cosa che lo portò a addormentarsi lì, verso le quattro di notte. La mattina successiva decise di iniziare “l’esperimento”. Prese il sale dalla cucina, una boccetta di acqua ossigenata e una bottiglia di alcol, quella che lui stesso aveva nascosto in cucina, sotto il lavello, e infine della varecchina, pronto iniziare a preparare l’intruglio. Versò l’acqua ossigenata dentro un bicchiere, per poi versare un po’ del liquore al suo interno, infine gettò due cucchiaini di varecchina nel miscuglio, girando a finché si scioglesse. Nella serata non era riuscito a trovare una droga che potesse fare in casa, ne tantomeno dei sedativi. Quindi optò per avvelenare la vittima e ucciderla prima che si intossicasse.
Prese il bicchiere contenente il liquido e si diresse verso la sua preda, con dei passi leggeri e aria innocente, costatando, con sua gioia, come fosse da solo, a parte i due svenuti, seduto sul divano.
- Ehi, Zarin! Ti fa ancora male il naso?- domandò con falso interesse, facendo voltare il moro, che lo guardò con aria sospetta, soprattutto per via di ciò che aveva in mano.
- Beh, di sicuro non sto bene.- fece, con tono acido. Il biondo rise, per poi passargli il bicchiere – Che cos’è?- domandò, guardando male il liquido color rossastro.
- È una medicina antidolorifica.-
- È fatta con la magia oscura?- lo prese in giro, facendolo irritare, ma rimase composto, dandogli il bicchiere in mano.
- No, non ti preoccupare!- gli disse aspettando il momento in cui mandò giù, tutto d’un sorso, il bicchiere contenente il liquido, per poi iniziare a ghignare, mentre il loro si teneva la gola e perdeva pian piano conoscenza. Lo afferrò per le spalle e, approfittando dell’assenza di tutti gli altri, che stavano cercando i loro averi nelle proprie camere, lo trascinò in una stanza.
Non appena arrivato nel stanza, che altro non era che un magazzino della libreria, tirò fuori gli arnesi necessari a compiere il sacrificio. Toccò la gola del povero malcapitato, per sentire se era ancora vivo, e, dopo averne avuto la conferma, estrasse il coltello, che aveva trovato in cucina, dalla tasca, lo rigirò tra le mani e posò uno sguardo sulla vittima, ridendo sotto i baffi. Strinse con forza il manico e colpì con forza il petto del moro che, anche se incosciente, iniziò a rigirarsi in terra. Doveva disegnare il cerchio prima che il ragazzo morisse, quindi gli conveniva ferirlo non mortalmente e in modo che facesse uscire molto sangue.
Sapeva come fare un cerchio demoniaco, ma era in ansia perché l’ultima volta che ci aveva provato, con la sua ex ragazza, questa si era svegliata poco dopo aver bevuto il veleno, cosa che lo portò in riformatorio per un po’.
Premette sul corpo del moro, così da far uscire più sangue e sporcarsi le mani, per poi, finalmente, iniziare. Tracciò il primo cerchio, seguito da uno al suo interno, per poi iniziare a scrivere, in una lingua sconosciuta, che lui chiamava “alfabeto satanico”, dentro gli spazi tra i due cerchi. Lasciò il coltello, così da poter finire prima ma, mentre era intento a completare il prima verso, il moro, traballante per colpa della ferita e del veleno assunto, prese l’arnese che aveva lasciato a terra e glielo infilzò nella schiena, facendolo cadere a terra. Il biondo si rialzò e, dopo aver estratto l’arma dalla sua schiena, lo colpì violentemente con un pugno sullo stomaco, facendo uscire ancora più sangue. Zarin, spaventato e quasi incosciente, gli saltò addosso, colpendolo  numerose volte e facendogli sporcare di sangue la sua maglia bianca. Alex allora lo sollevò in aria e lo gettò a terra con violenza, spaccandogli la testa, senza però, clamorosamente, ucciderlo. Riprese a disegnare il cerchio, in maniera più rapida, mentre con la coda dell’occhio osservava la vittima, che aveva nuovamente perso coscienza.
Non appena il cerchio fu finito prese Zarin e lo buttò di peso al centro. Afferrò il coltello e, con un forte colpo sul cuore, lo uccise, o meglio mise fine alle sue sofferenze, facendo schizzare talmente tanto sangue da imbrattarsi ancora di più la maglietta, che un tempo era di colore bianco. Versò tutto il contenitore di sale sulla ferita e poi recitò le parole.
Grande demone oscuro, io ti invoco, nel nome del cerchio santo che il Valalla mi ha concesso! Vieni a me!” urlò, aspettando che accadesse qualcosa.
Ma così non fu, tutto rimase come era prima delle tanto fatidiche parole, il cadavere di Zarin, con gli occhi aperti e un’espressione spaventata, il sangue su tutte le pareti e lui, ferito e tutto coperto della sostanza, cadde in ginocchio, portandosi le mani al volto, sporcandoselo.
- Perché non funziona? MClean? Perché cazzo non funziona!- urlò, dando un calcio al cadavere davanti a se, facendolo rivoltare. – Ho fatto tutto quello che c’era scritto su questo cazzo di libro!- prese il libro e lo lanciò con forza contro la parete, imbrattandolo la copertina marrone. – Porca puttana!- strillò, in preda al panico e alla rabbia.
In quel momento Elly aprì la porta, attirata dalle grida provenienti dalla stanza, spaventandosi non appena vide lo spettacolo che aveva davanti. Alex pieno di sangue, Zarin morto e la stanza completamente rossa. Il ragazzo sgranò gli occhi, consapevole di quello che sarebbe successo se la bionda ne avesse fatto parola con gli altri. Scattò in sua direzione con il coltello in mano, colpendola al braccio. Elly, in preda all’ansia cercò di scappare, correndo il più velocemente possibile verso la porta della biblioteca, nel disperato tentativo di salvarsi.
- Aiutatemi!- iniziò a gridare, facendo preoccupare sempre di più Alex che, ormai disperato, la stava inseguendo correndo al massimo della sua velocità, per quanto fosse ferito e stanco. La bionda uscì dalla stanza, seguita dall’altro che, non appena la vide correre in direzione della sala, le tirò il coltello in un ultimo, disperato, tentativo di fermarla. La colpì sulla spalla, facendola cadere, per poi raggiungerla con una salto e colpirla diverse volte sullo stomaco e sul volto, cercando di ucciderla. Estrasse il coltello dalla sua spalle e glielo puntò in faccia, ma la bionda lo bloccò, cercando di deviare la direzione dell’arnese, che, invece di colpirla sul volto, finì per infilzarsi sul suo stomaco.
- A-Aiuto…- non riusciva quasi più a parlare, tanto il dolore che provava. E, purtroppo per lei, le accadde la cosa peggiore, perché il biondo, stanco e spaventato, la stava pugnalando sullo stomaco numerose volte, senza preoccuparsi più i tanto dove colpiva e, quindi, senza colpire un punto vitale. Morì dissanguata, mentre Alex scoppiò in un pianto disperato, consapevole di non poter più trovare scusanti. Probabilmente, anzi ne era sicuro, lo avrebbero ucciso, e anche in maniera piuttosto rude.
 
Damian era in cucina con Thander e Chantal che, seppur davanti al povero malcapitato, mangiavano tranquillamente.
- Ah! Sto morendo di fame, cazzo!- urlò, toccandosi lo stomaco. I due risero, continuando a mangiare i loro panini come se nulla fosse.
- Dovevi solo vincere la gara alcolica.- spiegò Chantal guardandola con una falsa faccia triste.
- Dai, ma tu non hai bisogno di mangiare!- gli rispose, evitando l’argomento e mimando con le mani le dimensioni della mora in confronta alle sue.
- Ehi, zuccherino, ti conviene smettere, oppure potrei tirarti un altro pezzo di legno in testa.- gli disse, attorcigliando le labbra e socchiudendo gli occhi – A proposito, come va tra te e la biondina?- domandò, con un pizzico di malizia, guardandolo e facendogli l’occhiolino. Il ragazzo arrossì di colpo, distogliendo lo sguardo e mettendo il broncio.
- Tutto… apposto… credo.- rispose, grattandosi il collo e cercando di nascondere l’evidente rossore che aveva sul volto.
- E così ti piacciono le ragazze più grandi, sei proprio un intenditore!- continuò a stuzzicarlo Chantal. Fino al giorno prima quei due si sarebbero ammazzati di botte se si fossero trovati in una stanza da soli, ma ora, probabilmente perché la mora aveva i sensi di colpa per ciò che aveva fatto il giorno prima, i due discutevano tranquillamente, sembrando quasi due amici.
- Beh, non è che mi piacciono proprio più grandi…- continuò a grattarsi il collo, mentre con l’altra mano si massaggiava i capelli.
- E cosa intendi fare con lei?- domandò, non senza avergli rivolto un’occhiatina.
- Intendevo aspettare di uscire da qui e poi…- disse, talmente rosso in volto che pareva un agnellino in confronto al bastardo che era di solito.
- E poi?- lo stuzzicò ancora Chantal, curiosa di saperlo.
- Pensavo di chiederle di… uscire… con me. – riuscì a dire, tra una pausa e l’altra, quasi fumando dalla testa.
- E bravo il mio ragazzo!- urlò, dandogli un colpo sulla schiena, facendolo quasi cadere.
Intanto Thander, che era li con i due, ripensava a cosa era successo il giorno prima, e a come aveva fallito il compito che gli era stato affidato. Non era riuscito a tenere Nihal chiuso in quella stanza e, per di più, non era nemmeno riuscito ad aiutare le due rimaste chiuse dentro la taverna, cosa in cui il rosso era riuscito magnificamente. Finì il suo panino e sia alzò, dirigendosi verso la sala.
Louise, Diana e Rui, che si era svegliato, stavano tranquillamente giocando a carte, che il moro si era portato dietro. Mentre finivano la loro partita a briscola parlavano, a voce basa per non svegliare il rosso steso sul divano.
- Direi che ce la siamo vista brutta, eh?- iniziò sorridendo ironicamente, aspettando una risposta delle due.
- Già, ci è andata bene.- fece Louise, seguita di Diana, che si limitò ad appoggiare ciò che aveva detto la mora con un cenno della testa.
- Certo che è davvero un pazzo…- disse, guardando Nihal. – Ha dato fuoco alla stanza in cui era rinchiuso, è corso a gambe levate verso il pub e, come se non bastasse, si è buttato in mezzo alle fiamme per salvare due persone, ustionandosi tutto il corpo. Cavolo, hai avrei voluto davvero vederlo!- finì, immaginandosi quanto fosse stata figa la scena.
- Non è stato niente di che.- la mora gli ruppe l’entusiasmo, facendolo sbuffare.
- Com’è stato essere salvata da quell’incendio?- domandò poi alla castana che, colta di sorpresa, fece cadere tutte le carte dalla mano – Ah, quindi tu hai il tre di denari, interessante.-
- H-Ho perso conoscenza, quindi non ricordo.- rispose, guadagnandosi uno sguardo triste da parte di Rui.
- Oh, è stato fighissimo.- Keel entrò nella stanza, con i capelli bagnati e la maglietta tutta inzuppata.
- Senti, almeno asciugati dopo esserti fatto la doccia.- lo sgridò Rui, facendogli alzare gli occhi al cielo.
- Chi sei, mia mamma?- gli rispose ironico e con un sorrisetto sulle labbra, facendolo innervosire.
- Se fossi stata tua mamma avrei abortito.- scherzò, per poi vederselo arrivare addosso.
- Che hai detto?- lo incalzò a ripetere, mentre strofinava le nocche sui capelli dell’altro, il quale stava gridando dal dolore.
- No, no, non lo faccio più! No, scusa! Scusami!- disse, per poi venire lasciato dal rosso, che se la stava ridendo di brutto.
- Il nostro eroe ancora non si è svegliato?- chiese, ottenendo un cenno dispiaciuto da Rui, che non vedeva l’ora di chiedergli come fossero andate le cose dalla sua prospettiva – E la piccola pazza?- chiese, guardandosi intorno ma senza riuscire a trovarla.
- Intendi Suzanne? È in camera sua. Si è chiusa lì circa tre ore fa e non vuole più uscire.- rispose Louise, tirando l’asso di denari e vincendo la partita. Il rosso la ringraziò con un cenno della mano, per poi dirigersi verso la stanza della viola.
Bussò due volte, senza ottenere risposta, decidendo dunque di entrare. Suzanne era stesa sul letto, l’unico che non era stato bruciato, e stava guardando il soffitto con aria abbattuta.
- Ehi, va tutto bene?- domandò, chiudendosi la porta alle spalle.
- No. – disse con voce schietta, con un tono misto tra il triste e l’arrabbiato.
- Dai, non prendertela a male.- cercò di consolarla, fallendo però miseramente
- Quella stronza deve morire. Solo così Nihal sarà felice.- disse, modificando il suo tono da triste a sprezzante nei confronti della castana.
- Te l’ha detto lui?- le chiese, guardandola con uno sguardo quasi arrabbiato.
- No. –
- E allora perché vuoi farlo?- domandò, senza tuttavia ricevere una risposta – Cosa ti piace di Nihal?- domandò, facendo avvampare all’improvviso la viola.
- B-Beh, è carino, simpatico e gentile e poi assomiglia a Seby!- rispose, con tono sognante.
- Ma questo non è amore.- la ragazza si voltò verso di lui, con tono stranito.
- Cosa vuoi dire?-
- Se ti piace qualcuno perché assomiglia a un altro non è amore, è solo attrazione fisica.- il discorso del rosso la colpì, facendole venire mille dubbi. Dentro di se era ancora una bambina, quindi non sapeva cosa voleva per davvero. In effetti era vero, si era innamorata sempre di persone estremamente uguali l’una dall’altra, con occhi chiari e capelli rosso vivo. E, infondo, sapeva che aveva ragione Keel.
Cacciò un urlo, per poi affondare la testa nel cuscino, cercando di non pensarci, ma tuttavia senza riuscirci.
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ecco le prime morti! Yeeeeeeee.
Mi è dispiaciuto un sacco far morire Elly e Zarin, però sono due personaggi la cui morte farà luce sull’identità dell’assassino.
Come la prenderà Damian quando scoprirà che la sua “amata” rompipalle è morta?
Cosa accadrà quando Nihal si sveglierà?
Suzanne avrà capito cos’è l’amore?
Alex verrà pestato a sangue o tritato come un pezzo di carne?
Vi lascio così, con queste premesse da soap opera spagnola da quattro soldi! XD
P.S.: il capitolo è leggermente più corto, ma solo perché ci sono molti meno dialoghi.

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


Anche dopo che Thander aveva lasciato la stanza, Chantal e Damian stavano continuando tranquillamente a parlare.
- Secondo me dovresti dirglielo ora, zuccherino.- gli disse, agitando in aria il suo panino – Non si può mai sapere, potrebbe sempre capitare qualcosa di brutto, quindi perché aspettare?- gli disse, continuando a mangiare.
- Ehm, in effetti hai ragione…- il suo rapporto con la bionda si era approfondito durante la rissa avuta il giorno prima. Lei lo aveva aiutato, non solo per salvarsi, cosa che l’aveva indotto a cambiare la sua opinione su di lei. Inizialmente la pensava come una ragazza arrogante e dai facili costumi, ma andando avanti era riuscito a vedere le diverse sfaccettature del suo carattere, cosa che l’aveva fatto innamorare follemente. Non ce la faceva più ad aspettare, soprattutto dopo quella conversazione amichevole, lui stesso si stranì nell’usare quel termine, con la mora, che lo salutò con un cenno della mano.
Entrò nella sala, dando un’occhiata alla ricerca della ragazza.
- Cerchi qualcuno?- domandò Louise, mentre era intenta a vincere l’ennesima partita a carte contro Diana e Rui, che disperati l’avevano anche sfidata in un due contro uno, dove però avevano perso.
- Sì, avete visto Elly?- domandò, avvicinandosi al divano e poggiando la mano sul poggia schiena.
- Dovrebbe essere in biblioteca, o almeno credo.- rispose senza guardarlo, per poi buttare una briscola e prendersi le carte giocate dai due, facendoli arrabbiare. Rimase sorpresa nel notare come Diana rodesse nel vederla vincere, cosa che da una come lei non avrebbe mai detto.
- Ah, ti ringrazio.- rispose lui, tirando poi dritto verso la biblioteca. Mentre si incamminava verso la biblioteca, pensava a ciò che gli avrebbe dovuto dire, era già stato fidanzato, anche diverse volte, ma aveva ricevuto lui le dichiarazione, perché non era il tipo da andare dietro una ragazza, erano loro che dovevano andare dietro lui.
Ma con Elly non era così, aveva praticamente il suo carattere, solo che era una donna, e che donna! Sapeva che se si sarebbe lasciato sfuggire quell’occasione difficilmente avrebbe trovato un’altra come lei. Arrivò davanti alla porta del piccolo corridoio che lo avrebbe poi condotto alla biblioteca. Aveva il cuore in gola e l’ansia si era impadronito del suo corpo. Afferrò la maniglia e aprì velocemente la porta, forse anche troppo, perché  non ebbe tempo di prepararsi per ciò che vide.
Il corpo di Elly giaceva inerme, proprio davanti ai suoi piedi, con gli occhi chiusi e la maglietta completamente rossa. Un coltello era infilato ancora nello stomaco e una grossa pozza di sangue, fuoriuscito dalle numerose ferite sul corpo della ragazza, macchiava il pavimento. Cadde in ginocchio, troppo scosso da ciò che aveva appena visto, per poi portare a se il cadavere della bionda e stringerlo tra le sua braccia. Iniziò a piangere, in preda al panico. Alzando la testa vide Alex, accucciato a un angolo, con la maglietta intrisa di sangue e la testa tra le gambe. Cercò di dire qualcosa, ma le parole non gli uscivano dalla bocca. Balbettava a vuoto, cercando di rifiatare.
- S-Sei stato tu?- domandò, cercando di riprendersi. Il biondo alzò lo sguardo, incrociandolo con quello, furente, del castano, che ripeté la domanda con più foga di prima – Ti ho chiesto se sei stato tu!- urlò con forza, per poi stendere delicatamente il cadavere di Elly e saltare addosso ad Alex. Il biondo si mise a piangere, rispondendo di sì con un cenno della testa.
Il castano lo colpì in faccia con un pugno, gridando come un ossesso.
- Bastardo! Figlio di puttana! Ti ammazzo!- la voce usciva con tono imponente, mentre lo colpiva violentemente sul viso, facendolo sanguinare più di quanto non avesse fatto prima. Prese il coltello dal corpo inerme della ragazza e, con un gesto rapido e furioso, lo infilò nella gamba del biondo, facendolo urlare a pieni polmoni. Estrasse il coltello, per poi colpirlo in pieno stomaco, facendo fuoriuscire un sacco di sangue dalla ferita.
- Io ti farò vedere l’inferno brutto stronzo! Crepa! Crepa!- urlava, mentre continuava a infliggerli quella tortura. Alex mise il braccio davanti al volto, per impedire di essere ucciso, provocandosi dei tagli anche sugli arti. Le ferite sanguinavano e nel giro di dieci minuti sarebbe morto di sicuro, forse anche prima, dato che Damian stava continuando a infilzare il biondo, che dal suo canto aveva quasi smesso di opporre resistenza.
E proprio quando pensava che sarebbe morto lì, in quello squallido posto, Thander aprì la porta, staccandogli il castano di dosso.
- Lasciami! Devo ammazzare quello stronzo!- ormai non ragionava più, il suo unico pensiero era quello di dover uccidere quello stronzo che l’aveva privato dell’unica cosa a cui aveva iniziato ad affezionarsi. Continuò a scalciare, cercando inutilmente di liberarsi dalla presa del nero, mentre gli altri entravano in stanza.
- Ehi, ma che cazzo era quei gridi? O mio Dio, ma che cazzo?- Rui si interruppe a metà frase, vedendo il cadavere di Elly appoggiato alla parete e il corpo, miracolosamente ancora vivo, di Alex. Guardò a terra, rischiando di vomitare all’oscena visione del sangue che aveva tinto il parquet, un tempo marrone, di rosso spento.
- C-Cosa è successo?- domandò Diana, con le lacrime agli occhi per l’orrenda scena che stava vedendo. Il castano stava ancora cercando di divincolarsi, in modo da poter mettere finalmente la parola fine alla vita del biondo, che respirava affannosamente.
- Che cosa facciamo?- chiese Rui, preso dal panico. Gli altri lo guardarono, senza avere la minima idea. – Allora, Louise, aiutami a portare Alex di la. – disse, facendo cenno alla mora di seguirlo. Presero il biondo e lo sollevarono mettendogli le braccia sotto le spalle. Lo portarono in sala e lo stesero sul divano, mentre il castano continuava ad insultarlo e ribellarsi, in modo da potergli saltare nuovamente addosso.
Intanto Nihal, che aveva appena ripreso conoscenza, vide quello spettacolo rischiando di svenire nuovamente.
- Ehm, mi sono perso qualcosa?- indicò Alex, coperto di sangue, grattandosi la testa con l’altra mano. Si toccò la pancia, notando di essere senza maglietta. – Qualcuno mi dice cos’è successo?- chiese, con tono stranamente calmo, forse perché si era appena svegliato e non aveva ben chiara la situazione.
- Questo coglione ha ammazzato Elly ed è stato pestato a sangue da Damian, così li abbiamo separati e ora lo stiamo medicando.- spiegò in breve Louise, senza guardare il rosso negli occhi. Poi sgranò gli occhi, ricordandosi la situazione in cui si era addormentato.
- E Diana come sta?- la sua voce era preoccupata, mentre il corpo tutto un fremito.
- Tutto bene, è di là con gli altri.- il rosso tirò un sospiro di sollievo, per poi stendersi sul divano di colpo, urlando per il dolore provocato dalle scottature. Si alzò lentamente per andare a prendere una maglietta nella sua camera, senza ricordare di aver dato fuoco a tutto il corridoio, e cacciando un urlo nel vederlo in quelle condizioni.
- Louise, passami le bende.- Rui iniziò a fasciare le ferite del biondo, che ad ogni tocco dell’altro sulle sue ferite emetteva un urlo. La mora prese rapidamente quanto richiesto dal kit di pronto soccorso, per poi lanciarlo all’altro, che lo prese al volo. Le condizioni di Alex non erano delle migliori, tra colpi sullo stomaco, la faccia piena di sangue e perfino una coltellata sulla schiena e sul braccio.
Asciugò tutto il sangue sulla sua faccia con uno straccio bagnato e lo invitò a stendersi. Poi andò a vedere in che situazione era Thander, alle prese con un Damian a dir poco incazzato. Si dibatteva, cercando di liberarsi dalla presa del nero che lo aveva bloccato tenendogli i bracci fermi. Continuava a rivolgere insulti verso il biondo, seguite da minacce di morte, che in confronto Nihal due sere prima si era comportato da agnellino. Il volto sporco del sangue di Alex, gli occhi iniettati di rabbia e i pugni talmente chiusi da infliggersi dei tagli sui palmi delle mani con le unghie.
Intanto Keel, avvisato da Nihal della situazione, stava scendendo, seguito da Suzanne. Corse verso il biondo, fermandosi a pochi centimetri dal suo volto.
- Si può sapere che cazzo avete combinato?- chiese, con uno sguardo truce in volto.
- Io… ho… ucciso Elly e… anche Zarin.- rispose Alex, senza riuscire nemmeno più a piangere. Il suo sguardo si era tramutato da scosso a quasi divertito, simbolo che stava per perdere definitivamente il senno, mentre delle piccole riusate uscivano dalla sua bocca.
- Damian lo stava pestando, così li abbiamo separati.- spiegò rapidamente Louise, ricevendo come risposta un verso stranito da parte del rosso.
- E perché lo avete fatto? Uno così merita di morire nel peggiore dei modi. Avreste dovuto lasciare che ci pensasse lui.- sputò con acidità, trattenendosi dal picchiarlo ancora più forte di quanto avesse già fatto il castano.
Thander portò Damian in cucina, mentre questo scalciava e si ribellava alla forte presa del nero. Non avendo la chiave, spostò uno dei divani riuscendo quindi a chiuderlo dentro. Il castano iniziò a sbattere i pugni contro la porta, imprecando come mai aveva fatto prima.
Intanto Chantal, Diana e Rui erano tornati nella sala, cercando di ignorare le urla di Damian, che si facevano sempre più forti. Anche Nihal tornò, con una maglietta che si era miracolosamente salvata dall’incendio. Rui prese la situazione in mano, cercando di calmare tutti, ma in particolare il castano.
- Allora, ascoltiamo le motivazioni di Alex.- gridò, in maniera che anche Damian potesse sentirlo, guardando male l’accusato.
- A seguito della tua risposta decideremo la tua sorte.- aggiunse Keel, seduto sul poggia schiena del divano, con le gambe appoggiate sui cuscini e le braccia conserte. Il biondo continuò a ridere, evidente segno che ormai la sua sanità mentale stava pian piano scomparendo, per lasciare posto a quella che è la pazzia, ovvero un baratro profondo da cui non puoi più uscire.
- Stavo per evocare un demone! C’è l’avevo quasi fatta!- disse tra le risate, mentre gli altri lo guardavano con disprezzo. – Ma quella puttana deve aver interrotto il rituale in qualche modo! Ho fatto tutto ciò che c’era scritto sul libro!- urlò, perdendo il sorrisetto, che venne sostituito da uno sguardo rabbioso.
- O forse perché la magia non esiste?- lo punzecchiò Keel, facendolo girare verso di lui con sguardo disperato.
- Stai mentendo!-
- No, tu stai mentendo.- rispose con tono fermo, leccandosi le labbra, come divertito dalla situazione.
- Andiamo, ha ucciso Zarin ed Elly, è colpevole, punto. Che ne facciamo?- chiese Louise, alquanto stufa della situazione.
- Tenerlo qui è pericoloso, poi mi sembra che ora sia veramente andato.- fece notare Nihal, indicando lo sguardo del biondo, che rideva senza motivo.
- Proviamo a chiuderlo dentro la stanza di MClean al piano terra.- propose Thander, facendo voltare tutti i presenti con una faccia stranita.
- C’è una stanza persone di MClean?- chiese Rui, incuriosito da quelle parole. Il nero fece un cenno con la testa, indicando anche la direzione in cui dovevano andare per raggiungerla.
- L’ho vista mentre cercavamo di uscire dalla villa. Però non ci sono entrato, anche perché la porta era chiusa.- spiegò, grattandosi la testa, come a discolparsi della dimenticanza che aveva avuto.
- D’accordo, andremo io e Keel a controllarla. Tu resta qui e cerca di non far uscire Damian da quella stanza.- fece il moro, facendo segno al rosso di seguirlo, per poi svoltare l’angolo e non essere più visibili agli altri.
- Cerchiamo di fare in fretta, è così incazzato che potrebbe sfondare quella porta a mani nude e per di più la dentro c’è il cibo. – si lamentò Keel, intrecciando le mani dietro la testa. L’altro sbuffo, come stufo delle sue continue lamentele.
- Non preoccuparti, ci metteremo poco, ci vorranno solo cinque minuti.- disse, movendo la mano quasi a voler dire che sarebbe stato un gioco da ragazzi. Arrivano davanti alla porta constatando che, dopo aver tentato entrambi di girare la maniglia a vuoto, la porta era chiusa e necessitava di una chiave o di essere forzata.
- Merda, è chiusa dall’interno.- Keel colpì la porta con un calcio, cercando di aprirla al primo colpo, fallendo.
- Purtroppo sono di corporatura gracile, potresti occupartene tu?- Rui, leggendo negli occhi che il rosso stava per proporgli di abbattere la porta, mise le mani avanti, in modo da evitare di farsi male.
- Già, che peccato, eh?- rispose con tono ironico, ricevendo una linguaccia da parte dell’altro, che stava sorridendo alle sua spalle. Prese un forte respiro e poi iniziò a colpire con violenza la porta con la spalla, cercando di buttarla giù. Diede varie spallate, facendosi anche abbastanza male, ma, vedendo che non avevano effetto, iniziò a prenderla a calci, con violenza. Ogni colpo emetteva un dolore sordo, mentre Keel iniziava ad irritarsi abbastanza. Era da oltre cinque minuti che stava colpendo in maniera piuttosto ignorante la porta, tanto da farsi gonfiare le vene del collo. Il moro, vicino a lui, scoppiò a ridere, fermandosi quando il rosso, con gli occhi iniettati di sangue, gli rivolse un’occhiataccia che quasi gli fece bagnare i pantaloni.
- “Ci vorranno solo cinque minuti”, eh?- disse, imitando la voce di Rui, ma con tono leggermente incazzato. – Portami una spranga di ferro.- ordinò con voce arrabbiata, mentre stringeva i denti.
- E dove la trovo?- chiese, con la paura che potessi attaccarlo al muro per il nervoso.
- Cerca in giro. – continuò a prendere a calci la porta, nel disperato tentativo di sfondarla. Il moro si alzò da terra, per andare a cercare la tanto agognata spranga, continuando a sentire i rumori provocati dai calci di Keel anche dal piano sotto. Trovò un tavolo di legno con le basi di metallo in una delle tante stanze della villa e, senza pensarci troppo, lo gettò in terra diverse volte finché non lo ruppe, riuscendo così a prendersi una zampa. La portò di fretta al rosso, che non aveva smesso nemmeno per un momento di battere alla porta.
La prese e se la rigirò tra le mani, facendo un sorriso sadico che inquietò alquanto Rui, cosa che lo portò ad allontanarsi di qualche passo dal rosso. Questo alzò la spranga e colpì violentemente la porta, provocandovi un forte colpo. Eseguì l’azione diverse volte, finché non riuscì a fare un buco vicino alla maniglia, in modo da poterla aprire dall’interno. Mise la mano nella spaccatura, non senza procurarsi qualche graffietto,per poi aprire finalmente la porta.
Ciò che videro non appena entrati fu semplicemente strano. Una ragazza, chiaramente di origine nipponica,  era legata al letto, con un pezzo di scotch sulla bocca e la faccia pallida, più di quanto fosse di solito quella di un giapponese.
Aveva i capelli rosa, palesemente tinti, con gli occhi celesti e una ciocca di capelli legata con un nastro rosso. Indossava una camicia bianca a maniche corte, una mini gonna fucsia e scarpe del medesimo colore.
 La ragazza mosse la testa, facendogli segno di guardare in alto. Rui segui lo sguardo dell’altra, giusto in tempo per evitare l’ascia, che , per un centimetro, non lo mancò. L’arma era stata attaccata al soffitto, e collegata alla porta, in modo da farla dondolare per circa dieci secondi alla sua apertura per poi cadere sulle teste dei malcapitati.
- Porca puttana!- fece, scosso. Mentre Keel si era avvicinato alla ragazza, slegandola e rimuovendo, in maniera molto rude, lo scotch che aveva sulla bocca.
- Ehi, fai piano!- urlò, non appena ebbe la bocca libera.
- Ti ho appena liberato da qui e tu mi tratti così?- guardò male la ragazza, per poi dirle con voce poco gentile quelle parole.
- Stai scherzando? Mi hai fatto un male cane! Comunque è da un po’ che non mangio, avete qualcosa da mettere sotto i denti?- chiese, alzandosi dal letto e massaggiandosi i polsi doloranti.
- Prima dicci come ti chiami.- fu più un ordine che una domanda, cosa che fece assumere un’espressione un po’ arrabbiata alla giapponese.
- Eh? Sono quattro giorni che non mangio! Mi sto trattenendo dal saltarti addosso per mangiarti e tu mi tratti così?- il rosso la guardò alzando un ciglio, stranito da quel discorso.
- Allora?- disse, ricordandogli la doma posta poco prima.
- Mi chiamo Hanako Nakamura. Contento?- rispose con tono acido, muovendo tutto il corpo a ritmo con le parole emesse dalle sua labbra.
- Perché sei qui?- continuò con l’interrogatorio, facendo stranire ancora di più la ragazza, che a malapena si reggeva in piedi per la fame.
- Ma che ne so! Mi ci hanno rinchiuso due tipi alti e muscolosi. Ora mi fai mangiare?- chiese con aria impaziente. Il rosso alzò gli occhi al cielo e fece un cenno di assenso, dicendole di seguirlo. Scesero rapidamente le scale, dirigendosi verso la sala per comunicare “la grande scoperta” anche agli altri.
Louise balbettò parole a caso, vedendo la ragazza che scendeva con loro.
- M-Ma che cazzo?- disse, incredula. Erano chiusi da tre giorni li dentro e scoprono solo adesso che c’era un’altra persona rinchiusa in una parte della casa.
- Ascoltate, abbiamo trovato questa ragazza nell’ufficio di MClean, che sfortunatamente non è usufruibile perché qualcuno… - si fermò per guardare male Keel – Ha accidentalmente rotto la porta.- il rosso alzò gli occhi al cielo, muovendosi indispettito.
- E allora che facciamo con lui?- Thander stava disperatamente cercando di non far uscire Damian dalla cucina, che spingeva con tutte le sue forza contro la porta, riuscendo quasi a togliere il divano da davanti.
- Mi spiace, giapponesina, finché quel tizio non si sarà calmato dubito che potrai mangiare qualcosa.- la nipponica fece una faccia triste, per poi mettersi a guardare Alex.
- Ma è sangue quello?- domandò, con il volto bianco come un lenzuolo.
- E menomale che non hai visto cosa c’è laggiù…- le disse Rui, schifandosi solo al pensiero. Hanako fece uno scatto felino e aprì la porta indicatagli dal moro, ancor prima che qualcuno la potesse fermare. Non appena aprì la porta un forte coniato di vomito la fece accasciare a terra. Rui la sollevò da terra e la fece sedere sul divano, tentando di calmarla.
- Senti, ci parlo io con Damian, aprì la porta.- Keel si incamminò verso la cucina, aspettando che Thander avesse levato il divano da davanti alla porta.
- Ehi, sei sicuro?- chiese Nihal, ancora steso sul divano per il dolore.
- Non ti preoccupare, farò in un attimo.- gli fece l’occhiolino e alzò il pollice per poi guardare il nero, che era già pronto a rimuovere il divano.
 Non appena la via fu libera entrò con uno scatto in cucina, gridandogli di bloccare la porta. Saltò incollo al castano e gli bloccò i polsi a terra. Aveva il volto completamente rosso e i vestiti coperti di sangue, per di più sembrava completamente aver perso la ragione.
- Damian, ascoltami.- gli sussurrò nell’orecchio, facendolo smettere di dimenarsi – Se vuoi uccidere quel gran figlio di puttana devi fare come ti dico io, ok?- il castano si fermò del tutto, pronto a sentire la proposta del rosso.
- Cosa devo fare, dimmelo!- più che una domanda sembrava ordine, motivo per cui Keel ebbe dei problemi nello scegliere come rispondergli.
- Innanzitutto lo fai quando noi non siamo presenti nella stanza, poi non fargli perdere troppo sangue, sporcheresti solo il pavimento e infine fallo da lucido. Ammazzarlo quando sei in queste condizione non ti farà avere la soddisfazione che credi.- il rosso lo guardò con i suoi occhi neri, notando come, per tutto il discorso, il castano non aveva mai incrociato il suo sguardo.
Delle lacrime iniziarono a scendere, bagnando il viso di Damian, che aveva ormai iniziato a deprimersi, perché passata la fase dell’arrabbiatura.
- Perché? Perché?- urlò, sbattendo i pugni per terra, con rabbia. – Perché cazzo è dovuta andare così?!- il rosso provò pena per quel ragazzo, che difficilmente si sarebbe rialzato dopo quel duro colpo. Si levò da sopra di lui, per poi abbracciarlo.
- Stai calmo, si risolleverà tutto. Ma sei sicuro che questo è ciò che vuoi? Vuoi veramente macchiarti le mani per un coglione del genere?- cercò di dissuaderlo dall’uccidere il biondo, approfittando del momento di debolezza di Damian, che pareva ormai irriconoscibile.
- C-Che cosa dovrei fare?- chiese, con un tono di voce disperato.
- Lascialo stare, tanto uno così morirà da solo.- a quelle parole Damian sgranò gli occhi, sciogliendosi di colpo dall’attacco del rosso.
- Non è vero!- gridò con tutta la forza che aveva in collo. Erano le stesse, le stesse identiche parole che gli disse sua madre, dopo che sua sorella fu abusata dal padre.
Aveva i ricordi di quel drammatico evento in testa e non riusciva in alcun modo a dimenticarlo. Aveva sedici anni e stava tornando a casa da una festa di compleanno. Ciò che trovò non appena tornò a casa gli causò un trauma emotivo, che lo portò a fare incubi per diversi anni. Suo padre stava stuprando sua sorella, che con il volto coperto dalle lacrime, cercava disperatamente aiuto.
Lui era ubriaco, come al solito, e quella volta perse la ragione. Sua sorella aveva solo quattordici anni e, dopo tre mesi, morì per via dello shock, portando Damian a odiare suo padre fino a livelli inimmaginabili. Passò un anno in carcere, per poi ripresentarsi a casa. Nessuno dei due aveva intenzione di aprirgli la porta, così la sfondò con un colpo, per poi picchiare la moglie. Damian, preso dalla paura, spaccò una bottiglia in testa al padre, quasi uccidendolo. Nel momento in cui stava per dargli il colpo di grazia, sua madre lo fermò, pronunciando le fatidiche parole, che lo segnarono per tutto il resto della vita “Non ucciderlo non macchiarti con il suo sangue, tanto uno schifoso così morirà da solo” persuaso dalla madre il castano si fermò. Ma all’improvviso suo padre prese coscienza e colpì violentemente la madre alla testa. Questa volta prese l’ergastolo. Ma a Damian non andava bene. Lui lo voleva morto. Morto, ma ucciso da lui.
- Quello stronzo deve morire ora!- urlò, spingendolo via e ritornando a battere contro la porta con cattiveria. A quel punto Keel iniziò a innervosirsi, arrivando persino a colpire il castano nel muso, facendolo svenire.
- Thander, apri la porta!- urlò, montandosi il corpo senza coscienza dell’altro sulle spalle. Quando finalmente la porta si aprì passò il castano al nero, che lo stese sul letto.
- Allora, ti sei ripresa?- chiese Nihal ad Hanako, che rispose con un cenno positivo.
- Direi che è il momento delle presentazioni, no?- la incalzò Keel, mettendosi a sedere come se la discussione avuta con Damian non ci fosse mai stata. Era abituato a vedere i suoi amici in preda a crisi isteriche.
 - Ah, che palle…- sussurrò, ricevendo un’occhiata dal rosso. – Io sono Hanako Nakamura, ho diciotto anni e vengo da Toronto. A due anni mi sono trasferita da Tokyo e ho una condanna per omicidio da avvelenamento, o meglio, tre condanne. Lavoro, o meglio lavoravo, in un negozio di vestiti nei bassi fondi della città. Fatto, ora posso avere del cibo?- finì, facendo gli occhioni. Rui le portò un panino, che mangiò con avidità. – Ne avete un altro?- chiese, toccandosi la pancia.
- Sei piccina ma mangi tanto eh?- la sfotté Keel, facendola indispettire.
- Per caso sei un pedofilo? Quanti anni hai? Trenta? Quaranta?- disse con spocchia, mentre ringraziava il moro, che le aveva portato un altro panino.
- Ne ho ventiquattro.- rispose lui, acido come sempre, alzandosi in piedi e facendole notare che in effetti tra i due c’era quasi mezzo metro di differenza, il che la fece arrabbiare. Odiava essere bassa.
Tutti si presentarono a loro volta, a parte Suzanne, che stette in silenzio, costringendo Keel a fare un riassunto della sua vita al posto suo.
- Ehm, scusami.- Diana richiamò la sua attenzione, diventando tutta rossa per l’imbarazzo – Se sei giapponese come fai ad avere gli occhi celesti e i capelli rosa?- chiese, con talmente tanta semplicità da far ridere la nipponica.
- I capelli sono tinti e gli occhi sono celesti perché mio padre è europeo.- fece, facendo sentire un po’ stupida la castana, che abbassò lo sguardo.
- Comunque dovete spiegarmi con siete arrivati a questo.- disse, indicando Alex, mezzo morto sul letto, e la stanza con il cadavere di Elly al suo interno.
- È una lunga storia.- rispose Rui. Ma lo sguardo della giapponese lasciava intendere di volerla sapere a tutti i costi.
- Non sappiamo di preciso perché, credo volesse evocare un demone.- spiegò Louise, continuando imperterrita a leggere un libro che aveva preso il giorno prima in biblioteca.
- Madonna, queste cosa nemmeno negli anime.- rispose Hanako, sfottendo il biondo, che però nemmeno ragionava più.
- Tra due ore dovrebbe tornare come prima, quindi basta aspettare. I cadaveri dove li mettiamo?- chiese Thander, facendo alzare le spalle a tutti i presenti.
- Prima dobbiamo trovare quello di Zarin.- fece Nihal, pensando a dove potrebbe essere – C’è un’alta probabilità che sia nella biblioteca.-
- Bene, a questo punto direi di sistemare tutto prima che il coglione qui presente si risvegli.-  propose Keel, guardando Damian con la coda dell’occhio.
- Io e Rui cercheremo il cadavere di Zarin, voi due invece cercate un posto in cui mettere quello di Elly.- disse Nihal, facendo acconsentire tutti i presenti.
All’improvviso un rumore, probabilmente appartenente a un campanello, si udì per tutta la villa. Voltando lo sguardo verso il televisore, questo si accese, rivelando il volto di MClean.
- Bene, bene! A quanto vedo abbiamo già due vittime, eh? Oh, avete trovato anche la ragazza che ho fatto rinchiudere nella  mia stanza dalle guardie! Molto bravi! Sentite, non ho voglia di vedervi cercare un inutile cadavere, quindi vi dico già che è nel magazzino della biblioteca. Per quanto riguarda la prossima sfida, sarà un quiz logico, che ho deciso di chiamare “Quanto sai sui tuoi compagni?”. Esattamente! Sarà una sfida in cui i vostri passati verranno a galla! Chi non risponde correttamente a una domanda riceve una x e, chi ne sbaglia tre, verrà ucciso!- disse con gioia, facendo sbiancare la metà dei presenti – Che ne pensate? Non è una bella idea?-
- Ehi, ma stai scherzando, vero?- Chantal, che era stata per ben un’ora sotto la doccia, ovvero da quando aveva saputo della morte di Elly, si avventò contro il televisore, sculettando e guardandolo male. – E poi questa chi è?- chiese, osservando la nipponica.
- Piacere, Hanako.- le tese la mano, che la nera afferrò senza troppi problemi.
- Piacere, Chantal. Comunque MClean, stai scherzando? Perché dovrei morire solo perché non so il passato di una persona.- passò in secondo piano la presenza di una nuova ragazza, per continuare ad avventarsi verso lo schermo.
- Ascoltami, Chanty, se sin dall’inizio Nihal vi avesse detto del suo “piccolo” segreto, tutti questi problemi non ci sarebbero stati. E così Alex, se vi avesse detto il perché si fosse avvicinato alla magia oscura, magari avreste potuto aiutarlo. Quindi questa sfida sarà un’arma a doppio taglio. Uno di voi morirà, ma glia altri sapranno il passato e i vari segreti dei ragazzi qui presenti.- il discorso di MClean non faceva una piega, cosa che fece molto irritare Chantal, soprattutto per come l’aveva chiamata.
- La sfida inizia tra due ore, giusto il tempo che Alex si riprenda e che Damian si calmi. Ah, dite a quell’idiota che se vuole può mangiare.- concluse rapidamente, per poi spegnere la TV.
Thander e Keel presero il cadavere di Elly, portandolo nello stesso luogo di quello di Zarin. Se la location della morta della bionda era stata inquietante, questa lo era ancora di più. Pareti schizzate di sangue, un cerchio rosso, probabilmente fatto con il sangue del moro, e il cadavere del povero ragazzo completamente rosso. Fecero tutto in attimo, perché il rosso stava rischiando di vomitare. Chiusero la porta, mettendoci uno scaffale davanti, in modo che non potesse essere aperta.
Le due ore passarono presto, Damian si svegliò, trovandosi un panino davanti, che, dopo una prima occhiataccia, mangiò senza esitazione. Nihal e Rui erano rimasti nella sala per controllare che Damian non impazzisse e uccidesse Alex, ma pareva essersi calmato.
All’improvviso il televisore si accese, mostrando il volto di Chris più sorridente che mai.
- Ehilà, campeggiatori! Bene, ho deciso di aggiungere una nuova regola. Nel caso venga data una risposta sbagliata, l’interessato della domanda dovrà rispondere, dicendo quindi agli altri la risposta.-
Fece sistemare i  divani in cerchio e mise ad ogni ragazzo un posto predefinito.
- Il giro sarà orario, quindi partiamo da Thander fino a Hanako, che è alla sua destra. Bene, iniziamo. Prima domanda, Chantal ha il diploma?- chiese, facendo sorridere il nero.
- No. - rispose seccamente, mentre una serie di applausi finti, causati da uno strano oggetto in mano del “conduttore”.
- Ottimo, ora tocca a Rui. Perché Nihal ha paura delle medicine?-
- Perché… aggravano… la sua condizione?- chiese, rilassandosi quando sentì di nuovo il rumore degli applausi finti.
- Molto, sottolineo molto, fortunato. Bene, è il turno di Louise. Chi e perché ha avvelenato la nostra piccola Hanako?- chiese, facendo sgranare gli occhi alla mora.
- E che ne so!- rispose, sentendo come sottofondo delle grida di delusione, provocate dallo stesso arnese.
- Louise è a quota una x, ora Hanako dicci tutto.- la rosa deglutì, per poi iniziare.
- Erano dei bulli che mi hanno ucciso i cani, quindi li ho avvelenati.- rispose, senza sorprendere più di tanto gli altri, che avevano sentito storie decisamente peggiori.
- Ora tocca a Nihal. Come si chiamano i veri genitori di Rui?- chiese, facendo alzare un ciglio al rosso.
- Non lo sa nemmeno lui, è stato adottato.- rispose, ricevendo l’occhiolino dall’altro, che gliene aveva parlato durante le loro numerose discussioni.
- Ottima risposta, comunque, per curiosità, si chiamano Michael e Chanel.-
- Bene, lo aggiungerò alla liste delle cose di cui non mi frega un cazzo.- rispose il moro, facendo ridere Chris.
- Passiamo a Chantal. Come è scoppiato l’incendio a casa di Thander, quello che ha ucciso i suoi genitori?-
- Fuga… di… gas?- un sottofondo di urla fece intuire alla ragazza di aver sbagliato.
- Ho accidentalmente dato fuoco ad un albero in giardino.- tagliò corto Thander, che non voleva ricordare i brutti eventi del suo passato.
- Passiamo ad Alex. Quanti anni aveva Diana quando sono morti i suoi genitori?
- Boh, sui sei sette.- disse, infastidendosi nel sentire il rumore delle urla.
- Bene, vedo che ti sei ripreso, peccato che la risposta sia sbagliata! Ora sta a Damian. La città spagnola in cui era nata Elly.-
- Boh, Madrid?- tirò a caso.
- No, Barcellona. Anche il nostro piccolo innamorato va a una x. – il castano si trattenne dal tirare il divano contro lo schermo del televisore.
- Suzanne, tocca a te! Come si chiama la fidanzata di Keel?- tutti si voltarono a guardare il rosso mentre, con aria spensierata, stava attendendo che la viola desse la sua risposta.
- Che c’è? Non posso avere la ragazza?- chiese, mentre tutti lo guardavano spaesati.
- Ah, così hai la ragazza, eh?- disse Suzanne, guardandolo con astio – Prima mi dici tutte quelle cose e poi scopro che hai la ragazza! Ma che ne so, si chiamerà Marika!- inaspettatamente partì il rumore degli applausi mentre Keel, come tutti gli altri, stava immobile pensando a quanta fortuna avesse quella ragazza.
- Beh, non so che dire ma… la risposta è giusta! Keel, ora dicci il nome della prima ragazza di Nihal!- il rosso ci pensò un po’, per poi sparare un nome a caso.
- Tiffany?- il rumore di grida lo fece imprecare, mentre MClean invitata l’altro a rispondere.
- Sarah.- tagliò corto, volendo evitare l’argomento.
- Bene Nihal, per ora smetto di rivelare i tuoi segreti sentimentali, ma tra un po’ ci torneremo. Adesso tocca a Diana. Dicci verso che età e perché Alex ha iniziato ad interessarsi alla magia nera.- la ragazza mise un dito sul le labbra, cercando una possibile soluzione.
- Beh, verso i dodici anni, ma non so perché… forse per manie di grandezza?- chiese, sentendo poi le urla dell’errore.
- Prego, Alex. - lo invitò Chris, con volto sorridente.
- Volevo avere un amico. Pensando che invocando un demone avrei finalmente avuto un amico.-
- E per questo tu hai ammazzato Elly?!- urlò Damian, alzandosi in piedi ma venendo prontamente bloccato da Keel.
- C’è qualche problema? Poi avrei usato il demone per conquistare il mondo e sottomettere tutti i coglioni come voi!- sbraitò, rendendo il lavoro del rosso ancora più difficoltoso.
- State calmi! Bene, ora tocca a Hanako. Dicci la taglia di reggiseno di Louise!- la mora si alzò in piedi e, se Nihal e Rui non l’avessero tenuta ferma, avrebbe tirato il tavolino contro il televisore.
- Una quarta!- strillò, sentendo gli applausi e vedendo la ragazza arrossire.
- Signori, dal momento che questo tempo sta prendendo più tempo del dovuto, chi ha risposto bene è salvo, mentre gli altri dovranno continuare.- alcuni fecero un sospiro di sollievo, mentre gli altri deglutirono a vuoto.
- Bene, Louise, dicci il perché Damian è rimasto orfano.-
- Perché suo padre gli ha ucciso la famiglia.- il castano strinse i pugni, cercando di non pensarci. Intanto la risposta si rivelò giusta, facendo sorprendere gli altri.
- Come facevi a saperlo?- chiese Chantal, che non aveva minimamente idea della risposta.
- Andavamo al liceo insieme, poi lui ha cambiato scuola per via di suo padre.- Damian si alzò, gridandole contro con tono arrabbiato.
- Non andare a raccontare i cazzi miei agli altri, capito?- lei si limitò a sbuffare, facendogli cenno di sedersi.
- D’accordo, tu sei salva. Chanty, dicci il perché Rui è diventato così buono.- la domanda inizialmente confuse la ragazza, che non vi trovava senso, capendolo però dopo.
- Grazie ai suoi genitori adottivi?- tentò, esaltandosi quando sentì il rumore degli applausi.
- Alex, perché Keel si tinge i capelli?- ancora una volta tutti si voltarono verso il ragazzo, per osservare se ciò che diceva Chris fosse effettivamente vero.
- E che ne so!- strillò, sentendo il rumore che simboleggiava l’errore.
- Dicci pure, Keel. – lo invitò MClean, sorridendo quando sentì i vari insulti sussurrati dall’altro verso di lui.
- Li ho rosso chiaro, ma me li tingo di scuro perché nella banda mi prendevano per il culo. - tagliò corto, notando come Nihal avesse iniziato a toccarsi i capelli, chiedendosi se qualcuno pensasse male di lui per via di quello.
- Damy, tocca a te. – disse, canticchiando la frase. – Dicci come si chiama il fratellino, adottivo, di Rui. - ci pensò un po’, ma senza alcun risultato.
- Johnny.- Chris gli rispose di no, agitando l’indice.
- Si chiama Carroll! - si lamentò il moro, facendo scusare il castano.
- Innanzitutto chiedo scusa in anticipo al povero Nihal, ma il destino ha voluto che questa domanda capitasse proprio a lei. Cara Diana, dimmi il nome e il cognome della ragazza con cui si sentiva prima di venire qui e che, se non mi sbaglio, ti cerca tutt’ora.- il rosso sbiancò di colpo, quasi come quando aveva visto l’alcol in cucina. Iniziò a sudare freddo, percependo, anche se lontano un miglio, il pericolo di quella domanda.
- Non ne ho idea. – rispose, facendo sorridere Chris, che non vedeva l’ora di chiederglielo.
- Devo rispondere per forza?- chiese Nihal, in un gesto disperato di salvarsi.
- Sono le regole, amico!- il rosso prese fiato, pronto a rispondere alla domanda.
- Amico un corno.- disse prima, guardandolo male. – Nathaline Brooks.- disse velocemente, sperando che nessuno avesse sentito. La castana sgranò gli occhi, posandoli sul rosso.
- Diana, ti è familiare questo nome?- Nihal la vedeva, vedeva l’ira della ragazza, che aveva abbassato lo sguardo e stava stringendo i pugni.
- Ti fai mia cugina!?- urlò, con tutto il fiato che aveva in gola. Il rosso sbiancò, continuando a sudare freddo.
- Eh, beh, sì, cioè, abbiamo rotto, quindi no, però non lo so. Forse.- queste scuse fecero imbestialire ancora di più la castana che si alzò in piedi, esasperata.
- E sapevi anche che ero sua cugina?- continuò a gridare, mettendo sempre più in difficoltà il rosso.
- Ehm, non dobbiamo continuare?- disse Rui, cercando di levare Nihal dai guai.
- Nah, facciamo una pausa, e poi quest’argomento mi interessa!- disse, mentre la castana stava facendo una lavata di capo all’altro.
- Cioè, lo sapevo, o meglio mi aveva detto qualcosa al riguardo ma non era sicuro. Poi ho sentito il tuo cognome e mi sono venuti dei dubbi, inoltre vi somigliate parecchio… - Diana lo interruppe, continuando a gridare.
- Quindi mi ha parlato solo per quello?- disse sdegnata. Il rosso non sapeva più che pesci prendere, era veramente in crisi.
- Sì, cioè no, però può darsi.- continuava a balbettare, sentendosi enormemente sotto pressione.
- Quindi mi hai parlato solo perché sembravo mi cugina? Volevi provarci?-
- No, non è vero.-
- Invece sì, hai parlato con me solo perché le assomiglio!-
- Non è vero! Tu sei più carina di lei!- disse infine, in un tentativo veramente disperato di placare la sua furia. La castana diventò tutta rossa, per poi mettersi a sedere e iniziare a giocare con le mani.
- Allora, possiamo riprendere?- disse infine Alex, stufo di quel siparietto.
- Bene, tocca a te, quindi preparati. Il nome dei cani morti di Hanako.- il biondo si poggiò una mano sulla testa, disperato.
- Ma come cazzo faccio a saperlo?- chiese, quasi in ginocchio.
- Pill, Eddy e Gaston.- rispose seccamente la rosa, un po’ offesa dalle parole di Alex.
- Bene Alex, sei a tre x. Se loro due indovinano sei praticamente morto, altrimenti proseguiamo finché qualcuno non sbaglia.- disse, facendolo sbuffare – Ora Damian, dimmi la nazione da cui viene Thander.-
- Colombia, giusto?- si calmò, nel sentire il suono degli applausi.
- Ottimo, davvero eccellente! Dal momento che prima sono stato cattivo con te, ora ti farò una domanda facile. Quanti anni di differenza c’è tra te e il tuo amato?- chiese, lasciandole qualche attimo per contare.
- Sei.- rispose rapidamente, sentendo il rumore degli applausi e tranquillizzandosi.
- Beh, non ho mai detto chi sia il tuo amato, quindi suppongo che sia uno tra Nihal e Keel, se la matematica non mi inganna, e, dal momento che il nostro Scale King è fidanzato, direi che si tratta del primo.- la castana diventò più rossa di prima, così come Nihal. – Devo dire che avete un bel legame. Se sei riuscita a superare una cosa come quella che ti ha fatto, forse siete destinati per davvero a stare insieme! Ma adesso parliamo di cose serie, Alex. Preparati.- il biondo rise, alzandosi in piedi.
- E come pensi di uccidermi se non sei nemm…- un colpo di fucile partì da un punto indefinito della stanza, colpendolo dritto al cuore e uccidendolo sul momento.
- Ebbene si, a casa MClean ci sono armi che sputano dai muri, così come gli anti incendio. Fossi in voi metterei il cadavere assieme agli altri e, soprattutto pulirei il divano. Beh, Damian, mi potrai ringraziare in futuro.- finì, spengendo la TV e lasciando tutti a bocca aperta, mentre osservavano la pozza di sangue che fuoriusciva dal cadavere del biondo.
 
 
 
 
ANGOLO AUTORE:
Salve! Ebbene sì, sono tornato. Inizialmente dovevo pubblicare domani questo capitolo, ma per forze di causa maggiore (come che la tinta ci mette un bel po’ ad asciugarsi) devo rimandare a oggi, forse rendendovi più felice.
Ringrazio Kira03 per avermi inviato l’OC, che è un’idea che aveva avuto si dal primo capitolo quella di far trovare un’altra persona dentro una stanza.
Poi, un’altra morte, compensata dalla presenza di un nuovo personaggio. Le coppie, ho deciso alla fine di farne due, una è già chiara, per l’altra dovrete aspettare ancora un po’.
Beh, per oggi io ho finito qui, vi avviso che, probabilmente farò un sequel di questa storia, che molto probabilmente finirà tra cinque o sei capitoli.

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Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


Il cadavere di Alex fu portato nella stessa stanza degli altri da Thander che, dopo esserselo portato sulle spalle, lo lasciò steso affianco a quello di Zarin. Tornando trovò tutti seduti sul divano, a eccezione di Keel e Nihal, che erano andati di sopra a prendere gli oggetti che si era “salvati” dall’incendio.
Notò che Hanako, per quanto si fosse unita al gruppo da nemmeno un giorno, si era già ambientata e, in quel momento, stava parlando con Diana, che invece cercava di riprendersi dalla figura fatta prima per colpa di MClean.
- Cazzo, sei proprio logorroica.- disse Damian con acidità, guardando la rosa con disprezzo. Si trovava in una villa piena di trappole, con degli squilibrati mentali e delle persone morte, e invece il suo pensiero principale era “O mio Dio, quella maglietta è bellissima”.
- Che c’è, sei in astinenza di sesso? Quant’è che non scopi?- chiese, anche lei con una certa acidità. Il castano fece appello a tutto il suo selfcontrol, in modo da evitare ulteriori morti.
- Relativamente da poco, saranno due giorni.- questa frase incuriosì la rosa, che si voltò verso di lui con una faccia stupita.
- Cavoli, e chi sarebbe la coraggiosa?- domandò, guardandolo con un sorrisino sul volto, quasi a sfotterlo.
- Fatti i cazzi tuoi.- strinse i pugni, evitando di dare una risposta alla terribile domanda fatta dalla nipponica, alla quale invece si illuminò una lampadina nella sua testa.
- Ah, forse è quella che è morta prima nel corridoio.- disse, con una mano davanti alla bocca per tappare un sorrisetto che si era formato sul suo volto – Peccato che non ci sia più.- ebbe giusto in tempo di finire, perché subito dopo era attaccata contro il muro, con il castano e la teneva per il collo, facendole colorare di rosso il viso. Cercava di dibattersi scalciando con i piedi e tentando di sciogliere la presa a tenaglie del ragazzo con le sue mani, ma invano. La lasciò all’improvviso, proprio quando pensava che sarebbe stata uccisa, facendola cadere di botto per terra. Hanako iniziò a tossire, massaggiandosi la gola, senza trovare il coraggio di guardare Damian negli occhi che, dal canto suo, si era già rimesso a sedere. Diana la guardava con un’espressione spaventata, mentre Louise quasi sorrideva. Doveva imparare a portare rispetto, non poteva venire lì e pensare di fare come le pareva.  Sfogliò una altra pagina del libro, ripensando al breve battibecco che aveva avuto con il castano qualche ora prima.
Quando i due andavano al liceo insieme, lei lo odiava, per il semplice motivo che era fidanzato con la ragazza di cui si era innamorata lei. Ogni volta che li vedeva insieme si adirava, pensando a quanto fosse fortunato quel ragazzo. Era scorbutico, arrogante e egoista, altro motivo per cui non poteva nemmeno vederlo. Anche quel suo umorismo nero, che faceva ridere tutta la classe, tranne lei. Al tempo aveva pochi amici, perché ancora non si era dichiarata, e la maggior parte delle ragazze la evitavano per via della sua acidità. Poi, dopo che si dichiarò come omosessuale, al suo fianco rimase solo una persona. Un’amica su cui poteva contare. Ma, ovviamente, la felicità non era una cosa riservata a lei. Uno dei migliori amici del castano violentò la sua, unica, amica, costringendola a cambiare scuola per via del trauma subito.
Dopo lei non era più riuscita a socializzare con qualcuno, e l’odio verso lui e i suoi amici era cresciuto a dismisura. Poi lui si trasferì, venendo completamente dimenticato dalla mora, che continuò la sua vita da liceale come se niente fosse.
Non appena preso il diploma smise di uscire, per rinchiudersi in casa finché, dopo una lite con i genitori, decise di andare a vivere da sola, e per pagare l’affitto si era dovuta trovare un lavoro, cosa che la portò a tornare a uscire. Ebbe la fortuna di trovare un capo dalla mentalità aperta, che non la escluse solo per dichiarata, riuscendo così a lavorare in pace.
Ma ora era lì, la polizia l’aveva avvisata e il suo capo, noncurante della faccenda, le aveva promesso di tenerle il posto come cameriera del locale. Non le piaceva dirlo mai il suo capo, per quanto fosse un tipo abbastanza strambo, le aveva salvato la vita. Prima di conoscerlo spacciava marijuana, nella speranza di fare qualche soldo. Le doveva la vita e, in un certo senso, si era presa una cotta per lui. Perché, sì, il capo di Louise era una femmina, che vestiva dark e aveva avuto i suoi stessi problemi.
- Che ti ridi?- chiese lui, sentendosi preso in giro dalla smorfia sulla faccia della mora, la quale lo guardò per un momento, per poi riprendere a leggere il libro, che aveva quasi finito.
 
- Nihal, posso sapere perché mi hai portato qui con la forza?- chiese Keel, con le mani in tasca e stanco, perché il rosso aveva insistito nel farsi aiutare da lui.
- Andrò dritto al punto: dobbiamo trovare l’assassino.- disse, con sguardo serio, sorprendendo l’altro, che si interessò al discorso.
- Hai degli indizi?- domandò, guardandolo.
- Ho letto questo.- gli lanciò un diario, che per poco non faceva cadere a terra. Gli diede un’occhiata, sgranando gli occhi per lo stupore.
- Ma questo è…- iniziò, venendo anticipato dall’altro, che intanto faceva cenno di sì con la testa.
- Il diario di Zarin.- se lo fece ridare, per cercare una pagina al suo interno.
- Che cosa stai cercando?- domandò, sempre più curioso.
- Guarda qui.- voltò il diario dalla sua parte, rendendo possibile leggere anche all’altro. Che iniziò a leggere ad alta voce.
- “Ho controllato tutte le borse degli altri. La maggior parte non avevano un gran che dietro, ad eccezione di Suzanne, la cui borsa è piena di armi, e di Chantal, che ha due boccette di veleno distillato nella tasca sul retro. Per ora l’assassino più probabile mi sembra la prima, ma è una sempliciotta quindi ho dei dubbi. L’altra sicuramente non può essersi arrampicata dalla finestra, ma non si sa mai.”- lesse, con voce abbastanza scossa, mentre Nihal lo guardava, intimandogli di abbassare la voce.
- Dobbiamo tenere d’occhio quelle due, ma soprattutto la nuova arrivata, mi sembra un po’ sospetta.- Keel lo guardò, per poi toccarsi il mento con la mano e mettersi a riflettere su quanto letto.
- Hai ragione. Ma dobbiamo far chiarezza su come è stata uccisa la ragazza. Ancora abbiamo troppi dubbi.- il rosso acconsentì, per poi prendere il diario e nasconderlo dentro la sua valigia. I due scesero, portando tutto ciò che non era bruciata con loro.
Rui e Chantal, che nel frattempo avevano preparato la cena, come sempre panini, entrarono in sala con un vassoio pieno di panini. Tutti si sedettero sul divano, in attesa dei due rossi e di Thander, tranne Chantal, che aveva già il panino in bocca quando era entrata nella sala, in modo da poter iniziare a mangiare. I tre arrivarono solo dopo un po’, ovvero il tempo di mettere tutti gli oggetti in una valigia e di portarli di sotto.
- Bene, direi che possiamo mangiare. Buon appetito.- disse Rui, iniziando a addentare il suo panino con forza.
Anche gli altri iniziarono a mangiare tranquillamente, inconsapevoli del pericolo che li aspettava, o almeno aspettava a uno di loro. Mentre masticava il panino, Thander si sentì strano. La testa iniziava a girargli e sentiva le vertigini. Cercò di alzarsi, per poi cadere pesantemente sul tavolino, rompendolo. Inizialmente tutti rimasero a bocca aperta, per poi posare i panini e tirare sul il nero.
Keel toccò gli toccò la gola, per sentire se respirava ancora. Il battito era basso, sarebbe morto a momenti. Nessuno sapeva come fare, e, presi dal panico, iniziarono a buttar giù diverse idee, tutte al quanto insensate. Rui, che aveva mantenuto la calma, fece zittire tutti, per dire la sua.
- Per contrastare un veleno ne serve uno ancora più potente.- disse, senza però avere idea di come ottenerne uno. I secondi passavano e il nero continuava a stare peggio. Allora Keel iniziò a dargli delle forti pacche sulla schiena, in modo che vomitasse ciò che aveva mangiato. Dopo innumerevoli colpi sulla schiena riuscì finalmente a far fuoriuscire il pezzo di panino dalla bocca, continuando a però a tossire e a stare male.
L a TV si accese all’improvviso, facendo sussultare tutti i ragazzi.
- Che dire, io era qui per darvi delle comunicazioni, ma vedo che siamo messi male, forse è meglio ripassare un’altra volta.- disse, mentre tutti lo guardavano con la faccia storta.
- Hai avvelenato tu il cibo?- chiese Chantal, con astio. Chris si grattò la testa, cercando di capire cosa le stesse dicendo la mora.
- Ehm, no. – rispose tranquillamente, con la coscienza a posto. Gli altri mostrarono sguardi diffidenti, facendolo indispettire. – Bene, avevo in mente altre idee, ma direi che posso sorvolarle, perché ho in mente una cosa davvero divertente.- iniziò, sfregandosi le mani – Non ho veleni in casa, quindi deve essere stato per forza qualcuno di voi. Quindi vi consiglio di trovarlo, diciamo che la sfida di domani passa. Tutto chiaro?-
- Quindi ci stai dicendo che tra di noi c’è un assassino? Ma sei pazzo? - domandò Hanako, con sguardo stranito.
- Ehm, no. Sono solo un gangster ultra milionario che può fare di voi ciò che vuole.- rispose, alzando le mani.
- Buona fortuna!- urlò facendo solo confondere ancora di più i ragazzi.
Nel frattempo Thander continuava a star male. La testa girava sempre più forte e la febbre, venuta a causa del veleno, aumentava sempre di più la sua temperatura.
- Gli restano circa dieci minuti di vita. – avvisò Louise, guardandolo in faccia. Gli altri, che non sapevano cosa fare, si dileguarono, cercando indizi sull’avvelenamento.
Keel prese Nihal da parte, per potergli dire la sua opinione.
- Pensi quello che penso io?- domandò, ricevendo risposta affermativa dal rosso. Rui, li vicino, si intromise nella conversazione, facendoli spagliare.
- Che cosa pensate?- chiese, con tono curioso e da bambino. I due deglutirono, cercando velocemente una scusa.
- Ehm, penso che… la cucina sia il miglior posto dove trovare indizi.- disse Nihal, dirigendosi li accompagnato da Keel, che sosteneva la tesi dell’altro. Quei due non gliela dicevano giusta, si vedeva lontano un miglio.
Si limitò a seguirli, senza tralasciar segni di dubbi sul volto. Tutti avevano avuto la stessa idea, ovvero andare in cucina in cerca di indizi. Hanako, che stava stressando Louise per aiutarla anche se alla mora non fregava niente, stava controllando tutti i mobili. Keel si gettò a terra, per vedere sotto il frigo se ci fosse qualcosa. Un piccolo pezzo di vetro brillava da lì sotto, quasi accecandolo.
- Bingo!- urlò, prendendo l’oggeto, che altro non era che una boccetta di vetro.
- Probabilmente è… - disse Diana, indicandola.
- Già, è il contenitore del veleno.- confermò il rosso, guardandola con un sorriso strano in volto.
- Ne hai le prove?- chiese Louise, seduta su una sedia e con la testa appoggiata sulle mani. Di tutta risposta annusò la bottiglia, sentendo un odore forte.
- Ora sì, è decisamente la boccetta che conteneva il veleno.- disse, più per se che per gli altri. Si dette un’occhiata veloce che Nihal, che non passò inosservata a Rui, che era curioso di sapere cosa stessero tramando.
- Non vorrei rovinarvi la festa, ma Thander mi sembra messo male.- Chantal, che era rimasta al fianco del nero, era affacciata alla porta, richiamando l’attenzione di tutti. Rui si precipitò di la, per vedere le sue condizioni. Scosse la testa, senza dire niente. Pian piano il suo respiro si faceva sempre più affannoso, mentre la fronte sudava. Cercava di dire qualcosa, ma le parole non uscivano dalla bocca. Dopo tanti sforzi dei sussurri si sentirono.
- R-Ragazzi, n-non fatevi m-mettere i piedi in testa. I-Io vi guarderò dall’alto. B-Buona fortuna.- disse, prima di tossire in maniera rude, per poi esalare l’ultimo respiro. Tutti lo guardarono con aria triste.
- Sei stato un buon soldato.- sussurrò Rui, trattenendo le lacrime. In quella villa lui era stato l’unico a volere la sopravvivenza di tutti, da quando chiuse Nihal dentro la stanza a quando bloccò Damian nella cucina. Voleva solo il bene del gruppo. Ma qualcuno l’aveva avvelenato. Qualcuno aveva privato il mondo di un’ottima persona, che amava il suo paese e il suo lavoro.
Nihal e Keel, sollevarono il cadavere, per portarlo nella stanza assieme agli altri, mentre Chantal era scoppiata in un pianto disperato. Rimasero tutti un po’ male per quella morta, lui davvero non se lo meritava. Per niente. Rui strinse i pugni, l’avrebbe vendicato lui. Avrebbe scoperto il colpevole e l’avrebbe fatto giustiziare.
Si incamminò verso la cucina, continuando a cercare indizi, con più motivazione di prima.
Damian si alzò dal divano, parlando alle quattro rimaste in sala.
- Io penso, anzi, ne sono sicuro, che l’assassino sia tra voi quattro.- le guardò con sguardo furente, mentre queste sgranavano gli occhi.
- Come ti permetti?!- controbatté Chantal, asciugandosi le lacrime.
- Senti, grassona, stai in silenzio.- fece, facendole anche il gesto con il dito, per poi dirigersi verso quello che restava della sua stanza. Le altre consolarono la nera, che si stava ancora sfogando per la perdita di Thander.
Nihal e Keel, dopo aver posato il cadavere del nero nella stanza, si erano fermati nella biblioteca, per parlare in pace.
- Penso sia evidente chi sia l’assassino.- disse Keel, stendendosi sulla sedia.
- Già. Mi spiace, sembrava una brava persona.- i due stavano tranquillamente conversando, anche perché a loro non fregava più di tanto dell’assassino. Avevano abbastanza prove per inquadrare un colpevole, quindi potevano anche passare la giornata lì, seduti a non far niente.
- Che ne dici, esponiamo la nostra tesi agli altri?- chiese Keel, guardandolo con la testa buttata sul poggia schiena della sedia, mentre con la mano destra teneva un libro a caso, che neanche stava leggendo.
- Sì, dovremmo farlo, ma non ora.- si fermò un momento, notando che l’altro aveva da controbattere, ma scelse di finire subito il discorso – Metti conto che a qualcuno sorgessero dei dubbi sulla nostra teoria quando ancora abbiamo del tempo, come due o tre ore, di sciuro si creerebbe una certa tensione nell’aria. Se invece diciamo tutto all’ultimo, non ci sarà tempo per replicare.- spiegò semplicemente, muovendo la rotella del suo accendino per far fuoriuscire una fiamma.
- Abbiamo un altro problema.- lo distrasse Keel, con sguardo ferreo.
- Già, Rui. È troppo impulsivo. È meglio non dirglielo.- Nihal riprese a giocare con l’accendino, mentre il rosso, ormai stanco di far finta di leggere un libro, si alzò, per andare in bagno per farsi una doccia. Fuori alla porta c’era Rui che, con il suo solito sguardo innocente, guardò Keel negli occhi per poi chiedergli di cosa stessero discutendo.
- Ehi, di cosa state parlando voi due? Eh?- domandò, coprendo con un sorriso quelli che in realtà erano i suoi veri sentimenti, ovvero rabbia e frustrazione. L’altro lo guardò si mise a ridere e poi lo salutò con un gesto della mano. Il moro gonfiò la guancia, per poi avviarsi a grandi falcate verso Nihal.
- C’è qualcosa che vuoi sapere?- lo anticipò il rosso, poggiando il libro sul banco e mettendo il braccio sul poggia schiena. Sapeva già qual era la sua domanda, ma un po’ di scena magari sarebbe stata d’aiuto.
- Dimmi cosa state tramando voi due. Tu sai chi è stato, vero?- chiese, incrociando le braccia e accentuando ancora di più la sua aria arrabbiata. Nihal si mise a ridere, facendo innervosire ancora di più il moro, che ormai non sapeva più come comportarsi.
- Nel caso io ti dicessi il nome dell’assassino, tu cosa faresti?- domandò, seccandolo con i suoi occhi gelidi. Non sapeva perché, ma quello sguardo lo inquietava. Minaccioso e puramente malvagio, lo stesso sguardo che aveva la sera in cui bevve l’alcol.
- Ovvio, vendicherei Thander.- rispose senza pensarci, facendo comparire un ghigno sul volto del rosso.
- Ecco, per questo motivo non posso dirtelo.- si alzò, per poi mettere una mano in testa al moro, come a volerlo consolare.
- Ma non dobbiamo vendicare la sua memoria?- gridò, scacciando dalla testa la mano del rosso.
- Sì, ma a tempo debito.- e con queste parole chiuse la conversazione, incamminandosi verso la sala con le mani in tasca. Rui, preso da un attacco di rabbia, colpì violentemente uno scaffale, facendo cadere dei libri, che non si curò minimamente di raccogliere.
 
- Suzanne, non che la cosa mi interessi, ma perché sono due ore che stai in quella posizione? Sai, stai iniziando ad inquietarmi.- le disse Louise, vedendo che ancora non si era alzata dal divano e che, soprattutto aveva un’espressione arrabbiata sul viso e le bracci conserte.
- Stai zitta!- le urlò, senza nemmeno guardarla negli occhi. Questa cosa irritò la mora che, per evitare di dar sfogo ai suoi pensieri, continuò a leggere il libro che aveva in mano, nella speranza di dimenticarsi quella strana situazione.
- Comunque penso che dovresti tagliarti i capelli. Penso che corti ti stiano meglio.- le disse Louise, guadagnandosi un’occhiata stranita da parte della viola. – Ah, vieni con me. - le disse, portandola nel bagno. Prima però, fece tappa in cucina, per prendere delle forbici. La fece sedere su uno sgabello del bagno, per poi iniziare a controllarle i capelli.
- Cosa vuoi fare?- chiese, un po’ spaventata.
- Ti taglio i capelli.- rispose semplicemente, iniziando a recidere le prima ciocche. I capelli che, prima le arrivavano ai fianchi, ora le cadevano sulle spalle, dandole un’aria leggermente più matura. Se li toccò diverse volte, dandogli dei colpetti per vedere come era lunghi. In quel momento Keel uscì dalla doccia, con solo l’asciugamano attorno alla vita.
- Salve.- rispose con calma Louise, mentre lui diventava rosso dalla vergogna.
- Ehi, uscite di qui che devo cambiarmi!- strillò, innervosendosi nel vedere la faccia strafottente della mora, che sbuffava.
- Almeno dille che con questi capelli sta bene, forza!- lo sgridò Louise, continuando a guardarlo come se fosse solo una seccatura.
- Sì, effettivamente stai meglio così. – disse, mettendo la mano sotto il mento e scuotendo la testa in segno di assenso. La viola lo guardò per un attimo, per poi rivolgergli uno sguardo arrabbiato e uscire dalla stanza, seguita dalla mora.
 
- Dimmi, Diana, chi pensi possa essere l’assassino?- la incalzò Hanako, seduta sul poggi schiena del divano, mentre guardava la castana giocare a carte con Chantal.
- Non ne ho idea. – rispose, facendo restare male la rosa, che si aspettava che avesse già pensato a un possibile colpevole.
- E tu, Chanty?- domandò all’altra, che stava letteralmente stracciando Diana, la quale però non voleva assolutamente perdere.
- Boh, dalla faccia Keel mi sembra un criminale, quindi potrebbe essere stato lui.- disse di proposito, vedendolo arrivare con la coda dell’occhio.
- Grazie Chanty, in effetti penso di essere un killer straordinario. Questa volta ero un po’ sottotono, vero?- le rispose a tono, facendola ridere.
- Tu hai qualche sospetto?- domandò anche a lui, curiosa.
- No, non ne ho idea. - rispose schietto, sedendosi poi su un divano.
- Porca troia! Quanto ancora ci vuole tenere qua dentro quel figlio di puttana!- Damian entrò nella stanza, dando un cazzotto contro il muro, nel disperato tentativo di frantumarlo e di poter finalmente uscire da quella gabbia. – Voglio uscire, maledizione!- dopo la morte di Elly l’unica cosa che lo teneva legato alla villa era il voler uccidere Alex, che però era stato fatto fuori da MClean. Per questo motivo ora non aveva più nulla a che fare con tutte le persone presenti nella casa.
- Ehi, calmati, tra tre giorni sarà tutto finito.- cercò di calmarlo Chantal, senza ottenere l’effetto desiderato.
 - Ma pensate veramente che quel coglione ci lascerà vivi? Vuole solo giocare con noi finché  non moriamo, siamo come topi da laboratorio!- urlò, continuando a sbattere contro il muro.
- Io non vorrei fare il guastafeste, ma da quel muro si finisce in biblioteca, quindi… cioè, se vuoi continuare fai pure, ma nel caso tu riuscissi a buttarlo giù ecco… non usciresti dalla villa.- tentò di spiegargli Keel, in evidente imbarazzo per la stupidità del castano, che semplicemente si mise a sedere con la schiena contro il muro.
Per i successivi dieci minuti stettero tutti in silenzio, senza rivolgersi nemmeno una parola, finché Rui non tornò nella stanza, con lo sguardo arrabbiato, attirando l’attenzione di tutti.
- Ho scoperto chi è l’assassino!- disse, facendo girare tutti, ma in particolare Keel e Nihal, interessati alla sua versione.
- E chi sarebbe?- chiese Hanako, guardando uno per uno tutti i presenti.
- Lui!- urlò, indicando Damian con il dito. – L’ha messo lui il veleno nel cibo. – lo guardò male, mentre il castano stentava a crederci.
- Cos’è, una presa per il culo?- controbatté, con voce piuttosto calma, facendo innervosire il moro, che gli saltò addosso con l’obiettivo di picchiarlo. Damian, per legittima difesa, lo colpì violentemente al volto, stendendolo a terra dolorante.
- Lo so che sei stato tu!- si teneva il naso, dal quale usciva un rivolo di sangue, mentre lo guardava arrabbiato. Il castano, di tutta risposta, lo afferrò per i capelli e lo tirò su, con il pugno pronto a colpirlo.
- Esponimi la tua tesi.- disse, guardandolo con astio. Nihal tentò di fermarli, venendo però bloccato da Keel.
- Ho trovato questa nella tua valigia.- gli urlò contro, facendo vedere la boccetta contenente un liquido giallognolo. Il castano fece una faccia stranita, come se non avesse mai visto prima quell’oggetto di vetro.
- Stai scherzando, vero?- chiese, attaccandolo al muro – Non ho mai avuto stronzate come quelle.- il moro stava rischiando grosso, soprattutto perché Damian, dopo quanto gli era successo, era diventato parecchio violento e non si sarebbe di certo contenuto con una persona che lo accusava di essere un assassino.
Gli altri erano impossibilitati ad agire da Keel, che pensava fermamente che la questione dovesse essere risolta da loro due.
- E allora come me lo spieghi?- gli rispose a tono Rui, guardandolo malissimo. Il castano chiuse gli occhi, trattenendo la voglia di colpirlo in faccia un’altra volta.
- Forse ce l’ha messa qualcuno? Cazzo, non sei il massimo dell’intelligenza!- gli gridò, lasciando la presa. Il moro, una volta a terra colpì con un pugno la pancia di Damian, facendolo accovacciare. Ora aveva fatto il passo più lungo della gamba. Il castano, liberato dai vincoli che il suo buon senso lo obbligava a seguire, gli tirò un altro pugno, colpendolo sulla guancia destra e facendolo battere contro il muro. Continuò a colpirlo, finché il moro non sputò sangue, cosa che lo convinse a fermarsi, per non fare la stessa fine di quel biondo che gli aveva praticamente rovinato la vita.
- Suppongo sia abbastanza.- disse poi, lasciandolo li, sdraiato sul pavimento, mentre lui si metteva a sedere. Nihal lo tirò su con l’aiuto di Keel, per cercare di medicargli le ferite.
Lo portarono in cucina e, dopo avergli tolto la maglietta, lo distesero sul tavolo, che lo fece sobbalzare da quanto era gelato. I due rossi tamponarono il sangue dal naso e poggiarono del ghiaccio sui lividi che aveva su tutto il corpo, per poi dirgli di restare steso lì ancora per un po’.
- Sentite, ora vorrei sentire la vostra opinione su questo omicidio.- dei due parlò Keel che, non appena entrato nella stanza, obbligò tutti a rispondere al suo “quasi” quesito. – Iniziamo da te, Chantal.- disse seccamente, mandando un po’ in panico la mora.
- Beh… non lo so. Da quello che ha detto Rui penso possa essere Damian.- il castano la guardò male, mentre lei alzava le mani, simbolo che non sapeva nulla. Poi Nihal indicò Hanako, come a volerle dire di parlare.
- Non ne ho idea. Vi conosco da nemmeno un giorno e non ho nemmeno una valigia, inoltre non sono mai entrata in cucina. Però, se ciò che dice il moro è giusto, il colpevole è senza dubbio Damian.- l’interpellato cercava di calmarsi, mentre tutte le accuse gli erano rivolte contro. Il rosso indicò Louise che, senza peli sulla lingua, parlò.
- Non so che cosa vi siate fumati oggi. Ma non possiamo fidarci cecamente delle parole di quel ragazzo. Troppo sospette, e poi non mi risulta che ci abbia provato di aver trovato veramente quel veleno nella valigia di Damiam.- disse tutto d’un fiato, facendo leggermente rasserenare il castano, che emise un forte respiro per calmarsi. Toccò poi a Suzanne, che dette ragione cecamente alla mora.
- Ha ragione. Non ci sono prove.- tagliò corto, sfoggiando a tutti il suo nuovo taglio di capelli. Per ultima indicò Diana che, dopo averci pensato un po’ disse la sua.
- Non ne ho idea. Ma penso che sia possibile che l’omicida si Damian come possa essere possibile che Rui abbia inventato tutto. Quindi non so decidere.- disse tranquillamente, mentre tutti la ascoltavano.
- Bene, Damian, suppongo che tu non abbia idea di chi sia il colpevole, ma sei sicuro che ti hanno incastrato, giusto?- domandò Keel, aspettando la risposta del castano.
- Esatto.- rispose il castano, confermando tutto ciò detto dal rosso.
- Quindi per ora Damian è il maggior sospettato, giusto?-  disse Nihal, sedendosi su un divano. – Credo sia il momento di dire la nostra teoria, Keel.- fece, venendo però interrotto da una voce proveniente dalla TV.
- Ehilà, miei prodi! Sono molto interessato alla risoluzione del mistero, quindi ho deciso di partecipare in prima persona. Ora ascolterò ciò che avete da dire poi il più votato, indipendentemente se sia o no l’assassino, lo farò fuori. Direi che è meglio della stupida sfida che avevo in mente. Ma prima, Nihal, potresti prendere Rui e portarlo qui?- chiese, ricevendo un cenno positivo da parte del rosso che, aiutandolo a camminare, portò il moro fuori dalla cucina per farlo sedere su un divano. – Ottimo. Rui, esponici la tua versione.-
- Stavo controllando nelle valigie di tutti per cercare indizi e ho trovato questa boccetta di veleno, identica a quella trovata da Keel. Ed era nella valigia di Damian!- disse, guardandolo con disprezzo, mentre l’altro lo ignorava, sbuffando.
- Breve e decisa, molto bene! Adesso Nihal, se sei pronto, toccherebbe a te. – il rosso fece cenno di sì con la testa, per poi alzarsi in piedi.
- Secondo la teoria elaborata da me e Keel, l’assassino non sapeva chi avrebbe ucciso. Semplicemente perché ha avvelenato un panino a caso. – tutti cacciarono un urlo di sorpresa, Chris compreso. – Quindi, per essere convinto di non beccare il panino avvelenato, anche se la possibilità era solo di uno se nove, ha mangiato il panino prima degli altri. E, se non mi ricordo male, Chantal stava già mangiando quando sono entrato nella sala. - la mora iniziò a sudare freddo, cercando di discolparsi.
- Ma stai scherzando? Come potrei fare una cosa del genere?- si alzò in piedi, arrivando quasi ad aggredire il rosso, che restò seduto composto sul divano.
- Inoltre su questo diario, appartenente a Zarin, c’è scritto che nella tua valigia c’erano due boccette di veleno, dato che ha controllato lui personalmente. Una l’hai usato, mentre l’altra l’hai tenuta per un altro possibile omicidio. Il tuo intento era quello di far cadere la colpa su Hanako, dato che aveva già dei precedenti, ma ti è andata male, perché nessuno ha minimamente sospettato di lei perché, come detto da lei stessa, non è mai entrata in cucina. A quel punto hai nascosto la boccetta di veleno dentro la valigia di Damian, cercando di farlo passare per colpevole. Bel piano, ma ti sei fregata da sola.- la nera era sotto shock, non riusciva a muovere un muscolo e si sentiva quasi svenire.
- Stronzate! Stai dicendo delle stronzate! Non sono stata io! Ce l’aveva lui la boccetta del veleno, è evidente che sia stato lui!- urlò, con tutto il fiato che aveva in gola.
- Direi che questa reazione conferma che ho ragione.- la mora tentò di aggredirlo, venendo però fermata da tutti gli altri. – Sarebbe gentile da parte tua dirci perché l’hai fatto.- chiese il rosso, guardandola negli occhi.
- Non sono stata io!- urlò, dando un calcio al divano. Sempre più arrabbiata.
- D’accordo, mettiamola ai voti. – disse MClean, stufo di questa suspence.
- Voto per Chantal.- disse Nihal, con le braccia conserte.
- Io pure.- disse Damian, senza nemmeno pensarci su.
- Anch’io. - si unì Keelm guardandola male.
- Avete il mio appoggio.- disse Suzanne, alla quale non importava niente della morte di Thander, ma che era proprio stufa di questa scenata.
- Le prove sono evidenti, sono d’accordo anch’io. – Louise alzò la mano, decretando così la fine per Chantal.
- Mi piacerebbe sentire anche gli altri pareri, ma siamo già cinque contro quattro, quindi pace. Ora manderò in onda il video del vero assassino.- disse, attirando l’attenzione su di se. Al posto della faccia di MClean comparve la cucina della villa, vista dall’alto. L’inquadratura cadde su Chantal che, mentre metteva il salame nei panini, tirò fuori una boccetta, versando il liquido sopra l’affettato. Il filmato si interrupe e la nera cadde in ginocchio.
- Volevo solo tornare a casa. Magari avrei ucciso l’assassino, è questo che ho pensato. Quindi ho deciso di ucciderne uno. Ma poi mi sono pentita, avevo paura di venire uccisa, così ho provato a scaricare la colpa su Damian. Mi dispiace.- disse, tra le lacrime, mentre Chris rideva, pronto a giustiziarla. Dal muro uscì una piccola pistola che, facendo un rumore sordo e forte, colpì la mora in testa, mettendo fine al suo pianto. Tutti, compreso Nihal che l’aveva incastrata, furono tristi della sua morta, perché era una ragazza simpatica, che aveva ceduto a una sua debolezza. MClean salutò i ragazzi, per poi spegnere la TV e lasciarli li, fermi come statue.
Portare il suo cadavere assieme agli altri fu problematico, tanto che tutti e quattro i maschi rimasti dovettero sollevarla di peso, portandola con estrema difficoltà. Quando tornarono, Nihal e Keel non diedero tempo agli altri per riposare.
- Hanako.- Keel richiamò la sua attenzione, facendola voltare. – Puoi dirci perché sei venuta con noi?- chiese, lasciando di stucco la rosa.
- Cosa stai dicendo?- domandò, senza capire a cosa si riferisse.
- Non era più sicuro per te restare chiusa dentro la stanza di MClean a controllarci, invece di venire qui e rischiare la vita?- finì Nihal, lasciandola senza parole. – Chi sei e che cosa ci fai qui?- le chiese, facendola indietreggiare lentamente. Tutti gli altri la guardarono straniti, come se non si aspettassero minimamente ciò che i due avevano detto.
- N-Non so di cosa state parlando.- rispose, tentando di essere il più seria possibile, ma senza riuscirci.
- Ti conviene parlare.- le disse Keel, sgranchendo le mani e guardandola male.
- D’accordo. Sono un’osservatrice messa appositamente qui da MClean.- disse infine, facendo stupire tutti i presenti. – Per evitare che il gioco finisse troppo presto, mi ha detto di controllarvi. Ero anche io ad avere il pieno controllo sulle trappole messe all’interno della casa. – confessò, sorridendo tristemente – Come ve ne siete accorti?- domandò ai due, guardandoli con gli occhi.
- Quanto ti ho tirato fuori dalla stanza i nodi erano troppo largi, chiunque li avrebbe facilmente sciolti facendo un po’ di forza e inoltre abbiamo buttato giù l’armadio nella stanza dove ti abbiamo trovato ed era pieno di televisori pieni di telecamere.- spiegò rapidamente.
- Quindi ora sono una concorrente?- domandò.
- Oh, no, sei un nostro ostaggio.- disse il rosso, prima di colpirla e farla svenire.
 
 
 
ANGOLO AUTORE:
Salve! Eccomi tornato con un altro aggiornamento flash! Oggi sono morti due dei miei personaggi preferiti, ovvero Thander e Chantal, che, anche se mi è dispiaciuto davvero un sacco, ho dovuto sacrificare. Questo capitolo era incentrato completamente sull’omicidio di Thander e sul come la permanenza nella villa, dove sono ormai bloccati di quattro giorni, sta rendendo nervose le persone al suo interno. E abbiamo scoperto che la giapponesina è una spia.
Inoltre mi sono preso la libertà di far assomigliare Suzanne a Senjougahara di Bakemonogatari XD.
Bene, dopo questo vi lascio, ufficializzandovi che si saranno in totale tredici capitoli (12 capitoli + prologo). Quindi ci vediamo al prossimo capitolo!
P.S.: viva i colpi di scena XD 

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


Keel aveva legato Hanako con delle corde che aveva trovato dentro la stanza di Mclean, per poi stenderla sul divano. Avevano passato la notte tutti in sala, quindi era appena iniziato il loro quinto giorno nella villa.
 La guardava con uno sguardo arrabbiato, ma non di disprezzo, perché sapeva che avevano fatto quella fine per colpa di uno della combriccola. Aveva riflettuto più volte sul possibile assassino, ma la cosa che lo turbava di più era come il gangster facesse a dire che le persone morte fino a quel punto non erano il killer. Se lo era chiesto più e più volte, sempre senza trovare una risposta adeguata. Adesso erano leggermente in vantaggio grazie alla cattura della nipponica, che avrebbero usato come mezzo di ricatto per far in modo che quel pazzo aprisse la porta per farli fuggire. Non sapeva se il piano avrebbe funzionato, soprattutto perché MClean non sembrava il tipo a cui potesse interessare qualcosa dei suoi assistenti.
La teneva d’occhio da ormai un quarto d’ora, in attesa che riprendesse conoscenza, per poi iniziare un interrogatorio, in modo da estrapolarle tutte le informazioni che aveva a disposizione. Intanto aveva mandato Damian e Rui a disattivare le trappole dal centro di comando, ovvero la stanza in cui era chiusa Hanako prima che la tirassero fuori. Gli altri si erano divisi, andando in giro per la casa senza una meta ben precisa.
E poi un’altra domanda gli balzava in testa, una di quelle che non avrebbe mai avuto una risposta logica, una di quelle cattive, a cui nemmeno uno scienziato potrebbe trovare soluzione. Perché Suzanne era rimasta sul divano a “tenerlo d’occhio” o almeno questo è ciò che aveva detto lei, anche se era più giusto chiamarlo stalking. Lo guardava con gli occhi rosa socchiusi, le ciglia abbassate e le braccia conserte, e stava così ormai da trenta minuti buoni. Anche quando era andato a cercare qualcosa per legare Hanako, l’aveva lasciata con quell’espressione sul divano e così l’aveva trovata al suo ritorno. Si avvicinò lentamente, muovendole una mano davanti alla faccia per vedere se era ancora viva, perché anche quel sospetto si fece vivo nella sua testa, infondo era una situazione alquanto imbarazzante. Lei, di tutta risposta, gliela morse, facendolo imprecare diverse volte.
- Ehi, ma che cazzo ti prende?- le disse, mentre lei lasciava la presa sulla sua mano, ritornando a fare l’espressione di prima.
- Con te non voglio parlare.- lo guardò malissimo, mettendogli inquietudine.
- Dai su, che ti ho fatto di male?- cercò di discolparsi, soffiando sulla mano per far passare il dolore.
- Mi hai mentito!- rispose, girando lo sguardo da un’altra parte. Lui fece una faccia stranita, cercando di capire cosa voleva dire.
- Ma cosa?- alzò le mani, senza capire minimamente di cosa stesse parlando.
- Tu… hai la ragazza!- urlò, diventando rossa e facendo fare una faccia ancora più strana al rosso.
- Eh?- si mise una mano in faccia, cercando di calmarsi – E perché ti avrei mentito?-
- Beh, perché t-tu mi hai detto tutte quelle cose e poi… cioè, invece avevi già la ragazza!- si dette un altro colpo ancora più forte, sperando di svegliarsi da quell’incubo il più presto possibile.
- Diavolo, ti ho solo detto che non devi fissarti sull’aspetto esteriore delle persone ma anche su quello esteriore. Non mi sono mica dichiarato.- Suzanne si arrabbiò ancora di più, per poi alzarsi in piedi e successivamente saltare in collo al ragazzo, facendolo cadere sul divano con un tonfo. Gli afferrò le guance per poi chiudere gli occhi e baciargli delicatamente le labbra. Keel restò sorpreso da questo gesto della viola, che protrasse tutto ciò per circa dieci secondi. Non appena si staccarono lo guardò negli occhi, pronta a parlargli.
- Come ti senti adesso?- gli chiese, avvicinandosi di nuovo al suo volto, portando il rosso a doverla allontanare con la mano.
- Se devo essere sincero mi sento uno schifo perché ho appena fatto le corna alla mia ragazza.- disse, ridendo disperato, consapevole di quello che gli avrebbe fatto. Si grattò il collo, cercando di sviare quei pensieri, che sarebbero stati inadatti ai minori di diciotto anni per motivi differenti dal sesso. La viola chiuse i pugni, arrabbiandosi ancora i più e tentando di nuovo di baciarlo. – Ehi, stai ferma, ti ho detto che non posso!- urlò disperato, mentre l’altra non faceva intravedere alcuno spiraglio di possibilità di smettere.
- Perché? Perché non puoi?- diceva, mentre cercava di passare le difese fatte dalle braccia del ragazzo.
- Perché amo la mia ragazza.- rispose, fermamente convinto. Suzanne allora si buttò sul suo petto, iniziando a piangere.
- Perché a me non va mai bene?- chiese, rivolta più a se stessa che al rosso – Con Seby, con Nihal e con tutti gli altri. Perché non scelgono mai me?- le lacrime le rigavano il volto, mentre si bloccava continuamente a causa dei singhiozzi.
- Penso dovresti stare meno attaccata alle persone che ti piacciono, a volte sei troppo asfissiante. E poi non sei male, sei molto carina, devi solo trovare il ragazzo giusto per te. – la consolò, cercando di farla smettere di piangere.
- Sono… carina?- chiese, con le lacrime ferme sugli occhi, in attesa di una risposta.
- Sì, sei molto carina, ma io non sono quello giusto per te.-le accarezzò la testa, lasciandola sfogarsi contro il suo petto.
 
Diana aveva la luna storta. Dal giorno prima non riusciva a concentrarsi bene. E Louise questo l’aveva notato. Ormai erano cinque minuti che la chiamava, senza ottenere risposta. Si alzò dal suo posto e le si avvicinò, scuotendola all’improvviso e facendola tornare alla realtà. La castana si spaventò, per poi voltarsi verso la mora, che intanto si era rimessa a sedere.
- Che cosa c’è che non va?- le domandò, appoggiandosi al tavolo con le braccia e intrecciando le dita delle mani. Diana esitò un po’, cercando una scusa che però non avrebbe sicuramente attaccato, non con lei per lo meno.
- Niente, stavo solo pensando.- rimase sul vago, cercando di sorvolare l’argomento, cosa che però Louise non le lasciò fare.
- Sei sicura? Se hai qualche problema basta dirlo.- le disse, con un tono rassicurante, cosa che la turbò un po’.
- Non è da te. – la mora alzò un ciglio, guardandola un po’ male.
- Solo con i ragazzi mi comporto male.- Diana fece cenno di sì con la testa, per evitare di sentirla parlare come a suo solito. – Allora, cos’hai? Sei turbata perché il rosso si vedeva con tua cugina?- tentò, anche se sapeva perfettamente che era quello il motivo. La castana diventò tutta rossa in viso dall’imbarazzo, per poi dare un leggero cenno d’assenso con la testa.
- Io e lei siamo molto simili, quindi ho paura che parli con me solo perché gli ricordo Nathalie.- le confessò, facendo una faccia triste.
- E in cosa vi assomigliate?- chiese, cambiando posizione, ovvero appoggiando la testa sul pugno del braccio destro.
- Beh, d’aspetto siamo simili e ho preso il mio modo di vestire direttamente da lei.- la mora si stese sul banco, come se stesse pensando a qualcosa.
- Allora cambia il tuo look, no?- le domandò, cercando di convincerla, visto che la vede un po’ tentennante. – Sai ti ci vedo bene con una magliettina che lascia vedere l’ombelico e i pantaloni corti.- si alzò, prendendo la castana per il braccio e portandosela dietro. Ignorarono Suzanne e Keel seduti sul divano e salirono le scale di fretta. Spinse la ragazza dentro una stanza a caso e le disse di aspettare li, tornando poco dopo con una valigia.
- Ecco, questa è la mia valigia. Vediamo quale di questi ti starebbe bene.- le disse, estraendo poi numerosi capi d’abbigliamento. Prese una ,maglietta corta rosso acceso e un paio di jeans corti neri, pensando se come abbinata sarebbe stata buona. Svuotò completamente la valigia e la fece cambiare numerose volte, notando come il suo corpo fosse perfetto dopo averla vista in mutande.
Alla fine la fece vestire con una maglietta aderente nera, che lasciava vedere le forme del reggiseno e dei cortissimi pantaloni neri, che le davano un’aria davvero provocante.
- Perfetto!- le disse, facendole segno di guardarsi allo specchio, anche se era mezzo bruciato. Non appena vide la sua immagine riflessa ci rimase stucco, decisamente troppo provocante.
- Ehm, Louise, io non se sia il caso…- la mora non la lasciò finire.
- Arrivo subito, tu aspettami qui.- scattò fuori dalla porta, lasciandola perplessa.
Louise fece un rapido giro della casa, alla ricerca di Nihal. Dopo aver saputo da Keel che si era appena fatto una doccia, entrò nel bagno.
- Nihal, mi servi, muoviti!- gli disse, mentre lui si stava abbottonando i jeans.
- Eh?- non fece in tempo a chiedere che la ragazza lo aveva preso per la mano e lo stava letteralmente trascinando via, riuscì fortunatamente ad afferrare una maglietta, senza però riuscire a metterla.
- Bene, entra qui.- lo spinse, dentro, facendolo cadere. Non appena sollevò lo sguardo rischiò un infarto. Diana, con abiti corti era seduta sul divano, con un’aria angelica. Rimase incantato nel vederla, ma, seguendo il suo sguardo, si ricordò di essere senza maglietta, andando nel panico.
- Ehm, che dire, cioè, esco subito.- disse, facendo una finta risata.
- No, aspetta, non ti preoccupare.- lo fermò, sorprendendolo. – C-Come m-mi stanno?- chiese, facendolo riprendere dalla sua trance momentanea.
- Uno spettacolo…- disse, senza rendersene conto, capendo quanto detto solo dopo che la faccia della ragazza assunse un colore rosso acceso. – Ah, cioè, non era niente di offensivo.- si scusò, senza sapere nemmeno il vero perché.
- G-Grazie.- gli rispose, cercando di resistere alla vergogna che pian piano si faceva spazio in lei – Hai davvero un bel fisico.- ormai era fatta, rossa come un pomodoro disse quelle parole, cercando di avviare una conversazione.
- Grazie, anche il tuo.- disse senza pensarci, per poi darsi una manata.
- M-Mi piacciono i tuoi tatuaggi.- gli disse, indicandoli.
- Beh, anche a me piacciono un sacco, è una cosa a cui tengo molto.- toccò i numerosi disegni sul braccio, sorridendo.
- Hanno un significato particolare?- chiese, interessata.
- Ognuno ha il suo. Tipo questo è fatto per mia sorella.- indicò una scritta che aveva sul braccio sinistro “Joanne”.
- Quello è il nome di tua sorella?- il rosso fece cenno di si, per poi riprendere a parlare.
- Quest’altro l’ho fatto dopo che mio zio è morto in guerra.- questa volta era sul braccio destro, una frase intera “Save the children and the innocent” – Me lo diceva sempre.- sorrise amaramente, ripensando al suo passato – Tu ne hai qualcuno?- le chiese, facendola risvegliare dal suo mondo, dato che si era letteralmente messa a fissare gli addominali del ragazzo.
- Ah, come? No, non ne ho nessuno.- rispose, un po’ in imbarazzo. Il ragazzo le si avvicinò, prendendole la mano.
- Se vuoi un consiglio fallo qui il primo tatuaggio. Quello è il punto meno doloroso.- le indicò il polso, tracciandovi sopra un segno e facendole venire la pelle d’oca.
- C-Ci penserò su. – disse, sorridendogli, e facendogli inevitabilmente aumentare il battito del cuore.
- Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto.- le disse, abbassano lo sguardo, mentre lei lo guardava un po’ spaesata.
- Per cosa?- gli domandò, cercando di sviare l’argomento, non voleva ricordarlo, anche se sentirlo scusare per quel motivo la rendeva in qualche modo felice.
- Per quello che ho fatto dopo aver bevuto. Non volevo, scusami tanto.-evitò di guardarla negli e cercò di non piangere, riuscendoci per un pelo. Il suo sguardo abbattuto mutò quando sentì le braccia della ragazza cingergli la testa.
- Non ti preoccupare, in fondo mi hai salvata diverse volte, no?- Nihal rise, quasi come se tutto questo fosse uno scherzo. Non riusciva a credere di essere riuscito a risolvere la questione, non dopo quello che aveva fatto. Le lacrime, a quel punto, caddero da sole, seguite dai suoi singhiozzi. La guardò negli occhi, asciugandosi la faccia con la maglietta che aveva in mano, per poi abbracciarla, facendola arrossire ancora di più. Fece per alzarsi, quando Diana lo tirò a se per un braccio, appoggiando poi le sue labbra su quelle del rosso,chiudendo gli occhi e guastandosi a pieno quel momento. Per la prima volta in tutta la sua vita sentì le farfalle nello stomaco e desiderò che quel momento non finisse mai.
Da fuori la stanza Louise, appoggiata allo spigolo della porta, rideva, felice per quei due, che infondo si meritavano un po’ di pace.
 
- Ehi, Damian, dove cazzo stiamo andando?- chiese Rui, guardando il castano, che continuava ad avanzare verso un punto non preciso della villa. – Mi stai ascoltando?- il moro cercò di attirare la sua attenzione, senza però avere alcuna risposta. Proseguirono per un altro po’ per un lungo corridoio, per arrivare finalmente alla metà.
- Eccoci!- urlò, fermandosi davanti a una porta.
- Dove siamo?- chiese Rui, cercando di ambientarsi in quell’angolo ella villa a lui nuovo.
- Questa è una stanza che ho trovato con Elly. Dovrebbe essere una specie di aula video, o almeno così sembra dall’occhiello.- rispose, cercando di aprirla senza successo. Tentò anche il moro, fallendo.
Damian si allontanò un attimo, tornando poco dopo con una spranga di ferro in mano.
- Questo mi ricorda qualcosa…- si lasciò sfuggire Rui, facendo voltare il castano verso di se, che semplicemente alzò le spalle.
Colpì la porta violentemente, facendo venire un grosso trauma sul centro. Con altri due colpi la ruppe definitivamente, aprendola allo stesso modo di Keel per la stanza di MClean. Al suo interno la stanza era piccola, più piccola di quell’altra che avevano visitato il giorno prima, e estremamente spoglia. Solo una grossa televisione, grande quanto tutta la parete era presente, assieme a una poltrona e a un poggia piedi. Non trovando il telecomando per la TV decisero di controllare un po’ in giro. Damian, con un forte calcio, fece cadere la poltrona, trovando una botola sotto di essa.
- Bingo!- urlò facendo cenno al moro di seguirlo. La stanza che avevano scoperto sotto la poltrona era piccola, così piccola che a malapena c’entravano i due. La spranga era stata lasciata a tenere aperta la botola, in modo che non potesse chiuderli dentro.
Rui fece un respiro profondo, guardando le numerose carte presenti su un micro tavolino davanti ai loro occhi.
Prese in mano uno dei documenti, leggendo ad alta voce.
- “A seguito della morte di Heather MClean, figlia di Chris Mlean, gangster canadese molto famoso nella zona, verrà concessa al signor MClean l’opportunità di svolgere una qualsiasi cosa azione illegale all’interno dei confini canadesi, ma il signore deve garantire la stabilità della sua gang, evitando di creare problemi ai cittadini. Al signore il compito di stabilire l’azione.”- Damian si girò verso di lui, con gli occhi sgranati. Il moro continuò a leggere, prendendo un altro foglio dalla pila – “Salve, gradirei realizzare un gioco con quattordici ragazzi a mia scelta. Con la scusa di essere accusati dell’assassinio di mia figlia, riempirò la casa di trappole e mi divertirò con loro, senza lasciargli possibilità di sopravvivere.- i due rimasero fermi per un po’, scossi, poi Rui riprese, leggendo l’ultimo foglio, dove una sola parola era scritta – “Accordato”-
- Quindi in pratica siamo stati regalati a un pazzo dallo stato canadese?- chiese Damian, incredulo. I due decisero di uscire dalla micro stanza, con l’obiettivo di tornare nella sala per spiegare a tutti cosa stesse accadendo in realtà.
All’improvviso la  botola si chiuse, spezzando la spranga e lasciandoli chiusi dentro. Il castano, non appena sentito il rumore si arrampicò subito sulla scaletta, cercando di aprire la piccola porta, ma senza riuscirci.
Rui, invece, era immobile, il sangue gelato nelle vene gli rendeva impossibile fare qualsiasi movimento. Respirava affannosamente, e le imprecazioni disperate di Damian non aiutavano. Cercava in tutti i modi una soluzione, ma il suo cervello era andato in tilt, rendendogli impossibile pensare con tranquillità. Si coprì il volto con le mani, nella speranza che un qualche miracolo riuscisse a tirarlo fuori da quella situazione disperata.
Il castano continuava a battere sulla porta, cercando disperatamente di uscire.
- Porca puttana! Per che cazzo ci devo finire io in queste situazioni di merda?- si chiese, guardando verso l’alto. Il moro, nel frattempo aveva iniziato a cercare un qualsiasi oggetto che gli sarebbe potuto essere utile in quella situazione. Abbassandosi, però, notò che le sue suole delle sue scarpe era bagnate, a causa di un tubicino, che lasciava lentamente entrare acqua dentro la stanza.
- O cazzo! Damian, la stanza si sta riempiendo d’acqua!- lo avvisò, ottenendo solo imprecazioni per risposta.
Rui continuò a cercare, notando come, più l’acqua saliva, più aumentava la velocità con cui veniva gettata dal tubo. In pochissimo tempo gli arrivò al ginocchio, portandolo ad affrettare la sua ricerca.
- Damian! Prendi questi fogli!- gli disse, passandogli tutti i documenti prima che si bagnassero. Notò, poggiandoci una mano sopra, che una mattonelle aveva un leggero rialzo, cosa che lo portò a immergersi, per poi sollevarla e scoprire una chiave dorata sotto di essa.
La passo al castano che, reggendo i documenti con i denti, aprì la botola. Uscì con un salto e poi, dopo aver posato a terra le carte, diede una mano al moro a salire sopra. Chiusero la botola, lasciando poi la stanza zuppi.
Si incamminarono lentamente verso la sala, ancora scossi per ciò che avevano appena provato.
- Ehi, ma che avete fatto il bagno vestiti?- chiese Suzanne, senza però venir minimamente calcolata dai due che si gettarono sul divano, passando i documenti al rosso, che aveva fatto scendere la viola dalle sue gambe poco prima, il quale li lesse rapidamente.
- Chiamate tutti qui. Subito.- disse schietto, facendo rialzare i due, che si incamminarono verso le scale, per chiamare i tre assenti. Non appena videro Louise le fecero cenno di scendere, per poi intrufolarsi dentro la stanza dove Nihal e Diana stavano parlando in intimità poco prima, per avvisare anche loro.
In poco tempo erano tutti riuniti nella sala, mentre fissavano il rosso con sguardo preoccupato.
- Abbiamo appena scoperto che non c’è nessun assassino tra di noi.- un urlo di sorpresa si levò dalla folla, mentre Keel continuava a parlare – E inoltre stiamo solo partecipando a uno stupido gioco che ha inventato MClean. Siamo come topi in gabbia.- disse, facendo incupire i volti dei presenti.
- E se fossero stati messi li di proposito?- Louise guardò il rosso con i suoi occhi verdi, dicendo la sua e lasciandolo perplesso.  Ci rifletté un attimo, ma il castano elaborò una risposta prima di lui.
- Quando questa stronza si sveglierà ci dirà tutto, tranquilli.- li calmò, respirando profondamente e sprofondando ancora di più nel divano.
- Esatto, dobbiamo solo aspettare.- accordò Keel, guardando poi Hanako con la coda dell’occhio. Erano passate più o meno dieci ore da quando era svenuta e ancora non si era ripresa. Questa cosa lo insospettiva. Si avvicinò alla nipponica, scuotendola con violenza. Nessuna reazione.
- Nihal, portami un coltello dalla cucina.- ordinò, scrocchiando il collo. Non appena ebbe l’arnese tra le mani iniziò a ripassare i lineamenti sul suo volto, cercando di capire se dormiva o no. Poi iniziò a tagliarla per davvero, da prima con piccoli graffietti sulle mani, poi allungando sempre di più, finché, dopo un po’, non le infilò il coltello nella coscia, facendola urlare.
- Cazzo!- si lasciò sfuggire, alzandosi di colpo. Il rosso rise, guardandola attentamente negli occhi.
- Lo sapevo che eri sveglia, troietta!- le disse, facendola preoccupare. – Bene, ora iniziamo pure con l’interrogatorio.- si mise a sedere sul divano, pronto a farle delle domande. – C’è l’assassino tra di noi? Abbiamo trovato questi fogli.- glieli fece leggere, vedendola sorridere amareggiata.
- E così l’avete scoperto, eh? Beh, infondo MClean lo voleva sin dall’inizio.- respirò profondamente pronta a rispondere – No, siete solo dei giocattoli con cui il capo di sta divertendo. L’assassino, o meglio gli assassini, di sua figlia erano i due che non sono venuti con voi. Hanno confessato il crimine e MClean li ha torturati e poi ucciso. Però ha deciso, in combutta con lo stato canadese, di farvi comunque venire qui. Nessuno di voi era sospettato del suo omicidio. Vi ha preso solo perché sembravate interessanti. Poi  mi ha pagata per riempire la casa di trappole e per monitorarvi dall’interno.- confessò, abbassando la testa.
- Che altro sai? Ad esempio, c’è qualcuno che ci vuole salvare?- la nipponica scosse la testa, per poi riprendere a parlare.
- Sì. Alcuni agenti della polizia canadese hanno disertato, e attualmente fanno parte della resistenza. Hanno in mente un piano per tirarvi fuori da qui, che partirà Domenica. Però per quel giorno MClean ha già previsto di uccidervi tutti.- si interruppe un attimo per trovare le parole giuste per continuare il discorso e, mentre stava per riprendere a parlare, un colpo secco di pistola la colpì alla gola, tingendo di rosso la sua maglietta e facendola cadere a peso morto sul divano, senza vita. La TV si accese e lo sguardo compiaciuto di Chris fu visibile ai ragazzi.
- Penso vi abbia già detto abbastanza, no? Bene, ora che sapete come stanno le cose, direi di divertirci ancora di più. Purtroppo ho dovuto far fuori la mia assistente, ma il caso vuole che io abbia sulla scrivania un pulsante che attiva tutte le trappole della casa, anche se sono state disattivate dall’interno. E l’unica a sapere come disinnescarlo era lei.- si fermò per ridere e riprendere fiato – Quindi, direi di dare inizio al gioco.- mostro il pulsante ai ragazzi e poi lo schiacciò, facendo tremare tutta la villa, e quindi cadere quelli che non erano seduti. La TV si spense, lasciando i sette rimasti immobili, con la paura di fare anche solo un altro passo. Si guardavano negli occhi con ansia, inconsapevoli di quello che sarebbe successo e spaventanti anche dal più piccolo rumore.
- Non è possibile! Cazzo!- Damian, ormai al massimo del suo nervosismo, diede una calcio al divano, facendo sussultare tutti gli altri – Mi sono rotto le palle! Voglio uscire!- iniziò a urlare e a calciare tutti gli oggetti che si trovava tra i piedi, senza minimamente preoccuparsi delle trappole presenti nell’edificio.
Nel camminare verso la TV, con l’intendo di romperla, calpestò una mattonella che, una volta premuta, fece cascare delle lance dal soffitto.
- Attento!- urlò Louise, per poi spingerlo e prendere il suo posto. Due lance le si conficcarono nel petto, fortunatamente senza colpire organi vitali, costringendola a piegarsi su se stessa. Nihal e Rui le corsero in contro, cercando di aiutarla.
- Dobbiamo rimuovere le lance.- disse il moro, cercando di tenerla ferma. Le passò un cuscino – Mordilo non appena senti dolore. – le disse, ricevendo un accenno come risposta. Iniziarono, lentamente, a rimuovere le lance, facendola arrivare al punto di piangere dal dolore. Mordeva il cuscino con più forza che poteva, cercando di attenuare il dolore che provava. Si sentiva debole e senza forze, oltre che sfiancata. Damian, dal canto suo, era rimasto seduto a terra, come paralizzato. Non si aspettava minimamente che la mora lo avrebbe salvato, soprattutto perché non era consapevole di essere in pericolo. Riuscirono a toglierle le armi che aveva conficcate nel petto, levandole poi la maglietta e cercando di tamponare al meglio la ferita.
Le lacrime le rigavano il volto, mentre stringeva gli occhi nel tentativo di non pensare a ciò che stata passando. Il suo respiro si fece affannoso, così tanto da entrare nella testa del castano, che ancora non aveva fatto un singolo movimento.
Sdraiarono Louise sul letto, mandano Keel a prendere il kit di pronto soccorso. Tornò quasi subito, dopo averlo preso in cucina, per poi unirsi ai due nel tentativo di salvarla. Ma forse era destino. Quando Nihal aprì il kit all’interno non trovò praticamente nulla. Era già stato tutto usato per curare Alex. Il rosso fece uno sguardo abbattuto, mentre la mora rise amareggiata.
- Allora è così… e pensare che avrei voluto vivere un altro po’.- disse tossendo sangue dalla bocca e costringendola a coprirsi con la mano, che rimase impregnata di quel liquido. Rivolse lo sguardo verso Damian, che ricambiò con le lacrime agli occhi. – Almeno cerca di sopravvivere, stupido.- riuscì a dire solo quello, solo quelle parole, perché subito dopo chiuse gli occhi, smettendo di respirare, tra le lacrime generali.
Erano rimasti solo in sei e, per di più, in una casa piena di trappole.
Nihal fece cenno a Keel di prendere il cadavere di Hanako e seguirlo, dirigendosi con il corpo, ormai senza vita di Louise, verso il magazzino della biblioteca. Loro due non avevano pianto, ma sentivano ugualmente quella morsa al petto che li faceva capire di essere in trappola. Di non poter vivere ancora per molto.
Posarono i due cadaveri, facendo attenzione a non calpestare nessuna trappola, e poi tornarono dagli altri. Diana era in lacrime, così come Rui, e perfino Suzanne fallì nel trattenerle, perché comunque per lei era stata una sorta di “amica”. Per Damian non c’era nemmeno bisogno di dirlo, piangeva come un bambino, e cercava inutilmente di smettere, asciugandosi le lacrime con la manica della maglietta, che si era completamente bagnata.
- Dobbiamo assolutamente trovare un modo per uscire da qui. A tutti i costi.- disse, alzandosi in piedi e con il viso bagnato. Gli altri acconsentirono mutamente.
- Andiamo nella stanza di MClean e cerchiamo qualcosa.- propose Keel, avviandosi da solo – Seguite i miei movimenti e posate i piedi sulle stesse identiche mattonelle.- questo suonò più come un ordine, mentre li guardava uno per uno. Si incamminarono verso il luogo prestabilito, senza notare nulla di sospetto. Ci misero il triplo del tempo, dato che facevano attenzione a ogni singolo dettaglio.
Entrarono nella stanza, mettendola a soqquadro con l’intento di trovare anche solo un indizio. Diana iniziò a smanettare con il PC, cercando qualcosa tra i vari file. Trovò un video che fece partire subito.
La protagonista era senza alcun dubbio Hanako. Si avvicinò a quella che doveva essere la telecamera, regolandola, per poi iniziare a parlare.
- Questo è un messaggio che lascio a tutti i ragazzi della casa, o almeno a chi riuscirà ad arrivare qui. Ho fatto questo video in caso fossi morta, così potrete avere delle informazioni più dettagliate. All’interno di questa stanza non ci sono telecamere, ma potrebbero esserci ugualmente delle trappole, quindi fate attenzione. L’unico modo per uscire è aprire il passaggio segreto situato nella cantina. Non so dove sia la chiave, ma penso che con una spranga di fero dovreste riuscire ad aprire la porta, perché, almeno quando ho controllato io, la porta era chiusa. Dopo essere entrati nella cantina, dovete spostare lo specchio sul muro, lì troverete un’altra porta che vi condurrà verso l’esterno. È un corridoio pieno di trappole, quindi fate attenzione. Buona fortuna ragazzi. Passo e chiudo.- la nipponica si avvicinò alla telecamera, interrompendo il video. I ragazzi si guardarono, senza sapere cosa fare. Avevano trovato ciò che cercavano, ma ciò non gli assicurava alcun esito certo, come aveva lasciato intendere la nipponica.
- Andiamo.- disse Damian, senza nemmeno pensarci più di tanto. Il loro obiettivo era uscire da lì quindi, anche se avessero dovuto affrontare delle trappole, sarebbero dovuti andare fin in fondo, anche a costo della vita.
- Ne sei sicuro?- domandò Nihal che, seppur d’accordo con il castano, non voleva fare niente di avventato.
- Ha ragione. Dobbiamo per forza andare.- ci pensò Rui a convincere gli altri.
- Perfetto, ecco il piano.- fu inaspettatamente Damian a prendere in mano la situazione, facendo pensare che avesse preparato tutto nei minimi dettagli. – Prendiamo quell’ascia.- disse, facendo rabbrividire Keel, che si ricordò che per poso non ci rimetteva un braccio. – E sfondiamo la porta. Semplice, no? – finì, facendo svanire completamente il pensiero che si erano fatti prima.
- Direi che, per quanto sia un piano suicida, non ci siano meglio soluzioni. Quindi per me va bene.- Suzanne, parlando con tono inaspettatamente adulto, fece voltare tutti, che poi annuirono, seppur poco convinti.
- Facciamolo per tutti loro.- disse Nihal, riferendosi ai compagni già morti. Mise poi il pugno in avanti, intimando gli altri di fare lo stesso. – Noi sopravvivremo!- urlò, seguito dagli altri.
Adesso dovevano solo arrivare fino alla cantina senza farsi uccidere dalle trappole di MClean.
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTORE:
Salve! Ecco l’ottavo capitolo. Già, purtroppo Hanako è morta dopo appena tre capitoli, ma considerando che sapeva praticamente tutto, sarebbe stato da idiota da parte di Chris lasciarla vivere.
Coooomunque! È morta Louise che, ora posso dirlo, era la mia femmina preferita. Acida, spettrale e anche carina d’aspetto, inoltre è un’eroina, dato che mi era stata descritta come una che aiuta molto gli altri e, dato che in effetti avevo tenuto poco fede a queste parole, l’ho fatta morire con onore!
Adesso passiamo alle cose importanti: per motivi di tempo sono costretto a ridurre la lunghezza della storia. Invece che tredici capitoli sarà composta da dodici ( 11 normali + prologo) il tutto perché, avendo 15 anni, ho bisogno anch’io di andare un po’ al mare XD.
Vi ringrazio come sempre per aver letto il capitolo ;-)
P.S.: Scusatemi il chappy corto.

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Capitolo 10
*** Capitolo IX ***


Il percorso per la cantina era tutt’altro che semplice. Sarebbero dovuti passare dalle scale, girare a destra, riscendere delle scalette e percorrere un corridoio abbastanza lungo, che poi avrebbe portato a una porta di legno chiusa a chiave.
Keel si mise davanti al gruppo, tastando pian piano il terreno, in modo da evitare più trappole possibili. Il cuore gli batteva nel petto con forza, mentre la paura di morire li si faceva sempre più forte. Arrivarono davanti alle scale, pronti a salire, quando un rumore attirò la loro attenzione. La TV si era accesa e Chris li stava guardando, salutandoli con la mano.
- Ho deciso che, visto che vi state avviando verso l’uscita, un incendio non avrebbe fatto male a nessuno, vero?- cliccò un altro pulsante, che provò un’altra scossa all’interno della casa. – Buona fortuna!- la televisione si spense, costringendo i ragazzi ad accelerare il passo, dato che il luogo dell’incendio era la cucina. Riuscirono a salire le scale senza problemi, svoltando subito a destra. Non appena voltato l’angolo, Keel fermò il gruppo di colpo.
- C’è una trappola.- disse, facendo sobbalzare tutti gli altri. Un muro di acciaio bloccava la strada, impedendogli di proseguire. Sue corde pendevano dal soffitto e un registratore era appoggiato sotto di esse. Il rosso lo raccolse con lentezza, per poi farlo partire.
- Salve!- la voce di MClean li costrinse a tapparsi le orecchie, visto che l’aggeggio era al massimo volume e questo non si poteva regolare. – Saltiamo i convenevoli e andiamo direttamente al punto. Davanti a voi avete due corde, una rossa e una blu. Scegliete quale tirare. Una vi farà precipitare dell’acido dal soffitto, mentre l’altra farà spostare la parete che avete davanti. Prendete una decisione con calma, però tenete conto che il fuoco non aspetta.- il nastro si interruppe, lasciando il gruppo in un mare di dubbi.
- Che facciamo?- chiese Rui, sbiancato in volto. Fu Nihal a trovare una soluzione dopo che, guardando il modo in cui scorreva il pavimento e dopo aver passato l’ascia che si erano portati dietro a Keel, ebbe un’idea.
- Attaccatevi al muro e uscite non appena si apre. Tirerò tutte e due le corde contemporaneamente, in modo da spostare per forza la parete.- tutti si sistemarono come detto, attendendo che il rosso fosse pronto. – Vai!- urlò, per poi tirare le due corde. Dal soffitto iniziò a scendere dell’acido, mentre la parete si spostava lentamente, alzando ancora di più l’adrenalina dei ragazzi. Riuscirono tutti a passare, seppur con qualche problema, grazie alla lentezza con cui l’acido scendeva dal soffitto. Corsero verso la fine del corridoio, venendo però bloccati nuovamente dal rosso. Al centro della stanza si ergeva uno sgabello di legno, sopra cui c’era una scatola di cartone sigillata. Anche in quel caso un registratore era posto sopra di esso.
- Bene, vedo che avete risolto l’enigma delle due corde. Ora le cose si fanno un po’ più complicate. Vedete quello sgabello? Bene, per aprire la porta dovrete rispondere a questa domanda senza aprire la scatola. L’animale al suo interno è vivo o morto? Scrivete la risposta su quella tastiera davanti al muro, se sbaglierete anche sono una volta non vi sarà più possibile ritentare.- il nastro finì così.
- Ha detto che non dobbiamo aprirla, giusto?- domandò Damian, ricevendo una risposta affermativa da parte degli altri. A quel punto prese la scatola dallo sgabello, la poggiò a terra e iniziò a saltarci sopra, cercando di non sfondarla. Saltò per un po’, per poi avvicinarsi alla testiera e iniziare a scrivere “Morto” lentamente la porta si aprì, sotto lo sguardo stupito degli altri.
- Come cazzo ci sei arrivato?- domandò Rui, con la bocca spalancata.
- Era molto più semplice di quanto ti aspettassi. Tra l’altro un mio professore di scienza mi fece la stessa domanda e io diedi la stessa identica risposta di ora. Inutile dire che sono stato sospeso per un mese. – raccontò, con una tranquillità disarmante. Il moro si limitò ad alzare le spalle, continuando a seguire il gruppo.
Erano finalmente giunti davanti alla porta della cantina. Keel impugnò saldamente l’ascia, per poi colpire con tutta la forza contro il legno che, al contatto, si ruppe. Dopo vari colpi la porta si sfondò, permettendo ai ragazzi di entrare nella cantina.
- Siamo arrivati. Ora dobbiamo solo trovare lo specchio.- si divisero, cercando l’oggetto dietro cui si sarebbe trovata la porta per la fuga. La cantina era enorme, piena di botti di vino, cosa che non fu tanto gradita sia da Nihal che da Diana, e di vecchie cianfrusaglie. Alla destra di dove erano entrati c’erano numerosi oggetti coperti da dei teli bianchi tutti impolverati, mentre sulla sinistra alcune mensole contenenti vuote si ergevano, alte circa due o tre metri. Tutto questo accompagnato da un soffitto altro circa cinque metri e da un enorme lampadario celeste con luci gialle. Iniziarono a cercare dividendosi i lati, in modo da fare il lavoro in meno tempo e con più efficienza. Misero sottosopra la stanza, senza però ottenere alcun risultato.
- Ehm, io non vorrei far il capitan ovvio della situazione, ma c’è un incendio che a breve ci farà fare la fine della carbonella, quindi direi di affrettarsi a trovare quell’affare.- fece notare Rui, alzando ancora di più la pressione tra i ragazzi. Stavano cercando da una decina di minuti, ma senza alcun risultato. Ad un certo punto però, un rumore li distrasse.
- Prova, prova! Chissà se funziona ancora questa cassa, infondo è da mesi che non è in funzione. Prova, mi sentite?- una voce a loro nuova attirò la loro attenzione, facendoli voltare alla ricerca dell’oggetto da cui proveniva, un po’ come succedeva ogni volta con Chris. Ma non era lui, anche perché nessuno della sua gang, all’infuori di Chris stesso, si era mai messo in contatto con loro. – Sono Duncan Nelson, della A.R.N.C., siamo venuti qui per salvarvi.- la voce era un po’ roca, come quella di un fumatore accanito, e anche profonda, come quella di un uomo sulla trentina. I ragazzi emisero dei versi di gioia, nel mentre che le casse continuavano ad emettere la trasmissione della voce – Purtroppo ci sono delle cattive notizie. Le porte sono sigilliate e quindi non ci è possibile aprirle. Per tanto butteremo giù la casa, dato che da quel che vediamo sta anche prendendo fuoco. Avete due opzioni: la prima è quella di pregare Dio e tanti saluti, mentre la seconda è quella di cercare di uscire in qualche modo. Adesso vi dirò cosa fare nel caso scegliate quest’ultima, ovvero la meglio a mio parere. Innanzitutto sappiate che la soffiata riguardo allo specchio non è vera, MClean l’ha personalmente rimosso prima del vostro arrivo, sostituendolo con un altro oggetto, che supponiamo essere un orologio a pendolo. Quindi trovatelo, abbattetelo e poi cercate di passare il tunnel, evitando di morire, possibilmente. Ah, un’altra cosa importante, noi ovviamente vogliamo che coi vi salviate, ma non potremmo venire a soccorrervi nel caso in cui restasse sotto la macerie, dato che abbiamo un certo tempo per eseguire la missione. Siamo riusciti miracolosamente ad anticipare tutto, quindi non vogliatecene. Saremo qui fare con un elicottero che, appena sarete saliti partirà. Vi auguro buona fortuna.- la trasmissione si interrupe, facendo di nuovo piombare la stanza nel silenzio.
- Troviamo subito questo fottuto orologio.- disse Damian, dirigendosi verso i teli, per sollevarne qualcuno – Ma quanta cazzo di polvere c’è?- starnutì diverse volte, imprecando ogni volta. Gli altri si erano divisi, andando da altre parti alla ricerca del pendolo.
- Ehi, Nihal, cosa faremo una volta usciti da qui?- domandò Diana al rosso, abbassando leggermente la testa per la vergogna. Lui le accarezzò i capelli con fare affettuoso, cercando di rassicurarla.
- Beh, innanzitutto ci godiamo un po’ di libertà, poi decideremo sul momento.- gli disse, alzandole il mento con l’indice e il pollice. Lei gli sorrise, con quel suo modo di fare adorabile, che lo costrinse a lasciarle un bacio sulle labbra, ovviamente ricambiato.
- Ce la faremo?- chiese, con lo sguardo leggermente triste.
- Certo.- rispose lui, per poi iniziare a tirare su i teli bianchi alla ricerca del pendolo. – Qui non c’è. – gridò poi, avvisando gli altri.
- Maledizione, maledizione! Dobbiamo trovarlo subito!- Rui iniziò a preoccuparsi, mentre alzava in continuazione i teli.
- Sta calmo.- lo rimproverò Keel, asciugandosi il sudore con la manica della maglietta, accanto a lui Suzanne, in evidente stato d’ansia, riusciva a malapena a muoversi. Il rosso la notò e poi, avvicinandosi lentamente, le accarezzò la testa, cercando di calmarla. – Non ti preoccupare, andrà tutto bene. Ci sono io qui.- le disse, guardandola con un sorriso. Lei abbassò lo sguardo, come dispiaciuta.
- Non puoi dirmi queste cose. Mi fai stare male.- alzò lo sguardo, mostrando le lacrime che scendevano dai suoi occhi e il sorriso amareggiato sul suo volto. La abbracciò, sussurrandole di non piangere.
- Siamo comunque amici, no?- le domandò, facendola sorridere.
- Sì. – rispose seccamente, con uno sguardo felice in volto.
- Bene, allora cerchiamo quell’orologio.- si voltò alla ricerca del pendolo. Non lo dava a vedere, ma quella situazione l’aveva ,esso incredibilmente sotto pressione e faceva fatica a controllarsi. Era ormai un bel po’ che alzava teli in continuazione, senza ottenere nulla.
- Dai ragazzi, dobbiamo per forza trovarlo.- Damian incoraggiò gli altri, dando un colpo su una botte di vino per farli voltare dalla sua parte – Continuiamo a cercare!- gli altri acconsentirono tacitamente, provando perfino a riguardare nei posti dove avevano controllato. Restarono in silenzio per un po’, completamente concentrati nella ricerca.
Rui spostò l’ennesimo scaffale, gettandolo di peso per terra. Non riuscì a trattenere un urlo di gioia quando, scostato il mobile, vide un pendolo marrone, con un orologio posto al centro, che segnava le sei di pomeriggio.
- Sì, cazzo! Venite qui, l’ho trovato.- urlò, chiamando gli altri a se. Sollevati, si avvicinarono tutti al moro, pronti ad uscire.
- Ottimo lavoro!- lo elogiò Nihal, facendogli l’occhiolino. Però Keel fermò i festeggiamenti.
- C’è un registratore sulla cima del pendolo.- il rosso lo prese e, cliccando il bottone, lo fece partire.
- Oi, oi, oi. Vedo che avete trovato il pendolo. Purtroppo però, per aprire la porta c’è una condizione. Vedete il punto in cui sono attaccate le due frecce? Bene, lì c’è una pistola nascosta. O almeno credo. Può essere o non essere. Uno di voi dovrà aprire il pendolo dalla maniglia che vedete alla vostra sinistra. Per aprirla però serve una scansione di una qualsiasi faccia umana, ma nel momento in cui la porta viene aperta, parte il colpo di proiettile. Il prescelto ad aprirla dovrà prendersi il colpo perché spostandosi anche solo una volta dalla scansione, non vi sarà più possibile aprire la porta. Come sempre vi auguro Buona fortuna.- la voce di MClean, come al solito, li mise al corrente della trappola che avrebbero a breve affrontato. Keel si fece avanti, come a volersi offrire volontario.
- Ci penso io. – guardò gli altri che, ovviamente avevano da obiettare.
- Sei sicuro?- domandò Nihal, facendolo sorridere.
- Sono contento che vi preoccupiate per me. Sì, lascia fare a me. – l’altro si limitò ad annuire, mentre il rosso afferrò la maniglia. Stette fermo un po’ di secondi, aspettando che la porta si aprisse. Il pendolo si spalancò, facendo quindi spostare il ragazzo.
- Wow, non avrei mai pensato che MClean avrebbe creato una trappola senza…- iniziò Damian, che venne però interrotto da uno sparo. Da una delle due freccette era uscita una pistola. Keel si girò, guardando il petto di Suzanne macchiarsi di sangue e cadere per terra.
- No!- urlò, appoggiando la sua testa sulle sue gambe, mentre questa rideva, per quanto fosse in fin di vita. La sua maglietta era completamente rossa e un piccolo buco, vicino al cuore, era situato sul suo petto. – No! Suzanne! Non puoi lasciarci così!- urlò disperato e con le lacrime agli occhi. Lei si limitò ad accarezzargli la testa, con un sorriso in faccia.
- V-Va bene c-così.- gli disse, sputando poi del sangue dalla bocca e tossendo rumorosamente.
- No, non va bene per un cazzo!- gridò, guardandosi intorno alla ricerca di una qualsiasi cosa che l’avrebbe potuto aiutare, ovviamente senza trovare nulla.
- Certo che va bene, mi sono divertita con te. – il ragazzo continuò a piangere copiosamente, mentre la viola si limitava a ridere – Ti amo, lucertola.- si avvicinò al rosso, lasciandogli un bacio sulle labbra, per poi morire tra le sue braccia. Facendo disperare ulteriormente il ragazza, che strinse il suo corpo senza vita a se, macchiandosi la maglietta.
- Io lo ammazzerò.- la tristezza che provava era stata sostituita da un’infinita rabbia. Sentiva la pancia bruciargli e la voglia di vedere quel bastardo moro davanti ai suoi occhi lo attanagliava troppo. Verso le ultime lacrime, per poi stendere su un tavolo il cadavere di Suzanne e avviarsi, con sguardo furente, verso il pendolo, pronto a uscire da quella casa maledetta.
Gli altri rimasero in silenzio. Non avevano nulla da dire. Qualsiasi cosa avessero detto sarebbe stata sbagliata. Ora il rosso era veramente arrabbiato, tanto da far rabbrividire Nihal e Damian.
- Andiamo.- sussurrò, per poi aprire con un colpo violento la porta e incamminarsi verso il corridoio. Compieva i passi facendo battere la suola delle scarpe con forza contro il terreno, mentre gli occhi, rossi per il pianto, osservava un punto indefinito nel buio che aveva davanti, pensando alla sua personale vendetta. Gli altri lo seguirono, standogli a una dovuta distanza. Era troppo nervoso, avrebbe potuto mettere le mani addosso a qualcuno. Continuava imperterrito verso la fine del corridoio, senza curarsi di eventuali trappole.
- Senti Keel, devi stare calmo. Non puoi rischiare di attivare una trappola a quel modo. – dopo vari minuti Nihal, che veramente non ce la faceva più a vederlo in quello stato e soprattutto non voleva rischiare la vita a in quel modo. Si girò in sua direzione, con uno sguardo assassino.
- Che cazzo vuoi?- lo disse con tono minaccioso, mentre il rosso si limitava a guardarlo, quasi in pena.
- Devi fare attenzione a dove metti i piedi.- ripeté, formulando diversamente la frase. Keel, dopo aver udito quelle parole, prese il rosso per il collo e lo attaccò al muro.
- Stai zitto! Devo uscire da qui e andare ad ammazzare quel gran figlio di troia di MClean!- gli gridò in faccia, cercando di intimorirlo. Nihal lo colpì con un pugno in pancia e lo stese a terra.
- Mi prendi per il culo? Questa ti sembra una buona motivazione per farci uccidere tutti?- gli chiese, colpendolo ancora con un calcio. Keel si alzò, colpendolo in faccia con un cazzotto e facendolo sbattere al muro. Damian cercò di fermarli, venendo però trattenuto da Rui.
- Lasciali fare, è l’unico modo per calmarlo.- il castano strinse i pugni, cercando invano di calmarsi.
I due continuavano a darsele di santa ragione, insultandosi anche.
- Non voglio prediche da chi ha stuprato una ragazza dopo aver bevuto un bicchiere di troppo.- quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Nihal saltò in collo al rosso, colpendolo tantissime volte in faccia, fino a farlo sanguinare copiosamente. Quella scena era incredibilmente simile a quando aveva picchiato Zarin. Si alzò dopo un po’ da sopra Keel, dicendogli delle parole.
- Adesso smettila, alzati e fai le cose come si deve. Non fare il coglione. Lei non vorrebbe questo,  e nemmeno la tua ragazza. Falla finita, calmati e vieni con noi. – il rosso si alzò, riflettendo su quelle parole.
- Hai ragione. Mi dispiace.- Nihal gli rivolse un sorriso, per poi mettersi davanti al gruppo, cercando di controllare se la zona fosse sicura. Continuando per quella strada videro una porta, probabilmente quella dell’uscita ma, mentre gioivano per la bella notizia, la casa iniziò a tremare. Probabilmente la resistenza aveva iniziato a bombardarla come aveva detto il ragazzo alla cassa. I pezzi del corridoio iniziarono a cadere, costringendo loro a correre. Muovevano le gambe rapidamente, con l’unico obiettivo di sopravvivere.
Diana cadde a terra, urlando di dolore. Un detrito era caduto sulla sua caviglia, probabilmente facendole venire una storta. Nihal si girò, andandole in contro.
- Aspetta, ci penso io. - le disse, per poi sollevare il detrito. Le passò un braccio attorno alla spalla e cercò di aiutarla ad andare avanti, quando però cadde un altro pezzo di muro, costringendolo a fermarsi un attimo.
- Ehi, Nihal, Diana, tutto a posto?- urlò Keel, che era praticamente arrivato davanti alla porta.
- Keel, vieni a prenderla.- urlò, il rosso, bloccato tra le macerie. – Portala sull’elicottero e andate.-
- Ma così tu…- Keel esitò, facendo arrabbiare l’altro.
- Muoviti!- le passò Diana che, in lacrime, non voleva lasciarlo.
- Nihal!- urlò, mentre lui la lasciava andare – Mi avevi detto che saremmo usciti insieme!- il rosso si limitò a ridere amaramente.
- Già, sono pessima a mantenere le promesse, vero?- disse più rivolto a se stesso che alla ragazza, prima che un altro macigno gli cadesse davanti, bloccandolo definitivamente nel tunnel.
I quattro che erano usciti dalla villa, corsero senza voltarsi verso un elicottero situato a qualche centinaia di metro da loro. Diana cercava di far lasciare la presa a Keel, per poter andare a salvare il suo ragazzo, ma questi non esitava, Nihal lo avrebbe sicuramente ucciso, infondo aveva appena dato la sua vita per proteggerla. La fece imbarcare sull’elicottero e disse al pilota di partire il più velocemente possibile, guardando dall’alto ciò che rimaneva della villa, ovvero solo macerie.
 
 
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ehilà! Ecco a voi il penultimo capitolo! Dal momento che a breve parto per una mini vacanza di due giorni, dove avrò un PC per scrivere ma forse avrò dei problemi nel pubblicare i capitoli, ho deciso che unirò assieme i capitoli 10 & 11, che tanto sarebbero stati corti, dato che sarebbero stati più che altro delle anticipazioni sul sequel, ch ancora non ho deciso come chiamare.
Alla fine ho fatto stroncare l’unica coppia che avevo tirato su, peccato.
Comunque nel sequel ci saranno anche i quattro sopravvissuti di questa serie, che penso di far unire alla resistenza.
La trama in breve è questa: un (numero indefinito di persone) sono rinchiuse su una villa all’interno di un’isola. In questa villa sono stati rinchiusi coloro accusati dell’omicidio di Blaineley, ovvero la sorella di Chris. La resistenza, composta dagli OC sopravvissuti e dai normali personaggi di TD cercherà di identificare l’isola e liberare i ragazzi. Quindi sarà una serie in parallelo.
Detto questo vi saluto, vi chiedo ancora scusa per il capitolo troppo corto, ma dal momento che ci sono pochi dialoghi ed è tutto azione mi viene per forza corto.
Salut! 

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Capitolo 11
*** Capitolo X ***


L’elicottero li aveva portati su una grossa casa sopra una collina, con tanto di piscina artificiale. I quattro scesero, respirando l’aria pulita della campagna. Era a cinque giorni che non uscivano da quella maledetta villa e ora, finalmente, erano liberi. L’unico problema erano state le perdite.
Diana stava ancora piangendo per la morte di Nihal e Keel e Damian non erano messi meglio. Il pilota gli fece cenno di venire con lui, dirigendosi verso l’ingresso.
- Seguitemi.- disse schiettamente, per poi voltarsi. Esso aveva la carnagione scura, una cuffietta bianca sulla testa e degli occhi marrone scuro. I quattro ragazzi lo seguirono, restando sbalorditi nel vedere l’interno della casa. Lusso era dir poco. Un lampadario di cristallo, numerose scale a chiocciola che portavano a determinate stanze ai piani superiori, un lungo tappeto rosso che portava a esse e numerose statue ai lati che decoravano l’atrio. Numerose persone erano presenti nella struttura e tutti, senza alcun eccezione, si voltarono verso di loro, guardandoli con gioia.
- Innanzitutto mi presento, sono Devon Joseph Clarkson, ma voi potete chiamarmi DJ. Ora vi presenterò i nostri due capi, da questa parte.- indicò una scala davanti a se, per poi iniziare a salire gli scalini. Svoltò a destra, attraversando il corridoio. Giunse ad una porta, che aprì, per poi fargli cenno di entrare.
- Ehm, potresti prima dirci dove stiamo andando?- chiese Damian, grattandosi la testa.
- Da due generali della rivoluzione.- rispose schietto, facendo alzare le spalle al castano.
Due persone erano già presenti in stanza, un maschio, con capelli neri e una cresta verde sulla testa, vari piercing in faccia e sulle orecchie e un tatuaggio sul collo visibile grazie alla scollatura della maglietta. Gli occhi celesti guardavano uno a uno i nuovi arrivati, mentre si toccava la, poca, barba che aveva con la mano destra. L’altra era una ragazza, anche lei abbastanza stramba, capelli corti e neri con meches blu e del pesante trucco nero in faccia, come l’altro guardava i ragazzi con i suoi occhi marroni, esaminandoli con lo sguardo. Entrambi indossavano una divisa militare di color verde, con dei pantaloni marroni e degli stivali neri.
- Benvenuti!- disse il primo, facendoli sussultare.
- Tu sei quello dell’altoparlante che abbiamo sentito nella cantina!- disse Rui, guadagnandosi un occhiolino da parte sua.
- Esattamente, sono Duncan Nelson, e lei è Gwendolyn Smith.- presentò la ragazza al suo fianco, indicandola con le mani.
- Chiamatemi solo Gwen, odio il mio nome intero.- tagliò corto, facendo non una buona impressione ai ragazzi.
- Acida come al solito, eh?- la punzecchiò il punk, ricevendo per risposta un’occhiataccia – Ora parliamo di cose serie. In quella villa eravate in tredici, compresa la spia, e ne siete usciti solo in quattro. Quindi suppongo che tutti voi abbiate perso delle persone con cui avete legato.- iniziò il discorso, facendo abbassare la testa a tutti e quattro. – E per questo io vi chiedo, a nome di chi ha perso la vita, di entrare nella resistenza e di aiutarci a uccidere MClean. Ci siamo dissociati dallo stato canadese, ovviamente ci siamo fatti promettere di non venir attaccati da loro, infondo è un interesse comune.- i ragazzi alzarono la testa lentamente, valutando l’offerta.
- Io ci sto.- disse seccamente Damian, senza nemmeno pensarci troppo. – Voglio la mia vendetta su quel bastardo.-
- Hai ragione, io accetto.- Keel si sgranchì il collo, dando una risposta affermativa.
- Anche io. – Rui fece l’occhiolino ai due, acconsentendo.
- Voglio aiutare anch’io. – Diana alzò la testa con sguardo deciso, che piacque molto a Gwen, convinta di voler rischiare la vita per vendicare il rosso.
- Perfetto, domani inizierà il vostro allenamento, rompete le righe.- li informò Duncan, con il sorriso sul volto, per poi dire a DJ di accompagnarli nelle loro stanze.
 
FINE
 
 
 
 
 
 
 
*CAPITOLO SPECIALE*- Prologo Total Drama’s killer (Second Season)
 
In una stanza dalle pareti completamente grigie, senza finestre e con solo una porta d’acciaio che faceva da tramite per un lungo corridoio, visibile dal vetro messo al centro della porta, un uomo, probabilmente sulla quarantina, stava seduto su una sedia di legno, unico arredamento presente nella stanza assieme a un letto, dove l’uomo aveva posato lo sguardo. Respirò profondamente, per poi alzarsi e appoggiarsi al muro.
I capelli neri e lisci toccavano la fredda superficie della parete, mentre gli occhi, di un colore ancora più nero, controllavano attentamente il ragazzo steso sul lettino, che a breve si sarebbe svegliato. Non aspettò molto, perché, circa due o tre minuti dopo, quello spalanco gli occhi, alzandosi di colpo e contorcendosi dal dolore per via di alcune ferite che aveva sul petto. Sentendosi osservato posò lo sguardo sull’uomo, che sorrideva soddisfatto. Sgranò gli occhi, indicandolo con un dito con faccia spaventata.
- Chris MClean?!- riuscì a dire, con voce tremante. L’altro si limitò a battere le mani e ad avvicinarsi al lettino.
- Esattamente, sono io! Finalmente ti sei svegliato! Sei stato in come per due mesi! Hai idea di quanto mi sia annoiato ad aspettare?- il ragazzo si toccò la testa, la quale gli provocava un dolore immenso.
- Che cos’è successo?- chiese, senza lasciare la presa sulla sua testa.
- Ma come, Nihal, ti sei svegliato dopo sessanta giorni ed è questa la prima cosa mi chiedi? Mi deludi.- il ragazzo in questione aveva i capelli rossi, gli occhi celesti ed era pieno di tatuaggi sulle braccia e sul petto. – Bene, se ci tieni tanto ti accontenterò. Non appena hai finito di pestare il tuo amico, la resistenza ha fatto crollare la villa e tu, per salvare quella bella castana, sei finito bloccato dai detriti, mentre gli altri sono riusciti a scappare. Poi il caso ha voluto che poco dopo io passassi di lì e, dopo aver spento l’incendio e spostato qualche maceria, ti ho trovato sotto un masso , in fin di vita. Inizialmente ho pensato di lasciarti morire, ma poi mi è venuta in mente una splendida idea. Ho preso delle nuove cavie, questa volta li rinchiuderò su un’isola, e voglio che tu vada con loro e li tenga d’occhio. Se fai ciò che ti dico ti farò tornare dalla tua ragazza. Allora, cosa ne pensi?- il rosso rise, coprendosi il volto con le mani.
- D’accordo. Lo farò. – tagliò corto, per poi riprendere a parlare di altro – Lei sta bene?- chiese, aspettando con ansia una risposta.
- È entrata a far parte della resistenza, quindi sì, credo stia bene.- rispose, facendo fare una sospiro di sollievo al ragazzo.
- Perfetto.-
- Parti tra dieci giorni, quindi per ora riposati.- gli disse, per poi uscire dalla stanza, lasciandolo solo.
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ebbene sì, la nostra storia finisce con questo mini capitolo, dove i colpi di scena non si contano nemmeno con due mani!
Pensavate che avrei lasciato morire Nihal così? Ahahahahah poveri illusi XD.
Domani pubblicherò il primo capitolo del sequel, che sarà il capitolo speciale che vi ho messo sopra, dove poi nell’angolo autore troverete le informazioni da inviarmi dei vostri OC.
Che dire, mi sono divertito, grazie a tutti ;-)

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