An Amazing Love di Crateide (/viewuser.php?uid=209651)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 ***
Capitolo 2: *** 02 ***
Capitolo 3: *** 03 ***
Capitolo 4: *** 04 ***
Capitolo 5: *** 05 ***
Capitolo 6: *** 06 ***
Capitolo 7: *** 07 ***
Capitolo 8: *** 08 ***
Capitolo 9: *** 09 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 1 *** 01 ***
Prompt:
quell’imbarazzante momento in cui
Rapunzel vuole sapere se la prima notte di nozze deve succedere quello
che ha
letto nei suoi libri.
Assegnatomi da:
Little_Lotte
Rapunzel
osservava Eugene, in attesa.
Vide una gocciolina di sudore scendergli lungo la tempia, per poi
sparire fra
le basette scure. Le folte sopracciglia erano leggermente increspate
verso
l’alto e andavano ad incorniciare uno sguardo perplesso e imbarazzato.
In ginocchio sul
letto, l’uno di
fronte all’altra, si guardavano intensamente e in silenzio.
- Eugene...
Entrati nella
stanza, Il marito
l’aveva abbracciata e baciata, sussurrandole quanto
l’amasse e quanto fosse
felice di trovarsi lì con lei. Ma appena
un’ingenua Rapunzel gli aveva posto quella
domanda, l’atmosfera aveva finito
per raggelarsi tutto ad un tratto. Un silenzio denso e pesante era
calato fra
loro, come una cappa di fumo.
Eugene si
grattò una guancia.
- Rapunzel... davvero non sai
cosa...
– tossicchiò, mangiandosi le ultime
incomprensibili parole.
“Che
gli prende? Insomma!”. La ragazza non
riusciva a spiegarsi il perché di tutto
quell’imbarazzo da parte del marito. Era così
strano voler sapere se fra loro
doveva accadere quello?
- Eugene, ti prego, voglio sapere cosa devo fare! –
sbottò infine – non mi
sembra di aver posto una domanda così complicata!
Eugene
alzò i palmi, come in segno di
resa.
- Non c’è molto da spiegare – le disse
– devi solo... ehm... seguire l’istinto.
Deve essere un qualcosa che
viene naturale.
- Ma... come può venire naturale? – chiese ancora
– è una cosa così... strana!
Il volto di
Eugene avvampò come una
lampada ad olio. Si passò una mano fra i capelli,
guardandosi intorno come in
cerca di aiuto.
- Rapunzel... fare l’amore non è strano
– le si avvicinò e le diede un bacio
sulle labbra – È... bello
– e
proseguì a baciarla lungo il profilo del mento, fino al
collo candido e
sottile.
Rapunzel, dal
canto suo, trasalì e i
suoi occhi smeraldini divennero grandi il doppio. Si scostò
e osservò il marito
con aria smarrita.
- Fare l’amore?
– ripeté – ma di che
parli, Eugene?
Il sopracciglio
di Eugene prese a
tremare.
- Temo, allora, di non aver capito. Cosa dovremmo fare?
Sospirò,
spazientita. Sua madre aveva
proprio ragione: agli uomini bisognava spiegare sempre tutto!
Si
allungò verso il comodino e prese
il libro rilegato che vi stava sopra, mostrandolo al marito. Sulla
copertina
c’era l’immagine di un bambino che sbucava da sotto
un cavolo.
- Ho cercato tanto in biblioteca qualcosa che parlasse della prima
notte di
nozze fra due novelli sposi – spiegò – e
alla fine ho trovato questo! Vedi? Per
avere un bimbo, dobbiamo piantare un cavolo e attendere nove mesi
– Rapunzel
chiuse il volume con uno scatto – ma come possiamo fare,
Eugene? Dove piantiamo
un cavolo qui in camera da letto?
Eugene sorrise
nervosamente e le
sfilò di mano il libro, lasciandolo cadere a terra con
noncuranza. La strinse
poi a sé e la baciò, carezzandole la schiena con
gesti sempre più lenti e ampi.
- Amore mio, dimentica le favole – le soffiò
nell’orecchio – e lascia che sia
io, questa notte, a fartene vivere una.
Rapunzel sorrise
e, rossa in volto,
annuì. Chiuse gli occhi e si abbandonò a quella
sensazione così piacevole che
le dita di Eugene avevano iniziato a regalarle.
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Capitolo 2 *** 02 ***
Prompt: Rapunzel si
chiede se Flynn la trovi ancora bella, cora che i suoi
capelli non sono più lunghi e biondi.
Assegnatomi da: Soly Dea.
A Rapunzel non
era
sfuggito lo sguardo che Eugene aveva indirizzato alla principessa in
visita al
castello. Ne era certa: era rimasto imbambolato a fissarle quei
perfettissimi e
lunghissimi capelli biondi come avrebbe fatto Maximus con una mela.
Volse il capo
alla
finestra e vide, invece, i propri capelli non più biondi e
lunghi, ma
cortissimi e bruni. Ne sfiorò una ciocca e si chiese se
Eugene non le avesse in
realtà mentito quando le aveva detto di preferire le brune.
Beh –
si disse – l’unico
modo per scoprirlo era andarglielo a chiedere!
Rapunzel prese
il
coraggio a due mani. Sospirò, si sistemò la
corona sul capo, drizzò le spalle e
infine uscì dalla sala. Percorse a testa alta il tragitto
che la separava dalla
camera dove sapeva di trovare il marito, cercando di trattenere le
lacrime che
le pungevano gli occhi. “E se
scopro che
non gli piaccio più?” si diceva ad ogni
passo, “e se mi dice di preferire
le bionde, adesso?”.
Giunta davanti
la porta,
non riuscì ad aprirla. Aveva troppa paura! Si
tormentò le mani, fissando
terrorizzata il legno bianco davanti a lei.
“Coraggio,
Rapunzel!” si disse.
Allungò un braccio, per ritirarlo subito dopo. “No, no, no, no! Non ce la faccio, ho
paura!”
piagnucolò fra sé e sé.
Stava per
tornare indietro, quando la maniglia della porta venne inaspettatamente
spinta
verso il basso e Eugene le comparve davanti.
- Rapunzel, qualcosa non va? – le chiese, preoccupato
– hai gli occhi tutti rossi,
sembra che tu abbia pianto...
Rapunzel
inspirò
rumorosamente e strinse con forza i pugni.
- Dimmi la verità! – gli urlò contro,
facendolo trasalire – non mi trovi più
bella perché i miei capelli non sono più lunghi e
biondi, vero?
Eugene fece un
passo
indietro.
- Ma cosa dici?
- Ti ho visto, prima, mentre guardavi la biondina nella Sala del Trono!
Non
mentire!
- No, Rapunzel, cos’hai capito? – cercò
di placarla – non è come pensi!
La principessa
gonfiò le
guance, mentre Pascal sulla sua spalla la incitava ad assestare un bel
pugno in
faccia al suo maritino.
- Ah no? E allora perché le guardavi i capelli! Stavi quasi
per sbavare!
Eugene
arrossì tutto ad
un tratto e, senza dire nulla, la prese per una mano e la
trascinò dentro la
stanza. Con aria circospetta gettò un ultimo sguardo al
corridoio e, infine,
chiuse la porta dietro di sé.
- Che ti è preso? – gli chiese –
insomma, Euge-...
- Credo di aver fatto una cosa che non dovevo – la
interrompe, mostrandole un
grosso diamante al centro del suo palmo – era questo
quello che stavo guardando sulla testa della principessa...
Rapunzel rimase
immobile,
attonita. Sbatté le lunghe ciglia, come per sincerarsi che
non stesse avendo
una visione o che non stesse in realtà sognando.
Avrebbe dovuto
arrabbiarsi? Oh, sì. E anche molto! Aprì la bocca
per parlare, ma Eugene gliela
richiuse con un bacio appassionato.
- Amore mio, ti ho già detto di preferire le brune
– le disse, staccandosi – ma
soprattutto di preferire te a tutte
le altre ragazze del mondo. Io ti amo, Rapunzel. Ti amo con tutto me
stesso e
non mi interessa se adesso non hai più dei fluenti capelli
biondi... non è di
quelli che mi sono innamorato.
Il mento di
Rapunzel
tremò, mentre due lacrimoni scesero sulle guance arrossate.
Gli gettò le
braccia al collo e lo strinse a sé, dandosi della stupida
per aver dubitato
anche solo per un attimo di lui.
- Ti amo anch’io, Eugune! – gli disse e, dopo una
pausa, soggiunse – però quel
diamante devi restituirlo...
- Alla bionda?
- Sì, alla bionda.
Angolino
dell’autrice:
Ciao a tutti!
È dal
lontano 2010 – da quando
ho visto il film, insomma – che volevo scrivere qualcosa su
di loro e grazie al
gruppo We Are Out For Prompt ho colto l’occasione per farlo.
Che dire? Insieme
a La Bella e La Bestia, Rapunzel è il mio film
d’animazione preferito. Nonostante
abbia 23 anni suonati, piango ancora di commozione ogni volta che vedo
la scena
della barca e partono le note di I see
the light...
Spero che vi
divertirete
leggendo le (dis)avventure di Rapunzel e Eugene. A presto!
Elly
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Capitolo 3 *** 03 ***
Prompt: quando fare
cupcakes è più
complicato di quello che sembra.
Assegnatomi da:
HollyMaster Efp
Eugene aveva
deciso che
non sarebbe intervenuto. Voleva godersi la scena da un luogo defilato,
un po’
perché aveva paura di cosa la moglie avrebbe combinato ai
fornelli e un po’
perché desiderava fare commenti sarcastici senza il rischio
di ricevere una
padellata in faccia.
Rapunzel aveva
indossato
una cuffietta lilla, un grembiule bianco dai ricami fiorati e
un’espressione
determinata e concentrata. Prese aria e chiuse gli occhi per incanalare
le
energie, come se stesse per compiere un’operazione
difficilissima. Li riaprì
poco dopo e osservò gli ingredienti disposti sul tavolo. Una
gocciolina di
sudore corse lungo la guancia rosea, mentre le labbra
s’increspavano e le
sopracciglia si abbassavano sugli occhi smeraldini.
- Bene! – disse, richiamando l’attenzione di
Eugene, che già rideva sotto i baffi
– mi servono 120 grammi di farina, di zucchero e di burro
– e li indicò per
assicurarsi che ci fossero – due uova, il sale, il limone e
la vaniglia...
direi che ho tutto, posso iniziare!
Rapunzel
saltellò sul
posto e batté le mani, eccitata. Prese una ciotola arancione
e la dispose
davanti a sé con una precisione quasi maniacale, come se la
buona riuscita dei
cupcakes dipendesse tutta dalla posizione dell’oggetto.
- Bene! Iniziamo! – afferrò le due uova e, senza
misurare la forza, le ruppe
l’una contro l’altra, facendo cadere nella ciotola
un misto di tuorlo, albume e
guscio.
Rapunzel
mugugnò.
- Accidenti!
- AHAHAHAHAHAHAHAHAH!
Si volse di
scatto,
fulminando il marito con lo sguardo.
- Non è semplice come sembra, Eugene! – gli
urlò – non sono mai stata molto
brava in cucina, anche se ho sempre amato cucinare!
Eugene
tossicchiò per
riprendere contegno e alzò le mani.
- Certo. Perdonami. Faccio il tifo per te, amore mio. Sono certo che
riuscirai
nell’impresa e che, questa volta, i cupcakes saranno
commestibili.
La principessa
gonfiò il
petto e gli diede di nuovo le spalle. Certo che lo sarebbero stati! Non
aveva
intenzione di sbagliare!
“Ti
farò vedere io!”. Prese altre
due uova dal cartone da sei e questa volta le
ruppe una alla volta, facendo molta attenzione.
- Ce l’ho fatta! – esultò, buttando i
gusci nel secchio sotto di lei – e
adesso, devo preparare la farina e il burro!
Afferrò
una seconda
ciotola un po’ più grande della prima e con un
po’ troppo entusiasmo vi
rovesciò dentro la farina. Una nuvola bianca si
sollevò in aria e le pizzicò fastidiosamente
il naso.
- E...E...ECCIÙ!
E
metà della farina volò
via, insozzandole le guance e il mento. A quella scena, Eugene rise
ancora più
sguaiatamente, tanto che gli uscirono le lacrime dagli occhi.
- Due a zero per la farina! – disse.
Rapunzel
gonfiò il petto
e si volse, rossa in volto.
- Io non mi sto divertendo affatto! – piagnucolò
– voglio solo cucinare
qualcosa di dolce per l’anniversario!
Eugene tacque e
aggrottò
le sopracciglia, perplesso.
- Quale anniversario? – chiese, stranito.
- Come sarebbe a dire “quale”? Non ricordi che
domani sarà esattamente un anno
che ci siamo conosciuti?!
- Un anno? Di già? – si morse il labbro inferiore,
dandosi dello stupido –
perdonami, non lo ricordavo...
La principessa
si asciugò
gli occhi, afflitta.
- Volevo che fosse una sorpresa... che fosse un giorno speciale!
Eugene si
alzò e la
raggiunse, dandole un lungo bacio sulla fronte. Le prese il viso fra le
mani e
sorrise, mentre con le dita scacciava via le lacrime che le avevano
rigato il
viso.
- Cuciniamo insieme, amore mio – le sussurrò
– in fondo, quando ci siamo
conosciuti, abbiamo condiviso dei momenti meravigliosi che mai
dimenticherò.
Rapunzel gli
gettò le
braccia al collo e lo baciò con tutto l’amore che
sentiva arderle nel petto,
mentre nella mente le tornavano alla memoria tutti i ricordi che
avevano arricchito
l’anno appena passato. Se quel lontano giorno Eugene non
fosse entrato nella
torre, lei non avrebbe mai conosciuto né la
libertà né l’amore.
- Ti sporcherai... – gli sussurrò sulle labbra.
- Vorrà dire che, poi, faremo
il
bagno – le rispose, rubandole due baci.
Rapunzel rise,
sentendo
le mani del marito farsi più audaci. Gli cinse di nuovo il
collo e dischiuse le
labbra, perdendosi in un lungo e appassionato bacio. Eugene la sospinse
contro
il tavolo e nell’impeto fece cadere a terra la ciotola piena
di farina.
La principessa
si stava
lasciando trasportare dalla passione, quando con la coda
dell’occhio scorse
Pascal comparire sulla spalla del marito e divenire rosso come un
peperone.
L’istante dopo, il camaleonte aveva infilato la coda
nell’orecchio di Eugene,
il quale era balzato indietro con un grido.
- Pascal! – Rapunzel fece appena in tempo a mettere le mani a
coppa e a
recuperare l’amico di sempre, che iniziò ad
inveire contro i due.
- Ehi Pascal! Hai scelto il momento sbagliato! –
urlò Eugene, massaggiandosi
l’orecchio.
Per tutta
risposta,
l’animale si agitò ancora di più e fece
intendere ai due che quello non era né
il luogo né il momento adatto per abbandonarsi
l’una fra le braccia dell’altro.
- Oh Pascal! – rise Rapunzel, intuendo il vero motivo di
quell’intrusione – sei
incredibile!
- Hai forse capito cosa vuole questo ranocchio?
- Camaleonte. È un camaleonte!
- Oh, insomma! Non stiamo a puntualizzare ogni volta!
Sospirò,
reprimendo
dentro di sé una risata.
- Il fatto è che gli avevo promesso un cupcake tutto suo
– spiegò infine la
principessa – e adesso lo pretende. Sta aspettando da tre
giorni!
Eugene
sospirò, afflitto.
- Bene... accontentiamolo! – le si affiancò,
rubandole un bacio e scoccandole
uno sguardo pieno di malizia – ma noi due riprenderemo
più tardi il discorso
che abbiamo interrotto.
Rapunzel
avvampò. Improvvisamente,
i cupcakes non erano più così importanti...
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Capitolo 4 *** 04 ***
Prompt: Rapunzel
è l'unica che riesce a disegnare il suo naso nel modo
corretto.
Eugene
sospirò.
Si sedette sulla
panchina
del giardino, stringendo fra le mani lo schizzò del pittore
di corte. Avrebbe
voluto mettersi ad urlare!
Aprì
il foglio e un ricco
repertorio di coloriti insulti rivolti all’artista gli
attraversò la mente. La
fronte, gli occhi, i capelli e il resto del corpo erano disegnati
magnificamente – anche se nessuno sarebbe mai stato in grado
di rappresentarlo
in tutta la sua sfolgorante avvenenza! – fatta eccezione per
il naso, che era a
patata e pendente a sinistra.
- Ma perché?! – sbottò infine,
accartocciando il disegno e gettandoselo alle
spalle. Piegò i gomiti sulle ginocchia e posò il
volto sui pugni chiusi.
Possibile che nessuno era in grado di disegnargli un naso decente? Ne
sfiorò il
profilo con un dito, chiedendosi cosa ci fosse che non andasse. Eppure
gli
sembrava normalissimo e anche ben fatto!
Eugene
sbuffò, affranto.
Ormai avrebbe dovuto rassegnarsi: il pittore di corte aveva
già cominciato la
sua opera e di certo quel vecchiaccio non si sarebbe degnato di
ricominciare
tutto da capo. Il solo pensiero che il quadro sarebbe stato esposto
sotto gli
occhi di tutti, però, lo faceva impazzire. Non voleva
diventare lo zimbello del
Regno né voleva sfigurare accanto a Rapunzel che, lo sapeva,
sarebbe stata
bellissima anche dipinta.
Si
alzò e prese a
passeggiare per il giardino, sospirando di tanto in tanto. Mentre
percorreva il
porticato, vide due domestici camminare poco distante e, dopo averlo
scorto,
ridere fra loro.
“Oh
no... l’hanno già visto!” si disse,
allargandosi il colletto
della camicia.
Eugene si
portò le mani
ai capelli e, subito dopo, prese a correre come un forsennato verso la
Sala
adibita per la pittura. Si arrestò davanti alla porta,
mordendosi le mani. Era
giunto fin lì con l’intento di fermare
l’artista, ma adesso non aveva il
coraggio di entrare: aveva paura dello scempio che si sarebbe di certo
trovato
davanti e non era certo che i suoi nervi avrebbero retto alla vista del
suo
povero viso sfigurato.
“Oh
insomma! Non essere codardo!”.
Si ricompose,
tossicchiando per riprendere contegno. Si aggiustò la
casacca verde sulle
spalle, si passò una mano fra i capelli castani e,
sollevando il mento, abbassò
la maniglia della porta.
- Ma cosa...?
Eugene si
stropicciò gli
occhi, incredulo, e per un istante si chiese se in realtà
non stesse sognando.
Non solo il suo
naso era
disegnato alla perfezione, ma la scena riprodotta era completamente
diversa da
quella che gli era stata mostrata il pomeriggio prima. Nel dipinto
– che
occupava metà dell’alta parete – non
erano rappresentati lui e Rapunzel in pose
rigide e altere, ma erano l’uno accanto all’altra,
sorridenti e in compagnia di
Maximus e Pascal.
- Eugene, che ci fai qui?
La voce di sua
moglie lo
richiamò alla realtà. Eugene abbassò
lo sguardo e si ritrovò davanti una
Rapunzel sporca di pittura, con una tavolozza stretta in una mano e un
pennello
nell’altra. Lo stava osservando atterrita e in imbarazzo,
come se fosse appena
stata colta in flagranza di qualche reato.
- Ma... dov’è il pittore? – le chiese,
guardandosi intorno.
Lei
arrossì.
- Ce l’hai di fronte – rispose.
- Come, scusa?
- Beh... l’altro giorno mi è stato mostrato lo
schizzo del quadro e l’ho
trovato un po’ troppo cupo – Rapunzel
arrossì – io e te non siamo così...
vero?
Eugene non
sapeva che
fare, se abbracciarla o baciarla o entrambe le cose. Le prese il viso
fra le
mani, entusiasta.
- Amore mio, ti ringrazio! – esordì.
- Per cosa?
- Tu sei
l’unica che riesce a disegnare
bene il mio naso! Sono commosso.
La
sentì ridere di gusto.
- Oh sì, è vero. Diciamo che questo è
un altro dei motivi che mi ha spinto a voler
prendere il posto del pittore... in fondo, ho sempre amato disegnare!
Eugene la
baciò e guardò
nuovamente il dipinto con aria soddisfatta. Nessuno avrebbe riso di
lui, non
riusciva a crederci.
- Siamo proprio belli – disse infine, cingendo le spalle
minute della moglie
con un braccio – è il miglior ritratto che mi
abbiano mai fatto!
Rapunzel
posò il capo
contro il suo petto e si lasciò sfuggire una risata.
- Ti prometto che non sarà l’unico, allora.
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Capitolo 5 *** 05 ***
Prompt:
A volte Rapunzel ha paura che a Eugene Fitzherbert
manchino i vecchi tempi in cui era Flynn Rider.
Da: Soly Dea
Era
maledettamente
evidente che la vita di corte gli stava stretta, Rapunzel se ne era
accorta
ormai da tempo.
L’etichetta
non faceva
proprio per Eugene, nonostante il giovane cercasse di adattarsi meglio
che
poteva. Le regole imposte non erano per lui e, ogni tanto, i severi
istitutori
subivano qualche tiro mancino ed erano vittima di qualche innocente
scherzo messo
a punto dal futuro principe.
Ma
se da una parte
Rapunzel lo rimproverava e ogni volta si faceva promettere dal
fidanzato –
ahimè, invano – che non avrebbe più
messo le rane nel letto del maestro di
galateo, dall’altra era facile preda dei sensi di colpa e non
riusciva proprio
a biasimarlo. In fondo, si diceva la principessa, Eugene aveva vestito
i panni
dell’avventuriero Flynn Ryder per così tanto tempo
e con così tanto piacere,
che adesso quel palazzo in cui si ritrovava a vivere doveva apparire ai
suoi occhi
come una sorta di prigione. Dorata e piena di confort, certo, ma pur
sempre una
prigione!
Chissà,
magari a Eugene
mancavano i vecchi tempi in cui era il più ricercato e anche
il più amato ladro
del Regno…
Rapunzel
aveva paura.
Temeva che un giorno, svegliandosi, non avrebbe più trovato
accanto a sé il suo
amato. Temeva che avrebbe rinunciato a stare con lei e a sposarla, per
riprendere la vecchia identità di Flynn Ryder,
“l’audace briccone niente male
con le signore”, come egli stesso amava definirsi.
“No,
no, no!”.
La
principessa scosse il
capo, cercando di scacciare via l’immagine del suo
Eugene circondato da
donne molto più avvenenti ed esperte di lei.
Prese
aria e si avvicinò
verso la finestra, per gettare uno sguardo al meraviglioso giardino che
cingeva
il castello. Proprio lì sotto, scorse Eugene che passeggiava
accompagnato da
Maximus e da un bambino che gli saltellava intorno, chiedendogli
probabilmente
di raccontargli chissà quale rocambolesca avventura.
Rapunzel
trasalì tutto
ad un tratto e schiuse le labbra in un inaspettato sorriso. Ma certo!
Perché
non ci aveva pensato prima?
Si
volse e corse via,
sfrecciando per i corridoi del castello sotto gli occhi scandalizzati e
divertiti della servitù. Uscì dal portone
principale, rincorsa da una trafelata
guardia, e s’immerse nelle vie cittadine, salutando di tanto
in tanto coloro
che, riconoscendola, le rivolgevano un sorriso o una riverenza.
“Ecco,
sono arrivata!”
si disse tutto ad un tratto, fermandosi
davanti l’entrata di una piccola locanda dal nome che
conosceva molto bene: Il
Bell’Anatroccolo II.
- Principessa, ma cosa ci facciamo qui? – le chiese la
guardia che l’aveva
accompagnata e che già impugnava la lancia, tremando come
una foglia.
Rapunzel
trattenne una
risata e la guardò divertita.
- Puoi anche aspettare fuori, se vuoi – gli disse.
- Siete sicura, principessa?
- Certo.
E
senza attendere una
risposta (la guardia era talmente spaventata che per poco non svenne!)
aprì la
porta e scomparve all’interno della taverna.
Venne
subito investita
da un forte odore di vino e sudore e dalle grida allegre dei
commensali.
Zigzagò fra i tavoli, ridendo e canticchiando allegramente
quel motivetto che
tanto tempo prima aveva avuto l’onore e il piacere di
cantare, chiedendo
permesso e sbracciandosi per attirare l’attenzione del suo
caro amico.
Quando,
infine, tutti
quegli uomini la videro avanzare verso il piano rialzato dove Uncino si
stava
esibendo, tacquero all’unisono e il silenzio calò
greve, interrotto solo da
qualche bisbiglio sommesso.
- Principessa, cosa ci fate voi qui? – le chiese
l’omone al pianoforte,
interrompendo il brano e balzando in piedi. Il suo uncino
d’oro scintillò alla
fioca luce che penetrava nella bettola.
- Non volevo disturbare la tua esibizione – rispose.
- State scherzando? Non disturbate affatto! Dobbiamo ringraziare solo
voi e
Eugene se è stato possibile aprire Il
bell’Anatroccolo II – Uncino scese
dal piano rialzato e la guardò dall’alto della sua
stazza – ma cosa vi ha
spinto qui, diteci.
Rapunzel
sorrise.
- Bene, ho bisogno del vostro aiuto, di tutti voi! Si tratta di Eugene
e vorrei
che rintracciaste delle persone per me...
E
nell’intimità della
taverna, spiegò il suo piano a quelli che, ormai, erano
diventati i suoi più
cari amici.
*
* * * * *
-
Ma dove mi stai portando? – le chiese Eugene, stando attento
a non inciampare
e resistendo con tutto le sue forze al desiderio di sbirciare dalla
benda che
gli copriva gli occhi.
-
È una sorpresa, non temere! – rispose Rapunzel,
trascinandolo con entusiasmo
– e sono certa che ti piacerà...
-
Vuoi forse farlo sul prato al chiaro di luna?
-
Eugene!!
Per
fortuna che era
bendato, altrimenti l’avrebbe vista diventare rossa come un
peperone! Anche se,
pensandoci bene, una parte di lei si era lasciata sedurre da
quell’idea così
trasgressiva e aveva iniziato a prenderla seriamente in
considerazione...
- Di chi sono queste voci? – chiese ad un tratto il giovane,
richiamandola da
quei pensieri poco casti.
Rapunzel
sorrise e
aumentò il passo.
- Stai per scoprirlo, vieni! – e lo trascinò con
entrambe le mani – coraggio!
- AAAHHH!
- Oh cielo, perdonami Eugene! Ti sei fatto male?
Presa
com’era dall’entusiasmo,
non si era accorta che il sentiero che stavano seguendo curvava tutto
ad un
tratto, così Eugene aveva finito per inciampare nelle pietre
che ne decoravano
i bordi.
- Va tutto bene, tranquilla – le rispose, rimettendosi in
piedi con un po’ di
fatica – spero di non cadere più, però.
Non è stato piacevole!
- Perdonami...
- Ma dove siamo? Sento che le voci sono più vicine!
Rapunzel
lo prese di
nuovo per mano e, facendo più attenzione, lo condusse fino
alla fine del
sentiero, dove un gruppo nutrito di ragazzini capitanati da Uncino e
qualche
altro amico attendeva in silenzio intorno ad un falò.
- Rapunzel, è il crepitio del fuoco quello che sento?
– chiese a quel punto
Eugene, che già si vedeva in fiamme.
- Sì, ma siamo arrivati. Ora ti tolgo la benda...
La
principessa si alzò
sulle punte e restò ferma ad ammirare compiaciuta
l’arabesco di espressioni che
si dipinsero sul viso dell’uomo che amava. Stupore,
incredulità, felicità,
nostalgia, malinconia... erano solo alcune fra le emozioni che
attraversarono
lo sguardo strabuzzato di Eugene.
- FLYNN!!! – i bambini gridarono in coro, saltandogli
letteralmente addosso e
buttandolo a terra, fra le risa divertite di Rapunzel e degli altri.
- Non ci posso credere! – urlò Eugene e
guardò quei monelli uno ad uno, con
commozione – Carlton, Friedrich, Daphne, Kayla, Leon... ci
siete tutti! – e
poi, rivolgendo gli occhi alla sua principessa, aggiunse – ma
come hai fatto a
trovarli?
Rapunzel
gli indirizzò
un occhiolino e con il capo accenno a Uncino e agli altri.
- Grazie all’aiuto di qualche amico – gli si
avvicinò e lo aiutò ad alzarsi,
cingendogli il collo con le braccia e stringendolo in un forte e caldo
abbraccio.
- Hai fatto tutto questo per me?
- Non volevo che perdessi le cose belle della tua vecchia vita
– rispose la
principessa, per poi staccarsi e guardarlo in quegli occhi di cui si
era
pazzamente innamorata – adesso potrai tornare ad essere Flynn
Ryder, l’audace
briccone che racconta storie incredibili ai suoi piccoli amici...
- Oh Rapunzel...
Eugene
la strinse a sé e
fra gli sguardi imbarazzati degli adulti e quelli divertiti e
ammiccanti dei
più piccoli, baciò la sua Rapunzel.
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Capitolo 6 *** 06 ***
Prompt: la
mattina in cui Rapunzel diventa
regina, Flynn è al suo fianco.
Infine, il
momento era giunto.
Rapunzel non
avrebbe mai immagino che
il padre e la madre avrebbero abdicato in suo favore dopo soli cinque
anni dal
loro ricongiungimento. Li aveva supplicati di non farlo, dicendo di non
sentirsi all’altezza per governare un Regno che, seppur
piccolo, necessitava di
sovrani esperti.
Ma i genitori
erano stati
irremovibili e l’avevano rassicurato con dolci parole e caldi
abbracci, dicendole
che lei non solo era all’altezza del compito, ma che sarebbe
anche stata una
sovrana più abile e amata di loro.
- Sai cosa vuol dire amare e soffrire, bambina mia – le aveva
detto la madre,
dandole un bacio sulla fronte. Un bacio vero, non come quelli che le
riservava Gothel.
- E sai quanto è importante essere liberi e inseguire i
propri sogni – aveva
incalzato suo padre, abbracciandola – sarai una regina
magnifica.
Rapunzel non
aveva più obiettato e
aveva assistito ai preparativi con ansia crescente. Come aveva fatto
con quelli
per il suo matrimonio, del resto.
E adesso, eccola
lì, con indosso un
magnifico abito lilla e la sua corona di regina
sulla zazzera di capelli bruni. Si guardò allo specchio e
vide solo una ragazzina
spaventata dagli occhi di bambina cresciuta troppo velocemente.
“Faccio
ancora in tempo a fuggire via?” si chiese,
gettando una veloce occhiata alla porta
presidiata da una guardia.
- Rapunzel?
Il suo sguardo
tornò di nuovo sulla
superficie dello specchio e, accanto al proprio riflesso, vide quello
del suo
amato. Eugene le stava rivolgendo un sorriso dolcissimo, che lei
ricambiò
commossa. Cosa avrebbe fatto se non avesse avuto accanto lui, pronto a
sostenerla in qualsiasi suo sogno e progetto? “Se
non ci fosse stato lui, non sarei qui”.
- Sono
spaventata – sussurrò infine –
e se non riuscissi a governare saggiamente come hanno fatto i miei
genitori
prima di me? E se non ne fossi all’altezza?
Sentì
gli occhi riempiersi di
lacrime, mentre si volgeva per stringersi contro il petto del giovane.
Avrebbe
voluto sparirci, in quell’abbraccio così caldo e
protettivo.
- Non dirlo – le sussurrò lui, baciandole i
capelli – lo sarai, ne sono certo.
Risollevò
il capo.
- Come fai ad esserne così sicuro?
Eugene
increspò le labbra in un sorriso
sghembo e, suo malgrado, Rapunzel rise. Lo “sguardo che
conquista” del marito,
nonostante gli anni che continuavano a passare, sortiva sempre i suoi
improbabili effetti!
- Lo sono, amore mio, perché non c’è
persona che non ti conosca meglio di me –
le disse – so quanto tu abbia lottato per realizzare i tuoi
sogni e so che
persona saggia e giusta tu sia. Non esisterà regina migliore
di te, sono pronto
a scommetterci la testa!
Rapunzel gli
gettò le braccia al
collo e lo baciò come non aveva mai fatto prima.
Intrecciò la lingua alla sua e
affondò entrambe le mani fra le sue ciocche scure,
costringendolo a tener unite
le loro bocche ancora per qualche istante.
- Ti amo, Eugene – gli sussurrò poi –
come farei senza di te?
- Non saprei – le rispose, ammiccando – ma,
intanto, senza corona non potrai
essere regina...
Rapunzel
spostò lo sguardo sulla mano
del marito, che portava in trionfo la corona che le aveva sottratto
senza che
lei se ne accorgesse. Come accidenti aveva fatto? Amava e odiava al
tempo
stesso quella sua inquietante abilità di ladruncolo!
- Eugene!! – sbottò, divertita.
Si tese per
riacciuffare il prezioso
oggetto e l’uomo ne approfittò per rubarle un
nuovo bacio. La strinse a sé,
protettivo.
- La parte migliore inizia adesso, Rapunzel – le disse
– perché affronteremo
questo momento insieme, come abbiamo sempre fatto – e le
riadagiò la corona sul
capo.
Si presero per
mano e, finalmente,
uscirono alla luce del Sole.
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Capitolo 7 *** 07 ***
Prompt: Rapunzel
racconta alla figlia come ha conosciuto suo padre, ma Eugene si
intromette
modificando la storia.
-
Mamma, mamma! – una
bimba dai capelli scuri e gli occhi d’ambra
trotterellò sulle gambette svelte,
seguita a ruota da un piccolo e tutto trafelato camaleonte verde
– mi racconti
come vi siete conosciuti tu e papà? Dai, ti prego!
- Mia piccola Soleil – disse Rapunzel, portandosi dietro
l’orecchio una ciocca
castana e prendendo fra le braccia la figlioletta di tre anni
– certo che te lo
racconto. Ci sarà da ridere...
Soleil
sghignazzò e strinse le
braccia intorno al collo della madre.
- Papà era tanto buffo? – chiese.
- Beh, quella buffa ero io. Eugene era più... distratto,
ecco – Rapunzel si sedette su una panchina di pietra,
all’ombra di un ciliegio in fiore. Adagiò la bimba
accanto a sé e la guardò
negli occhi innocenti, che la osservavano a loro volta in trepidante
attesa.
- Distratto? – ripeté Soleil.
- Sì – Pascal, sulla sua spalla,
ridacchiò – pensa che quando è entrato
nella
torre che mi teneva prigioniera, io...
- ...Tua madre mi si è buttata fra le braccia esclamando:
“oh, giovane
d’incredibile bellezza! Salvami da codesta
prigionia!” e così ho fatto.
- Oh cielo, Eugene! – urlò Rapunzel, sobbalzando
alla comparsa del marito, che
non aveva affatto perduto il suo passo felpato da ladro – per
poco non mi
facevi venire un colpo!
- Papà! – Soleil era balzata in piedi e adesso si
protendeva verso il giovane –
ma la mamma ha detto che sei distratto!
Eugene la sollevò da sotto le ascelle, facendole fare un
giro completo in aria.
- La mamma lo è di più!
- Cosa?! Non azzardarti a mentire a nostra figlia – Rapunzel
incrociò le
braccia sul petto, fingendosi indispettita – non costringermi
ad usare la
padella!
Davanti a quella
minaccia, il giovane
principe smorzò l’entusiasmo e deglutì
rumorosamente. Non era affatto piacevole
ricevere padellate in testa! Riadagiò Soleil sulla panchina
e si inginocchiò
davanti ai suoi piedi, sospirando. Guardò la figlia come
solo un padre
innamorato potrebbe fare e, infine, disse:
- La verità, bambina mia, è che tua madre mi ha
tramortito con una padella...
ma poi io l’ho conquistata con uno sguardo!
Rapunzel
scoppiò a ridere e scosse il
capo. Si tese in avanti e baciò il marito sulle labbra, a
lungo, mentre Soleil
arrossiva e nascondeva il visino dietro ai pugnetti.
- Sei sempre il solito, Eugene Fitzherbert!
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Capitolo 8 *** 08 ***
Prompt: Tu mi hai dato
la libertà.
Gruppo
facebook: we are
out for prompt.
Rapunzel si
rigirò nel letto,
stringendosi forte all’ampio petto del marito. Nel buio della
stanza, l’incubo
sembrava riproporsi all’infinito, prendendo forma e
consistenza fra le ombre
che strisciavano sulle pareti.
- Ehi – la chiamò Eugene con la bocca impastata
dal sonno, abbracciandola –
cosa c’è? Stai tremando come una foglia...
- Ho avuto un incubo – rispose la principessa, cercando gli
occhi del giovane
nell’oscurità.
- Stai tranquilla, nessuno può farti del male
finché ci sarò io qui a
proteggerti. Cos’hai sognato?
Rapunzel si mise
a sedere,
stringendosi al petto le lenzuola, imitata subito da Eugene che le
baciò
dolcemente una spalla, in attesa che parlasse.
- Ho sognato che ero ancora prigioniera nella Torre e che Madre Gothel
era
ancora lì con me – singhiozzò
– oh Eugene, ho creduto che tu fossi stato solo
un’illusione della mia mente!
- Amore mio, non dire sciocchezze – e la strinse forte,
cullandola – io sono
qui e sono reale.
Rapunzel
sollevò il capo quel tanto
che bastava per baciarlo, per sentirlo vero e concreto accanto a
sé. Inspirò il
suo profumo e socchiuse le palpebre, scacciando l’incubo che
ancora le
avvelenava la mente.
- Grazie, Eugene – gli sussurrò sul collo.
- E di cosa? Ricorda che io sarò sempre al tuo fianco,
qualsiasi cosa accada.
- No, Eugene, grazie per avermi regalato la libertà. Se tu
quel giorno non
fossi entrato nella torre e nella mia vita, a quest’ora io...
sarei ancora
prigioniera e infelice, senza amore, triste e sola.
Eugene la
baciò con tutta la passione
di cui era capace, ributtandola fra le lenzuola. Si sollevò
e la guardò negli
occhi verdi, che brillavano di lacrime a stento trattenute.
- Rifarei tutto da capo se fosse necessario – disse
– prenderei mille e altre
pugnalate per te, Rapunzel, solo per liberarti e regalarti la bellezza
di
sognare.
La
principessa gli carezzò la guancia
e scostò le gambe, affinché il marito potesse
prenderla con infinita dolcezza.
Socchiuse gli occhi e sorrise, stringendolo a sé.
-
Adesso sono libera di amarti, Eugene – gli
sussurrò all’orecchio – adesso so
cos’è davvero la libertà!
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Capitolo 9 *** 09 ***
Prompt: Mentre guardano
le stelle, sdraiati
sull'erba rorida, Flynn pensa che, tra tutte le luci che punteggiano il
cielo,
sia lei quella più splendente.
Gruppo facebook: we are out for
prompt.
L’estate
era ormai alle porte.
Le giornate si
facevano sempre più
calde e, da qualche sera, Rapunzel e Eugene avevano preso
l’abitudine di uscire
in giardino per godersi la frescura e la bellezza del cielo terso.
Mano nella mano,
passeggiavano in
silenzio, scambiandosi timidi sorrisi di tanto in tanto.
- Fermiamoci qui – gli disse ad un tratto la principessa
– sediamoci.
- Qui? – ripeté il giovane, osservando
l’erba rorida sotto di sé – poco
più
avanti ci sono le panchine.
- No, ti prego. Da qui si vede il posto in cui abbiamo ammirato per la
prima
volta le lanterne... vedi?
Eugene
aguzzò la vista.
- Hai ragione... – e si sedette, imitato subito da Rapunzel,
che gli si strinse
contro il petto – dovremmo farci un altro giro in barca...
cosa ne pensi?
- Sarebbe meraviglioso, così potremmo ammirare le stelle in
cielo... guarda
come brillano! Non sono meravigliose?
Il giovane
sollevò gli occhi e rimase
estasiato dalla volta celeste punteggiata di stelle splendenti. Ma
quando
riabbassò il capo e incontrò il volto luminoso
della propria amata, si ritrovò
a pensare che fra tutte quelle stelle, nessuna era paragonabile in
bellezza e
grazia alla sua Rapunzel.
Le cinse le
spalle minute e la
strinse ancor di più a sé, sospirando.
- Ti amo – le soffiò in un orecchio.
- Ti amo anch’io, Eugene.
E
l’erba li accolse avvinti l’uno all’altra.
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Capitolo 10 *** 10 ***
Prompt: quando
lei lo amava.
Gruppo facebook: we are
out for prompt.
Eugene le
strinse i fianchi, mentre
ne accompagnava il movimento fluido e appassionato.
In quei momenti
d’intimità, fatti di
lussuria e sospiri, il principe si soffermava a pensare a quanto lei lo
amasse
e facesse di tutto per dimostrarglielo. Da quelle unioni appassionate,
che
divenivano sempre più frenetiche e quasi disperate, ai
piccoli gesti di vita
quotidiana, come guardi languidi e molli carezze.
Eugene
reclinò il capo all’indietro e
gettò fuori un urlo. Rapunzel s’inarcò
come un giunco e unì la voce alla sua,
in un rantolo di passione.
Quando il
piacere dell’orgasmo lo
abbandonò, restituendogli lucidità, il principe
guardò la sua amata che gli
sorrideva, con i capelli castani arruffati e il corpo nudo e florido
esposto ai
suoi occhi avidi. In quello sguardo smeraldino avrebbe potuto
annegarci, come
in placide acque, tanto era tenero e colmo d’amore.
Rapunzel si
rannicchiò contro il suo
petto e gli diede dei leggeri baci sul profilo della mascella, ridendo.
- Ti amo – gli sussurrò.
Eugene la
strinse a sé, come se
temesse che potesse svanire da un momento all’altro.
- Ti amo anch’io, Rapunzel.
Quando lei lo
amava, il mondo cessava
di esistere: c’erano solo loro due, delle lenzuola profumate
e tutto l’amore
che provavano l’uno per l’altra.
Eugene non aveva
bisogno di sapere
altro.
Sospirò
e chiuse gli occhi, aspirando
avidamente il profumo della sua principessa.
Angolino
dell’autrice:
Ciao a tutti!
E con questa
flash si sale di rating,
ma state tranquilli, perché dubito che
raggiungerò il rosso.
Alla prossima!
Elly
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Capitolo 11 *** 11 ***
Prompt: Vento.
Gruppo
facebook: we are
out for prompt.
Il vento spirava
con
forza inaudita.
Sferzava il
castello con
violenza e picchiava contro le finestre, quasi a volerle mandare in
frantumi.
Sibilava
sinistramente
fra vicoli e strade, facendo raggelare il sangue nelle vene a tutti gli
abitanti del piccolo Regno.
Nel castello,
Rapunzel
tremava rannicchiata sul letto, con gli occhi serrati e il capo coperto
dal
lenzuolo. Sembrava ancora più piccola di quanto non fosse
già, mentre la paura
le divorava il cuore.
Ad un tratto, un
tocco
leggero sulla mano la fece trasalire. Spalancò le palpebre e
nella semioscurità
che ombreggiava la camera e anticipava la tempesta ormai imminente,
vide il
volto preoccupato del suo principe.
- Amore mio, cos’hai? – le chiese, stringendola e
cullandola con infinita
dolcezza.
Rapunzel
tirò su con il
naso e si asciugò una lacrima sfuggita alle ciglia nere.
- Nulla... – rispose in un singhiozzo.
- Sei una pessima bugiarda, amore mio, lo sai – Eugene le
diede un lungo bacio
sulla fronte sudata, per poi guardarla dritto negli occhi languidi
– coraggio,
dimmi cosa c’è che non va.
- Ecco, Eugene... devi sapere che quando abitavo nella torre, spesso
Madre
Gothel mi lasciava sola per giorni interi. Non era raro che in quelle
occasioni
si scatenasse qualche tempesta simile a questa e io... io ero solo una
bambina
e avevo tanta paura!
Eugene la
strinse con più
enfasi, mentre la sua amata gli macchiava la camicia con le proprie
lacrime.
- Ssshhh, non c’è bisogno di avere paura
– le sussurrò – ora ci sono io qui con
te. Con me al tuo fianco, non devi avere paura di nulla... hai capito,
amore
mio?
Rapunzel gli
gettò le
braccia al collo e lo baciò con passione.
- Oh Eugene – disse, sorridendo nonostante le guance umide
– grazie.
E mentre
le loro labbra
s’incontravano di nuovo, la paura della principessa divenne
ben poca cosa e
sfumò come bruma all’alba.
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Capitolo 12 *** 12 ***
Prompt: L'avrebbe
portata a vedere la neve.
Gruppo
facebook: we are
out for prompt.
Eugene non
poteva
crederci.
Era rimasto
completamente
senza parole e osservava la moglie a bocca aperta, con la voce spezzata
in
gola.
- Perché mi fissi così? – gli chiese
Rapunzel, con i suoi occhioni languidi e
ingenui.
Il giovane
riprese subito
il controllo di sé e assunse immediatamente
un’espressione seriosa. In fondo –
si disse – era abbastanza normale che sua moglie non avesse
mai visto la neve.
Lì, in quel Regno, il clima era sempre mite e mai le
temperature erano calate
tanto da far nevicare. Se, poi, si considerava che per 18 lunghi anni
era stata
prigioniera in una torre...
Scosse il capo e
prese le
mani di Rapunzel, baciandogliele con infinita dolcezza.
- Amore mio, sto parlando della neve. Davvero non l’hai mai
vista? – le disse.
Lei scosse
ancora il capo.
- Cos’è “neve”? –
chiese.
- La neve è un fenomeno atmosferico è... ecco...
– Eugene arrossì – non sono la
persona giusta, quella in grado di spiegarti scientificamente il
concetto.
Tuttavia, posso dirti com’è: cade dal cielo quando
fa molto freddo ed è bianca
come il latte. Ha una consistenza morbida, ma dopo un po’
diventa solida ed è
così che si forma il ghiaccio.
Sorrise
compiaciuto,
felice di aver arrangiato una spiegazione alla propria moglie che, dal
canto
suo, lo osservava ancora confusa. Forse, un po’
più confusa di prima...
- È come... la farina, allora? – gli chiese
ingenuamente.
Eugene stette un
attimo a
riflettere.
- Più o meno sì, ma credo che non ci sia niente
di paragonabile alla neve.
Rapunzel gli
gettò le
braccia al collo e lo baciò con passione.
- Sembra che a te piaccia particolarmente – gli disse, per
poi accigliarsi – mi
spiace di non conoscerla.
- Oh no, amore mio, non dispiacerti – ribatté lui,
strofinando il naso contro
il suo – perché ho deciso che rimedieremo: ti
porterò a vedere la neve!
- Davvero?
Eugene le
indirizzò un
occhiolino.
- Tu lascia fare a me.
* * *
Rapunzel era
entusiasta.
Il cuore nel petto batteva all’impazzata, come un tamburo.
L’adrenalina le
infiammava le vene, mentre i suoi occhi smeraldini si riempivano di
pura
meraviglia.
Mosse un passo e
il suo
piede, avvolto in un pesante scarpone, affondò nella neve.
Eccola. La neve!
La neve!
La neve!
Rise divertita e
si chinò
a prenderne un po’ con le mani. Rabbrividì in
tutto il corpo, ridendo sempre
più forte. Sollevò in aria le braccia e
lanciò in aria la neve che aveva
raccolto, volteggiando su se stessa.
- Oh, Eugene! – esclamò, volgendosi verso il
marito, che la osservava sullo
stipite della baita – ma è... semplicemente
bellissima!
- Sapevo che ti sarebbe piaciuta.
Rapunzel
iniziò a
correre, poi a saltare, a ridere, a ballare e quei suoi gesti le
ricordarono la
gioia e il senso di libertà che aveva provato quando si era
calata la prima
volta dalla torre. E, per la seconda volta, il merito era tutto di
Eugene.
Si
fermò tutto ad un
tratto, con il fiatone e le guance rosse punte dal freddo.
Si
girò e tornò sui
propri passi, correndo a perdifiato. Salì i pochi gradini
che la separavano dal
marito e gli saltò al collo, baciandolo come non aveva mai
fatto prima.
Eugene
rise e la strinse
a sé, guardandola languidamente.
-
Sei infreddolita... – le sussurrò in un orecchio,
facendola rabbrividire, ma
di piacere.
-
Ho bisogno di scaldarmi un po’ – gli rispose con
timidezza e con una breve
risata.
-
Vieni dentro – il marito la prese per mano – so io
come scaldarti.
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Capitolo 13 *** 13 ***
Prompt: «Che
giorno è oggi?»
«Il
giorno in cui tutto è
iniziato»
Gruppo
facebook: we are
out for prompt.
Rapunzel
salì
sull’imbarcazione senza dire una parola. Il cuore sembrava
esploderle nel
petto, mentre Eugene – il suo amato
Eugene, colui che l’aveva salvata, il suo nuovo sogno
– la raggiungeva con
un agile balzo.
Quando la
barchetta si
staccò dal molo, Rapunzel prese aria e pose fine al silenzio
fra loro.
- Non mi hai detto perché mi hai portata qui –
sussurrò, giocherellando con un
lembo del suo abito lilla.
Eugene smise per
un
attimo di remare e le scoccò un’occhiata
perplessa. Infine, sorrise e sollevò
un sopracciglio con il suo solito sguardo strafottente.
- Davvero non lo sai? – le chiese di rimando.
Rapunzel scosse
il capo.
Un venticello fresco lambì il pelo dell’acqua e
cozzò leggermente contro il
legno dell’imbarcazione, che ondeggiò appena.
- Amore mio... è quel
giorno.
- Che giorno è oggi?
Eugene si
allungò per
baciarla sulle labbra.
- Il giorno in cui tutto è iniziato – rispose e
lasciò definitivamente i remi.
Le prese il viso
fra le
mani e guardandola intensamente negli occhi, le ammiccò
affinché si volgesse
verso la sua destra. La principessa ubbidì e appena vide una
lanterna
sollevarsi dal castello, seguita da mille altre, la commozione le
intrappolò le
parole in gola.
Quel giorno. Il
giorno in
cui Eugene l’aveva salvata, il giorno in cui si era
innamorata di lui. Di un
ladro, non di un principe. Ma di un uomo meraviglioso e non di un
opportunista
interessato solo ai suoi capelli magici.
Rapunzel non
avrebbe mai
dimenticato quella sera. La sera in cui si era accorta di avere un
nuovo sogno.
- Eugene? – chiamò con le lacrime agli occhi.
- Dimmi, amore mio.
Non rispose e si
limitò a
gettargli le braccia al collo, ad affondare le mani fra i suoi capelli
scuri e
a donargli il bacio più appassionato che gli avesse mai
dato. Quando si staccò,
Rapunzel sorrise fra le lacrime.
- Grazie – disse.
Eugene la
strinse a sé,
ricambiando il sorriso.
- Te l’avevo detto, no?
- Cosa?
- Che la parte migliore sarebbe stata trovare un nuovo sogno...
La
piegò sul legno della
barca con dolcezza, guardandola negli occhi verdi come smeraldi. Si
baciarono
di nuovo, ridendo. Rapunzel lo strinse a sé e lui fece lo
stesso.
Quella
sera, si amarono
fra le luci dorate delle lanterne.
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Capitolo 14 *** 14 ***
Prompt: "non senti
puzza di bruciato?"
Gruppo
facebook:
we are out for prompt.
Si sa, a San
Valentino
ogni coppia che si rispetti, soprattutto se novelli sposi, deve
obbligatoriamente mettersi ai fornelli.
E Rapunzel e
Eugene non
fanno alcuna eccezione.
Quella mattina,
un’assolata mattina di un ridente 14 febbraio, la principessa
svegliò il suo
sposo sfiorandogli le labbra con le proprie, leggerissima. Il giovane
si
stiracchiò, per poi stringerla al petto e ricambiare con un
bacio appassionato,
che di innocente non aveva proprio nulla.
- Eugene! – lo richiamò Rapunzel, divertita,
impedendogli di intrufolare le
mani sotto la sua camicia da notte – Non dimentichi qualcosa?
Eugene
aprì un occhio e
poi l’altro, sbattendo ripetutamente le palpebre, ancora
rapito dal sonno.
- Che siamo ancora vestiti? – rispose con la bocca impastata.
- Eugene...!!!
La principessa
si mise a
sedere sul letto, incrociando le braccia sul petto.
L’espressione seriosa sul
viso la rendeva un po’ buffa, ma l’insolito
scintillio negli occhi smeraldini fece
desistere Eugene nel fare commenti sarcastici.
- Oggi è San Valentino... non ti dice nulla questa data?
– gli chiese lei.
- Dovrebbe...?
- Eugene! Ma come devo fare con te? Oggi è la festa degli
innamorati e una
settimana fa mi hai promesso che avremmo cucinato dei cioccolatini
insieme!
Il giovane si
portò una
mano alla fronte, sudando freddo. Ricordava quella promessa, che la sua
amata
Rapunzel gli aveva strappato mentre lentamente si spogliava davanti ai
suoi
occhi avidi.
Provare a
protestare – si
disse – non sarebbe servito a nulla: una delle
qualità (o era un difetto?) di
sua moglie era proprio la testardaggine.
- Ma certo – esclamò infine, buttando le coperte
da un lato – cosa stiamo
aspettando?
Rapunzel emise
un
gridolino eccitato e gli gettò le braccia al collo.
* *
*
Eugene non era
molto
convinto della commestibilità di quei dolcetti –
per lo meno, non di quelli che
aveva confezionato lui - ciò nonostante li mise ugualmente
in forno.
- Bene! – disse Rapunzel, battendo una volta le mani
– Adesso dobbiamo solo
aspettare.
- E cosa possiamo fare, mentre attendiamo? – le chiese Eugene.
La moglie gli si
avvicinò
timidamente, ma con una punta di malizia ad illuminarle il viso piccolo
e
tondo. Gli carezzò il petto, facendolo trasalire, per poi
appuntare lo sguardo
languido nel suo.
- Io un’idea ce l’avrei –
sussurrò.
Eugene sorrise e
la prese
fra le braccia. Le loro labbra s’incontrarono a
metà strada, le loro lingue
s’intrecciarono in una danza vorticosa. La sospinse contro il
tavolo della
cucina, le avvolse la vita con le mani grandi e calde e ve la
issò sopra.
Rapunzel gli cinse il collo con le braccia e gettò il capo
all’indietro, mentre
il marito intrufolava le mani nello scollo dell’abito e le
stuzzicava le punte
turgide dei seni.
Si baciarono di
nuovo, assaporandosi,
finché nell’aria non iniziò ad
aleggiare uno strano odore. Si fermarono
all’unisono, guardandosi negli occhi con
un’espressione perplessa stampata in
viso.
- Non senti puzza di bruciato? – chiese a quel punto Rapunzel.
Guardarono verso
il forno,
dal quale fuoriusciva una voluta di fumo nero.
- Accidenti!
Eugene si
precipitò a
spegnerlo e, quando lo aprì, si ritrovò fra le
mani dei cioccolatini
bruciacchiati e davvero immangiabili.
- Che peccato... – sussurrò Rapunzel.
Ma il
giovane le sorrise
di rimando e lasciò cadere a terra quel pastrocchio annerito
con tutta la
teglia.
-
A me per niente – rispose, con il suo solito sorriso furbesco
– piuttosto,
dov’eravamo rimasti?
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