Viaggio per mare

di Lady Moon
(/viewuser.php?uid=274364)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una strana nave ***
Capitolo 2: *** Un nuovo membro ***
Capitolo 3: *** Il destino di Aries ***
Capitolo 4: *** Chi è lui? ***



Capitolo 1
*** Una strana nave ***





 “Il mare non ha paese nemmen lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole”
 
- Giovanni Verga. 


~


 
Capitolo 1: Una strana nave.

28 Aprile del 2015, Gran Bretagna.

Quella nave era immensa, a poco spaventosa, e galleggiava immobile nelle acque bluastre dell'Oceano. 
Era notte, si vedeva a malapena quel particolare simbolo inciso su una delle due bandiere, che si lasciavano dondolare dal vento, il quale spirava, di tanto in tanto. Una era la bandiera dell'Inghilterra, l'altra era completamente nera, con disegnate sopra delle stelle e dei pianeti. Margherita riconobbe Giove dalle dimensioni, gli altri pianeti erano indecifrabili, era troppo buio. Squadrò il pesante bestione di legno, sembrava non troppo rovinato dalle acque, ma allo stesso tempo le suscitò una strana certezza d'averne passate tante in mare, di essere stata a lungo a navigare presso chissà dove, alla ricerca di chissà chi o di quale tesoro, e di essere ritornata al porto solo per riposarsi e per decidere sul da farsi l'indomani - ammesso che una nave si potesse riposare e pensare ove il destino e la corrente l'avrebbe poi ricondotta. - 
Dopo le sue fantasticherie si decise, montò su, per quanto fosse rabbrividita alla sola idea e alla sola vista di quel galeone. La nave all'interno le mise ancora più inquietudine. Appena poggiò le due gambe al suolo sussultò per il freddo; era come se un globo di ghiaccio le avesse attraversato la schiena e fosse vaporizzato. Quella nave era strana e antica, pensò, ma ci avrebbe passato la notte, avrebbe riposato lì, era l'unica soluzione.

Il mattino seguente soggiunse in fretta, Margherita stranamente non ricordava cos'aveva sognato. Si alzò, stordita, confusa. Ricordò tutto, quello che era successo il giorno prima, il motivo per cui era lì. Aveva litigato con la madre, con la sorella e suo fratello ed era scappata, dirigendosi - convinta di trovare un posto dove dormire -  al porto. Ci andava spesso lì, in qualche modo sedersi su una delle piattaforme di legno, dove il panorama dell'Oceano era magnifico, la rilassava, la faceva riflettere, intuire. E le navi le davano ispirazione, erano un modo per sfuggire alla realtà, che talvolta per lei era troppo cruda, e il bisogno di sfuggirle si faceva negli ultimi tempi sempre più presente. Margherita aveva diciotto anni, il  fratello venti e la sorella ventisei; era dunque la più piccola del branco e quella più "in difetto", dicevano i suoi. Aveva un carattere assai originale e sapeva essere davvero buona con le persone che le dimostravano affetto o che sapeva avessero avuto bisogno di una mano. Era intelligente e astuta, ma quel giorno non constatò un dato molto rilevante. Galleggiava già da un po' distante dal porto, tanto da non riuscire più a vederlo. Emise un gemito di sorpresa e di sgomento. Si guardò intorno, chi diamine stava guidando quella nave? e perché diamine non l'aveva svegliata e chiesto informazioni? perché l'avevano trascinata con lei, così distante dalla città? la stavano rapendo? erano dei pirati, o cosa? come si erano permessi di portarla con sé? non se ne erano accorti, forse, che era lì stesa al freddo a dormire? 



«C'è nessuno? Ehi! C'è nessuno?» - urlò, spaventata, ma pentendosene dopo poco. Pensò che se qualcuno avesse voluto rapirla, le avrebbe fatto del male se l'avesse vista agitarsi, soprattutto se fossero stati dei pirati...
Non vi fu risposta. Silenziosamente si avvicinò alle scale di legno che conducevano al volante della nave, dove avrebbe trovato l'artefice di quel guaio. Un gradino, due, tre, il cuore sarebbe scoppiato a poco, pensò, per la paura. In quel periodo ne stava passando davvero tante. Si bloccò un istante e si voltò per guardarsi le spalle. Solitamente i galeoni avevano tre alberi, tuttavia Margherita realizzò che quello ne aveva ben quattro.


"Sarei dovuta rimanere a casa, non avrei dovuto fare questa follia..." - si disse, il viso compunto.


Ritornò a salire le scale e raggiunse il volante. Serrò gli occhi, i quali erano ormai simili a quelli di una civetta. Nessuno era alla guida di quella nave, e il volante girava da solo. Margherita sentì dei formicolii alla testa, poi alle mani, poi alle gambe, poi vide il buio della notte precedente ma senza l'immagina macabra di quella nave, del mare e delle stelle. 




«Ci sei? Oh, perdinci, si sta svegliando... non bastava aver avuto già una donnetta a bordo, questa è la seconda! Dovremmo seriamente riguardarci, gettiamola in mare e facciamola finita!» - era la voce di un uomo sulla cinquantina a parlare, Margherita lo sentiva forte e chiaro anche se non riusciva ancora a vederlo. Aprì gli occhi appena, la luce del sole l'abbagliò così tanto che per un attimo le sembrò essersela dimenticata, come se avesse vissuto fino ad allora nelle tenebre e fosse una bella novità.

«Chi... chi... chi siete voi?» - balbettò, stonata.


«La vera domanda è: chi sei, tu?» - rispose quella stessa voce poco mielata e vizza di prima.


«Io sono... sono... Margh...» - balbettò Margherita.


«Eh?!» - domandò l'uomo.


«Margherita. Sono Margherita» - 


«Per mille velieri, lasciala respirare, William! Senti, come sei finita esattamente qui? E perché?» - fece un'altra voce, stavolta meno ostile. 


«Io... sono... scap-pata. Mia madre... i miei fratelli... mi dispiace tanto» - rispose Margherita, farfugliando, riuscendo ad aprire adesso distintamente gli occhi. Scattò a sedere, aveva intravisto il viso di due uomini accovacciati che la scrutavano con circospezione. Uno, alla sua destra, aveva lo sguardo minaccioso, irritato, l'altro, alla sua sinistra, curioso, riflessivo.
Quello di destra indossava un cappello nero, una maglia bianca a strisce blu e dei pantaloni scuri. Quello di sinistra indossava una maglia identica a quella dell'altro uomo e dei pantaloni bordeaux, aveva i capelli brizzolati; sembravano avere la stessa età.



«Bene. Ci basta per il momento. Ma dobbiamo capire con precisione perché hai deciso di rifugiarti proprio qui. Perché è questo che hai fatto... vero? Sei scappata e hai pensato bene di trovare riparo per una notte su una delle tante navi nel porto» - fece l'uomo alla sua sinistra, incitandola a parlare.


«Ma chiudi il becco, Harry! Ma dico... ti metti a parlare con una ragazzina senza arte né parte adesso? Abbiamo già abbastanza grana a cui pensare. Non si lasciano aspettare le leggere onde e la corrente guidatrice. Continuiamo il nostro viaggio senza altre interferenze!» - rimbeccò William, dall'aria offesa.


«Aspetta. Non possiamo gettarla in mare senza aver ottenuto almeno delle spiegazioni plausibili...» - insistette Harry.


«...gettarmi in mare?!» - strepitò Margherita, accigliandosi in una maniera tale da zittire William, il quale avrebbe voluto confutare Harry, prima di lei. 


«Voi siete pazzi. Voi e se ci sono, anche le altre persone qui! Siete tutti pazzi! Come potete gettarmi in mare?! Non mi conoscete nemmeno! Sono finita qui, cari signori, perché mi sembrava la nave più calma e rassicurante delle altre. Non la conosco. Non l'ho mai vista al porto. Non mi piaceva moltissimo, lo ammetto, nel senso... mi inquietava. Tuttavia mi affascinava, era nuova di zecca, mi sono voluta fidare. A quanto pare ho sbagliato dal principio... sarei dovuta rimanere a casa» 


«Bingo! Avresti dovuto mantenere i tuoi piedi lontano dal nostro galeone!» - urlò William, più aggressivo di prima.


«Non ti getteremo in mare, ma non ti assicuro che non vorrai che lo facessimo... o che lo voglia fare tu stessa, da sola, intendo» - soggiunse Harry, quietamente, e forse era proprio quella calma a spaventare Margherita. 


«Cosa?... perché... perché dovrei volerlo? Io...» - 


«Non aggiungere altro, presto lo saprai» - rispose Harry.


«Cosa faccio? Avverto gli altri? Rimarrà con noi?» - domandò William. Harry accennò, continuando a guardare Margherita, severo.


«C'è un'altra persona come me a bordo? Intendo... che non sia un marinaio pazzo? Perché io non vedo nessuno» - domandò Margherita, sempre più incredula, mentre il vento gonfiava le vele.


«Si chiamava Betty, era fastidiosa, a volte strillava disperata, non c'è da stupirsi comunque, è stata abbandonata dai suoi su questa nave, cinque anni fa» - disse Harry.


«Quindi adesso... l'unica “donnetta” rimasta su questa nave sono io?» - chiese Margherita.


«Esatto. Quella bambina aveva sei anni. I suoi genitori hanno deciso di riprendersela, per qualche ragione, quando l'abbiamo riportata indietro, ci faceva comodo sbarazzarcene, vedi, nessuno di noi a parte Peter ha avuto dei bambini. Ti consola sapere che non sei l'unica ad aver messo piede su una nave colma di esperti e vecchi marinai, i quali hanno viaggiato su questa nave per miglia e miglia? Posso continuare la storia, per quel poco che c'è da raccontare...» - 


«Oh, certo! Mettiamoci a fare gli psicologi, adesso! Vuoi che tutto l'equipaggio si cimenti in una terapia di gruppo? È stato uno dei nostri più grandi errori, tenerci quella poppante. Per fortuna che la buona sorte ci ha dato una mano a liberarcene. Ora dobbiamo pensare a come levarci te di torno. Immagino sia un'altra faccenda complicata, forse anche di più! Li odio gli adolescenti, sono talmente insopportabili!» - grugnì William. Margherita sbuffò, avrebbe voluto prenderlo a randellate, o procurarsi un remo e sbatterglielo in testa fino a quando non sarebbe crollato, muto, in terra. 


«Chi è Peter?» - domandò, curiosa, contenendo la rabbia.


«Oh, il vecchio Peter, povero uomo. Gli manca una gamba, una volta ha fatto un incidente in strada, da allora ha deciso di viaggiare per mare. Ovviamente le onde non gli hanno portato via l'altra gamba, ma anzi, la forza che emanano e la schiuma raffinata verde ed azzurrina che rilasciano, hanno tempestato di orgoglio e di meraviglia il suo cuore. Già che stiamo in una terapia psichiatrica, ti lascio un consiglio - seppure non è mio solito darli - viaggia per mare per diversi mesi, fino a raggiungere anni se vuoi e vedrai la vita come ti sembrerà più densa, carica, tranquilla, razionale. Il sapore del vento, che si innalza ed attraversa la nave fino ad arrivare nelle tue narici... oh sì, quello rilassa i nervi, è un rimedio naturale anti-depressivo, fidati» - disse William, straordinariamente meno agitato, più delicato e scandendo con attenzione le parole. Si allontanò, pensieroso, un po' zoppicante.


«Lui e il mare sono una cosa sola. Come del resto lo siamo tutti noi qui...
Peter in quell'incidente stradale non ha perso solo una gamba, ma anche una moglie ed un figlio. Il mare l'ha salvato dalla tristezza, dalla colpa, dalla rabbia. E da allora è rimasto con noi, cosciente del fatto che in pochi sono fortunati come lui e hanno avuto il coraggio che possiede... di allontanarsi da casa, di mollare tutto e fidarsi ciecamente di qualcos'altro, per tornare a vivere» - spiegò Harry, calando lo sguardo al suolo. Adesso sembrava agli occhi di Margherita più vecchio di prima, ma più saggio. Forse lui avrebbe ascoltato la sua preghiera di ritornare a casa.



«Dev'essere stato brutto... davvero....una cosa terribile... ma almeno adesso si è ripreso, no? E su questa nave lui... è casa sua» - rispose Margherita, lievemente, ma con il cuore pesante. Si guardò intorno, dov'era quel Peter? Harry la vide lambiccare l'albero di maestra (ospitava tre vele quadre, la vela di maestra, la vela di gabbia ed il velaccio di maestra), accennò ad un sorriso.


«Esatto, ragazza, esatto» - rispose Harry, il quale, a differenza di William, rassicurava un minimo Margherita.


«Signore... marinaio... ehm.... io voglio tornare a casa. Mi dispiace, ma non sono una bambina, ho diversi impegni sulla terraferma, non mi metterò a strillare come Betty ma saprò che rimanendo qui le persone, soprattutto la mia famiglia ed i miei amici, si insospettiranno, mi cercheranno e forse anche in mare, sapendo che spesso vado al porto. E beh, se mi trovano qui... possono credere che mi abbiate rapita, tutti quanti... anche se non vedo e sento praticamente nessuno. Finirete in carcere e tutto questo per colpa mia, e in fondo anche un po' vostra, per non avermi riportata indietro» - disse Margherita, cercando di rimanere rilassata, posata ma fu difficile, spesso, nell'intervallo tra una frase e l'altra, tremava. Tutto ciò l'aveva scossa a tal punto da credere che plausibilmente si trattasse di un sogno assai bizzarro, inverosimile, nello stesso tempo categoricamente concreto.


«Non possiamo tornare indietro. E non ci possono far nulla le forze dell'ordine, né in mare, né sulla terra, purtroppo. Ci sono cose che non sai, cose che ancora devi capire, cose che se ti dicessi adesso, ho paura che concluderemo la conversazione in modo spiacevole» - 


«Cosa... di che stai parlando?» - domandò Margherita, il cuore in gola e le mani fredde. I lunghi capelli castani le avevano coperto il viso, il quale aveva lentiggini evidenti, non gliene importò, non riusciva a fare il minimo movimento.








- Gli alberi di una nave sono dei pali verticali impiegati per il sostegno delle vele.
- L'albero di maestra è l'albero maggiore delle navi a vela.



*Nota dell'autrice:
Salve a tutti
:)
Prima di tutto vi ringrazio di essere passati e di essere arrivati fin qui. Spero tanto che questo primo capitolo vi abbia interessato e che siate curiosi di conoscere il proseguimento. Dunque, sarò breve e non blatererò, così non vi stancherò (non fate caso alla rima, non era mia intenzione, lo giuro u.u): cercherò di pubblicherare il prossimo capitolo appena posso, essendo impegnata con la scuola ed altre cosucce, ma fornirò abbastanza informazioni da appagarvi, poiché questo primo capitolo è perlopiù "introduttivo". 
Per chi se lo domandasse, no, non frequento il Nautico, per cui non sono un'esperta, ma ho inserito termini marinareschi (gli alberi del galeone)
 per spiegarvi la struttura a grandi linee ed ampliare quindi la descrizione della nave. Se inserirò altri termini del genere e non siete esperti in campo - come la sottoscritta -, niente paura, fornirò delle spiegazioni con piacere! ^-^
Alla prossima, 
e buona giornata a voi, lettori.*



 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Un nuovo membro ***


Capitolo 2: Un nuovo membro. 


Harry riconobbe la paura nel volto bianco di Margherita, la quale aveva adesso un vortice di domande e perplessità nella sua testa. 
Cosa diamine voleva dire “ci sono cose che ancora non sai, che ancora devi capire”? Se c'era una cosa che Margherita detestava erano le incertezze. Non che pretendesse fosse tutto ovvio e concreto ma quella misteriosità iniziava a spaventarla, a farle fare pensieri assurdi, confusi.


«Ascolta... non voglio spaventarti, ragazza» - disse Harry, con voce ferma, ma con una vena di dolcezza.



«Spaventarmi? Sono su questa nave sconosciuta, signor marinaio. Svengo d'improvviso senza ricordarmi nulla di quanto accaduto prima, a parte che sono scappata di casa. Sento delle voci... altrettanto sconosciute, uno della vostra ciurma vuole quasi gettarmi in mare, adesso mi stai dicendo che nemmeno le forze dell'ordine possono fare qualcosa e che ci sono cose strane di cui devo essere a conoscenza ancora... no, spaventarmi? Perché dovrei? È tutto così normale! Giusto? E ora che ci penso...» - esordì Margherita decisamente sarcastica, che a questo punto spalancò gli occhi a mo' di civetta, quasi avesse avuto un'illuminazione, un insight.


«Non sarete mica dei... PIRATI?» - domandò.


«Sciocchezze! Troppo buoni a tenerti su questa nave. Harry, l'hai sentita? La marmocchia ha paura... Allora perché diamine sei salita a bordo?!?» - strepitò William, con estrema arroganza.


«Calmati, Will, non c'è bisogno di...» - intervenne Harry, con ponderazione.


«L'ho già spiegato! Non era mia intenzione partire con voi! E non mi fido per niente! Va bene?» - urlò Margherita con impulso, assolutamente a disagio.


«Cara, ascoltami: noi non siamo pirati e non vogliamo che le acque si rendano assassine di una persona che non ha commesso malvagità...» - intervenne Harry.
William inarcò le sopracciglia e farfugliò qualcosa del tipo “Chi ci garantisce che non ha commesso reati penali?”



«È solo una ragazzina, Will. Dicevo, puoi stare tranquilla qui a bordo di questa nave, la quale chiamiamo ‘Aries’,tuttavia ci sono alcune regole da rispettare, per chi ci mette piede, e cose fondamentali, dunque, da sapere» - continuò Harry. Margherita non era per niente tranquilla e i due marinai l'avevano capito. Ciò nonostante, il fatto che Harry la difendesse la rincuorava e la faceva sentire più ad agio. Margherita non aveva nulla contro di lui, sin dal primo momento capì che era una persona gentile e cortese, ma la frustrazione di trovarsi lontana da casa e di non capirci nulla la tormentava.


«Cosa? Cosa devo sapere? E... perché questo nome?» - domandò Margherita, con tono decisamente più pacato.


«Che te ne importa?» - brontolò William, marinaio più geloso dei segreti del proprio galeone. 


«Will... te lo chiedo per piacere... vecchio amico!» - implorò Harry, voltando gli occhi al cielo.


«Oooh, per mille balene, va bene, va bene! Mi avete stancato tutti e due. Me ne vado dagli altri. BUONA DISCUSSIONE!» - disse urlando, ma cercando di sembrare cordiale. La cosa per qualche strana ragione (o per lampanti ragioni) non gli riuscì. 
Harry sospirò, poi passò a guardare i grandi occhi dell'ospite.



«Torniamo a noi. Perché abbiamo chiamato questa nave Aries? Beh, sai cosa vuol dire ‘Aries’?» - esordì a Margherita.


«Ariete? È strano. Se così fosse, beh, è il mio segno zodiacale» - rispose Margherita, allibita.


«Ebbene sì. Questa nave è un ‘ariete’ che sovrasta le onde, però, a differenza delle colline e delle montagne. Quest'ariete si dirige lontano, sfiorando l'orizzonte arancione, oro e azzurrino. Ed è forte, è di fuoco, come l'elemento che lo caratterizza, benché sia in forte contrasto con le acque del mare... ma è questa la chiave: ci vuole contrasto, qualcosa di diverso per vedere la bellezza nella diversità, per andare d'accordo» - narrò Harry, il quale si fece calare su un occhio una bandana nera, custodita sotto il cappello. 


«Aries... originale, semplice... rappresenta un animale» - riprese Margherita, sussurrando, guardandosi intorno.


«Eh eh. Hai detto che è il tuo segno zodiacale, giusto? Bene! Tu, arietina della città, sei benaccetta su questa nave, allora!» - esclamò Harry in risposta, spalancando le braccia.


«Ho sentito bene? Ariete? Tu? Non farmi ridere!» - disse una voce antipatica e familiare.


«Perché qualcosa mi dice che c'è di nuovo lo zampino dello stesso marinaio di due minuti fa?» - domandò Harry.


«Divertente, amico. Sono venuto solo perché Peter non ci credeva, così gli ho mostrato la poppante e il vecchio» - rispose Will, arrabbiato.


«Ehy, Peter, fatti avanti! Ehm... Will, il vecchio sarei io?» - esortò Harry.


«E chi dovrebbe essere?» - disse Will.


«Non posso crederci...» - disse un'altra voce, una di quelle che Margherita non aveva mai sentito in tutta la sua vita. Il sole abbagliava la sua vista, non riusciva a vedere la fonte di quelle parole ma solo un bastone, forse, ed una gamba di legno. La stessa dopo un paio di secondi avanzò, trascinando con sé anche l'altra gamba, stavolta sana e un uomo vestito con una giacca lunga e nera, una maglietta blu e dei pantaloni verdi militare. Aveva i capelli quasi del suo stesso castano, uno abbastanza chiaro; gli occhi marroni, la pelle olivastra. A dire il vero, agli occhi di Margherita, sembrò molto più giovane degli altri, gli avrebbe dato al massimo una quarantina d'anni. 


«Piacere mio, miss» - le fece l'uomo, studiandola un attimo e azzardando un goffo inchino, quasi come in segno di riverenza. 


«P-piacere. Tu... dov'eri? E... cosa...» - rispose Margherita, in realtà spaventata. Guardò la gamba di legno sinistra dell'uomo, se fosse stato un senzatetto le avrebbe suscitato pietà o tristezza, ma in quel caso di quei sentimenti ed emozioni proprio non ne poteva sapere. Inchiodata al suolo, guardò oltre l'uomo, scorse la figura di qualche altra cosa.


«Ohh, Cornelius! Fatti avanti! Felice che ci sia anche tu a fare le presentazioni» - enunciò Harry, notando la stessa figura.
Un uomo, stavolta sulla cinquantina come gli altri due avanzò furtivo e sorridendo. Era più basso e più grasso rispetto agli altri, indossava una bandana rossa e aveva due o tre denti d'argento, Margherita li aveva notati subito, per quanto brillavano, seppure da lontano. La barba era bianca come i pochi capelli che spuntavano fuori, il viso simpatico e rotondetto, pantaloni blu e maglietta a maniche corte - nonostante il freddo dei venti - d'un azzurro acceso. 



«Il piacere è tutto mio!» - esclamò l'uomo, chinandosi a sua volta e dimostrando un gran male alla schiena.


«Non sforzarti, Cornelius. Presentazioni del momento fatte. Gli altri li conoscerai in seguito» - si affrettò a dire Harry, il più alto di tutti.


«Io... piacere» - rispose Margherita con un filo di voce ed estremamente impaziente di capire chi fossero gli altri e quanti ne fossero.
Era comunque felice di constatare che, a parte William, quelli che aveva conosciuto erano marinai apparentemente docili e gentili. Si augurò fosse per buona educazione e non per il fatto che fosse una ragazzina pietosa. Un'altra delle cose che Margherita non sopportava era il sentirsi “inferiore” agli uomini o a coloro che erano più grandi di lei. No, lei non era per niente così e lo sapeva.



«Will ci ha detto come sei finita su questa nave. Bizzarra come storia, non credete?» - disse Cornelius, catturando lo sguardo di tutti.


«Beh sì, se constatiamo che non era neanche sua intenzione» - rispose Peter, pensoso.


«Già. Davvero insolita come cosa. Si potrebbe quasi parlare di destino. Forse tu dovevi necessariamente entrare a far parte dell'equipaggio» - disse Cornelius. Il cuore di Margherita sobbalzò.


«Come? Io? Far parte della vostra ciurma?» - domandò, estremamente spaesata. La consolazione della certezza di non essere considerata una ragazzina e di poter dunque far parte dell'equipaggio di esperti marinai non bastava a reprimere la confusione ed il disagio che percepiva dall'inizio. Non poteva fare una cosa simile, non era quello il suo compito, non era nei suoi piani, non lo era stato mai minimamente.


«Certo, ah, tu cosa credi che farai nel periodo che passerai con noi in mare? Guardare le rondini che volano o le bandiere dimenarsi!?» - domandò Cornelius, ridendo subito dopo. 


«No ma...» -


«Allora affare fatto! Ti darai da fare. Okay? Harry, l'hai informata di tutto?» - disse Cornelius, guardando con circospezione, ora, il suo amico.


«Non ne ho ancora avuto il tempo. La sua curiosità voleva essere soddisfatta e non sono riuscito a spiegarle tutto, se non foste arrivati, forse lo saprebbe» - rispose Harry.


«Ci stai forse incolpando, Harry?» - intervenne Peter, ridendo come un matto, terrorizzando Margherita, tuttavia suscitando risatine generali.


«Sai bene che non era mia intenzione incolpare nessuno...»


«Sì che lo so, vecchio! Figuriamoci! Non fai del male ad una mosca... offendere i tuoi amici sarebbe il colmo» - rispose Peter, alzando il bastone su cui si reggeva per puntarlo verso Harry e sbattendolo poi al suolo. 


«Credo sia arrivato il momento. Non perdiamo altro tempo!» - disse William, il quale era rimasto il più serio di tutti.


«Margherita» - il cuore della ragazza vibrò; era la prima volta che Harry la chiamava per nome, lo sguardo serio, quasi buio e mistico.


«Ti sarai chiesta probabilmente come mai non hai incontrato questi vecchi marinai prima di me» - esordì, Margherita era tutta orecchie e cuore accelerato.


«Beh, siamo ecco... persone che sono vissute qui, su questo galeone, in realtà, per oltre 150 anni» -


«Cosa? Come... ma non è possibile! Dovreste essere morti!» - esclamò Margherita, terrorizzata. Non vi fu risposta, ma per antìtesi, una risposta arrivò comunque, da parte del silenzio che si calò. 


«Voi siete morti? Voi siete... fantasmi?» - domandò Margherita palpitante, dopo vari tentativi, era difficile parlare con quel gelo, con quella gente, in quella circostanza.













*Nota dell'autrice:
Buon salve, gentili lettori. Finalmente ecco il secondo capitolo della storia!
:) 
Ammetto di averlo iniziato a scribacchiare molto tempo prima ma non sono mai riuscita a correggerlo e pubblicarlo fino ad adesso, essendo stata impegnata con la scuola ed il resto. Posso dunque dire che è una vittoria questa!
Spero di riuscire ad aggiornare  presto e spero che la storia vi stia incuriosendo/interessando e che mi facciate magari sapere.
Grazie mille per la lettura, ringrazio ovviamente anche chi è piombato qui per la prima volta.
A presto!
^^*

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il destino di Aries ***


Capitolo 3: Il destino di Aries.


Cornelius fece una risatina di sottecchi, Peter lo guardò, sorridendo a sua volta.

«Cosa c'è di divertente? Non è umano... cosa vuol dire ''oltre 150'...» - disse Margherita.


«Per quanto sia difficile da credere, noi qui... TUTTI, su questa nave... siamo...» - esordì William.


«Will» - subentrò Harry, cercando di troncarlo.


«QUASI MORTI! O COME MORTI! Okay?» - strepitò William, adirato. Harry sbuffò.

Il cuore di Margherita sobbalzò così tanto da farle credere che prima o poi si sarebbe come staccato. Era incredula, fin troppo, non potevano dire il vero... di sicuro uno per uno, lì, erano matti. Che siano divenuti tali per il gelo, o per i troppi anni passati lontani dalla terra ferma a lei dopo tutto non importava.


«Non fare quella faccia, miss!» - enunciò Cornelius.


«Forse Will è stato fin troppo esplicito... ma beh, vedi, a volte per evitare un'ansia eccessiva ce n'è bisogno» - concluse, sorridendole.


«Perché? Perché “quasi morti”... o “come morti”? Io non capisco, com'è possibile?...
Perché sta capitando questo proprio a me? Chi diamine siete voi!?» - gemette Margherita, andando avanti e indietro per il ponte, con le mani sulla testa, in cerca di risposte verosomili, di un briciolo di ragione, rivolta più a se stessa che agli strambi marinai.


«Di', ragazzina, lo shock ti ha fatto già dimenticare i nostri nomi? O forse sei solo un tantino confusa? Coda vuol dire “chi siete voi?”, ci siamo presentati un attimo fa!» - soggiunse Peter per sdrammatizzare, Harry rivolgeva lo sguardo al suolo.


«Voi mi state prendendo in giro. Non può essere vero. Smettetela!» - implorò Margherita, quasi con le lacrime agli occhi.


«Possiamo parlarne?» - proferì Harry, rigidamente. Margherita finalmente lo guardò, l'aveva ignorato da quando William le aveva sparato in faccia che erano un branco di marinai quasi defunti, o forse - indirettamente - un branco di pazzi su un vecchio galeone.


«So che tutto questo può sembrarti inverosimile. E so anche che hai voglia di urlare, sbattere la testa contro l'albero maestro, ma vedi, non ti servirà a niente e non cambierà le cose. Sì, noi siamo come fantasmi, se così possiamo essere definiti, ma onestamente non azzarderei ad esprimere tale giudizio, neppure io che dovrei conoscere qualche esito in più di te. Piuttosto, direi che siamo vecchi marinai che viaggiano... viaggiano per mare e hanno forse qualche anno di troppo che, se posso aggiungere, benché non sia rilevante, non dimostrano. Per ciò esiste una ragione... che i miei vecchi amici sapranno aiutarmi a spiegare. Molti anni fa, quando eravamo solo dei ragazzini, direi quasi la tua età, ci imbarcammo e diedimo avvio alle nostre avventure, avventure che non dimenticheremo mai, perché ci hanno segnato nel profondo, perché ci hanno fatto crescere, perché ci hanno reso gli uomini che siamo adesso. Crescere vuol dire pensare, capire, conoscere, e fidati, molte di quelle cose che sulla terra ferma non si capiscono, per mare appaiono nella maniera più naturale possibile, chiara, limpida, come acqua cristallina, la stessa che abbiamo avuto la fortuna di incontrare e di contemplare... 
Tuttavia non sempre le nostre avventure potevano regalarci cose belle. Ci sono stati periodi difficili per noi... come ovvio... in particolare uno, accaduto nel lontano 1863» - disse Harry, nella maniera più soave e stimolante possibile, affinché Margherita trovasse modo di ascoltare e di capire.


«Quel giorno il mare era agitato e stavamo quasi per lasciarci le penne. Era una tempesta. Una di quelle che compare nei tuoi sogni più tenebrosi e oscuri... una di quelle che non ti sai spiegare del perché accadono, quando ci sono delle persone in vita su una nave che fanno il loro lavoro, compiendo il loro viaggio» - aggiunse William, continuando il discorso.



 
       ***
 


«Harry! Harry! Harry! Cosa facciamo? Dov'è Seamus? E Sebastian? La nave non resisterà per molto se continua così!» - urlò William disperato, rivolgendosi all'amico Harry, mantenendo saldo il volante della nave, cercando di non barcollare. Harry cadde nel tentativo di guardarlo, era sul ponte cercando di dare una mano ad un marinaio che era caduto per via di una botte venutagli addosso. Il vento era forte, il cielo troppo buio, il mare impetuoso, la nave traballava a più non posso. Dell'acqua entrava, dell'altra usciva, i marinai non riuscivano a toglierla in tempo dal ponte che quest'ultima entrava nuovamente. Poi si udì un tuono, preceduto da un lampo iridescente e una pioggia fitta e veemente iniziò ad inondare la nave. 



«Ci mancava solo questa!» - strepitò un marinaio spaventato.


«Calma, ragazzi! Togliamo quest'acqua o rischiamo di affondare! William! Non so dove siano! Erano qui un attimo fa!» - urlò Harry, in risposta all'amico.


«Dannazione! Oh, capitano!» - ululò William, scorgendo il suo capitano, zuppo.


«Non mollate, uomini, non mollate! Chi manca all'appello, Will?» - domandò quest'ultimo, adirato.


«Nessuno... signore...» - 


«Will. Ti ho chiesto di riferirmi chi manca all'appello! Hai fatto dei nomi con Harry prima, dunque adesso servili a me!» - abbaiò il capitano.


«Io... signore... non ho fatto nessun nome» - mentì William, evitando gli occhi fissi e del color della pece del capitano.


«Se non me lo dici, non rivedrai mai più questa nave, ammesso che sopravviveremo questa notte. È una promessa, Will» - disse il capitano, cercando di sembrare sicuro.


«Se-Seamus... signore... e Sebastian...» - farfugliò William, pentendosene amaramente.


«Ah, sì? Togliti, valli subito a cercare, e di' loro che sono morti se non si fanno rivedere! Mi metterò io alla guida» - inveì, William obbedì immediatamente.

La pioggia diventava sempre più forte e i tuoni sempre più tumultuosi, i venti innalzavano le vele a tal punto da stracciarle a poco e non c'era verso di far fuoriuscire l'acqua dal ponte della nave, la quale pareva si stesse esercitando in un ballo piuttosto bizzarro. 


«Cosa faccio? Seamus e Sebastian non so dove siano e il capitano ce l'ha a morte con loro...» - disse Will ad Harry, raggiungedolo subito.


«Dobbimo trovarli subito! Prima che...» - iniziò Cornelius ma si interuppe all'istante. Agli occhi di Harry e William pareva che avesse visto un fantasma. Gli occhi erano serrati, il volto arrossato in maniera evidente, nonostante la pioggia lo inzuppasse. 
Si voltarono verso le loro spalle, dove Cornelius guardava. Non l'avevano mai vista prima: un'onda gigantesca stava per raggiungerli, stava per inghiottire la nave. Delle urla si iniziarono ad innalzare e sempre più preghiere venivano enunciate da chi aveva il coraggio e la forza di parlare ancora. 
Per tutto l'equipaggio quell'onda sembrava la porta d'ingresso per il Paradiso o per l'Inferno, ma la cosa non entusiasmava molto, anzi, rabbrividiva. Era lo specchio d'avvio alla morte


«Ragazzi...» - balbettò Cornelius... le lacrime che si confondevano con la pioggia, il cappello in mano in segno di arresa.


«No, Cornelius! Non è finita! Non ancora!» - incoraggiò Harry, stringendogli le braccia e guardandolo negli occhi, intensamente.


«NON È FINITA!» - ribadì, lo sguardo gelido quanto quella notte, forte quanto il vento.


«Ricordi cosa mi dicesti? “È questo il nostro sogno, amico, viaggiare per mare! Ed io affronterò ogni ostacolo e lo supererò, purché ci sia la possibilità di continuare a farlo, di continuare a vivere! Io non morirò prima di questo, io non morirò!”» - Cornelius riconobbe all'istante quelle parole, chiuse gli occhi, sorridendo e inspirando.


«Harry...» - disse William, non smettendo di guardare l'onda.


«Si avvicina» - 

Buio.



 
***
 


«Non capisco! Cosa è accaduto dopo? Siete stati colpiti da quell'onda, no? Dovreste essere mor... cioè lo siete “quasi” ma... come...» - borbottò Margherita, mettendosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.


«Un anno dopo ci siamo risvegliati ma fu come se fosse passato solamente un secondo della vita terrestre. Tutto era normale, tranne le stelle e la luna. Non eravamo in quella posizione quando l'onda ci assalì, le bussole erano come impazzite, le mappe all'apparenza sbagliate. Era passato un anno sotto i nostri occhi e non ce n'eravamo resi conto. La nave era intatta, a parte le vele, che erano state stracciate. Aries era a posto, noi eravamo vivi... ma non per molto» - rispose William.


«Cosa vuol dire?» - insistette Margherita.



«Che dopo un po' di tempo ci accorgemmo che invecchiavamo, che avevamo fame e sete, ma non era come un tempo. C'era qualcosa in noi di strano, di diverso, come se le nostre anime fossero state legate a qualcosa» - disse Cornelius, allargando gli occhi. 


«E a cosa sono legate le vostre anime?» - 


«Un marinaio fu sparato da un pirata nel 1879, il mese di aprile, era un giorno piuttosto calmo, la marea era bassa. I pirati attaccarono Aries, noi la difendemmo a dovere, ma loro ci avevano teso una trappola. Quel marinaio cadde in terra, il proiettile conficcato nel suo fegato. Lo guardai, tentai di salvarlo ma cessò di respirare. Chiusi gli occhi, ero disperato... era la seconda volta che vedevo qualcuno morire, anche se non dell'equipaggio... li riaprii un attimo dopo e assistii a qualcosa di straordinario... gli occhi del marinaio erano aperti, immobili, e guardavano il cielo. Lo stesso si alzò dopo due secondi, incredulo, guarito. Il proiettile era come vaporizzato dentro di sé. I restanti pirati assistendo alla scena si getterano in mare, terrorizzati.
A cosa siamo legati? Da un fato, se così possiamo definirlo, da un incantesimo o maledizione, da una magia. Quell'onda ci ha trasformati, ragazza, quell'onda ci ha reso quello che siamo: immortali, più che morti, più che vivi» - disse Harry facendo immaginare nella testa di Margherita ogni singola scena, ogni minuzioso dettaglio.



«Incredibile... ma... non è poi così male, in fondo, no?» - disse Margherita, sorridendo, dopo ore ed ore che non lo faceva.


«L'immortalità? Il fatto di non sapere se essere vivi o morti? Chiedilo a lui, chiedilo a George cosa avrebbe preferito in quel momento: morire, oppure rianimarsi un attimo dopo, per poi poterlo rifare per sempre» - rispose Harry, scuotendo il capo.



«Non credo le piacerebbe conoscere la mia risposta» - disse una voce estranea, ma Margherita intuì subito a chi potesse appartenere. 


«Piacere, cara» - disse George, raggiungendo gli altri. Indossava una maglia blu rigata, un paio di jeans neri e nessun cappello, nessuna bandana, nessuna gamba zoppa o bastone. Era il più mingherlino di tutti, avrebbero potuto scambiarlo per un ramoscello, se fossero stati con poca luce e lui fosse rimasto immobile. Non era anziano, ma aveva sicuramente più anni di Peter. Il suo sorriso scoprì alcuni denti d'oro.


«Sai, è divertente sparire ed apparire in un battibaleno. Se l'incantesimo di quell'onda c'avesse dato solo questo “potere”, probabilmente saremmo stati tutti felici. Ah, perdonami, non ho specificato che quel marinaio colpito da una bella e fugace pallottola sono io» - sghignazzò George. Margherita incominciava a capire come mai all'inizio non avesse visto nessuno. Semplicemente non volevano farsi vedere.


«Pia-piacere, Margherita... ehm... le presentazioni non finiranno mai, vero? E, spiegatemi una cosa: come può un'onda esercitare un incantesimo? E non c'è nessun modo di liberarvi da esso?» - domandò Margherita, più curiosa ed impaziente che mai.



«È stato qualcuno. Uno stregone, per l'esattezza, la sua famiglia è stata molto in mare, hanno sempre esercitato incantesimi nelle acque. Egli si cela agli occhi di tutti ed è potente. È costato ad Aries di sottoporsi a tale incantesimo, purtroppo» - rispose George.



«Ma sì, possiamo essere liberati» - riprese William.


«C'è una profezia che abbiamo scoperto nel corso di questi lunghi anni: un valoroso marinaio, estraneo alla nostra ciurma, amante del mare, compiendo un estremo atto di coraggio e salvando la vita ai suoi cari, libererà le anime incantenate all'immortalità e donerà loro la pace» - disse Cornelius.


«L'unico problema è che fin ora nessun marinaio del genere si è aggregato alla ciurma, e beh, siamo soli» - continuò. Peter abbassò gli occhi al suolo.


«Nessun marinaio che abbia salvato i suoi cari, o che abbia dimostrato atti di coraggio, a parte noi, è stato qui in questi ultimi anni. Noi pensiamo che sia infatti una diceria, ma non possiamo non crederci, ci dà speranza. Forse da qualche parte un marinaio ha necessità di compiere tali gesti e potremmo chiedergli di aggregarsi a noi» - convenne Peter, il quale era rimasto in silenzio per un bel po'.



«Ma perché uno stregone dovrebbe fare una cosa simile? E poi... non esiste la magia» - disse Margherita, seppure con una vena di riluttanza.

Tutti i marinai lì presenti la guardarono severi, rimanendo in silenzio. Margherita ripensò a quanto detto e ne dedusse che di certo non aveva bestemmiato; eppure per quegli uomini di mare pareva avesse appena proferito un'eresia. 


«Tu credi, ragazza?» - domandò Cornelius, serio, come non lo era mai stato prima di allora.


«Io... non lo so...» - barbugliò Margherita, a disagio, confusa.


«Se non sei sicura di una cosa, non darle retta!» - propalò William.

Harry fece un passo in avanti e sforzandosi di sorridere continuò il discorso.

«Perché uno stregone dovrebbe minacciare una nave? Semplice. È la sua natura. Mai sentito parlare di streghe cattive o di stregoni sulla terra ferma? Beh, esistono coloro che maledicono le acque, il destino di noi poveri marinai, anziché fare esperimenti ed esercitarsi sulla terra ferma» - spiegò Harry.


«A volte si cerca di far del male agli altri solo per vendetta, per rammarico, dissidio interiore» - aggiunse Peter, pensoso.


«C'è dell'altro: dobbiamo trovare una mappa, che segna un baule nascosto, una volta trovato, su una vecchia pergamena o inciso sulla sabbia all'interno di esso c'è il nome del presunto giovane. Se ci pensi, sarebbe molto utile avere un nome per una ricerca facilitata» - disse Harry.



«Wow! Dove pensate sia? E voi siete l'unica nave che è stata colpita dall'incantesimo?» - domandò Margherita, più curiosa ed interessata che mai.



«Mi auguro di sì o saremmo alla ricerca dello stesso giovane in troppi. Triste sorte ci spetta e ci ha spettato, per mezzo di chi nemmeno conosce i nostri volti. Ad ogni modo, è davvero difficile trovare quella mappa, c'è chi pensa sia su un'isola abbandonata da millenni, chi sostiene invece si nascondi in una bottiglia nelle profondità marine» - rispose George.


«Che guaio! Come farete a prenderla se si trova in fondo al mare? E se qualche nave maledetta come la vostra legge il nome prima di voi? Vi mancava solo questa!» - esaminò Margherita, seriamente preoccupata. Harry apprezzò il suo interesse.


«Guarda sempre il lato positivo delle cose, ragazza: adesso ci sei tu, che ci darai una mano nella ricerca!» - divulgò Cornelius, spalancando le braccia.















*Nota dell'autrice
Rieccomi, lettori, e buon salve! :)
Ammetto che per pubblicare questo capitolo ho sudato freddo! (Sì, non tiepido, né caldo... okay, potevo risparmiarmela questa) In breve: mi si erano cancellati per sbaglio tutti gli accorgimenti che avevo fatto e ho perso quindi molto tempo per aggiustare alcune parti per la seconda volta. T_T
Che dire, sono felice adesso di essere riuscita nella pubblicazione, e spero gradirete! Ringrazio come sempre chi mi segue e chi è arrivato fin qui.
Alla prossima,
un saluto!*

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chi è lui? ***


Capitolo 4: Chi è lui?


Margherita emanò un sorriso incerto. Non sapeva se ridere o piangere, in realtà, ma di una cosa era certa: stava incominciandosi ad ambientarsi in quel clima folle, nonché inverosimile. Forse non era poi così male quella banda di marinai, e forse c'era bisogno di un po' di conforto su quella nave, viste le sue condizioni. Harry percepì nel suo volto un velo di malinconia, corrugò il viso, scoprendo delle vene bluastre e le parlò.


«Cara? Tutto bene?» - 


«Oh... Ehm... sì, sì... certo» - rispose Margherita.


«Ascolta so che ti manca la tua famiglia e che vorresti tornare indietro... ma da come avrai capito, non possiamo perdere tempo, dobbiamo compiere il nostro viaggio e chiunque, ripeto, chiunque metta piede su questa nave verrà con noi» - le disse, malcontento.


«Sono come obbligata da qualche forza superiore a restare qui?» - domandò Margherita, per essere sicura.


«Diciamo di sì. La leggenda vuole che chi metta piede su una nave maledetta e va in cerca di un tesoro, non debba essere cacciato in meno di tre mesi... Quest'ultimo infatti potrebbe essere considerato come un portafortuna, o una guida... o...» -


«O un bel niente! Harry è il solo a credere a queste baggianate. Come può una donzella di questo genere essere considerata un portafortuna o una guida? Non sa nemmeno cosa sia una marea, o come viene esercitata. Credi troppo a quello che dicono i libri!» - troncò prontamente William, torvo.


«In verità anch'io credo che la ragazza non debba andarsene. Se è capitata qui un motivo ci sarà» - intervenne Seamus, sorridendo. George annuì.


«Oh, cosa? Tre mesi? Non prima di tre mesi? Ehm... guarda che so cos'è una marea! Ma hai ragione su una cosa: io non posso essere niente di tutto quello elencato da te, Harry» - rispose Margherita, allibita e nello stesso tempo indignata.
Un rumore li fece sobbalzare tutti. Qualcuno nei paraggi stava muovendo qualcosa di veramente pesante, o quei lamenti che si susseguirono sarebbero stati inspiegabili.


«Chi... chi...?» - farfugliò Margherita.


«Muta!» - zittì William.


«Chi va là?» - urlò Harry, severamente.

Un altro rumore, altri gemiti insoliti. Il cuore di Margherita iniziò a pulsarle a più non posso, Peter le mise una mano sulla spalla, tranquillizzandola. 
Nessuna ombra all'orizzonte.


«ESCI FUORI!» - urlò Seamus, ingrato.


«Ma c'è seriamente bisogno di urlare così tanto? Per mille maree!» - disse un uomo con un berretto verde e con una spessa barba castana sbucato dietro la cabina di comando. Poggiò l'enorme creatura marina catturata in terra, la quale reggeva sulla sua spalla destra, era forse lei la causa di tutto quel fracasso.


«Sebastian! Vecchio idiota!» - urlò Seamus in risposta.


«Brutta canaglia, cos'abbiamo lì?» - domandò William, curioso.


«Ehm... avete finito con i complimenti?» - rispose Sebastian, togliendosi di dosso il lungo giubbotto blu inzuppato d'acqua. Indossava una maglietta bianca a maniche corte e dei pantaloni larghi color verde petrolio. I capelli erano portati all'indietro da una fascia rossa.


«Wow! Con questo sopravviveremo per tre giorni di fila! Ottima pesca, Sebastian» - riprese Harry, scoprendo un largo sorriso.



«Sopravviveremo alla fame, non alla morte, vecchio!» - aggiunse George, ridacchiando.


«È alquanto crudele» - soggiunse Margherita, guardando il pesce spada morto. Tutti si voltarono a guardarla in silenzio.


«Cosa, ragazzina? Oh, ehm... com'è che sei qui a bordo?» - domandò Sebastian.


«Mi chiamo Margherita» - rispose, fredda e senza domandarsi come avesse fatto a raggiungere la nave, pensò che fosse scontato che uno come lui potesse fare cose anormali.


«Okay, okay, va bene... scusami» - disse Sebastian, alzando le braccia.


«E ho 18 anni, per cui non sono più una ragazzina» - aggiunse Margherita, fingendo di non sentirlo.


«E hai un bel caratteraccio! Vero? Sei scappata di casa, scommetto, e ti sei rifugiata qui. Impresa più folle che tu potessi fare» - enunciò Sebastian, guardandola negli occhi e nello stesso tempo occupandosi di rimettersi in spalla il pesce.


«Come fai a saperlo?» - domandò Margherita, basita.


«Beh, non credere che solo perché raggiungo i 50 anni... o meglio... qualche centinaio in più oramai, io sia stupido. E se trovi sia crudele uccidere un pesce per mangiarlo, puoi anche morire di fame, se preferisci» - disse Sebastian, dandole le spalle.


«Credo non sia così stupida... vero, Margherita?» - proferì Cornelius, per calmare le acque. Ma non vi fu risposta. Di certo il nuovo marinaio non ebbe lo stesso effetto per Margherita degli altri. Tuttavia ella cercò di non pensarci e ripensandoci forse poteva prima di tutto presentarsi prima di esprimere un parere negativo su quanto egli avesse fatto. 
Cornelius, Peter, Seamus e George seguirono Sebastian dentro la nave, lo avrebbero aiutato per la cena. 
Harry rimase lì sul ponte dov'era, stava quasi tramontando il sole e il cielo stava assumendo un colore che tendeva al rosa e all'arancione insieme, uno spettacolo unico, il quale solo in mezzo al mare poteva essere visto in maniera distinta, limpida, vicina. Margherita sospirò, si voltò e raggiunse la barriera, sporgendosi oltre per guardare l'acqua. In essa, più lontano, trovò il riflesso del sole, che si faceva sempre più in basso; sembrava un disegno inciso, qualcosa di irreale e colorato nei minimi dettagli, un capolavoro della natura.


«Margherita? Allora? Cenerai con noi questa sera?» - domandò Harry dopo un paio di minuti di puro silenzio e contemplazione, avvicinandosi cautamente a lei.



«Immagino che io non abbia altra scelta. Non penso voi siate persone cattive ma la mia famiglia è la cosa più importante in questo momento... vorrei poterli almeno avvisare, dire loro che sto bene. Ho fatto un errore che probabilmente non potrà essere ripagato, un errore stupido» - disse lei, mesta, guardando dinanzi a sé.


«A tutti capita di fare degli errori, Margherita. L'importante è saper crescere da essi, uscirne fuori, evitare l'indomani di rifarli. Se una persona sbaglia sempre su qualcosa, vuol dire che non ha capito il motivo per cui sbaglia. Ma tu, tu mi sembri matura, credo abbia capito il tuo errore e hai la certezza che non lo ripeterai» - le rispose Harry.


«Forse... sì» - disse Margherita, con delle lacrime che le rugarono il viso.


«Suvvia, andrà tutto bene. Non permetteremo che ti succeda qualcosa e quando torneremo indietro, beh, sarà tutto come prima» - rispose Harry.


«Non c'è proprio la possibilità che possa tornare?» - 


«No» - rispose Harry, gelido, per non darle illusioni.
Margherita poggiò una mano sul suo volto, non voleva che Harry la vedesse piangere, lei detestava piangere in pubblico, preferiva farlo da sola, celata da tutto e tutti. 



«Ehm... Harry? Ci...ci daresti una mano?» - la voce di un ragazzo fece sussultare il cuore di Margherita. Come poteva esserci un ragazzo in mezzo a tutti quei marinai di una certa età? Anche lui era stato maledetto? Si girò di scatto, le lacrime ancora agli occhi. Il ragazzo la guardò, assumendo un'espressione bizzarra.


«Certo, Tim» - rispose Harry, sorridendogli.


«Nel caso non ci avessi sentiti da lì sotto, lei è Margherita, credo sia di poco più piccola di te e beh, ci farà compagnia per qualche mese» - 
Il ragazzo, che aveva una certa fretta di ritornare dentro, dimostrò più stupore degli altri di vederla lì. Forse era perché dopo tanto tempo aveva visto qualcuno della sua età, o perché piangeva o magari l'aveva scambiata per un fantasma per la sua estrema carnagione chiara.


«Io sono Tim. Piacere. Ora vado dentro» - disse, così freddo da imbarazzare Margherita. Non aveva aspettato nemmeno che lei gli dicesse qualcosa che subito le aveva voltato le spalle. Di certo Sebastian non era più simpatico di lui ma almeno si era degnato di risponderle e di parlare con lei.


«Perdonalo, temo sia solo un po' timido con gli estranei» - inventò Harry, successivamente lo raggiunse. Un grande tavolo fu messo sul ponte quella sera, in onore di Margherita. Sebastian apparecchiò la tavola mentre Seamus, la sua spalla, lo aiutò con le posate insieme a George.
Cornelius mise del buon vino al centro, e Peter  si occupò delle sedie.


«Per mille squali e balene del sud, potevo occuparmene io di questo!» - disse Harry, sentendosi in colpa, sarebbe stato infatti più facile per lui portare delle sedie lì anziché farlo fare a Peter, a cui mancava una gamba. 


«Lascia fare, vecchio!» - rispose Peter, sorridendo.
Quando la cena fu servita tutti si posizionarono in tavola. Margherita cercò con lo sguardo il ragazzo che aveva visto un'oretta prima. Tim la guardò e cambiò la sua rotta, sedendosi il più lontano possibile da lei. Margherita pensò che stava avendo a che fare con un altro idiota, probabilmente a parte Harry nessuno aveva completamente i neuroni a posto su quella nave.


«In onore alla donzella di Aries! Grazie di esserti unita a noi, Margherita!» - divulgò Cornelius, reggendo in alto il bicchiere di vino. 


«A Margherita!» - disse Peter e bevve.



«Al... ehm... alla nostra nuova arrivata!» - continuò George e bevve anche lui.


«Condivido!» - aggiunse Harry, il quale bevve a sua volta.


«Felici giorni a noi e a te!» - disse poi Seamus.


«Sperando in giorni migliori!» - urlò Sebastian ed insieme a Seamus bevve. L'unico a cui restava dir qualcosa era Tim.


«Nulla da dichiarare, ragazzo?» - domandò Cornelius.


«No» - rispose egli, pensoso.


«Ah, è bello averti qui» - aggiunse subito dopo aver scrutato gli occhi arcigni di Cornelius.


«Sì, certo, come no...» - borbottò Margherita tra i denti.


«Grazie a tutti!» - dichiarò poi, a disagio.
Finita la cena il buio iniziò a calare su Aries, costringendo Margherita ad alzarsi per andare a vedere le stelle. Lei adorava il cielo notturno con i suoi pianeti e le sue stelle, compresa la Luna, il suo satellite preferito. Mai meraviglia più bella potette constatare spingendo il naso più in su che poteva. La Luna brillava come non aveva mai fatto, le stelle erano milioni di migliaia, non poteva contarle a differenza delle altre volte, adesso. Il sorriso le venne spontaneo sul suo viso, un'emozione magica si impadronì di lei.


«Ehm, ehi, senti...» - borbottò Tim alle sua spalle, facendola sussultare. Aveva una voce dura, profonda.


«Cosa vuoi? Gettarmi in mare? Uccidermi? Guarda che l'ho capito che non sopporti avermi qui» - disse Margherita, voltandosi per guardarlo negli occhi castani.


«Beh, hai ragione. Lo ammetto. Ma credo sarò costretto a sopportarti» - disse Tim.


«Cosa vuoi, allora? Perché non mi lasci in pace? Ho avuto una giornata già abbastanza dura senza che un moccioso egoista mi venisse ad importunare» - 


«Moccioso egoista? Mi conosci da nemmeno un'ora e vuoi giudicarmi? Senti, lascia perdere. Qui la bambina di turno su questa nave credo sia proprio tu. Non so perché vogliano tenerti, cosa ci vedano di bello in te... ma sappi che farò qualunque cosa per far cambiare idea a Sebastian» - rispose Tim, presuntuoso.


«Ma di che diamine stai parlando? Cosa c'entra Sebastian? Ehi, aspetta un attimo: io non volevo restare qui! L'unica cosa che volevo era ritornare dalla mia famiglia e se non fosse stato per Harry forse me ne sarei potuta anche andare e...» - 



«Frena il becco o ti sentiranno tutti. Non voglio che gli altri pensino che non mi sei simpatica, per cui non urlarmi contro o sospetteranno qualcosa, grazie» - interruppe Tim, facendo salire una tale ira a Margherita a tal punto da farla urlare ancora più forte.


«IO CREDO PROPRIO CHE URLERÒ QUANTO MI PARE E PIACE, CARO PICCOLO PRINCIPE O MARINAIO DEI MIEI STIVALI!» - strepitò, sfogando la rabbia repressa che aveva dentro da quando Tim aveva iniziato ad importunarla. 


«Ehi, voi due, va tutto bene?» - domandò Seamus da lontano, uscendo dalla cabina.


«Stavamo solo... ehm... giocando» - rispose Tim, mentendo.


«Beh, vedete di non svegliare i pesci» - rimproverò Seamus e tornò nella cabina di comando.
Tim ritornò a guardare Margherita, lo sguardo burbero.


«Ti ho detto di non urlare! Senti, me ne vado, è inutile che resto qui. Ma ti avverto, ragazzina, sta'attenta a come parli e a quello che fai» - disse.


«Oh, ma certo!» - concluse Margherita con disgusto. Si voltò e raggiunse la barriera, dove prima aveva avuto una conversazione con Harry. Tim rimase a guardarla, non sapendo cosa rispondere. Sbuffò e se ne andò via, cercando disperatamente di ignorarla.
Che problemi aveva quel ragazzo? E cosa ci faceva su quella nave? Pareva avesse anche una certa confidenza con gli altri, per cui doveva starci da un po'. Non aveva una famiglia? Di certo non seppe spiegarselo, ma ripensò a quello che aveva detto “farò qualunque cosa per far cambiare idea a Sebastian”, e poi ripensò proprio a lui, al marinaio che aveva conosciuto con un pesce spada morto su di una spalla, lui sapeva che era scappata di casa, ma come? Non poteva averlo sentito da qualcuno, l'aveva capito semplicemente? E come avrebbe fatto poi? Qualcuno le stava nascondendo qualcosa che doveva esserle svelato.


Il mattino seguente soggiunse in fretta, Margherita era stanca morta. Per la seconda volta dormì sul ponte della nave, aveva rifiutato di dormire sulla branda al caldo e si accontentò di un cuscino e di una coperta, nonostante il freddo.



«Ci siamo quasi, oramai» - disse Harry, con una tazza in mano.
Margherita si alzò di scatto, seppure ancora stordita dal sonno.


«Per cosa?» - 


«Vedi quell'isola? È la nostra prossima fermata» - disse solenne Harry. Margherita cercò di scorgere l'isola, era effettivamente vicina e sembrava spaziosa. Per qualche strana ragione provò un brivido di concitazione. 


«Hai lo spirito d'avventura dentro di te, cosa credi, che non l'avessi capito?» - propalò Harry, studiandola. Margherita gli sorrise.


«Harry! Sono qui!» - urlò Cornelius, terrorizzato.


«Margherita, corri subito dentro e nasconditi» - avvertì Harry, cacciando una pistola dalla tasca posteriore del pantalone. Margherita ne rimase terrorizzata, non riuscì a fare il benché minimo passo.


«Fa' come ti dico!» - insistette Harry. Margherita corse subito dentro, la coperta avvolta intorno sé. 
In breve tempo sentì degli spari, delle urla e delle imprecazioni. C'era qualcuno lì fuori che stava lottando con i suoi nuovi amici. Seamus urlò di rabbia, mentre George implorava di smettere.







- Branda:
 Letto di robusta tela, sospeso orizzontalmente, dove dormono i marinai.






*Nota dell'autrice:
Buon salve!
Ed eccomi finalmente con questo nuovo capitolo di questa storia, che spero vi stia piacendo o che la stiate trovando gradevole! :) Fatemi sapere se vi va cosa ne pensate!
E nulla, spero di riuscire a pubblicare, come ovvio, quanto prima. Finalmente l'estate dovrebbe dare un po' di tempo in più per rilassarsi e poter dedicarsi alla scrittura. Perdonatemi, comunque, se non riuscirò ad aggiornare subito. 
Alla prossima, cari lettori! 
Bye. ^^*

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3389460