Padre, secondo te, esistiamo?

di tilia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incidente ***
Capitolo 2: *** Salvataggio ***
Capitolo 3: *** Che diavolo ci fate qui?! ***
Capitolo 4: *** Cena ***
Capitolo 5: *** La cena non è ancora finita ***
Capitolo 6: *** Dubbi ***
Capitolo 7: *** La mia famiglia non si tocca ***
Capitolo 8: *** Bowser (finalmente) scopre che diavolo sta succedendo nel suo castello ***
Capitolo 9: *** Naufragar ***
Capitolo 10: *** E la notte finalmente si quietò ***



Capitolo 1
*** Incidente ***


Incidente

"Ludwig, dov'è Papà?" domandò per l'ennesima volta Lemmy con voce lamentosa.

Il maggiore non lo degnò di uno sguardo e riprese a leggere seduto tranquillamente su una delle poltrone della libreria.
"Ludwig, dov'è Papà?" ripeté ancora senza darsi per vinto. Nessuno aveva la tempra di resistergli dopo avergli fatto venti volte la stessa domanda, anche se suo fratello stava per battere ogni record nell'ignorarlo. Effettivamente, il maggiore aveva un buon allenamento alle spalle, perciò non ci prestò neanche più attenzione e si concentrò, invece, sul libro.
"Ludwig, dov'è Papà?" chiese nuovamente il secondo genito della famiglia con voce ancora più lamentosa. Ormai stava diventando una sfida.
Il ragazzo non mostrò alcun segno di averlo sentito. Era stato particolarmente attratto dalla lettura. Il manoscritto spiegava dettagliatamente un incantesimo piuttosto complicato, ma altrettanto potente. Sarebbe potuto diventare il suo prossimo obbiettivo, se solo qualcuno lo avesse lasciato in pace.
"Ludwig!" urlò qualcuno spalancando le porte della biblioteca personale del castello. Quello ormai non era più un luogo di tranquillità. Roy entrò spedito e gridò ignorando ogni regola "Dove cazzo è Re Padre?"
Sorvolando il linguaggio, era davvero interessante. Ogni volta che si riferiva a Bowser lo chiamava Re Padre, lo pronunciava con una sorta di riverenza, ma non lo ascoltava mai, né tanto meno gli provava rispetto. Roy era nella classica fase di adolescenza ribelle e spesso Ludwig si chiedeva se c'era stato un periodo, in cui non fosse stato così. Anche da piccolo aveva lo stesso atteggiamento e carattere.
Finalmente si decise ad alzare la testa dal libro e posò pigramente lo sguardo sui fratelli minori. Si erano messi fianco a fianco, come uno schieramento deciso ad ottenere i risultati voluti.  
"Non lo so" rispose con tono calmo. Aveva il timbro di voce leggermente più dolce nell'ultimo periodo e quasi tutti i suoi fratelli se ne erano accorti. Non che lo facesse volutamente, probabilmente stava ancora crescendo. Sperava fosse così. Anche se la voce bassa e minacciosa, che aveva prima, era molto più apprezzata.
"Dovevano solo rapire quella dannata principessina, perché ci mettono tanto?" ringhiò rabbioso Roy sbattendo il pugno sul tavolo.
Ludwig notò delle teste affacciate alle porte della biblioteca che ascoltavano la conversazione con attenzione. Erano tutti così silenziosi. L'atmosfera del castello era tetra, non c'era il solito rumore e caos, tutto era avvolto in una cappa opprimente.
Il maggiore dei fratelli sapeva perché erano così. Nonostante fuori nevicasse abbondantemente nessuno si era affacciato e aveva urlato di uscire a costruire pupazzi di neve, nessuno si era messo a bocca aperta per mangiarne quanta più possibile. Tutti erano rimasti in attesa alla finestra ignorando i candidi fiocchi che scendevano.
Conosceva il motivo di tanta ansia. Quella sera era la vigilia di Natale. Il giorno che passavano sempre insieme a loro padre, l'unico in quale si divertivano e non pensavano ad altro.
Persino Jr, che era il più piccolo, lo aveva capito, nonostante fossero solo pochi Natali che passavano insieme.
Anche lui, infatti, era rimasto stranito quando Bowser era uscito con la nave ed era andato a rapire la Principessa portandoselo dietro.
"Passeremo il Natale insieme a lei" aveva affermato sprizzando gioia da tutti i pori.
Ludwig non aveva commentato. Era rimasto tutto il giorno in biblioteca senza uscire, non aveva sentito un solo suono per tutto il tempo.
Adesso tutti si chiedevano perché non era lì con loro. Il maggiore guardò fuori dalla finestra e notò che la neve si era infittita ancora.
"Potrebbero anche essere precipitati con questo tempo" mormorò a mezza voce Larry rabbrividendo. Nei suoi occhi si leggeva la preoccupazione.
"Piantala di dire cazzate" sbottò ancora più furioso Roy. Mascherava con eccellenza la sua paura, inoltre con i suoi soliti occhiali era impossibile capire il suo sguardo.
"Calmatevi, piuttosto avete preparato tutto?" domandò il maggiore tentando di distogliere l'attenzione da quei cupi pensieri. Se davvero erano precipitati, cosa che aveva già sospettato, ma non aveva espresso per paura di farli entrare nel panico, non c'era possibilità che sopravvivessero. Il freddo e il loro sangue non andavano molto d'accordo, inoltre la temperatura era sicuramente sotto lo zero.
"Io ho attaccato le ghirlande, papino sarà estasiato!" trillò Wendy cogliendo la palla al balzo per vantarsi di qualcosa "Sono davvero carinissime, guardale Lud"
Tirò fuori un addobbo colorato di un rosa confetto nauseante. Il maggiore schioccò  lingua cercando di trovare le parole giuste per descrivere quell'obbrobrio senza non scatenare una guerra in biblioteca, ma non riuscì a trovarle.
"Sono...ehm...particolari" osservò distogliendo lo sguardo in fretta per placare la repulsione.
"Fanno schif-" Ludwig tirò un calcio a Lemmy prima che riuscisse a terminare la frase, che per fortuna Wendy non sentì tanto era occupata a descrivere il suo progetto. Aveva attaccato le ghirlande per tutto il castello, ma in alcune stanze, per staccare un po', le aveva appese di altri colori. Il maggiore ringraziò il cielo di aver chiuso la sua stanza a chiave.
"Io ho preparato il mio discorso, lo volete sentire? Sono solo duemila parole, ero un po' a corto di idee questa sera, strano vero. La notte di Natale è molto stimolante, vi ricordate che piano aveva inventato due anni fa nostro padre proprio in questo periodo? Comunque, il mio discorso inizia con un..."
"Grazie Morton" tagliò corto Wendy guardando il fratello infastidita.
"Ho attaccato tutte le luci, ora l'albero è pronto e Larry ha finito con le palline colorate da appenderci sopra" ridacchiò Iggy.
"Abbiamo dovuto prendere un albero nuovo, perché l'ha fatto saltare in aria" sospirò il penultimo genito dondolandosi avanti e indietro sui talloni.
"E dire che ti avevo avvertito di stare attento quest'anno, sono dovuto uscire con questo freddo a comprarne un altro, non hai idea la fatica che ho fatto a portarlo qui!" esclamò piccato Lemmy, era una delle rare cose che detestava.  Era il secondo genito aveva qualche anno in meno di Ludwig, eppure erano molto diversi. In fondo era ancora un bambino, mentre il primo genito si era già sviluppato, volente o nolente, Lemmy non voleva prendersi troppe responsabilità. In particolare lo disgustava andare a far compere, tranne se era per acquistare nuovi palloni.
"Hai?! Ma se l'ho portato io, mentre tu giocavi?" sbraitò Roy sbattendo un piede a terra.
Lemmy sorrise nervosamente facendo un passo in dietro per sicurezza.
"Ah, già"
"Bene, siamo pronti" sospirò Ludwig girandosi meccanicamente verso la finestra, sperava solo che il padre arrivasse presto. Sentì un moto di rabbia. Il Natale lo avevano sempre passato insieme, perché aveva voluto andarsene anche quel giorno?
Riaffondò lentamente nella poltrona riprendendo il libro, tornando ad ignorare i fratelli che continuavano a discutere.
"Signore, abbiamo appena avvistato un esplosione ad ovest!" esclamò la vedetta.
Uno strano silenzio calò nella stanza non appena lo annunciò.
"Merda!" ringhiò Roy spintonando i fratelli per uscire dalla stanza e correre sulla torre. Ludwig rimase immobile e impietrito.
"Ludwig, cazzo, è il dirigibile di Re Padre!" Non ebbe neanche bisogno di capire a chi appartenesse quella voce, solo Roy parlava in un linguaggio tanto volgare.
"Andiamo, allora!" esclamò Larry afferrando la bacchetta e correndo verso l'atrio del castello per uscire.
Solo allora il maggiore si riscosse e scattò. Dovette faticare per raggiungerli e precederli all'entrata. "Fermi tutti! Dove credete di andare?" domandò minaccioso portandosi davanti al portone.
"Levati Ludwig, Papà e Jr potrebbero aver bisogno d'aiuto!" esclamò Larry saltellando sul posto preoccupato.
"Se uscite tutti insieme e vi perdete nella neve sarebbe anche peggio, andrò io a controllare" decretò infine con il suo migliore tono autoritario.
"Anche se sei il più grande non-"
"Roy, taci! Rimarrete qui e non appena torno vi voglio trovare con delle coperte e bende, se davvero si sono schiantati, potrebbero essere feriti" questa volta il suo tono era irremovibile. Ludwig non aveva molte qualità, ma sapeva farsi rispettare dai suoi fratelli. Non erano molte le volte che esercitava la sua età, specialmente perché non gli importava molto di essere un Leader. Era più bravo dei suoi fratelli in molti campi, ma non era fra le sue principali intenzioni quelle di comandare.
Nessuno osò ribattere. Ludwig mise un mantello ed estrasse la bacchetta uscendo nella tempesta di neve.






____
Angolo autrice:
Diciamo che se non si è capito il protagonista è Ludwig, o almeno in gran parte è lui. Mi sta davvero simpatico.
Inoltre sono fissata con le relazioni tormentate fra padre e figlio, forse perchè infondo l'adolescenza è uguale per tutti. Non dev'essere affatto semplice avere un padre fissato con una principessa e ogni volta è fuori casa per rapirla e tentare di farla sua sposa, così come non è semplice avere sette fratelli più piccoli (sì, considero Jr come un Bowserotto, anche se so che non è un opinione condivisa da tutti).
Comunque bando alla ciance, andiamo avanti. Spero di non aer fatto errori clamorosi e di aver attirato almeno in po' di attenzione.
Grazie mille per aver letto, se poi volete perdere quel momento in più per lasciare il vostro parere mi farete ancora più felice!
Comunque grazie principalemente per aver letto.
Al prossimo capitolo (probabilmente aggiornerò settimanalmente, ma non garantisco nulla)
Alla prossima
Tilia =|=

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Capitolo 2
*** Salvataggio ***


Salvataggio


La temperatura era ancora più bassa di quella che Ludwig si era aspettato. Rabbrividì violentemente, ma se lui aveva freddo ed era in movimento, poteva immaginare suo padre e gli altri fermi, magari svenuti o feriti. Strinse i denti e aumentò la velocità.

Non appena arrivò al luogo dell'esplosione lo scenario era desolato. I pezzi di quello che una volta era stato un dirigibile giacevano anneriti e bruciati dalle fiamme. Tutta la neve si era sciolta lasciando solo del terreno carbonizzato.
Ludwig si concentrò e cercò qualche segno di vita, proteggendosi gli occhi con una mano dai fiocchi che cadevano sempre più velocemente. Finalmente trovò un puntino rintanato nel bianco abbagliante e corse verso quell'unica speranza.
In mezzo alla neve era stata eretta una struttura malmessa usando parti rotte del dirigibile. Il vento impetuoso rischiava ad ogni colpo di spazzarla via. Formava una specie di cupola contro la tempesta. Era stata scavata la neve ai lati in modo da conferirgli una leggera stabilità, ma non avrebbe dato più di un ora di vita a una simile costruzione.
Ludwig illuminò con lo scettro il cammino, continuando ad avanzare poteva percepire un leggero tepore provenire dalla cupola. Si tranquillizzò leggermente, era stato uno stupido a preoccuparsi.
"Padre" urlò tentando di superare il suono della tempesta.
"Ludwig?" rispose qualcuno all'interno della struttura. Non capì se era stato suo padre oppure qualcun altro. Le parole erano ovattate ed estremamente deboli.
"Sì" gridò di nuovo "Dovete uscire, vi porterò al castello!"
"No, Jr è troppo congelato devi usare il teletrasporto"
Ludwig spalancò gli occhi spaesato, aveva usato quella magia solo su se stesso e, già così, era davvero stancante. Suo padre lo sapeva, non sarebbe stato in grado di trasportarli tutti. Oltre ad esaurire le sue forze, avrebbe rischiato di spostarli da qualche altra parte, magari nel cuore della tempesta.
"Ma..." protestò scuotendo la testa, era una follia. Era rischioso, davvero troppo. E se poi davvero faceva qualche errore?
"Ludwig! Siamo tutti esausti, smettila di pensare solo a te stesso"
Il maggiore serrò le mani sullo scettro, una nuova ondata di rabbia lo invase. Suo padre si preoccupava di tutto tranne dei suoi figli, Jr era l'unico fortunata eccezione fra loro. Avrebbe messo persino l'idraulico davanti al loro benessere, anzi, già lo faceva uscendo la vigilia di Natale. Era furioso, gli venne un'immensa voglia di lasciarli lì a congelare.
Se solo per un minuto si fosse accorto di loro!
I suoi fratelli soffrivano ogni giorno, ognuno in modi diversi, ognuno tentando di non darlo a vedere, ognuno recitando d'essere felice. Si sentiva imponente. Suo Padre poteva anche ignorarlo, non gli importava, era il primo genito doveva essere forte, ma i suoi fratelli meritavano un po' di attenzione.

"Ludwig, sbrigati! Jr sta davvero male"
Jr, Mario, Peach, solo loro esistevano. Il suo figliolo eletto, la sua cara nemesi e la sua amata. Strinse ancora di più le mani intorno allo scettro. 
Lo avrebbe fatto per i suoi fratelli
e Jr, nessun altro. Avrebbe lanciato l'incantesimo solo per loro, perché meritavano ancora un padre e perché se fosse morto ne sarebbero stati distrutti, anche se forse sarebbe stato meglio.
Chiuse gli occhi e si concentrò. Chissà quante persone erano all'interno della cupola. Probabilmente tre. Ce la poteva fare.
Sospirò, lasciò che la magia lasciasse il suo corpo e si convogliasse nello scettro. Contò mentalmente fino a tre e...lanciò l'incantesimo.


Ludwig spalancò gli occhi e un ondata di nausea lo colse, riuscì a rimanere in piedi anche se per miracolo. Stava tremando, non capiva bene se era per il freddo o la paura. Non appena riuscì a mettere a fuoco l'ambiente, però, sospirò di sollievo.

La cupola era apparsa nell'atrio del castello sotto lo sguardo sconvolto degli altri Bowserotti. La struttura venne divelta da Bowser, che teneva fra le braccia il corpo rannicchiato di Jr. Non appena vide le coperte, che i suoi figli avevano fra le mani, le prese e lo avvolse immediatamente.
"Ha bisogno subito di cure, andate a chiamare Kamek" urlò il drago furioso.
"Ma..."
"Subito!" sbraitò stroncando l'obiezione.
"Kamek è andato con Kameka, hai dato loro la giornata libera" ribatté Roy.L'unico che avesse ancora il coraggio di parlare dopo quella sfuriata. Il suo sguardo, però, vagava dal re Padre al corpo immobile del fratellino. Non riusciva più bene a mascherare la preoccupazione, perché la sua voce risultò leggermente incrinata.
Bowser lo guardò come se volesse incenerirlo, ma alla fine si voltò verso la cupola e ringhiò furibondo "Questa è tutta colpa tua, dannato idraulico!"
Abbracciato a Peach c'era Mario, che guardava la scena con sconcerto, quasi con senso di colpa. Perché il dirigibile era caduto, a causa della loro lotta e si sentiva in parte responsabile.
 La principessa aveva le lacrime agli occhi e forse aveva anche pianto a giudicare dalle righe sulle guance.Non aveva mai visto Bowser così spaventato e preoccupato per qualcuno. Era in pensiero per il piccolo Jr, che non aveva più ripreso conoscenza.
Mario, tuttavia, trovò la forza di ribattere "Tu l'hai rapita!"

Bowser stava per ribattere qualcosa, ma, improvvisamente, una voce cristallina li interruppe, prima che potessero scoppiare a litigare "Adesso basta! Dobbiamo fare qualcosa per lui!"
Peach si era pulita le lacrime e aveva assunto di nuovo il suo portamento regale, ma gli occhi ancora lucidi tradivano la preoccupazione. I due litiganti si fermarono, come due bambini appena rimproverati dalla madre.
Ludwig, per il poco che era riuscito a seguire, provò un moto di simpatia per la principessa.
Intanto lui era finalmente riuscito a rimettersi dritto, anche se tremava ancora, questa volta dal freddo. Aveva il mantello bagnato fradicio, così come i capelli e ogni scaglia del corpo. Probabilmente l'acqua gli era arrivata fino alle ossa.
"Ludwig, tu hai studiato con Kamek, fai qualcosa" ordinò Bowser.
Colto alla sprovvista il maggiore dei Bowserotti lo guardò interrogativo "Cosa dovrei fare?"
"Aiutalo, dannazione possibile che sei così inutile? Anche prima, perché ci hai messo tanto ad utilizzare il teletrasporto?"
Larry sillabò teletrasporto, quasi fosse una parola aliena e guardò il fratello maggiore inorridito. Sapevano tutti quanto costasse quella magia. Ludwig non poteva perdere altre energie.
"Re Padre, me ne occupo io" decretò infine Roy, anche se nella voce c'era un ringhio velato. Bowser lo guardò leggermente accigliato, ma alla fine lasciò Jr nelle sue mani.
Le cose si susseguirono talmente in fretta che Ludwig faticò a seguirle, si era fermato alla parola "inutile". Strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche, tentando di non far trasparire la furia.
"Veniamo con te" mormorò Lemmy. Sembrava abbattuto, quasi come se in quel momento avesse appena realizzato che non sarebbe stato un bel Natale. Era deluso.
Tutti i Bowserotti si trascinarono dietro a Roy, solo Ludwig rimase immobile. Aveva il volto scuro e fissava il padre senza lasciar trasparire alcun sentimento. I Bowserotti per un secondo temettero che esplodesse. 
Solo Wendy intervenì. Sapeva di rischiare, ma lo afferrò e lo costrinse a venire con lei ficcandogli le unghie nella squame tenere del braccio.

Non appena furono al primo piano Ludwig si chiuse in una stanza. Neanche la sorella era riuscito a fermarlo.
"Lud, non fare pazzie" urlò Lemmy sbattendo i pugni sulla porta. Non proveniva alcun suono dall'altra parte.
Il maggiore si era premurato di insonorizzare la stanza e sigillarla. La sua rabbia era veramente al culmine e dalla sua bocca esplose una violenta fiammata, che incenerì i mobili.

I suoi fratelli sapevano bene, che, per quanta pazienza avesse, quando s'infuriava sul serio era meglio lasciarlo sbollire da solo. Ne andava della loro salute. Nessuno aveva mai osato interromperlo in uno dei suoi momenti d'ira. Si diceva, che perdeva completamente il controllo. Erano voci di corridoio, ma pareva che in quei momenti diventasse anche più pericoloso di Bowser e Mario messi insieme. Era logico che nessuno ci tenesse ad incontrarlo.
"Wendy, rimani qui, aspetta che si calmi"  ordinò Roy con ancora fra le braccia Jr.
"E che faccio, se esce ancora incazzato?" domandò seccata la bowserotta fulminando il fratello.
"Dagli una camomilla" fu l'unica risposta.
Wendy ringhiò per la pessima battuta, ma non si mosse da davanti alla porta. Non si sarebbe spostata neanche di un millimetro. Lo sapeva bene, per quanto odiasse ammetterlo, era davvero preoccupata per il fratello maggiore.



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Nota autrice:
Grazie mille, per aver letto anche il secondo capitolo. Sono molto aperta alle critiche, specialmente se avete accorgimenti oppure dubbi, perplessità, insomma tutto (anche se la lunghezza dei capitoli non vi soddisfa, ditemelo!).
Sì, lo so che sono stata abbastanza stronza in questo capitolo, ma vedremo cosa accadrà nei prossimi!
Ho intenzione di fargliele passare di tutte i colori a questi poveri Bowserotti, siete avvertiti XD

Al prossimo Sabato!
Tilia =|=

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Capitolo 3
*** Che diavolo ci fate qui?! ***


Che ci fate qui?!


Wendy negli ultimi periodi aveva visto il fratello abbastanza frustrato. L'ultimo episodio, aggiunto alla lista, rischiava davvero di arrivare al culmine.

Conosceva il suo re papino, sapeva che non lo faceva apposta, semplicemente lui era un po' egoista, (come tutti in famiglia).Purtroppo ,però, lei e i suoi fratelli ne soffrivano.
Lei in prima persona era cresciuta aspirando ad ottenere le sue attenzioni, forse il suo carattere era dato anche da quello. Era sempre stata una gara fra lei e gli altri a chi attirava più i riflettori per aver, almeno pochi secondi, l'interesse di Bowser su di sé.
Dopo di che,finito l'attimo di grazia, rimaneva l'amarezza e andavano tutti dal fratello più grande per farsi consolare.

Ludwig, invece, non era mai stato competitivo, non aveva mai avuto grandi aspirazioni di potere o grandezza, (se non nel campo musicale), certo, era un po' vanitoso e pieno di sé, ma era sempre quello che tentava di raccogliere i pezzi.
Non era bravo, ma, almeno ci provava.  Nascondendo un pizzico di buon cuore, sotto grossi strati di cinismo e orgoglio. Infondo era davvero preoccupato per loro, nonostante non perdesse occasione per prenderli in giro per il loro comportamento infantile. Per loro lui era già grande, una specie di adulto a cui far riferimento, nonostante non fosse neanche a metà dell'adolescenza adolescenza. A provarlo il fatto che stava ancora cambiando voce. Eppure, all'apparenza sempre irraggiungibile, un passo avanti.

Era sempre stato l'unico, però, che permetteva loro di rimanere nella sua stanza, quando avevano gli incubi o un temporale, qualunque cosa. Anche se iniziavano a piangere disperati (ed era successo più di una volta), li ascoltava, nonostante non riuscisse a consolarli e tentasse di buttare la situazione nel ridicolo. Gli  si poteva raccontare di ogni, non li cacciava mai via.
Wendy si era accorta più tardi che con questo suo modo di fare lui raccoglieva, ma non si sfogava mai, sempre scattante, pronto, all'erta.
In passato poche volte si era chiuso in una stanza ed era rimasto lì per un intera giornata con il divieto assoluto di disturbarlo, solitamente era quando c'era in giro il loro re papino. Ludwig era il più, difficile ammetterlo, bravo e responsabile,ma Bowser non riusciva proprio a vederlo.

"Wendy, che ci fai qui fuori?" domandò qualcuno interrompendola dai suoi pensieri.
Si voltò e finalmente vide che il fratello maggiore era uscita dalla stanza. Ludwig chiuse la porta alle sue spalle e chiese nuovamente "Ebbene? Perché sei rimasta fuori dalla stanza per quasi un'ora?"

"Sei tutto bagnato non avvicinarti!" ribatté lei fingendosi schifata e nascondendo in tutti i modi il suo imbarazzo. Non gli avrebbe rivelato la sua preoccupazione, neanche se le avessero regalato tutti i trucchi del mondo.  
Ludwig gocciolava ancora. Il mantello era nelle medesime condizioni ed era appiccicato al suo corpo. I capelli erano spettinati e alcuni ciuffi gli erano finiti davanti agli occhi.Si sarebbe sicuramente preso un malanno se non si fosse asciugato.


Il maggiore assottigliò lo sguardo annoiato e sbuffò "D'accordo"

"Lud, fai schifo conciato in quel modo, vai a darti una sistemata"

Il maggiore scrollò le spalle e si avviò verso la sua stanza. Wendy lo seguì stranamente in silenzio, sembrava persa in chissà quali pensieri. Ludwig non parve infastidito di essere sorvegliato, per una volta nella vita almeno non era quello che doveva controllare tutto. Non appena arrivò di fronte alla sua stanza si fermò di colpo.

"Perché la serratura è stata forzata?" domandò girandosi verso la sorella per chiedere spiegazioni. Wendy guardò anche lei la porta e scosse la testa. Lei non ne sapeva nulla.
Ludwig estrasse la bacchetta, seguito a ruota dalla sorella e cautamente spinse l'uscio.
Una sferzata di calore uscì dalla stanza e li investì. Il maggiore rabbrividì dal freddo, dopo quello sbalzo era sicuro di prendersi un bel raffreddore.

"Chi è il deficiente che ha aperto?" urlò qualcuno, che entrambi identificarono come Roy.
I due fratelli finalmente entrarono nella stanza e rimasero basiti nel vederla nel caos più totale. Solo un piccolo angolo, dove si trovava il pianoforte e la libreria, era stato risparmiato, il resto era completamente a soqquadro. La scrivania era alla rinfusa con bacinelle d'acqua, probabilmente calda a giudicare dalle nuvolette di fumo che si levavano, tutti i fogli, che precedentemente stavano sul ripiano, erano sparsi a terra. Dagli spartiti agli appunti, era tutto alla rinfusa.
Non appena i bowserotti si accorsero che era entrato anche il fratello maggiore si bloccarono di colpo. A giudicare dalla sua faccia accigliata e forzatamente calma non doveva aver gradito la sorpresa.

"Che cos'è successo?" domandò sforzandosi di rimanere tranquillo Ludwig avanzando a passo lento verso i fratelli. Nonostante il suo tono fosse perfettamente controllato, una vena iniziò  a pulsargli a lato della fronte.

"Non è colpa nostra è stata un idea di Iggy" protestò Larry indicando il fratello più alto.
Iggy poteva essere dannatamente imprevedibile a volte. Anzi, molti dei guai che capitavano al castello erano colpa sua e dei suoi esperimenti. Nonostante fosse un genio, non aveva mai il senso della misura.

"Che diavolo ti è saltato in mente?" scoppiò Ludwig decisamente furioso. Non nascondeva neanche più la sua rabbia.

"Jr aveva bisogno di essere riscaldato immediatamente e la tua stanza è a  Ovest, dove tramonta il sole, quindi ho pensato che fosse la più calda in questo momento, inoltre l'infermeria è occupata da papà, Mama Peach e l'idraulico idiota" spiegò rapido sistemandosi con un gesto nervo gli occhiali. Lui e il maggiore solitamente andavano d'accordo, ma sapeva perfettamente che, quando era arrabbiato, era meglio trovarsi ad una debita distanza. Perciò indietreggiò leggermente.
Ludwig si costrinse a fare un lungo respiro per calmarsi. Non doveva prendersela con i suoi fratelli, infondo per una volta avevano pensato alla salute del minore.

"Se vuoi fare a pugni sappi che devi rivolgerti a me!" esclamò improvvisamente Roy emettendo un ringhio minaccioso. I suoi occhiali intercettarono uno scintillio del fuoco e sembrarono mandare un bagliore di sfida. Roy provocava in continuazione il fratello, specialmente quando vedeva che la sua pazienza iniziava a dare segni di cedimento, ovvero sempre.
Il maggiore ignorò la provocazione e diresse la sua attenzione su Jr. Il piccolo Koopa era rannicchiato sotto le coperte del suo letto in posizione fetale. Sembrava perdersi nel blu delle coperte e solo il codino rosso risaltava.
Gli avevano aggiunto un altro lenzuolo. Notò, inoltre, che aveva una piccola fasciatura intorno alla testa, alzò lo sguardo interrogativo e domandò "Come sta?"

Nonostante provasse una leggera antipatia per lui per essere sempre il figlio eletto, era pur sempre suo fratello. Jr infondo era l'unico con cui discuteva seriamente, avevano uno strano rapporto. Si evitavano per la maggior parte del tempo, ma quando s'incontravano o si lanciavano le frecciatine o andavano abbastanza d'accordo. Jr per quando fosse il più piccolo dei fratelli era molto maturo, in questo si assomigliavano, erano entrambi cresciuti in fretta, uno per le troppe attenzioni e l'altro per la totale mancanza di esse.

"Ha picchiato la testa ed è mezzo congelato" rispose quasi subito Lemmy spiccio come suo solito.
"In realtà ha anche un livido lungo il braccio destro, una scaglia mancante sotto il ginocchio, un unghia sbeccata e..."

"Ok, basta, ho capito" sospirò esasperato Ludwig prendendosi la testa fra le mani. Improvvisamente avvertì tutta la stanchezza della giornata cadergli addosso. Un pressante mal di testa iniziò a martellargli le tempie. Quella sera sarebbe andato a letto, era decisamente troppo stanco per partecipare ad una cena che si sarebbe rivelata un campo di battaglia. Perché per mettere a mangiare insieme suo padre e Mario ce ne voleva di coraggio.
Era così immerso nei suoi pensieri che non si accorse che tutti i fratelli lo stavano fissando con uno strano cipiglio.

"Ludwig, stai bene?" domandò improvvisamente Larry inclinando leggermente la testa a lato.
La richiesta lo colse alla sprovvista e rialzò lo sguardo immediatamente fissandoli stranito "Cosa?"

"Lud, non hai un bell'aspetto"
"Cazzo, sembra che ti abbiano appena sbattuto un idraulico in testa"
Sorvolò l'ultimo commento e riprese il suo solito contegno.

Magari perché la mia stanza è completamente a soqquadro e il mio letto è occupato? O, forse, perché mi hanno fatto uscire con una bufera di neve? Oppure perché mi hanno fatto teletrasportare quattro di persone? O  perché non gliene frega nulla a nostro padre?
Non riuscì a esternare la sua rabbia e sospirò. Probabilmente era la stanchezza la causa di tutta quell'irritazione. Solitamente aveva più controllo.

"No, sono solo un po' stanco"  ripeté per convincersi.

"Be', c'è sempre la stanza di Jr se vuoi riposare"
Ludwig si trattenne dal commentare e si limitò a scoccar loro un'occhiataccia. Quella giornata stava andando di male in peggio.

Un ruggito fece tremare il castello. Tutti i Bowserotti si guardarono preoccupati. Sapevano perfettamente che quando si sentivano certi urli di rabbia non era un buon segno.
Persino i loro servitori rimanevano alla larga dalla stanza in cui si trovava Bowser e loro, a meno che non li avesse lui chiamati personalmente, seguivano il lo stesso esempio.
Ludwig sospirò, chissà cos'era successo. Non aveva neanche troppa voglia di scoprirlo, per quella disastrosa notte di Natale erano già accadute abbastanza situazioni spiacevoli.
Notò che Roy passava una moneta d'oro a Lemmy che sorrideva. Il fratello minore non sembrava  felice.

 "Giuro, che è l'ultima volta che scommetto sull'autocontrollo di re Papà" Lo sentì borbottare.
"Che ti aspettavi?" domandò, alzando le spalle, Larry. Aveva una pallina in mano e si stava divertendo a farla rimbalzare per terra.
"Almeno due fottute ore" ringhiò, tutt'altro che allegro, incrociando le braccia al petto infastidito.

"A cena!" urlò nuovamente Bowser scuotendo l'intero castello, fino alle fondamenta.
"A cena? Dopo aver sfuriato?" domandò preoccupato Iggy "Non è una buona cosa"
Non ci voleva un genio, come Iggy, per capire che erano tutti nei guai. Solitamente per far sbollire completamente l'ira a loro padre, ci volevano ore e, in quel caso, non erano passati neanche due minuti.  Ludwig lo sapeva già che si preannunciavano guai.

"Secondo me, Mama Peach ci ha messo lo zampino" annunciò improvvisamente Wendy orgogliosa. Dopotutto la principessa era una donna, come lei, e in una famiglia prevalentemente composta da maschi spiccava, quando riuscivano dove gli uomini fallivano.
"Allora non hai solamente cazzate in quella testa" ridacchiò Roy accarezzandola ironicamente. Wendy ringhiò e gli fece la linguaccia, era una fortuna che non si fossero messi a litigare.
"Cazzate che sicuramente tu non capiresti"
O forse no...
"E, sottinteso, non voglio capire"
"Allora le potresti capire? Ne dubito fortemente!" esclamò sarcastica.
"Senti tu smorfiosa..."

"A cena!!!" ruggì Bowser con ancora più violenza interrompendo i due. Ludwig si portò le mani alla testa era stato davvero assordante, eppure glielo dicevano sempre di non urlare così in casa.
Quell'interruzione aveva avuto i suoi lati positivi, fortunatamente aveva interrotto il loro litigio. Ludwig sapeva per esperienza, che sarebbe andato avanti ancora per molto tempo. Roy e Wendy erano molti simili di aspetto, ma caratterialmente erano opposti. Nonostante tutto, dopo di Ludwig, era Roy il più adatto a controllarli, perché per quanto avesse un'indole da bullo si preoccupava per loro, sicuramente molto più del fratello intermedio fra loro, ovvero Lemmy.  
Roy causava una miriade di problemi, ma solo quando poteva permetterselo, ovvero quando c'era Ludwig nei paraggi. Quando il maggiore era presente poteva fregarsene delle responsabilità, perché tanto c'era lui, ma quando non si trovava vicino non poteva più avere quel lusso. Il terzogenito amava profondamente la sua sorellina e adorava il suo modo di tenergli testa, ma non lo avrebbe mai detto a nessuno.

"Sarà meglio sbrigarci" sospirò Ludwig, già prevedeva la terza chiamata e non sarebbe stata affatto piacevole.
Loro padre sapeva essere estremamente cattivo quando voleva.

Lentamente uno ad uno si avviarono verso la porta.
"E per lui?" domandò timoroso Larry riferendosi al fratello minore dormiente.
"Gli porterò qualcosa dopo" disse sbrigativo Ludwig "Adesso tutti fuori, dalla mia stanza"
Fu l'ultimo ad uscire e accostò delicatamente la porta, anche perché se l'avesse anche solo spinta di più sarebbe crollata. Infatti, sembrava che i suoi fratelli non si fossero solo premurati di scassinarla, ma anche di semi-scardinarla.

"Lud, tu vai a cena conciato in quel modo?" domandò scettica Wendy guardandolo con occhio critico. Effettivamente aveva ancora i capelli zuppi e i vestiti umidi appiccicati al corpo.
"Dite a nostro padre che arrivo dopo" sospirò rassegnato, la sorella non avrebbe mai permesso che un simile affronto alla decenza mettesse piede nella sala da pranzo.A maggior ragione dopo che lei aveva passato l'intera ad addobbarla e pulirla.
"Lud, ci metterai ore ad asciugarti, vieni con me ci penso io" ribatté Wendy afferrando il maggiore per un braccio e trascinandolo verso la sua stanza. Non gli aveva dato molta scelta, anzi, non gliel'aveva proprio data..
Prima di svoltare l'angolo Ludwig poté vedere Lemmy e Larry ridacchiare maliziosi. Roy sussurrò qualcosa a Morton, che sorrise. Non faticò ad immaginare quello che si erano detti e si ripromise di trucidarli, non appena ne avrebbe avuto l'occasione.

Una volta che i due furono spariti Iggy chiese "Credete che uscirà da quella stanza ancora maschio?"
"Secondo il mio parere, che è molto collaudato a riguardo, Wendy a la tendenza a mettere il rosa da ogni parte e Ludwig mi sembra in netto svantaggio argomentativi, in altre parole il tutto si conclude con l'ambiente, stucchevole, vomitevole e appunto dannatamente femminile. Direi che abbiamo un problema, magari gli metterà le mollette, vi ricordate l'ultima volta che ha catturato Lemmy? Oppure..."
"Gli piastra i capelli" tagliò corto Roy interrompendo il monologo di Morton.
"Ma così otterremo un fratello emo" ridacchiò Larry.
All'ultimo commento scoppiarono a ridere ancora più forte. S'incamminarono verso la sala reale continuando a fare battutine simili.
Se Ludwig li avesse sentiti probabilmente sarebbero stati in guai seri, ma lui non c'era quindi...



___
Angolo Autrice:
Diciamo che è molto soft come capitolo, è piuttosto una descrizione dei vari personaggi. Vediamo il punto di vista di Wendy, il ruolo di Roy, prossimamente tenterò di sviluppare anche gli altri, ma con calma una cosa alla volta.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e chiedo in ginocchio il vostro perdono per il ritardo a rispondere alle recensioni. Perdonatemi O.O
Comunque tenterò di essere più rapida nel rispondervi, d'ora in poi.
Se c'è qualcosa che non va, qualunque cosa, non esitate a farmela notare!
Grazie mille di aver letto :)
Alla prossima! (Sabato prossimo)
Tilia =|=

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Capitolo 4
*** Cena ***


Cena

Wendy  tolse al fratello il mantello fradicio d'acqua e notò che tremava.
Si affrettò a spingerlo nel bagno e lo costrinse a fare una doccia calda. In quel modo almeno si sarebbe tolto di dosso un po' di freddo.
"Lud, questo mantello è di pessimo gusto. Dovresti indossare qualcosa che s'intoni con i tuoi capelli, non un anonimo pezzo di stoffa nero, per di più ricoperto di toppe!" gli urlò da dietro la porta del bagno chiusa.
Ludwig l'aveva costretta ad uscire dicendo che ci pensava da solo. Non era una questione di pudore, erano fratelli dopo tutto. Ricordava ancora, quando Ludwig era costretto a rincorrerli nel castello per farli lavare, in special modo Lemmy. Infatti, anche se era il secondogenito, si era sempre comportato da bambino ed aveva un'avversione particolare per l'acqua.
Piuttosto, la faccenda del bagno chiuso era una questione d'orgoglio. Il fratello non avrebbe mai accettato che fosse la sua sorellina a prendersi cura di lui, per troppo tempo era stato il contrario.
"A me piace quel mantello, quindi non provare a toccarlo" le rispose una voce soffocata dall'acqua che scorreva. Doveva avere qualcosa di minaccioso, perché Wendy finalmente mise vicino al caminetto acceso il mantello.
La stanza della ragazza era grande come tutte le altre,  da questo punto di vista nessuno dei fratelli era diverso, ma ognuno aveva personalizzata la propria come voleva.
La sua era dipinta di un rosa acceso ed era tappezzata di poster. Cantati, abiti, modelli, di tutto.
 In un angolo (non tanto piccolo) c'era un armadio dal quale traboccavano vestiti e scarpe. Poteva quasi mettersi un abito diverso ogni giorno.
In fondo al guardaroba, però, si trovava il suo vestito preferito. Si vergognava ad ammetterlo, ma era da damigella. Infatti, aveva sempre desiderato partecipare ad un matrimonio e segretamente sperava ancora che fosse quello del suo adorato Papy e la Principessa Peach.
"Lud, hai un pessimo gusto" ribatté sedendosi sul letto in attesa.
Ludwig si morse la lingua per non rispondere e dirle che se si voleva parlare di "pessimo gusto", allora, lei sarebbe stata in cima alla lista, per quanto lo riguardava.
Finalmente spense l'acqua calda e si avvolse frettolosamente in un accappatoio. Aveva ancora freddo ed essere anche senza il suo guscio non aiutava.
Si spostò i capelli dagli occhi e li lisciò, presto sarebbero tornati disordinati come al solito e, cosa ancora più imbarazzante, tutti in aria.
Infondo, però, gli piacevano. Li legò in una coda uscì dal bagno sotto lo sguardo scettico della sorella.
"Lud, sai che per asciugarli tutti ci metteremo almeno un'ora, vero?" domandò in tono stranamente calmo e forzatamente controllato non appena Ludwig fece un passo avanti.
"Posso farlo anche da solo" ribatté incrociando le braccia al petto seccato.
"Non è questo, dannazione! Perché te li sei legati? Lasciali sciolti e si asciugheranno prima!"
Il maggiore non rispose, ma sbuffò e si sciolse con un gesto secco la coda. Le ciocche di capelli gli coprirono il volto per qualche secondo, prima che con le mani li riportasse indietro. I ciuffi erano arruffati e ancora bagnati, ma andavano ancora verso l'alto.
Wendy aveva notato che il fratello era piuttosto stanco e preferì non continuare. Quando Ludwig era giù di tono diventava estremamente difficile parlargli, s'irritava per niente. Non che di solito non lo facesse, ma se già prima la sua pazienza era poca, quando non era in forma calava ulteriormente.
Quindi preferì prendere l'asciugacapelli e iniziare ad asciugarlo senza dire più una parola. Sapeva anche perfettamente che Ludwig si vergognava in quel momento a farsi aiutare dalla sua sorellina, ma fece finta di non notarlo.
L'orgoglio del maggiore ne avrebbe risentito per settimane per quell'episodio, ma ne aveva talmente tanto che probabilmente dopo un po' non ci avrebbe fatto più caso.
"Lud, stai fermo" ringhiò improvvisamente irritata. Il fratello aveva iniziato a giocherellare con la cintura dell'accappatoio, che aveva fra le mani e sembrava anche parecchio assorto, tanto che non si accorgeva di spostarsi dal getto d'aria calda.
Ludwig si riscosse di colpo e smise di muoversi. Era strano che l'avesse ascoltata, solitamente tutti in quella casa agivano senza rispettare regole od ordini.
Wendy continuò tranquillamente, fino a quando finalmente non terminò anche l'ultima ciocca. Adesso i capelli del maggiore erano un ammasso disordinato, ma probabilmente con un po' di gel e un pettine sarebbero tornati a loro posto.
La sorella si alzò dal letto dove si erano seduti e incominciò ad arrotolare il filo dell'asciugacapelli per rimetterlo nella scatola.
"Lud, guarda che adesso ti puoi muovere" disse scherzosamente toccandolo appena sopra la spalla, ma non appena appoggiò la mano sulle sue scaglie la tolse.
La pelle del maggiore irradiava un po' troppo calore anche secondo i loro standard.
Il fratello si riscosse di nuovo e annuì massaggiandosi piano la testa alzandosi a sua volta.
"Quell'asciugacapelli era davvearo caldo" borbottò rientrando in bagno per riprendersi il suo guscio.
Wendy non era sicura che fosse colpa di quello.
Ludwig ricomparve pochi minuti dopo, aveva rimesso il guscio e si era pettinato, ma sembrava proprio esausto.
"Andiamo a mangiare" sospirò la ragazza uscendo dalla stanza seguita dal fratello.

*
Larry si stava sforzando di mangiare normalmente, ma ormai lo scambio di insulti fra l'idraulico dal cappello rosso e il suo Papà stava degenerando in una vera e propria lotta.
Roy,accanto a lui, invece,  trovava la faccenda estremamente divertente, tanto che aveva aperto un circolo di scommesse clandestine a cui partecipavano già Lemmy e Iggy. Morton si stava accontentando di fare la telecronaca a bassa voce.
Probabilmente avrebbe vinto Iggy,  puntava su Mario, ma Roy continuava a sfoggiare la straordinaria forza Koopa come arma vincente per Bowser. Lemmy, in compenso, aveva già trionfato prevedendo che il loro Re papino avrebbe insultato l'idraulico "Tappo baffuto e panciuto". Il duello fra i due era estremamente prevedibile.
La principessa Peach era all'altro estremo del tavolo, ma sembrava assente, quasi fosse assorta da chissà quale preoccupazione. Forse, stava ancora pensando al suo regno, ai numerosi incidenti che sarebbero potuti accadere con una tempesta di neve simile o alle scorte di cibo dei piccoli villaggi fuori dalla città.
Comunque con i suoi luminosi occhi azzurri spostava lo sguardo da una parte all'altra della stanza, senza prestare particolare attenzione ai due litiganti.
Larry avrebbe più volte voluto attaccare bottone e conversare di qualcosa. Qualunque argomento sarebbe stato cento volte meglio che passare la serata di Natale in quel modo.
"Voglio il nostro solito Natale" piagnucolò a bassa voce appoggiando la testa sul palmo della mano, mentre una nuova catena di insulti rompeva il momentaneo silenzio.
"Anch'io" sospirò improvvisamente Iggy. Roy e Lemmy lo guardarono interrogativi e smisero di scommettere e puntare soldi. Il più alto dei fratelli imitò Larry e si perse a guardare i due litiganti.
Iggy era fatto così, aveva sbalzi d'umore degni di una donna mestruata. Nessuno dei fratelli lo capiva perfettamente, semplicemente lui era in continuo mutamento, come la materia.
Il fratello più alto sospirò nuovamente e rialzò la testa tornando a sorridere "Dov'eravamo rimasti?" chiese come se non fosse successo nulla.
"Re Padre dovrebbe stare con noi, non con quel deficiente" ringhiò Roy.
Larry guardò i suoi fratelli e scosse la testa, non voleva iniziare quel genere di discorso, voleva semplicemente esprimere il suo disappunto. Non voleva che smettessero di giocare, sembravano così felici. Almeno loro provavano a trarre beneficio dalla situazione.
"Insomma traendo le somme siamo in un bel pasticcio. Re Papino è precipitato con il dirigibile, si è portato qui l'idraulico, Jr si è fatto male, noi siamo costretti a passare il Natale insieme ad altri, sapete questo mi fa venire in mente che dovremo anche spalare la neve quando smetterà di scendere, vi ricordate l'ultima volta che lo abbiamo fatto che cos'è successo? Metà dell'esercito di Re papino è stato in infermeria per una settimana e..."
"Abbiamo capito Morton" tagliò corto Roy ficcandogli una forchettata di polpettone in bocca.
"Ma..." protestò il minore appena riuscì a riaprire la bocca.
"Zitto, non si parla a bocca piena!" ribatté Roy.
"Mi stupisce che tu sappia una simile galanteria" ridacchiò sarcastica la voce di Wendy.
Lei e Ludwig erano appena sbucati dal corridoio.
Lemmy rimase deluso si aspettava che almeno una molletta rosa ci fosse sulla testa del maggiore. Non era il solo ad aver fatto lo stesso pensiero, perché Iggy al suo fianco sbuffò annoiato.
"Mi stupisce che Ludwig sia rimasto maschio" ribatté Roy iniziando a ridacchiare. Aveva espresso i pensieri di tutti.
"Noi stavamo già facendo scommesse su quale vestitino ti avrebbe messo" continuò Lemmy notando che gli occhi di Ludwig saettavano assassini da un fratello all'altro.
Probabilmente ancora un po' e li avrebbe uccisi a sangue freddo davanti a tutti i presenti.
Lemmy, Roy, Iggy e Larry sapevano perfettamente quanto il fratello maggiore fosse fiero dei suoi capelli, ma in generale di tutto il suo aspetto.
"Come sta Jr?"
La domanda carica d'ansia risuonò in tutta la sala. Il silenzio si allargò a macchia d'olio, persino Bowser si zittì  a sentirla. Era stata la principessa a chiederlo, il suo sguardo tradiva una profonda preoccupazione.
I Bowserotti dalla loro parte rimasero basiti, era la prima volta nella serata che qualcuno si accorgeva della loro esistenza. Iggy emise una breve risatina inopportuna, ripresa quasi immediatamente dal tacco della sorella sul suo piede.
Morton tentò di iniziare a parlare, ma Roy fu più veloce: contemporaneamente gli mise un'altra forchettata di polpettone in bocca e rispose secco, come suo solito  "Sta riposando al piano di sopra"
"Ma starà bene?" chiese nuovamente Peach, non ancora soddisfatta.
"Certamente" Questa volta era stato Bowser a parlare "Un Koopa reale non si lascia abbattere per così poco"  
Tutti si girarono per guardarlo, ma lui non perse il suo orgoglio e continuò imperterrito "La mia famiglia è molto più forte di quanto tu creda principessa"
Peach avrebbe voluto rispondergli con molta acidità, ma il suo carattere gentile non glielo permise e si limitò ad annuire. Bowser era sembrato davvero preoccupato con Jr fra le braccia, mentre aspettavano i soccorsi, ma era sempre stato ottimista. Era fermamente convinto che i suoi ragazzi li avrebbero soccorsi. Nonostante tutti i suoi difetti si fidava di loro, ma avrebbe fatto meglio a dimostrarlo. Alla principessa non era affatto piaciuto lo sguardo del maggiore della sua progenie, era stato talmente fulmineo nel coprire i suoi sentimenti che era sicura d'essere l'unica ad averlo notato, ma le aveva fatto paura.
Non era il solito timore che provava, era un malessere interiore, qualcosa che apparteneva al suo essere. Peach era sempre stata empatica con le persone, questo le aveva sempre permesso di essere una buona principessa, o almeno così credeva.
In generale il regnante apparteneva a due categorie: quello empatico, che capiva al volo l'umore e i bisogni dei propri sudditi e quello tiranno, che conserva la sua supremazia solo grazie alla forza bruta.
Bowser apparteneva sicuramente alla seconda categoria.
Lei, invece, leggeva perfettamente i sentimenti altrui e quelli di Ludwig non erano affatto buoni, aveva un pessimo presentimento per il futuro. Si era sentita attraversare da un pizzico di rabbia anche lei, quando lo aveva visto. Se Ludwig fosse cresciuto con quel rancore e odio sarebbe stato un pericolo davvero serio, Bowser non lo aveva ancora capito. Non era né uguale a lui, né più debole, era qualcosa di non identificato che viaggiava fra un tiranno spietato e un buon regnante.
Il che portava ad un pericolo ancora maggiore, le cose unite erano devastanti.
Ottimo nel capire i sentimenti e con un pugno di ferro, era davvero terribile come abbinamento.
"E voi come state?" domandò cogliendo di sorpresa tutti. Bowserotti erano davvero sorpresi.
"Ma stai parlando con noi?" chiese a sua volta Larry.
"Secondo me, sta discutendo con i piatti e le stoviglie" ribatté sarcastico Roy, ricevendo per tutta risposta un occhiataccia da Wendy.
"Stiamo bene" rispose invece più pratico e schietto Lemmy. Non si era fatto troppi problemi, era un tipo abbastanza spensierato e così voleva restare.
Iggy seguiva la discussione per metà, stava ancora tentando di capire la composizione della cena, soprattutto stava cercando qualcosa da far saltare in aria. Gli mancavano molto i fuochi d'artificio che solitamente scoppiavano insieme a Natale. Non che fosse un argomento di particolare importanza vista la situazione, ma comunque otteneva la sua attenzione.
Morton iniziò a parlare attaccandosi alle due parole che aveva detto Lemmy e automaticamente tutti i suoi fratelli smisero di ascoltarlo. Era più forte di loro, era un gesto istintivo, ormai, o lo interrompevano, o non gli prestavano attenzione.
"Insomma chiudi quella bocca" ringhiò improvvisamente Bowser spazientito dal lungo monologo del figlio. Era evidente che non era abituato, come gli altri, a doverlo ascoltare tutto il giorno.
Morton sembrava esserci rimasto male, perché incrociò le braccia al petto e rimase zitto.
"No, vai avanti Morton, stavi dicendo?"
"Per carità Mama Peach, non farlo" la supplicò sottovoce Wendy. Si era seduta insieme a Ludwig, lei ovviamente aveva scelto il posto libero a fianco della principessa.
"Troppo tardi" sospirò Larry appoggiando la testa sul tavolo, mentre Morton riprendeva a parlare allegramente, aggiungendo sempre più parole al monologo.
_
Angolo autore:
Chiedo scusa per il ritardo ^.^''
Fatemi sapere come procede la storia. Un grazie particolare a HoshiGoredo, Bulmasanzoe Cincilove, ma anche a chi legge senza recensire, mi fa molto piacere.
Grazie ancora.
Alla prossima (potrebbe essere che sia in ritardo anche la prossima, scusate T.T)
Tilia =|=

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Capitolo 5
*** La cena non è ancora finita ***



La cena non è ancora finita...purtroppo.



Mario gemette e si portò le mani alle orecchie, conosceva molto bene Morton. Durante i loro scontri non smetteva mai di parlare, neanche quando era sconfitto, anzi, in quei momenti (se possibile) discorreva ancora di più. Minacce, promesse e quant'altro, tutto pur di dare aria a quella maledetta boccaccia che si ritrovava.

Se avesse dovuto scegliere avrebbe sempre combattuto contro Larry, l'unico che aveva un briciolo di buonsenso in quella famiglia di matti, che gli avesse mai dimostrato un po' d'umanità.
Il maggiore dei figli di Bowser lo tentava di far fuori con ogni metodo possibile. Ludwig aveva sempre combattuto sul serio, era sempre il più difficile da battere. Per questo Mario detestava quando arrivava al suo castello.
Per non parlare di Roy, anche lui non scherzava. Aveva rischiato più volte di rimetterci la pelle con quel colosso. Poi venivano Iggy e Lemmy a pari merito con la loro paurosa imprevedibilità e antipatia, soprattutto quest'ultima. Il colmo era stata la volta che Lemmy lo aveva schiacciato e quasi ammazzato con il suo enorme pallone, per non riflettere sull'altro e le sue follie. La regola che non si picchia qualcuno con gli occhiali era una cavolata.
L'unica femmina, invece, non aveva mai la vera intenzione di combatterlo, era più uno stratagemma per attirare i riflettore su di sé. A parte la sua enorme vanità non dava molto fastidio.
Il peggio, però, era quando arrivava da quel mostriciattolo grigio, che continuava a rimbambirlo con le sue chiacchiere. Più di una volta Mario aveva sperato di saltare quel castello con qualche scorciatoia, ma niente! Immancabilmente portavano quasi tutte a lui.
Peach, invece, ascoltava con interesse ciò che Morton esponeva. La sua pazienza era invidiabile. Tutti probabilmente esi aspettavano che Morton parlasse per tutta la serata. In quel momento era molto concentrato ad esporre alla principessa tutti i metodi possibili per cucinare un tacchino.  
Improvvisamente il Bowserotto arrivò ad una conclusione e si fermò fra lo stupore generale.
Iggy saltò in piedi sulla sedia e urlò "E' matematicamente impossibile che Morton abbia smesso di parlare!"
"Miracolo" lo seguì ridacchiando Larry "Fratello, si chiama miracolo"
Ma Iggy, per niente soddisfatto della spiegazione del minore, prese il primo tovagliolo che trovò e si mise a scarabocchiare. Non si sarebbe accontentato della risposta assolutamente illogica ed irrazionale, doveva assolutamente trovare la formula che gli avrebbe permesso di ricreare quel risultato, ne andava della sua salute mentale e quella della sua famiglia. Ora, da dove avesse tirato fuori la penna era un mistero, ma anche seguire i suoi calcoli era un lavoro non da scherzo.

Roy distolse lo sguardo dopo il secondo passaggio, se c'era qualcosa che lo annoiava era proprio la matematica. Detestava il modo in cui tutto filava nella teoria, ma quando la si applicava c'erano sempre mille scuse perché il calcolo non riuscisse. Lo faceva apposta, era quasi del tutto certo che chiunque avesse progettato quell'insulsa materia si era ispirato ad un percorso irto di trappole, peggio del mondo di lava di suo padre.
"Il genio è andato, il chiacchierone ha chiuso la bocca, qualcun altro?" domandò sarcastico guardando il resto dei suoi fratelli. Il massimo sarebbe stato che Lemmy si mettesse a dire frasi razionali.
"Scegli me! Scegli me!" urlò, appunto, il secondogenito, alzando la mano come si fa a scuola. Era evidente che avesse frainteso l'ironia del fratello, sperare nel secondo miracolo in una serata era chiedere troppo.

Peach, tuttavia, notò che Lemmy aveva immediatamente intuito che il fratello minore stava pensando a lui. Nonostante la sua apparente ingenuità e spensieratezza era molto più acuto di quanto dimostrava.
Roy non colse il lampo di furbizia del maggiore e si mise una mano sulla faccia, chiedendosi cosa aveva fatto di male.
Ludwig non aveva ascoltato molto della conversazione, né intendeva farlo. Sapeva solo di avere un terribile mal di testa e, se avesse anche solo tentato di seguire i discorsi senza senso dei suoi fratelli, sarebbe diventato una vera e propria emicrania. Quindi, se ne rimase in silenzio e in disparte sbocconcellando, di tanto in tanto, il polpettone ormai freddo del centro tavola. Aveva come la sensazione che Peach li stesse studiando.
"Serviamo il dolce?" domandò leggermente burbero Bowser per interrompere l'attimo di tranquillità, che si era venuto a creare. Per una volta, con quella proposta, era sicuro che avrebbe avuto Mario dalla sua parte.
"Sì!" esclamò felice il minore dei Bowserotti, per altro, l'unico che rispose, visto che gli altri avevano annuito in un muto assenso. Larry adorava i dolci e quello di Natale era il pezzo forte della serata.  
"Prima facciamo le canzoni di Natale?" urlò entusiasmo Lemmy interrompendo nuovamente il silenzio, solo per alzare un coro di ringhi e maledizioni non troppo celate.
"Lemmy scordatelo, non lo facciamo più da un sacco di tempo" si alzò immediatamente Wendy arrossendo vistosamente.
"Ma non è vero! L'anno scorso abbiamo cantato, non ti ricordi?" domandò ancora, ricevendo per risposta una muta minaccia da parte della sorella e uno scappellotto da un altro non identificato fratello.
"Insomma, io non credo che si una buona idea..." incominciò Bowser leggermente rosso sulle guance. Si vergognava terribilmente per quella stupida tradizione, cantare poi davanti alla sua amata Principessa era davvero il peggio.
"Io trovo, che sia un ottimo antipasto per il dolce fare una sonora risata" lo interruppe Mario, senza celare una certa derisione nella voce. Neanche nelle sue più rosee aspettative avrebbe mai immaginato di veder umiliare il suo più acerrimo nemico in quel modo.
"Vediamo come riderai quando ti butterò nella bufera" minacciò sottovoce il sovrano di rimando, immaginandosi a sua volta l'idraulico morire congelato.
"No, mi sembra una splendida idea cantare" sorrise radiosa Peach. Fin da bambina lo faceva, l'adorava e sperava, inoltre, che così facendo gli animi si sarebbero un po' calmati Non solo fra Mario e Bowser, ma anche fra i Bowserotti, aveva più volte notato un certa tensione durante la serata.
"Ovviamente, Mario, noi ci aggiungeremo a loro"
Tutti si girarono a fissarla, ma nessuno osò ribattere, né lamentarsi. Solo Mario provò leggermente a protestare a mezza voce arrossendo "Cosa?"
"Adesso, vedremo che cosa sai fare Tappo Rosso" ringhiò Bowser prendendosi la sua rivincita e gustandosela. L'idraulico  probabilmente avrebbe ribattuto qualcosa, se non che la Principessa lo guardò con uno sguardo abbastanza significativo da farlo tacere.

Lemmy fu il primo a spostarsi e andare, seguito dal resto del gruppo, in un'altra stanza. Non era molto più piccola della Sala d Pranzo. Il camino scoppiettante era acceso in un angolo, era gigantesco e, infatti, nell'ambiente si sentiva un dolce tepore.

All'estremo opposto, lontano sia dalla finestra, sia dal camino, si trovava un bel pianoforte nero e lucido. Peach sapeva perfettamente che gli strumenti nelle vicinanze di freddo o caldo si scordavano velocemente, quindi non faticò a capire il perché di quella disposizione.
Di fronte al caminetto c'era un gigantesco divano rosso, che s'intonava alle pareti della stanza, persino le decorazioni erano stranamente d'accordo con il resto e non dell'orribile color rosa confetto dell'altra sala.
Ludwig si mise al pianoforte dimostrando un'incredibile compostezza e, quasi, dolcezza nel sfiorarlo.
"Ludwig, dai, suona quella che fa lalala lalala lalalalalaa" propose ancora entusiasta Lemmy, nonostante si fosse già beccato parecchie occhiate di rimprovero da parte dei fratelli minori.
In particolare Roy, che continuava a fissarlo come se  volesse metterlo nel pianoforte e poi farlo suonare a Ludwig.
Il maggiore dei fratelli lo guardò parecchio seccato nel sentire la canzoncina storpiata in quel modo, ma mise comunque una mano sulla tastiera dello strumento e provò le prime sei note.
"Sì, quella!" esclamò felice Lemmy battendo le mani, come un bambino.
"Si chiama Jingle Bells" sospirò Ludwig. Riprovando l'accordatura dello strumento, ma non mise la seconda mano sul pianoforte, non si sarebbe mai abbassato ad accompagnare una simile canzoncina infantile. Inoltre il mal di testa lo stava uccidendo e non era sicuro di riuscire a coordinare perfettamente il tutto.
"Quello che è, inizia e facciamola finita" sbuffò Bowser interrompendo la pignoleria del figlio con un gesto alquanto irritante della mano.
Peach poté giurare di aver visto una scintilla accendersi nello sguardo di Ludwig, ma come apparve quasi immediatamente sparì. Iniziò a suonare, ma la melodia fu quasi subito coperta da una moltitudine di voci, che si potevano definire tutto tranne che intonate.
Erano un ammasso di suoni raschianti e molto bassi, anche se non mancavano gli acuti. Ma se loro erano così, Mario stava concorrendo con Bowser per chi aveva la voce peggiore.
Ciò nonostante quello che veniva fuori era qualcosa di strano e allo stesso tempo divertente sotto certi aspetti. Nonostante tutti tentassero di mantenere lo sguardo accigliato, si vedeva che si stavano rallegrando. La voce di Wendy era molto acuta, quella più grave era di Bowser, ma insieme alle altre venivano smussate in un intrigo di suoni più o meno piacevoli.
Quando la canzone finì Morton urlò "Adesso, tocca a me! Voglio la mia preferita!"
Iggy lo studiò e scarabocchiò qualcosa sul tovagliolo, che ormai era diventato nero d'inchiostro. Non aveva smesso di scribacchiare neanche un secondo, solo ogni tanto alzava la testa e si sistemava gli occhiali sul naso. Aveva cantato a scatti, quando si ricordava di farlo e ogni volta era completamente fuori tempo.
Ludwig schioccò la lingua ancora più infastidito e lo riprese piccato "Si chiama White Christmas, ogni anno te lo dico"
Ciò nonostante riprese a suonare con una mano. La melodia era molto più calma e dolce. Le dita di Ludwig viaggiavano con una strana delicatezza da un tasto e l'altro. Solo allora Peach notò che aveva gli artigli di entrambe le mani accuratamente arrotondati, in modo da aderire bene alla superficie d'avorio e non graffiarla. Aveva una vera passione per la musica.
La voce di Peach si sentiva, era l'unica davvero intonata. Anche se, lei aveva notato qualcun altro che cantava molto bene, nonostante facesse finta di niente. Roy ironicamente, per quanto detestasse risultare bravo in qualcosa di meritevole, aveva un'ottima voce e se ne rendeva conto. Probabilmente, era per questo che detestava quel momento più di chiunque altro, aveva persino le guance di un colore tendente al rosso.  
Peach aveva sentito la voce di tutti tranne quella di Ludwig, che rimaneva muto, mentre suonava. Peach era felice perché l'umore generale era migliorato, persino Mario stava sghignazzando insieme al suo peggior nemico.
Anche la seconda canzone terminò e finalmente nella stanza tornò la quiete, ma non durò molto, perché Lemmy nuovamente aprì la bocca per parlare.
"Taci!" ringhiò Roy minacciandolo con un pugno.
"Ma..."
"Non osare chiedere altro" tuonarono Bowser e  Mario all'unisono.
"Ma...potrebbe fare una canzone solo Mama Peach!"
Tutti rimasero in silenzio ad una tale proposta, in effetti non dispiaceva a nessuno, anzi!
Bowser si girò a guardare la Principessa, aveva un'espressione supplichevole. La voce di Peach era lodata e rinomata dappertutto nel Regno dei Funghi. Sarebbe stato un peccato non avere un'esibizione privata solo per loro.
"Ne sarei felice" sorrise radiosa Peach esibendo un mezzo inchino giocoso. Si girò verso il maggiore dei Bowserotti, che la guardava leggermente incuriosito della novità. Peach con fare confidenziale si avvicinò a lui e gli chiese sottovoce "Che possiamo suonare per farli rimanere a bocca aperta?"
Ludwig rimase un secondo interdetto, sia perché la Principessa si trovava a pochi centimetri da lui, sia perché non era abituato ad un tono così scherzoso. Quasi immediatamente, però, nei suoi occhi si riaccese un luce maliziosa e sorrise a sua volta. Solitamente non amava i giochi, ma quello lo interessava molto. Non aveva mai avuto un partner per un pezzo da suonare, era  curioso di vedere cosa sarebbe uscito. Così finalmente decise di prendere il suo raccoglitore e iniziò a sfogliare le varie canzoni che aveva. Peach improvvisamente lo fermò e ne indicò una, mentre il suo sorriso si allargava ancora di più.
"Ne siete proprio sicura?" domandò Ludwig pensieroso leggendo lo spartito con cura minuziosa.
Peach annuì, quasi saltava dalla gioia. Era evidente che gli piaceva molto quella canzone, anche se non la conosceva. Aveva subito adorato i veloci passaggi tra dolce e veloce del brano, per questo si sentiva quasi sfidata. Cantava da quando era bambina e questa era l'ennesima prova.
Il pianista scrollò le spalle e si mise pronto davanti alla principessa attendendo che iniziasse per accompagnarla. Ludwig sapeva che quel pezzo era un misto fra nostalgia e ironia, non aveva parole, solo vocali trascinate. Questo aumentava il senso di inquietudine che metteva addosso nel sentirla.
La principessa iniziò a cantare. La sua voce era armoniosa, Ludwig non aveva mai sentito un suono più limpido. Il Bowserotto era sicuro che Peach fosse brava, ma non avrebbe mai immaginato arrivasse a tanto.
Non era il solo ad essere stupito. Bowser si era seduto sul divano e ascoltava meravigliato quella creatura così intonata. Mai neanche nei suoi sogni più segreti si sarebbe aspettato che potesse accadere una cosa simile. La sua principessa cantava per lui senza essere costretta, lo faceva di sua spontanea volontà. Era davvero meraviglioso.
I Bowserotti erano rimasti a bocca aperta, non solo per la voce di Peach, ma anche per l'espressione estasiata del padre. Non lo avevano mai visto così felice.
Wendy notò che anche Ludwig pareva contento di accompagnare la principessa. Sul volto del maggiore leggeva una tranquillità che da molto tempo non aveva visto, inoltre il modo in cui suonava rispecchiava perfettamente i suoi sentimenti.
Le dita del Bowserotto viaggiavano sulla tastiera rapide e precise, ma non erano movimenti meccanici o dettati dall'abitudine, era qualcosa di rilassato, che andava a passo con la canzone.
La melodia pur non avendo testo si capiva. Era stata scritta per un eroe incompreso, che ricordava nostalgicamente la propria patria. Aveva dovuto abbandonarla, per salvarla e questo lasciava sottintendere la lieve ironia. Perché pur avendo fatto il bene, l'eroe era confinato lontano e, alla fine senza più nulla fra le mani per cui lottare, aveva comunque perso.
Peach, improvvisamente, ebbe un bruttissimo presentimento. Un'immagine balenò nella sua mente, come una premonizione oscura.

Vide una giovane ragazza bionda, come lei, in fuga da delle fiamme d'inferno.


Spalancò gli occhi stupita e notò di essere ancora al centro del salotto. La sua voce ebbe un attimo d'incertezza, ma la musica del pianoforte aumentò d'intensità nascondendo quel piccolo tremolio. Prese un profondo respiro e riprese a cantare con forza. Cercò lo sguardo del pianista e scoprì che anche lui la stava fissando in una muta domanda di spiegazione per quell'improvviso sbaglio.

Peach sorrise e scosse la testa, concentrandosi sul suono degli accordi nel tentativo di cancellare gli ultimi resti di quell'orribile visione.
Mario dal canto suo non si era accorto di nulla, era seduto sul divano ignaro del fatto di essere proprio a fianco del suo peggior nemico a sospirare di ammirazione. Se l'idraulico ci avesse fatto caso, si sarebbe anche accorto che quella che aveva scambiato per lo schienale era in realtà la coda di Bowser accoccolata dietro di lui.
Iggy scribacchiò ancora qualcosa sul suo tovagliolo e finalmente alzò la testa soddisfatto. Aveva terminato di spiegare scientificamente lo strano fenomeno del fratello zittito, era sicuro che lo avrebbero inserito come eroe nazionale delle Terre Oscure per quella scoperta così utile.
Lo scienziato tornò a concentrare la sua attenzione sulla realtà e scoprì, che non era poi così male sentire il duetto, così si mise ad ascoltare.
Lemmy guardò prima Ludwig e poi Peach. Lui voleva solamente rimanere spensierato, quindi non avvertì nessuno della premonizione che la principessa aveva avuto, né si preoccupò di mettere in guardia il fratello maggiore per ciò che aveva intuito. Voleva solo continuare a non doversi preoccupare di nulla, quale modo migliore se non fingere di essere all'oscuro di tutto? Scosse la testa, sapeva cosa sarebbe accaduto, ma non aveva intenzione di impedirlo.
Il duetto terminò con un ultimo gorgheggio di Peach, che nonostante tutto sorrise felice.
Uno scroscio di applausi invase la sala, persino Roy batteva le mani seppur con riluttanza, guardando altrove.
"Complimenti, mia diletta" si complimentò Bowser avvicinandosi sorridente.
Mario, però, fu più veloce e si portò elegantemente a fianco della principessa baciandole affettuosamente la mano in segno d'ammirazione. Bowser ringhiò infastidito, ma riuscì a trattenersi dal bruciarlo vivo.
Peach sospirò, quei due non sarebbero mai cambiati, ma almeno i loro animi bellicosi si erano calmati abbastanza da non scatenare una rissa in mezzo alla sala.
Il re delle Terre Oscure si voltò verso i suoi figli e sorrise.
I Bowserotti avevano circondato Ludwig in una solida barriera e ridevano. Il maggiore sembrava a suo agio in un simile tumulto, doveva essere abituato ai loro modi d'esprimere affetto rumorosi.
Bowser timidamente si complimentò "Bravo Ludwig"
Nonostante la principessa non trovasse giusto che con un semplice commento si risolvessero i problemi, per quell'occasione lasciò perdere. Ludwig sorrise a sua volta finalmente soddisfatto.
Peach decise che avrebbe parlato con Bowser alla prima occasione le si fosse presentata.

"E adesso il dolce!" esclamò Larry senza stare più fermo dalla gioia. Iniziò a correre verso l'oggetto delle sue brame ignorando completamente i rimproveri del padre, che gli ordinava di fermarsi. Il settimogenito non si fermò finché non arrivò in sala da pranzo, proprio mentre i servitori del castello depositavano la torta gigantesca sopra al tavolo.

Ci vollero gli sforzi congiunti di Morton e Roy, per far si che non le si lanciasse addosso nella foga di mangiarla. Larry aveva un rivolo di bava che gli colava dal mento e saltellava felice, come ogni anno i cuochi si erano superati.  
La torta era a sette piani ognuno dei quali ripieni fino all'orlo di crema, il tutto ricoperto di un strato di pasta di zucchero rossa, tanto per stare in tema con il natale, ma soprattutto compiacere il Re delle Terre Oscure che adorava il rosso.Ogni strato era ad un gusto differente: crema, cioccolato, frutta. Così d'accontentare tutti i numerosi membri della famiglia reale. Era davvero meravigliosa.
A Larry ovviamente piacevano tutti, purché fossero dolci.
Quando finalmente tutti si furono serviti Ludwig fece cenno ai fratelli di lasciarlo. Larry balzò sulla sedia e prese la sua fetta tuffandoci letteralmente la testa dentro sporcandosi la faccia e fin sopra la punta della cresta azzurra.
"Sei davvero disgustoso" commentò Wendy voltandosi dal lato opposto della sala.
C'era chi invece non trovava la cosa così ripugnante, anzi, ci stava addirittura scommettendo sopra. Quel qualcuno non poteva essere altri che Roy.
"Punto una moneta che se ne mangia cinque fette" esclamò divertito.
"Tu spera che non sia così, perché altrimenti starai tu questa notte a suo fianco, quando si sentirà male" ringhiò di rimando Ludwig dall'altro lato della tavolata. Non aveva ancora toccato il dolce. Il maggiore dei Bowserotti non aveva fame, anzi il solo vedere quel cibo lo nauseava, infatti, fece sparire il contenuto del suo piatto mettendo tutto in quello di Morton, che era completamente distratto a parlare con la principessa.
"Suvvia, era solo un'innocua scommessa" rispose con finta innocenza il fratello sorridendo sornione. Faceva finta di non aver visto la manovra del fratello maggiore, ma dentro di lui sapeva che non era un buon segno. Ludwig adorava la crema e il fatto che non la mangiasse, era un chiaro segnale di pericolo.
Il maggiore non lo degnò di uno sguardo e spostò il piatto con la torta lontano da Larry togliendogli dalle mani il coltello con cui stava per prendere un'altra fetta.
"Ma Ludwig..." piagnucolò lui guardandolo con occhi imploranti.
"Scordatelo, mangi il resto domani mattina" ribatté senza ammettere repliche. Sapeva perfettamente, che prima della seguente alba avrebbe dovuto fare la ronda alla cucina per evitare che lui tentasse di mangiarla ancora nel cuore della notte. Infatti, non credette allo sguardo rassegnato di Larry e si concentrò invece nel tentativo di non cedere alla nausea, che ormai lo stava sopraffacendo.
Grazie al cielo quella serata stava giungendo al termine.










_______
Angolo autrice:
Ok, mi scuso in ginocchio per l'imperdonabile ritardo. Effettivamente è più di un mese (O.o) ho superato il mio record.
Dunque le cose da un lato vanno nel verso giusto, da un altro s'ingarbugliano. Per il momento resta tutto sospeso...chissà cosa succederà nel prossimo capitolo.
(Già lo anticipo il titolo sarà: Dubbi).
Scusate ancora per il ritardo, probabilmente ne farò altri, ma voi abbiate tanta, tanta, tanta pazienza.
Grazie per aver letto :)
Alla prossima!

Tilia =|=

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Capitolo 6
*** Dubbi ***


Esistiamo- Cap.6(nn corretta) Dubbi



Il resto della serata era trascorso senza altri intoppi. Peach si sentiva abbastanza soddisfatta del suo operato, non era sicura che la Vigilia di Natale fosse del tutto salva, ma sicuramente era migliorata rispetto a poco prima.
Inoltre quel dolce era davvero delizioso e sembrava anche Mario fosse d'accordo con lei. L'idraulico era un buongustaio e si poteva lamentare di tutto tranne della cena, dimostrazione stava nel fatto che aveva fatto anche il bis dell'ultima leccornia, ovviamente accompagnato al suo acerrimo rivale.
Era come se dopo il suo canto si fossero calmati e avessero trovato un altro punto in comune:  il cibo e l'ammirazione per lei.
Stavano addirittura iniziando a conversare amabilmente di Pallacanestro, come due vecchi amici. Era davvero miracoloso che tenessero alla stessa squadra.
Peach sorrise e si mise ad osservare i figli di Bowser. Sembravano quasi tutti allegri.
L'unico era  Larry, infatti lo sguardo del Bowserotto saettava dal dolce negato al fratello maggiore e probabilmente stava solo aspettando il momento propizio (ovvero, quando Ludwig non guardava) per prenderne un altro po'.

"Quale fondotinta usi?"
La domanda improvvisa la fece bruscamente tornare alla realtà. Wendy si era avvicinata con circospezione e aveva preso il posto di Morton, il quale si era allontanato con Iggy per non aveva capito che esperimento.
Rimase un attimo sorpresa, ma poi sorrise come suo solito. Dopotutto Wendy era l'unica femmina in una famiglia di soli maschi, ora che poteva fare conversazione con un'altra ragazza, non si sarebbe mai lasciata sfuggire una simile occasione.
Così la principessa rispose amabilmente e iniziarono la loro conversazione prettamente femminile. Wendy, da parte sua, rimase sorpresa della capacità della sovrana di chiacchierare così semplicemente con chiunque. Era la prima persona che ricambiava la stessa attenzione agli oggetti di Make-up. Solitamente era sempre da sola a guardarsi i cataloghi, dialogando con gli specchi della sua stanza su quale colore risaltasse meglio le sue squame o gli occhi azzurri, di cui tanto andava fiera. Mai prima di allora aveva potuto confrontarsi con tanta calma e famigliarità con qualcuno. Si sentì stranamente realizzata come donna.

 *

"Dove vai Ludwig?" domandò Larry  notando che il fratello con molta noncuranza si stava lentamente dirigendo verso l'uscita della sala.
"A recuperare Iggy e Morton" rispose, sembrava più una minaccia che altro.
Larry conosceva i suo metodi di "recupero", perciò si affrettò a seguirlo preoccupato. Il maggiore non parve infastidito, anzi, prese quel pretesto per imporsi di non andare troppo in escandescenza. Detestava richiamare i fratelli all'ordine, specialmente le rare volte in cui c'erano ospiti.
Larry ne approfittò per chiedere: "Che ne pensi?"
"Su cosa?" domandò incuriosito il fratello avanzando nei sotterranei verso il laboratorio di Iggy.
"Di questo Natale, insomma, non ti sembra un po' strano?"
Larry procedeva cautamente, non sapendo neanche lui dove volesse arrivare. Sentiva il bisogno di confidare a qualcuno di quello strano malessere, che aveva iniziato ad affliggerlo. Era iniziato quando Peach e Mario erano arrivati e non se ne era più andato.
"Ho smesso di farmi domande su ciò che è strano, da quando è nato Lemmy" scherzò Ludwig scrollando le spalle. Il fatto che usasse la sua ironia, non era un buon segno. Solitamente faceva così, solo quando non voleva esprimere la sua opinione.
"Secondo me, è stato divertente!" ammise infine il Bowserotto, già temendo la reazione del fratello "Anche quel Mario in fondo non è così male, una volta che ci fai l'abitudine. Sai, è riuscito persino a fare una battuta simpatica e poi, si è complimentato con te, ne stava parlando prima con Mama Peach" finì allegramente.
Ecco lo aveva detto. Si era sentito davvero bene quella sera ed era quello che lo stava tormentato. Teoricamente dovevano essere nemici, ma in mezzo a loro aveva passato uno dei più bei  Natali della sua vita.
Ludwig rimase in silenzio, non sembrava intenzionato ad esprimere nessun giudizio.
"Ludwig, ascolta, io  credo, che se Re Papà e Mama Peach smettessero di farsi la guerra, sarebbe tutto più bello. Inizio a pensare, che non sia la cosa più giusta rapire mama Peach e far male alle persone" riprese tremante Larry, con quella frase probabilmente si era appena giocato il fratello maggiore. Lo avrebbe guardato come se fosse un anormale, uno strano. Ecco, se lo sentiva, adesso Ludwig si sarebbe voltato e gli avrebbe urlato contro, che era ammattito, che non poteva permettersi di dire cose del genere, che erano la famiglia reale Koopa, erano conquistatori, era il loro scopo di vita. 
Invece, contrariamente ad ogni aspettativa l'altro Bowserotto sospirò e scosse la testa.
 "Non saprei, insomma..." non terminò la frase e rimase un secondo fermo. Sembrava stesse riflettendo su quali parole usare.
"E se succedesse qualcosa a Re papà, mentre sta combattendo? Se morisse? Hai visto quello che è successo oggi con l'aeronave? E se uno di noi..." lo incalzò immediatamente Larry. Ora iniziava davvero ad essere nervoso, anzi, irritato. Possibile che solo lui avesse pensato anche all'evenienza che qualcuno ci rimettesse le squame, una volta o l'altra? Era l'unico a pensare, che andare d'accordo era molto meglio di combattersi?
"Larry, calmati" tentò di tranquillizzarlo Ludwig, finalmente capì quello che turbava il minore.
Cercò nuovamente le parole per provare a placare le acque, ma di nuovo rimase in silenzio. Faceva schifo nel consolare la gente, se ne rendeva pienamente conto. Ludwig sospirò nuovamente e si strofinò la fronte, tentando di riflettere e superare il martellante mal di testa, che ormai non gli dava tregua. Alla fine se ne uscì con la frase peggiore che potesse trovare.
"Cosa vuoi che possa distruggere nostro Padre? Dai, Larry, non preoccuparti..."
"Sì, ma se succedesse? Dannazione, oggi Jr, domani chi? Mama Peach non avrebbe problemi a fare pace, perché deve essere così difficile?! E se noi rimanessimo orfani? Allora che faremo?" iniziò ad urlare il minore sbattendo una zampa a terra. Era davvero furioso. Perché gli adulti erano sempre così complicati? Continuando quell'inutile guerra rischiavano solo di farsi del male.
La sola idea di pendere qualcuno della sua famiglia lo terrorizzava. Era una sensazione orribile, come se ogni volta venisse investito da una secchiata d'acqua fredda. In quei secondi pareva che la terra si staccasse da sotto i suoi piedi, la realtà si faceva sempre più piccola e gli sembrava quasi che a vivere la sua  vita ci fosse un altro.
"Ci sarò io a proteggervi"
Era una frase semplice la risposta del fratello. Larry strabuzzò gli occhi e finalmente si distrasse dalla sua rabbia verso gli adulti. Ludwig non lo guardava, era voltato verso la parete opposta.
Ludwig detestava dimostrare il proprio affetto in modo così aperto, ma era vero. Avrebbe preso lui in mano la situazione e chiunque avesse voluto toccare i suoi fratelli sarebbe finito all'altro mondo nel modo più doloroso possibile. Niente e nessuno poteva permettersi di muovere anche solo un dito verso la sua famiglia.
"E se morissi tu?" 
"Ehi! Ma allora la stai gufando!" esclamò Ludwig iniziando a perdere la pazienza per il continuo ribattere del minore. C'era da sperare, che la sorte non ascoltasse Larry. Rabbrividì, non aveva ancora voglia di terminare la propria vita così presto.
"Comunque, ci sarò io a proteggervi, qualunque cosa succeda" riprese serio il maggiore ritornando a fissarlo.
Larry finalmente rimase in silenzio. Adesso che iniziava a calmarsi, gli saltava all'occhio quanto il suo sfogo fosse irrazionale ed esagerato. Da quando lui era così pessimista? Nessuno sarebbe mai morto, loro erano dei Koopa, giusto?
"Ludwig?" domandò ancora un po' piano e  timoroso il minore.
"Cosa c'è?" sbuffò alzando gli occhi al cielo.
"Secondo te, è giusto combattere?" chiese infine abbassando gli occhi. Era l'ultima cosa che voleva sapere.
Magari, il fratello avrebbe saputo dargli una ragione valida o, forse,  comprendere quel sentimento di non aggressività che lo caratterizzava. Era sempre stato così. Detestava giocare alla guerra sin da piccolo, lui aveva altri modi per sfogare la sua aggressività naturale. Adorava praticare sport, scaricare la tensione con ciò che non prevedeva di far male a qualcuno. Lo preferiva decisamente alla lotta.
La richiesta colse Ludwig colse impreparato, sperava di aver distolto la sua attenzione da quel particolare. Aprì la bocca, ma non ne uscì nessun suono. Non aveva mai pensato a quel lato della sua vita, cioè, ci aveva riflettuto, ma non così specificatamente. Era più un pensiero che aleggiava nella sua coscienza, ma sempre spinto verso il basso.
A Ludwig piaceva combattere era un'innegabile verità, ma non lo faceva per il giusto o sbagliato che fosse, era più un sentimento legato al profondo del suo animo, probabilmente alla sua natura di Koopa.
Infondo, lui era sempre stato abbastanza violento, specialmente quando sapeva di combattere per una giusta causa o, ancora meglio, se c'era qualcosa nel nemico che lo disturbava particolarmente. Sapeva essere molto crudele e spesso era stato definito il più cattivo fra i suoi fratelli, pur essendone effettivamente il più calmo e controllato.
Tentava sempre di tenere a bada la sua furia, ma a volte era davvero impossibile.
Gli piaceva.
Gli piaceva, questo era l'aspetto inquietante.
 Adorava vedere il nemico sconfitto, sentirsi potente, ma soprattutto liberare il suo odio,  se era davvero rivolto verso il nemico o  se stesso,poco importava.
Scosse la testa e sospirò "Non lo so"
Non avrebbe mai rivelato questo lato del suo carattere al suo fratellino, quindi optò per la classica frase di rito. Nonostante fosse stato educato ad essere un Koopa guerriero, sapeva perfettamente che non era affatto giusto attaccare i regni vicini per un semplice scopo egoistico, ma non si era mai opposto al volere del padre. Dopotutto, loro erano una razza bellicosa ed era risaputo in tutto il mondo.
"Ma..." protestò ancora Larry inclinando la testa confuso, ma Ludwig fu più veloce e lo interruppe "Ascolta, facciamo così: decidi tu"
"Decidere io?"
"Sì, decidi tu, se è giusto o sbagliato, così io penserò per me e non t'influenzerò" continuò il maggiore riprendendo a camminare spedito verso il laboratorio.
Larry rimase fermo nel corridoio per qualche istante interdetto. Non avrebbe mai pensato di essere libero di decidere una questione così importante. Insomma, essendo penultimo genito di una famiglia di nove persone aveva davvero poca libertà d'azione o pensiero, ma Ludwig gli aveva appena lasciato carta bianca. Poteva scegliere quello che voleva. Libero da tutto.
Sorrise felice, bastava poco per fargli tornare la  serenità. La sua non era davvero avversione per la guerra, magari anche quello, ma soprattutto ciò che lo aveva sconvolto, era non avere il minimo controllo sugli eventi. Era successo tutto così in fretta, che non aveva saputo fare nulla. Non si era mai sentito così impotente come quella sera. 
"Ludwig?" lo chiamò ancora ben sapendo che probabilmente gli avrebbe fatto completamente perdere la pazienza.
"Larry! Adesso, basta!" esclamò, infatti irritato il maggiore senza fermarsi. Non si girò.
"Grazie"
Ludwig emise uno sbuffo annoiato alzando le spalle, come per dire: "Di cosa?"
In realtà la sua bocca si storse in un leggero sorriso a fior di labbra, talmente lieve che era quasi indistinguibile nella penombra del corridoio.

*

Il laboratorio di Iggy era nei sotterranei. Nessuno lo aveva cacciato lì a forza, semplicemente lui aveva reclamato quello spazio di castello come proprio. Diceva sempre che era per la preziosa energia estratta dal magma sotto alla reggia. La usava, infatti,  come fonte primaria di potere.
Avere Iggy nelle fondamenta di un edificio, era come avere una bomba ad orologeria sotto ai piedi. Immancabilmente uno dei suoi tanti esperimenti falliva e saltavano in aria i sotterranei, rischiando di far collassare l'intero castello.
Per questo, ormai, la dimora aveva acquisito pareti anti-sisma ed ogni genere di precauzione, ma ciò spesso non serviva. Ogni cinque mesi dovevano per forza ristrutturare tutto a causa di qualche sua follia, come se avere l'idraulico e Bowser che combattevano nel castello un mese sì e l'altro pure, non fosse già abbastanza distruttivo.
Ludwig seguito da Larry finalmente arrivarono alla porta di legno massiccio, che separava il mondo di Iggy da quello dei comuni mortali. Dall'altra parte provenivano strani rumori, simili a grida e rumori di lotta concitati.
Il maggiore sbuffò per quella che doveva essere la milionesima volta nella serata e spalancò la porta senza bussare. La scena che gli si parò davanti agli occhi aveva qualcosa di comico. C'era Iggy in piedi davanti ad un enorme macchinario fissato alla parete e Morton arrampicato e barricato in cima, per niente intenzionato a cedere alle lusinghe del fratello folle che gli chiedeva di scendere.
"Cosa vuoi che sia? Devo solo farti qualche analisi!" esclamò mostrando un bisturi e sventolandolo davanti al naso del fratello che terrorizzato tentava di arrampicarsi ancora più in alto. Non appena, però, quest'ultimo vide Ludwig con un balzo d'insospettabile agilità si portò alle sue spalle, travolgendo Larry nel processo e urlò: "Fallo stare lontano da me!"
Il maggiore lo guardò confuso, ma non fece in tempo ad esprimere una sola parola, perché Iggy gli si avvicinò sempre con lo strumento affilato in mano e muovendolo con noncuranza.
"Iggy abbassa quell'affare" balbettò Larry da dietro ai due fratelli.
"Perché siete qui?" domandò curioso lui, ignorando totalmente la supplica del minore e iniziando come risposta a giocherellarci.
"Larry e Morton tornate a cena, io e Iggy mettiamo a posto i suoi giocattoli, poi vi raggiungiamo" ordinò Ludwig riprendendo in mano la situazione. Guardò il fratello minore dai capelli verdi e sospirò chiedendosi per l'ennesima volta cos'aveva fatto di così malvagio da meritarsi una giornata come quella.
"Mi stava per dissezionare! Hai visto il coltello? Mi avrebbe squarciato a metà, oh, le mie povere budella sparse per il pavimento! Cos'avrei fatto? Le mie povere, povere budella, così sole, solette. Ludwig dove mi avreste seppellito? Spero almeno che mi avreste fatto un discorso degno del mio nome. Quattrocentoventisettemila e ottocentododici parole, come minimo, vero?" interruppe l'attimo di calma Morton straparlando come suo solito.
Ludwig fu tentato di dare il permesso a Iggy di dissezionarlo partendo dalla lingua, ma si trattenne. Larry dovette fiutare la sua l'aria omicida, perché con quanta più velocità riuscì, annuì e portò il fratello all'uscita.
"Sì, certo Morton. Adesso, che ne dici di tornare a cena? Sai, c'era ancora qualche fetta di torta"
"Buona idea mi serve proprio un po' di zucchero dopo questo shock, tu non hai idea...dissezionato vivo..."
Uscirono mentre il maggiore continuava il suo monologo. Probabilmente prima della fine della serata sarebbe stato lo stesso Larry a riportarlo a Iggy sperando che lo squartasse, come diceva lui.
Una volta rimasti soli Ludwig si voltò verso il fratello con uno sguardo a metà fra l'incuriosito e l'irritato.
"Non volevo dissezionarlo" si affrettò a spiegare Iggy, ridacchiando e sistemandosi gli occhiali sul naso "Ho dimenticato dove ho messo le forbici e mi serviva un campione di capelli per estrarre il DNA, così..." lasciò in sospeso la frase alzando il braccio con il bisturi. Evidentemente aveva preso il primo oggetto affilato che gli era capitato a tiro per fare il prelievo, ma non aveva considerato quello che Morton avrebbe potuto pensare.
Ludwig sospirò portandosi una mano davanti agli occhi, chiedendosi nuovamente perché a lui dei fratelli simili.
"Ehi, è colpa sua! Ha iniziato a parlare e correre da tutte le parti" protestò il genio incrociando le braccia, sempre tenendo in mano lo strumento. Sembrava quasi offeso, ma non appena il suo sguardo si posò sul bancone gli ritornò il sorriso.
"Sai cos'è questo?" domandò euforico sventolando il tovagliolo che aveva tenuto in mano quasi tutta la serata. Ormai il povero pezzo di carta era ridotto a uno straccio macerato, nero d'inchiostro e strappato in più punti.
"No" rispose arrendendosi alla strana logica del fratello minore. Aveva rinunciato a seguire i suoi ragionamenti già da molto tempo.
"Questa, fratello, è la nostra salvezza! La chiave della nostra tranquillità!" esclamò saltellando da un piede all'altro.
"Ok, Iggy cos'è?" domandò spazientito il maggiore massaggiandosi lentamente le tempie pulsanti dal mal di testa.
"Questa è...la formula per zittire Morton!" urlò a pieni polmoni spalancando gli occhi più di quando normalmente già faceva. Ludwig strinse gli occhi dal dolore e strinse i pugni irritato da quell'improvviso cambio di volume.
"Non è meraviglioso?" continuò Iggy strillando al mondo la sua felicità. Lui era sempre quello che aveva mal sopportato Morton. Aveva sempre avuto bisogno di pace e tranquillità per i suoi esperimenti ed avere accanto il fratello chiacchierone era fonte di fastidio.
"Abbassa la voce" ringhiò di rimando Ludwig non condividendo la sua euforia, anzi. Iggy si fermò per un secondo osservandolo.
"Fratello, sai, ho rilevato che la tua temperatura si sia alzata di 5.15° durante il corso della serata" ammise improvvisamente tirando fuori uno strano aggeggio. Sembrava un piccolo telecomando, ma su un piccolo schermo scorrevano decine di numeri.
"Che cosa?" domandò Ludwig
"Questa è la mia ultima invenzione, pensavo di utilizzarla per capire quando il nostro genitore sta per esplodere dalla rabbia, perché rivela il calore" illustrò rapidamente lo scienziato tornando orgoglioso.
"Quindi?" chiese spazientito Ludwig senza nuovamente condividere l'euforia del fratello. Aveva iniziato a raccogliere tutte le carte sparse sul pavimento, almeno per dare una parvenza di ordine al laboratorio di Iggy.
"Vediamo, per farla semplice, il tuo organismo sta reagendo e per tentare di uccidere i batteri ha alzato la temperatura del tuo corpo, vedi un po' come quando fai bollire l'acqua per sterilizzare gli oggetti" spiegò rapidamente alzando le spalle. Iggy aveva il suo particolare modo per dire comprensibilmente le cose, la maggior parte delle volte le complicava. Non lo faceva apposta, ma quello che per lui era facile, per gli altri non lo era.
"Mi stai tentando di dire che ho la febbre?" chiese il maggiore strofinandosi la fronte. Voleva bene a Iggy, ma il mal di testa lo stava davvero uccidendo e diventava difficile stare attento a tutto quello che diceva.
"Sì, esatto" annuì lo scienziato "In questi casi, credo sia meglio tu vada a letto"
"Sì, certo" ribatté sarcastico Ludwig raddrizzandosi immediatamente "E chi pensa a Jr di sopra? Sembra che una volta saputo stava bene, se ne siano dimenticati tutti"
Iggy si ricordò solo in quel momento del fratellino più piccolo e provò un leggero senso di colpa. Alla fine, se non ci fosse stato il maggiore sarebbe andato tutto a rotoli. Per un secondo pensò di fare la persona responsabile, ma calcolando rapidamente quanto avrebbe dovuto addossarsi rimase in silenzio e lasciò tutto su di Ludwig .
"Va bene, ok, però, posso suggerirti di prendere almeno un'aspirina?" domandò sistemandosi goffamente gli occhiali sul naso. La sua miopia era davvero forte, ormai quasi proverbiale.
"Sì, dopo. Adesso, tieni la bocca chiusa e andiamo di sopra" sospirò il maggiore con un alzata di spalle liquidando velocemente l'argomento. A Iggy parve chiaro: non avrebbe preso medicinali, finché non avesse compiuto tutti i suoi compiti, peccato la lista fosse ancore lunga. Forse, avrebbe dovuto dargli una mano.
Iggy non era mai stato bravo con i rapporti, aveva sempre preferito estraniarsi dalla realtà, rifugiarsi nella scienza. Quella era logica, non c'era il fattore dell'imprevedibilità, tutto seguiva un rigido schema che capiva, mentre a volte le altre persone faticava proprio a seguirle, figuriamoci a comprenderle.
Sapeva di essere strano secondo i canoni normali, ma non gli importava, i suoi fratelli lo avevano sempre accettato, nonostante tutte le sue stramberie. Ludwig in particolare era continuamente disponibile, anche se fingeva di non volerlo mai ascoltare e a volte, forse,  era anche così.
"Fratello, sul serio, prenditi qualcosa" borbottò prima di chiudere la porta del suo laboratorio cercando le chiavi giuste per serrarlo. Sarebbe stato un disastro, se qualcuno fosse entrato senza sapere dove mettere le mani.
Ludwig rimase un secondo interdetto, poi si lasciò sfuggire un leggero sorriso. Era raro che lo facesse.
"Tranquillo, sto bene, cosa vuoi che sia?" minimizzò scrollando le spalle in segno di non preoccuparsi.
"Ludwig" l'ammonì il minore in tono di rimprovero. Era raro utilizzasse i nomi, solitamente li chiamava tutti "fratelli" o, nel caso di Wendy, "sorella", denominava persino Bowser "genitore", rifiutandosi di usare altro appellativo.
Il maggiore s'immobilizzò, il suo fratellino lo stava davvero rimproverando? Si girò e mimò la migliore espressione di calma, che riuscì.
 "Ok, giuro, appena saliamo vado a prendere un aspirina, contento?" chiese sperando di convincerlo.
Iggy soppesò le sue parole studiandolo da dietro gli spessi occhiali, ma alla fine si arrese.
 "D'accordo"
"Bene, finalmente" sospirò sollevato Ludwig "Adesso andiamo"














_____________________________
 Piccolo angolo dell'autrice (leggasi anche pozzodelladisperazione):
Dunque, salve a tutti gente! E finalmente dopo un anno e ventiquattro giorni ho aggiornato!
(Sì, potete tirarmi tutto ciò che volete. Grande offerta oggi, QUALUNQUE cosa!)
Allora, cosa dire? Indipendentemente dalla mia lentezza, sono felice di essere riuscita a pubblicare e spero di finirla prima o poi questa storia.
Come sempre sono aperta a qualunque critica (meglio se motivate), anzi se trovate errori, cose strane o altro non esitate a farmeli notare.

Grazie mille per aver letto!

Alla prossima (speriamo non ancora fra un anno!)
Tilia=|=







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Capitolo 7
*** La mia famiglia non si tocca ***


Esistiamo-ch7 (nn corretta)
La mia famiglia non si tocca

Non c'è niente che ti rende più folle del vivere in una famiglia. O più felice. O più esasperato. O più...sicuro.  
[Jim Butcher]

Morton continuò a parlare e parlare. In qualche modo lo spavento aveva sciolto la sua lingua ancora più del normale. Raccontò incurante del totale disinteressamento dei suoi fratelli, le sue personalissime avventure nei sotterranei. Aggiungendo ogni volta sempre più particolari inediti, fino ad arrivare ad una motosega, la quale non si sapeva bene come era arrivata nelle mani di Iggy.
Larry lo guardò annoiato, ormai era passato parecchio tempo da quando aveva lasciato i suoi fratelli nel laboratorio.

"Adesso basta, cazzo!" sbottò Roy alzandosi di scatto e avvicinandosi minacciosamente al chiacchierone, aggiunse: "Taci."
"Ma..."
"Chiudi quella fottuta bocca!" Ringhiò senza ammettere repliche. Mantenne un tono basso per non farsi sentire dalla principessa. Se di solito aveva poca pazienza, quando si arrivava a parlare di Morton ne riusciva ad avere ancora meno. Nonostante il loro rapporto fosse buono -condividevano molte passioni, fra le quali la lotta-, non sopportava quando il minore parlava a ruota libera, e non era il solo a pensarla in quel modo.

Finalmente, il chiacchierone ammutolì e Larry tirò un sospiro di sollievo. Roy gli faceva sempre scherzi -di pessimo gusto-, ma quella volta lo ringraziò con una muta occhiata. Il penultimo genito iniziava ad avere mal di testa.
Si guardò intorno e notò come Wendy si stesse divertendo. Era proprio felice quella sera, non l'aveva mai vista sorridere così radiosa.
Doveva essere dura per lei vivere solo con maschi. Larry la comprendeva: per una volta aveva l'occasione di parlare di trucchi, smalti e vestiti, senza ricevere sbadigli come risposte.
Peach sembrava molto partecipe. Wendy si stava rivelando sorprendentemente una vera esperta nel campo della moda, anche se ogni tanto un velo di mascolinità trapelava nel suo modo di esprimersi.

Anche Bowser osservava la sua unica figlia con un misto di stupore e orgoglio. Non capiva una sola parola di quello che si stessero dicendo, ma era una gioia vedere le sue due principesse così felici. Perché Wendy era la sua unica figliola, la sua piccola principessina. Esasperante, ma adorabile, in mezzo a tutti i fratelli che si ritrovava. Stavano parlando come se si conoscessero da sempre, come amiche o confidenti. Wendy appariva davvero felice.

Mario a suo fianco -il nano non aveva voluto sentire ragioni, per controllarlo meglio si era seduto accanto a lui, aveva una gran voglia di incenerirlo!- seguiva distrattamente il discorso, e ogni tanto sospirava annoiato.
"Tu ci capisci qualcosa?" chiese improvvisamente l'idraulico, alzando lo sguardo verso la sua nemesi. Aveva notato il suo interesse nell'interazione fra i due. 
"No" ammise."Tu?"  
Non aveva sentito il dovere di chiamarlo con soprannomi. Gli occhi azzurri di Mario si posarono per un secondo sulle due ragazze  e scrollò le spalle. Non lo aveva mai visto così annoiato e poco partecipe a qualcosa. Pareva proprio, che quei discorsi non gli piacessero.
"No, non mi sono mai interessato alla moda..." sospirò alludendo con un gesto distratto alla sua uniforme da idraulico. Evidentemente, pensò sogghignando Bowser. N
on fece commenti in merito, perchè in quel momento erano sulla stessa barca.
"Meglio lo sport." Ridacchiò il sovrano appoggiando la testa sul palmo della mano aperto. Mario fu quasi del tutto certo di averlo già visto da qualche parte quel comportamento durante la serata, ma assentì.
"Che avreste fatto questa sera?" domandò improvvisamente Bowser, provando un leggero senso di rabbia. Se non avesse tentato di rapire Peach, era sicuro: lei e l'idraulico avrebbero passato il Natale insieme.
"Intendi, se non ti fossi messo in mezzo, come tuo solito?" chiese Mario, roteando gli occhi e girandosi a guardarlo finalmente negli occhi.
"Io volevo rapire Peach, non te." sottolineò, piccato. Non aveva alcun interesse per lui. Figuriamoci, se volesse passare più tempo con chi solitamente lo buttava nella lava!
"E, secondo te, sarei rimasto a guardare?" chiese sarcastico l'idraulico, appoggiandosi stancamente allo schienale della sedia.
"Magari!" rispose a tono.
Mario gli lanciò un occhiataccia, ma sospirò: "Comunque, saremmo andati a prendere la principessa Daisy, mio fratello e avremmo passato il Natale insieme."
Bowser in qualche modo ne fu rassicurato. Non sarebbero stati solo lui e Peach, ma ci sarebbero stati anche gli altri due. Si concesse di rilassarsi.
"Toglimi una curiosità" iniziò, improvvisamente, l'idraulico. "Perché non hai passato il Natale con la tua famiglia?"
Il sovrano rimase un attimo soprappensiero, ma alla fine scrollò le gigantesche spalle e rispose: "Mi annoiavo, così ho cambiato un po' la solita routine."
Mario corrugò le sopracciglia e si staccò dallo schienale."Ti sembra una buona motivazione?"
"Sì" ribatté spavaldo Bowser. Per la prima volta in vita sua, però, non aveva alcuna voglia di litigare. Ritornò ad osservare il tavolo e si accorse che mancava qualcuno. Non aveva prestato molta attenzione al resto dei suoi figli durante il corso della serata. Il fatto che Peach fosse presente, lo aveva totalmente preso. Contò con un piccolo sbuffo i suoi figli.

Lemmy c'era, stava ridacchiando e giocando con il suo pallone, nonostante tutte le volte gli avesse detto di non farlo a tavola.  A fianco c'era Larry, che sembrava annoiando e si guardava intorno, probabilmente in cerca di qualcosa di divertente. Wendy parlava con Peach, mentre Morton aveva ripreso a parlare con Roy, anche se sembrava più che il maggiore stesse tentando di zittirlo,piuttosto di ascoltarlo. Cercò istintivamente Iggy intento in chissà quale assurda invenzione, ma non lo trovò.
Si accorse che mancavano lui e Ludwig. Eppure, il maggiore avrebbe dovuto dare il buon esempio e rimanere a tavola.

Bowser s'irritò leggermente, non riusciva proprio a capire cosa passasse per la testa del primo genito. Aveva persino inghiottito il suo orgoglio e aveva  chiesto a Kamek consiglio, perché doveva ammetterlo: lui passava più tempo con i suoi figli. Quello stregone da strapazzo che cosa gli aveva risposto? Tutta colpa dell'adolescenza... e una certa dose d'incomprensione da parte di entrambi.
Insomma, non aveva concluso nulla.

"Non hai pensato,  non sia normale andare in giro a rapire la gente?" chiese Mario tutto ad un tratto, ancora preso dal discorso precedente.
"Sono un sovrano e ho bisogno di una regina, non ci vedo nulla di male nel prelevarne una dai regni confinanti e, si da il caso, quello dei Funghi sia il più vicino, con una principessa abbastanza graziosa da soddisfare le mie richieste." Concluse stizzito sbuffando una nuvoletta di fumo dalle narici. Era decisamente convinto che se l'idraulico non si fosse messo in mezzo, a quell'ora Peach sarebbe stata sua moglie e sarebbero stati felici e contenti nel loro palazzo.
"Sei senza speranza." Sbuffò Mario schiaffandosi una mano sulla fronte in segno di rassegnazione, Bowser non sarebbe mai cambiato.
"Lo prenderò come un complimento" ringhiò di risposta, continuando a cercare i suoi figli mancanti, non voleva rovinassero la cena con qualche loro solito pasticcio, specialmente si preoccupava di Iggy.

"Perché crei problemi agli altri? Non ne hai già abbastanza qui?" continuò l'idraulico iniziando a stancarsi del comportamento egocentrico dell'altro.
"Che vorresti insinuare?"
"Guardati attorno, mi sembra che questi scalmanati ti diano già abbastanza noie, perché vieni da noi a creare altro caos? Cos'è, ti devi sfogare?" ribatté Mario alzandosi in piedi.
"In questo momento, non hai idea di quanto mi vorrei sfogare su di te, Nano Baffuto!" ringhiò il drago sovrastandolo con tutta la sua stazza. "Rimangiati ciò che hai detto! Questi scalmanati, come li chiami tu, sono la mia famiglia e guai a te, se ripeti una cosa del genere, chiaro? Sì, a volte sono talmente pestiferi, che vorrei strangolarli uno ad uno, ma sono comunque la mia famiglia!" completò il discorso eruttando una violenta fiammata sul terreno e sbatté un pugno sul tavolo.
Tutti nella stanza si zittirono. Peach si alzò preoccupata, aveva paura potessero iniziare a picchiarsi, ma non fu così, anzi Bowser fu il primo a risedersi di schianto. Mario lo guardò, improvvisamente  vergognandosi di quello che aveva insinuato. Era più che evidente: il sovrano teneva ai suoi figli, più di quanto non dimostrasse.
"Ok, va bene" annuì seguendo la sua nemesi. "Questa volta è colpa mia." ammise, alzando la mano e abbassando la testa.

Wendy guardò il sovrano e si mordicchiò il labbro, non aveva seguito il loro discorso, ma aveva capito la parola "famiglia", pronunciata con rabbia. Erano loro la causa della sua ira?

"Che strano" bisbigliò Iggy intanto da dietro una tenda, "Avrei giurato che stesse per esplodere pochi secondi fa..."
"Dacci un taglio con quell'aggeggio ed usciamo da qui!" sbottò, invece, Ludwig divincolandosi dal tessuto.
Aveva dovuto assecondare la follia del fratello.  Si erano nascosti dietro al tendaggio per potersi avvicinare di più al sovrano, in modo da capire, se l'invenzione portatile del minore per rilevare calore  funzionasse. In poche parole era una specie di termometro a scanner, nulla di più, ma Iggy ne era orgoglioso, perchè tutti i macchinari che solitamente utilizzava erano stati compattati in una piccola scatoletta da tenere con comodità nelle zampe.
Peccato, che avessero scelto il momento peggiore per testarla.  Avevano anche sentito tutta la discussione fra il sovrano e Mario.
Ludwig sorrideva, nonostante la pagliacciata di nascondersi dietro le tende. Era felice, anzi, al settimo cielo, Bowser aveva ammesso di voler loro del bene! Il suo mal di testa si era affievolito e non era neanche più così stanco.

"No, seriamente. I suoi valori erano schizzati alle stelle, poi di colpo si sono abbassati!" continuò lo scienziato guardando il display della macchinetta, "Non riesco proprio a capire!"
"Toglimi una curiosità, hai ascoltato mezza parola di quello che hanno detto?" chiese sarcastico Ludwig, sicuro di una risposta negativa, che non tardò ad arrivare.
"Perché hanno parlato?" domandò distrattamente, Iggy armeggiando con le viti della scatoletta per tentare di aprirla e controllare tutto fosse a posto.
Il maggiore sospirò rassegnato.
Non appena uscirono dal loro nascondiglio, dovettero passare in punta di piedi fino all'altro lato della stanza per far finta, poi d'entrare dalla porta principale.
Nessuno fece caso a loro, tutti gli occhi erano rivolti ancora verso il sovrano e l'idraulico, che però si erano stranamente riseduti senza più fare commenti, ognuno guardando in una direzione diversa dall'altro.

Il  silenzio era imbarazzante.

Peach guardò l'ora e si accorse che si era fatto più tardi di quanto avesse immaginato. La cena era stata così movimentata da farle perdere il senso del tempo. Era talmente concentrata su quel particolare , che non si accorse della ricomparsa dei due Bowserotti.
La cosa non passò invece inosservata a Morton, il quale si affrettò a nascondersi dietro Roy.
"Che cazzo gli è saltato in mente a quel pazzo?" chiese minaccioso a Ludwig, che si limitò a scrollare le spalle. Il maggiore dei Bowserotti sapeva che Morton doveva aver ingigantito la faccenda. Roy, inoltre, lo avrebbe negato fino alla morte, ma era molto protettivo con i suoi fratelli -soprattutto Wendy-, solo lui doveva aver il diritto di picchiarli, guai al primo che avesse osato sfiorarli con un artiglio.
"Quante storie per una piccola donazione alla Scienza!" esclamò Iggy, roteando gli occhi dietro gli occhiali spessi, ma si nascose a sua volta dietro a Ludwig.
Il maggiore dei Bowserotti lo ignorò,  trascinò lo scienziato al suo posto, prima che Morton potesse iniziare a parlare e commentare.

"Ho sonno Lud" bisbigliò Larry, non appena il maggiore gli fu abbastanza vicino. 
"Resisti ancora un attimo."
Ludwig sapeva, che il minore era capace di addormentarsi sul tavolo. Aveva bisogno di qualcuno, il quale potesse chiedere qualcosa a Bowser, senza ricevere un "No"come risposta. Sorrise, esisteva una sola persona, che potesse riuscire in una simile magia.
Tentando di apparire disinvolto si avvicinò alla principessa Peach.
"Principessa, posso permettermi di chiederle un favore?" domandò in modo formale. Tutti i suoi fratelli consideravano Peach un po' come la loro mamma, ma lui sapeva perfettamente che non lo era.
"Certamente Ludwig!" Sorrise, lei non fingeva di sentirsi a proprio agio, lei lo era in maniera sincera. Peach era sorpresa, il bowserotto non aveva parlato molto durante la serata. Sembrava stanco.
Ludwig avvertì il mal di testa farsi di nuovo martellante. Evitò di emettere uno sbuffo di fumo dalle narici per la frustrazione. Doveva apparire calmo e rilassato, purtroppo il suo corpo non lo stava aiutando.
"Potrebbe far terminare questa cena?" chiese, accorgendosi subito di essere stato troppo rude e sfacciato. Si affrettò ad aggiunse con un tono più lusinghiero: "Sono sicuro che a lei nostro padre non dirà di no..."
Peach lo fissò per un lungo istante. Ludwig temette di aver esagerato.
"Abbiamo avuto tutti una giornata pesante, vero?" chiese gentilmente. Il suo sorriso era di comprensione.
Il maggiore si ritrovò ad annuire, colto impreparato dall'empatia della donna. "Non può neanche immaginare"
Peach ammiccò e sussurrò in tono confidenziale: "Ci penso io."
Ludwig non seppe dire il motivo, ma a quella dimostrazione di affettò gretuito si ritrovò le guancie bollenti dall'imbarazzo. 





______________________________
Piccolo angolo autrice:

Dunque, questo capitolo è piuttosto corto, diciamo più di transizione. Non accade quasi  nulla e ammetto che potrebbe essere un po' noioso, ma il discorso di Bowser ci tenevo a metterlo in un capitolo a parte, senza legarlo ad altro. Nei prossimi, ho intenzione di concludere le vicende, spero di riuscire nel mio progetto! Visti i miei tempi...
Anche se ammetto che sarà piuttosto difficile, ormai portare avanti questa storia è diventata un po' la mia sfida personale. 
Che dire?
Non so davvero come ringraziare chi ancora aspetta che io pubblichi un nuovo capitolo, chi ha recensito e chi ha inserito la mia storia nelle preferite/ ricordate/ seguite. Davvero, siete dei santi! Un grazie davvero di cuore a chi è arrivato a leggere fino a qui, a chi  mi ha aiutato tanto criticandomi in maniera costruttiva e facendomi notare gli errori.
 
So di essere ripetitiva, ma sul serio GRAZIE di cuore!

Alla prossima!
Tilia=|=




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Capitolo 8
*** Bowser (finalmente) scopre che diavolo sta succedendo nel suo castello ***


Prova__

Bowser (finalmente) scopre che diavolo sta succedendo nel suo castello



La famiglia: quella cara piovra dai cui tentacoli non riusciamo mai
a liberarci del tutto, né, sotto sotto, lo desideriamo.
(Dodie Smith)


Lemmy s'avviò per il corridoio buio. Era ormai un'ora che la cena della Vigilia era terminata. Peach aveva fatto gli occhi dolci al caro Re Papà e tutto si era sistemato per il meglio, come c'era da aspettarsi, d'altronde. Il secondogenito si guardò intorno come per cercare qualcosa, in realtà stava solo riflettendo su dove era meglio passare la notte.

Nella stanza di Ludwig (ancora sommersa dal caos) c'era Jr e non aveva senso andare a disturbarlo, non sarebbe stato divertente.
Roy e Wendy, no. Ricordava fin troppo bene cos'era successo l'ultima volta, non avrebbero esitato a sbatterlo fuori a calci.
Lemmy sospirò e scosse la testa, il codino gli sbatacchiò in tutte le direzioni. Avrebbe fatto meglio a prendere il suo adorato pallone, si sarebbe almeno divertito un po' a girare per quei corridoi freddi.
Iggy era sonnambulo -una volta lo avevano trovato a vagare con un bisturi in mano-, e Morton parlava troppo e anche nel sonno, persino per lui era una follia andare nella sua stanza.
Era ancora immerso in quel pensiero, quando uno scricchiolio lo fece sobbalzare. Di soppiatto andò a nascondersi fuori dal cerchio di luce proiettato dalle fiaccole.

La sua statura era veramente utile in quei casi, in effetti, pensò in un secondo momento, solo in quelli. Per tutto il resto del tempo essa era solo fonte di seccature: non riusciva mai ad arrivare al ripiano dei biscotti, era sempre al centro di continue battute e soprattutto, faccenda davvero, davvero odiosa non riusciva a battere i suoi fratelli nelle lotte.
Insomma, Roy aveva la stazza, così come Morton, Wendy la sua perfidia da donna, Larry l'attitudine a qualunque sport o movimento, Iggy la pazzia, Ludwig...beh, Ludwig la sua rabbia, Jr la sua eredità, mentre lui?
Lui aveva solo il suo equilibrio, che lo faceva stare sui palloni giganti, ma sulla terra ferma era un disastro!

Sentì il passo delicato di un paio di piedini regali e non ci mise molto a capire di chi si trattasse.
La principessa Peach stava camminando al chiaro di luna e con solo la vestaglia da notte di un delicato color pesca. Ormai, in ogni castello avevano anche il suo guardaroba. Dopotutto, suo padre era imprevedibile, non si sapeva quando gli sarebbe saltato in testa di tentare di rapirla.
"Lemmy?" chiese nella penombra.
IL diretto interessato sobbalzò dallo spavento, come diavolo aveva fatto a vederlo?
"Sì?" rispose, quando riuscì finalmente a riprendersi semi-infarto.
"Non riesci a dormire? Sei preoccupato per Jr?" domandò ancora la principessa avvicinandosi a lui.

Di tutte le cose che potevano preoccuparlo in quel momento, il fratellino più piccolo era decisamente l'ultima. Non espresse il suo pensiero ad alta voce e annuì mestamente, sperando di non suscitare altre curiosità. Sarebbe stato un disastro, se avesse scoperto che sapeva fare riflessioni serie anche lui.
Non aveva assolutamente voglia di assumersi delle responsabilità.

"Oh, mi dispiace tanto Lemmy" commentò apprensiva Peach, non capendo assolutamente ciò che passava per la testa del Bowserotto. "Anch'io non riesco a dormire." sospirò scuotendo la testa. I lunghi capelli biondi si muovevano fluidi contornandole il volto, non aveva neanche la coroncina. Esclamò all'improvviso: "Che idea! Ti va, se andiamo a trovarlo insieme?"
Il secondogenito di Bowser sospirò appena percettibilmente, era proprio la prima cosa che aveva escluso di fare quella sera. Tuttavia annuì ancora, tentando di esprimere il miglior sorriso da ebete.

***

Ludwig dormiva senza accorgersi dei movimenti sospetti fuori dalla stanza.
Dopo aver ricorso Larry -alla faccia di quello che aveva sonno!- fino all'esaurimento per impedirgli di mangiare il resto di torta nelle cucine, impedito a Iggy di accendere i fuochi d'artificio nella sua stanza, messo fine ad una discussione fra Wendy e Roy e stroncato un monologo di Morton sul nascere, finalmente era riuscito ad andare a controllare Jr.

Il piccoletto sembrava stare meglio di tutti a dir la verità. Altro che botta in testa, altro che congelamento, altro che trauma infantile, stava russando della grossa, ed a nulla erano valsi i suoi sforzi di farlo svegliare o controllare le sue condizioni, bastava un'occhiata per capire che stava molto meglio. Jr era fortunato ad aver ereditato tutta la resistenza -e testardaggine- di Bowser, le ferite erano già quasi guarite.

Ludwig, dopo aver compiuto quell'ultimo dovere, si era chiamato fuori. Qualunque cosa fosse successa da quel momento in poi nel castello, la quale non coinvolgesse il rischio di morte di qualcuno, non era più affar suo. Gli ultimi gradini per raggiungere la stanza del minore erano stati in particolare duri, la sua vista gli iniziava a giocare brutti scherzi e non distingueva più dove iniziava uno scalino e dove finiva. Le linee si confondevano e risultavano sfocate, tanto che si era sentito solidale ad Iggy e la sua semi cecità.
Si sentiva accaldato, anzi andava a fuoco, ma allo stesso tempo gli spifferi del castello lo facevano tremare come una foglia.
Erano anni che non si sentiva così malato. Si era trascinato fino al letto del minore e si era sdraiato avvertendo tutte le ossa del suo corpo protestare. Lo aveva promesso a Larry, quindi fra un inseguimento e l'altro era riuscito a trovare il tempo di prendere delle aspirine. Sperava solo che facessero effetto in maniera rapida.

Non aveva fatto in tempo ad appoggiare la testa sul cuscino che si era già addormentato. Non sognava neppure, era immerso in un profondo riposo da quella disastrosa giornata.
Con ogni probabilità, i suoi fratelli ne avrebbero combinate ancora prima di riuscire ad arrivare al mattino seguente, ma da quel momento non erano più affar suo.
Ci pensasse suo padre, se proprio. Anche se a rifletterci bene: Bowser poteva essere una delle fonti di guai, specialmente se avesse incontrato per qualche sfortunatissimo caso l'idraulico nei corridoi.
Con un piccolo sbuffo di fumo Ludwig si voltò dall'altra parte avvolgendosi ancora di più nelle coperte rosse del fratello minore. Già, perché siccome Jr era nella sua stanza, aveva dovuto fare uno scambio, quindi si trovava a dormire nella stanzina dell'ultimogenito, che poi non si poteva chiamare tale, perché era grande esattamente come tutte le altre, solo era di un bel colore rubino acceso.
A Ludwig non piaceva, ma in quel momento era davvero l'ultimo dei suoi problemi

***

Bowser si rigirò per l'ennesima volta nel suo letto imperiale. Era di legno massiccio di colore scuro: Ebano, della migliore qualità. Al posto dei normali piedi era stata intagliata la sua testa e la spalliera era riccamente decorata con intarsi.
Il re delle terre oscure non riusciva a dormire, continuava a pensare alle parole della principessa.

Infatti, poco prima con sua grandissima sorpresa qualcuno aveva bussato alla sua porta. Non erano i soliti colpi decisi di un soldato qualunque o dei suoi figli, i quali poteva vantarsi di riconoscere.
Era stato un gesto delicato ed educato, aggettivi quasi inesistenti nel suo castello. Il suo cuore aveva iniziato a battere forte, perché aveva ipotizzato chi potesse essere, ma non si era voluto fare troppe illusioni.
Aveva aperto ed era rimasto impietrito.
Davanti a lui si annunciava la migliore visione, ipotesi e miraggio che avesse mai potuto desiderare, con indosso solo una delicata vestaglia, la quale, per altro, non umiliava la sua figura, ma, anzi, esaltava la sua regalità: la Principessa Peach, che bussava di sua spontanea volontà alla sua porta di notte.
Faticando a non avere un collasso per la felicità l'aveva fatta entrare.

"Sapevo che sarei riuscito a conquistarla primo o poi." sogghignò il sovrano lusingato delle sue abilità di corteggiatore.
"Bowser" sospirò scuotendo la testa la principessa. "Non sono qui per quel motivo." mise immediatamente in chiaro, leggendo troppo bene fra le righe della sua espressione. "Sono venuta per chiederti, se volevi venire a trovare Jr."
Il regnante era rimasto senza parole. Perché la sua amata aveva un posto speciale per tutti nel suo cuore tranne che per lui?
Peach vedendo l'evidente sorpresa e delusione del drago domandò, con una pericolosa nota di irritazione nella voce:
"Non ci avevi neanche pensato di andare a trovare tuo figlio, vero?"
"Ah, ehm, no...cioè, sì!" Esclamò reagendo all'immediato pericolo. Aveva cercato disperatamente una scusa, ma gli era venuto solo in mente: "Certo che ci avevo pensato, ma mi sono detto: perché non andare domani mattina quando c'è luce e tutti siamo più riposati?"
Non era sicuramente una delle migliori che gli potessero venire in mente. Infatti, la principessa gli scoccò uno sguardo di rimprovero, il quale (purtroppo) centrava sempre tutti e tutto.
"Dovresti prestare maggiore attenzione, è tuo figlio."
"Ma ci andrò domani, giuro, e poi starà dormendo!"
"Io ci vado ora!" Aveva perso la pazienza all'ostinazione del sovrano. "Buona notte, Bowser"
E se n'era andata e avendo troppa regalità per sbattere la porta, l'accostò piano.

Quelle parole così risentite lo avevano fatto riflettere molto. Non sapeva bene, se feriva più il significato, o il tono, o la persona dalla quale erano state pronunciate. Non capiva affatto dove avesse sbagliato, Jr non stava morendo, poteva benissimo vederlo anche domani. Sospirò e si voltò ancora dall'altra parte con un piccolo sbuffo di fumo.
Non sarebbe mai riuscito a dormire in quello stato.

Emise un breve e basso ruggito e si alzò, decisamente scocciato.
A questo punto tanto valeva andarlo a trovare, solo per far vedere che era una cosa perfettamente inutile, anche perché congelamento o non congelamento a quell'ora ogni Koopa dormiva.
Continuando a brontolare sottovoce per quell'insensatezza si diresse nei corridoi illuminati solo dalle fiaccole. Aveva una gran voglia di spaccare qualcosa, e non solo perché, ormai, era l'una di notte, ma anche perché era l'unico deficiente che camminava per il castello al freddo.
Ringhiò un'altra volta frustrato.

Perché la principessa doveva avere quell'ascendente su di lui? Perché non se n'era rimasto a letto?

Di certo la sua meravigliosa figura ne avrebbe risentito l'indomani, non osava neanche immaginare il suo regale volto rovinato da delle occhiaie chilometriche. Chissà che risate si sarebbe fatto il Tappo. Sperò ardentemente che la principessa avesse svegliato anche lui.

S'immobilizzò davanti alla porta rossa della camera del figlio. Perché si era fatto gabbare ancora?
Sospirò e pensò a Jr. Prese coraggio e aprì la porta.
La stanza era immersa nell'oscurità.
Non doveva esserci gente lì?
Dal lieve russare, però, doveva per forza esserci qualcuno che dormiva. Magari, la principessa era già andata via o, forse, si era persa nel castello.
Sospirò e accese le luci, grazie ad un incantesimo di Kamek le fiaccole prendevano fuoco da sole ogni volta che qualcuno schioccava le dita, e allo stesso modo si spegnevano. Era stato un colpo di genio, lo riconosceva.
Qualcuno si mosse infastidito da quell'improvvisa ondata di luce e nascose la testa sotto al cuscino.
Bowser sospirò. Bene, aveva fatto il suo dovere. Come aveva pensato, era stato perfettamente inutile, perché Jr dormiva e non sembrava intenzionato a svegliarsi, anzi, gli aveva inconsciamente chiarito di non gradire la sua presenza, quindi, adesso, poteva andarsene.

Guardando meglio il sovrano, però, s'accorse che c'era qualcosa che assolutamente non quadrava. A meno che Jr nelle ultime ore avesse messo su chili e si fosse sviluppato tutto d'un tratto -non che la cosa gli dispiacesse, s'intende-, quello non poteva essere lui.
S'avvicinò e annusò l'aria, da quando Jr usava il bagno schiuma alla fragola di Wendy?
Qualcosa decisamente non quadrava.

Notò un ciuffo di capelli blu spuntare da sotto il cuscino e non si trattenne più, lanciò un ringhio di frustrazione ed esplose: "E tu che diavolo ci fai qui?!"
Ludwig rotolò giù dal letto spaventato. In qualche modo riuscì ad afferrare la bacchetta magica e puntarla contro l'aggressore. Dormiva con quella sotto al cuscino? Un leggero moto d'orgoglio si mosse dentro a Bowser.
Ma Ludwig non se ne accorse, aveva delle occhiaie enormi e il colore delle sue guancie faceva concorrenza con quello della stanza.
"Padre...?" riuscì solo a farfugliare, quando fu abbastanza sveglio da riconoscerlo.
"Ludwig, esigo delle spiegazioni! Che diavolo ci fai nella camera di Jr? E lui dov'è?" domandò il sovrano, ignorando lo sguardo stralunato del primogenito, che si guardava intorno in cerca ancora di qualche apparente minaccia.

"È colpa di Iggy" mugugnò, finalmente il Bowserotto, riuscendo a riacciuffare il filo dei suoi pensieri ingarbugliati dalla febbre. Continuò: "Lui e le sue dannate trovate, la stanza a ovest, quella più calda e il pronto intervento!" esclamò frustrato. "Io, però, l'avevo chiusa a chiave, dannazione, l'avevo chiusa, perché proprio da me?" finì strofinandosi gli occhi lucidi.

Bowser si chiese, se lo stesse prendendo in giro. Non aveva capito assolutamente nulla di quello che gli aveva appena detto ed in più, a giudicare da come ondeggiava sembrava ubriaco.
"Ludwig, non ho capito assolutamente nulla" ringhiò tentando di non lanciare più urli tanto forti da svegliare l'intero castello. "Dov'è Jr?" domandò di nuovo, sperando in una risposta più sensata.
"Nella mia stanza" borbottò, finalmente, il Bowserotto rialzandosi instabile sulle sue zampe e risalendo sul letto, avvolgendosi di nuovo nelle coperte. "Ed è tutta colpa di Iggy!" precisò con voce leggermente lagnosa, assomigliava molto al tono di Wendy quando era in vena di capricci. Non sembrava intenzionato a dire altro, anzi ignorando bellamente il genitore richiuse gli occhi stancamente.

Il re delle terre oscure sospirò e scosse la testa, non avrebbe mai capito il comportamento di quel ragazzo. Fece marcia indietro e uscì dalla porta, stava per chiuderla, quando un qualcosa non bene identificato lo fece fermare. Era un brivido freddo, quasi una campanella d'allarme che suonava nel suo cervello.
Lentamente riaprì la porta e scrutò il letto.
"Ludwig?" chiamò avvicinandosi a passi stranamente cauti.
"Sì?" fu la risposta strascicata.
"Ehm, volevo chiederti, sai, magari possiamo fare un discorso da padre a figlio, insomma, ormai sono qui in piedi e sveglio...?" farfugliò sedendosi titubante su un lato del materasso e aspettando un rimando, che non venne subito.
Ludwig poteva anche essere assonnato e con un martellante mal di testa, ma neanche in quelle condizioni poteva ignorare la sfortuna della sorte.
Con tutti i momenti in cui potevano parlare, perché l'unico non adatto?
Il Bowserotto non riusciva a capacitarsi. Per una volta che voleva solo dormire, ecco che arrivava lui con in suoi discorsi. Non sapeva neanche, se era in grado di alzare la testa dal cuscino senza avere capogiri e il nel suo cervello c'era solo nebbia.
Come potevano parlare?! Suo padre che voleva fare il padre? Ma quando mai? Soprattutto, perché nel momento meno adatto?

"Non possiamo parlare domani mattina, quando entrambi siamo bene svegli?" chiese il Bowserotto con voce ancora strascicata e abbastanza roca, senza tuttavia alzare il capo. Iniziava anche ad avere la gola in fiamme.
Bowser si sorprese di quanto quella risposta fosse simile alla sua. Sorrise appena. Stranamente si sentiva rassicurato, almeno in qualcosa si assomigliavano.
Scoppiò a ridere fragorosamente, decisamente era stata la migliore chiacchierata avuta finora e l'ironia stava nel fatto che si erano scambiati appena poche parole."Alla facciaccia del Nano e delle sue affermazioni!" ridacchiò cattivo il sovrano delle terre oscure.

Ludwig dal canto suo alla risata del padre era rotolato un'altra volta dallo spavento, di tutte le reazioni quella era la più inaspettata. Finalmente, si mise a sedere per controllare che diavolo fosse preso al genitore, non voleva che avesse perso le ultime rotelle della sua sanità mentale.
Fece appena in tempo a sollevare la testa che le zampe giganti di Bowser lo catturarono e iniziarono a scompigliargli i capelli.
A quel punto davvero non ci capiva più nulla e questo non faceva che aumentare il suo mal di testa, fino a farlo diventare un'emicrania. Si lasciò sballottare da una parte e l'altra senza opporre resistenza, non ne avrebbe comunque avuto le forze.

"Scotti" fu il solo commento che riuscì a percepire distintamente, quando finalmente il mondo smise di girare.
"Ma tu stai bruciando" borbottò ancora Bowser toccandogli la fronte per averne la conferma. Ludwig, se fosse stato un po' più lucido, gli avrebbe con sicurezza detto: "Alla buon ora, te ne sei accorto", ma non lo era, quindi rimase in silenzio.
Il Bowserotto se ne rimase accucciato fra le braccia del genitore e per qualche secondo si sentì quasi meglio, incastrato fra le piastre del petto di suo padre e le sue forti braccia, le quali a momenti rischiavano di soffocarlo.
Bowser si ammutolì.

Bowser era sgomento da quella notizia così inaspettata, ma che via, via si faceva più plausibile, mentre i vari pezzi della serata s'incastravano fra loro, fino a formare la storia completa. Ludwig rimase ad assaporare il momento, il calore del genitore era piacevole a contatto con le scaglie bollenti e sudate.
Fu solo quando il Re Oscuro s'alzò di scatto che l'attimo magico s'interruppe.

Il primogenito era ancora fra le braccia del padre e si svegliò di scatto per il brusco movimento.
Bowser dal canto suo non lo lasciò, anzi, con una strana cura -che proprio non gli si addiceva grande e grosso com'era-, lo sistemò meglio fra l'incavo del braccio e il petto, ignorando il fatto che ormai il Bowserotto era troppo cresciuto per poterci stare come quando era piccolo.
Ludwig ritrovata una posizione più o meno decente, riappoggiò la fronte bollente sulla parte più fredda che riuscì a trovare del genitore e ritornò a sonnecchiare, ormai troppo febbricitante per poter capire completamente quello che stava accadendo.

Bowser uscì dalla stanza portando il figlio con sé. Il suo volto lasciava trasparire una certa gravità, un'altra novità per il signore Oscuro. Solitamente le sue emozioni variavano dalla rabbia alla felicità -già, più rara-, ma quasi mai passava degli stadi intermedi, che non fossero abbattimento o delusione.
La serietà proprio non era il suo forte, ma Ludwig stava male e lui era preoccupato.
Non lo nascondeva, nessuno doveva permettersi di toccare la sua famiglia, meno che mai una comune febbre mal curata. Quando il figlio sarebbe stato meglio, gliene avrebbe dette di tutti i colori. Diavolo, lo sapeva quanto i Koopa in generale fossero sensibili agli sbalzi di temperatura, specialmente al freddo, avrebbe dovuto fare più attenzione.
Ludwig, tuttavia in quel momento, stava male e aveva bisogno di lui.
Sorrise, con tutta quella storia dell'adolescenza non sapeva quanto il primogenito avrebbe apprezzato l'essere trattato ancora da bambino. Bowser avrebbe negato fino alla tomba, ma ogni tanto gli mancava i bei tempi, quando c'erano solo lui e quel piccolo demonietto dai capelli blu.






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Piccolo angolo Autrice:

Allora, il lupo perde il pelo, ma non il vizio, vero? L'ultima volta che ho aggiornato era il 2016 e sinceramente a rendermene conto mi ha lasciata un attimo sbigottita. Non credevo fosse passato così tanto O.o
Comunque, il culmine si sta avvicinando e nel prossimo capitolo si arriverà finalmente alla tanto temuta conversazione padre-figlio. Ho esaurito (non credeteci troppo) la mia vena angst e nel prossimo capitolo ci sarà spazio per un personaggio che non ho trattato molto nel corso dei precedenti capitoli: Lemmy, di cui, avviso, ho un particolare Headcanon. Diciamo, sarà un po' particolare. 
I personaggi man mano che scrivo, mi sembra che stiano scivolando nell'OOC, ma sono abbastanza testarda per non darmi pervinta.
Ringrazio davvero di cuore chi continua a seguire la mia storia (da 4 anni, meritate la tessera fedeltà) e recensire, anche se non sono la persona migliore del mondo (mi sento un po' una merda in realtà a non aver risposto, scusate davvero).
Un grazie di cuore a chi ha letto, se avete voglia di lasciare un commento, se avete notato errori, non esitate a farmelo sapere. <3

Tilia =|=


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Capitolo 9
*** Naufragar ***


Esistiamo-Cap.9 (ancora in prova)
9 - Naufragar


Una famiglia “disfunzionale” è una famiglia con più di una persona.
(Mary Karr)

Peach si guardò attorno e sorrise. I Bowserotti la fissarono curiosi, tutti tranne Ludwig e suo padre. Più osservava le loro interazioni, più le sembravano simili: due teste calde, seppur in modi diversi, fieri, arroganti nella loro sicurezza di essere nel giusto, ma anche gentili e premurosi con chi decidevano essere i loro protetti. Se solo avessero fatto uno sforzo per superare la loro natura rissosa, avessero fatto un respiro profondo e  iniziato a comunicare, si sarebbero risolti molteplici problemi.

Erano finiti tutti nel letto di Bowser Jr, o meglio, dopo aver sentito tutta la spiegazione da parte dei Bowserotti, aveva realizzato fosse la stanza del maggiore, che non aveva avuto alcuna voce in capitolo. Il più giovane della famiglia russava rumorosamente avvinghiato al fianco della principessa, che era seduta e appoggiata ai cuscini, in contemplazione di quello che era accaduto nelle ultime ore. Il rapimento, il salvataggio finito male, il Natale, certo insolito, ma non il peggiore che avesse mai passato e, ora, era circondata dalla progenie di Bowser. Erano più giovani di quanto non volessero ammettere a se stessi.

Larry era dall'altro lato del materasso, accucciato protettivo dietro il guscio del minore, Roy sonnecchiava sulla sedia e i piedi appoggiati alla scrivania, probabilmente con i talloni sopra alcuni spartiti importanti. Wendy era ancora sveglia, ma quieta si fissava le unghie appena fatte. Era seduta in fondo al letto, appoggiata alla spalliera e attorno alle sue gambe molteplici boccettine di smalto, la sua coda si muoveva di tanto in tanto, ma per il resto rimaneva immobile e concentrata. Nessuno sembrava intenzionato a fare conversazione, alcuni di loro avevano alzato lo sguardo, quando era entrata guidata da Lemmy. Aveva trovato il giocoliere per le scale e gli aveva chiesto di aiutarla a controllare il più giovane, con una risata non le aveva permesso di chiedere due volte, perché era rotolato sul suo pallone gigante facendo cenno di seguirlo.

"Mama Peach?" Borbottò, improvvisamente, Larry aprendo un occhi e rivelandosi sveglio. "Perché sei ancora qui?"

La principessa lo fissò sorpresa, ma non seppe cosa rispondere. "Voi perché siete qui?"

"Aspettiamo Iggy e Morton." Scrollò le spalle Lemmy dondolandosi avanti e indietro in un ritmo costante. "Dovrebbero essere qui a momenti."

"Come ha detto il pazzo." Annuì Wendy soffiando sulle unghie. "Non avremmo certo lasciato nostro fratello da solo e indifeso con quell'idraulico baffuto a piede libero nel palazzo."
 
"Tu perché sei qui?" Domandò di nuovo il Bowserotto dai capelli azzurri. "Non hai bisogno di essere qui."

"Volevo essere sicura che stesse bene."

"Sta benone, lascialo dormire fino a domani e ricomincerà a rompere le scatole con tutta la storia del predestinato, come se nulla sia accaduto." Rise Roy, la voce rauca dal sonno. Gli occhiali rendevano difficile capire, se i suoi occhi fossero ancora chiusi o meno. "Non finiremo mai di sentire le sue lamentele sul fatto che non abbia mangiato al cenone di Natale, quel piccolo nano."

"E, poi, ci accuserà di aver passato più tempo con Mama Peach senza averlo svegliato." Annuì Larry, ma non si spostò dalla sua posizione accanto al minore. Un suo braccio era avvolto attorno al suo guscio e lo stringeva a se, quanto più possibile con gli aculei aguzzi in mezzo a loro. "Lui e Lud inizieranno a litigare e addio pace."

"A proposito di pace-"

"Roy! Non provare a nominar-"

"Ragazzi!" Urlò Iggy spalancando la porta della stanza senza mostrare alcun remore. Lo scienziato aveva ancora dei guanti in lattice alle mani e dei copri occhiali da laboratorio appesi al collo. Sul naso aveva quella che sembrava fuliggine scura. "Nobel della scienza per me!"

"Non potevi proprio stare zitto, vero?" Sibilò Wendy lanciando un'occhiataccia al fratello, che alzò le spalle in una strana scusa.

"Ammirate!" Gridò ancora euforico lo scienziato, saltellando e ignorando i tentativi vani di Peach e Larry di fargli abbassare la voce. "Silenzio!" Eruppe indicando alle sue spalle. 
Dalla porta in silenzio entrò un Morton mogio e scontento. Aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono. Wendy spalancò gli occhi, mentre Roy si raddrizzava sulla sedia.

"Che diavolo-"

"Prima che possiate attaccare l'eticità del mio lavoro: è  -sfortunatamente- temporaneo." Sbuffò annoiato e irritato Iggy, scuotendo una mano. "Dura solo un'ora."
Morton fece una smorfia e incrociò le braccia al petto, ancora triste per il suo mutismo forzato. Si guardò intorno e si arrampicò sul letto accucciandosi contro Wendy in un lamento silenzioso.

"Smalto?" Domandò la ragazza alzando una boccetta nera.

Il fratello sbuffò e allungò comunque una mano.

Peach sospirò scuotendo la testa, per un secondo, aveva temuto fosse accaduto qualcosa di irrimediabile e orribile, ma dalle reazioni sembrava che quella situazione non fosse così eccezionale in quel castello.
Rimasero in silenzio, insieme, nessuno aveva più voglia di comunicare, solo della presenza reciproca. C'era una strana calma nell'aria, forse, era davvero la magia del Natale.


***

Lemmy sgattaiolò fuori dalla stanza silenziosamente dopo un'oretta. Erano tutti, ormai, assopiti, alcuni di loro russavano rumorosi, altri silenziosi. 
Aveva bisogno di stare un po' da solo. Gli piaceva quel clima così sereno, nulla da dire,  fare o pensare, era quello in cui avrebbe sempre voluto vivere. Chi non vorrebbe quel tipo di ambiente?

Una famiglia felice, dei fratelli normali, non in un'assurda competizione a chi appariva di più sotto i riflettori. Gli piaceva pensare di essere uscito da quel circolo tossico di pensieri ossessivi, aveva chiuso, non era un fenomeno da circo, che si esibiva in una serie sempre più pericolosa di acrobazie per riuscire ad ottenere l'attenzione del pubblico o di un genitore sempre distante. Aveva smesso di correre, di cercare disperatamente di essere parte di quella vita.

Lo credevano davvero pazzo e probabilmente per i motivi sbagliati. Era facile dimenticarsi che fosse quasi adulto come Ludwig. Mentre il maggiore era cresciuto e aveva deciso di assumere il ruolo di genitore, lui era maturato e aveva scelto di gettare suddetta maturità nell'antro più oscuro della sua coscienza, dimenticarsi della sua esistenza. Non avrebbe certo permesso alla situazione di rubargli la giovinezza, c'erano tante persone che potevano prendere il suo ruolo d'autorità, lui non serviva. Aveva deciso molto tempo prima che non sarebbe stato un clown, non quel genere almeno.

Le parole nella sua testa fiorivano più velocemente di quanto Morton potesse parlare, rapidi arrivavano e con altrettanta prontezza venivano sepolti, li lasciava diventare mausolei di sabbia. Non importava quando, prima o poi, il vento li avrebbe spazzati via, lasciando nella sua mente un piacevole vuoto.

Camminò nel castello, nel cuore della notte, in silenzio. Non aveva il suo pallone, solo le sue gambe corte e inutili che lo portavano di corridoio in corridoio, alla ricerca di sollievo dai pensieri. Gli sarebbe piaciuto andare da Ludwig, il maggiore lo ascoltava spesso, non importava davvero l'argomento e non proferiva parola di quello che si dicevano. Era un po' il loro segreto, lui si dimenticava dei suoi doveri e lasciava cadere le maschera dell'essere perfetto, restando solo Ludwig, mentre Lemmy raccontava, le parole scorrevano e recuperava velocemente i suoi anni, la sua vera età. Troppo giovane e troppo vecchio al tempo stesso.

Si chiese se fosse giusto continuare a desiderare un futuro migliore a disilludersi che qualcosa potesse cambiare. Non era abbastanza pazzo da credere davvero nel lieto fine.

Era così ingiusto che gli altri potessero dormire sogni tranquilli, mentre lui era costretto a camminare, e camminare, e camminare...

Il freddo della notte era pungente e decise che sarebbe tornato nella stanza, fingendo che sarebbe andato tutto bene, sopprimendo un'altra volta la sensazione che sarebbero finiti devastati e soli, ognuno rinchiuso nei propri problemi, forse qualcuno morto. Avrebbe sorriso ancora, lasciato che la maschera gli scivolasse di nuovo addosso, meglio ancora, sarebbe diventato un tutt'uno con essa stessa, cancellando quei pensieri vorticosi e oscuri. Realisti.

Rise nel corridoio vuoto e fece una capriola, camminando per qualche passo sulle sue mani.

Non sarebbe affogato in quel naufragio, sarebbe rimasto a galla.

***

Bowser tornò nella sua stanza, con tutta la delicatezza di cui disponeva appoggiò il figlio sul letto e gli rimboccò le coperte, in un goffo istinto genitoriale. Non sapeva perché lo avesse portato proprio lì, erano anni che nessuno aveva più occupato quel letto, se non il suo legittimo proprietario. La voglia di portare il suo primogenito al sicuro, in un luogo che potesse controllare e monitorare era stata dirompente, aveva cancellato ogni altra obiezione che la sua mente poteva fornirgli.

Voleva farlo disperatamente stare meglio.

Per quanto lui e Ludwig potessero avere le loro differenze, era stato il suo primo figlio. Lo aveva visto camminare, sorridere, parlare, rimanere sempre attaccato alla sua coda. Poi, era cresciuto. Si erano aggiunti gli altri, ognuno diverso dall'altro, trovavano sempre il modo per stupirlo. Presto si era trovato sommerso, sovraccarico di piccoletti che cercavano la sua attenzione, la sua guida di genitore. Volevano essere lodati, essere riconosciuti, amati. Ludwig, però, era sempre più distante, irraggiungibile. Parole, azioni, si schiantavano su un muro che il giovane si era costruito intorno. Guardava ognuno dall'alto della sua arroganza, pensando davvero di essere abbastanza adulto per capire tutto ciò che accadeva intorno a lui.

Jr era il suo favorito, avevano molto in comune. L'aspetto fisico, la forza bruta, la cattiveria e l'astuzia. Lo aveva, forse, viziato troppo, ma non preso la sua rabbia. Bowser avrebbe preferito morire che fargli ereditare la sua temperamento, il fuoco che bruciava nelle sue vene che riduceva tutto in cenere, lasciando la distruzione al suo passaggio.

Ludwig aveva tutta la sua rabbia. La vedeva nei suoi occhi, quando parlava pacato e freddo, in ogni suo riflesso. Nel suo modo di combattere, quando scagliava incantesimi, più rari, ma mirati ad infliggere il massimo del dolore, persino quando suonava. Lo guardava e si preoccupava per il suo futuro, il loro e della loro famiglia. Un giorno sarebbe stato messo davanti a tutti i suoi errori e avrebbe dovuto trovare una soluzione a tutta quella furia. 

Mentre dormiva era facile far finta che fosse ancora quel bambino. 
Non vedeva altro che il suo piccolo bowserotto, quando innocente era attaccato alla coda e piangeva, se lo provava a staccare. Si accoccolò protettivo attorno al suo primogenito, ascoltando il suo respiro rauco e congestionato, un brutto raffreddore. La febbre alta non era davvero pericolosa, voleva dire che il suo corpo stava reagendo, ma che lo rendeva comunque ansioso. 
Ludwig borbottò qualcosa nel sonno, ma non rifiutò il contatto, anzi, con estrema disinvoltura gli afferrò un braccio e costrinse ad avvolgerlo in un goffo abbraccio, riconoscendo il carapace del genitore caldo e confortante.

Bowser ridacchiò piano, facendo uscire delle leggere spirali di fumo dalle narici, come non lo faceva da un po'. Erano anni che nessuno cercava di intrufolarsi nella sua stanza per dormire insieme o venire consolati nel cuore della notte. Quando era piccolo aveva fatto l'errore di concedere al suo primogenito di dormire con lui, non lo aveva più fatto con nessun altro della sua prole, neanche Bowser Jr, i pianti isterici allo svezzamento di quell'abitudine non valevano le poche notti di pace che portava. Erano arrivati gli altri bowserotti e avevano iniziato ad agire, tuttavia, di squadra, nel tentativo di guadagnare qualche ora accoccolati insieme. Gli tendevano trappole, delle vere e proprie imboscate, una volta si erano arrampicati dalla finestra, facendo perdere sia a lui che Kamek parecchi anni di vita.

Quegli anni -purtroppo e per fortuna- erano finiti, ma ultimamente si ritrovava sempre più spesso a pensarci con una strana malinconia. Avevano tutti smesso di provare di colpo. Nessuno lo aveva più svegliato, non aveva più nessuno attorno a lui ad ogni ora del giorno e spesso non vedeva nessuno dei suoi figli per giorni. Era come se si stesse lentamente inalzando una barriera invisibile fra tutti loro e per sopperire la frustrazione cercava di dimostrare con le sue azioni quanto ancora ci tenesse a loro. Voleva far Peach sua moglie anche per renderla la loro figura genitoriale, sarebbero stati così felici come famiglia.

Ludwig si girò e borbottò di nuovo, spostando la fronte contro il cuscino più fresco, ma senza lasciare il braccio del padre. Bowser sapeva sarebbe stata una lunga notte, ma con sua sorpresa accolse di nuovo questa nozione con una certa malinconia. Era quasi tornato ai vecchi tempi, c'era uno strano calore al centro del suo petto e, per una volta, non era rabbia.

Stava bene nel ruolo di genitore, molto meglio di quanto sarebbe mai stato disposto di ammettere. Tuttavia il suo orgoglio non gli avrebbe mai permesso di esternare quel sentimento, tanto meno in presenza di altri, ma finché rimanevano così in privato, così tranquilli, così riparati, allora andava bene. Poteva anche permettersi di accarezzare i lunghi capelli del figlio e tranquillizzarlo, nel momento in cui i suoi movimenti diventavano troppo agitati, consolarlo e coccolarlo.

 Nessuno lo avrebbe saputo.









___________
Piccolo angolo dell'Autrice:

Io scrivere di famiglie disfunzionali? Mai.
Riassunto: Bowser è un idiota, Ludwig anche. Qualcuno salvi Lemmy da se stesso.

Ho dovuto riscrivere l'intero capitolo, spero sia migliorato, ma non ho molte speranze. La trama che avevo scritto 4 anni fa - QUATTRO ANNI FA- non aveva molto più senso, ma in pratica era Lemmy con il potere dell'onniscienza e, quindi, sapere altre cose, che sarebbero dovute servire per un seguito, ma, ehi, non so neanche se riuscirò a finire questo! Ho aggiunto, inoltre, alcuni piccoli ragionamenti che avvengono nella mente dei protagonisti, per dare una parvenza che io sappia davvero che cosa stia facendo (spoiler: non è così.)

Mi piace pensare che la mia scrittura sia migliorata nel corso degli anni, ma la probabile verità è che mi sono io anestetizzata ai miei stessi orrori, quindi mi sembrano meglio di quelli che scrivevo in precedenza. Scusate l'inutile complessità del mio ultimo ragionamento, in sintesi, spero che i personaggi siano risultati un filo più profondi in questo capitolo che negli altri.

Sinceramente non so perché continuo ad aggiornare questo scempio annualmente.

Chiedo scusa profondamente ad ogni lettore.

Tilia =|=

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Capitolo 10
*** E la notte finalmente si quietò ***


E la notte finalmente si quietò

 

E tu che hai preso in mano il filo del mio treno di legno

Che per essere più grande avevo dato in pegno
E ti ho baciato sul sorriso per non farti male
E ti ho sparato sulla bocca invece di baciarti

Perché non fosse troppo lungo il tempo di lasciarti

Stranamore (pure questo è amore), Roberto Vecchioni

 

Peach si svegliò di soprassalto. Era stato uno strano sogno, di quelli che non lasciavano ricordi nitidi, ma sensazioni. I colori si mischiavano ai suoni e sapori, le immagini sparivano e restavano le emozioni contrastanti: inquietudine e calma.

Tuttavia, si sentiva in pace per qualche motivo a lei sconosciuto. 

Era circondata da coperte morbide e qualcosa di caldo le pesava sullo stomaco, non doloroso, ma confortante, come una borsa dell'acqua calda.
Ricordava di essersi addormentata su una sedia e-

Era ancora nel castello di Bowser!

Aprì gli occhi, sforzando di schiarire la visuale sfuocata dal sonno. Sbadigliò, cercando istintivamente di nasconderlo. Voleva solo controllare che Jr stesse bene, ma alla fine era finita per addormentarsi sulla sedia, cullata dal calore della stanza e il respiro regolare dei suoi occupanti. Soppresse un moto d'irritazione, tali sentimenti non avrebbero portato a nulla di buono, ma non poteva impedire di sentirsi abbattuta. Attorno a lei, il respiro di numerosi adolescenti le diceva che stavano tutti riposando, ma erano ancora troppo piccoli per essere abbandonati in quel modo. Non era compito loro essere lì, da soli, a vegliare, accudire e proteggere, non sarebbe dovuta essere loro responsabilità, è sua. L'unico che doveva essere in quella stanza a curare il suo figliolo era Bowser, eppure, confermò con una veloce occhiata, non c'era. Non si era degnato di venire.

Eccoli,l'ennesima volta, tutti a riparare di nuovo gli errori di un padre immaturo.

La rattristava, ora che ci pensava meglio. 

Cosa sarebbe successo se Jr si fosse svegliato nel corso della notte dolorante e disorientato? Non aveva diritto di avere un padre pronto a suo fianco che lo consolasse?   

Si guardò nuovamente intorno.
 
Wendy stava dormendo appoggiata alla spalliera del letto, le boccette di smalto sparse e per fortuna chiuse attorno a lei, contro la sua spalla russava più rumorosamente Morton. Lemmy e Iggy erano uno sopra l'altro, sembravano sereni nonostante sembrassero in una posizione piuttosto scomoda. Qualcuno era passato a distribuire coperte, le aveva anche rimboccate con una certa premura che poco si addiceva alla loro natura caotica. Peach aveva una vaga idea di chi potesse essere stato. 

Con un piccolo sorriso il suo sguardo si spostò su Roy, il quale era ancora seduto con le gambe accavallate e appoggiate alla scrivania del maggiore, aveva una coperta contro le sue spalle, come una strana mantella, nel sonno i suoi occhiali erano scivolati di lato, rivelando un pezzo di palpebra. 

Nella sua testa li ricontò e si accigliò: mancava Larry. 

Si tentò di spostare, ma il peso che aveva in grembo le afferrò la vestaglia.

Non era una coperta come aveva inizialmente pensato, ma proprio Bowser Jr. Spalancò gli occhi stupita e si chiese come avesse fatto ad arrampicarsi senza svegliarla, nel muoversi trovò anche Larry sdraiato ai suoi piedi e arricciato attorno alla gamba della sedia. Non sapeva se le sue intenzioni iniziali fossero controllare che non andasse via o proteggere in qualche modo. 

Jr mormorò qualcosa, che non comprese, ma non si destò e con le sue zampe si strofinò il muso, arricciandolo infastidito, forse dal pizzo della sua vestaglia. 
A suo malgrado, la principessa lo trovò adorabile. Era più  forte di lei.

Peach sorrise dolcemente e lo sistemò meglio, evitando che i suoi aculei le strappassero la stoffa, fino a che la sua testa non riposava nell'incavo del suo avambraccio. Rimase colpita, quando notò che molti dei suoi tagli erano già guariti. L'unica prova del terribile incidente era la fasciatura sulla sua fronte e un paio di lividi disseminati lungo le ginocchia e gomiti.

Doveva essersi svegliato durante la notte e aver trovato conforto nella prima figura che aveva trovato. Doveva essere davvero esausta la sera prima per non sentire il piccolo Koopa arrampicarsi sulle sue ginocchia e accoccolarsi lì con lei.

"Mama Peach!" Sbottò  di nuovo Jr, questa volta più comprensibile, muovendosi per cercare di sistemarsi ancora di più contro il suo ventre caldo.

"Shh, riposa." Mormorò accarezzandogli la testa, ma ponendo estrema attenzione per evitare le bende. 

Avrebbe dovuto proibirgli di continuare a riferirsi a lei in quel modo, ma era giunta alla conclusione che essere una figura materna, non la vincolava in alcun modo a Bowser. Jr era abbastanza intelligente da distinguere i loro ruoli. Non era "Mama" perché in qualche modo sposata al tiranno, era "Mama" perché lui aveva scelto di vederla come madre. Lui stesso era stato chiaro ed eloquente, nonostante la sua giovane età, in parecchie occasioni. A volte la propria famiglia si decide, senza davvero renderlo ufficiale.  

La principessa aspettò che finalmente tornasse calmo, prima di concentrare la sua attenzione sull'altro Bowserotto ai suoi piedi. Non voleva che rimanesse a terra in quel modo, si sarebbe ammalato. Facendo molta attenzione a non svegliare Jr, picchiettò piano sulla spalla di Larry con un piede. Non era educato, ma era l'unico arto che poteva muovere in quel momento. 

"Mh?" 

"Vieni qui, Larry, sul letto." Sussurrò dolce la Principessa, indicando con la testa. Il Bowserotto era troppo intontito dal sonno per capire quello che stava succedendo. Sbadigliò rumoroso e Peach notò con la coda dell'occhio, Roy irrigidirsi, li stava osservando di nascosto, controllando cosa volesse fare. Larry non protestò, sembrava esausto e si arrampicò goffamente, rischiando di perdere più volte l'equilibrio.

Peach fece un respiro, cercando tutta la delicatezza di cui disponeva si alzò, barcollando e sollevando Jr fra le sue braccia. Era pesante per essere così piccolo, la costituzione dei Koopa li rendeva più densi e il guscio costituiva gran parte della loro massa. Posò il Bowserotto sul letto, manovrandolo in modo che i suoi aculei non si scontrassero con Larry. Non appena riuscì a sistemare entrambi in modo che non si ferissero a vicenda, sorride soddisfatta. Si sdraiò anche lei, perché se non l'avesse fatto in poche ore si sarebbero di nuovo trovati nella stessa situazione. Il letto era abbastanza grande perché si riuscisse a rannicchiare in un angolo. Avvertì un movimento alle sue spalle e si spostò spaventata. 

"Ne avrai bisogno." Sbottò roco Roy porgendole un cuscino piatto, che si mise come uno scudo dai gusci dei due Koopa. Non sapeva neanche quando lo avesse preso o da dove. 

"Grazie." 

"Mh, basta che non lo dici a nessuno." Ringhiò in un bisbiglio il Bowserotto, aiutandola ancora e porgendole il lembo del piumone blu per coprissi. Poi, senza un'altra parola tornò al suo posto e si rimise con i piedi sopra gli spartiti del maggiore, stropicciandoli, mentre si sistemava meglio. 

*

Mario sbadigliò sveglio. Gli piaceva dormire, ma in quel letto, in quel castello, il sonno non sembrava mai arrivare. Non importava in quale situazione, se amichevole o come nemici, trovava le camere dei castelli dell'arcinemesi inquietanti. 

Soprattutto l'idea di avere il nemico a poche stanze di distanza, lo disturbava nel profondo. 

Si alzò masticando un paio di insulti non troppo sottili. La mattina era sempre così, anche Luigi aveva imparato a girargli alla larga, ma in quel caso era anche peggio.  Ogni volta che la giornata iniziava di particolare cattivo umore era sempre colpa sua: Bowser. 

Bowser aveva attaccato il castello di Peach, Bowser gli aveva mandato un invito ad una sua solita trappola, i suoi dannati figli avevano combinato qualcosa, Bowser era stato a sua volta rapito -Ah, il karma, dolce karma - e lui veniva buttato, senza troppe cerimonie, giù dal letto per andare a salvare il mondo, neanche il suo per giunta, per l'ennesima volta.

Ma non era mattina, non era a casa sua, non era il suo letto. Era nel cuore nella notte insonne, intrappolato in nel suo castello da una bufera e costretto a passare il Natale con il suo più acerrimo nemico. Non solo non era riuscito a stare con la sua famiglia, l'unica che gli rimaneva, lo aveva anche trascinato in una situazione potenzialmente mortale e per cosa? Passare le vacanze con Peach e la sua famiglia? Non poteva invitarla come una persona normale? Pardon, Koopa normale? Perché a lui? 

"Mamma mia." Ringhiò rifiutandosi di dire ad alta voce l'insulto che davvero stava pensando. 

Era pur sempre Natale.

Si mise in fretta la sua tuta e si diresse a grandi passi verso la stanza di Peach. Giusto per essere sicuro che non le fosse accaduto niente durante la notte. Bowser aveva dimostrato più e più volte di avere le peggiori idee, nei peggiori momenti possibili. Non si poteva mai sapere.

Bussò con delicatezza, per non spaventarla, ma non ottenne alcuna risposta.

"Principessa Peach? Sono Mario, posso entrare?" domandò cautamente sperando di ricevere qualche segno di vita.

Nulla.

Un sordo panico gli prese lo stomaco. Non si sarebbe mai perdonato che la principessa avesse subito angherie, o peggio, fosse stata rapita proprio mentre lui era a pochi metri di distanza. Spalancò la porta con un colpo secco e sbiancò ancora di più. Ordinatamente pulito e appeso c'era il vestito della principessa, ma di lei nessuna traccia.

A Mario quasi prese un colpo, mentre le sue guance si tingevano molto velocemente di rosso.

 La sua famiglia, eh? Non toccate la sua famiglia? Quel viscido lucertolone squamoso e troppo cresciuto lo aveva fregato, aveva fatto la parte della vittima e poi questo!

Portarla via nella notte, magari costringerla a passarla con lui a vedere un film o qualcosa di simile!* 

"Ah, ma questa volta, lo ammazzo sul serio e non ci sarà Kamek che lo possa resuscitare!" Ringhiò frustrato e furioso l'idraulico, correndo verso la stanza di Bowser.

"Giuro, che se l'ha sfiorata anche solo con un dito- che accidenti mi è venuto in mente? Lasciarla da sola? Nello stesso castello con quel mostro! Che idiota che sono!" Bisbigliò fra sé e sé, continuando la sua folle corsa.

Arrivò alla stanza gigantesca del suo acerrimo nemico senza più insulti da urlare. Aveva già detto tutto quello che gli veniva in mente lungo la strada. Lemmy lo aveva guardato passare confuso, nell'ombra delle scale. Si era grattato la testa e aveva alzato le spalle, rotolando via in silenzio. 

La porta della camera era verniciata di un rosso cupo, quasi bordeaux. Era tutto lucido, quasi che ci passassero la cera ogni giorno (e non faticava a crederlo).

A parere di Mario, rifletteva molto il carattere del proprietario: un megalomane. 

Non riusciva a togliersi dalla testa quei bruttissimi scenari che il suo cervello gli suggeriva. Come stava Peach? Era ferita? Terrorizzata sicuramente, magari traumatizzata, Bowser aveva un pessimo gusto cinematografico. Oddio, magari aveva iniziato con le sue maratone. Da quanto tempo era intrappolata con film post-apocalittici e di guerra? La sua povera principessa. 

Perché era stato tanto stupido?

Con tutti questi interrogativi aprì di soppiatto la porta, pronto a coglierlo sul fatto. Varcò la soglia nel più completo silenzio, senza dire nulla. Non aveva parole per descrivere il suo disgusto, bastavano i suoi occhi, che se avessero potuto, avrebbero incenerito tutto e tutti.

Respirò l'aria secca della camera. La sua prima sensazione fu il calore, il quale lo colpì in pieno volto. Gli sembrava eccessivo persino per il suo più grande nemico.
Bowser era bollente per natura, detestava tutto quello che non fosse al di sopra dei trenta gradi. Non per altro, viveva in un castello nella lava.  

Aguzzò la vista e frenetico cercò di individuare la sua principessa, ma non la trovò.  Avanzò ancora, quasi inciampando nei suoi stessi passi dalla fretta. Aveva paura, aveva dannatamente paura di essersi lasciato fregare in quel modo. Il suo cuore batteva forte,  voleva saltare fuori dalla gabbia toracica e farsi un tuffo anche lui nel magma che era sicuro scorresse sotto il castello.

Individuò il grosso letto imponente e lussurioso. Era incredibile come il suo acerrimo nemico riuscisse ad imprimere la sua odiosa personalità megalomane anche ai suo mobilio.  Non sapeva cosa aspettarsi, ma mai neanche nelle sue più folli paranoie, si sarebbe immaginato quello che trovò fra le lenzuola. 

Si ritrasse di scatto, sentendosi schiaffeggiato. Peach non c'era. Non era lì, con tutta probabilità non c'era mai stata. 

Nel letto dormiva Bowser, aveva l'aria stanca e nonostante stesse riposando. La coda si muoveva a piccoli scatti guardinga, più che un rettile gli ricordava quella di un gatto. Aveva profonde occhiaie, le scaglie proprio sotto i suoi occhi erano più scure ed infossate. Avevano combattuto insieme in delle rare occasioni e si ricordava fin troppo bene il suo aspetto esausto. Sembrava aver passato molte notti in bianco. 

C'era qualcuno fra le sue braccia e Mario si era sentito un intruso. Non era Peach, ma riconosceva il guscio blu, avendolo ricevuto più di una volta in faccia.  Poteva scorgere anche qualche dello stesso colore che spuntavano dalle zampe del suo acerrimo nemico, si era addormentato nell'atto di accarezzarlo. 

Aveva un altro nodo allo stomaco, ma non per la paura di venire scoperto, era disagio. Si sentiva come se avesse appena interrotto qualcosa di importante e privato. Un momento speciale fra padre e figlio, un attimo per loro e di nessun altro. Aveva già insinuato a cena che non gli importasse della sua famiglia, ed eccolo lì, che gli dimostrava il contrario. Avrebbe mentito, se avesse detto che era la prima volta che vedeva Bowser come genitore. Mario lo notava nei suoi piccoli sguardi, negli attimi in cui iniziava gridare quando la sua prole vinceva qualcosa, un po' più forte degli altri. Erano nemici da così tanto tempo, che si conoscevano, forse, più di chiunque altro. Avevano visto il meglio e il peggio gli uni degli altri. 

Lo aveva già offeso, c'erano dei limiti che nessuno dei due voleva più superare. Era un patto intimo fra di loro, il rispetto che si erano guadagnati reciprocamente con sudore, sangue e numerose lotte. Erano nemici, ma rispettosi. L'idraulico non voleva commettere di nuovo lo stesso errore, con il giudizio affrettato di quella sera.

"Cosa vuoi idraulico?" Bisbigliò, improvvisamente, Bowser socchiudendo un occhio minaccioso. La sua voce talmente bassa che era appena percettibile, Mario non sapeva neanche che fosse in grado di essere così quieto. La minaccia aleggiava nonostante tutto, accoppiata con i movimenti più scattanti della coda, che rispecchiava la sua irritazione. 

"Uh, è la mattina di Natale." Arrancò la prima scusa che gli venne alla mente. "Buon Natale." Concluse arrossendo fino alla punta del naso. 

Bowser alzò un sopracciglio confuso, come solo chi si sveglia alle 3 del mattino con un intruso nella propria stanza che gli augura buon Natale può essere. 

Mario lo fissò immobile, aspettando il verdetto della sua improvvisazione.  

Bowser ricambiò lo sguardo in silenzio, troppo sorpreso per parlare. 

"Okay..." Mormorò, infine, il rettile sbattendo le palpebre. "Ehm, buon Natale anche a te?"  

Oh. 

Oh.

"Oh," Esclamò sorpreso che avesse ricambiato.  "Grazie."

Si tornarono a fissare in silenzio. Maria si dondolò sui talloni troppo imbarazzato per pensare ad altro. 

"Mario?" 

"Sì?" 

"Non so cosa stia succedendo," Bisbigliò usando tutto l'autocontrollo di cui era in possesso per non urlare. Un flebile filo di fumo iniziò ad uscire da una narice. "Non so neanche che ore siano, ma sono sicuro di aver defenestrato il mio personale per molto meno, puoi uscire dalla mia stanza, idiota baffuto?!"

Mario non se lo fece ripetere una seconda volta e si sistemò il berretto nervoso sulla testa.  

"Okie-dokie!"

Si mosse veloce indietreggiando, ma si fermò. 

"Ehm, Bowser?" Chiamò ad un passo dalla sua salvezza, tenendo il tono della voce altrettanto bisbigliato. "Deformazione professionale, sono abituato a controllare che tutto sia a posto." Si cercò di giustificare, cercando di scusarsi, ma non riuscendo a dire l'intera verità. "È tutto a posto?" 

Il sovrano lo fissava, le narici ancora fumanti. Inclinò la testa appoggiandola contro il materasso, i capelli rossi scompigliati alle sue spalle. Lo sguardo si ammorbidì e si accoccolò meglio attorno alla sua prole, non lo aveva mai lasciato andare. Ludwig non si era svegliato, non si era spostato di un millimetro. 

"Staremo bene." Disse suonando stanco. 

"D'accordo." Annuì l'eroe decidendo che quello era un ottimo momento per battere in ritirata. Uscì in silenzio come era entrato, avvertendo gli occhi di Bowser sulla sua schiena per tutto il tempo. 

Chiuse la porta alle sue spalle e finalmente riuscì a rilassare le spalle. Si passò una mano sulla fronte e asciugò il sudore. 

"Pweh, quella è stata una mossa davvero idiota." Sbuffò ricominciando a passeggiare per i corridoi nel silenzio più tombale.

Si sentiva in colpa per essersi gettato ancora a capofitto del salvataggio (immaginario) della principessa e aver calpestato quell'attimo d'intimità. Si chiese di nuovo dove fosse finita la Principessa Peach, ma un'improvvisa ondata di stanchezza lo fece sbadigliare. 

"Oh, probabilmente aveva il languorino di mezzanotte." Borbottò grattandosi sotto i baffi. Non aveva altre idee, se Bowser non l'aveva rapita, di certo non poteva essere andata troppo lontano. 

In silenzio ritornò nella sua stanza.

*

Ludwig si svegliò circondato da un piacevole calore. Tutto era calmo, troppo calmo. Era strano, niente sveglie che gli martellavano le orecchie o fratelli che lo buttavano giù dal letto nel bel mezzo della notte per i più disparati motivi.

Da quando non dormiva così bene?

Sbirciò socchiudendo un occhio con sospetto, ma la stanza era ancora buia. Mosse la testa tentando di spostarsi i capelli arruffati da davanti agli occhi e quel movimento risvegliò un fastidioso raspino. Tossì infastidito e scoprì di avere anche le narici completamente tappate. Doveva trovare un fazzoletto al più presto. Starnutì e questo lo fece emettere un piccolo gemito gutturale , la gola lo stava uccidendo. Patetico non avere la voce il giorno di Natale, decise sbuffando.

"Dormi, è ancora troppo presto." Borbottò una voce, fin troppo vicina al suo orecchio.

Il giovane Koopa si rizzò a sedere di scatto allarmato. Non ricordava di essere mai andato a letto. Istintivamente mosse un braccio lungo il materasso, strisciò la mano sotto al cuscino cercando il suo scettro, ma non lo trovò.

"Ludwig, non sto scherzando, per una volta ascolta tuo  padre e ritorna a dormire!"

Il Bowserotto formulò un centinaio di domande nella sua testa, ma nessuna di esse arrivò mai alla sua bocca. Deglutì e tentò di scivolare fuori dalle coperte. Doveva aver sbagliato stanza, non c'era altra possibilità. Probabilmente, era talmente stanco la sera prima, che al posto di andare nella stanza di Bowser Jr era finito in quella di suo padre. Avvampò, vergognandosi della sua confusione.  Non poteva credere di aver fatto una simile cosa, i suoi fratelli non lo avrebbero mai lasciato in pace. 

"Piccola peste, perché sei sempre così testardo, mh?" Chiese assonato Bowser, liberandogli finalmente la strada alzando la coda. Ludwig lo prese come un invito a tentare la fuga. "Dove stai andando?!" Ringhiò esasperato riafferrandolo per la collottola come se fosse ancora un cucciolo appena schiuso. "Ti salirà di nuovo la febbre."

Ludwig avvertì il suo fiato caldo sul collo, mentre lo trascinava di nuovo a sé. Per qualche motivo il suo corpo si rifiutava di muoversi, nonostante quel trucco non avrebbe più dovuto funzionare da un pezzo.(**) Non stava capendo neanche quello che il genitore gli stava dicendo. 

 Bowser lo strinse contro il suo fianco, il punto più soffice e molle. Era considerato un gesto intimo, il punto più debole della loro corazza era esposto in quella posizione, significava piena fiducia ed affetto. Ludwig arrossì nuovamente all'idea che qualcuno potesse vederlo in quel modo, ma non si riuscì a muovere. Il calore e la presa ancora ferrea contro il suo collo lo inebriava, era istintivo. 

Il sovrano sbadigliò sonoramente e lo fissò sbuffando, conscio di quello che stava facendo. "Ti sei calmato ora?" Borbottò rilasciando un po' la presa come per testare la sua reazione. Quando vide che Ludwig non si spostava lo lasciò andare completamente, lasciando però la mano contro il suo collo. "Hai ancora la febbre." Constatò.

"Mhm." Mormorò piano in assenso il giovane. Poteva sentire il mal di testa premere contro le sue tempie ed una fastidiosa alternanza fra caldo e brividi freddi. Aveva decisamente ancora la febbre, non serviva di certo il Sovrano dei Koopa per farglielo notare. 

"Sei un incosciente, sai?" Mormorò senza alcuna nota di minaccia nella voce. 

"Co-Cosa?" Rispose schiarendosi la gola per riuscire a parlare in maniera comprensibile. Ludwig stava arrivando al limite della sua sopportazione. Non sapeva perché fosse lì, o come ci fosse arrivato, ma di certo non sarebbe rimasto per una ramanzina sull'essere "incosciente" dalla persona che aveva rovinato il Natale all'intera famiglia per una voglia improvvisa di rapimento. Il suo mal di testa non aiutava la sua pazienza, già agli sgoccioli.

Bowser, dal canto suo, sapeva che era arrivato il momento. L'attimo in cui sarebbe stato costretto a sedersi accanto a suo figlio e parlare. Non gridare, ma solo parlare e tentare di capire perché si comportasse in quel modo, perché non lo ascoltasse, non gli mostrasse rispetto. In poche parole: perché non riuscissero più a comunicare.

Soprattutto gli spiegasse il motivo per cui tutto il suo castello fosse diventato, improvvisamente, come popolato da fantasmi. Non era che che Ludwig e i suoi fratelli non combinassero disastri, ma non lo facevano più con lo stesso divertimento, sembrava che fosse solo tacita routine, come fossero tutti costretti ad agire in quel modo e non ci mettessero lo spirito. Bowser non riusciva a spiegarselo, lui di certo non era cambiato, quindi era per forza successo qualcosa.   

"Avevi la febbre alta, perché non me lo hai detto? Siamo una specie a sangue freddo, lo sai che non sono cose da sottovalutare!" Esclamò decidendo di affrontare un problema alla volta, partendo da quello secondo lui più facile.

Ludwig non si mosse dal suo fianco, la guancia contro le sue scaglie, mentre il suo volto era nascosto dai capelli blu arruffati. Rimasero in silenzio, il respiro congestionato dell'altro l'unico rumore della stanza. 

"Ludwig, mi stai almeno ascoltando?!" Chiese spazientito, sferzando la coda e di conseguenza facendo muovere tutte le coperte. Nella sua scaletta mentale quella era la cosa più facile da risolvere, quindi perché stava arrancando anche in quella? Perché non riusciva a farlo parlare? Possibile che aveva avuto una conversazione più civile un'ora prima con il suo più acerrimo nemico, ma non riuscisse a scambiare due parole con il suo stesso figlio? 

"Io? Io ti sto ascoltando!" Sbottò improvvisamente Ludwig e le sue iridi gelide spuntarono con uno scatto della testa nella sua direzione. "Ma tu mi avresti ascoltato?" Domandò con voce alquanto roca. "Sembravi così occupato stasera, insomma dovevi fare bella figura, no? C'era la principessa Peach d'altronde!" continuò senza nascondere il suo sarcasmo.

"E con questo cosa vorresti dire?"

"Che era la notte di Natale!" Ringhiò soffiando un piccolo e sottilissimo filo di fumo nero dalla narici, ancora tappate. "Era la serata che dovevi dedicare alla nostra famiglia, nessun rapimento o scontro con quel tuo stupido idraulico!"

Bowser spalancò gli occhi nella penombra. Era dunque quello che aveva tanto dato fastidio ai suoi figli? La scelta di uscire la notte di Natale?

"Se questo vi dava tanto fastidio, perché non me lo avete detto? Insomma, qualunque cosa vi proponga state sempre tutti in silenzio, è come se non vi importasse mai niente!"

Fu il turno del primogenito a rimanere in silenzio valutando le sue parole. Ormai, era da tempo che i suoi fratelli avevano perso la voglia di discutere con il loro padre, speravano sempre tutti di attirare la sua attenzione facendo bene quello che ordinava loro, stando bene attenti a non contraddirlo in alcun modo. Era dunque questo che aveva portato ad una simile ed abissale diffidenza fra loro? Loro lo assecondavano e lui che cercava segnali - e non era neanche bravo a coglierli-, rimaneva sempre più confuso.

"No."

"No, cosa?" domandò Bowser accigliandosi.

"No, non ci piaceva che uscissi a rapire la principessa Peach la notte di Natale, ma sapevamo che non avresti cambiato idea" spiegò limpidamente il bowserotto, sorprendendosi della sua schiettezza. "Larry ha iniziato a creare un disastro dopo l'altro, Roy e Morton hanno quasi distrutto l'albero di Natale facendolo cadere dalle scale, perché è successo?" domandò retorico, chiudendo gli occhi e portandosi una mano alla tempia, massaggiandola lentamente, come se il ricordo gli facesse venire il mal di testa. "Perché Lemmy ha riempito il castello di palloni! Poi, Wendy ha appeso le decorazioni e hai visto il risultato..." mormorò con una nota di disgusto nella voce, lasciando la frase in sospeso.

Il genitore non poté non essere d'accordo per una volta, anche se alla sua principessina non lo avrebbe mai detto. Ludwig, ricominciò aprendo gli occhi e fissando il genitore. "Iggy ha quasi fatto saltare in aria le cucine e io volevo solo restare in biblioteca a leggere, ma non ci sono riuscito, perché tutti mi hanno chiesto per tutto il giorno -tutto il santo giorno- dove fossi!" enfatizzò lasciando che un altro piccolo filo di fumo gli uscisse dalla bocca -dal naso gli era diventato pressoché impossibile- mentre parlava."E io? Io cosa ne potevo sapere di dove fossi? Dovevi essere con noi almeno la notte di Natale, ma non c'eri, quindi che cosa potevo dire io?" 

Seguì un lungo silenzio, che nessuno dei due osò interrompere. Bowser sferzava la coda pensoso. Ludwig si era espresso come mai prima d'ora, solitamente lui era l'ultimo a fare commenti, e la maggior parte erano critiche sarcastiche, ma questa differiva; non aveva lo stesso sapore acido, era solo un po' amaro, forse deluso.

"Mi sono chiesto anch'io dove fossi..." Bisbigliò improvvisamente il primogenito, smettendo di guardarlo e tornando a nascondere la faccia contro il suo fianco. Si strinse contro il genitore, nell'inconscio tentativo di farsi più piccolo, di scomparire dall'imbarazzo per quella confessione. Non doveva essere il più forte in fondo?

Bowser inspiro con lentezza stringendo le fauci irte di denti. Trattenne il fiato per qualche secondo, aspettando se il maggiore avesse altro da aggiungere, ma quando fu sicuro che avesse terminato completamente iniziò a parlare lentamente sfidando la sua stessa natura turbolenta: "So di non essere perfetto, ho fatto i miei errori, ma non avrei mai creduto che voi aveste così poca fiducia in me. Avete così paura di perdermi? Non credete che il vostro vecchio sia quello che più di tutti voglia starvi vicino?"

"Allora perché non sei rimasto con noi? Perché non sei rimasto con la tua famiglia? Non siamo abbastanza?"

"Volevo semplicemente fare un piccolo rapimento, non credevo che sarebbe finito in questo modo! Insomma, mica volevo schiantarmi! Tenta di capirmi, se io fossi riuscito a portare Peach con me la notte di Natale, avreste passato un Natale insieme. Tutte le persone a cui tengo di più insieme, non volevo mettervi in secondo piano, volevo solo farvi una sorpresa!" esclamò alzando leggermente la voce. Bowser si arricciò protettivo contro il figlio e lo tenne stretto, nonostante il vago tentativo di liberarsi da parte dell'altro.

Appoggiò delicatamente il muso sulla sua testa e quando parlò nuovamente aveva un tono più basso, quasi roco: "Siete la mia famiglia, siete il mio tesoro più prezioso, ma..." Si fermò combattuto di come spiegare meglio ciò che provava. Avvertì il maggiore trattenere il respiro. "Sono anche egoista, Ludwig, voglio sempre più di quello che possiedo, è la mia natura. Non è una scusa, ma la verità. Non riesco a fermarmi, capisci? Vedo un tesoro e lo voglio, mi piace avere tutte le persone a cui tengo vicine, le voglio a qualunque costo e non so fermarmi. È per questo che ho bisogno di un... aiuto."

Ludwig emise un risolino. Perché Bowser non chiedeva mai aiuto. Sentire quella parola lasciare la sua bocca era come sentire Peach gridare un'ingiuria. 

"Non ridere, moccioso, sono serio." Lo rimproverò arruffandogli i capelli, senza nessuna traccia di irritazione nella voce. "Ho bisogno che voi mi diciate quando mi sto lasciando prendere la mano, quando sto per pagare un prezzo troppo alto, solo per ottenere un tesoro." 

"Anche se quel tesoro è la Principessa Peach?" 

"Anche se quel tesoro è la Principessa Peach." Confermò con una nota di genuino dolore. "Non c'è tesoro che valga la nostra famiglia, okay?" 

Ludwig smise persino di respirare, mentre tentava di memorizzare nel più breve tempo possibile quelle parole. Il suo cuore batteva forte e uno strano calore -indipendente dalla febbre- s'impossessava del suo volto. "Okay." 

"Bravo ragazzo, sono fiero di te." 

"Cosa?" 

"Sono fiero di te. Mi fai impazzire, mi fate tutti impazzire, siete tutti così caotici che mi fate invecchiare di dieci anni ogni volta che combinate qualcosa, ma vi guardate le spalle gli uni con gli altri, ti ascoltano e tu li ascolti. Non so cos'ho fatto di corretto nel crescervi, ma sono fiero di voi." Sogghignò, avvertendo il cuore dell'altro battere talmente forte che faceva vibrare entrambi. "State già facendo un lavoro migliore del mio, cos'altro potrei volere di più come padre e sovrano?"

Bowser non si era mai sentito così vivo in anni.

"Adesso dormi, stupido, altrimenti non guarirai mai." Bisbigliò senza lasciarlo andare. "E dovrò tenerti qui con me per sempre." 

Il primogenito chiuse gli occhi lucidi e tirò su con le narici ancora troppo tappate per riuscire a respirare. 

"Okay." Disse soffocato e strozzato dall'emozione. "'Notte." Non si fidava a dire altro. 

Ludwig si appoggiò alle scaglie più morbide del petto. I suoi artigli si strinsero, ma ben presto il suono rilassante del cuore del genitore, unito al suo respiro uniforme ed al calore lo cullò in un sonno esausto, chiedendosi vagamente se quello che aveva ascoltato era reale o era un'allucinazione dovuta alla febbre.

 

Ed il più grande conquistò nazione dopo nazione
E quando fu di fronte al mare si sentì un coglione
Perché più in là non si poteva conquistare niente
E tanta strada per vedere un sole disperato
E sempre uguale e sempre come quando era partito

Stranamore (pure questo è amore), Roberto Vecchioni

*

Piccolo Angolo dell'Autore: 

* Sapete la cosa divertente? La reazione di Mario era differente, c'era un'allusione a sfondo sessuale (Netflix&Chill, per chi coglie) e stonava paurosamente con il tono della storia, quindi ho deciso di riscrivere tutta la scena. Nella mia storia Bowser rapisce solo le principesse senza consenso, è un cattivo, ma non quel tipo. 

** Mi immagino i Koopa come degli enormi gatti, non chiedetemi come mai. Per chi non ne fosse a conoscenza una gatta può prendere i propri cuccioli dal collottola ed istintivamente si immobilizzano e si lasciano trasportare, i Koopa enormi lucertole che sputano fuoco? Uguale. I miei little patetici meow meow. No, non dovrebbe funzionare con Ludwig, ma è più divertente se lo fa.

Il capitolo è immenso ed ero dibattuto se dividerlo in due oppure no, ma dato che non ho intenzione di protrarre questa storia per altri due anni, ve lo siete beccati tutto insieme. Ringrazio di cuore per le recensioni e chi ancora aspetta la fine di questa "cosa" chiamata storia. Ammetto che ho aggiunto delle parti, perché per qualche motivo avevo uno strano pizzico di ispirazione in questi giorni e questo risulta essere il mio capitolo preferito. 

Bowser è ancora un pessimo genitore, una conversazione non aggiusta del tutto una relazione, ma l'intenzione c'è ed è sulla buona strada. Scrivere un personaggio come lui non è facile, perché le sue ambizioni lo mettono spesso nei guai, anche nei videogiochi è qualcuno che si fa spesso controllare dalle proprie emozioni ed è estremamente impulsivo. 

Roy mi fa ridere ogni volta che lo scrivo, sono partita adorando Ludwig e sono finita ad amare Roy. Nessuno lo dica alla me di cinque anni fa, gli verrebbe un infarto.

Ringrazio di cuore chi ancora segue questa storia, senza le vostre recensioni e letture non sarei mai arrivato fino a questo punto. Grazie di cuore!


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