I will let you down. I will make you hurt.

di Birdcage D Swan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1: Smoking ***
Capitolo 2: *** Day 2: Clown / Make Up ***
Capitolo 3: *** Day 3: Klutz / Clumsy ***
Capitolo 4: *** Day 4: Badass ***
Capitolo 5: *** Day 5: Snow ***
Capitolo 6: *** Day 6: Black Feathers ***
Capitolo 7: *** Day 7: Kindness ***



Capitolo 1
*** Day 1: Smoking ***




· Day 1 ·
~ Smoking ~
 

 



Avvolse con le labbra l’estremità della sigaretta, aspirando e riempiendosi la bocca di fumo dal sapore amaro. Poi ispirò, e quella sostanza cancerogena riempì i polmoni. Un brivido percorse il cervello e un dolce bruciore si propagò nella gabbia toracica.
Dannatamente rilassante.
«Corazòn, smettila di fumare!» Una voce di bambino lo rimproverò, il classico tono da saputello ogni volta che quella frase veniva pronunciata. Con le dovute distanze dal biondo, Law leggeva e rileggeva l’unico tomo di medicina che era riuscito a portarsi dietro.
Rocinante fissò il ragazzino con sguardo torvo, sempre più infastidito dal suo atteggiamento. Neanche una settimana dall’abbandono della ciurma e già quel marmocchio aveva deciso, senza che nessuno gliel’avesse chiesto, di prendere il posto di suo fratello.
“Moccioso!” pensò. “Però, ha fegato.”
Come al solito, decise d’ignorare quella predica e la sigaretta raggiunse le sue labbra.
Peccato per lui che l’odore di tabacco non impiegò molto a colpire le narici di Law che, di scatto e con grandi falcate, raggiunse il biondo. Alzò il bracciò e colpì la mano che reggeva la sigaretta, facendo cadere a terra quell’oggetto di carta e tabacco.
«Smettila, ho detto!» urlò. Aveva proprio perso la pazienza.
In tutto quel trambusto, un frammento incandescente si era posato sul manto nero, incendiandolo velocemente. Corazòn colpì la zona lesa più volte, finché non rimase fumo e qualche piuma bruciacchiata.
Sospirò, mentre Law si riaccomodava al suo posto.
«Perché t’interessa tanto il mio tabagismo, si può sapere?» domandò Corazòn con tono pacato, sforzandosi il più possibile di non sbraitargli contro; cosa che tentò di fare anche Law, nel momento in cui rispose.
«Tsk! Sei solo un egoista»
«Io egoista?» Corazòn ridacchiò a seguito di quel commento. Se salvare un ragazzino da una malattia mortale e dalle grinfie del fratello significava essere egoista, allora avrebbe volentieri accettato il premio per uomo più egoista del mondo.
Tuttavia, non si sentiva ferito per quell’affermazione, ma rispose comunque per le rime.
«Se io sono egoista, allora tu sei poco coerente. M’impedisci di fumare, però mi pugnali alle spalle»
«Taci!» lo interruppe Law, mostrando tutta la sua bella faccia tosta «Sei tu l’incoerente, semmai. Prima tenti di uccidermi lanciandomi dalla finestra e poi mi porti in giro per ospedali!»
«Te l’ho già spiegato il motivo di quel gesto e ti ho chiesto scusa» Il suo tono calmo e pacato non lo abbandonò. Scherzi a parte, sapeva di non essere egoista, Corazòn, oppure un violento. Detestava trattar male i bambini. Detestava farli soffrire e piangere affinché decidessero di lasciare la Family, e se quello significava attirarsi il loro odio sotto forma di pugnalate, a lui andava bene. La loro resa era la cosa più importante.
«E comunque, non hai risposto alla mia domanda.»
I bordi delle pagine si spiegazzarono. Il libro si chiuse con un suono sordo.
Trafalgar Law s’alzò in piedi, i pugni stretti con forza. Portò il labbro inferiore tra i denti, sforzandosi di darsi un contegno.
Ma non ci riuscì.
«Sono malato, Corazòn. Non è stata colpa mia. E tu, invece, ti avveleni di tua volontà!»
Donquijote Rocinante sgranò gli occhi, le labbra si dischiusero e la sigaretta che stava per accendersi cadde a terra.
Era solo un ragazzino, Trafalgar D. Water Law. Un ragazzino costretto a soffrire le pene dell’inferno che nessuno avrebbe mai dovuto sopportare. Un ragazzino talmente intelligente da poter sviluppare un pensiero del genere.
Quelle chiazze bianche, che gli chiudevano ogni porta per la salvezza.
Quelle chiazze bianche, e la consapevolezza di avere una vita breve.
«Law…» Una qualsiasi giustificazione morì nella sua gola. Era nel torto.
Semplicemente, nel torto.
 
Arrivò la notte.
Il mare era calmo, non c’erano navi all’orizzonte e il piccolo Law dormiva tranquillo.
Eppure, Corazòn non riusciva a prendere sonno. Gli avvenimenti degli ultimi giorni lo agitavano, nonostante l’atteggiamento rilassato che sfoggiava innanzi a Trafalgar.
Estrasse il pacchetto di sigarette, certo che dopo qualche tiro si sarebbe tranquillizzato, ma proprio quando la fiamma dell’accendino stava per essere scaturita, il disgusto per se stesso lo pervase. Le parole di quel ragazzino tornarono a fargli visita.
 
Scosse la testa e ripose la sigaretta nella piccola scatola di carta.




 


 
 
 
Nella gabbia…
 
~ Titolo della raccolta: tratto dalla canzone “Hurt” dei Nine Inch Nails.
 
Nel caso ve lo stiate chiedendo, no, questa fic non era prevista.
Odio scrivere con la fretta addosso, ma avendo scoperto solo il 3 luglio la Corazòn Week 2016 su Tumblr, sorry, ma non posso non parteciparvi.
Quindi, come sarà questa raccolta? Pubblicherò un capitolo al giorno, dal 9 al 15 luglio, ispirato a un diverso prompt che, in qualche modo, caratterizza il nostro amatissimo Cora-san.
 
Al “Day 1”, è toccato il prompt Smoking. No, non sono una salutista e non è mia intenzione fare la morale ai fumatori, quindi spero non vi sentiate offesi.
Non ho molto da dire sul rapporto fumo/malattia di Law, poiché penso sia abbastanza chiaro dalla lettura. Non sarebbe stato male se Corazòn avesse gettato il pacchetto di sigarette in mare (ve lo aspettavate, eh?), però non s’inquina il mare!
E no, non sono neanche un’ambientalista incallita, lo giuro!

Comunque, spero che quest’idea vi piaccia, nonostante la raccolta sia stata scritta in tempo record, o.o
 
Ci vediamo domani con un prossimo capitolo!
 
Swan




 

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Capitolo 2
*** Day 2: Clown / Make Up ***




· Day 2 ·
~ Clown / Make Up ~






Lo guardava intensamente. Le iridi color nocciola celavano una strana malinconia e forte timidezza.
Lo guardava, senza tuttavia poter essere ricambiato.
Non li rammentava neanche più, ormai, gli occhi di suo fratello. Non sapeva nemmeno se fossero simili a quelli della mamma, o a quelli del papà. Oppure ai suoi.
Tuttavia, Rocinante sapeva quanto quelle misteriose iridi potessero apparire spaventate, stanche, incapaci di riflettere l’indole di quel demone. Era l’unica spiegazione del perché indossasse da sempre dei ridicoli occhiali.
Doflamingo spostò il suo misterioso sguardo sui lineamenti del fratello che, vagamente, ricordavano i suoi; ma più dolci. Li osservò, li analizzò, e la tensione di Rocinante trasparì.
«Di cosa hai paura?» Doflamingo fece per sfiorargli la guancia, ma l’altro si ritrasse. Il minore abbassò lo sguardo, spaventato. Sembrava essere la povera vittima di un rapimento, innanzi al suo carnefice.
«Perché fai così, Roci?» L’imbarazzo e l’insicurezza degli esseri umani l’avevano sempre divertito, ridicolizzando gli individui ingenui e patetici, ridendo poi di gusto. Ma in quel momento, stranamente, Doflamingo rimase serio.
Il tale che aveva davanti, era suo fratello.
Il tale che aveva davanti, era il suo sangue.
“Mio fratello…”
Talmente rapido, che Rocinante fu incapace di realizzare e rimase immobile quando le forti braccia di Doffy gli cinsero le spalle.
“Doffy…”
Già, Doffy. Suo fratello maggiore. Un uomo folle, senza via d’uscita. Un bambino plagiato dalla malvagità del mondo.
La fronte del pirata spingeva contro la sua spalla, le braccia a stringerlo sempre più. Quasi si sentì soffocare.
«Sei tornato» bisbigliò.
Sì, era tornato. Era apparso sulla porta della momentanea abitazione della Family. Aveva i vestiti bagnati dalla pioggia di quella fredda nottata, lo sguardo vuoto e un biglietto tra le mani fredde, l’inchiostro ormai sbiadito.
 
Sono Donquijote Rocinante, il fratello di Doflamingo.
 
Ed eccolo davanti a lui, per la prima volta dopo diciotto anni.
Il tremolio del suo corpo magro, la voce che non esisteva più. Il terrore per qualcosa d’incomprensibile.
«Sei tornato, fratellino» ripeté il fenicottero. E lo ripeté di nuovo. Tante, tante volte.
Non gli sembrava reale, quel momento. Cercava di accertarsi che fosse lì con lui, che non fosse solo uno dei suoi incubi, l’unico luogo dove poteva incontrare Rocinante.
«Perdonami per averti abbandonato in mezzo alle macerie.»
Perché era così schivo, il futuro Corazòn? Perché era terrorizzato da suo fratello?
“Sei tu che dovrai perdonarmi, Doffy”
Era per il suo bene, anzi, per il bene di tutti.
Ormai, era spacciato, suo fratello. Fermarlo era la cosa giusta, far sì che la marina lo arrestasse, che impedisse per sempre alla sua follia di dilagare.
Era giusto.
Però era pur sempre suo fratello, e lui, prima o poi, l’avrebbe tradito.
“È per il tuo bene, Doffy”
Cinse il suo torace, seppellì il viso nella pelliccia rosa che prontamente asciugò le lacrime.
Qualche minuto, entrambi ad assaporare quel momento. Un abbraccio senza la paura di essere bastonati, senza timori di venir scovati e torturati.
Un abbraccio che quando cessò, portò il maggiore dei due alla postazione iniziale.
Si attese qualche istante prima che Rocinante si tranquillizzasse, le lacrime si asciugassero e i tremolii sparissero del tutto.
 
Era pronto.
 
Doflamingo prese un pennello dalle setole sporche di colore rosso. Posò la punta ai limiti della guancia e Rocinante non si mosse. Tracciò lentamente una linea curva, fino a collegarsi con l'angolo delle labbra, che ricoprì completamente. La linea proseguì anche sull’altra guancia, finché l’opera non risultò simmetrica.
Cambiò pennello, le setole sporche di blu e concluse il lavoro pitturando, sotto l’occhio destro, tre triangoli con la punta rivolta verso il basso.
 
«Direi che può bastare» commentò Doflamingo. «Non voglio cambiarti ulteriormente, Roci.»
 
Un clown.
Un modo per non essere troppo riconoscibile.
Una maschera perfetta per nascondere la sua sofferenza.
Una maschera perfetta per nascondere la sua seconda faccia, quella con cui avrebbe condannato il suo stesso sangue.
Una maschera, come gli occhiali di suo fratello.



 




 
Nella gabbia…

So già che la vostra domanda principale sarà “Ma perché Roci si ritrae spaventato dalla carezza di Doffy?” Perché è confuso.
È spaventato dalla tenerezza del fratello, e i dubbi sul suo tradimento lo distruggono.

 
Doflamingo, così come Law, avrà una certa importanza in questa raccolta, essendo il fratellone del fantastico Cora-san.
Come tutti i loro fan, sono certa che questi bellissimi fratelli si siano voluti molto bene e abbiano rispettivamente sofferto per il comportamento dell'altro.
Ho voluto sottolineare tali sentimenti.

 
A domani, con il prossimo capitolo!


Swan


 

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Capitolo 3
*** Day 3: Klutz / Clumsy ***




· Day 3 ·
~ Klutz / Clumsy ~






Avere a che fare con un uomo alto tre metri e di una sbadataggine fuori dal comune non è cosa semplice da gestire, soprattutto se sei un bambino di tredici anni e la tua salute non è delle migliori.
Alle volte, Law si domandava chi, realmente, tra loro due, si prendesse cure dell’altro. In fondo, gli anni trascorsi sotto la Donquijote Family avevano dato i suoi frutti: era più forte, il piccolo Trafalgar, più astuto e capace di raggiungere i suoi obiettivi e, nonostante le brevi aspettative di vita, la motivazione non gli mancava. Per questo si domandava come fosse possibile che l’uomo biondo che lo trasportava in giro da quasi sei mesi, e che faceva parte della ciurma di Doflamingo da molto più tempo, continuasse a essere così maldestro.
La sua sbadataggine, infatti, traspariva anche nei momenti più insoliti, come quando si sedeva per terra, si appoggiava ai muri o camminava su sentieri senza crepe. Eppure, Corazòn cadeva sempre.
Cadeva, si feriva, si ustionava con la sigaretta, si bruciava il mantello, si procurava grossi ematomi e così via.
Spesso Law, dopo milioni di cadute, spazientito da tutta quella goffaggine, lo ignorava e andava avanti per la sua strada.
“Basta, adesso si arrangia!” pensava, stufo del continuo ripetersi di quella situazione.
Non riusciva proprio a capire cosa ci trovassero tanto da ridere Buffalo e Baby 5 nella sbadataggine di quell’uomo. Non era divertente, per niente. Non era divertente vedere un uomo che si faceva male, che rischiava seriamente di rompersi qualcosa.
Ma, soprattutto, non era divertente vedere un fruttato cadere in acqua, affondare lentamente, tenere lo sguardo fisso nel vuoto e incapace di muovere gli arti per salvarsi.
Accadde solo una volta e Law, da quando aveva lasciato Flevance, ebbe per la prima volta paura di perdere qualcuno. Necessitò di tutto il suo coraggio per tuffarsi in acqua e salvarlo, afferrare il suo braccio e riportare il corpo a riva. Grazie alle sue capacità mediche, riuscì a fargli recuperare il fiato. Quando Corazòn riperse conoscenza, Law non riuscì ad arginare un sospiro di sollievo… e una mano che andò a colpire la guancia del biondo.
«Stupido!» urlò, le lacrime che scorrevano per lo spavento «Sta’ più attento! Saresti potuto morire!»
Corazòn lo guardò stranito, ancora confuso riguardo a ciò che era successo.
Ma, a differenza sua, Law aveva capito tutto.
Aveva capito che quell’uomo era importante.



 

 
 
 
Nella gabbia…

~ “Clumsy” significa “Maldestro”. Lo dico perché io non lo sapevo, XD
 
Neanche 400 parole, ma proprio non sapevo che altro scrivere, ^^"
La sbadataggine di Cora-san è adorabile, ma nessuno pensa ai fatti pericolosi che potrebbero succedergli.
 
Grazie mille per chi ha recensito! Significa molto per me :D
Ringrazio chi ha letto e, magari, apprezzato questo e gli altri capitoli.

 
Ci vediamo domani!



Swan


 

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Capitolo 4
*** Day 4: Badass ***




· Day 4 ·
~ Badass ~






Era lui quello forte.
Era lui quello sveglio.
Era lui quello spietato.
La prepotenza che da sempre lo caratterizzava, che scaturiva innanzi ai suoi capricci in più giovane età.
Mai aveva avuto paura, nemmeno davanti alle percosse subite, sempre e solo per motivi vuoti.
 
«Muoviti, Roci! Dobbiamo nasconderci!»
 
Una frase che gli ripeteva spesso, durante le continue ricerche di cibo.
Gli faceva paura, il suo fratellone. Nonostante tutti quegli avvenimenti terribili, Doffy non perdeva mai la sua freddezza e faccia tosta. Stringeva i denti, trovava il coraggio di alzare la voce, anche contro chi poteva benissimo ammazzarlo.
 
Sì. Gli faceva paura.
Però, non poteva negare di ammirarlo.
 
E ora che era diventato un grande pirata, lo temeva ancora di più. Lo temeva, e lo ammirava.
Ammirava la sua spavalderia, il suo narcisismo.
Ammirava quell’uomo tanto carismatico, impossibile da far crollare.
Rocinante, fin dal primo momento dalla loro separazione, era rimasto scioccato da ogni cosa lo caratterizzasse; guardare il viso di quell’uomo anche una sola volta per non scordarlo più e restare per sempre impietriti dal suo fascino malefico.
 
Lui ce l’ha fatta.” Elaborare tutte quelle considerazioni non era semplice, mentre una squadra di mafiosi ti mitraglia senza sosta. Tuttavia, concentrarsi sul carattere di Doflamingo era un ottimo incentivo per uscire indenni da quella missione.
Buio pesto, pistole silenziose e impatti muti nella petroliera in uscita dal porto di Spider Miles. Nonostante i numerosi interrogativi dei suoi avversari circa quell’inquietante silenzio, gli scontri proseguivano e Corazòn, da solo contro una quindicina di persone, continuava a sparare, lo sguardo del tutto incurante innanzi all’oscurità.
Dopo alcuni minuti, poté constatare una forte diminuzione di nemici. A quel punto, li superò con un rapido scatto, diretto verso la porta d’uscita e con la valigetta rubata sotto il braccio. Raggiunse il ponte della nave e quando fu prossimo al perimetro dell’imbarcazione, si lasciò cadere giù, senza alcun indugio e con una sicurezza invidiabile. Lì, a recuperarlo, la scialuppa di salvataggio della Family.
 
 
«Hai sentito, Doffy? Sembrava un’esplosione…» Nel mentre, il boss della Donquijote Family, insieme ai suoi più fedeli sottoposti, attendeva il ritorno del suo amato fratellino.
«Già.» rispose Doflamingo, sfoggiando il classico ghigno che mai avrebbe tradito la sua lieve preoccupazione.
Diamante s’avviò alla finestra della loro momentanea abitazione: una petroliera bruciava sul mare calmo.
«Fufufu! Davvero un brutto incidente.»
Appena dopo quel commento, la porta d’ingresso si aprì. Doflamingo, sempre col sorriso sulle labbra, si distese, molto più tranquillo.
«Oh…!» esclamò stupito il fenicottero. «La tua prima missione tutto da solo e ci hai impiegato così poco? I miei complimenti, fratellino!»
Rocinante fece cadere la valigetta per terra, con noncuranza, per poi avviarsi nel corridoio alle loro spalle. Non scrisse nessun messaggio, non ghignò. Se ne andò e basta.
Doflamingo portò una mano dietro alla nuca e divaricò ulteriormente le gambe magre.
«Sai, fratellino?» Rocinante s’arrestò, in attesa che il maggiore proseguisse. «Sono contento che tu sia tornato.»
Non c’era amore in quelle parole, ma solo tanta eccitazione all’idea di un acquisto così capace.
Rocinante lasciò i quattro pirati lì dov’erano, mentre una strana euforia lo pervase, nonostante, a un primo impatto, potesse sembrare che non gli interessassero minimamente i complimenti di Doflamingo.
Era felice. Felice che suo fratello, prima o poi, avrebbe potuto considerarlo alla sua altezza.
Tuttavia, Rocinante era combattuto. Non si era alleato con quella ciurma di pirati per farsi elogiare dal fenicottero, eppure, non poteva fare a meno di quella sensazione.
Sorrise soddisfatto, alzò la testa e avanzò con spavalderia, finché non scivolò malamente sulla piega di un piccolo tappeto.
 


 

 
 
 
Nella gabbia…

“E chi sarebbe il badass, tra questi due?” Beh, entrambi i fratelli, mi sembra ovvio, XD
Vediamo un Doflamingo molto diverso rispetto al “Day 2” – molto più canon, se così si può considerare.
 
Ho azzardato TANTISSIMO con questa introspezione di Rocinante.
In fondo, non ha mai detto di voler essere come suo fratello, anzi,
ma il carisma di Doffy è talmente ohmiodioquantoseifigo!!! stupefacente, 
da rendere il nostro Cora-san titubante (forse da questo capitolo avrete capito ciò che penso del fenicottero ^^).
 
Ditemi se tale caratterizzazione vi risulta fattibile.
 
Grazie a chi leggere, preferisce, segue e soprattutto recensisce, :D
 
A domani con un capitolo tristissimo, :,,,(


Swan


 

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Capitolo 5
*** Day 5: Snow ***




· Day 5 ·
~ Snow ~






No. Non voleva sentire la sua voce.
Avrebbe rinunciato per sempre a parlare; strapparsi le corde vocali e tagliarsi la lingua, pur di perdere la parola.
No. Non voleva sentirla.
 
Non voleva.
 
Non voleva.
 
 
Sull’isola di Minion rimbombò l’urlò disperato di un bambino, insieme a colpi di cannoni.
Urlò, Law.
Urlò. E per la prima volta, odiò profondamente il suono della sua voce.
Avanzò goffo, la neve cadeva sul suo viso, si mischiava alle lacrime, ricopriva i numerosi cadaveri lì presenti.
Urlava, singhiozzava.
Poi lo vide, sdraiato sul freddo manto bianco. Il sangue che lo circondava, le braccia distese, le morbide piume nere ad avvolgere il fisico sottile.
Urlò il suo nome. Chiamò il suo Cora-san.
Cadde più volte mentre gli si avvicinava e quando fu prossimo al suo salvatore adagiato al suolo, si lanciò accanto al lui. Il suo migliore amico.
«Cora-san!» lo scosse più volte, il cuore che batteva all’impazzata. «Mi avevi detto che non ti avrebbe ucciso!»
Si sentiva inutile, il piccolo Trafalgar Law. Non era capace di utilizzare i poteri dell’Ope Ope.
«Cora-san, apri gli occhi!»
“Sono solo una nullità.”
«Cora-san, ti prego, non morire!»
Sempre più freddo. Sempre più freddo.
Non capiva se fosse la neve o la vita di quell’uomo, in procinto di andarsene.
Lo chiamò, senza smettere, odiando la sua voce, sperando che fosse tutto un sogno.
Nemmeno pensò di sentirgli il polso e il battito cardiaco.
«Cora-san
Portò le mani alle sue spalle, scuotendolo per l’ennesima volta. Quando notò un lieve sorriso impresso sulle sue labbra.
Sincero. Sereno.
E ricordò, Law.
 
«Ti voglio bene!»
 
Sapeva di averlo perduto.
Gli era stato portato via, ormai.
Il suo Cora-san…non c’era più.
 
Si rannicchiò al fianco del cadavere. Afferrò un lembo del mantello di piume, riparandosi dall’insistente cadere della neve.
Tentò di chiudere gli occhi, voleva addormentarsi.
Voleva dimenticare, almeno per qualche minuto, tutto quello che era successo e restare col suo Cora-san.
Così, il piccolo Law s’addormentò, accanto al suo mentore. E sognò la burrascosa vita che aveva vissuto, al suo fianco.



 

 
 
 
Nella gabbia…

Okay, ammetto di aver preso vagamente ispirazione dalla scena più triste de “Il Re Leone”, :(
So che il prompt Snow non è molto presente, ma la neve mi ricorda proprio quel momento.
Forse non è troppo originale come capitolo, ma spero comunque che vi sia piaciuto.
 
Grazie mille a chi recensisce, legge e segue questa raccolta scritta in tempo record, :)
 
Vi anticipo che la prossima OS sarà parecchio complessa, o.O
Quindi, a domani! 


Swan


 

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Capitolo 6
*** Day 6: Black Feathers ***


 


· Day 6 ·
~ Black Feathers ~






Distese le ali nere e, aggraziato, lasciò il nido.
 
 

Lo tirarono su, strattonando più volte le corde che lo reggevano.
“Quanta eleganza nel maneggiare quelle funi” considerò sarcastico. “Vi darei una mano, se scioglieste queste catene.”
La barella su cui era adagiato il Demone Celeste continuava a sollevarsi; in cima, una squadra della Marina ad attenderlo.
Non era preoccupato. Immaginava cosa gli sarebbe successo, in fondo.
Restare a far parte degli Shichibukai, dopo tutto quello che aveva combinato, era impossibile. Ormai, non gli restava altro che un lungo soggiorno a Impel Down.
Mantenne lo sguardo fisso sulla voragine che stava per raggiungere, un cielo scuro, quasi burrascoso, purtroppo per lui privo di fili che lo attraversassero.
Uno spicchio di cielo che si faceva sempre più prossimo, sempre più ampio, ma che non gli destava alcuna preoccupazione, nonostante la Marina fosse pronta ad arrestarlo.
Perché doveva essere preoccupato, dopotutto?
Per aver dovuto dire addio al suo impero malavitoso? No, anzi; quello sarebbe stato un problema per il Governo Mondiale.
Ci rifletté e capì quanto quella situazione fosse in realtà vantaggiosa. Soprattutto, per aver finalmente distrutto quel dannato marmocchio.
 
«Vuoi che ti dica le parole che hai aspettato per tutto questo tempo, Law?»
 
Non l’aveva ucciso fisicamente. Aveva fatto molto peggio.
E rise, Doflamingo. Rise, all’idea di aver rovinato quel moccioso.
Quel moccioso su cui aveva investito così tante energie.
Quel moccioso che tanto gli somigliava, che considerava come un fratello minore.
Quel moccioso che l’aveva tradito in modo subdolo.
Rise.
Ricordò i proiettili fuoriuscire dalla sua pistola.
Ricordò il braccio di Law troncato di netto.
E rise, ancora più forte.
Fino a che una piuma nera, trasportata dal leggero soffio del vento marittimo, non raggiunse il suo corpo stanco e provato, posandosi dolcemente al suo fianco.
Una piuma nera che spiccava in maniera così fastidiosa sulla sua pelliccia rosa.
Che fosse un monito, quell’oggetto delicato?
 
«Non avrà più nulla a che fare con te… Un ragazzino mandato dal cielo che ha perso la retta via.
«Lascialo andare e basta! Adesso è libero!»
 
Sì.
Quella piuma…era un messaggio di suo fratello.
 
 

 
 


Erano salpati, lasciando definitivamente la terra dell’amore e della passione.
Il mare calmo, Dressrosa ormai lontana.
La navigazione proseguiva e l’isola, luogo delle tremende battaglie avvenute negli ultimi due giorni, diveniva un tutt’uno con l’orizzonte, sempre più piccola, sempre più distante. E Trafalgar Law la guardava, appostato sulla poppa della Going Rufy-senpai, di proprietà del pirata cannibale.
“È finita” pensò il chirurgo. “La tua volontà è compiuta, Cora-san.”
Un sorriso nostalgico a increspargli le labbra, il suono flebile di un lieve sospirò si confuse con il delicato fruscio del vento.
Ce l’aveva fatta. Aveva perseguito l’obiettivo che si era prefissato per quei lunghi e sofferti tredici anni.
Non poteva tuttavia nascondere la rabbia, il senso di colpa.
 
«Corazòn è morto soltanto per colpa tua.»
 
Sapeva che la soddisfazione piena non sarebbe mai arrivata.
 
«Sei tu la persona che doveva morire quel giorno!»
 
No.
Uccidere Doflamingo sarebbe stato inutile. Semplicemente, ne sarebbe scaturito un lieve compiacimento, ma pur sempre vuoto e inutile; Cora-san non sarebbe tornato.
Il suo Cora-san, che non era riuscito a premere il grilletto nemmeno innanzi a quel mostro maledetto.
Era inconcepibile, per lui. Così com’era inspiegabile il legame di sangue con il fratello; assoluta bontà, pura malvagità.
“Perché non l’hai ucciso, Cora-san?” La domanda che Law si era sempre posto, in quei tredici anni. Fu grazie all'incontro con Monkey D. Rufy che trovò la risposta: se c’era una cosa ad accomunare Trafalgar Law con la ciurma di Rufy “Cappello di Paglia” era il passato. Quelle nove persone così diverse tra loro, infatti, celavano tutti, nel loro atteggiamento scapestrato, una propria storia dalla conclusione pressoché identica; così come la sua.
Ma c’era un fatto, una piccola differenza, a distruggere il giovane chirurgo: i benefattori dei membri di quell’equipaggio al limite del ridicolo avevano lasciato molto alle loro creature; Mugiwara e il Rosso, Nami e la madre adottiva, Gamba Nera e Piedi Rossi, la renna e il dottore.
E lui…a chi somigliava?
 
«Noi due siamo uguali…»
 
Quelle parole rimbombarono nella sua mente. Quel maledetto ghigno. Quell’aria di superiorità che, dannazione, lo caratterizzava appieno.
Aveva ragione, quel Demone maledetto.
Law aveva sempre ammirato l’infinita bontà del suo Cora-san e l’altruismo con cui aveva deciso di salvarlo.
Ma sapeva, in cuor suo, di non essere come lui. Di essere così dannatamente legato al suo passato, a ciò che il Governo Mondiale gli aveva fatto, senza potersi più liberare di quell’odio.
Corazòn non voleva diventasse così, non voleva vedere in lui lo stesso principio di follia del fratello maggiore. Ma Law era esattamente così, seppur in misura molto minore, e Doflamingo aveva ragione.
Strinse il cornicione che perimetrava la nave, abbassò la visiera del copricapo.
Gli occhi chiusi, poi, un lieve solletico alla mano sinistra. Sollevò le palpebre: una piuma nera.

 
 
 
 
 
Nella gabbia…

~ I dialoghi riportati in corsivo sono tratti dal manga e in parte dall’anime.
In questa OS, sia Law, che Doflamingo, rammentano tali discorsi.
 
Il mio lato DofLaw shipper si è vagamente infiltrato in questo capitolo molto complesso.
Il tutto è nato da una critica avviata dal “SdR Channel”, dove commentavano un’ovvia somiglianza tra Law e Doffy, piuttosto che tra Law e Rocinante, cosa che invece è sempre presente tra i Mugiwara e i rispettivi benefattori.
Vuole essere un modo per sottolineare le somiglianze tra il chirurgo e il fenicottero, pur tuttavia mantenendo vivido il meraviglioso rapporto tra Law e Corazòn.
Inoltre, mi sembrava giusto dedicare almeno un capitolo a un Law ormai adulto, in ricordo del suo salvatore.

 
Il significato delle Black Feathers (“Piume nere”) va a interpretazione. 
Comunque, per come la vedo io, equivale sempre al legame tra Doffy e Law, ma con l’aggiunta di un duplice messaggio da parte di Corazòn:
“La tua follia non dilagherà più” per
 Doflamingo; “Hai fatto la cosa giusta. Ti voglio bene!” per Law.
 
Probabilmente avrete da ridire e, forse, tali concetti non vi sembreranno per nulla chiari.
Se avete delle domande, non esitate a chiedere, ;)
 
A domani, con l’ultimo capitolo (che, vi anticipo, avrà a che fare con un personaggio non ancora comparso nella raccolta)!


Swan




 

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Capitolo 7
*** Day 7: Kindness ***


 


· Day 7 ·
~ Kindness ~






“Non avrei dovuto portarlo qui; è ancora troppo piccolo.”
 
Un massacro.
Un vero e proprio massacro.
Marines. Pirati. Erano morti tutti, e insieme alla loro vita, ormai distante dai cadaveri riversi sulla sabbia, ogni loro differenza.
La marea avanzava, a quell’ora della sera, bagnando le schiene dei corpi immobili, per poi ritrarsi, e di nuovo far ritorno in un lento ripetersi.
Il mare, che sempre univa quelle così diverse tipologie di uomini: pirati e marines. Le acque si tinsero di sfumature calde, linee danzanti sulla superficie increspata. E gli occhi del Grand’Ammiraglio, ormai offuscati dalle prime lacrime di disperazione, seguivano incuriositi quella grottesca pittura.
Numerosi infermieri correvano tra i cadaveri adagiati sulla spiaggia, alla continua ricerca di soldati sopravvissuti, guidati da strazianti urla di dolore. Ancora una notte, una soltanto, e sarebbero tutti tornati al Quartier Generale, dove anche lui avrebbe potuto godersi la sofferenza di quella giornata, in pace e in silenzio.
Lasciò la riva, diretto verso la tenda dove avrebbe trascorso la notte – tentato, per meglio dire.
Tenne lo sguardo basso, le mani dietro alla schiena, e avanzò celando la sofferenza che lo dilaniava.
Le grida dei marines proseguivano, accompagnate dalle richieste di aiuto di medici e infermieri.
Ma, tra tutte quelle voci, come poté distinguere quei singhiozzi, non riuscì mai a capirlo.
I lamenti provenivano dalla sua sinistra, a una decina di metri da lui; lì, un bambino dai capelli biondi sembrava intento a curare qualcuno.
Il Grand’Ammiraglio gli si avvicinò e quando intuì vagamente l’identità della vittima, si stupì.
«Che stai facendo, Rocinante?» domandò al ragazzino, con tono fermo e severo.
«Sengoku-sama…!» Gli occhioni arrossati del piccolo, contornati dalla voluminosa frangia dorata, erano segnati da profonda sofferenza. Le lacrime scendevano copiose e guaiva senza ritegno alcuno. Le mani sporche, ma non del suo sangue, reggevano tremanti le bende stropicciate con cui, in modo molto raffazzonato, tentava di fermare l’emorragia del “paziente”.
«Perché lo aiuti?» Sengoku “Il Buddha” alzò la voce, strinse forte i pugni, tentando di non sbraitare contro il bambino. «Non lo vedi che è un pirata?!»
Le labbra tremanti, incapaci di chiudersi; una smorfia di dolore a rovinare il dolce viso di quella giovane creatura.
«Sta morendo, Sengoku-sama!» disse con voce flebile e interrotta dai singhiozzi. «Non merita di morire.» Rocinante riprese ad armeggiare con le bende, peccato per le mani tremanti; non riusciva a fare un buon lavoro. Sengoku non notò paura, in quegli occhi, né sconforto. Non era uno sguardo traumatizzato, di chi vede un campo di battaglia per la prima volta. Ma, in fondo, cosa si aspettava? Rocinante, in vita sua, aveva visto molto di peggio. Infatti, nonostante l’atteggiamento autoritario del marine, quel ragazzino non era rimasto minimamente intimidito, nemmeno dal panorama che si presentava. Gli interessava soltanto quel disgraziato moribondo, in un lago di sangue.
Sengoku sospirò, estrasse la pistola e con freddezza sparò alla vittima. La pallottola passò a pochi centimetri dal collo di Rocinante, che sgranò gli occhi disperati; incredulo.
«Stava soffrendo troppo» si giustificò Sengoku. «Non avrebbe comunque superato la notte.»
Lo sguardo fisso sul segno del proiettile conficcato, sulla perfetta immobilità del cadavere.
Un grido coprì tutti gli altri. Il bambino pianse, fece solo questo per lungo tempo.
 
“Come fai a essere così forte, nonostante la tua età? Cosa devono aver visto i tuoi occhi, per reagire così, innanzi a tale spettacolo?”




 
 
 
 
Nella gabbia…

Credits: tutte le immagini utilizzate appartengono ai rispettivi autori.
 
E abbiamo finito! Tanti auguri, Cora-san! :D
Essendo stato un personaggio comunque importante per il nostro Rocinante,
mi sembrava giusto dedicare un capitolo anche al buon Sengoku.
Avrei tuttavia voluto aggiungere altre due parti (una per Doffy, l’altra per Law),
ma, mentre per quella relativa al chirurgo non avevo idee (ebbene sì, capita anche a me, ù.ù),
quella su Doflamingo l’ho già scritta, e non volevo inserirla senza Law (>.<).
Penso quindi la riproporrò in futuro; ditemi se la cosa v’interessa, :)
 
Se vi va, scrivete quale capitolo vi è piaciuto di più e quale di meno.
Io, personalmente, non sono soddisfattissima del “Day 3” – potevo renderlo più sentimentale.
 
E ora, i dovuti ringraziamenti:
~ Chi ha amorevolmente preferito/ricordato/seguito: cola23, occhi di falco,
ale09, Phoenix12, SullyAnne (ciao amica! Quanto tempo! :D).
~ Chi ha gentilmente recensito: cola23, elly270, OrenjiAka, Amaterasu_615.
~ Chi ha silenziosamente letto.
 
Spero che questa piccola raccolta vi abbia piacevolmente accompagnato durante la settimana!
 
Vi saluto!


Swan




 

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