Chiamatemi Hans

di JCQWriter
(/viewuser.php?uid=952274)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


1


25 settembre 1941

 

 

Sono ebreo, ma non risulto nelle loro liste. Sono ebreo, ma non ho un'identità.

Forse è questo che mi ha salvato e il mio aspetto da tedesco.

O forse sono i tre anni che ho passato in un letto d'ospedale: prima non ricordavo chi fossi, nè in che città fossi e poi quando i ricordi hanno iniziato a riemergere ho continuato a fingere di non sapere.

Ho detto di chiamarmi Hans Schmidt e di lavorare come fabbro in una fabbrica che sapevo essere stata chiusa due anni prima; ringrazio ancora il mio vicino di letto che mi raccontò quella storia pensando che io non ascoltassi, spirò poche ore dopo.

Presi i suoi documenti. Presi la sua storia e questa diventò la mia, era un tedesco lui, uno di quelli veri, uno di quelli che il Fuhrer chiama "Ariani". Ora sono lui e così continuerà ad essere fino a quando questa situazione non cambierà. Non voglio vivere in un ghetto, non mi piace questa situazione e comunque non avrei nessuno con cui vivere, sono solo da anni ormai.

E' fine settembre a Stoccarda, il clima autunnale sta arrivando a rinfrescare l'aria. Presto rinfrescherà, ormai è sera, il sole sta tramontando. Non ho soldi per comprarmi del cibo, anche questa sera non mangerò. Percorrerò a piedi la strada che mi separa dalla mia umilissima dimora, non è corta la via, ma ogni sera l'attraverso. Arriverò a casa quando il sole sarà ormai tramontato da un pezzo, mi coricherò e dormirò fino all'alba, mi sveglierò e ricomincerò tutto da capo.

Cosa faccio?

Nulla. Non ho un lavoro; esco, percorro chilometri senza dare nell'occhio, sgraffigno un po' di cibo quando mi è possibile e ritorno a casa. E' l'unica cosa che mi rimane; in realtà è di un mio conoscente, ma al momento si trova tre metri sotto terra e l'affitto è pagato per i prossimi dieci anni. Non ho mai capito il senso di tutto questo, ma ormai non mi pongo più domande. Gli anziani proprietari credono sia lui, non l'hanno mai visto e mi credono un funzionario del governo. Ringrazio che i miei abiti mi diano queste sembianze, fino a quando dureranno.

Manca poco a casa, ancora qualche centinaio di metri quando sento delle urla. Non capisco da dove provengano fino a quando non oltrepasso un vicolo cieco nascosto fra due palazzi.

"Lasciami!!!" urla una donna in un tedesco dall'accento strano.

"Sei una puttana!" urla un uomo che la sta arpionando per le braccia e le da un forte ceffone che la

fa cadere al suolo. Sono quasi tentato di proseguire, non sono problemi miei e non voglio che lo diventino. Ma un campanello, nella mia mente, mi frena. Mi blocco alcuni secondi, non si sono accorti di me e poi mi avvento sull'uomo che sta massacrando la misteriosa donna. Lo picchio a sangue, non mi interessa nulla in quell'istante solo ripagarlo del male che ha fatto. Non è molto forte, o almeno non mi sembra, si batte un po', ma alla fine molla e si accascia al suolo svenuto.

"Venga con me..." sussurrò alla donna. Lei mi porge titubante la sua mano e io l'aiuto ad alzarsi.

"Riesce a camminare?" chiedo.

La donna annuisce, ha visibili ferite sul volto, alcune nuove, altre coperte da sottili croste.

Non è tedesca.

"Lei deve essere medicata..." le dico sorreggendola fino alla fine del vicolo cieco, non oppone

resistenza, probabilmente non si rende ancora conto dell'accaduto. Fortunatamente la mia casa è a poche centinaia di metri più a sud e a quell'ora nessuno è in giro in quella parte di città. Apro la porta e la faccio entrare.

"Si sieda dove vuole, prendo i medicamenti" le dico allontanandomi.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


2
 

 

Ritorno pochi minuti dopo, lei è appollaiata su l'unico misero divano che adorna il mio salotto.

"Mi permetta di aiutarla..."

La donna non fa una piega e mi lascia pulire le ferite; fortunatamente nessuna di queste ha bisogno di punti e guariranno in pochi giorni.

"La prego non mi mandi via, farò tutto quello che vuole, ma non mi mandi via di qua!" mi dice spaventata.

"Mi creda, fuori di qui sarebbe più al sicuro che con me." le sussurro mentre sistemo le garze ormai inutilizzabili. Porta i capelli sulle spalle, sottili e color castano scuro, pelle candida un poco più rosea del pallido colorito germanico. Occhi nocciola, quasi dorati.

"Ne dubito..." susurra la donna.

"Forse potrebbe iniziare a dirmi come si chiama e come mai quell'uomo la stava picchiando, non crede?"

La donna si guarda intorno, noto nel suo sguardo uno strano scintillio. Lei annuisce e soltanto dopo un lungo respiro inizia a parlare.

"Mi chiamo Clara. Clara Vivanti, sono italiana, ma vivo in Germania con mio marito. Vivevo con mio marito almeno..." si ferma prendendo un lungo respiro "Per caso ha una sigaretta?" mi chiede.

"Clara, non ho cibo per la cena, le sigarette me le sogno al momento..." rispondo velocemente irritato da quella domanda. Dio! Darei oro per una misera sigaretta.

"Lei è tedesco, vero?"

"Si..." ma qualcosa mi bloccò, ero tedesco, ma non di quelli che intendeva probabilmente la donna.

"Mio marito è tedesco."

"E' quello che ho picchiato nel vicolo?"

"No, lui è un suo amico." rispose velocemente.

"Non la seguo più..."

"Mio marito è convinto che l'abbia tradito e da allora ha iniziato a seguirmi e a picchiarmi. L'altro ieri ho cercato di ucciderlo..."

"Cosa?"

"Non l'ho tradito glie lo posso giurare su quello che vuole, sul Fuhrer se vuole!"

"Non credo in Hitler." rispondo secco.

"Ah...."

"La prego continui..."

"I suoi fidati mi hanno scoperta e..."

"Immagino. E' fortunata ad essere ancora viva."

"Sono fuggita, mi ha ritrovata poco fa l'uomo che ha visto nel vicolo."

"Mi spieghi come ha tentato di ucciderlo." chiedo incuriositò. La guardo seduta come un uccelino sul trespolo, troppo gracile per pensare anche solo di uccidere un piccolo topolino di campagna, di certo non aveva la forza necessaria ad uccidere un uomo.

"Veleno."

"Veleno. Ovvio, è italiana..." sorrido appena. Era così logico.

"Sono fuggita subito dopo, ora i suoi fidati mi stanno cercando. Mi uccideranno se mi trovano, la prego!"

"Prima di tutto non sa neanche chi sono e poi mi creda se sapesse la mia storia non vorrebbe stare con me neanche un minuto in più!" rispondo intercettando il suo sguardo.

"Sono ricca!" si sbriga a rispondermi.

"Signora ho visto gente rovinata dal denaro."

"E ho alcune doti che farebbero star bene chiunque..."

"Su quello non ho dubbi!"

"E lei è ebreo!" mi dice colpendomi come una pugnalata in pieno petto.

"Ec...come scusi?" chiedo razzionalizzando la rivelazione.

"Un nazista non si comporterebbe così e non vivrebbe in una casa simile. Mio marito fa parte della di...quelli."

"Oh fantastico!" dico alzandomi e prendendo una valigia.

"Cosa fa?"

"Me ne vado!" esclamo aprendo le cinghie del bagaglio.

"Dove? Come?"

"Lei non mi ha mai visto, ora esca di qua e se ne vada!" dico poco convinto.

"Io non vado da nessuna parte"

"Ah no?"

"No!" esclama decisa profondando nel divano accavallando le gambe "Questa è la mia borsa, prenda tutti i soldi che vuole e vada a comprare qualcosa da mangiare. E delle sigarette."

"Non sono il suo cameriere!"

"No, ma meglio che obbedisca. Picchiata o no sono sempre la moglie di un sergente..."

"Lei è veramente adorabile..."

"Prenda la cena. Devo...proporgli un affare dopo...compri anche una bottiglia di buon vino"

"Lei ha solo questi soldi, non trova inutile spenderli in vino?"

"Sicuro che abbia solo questi?" mi sorride lei.

"Non può tornare a casa."

"E chi ha detto che i miei soldi sono a casa?"

"Se cerca di fregarmi..."

"Oh mi creda, se avessi voluto farlo l'avrei già fatto...e non si scordi le sigarette!"

"Dove le trovo? Sono vietate!" disse.

"Oh la prego, le hanno tutti..." mi dice non curante.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3487633