Vita di Fazioni in una classe disastrata

di Growl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Quello che succede quando sei sfigato come me ***
Capitolo 3: *** Proprio quando pensi di essere al sicuro... ***
Capitolo 4: *** Le feste a sorpresa dovrebbero essere divertenti ***
Capitolo 5: *** Il cast si allarga ma non è ancora successo nulla ***
Capitolo 6: *** CERCHIamo di non far riaffiorare brutti ricordi ***
Capitolo 7: *** Spero che l'Unione sia più sana delle altre Fazioni ***
Capitolo 8: *** Desideri infranti e incontri inutili come questo titolo ***
Capitolo 9: *** Purtroppo devo decidere a quale gruppo di matti unirmi ***
Capitolo 10: *** Il mio destino è segnato. Letteralmente. ***
Capitolo 11: *** La speranza è l'ultima a morire, c'è appena stato il funerale del buon senso ***
Capitolo 12: *** Atmosfera bollente durante la riunione del Sol'Rosa ***
Capitolo 13: *** Non accettare caramelle dagli sconosciuti, soprattutto se sono piene di droga ***
Capitolo 14: *** Dalle stalle alle stelle (però in questo caso le stelle fanno ugualmente schifo) ***
Capitolo 15: *** Giardini e Case da Incubo, nuova stagione su Cielo ***
Capitolo 16: *** Cinquanta sfumature di verde ***
Capitolo 17: *** Dopo la tempesta c'è il sole, ma dopo il sole ritorna la tempesta ***
Capitolo 18: *** AAAH: Detective cercasi ***
Capitolo 19: *** Esperimento sociale: Domande strane alla gente ***
Capitolo 20: *** OBJECTION ***
Capitolo 21: *** La soluzione al mistero? ***
Capitolo 22: *** Preparazioni per Verdetto Finale... o era Forum? ***
Capitolo 23: *** Il processo inizia! Teresa alla sbarra! ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Vita di fazioni
in una classe disastrata

 
 
Prologo
 
In una cittadina di cui si manterrà segreto il nome, in una scuola di cui si manterrà segreto il nome, in una classe (a cui però si assegnerà un nome presto) si trovavano venti alunni. Suddetti studenti frequentavano il 3° anno di Liceo Scientifico, nella sezione H. Ebbene, quella sezione era stata creata appositamente per loro. Nell’anno in cui questi alunni s’iscrissero, il liceo conobbe un boom d’iscrizioni incredibile, e la preside non poté fare altro che istituire una nuova sezione per accogliere tutti gli studenti che anelavano di entrare nel Liceo ScientiFICO.
La donna, conscia che era necessario un bilanciamento di capacità e di buon senso degli studenti, reddito familiare e di voti ottenuti agli esami di terza media, fece in modo che ciascuna classe fosse ben variegata e disponesse di diversi tipi di alunni in ogni sezione.
Tutto sembrò andare per il meglio, ma non tardò ad arrivare il mese di dicembre, vivacemente chiamato dai liceali autogestembre. Messa alle strette da rivolte e da tentati colpi di stato, la preside alzò bandiera bianca e concesse la cogestione ai suoi alunni, sperando che l’unità scolastica non si perdesse. Eppure nella vecchia 1°H già qualcosa bolliva in pentola da settembre. I venticinque alunni avevano troppe divergenze e non riuscivano ad andare d’accordo, arrivando a minacciare l’autogestione e addirittura l’occupazione, supportati anche dal Comitato Studentesco.
La dirigente doveva correre assolutamente ai ripari. La potenza della H era troppa, doveva in qualche modo zittire ogni alunno e allo stesso tempo evitare che la scuola andasse in rovina. Dopo giorni e serate in cui vedeva gli studenti discutere in angoli bui dell’istituto e lanciarle occhiatacce, emanò un’ordinanza rivoluzionaria. La classe, che non riusciva a vivere tranquillamente raggruppata con un solo nome, fu divisa in quattro Fazioni, cosicché non si schierasse contro di lei bensì contro se stessa.
Gli studenti, anche se non tutti, smisero di prepararsi per una guerra e si divisero in quattro schieramenti che sussistono ancora dopo due anni, e bisogna dire che sono anche molto organizzati. I quattro sono graficamente rappresentati su una linea orizzontale, che parte da destra per indicare la convenzione –simboleggiata dalla luce- e a sinistra per indicare la ribellione –simboleggiata dall’oscurità-.
I primi da destra sono i rappresentanti della Teocrazia del Sol’Rosa, che è la fazione religiosa della classe, la quale venera il Dio Sol’Rosa. Successivamente l’Unione dei Moderati, la quale raggruppa i ragazzi più calmi, con diversi talenti. Segue la Repubblica delle Banane, un tempo più tendente a destra ma che ora sta mostrando segni di corruzione. Infine, l’Anarchia della Fattanza è dedicata al piacere di sostanze… di dubbia natura.
Il primo e il secondo anno passarono veloci, la classe divisa non diede grandi problemi e la preside smise di temere per la sua vita.
Il terzo anno, però arrivo alla scuola una lettera. Era dai governanti della regione, che riconoscevano la grandezza dell’istituto, e offrivano una vacanza-studio a Boston e New York per sei alunni di una classe scelta casualmente. La donna pensò di truccare i risultati per evitare che la 3°H fosse l’estratta, ma non ebbe alcuna voce in capitolo. L’estrazione era già stata fatta.
E la fortunata era proprio la 3°H.
Come un soldato si avvicina con la testa bassa per annunciare al comandante che una battaglia è stata persa, tale la preside si avvicinò alla classe che si era pentita di aver creato. Annunciò mestamente che una Fazione avrebbe vinto il viaggio, scelta secondo diversi criteri che però sarebbero rimasti ignoti a tutti meno che lei. Oltre ai cinque membri di una Fazione, sarebbe potuto andare anche un sesto alunno, scelto sempre da lei, da chi sennò. Lei era a capo di tutto e tutti. Preside uber alles.
Ciò che però nessuno si aspettava era una nuova recluta, la quale aveva deciso di spostarsi da un istituto a un altro. La preside non aveva tempo per controllare il curriculum dell’alunno, era troppo occupata nel sedare rivolte. Nonostante ciò, non aveva intenzione di prendere dei rischi, magari questo ragazzo aveva una storia come ribelle. Doveva silenziarlo, e aveva una soluzione.
Mandarlo nella 3°H.

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N.d.A- Non vi chiedo di recensire il prologo perchè non succede nulla, ma scrivo qui per dire che a chi interessa la storia, gli altri capitoli saranno comunque abbastanza corti, tra 900 e 1500 parole ciascuno, cosicché non appesantiscano troppo il lettore! 
Ciao.
(e quando dico ciao vuol dire leggete il prossimo capitolo che quello è bello)

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Capitolo 2
*** Quello che succede quando sei sfigato come me ***


Vita di fazioni
in una classe disastrata



 Quello che succede se sei sfigato come me

 
Mi sveglio nella camera di casa mia assordato dalla migliore sveglia che possa mai esistere, una sveglia che non fallisce mai nemmeno se ti imbottisci le orecchie di cerume accumulato nel corso di tutta la tua vita, e questa sveglia è mia madre.
“SVEGLIA SVEGLIA SVEGLIA FILIPPO OGGI E’ IL TUO GRANDE GIORNO”
Il problema tra le sveglie tradizionali e lei era che le prime potevano essere disattivate, mentre mia madre no. Non c’era modo per fermarla. Ora che ci penso, più che sveglia potrei definirla come una bomba, dato che inizia a dare l’allarme con un flebile bip bip da ospedale, ma poi accelera velocemente, fino a che il timer nella sua testa non termina. Una volta che il mio tempo a disposizione è finito, afferra le coperte del mio letto e le butta dall’altra parte della stanza, prima gridando: “Quando torni da scuola sistemerai tu questo casino!” e poi non solo alzando le persiane, ma premendo su e giù l’interruttore in modo da creare un rumore assordante, che evidentemente lei riesce a sopportare date le continue torture a cui mi sottopone ogni mattina. Una volta le ho chiesto come fa, e mi ha risposto che si è abituata durante i miei primi anni di vita, dicendo che sono stato un pessimo bebè che la svegliava ripetutamente durante la notte. Dato che mia madre è molto vendicativa, non posso fare a meno di pensare che ciò che subisco sia colpa dei miei pianti notturni durante la mia fanciullezza.
Questa volta, però, cerco di evitare il concerto delle persiane e mi sveglio immediatamente, salutandola con il miglior sorriso che ho. Mia madre non è il tipo che si lascia fregare, e, infatti, subito mi dice di provare con un’espressione facciale più realistica se non voglio sembrare ridicolo ai miei nuovi compagni di classe.
Sì, perché il sette gennaio dovrei avere nuovi compagni di classe? Mia madre, –sempre lei- donna in carriera, si è trasferita in questa città del sud Italia, per un “nuovo importante redditizio lavoro che ci permetterà di vivere come persone molto più benestanti”, che per me significa “nuova pessima terribile scuola che mi costringerà a fare nuovi amici molto più difficilmente” ma i miei genitori credevano in me, e dicevano che potevo farcela.
Io no.
Ho fatto colazione velocemente e mi sono vestito con le prime cose sotto mano, devo almeno arrivare in tempo il primo giorno per fare una buona impressione sui professori. I compagni sarebbero stati difficili da convincere, ma gli insegnanti erano una facile preda: ognuno di loro voleva qualcosa di preciso dagli alunni, e sarei riuscito a capire cosa fosse, e dovevo farlo per permettermi una media superiore al nove.
Salgo sull’autobus sperando che sia quello giusto e che non abbia confuso i numeri sul sito del trasporto pubblico, e vedo mia madre che mi saluta con un fazzoletto in mano. All’inizio penso che le serva per asciugarsi gli occhi, ma poi vedo che sta solo pulendo una macchia vicino alla finestra. Faccio per mettermi le cuffie ed ascoltare qualche canzone dalla playlist del mio IPhone, ma vedo che una ragazza mi sta osservando intensamente. Aveva i capelli scurissimi, neri come la pece, ma una pelle estremamente chiara, come quelle donne che vivevano in Svezia o Norvegia, viste in quella vacanza tre anni fa. Occhi di media grandezza e color cioccolato. Spero di non aver fatto colpo, non sono assolutamente in cerca di una relazione al momento. Vorrei evitare il suo sguardo, ma è così insistente che non posso fare a meno di chiederle qualcosa.
«Scusa… ci… ci… conosciamo?»
L’autobus chiude le porte e si avvia verso la prossima fermata.
«No, ma so che saremo in classe insieme. Ho visto il tuo profilo su Facebook. Sono Elisa Bea, Liceo Pavese, 3°H, Teocrazia del Sol’Rosa.»
All’inizio penso sia come quelle telefonate che ricevi a pranzo, di Cristina della Fastweb, alle quali i tuoi genitori ti raccomandano fin da piccolo “non rispondere”, quindi mi venne automatico dire.
«Non siamo interessati, grazie.»
Mi rendo velocemente conto che nella vita reale non c’è un modo per chiudere le conversazioni così facile come il tasto di un telefono se non uscire dal campo visivo del tuo interlocutore, e sfortunatamente per me, non potevo buttarmi fuori dal bus in corsa.
«Sei simpatico, saresti utile nella nostra Fazione.»
Ho incontrato una stalker, che palle. E adesso come faccio ad arrivare in tempo a scuola, penso.
«Non ho intenzione di intrattenere rapporti con gli sconosciuti al momento.»
«Non saremo sconosciuti!» fa lei con un sorriso. «Andremo in classe insieme! Te l’ho detto, ho visto il tuo profilo su Facebook.»
«Va bene, magari hai visto il mio profilo su Facebook, che tra l’altro non apro da due anni, ma non fa niente. Se fossi nella mia classe, ci sono due possibilità, o sei una pazza psicopatica o ti sei fatta di qualcosa. Non ti preoccupare, non ti giudico, trovo il libero arbitrio una delle cose migliori di questo mondo. Ognuno fa quello che gli pare.»
«Sarcasmo e ironia! Gabriele ti amerebbe! Ti consiglio di entrare nella nostra Fazione.»
«Marijuana? Cocaina? O preferisci quelle sintetiche, tipo LSD?»
Lei ride di nuovo, ma vedendo la mia faccia seria cambia anche lei espressione.
«Se fai uso di sostanze stupefacenti, tra noi, ti consiglio l’Anarchia della Fattanza.»
«Senza dubbio LSD! Fai attenzione, non vorrei che tu morissi di overdose.»
Stavo facendo di tutto per levarmela di dosso, ma era come quella macchia di ketchup che per sbaglio fai cadere sul pantalone e che rimarrà lì anche dopo venti lavaggi con Dash.
«Seriamente, Filippo! Devi scegliere una Fazione! Ti vedo confuso adesso, ma capirai presto. Ti piacerà molto la nostra classe, e scegli con il cuore, la mente e con l’assistenza del Sol’Rosa.»
Dopo aver detto questo, mi passa un volantino, dove è scritto al centro in rosa fluo:
 
Unisciti alla Teocrazia del Sol’Rosa per essere illuminato dalla sua luce eterna!
Scopri la vera via della vita, lasciati guidare dall’intelletto!
 
Va bene, penso, o sono finito nel nuovo Ku Klux Klan oppure questa è una strana Testimone di Geova.

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Capitolo 3
*** Proprio quando pensi di essere al sicuro... ***


Vita di Fazioni 
in una classe disastrata 

Proprio quando pensi di essere al sicuro...

 
Mi godo qualche minuto di canzoni prima che l’autobus raggiunga la sua ultima fermata, quella per il Liceo. Elisa Bea, un nome che sembra quello di un libro di Geronimo Stilton, mi ha rubato almeno due minuti della vita e dovrò aspettare cinque ore prima di finire l’ultima canzone e capire se Maria Salvador è una persona oppure solo una rappresentazione molto artistica della droga partorita da J-Ax.
Scendo dall’autobus e rivedo Elisa, la quale mi chiede se ho preso la mia decisione. Le ripeto di no e le consiglio di non lavorare in un call center dato che non è brava a convincere la gente. Lei sorride di nuovo, e devo capire se è così di suo oppure mi sta prendendo per il culo.
Seguo la fiumana di gente verso l’ingresso del liceo e supero il cancello che divide il cortile della morte dal mondo esterno della libertà. Vengo trascinato dalla massa di studenti di quinto fino a tre quarti del cortile, quando mi afferrano la maglia e mi tirano fuori, per poco non facendomi inciampare.
«E’ lui, è lui!» grida qualcuno. Mi giro e vedo un ragazzo che mi fissa, e arrivo alla conclusione che sia un compare di Elisa, anche se si veste in modo completamente diverso.
«Sei uno dei… i miei compagni di classe?» chiedo, sperando di sbagliarmi e di ricevere un no come risposta, di poter andarmene ed entrare nella mia classe.
«Certo, e tu devi essere Filippo.» fa lui, ragazzo alto e grasso, con capelli marroncini e una barba esageratamente folta per un ragazzo di terzo liceo. «Di solito non spiamo le altre Fazioni, ma sapevamo che Elisa aveva fatto delle ricerche su di te, e lei è brava in questo genere di cose…»
Non sembrava avere meno problemi mentali dell’altra ragazza, ma pareva che un dialogo con lui fosse possibile.
«Buongiorno… compagno..? Ehm… potete spiegarmi questa faccenda delle… Fazioni? E’ per caso una citazione a quel libro post-apocalittico che piace tanto ai giovani? Come si chiama..? Hunger Games? Ah, no… Divergent?»
«Si vede che sei nuovo qui!» fa una ragazza, ma non la vedo nemmeno. E’ dietro il gigante.
«Claudia, lascialo stare. Non ha afferrato bene il concetto, lascia che glielo spieghi io.»
Lo avverto che non ho intenzione di ascoltare la storia della sua vita ma solo i punti salienti, ma non credo che mi ascolti.
«La classe è divisa in quattro Fazioni, ma tutto ciò che hai da sapere è che la Repubblica delle Banane è quella che ti porterà più divertimento e meno costrizioni.»
Più tempo passava e più sembrava di essere finiti in uno strano spot pubblicitario da quattro soldi mischiato a una serie TV in cui non si capiva assolutamente nulla fino all’ultimo episodio, e per questo motivo nascevano teorie su teorie su Internet. E io c’ero passato, e quante volte. Maledetto Lost. Ma che credevano gli scrittori di quella serie?
«Pensavo foste della… Teocrazia del Ku Klux Klan, insomma, quella cosa lì.»
«La Teocrazia del Sol’Rosa?! Sono brutte persone quelle, non fidarti di loro.» intimò di nuovo il ragazzo alto. «Io sono Marco. Ti ricordo, scegli noi e ti divertirai.»
«Ci sono quattro culti religiosi all’interno della mia classe?! Ma sono finito in un covo di matti. Sicuri che questo non è un ospedale?»
Lo chiedo, e lo credo veramente.
«Ce ne sono due. Anche l’Anarchia ha fondato una religione, ha! Patetici, non capiscono che un Dio porta solo obblighi e riti, lontani dal divertimento!»
«Niente divertimento!» ripetè Claudia, come se necessitassi più prove per capire che la classe a cui ero stato assegnato non fosse… come dire… normale?
Detto questo, lui e la misteriosa ragazza se ne vanno. Mi aspetto di trovare un secondo pamphlet ma mi risparmiano l’orrore a differenza di Elisa.
Incuriosito ma allo stesso tempo terrorizzato da quello che mi sarebbe successo una volta entrato nella mia nuova classe, mi avvicino a una bidella, la prima che trovo, per chiederle dove si trova la mia classe.
«Una nuova fresca entrata! Che classe?»
«Terza acca.» le dico, senza pensarci.
«Terza acca?!» ripete lei. «Che hai fatto di così terribile?»
«Sa, signora, me lo chiedo anch’io. Forse ho tormentato molto mia madre mentre mi cambiava i pannolini e l’universo mi sta punendo. O forse nella mia vita precedente ero un terribile serial killer, oppure Hitler, oppure Stalin. Però prendo coscienza dei miei ignoti errori ed affronterò ciò che mi aspetta con onore.»
«Ha davvero un gran coraggio, la terza H è davvero una classe… non decisamente normale.»
«Signora, non conosco il suo nome, non so se saremo mai amici, ma su questo posso già dirle che ha ragione al cento percento.»
La donna sorride e m’indica che la mia classe è proprio davanti alle scale, al piano superiore. Mentre inizio a salire mi riferisce il suo nome, Ester. Mia nonna era una patita di origine dei nomi e queste cazzate di astrologia, alle quali io, persona logica che sono, non credevo minimamente. D’altro canto ricordo che Ester significava stella, e ho già capito che quella meravigliosa donna, bassa e tarchiata, sarebbe stata la mia luce nell’anno scolastico che mi trovo ad affrontare insieme a venti studenti, suddivisi in quattro Fazioni, che sembra la premessa per un terribile film thriller con attori di quinta categoria.

 
 

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Capitolo 4
*** Le feste a sorpresa dovrebbero essere divertenti ***


Vita di Fazioni 
in una classe disastrata 


Le feste a sorpresa dovrebbero essere divertenti
 
Vedo le diverse classi: quarta G, quinta G, prima H, seconda H… sembravano tutte classi formate da persone normali che vivevano una vita normale. Purtroppo io sono dovuto nascere proprio nel 1999, quindi adesso frequentavo il terzo anno di scuola superiore; quelle classi non erano destinate a me.
La porta della classe è chiusa, ho fatto già ritardo, penso. Ma poi, riflettendo su quello che mi è successo in questa unica ora di mattina capisco qualcosa che può salvarmi la vita: una storia. Esattamente, realizzo che una volta che aprirò quella porta non so cosa ci sarà, se un inferno moderno, oppure un aula con dentro barbari e altarini dedicati a dei improbabili, ma anche se non mi sconvolgesse l’arredamento, sono sicuro che sarò, diciamo, colpito dai miei compagni di classe, e non dico solo psicologicamente, ma anche fisicamente. Che ne so io se hanno qualche strano rito d’iniziazione che mi porterà a perdere un occhio? Le premesse sembravano puntare ai sacrifici visti in quegli horror di registi amatoriali, quindi in linea con suddetti film, devo tenere appunti di ciò che accade –dato che non ho una telecamera- e potrò sia salvarmi che esporre al mondo quello che avviene dentro le mura della terza H, in modo che i sani di mente di questa classe, ovvero io e con alta probabilità io solo, possano vivere una vita tranquilla e non avere incubi per il resto della propria vita.
Incubi, uhm, in terza elementare mi ricordo di un mio compagno, ma era così fesso che mi sono scordato anche il suo nome, che faceva tantissime domande sulla lingua italiana… ma ovviamente ciò non lo rendeva intelligente, infatti un giorno chiese alla maestra: «se fare un sogno si dice sognare, fare un incubo si dice incubare? Se è così povere galline, ogni volta che si siedono sopra un loro uovo chissà che brutte esperienze che hanno!» La professoressa gli spiegò che non era così che funzionava, ma lui continuò ad elencare avvenimenti «poveri bambini, quelli che nascono prematuri… li mettono nell’incubatrice! Poi non dobbiamo stupirci se si hanno i traumi infantili!»
La professoressa lo cacciò dall’aula.
Gli disse di non riprovare più a parlare se non interpellato. Lui aveva tutte le rotelle fuori posto, ma alle elementari era l’unico, adesso mi trovavo a fare i conti –letteralmente, durante le ore di matematica- con almeno il decuplo di studenti come lui, e dico almeno il decuplo solo perché non mi viene in mente come si dice venti volte di più e venti volte di più suona malissimo.
Mi rendo conto che pensare alle mie esperienze mi ha fatto rimanere davanti alla porta chiusa completamente immobile, e vedo che due ragazzi mi stanno osservando da una delle classi vicine; sono sicuro che pensino sia un alunno della 3°H, dati gli standard della classe in cui sto per entrare.
Apro la porta, chiudendo gli occhi per cercare di evitare l’inevitabile.
«SORPRESAAAAA» sento, dal mio orecchio destro.
Apro gli occhi e non c’è nessuno alla cattedra, ma vedo dieci ragazzi in classe; una di loro è Elisa.
«Ehi, ci rivediamo, Filippo!» dice lei. «Hai fatto la tua scelta?»
«Nelle elezioni puoi anche non votare.»
«Ma queste non sono elezioni!» risponde lei. «Qui ci sono i miei compagni della Teocrazia, e dall’altra parte la Repubblica delle Banane.»
Quei pazzi che ho incontrato prima. Per un attimo ho creduto che non fossero veramente miei compagni.
«Muoviamoci con le formalità, non voglio stare troppo tempo vicino a questi blasfemi.» fa un ragazzo basso, con occhi azzurri e capelli biondi. Elisa mi dice che lui è Gabriele, l’Arcivescovo della Fazione. A fianco a lui ci sono tre ragazze. Non m’interessa conoscerle, ma Elisa non si ferma e ripenso al giudizio che ho dato su di lei qualche minuto prima: sarebbe un’ottima aggiunta per un call center. Alla destra di Gabriele c’è Angela, il Vice-Arcivescovo, Anche lei ha i capelli biondi, a detta della mia guida lavati ogni giorno con shampoo di prima qualità, ed è più bassa di Gabriele, sembra un metro e sessanta, più o meno. Ha gli occhi verdi.
«Passa un sacco di tempo con Gabriele nella Sgabuchiesa! Eh… chissà che fanno lì dentro.»
«Sgabuchiesa?! E’ uno sgabuzzino che avete trasformato in chiesa?...»
«Esattamente! Ma non posso dirti dove si trova, è un segreto della Fazione.»
Le spiego che non me ne può fregare di meno.
«Alla sinistra invece si trovano Federica e Teresa.»
La prima è alta un metro e sessantacinque o qualcosa del genere. Ha un viso tondeggiante ma è magrissima. Elisa mi dice che è una buona amica, ma è molto misteriosa e spesso scompare senza preavviso.
«E non sospettate che sia in qualche giro di brutte persone?»
«Nah, l’Anarchia della Fattanza conosce tutto ciò che c’è da sapere sui malviventi della città, e non hanno mai visto Federica.»
Più tempo passa e più sono convinto che gli alunni di questa classe debbano essere mandati tutti alla centrale di polizia più vicina.
Teresa invece è di media altezza, ha occhi eterocromatici –che significa di più colori, in questo caso marroni e grigi- ed Elisa me la definisce come “emotiva (forse troppo), vivace (forse troppo) e paranoica (senza dubbio troppo), è però una buona amica (se non la offendi) pronta ad aiutarti (se le dai qualcosa in cambio).” Improvvisamente la ragazza si avvicina a me e dice:
«Ciao, nuovo amico! Io sono Teresa, saremo super-amici da oggi! Devo dirti un sacco di cose importanti su di me!»
Prova ad abbracciarmi, ma penso che in realtà voglia stritolarmi e succhiarmi l’anima quindi mi sposto immediatamente.
«Ti vedo distante, non devi fare così! Le emozioni sono importanti e devi esternarle al mondo! Prova un emozione!»
«In questo momento non so se sto provando odio oppure terrore.»
«E’ comunque un buon inizio!» fa lei, ridendo come un vibratore.
«Basta con voi, è il nostro momento.» annuncia solennemente un’altra voce femminile.
Mi sembra di essere come a un red carpet, circondato da paparazzi che vogliono il mio autografo e farsi un selfie con la loro celebrità preferita. Io però non ho intenzione di sfilare su nessun red carpet nella mia vita, e tantomeno di fare selfie perché nelle foto esco sempre malissimo, nonostante mia madre dica il contrario. Io sono ancora convinto che le foto brutte siano parte del suo piano di vendetta.
«Io sono Paola, e la Presidentessa della Repubblica delle Banane, la Fazione più elegante della classe.»
Dietro di lei, una ragazza è vestita con dei pantaloni strappati nelle regioni delle ginocchia e proprio a fianco dell’inguine, ha un cappellino nero con la scritta “OBEY”.
E sta mangiando una banana.
Sì, una banana. Chiquita per essere precisi.
«Lei è Carolina. Non è certo la miglior rappresentante della nostra Fazione. Ma è simpatica.»
«Muoviamoci… chomp… con questchomp… cosa. Chomp.»
«Una vera e propria spalla comica. Heh.»
«Vedi? Già iniziamo bene! Poi ci sono Alberto, Marco e Claudia!»
Il primo è un ragazzo di media altezza, con una corporatura robusta e capelli castani, uno sguardo vispo che sinceramente mi spaventa e non poco, e un sorriso a trentaquattro denti. Ho già capito che tipo è. Marco è quello di prima, il gigante barbuto. La ragazza invece ha capelli biondi che sembrano degli spaghetti, occhi azzurri e un vestito che preferisco non descrivere nel dettaglio per non sconvolgere gli eventuali lettori giovani, per fortuna non l’ho vista prima.
Paola è a quanto pare una brava osservatrice, e mi dice sogghignando: «Sta sempre all’ultimo banco, quindi i professori non notano mai il suo outfit!»
Io annuisco facendo dei passi indietro.
«Vieni da noi se ti vuoi divertire!» mi dice Alberto. «Saresti ben apprezzato!!»
Posso giurare che l’ho visto con l’acquolina in bocca e dopo ciò, sono sicuro che non sarò al sicuro insieme a queste cinque persone. Sicurissimo. 

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Capitolo 5
*** Il cast si allarga ma non è ancora successo nulla ***


Vita di Fazioni 
in una classe disastrata 


Il cast si allarga ma non è ancora successo nulla
 
«Lasciatelo stare, esseri disumani!» fa una voce dietro di me, Gabriele. «Non è interessato ai vostri atti carnali!»
«Che?!» domando, non capendo di cosa sta parlando, ancora osservando gli occhi di Alberto che mi terrorizzano sempre di più.
«Stanno cercando di coinvolgerti nel remake delle feste romane! Assolutamente condannate dal Dio Sol’Rosa!»
«Smettila con la tua mentalità chiusa, Gabriele!» esclama Marco. «A noi piace divertirci così.»
Normalmente domanderei che cazzo è il remake delle feste romane ma so già che in questa classe la risposta mi traumatizzerà; rimango in silenzio sperando che la conversazione si fermi qui, ma le mie preghiere non sono ascoltate –forse perché non dirette al Sol’Rosa- e i due continuano a litigare.
«Quelle feste sono state bandite per un motivo ben preciso! Erano scandalose!»
«Io direi favolose.» ribatte Claudia. «Uno svago per la mente e per il corpo.»
«Il vero svago è la conoscenza!» urla inaspettatamente Gabriele. «La conoscenza che vi permette di sapere cos’è giusto e cosa è sbagliato! E le feste dedicate a Bacco sono più che sbagliate!»
Non so cosa sono le feste dedicate a Bacco.
Non voglio saperlo.
No, non ne ho intenzione. Ho già abbastanza dettagli sconci per capirlo. Preferisco rimanere nell’ignoranza e mantenere la mia anima pura.
«Ehi!» esclamo, per fermare il discorso. «Ci penserò, ragazzi. E’ che… è che…» provo ad inventare una scusa su due piedi. «…Sono nuovo! Sono appena tornato dalla mia città!»
«AAAAAAAH» fanno tutti in coro. «E’ APPENA TORNATOOO»
Ad un certo punto arriva una voce dall’interfono:
Come si fa a non capirlo?
Che sta succedendo.
E’ appena tornato da una crociera Costa.
Una Crociera Costa? Ma quando?
Costa Crociere. La vacanza che ti manca.
«Sei un fan delle crociere? Non ne avevo idea!» fa Elisa emozionata. «Teresa va sempre in crocera, andrete super d’accordo!»
«HIHIHIHIHIHIHIHIIHI» ride lei, non so a cosa posso assomigliarla, se non un demone.
Provo a spiegare che non sono stato io a parlare, piuttosto l’interfono deve essere stato hackerato oppure maledetto da una strega, ma mi fermo quando altri cinque ragazzi entrano in classe. Nessuno di loro mi degna di uno sguardo. E non sto sognando.
Li amo.
Sono tutti molto diversi, si siedono ai loro banchi e iniziano a discutere fra di loro. Grazie al cielo non con me.
«Che fate? Non cercate di convincere il nuovo arrivato?» chiede Alberto.
Uno di loro, con i capelli rossi, scuote la testa.
«Bene, allora sarà tutto per me! Mlmlmlmlml»
«Che hai fatto?» chiedo io, sempre più terrorizzato.
Lui inizia ad avvicinarsi pericolosamente a me, ma Teresa mi tira indietro e mi abbraccia.
Sto per soffocare.
«Vai via! E’ lui il mio migliore amico!»
«Ma ci siamo app-
«Conosciuti! Esatto! Incredibile, nemmeno due minuti e già siamo migliori amici!!»
Dopo che Federica spiega a Teresa che non mi sta facendo del bene, ma piuttosto cercando di uccidermi, chiedo chi sono i cinque grandi passanti che mi hanno completamente ignorato, cosa che dovrebbero fare tutti gli altri alunni di questa classe.
«L’Unione dei Moderati, ovviamente! Noi siamo alleati con loro, ma non sono granché.» mi spiega Gabriele. «Sono… ok… accettano la nostra religione, non prendono parte in riti e soprattutto la loro media scolastica è accettabile.»
Non approfondisco sulle alleanze, questa classe mi sembra essere rimasta ai tempi del medioevo.
«Ciascuno di loro ha un “talento”, e non sembrano interessati a te!» continua Claudia, enfatizzando in modo assurdo il te. «Valgono zero, se vuoi saperlo. Probabilmente non ti considereranno finché non mostrerai di avere qualcosa di speciale.»
«Ma per me già lo sei!» mi ricorda Alberto, come se mi servisse un’iniezione di fiducia. «Loro sono davvero degli irriconoscenti.»
«Allora, chi scegli, Filippo?» chiede Elisa. «Non mi dire che preferisci questi pervertiti!»
Proprio mentre sto per scegliere… di buttarmi dalla finestra e farla finita, arriva un’altra serie di persone. Con queste entrate a turni mi sembrava di essere in uno studio dentistico… o per meglio dire, uno studio psichiatrico date le circostanze.
«Ciao, bello. Filippo, yoooo!» dice un ragazzo abbronzato, con i capelli lunghi, neri e ricci. «Io sono il tuo bro nigga yo bellooooooo come te la passi zio» fa, senza alcun fiato e privo di punteggiatura.
«Presumo che voi cinque siate dell’Anarchia della Fattanza?.. Ho sentito parlare molto di voi.»
«Eh certo brooo, noi siamo super cool e quindi i nostri schoolmate parlano sempre di noi grandi brooooo»
Il bro si allungava sempre di più, presto avrebbe raggiunto anche il mio sistema nervoso e mi avrebbe fatto esplodere il cervello.
«Io sono il tuo nigga yo fratello Pietro!»
«Yooooooo» fa il coro dei tre ragazzi e di una ragazza dietro di lui.
«Noi siamo contro il governo, anarchia quindi bellooo! Anarchia for the win! Sei con noi?»
«Magari se parlaste in italiano?.. Ho qualche problema a comprendervi.»
«Oh, brooooooooooo! Non ti preoccupare, il tuo nigga ti aiuterà a essere uno zio! Ti raccomando a Vinello!»
Sto per chiedere chi sia Vinello, ma nonostante tutti mi adorano, nessuno mi ascolta. Da dietro Pietro esce un ragazzo molto basso, meno di un metro e sessanta, con un naso gigante e capelli rasati.
«Io sono Vinello! Pronto a darti tutto il vino che vuoi, quando vuoi, senza pagamenti aggiuntivi!»
«Ma solo se ti unisci alla Fazione, ovviamente mate!» aggiunge Pietro. «E fatti crescere quei capelli, non vorrai finire come Vinello!»
«YOOOOOOO!!» gridarono i tre dietro ai due. «BELLA QUESTA!»
…Non l’ho capita.
«Loro sono i broooooooooooooo, Roberta, Mario e Cosimo! Se vuoi qualunque tipo di alcool, chiedi alla prima! Se invece preferisci la birra, il secondo è lo zio giusto, bellooo! Il grande Cosimo invece si occupa di sigari e sigarette, è il migliore in città!»
«Tsk, tu non vieni dal mio paese, lì sì che c’è roba forte!» esclama Teresa.
«Beh, se cerchi la roba, ma la roba con la lettera maiuscola…» Pietro si avvicina a me e bisbiglia nell’orecchio: «Chiedi pure a me, ho anche una piantagione illegale in campagna, dove tengo anche le sintetiche.»
Mi spavento e per poco non cado all’indietro, ma vengo afferrato da una persona. Ho il terrore che sia Alberto, ma per fortuna è solo Elisa.
«Fai attenzione!» mi avverte.
Pietro prova a dirmi di più sui suoi bro, ma non può, perché una professoressa entra in classe furiosa.
«BESTIE, SEDETEVI E SMETTETE DI FARE CHIASSO!»
Mi siedo al primo posto che trovo per evitare di fare una pessima figura. Purtroppo non ho fatto attenzione, e capito proprio vicino a Roberta, che mi guarda convinta che le stia per chiedere un limoncello. Provo ad ignorarla, ma non ho successo, perché inizia a parlarmi…

 
Nota Bonus
Stamattina ho deciso che non avevo nulla da fare, e mi sono chiesto cosa potessi mai fare.
Quindi ho deciso di cercare di rappresentare i personaggi di questo racconto, ma io non so disegnare, faccio assolutamente schifo.
Quindi ho pensato che c'era un unico modo per ottenere quello che volevo, ovvero delle stupide pixel art.
Quindi ho rubato la base degli sprite di un videogioco (chissà se qualcuno lo indovina) e le ho modificate.
--
Ho deciso di iniziare con la Teocrazia del Sol'Rosa perché è la prima che viene presentata (e anche la prima che mi è venuta in mente prima di scrivere)
QUINDI eccola qui, completa di cognomi dei personaggi (inventati di sana pianta)

A partire da sinistra, Gabriele Rosa, Elisa Bea, Teresa Drotta, Federica Fedeli, Angela Ponte
Ditemi che ne pensate, perché a me piaceva l'idea (?)
 

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Capitolo 6
*** CERCHIamo di non far riaffiorare brutti ricordi ***


Vita di fazioni
in una classe disastrata

CERCHIamo di non far riaffiorare brutti ricordi

 
«Fratello, come te la passi?» mi chiede Roberta, appena seduta vicino a me e già una tortura.
«E’ appena entrata la professoressa urlandoci in faccia.» le dico a bassa voce «Puoi parlarmi dopo.»
«Ehi, bello, non devi essere stressato? Ho un po’ di grappa nello zaino, ti rilassa.»
«Mi rilasserebbe essere nel letto adesso!»
Evidentemente alzo troppo la voce, perché la professoressa mi sente.
«Zuzzulo Filippo!»
Per un attimo m’illudo che sta facendo l’appello ma realizzo velocemente che non può essere arrivata a me in cinque secondi dato che il mio cognome è probabilmente l’ultimo di ogni registro esistente. Zuzzulo, è così strano che se lo cerchi su Google non ti esce nessun risultato! E’ così triste, secondo me è colpa di mia madre.
«Ho sentito che stava discutendo con la signorina a fianco a lei. Di cosa?»
Decido che devo denunciare l’Anarchia, non solo per piacere ai professori, ma anche perché penso sia illegale portare bottiglie di grappa a scuola, e tutto il resto che questa Fazione che io definirei più che altro microcriminalità organizzata sta facendo.
«Mi ha offerto della grappa! Professoressa, le stavo indicando che non è consigliato! Dovremmo riferirlo alla Presidenza!»
Roberta non sembra per nulla preoccupata.
«E’ scritto nel regolamento di questa classe che sono è ammesso portare bevande alcoliche, basta non bere durante le ore di lezione!.. Tranne religione, ovviamente.» spiega l’insegnante.
«Regolamento di questa classe?»
«Ovviamente, Zuzzulo! Questa è una classe a statuto speciale! Ha delle regole speciali per ragazzi speciali!»
Sappiamo tutti che a persone con problemi psichici i genitori dicono sempre così, quindi una nuova conferma che mi trovo in un luogo in cui la logica è un optional. Manca solo che la scuola sia stata costruita sopra un antico cimitero indiano.
«Io sono la professoressa Comuni, la tua insegnante d’italiano e già sembri un menefreghista. Perché ti sei seduto nella zona dell’Anarchia? Stai meglio più a sinistra, verso la Repubblica.»
Tento di rimediare, quasi rendendomi ridicolo ai suoi occhi.
«Per favore, professoressa. Non sapevo delle regole speciali in questa classe, sa che sono nuovo ed è necessario che mi adatti alle tradizioni… ehm… locali, ma per quanto concerne le materie scolastiche la mia preparazione è consona al contesto in cui ci troviamo!» la prego, usando la maggior parte di termini colti adatti alla situazione.
«Beh, posso accettare le sue scuse, però non posso fargliela passare liscia per la mancanza di rispetto nei suoi confronti.»
Per un breve –ed intenso, intensissimo!- momento penso che mi stia per mettere una nota sul registro, ma poi esclama: «Presentati alla classe! E a me! Dicci qualcosa, su, ti aspettiamo!»
Una presentazione?! Odio le presentazioni, non servono assolutamente a nulla! E agli altri non interessano. E’ il momento che tanto aspettavo, il momento di un altro flashback.
Quando ero alle medie durante le ore di italiano ogni settimana facevamo il cerchio narrativo e se già il nome non spaventa, lo scopo terrorizzerebbe chiunque. Dovevamo prendere le sedie e posizionarle a cerchio, la professoressa Marta ci diceva “è come se foste alla tavola rotonda!” ma a me sembrava più come se stessimo per evocare un antico dio demoniaco.
Formato il cerchio, dovevamo prenderci per mano con i nostri vicini e chiudere gli occhi per qualche secondo, per rinforzare il nostro legame e capire le sensazioni di chi ci stava a destra e sinistra, e una volta canalizzati i pensieri –ancora oggi non so cosa volesse dire- potevamo iniziare a parlare. Di cosa parlavamo? Di ciò che ci era accaduto durante la settimana! Io ero e sono un ragazzo ordinario, e quindi non facevo niente di esaltante sette giorni su sette, eppure no, la professoressa Marta voleva saperlo! Spesso non ero il primo a parlare, ma uno degli ultimi. All’inizio può sembrare una cosa positiva, e così pensai, non devo essere io a rompere il ghiaccio, ma i miei compagni, è un sacrificio che possono fare per me, io gli voglio tanto bene e mi ripagheranno con questo. INVECE NO.
A Marta ‘sta bastarda, come amavo chiamarla, non piacevano le ripetizioni e voleva una nuova storia per ogni alunno. Se Luigi parlava dell’ottima cucina della mamma, nessun altro poteva parlare di cosa aveva mangiato. Se Floriana esternava le sue opinioni su quanto sia ingiusto fare i compiti la domenica, nessuno poteva lamentarsi della scuola. Io, che ero tra gli ultimi, avevo pochissimi argomenti validi e spesso restavo in silenzio. Marta mi invitava a “assorbire più energia” cambiando di posto e dando le mani ad altri compagni ma, chissà perché, non funzionava. Per i miei rifiuti, presi sette in italiano il primo anno. Il secondo però Marta venne trasferita perché il preside disse che il suo metodo d’insegnamento era più utile in un convento, e io non fui più d’accordo.
«Sono Filippo, vengo da un paesino del nord Italia in provincia di Bologna, ma mia madre ha trovato un lavoro al sud, e non scherzo, ha veramente trovato un lavoro al sud e non al nord, per quanto sembri improbabile. Mi piace leggere, ma non libri di youtuber o facebook star che si fingono di aver padronanza della propria lingua. Vado in palestra anche se la odio, il mio passatempo preferito è non fare nulla oppure riflettere su quanto sia materialista la società d’oggi, e no, aspiranti filosofi della classe, per materialista non intendo che crede che il fondamento della realtà sia solo materia. Non so come sono finito in questa classe ma farò in modo di lamentarmi con la preside.»
Mi siedo.
«Ottima presentazione! Mi piaci molto.» si complimenta la Comuni.
Devo solo capire cosa le è piaciuto della mia presentazione e poi sarà come una marionetta.
«Sembri proprio simpatico.» mi dice Roberta. «Ma posso farti una domanda?»
«Voglio ascoltare la lezione.»
Mi guarda come se le stessi parlando in turco. Le chiarisco le cose.
«No.»
Ma ovviamente non mi ascolta.
«Che cos’è la filosofia?.. Non ne ho mai sentito parlare.»
Mi giro e alzo la mano per intervenire.
La Comuni mi fa segno di parlare.
«Prof, posso sedermi vicino alla cattedra?»
NUOVI PERSONAGGINI

Repubblica delle Banane

Paola Stanzino, Marco Banale, Claudia Creato, Carolina Neri, Alberto Dionisio

 

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Capitolo 7
*** Spero che l'Unione sia più sana delle altre Fazioni ***


Vita di fazioni
in una classe disastrata

 
Spero che l'Unione sia più sana delle altre Fazioni
 
L’ora di italiano passa molto lentamente dato che nella classe dei pazzi sono indietro con il programma e devono ancora parlare del Decameron, quindi passo il tempo ad osservare meglio l’Unione dei Moderati, il quale nome m’ispira sicuramente più di Fattanza, Banane oppure Sol’Rosa. Se devo entrare in una Fazione, quella è giusta per me. Tutti i cinque ragazzi sembrano attenti e uno, non stanno pregando come dei fanatici, due, non sembrano progettare un’orgia di gruppo, tre, non credo che si stiano passando delle sigarette da sotto i banchi.
Valutate le superiori qualità dello schieramento, capisco che loro sono la mia OTP, ovvero la mia One True Pairing anche se sono in cinque, non ho nulla contro la poligamia se i miei partner hanno un QI che si aggira attorno alla media mondiale, dai.
Suona la campanella e cambia la professoressa; è il turno di matematica, la signora Cimino mi saluta allegramente chiedendomi cosa ho studiato nella mia vecchia scuola, e le vorrei rispondere con qualcosa di colto, ma le vacanze di Natale mi hanno fatto dimenticare il programma di algebra e pure qualche dettaglio sulla mia famiglia, e penso, anzi sono certo, che la colpa è di mia madre che avrà messo in quei calamari ripieni non solo acciughe, uova e parmigiano reggiano, ma anche una dose esagerata di alcool che mi ha condannato a dimenticare la maggior parte delle formule da usare quando si ha a che fare con quel terribile luogo denominato “piano cartesiano”, chiamato così dal suo creatore Cartesio, al quale evidentemente non bastava fondare un pensiero filosofico, doveva andare contro corrente e dedicarsi anche a rovinare la vita degli studenti dello scientifico.
«Parabola! Dovevamo fare quella a scuola.» rispondo io, rovistando tra i file corrotti del mio cervello.
«Ah, la parabola, una delle migliori rappresentazioni grafiche! Martino, puoi venire alla lavagna?»
Il ragazzo si alza con un sorriso ed io lo osservo; sembra Ferb di Phineas e Ferb, è uguale.
Fatta eccezione per i capelli verdi, ovviamente. Sono castani.
«Puoi illustrare al nuovo arrivato le caratteristiche della parabola?»
Subito dopo lui inizia ad elencare una serie di regole e di particolarità della parabola, con una velocità e specificità di termini incredibile; purtroppo io capisco un quarto di quello che dice e decido che studierò a casa con il libro.
«Grande Martino!» fa la professoressa, cacciando dal banco un guantone rosso con su scritto “Martino for Cesenatico 2016” e indossandolo sulla mano destra. Sarà una fan. «Ti meriti il tuo posto, il tuo posto come Matematico nell’Unione è perfetto, ti auguro buona fortuna per la gita a Boston!»
Il ragazzo ringrazia e ritorna al suo posto. Lui sembra normale. Certo, forse un po’ ossessionato con le equazioni nel piano cartesiano, ma non penso così tanto da sposarsele oppure venerarle come dee.
L’ora di matematica passa mentre la prof ci sottopone a problemi impossibili. Io riesco a risolverne uno al primo tentativo e mi sento la persona più felice del mondo, ma dopotutto si sa che quando trovi la soluzione in un quesito algebrico è come se avessi raggiunto il Nirvana per qualche secondo. Poi però una forza ti tira giù, e questa forza è un secondo problema che non riuscirai a risolvere. Mai. Perché hai già consumato le energie cercando di capire il primo.
Poi c’è l’ora d’inglese, ma io sono americano per un quarto di sangue -mia nonna, ovviamente paterna, figurarsi se mia madre mi avesse dato qualche vantaggio nel mio DNA- si era trasferita in Italia per seguire suo marito. Certamente, poi si è pentita e ha cercato in tutti i modi di ritornare in America abbandonando mio nonno, ma né i barconi clandestini né la fuga con il sottomarino di famiglia hanno funzionato, quindi è stata costretta a rimanere qui. Quando ero piccolo i miei genitori non c’erano quasi mai –e ti pare, mia madre che si prende cura di me?- e passavo le giornate con nonna Jill. Lei mi ha insegnato a parlare inglese e ogni volta che papà tornava a prendermi diceva: «Dear boy, you have to return to fuckin’ USA! U, S, A! Don’t become shit like your father and your moron mother! U, S, A! Escape while you still can, all glory to the star spangled banner! U, S, A!»
Con il tempo iniziai a capire cosa intendeva, e entrando in questa scuola sono sicuro che avesse ragione. Ma basta con i flashback, è ora di ricreazione e devo avvicinarmi all’Unione e devo convincerli a salvarmi dalla massa.
I cinque si trovano vicino alla porta della classe e stanno osservando il quaderno di Martino.
«EHIII, FILIPPO!» fa Teresa da dietro. «Andiamo a farci un giro, ti presento le amiche di Federica di 1°B!»
«Teresa, ti odiano e non ti vogliono vedere.» chiarisce l’altra ragazza.
«Ma io le amo tantissimo! Andiamo, andiamo!»
Le spiego che preferisco rimanere in classe. Inizialmente pare offesa, ma poi corre via per i corridoi dell’istituto mentre Federica la segue intimandole di fermarsi.
Mi avvicino ai Cinque Salvatori.
«Scusate, ciao, sono Filippo.»
«Ehi, Filippo, benvenuto!» fa un ragazzo alto, un viso rettangolare e capelli marroncini «Io sono Antonio, come va?»
«Bene…» rispondo io, sorpreso. Parevano poco amichevoli prima e adesso uno di loro sembra Alberto. «Diciamo bene date le circostanze, non ho mai avuto un primo giorno di scuola più… spiazzante.»
«Lo so, la nostra classe può sembrare molto strana, ma ti assicuro che ti affezionerai.» mi dice il ragazzo con i capelli rossi, che scopro chiamarsi Giulio.
«Sì, l’ho notato. Sapete dirmi come mai tutti mi ruotano attorno come se fossero pianeti?»
«Quella è la teoria Gabrielcentrica!» esclama Martino. «Assurda, senza dubbio.»
«Una teoria del Sol’Rosa, afferma che tutte le vicende della classe ruotano attorno alla volontà del discendente del Dio, ovvero Gabriele. Da qui il nome, Gabrielcentrica… la teoria implica che gli avvenimenti relativi agli alunni debbano prima essere “approvati” da Gabriele per accadere…» spiega Giulio. «Ma qui nessuno ci crede, è un’assurdità.»
«Qui tutto è un assurdità.» dico. «Comunque, sei sicuramente molto saggio… ma non avete risposto alla mia domanda… penso che sappiate la risposta anche a questa.»
«Oh, certamente. Penso sia per la gita.» dice Martino. «La preside ci ha detto che sei di noi vinceranno una gita. Cinque di una Fazione, più un sesto alunno.»
Ascoltavo, ma non capivo chi poteva meritarsi una gita in questa classe di pazzi.
«I rapporti tra Fazioni non sono rosei, al momento l’Anarchia non accetta né la Teocrazia che la Repubblica, la Repubblica vede la Teocrazia come un regime despotico e noi come persone noiose… ma non sto qui a elencarti tutte le ragioni delle discordanze, le scoprirai da solo. Il punto è che le altre Fazioni preferirebbero viaggiare con un novellino piuttosto che con vecchi compagni di classe.»
«Non capisco perché, questa divisione ci sta distruggendo…» fa Antonio.
«…ma secondo me ti cercano perché pensano che convincerti a far parte della loro Fazione convinca la preside a dare a loro il premio. Noi siamo sicuri che non sia così, per questo abbiamo mantenuto le distanze prima.»
«Quindi non mi vogliono veramente…» dico, riflettendoci su.
«Ehi, non ti preoccupare! Sono sicuro che ti vorranno bene con il tempo.»
«Ma che dici, è una fantastica notizia! Chi se ne frega di loro, ah, adesso posso insultarli senza pentirmi di quello che faccio! Che bello! Non mi avete mai dato notizia migliore!» prendo un respiro. «Ora scusate, volevo chiedervi se posso entrare nella vostra Fazione, che penso sia ben organizzata e non formata da… da… insomma, gli altri, ho finito gli aggettivi per definirli.»

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Capitolo 8
*** Desideri infranti e incontri inutili come questo titolo ***


Vita di fazioni
in una classe disastrata



 
 
Desideri infranti e incontri inutili come questo titolo
 

Ho appena chiesto a Martino di unirmi alla loro Fazione. E’ un po’ strano, visto che tutti gli altri hanno pregato me di unirsi, invece che il contrario. Per qualche millesimo di secondo penso di starmi omologando alla massa. Forse nella classe si è diffusa una pericolosa malattia, la quale mi ha contagiato, che come sintomo principale ha l’irresistibile desiderio di chiedere alle persone di unirsi alla propria Fazione. Ma poi arrivo alla conclusione che ciò è improbabile da un punto di vista medico.
Lui e i cinque rimangono in silenzio.
«Allora?» chiedo.
«Non possiamo.» risponde Martino.
«CHEEEE?!» grido io disperato. Che cosa ho fatto di male?
«Il terzo emendamento dell’Unione afferma che voglia un alunno far parte della Fazione, egli dovrà dimostrarsi degno dimostrando di avere un talento.»
Incuriosito, chiedo quali siano i due precedenti.
«Abbiamo organizzato i primi quattro in una filastrocca!» fa Giulio allegro. «Uno, non parlare dell’Unione pena punizione! Due, a chi scappa niente pappa! Tre, senza un talento non entri dentro! Quattro, le riunioni aperte a tutti, belli e brutti!... ehm… ci sto ancora lavorando.»
Ho un’idea.
«Ehi! Perché non mi assumete come poeta del gruppo?! Da piccolo creavo delle belle poesie, la maestra mi elogiava sempre! Posso… lavorare sulla filastrocca degli emendamenti!»
«Prima di tutto, non assumiamo, non siamo un’azienda ma una semplice Fazione. Ognuno di noi si adopera per il benessere dell’altro per condividere ciò che abbiamo.»
«Non m’importa se siete comunisti, ragazzi! Viva Marx! Il Manifesto del Partito Comunista è il mio libro preferito… dopo Twilight ovviamente, quello ha le migliori storie d’amore seeenza dubbio.»
«Ehm… non siamo comunisti.» specifica Antonio.
Tiro un sospiro di sollievo. «Mamma mia, pensavo che anche voi foste pazzi, e che mangiaste bambini! Che fortuna! In realtà non ho mai letto il manifesto del partito comunista! Allora, per il poeta, cosa ne pensate?» 
«Secondo!» continua Giulio «Io sono lo scrittore della Fazione, e nel mio campo rientra anche quello del poeta, dovrai trovare un diverso talento.»
«Io sono il matematico, ma penso tu lo sappia già.» spiega Martino.
«Io invece sono l'atleta.» dice Antonio. «Matteo qui vicino è il disegnatore, ma è troppo pigro perché faccia qualcosa di produttivo.»
«Tsk.» fa un ragazzo di media altezza, capelli neri, corti e lisci, occhi marroni e leggermente sovrappeso. «Semplicemente, gestisco bene il mio tempo
«E poi c’è Alessandro, che chiam-»
Antonio si guarda intorno ma non vede nessuno tranne me e i suoi tre compagni.
«Dove è andato?»
«Credo che abbia visto Amanda di 2°C. Le è corso dietro a distanza.»
«Se continua così verrà denunciato per stalking! L’ingiunzione restrittiva non è servita a nulla?»
«Vado io a spiegargli che quando una ragazza gli dice “non m’interessi” è perché non le interessa...» dice Matteo, scendendo per le scale e cercandolo.
«Mostraci che hai un talento e potrai entrare nell’Unione.» ripete nuovamente Martino «Pensa bene ai tuoi pregi, perché hai un solo tentativo.»
«Eh, sì! Lo dice la Costituzione!» esclama Giulio. «Il… il… nono emendamento! Nove, hai un tentativo solo, altrimenti ti buttiamo giù dal molo!»
«Giulio, se continui così prenderò veramente in considerazione Filippo al posto tuo.»
«Ma il molo è una metafora..!»
«Allora è una pessima metafora.»
Ritorniamo in classe, spinti violentemente dalla professoressa d’arte, che rimprovera aspramente Matteo quando ritorna con Alessandro.
A metà della lezione, bussano alla porta.
«Scusi, c’è la madre di Zuzzullo alla porta.»
Riconoscerei quella voce tra mille, la luce splendente tra le ombre!
ESTER! GRAZIE, KARMA!
«Siamo sicuri che è sua madre?» fa la professoressa.
«Già, siamo sicuri? Preferirei fosse uno sconosciuto.»
«Cosa volete che le faccia? Un test del DNA?» chiede Ester.
Oh, sarcasmo! E’ la mia migliore amica, le chiedo di andare a fare una cena insieme magari.
«E se fosse la sosia che ha rapito la madre e adesso si sta approfittando del fatto che sono simili? Non posso permettere che i miei studenti scompaiano, non posso perdere anche questo lavoro!»
Evidentemente la Velli ha una backstory molto tragica, ma qui non siamo in un fantasy come Game of Thrones in cui bisogna caratterizzare i personaggi in modo perfetto, e sono abbastanza sicuro che la mia massa è molto inferiore rispetto a quella del caro George.
Mi alzo senza salutare nessuno e seguo Ester per il corridoio.
«Ester, come fai a sopravvivere?»
«Tanto caffè e molte riviste di enigmistica.»
«Dici che dovrei provare anche io?»
«Abbiamo un distributore di caffè, ma per quanto riguarda le riviste devi comprarle all’edicola qui vicino. Però te le consiglio, alcune sono estremamente difficili e non riesco a completarle.»
«Ester, posso aiutarti? Sicuramente preferisco i sudoku alla mia classe.»
Arriviamo al portone della scuola, dove c’è mia madre con uno sguardo furente che sembra trapassare il corpo e attaccare l’anima; io rimango impassibile, dato che la mia anima è stata rubata moltissimo tempo fa (ovviamente proprio da lei).
«Filippo, hai scordato la merenda!» grida lei. «DEVI MANGIARE!»
Detto questo, prende dalla borsa una scatola con dentro tre biscotti fatti in casa, i quali però sembrano polpette. Sono sicuro che voglia usarmi come cavia per testare le sue capacità culinarie.
«Mamma, mi sono già procurato la merenda.» cerco di spiegarle. «Ho preso dei Pan di Stelle.»
«Preferisci dei biscotti della Mulino Bianco a me?! Ma i miei sono… OLIO DI PARMA FREE!»
«Forse intende olio di palma?» chiede Ester.
«NO, OLIO DI PARMA! UN MISCUGLIO SEGRETO INVENTATO DAI PARMIGIANI REGGIANI PER CONTROLLARE LA MENTE DEI POVERI SCIAGURATI CHE MANGIANO BISCOTTI PRECONFEZIONATI!»
Ester mi guarda confusa, io le faccio segno di andarsene, se non vuole impazzire.
«Ehi, mamma, ti prometto che li mangerò, però dobbiamo fare un colloquio con la preside.»
Lei considera l’offerta, mentre vedo Ester seduta che cerca di risolvere un rebus.
«Va bene, diavoletto!» mi dice arruffandomi i capelli. Io, spaventato, me li tocco per controllare che non mi abbia versato addosso qualche sostanza tossica, ma mia madre non è così intelligente da ordire un piano tanto complesso.
«Che cosa dovresti chiederle?»
«Spostarmi di classe, è una cosa da niente. Per favore, mamma.»
«Ti ho già fatto un favore portandoti i miei biscotti, adesso vuoi che mi lamenti con la preside?»
«Mamma, se tu fossi nella mia situazione, avresti già fatto fuori tutti con una spilla per capelli… non che siano fuori già di proprio.»
«Senti, Filippo! Sai che devo sbrigare faccende di lavoro veramente importanti, e non posso stare qui a farti da babysitter! Ci vediamo a pranzo, ho preparato la lasagna, e tu e tuo padre la mangerete, non come quando l’avete buttata giù dalla finestra!»
Vedo mia madre andarsene, e spero che non ritorni più. Ho già abbastanza problemi in questa scuola. Se pure lei mi mette i bastoni tra le ruote, tanto vale scappare di casa, scommetto che la mia vita sarà più facile.

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Capitolo 9
*** Purtroppo devo decidere a quale gruppo di matti unirmi ***


Vita di fazioni
in una classe disastrata



 
 
Purtroppo devo decidere a quale gruppo di matti devo unirmi
 
Dopo essere tornato dal discorso inutile con mia madre, mi risiedo vicino alla cattedra e continuo ad ascoltare la lezione. Una volta finite le lezioni, resto fuori e mangio un pezzo di pizza. Rimango fuori fino alle quattro, ora in cui mia madre mi trova vagare per le vie della città e mi riporta a casa come se fossi un cane, costringendomi a mangiare la sua lasagna.
La donna però deve andare al lavoro alle quattro e mezza, quindi le prometto che la mangio, quando in realtà appena se ne va la offro ai gatti che si aggirano per il cortile di casa mia. Sicuramente mangiano più di me, visto che ogni pranzo e cena metà delle mie porzioni sono destinate a loro. Mamma incolpa alla vicina, le dice di smetterla di attirare gatti nella nostra proprietà, ma nessuna delle due sa che dovrebbero incolpare me.
I gatti sono importantissimi per la mia sopravvivenza: le piccole creature devono fare i loro bisogni, che gentilmente lasciano sul cortile vicino a casa nostra. Io ho imparato a sopportare l’odore e la vista dei regalini osservando mia madre mentre prepara il cibo. Lei d’altra parte è costretta a ripulire giornalmente con l'aiuto della cara vicina, dandomi ancor più tempo libero dalla sua morsa. Sia io che i mici otteniamo qualcosa. Dopo ciò faccio i compiti, vado in palestra e guardo serie tv, non ceno e vado a dormire. A mezzanotte mi sveglio e preparo qualcosa di decente per la mia vera cena… più o meno questa è la mia vita e ne sono contento, ma purtroppo arriva la mattina e devo svegliarmi.
Mia madre mi toglie le coperte e com’è solita fare inizia a suonare le persiane. Mi ha anche detto che ha in mente di chiamare mio padre per creare un duetto; il suo posto sarebbero i cassetti. Faccio colazione abilmente evitando i biscotti-polpetta di Vera (questo è il nome di mia madre, ma lei è una donna falsissima.) e salgo sull’autobus, dove ritrovo Elisa.
«Ciao, Filippo!» mi dice.
«Ciao…» sospiro. «Vedo che sei di nuovo qui.»
«Finché prenderai l’autobus saremo noi due insieme!»
Sempre meglio che sopportare Alberto.
«E sai chi altro c’è? Alberto!»
Cerco di proteggere il mio corpo, per poi girarmi indietro a controllare.
Vedo dietro di me un uomo anziano. E non posso avere le allucinazioni perché il cibo che ho mangiato era sano.
«Ah, sei così divertente!» fa lei prima di mettersi a ridere.
«Come sei simpatica.» ironizzo.
«Posto il video su Vine, diventerà virale immediatamente!»
Mi basta sentire video e Vine che mi lancio verso Elisa e le prendo il cellulare con una mossa fulminea.
«Wow! Sei velocissimo! Come hai fatto?»
«Mia madre.»
«Non capisco.»
«L’anno scorso mi ero fissato con Clash of Clans e ci giocavo in continuazione, mia madre rubava il mio telefono in questo modo. Vedendola più volte ho capito come faceva.»
«Anche mia madre cercava di prendermi il telefono, dice che passo troppo tempo sui social network!.. Ma vedendo le statistiche postate da ILovePandas<3 sul suo Tumblr in realtà sembra che sto solo un po’ più su alla media!»
«Lascerò passare la tua frase sprovvista di un senso logico e con pessimo uso delle strutture grammaticali concesse dal nostro italiano, ma non posso accettare che segui i consigli di una persona chiamata “ILovePandascuoricino”
«Dici?... Effettivamente la maggior parte dei suoi post sono immagini che invitano ad essere vegani.»
«E’ giusto un consiglio, Elisa, ma Tumblr è il covo del male. Certa gente ci posta cose orribili, altro che deep web, quel coso è molto meglio di Tumblr.»
La ragazza non sembra preoccupata ma posa lo stesso il suo cellulare.
«Oggi è il grande giorno, la Cerimonia per te! Sono così emozionata!»
«Che cazzo stai dicendo.»
«Ieri ci hai conosciuti tutti, ed è il momento che tu faccia una decisione. Alla prima ora ci sarà la Cerimonia d’Iniziazione in cui dovrai decidere con chi stare!»
«E la lezione?»
«Non ti preoccupare, è l’ora di Cesella… il prof di religione!»
«Ma che avete tutti contro l’ora di religione? E’ comunque una materia!»
«Sì, certo! E i delfini sono mammiferi!»
«Che razza di metafora è? E poi, i delfini sono m-
«So che sceglierai noi! Il Dio ti accoglierà a braccia aperte!»
«Presumo che debba assolutamente scegliere una Fazione, giusto?»
«Beh, certo! Lo Statuto della classe parla chiaro, non vorrai essere… brrr… esposto… brrr…»
«Che cavolo vuol dire… esposto?»
«E’ qualcosa di terribile, non lo augurerei a nessuno!»
«Non mi hai risposto, lo sai?»
«Lo so benissimo, non voglio risponderti. Anche risponderti potrebbe causare la tua esposizione
E’ incredibile, quando m’interessa veramente una cosa nessuno mi risponde. Dovrò farci l’abitudine.
Dopo questo discorso che mi ha preparato a ciò che accadrà, inizio ad ascoltare la musica finché non entro a scuola. Saluto Ester e faccio un respiro profondo. Due giorni su centoventisei, ce la posso fare. 1,5% e non sono impazzito. Me ne manca il 98,5%.
Salgo le scale e apro la porta di classe, evidentemente chiusa dagli altri alunni per cercare di dimenticare che la 3°H esista.
Appena entro, vedo che la classe è totalmente cambiata. I banchi sono stati tutti spostati verso il fondo dell’aula, tranne quattro, che si trovano a fianco della cattedra, due a destra e due a sinistra, dietro di essi si siedono, a partire dalla destra, Gabriele, Martino, Paola e Pietro, e tengono in mano una ciotola bianca.
«Aspettate un attimo! Ma questa cosa già l’ho vista in Divergent! Avete copiato il film!»
«Loro hanno copiato noi!» fa Teresa dal suo banco dietro la classe «Questi romanzi teen-adult, viva Kafka e i suoi scarafaggi, sono molto meglio!»
«Che?»
«Questa è la Cerimonia d’Iniziazione, recluta.» fa il professore di religione «E’ il tuo tempo di decidere con chi vivrai i tuoi anni in questa scuola… e fai in fretta che devo iniziare a spiegare i dieci comandamenti.»
«No, professore! Oggi Vinello ha portato dieci bottiglie, è la nostra colazione!» si lamenta Pietro.
«Noi dobbiamo organizzarci per gli appuntamenti al buio della settimana prossima!.. Non vedo l’ora di conoscere persone interessanti…» fa Alberto muovendo la lingua come se fosse un serpente. Ew.
«E noi dobbiamo celebrare la grandezza del Sol’Rosa!» esclama Gabriele, mentre si scambia un’occhiata con Angela.
Il professore sospira. «Perché ho scelto questo lavoro?»
Io ne sono curioso. Cosa spinge una persona a diventare professore di religione? E soprattutto, in questa classe?
«Comunque… recluta… dovrai immergere la mano in una delle quattro ciotole, e una volta fatto ciò, farai ufficialmente parte di quella Fazione.»
Spero ancora che l’Unione possa accettare la mia candidatura, ma quando mi dirigo verso Martino, vedo che la sua ciotola è vuota.
«Quinto emendamento! Se la ciotola riempita vuoi vedere, talento dimostrato devi avere!» recita Giulio… quanto odio le filastrocche che si approfittano delle desinenze dei verbi per fare rime.
Insomma, non posso scegliere l’Unione dei Sani, e devo optare o per la Teocrazia dei Fanatici, l’Anarchia delle Sostanze Stupefacenti oppure la Repubblica del Sesso.
Cazzo, sarà una scelta molto difficile.

 
 

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Capitolo 10
*** Il mio destino è segnato. Letteralmente. ***


Vita di fazioni
in una classe disastrata

 
 
Il mio destino è segnato. Letteralmente. 

Vedo Gabriele, Pietro e Marco, che aspettano la mia decisione. Tutti sperano che io mi unisca alla loro fazione, cosicché abbiano più speranze di ottenere un premio: la gita in America, che, ora che ci penso, sarebbe utile molto anche a me. Potrei osservare il nuovo mondo ed esaudire il desiderio di mia nonna, scappando dallo stivale che sta sprofondando in quella pozza che è il Mar Mediterraneo –e sì, è una pozza di mare inquinato- e dirigendomi in un luogo dove posso mangiare cibo pieno di conservanti e ottenere un sacco di roba bella.
Per roba intendo oggetti, non sostanze stupefacenti, amici dell’Anarchia.
Quindi penso, devo vincere quel viaggio anche io, e qual è la Fazione che sembra più stabile, purtroppo non posso scegliere l’Unione e penso alla Teocrazia. Paiono tutti amicissimi, e Gabriele sembra un fanatico dello studio. Certo, forse le sue amiche no, ma sicuramente quei cinque sanno cos’è la filosofia a differenza di Roberta.
Faccio un passo verso la ciotola che tiene in mano Gabriele e immergo la mano nell’acqua.
«EVVAAAAAAAI!!!» grida Teresa.
Mi sanguinano le orecchie.
«CHE COSA?!» urla invece Marco. «Proprio loro, fra tutti?!»
Il ragazzo va da Paola e prende la ciotola, anche se lei prova a fermarlo.
«Non posso crederci! Io mi fidavo di te!» continua, dirigendosi verso di me.
Faccio qualche passo indietro, ma rapidamente mi sposto alla mia destra, mentre un getto d’acqua colpisce due persone dietro di me.
«Ehi, Marco! Stai attento! Questo era il mio nuovo vestito!» E’ Carolina.
Mi giro e vedo anche Alberto, che sembra più contento che arrabbiato.
«Com’è rinfrescante! Filippo, perché non pensi anche tu a b-
«SILENZIO!» tuona il professore, zittendo il ragazzo e fermando la sua frase (che non volevo assolutamente sentire). «Il ragazzo ha fatto la sua scelta, è ora il momento della lezione… ovvero… fate quello che volete… io vado a cercare di cambiare scuola.»
Detto questo, il professore esce e rimaniamo in classe.
Gabriele si alza e mi abbraccia.
«Grande, grande! Ottima scelta Filippo! Sono lieto che abbia deciso di accettare il Sol’Rosa come tuo Dio!»
«Finalmente potremo parlare di questioni burocratiche nell’autobus!» sorride Elisa.
Beh, dai, alla fine c’è pur sempre Elisa, che fatta eccezione per la sua ossessione per i social network, non presenta dei danni celebrali permanenti.
Vedo attorno a me le facce sconcertate della Repubblica, in particolar modo di Carolina che a quanto pare vuole incolparmi per ciò che è successo. Spero con tutto il mio cuore che inizino ad odiarmi, almeno non devo più sopportarli.
L’Unione e l’Anarchia, invece, non sembrano per nulla dispiaciuti. I primi si trovano riuniti attorno a Martino a fare chissà cosa, mentre i secondi si sono messi in cerchio attorno alla ciotola che aveva in mano Pietro, ma la stanno riempendo di vino e birra.
«Non pensi che quest’unione sia inusuale?» chiede Roberta ai suoi amici.
«Ehi, bro! Nulla è inusuale! E poi, cosa vuol dire, inusuale, ziaa?!»
Pietro e i suoi intercalari, magari arriverà un giorno in cui non ci farò più caso.
«Ci aggiungo un po’ di hashish? Fresco di campo!» consiglia Cosimo
Preferisco allontanarmi prima che mi offrano un sorso di quella brodaglia… ma non è che abbia una voce in capitolo. Teresa mi trascina via mentre mi sta abbracciando così forte da farmi esplodere gli organi interni.
Arriviamo nell’angolo nell’estrema destra della classe e mi libera.
«Caro Filippo Zuzzullo…» inizia Gabriele con tono solenne. «Da oggi sarai parte della Teocrazia del Sol’Rosa! Come tale, è il momento che tu ti dichiari fedele del Dio tramite una prova effettiva e visibile!»
Sospiro.
«E’ l’ora del marchio!»
Sento un tuono.
«Ehi, ragazzi, ma ha appena tuonato a ciel sereno!» faccio notare.
«Non preoccuparti, è solo Angela con gli effetti sonori del suo telefono.»
Lei annuisce e poi sento il muggito di una mucca.
«Questa invece è la sua suoneria, fantastica, no?»
«Amo le mucche.» dico esasperato.
«Comunque, marchio!»
«Che intendi con… marchio?»
«Tutti noi abbiamo un marchio, per dimostrare al Dio che seguiamo le sue decisioni!.. Lo chiamiamo… Marchio a fuoco!»
Il marchio a fuoco, quello che fanno nei film western al bestiame per dimostrare che quei vitelli sono di Bruce e non di Anthony, oppure sopra le immagini del Gran Biscotto Rovagnati.
«CHE? Ho capito la suoneria della mucca, ma io non sono una mucca!»
Provo a fare qualche passo indietro, ma sono in un angolo, che cazzo!
«Filippo, lo sai che è vietato il marchio a fuoco sugli animali?!» fa Teresa furiosa. «Non posso credere che l’abbiano concesso per tutto questo tempo!»
«E’ VIETATO PER GLI ANIMALI MA NON PER GLI UMANI?! MA CHE CAZZO!»
Mi aspetto da un momento all’altro che Gabriele cacci dal suo zaino un carbone ardente e inizi a pressarlo contro la mia pelle.
Invece, prende una penna rosa.
«Che succede?!»
«Ti stiamo marchiando.»
«Con… una penna?»
«Una penna?! UNA PENNA?! Questa è la Penna di Fuoco, passata di generazione in generazione fino a me!»
Annuisco lentamente.
«Tramite questo marchio verrai riconosciuto da tutti come componente della nostra Fazione!»
Elisa mi passa vicino e le sussurro a bassa voce.
«È indelebile?»
«No, ma è indelebile negli occhi del Dio!»
«Aaaah…»
Scopro il braccio mentre Gabriele inizia a disegnare qualcosa, ma non capisco bene cosa.
«Che stai disegnando?» chiedo.
«Il simbolo della nostra Fazione, il grande Sol’Rosa!»
A cosa poteva mai servire una penna rosa se non quello?
Le doti artistiche di Gabriele però sono pessime, e alla fine più che un sole quello che ha disegnato sembra un pallone da rugby con dei tentacoli che s’intrecciano tra loro.
«Bellissimo, Superiore Gabriele!» esclama Angela, mentre Teresa la guarda storto.
«Giusto, Angela. Mi hai ricordato una cosa molto importante. Da oggi, Filippo, mi chiamerai Superiore!»
Sì, chissenefrega di come devo chiamarlo. Se serve per ingrandire il suo ego lo faccio con piacere, magari esplode.
«Certo, Superiore.»
«Benissimo Filippo, ora che sei uno di noi è bene chiarire una cosa molto importante. Limita i contatti con l’Anarchia e la Repubblica.»
«Almeno su questo hai ragione.»
«Filippo, dammi il lei!»
«Non sapevo avesse problemi di identità di genere.»
«Non in quel senso!» si lamenta. «Sai cosa intendo! Non fare il simpatico, il Dio ci vede tutti e sa quando sbagli… quindi, non sbagliare!»
«Certo Superiore.»
Grazie a Dio… o dovrei dire al Sol’Rosa la campanella suona subito dopo. E’ passata un’ora, e sarà un’ora della mia vita sprecata, ma per fortuna è passata e posso dedicarmi alle lezioni.

N.d.A
Finalmente il bonus personaggi, adesso c'è l'Anarchia della Fattanza

Pietro Neri, Roberta Hoover, Vinello(???), Cosimo Ritorto, Mario Cervino

 
Adesso è finito il "First Story Arc", in cui Filippo fa conoscenza della classe. Nei prossimi capitoli vedremo la seconda parte della storia, in cui ci addentreremo nella vita di un paio di Fazioni!
 

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Capitolo 11
*** La speranza è l'ultima a morire, c'è appena stato il funerale del buon senso ***


Vita di Fazioni
in una classe disastrata

La speranza è l'ultima a morire, c'è appena stato il funerale del buonsenso


 

Nelle successive ore mi tengo lontano da Marco, che sembra furioso, e dall’Anarchia, che tanto è completamente fuori dopo che ha bevuto il cocktail di birra, vino e presunto hashish fresco di Cosimo. Provo a parlare con Martino, ma mi dice che sta organizzando uno spettacolo e preferisce concentrarsi su quello.
«Che genere di spettacolo?» chiedo.
«Stiamo raccogliendo fondi per darmi la possibilità di visitare Harward. E’ uno dei miei sogni e tutta l’Unione s’impegna perché lo raggiunga, sono fiero di loro!»
«Ti auguro buona fortuna… e volevo dirti che mi dispiace non essere riuscito a dimostrare il mio talento… ci tenevo tanto ad unirmi a voi.»
«Oh, puoi ancora! Puoi sempre cambiare Fazione se vuoi!»
«Veramente? Senza pagamenti aggiunti?»
«Sì, senza… pagamenti… basta che la nuova Fazione ti accetti.»
«Quindi potrei andarmene dalla Teocrazia e unirmi alla Repubblica?»
«Vuoi andare dove c’è Alberto?!»
«Era un esempio! Non andrei mai lì!»
«Beh, potresti, certo, ma Paola deve darti il permesso di entrare.»
Che bella notizia! Posso comunque abbandonare Gabriele e le sue discepole e continuare la mia vita con Martino e i suoi amici, solo, devo trovare un mio talento. Non è facile e richiederà tempo, ma sono sicuro che troverò qualcosa in cui eccello.
«Che ne pensi del talento Quoziente Intellettivo nella media? E’ comunque più alto del resto della classe!»
Martino mi guarda e capisco che devo andarmene il prima possibile se non voglio bruciare la mia occasione di unirmi ai Moderati, tanto nella classe già c’è odore di fumo per via delle canne e delle tre sigarette che sta fumando Pietro nello stesso momento.
Quando torno al mio posto –vicino ad Elisa- Gabriele mi parla, e dice che domani ci aspetta davanti alla scuola alle 17.33, gli chiedo il motivo di un orario così preciso, e mi risponde che il Dio ama i numeri dispari. Teresa annuisce come se fosse una di quelle teste dondolanti che la gente mette in macchina per farsi dire “Com’è buffa!”
All’inizio vorrei rifiutare, ma non posso, perché preferisco questa riunione a quello che dovrei fare a quell’ora.
--
«Mamma, io vado dai miei amici a scuola!»
«CHEEEE? FILIPPO, PENSAVO DOVESSIMO ANDARE A FARE SHOPPING INSIEME! DOBBIAMO COMPRARE I NUOVI CASSETTI!»
«Perché i nuovi cassetti?»
«Quelli di adesso non sono abbastanza rumorosi! Ho provato a testarli con tuo padre e non si è svegliato! Ho dovuto utilizzare i piatti!»
«Da quando in qua abbiamo degli strumenti musicali a casa? E in particolar modo, i piatti?»
«Ma che strumenti musicali! Io intendo i piatti della cucina! Sono stata costretta a ripulire a terra, e ringraziami! Pensa ai tuoi piedi e le schegge che potevano farti male! Su, andiamo!»
«No, mamma, l’hai detto pure tu, devo fare nuove amicizie! I cassetti possono aspettare.»
Le dico questo e approfittando del suo momento di stupore (non è abituata a vedere che esco di mia spontanea volontà con altre persone) chiudo la porta dietro di me, portandomi un piccolo zainetto, e mi dirigo a scuola.
Dato che ieri Elisa mi ha detto che Alberto prende l’autobus, prima di salire sul numero 2 controllo che non ci siano tracce di lui, e verificata la sua assenza, salgo.
Arrivo a scuola alle 17.15, e subito nel cortile vedo Teresa e Federica. Provo ad avvicinarmi a loro di soppiatto, ma è Teresa che corre verso di me e in un batter d’occhio sono a terra.
«FILIPPO SEI VENUTO SONO CONTENTISSIMA!!!! CHE HAI FATTO OGGI??»
«Sono… sopravvissuto» riesco a dire mentre la ragazza si trova sul mio petto. «Fino ad… adesso.»
«Ti sto facendo male?.. Ah, scusa! Sai, mi piace il contatto fisico con le persone!»
«Già devo sopportare Alberto, per favore… non metterti pure tu che già mi sembra di essere… in un anime giapponese, dato che questa… Fazione è formata da ragazze… e poi da Gabriele.»
«STAI DICENDO CHE NON MI VUOI BENE?!?!»
«Sì… Ti odio. Non… te l’ho già detto?»
«FEDERICA! HA DETTO CHE MI ODIA!»
«Sì, e tu mi fai pena.» le dice l’altra ragazza.
Appena sentita l’ultima parola, Teresa si alza e rimane ferma sul prato per un paio di secondi. Dopo aver girato la testa verso Federica, si dirige verso di lei con un’espressione di noia e con le braccia conserte. L’altra ragazza sbuffa.
«Che. Cosa. Hai. Detto.» fa Teresa.
«Che mi fai pena. E a quanto pare ha funzionato ancora una volta.»
«Non ti permettere più di dire che ti faccio pena! Io non faccio pena a nessuno! Sono una donna forte e indipendente e sicuramente non faccio pena a nessuno, giusto, Filippo?!»
«Tutta la classe mi fa pena.»
Teresa rimane sconvolta e con la bocca aperta per altri tre secondi.
«Ora la calmo io. Guarda come si fa.» spiega Federica, mentre Teresa continua a blaterare cose senza senso.
«Sì, hai proprio ragione. Scusa, non lo farò più.»
Teresa si ferma improvvisamente.
«…Ahw, come si fa a dire di no ad una faccia del genere!? E anche tu, Filippo! Sei così innocente che non posso arrabbiarmi con te!»
Federica mi sorride come per dire “Cosa da niente.” mentre io penso che Teresa è messa peggio di quanto credevo, e inizio a riflettere su quale possa essere il suo disturbo neurologico.
«Però adesso mi hai distratto, non ricordo più cosa stavo facendo! Cavoletti!» squittisce.
«Eh già. Cavoletti. Hai per caso qualche gossip da raccontarmi?»
«Ci penso un attimo…» fa, mentre Federica si avvicina a me.
«Teresa ha sempre una storia da raccontare. Sogna di scrivere libri, quindi dice che deve esercitarsi trovando “spunti di narrazione” nella vita di ogni giorno… ad essere sincera non capisco se se l’inventa di sana pianta oppure esagera ciò che vede con i suoi occhi… io glielo chiedo, ma lei dice che la sua vita è come quella dei film. Per me è lei che si fa dei film mentali.»
Federica, anche lei è al livello di Ester. Grande amica.
«Ho trovato! Che ne dici di Claudia e le sue lettere d’amore?»
«Gossip sulla Repubblica? Nah, quelli li raccontano loro stessi, nulla di nuovo.»
«Quelli della Repubblica scrivono lettere d’amore? Pensavo fossero più… diretti.» dico.
Federica fa una smorfia.
«Le loro lettere d’amore non sono molto romantiche, a dire la verità…»
«E poi Claudia ama scrivere, come me! Ma il suo stile di scrittura non è assolutamente al mio livello! Io uso delle analogie bellissime, lei si ferma alle similitudini!»
«Teresa, nessuno capisce le tue analogie.»
«E’ questo il bello! Quando il sole tramonta non scompare, ma ritorna grazie alla Terra che gira!»
«…stiamo provando a decodificare questo messaggio dall’inizio dell’anno, vuoi aiutarci, Filippo?»
Faccio di no con la testa, preferisco mantenermi il più lontano dai modi di fare di questa gente.


 
NOTE
Mi dispiace per aver pubblicato così tardi, in realtà avevo messo questo capitolo lunedì, ma per colpa dei problemi con il sito è scomparso.
Nonostante tutto la pubblicazione della prossima parte arriverà ugualmente venerdì, secondo la scaletta "pubblicazione ogni sei giorni"
Per farmi perdonare vi spoilero il titolo del prossimo capitolo, anche se non dice tanto:
 Riunione bollente durante la riunione del Sol'Rosa

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Capitolo 12
*** Atmosfera bollente durante la riunione del Sol'Rosa ***


Negli ultimi episodi di VITA DI FAZIONI IN UNA CLASSE DISASTRATA (per voi smemorati):
Filippo arriva alla sua nuova scuola, e incontra la sua classe, la 3°H, divisa in quattro Fazioni. Costretto a sceglierne una, pensa di unirsi all'Unione dei Moderati, quella che si avvicina di più ai suoi gusti, ma ciò non è possibile perché non possiede un talento. Senza molte possibilità, Filippo decide di entrare a far parte della Teocrazia del Sol'Rosa, a quanto pare covo di fanatici religiosi. Dopo ciò, Gabriele, il Superiore della Fazione, ordina una riunione sul prato della scuola per le 17:33. Filippo arriva in anticipo, incontrando Teresa e Federica. Il tempo passa, ed è quasi ora di iniziare la riunione...




 

Vita di Fazioni
in una classe disastrata





Atmosfera bollente durante la riunione del Sol'Rosa



 

Rimango per qualche minuto lontano da Teresa, che saltella sul prato cantando la sigla di Heidi, e da Federica, la quale respinge l’altra ragazza ogni volta che le è più vicina di un metro. Sembra che la voglia far cadere, ma la cantante improvvisata a ha quanto pare esperienza con questo genere di cose.
Mi escludo come sono solito fare e ignoro i messaggi sul cellulare di mia madre, che mi invia le foto dei suoi cassetti preferiti. Dopo un tempo indefinito, diciamo cinque sigle di Heidi, arrivano Gabriele, vestito con una lunga tunica rosa –tra poco sembra una sposa- e Angela, ma di Elisa non c’è traccia.
«Salve, fedeli! Ho delle grandi notizie da darvi!»
«Superiore, racconta!» esclama Angela.
«Viste le grandi doti di Angela, e la sua dedizione al culto del Sol’Rosa, ho piacere di annunciarvi che lei sarà il nuovo arcivescovo della Fazione!»
«Arcivescovo? Avete anche dei ranghi?» chiedo, io, curioso e terrorizzato nello stesso momento, ma non ho risposta perché Teresa inizia ad urlare.
«MA ERO IO L’ARCIVESCOVOOO!»
«Teresa, c’è un luogo e un momento per ogni cosa, ma non ora!»
«CHE COPIONE, ANCHE LE ANALOGIE INSENSATE MI COPI!»
«Angela ha fatto molte più cose di te nell’ultimo mese, e lei si merita questo titolo.»
«CERTO, TI HA LECCATO IL CU-
«Teresa, non accetto questo genere di linguaggio in una riunione della Teocrazia!»
«…ah, e allora sai che ti dico? Ti ha elogiato con belle parole per ottenere una posizione di vantaggio…COME FAREBBE UNA-
«Teresa, fermati!» dice Federica. «Non voleva dirlo.»
«OH, SI CHE VOLEVA DIRLO GABRIELE IL DIO DEL SOL’ROSA, IO DIREI DIO DELLA LUN’NERA!»
«…E’ per caso un’altra analogia?» chiedo io, ma lei continua.
«ALTRO CHE DISCENDENZA IO SONO LA VERA DISCENDENTE DEL SOL’ROSA! TRASMETTO I SUOI VALORI COME UN SATELLITE TRASMETTE RAI UNO!»
Era passata da cantare Heidi a dichiararsi una donna divina in un minuto.
«Ti stai rendendo ridicola…» fa Gabriele.
«AH, SI? TU SEI QUELLO CHE SI STA RENDENDO RIDICOLO! E TE LO DIMOSTRERO’!... CON IL GIOCO DEL SILENZIO, ANGELA!»
«Accetto la sfida, perderai subito!» la sfida Angela. «Non riusciresti a vincere nemmeno sfidando una roccia, parli in continuazione!»
«AH! HAI PARLATO, HAI PERSO! HA! HA! SONO LA MIGLIORE E TU UNA PERDENTEEEE»
Federica osserva la scena con una faccia mista tra il disgusto e il riso.
«Non lottiamo! Non lottiamo!» dice con voce calma Gabriele. «Potremo colmare le nostre differenze in un'altra riunione, dobbiamo fare buona impressione su Filippo.» continua guardandomi.
«Nah, non preoccupatevi… la mia impressione della classe è già pessima.»
«Oh! Lo so, l’Anarchia e la Repubblica sono terribili! L’Unione è così selettiva… solo noi portiamo luce.»
«Per classe… intendevo anche voi.»
Mi aspetto una reazione da Gabriele, ma è Angela a parlare.
«Poverino, è già stato influenzato dagli schieramenti avversari!.. Ma possiamo ancora salvarlo!»
Gabriele si gira e la guarda con approvazione, mentre Teresa cerca di fulminarla con lo sguardo, senza dire nulla. Probabilmente pensa ancora di dover vincere al gioco del silenzio, altrimenti la continuerebbe a insultare.
«Angela ha ragione, bisogna mostrare a Filippo che ciò che portano le altre Fazioni è solo illusione e oscurità!»
«Che palle.»                                                                         
Mentre mi chiedo a quale terribile tortura sarò costretto a partecipare, vedo Elisa arrivare dal cancello che porta al cortile della scuola. E’ sudata e pare preoccupatissima.
«Oh, grazie Sol’Rosa, di aver portato qui Elisa sana e salva.» fa Gabriele alzando la testa al cielo. «Dicci cosa hai scoperto.»
«Allora… la situazione non è per niente rosea. L’Anarchia ci ha praticamente dichiarato guerra!»
Sol'Rosa. Rosea. Spero non l'abbia fatto di proposito.
«Ha disconosciuto la nostra religione? Incredibile!» esclama Angela.
«No! Peggio!... Ne hanno abbracciata un’altra! Adesso venerano Oppio, dio dello sballo.»
Ah, già. Marco mi aveva detto che anche loro avevano una religione, e Oppio dio dello sballo è esattamente quello che mi aspetto da gente del genere.
Ma evidentemente il “discendente del Sol’Rosa” qui vicino non ne aveva la benchè minima idea.
«CHE COSA!?» grida Gabriele. «CIO’ E’ INAMMISSIBILE! NON POSSO ACCETTARLO! INFEDELI!»
«Per favore, Gabriele! Calmati! Possiamo contrattaccare!»
«OH! OVVIO CHE CONTRATTACCHEREMO! DOBBIAMO INDIRRE UNA CROCIATA CONTRO GLI INFEDELI! FILIPPO, E’ COSI’ CHE MOSTRERAI LA TUA FEDELTA’!»
«Che bello, siamo di nuovo nel Medioevo. Sono eccitatissimo.»
«ANGELA, TU VIENI CON ME DIETRO GLI ALBERI! DISCUTIAMO DELLA STRATEGIA D’ATTACCO!»
«Certo, Superiore! Pianifichiamo i coltelli da usare nella battaglia!»
Dietro gli alberi? Coltelli?
«ELISA, TU RIMARRAI QUI! INSIEME A FEDERICA, FILIPPO E QUELL’ALTRA!»
«QUELL’ALTRA?! SUPERIORE?!! FINO A IERI ERO LA TUA MIGLIORE AMICA!»
«MALEDIZIONE, TERESA! SMETTILA DI FARE LA PRIMADONNA! QUI C’E’ SOLO UN PRIMO, ED E’ IL PRANZO DI GABRIELE CHE LUI NON HA MANGIATO!»
Cavolo, ha ragione. Nello zaino ho il pranzo di mia madre (non c’erano gatti a cui darlo).
Detto questo, si gira e insieme ad Angela si nasconde dietro gli alberi davanti a noi.
«CIOE’ MA LI AVETE VISTI!» urla Teresa «CHE COSA VANNO A FARE DIETRO GLI ALBERI EEEEH»
«Teresa, per favore. Le mie orecchie ti hanno sopportato abbastanza.»
«CHISSENEFREGA DELLE TUE ORECCHIE! LE MIE NON POSSONO PIU’ SENTIRE LA VOCE DI ANGELA, E’ UN DEMONE!»
«Teresa…» sussurra Federica. «Il gioco del silenzio! Adesso che Angela se n’è andata puoi ancora vincere!»
Gli occhi della pazza brillano. «Giusto!.. Allora adesso rimarrò in silenzio e le farò vedere chi comanda! Ritornerò ad essere arcivescovo!»
Si butta a terra e inizia a rotolare su e giù.
«Adesso che abbiamo fermato l’ira di Teresa possiamo continuare.» sorride Federica. «Scusa, Filippo, spero che non ti abbia sconvolto.»
«Non più di quando mia madre preparò la carbonara con i carboni ardenti. Non sono andato in ospedale solo perché l’acqua che mi aveva dato era a meno venti gradi.»
«Ma a meno venti gradi dovrebbe essere ghiaccio..?»
«Non fare domande su mia madre. Mi chiedo come mai sia sopravvissuta a tutti i nemici che si è fatta… ora che ci penso, forse proprio con la carbonara…»
«Lasciamo stare… dobbiamo parlare dell’Anarchia, altrimenti rischiamo di violare il terzo comandamento.» spiega Elisa.
«Che cazzo, avete anche voi un codice legislativo? Almeno ditemi che non lo organizzate in filastrocche.»
«Ehi! Linguaggio scurrile… rimani in silenzio, che se Gabriele ti sente… hai violato un altro comandamento!»
«Ok, ma quanti ne esistono?..»
«Solo Gabriele lo sa…»
Passa qualche minuto, in cui Elisa ci spiega esattamente cosa è successo. La ragazza, tramite Facebook, ha seguito i movimenti dei componenti dell’Anarchia e ha scoperto che erano diretti alla loro base, Vicolo Aldo Moro, e una volta arrivata lì, ha sentito Pietro che diceva: «E’ arrivato il Messia, è qui!» estraendo dalla sua tasca una pianta di papaver somniferum, da dove si ricava l’oppio. «Questa è solo una delle sue manifestazioni!» continuava. «E’ nostro dovere cercare il dio Oppio dovunque, e dimostrare al mondo che tramite la sua assunzione si può vedere il mondo come realmente è, e non come i sensi ce lo mostrano!...»
«Un culto… originale, non c’è che dire.» termina Elisa. «Ma sappiamo tutti che l’oppio non è che un mero strumento per drogarsi. E’ il Sol’Rosa che è l’unico essere onnipotente!»
Improvvisamente, sento qualcosa sulla mia spalla, e d’istinto mi giro.
E’ Gabriele, seguito da Angela.
«Mi hai fatto prendere un colpo!» esclama Elisa. «E come hai fatto ad apparire dietro di noi? Gli alberi sono nell’altra direzione!»
«Il Dio ha permesso a me ed Angela di creare un varco spazio-temporale ed apparire dietro di voi. Ho visto il futuro! E ho visto, Filippo, che tu compirai una grande azione!»
«Io ho visto che hai camminato in punta di piedi nascondendoti dietro i cespugli.»
«SSSHHHH! La tua vista è offuscata dal male! Ma ti purificherai compiendo una missione!»
«Che genere di missione?»
«T’infiltrerai nell’Anarchia per scoprire i loro segreti, insieme ad Elisa!»
«Ma… Superiore… sono stata lì poco tempo fa, devo tornare?»
«Non c’è da preoccuparsi, mia messaggera. Grazie alla benevolenza del Dio sono in possesso di quattro biglietti dell’autobus, affinchè tu e Filippo raggiungiate la vostra meta in breve tempo e senza fatica.»
«Il tabacchino a cui ti ho visto prima sarebbe il Dio?» chiedo.
«Filippo, smettila di contraddire il tuo superiore, altrimenti… dovrò… esporti…»
«E’ una misura drastica, Superiore!» fa Elisa. «Non punisca Filippo così!» 
Alla fine decido che tanto vale fare questa missione, mia madre sta ancora all’Ikea a cercare i cassetti giusti per svegliarmi, e non voglio stare con lei per nulla al mondo.
«Va bene… andiamo a vedere che razza di religione hanno fondato.»




nota:
Scusate scusate tanto nel prossimo capitolo vi arriverà l'Unione dei Moderati ve lo promettooooo 
Stavo cercando dei siti dove potevo "dettagliare" di più i miei personaggi, e ne ho trovato uno. Praticamente grazie ad esso potrei creare dei personaggi più grandi dei soliti sprite e con meno lavoro. Magari tra qualche capitolo vi farò vedere di cosa parlo

 

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Capitolo 13
*** Non accettare caramelle dagli sconosciuti, soprattutto se sono piene di droga ***


Vita di Fazioni
in una classe disastrata



Non accettare caramelle dagli sconosciuti, soprattutto se sono piene di droga



 
Salgo nell’autobus con Elisa e lei non può fare a meno di raccontare cosa ne pensa dei social network.
«Hai visto?! Instagram ha di nuovo cambiato skin! Adesso è bruttissima! Perché fanno così?»
Io veramente mi chiedo come mai, ad intervalli di uno o due anni, certi siti cambiano la loro impostazione grafica, ma non mi lamento perché sinceramente non controllo ogni angolo in cerca di differenze come gli ossessionati della settimana enigmistica.
E no, non sto criticando Ester, Ester fa eccezione! Lei è una di quei bravi ossessionati della settimana enigmistica.
«Ti vuoi fare un selfie con me?» mi chiede Elisa.
«No! Non sia mai. Preferisco non farmi conoscere da nessuno, in particolar modo con voi della classe!»
«Vabbè, allora la farò da sola.»
Elisa alza il suo telefono in alto e storce la sua faccia in maniera innaturale, poi scatta. Nota che la guardo in modo enigmatico.
«Hai avuto qualche problema ai muscoli del viso?» chiedo.
«No, è la mia “faccia da selfie”. Tutti ne abbiamo una. Una faccia reale e una faccia da selfie, come le maschere! Pirandello l’aveva predetto molto tempo fa.»
Uno, nessuno e centomila. Un telefono, nessuno che non ti conosce, centomila like. 
«Perché non potete farvi delle foto con la vostra faccia reale?»
«Ma scherzi! A me servono i like! E quelli vengono tramite i filtri e le facce da selfie!»
«Sarà…»
«…E adesso inseriamo gli hashtag! #AutobusTime #missionesegreta #OppioTiStroppio #BelenARoma… invia!»
«OppioTiStroppio? Non se ne accorgeranno quelli dell’Anarachia?»
«Tsk, loro non usano i social network! Dicono che la maria li connette al mondo.»
«E… Belen a Roma? Cosa c’entra?»
«Filippo, ma devo spiegarti tutto?!»
Forse capendo come funzionano i social network capirò come funziona il mondo e come mai questa classe è diventata così stramba… dopotutto la gente passa più tempo lì che nella vita reale ormai…
Elisa capisce che sono confuso e inizia a parlare senza che glielo chieda.
«BelenARoma è trending! Così la gente penserà che parli di Belen e vedrà il mio post! Sono o non sono un genio?»
«Che esperta… certo…»
«Certe cose le impari con il tempo… all’inizio non sapevo nemmeno la posizione giusta per i selfie, ma dopo due anni ho imparato l’angolo dell’inclinazione, il filtro giusto, la posizione del braccio, il-
«Va bene, va bene… ho capito… farsi selfie a quanto pare è molto difficile…»
«Non sai, è un arte! Dovremmo studiarla a scuola insieme a Picasso e Andy!»
Per il resto del viaggio io ed Elisa rimaniamo per lo più in silenzio, io ascolto qualche canzone mentre lei continua ad alternarsi tra Pinterest e Reddit. Non posso crederci, li conosce tutti? Scambiamo qualche opinione, ma nulla di che. Io mi devo preparare a ciò che vedrò e devo stare in pace con me stesso.
Dopo una ventina di minuti d’autobus mi fa segno di scendere e ci avviamo per la zona pedonale. Fortunatamente sono arrivato in questa città dopo Capodanno, quindi in sette giorni sono più o meno stato capace di conoscere le vie più note… in men che non si dica, però, io ed Elisa ci troviamo in un vicolo buio, e lei accende la torcia del suo telefono.
«Com’è che non c’è più luce? E’ già buio?»
«No, l’Anarchia ha scelto questo posto perché qui non li può scoprire nessuno.»
«Beh, bella scelta…»
«Fai attenzione ai piedi, meglio se non calpesti le siringhe usate.»
Vorrei lamentarmi ma basta, ho capito che è meglio se sorrido e annuisco.
«Tu come fai a sapere di questo posto?»
«Sono l’investigatrice della Fazione… e con l’Aiuto dell’Hacker dei Moderati sono riuscita a capire dove si nascondono quando non sono in classe!»
«Chi sarebbe l’Hacker?» chiedo.
«Alessandro, quello che ci ha provato con sei ragazze in quest’anno scolastico..?»
«Sei ragazze? Come ha fatto in quattro mesi?»
«Beh… diciamo che le ha convinte ad andarsene in poco tempo… ma meglio che non parli di questo quando ti è vicino, potrebbe offendersi…»
Provo a dire qualcosa ma Elisa spegne la torcia e mi zittisce.
Ci nascondiamo dietro una lampada che convenientemente ha la nostra forma.
«Ma com'è pos-» cerco di dire, ma Elisa mi zittisce ancora.
«Eccoli!» sussurra.
Inizialmente non vedo nulla, ma poi i miei occhi si abituano al buio. Che poi, recentemente ho scoperto che le carote non fanno veramente vedere meglio nell’oscurità! Ovviamente mia madre me lo diceva sempre per farmi mangiare quegli orrori che preparava, e io ci credevo. Maledetto me bambino, se potessi andare indietro nel tempo prenderei ogni mio piatto con le carote e lo darei ai gatti della vicina… Anzi, ora che ci penso se fossi capace di andare indietro probabilmente farei in modo di darmi in affido a chiunque tranne mia madre.
Nella penombra vedo cinque figure attorno a una lampadina a forma di gatto, e subito riconosco Pietro grazie ai suoi lunghissimi capelli. Chiaramente sono lui e il resto dell’Anarchia, perché trovo impossibile che delle persone capaci di ragionare si andrebbero a ficcare in un vicolo senza luce. La conferma arriva pochi secondi dopo, quando sento il leader parlare.
«Fedeli di Oppio, ora che abbiamo completato il rito d’iniziazione è il momento di recarci dentro la base e innalzare un altare in suo onore!»
«Tutto per il grande Oppio!» esclama Vinello, entrando in una porta con i suoi compagni.
…E’ vero, ancora non so il suo nome.
«Scusa, Elisa, ma mi chiedevo, qual è il vero nome di Vin-
«Non è il momento per queste curiosità! Dobbiamo infiltrarci e scoprire di più!»
«Ma cosa possiamo scoprire? Non penso ci sia altro da sapere, è chiaro che hanno così tante rotelle fuori posto che ormai non possono essere più riparati.»
«Ma non dobbiamo ripararli, stupidino! Dobbiamo incastrarli!»
«Sì, vabbè… dobbiamo seguirli, quindi?»
Elisa fa una smorfia e dopo sorride.
Ma riconosco quel sorriso. E’ il sorriso che faccio ogni volta a mia madre quando voglio allontanarmi il più possibile da lei senza che mi butti in mare dalla rabbia.
«Che cosa hai in mente?» le chiedo scandendo bene le sillabe.
«Non possiamo andare lì insieme, capiranno che li sto spiando!»
«Con tutto l’alcool che hanno in corpo?!... E poi perché io sì!»
«Ehm… probabilmente penseranno che vuoi unirti alla loro Fazione…»
«Ma mi hanno visto mentre sceglievo voi!»
«E dopo hanno bevuto quel… coso in quella bacinella..! Sicuramente avranno scordato cosa è successo!»
«…Ma ammesso ciò, mi stai mandando in un covo di pazzi! Ti rendi conto di ciò che dovrò sopportare? Chissà cosa c’è dentro quel posto!»
«Devi essere coraggioso, Filippo, per tutti noi!»
«Sicuramente non è adatto alla vita umana! Mi aspetto di trovare un mostro radioattivo là dentro!»
«Ma pensa, saresti il primo ad entrare nel covo dell’Anarchia! Che onore!»
«Anche se sarò il primo ad entrare chi ti assicura che sarò il primo ad uscire?!»
«Ehm… ti assicurerò una posizione alta nei ranghi della Teocrazia?»
«MA CHI SE NE FREGA DELLA TEOCRAZIA! MI STAI CONDANNANDO A MORTE!»
Giusto dopo la parola morte –ma guarda te- sento una voce provenire dalla lampa-gatto.
«C’è qualcuno? Fatti avanti!»
Cazzo, è Roberta. Ci ha sentiti.
«Buona fortuna!» mi sussurra Elisa.
«Che stai dic-
Ma prima che termini la frase, lei mi ha già spinto e sono completamente visibile. E’ la fine.
«Filippo..?»
«Sì… Roberta… purtroppo sono proprio io, Filippo…»
Lei si ferma per qualche secondo, osservandomi
«Ci sei venuto a trovare! Sono così contenta!»
«Anche io…» dico roteando gli occhi.
«Scommetto che vuoi scegliere noi come tua Fazione, vero?»
«Sono venuto per… vedere come passate le giornate… ecco…»
«Allora entra, entra nella nostra base, sarà bellissimo!»
Senza che io possa contraddire, Roberta apre la porta e mi spinge dentro all’edificio, chiudendo la porta. Cerco di sospirare, ma l’aria è irrespirabile.
…Dove cazzo mi trovo?

 
Ecco i personaggi dell'Unione!
(in questo caso non ho fatto gli sprite, ma penso che li farò prima o poi. Comunque tutti i personaggi adotteranno questo stile e li posterò nelle prossime puntate)





Martino Fini, Alessandro Bruno, Matteo Farro, Giulio Penna, Antonio Giri



 

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Capitolo 14
*** Dalle stalle alle stelle (però in questo caso le stelle fanno ugualmente schifo) ***


Vita di Fazioni
in una classe disastrata



Dalle stalle alle stelle (però in questo caso le stelle fanno ugualmente schifo)




Davanti a me si trova una coltre di nebbia… aspetta un attimo… non è nebbia! E’ fumo!
Dovevo aspettarmelo.
Non capisco dove mi trovo perché sono completamente circondato da esso e vedo a malapena cosa c’è davanti a me. Agito la mano per liberarmi la strada, ma non c’è modo di sbarazzarmi del fumo. Per non morire soffocato, devo tenere il respiro. So che è un controsenso, ma preferisco non respirare che ingerire tonnellate di fumo.
«Ragazzi!» urlo, cercando di non ispirare mentre pronuncio la parola. «Aiuto, per favore!»
Nessuna risposta.
Per una volta, devo ringraziare mia madre. E’ lei che mi ha insegnato a trattenere il respiro per lungo tempo, grazie alla sua cucina. Ovviamente non l’ha fatto volontariamente, perché lei non mi ha mai cercato di aiutare. Quando preparava la pasta, pretendeva che io la guardassi cosicché imparassi un giorno anche io ad essere bravo come lei.
Punto primo, lei non era brava, ma questo penso si sia già capito.
Punto secondo, quando cucinava, gli odori nella cucina non erano certo dei migliori, e quindi dovevo trattenere il fiato per sopravvivere… dopo otto anni di quella tortura sono diventato un esperto… peccato che comunque il massimo che riesco a sopportare è davvero poco.
«Pietro… Mario… Cosimo?... Qualcuno?»
Ancora una volta, nessuna risposta… nulla… saranno svenuti dopo un’ubriacatura, oppure si staranno godendo una visita al Dio Oppio.
Continuo a camminare attorniato dal bianco, e mi rendo conto che non riesco nemmeno a capire dove sto camminando. Appena dopo che faccio questa riflessione, poggio il piede su una superficie curva, e faccio il mio meglio per stabilizzarmi, ma inciampo e cado a terra con la faccia avanti… e purtroppo svengo.
Quando mi risveglio sono in una radura, circondato da alberi giganti.
«Ma che…»
Mi guardo intorno. A una ventina di passi da me si trova una casetta minuscola, a forma di pera, capace di ospitare al massimo una sola persona.
Non ho idea di cosa sia successo e provo a capire su cosa sono inciampato, ma prima che il mio cervello possa elaborare un pensiero, qualcuno mi urla in faccia.
«BROOOO!»
E’ Pietro.
«Pietro..? Dove siamo?»
«Nel regno di Oppio!»
«Pietro, ti ho chiesto dove siamo.»
«E io ti ho risposto, nel regno di Oppio, fratello! Finalmente ci siamo, anche tu veneri Oppio?»
«Non sia mai!»
«E allora perché sei nel regno di Oppio?»
«Non lo so! Roberta mi ha fatto entrare nella vostra… casa del fumo… e sono inciampato.»
«Aaah, giusto brooooooo! Sarà stata una bottiglia di limoncello che Cosimo ha lasciato a terra!»
«Ma ti sembra sicuro lasciare bottiglie a terra? Certa gente può farsi male! COME ME!»
«Zio, basta guardarsi i piedi ed è tutto apposto!»
«MA SE A MALAPENA VEDEVO QUALCOSA!»
«Ah…» sospirò. Sembrava veramente sorpreso. «Forse perché non ti sei allenato! Noi bro della Fattanza abbiamo studiato per ben tre anni per riuscire a vedere nel fumo, bellaaaa!»
«Posso andarmene?» chiedo esasperato.
«E forse è per questo che non vedi che questo è il Regno di Oppio! La realtà delle cose è questa, non ciò che vediamo nelle nostre vite, brooooooooooo!»
Già c’era Gabriele, adesso dovevo passare il tempo con un altro fanatico che venerava un Dio molto probabilmente… anzi, che dico, sicuramente non esistente… e poi c’era un modo per resettare il suo “bro”?
«Pietro, io sono per la tolleranza di ogni religione, ideologia, sesso, orientamento sessuale, razza, cavolo, anche che cibo mangi, non m’interessa se sei vegano o no, ma… VUOI DIRMI COME FACCIO AD ANDARMENE DA QUI?!»
«Broooooooooooooooooooooooo! Calma, bello! Vuoi rilassarti un po’ con dell’erba?»
Sospiro. «No. Voglio. Andarmene.»
«Potevi dirlo prima!»
Adesso lo picchio. Adesso lo picchio.
«Per andarsene bisogna chiedere al Dio Oppio, sopra le nuvole! Tra poco andiamo a trovarlo!»
«Per “andare a trovarlo” intendete fisicamente oppure… spiritualmente
«Che intendi, amico?!»
«Avete intenzione di salire sulle nuvole… oppure… come posso metterla… ecco, vedere il mondo come realmente è, tramite… quello che fate di solito?»
«Come sei simpatico, Filippo! Siamo già nel mondo come realmente è, ed è per questo che saliremo sulle nuvole!»
Sinceramente mi aspettavo l’altra risposta, ma chiaramente salire sulle nuvole non è possibile se non tramite sostanze stupefacenti… oppure aerei o elicotteri, certo, ma questa gente non sa pilotarli. E anche se ci fossero cose del genere, non ci salirei mai.
«Come dovremmo salire sulle nuvole?» chiedo, facendo finta di essere curioso, ma in realtà più stressato di mia madre la mattina.
«Abbiamo preparato una scala! Prima abbiamo piantato cinque semi di papaverum somniferum e siamo pronti a vederli crescere, broooooooooooooooooooooooooooooooo!»
«Non penso che dei papaveri vi possano permettere di salire sulle nuvole…»
Forse ero in un incubo, certo! L’unica spiegazione era questa! Magari un incubo da quando sono entrato in quel posto orribile, o forse… un incubo dopo le vacanze di Natale! Che sollievo sarebbe… oddio, speriamo di essere svegliato da mia madre da un momento all’altro, non m’importa quanto deve soffrire il mio udito!
«Ma Filippo!» risponde Pietro «L’hai sentita la canzone, fra? I papaveri son alti alti alti, e tu sei piccolino…»
«Sono sicuro che i papaveri non siano così alti…»
«Non dubitare del grande Oppio! Nel mondo non ostruito dai sensi tutto può accadere, yooo!»
Sto per insultarlo pesantemente, ma proprio quando non me l’aspetto, il terreno inizia a vibrare.
«Che sta succedendo?» chiedo.
«E’ lui, è lui! Il papavero sta crescendo, broooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!»
Dalla casetta escono correndo Roberta, Mario e Cosimo, e mi chiedo come potevano entrare in un posto del genere tre persone. Vinello, invece, appare da dietro un albero, dicendo che stava controllando se erano ulivi da cui ricavare un buon vino.
«Finalmente!» grida Cosimo mentre ci raggiunge.
La terra inizia a tremare, come se ci fosse un terremoto.
«Non dovremo correre in un posto sicuro?» urlo.
«Qui siamo troppo al sicuro! Il papavero ci porterà da Oppio!» mi risponde Roberta, come sempre totalmente inutile.
Non c’è nulla da fare. Posso solo aspettare la mia morte, sempre se non sono già morto soffocato da quel fumo e adesso mi ritrovo in un paradiso per tossicodipendenti.
Straordinariamente, però, davanti a me inizia a crearsi un enorme stelo, che circa ogni venti centimetri lascia spazio a delle foglie, che si organizzano a mo’ di scale a chiocciola. La pianta continua a protendersi verso il cielo, mentre io osservo la scena certo di aver ingerito qualche strana droga. Vedo il fiore salire sempre di più, finché non scompare tra le nuvole.
«Che ti avevo detto, zio? Eh? Eh? Eh?» fa Pietro dandomi un pugnetto sulla spalla.
«Ciò… ciò… non ha minimamente senso! Che sta succedendo?»
«Oppio ti ha dato la possibilità di unirti al suo culto! E’ un grande onore, dovresti accettare la sua proposta e scalare il papaverum somniferum insieme a noi!» propone Roberta. «Dopotutto è la tua unica possibilità per tornare al mondo dei sensi ingannatori!»
«Roberta… hai per caso formato tre frasi di senso compiuto usando un registro giusto un pelo più colto dell’italiano medio?»
«CHEEEE? Registro? Siamo a scuola?»
«…Lascia stare.»
«Allora, zio, vuoi salire ed incontrare Oppio insieme a noi?» mi chiede Pietro.
«Se è l’unico modo per andarsene da qui, penso che non sia una scelta.»
Devo assolutamente andarmene da questo covo di pazzi, dirne quattro ad Elisa e Gabriele, e denunciare alla polizia, ai vigili del fuoco, all’ONU, la NATO e chiunque altro mi venga in mente durante questo viaggio questa Fazione.
…Questi sono i momenti in cui pensi, forse era meglio che andavo con mia madre a scegliere i cassetti.




 
PERSONAGGI DELLA TEOCRAZIA DEL SOL'ROSA

(ho cercato di farli più simili possibile agli sprite e alle descrizioni date da me, purtroppo non avevo libertà illimitata T_T)



Gabriele Rosa, Elisa Bea, Teresa Drotta, Federica Fedeli , Angela Ponte

 

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Capitolo 15
*** Giardini e Case da Incubo, nuova stagione su Cielo ***


Vita di Fazioni
in una classe disastrata



 
Giardini e Case da Incubo, nuova stagione su Cielo




I cinque drogati pazzi iniziano a salire le foglie, mentre io rimango indietro. Non ho assolutamente intenzione di marciare davanti a loro, la mia fiducia nei loro confronti è meno di zero, e dato lo stato dei loro neuroni (la metà saranno probabilmente già distrutti) ho paura che qualcosa vada per il verso sbagliato e mi spingano giù, facendomi cadere a terra. Io sto ancora sperando di essere in un sogno lucido estremamente vivido, ma non mi va di controllare se mi faccio male cadendo, soprattutto quando si considera che se ho torto, la mia morte è statisticamente certa.
«Oppio! Oppio! Oppio!» gridano in coro i cinque mentre continuiamo a salire il papavero gigante.
«Scusa… Pietro…» provo a dirgli, e per mia fortuna smette di evocare il nuovo Dio preferito della classe.
«Bro, che c’è?»
Oddio, il bro si è resettato! Incredibile! Devo capire che cosa provoca questo evento.
«Quanto tempo ci vuole per arrivare ad… Oppio? Sono stanco…»
«Zioo, questa è la scalata delle sofferenze per te, che non usi i nostri prodotti speciali!»
«Vuoi provarli?» mi chiede Cosimo. «Una volta li ho offerti ad Alberto e gli sono piaciuti!»
«Eeehm… no grazie…»
«Ma non sai nemmeno di che cosa si tratta! Ti aiuterà a rimanere vigile!» continua.
«Non ho bisogno di droghe per scalare un… papavero… grazie.»
«Beh, ti avverto che Alberto è rimasto molto contento dal mio regalo, e ne sono rimasto contento anche io!»
«Continuate così, a divertirvi senza di me. Soprattutto se si parla di Alberto.»
«Beh, se vogliamo essere precisi… tu hai già provato una delle nostre sostanze…» ridacchia Vinello.
«Dimmi che stai parlando di sostanza dal punto di vista chimico oppure da quello filosofico.»
«Che cos’è la filosofia?!» chiede confusa Roberta, nuovamente. Meglio ignorarla.
«No, una bellissima combo tra un tipo di droga sperimentale e dell’LSD!»
«Mi avete drogato!?» grido esasperato.
«Ziooo, eri svenuto, yo! E che dovevamo fare, abbiamo provato a svegliarti, bella!»
«MI AVETE SOMMINISTRATO UNA DROGA DAGLI EFFETTI SCONOSCIUTI SENZA IL MIO CONSENSO?!»
«Zio, però ti sei sv-
«SONO ABBASTANZA SICURO CHE CIO’ VADA CONTRO LA LEGGE!... MA CHE DICO, VOI NEMMENO SAPETE COSA SIA LA LEGGE!»
Improvvisamente tutto ha un senso! Ecco perché i papaveri crescono a dismisura, la gente abita in casette a forma di frutta che sembrano cassette di frutta, ma l’indizio chiave ce l’avevo sotto il naso, Roberta! Che parlava in modo sensato! Ciò non poteva accadere se non influenzato da droghe molto, ma molto forti!
«Siete pazzi! Pazzi! Appena posso vi denuncio! Per possesso di droga, spaccio di droga, atti osceni in pubblico, offesa a pubblico ufficiale, per o-
«Ma se non abbiamo offeso un poliziotto!» prova a difendersi Cosimo.
«Non oggi forse! Ma sono sicuro che l’avete fatto! Oppure che lo farete! È. Certo!»
Alla fine realizzo che se sono sotto l’effetto di qualcosa, questo effetto/incubo (non escludo ancora questa possibilità) dovrà passare. Tanto vale aspettare la mia guarigione o la mia fine, tanto ormai sono già stressato.
--
La scalata continua per almeno un altro quarto d’ora, uno dei peggiori della mia vita, sorpassando anche le volte in cui ero costretto ad aspettare mia madre alle poste mentre litigava con le anziane signore che la superavano in fila, minacciandole di mandarle in ospedale. Almeno lì non dovevo sopportare strane preghiere volte a migliorare il raccolto di cannabis in Uruguay.
Ma fortunatamente la scalata termina. Sopra l’ultima foglia vedo il fiore del papavero, mentre, davanti a me, come pavimento, una grandissima nuvola.
«Sembra zucchero filato, ma non lo è! Fate attenzione!» esclama Roberta, ancora una volta formando una frase di senso compiuto ed effettivamente utile, ciò inizia veramente a preoccuparmi.
«Ci venite spesso qui su?» chiedo a Cosimo.
«Molto frequentemente, per questo la Comuni dice che abbiamo sempre la testa fra le nuvole!»
«YOOOOOOOOOOO» gridano gli altri quattro, mentre io vorrei sotterrare la mia testa sotto terra.
Peccato che siamo su una nuvola.
Davanti a noi si trova una casa gigantesca, di un colore verdognolo.
«E’ la casa del Dio Oppio, mate, senza dubbio, brooooooo!» esclama Pietro.
«Ho i miei dubbi.»
«Dopo tutto ciò ancora dubiti della sua esistenza? E’ chiaramente qui, ci sta aspettando per un’udienza!»
Non capisco cosa sta succedendo ma non m’importa. Devo soltanto cercare di resistere il più a lungo possibile, mamma inizia a suonare quei cassetti!
Camminiamo sulla nuvola fino al momento in cui raggiungiamo l’edificio di dimensioni esagerate; la porta è alta quanto due piani.
«Vedo che il Dio Oppio è molto alto.» dico.
«Ci supera tutti, conosce le migliori piantagioni in circolazione, e secondo la leggenda chi ci parla verrà benedetto, permettendogli di avere la Canna Finale!» esclama Roberta.
«Apprezzo la vostra dedizione nel creare una dettagliata storia riguardo questa divinità, ma perché non mettete questo impegno in azioni socialmente utili?» chiedo.
Per la prima volta da quando sono in classe, sento Mario parlare.
«La Canna Finale ci permetterà di sentirci tutt’uno con l’Universo e svelare i suoi segreti più profondi, ricevendo la conoscenza suprema. Una volta ricevuta, la diffonderemo e permetteremo al mondo e ai nostri discendenti di conoscere il Tutto, grazie alla benevolenza di Oppio! Questa è la prima occasione in cui possiamo incontrare il Dio e raggiungere la pace con la Canna Finale!»
Avrei preferito se fosse rimasto in silenzio.
Mentre ci addentriamo nella magione, vedo oggetti enormi, come pentole grandi quanto sedie, frigoriferi alti quanto rampe di scale, dispense vastissime… ma mi chiedo, come mai sono tutte cose che hanno a che fare con il cibo? Deve essere la casa di un gigante, che chiaramente non esiste.
Quanto ci voleva per svegliarsi? A questo punto dovevano avermi già portato in ospedale e si dovevano muovere a rianimarmi, non volevo finire intrappolato in un limbo tra vivi e morti in cui solo una persona poteva vedermi, e tantomeno restare in casa di questo pazzo che mangiava in continuazione, anche se sicuramente cucinava meglio di mia madre, non percepisco nessun odore che rischia di uccidermi.
Mentre rifletto (probabilmente l’unico qui dentro che è capace di fare ciò) qualcosa sbatte a terra violentemente. Mi giro e vedo che Cosimo ha tentato di arrampicarsi su un tavolo gigante, ma è caduto vicino ad un posacenere che pare una fontana.
«Sto bene… non preoccupatevi… Alberto mi ha insegnato a sopportare il dolore…»
Perché non vuole smettere di parlare di lui? Mi fa male solo pensarci.
Successivamente invita gli altri a raggiungerlo, dato che ha trovato diverse pasticche dai colori vivaci dentro un recipiente.
Dopo ciò, io li saluto. Magari dentro questo inferno riesco a trovare una via d’uscita dai miei incubi/una cura per disintossicarmi.
Dopo poco che li ho persi di vista, però, sento tremare di nuovo il terreno. Tutto ciò è impossibile mi dico, siamo su una cazzo di nuvola!
Ciò che ho imparato a scuola però non va perso, e immediatamente mi nascondo sotto un cestino di legno formato extra-large per proteggermi da eventuali detriti. Magari uno di loro colpisce Roberta e la fa tornare normale.
Poi sento un ghigno terrificante, seguito da un “Ucci ucci, sento odor di fatti con cappucci!”
Non pensavo che stare con quei drogati per una mezz’oretta fosse abbastanza perché mi passassero il loro odore… cavolo, mia madre adesso mi chiederà con chi me la faccio… letteralmente. 

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Capitolo 16
*** Cinquanta sfumature di verde ***


Mi scuso molto per il ritardo, colpa della scuola. Coomunque, per via sempre della scuola e di altri miei impegni, non posso più rispettare la mia originale scaletta di pubblicazione. Invece che ogni sei giorni, pubblicherò ogni otto/nove giorni. Mi dispiace se volevate aggiornamenti più regolari, ma sono sicuro che vi andrà bene lo stesso. Anche ai lettori fantasma che non recensiscono... grazie comunuque.


Vita di Fazioni
in una classe disastrata




Cinquanta sfumature di verde
 
“Ucci ucci, sento odor di fatti con cappucci!”  ripete una voce grave. Sporgo la mia testa dal cestino che uso come riparo e vedo davanti a me un essere alto almeno sei metri, simile ad un orco.
«Dev’essere l’odore delle canne che mi sono fatto ieri!» esclama.
Cavolo, ho sicuramente una fantasia molto fervida se m’immagino cose del genere.
«Non fa niente, tanto non potranno scappare di qui, ho serrato l’entrata del papavero… se non si prenderanno le mie monete ottenute tramite la vendita di sostanze di prima qualità! Ne serve una per ciascuno se vogliono sbloccare la serratura…»
Dopo aver detto ciò, l’orco/Dio Oppio… non so più come definirlo, inizia a contare i suoi soldi, ma si addormenta poco dopo. Deve essere sicuramente l’effetto collaterale delle canne che si è fatto ieri.
Rifletto un secondo su cosa devo fare, e mi rendo finalmente conto da dove la mia mente sta prendendo spunto per questo film mentale che mi sto facendo, chiaramente quella storia del fagiolo magico! Quella dove c’è l’oca che fa le uova d’oro, insomma, è facile da ricordare perché è assurda. Io sono riuscito a renderla ancora più assurda però, ficcandoci i miei amici dell’Anarchia della Fattanza e spargendo la trama con un bel po’ di cannabis qui e lì.
L’eroe della fiaba rubava il denaro all’orco mangiauomini e tornava a casa dalla madre. Forse quello era il metodo con cui sarei riuscito a scappare dai miei incubi/dall’effetto della droga sconosciuta (ricordo infatti che sono stato drogato, sì, meglio non parlarne, sappiamo tutti che gli adolescenti fanno cose stupide, almeno avrò qualcosa da raccontare ai miei nipoti, se non muoio prima di diplomarmi).
Recupero qualche bicchiere e miracolosamente riesco a raggiungere il tavolo. Mentre l’orco russa, la faccio franca e inizio a scappare via con una monetina, che a detta di Oppio funzionerà per scappare da questo posto.
Mentre corro, però, vedo Cosimo, Mario e Pietro che camminano spaesati.
«Fi…Fi…lippo?» balbetta il primo. «Sei… tu?»
Sospiro.
Loro si trovano ovviamente in uno stato indecente.
«H-Hai… visto… Oppio?»
Per qualche secondo ho intenzione di aiutarli, ma non penso che io, sprovvisto di alcuna conoscenza medica, possa capire come farli tornare alla realtà. La quale, tra parentesi, sono sicuro che sia una fantasia. L’ultima volta che ho controllato gli orchi non esistono, i papaveri non sono alti di 150 centimetri, ed è impossibile camminare o costruire case per orchi sulle nuvole. 
Aiutarli sarebbe inutile, probabilmente loro sono solo delle proiezioni mentali delle mie paure e dei traumi che ho subito nelle ultime 72 ore.
Appena mi sveglio andrò da una psicologa per cercare di capire che mi sta accadendo e se devo andare in un manicomio, al quale raccomanderò poi anche mia madre e l’intera classe (ma non so se possono permetterselo) e chiederò anche l’assistenza di un medico per verificare che non ci siano tracce di cocaina, eroina o altre ine nel mio corpo.
«Ragazzi, non voglio rimanere qui un secondo di più.»
Continuo a correre e raggiungo l’entrata. Non c’è ancora nessuna traccia di Roberto e di Vinello… come non c’è nessuna traccia del suo nome… qualcuno mi dirà una buona volta come si chiama?
Una volta raggiunta l’apertura tra le nuvole, noto che al posto del papavero si trova una sorta di tombino, che a mio parere assume un ruolo nuovo, dato che cadere da quassù sicuramente mi porterà alla tomba (da qui il nome tombino). Al centro del tombino si trova una piccola apertura a forma di moneta; dovrò inserirla lì dentro, presumo.
Nel momento in cui provo a scappare da questo inferno (molto divertente, dato che sono sulle nuvole e piuttosto dovrebbe essere un paradiso) qualcuno mi si butta addosso, prendendomi per il bacino, facendomi perdere l’equilibrio e la moneta, che s’infila tra le nuvole e cade giù.
Quando mi alzo, vedo Roberta.
«CHE CAZZO, ROBERTA!»
«Filippo! Divertiti con noi! Hai visto quanta bella roba c’è in casa?»
Mi fissa con quello sguardo tipico della Repubblica.
«No, voglio solo andarmene!»
«Ma dovresti almeno provare con noi qualcosa! Sai, è bello! Molto bello! Resta qui!»
«PERCHE’ FACCIO QUESTO GENERE DI INCUBI, CHE HO FATTO DI MALE!»
«Nulla, nulla… se però non rimani qui farò io del male a te…»
In un attimo di lucidità, metto le mani nel mio zaino (ce l’ho ancora, ve l’eravate scordato?) e prendo il mio pranzo formato da materiali commestibili non ben identificati, e lo lancio il più lontano possibile. Roberta osserva la sua traiettoria parabolica, studiata alla perfezione, dopo che il professore di fisica ci ha fatto una testa grande così almeno qualcosa ho imparato: per ottenere la massima gittata bisogna spingere l’oggetto in modo che abbia un’inclinazione di quarantacinque gradi.
Diciamo che non sono stato perfetto, ma una trentasei gradi li ho presi.
Subito dopo inizio a correre via, verso la casa, ma lontano dalla ragazza.
Per fortuna quando arrivo non mi sta seguendo più e posso felicemente riprendere fiato.
Se ricordo bene, ho ancora qualche possibilità. L’eroe Jack, dopo aver riportato le monete a casa dalla madre, ritorna sulle nuvole perché è un masochista, e incredibilmente trova di nuovo l’orco, solo con un’oca che depone uova d’oro. Magari in qualche modo queste uova mi aiuteranno a scappare, sempre che rimangano uova, sono certo che assumeranno un nuovo aspetto in questo “marijuana themed dream” sempre più dark… ma che dico, sempre più green. Oltretutto il verde è il colore della speranza, e quindi spero che in qualche modo riesca a scappare da questo incubo.
Rientro dal portoneone per arrivare nel saloneone e vedere tanti sediolonioni e altri oggetti con suffissi accrescitivi. Mi guardo attorno per controllare se l’area è libera: non vedo nessun membro dell’Anarchia. Fantastico. Sgattaiolo nella cucina e mi nascondo dentro al cestino di vimini ancora una volta, sperando che questa sia quella buona.
Devo aspettare una decina di minuti, nei quali pianifico strategie di fuga nel caso l’orco o Roberta mi vedano, ma alla fine eccolo ritornare, questa volta in mano un… distributore automatico di grandezza minuscola, simile ad un vocabolario.
«Questo è il mio bellissimo distributore automatico di gomma! Ogni volta che pronuncio la parola espelli…» appena detto questo, apparve una pasticca di chissà quale sostanza sperimentale. «Ahahah, senza queste pasticche non potranno mai scappare dal mio regno!»
Ma ovviamente, dopo averne ingerita una, orco Oppio cadde a terra e in un sonno –spero- molto profondo.
Risalgo sul tavolino, prendo con facilità il distributore di gomma e con un po’ di fatica vado via dalla cucina. C’è però bisogno di ringraziare il gigante verde che ogni volta, come ogni cattivo che si rispetti, dà le indicazioni necessarie al protagonista per farlo vincere.
Ci manca solo il monologo e siamo a posto.
Sudato come mia zia dopo i saldi di inizio gennaio, ritorno al tombino-papavero, ma non sembra esserci alcuna traccia di Roberta. Forse si è messa a sgranocchiare il pranzo di mia madre pensando fosse una roba con della roba, e io non posso darle torto: non si sa mai cosa possa mettere Vera (mia madre) nelle sue ricette.
Purtroppo, proprio mentre sto per dire “Espelli”, arriva Vinello, degno del suo soprannome, con in ciascuna mano due bottiglie di vino, sulla testa un vaso e nei pantaloni altri recipienti con chissà quale tipo di alcolici.
Incredibilmente inciampa (come si può, su una nuvola?) e tutti i liquidi cadono addosso a me ma in particolar modo sul distributore automatico.
«VINELLO!» grido, non avendo ancora sbloccato il suo nome.
Penso ingenuamente che il distributore fosse magico, e quindi pronuncio “espelli” sperando che accada qualcosa… però non succede nulla.
«Le apparecchiature devono essersi danneggiate per colpa del vino..!» esclama lui.
«Come sei perspicace!» gli rispondo a tono. «Ovviamente è colpa tua!»
«Ehi, scusa se ero di fretta! Dovevo portare a Roberta qualcosa da bere, ha ingerito una strana droga e si sente malissimo da almeno un quarto d’ora!»
Lo sapevo.
Comunque, adesso anche il distributore è perso. Ho un’ultima opportunità, che corrisponde all’arpa della fiaba originale. Se non ricordo male, dopo che Jack e la madre diventano supermegaricchissimi per via dell’oca e delle sue uova d’oro, sempre più commestibili di quelle preparate da mia madre, il figlio decide di salire ancora una volta nonostante non gli serva a nulla, e una volta arrivato lì, trova un’inutilissima arpa e l’unica cosa che fa è suonare. Ma mica la lascia, no, la prende e la porta via perché..? Boh. Con tutte quelle uova potevano comprarsi infinite arpe.
Lascio Vinello a leccare le nuvole e il vino caduto, e arrivo in cucina dopo altri cinque minuti di camminata. Mi sto veramente annoiando, spero che tutto finisca il prima possibile.
Questa volta l’orco porta un’ampolla con dentro cristalli bianchi, e sappiamo tutti che non è né zucchero né sale.
«Ucci ucci, sento ancor odor di drogati e di cappucci!.. Non riesco a trovare il mio sacco di monete magiche, e neppure il mio distributore di gomme… ma non importa, questi sei monelli non scapperanno senza la mia polvere bianca magica, che fa scomparire il tombino e li riporta nella foresta! E anche se la prendessero, non conoscerebbero mai la formula per aprire il tappo!... Solo io so che bisogna dire… apriti
Sospiro. Il suo QI certamente non è alto quanto lui.
Dopo le parole dell’orco, il tappo sopra l’ampolla si rimuove automaticamente emettendo un pop molto rumoroso. Poi il Dio Oppio sparge un po’ della polvere magica sul tavolo e inizia ad assaggiarla. Come mi aspettavo, si mette a dormire ancora una volta.
Quando arrivo sulla vetta del tavolo, purtroppo il tappo si è già richiuso. Faccio molta attenzione a non pronunciare la parola apriti, altrimenti il gigante si sveglierà, e diciamocelo, non sono così scemo come Jack.
Arrivato sull’uscio della porta tra la cucina e il saloneone, però, trovo Roberta.
«Filippo! Eccoti qui!»
«Roberta, non è il momento adesso!» le spiego, tenendo bassa la voce.
«Perché non vuoi conoscerci meglio?»
«Fatti un’analisi di coscienza!»
«Sembra che nessuno della classe ti è simpatico!»
«Sembra?! Non è ovvio?»
«Filippo, dai, apriti con noi!»
Quando Roberta finisce la frase, è già troppo tardi. Il tappo si è aperto e l’orco svegliato.
«Ecco chi è stato a rubarmi i miei oggetti preziosi!» tuona.
«Quella voce… la riconoscerei tra mille… è il Dio Oppio!» urla la ragazza.
«Sono contentissimo se vuoi rimanere qui!» le dico, mentre sfreccio via con l’ampolla.
Per qualche secondo vengo preso da una inconsolabile tristezza, ho lasciato Roberta lì nelle mani di quel mostro… ma è tutto inutile! Sicuramente quel mostro non esiste. Continuo a correre, non guardandomi mai indietro. L’Anarchia sicuramente è a posto. Appena vedo il tombino, grido di gioia, e appena arrivato sopra ad esso, ci butto violentemente l’ampolla di vetro, spaccandola ma avendo successo nel spargerci sopra la polvere bianca magica. In meno di cinque secondi, il tombino scompare, e prima che tutto vada a rotoloni regina, inizio a scendere dal papavero gigante. Come farò a tornare a casa? Non lo so, ma almeno mi sono liberato di quel cos-
Mentre rifletto, metto il mio piede destro invece che su una foglia, in aria.
E cado.
---
Quando mi sveglio, sono fuori dal vicolo buio, insieme ad Elisa.
«Ciao! Com’è andata?» mi chiede lei.
«Portami in ospedale. Subito.»
---
Il calderone bolliva, con dentro chissà quale sostanza. La prossima volta dovevo preparare il miscuglio da sola.
Qualcuno entra dalla porta. Sono le mie compagne.
«Allora, come è andata?» chiedo.
«Benissimo, il test ha funzionato. Anche il nuovo ragazzo ne è stato affetto.» fa una voce.
«Non sospetta di nulla.» continua un’altra.
«Ovvio. Nessuno sospetta di nulla. Io sono pronta con la seconda parte del progetto. Colpiremo la Teocrazia.»
«Di già? Pensavo che dovessimo prepararci di più.»
«Le preparazioni sono finite. E’ ora di dimostrare chi è che comanda.»
«E chi comanda?»
«Noi, ovviamente. La Quinta Fazione. Il Concilio delle Streghe.»
«Per favore. Non questo nome.»
«Ehi! E’ bello! Essere una strega è sempre stato il mio sogno!»


 
Repubblica delle Banane



Paola, Alberto, Claudia, Marco e Carolina

 

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Capitolo 17
*** Dopo la tempesta c'è il sole, ma dopo il sole ritorna la tempesta ***


Vita di Fazioni
in una classe disastrata



Dopo la tempesta c'è il sole, ma dopo il sole ritorna la tempesta



 
Dopo la mia avventura, sono andato in ospedale, accompagnato da Elisa. Fortunatamente non ho riscontrato danni celebrali permanenti, ma ho raccontato ai medici ciò che mi è accaduto, facendolo spacciare per vero. Come mi aspettavo, mi hanno preso per pazzo e mi hanno lasciato passare quattro giorni in ospedale, lasciandomi libero dalla 3°H e godendomi un po’ di pace meritata.
Ovviamente, però, tutte le cose belle devono finire, anche la Nutella, quindi lunedì devo tornare a scuola. Non so come, ma il primo giorno della settimana fila liscio; nessun attentato alla mia persona, niente strane visioni.
Quando chiedo all’Anarchia se si ricordano del mio sogno, però, dicono di sapere tutto nei minimi dettagli. Ciò è molto inquietante, ma sono già abbastanza preoccupato per via di altre faccende, quindi arrivo velocemente alla mia teoria finale, ovvero che mi hanno somministrato una strana droga che permette di sintonizzare le coscienze delle persone e di far vivere loro un sogno in comune. E’ assurdo? Sì, è assurdo, e l’Anarchia ha già bruciato oltre a due campi da calcio anche i propri neuroni, ma siccome in questa classe tutto è possibile, questa è la spiegazione più sensata (veramente non ne trovo altre che non implichino l’esistenza di universi paralleli e possibilità di spostarsi tra di essi).
Il giorno dopo la prima ora è di religione, e questa volta il professore nemmeno si presenta. Dato che sono annoiato e voglio minimizzare il mio tempo con la mia nuova classe, esco dall’aula di soppiatto per andare al piano di sotto e chiedere a qualche altro insegnante dov’è finito Cesella. Nonostante pensassi di essere scappato senza essere visto da nessuno, appena arrivo alle scale vedo scendere Elisa ed Alessandro, lui ha in mano un bicchiere di caffè. Cavolo è vero. Non c’erano in classe! Come ho fatto a non pensarci?
Elisa era andata in bagno, quelli del mio plesso erano temporaneamente guasti. Probabilmente qualcuno della classe li aveva messi fuori uso. Penso che l’Anarchia li abbia riempiti di mozziconi di sigarette.
«Filippo, stavi fuggendo dalla classe?» mi chiede lei.
«Dovevi cercare qualche ragazza che ti piace?» fa invece lui.
«No. Ad entrambe. Stavo provando a capire come mai il prof non c’è oggi.»
«Avrà capito che non ci sono speranze nella nostra classe… o forse sta passando del tempo sui social… spesso aggiorna Instagram.»
«Che? Nah, lo sai che lavora anche come investigatore privato?»
«Il professore?» chiedo io sorpreso.
«Sì, lo chiamano per pedinare le persone, nascondersi nell’ombra… uno dei miei sogni!»
«Alex, per quello ci vuole una laurea. Non puoi seguire Amanda senza essere denunciato.»
«Che? Amanda? No, ormai mi sono arreso con lei. Si vedeva che non le interessavo. Adesso ho un altro obiettivo! Numero 7!»
Sto per chiedergli chi sia numero 7, ma Alessandro scappa via e s’incontra con il resto dell’Unione davanti alla classe, poi insieme a loro si avvia nell’aula informatica.
«Dove te ne scappi?» mi chiede di nuovo Elisa.
«Guarda, cercherei di scappare da questa città, ma al momento non ho i mezzi necessari per farlo. Ora scendo per cercare di capire perché non è venuto il prof.»
«Secondo me pensa di essere più produttivo a casa piuttosto che a scuola.»
«Noooo…» dico ironico. «Cosa te lo fa pensare? Il fatto che lo ignorate in continuazione?»
«Io sarei pure interessata a quello che dice, ma il resto delle Fazioni preferisce fare altro… e quindi preferisco vedere cosa fa la gente su musical.ly e boh… controllare i link di Reddit.»
«Consideri musical.ly un social network?»
«Ovviamente, tutti considerano snapchat, dove puoi postare video di massimo cinque secondi, un social network, e non musical.ly?»
«Non ti capirò mai.»
«Ringraziami che non considero Dubsmash un social network.»
«Ehi, posso scendere con te? Non mi va di restare chiusa in classe.»
«Vuoi incontrare vere persone al di fuori della tua aula? Non me l’aspettavo da una ragazza ossessionata con inserire nome di social network qui
«No, ma non hai capito! In classe il 3G è orribile, quindi è per questo che ti seguo.»
Mi aspettavo che se ne uscisse con una battuta su Twitter, ma non l’ha fatto, probabilmente perché stava controllando chi le aveva scritto un messaggio su Tumblr.
Arriviamo all’entrata e vediamo diversi insegnati che camminano, comprese la Comuni e la Cimino. Purtroppo dovremo fare le ore d’italiano e di matematica che ci spettano. Proviamo a chiedere se sanno del professore, ma dicono che non risponde nemmeno nel gruppo di Whatsapp. Anzi, peggio, visualizza e non risponde.
«Come direbbe Teresa, infilare la piaga nel dito!» esclama Elisa.
«Che?..» domando, ma poi capisco che è una delle famose Analogie Indecifrabili™. «Sai, lascia stare, certe volte è meglio non sapere.»
Mentre continuiamo a chiedere notizie di Cesella, la Luce apre la porta.
«Ester, ciao.» le dico.
«Ciao Filippo, vedo che sei sopravvissuto! Non ti vedevo da mercoledì scorso.»
«Beh, ho avuto un incidente e sono rimasto in ospedale. Ma nulla di grave, anzi, per fortuna mi è capitato.»
«Era uscito il nuovo numero della settimana enigmistica e non mi hai aiutato, c’era un cruciverba complicatissimo.»
Elisa mi domanda da quanto siamo amici.
«Gli psicologi dicono che in una situazione di grande pericolo le persone tendono a collaborare molto più facilmente, è chiaro che debba fare amicizia con qualcuno in questo tugurio.»
«Stai dicendo che non siamo amici?» fa Elisa. «Ma hai accettato la mia richiesta su Facebook!»
«Per ottenere la mia vera amicizia devi fare molto di più. Però sei sicuramente ad un livello più alto degli altri.»
Lei mi osserva per qualche secondo, non capisco se è confusa oppure preoccupata. Forse delusa. Non so.
«Ester, tu sai che fine ha fatto il professore Cesella?»
«Ah, penso di sì. Sabato ha iniziato a lamentarsi con la Velli proprio di fronte a me. Non mi vedevano, perché stavo dietro alla fotocopiatrice, mi era caduta la penna dopo aver trovato le dodici differenze e volevo prenderla.»
«Interessante..?» balbetta Elisa.
«Non avevo assolutamente intenzione di origliare, ma ho sentito il professore dire “non ce la faccio più, adesso mi farò licenziare, me ne vado e inizio una carriera come facebook star!”
«Incredibile, dovrebbe essere un esempio!» esulta la mia compagna.
«Quindi non verrà più?» chiedo io.
«Penso proprio di no. L’avete esasperato. La Velli invece ha detto che vi sopporterà ancora per un anno, poi cercherà di cambiare sezione.»
«E adesso ci capiterà un nuovo professore di religione?»
«Non so, forse vi rimuovono direttamente l’ora. La preside dice che sarà una nuova regola per il vostro statuto speciale
Guardo il mio telefono e noto che mancano cinque minuti prima dell’inizio dell’ora di fisica. Meglio non fare arrabbiare il professor Scossi e tornare in classe immediatamente. Saluto Ester ed Elisa ed io ci avviamo sopra le scale.
«Filippo, devo farti vedere la Sgabuchiesa! Ormai sei della nostra Fazione, non puoi non conoscere il nostro luogo di ritrovo principale!»
«Non credo sia il momento.»
«Invece lo è! Ti dimostrerò la mia amicizia svelandoti questo grande segreto!»
«Ok… ma cerca di farcela in cinque minuti.»
Riscendiamo le scale e andiamo verso il secondo plesso, poi saliamo altre scale, giriamo a destra, poi a sinistra. Elisa all’inizio sbaglia strada ed entra nella 5°D, dove tra l’altro si trova proprio la Comuni, che ci guarda malissimo, ma dopo un po’ arriviamo davanti a una porta di legno.
La campanella suona. L’ora è iniziata.
«Elisa, hai fallito. Sono passati sei minuti. Ritorniamo in classe.»
«No, non adesso! Devi vedere l’arredamento! E’ bellissimo, ho preso consigli da Real Time!»
«Va bene. Ma non perché hai detto real time. Solo perché Scossi non capisce nulla.»
La ragazza prende una chiave dalla tasca. Mentre fa ciò, si mette a raccontare la storia della Sgabuchiesa.
«Un tempo questa era una sala dei professori, circa sette anni fa. Ma i professori aumentavano, lo spazio diminuiva. Non potevano riunirsi tutti in questa piccola stanza che poteva contenere al massimo sette persone, assolutamente!»
«Ti muovi ad aprire questa porta o no?»
«Quindi la preside adibì una vecchia aula a sala professori, e questo locale cadde in disuso. Fu Gabriele che decise di trasformare l’antica sala in un luogo sacro al Sol’Rosa. Grazie alle conoscenze di Federica ci appropriammo delle chiavi, e da allora noi e solo noi abbiamo accesso alla stanza ogni giorno che la scuola è aperta.»
«Avete rubato delle chiavi?!»
«No! Federica ha detto che ha degli amici ai piani alti, gliel’hanno concesse loro!»
«Ho dei dubbi… ma ho sempre dei dubbi in questa classe.»
«Oh, la serratura è rotta.» esclama Elisa. «In tal caso posso semplicemente aprire la porta.»
Mi trattengo dal gridare.
Però, quando guardo dentro alla Sgabuchiesa non osservo l’arredamento, perché davanti a me c’è una figura incappucciata, con un coltello piazzato sulla gola di Gabriele.
«Ma che caz...» riesco a dire.

 

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Capitolo 18
*** AAAH: Detective cercasi ***


NEGLI SCORSI CAPITOLI DI "VITA DI FAZIONI IN UNA CLASSE DISASTRATA"...
Dopo aver incontrato la sua nuova, stramba e divisa classe, Filippo entra a far parte della Teocrazia del Sol'Rosa, e viene incaricato di scoprire di più sull'Anarchia della Fattanza. Una serie di vicende alquanto strane si susseguonono, finchè il ragazzo non è trovato sano e salvo da Elisa. Dopo aver passato in ospedale le sue giornate, Filippo torna a scuola, ed Elisa decide di mostrargli la Sgabuchiesa, ma dentro essa c'è una misteriosa figura incappucciata che tiene un coltello alla gola di Gabriele...


 
Vita di Fazioni 
in una classe disastrata




AAAH: Detective cercasi

«Gabriele!» grida Elisa terrorizzata.
«C-calma..!» dice lui sottovoce.
Improvvisamente la figura misteriosa si mette la mano destra in tasca e tira fuori un machete, puntandolo a noi due.
«Da dove è uscito quel coso?»
Come ogni persona incappucciata che si rispetti, la figura misteriosa non risponde e lancia il machete poco sopra le nostre teste.
Grazie ai riflessi umani, per fortuna, riusciamo a schivare l’arma appuntita buttandoci verso destra e urtando un orologio a pendolo di chissà quale epoca, che per poco non ci schiaccia. Il machete s’inficca nel muro. Mentre siamo sconvolti da ciò che sta accadendo, la persona ignota rimuove il coltello dalla gola di Gabriele, se lo mette in tasca e inizia a scappare, chiudendo la porta della Sgabuchiesa alle sue spalle.
«Che cosa cazzo è successo!?» esclamo io, alzandomi.
«Gabriele, stai bene?!» fa Elisa correndo verso il ragazzo, steso a terra. Mi avvicino anche io. Ha gli occhi chiusi, ma respira. Sarà svenuto per lo shock. Non gli posso dare torto, eppure pensavo che l’introduzione di coltelli e altri oggetti pericolosi fosse consentita nella scuola, cavolo, l’Anarchia si porta dei super-alcolici nello zaino.
«Dobbiamo portarlo in infermeria!» continua lei.
«Sta bene! Ora possiamo rimanere qui e analizzare la scena del tentato delitto?»
«Ma scherzi? Non possiamo lasciarlo qui! E se ha qualche lesione? Qualche trauma?»
«Io ho avuto tantissimi traumi e guarda in che situazione mi trovo. Sto una meraviglia.»
Elisa non sembra essere d’accordo, ma io sono d’accordo con me e almeno questo è un progresso, non vorrei avere degli squilibri mentali o un complesso di inferiorità.
«Ovviamente puoi chiamare qualcuno, ma non possiamo andarcene da qui. Dopo che ho visto con mia nonna la Signora in Giallo e il Tenente Colombo ho capito una cosa importante: non andarsene prima di aver controllato tutti gli indizi.»
«Che stai dicendo?» chiede Elisa mentre ha Gabriele ancora tra le braccia.
«Non vuoi scoprire chi era la figura misteriosa che ha attaccato il tuo Superiore? Non vuoi evitare che colpisca ancora? Sei l’investigatrice della Teocrazia!»
«Sì, certo… mi sorprende però che tu voglia scoprirlo. Così, tutto d’un tratto vuoi renderti utile alla classe? Vuoi dire che ci tieni veramente a noi?!»
I suoi occhi brillano di gioia, ma purtroppo devo spegnere la luce.
«No, tsk. Voglio entrare nell’Unione. Con il talento di Detective!»
Interruttore spento.
«Ah. Già. Non vuoi restare in questa Fazione, giusto?»
«Ma scherzi? Hai visto che fine stava facendo Gabriele?! Io cercherò di andarmene il prima possibile, e te lo consiglio pure a te.»
Elisa sembra pensarci su, ma subito dopo prende il suo telefono e chiama qualcuno, mentre io osservo la Sgabuchiesa in cerca di indizi.
La stanza ha una dimensione di circa 3,5x3,5 metri quadri, ma io sono pessimo con le misure e non riesco mai a capire quanto grandi siano le cose, quindi poiché non ho un righello, mi stendo a terra e uso la mia altezza come unità di misurazione. La Sgabuchiesa è lunga poco più di due me. Ha una forma pressoché quadrata, quindi presumo che la sua larghezza sia molto simile.
Fortunatamente Elisa non mi vede mentre faccio queste cavolate, altrimenti mi prenderebbe per pazzo. Ma forse no, forse penserebbe che è assolutamente normale prendere le misure con il proprio corpo per gli alunni della 3°H.
Sulle pareti laterali, due coppie di scaffali ospitano una ventina di candele, che danno all’ambiente un aspetto… come dire… contemplativo? Nella parte centrale si trovano due panchine, disposte una davanti all’altra, e sotto di loro un tappeto molto elegante.
Proprio davanti alla parete di fondo si trova un altare improvvisato. E’ un piccolo tavolino con sopra un tessuto di seta. Sopra di esso un carillon, mezzo distrutto.
«A che serve un carillon qui?» chiedo ad Elisa, che ha appena terminato la sua telefonata.
«E’ il metodo con cui Gabriele contatta il Sol’Rosa. Secondo Angela, però, non è veramente efficace.»
Sono sicuro che non lo è, ma meglio non pensare a queste faccende metafisiche.
«Pensi che possa essere stato lei a distruggerlo?»
«Stai insinuando che Angela abbia fatto ciò?»
«Forse voleva venire qui per distruggere il carillon, ma le cose sono precipitate…»
«E come spieghi la sua devozione a Gabriele? Non può essere stata lei, deve essere stato distrutto per metterci fuori strada.»
Probabile. Ma se l’avesse fatto apposta per farci pensare che avremmo pensato che fosse stato messo da qualcun altro? E se il vero colpevole l’avesse fatto per farci pensare che avremmo pensato che avremmo pensato che fosse stato messo da qualcun altro? E se invece Angela avesse… no, basta con questi ragionamenti. Le frasi si farebbero troppo lunghe e perderebbero il loro significato.
«Inoltre… il tavolino è stato donato da lei, la seta ricamata da sua nonna…»
«Comunque potremmo cercare di controllare le impronte sul machete lanciato dalla figura misteriosa.» dico.
«No, è inutile. Aveva dei guanti. Li ho visti bene, sicuramente nascondevano le impronte digitali. Chiunque abbia fatto questo deve aver programmato tutto alla perfezione.»
Poi qualcuno bussa alla porta.
«Chi è?» chiede Elisa.
«Siamo noi: Angela, Federica e Teresa!»
Le tre ragazze aprono la porta prima che Elisa si possa avvicinare.
«Porto subito Gabriele in infermeria!» grida la bionda.
«Sei sicura di riuscirci da sola?» chiedo.
«No. Ma ho chiamato gli altri, sono qui vicino. Trascinerò Gabriele per qualche metro così non svelerò la posizione della Sgabuchiesa. E’ per tenerlo al sicuro. Ci vediamo dopo.» dice, chiudendo la porta dietro di sé.
Vuole andarsene subito, sospetto, a mio parere.
«Ehi, perché dobbiamo restare tutti qui?» chiede Teresa con la sua solita vocina entusiasta.
«Teresa, cerca di interessarti alla situazione. Gabriele è stato attaccato, dovresti essere preoccupata.» le spiega Federica.
«Preoccupata? Non gli è successo nulla, ed ha avuto quello che si meritava!»
«Quello che si meritava?» fa sconvolta Elisa. «Rischiava di morire!»
«E’ una punizione divina mandata dal Sol’Rosa per aver eletto Angela. Forse adesso capirà che dovrà nominarmi nuovamente Arcivescovo.»
«Teresa, sembra che tu abbia un motivo per attaccare Gabriele.»
«Che?! Mi stai accusando di aver fatto male ad una persona?! Non lo farei mai! E’ come se una docile lepre attaccasse il feroce leone sorprendendolo sotto la luce delle stelle!»
«Hai intenzione di confonderci con le tue analogie?»
«Non potete accusarmi senza prove! Solo perché ho detto che Gabriele si meritava ciò che è successo non vuol dire che io voglia provare ad ucciderlo!»
«Ha ragione.» fa Federica. «Dubito che Teresa sia in grado di uccidere una persona. A malapena si riesce ad orientare nella scuola. Le ho dovuto ricordare dove si trovava la Sgabuchiesa.»
«GRAZIE FEDERICA SEI PROPRIO UNA GRANDE AMIC- EHI!»
«Che c’è.»
«HAI DETTO CHE NON MI SO ORIENTARE! PERO’ L’HAI NASCOSTO IN UNA DIFESA NEI MIEI CONFRONTI! PENSAVI CHE NON ME NE ACCORGESSI?!»
«In realtà mi aspettavo che lo facessi per godermi lo spettacolo.»
«QUALE SPETTACOLO?! HANNO ORGANIZZATO UNA RAPPRESENTAZIONE TEATRALE A SCUOLA??»
«Continua pure.»
«Meglio di no.» spiego a Federica. «Non vorrei essere distratto mentre investigo insieme ad Elisa. E Teresa mi distrae. Molto.»
Federica non invita Teresa a smetterla, ma mi parla comunque.
«Posso darti un consiglio? Secondo me dovresti sospettare anche delle altre Fazioni.»
«Ma com’è possibile? Pensavo che solo voi aveste le chiavi.»
«La serratura della porta è rotta. Qualcuno deve averla forzata. Siamo riuscite ad entrare senza problemi.»
«E’ vero, anche quando siamo entrati noi l’abbiamo notato! Tutto queste precauzioni per essere al sicuro…» mormora Elisa. «Dobbiamo capire se era rotta già da molto oppure la figura misteriosa l’ha fatto poco prima di attaccare Gabriele.»
«Potrebbe essere stata l’Anarchia, forse ha saputo della nostra Crociata.» presuppone Federica.
«Quelli lì? Sono costantemente fuori dal mondo, le uniche volte che prendono in mano un coltello è per creare una montagnetta di cocaina da sniffare!» dico. «E sono sicuro che non riescano a forzare una serratura da sobri, figurati da ubriachi.»
«Magari oggi non lo erano.»
«La prima ora della giornata senza il professore? Quando la settimana scorsa hanno creato il miscuglio contenente almeno quattro droghe più vino?»
Federica fa spallucce. Dice qualcosa, ma le urla di Teresa coprono la sua voce.
«Teresa, facciamo il gioco del silenzio, ok?» le sussurro nell’orecchio. «Se vinci ti darò dei biglietti per lo spettacolo teatrale.»
«VERAMENTE FILIPPO?! SEI UN FIUME NEL DESERTO CHE SCORRE FINO A UN LAGO! ADESSO RIMANGO IN SILENZIO!»
Problema Teresa risolto. Controllo se ci sono altri indizi nella Sgabuchiesa, ma non trovo nulla. Per sapere di più sul misterioso assalitore dovrò aspettare che Gabriele si senta meglio, ma posso comunque controllare chi dei membri della classe ha un alibi. 

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Capitolo 19
*** Esperimento sociale: Domande strane alla gente ***


NEGLI SCORSI CAPITOLI DI "VITA DI FAZIONI IN UNA CLASSE DISASTRATA"...
Dopo aver incontrato la sua nuova, stramba e divisa classe, Filippo entra a far parte della Teocrazia del Sol'Rosa, e viene incaricato di scoprire di più sull'Anarchia della Fattanza. Una serie di vicende alquanto strane si susseguonono, ma alla fine Filippo è tratto in salvo. Successivamente torna a scuola, ed Elisa decide di mostrargli la Sgabuchiesa, dove incontra una misteriosa figura incappucciata che sembra stare per uccidere Gabriele, capo della Fazione. Spaventata, la figura scappa lasciando Gabriele svenuto, mentre Filippo, dato che per entrare nell'Unione, la fazione più stabile, necessita di un talento, tenta di investigare, con l'aiuto di Elisa, Teresa, Angela e Federica, e dopo aver analizzato la scena dove stava per avvenire il crimine, si dirige verso la classe, per interrogare i suoi compagni...


 
Vita di Fazioni 
in una classe disastrata




Esperimento sociale: Domande strane alla gente

 
Mi muovo dalla Sgabuchiesa fino alla classe insieme ad Elisa, mentre Federica ed Teresa rimangono lì per controllare che nessuno si introduca nel “luogo sacro.” Io continuo comunque a sospettare di Teresa e trovo pericoloso lasciarla sola con Federica, ma non unicamente perché penso possa ucciderla, ma perché se riuscisse a  capire che il gioco del silenzio era solo un modo per non farla urlare avrebbe distrutto ogni cosa sul suo cammino, come un bulldozer.
Mi accorgo che ho appena fatto una similitudine. Meglio non provarci più. Non voglio diventare come lei e creare delle analogie che per essere capite necessitano l’aiuto di esperti (psicologhi).
Quando arrivo in classe la situazione è quasi ai livelli dell’ora di religione. Il professore Scossi sta cercando di spiegare che cos’è il momento angolare, e i componenti della Repubblica stanno muovendo i fianchi per simulare un movimento, ma in realtà cercano di prenderlo in giro. Per Scossi è comunque un gran risultato, spesso nemmeno gli prestano attenzione. L’Anarchia ha la testa chinata sul banco, nascosta dalle braccia, e l’Unione sta discutendo con Martino, il quale però sembra un multitasker esperto ed è sicuramente l’unico che sta prendendo appunti sulla lezione.
«Scusate..?» provo a dire, ma c’è troppo chiasso e nessuno mi risponde. Anche il professore continua imperterrito a scrivere formule sulla lavagna senza spiegarle a nessuno, come se stesse ripassando lui stesso, invece che insegnare agli alunni.
Mi viene da chiedermi se era così da sempre, o questa classe l’ha cambiato. Spero che sia la prima opzione, non vorrei impazzire per colpa di venti studenti con manie di protagonismo.
«SCUSATE?»
Niente di nuovo. In entrambi i sensi.
«Filippo, ecco, prendi. Questo ti aiuterà.»
Elisa mi passa in mano un megafono.
«Come..? Perché?»
«E’ il megafono d’emergenza. Lo teniamo nella Sgabuchiesa noi della Teocrazia. Lo usiamo quando il Dio non sembra rispondere, per aumentare la potenza delle nostre preghiere. Però puoi usarlo anche adesso, il Dio sic-
Non saprò mai cosa voleva dire Elisa, perché inizio immediatamente a parlare.
«SCUSATE!» grido. E funziona. Tutti si girano verso di me.
«Grazie per l’attenzione. Come forse saprete, ma ne dubito, quindi, fatemi correggere, come non saprete, Gabriele è stato attaccato poco fa da una misteriosa figura incappucciata. So che sembra esageratamente cliché e una cosa da niente per voi alunni della 3°H, ma è importante che rispondiate alle mie domande, perché devo trovare il colpevole e assicurarlo alla giustizia… così almeno uno di voi avrà quello che si merita.»
Il professore blatera qualcosa come “non potete fare ciò e la mia lezione? bla bla bla è importante bla bla quattro assicurato bla bla bla” ma alla fine se ne va da solo preso dalla rabbia.
Elisa ed io interroghiamo i nostri compagni. Io parto con la Repubblica, lei con l’Unione. Dovremmo iniziare con l’Anarchia, ma non è in condizione tale da comprendere le nostre domande.
«Dov’eravate quando è suonata la campanella?» chiedo ai quattro (Marco è assente oggi), raggruppati insieme.
«Oh, non so se vuoi veramente saperlo!» dice Alberto sottovoce facendomi un occhiolino.
«Purtroppo devo farlo. Però cercate di tenere nascosti i dettagli non necessari.»
«Io stavo scrivendo una mia FanFiction!» esclama Claudia.
«Che genere di FanFiction?» le chiedo.
«Un bellissimo one-shot yaoi! Vuoi leggerla? L’ho postata su Wattpad!»
«No grazie.»
«Ehi, io voglio saperne di più! Che pairing è?» chiede Alberto.
«AchillexPatroclo, alias Patrochilles, rimango sul classico.»
«Avevo detto non inoltriamoci nei dettagli.»
«Oh, ma i dettagli non sono ancora arri-
«Qualcuno può confermare la sua storia?» la interrompo.
«Sì.» dice Paola. «Stava nell’angolo mentre cercavo di riportarla alla realtà. Continuava a fangirlare su alcune crack pairing!»
«Ehi, sono libera di fangirlare su chi voglio, ringraziatemi che non divulgo le fanfiction con protagonista questa classe!»
«Chi c’era in classe prima che arrivasse il professore?» chiedo a Paola, ignorando le ultime parole della ragazza.
«Beh, c’erano tutti. Più o meno. Scossi è arrivato in ritardo, insieme all’Unione, Pietro, Cosimo, Roberta, Angela e Teresa.»
«L’ordine di arrivo?»
«Ti pare che me lo ricordo? Ero troppo occupata con Claudia!»
Interessante. Quindi tra quelli che ha elencato deve assolutamente esserci la figura misteriosa. Sempre che non stia mentendo, ovviamente. Speriamo di no.
«Invece, per voi altri due, Alberto e Carolina? Cosa mi dite voi, cosa stavate facendo?»
«Io ero in classe a mangiare banane.» fa la seconda. «Chiedi a chiunque. Mi avranno sentito.»
«Confermo!» esclama esasperato Alessandro dall’altra parte della classe. «Ma sono disposto a perdonarti se mi fai conoscere qualche bella ragazza!»
«Preferisco che tu mi odi per sempre.» risponde lei.
«Quindi Alberto, rimani solo tu. Dimmi, cosa stavi facendo.»
«Filippo, sai che ci tengo molto a te, ed è per questo che non posso dirtelo. Saresti sconvolto.»
«Non preoccuparti. Non rimarrò sconvolto dalle tue abitudini quotidiane. Anche se riguardano me.»
«Tsk, non sei al centro del mondo. Però mi piacerebbe se tu fossi al centro tra m-
«Lasciastareoknonfanulla. La giustizia può aspettare per adesso.»
«Sapevo di poter contare su di te! Se però vuoi sapere di più sulla mia vita ti aspetto a casa mia alle cinque! Quando i miei non ci sono…»
«Spero che tu me l’abbia chiesto perché vuoi prendere un thè con me.»
«Oh, non solo quello.»
«Comunque, l’unico alibi che posso confermare è quello di Carolina...» spiego, avendo ascoltato la testimonianza di Alex.  «Ovviamente voialtri potreste coprirvi a vicenda.»
Claudia e Paola mi guardano diffidenti.
Mi sposto verso l’Unione, basta con la Repubblica, preferirei una dittatura.
«Filippo.» mi dice Elisa. «Hai qualche informazione dalle Banane?»
«Fin troppe. Ma nulla di relativo al caso.»
«Tipica Repubblica.» sospira Alessandro, alzandosi in piedi. «Vorrei aiutarvi a lavorare sul mistero del tentato assassinio del capo della Fazione religiosa della classe. Ehi, Giulio, non sembra un bel titolo per un libro?»
«A malapena riesco a scriverlo su una copertina.»          
«Non credo sia una buona idea, Alex.» gli spiego. «Anzi, tu sei uno dei sospettati.»
«Che? Non farei mai del male a qualcuno!.. Cioè, forse, se stesse minacciando una delle ragazze che mi piacciono!... Ma Gabriele è sempre ossessionato da quel Sol’Rosa! Non mi pone nessun problema!»
«Potresti aver usato le tue capacità di hacker per aprire la porta della Sgabuchiesa…»
Elisa si avvicina a me e mi sussurra nell’orecchio che la Sgabuchiesa può essere aperta solo con le chiavi giuste e non ha una chiusura elettronica.
«O forse no. Lascia stare.»
«Dai, per favore! Essere un detective è sempre stato il mio sogno! E guardo ogni settimana Don Matteo con mio nonno! Potete chiamarmi Don Alessandro!»
«Voglio essere io Don Matteo!» esclama, indovinate un po’, Matteo.
«Sei troppo pigro per completare un disegno, non credo proprio che riuscirai a terminare un’investigazione.» osserva Martino.
«Fate pure voi. Ma io lavorerò nell’ombra, e proprio come Don Matteo, alla fine capirò tutto e vi insegnerò una lezione di vita!»
Mi viene in mente qualcosa. Subito dopo che io ed Alex ci siamo separati lui e gli altri quattro si sono allontanati dalla classe. Per quale motivo? Chiedo.
«Dovevamo controllare il logo per il nostro spettacolo nell’aula informatica.» fa Martino.
«E c’è qualcuno che può confermarlo?»
«Beh, tutti noi?» osserva Alessandro. «Siamo stati insieme per tutto il tempo.»
«Paola mi ha detto che siete arrivati in ritardo, insieme a Pietro, Cosimo, Angela, Roberta e Teresa. E’ vero?»
«Sì, c’era Roberta con noi. Ha detto che doveva immediatamente ritornare in classe. Tutti gli altri erano già dentro.»
«…comunque non possiamo essere sicuri che voi foste nell’aula informatica. Ovviamente darete la stessa versione, ci serve qualcuno di un’altra Fazione che lo confermi.» fa Elisa.
«Eh, Roberta può farsi… farlo! Scusate, sono così abituato ai costumi dell’Anarchia…» dice Alessandro. «Sembra essersi ripresa.»
Guardo alla mia sinistra e vedo che l’Anarchia riesce a tenersi in piedi. Forse riuscirò a fare qualche domanda. Ci spostiamo, ma anche Alessandro ci segue. Se ci tiene così tanto io non lo fermerò, anzi, verificherà che le mie abilità di detective sono inarrivabili e convincerà Martino ad accettarmi nell’Unione.
Sorprendentemente, una volta arrivati lì, Cosimo è disposto subito a parlarci.
«Filippo…» fa sottovoce. «Ti volevo informare che Alberto…»
Suspence.
«Sì...?» gli chiedo curioso. «E’ stato lui? Hai delle conferme?»
«No, no… ma mi stava pedinando oggi. Ero uscito dalla classe…»
«Mi stai dicendo che anche lui è uscito?»
«Beh, sì, ma mi stava pedinando! Non so se dovrei avere paura o essere onorato…»
«Perché dovresti essere onorato? Paura. Paura è la risposta giusta. Din din din, l’accendiamo.»
«Ma… io…»
«Hai altre informazioni? Sai chi è uscito?»
«Beh… dopo di me ho visto entrare Alberto e Angela… e poi l’Unione e Roberta, ma gli altri erano già tutti in classe… per favore, non dirlo a nessuno… non vorrei… insomma… capisci.»
In realtà no, non capivo, ma capivo abbastanza.
Era difficile, ma riuscivo a capire che stavo rimettendo insieme i pezzi del puzzle, ma uno di quei puzzle estremamente difficili da 150 pezzi, in cui almeno venti sono identici tra di loro fatta eccezione per un piccolo disegnino… papà me li comprava sempre così non gli davo fastidio… io però ero un bambino intelligente, e capivo bene il suo piano. Per questo lasciavo sempre i pezzi in disordine, e lui era costretto a rimetterli a posto.
Che bei tempi quando nessuno t’incolpava di nulla.
A parte mia madre. Lei l'ha sempre fatto.

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Capitolo 20
*** OBJECTION ***


NEGLI SCORSI CAPITOLI DI "VITA DI FAZIONI IN UNA CLASSE DISASTRATA"...
Dopo aver incontrato la sua nuova, stramba e divisa classe, Filippo entra a far parte della Teocrazia del Sol'Rosa, e viene incaricato di scoprire di più sull'Anarchia della Fattanza, e quasi rischia la vita. Successivamente torna a scuola, ed Elisa decide di mostrargli la Sgabuchiesa, dove incontra una misteriosa figura incappucciata che sembra stare per uccidere Gabriele, capo della Fazione. Spaventata, la figura scappa lasciando Gabriele svenuto, mentre Filippo, dato che per entrare nell'Unione, la fazione più stabile, necessita di un talento, inizia ad investigare. Inizialmente sospetta di Teresa, l'ex-arcivescovo della Fazione, e di Angela, l'attuale arcivescovo, ma tenta di sapere di più entrando in classe ed interrogando i compagni. Matteo dell'Unione inizia a condurre un'investigazione in modo autonomo, mentre Alessandro decide di aiutare Elisa e Filippo, che ascolta gli alibi dell'Unione e della Repubblica. Non tutto combacia, ma viene a sapere che Pietro, Cosimo, Roberta, Angela e Teresa sono uscite dalla classe e sono rientrate poco prima della lezione... ammesso che gli altri dicano la verità.

 
Vita di Fazioni 
in una classe disastrata




OBJECTION

 
Raduno l’Anarchia vicino alla cattedra. Elisa provvede a requisire temporaneamente ogni forma di alcool e/o sostanze stupefacenti, promettendo di restituire tutto come premio una volta risposto alle nostre domande.
Ah, e c’è anche Alessandro, ma in realtà non so bene cosa stia facendo qui. A detta sua deve risolvere il caso prima di Don Matteo.
«Benissimo, ditemi… cosa stavate facendo nell’ora in cui Cesella era assente?» chiedo.
«Eh? Mi sa che hai sbagliato domanda.» fa Pietro.
«No, sono sicuro che sia giusta.»
«Dovresti chiedere di cosa vi stavate facendo nell’ora in cui Cesella era assente.»
«Già.» dico esasperato. «Sentite, l’importante è sapere dove vi stavate facendo.»
«Forse anche perché? Come? Quando? Chi?»
«Lascia il chi vi stavate facendo alla Repubblica.» s’intromette Alessandro.
«Mario ed io eravamo in classe.» spiega Vinello. «Durante le ore di Cesella ci divertiamo in modi particolari, ma adesso che era assente abbiamo potuto sbizzarrirci!... Gli altri tre erano fuori, ma non so bene dove.»
«Io ero a prendere un caffè, yooo!» esclama Pietro. «Per mandare giù quella strana roba che mi ha dato Roberta, broooo… avevo delle visioni così strane!»
«Ehi! Potevi dirmelo che ti stava facendo sentire male! Invece te ne sei scappato subito!»
«Ziaa! Non potevo resistere… indovina perché!» fa lui guardandola male.
«Beh, io sono andata a cercarlo visto che non tornava… l’ho trovato nel bagno, all’inizio… però me ne sono dovuta uscire perché era il bagno dei ragazzi, appunto… quando sono arrivata in classe c’erano già tutti. Ho incontrato l’Unione che tornava dall’aula informatica, perché non sospettate di loro?»
La versione dei Moderati sembra essere confermata.
«Perché a differenza vostra non hanno problemi psichici.» faccio notare, poi domando. «Pietro, sei sicuro che Roberta fosse con te?»
«Mi sembra di sì… sì… sicuramente. Nel bagno dei ragazzi.»
«Non mostrano i sintomi! Ma vi assicuro che essere troppo “normali” è anch’esso un problema psichico!» si lamenta Vinello. «Comunque… mi sembra di ricordare che Pietro è stato il primo ad entrare in classe… di certo c’erano altre persone fuori.»
Alessandro chiama Paola e le chiede se può confermare, ma lei si rifiuta di parlare.
«Solo se loro confermano che io e Claudia eravamo in classe!»
Che viziata, insomma.
«Beh, certo, zia… mi ricordo che quando stavo uscendo stavi cercando di far alzare una tizia, una ragazza bionda, stesa a terra… che piangeva… pensavo avesse assaggiato la roba di Roberta, yooooo…»
«Roba di Roberta. Da inserire nel mio libretto di battute squallide da usare in momenti inopportuni.» osserva Alex.
«Vedete? Quella era Claudia, che piangeva mentre non trovava ispirazione per le sue pairing! Questo conferma che noi due eravamo in classe.»
«Ma ha appena detto che aveva delle visioni…» dice Elisa. «Non possiamo catalogare le sue affermazioni come certe.»
«E allora anche la loro versione dovrà rimanere incerta! Continuate a barcollare nel buio, anzi, nel fumo!»
Oh, Paola, non sai che mi è già successo e non vorrei per nessuna ragione al mondo riprovarci.
«Ok, ok… gli credo.» dico.
«Ma… va contro quello che ha appena detto Pietro! Se aveva delle visioni se lo sarà immaginato.» fa la mia compagna di Fazione.
«Per ora non c’è motivo di credere che non abbia ragione. Avrebbe senso con quello che ho raccolto.»
«Finalmente qualcuno qui dentro ha un po’ di buon senso! E comunque no, io non confermo ciò che ha detto Pietro.»
«CHE?» esclama il ragazzo.
«Ho visto Pietro uscire, ovvio. L’ho osservato per un po’ di tempo… ed è veramente entrato nel bagno dei ragazzi… ma non sembrava sotto l’effetto di nessuna droga, e ciò è veramente raro per un membro dell’Anarchia.»
«Zia, di che mi stai accusando? Io sono sempre sotto l’effetto di qualche droga o ubriaco, bella! Ormai il mio corpo ha imparato a comportarsi, yoooo!»
«Bene, ti stai praticamente dichiarando colpevole! Vuoi dire che eri drogato per scagionarti in caso venissi scoperto, ma in realtà capivi benissimo cosa ti stava succedendo! E volevi attaccare Gabriele creare scompiglio nella Fazione, e togliere loro le opportunità per andare in gita!»
«Paola, scusa se te lo dico.» s’intromette Elisa. «E Pietro, scusa se lo dico anche a te. Ma dubito che una persona del genere sia capace di orchestrare un piano così articolato. Invece tu…»
«Tu e la tua Fazione avete un motivo molto valido per voler andare a Boston e New York, ma di certo non è per nulla nobile come il nostro… anche se mi piacerebbe… ma meglio non parlarne adesso.» continua Alessandro. «Tu hai organizzato tutto ciò, e chissà, forse speravi anche che quella pazza della Preside avesse riconosciuto l’impegno e vi avrebbe dato dei punti bonus per la gita…»
Paola fa un passo indietro, sorpresa.
«Scherzi?! Non ucciderei mai nessuno! L’Anarchia, invece, con quella sua strana religione… potrebbe comprendere riti satanici o chissà che! Forse non è nemmeno stato Pietro, ma Roberta!»
«Come ti permetti di accusarmi di una tale accusa?»
«Come ti permetti di dire una cosa del genere.» faccio io, lamentandomi del pessimo italiano.
«Io ho notato che Roberta si comporta in modo strano da quando Filippo è arrivato, anzi… direi in modo… normale, ad essere precisi.»
Ha ragione. Roberta i primi giorni si comportava in modo assolutamente identico ai suoi compagni, ma adesso riusciva a… relazionarsi con gli altri.
«Filippo, mi sembra che tu ci stia pensando… non è vero?»
Beh… forse aveva ragione. Roberta potrebbe aver fatto finta di essere una drogata per raggiungere i suoi obiettivi… qualunque fossero.
Ma non posso giungere a conclusioni affrettate. Soprattutto quando Paola sparava accuse a destra e a sinistra manco fosse un fucile carico. Forse carico di stronzate?
«Forse hai ragione, forse no. Ma anche tu e la tua Fazione siete molto sospetti.»
«Ah, perché Elisa l’ha detto? Adesso siete best friends?»
«Che? Ci conosciamo da una settimana!»
«Beh, una settimana è abbastanza per diventare… friends with benefits
«Forse per voi della Repubblica.» sospira Alessandro. «Magari ci fossi io…»
«Perché avete mentito!» esclamo io.
«DAN DAN DAAAAN!»
«Alessandro, per favore.»
«Le testimonianze non coincidono. Cosimo ha detto che era pedinato da Alberto. E sai bene che Alberto farebbe una cosa del genere.»
«Ti avevo chiesto di non dirlo…» dice Cosimo rassegnato.
«E dove sono le prove? Eh?» ribatte Paola.
«Al momento non ci sono, ma è ovvio che Alberto vi ha detto di coprirlo… considerando il suo attaccamento a me… non voleva farmi sentire offeso…»
«Dove stai andando a parare?» fa confusa Elisa.
«Secondo me, Alberto stava seguendo Cosimo perché, per qualche strano motivo, è ossessionato anche da lui, ma non voleva dirlo a me, per farmi sentire più importante… comunque, questo non toglie che potrebbe essere stato lui ugualmente, forse in uno scatto di rabbia…» deduco, guardando il ragazzo dall’altra parte della stanza. Lui ricambia lo sguardo, ma non dice nulla.
«Anche se fosse così… non ci sono prove.»
«Appena tornerà il resto della Teocrazia avremo l’ordine preciso degli arrivi in classe. Sempre che tu non voglia rivelarcelo adesso.»
«Figurati! Ve ne pentirete!» esclama, voltandoci le spalle.
Poi io, Elisa e Alessandro ci spostiamo davanti alla porta per discutere.
«Quindi, chi sono i maggiori sospetti per adesso?» chiede Alessandro.
«Penso proprio che sia stato un membro dell’Anarchia oppure della Repubblica. Le loro storie differiscono troppo.»
«Lo penso anche io.» concorda Elisa. «…E se fosse stato Marco?»
«Ma è assente!»
«Così sembra… se si fosse nascosto, entrando dall’uscita di emergenza? E’ strano che proprio oggi sia assente…»
Non penso che sia lui. Il ventiseiesimo studente… nascosto da qualche parte nella scuola… nah. Però… in questa classe non si può mai sapere.
«Non abbiamo ancora nessuna prova effettiva. E’ ancora presto per-
Prima che finisco la frase, la porta del bagno si apre violentemente. Da essa sta uscendo Matteo, vestito con una giacca beige che gli arriva alle ginocchia, un cappellino in tinta, una cravatta nera, una lente d’ingrandimento nella mano destra e una pipa in bocca.
«Oh… vedo che siete indietro con le indagini..!» fa.
«Matteo?.. Che stai facendo?»
«Lavorando nell’ombra.»
«Nei bagni?»
«C’è solo una finestra là dentro.»
«Ok, te lo concedo. Ma quando ti sei cambiato? Dove hai preso quella pipa?»
«Segreti del mestiere.»
«Io dico mercato nero.» ipotizzo.
«Ho lavorato molto sul caso e ho scoperto che una persona in classe è esperta con il lancio di coltelli.»
«Cosa? Come?»
«Ho chiesto a sua nonna. Alla nonna di Angela.»
«Che?»
«L’ho chiamata, e ho registrato la conversazione, cosicché voi possiate sentirla. Mi ha detto che da tre mesi a questa parte si sta esercitando con il lancio di coltelli.»
«Che razza di hobby è il lancio di coltelli?» fa Alessandro.
«Sempre meglio del tuo. Stalkerare ragazze? Seriamente?!»
«Ehi! Faccio esercizio fisico e devo prestare attenzione ad ogni dettaglio!»
Ora che ci penso… Angela ne aveva parlato… la settimana scorsa…
 
«ANGELA, TU VIENI CON ME DIETRO GLI ALBERI! DISCUTIAMO DELLA STRATEGIA D’ATTACCO!»
«Certo, Superiore! Pianifichiamo i coltelli da usare nella battaglia!»
Dietro gli alberi? Coltelli?

 
Mi ero chiesto cosa c’entrassero i coltelli, ma adesso tutto tornava… il carillon, la sua promozione ad arcivescovo… era anche stata una delle ultime persone a ritornare in classe… e adesso era in infermeria con Gabriele! Dovevamo aiutarlo!




scusate per il ritardo ;_;
 

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Capitolo 21
*** La soluzione al mistero? ***


NEGLI SCORSI CAPITOLI DI "VITA DI FAZIONI IN UNA CLASSE DISASTRATA"...
Dopo aver incontrato la sua nuova, stramba e divisa classe, Filippo entra a far parte della Teocrazia del Sol'Rosa, e quando viene incaricato di scoprire di più sull'Anarchia della Fattanza, quasi rischia la vita. Una volta a scuola, Elisa decide di mostrargli la "Sgabuchiesa", dove incontra una misteriosa figura incappucciata che sembra stare per uccidere Gabriele, capo della Fazione. Spaventata, la figura scappa lasciando Gabriele svenuto, mentre Filippo, dato che per entrare nell'Unione, la fazione più stabile, necessita di un talento, inizia ad investigare. Potrebbe essere stato chiunque, forse Angela o Teresa, ma nulla sembra avere senso. Matteo dell'Unione inizia a condurre un'investigazione in modo autonomo, mentre Alessandro decide di aiutare Elisa e Filippo, che ascolta gli alibi dell'Unione, della Repubblica e dell'Anarchia. Diverse sono le tesi da prendere in considerazione, fino a quando Matteo esce dal bagno credendo di aver risolto il mistero: ha scoperto che Angela pratica il lancio di coltelli. 
 Piccola nota: chi non si ricorda, ecco tutti i personaggi della classe:

TEOCRAZIA DEL SOL'ROSA
Gabriele: Capo della Fazione; Discendente (?) del Dio Sol'Rosa
Angela: Arcivescovo della Fazione; Collaboratrice stretta di Gabriele
Teresa: Ex-Arcivescovo della Fazione
Elisa: Investigatrice della Fazione; Esperta di Social Network
Federica

UNIONE DEI MODERATI
Martino: Capo della Fazione; Talentuoso nella matematica
Alessandro: Talentuoso nell'informatica
Matteo: Talentuoso nel disegno
Giulio: Talentuoso nella scrittura
Antonio: Talentuoso nello sport

REPUBBLICA DELLE BANANE
Paola: Capo della Fazione
Alberto
Claudia
Carolina
Marco

ANARCHIA DELLA FATTANZA
Pietro
: Capo della Fazione
Roberta
Vinello (nessuno conosce il suo vero nome)
Cosimo 
Mario





 
Vita di Fazioni 
in una classe disastrata






La soluzione al mistero?



 
«Deve essere stata Angela!» esclamo. «E Gabriele adesso è in pericolo!»
«No, Filippo… sono sicura che non può essere stata lei…» mi dice Elisa. «Qualcosa non torna. Lei pensa veramente che Gabriele sia un degno discendente… lo dice in continuazione, ci tormenta, addirittura…»
«Potrebbe aver fatto finta tutto questo tempo.» suggerisco. «Non sarebbe tanto difficile.»
«Non parlo di ciò… è un segreto della Sgabuchiesa…»
«Quindi penso che io e Matteo non potremo ascoltarlo.» Alessandro incrocia le braccia.
«Ormai è inutile.» fece delusa Elisa. «Potete sentirlo. Cambieremo il luogo della Sgabuchiesa, dato che forse qualche altra Fazione ha scoperto dov’è.»
«CHEBELLO» esclama Alessandro. «Finalmente una ragazza mi confessa uno dei suoi segreti!»
«Sei proprio ossessionato con queste cose.» gli dico.
«Gabriele ha progettato un collegamento tra la Sgabuchiesa e i bagni, tramite i condotti d’areazione… ci sono due uscite. Una nel bagno maschile e una nel femminile.»
«Seriamente? Ai bagni? Sembra una cosa che farebbe la Repubblica…»
«Ma ho controllato, non c’è nessun condotto nella Sgabuchiesa…» dico.
«L’accesso non è direttamente nella Sgabuchiesa, bensì vicino a essa. Quando la figura incappucciata se n’è andata, forse è corsa subito dentro il condotto.»
«Ehi! Volevo avere anch’io questo privilegio!» si lamenta Alessandro.
«Comunque, percorrendoli, colleghi il secondo plesso, dove si trova la Sgabuchiesa, al primo, dove si trova la nostra classe senza dover salire e scendere scale… in questo modo ci metti molto meno tempo per raggiungere i due luoghi. E Angela conosceva tutto ciò.»
«Mi stai dicendo che per non essere sospettata, sarebbe passata per i condotti, ma, arrivando in classe poco prima dell’Unione…»
«Esatto… se fosse stata veramente lei, avrebbe di certo usato i condotti d’aerazione e sarebbe arrivata tra i primi, avrebbe fatto di tutto per non ritardare…»
«Scusate… come dovrebbe essere l’ordine d’arrivo? Non ci capisco più nulla…» chiede Alessandro.
«Il primo dovrebbe essere stato Pietro oppure Teresa. Tutti l’hanno visti in classe quando sono arrivati. Purtroppo Pietro non si ricorda chi c’era in classe prima di lui, per via della droga di Roberta. Poi c’è stato Cosimo, che ci ha detto anche chi è arrivato dopo: Alberto, Angela, l’Unione e Roberta. La sua storia coincide con quella dell’Unione, ma non con Paola, che dice che Alberto non è mai uscito dall’aula.» spiego.
«Quindi… Pietro/Teresa, Cosimo, Alberto, Angela, Unione, Roberta. Giusto, la penso anche io così.» ricapitola Elisa.
«Ha! Alberto, Angela! Alberto Angela!» ride Alessandro. Io lo ignoro.
«L’unica che può aiutarci, quindi, è Teresa. Tra tutti… proprio lei?»
«Gabriele ancora non arriva. Forse lei è la chiave che ci aiuterà a risolvere questo mistero.»
---
Alessandro, Elisa ed io ci spostiamo di nuovo verso la Sgabuchiesa. Matteo, invece, dice che vuole proseguire le indagini per conto suo, quindi lo lasciamo nei bagni.
«FILIPPOOOOOOOOO» urla Teresa, ma ho imparato ad evitarla, quindi per sbaglio abbraccia Alessandro.
«Ew ew ew! Che vergogna! Tra tutti, mi hai fatto abbracciare proprio lui!»
Cavolo, se nemmeno Teresa lo abbraccia è messo proprio male.
«Avete scoperto qualcosa?» chiede Elisa.
Federica, come al solito, ignora le domande.
«Vedo che hai portato un membro dell’Unione qui.»
«Penso che dovremo cambiare sede, ormai. Forse sceglierne una non nella scuola.»
«D’accordo con te. Avremmo potuto evitare tutto ciò. Comunque no, non abbiamo scoperto nulla di rilevante.»
«Ehi, Federica, per caso c’è qualche… segno… che qualcuno sia entrato nei condotti d’aerazione?»
«No, abbiamo controllato bene. Assolutamente nulla. Nessuno è passato di lì.»
«Nessunissimo! Proprio come in campagna a mezzanotte durante febbraio!» esclama Teresa.
«Teresa, tu rivesti una parte importantissima nel caso.»
«Veramente? Che bello!»
«Devi dirci… chi è entrato dopo di te in classe?»
«Beh… io sono stata la prima! Non so cosa stessero facendo gli altri ma io sono stata super-veloce!»
«Super-veloce nel fare cosa?» chiedo io insospettito.
«Scrivere analogie, ovviamente!»
«Scrivere analogie? E dove? Perché non in classe?»
«Quella classe non m’ispira più! Ormai ho assorbito tutte le ispirazioni possibili da lì! Adesso giro per la scuola per trovare nuovi spunti di narrazione!»
«Non credo che diventerà normale, ragazzi…» fa rassegnata Federica.
«Uhm… giusto per essere sicuro… dopo di te chi è entrato?»
La ragazza scuote la testa per un attimo, ma poi risponde.
«Ehm… Pietro, Cosimo, Alberto… Angela… l’Unione… e Roberta mi sembra.»
«Questo confermerebbe la versione di Cosimo. Mi stai dicendo, quindi… di essere entrata per prima. Ed ad uscire?»
«La prima, di nuovo. Subito dopo che tu sei uscito dalla classe, sai, gli spunti di narrazione non si trovano da soli!»
«Eh… proprio così, Teresa…» dice Federica. «Voi cosa avete scoperto?»
«Niente di certo… ma io penso che sia stata Angela. Tutto punta a lei… Elisa invece dice che lei non può essere la colpevole.»
«FERMI!» grida una voce alle nostre spalle.
E’ Angela.
«Angela? Come sta Gabriele?..» chiede Teresa, ma non sembra per nulla preoccupata.
«Divertente che proprio tu me lo chieda!»
«Non dirmelo, nuovi sviluppi?» domanda Alessandro eccitato.
«Beh, trovo assurdo che nessuno di voi ci sia arrivato prima. Soprattutto tu, Filippo… che hai investigato la Sgabuchiesa.»
«Hai trovato qualcosa?»
«Non ho trovato qualcosa, ma ho scoperto qualcosa. Gabriele si è ripreso, e mi ha detto che si ricorda una cosa molto importante della persona che l’ha attaccato… ha i capelli neri.»
Capelli… neri?
Questo eliminerebbe immediatamente Angela dai sospettati… chi ha i capelli neri in classe?.. Teresa, Elisa, Martino, Matteo, Alessandro, Marco… Pietro… e Roberta. Che la teoria di Elisa su Marco sia corretta? L’Unione non sta mentendo, ne sono sicuro… Perché l’Anarchia dovrebbe aver colpito..? O forse è stata proprio Teresa? Troppi pensieri.
«Sei sicura che la sua testimonianza sia affidabile?» domando.
«Perché non dovrebbe esserlo? L’avete visto mentre era con un coltello alla gola!»
«Magari era sconvolto, non capiva…» spiega Teresa.
«Non capiva che tu lo stavi attaccando!»
«ACCUSA DETECTED!» esclama Alessandro.
«Hai i capelli neri, sapevi del mio astio nei confronti del carillon, e hai approfittato del fatto che sono uscita per mangiare qualcosa…»
Teresa, sorpresa, fa un passo indietro.
«Non puoi accusarmi con queste supposizioni! Potrebbe essere stato chiunque con i capelli neri! …Anche Alessandro!»
«Che? No!... non sono stato io! Ehi… deve essere stata Roberta…»
«Roberta? Ma la sua storia fila alla perfezione!» faccio notare.
«No, c’è un dettaglio importante… lei ha detto di essere passata per i bagni maschili…» osserva Elisa.
«Giusto! Potrebbe essere entrata per il condotto, e Pietro non se ne sarebbe accorto dato lo stato in cui si trovava!»
Sinceramente… sto perdendo il conto dei sospettati. Quanto è difficile fare il detective.
Io e Alessandro corriamo verso i bagni, mentre dietro di noi ci seguono le quattro ragazze.
Ovviamente, troviamo Matteo all’interno.
«Siete arrivati in ritardo. Ho già ispezionato il bagno, e l’ingresso era serrato. Nessuna possibilità di entrata e di uscita… di qui nessuno può essere passato. Gabriele deve aver sigillato il condotto qualche giorno fa. Forse capiva che qualcosa di brutto stava per accadere… Don Matteo colpisce ancora!»
«Non posso crederci! Io mi sono impegnato molto più di te!» dice Alessandro.
«Mentre voi inseguivate piste false, ho anche esplorato il bagno delle ragazze… non facendomi notare, ovviamente. Grazie alle mie tecniche di detective, ho scoperto che qualcuno era passato per il passaggio segreto.. il pannello d’accesso al condotto d’aerazione era dall’altra parte della stanza. Deve essere stato calciato via. La colpevole stava facendo di tutto per fare il più in fretta possibile…»
«Per arrivare immediatamente in classe… e non essere sospettata!» esclamo, ignorando il fatto che mi abbia detto di essersi introdotto nei bagni femminili. «Quindi, non può essere stata Roberta…»
«E tantomeno Pietro, che sappiamo non essere entrato nel bagno delle ragazze, confermato dalla versione di Paola. Che l’ha accusato… ma era sicura che fosse in questo bagno.»
«Ma il punto forte arriva adesso. I water nei bagni delle ragazze sono guasti, quindi nessuno ci è andato oggi, giusto?»
«Giusto. Elisa è dovuta salire al piano di sopra.»
«E proprio vicino al condotto ho trovato questo!»
Matteo infila la mano destra nella tasca della giacca gigante e tira fuori un capello nero, mosso. Si vede a malapena.
«Questo è un capello della figura misteriosa. Potrei chiedere un’analisi del DNA, ma non serve. Mi ricordo alla perfezione i volti di ogni persona nella classe, dato che vi ho disegnati tutti. E so benissimo a chi appartiene questo capello.»
Solo una persona, oltre a Pietro, ha i capelli mossi in classe… quella persona…
Quella persona…
E’ Teresa.
Lei ha attaccato Gabriele.
--
In classe, due ragazze stanno parlando nell’angolo, lontano dagli altri.
«Allora, come pensi sia andata?» fa una.
«Penso bene, il piano sta andando avanti. Forse però non abbiamo avuto il risultato sperato.»
«Una persona vale l’altra no? Anzi, secondo me così sarà ancora più divertente…»

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Capitolo 22
*** Preparazioni per Verdetto Finale... o era Forum? ***


Vita di Fazioni 
in una classe disastrata






Preparazioni per Verdetto Finale... o era Forum?



 
 
Quando siamo usciti dal bagno mi sono reso subito conto che Teresa stava iniziando a preoccuparsi. Le ho detto che avevamo trovato il colpevole, Roberta.
Ovviamente, lei ci ha creduto. La ragazza è troppo ingenua. Lo è veramente, mi chiedo come sia possibile che abbia veramente tentato di uccidere qualcuno. Non ci credo. Ci deve essere qualcosa di sbagliato… eppure… è chiaro che l’indizio più importante punta a lei…
Arrivati in classe, vediamo la Comuni. E’ passata un’ora. Le spieghiamo la situazione e lei annuncia il colpevole.
Teresa non ci poteva credere. Era rimasta veramente sconvolta. Gridava di non essere stata lei, mentre la prof la scortava dalla preside.
Quando è tornata, senza la ragazza, ha annunciato che Teresa era stata temporaneamente sospesa. Due giorni dopo si sarebbe svolto un processo per decretare se Teresa dovesse essere esposta o meno, nel cortile della scuola, alle otto.
Che bello, salterò la cena di mamma.
---
Grazie alle mie abilità nello scappare dai miei compagni di classe, scappo da casa mia evitando mia madre, la quale sta –purtroppo- sistemando i cassetti per la mia sveglia di domani. Ho deciso che come regalo di compleanno vorrei una vera e propria sveglia per fare in modo di non sopportarla. E magari anche spaccargliela in testa.
Arrivo a scuola poco prima dell’orario stabilito. Proprio davanti al portone sono state posizionate 20 sedie in fila da 5 e sulla destra quattro cattedre, dove si dovevano posizionare i leader delle quattro Fazioni.
Nella classe, oltre ad essere pazzi, molti sono anche ritardatari, ma penso sia una diretta conseguenza: se sei lento nel processo cognitivo, sei lento anche in tutto il resto. Tant’è che l’Anarchia alle otto e venti ancora non è arrivata.
«Dovremmo iniziare senza di loro!» esclama Paola. «Tanto non avrebbero un impatto rilevante sul dibattito!»
«E’ una riunione comune, dobbiamo tutti contribuire.» spiega Martino. «Anche loro… tutti hanno un’opinione e forse la vogliono esporre.»
«Sarebbe meglio se tu dicessi un’oppinione!» scherza Alessandro.
«Potevi mancare tu al posto loro.» ironizza Claudia.
«Le mie battute squallide tengono in piedi la classe! Senza di esse la scuola crollerebbe!»
«Io ti accetto per quello che sei!» esclama Alberto.
«Ehi…» faccio notare. «Mancano anche Teresa, Gabriele ed Angela.»
Elisa mi risponde.
«Beh, sì, Filippo. Purtroppo siamo stati costretti a… avvinghiarla… in una camicia di forza.»
«Come l’ha presa?»
«Non bene. Ha iniziato a delirare gridando “perché l’uovo in camicia si chiama così senza essere vestito?! Portatemi un uovo in camicia!”»
«Sì è ripresa..? Intendo… è capace di pronunciare un discorso con senso compiuto?»
«Credo sia ai livelli di Roberta.» fa Federica. «Credo che Gabriele la voglia fare impazzire per convincere la giuria a decretarla colpevole.»
«Sì, a proposito… come funziona questa… udienza?»
«Beh, non lo sappiamo bene…» risponde Claudia, incerta. «Questa è la prima volta che è necessario un tale intervento. Ma non credo sia difficile… l’accusato espone i motivi delle proprie azioni oppure la sua innocenza, poi gli alunni votano se esporlo o no. I voti dei leader, però, valgono per tre.»
«Sì, grazie, ma, ehm… che vuol dire… essere esposti?»
«Ssssh! La tua anima non è pronta a queste rivelazioni! L’importante di queste riunioni è vedersi insieme! mlmlmlml»
«Ho già detto che l’ha rubata mia madre quando sono nato. O forse anche prima. Quella donna è piena di risorse.»
«Filippo, quando arriverà il momento di conoscere, conoscerai. Per adesso meglio non dirti nulla.» prova a rassicurarmi Elisa, ma chiaramente fallisce, perché non si rassicurano così le persone.
«Siamo sicuri che è stata Teresa ad attaccare Gabriele?» chiedo io. Non so perché, ma qualcosa in questa faccenda mi puzza. E questa volta non farò battute sul cibo di mamma.
«L’unica sospettata è lei. Non c’è nessun altro che possa aver provato ad attaccare Gabriele. Non ne avevano motivo, e soprattutto, abbiamo l’indizio chiave sotto i nostri occhi. Il suo capello.» fa Alessandro.
«Non abbiamo pensato a come possa aver perso quel capello. E se l’avessero posizionato lì per incastrarla? L’avete vista l’altro ieri, era sconvolta.»
«E’ sempre sconvolta.»
«Ma più del solito! Non reagirebbe così, voi lo sapete bene perché la conoscete da più tempo di me.»
«Sicuramente non tutto combacia…» inizia Elisa. «Però tutto punta verso Teresa. In particolar modo il movente, nessun altro ce l’aveva con Gabriele in questa classe, nemmeno l’Anarchia non aveva la minima intenzione di colpire la nostra religione.»
«E se anche l’attacco fosse stato una finta? Non vi sembra conveniente che Angela ci dice che Gabriele ha visto dei capelli neri e poi spunta un capello nero nel bagno delle ragazze?»
«Stai suggerendo che possa essere stato un piano di Gabriele per esporre… brr… Teresa? Anche se il colpevole potrebbe essere chiunque altro?!»
«Perché no? Avete visto come l’ha trattata recentemente. Anche se Teresa meriterebbe di essere cacciata dalla classe per la sua esuberanza, non penso sia la colpevole in questo caso.»
«La tua presupposizione ha anch’essa delle falle, però. Più che altro, nessuna prova concreta.» mi fa notare Federica.
«Io non posso credere che il Superiore farebbe una cosa del genere…» dice Elisa.
«E’ un’eventualità da tenere in considerazione. La esporrò ai giudici, ma di certo Gabriele la definirà alto tradimento o qualcosa del genere. Spero che non mi mandi al rogo.»
Mi sposto dal gruppetto Elisa-Federica-Alex a dove si trova il resto dell’Unione. Ho dimostrato le mie capacità di detective e sono pronto ad entrare nella loro Fazione.
Vedo Martino. Gli indico le mie eccellenti qualità e come abbia risolto il caso in meno di un’ora.
«No. Mi dispiace. Il posto è occupato.» fa.
«Che cosa?!» esclamo. «Da quando? Perché?»
Giulio si fa avanti.
«Posso capire che sei scioccato, partiamo dall’iniz-
«No, non partiamo assolutamente dall’inizio! E non recitare le tue strane rime! Ditemi chiaro e tondo cosa è successo!»
«Semplicemente il titolo è già stato preso, da un detective con maggior talento del tuo, a dire la verità.» riprende Martino.
«E chi sarebbe? Siete sempre voi cinque.»
«Sono io!» esclama Matteo. «Dopo che ho risolto il caso mi hanno attribuito il talento di Investigatore, e il titolo di Don Matteo. Lo desideravo da tantissimo! Adesso posso dispensare consigli utili senza che la gente mi guardi male!»
«…state scherzando.»
«Non potevamo non riconoscere la sua bravura!» spiega Antonio. «Senza l’aiuto di nessuno ha capito che Teresa stava per compiere un omicidio!»
«Non siamo sicuri che sia stata lei.»
«Beh, comunque…» fa Martino «E’ riuscito a raccogliere molti indizi e capire la pista giusta da quando ha iniziato le indagini.»
«Ma ciò non ha senso! Lui già possiede il talento di disegnatore! Adesso è libero? Posso prenderlo io?»
«Proprio no! Settimo emendamento, se un titolo nuovo guadagnato hai, allora insieme al-
«Basta!»
«Umpf. Sei solo invidioso delle mie doti da poeta.»
Tutto il mio investigare non è servito assolutamente a nulla.
E adesso che razza di talento potrei scegliere?
Ehi, forse… quello di inglese? Sono un perfetto linguista!
«Che ne dite della mia capacità in inglese?»
«Mi dispiace, ma anche quello è occupato. Da me!» esclama Giulio. «E’ il mio secondo talento, diciamo che è nascosto sotto quello di scrittore, perché scrivo anche in ingl-
«Capito, capito…» sospiro.
Certo, ci sono sicuramente migliaia di talenti… dovrò eccellere in qualcosa no? Forse devo solo aspettare e il destino mi riserverà delle sorprese.
Niente ovetti kinder, però.
«Insomma! Quando si inizia, mi sto annoiandooo!» grida Alberto. «Non fa niente se cinque di noi mancano, noi dobbiamo andare a fare la nostra notte bianca!»
«Domani c’è scuola, non pensi sia una scelta poco saggia stare svegli tutta la notte?» chiede Elisa.
«Ah, ma io non intendevo quel senso di bianca!»
Elisa sospira.
«Gabriele, Angela e Teresa saranno qui a breve. A lui non piace aspettare, iniziamo a prepararci. Se l’Anarchia non verrà sarà perché hanno riscontrato qualche problema.»
«Dovrebbero imparare a stare con i piedi per terra.» osserva Martino.
«Passano un sacco di tempo su un papavero gigante, hai proprio ragione.»

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Capitolo 23
*** Il processo inizia! Teresa alla sbarra! ***


Vita di fazioni
in una classe disastrata


 
 
Il processo inizia! Teresa alla sbarra! 

 
Appena sento uno strano odore di fumo, capisco che l’Anarchia sta arrivando. Eccoli tutti e cinque, mentre lasciano dietro di loro un sentiero di cenere. Tutto ciò mi ricorda Hansel e Gretel, spero che non mi ritrovi in un’altra fiaba modificata; preferisco assistere ad un processo.
Vabbè, quello che questa classe riesce a fare, a dire la verità.
Noi alunni ci sediamo sulle sedie di plastica che si usano nei bar di quarta categoria. Sulla nostra destra la scuola. Immediatamente la porta viene spalancata, seguita da uno squillo di trombe. Sono Gabriele, Teresa e Angela. A quanto pare devono torturare le mie orecchie anche se mia madre lo fa già in continuazione.
«Annuncio l’inizio del processo a Teresa Drotta, accusata di tentato omicidio nei confronti di Gabriele Rosa, discendente del grande e supremo Dio Sol’Rosa!» esclama lui stesso.
Una volta che i tre sono arrivati di fronte agli altri alunni, Gabriele fa un inchino ed esclama «In piedi!», ma nessuno lo ascolta, fatta eccezione per Elisa e Federica, che, imbarazzate, si risiedono immediatamente.
«Tsk. Insieme decideremo se Teresa è colpevole. Ma tanto sappiamo tutti che lo è.»
«Sei proprio un fissato! Non ho fatto nulla! Anzi, sai che ti dico, dovevo avere io l’idea di ucciderti!»
Sospiro. Così si sta scavando la fossa da sola.
«Vedete, compagni e giudici? Non abbiamo ancora iniziato e già si sta incolpando da sola! E’ una minaccia per ciascuno di noi! Terminiamo qui il processo, così posso andare a venerare il Dio e scegliere il luogo per la Seconda Sgabuchiesa! Sappiamo che Teresa è brava nella retorica, vi convincerà di essere innocente!»
«Obiezione, Gabriele.» ribatte Martino. «Non possiamo esporla solo perché è una minaccia per noi. Il novanta percento della classe è un pericolo per sé stesso e per gli altri.»
«Zio, è proprio questo che rende la nostra vita uno spasso, yooooo!» esclama Pietro, dandogli involontariamente ragione.
«Lasciamo parlare l’imputata.» fa Paola.
«E togliamole di dosso quella camicia di forza, è così poco alla moda!» aggiunge Carolina.
«La camicia è per la tua salute.» le spiega Gabriele. «Potrebbe attaccare te, e così nemmeno tu sarai mai più alla moda!»
«Allora è un sacrificio che sono pronta a compiere! Comunque sì, sbrigatevi che devo mangiare altre banane insieme ad Alberto.»
«Carolina, ti devo ripetere che non andiamo lì solo per mangiare banane? E’ quello che facciamo ogni sabato sera dopo mezzanotte, ho solo spostato l’orario!» le risponde lui.
«Non m’importa della mia camicia di forza, scemi! Riuscirò a liberare le mie parole oltre la barriera che avvolge il mio corpo, come un bruco che si trasforma in farfalla!»
Riesco a sentire Federica sussurrare ad Elisa.
«Annotata. Siamo a tredici analogie in due giorni. La situazione si fa grave.»
Angela dà a Teresa una sedia. All’inizio penso che ci si voglia sedere sopra, ma dopo pochi secondi le dà un calcio che per poco non colpisce Gabriele in testa.
Se prima si stava scavando la fossa, ora la sta ricoprendo di terra.
«Ehm, ehm… io non so proprio, o compagni, quale effetto abbia prodotto su di voi Gabriele. Mi accusate di essere un’assassina. Vi dimostrerò con i fatti che non sono quell’ “astuta parlatrice” che temete. Sempre che con ciò non intendiate chi afferma la verità, in tal caso, sono colpevole.»
«Guardate, ha già iniziato!» si lamenta Gabriele.
«Da me udrete solo la verità, e inoltre, o compagni, parlerò così, semplicemente, come le espressioni si presenteranno a me. Limiterò al minimo le analogie, sempre per dimostrarvi che io sono una persona onesta.»
Mentre Teresa blatera qualcos’altro, vedo Alberto avvicinarsi pericolosamente a me.
«Ehi, Filippo.»
«Alberto, cosa vuoi adesso?»
«Dopo vuoi seguirci per i vicoli della zona pedonale?»
«Vi posso seguire con la polizia, sperando che vi denuncino per atti osceni in pubblico.»
Alberto incrocia le braccia. «Peggio per te. Se ti vuoi divertire, comunque, possiamo farlo anche qui, eh. Basta nascondersi!»
«Alberto. Hai altre persone con cui divertirti. Io sto cercando di ascoltare cosa ha da dire Teresa.»
«Come sei noioso.»
«Mi difenderò sia dalle vecchie accuse, esse certamente infondate, che dalle nuove.» continua Teresa. «Iniziamo. Molti dicono che parlo a vanvera, con analogie senza alcun senso, volte a confondere i miei interlocutori!»
«E’ così! Non capisco una mazza di quello che dici!» esclama Cosimo.
«Perciò ho annotato qualche mia analogia pronunciata in passato, e sono qui per spiegarle, manco fossi un critico. Perché, ricordate, non dovrei essere io a spiegare le mie metafore, ma i miei fidati lettori in note specificatamente riportate sotto il testo!»
Teresa sta veramente per rivelare il significato nascosto dietro le sue analogie? Sono legittimamente emozionato.
«Molti ricorderanno un mio classico: quando il sole tramonta, non compare, ma ritorna perché la Terra gira, e, a mio parere, il significato è chiaro, chiaro come il sole. Anche questa è una similitudine, ma sono sicura che è al vostro livello di comprensione. La mia, invece, è una metafora elaborata, che afferma che una cosa può andarsene e all’apparenza non tornare più, ma il mondo va avanti, e quindi prima o poi tornerà a visitarvi!»
«Ci sono modi più semplici per dire cose del genere. E dimmi, quando potrebbe essere usata senza far svenire chi ti ascolta?» chiede Paola.
«Per esempio, se qualcuno si lamenta delle mie analogie! O compagni, potrei rispondergli così, facendogli notare che dopo un po’ di tempo, se ci pensa, il significato gli balenerà in mente!»
«Ma non è così per nessuna delle tue analogie, sorella! Nessuno le comprende, yooooo!» fa notare giustamente Pietro.
«Smettila Teresa, E’ chiaro che ti stai arrampicando sugli specchi con queste analogie. Non siamo qui per discutere di questo!» l’attacca Gabriele.
«Divertente che mi dici di non accennare alle mie analogie con una metafora. Sei come il bambino di casa che distrugge i castelli di sabbia degli altri fatti meglio, solo per vincere la competizione con un lavoro di basso livello!» esclama con tono saccente.
Gabriele sussurra a Martino, poi scrive su un block notes rosa qualcosa, probabilmente relativo al suo Dio.
«Comunque, se non volete ascoltarmi per quanto riguarda le mie analogie, adesso proverò a difendermi dallo stesso Gabriele, da questo amico devoto della classe, dal discendente di un antico Dio, com’egli dice di essere. Riprendiamo il testo dell’accusa che suona press’a poco così: “Teresa è colpevole di corrompere la classe e la Fazione, e di non credere al Dio Sol’Rosa, ma in nuove divinità demoniache”. Esaminiamo la prima accusa. Dice che corrompo la Fazione. Io invece dico, o classe, che il colpevole è Gabriele, che prende alla leggera cose molto serie affermando di essere letteralmente Dio in terra.»
«Ma guardatela, è pazza! Rinchiudiamola subito.»
«Gabriele, ascoltiamola.» dice Paola. «Sono sicura che dirà così tante cose stupide che Claudia potrà scriverci un libro sopra.»
«Dimmi Gabriele. Tu vuoi che la Fazione e la classe diventino migliori?» domanda Teresa.
«Ti pare? Ovviamente sì.»
«Dimmi allora, cosa li rende migliori?»
«Il credere nel Sol’Rosa. Lo studio.»
«Ah! E chi è capace di portarli a fare ciò?»
«La mia Fazione. In particolare io stesso.»
«Quale buona notizia, e non sono io della Fazione? Non sono stata l’Arcivescovo per due anni consecutivi?»
«Certo, ma ora non lo sei più.»
«E perché non lo sono? Seguo tutte le regole del Dio, eppure sono stata declassata senza un motivo apparente. Su, adesso devi dirmi perché. Di fronte alla classe.»
«Non ti meritavi il titolo.»
«Gabriele, vedo che ti diverti ad evitare le domande. Dobbiamo continuare così? Perché non mi meritavo il titolo? Devi dirlo.»
«Non sei stata istruita bene.»
«Oh! Vedi Gabriele, hai appena detto che tu in particolare sei chi insegna i valori del Sol’Rosa. E così stai insinuando che io non sono stata istruita bene da te, e allo stesso tempo mi consideri colpevole. Dovresti essere considerato colpevole tu. Eppure no, o Gabriele, è così che fai vedere che non ti sei mai curato della Fazione e della classe, e dimostri la tua assoluta noncuranza per ciò per cui mi hai accusato. Proprio un bambino.»
«No, senti, Teresa, hai provato ad uccidermi! E stai ancora blaterando cose senza senso! Che razza di difesa è?»
«Vedete, vuole portarmi a compiere passi falsi, quando lui stesso ne sta compiendo così tanti che avrebbe perso una partita a Twister almeno dieci round fa. Ma se tanto volete, passerò subito al dunque: vi dimostrerò che non sono stata io a provare ad uccidere Gabriele, tantomeno altri della classe. Quello che avete visto era una messinscena, compiuta da Angela e dal mio Superiore, se ancora così lo si può definire per incastrarmi.»

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