In dieci sotto un tetto ( Di convivenza, sfide e.. )

di LaBlack__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


CAPITOLO 1

 

Restare chiusi per un tempo indeterminato in una casa, anche se chiamarla casa è riduttivo per una villa su tre piani con piscina e giardino con nove perfetti sconosciuti cominciava a sembrare una pessima idea. Infondo quella casa, uhm villa devo smetterla di chiamarla villa nemmeno la voglio.

Nathan si trascinò dietro il trolley sbuffando e pensando ancora una volta che doveva smetterla di accontentare le richieste assurde di sua sorella. Quando Emily aveva  letto sul giornale di questo gioco-sfida che metteva in palio una villa, la stessa in cui dieci sconosciuti avrebbero dovuto vivere il più lungo possibile aveva subito pensato di chiedere al suo fratellino di provarci per lei, tanto luinon aveva nulla di meglio da fare nella vita, e sarebbe stata un’occassione per conoscere gente nuova. Come se lui non avesse amici. Ne aveva, pochi ma ne aveva perché era dell’idea 'meglio pochi ma buoni'.

Il gioco-sfida consisteva nel convivere con queste nove persone, nessuna telecamera come quei reality ormai tanto in voga ma solo un quartier generale che avrebbe controllato tutto, e ovviamente a capo di tutto c’era il benefattore che aveva avuto questa assurda tanto quanto chiacchierata idea di regalare una delle sue proprietà ad uno sconosciuto.

Nathan non era un tipo che amava il lusso però alla fine dovette ammettere che l’idea di trascorrere del tempo in un posto del genere lo stuzzicava, quello che invece lo infastidiva era il dover condividere spazio e tempo con degli estranei. Tutta la giornata per chissà quanto tempo, perché lui l’avrebbe vinta quella villa, perché le sfide erano il suo forte. Emily lo sapeva, per questo aveva scelto lui. Con questo pensiero cancello l’ultima espressione di insofferenza dal suo volto e varcò il cancello di quella che sarebbe stata la sua casa per i prossimi giorni, o mesi, chi poteva saperlo.

 

 

Quando Kevin aveva letto di quell’ assurdo gioco-sfida per vincere quella villa pazzesca aveva subito pensato all’occasione della sua vita, all’occasione di realizzare uno dei suoi sogni di bambino: quella di comprare una grande casa per se stesso e la sua famiglia, anche se in quel caso non avrebbe comprato un bel niente, quindi tanto meglio. Si era subito iscritto e contrariamente a quanto dicessero i suoi amici era riuscito a rientrare tra i prescelti, così ficcati quanti più vestiti nel borsone che usava per la palestra era  diretto in quella magnifica villa che lo avrebbe ospitato per un bel po’, per più tempo possibile perché si era promesso di vincerlo quel gioco-sfida. Con ogni mezzo a sua disposizione.

Erano le 9.00 del mattino e per essere aprile faceva molto caldo ma lui amava la bella stagione e poi era arrivato a destinazione, vedeva il cancello della villa e questo gli bastò per gasarsi ancora di più e affrettare il passo.  Vide a qualche metro di distanza una testa bionda, ovviamente provvista di un corpo, un corpo niente che da lontano sembrava niente male e urlò per fermarlo ma quello non sentì, così corse fino a raggiungerlo

-Hey!

Il biondino si voltò e colto alla sprovvista inciampò e se non fosse stato per Kevin che gli piazzò una mano al centro del petto per sorreggerlo sarebbe di sicuro caduto.

-Non mi sembra un po’ troppo presto per cadere ai miei piedi?  Nemmeno ci siamo presentati

Quello lo guardò con una faccia stupita e confusa e si scostò dal suo tocco, e poi scoppiò a ridere, non prima di averlo squadrato dalla testa ai piedi.

-Di solito funziona questa battuta? Perché fattelo dire è pessima Mister modestia

Fu il turno di Kevin di ridere – Sono Kevin, e sono qui per il gioco-sfida - disse mentre allungava la mano verso l’altro che gliela afferrò guardandolo negli occhi con un’espressione impossibile da decifrare

-Nathan, e beh scontato dirlo ma sono anche io qui per il gioco-sfida

-Quindi avremo modo di conoscerci per bene- ammiccò Kevin, lasciando andare la mano di Nathan che lo guardò di nuovo con quell’aria confusa prima di annuire distrattamente e riprendere a camminare. Fece qualche passo e quando si accorse che Kevin non lo seguiva gli domandò con lo sguardo cosa stesse aspettando. Quello sorrise e si affrettò a raggiungerlo  -Arrivo, arrivo, stavo controllando una cosa – all’espressione nuovamente confusa di Nathan sorrise e scosse la testa.

 

Quando entrambi entrano nella villa si accorsero di essere gli ultimi, sui due divani bianchi disposti ai lati della sala d’ingresso sedevano i loro otto compagni di viaggio, e al centro su di una poltrona rossa un uomo sulla cinquantina che li guardò con un pizzico di sollievo e rimprovero e gli intimò di prendere posto.

 

Il gioco-sfida stava per iniziare.

 

NDA

Ciao a tutti,

questa storia nasce da un sogno di qualche notte fa, era confuso e nonsense come forse lo sarà questa storia, che nasce e viene scritta senza pretese, è anche la mia prima volta qui come autrice quindi perdonate ogni errore o se possa sembrare tutto banale e senza senso.

Spero possa piacervi e incuriosirvi, la storia si concentrerà maggiormente su Nathan e Kevin ma anche gli altri personaggi avranno i loro spazi.

Non so quanti capitoli saranno, e con quanta frequenza aggiornerò ma mi farebbe piacere leggere un vostro parere, negativo o positivo che sia per capire se vale la pena o meno continuarla. I prossimi capitoli saranno più lunghi, prometto.

Grazie mille a chi è arrivato fino a qui, e a chi se vorrà, mi lascierà un commentino. 

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


CAPITOLO 2

( Nathan)

Mr. Nobody, cosa voleva essere chiamato l’uomo sulla poltroncina rossa, li stava squadrando uno ad uno da ben dieci minuti e Nathan si sentiva piuttosto agitato sotto il suo sguardo, sembrava capace di leggergli dentro, di scanerizzarlo attraverso quegli occhi assottigliati e verdi, quando parlò rilascio quasi un sospiro di sollievo

-Benvenuti a tutti miei cari concorrenti, sarò breve e coinciso, le regole sono poche e vanno rispettate.            Prima regola, non sono ammessi atti volti ad esasperare gli avversari per indurli ad abbandonare; seconda regola, una volta varcato il cancello non si torna più indietro;  terza regola, le porte del terzo piano sono off-limits, potrete accedere solo al terrazzo; quarta regola, potrete sottrarvi alle sfide solo una volta, giocatevela bene; quinta regola, se necessario saranno aggiunte altre regole.

Fissò uno ad uno negli occhi – Tutto chiaro?- non aspetto nemmeno una risposta che aggiunse – Ed ora una piccola e rapida presentazione per rompere il ghiaccio. E siate svelti che ho di meglio da fare. Inizia tu.

Indicò la prima ragazza alla sua sinistra, una moretta con un look piuttosto eccentrico e colorato –Salve a tutti, sono Jenny, New Hevan, 23 anni tra un paio di mesi e sono qui perché i miei amici mi hanno iscritta, credo volessero liberarsi di me per un po’ perché sono “ un piccolo uragano “ a detta loro e

-Il prossimo-  disse Mr. Nobody spostando lo sguardo su una biondina con un vestitino nero che gli fasciava il corpo evidenziando le forme delicate – Il mio nome è Angela, ho 24 anni e vengo da Manatthan, partecipo a questo gioco-sfida perché ho letto l’annuncio e mi son detta “ Perché NO?” concluse alzando un sopracciglio e sorridendo, Me. Nobody annui e fece segno al ragazzo accanto a lei di cominciare.

-Fabian, 28 anni, dal Texas, la mia vita mi annoiava e ho colto al balzo l’occasione, magari sarà il mio punto di svolta.

Poi fu il turno del ragazzo palestrato che gli sedeva accanto, quindi dopo sarebbe toccato a lui, inspirò e iniziò a  prepararsi mentalmente, quello intanto si presentò – Steve, Scozzese di nascita ma vivo nel Maryland da circa dieci anni, sono qui perché vorrei cambiare aria e quale occasione migliore di questa- disse con un sorriso sghembo

Nathan non attese nemmeno un segno o una parola di Mr. Nobody e buttò fuori tutte d’un fiato le poche parole che si era preparato

-Ciao, sono Nathan ho 24 anni e sono di Chigago, sono qui perché.. uhm ..beh perché mia sorella mi ha gentilmente chiesto di togliermi per un po’ dei piedi e approfittarne per conoscere nuova gente e vincerle questa stratosferica ca.. uhm villa.

Si levò un risolino generale che però fu presto interrotto dallo sguardo glaciale dell’uomo in poltrona che volse il suo sguardo verso l’altro divano dove sedeva un ragazza di colore con le treccine, che in quel momento si stava rigirando tra le dita, quella lo fisso, le lasciò andare e sorrise –Sono Raven, 26 anni, Atlanta, sono qui perché la mia famiglia sta per diventare molto numerosa e abbiamo bisogno di spazio, e poi amo conoscere gente nuova- concluse con un gran sorriso. Accanto a lei sedeva il ragazzo con il quale era entrato, Nathan trattene il fiato e si impedì di ripensare a quel stupido tentativo di flirt. Lo era poi? O lo stava prendendo in giro? Perso nei suoi pensieri mancò quasi di ascoltare la presentazione del tipo

-Io sono Kevin, Kevin da Neperville e sono qui per il motivo per cui lo siamo tutti – sorrise anzi ghignò e aggiunse – Per vincere questa meraviglia e vivere da nababbo, e ovviamente per conoscere gente nuova.-

Accanto a  lui sedeva un ragazzo con lunghi capelli neri raccolti in una coda – Michael, 26 anni da Nashville e sono qui per rimettermi in gioco dopo un brutto periodo –

Poi fu la volta di una ragazza rossiccia che indossava un lungo abito floreale  - Salve, il mio nome è Amy e sono nata e cresciuta a Manhattan, ho sempre desiderato partecipare a qualcosa del genere e poi il premio è un motivo in più che accresce questo mio desiderio-

Mr. Nobody guardò l’ultima ragazza, una moretta con una crocchia scomposta che sembrava avere l’aria annoiata e la incitò a prender parola – Olivia, 28 anni di New Orleans, la mia migliore amica vuol andar via di casa, io idem, abbiamo tirato a sorte e eccomi qui a cercar di vincere questa villa per noi- concluse con un mezzo sorriso.

L’uomo li squadrò nuovamente e si alzò – Bene, questo è tutto, da questo momento comincia il gioco-sfida, buona fortuna a tutti, ci faremo sentire noi tra qualche giorno. Ah, le stanze sono state assegnate e per ora non possono esser cambiate, troverete i nomi sulla porta- detto questo girò i tacchi e se ne andò lasciandoli li, seduti su quei divani e senza nessun’altra spiegazione.

 

 

Dopo aver chiacchierato di tutto e di niente per i successici venti minuti decisero di salire al piano di sopra per dare un’occhiata alle stanze e sistemarsi. Il corridoio era abbastanza lungo e vi erano tre porte su ogni lato e di fronte un’latra, piccola, rampa che conduceva al terzo piano.

Sulla prima porta a destra vi erano i nomi di Jenny ed Amy, a seguire quelli di Michael e Steve, sulla prima a sinistra invece quelli di Olivia, Angela e Raven e sull’ultima Fabian, Kevin e Natahn.

Nathan sbuffò e trascinò il trolley verso la porta seguito da Kevin che non perse occasione di sfoderare uno dei suoi sorrisetti e di aggiungere qualcosa a proposito della fortuna che stava dalla sua parte. Fabian era già dentro e stava sistemando la sua valigia sul letto infondo alla stanza – Vi dispiace se prendo questo? Odio stare vicino alle porte o finestre.

-No problem- rispose Kevin, mentre lui si limitò a scuotere la testa e guardare i due letti che rimanevano, uno era accostato alla finestra e l’altro era accanto diviso da un comodino a due cassetti

-Hai preferenze biondino?- chiese Kevin sorridendo, Nathan si voltò verso di lui reprimendo la voglia di tirargli la prima cosa che gli capitava a tiro – Prendo quello vicino alla finestra- detto questo si diresse verso il letto e si ci buttò sopra

-Bene – aggiunse il moro mentre faceva lo stesso, poi si portò l mani dietro alla testa, li guardò entrambi  -Una regola da compari di stanza bisogna fissarla-

-Ovvero?- chiede Fabian che era intento a frugare nel borsone

-In questa stanza non entra nessuno a parte noi tre-

-Perché mai dovrebbe entrar qualcuno? Mr. Nobody ha detto che non possiamo cambiare finché – ma  Natahan non lo lasciò continuare e scoppio a ridere  -Sei davvero così ingenuo o fingi?- al suo sguardo confuso Kevin continuò, non prima di aver scosso la testa  - Credi davvero che manterremo questi posti durante le prossime settimane? – Nathan sembrò realizzare in quel momento e lo guardò tra il rassegnato e lo sconfortato

-Okay, non tutti- aggiunse ancora facendogli un occhiolino al quale Nathan rispose con un’ennesima espressione esasperata.

 

( Kevin )

Erano passati tre giorni ma Nathan non ne voleva sapere di lasciarsi andare e togliersi quel palo dal culo, il problema era che con gli altri sembrava trovarsi a suo agio, tranquillo, invece quando lui era nei paraggi sembrava irrigidirsi e diventare un perfetto stronzo, uno stronzo con la battuta sempre pronta però, e questa cosa lo stuzzicava ancora di più. Non era solo bello da guardare ma aveva qualcosa che lo incuriosiva e che lo spingeva a voler sfondare quel muro apparente che aveva eretto tra di loro, non per entrargli nei pantaloni, cosa che non gli sarebbe dispiaciuta affatto, precisiamo ma anche solo per vincere quell’ulterirore ‘sfida’ che gli si poneva davanti.

Aveva intenzione di provarci in ogni modo possibile perché, qualcosa gli suggeriva che ne sarebbe valsa la pena, non aveva mai avuto di queste sensazioni, nemmeno ci credeva ma quella testolina bionda in pochi giorni era riuscito ad incuriosirlo e intrigarlo come poche cose nella sua vita.

 

Quando scese al piano di sotto lo trovò intento a parlare fitto fitto con Jenny, passò accanto ai due dando un bacio sulla guancia alla ragazza e facendo un occhiolino a lui e dopo aver augurato ad entrambi il buongiorno si diresse al tavolo dove Raven e un Angela sonnolenta mangiavano biscotti inzuppati nel latte.

-Buongiorno bellezze

-Giorno- risposero in coro le due, sebbene molto diverse sembravano aver legato già tantissimo. Prese posto accanto alla bionda e si riempì la tazza di the freddo. Stava per chiedere cosa altro ci fosse quando Michael entrò in cucina con una scatola pina di nuove provviste, tra cui croissant e briochine ripiene, così per la gioia di tutti poterono fare una bella e abbondante colazione.

Nathan prese posto poco distante da lui e divorò un paio di briochine all’albicocca. La colazione prseguì tra chiacchiere su svariati argomenti e risate generali , quando Kevin si girò verso di lui e incrociò il suo sguardo gli sorrise senza pensarci e si stupì di vederlo ricambiare, seppur in modo lieve.

 

( Nathan )

Non è che voleva comportarsi da stronzo distaccato con Kevin ma quel ragazzo lo destabilizzava. Fin dal primo momento, quando gli era quasi caduto tra le braccia e quello aveva sorriso Dio il suo sorriso e accennato a qualcosa come la semplicità con cui stava per cadergli ai piedi prima delle presentazioni già da allora aveva sentito qualcosa smuoversi dentro e non andava bene, perché non era li per quello, non aveva bisogno né voglia di incasinarsi la testa con un altro ragazzo. Tanto meno uno del genere, non che lui fosse un tipo che giudica alla prima impressione ma Kevin sembrava uno di quei ragazzi che arrivano ti scombussolano la vita e poi spariscono. Quindi aveva deciso seduta stante di non lasciarsi coinvolgere troppo da quel ragazzo, in nessun modo. Non voleva restare scottato, e se ciò significava che doveva comportasi da stronzo lo avrebbe fatto.

Erano passati tre giorni e avevano battibeccato già un numero indefinito di volte, per futilità neanche a dirlo, e la maggior parte delle volte era colpa sua. Fare lo stronzo gli riusciva bene tanto quanto il diventare un perfetto imbranato quando neanche troppo velatamente Kevin gli rifilava qualche battutina a doppio senso o flirtosa. Erano solo tre giorni ma era già stanco di doversi controllare o trattenere e forse proprio per quel motivo quella mattina mentre facevano colazione insieme agli altri si ritrovò, sorpreso da se stesso, a sorridergli. Più di una volta. E doveva ammettere che non era affatto male condividere quei sorrisi con lui. Forse avrebbe dovuto davvero smetterla di farsi tutte quelle paranoie e di spaventarsi per il futuro e non godersi il momento. Aveva ragione Mel, la sua migliore amica, stava diventando vecchio prima del tempo, con quel pensiero si diresse al piano di sopra intento a farsi una doccia. Mentre stava per aprire la porta qualcuno lo precedette, e come nella miglior commedia romantica di sempre, precipitò quasi, e di nuovo, tra le braccia di un Kevin in costume decisamente divertito dalla situazione.

-Dovremmo smetterla di scontarci in questo modo sai?- disse quello mentre valutava se era il caso o meno di lasciargli andare il braccio. Nathan alzò lo sguardo dal pavimento ma non riuscì a spiccicare parola, Kevin lo guardò interrogativo e fece risalire la mano lungo il suo braccio – Hey stai bene? – la sua voce sembrava preoccupata ora

-Uhm, sì, è solo.. mi è girata la testa e.. – si tirò indietro dalla stretta – Scusa-

L’altro annui e lo guardò non convinto della spiegazione – Di nulla. Quando vuoi- ed ecco di nuovo quel sorriso malizioso. Nathan sorrise a sua volta e prima di annuire gli passo accanto dandogli una pacca sulla spalla trattenendo la mano più del dovuto tanto che Kevin si voltò per incrociare il suo sguardo sorpreso dal gesto per poi restare fermo imbambolato mentre Nathan gli rivolgeva un’altra occhiata complice ed entrava in camera.

Se proprio doveva incasinarsi la testa voleva giocarsela bene, e perché no divertirsi anche un po’.

 

 

NDA

Salve ragazzi,

ecco il secondo capitolo, ho presentato anche gli altri personaggi e introdotto un po’ di cose.

Spero possa piacervi e incuriosirvi, sarei molto molto felice di leggere un vostro parere o giudizio, mi sarebbe utile anche per capire se vale o no la pena postare e portare avanti la storia.

GRAZIE A TUTTI per aver letto comunque.

Questi sono Kevin e Nathan nella mia testa sono pressappoco così.

 

Kevin

 

 

Nathan

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