Non ci si può nascondere dal proprio destino di Celeste98 (/viewuser.php?uid=511457)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il prezzo per la pace ***
Capitolo 2: *** 7 anni dopo ***
Capitolo 3: *** Evocazione ***
Capitolo 4: *** Lacrime di gioia ***
Capitolo 5: *** Al villaggio ***
Capitolo 6: *** Squadra di nuovo al completo ***
Capitolo 7: *** Stanza degli incantesimi e passaggi segreti ***
Capitolo 8: *** La grotta e le presentazioni ***
Capitolo 9: *** Evocazione e tatuaggi ***
Capitolo 10: *** Scoperte ***
Capitolo 11: *** Parlare ***
Capitolo 12: *** Pomeriggio al villaggio ***
Capitolo 13: *** Discussioni ***
Capitolo 14: *** Tutta questione di carattere ***
Capitolo 15: *** Città antica e passaggi segreti ***
Capitolo 16: *** Prime informazioni e... ***
Capitolo 17: *** ... guai ***
Capitolo 18: *** Accordi ***
Capitolo 19: *** Prima lezione ***
Capitolo 20: *** Di nuovo amici ***
Capitolo 21: *** Troppi hanno sofferto ***
Capitolo 22: *** Sfogarsi ***
Capitolo 23: *** Chiudere con il passato ***
Capitolo 24: *** Foresta - prima parte ***
Capitolo 25: *** Foresta - seconda parte ***
Capitolo 26: *** Foresta - terza parte ***
Capitolo 27: *** Collana ***
Capitolo 28: *** Ricerche ***
Capitolo 29: *** Falò, ricordi e chiarimenti ***
Capitolo 30: *** Non attaccheranno oggi ***
Capitolo 31: *** Inaspettato ***
Capitolo 32: *** Il piano del nemico ***
Capitolo 33: *** Trattamento ***
Capitolo 34: *** Tre giorni dopo: solo il Buio ***
Capitolo 35: *** Kinay e Naim ***
Capitolo 36: *** Avviso ***
Capitolo 37: *** Nastri, cripta, Rune ***
Capitolo 38: *** Scoperti ***
Capitolo 39: *** Il Potere Oscuro aumenta ***
Capitolo 40: *** La fine ***
Capitolo 41: *** Ciao a tutti ***
Capitolo 1 *** Il prezzo per la pace ***
Era notte fonda e l’unica cosa che si poteva ancora scorgere grazie alle poche fiaccole ancora accese erano solo macerie. Del bel villaggio di Fairy Oak era rimasto l’ombra di se stesso. L’esplosione provocata da Pervinca nella speranza di distruggere il nemico aveva fatto il suo dovere, lasciando dietro di sé solo una fittissima nuvola di polvere. Quando il fumo si dissolse i cittadini, si precipitarono sul luogo dell’esplosione. Primi fra tutti furono Dalia, Cicero e Vaniglia, seguiti da Tomelilla e Duff.
«Aaaaaaaaahhhhhhh» il villaggio si bloccò all’udire quel grido agghiacciante. A urlare era stata Dalia, inginocchiata in preda ai singhiozzi davanti ad un pezzo di stoffa galleggiante su un letto di sangue. Al suo fianco Cicero teneva le mani tra i capelli a tirarli senza rendersi conto delle lacrime che continuavano a solcargli il viso e degli urli disperati che continuava a lanciare, e Vaniglia che dal canto suo scossa da violenti singhiozzi continuava a negare col capo come a volersi svegliare da quell’incubo. Fin quando raccogliendo le poche forze che le erano rimaste, si mise in piedi e urlò con tutti il fiato che aveva:
«Noooooooooooo. Pervincaaaaaaaa» dopo solo il buio.
Era ormai mattina quando finalmente riuscirono a riportare la famiglia Periwinkle nella loro casa. Insieme a loro c’erano i Burdock e i Pollimon insieme anche a Shirley e Jim. Nessuno fiatava nella casa. L’unica cosa che rompeva quel silenzio innaturale erano i continui singhiozzi. Immerso in quel doloroso silenzio, Cicero pensava. Pensava alle risate delle sue bambine che fino alla settimana prima riempivano le stanze di quella casa ormai troppo vuota. Pensava ai lori litigi, o a tutte le volte che ha trovato Pervinca che curiosava nel suo studio o intenta ad utilizzare il telescopio. Non ci sarebbe stato più niente di tutto questo. E quel silenzio ogni secondo che passava faceva sempre più male, finché spinto da non so quale forza si inginocchiò davanti alla moglie e le prese le mani nelle sue.
«Perdonami Amore mio. Non ho saputo proteggere la nostra famiglia. Se solo avessi cercato di capire di più Pervinca, di farmi spiegare i suoi sogni, i motivi per cui si svegliava urlano, adesso sarebbe ancora qui con noi. Spero solo che un giorno tu riuscirai a perdonarmi». Al pronunciare il nome di sua figlia, Cicero non riuscì più a trattenere le lacrime che ora sgorgavano senza tregua dei suoi occhi. Dalia ascoltò il marito tra le lacrime e quando e quando finì lo abbracciò con tutta la forza che aveva.
«Non è colpa tua, Amore. Non è colpa tua» continuò a sussurrargli all’orecchio. Rimasero così, in ginocchio abbracciati davanti al camino a dare libero sfogo al loro dolore. Intanto anche altri genitori stavano piangendo la scomparsa della loro figlia.
«Me l’hanno strappata dalle braccia. Non ho potuto fare niente per fermarli» continuava a dire, in preda ai singhiozzi e alla disperazione, Adelaide Pimpernel. Quella notte il portone che sigillava la grotta, dove era nascosti i bambini e alcune donne non magiche, era stato sfondato da piante spinate dotate di vita propria e demoni spaventosi. Scarlet, che in quel momento era abbracciata a sua madre, era stata presa alle caviglie da una di quelle piante ed era stata trascinata via. Dopo l’esplosione tutti i demoni e le piante erano scomparsi senza lasciare traccia. Adelaide e Pancrazio al ricordo di ciò che accadde poche ore prima non davano nessuna impressione a voler calmare la loro disperazione, stringendo ancora tra le mani i brandelli di stoffa e nastri che facevano parte dell’abito di Scarlet e che erano rimasti in mano a sua madre. Quella notte il bene aveva vinto ma nessuno festeggiò. Tutti pensavano a quelle due ragazzine di 10 anni con le lacrime agli occhi e la speranza che per almeno una delle due ci fosse ancora la possibilità di essere ritrovata.
**
Due bambine prive di sensi e sanguinanti erano sdraiate nella neve a pochi metri di distanza l’una dall’altra.
«Aster corri, le ho trovate» un ragazzo con i capelli scuri si avvicinò a controllare le loro condizioni. Poco dopo fu affiancato da un altro ragazzo un po’ più alto del precedente ma con i capelli biondi.
«Dobbiamo portarle subito da Flora, stanno perdendo molto sangue» disse di nuovo il primo ragazzo.
«Derek sono congelate, devono essere qui da molto» disse preoccupato il biondo, e poi continuò «Va bene, tu prendi la bionda io vado dall’altra» e così fecero. Verso metà del tragitto la bambina bionda parve riprendersi un po’ e aprì gli occhi. Derek, il ragazzo che la stava portando in braccio, la guardo e le sorrise.
«Sta tranquilla Scarlet, tu e Pervinca siete al sicuro ora». |
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Capitolo 2 *** 7 anni dopo ***
Erano passati sette anni da quell’orribile notte. I cittadini erano andati avanti, ma nessuno di loro era più lo stesso.
Ogni domenica le famiglie Periwinkle e Pimpernel si recavano al cimitero a portare i fiori su quelle due piccole lapidi di marmo bianco appartenente alle loro figlie. I corpi delle due bambine non furono mai ritrovati ma una settimana dopo l’accaduto vennero i loro funerali.
Nonostante tutto, adesso, a distanza di sette anni, anche queste due famiglie avevano ripreso a sorridere.
Era una normale mattina di marzo e il sole filtrava dalle tende chiuse della finestra andando a illuminare il volto di Vaniglia che ancora dormiva.
“DRRRRRIIIIINNNNN” proprio in quel momento la sveglia aveva iniziato a suonare.
«VANIGLIA SPEGNI QUELL’OGGETTO INFERNALE!!!!!!!!»urlò Cicero dall’altra stanza. Vaniglia, con gli occhi ancora chiusi, spense la sveglia. Poco dopo si alzo con il sorriso sulle labbra.
Quando fu pronta scese in cucina e salutò sua madre con un bacio sulla guancia.
Vaniglia aveva 17 anni, frequentava il 4° liceo ed era fidanzata con Jim Burium. Dopo la morte della sorella era diventata irriconoscibile, piangeva spesso e quando non lo faceva era scontrosa con tutti. Dopo la nascita di suo fratello era ritornata a sorridere tornando la Vaniglia di sempre.
«’Giorno mamma, dormito bene? » le chiese mentre iniziava a preparare la tavola per la colazione.
«Buongiorno tesoro, benissimo tu» rispose Dalia di rimando, mettendo il latte caldo e il caffè sul tavolo.
«Bene. Ma Ryan è ancora a letto!? Vado a chiamarlo» e così dicendo salì a svegliare suo fratello.
«Ehy ometto sveglia» cerco di convincerlo Vaniglia.
«Forza, alzati e vieni a fare colazione altrimenti arriveremo tardi a scuola». Quando si accertò che suo fratello fosse sveglio ritornò di sotto a fare colazione.
Poco dopo Ryan e la sua fata-tata Felì scesero a fare colazione.
Ryan è un ragazzino di 7 anni molto affettuoso anche se da arrabbiato tende a diventare scontroso. Felì è diventata la sua fata-tata.
Finita la colazione, Vaniglia, Ryan e Felì, si recarono in Piazza per incontrarsi con i loro amici.
«Babù, io vado a giocare con Mima» disse Ryan quando arrivarono con quasi mezz’ora d’anticipo.
«Va bene Ry, io vado alla Bottega delle Delicatezze a salutare Grisam e Jim». Dopo essersi assicurata che suo fratello non si fosse allontanato troppo, si recò alla sua meta. Appena entrata fu investita dal buon profumo dei dolci appena sfornati. Come ogni mattina era piena di studenti che compravano la merenda ma nonostante la folla riuscì a parlare un po’ con Grisam.
«Allora, Capitano, come va?» disse al suo amico che le stava andando incontro.
«Ciao Babù, tutto bene tu?» rispose il biondo mentre la abbracciava.
«Bene».
Grisam adesso aveva ventuno anni e frequentava l’università. Ancora adesso era considerato il Capitano della banda. Era diventato altro quanto Jim e portava i capelli non troppo corti. Era fidanzato da 5 anni con Camelia Pierce, strega della luce. Per lui era stato molto difficile accettare la morte di Pervinca e, infatti, solo due anni dopo era riuscito a dare una possibilità a qualcun'altra, e a darsi un’altra possibilità di essere Felice.
«Ryan dove lo hai lasciato?» chiese Grisam mentre sorrideva.
«È fuori con tua sorella» rispose Vaniglia sempre con il sorriso.
Poco dopo entrambi uscirono ad aspettare i loro amici.
«Ciao Ry, come stai?» chiese Grisam al piccolo Periwinkle.
«Ciao Grisam, io bene tu?» rispose Ryan distraendosi dal gioco che stava facendo con la sua amichetta. Grisam stava per rispondere ma fu interrotto dalla sua sorellina.
«Hai perso Ry ahahaha» rispose la piccola Mimosa.
Mimosa era la sorellina minore di Grisam, aveva 6 anni ed è un bambina molto timida e riservata. Stravede per suo fratello e vuole molto bene a Ryan anche le spesso litigano per il carattere di lui.
Quando i suoi genitori hanno scoperto di aspettare una bambina hanno convinto Duff ad assumere una fata-tata. La fatina che andò al loro servizio si chiamava Stellalucentechespicchinelcielospendente ma chiamata da tutti Stella.
«Coooosaaaaaa? Non è giusto! Tu hai barato mentre ero distratto!» disse Ryan guardando infastidito l’amica che continuava a ridere.
«Avevi solo da non distrarti!» a questa risposta da parte della piccola Burdock neanche Grisam, Babù e le due fatine riuscirono a trattenere le risate.
«Cosa avete da ridere tanto?» i ragazzi si girarono e trovarono alle loro spalle niente di meno che Flox Pollimon con al seguito il suo ragazzo, Acanti Buggle, suo fratello Michael e la piccola Candice Pimpernel.
«Ciao Flox. Si può sapere perché ci avete messo tanto?» disse Vaniglia, divertita dall’espressione stanca di Flox.
«Ciao Babù. Ci abbiamo messo tanto perché qualcuno, di cui non farò il nome, voleva a tutti i conti andare a prendere a casa qualcun altro» disse mentre guardava suo fratello, che le fece la linguaccia, e la figlia del sindaco.
Michael, fratellino di Flox, ha sette anni ed è un ragazzino sempre con il sorriso sulle labbra e pronto a combinare scherzi per far divertire i suoi amici. La sua fata-tata è Piffero. È molto legato a Candice e non manca di dimostrarlo.
Candice, invece, è la secondogenita dei coniugi Pimpernel. Ha 6 anni ed anche lei non ha mai conosciuto sua sorella maggiore. Lei è la fotocopia di Scarlet quando aveva la sua età se non fosse per gli occhi che, invece di essere azzurri, sono marrone scuro. Candice ha un carattere dolcissimo e le piacciono molto gli animali. Al contrario dei suoi amici lei, essendo non magica, non ha la fata-tata.
Quando arrivarono anche tutti gli altri, si incamminarono ad andarono a scuola. Iniziando un’altra normale giornata a Fairy Oak.
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QUELLA STESSA MATTINA NELLA CITTÁ DÌ MARZIA…
Quella mattina, come accadeva spesso di recente, Pervinca si sveglio con la fronte madida di sudore e sul punto di urlare. C’era qualcosa nei suoi sogni che la spaventava ma che lei non riusciva a ricordare. Il sole non era ancora sorto e lei, certa di non riuscire più a prendere sonno, decise di alzarsi cercando di non svegliare la sua amica Scarlet con la quale divideva la camera.
Pervinca dopo la battaglia aveva passato un periodo in coma e quando si risvegliò trovò al suo fianco Scarlet, che era guarita già da un po’ dalle sue ferite, e gli altri suoi amici con i quali ancora adesso viveva. In questi anni ha studiato privatamente insieme ai suoi compagni d’avventura ed ha completato la sua formazione magica all’età di 15 anni. Oltre alle lezioni scolastiche e a quelle di magia frequentò anche lezioni di combattimento. Preferisce il combattimento con la spada ma ha molta dimestichezza anche con l’arco e il combattimento corpo a corpo. È fidanzata da quattro anni con Antony Jones.
Notando che stavano ancora tutti dormendo decide di andare nel bosco ad allenarsi con l’arco e le frecce.
Quando tornò a casa, dovevano essere le 11:00 circa.
«Dov’eri Vì? Non ti trovavamo da nessuna parte!» le disse Scarlet che la stava aspettando sul portico.
«Scusa Scar. Ero andata ad allenarmi siccome non prendevo più sonno». Si scusò la rossa.
Scarlet guardò preoccupata l’amica.
«Ancora incubi?» le chiese.
«Ma no Scar, non ti preoccupare. Capita di non avere sonno» tentò di sdrammatizzare Pervinca.
«Pervinca, sei la mia migliore amica, sei come una sorella e ti conosco meglio di chiunque altro, perciò evita di dire cazzate e raccontami» disse con uno sguardo che non ammetteva repliche.
Scarlet quando fu ritrovata il giorno della battaglia non aveva ferite profonde, al contrario di Pervinca, e poté raccontare agli altri cosa accadde quella notte.
Il giorno dopo si affermarono in lei i suoi poteri di strega del buio. Insieme a Pervinca e ai loro amici ha studiato privatamente e nonostante la comparsa in ritardo dei suoi poteri, grazie ad una grande capacità di apprendimento, ha completato la sua formazione magica all’età di 16.
Al contrario di Pervinca, Scarlet è portata per il tiro con l’arco e non sbaglia mai un colpo. È fidanzata da sei anni con Derek Burdock.
Quando Pervinca finì di raccontarle le poche cose che ricordava dei suoi sogni entrambe andarono dentro a discutere delle novità con i loro compagni.
Al loro ingresso nel soggiorno trovarono solo Derek e Aster.
Derek è un mago del buio ed ha ventidue anni. È il figlio di Oleander e Duff Burdock; è vissuto con sua madre fin quando lei non morì lasciandolo ormai 16enne, non ha mai conosciuto suo padre perché Oleander non sapeva ancora di essere incinta al momento del rapimento. È un ragazzo molto dolce, gentile ed intelligente; non ha mai accettato la morte di sua madre e odia quando si parla di quel tragico momento. È innamoratissimo della sua ragazza Scarlet.
Aster è anche lui un mago del buio ed ha ventidue anni. È il figlio maggiore di Rosie e Bernie Pollimon; scomparve lo stesso giorno del rapimento di Oleander quando aveva un anno insieme a suo zio Patrick McCarty e sua cugina Passiflora, il marito e la figlia di Ortensia.
È fidanzato con Erica, con la quale spera di convogliare a nozze appena finita la guerra. È un ragazzo dolce e simpatico, sempre con la battuta pronta ma al tempo stesso un ottimo leader.
Appena le videro entrare chiesero a Pervinca dove fosse finita, perciò la ragazza fu ‘costretta’ a spiegare anche a loro due i suoi sogni.
Gli altri membri del gruppo erano Passiflora e suo marito Christopher, Erica, la ragazza di Aster e Antony, il ragazzo di Pervinca.
«Ehy Vì, ti va di fare due tiri con la spada?» chiese Aster alla sua amica sapendo che non si tira mai indietro davanti alle sfide.
«Vuoi essere di nuovo battuto in pubblico Aster? Comunque perché no, sai quanto adoro stracciarti! » esclamò la rossa dando inizio alle scommesse da parte dei presenti.
«Vedremo chi perderà, bellezza».
Quando scese la sera, i ragazzi si riunirono nel soggiorno davanti a delle cartine, insieme a due loro compagni che erano tornati da un viaggio di perlustrazione.
Si trattava di Passiflora McCarty e suo marito Christopher Jones.
Passiflora era la figlia di Ortensia e Patrick McCarty, scomparsa dal villaggio insieme a suo padre quando aveva tre anni. È una strega del buio ed è una ragazza minuta ma con molto carattere. Suo marito Christopher è un mago della luce. È un uomo alto, muscoloso e con i capelli biondi. Al contrario di come può sembrare, è un tipo molto socievole e adora scherzare. Lui è il fratello maggiore di Erica ed è il cugino di Antony.
«Allora avete scoperto qualcosa?» si informò subito Aster quando finirono di sistemare le carte.
«Abbiamo scoperto che numerosi gruppi di maghi oscuri che si stanno molto in fretta verso est>> spiegò Christopher.
«Verso est? Non ha senso. Prima si dirigevano a sud di qui» ragionò ad alta voce Pervinca.
«In effetti, hai ragione. E poi a est di qui non c’è nulla per miglia» le diede man forte Scarlet.
«Salvo che non si viaggi per mare» ammise Aster.
Dopo un paio d’ore passate a ragionare su questi inspiegabili spostamenti, andarono tutti a dormire pensando all’allenamento che gli attendeva la mattina seguente. |
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Capitolo 3 *** Evocazione ***
Era un altro giorno tranquillo a Fairy Oak fin quando iniziò a suonare, incessantemente, l’allarme.
I bambini, che si trovavano a scuola, furono portati nei sotterranei insieme alle loro fatine, mentre i ragazzi più grandi, tra cui Vaniglia e gli altri membri della banda, stavano dando una mano a respingere l’ingresso nel villaggio da parte di demoni e piante velenose.
Poche ore dopo erano riusciti a sconfiggere gli invasori che si dissolsero nel nulla.
«State tutti bene?>> urlò l’inconfondibile vocione di Duff Burdock.
«Sì», «Tutto bene», «Niente di grave» gridavano di rimando i cittadini.
«È già il terzo attacco questo mese. Cosa diavolo li spinge qui?!» disse Tomelilla, quando Duff e Ortensia si furono avvicinati.
«Non è ho idea, ma non è niente di buono» costatò Ortensia guardando verso la rocca di Arrocan. Intorno alla quale, da un po’ do mesi, c’era molto movimento.
Mentre tutti i cittadini si stavano recando nelle loro case portando con loro i bambini un po’ scossi, i tre saggi erano nell’ala della biblioteca riservata alla magia.
Dopo quasi due ore, che avevano passato a sfogliare vecchi libri impolverati, Ortensia attirò l’attenzione dei suoi amici mostrando loro un’antica pergamena.
Era firmata dai rappresentanti magici delle famiglie fondatrici di Fairy Oak ed era un incantesimo molto potente che spiegava come rievocarli.
«Secondo te si potrebbe essere pericoloso attuare questo incantesimo Duff?» chiese pensierosa Tomelilla.
«Non lo so Lillà, ma ormai non abbiamo altra scelta» rispose il mago del buio.
I maghi fondatori del villaggio di Fairy Oak erano quattro.
Scarlet Violet Pimpernel: strega del buio, ultima strega della sua famiglia
Mentafiorita Dei Sentieri: strega della luce
Duffus Burdock: mago del buio
Antar Pollimon: mago della luce, ultimo mago luminoso della famiglia
Quella notte stessa i maghi esposero l’idea di evocare gli Antenati al consiglio dei saggi.
«E come farete a evocare i loro spiriti? Non si hanno notizie su dove possa trovarsi la cripta, è impossibile» disse qualcuno della folla.
«La pergamena non dice dell’obbligatoria presenza dei loro corpi» rispose inviperita Ortensia.
«Ma dice che serve un oggetto appartenuto a loro» rispose qualcun altro.
«Le famiglie fondatrici sono i nostri antenati, troveremo qualcosa che gli appartenesse» disse Duff.
Passò un po’ di tempo dove ognuno disse la sua finché l’anziano saggio non fermasse il battibecco.
«Duff, Lillà, Ortensia, trovati il quarto mago che può aiutarvi e compiete l’evocazione».
«Mi offro io di aiutarvi» a parlare era stato Giglio Corbirock, il padre di Tommy.
Il giorno seguente tutto il villaggio era riunito nella Piazza della Quercia, dove si sarebbe svolta l’evocazione.
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Quella mattina Scarlet si era alzata con uno strano presentimento e, ignorando le prese in giro dei suoi amici, non faceva altro che guardarsi intorno.
Nella tarda mattinata erano tutti nel vialetto di casa. Aster, Pervinca, Derek e Scarlet avevano indossato i loro mantelli, rigorosamente neri, e con una borsa in spalla e le spade nelle rispettive fondine stavano per partire alla volta delle terre del nord per controllare la situazione.
Prima che potessero rendersene conto, furono avvolti da un fascio di luce che li trasportò molto lontano da casa.
«Che cazzo succede?» urlò spaventata Scarlet.
«Se è uno scherzo, non è divertente!» sbotto irritato Aster.
Quando finalmente toccarono il suolo, restarono immobili con la guardia alzata pronti a difendersi da un eventuale attacco.
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L’incantesimo aveva funzionato e tutto il villaggio era ammutolito davanti a quelle quattro figure ancora avvolte dalla nebbia.
Quando il fumo pian piano sparì, tutti videro che le quattro figure erano incappucciate e con le spade sguainate.
Duff fece un passo avanti fu subito intercettato da uno dei quattro che gli puntò la spada alla gola.
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“Non è possibile” pensavano in contemporanea Scarlet e Pervinca mentre, come gli altri, tenevano la spada davanti a loro cercando di mantenere sotto controllo la situazione.
«Cos’è successo? Dove ci troviamo?» domandò nervoso Derek, mentre Aster continuava a puntare Duff.
«Per favore abbassate le armi. Non volgiamo farvi del male» spiegava Ortensia, cercando di mantenere la calma.
«Permetteteci di spiegare» disse Tomelilla.
Pervinca appena udì la voce di sua zia si lanciò uno sguardo d’intesa con Scarlet e entrambe misero via le spade. Subito dopo Scarlet si avvicinò a Derek e, dopo avergli bisbigliato qualcosa, anche lui mise via l’arma. Pervinca, invece, si avvicinò a aster che non accennava a calmarsi né, tanto meno, a mettere giù l’arma.
«Stai calmo Aster» gli bisbigliò la rossa posandogli una mano sulla spalla. E poi continuò «Va tutto bene. Siamo a Fairy Oak» detto questo, Aster, senza perdere di vista Duff, mise via l’arma.
«Spiegate allora» disse subito dopo affiancando la sua amica, sovrastandola con la sua altezza.
La tensione che si respirava al villaggio in quel momento si poteva tagliare con un coltello. Nessuno parlava.
«Stiamo aspettando» sbottò Derek, irritato da quel silenzio.
Duff si schiarì la voce.
«Siete a Fairy Oak. Siamo stati noi a evocarvi. Abbiamo bisogno del vostro aiuto» spiegò cercando di pesare le parole per non far scattare i quattro già abbastanza irritati.
«Non per essere scortese, ma di solito non aiuto chi non conosco. Potreste almeno dirci i vostri nomi o aspettate che l’indoviniamo?» disse Aster con finto sarcasmo nella voce. Pervinca, accortasi del ghigno che il biondo aveva stampato in faccia, gli tirò una gomitata.
«Giusto, perdonateci. Io sono Duff Burdock, e le due streghe alle mie spalle sono Ortensia Pollimon e Lillà Dei Sentieri>> disse il mago indicando le due donne.
I quattro, nonostante i due ragazzi fossero molto sorpresi di sapere chi si trovavano di fronte, non fecero una piega e continuarono a fissare ciascun volto presente nella Piazza.
«E noi, di grazie, preferiamo guardare in faccia le persone con qui stiamo parlando. Quindi potreste, gentilmente, togliervi quei cappucci?» domandò Ortensia, inviperita dal comportamento dei ragazzi e del loro continuo scrutare.
Proprio mentre i ragazzi stavano per levare i cappucci, il suolo incominciò a tremare e contemporaneamente anche l’allarme suonò.
Nel caos più completo e nel via vai di gente, i ragazzi riuscirono a scorgere all’orizzonte l’arrivo di una mandria di demoni giganteschi. Erano loro che con la loro corsa facevano tremare il suolo. Con il minimo sforzo, buttarono giù il portone sud del villaggio e continuavano la loro corsa senza il minimo disturbo. Aster e Derek, senza esitazione, si armarono delle loro spade pronti a fronteggiarli.
«Che diavolo state facendo?» gli urlò contro Pervinca.
«Non riuscirete a fare molto con quelle spade>> costatò Scarlet quando sia lei che Pervinca avevano raggiunto i loro amici.
I ragazzi, capendo di poter fare ben poco, misero via le loro armi e insieme alle loro amiche, sotto lo sguardo impietrito dei cittadini, innalzarono una spessa barriera magica che circondò tutta la piazza e anche i cittadini. Una volta che i demoni furono bloccati, con un altro incantesimo li distrussero lasciando di loro solo un cumolo di cenere nel vento, il tutto senza fare neanche un passo.
«Aaaahhhh» i ragazzi si girarono all’unisono per vedere chi avesse urlato. Scarlet, senza curarsi del cappuccio che ora non le nascondeva più il viso, corse dalla bambina e, dopo averla presa, con un salto la portò al sicuro sui rami di Quercia. Quando vide che entrambe erano fuori dal campo visivo del mostro, Derek lanciò un incantesimo e anche l’ultimo mostro fu sconfitto.
Scarlet scese dall’albero e mise giù la piccola che corse subito tra le braccia della madre.
«Scarlet?» quando la ragazza si girò, rimase pietrificata a vedere chi fosse la donna che stringeva al petto la bambina che poco prima aveva salvato.
«Ciao mamma». |
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Capitolo 4 *** Lacrime di gioia ***
capitolo 4 - lacrime di gioia
La donna, insieme a suo marito, si
avvicinò cautamente alla sua primogenita e dopo averle sfiorato a malapena le
spalle, come ad assicurarsi che non fosse frutto della sua immaginazione, la
abbracciò con tutta la forza che aveva e iniziando a piangere.
I cittadini alternavano lo sguardo
da Scarlet, tra le braccia dei suoi genitori, ai tre incappucciati.
Pervinca, Aster e Derek, che fina
a quel momento guardavano la loro amica, si guardarono a loro volta e, in
contemporanea, calarono anche i loro cappucci.
Nel vedere la scena, Dalia a momenti
non svenne mentre Cicero faceva molta fatica a rimanere in piedi, Vaniglia era
pietrificata tra le braccia di Jim e guardava la sorella con le lacrime agli
occhi. Duff continuava a fissare Derek con gli occhi sgranati, riconoscendo in
lui gli occhi e i lineamenti gentili di Oleander e non riusciva a
capacitarsene. Rosie e Bernie Pollimon guardavano allo stesso modo Aster.
I cittadini rimasero come
congelati fin quando Scarlet, allontanandosi dai suoi genitori, raggiunse i
suoi amici, afferrando la mano del suo ragazzo.
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INTANTO A MARZIA…
«Dove diavolo sono finiti? Non è
possibile che siano spariti così, senza lasciare traccia?» urlava Antony, preoccupato a morte.
«Flora dobbiamo fare un
incantesimo di localizzazione! Sono preoccupata»
disse Erica ormai sul punto di piangere dalla paura che possa essergli successo
qualcosa.
«Stai calma erica, adesso faremo
l’incantesimo e li andremo a riprendere» cercò
di tranquillizzarla suo fratello Christopher. Intanto Passiflora e Antony
iniziarono a preparare l’occorrente per l’incantesimo.
Pochi minuti dopo si stavano
preparando per raggiungere la loro meta: Fairy Oak.
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«Sei qui! Stai bene…» diceva Dalia, tra le lacrime, mentre stringeva in un
abbraccio sua figlia maggiore che faceva fatica, a sua volta, a trattenere le
lacrime.
«Mi siete mancati tantissimo» disse Pervinca lasciando che le lacrime le bagnassero le
guance.
Poco dopo che Scarlet avesse raggiunto i suoi amici, si
avvicinò a loro Duff.
«C-chi siete ve-veramente?»
domandò con voce tremante.
I ragazzi dopo aver tirato un lungo respiro risposero alla
domanda del mago.
«Pervinca Periwinkle, strega e guardiana del buio di potere
originale*» rispose Pervinca, cercando di non
farsi sopraffare dalle emozioni.
«Scarlet Pimpernel, strega del buio di potere originale» rispose Scarlet spostando lo sguardo sui suoi genitori.
«Aster Pollimon, mago del buio di potere ereditario» disse Aster cercando di mantenere un minimo di freddezza
nella voce, ma con scarsi risultati.
«Derek Burdock, mago del buio di potere ereditario» disse Derek fissando negli occhi Duff, che quando sentì la
sua voce ebbe un sussulto.
Vaniglia, quando tutti e quattro finirono di parlare, non
riuscì a trattenersi e corse ad abbracciare sua sorella piangendo.
«Sei tornata. Sei davvero qui1». Pervinca rispose all’abbraccio della gemella stringendola
forte.
Rosie Pollimon quando, finalmente, incontrò gli occhi di
suo figlio, rivide quel bambino di appena un anno che ogni volta che la vedeva
iniziava a ridere. Senza rendersene conto gli era andata incontro e lo stava
abbracciando convulsamente insieme a suo marito Bernie.
Duff era rimasto ad osservare il ragazzo che aveva di
fronte senza sapere cosa dire.
«Tua madre è Oleander?»
riuscì a domandare con un filo di voce.
Derek, dal canto suo, riuscì solo ad annuire. Dopo di che
suo padre lo aveva abbracciato con forza.
Adesso Pervinca si trovava a casa
Periwinkle e, nonostante fosse comunque casa sua, non riusciva a non sentirsi
un pesce fuor d’acqua.
«Dove sei stata tutti questi anni
bambina mia?» le chiese Cicero sedendosi
affianco a lei.
«Molto lontano da qui, ma vi
spiegherò tutto questa sera alla riunione con i Saggi insieme agli altri» gli rispose la ragazza sorridendogli.
In quel momento entrò Ryan
accompagnato da Felì. Il bambino guardava con sospetto la strega del buio,
trovandola molto simile a sua sorella ma al tempo stesso molto diversa.
«Ryan, vieni tesoro» il bambino non se lo fece ripetere e andò a sedersi sulle
gambe di sua madre.
«Tu chi sei?» domandò alla rossa, guardandola negli occhi.
«Lei è tua sorella maggiore, Ryan.
Si chiama Pervinca ed è la gemella di Vaniglia»
spiegò Cicero, osservando la reazione del bambino.
Ryan continuava a fissare
Pervinca. I suoi capelli erano più scuri di quelli di Vaniglia e anche gli
occhi erano di una tonalità di verde più freddo.
Poi fece quello che nessuno dei
presenti si aspettava che facesse: la abbracciò.
«Promettimi che non andrai più via» le disse con voce rotta.
«Te lo prometto» rispose Pervinca, stringendo a sua volta il fratello.
Esattamente come Pervinca, anche
gli altri si trovavano a casa dei loro cari.
- - - - - - - - -
Derek era seduto sul divano di
casa Burdock affianco a suo padre e stava raccontando, a grandi linee, la sua
vita fino a quel giorno.
«Non potevi prevedere cosa sarebbe
successo a tua madre, Derek. Non attribuirti colpe che non hai» disse Duff mettendo una mano sulla spalla di suo figlio.
Dopo un paio di minuti di silenzio, per smorzare l’aria, prese la parola Marta.
«Vuoi molto bene ai tuoi amici a
quanto hai raccontato» disse sorridendo. Derek
alzò lo sguardo su sua zia, seduta di fianco a suo marito di fronte a lui.
«Sono la mia famiglia. Li conosco
come il palmo della mia mano» rispose
sorridendo.
In quel momento rientrarono in
casa Grisam, Mimosa e Stella.
«Ragazzi
venite, dobbiamo presentarvi una persona» li
accolse sorridendo Vic.
«Grisam, Mimosa, lui è vostro
cugino Derek. Figlio mio e di Oleander» fece
le presentazioni Duff. Grisam strinse la mano di suo cugino sorridendogli,
Mimosa invece si fiondò ad abbracciarlo.
Il ragazzo, con un po’
d’imbarazzo, rispose all’abbraccio della bambina sotto lo sguardo divertito dei
presenti.
«Ciao Derek, io mi chiamo Mimosa e
ho sei anni. Tu quanti anni hai? » disse la
piccola ancora abbracciata a Derek.
«Ciao Mimosa. Io ho ventidue anni
invece» le rispose ridendo mettendola seduta
al suo fianco.
«Lei è la mia fata-tata, si chiama
Stella» disse ancora Mima indicando la fatina
che se ne stava comodamente seduta sulla spalla di Grisam.
«È un vero piacere fare la vostra
conoscenza» disse ridendo e simulando un
inchino con il capo e facendola arrossire.
- - - - - - - - -
«Allora Aster: quanti anni hai?
Sei già fidanzato? Che scuola frequenti? Qual è il tuo colore preferito? Qua…».
«Una domanda per volta Flox, per favore» disse ridendo il biondo mettendo una mano sulla bocca di
sua sorella scatenando le risate di tutta la famiglia.
«Va bene, va bene. Allora Prima
comanda. Quanti anni hai?» disse la
streghetta, cercando di parlare con calma.
«Adesso ragioniamo. Comunque ho
ventidue anni» rispose Aster.
«E ce l’hai la ragazza?» domandò Michael precedendo Flox che stava per parlare.
«Sì, ho la ragazza» disse il biondo, cercando di non ridere in faccia a suo
fratello.
«Anche io!» esclamò Mike. A quel punto nessuno dei presenti riuscì a
non ridere.
- - - - - - - - -
«Scarlet, cara, vuoi qualcosa da
bere? Hai fame? Se hai bisogno di qualcosa basta dirlo» continuava a chiedere Adelaide. Scarlet, dal canto suo,
continuava a negare col capo sorridendole.
Era da un po’ che la famiglia si
era riunita nel grande soggiorno. Adelaide e Pancrazio avevano presentato le
loro figlie e da quel momento nessuna delle due dava l’impressione di voler
uscire dalle braccia dell’altra.
«Qui-quindi ti sei fidanzata. E potrei
sapere da quanto tempo?» domandò Pancrazio
ormai all’orlo di una crisi.
«Papà è incredibile. Vi ho appena
detto che sono una strega da sette anni e tu mi chiedi da quanto tempo sono
fidanzata?» domandò Scarlet ridendo
dell’espressione di suo padre.
«Si tesoro. Perché è assurdo che
io abbia appena ritrovato la mia bambina e qualcun altro me la voglia di già
portare via!» esclamò il sindaco iniziando a
fare avanti e indietro ignorando le risate di sua moglie e delle sue figlie.
SPAZIO AUTRICE :)
Mi scuso per il ritardo, ma ho avuto alcuni problemi con la
wifi e mi è stato impossibile aggiornare prima. Spero di non avervi deluso con come ho impostato l'icontro dei quattro ragazzi con le loro famiglie, ma non avevo molte idee.
Non mi dilungo troppo (anche perché
non ho poi molto da dire) al prossimo capitolo e spero di riuscire ad
aggiornare almeno una volta a settimana, ma non vi prometto niente ;-)
* Con Potere Originale s’intende che non hanno
ereditato i poteri da nessuno. E se vi state chiedendo come fa Scarlet a essere
una strega…… ve lo spiegherò più avanti
|
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Capitolo 5 *** Al villaggio ***
Quella stessa sera i quattro ragazzi si recarono con i loro familiari nella piazza per spiegare ciò che accadde quella notte.
«Pervinca cos’è successo quella notte? Perché mandasti via Vaniglia?» domandò Tomelilla a sua nipote, sulla quale si era spostato lo sguardo di tutti i presenti.
«Mentre mettevamo in atto l’incantesimo, Lui mi ha mostrato cosa sarebbe successo dopo. Mi ha mostrato la morte di tutti, perché non eravamo abbastanza forti da controllare l’incantesimo e avremmo fallito. Cercando di mantenere il controllo della sfera di potere avevo capito che sarebbe servita a ben poco perché, nonostante le difficoltà, gli eserciti nemici continuavano ad avanzare. Perciò ho fatto esplodere la sfera. Ciò che non avevo calcolato era il varco che si sarebbe creato e dal quale siamo state entrambe risucchiate» Pervinca stava raccontando cosa accadde quando si allontanò dalla sua famiglia prima dell’esplosione.
«Allora tutto il sangue che c’era in quel punto come c’è finito?» domandò Tomelilla cercando di mettere insieme i pezzi dei puzzle.
«Suppongo fosse di Pervinca. Quando l’abbiamo trovata aveva un braccio rotto e uno squarcio profondo almeno un centimetro che le percorreva tutta la gamba» spiegò Aster mettendo una mano sulla spalla dell’amica. Dalia a sentire com’era ridotta la figlia tremava e gli occhi si erano riempiti di lacrime.
«L’importante che ora stiate tutti bene» disse Duff .
«Anch’io ho una domanda» disse Aster, guardando sua zia annuire. Perciò continuò.
«Che cosa è stato a trasportarci qui?» domandò.
«Stavamo cercando di evocare gli spiriti degli antenati per chiedere il loro aiuto. Non abbiamo capito però cosa abbia portato voi qui» spiegò Tomelilla.
«A proposito. Dovremmo riprovare l’evocazione al più presto» disse Ortensia rivolta agli altri Saggi.
«Un attimo. Avete parlato di antenati. Intendete le famiglie fondatrici. Quelli sepolti nella cripta?» domandò Scarlet.
«Come fai a sapere della cripta. È sparita da secoli ormai» disse Duff confuso osservando la ragazza.
«Non è sparita. Prima della battaglia ci siamo state un paio di volte insieme» disse Vì indicando se stella e l’amica.
«È com’è questa cripta? Dove si trova» disse uno della folla.
«Non ricordiamo dove si trova. Ma so con certezza che è una grande sale circolare alla quale si affacciano quattro porte più l’ingresso» iniziò Scarlet.
«Sopra ognuna delle porte c’è lo stemma della famiglia ognuno di un colore ben preciso» finì Pervinca.
«E come facciamo noi a sapere che non state mentendo? Non avete prove» disse qualcun altro.
«Credo che possa bastare per oggi. Siamo tutti molto stanchi ed è meglio rimandare la riunione. Duff, voi decidete quando effettuare l’evocazione» disse l’anziano Saggio.
«Certo signore. Adesso organiziamoci su dove potete stare» disse Duff rivolgendosi prima al Saggio e poi ai ragazzi.
«Penso che possano stare tutti dalle loro famiglie. Dopotutto sono anni che non li vediamo» propose il sindaco guardando sua figlia.
«Se non è di troppo disturbo» esordì Pervinca con voce lieve dopo essersi scambiata uno sguardo con i suoi amici.
«Preferiremo stare tutti insieme» disse guardando per terra.
«Non pensate che non vogliamo passare del tempo con voi, per carità. È solo che siamo stati tutti insieme questi anni e sarebbe strano stare separati. E, e comunque non vogliamo disturbare» spiegò, altrettanto in imbarazzo, Aster.
«Oh… beh se è quello che volete troveremo una sistemazione» disse Duff cercando di limitare l’imbarazzo dei ragazzi.
«Potrebbero stare nella vecchia casa dei Matrix, è quella nelle condizioni migliori. e se ci mettiamo d’impegno tornerà come nuova» ragionò Ortensia sorridendo al nipote.
Poco dopo i membri di tutte e quattro le famiglie si trovavano davanti alla casa con alcuni cittadini che si erano offerti di dare una mano.
La casa era un po’ fuori dalla parte abitata del villaggio, motivo che spinse i suoi possessori ad abbandonarla per trasferirsi nel centro del paese.
«Va più che bene. Potremmo occuparcene anche noi stessi per non creare fastidi a nessuno» disse Derek.
«Non dire sciocchezze ragazzo. Non siete di nessun fastidio» disse il fabbro Martagon, che stava già guardando i cardini delle finestre.
Al pian terreno la casa aveva la cucina, la sala da pranzo, salotto, un bagno; al piano superiore c’erano tre stanze da letto di cui due matrimoniali e una singola con tre letti, un secondo bagno e uno studio con una grande libreria incorporata nella parete; infine c’era la soffitta, nella quale preferirono non entrare. Era in buone condizioni nonostante tutto.
Erano ormai le 10:00 passate e si trovavano ancora tutti nella casa. Le donne, nella cucina, mettevano in ordine le stoviglie lavate usate per la cena, mentre gli uomini stavano finendo alcuni ritocchi nel soggiorno e nelle camere.
«Possiamo continuare noi non vi preoccupare. Sarete stanchi, è tardi e siete qui già da un paio d’ore» disse Pervinca avvicinandosi a suo padre che stava accendendo il camino nel soggiorno.
«Ha ragione Vì, andate pure. È inutile cercare di finire oggi quando si può fare benissimo domani» le diede man forte Derek, appena entrato nella stanza e che stava abbracciando la sua ragazza.
«Va bene. Ma voi dateci la certezza che domani sarete ancora qui e non sparirete durante la notte? » domandò Dalia guardando uno per volta i quattro ragazzi.
«Te lo prometto mamma, domani saremo ancora al villaggio» disse Pervinca abbracciandola.
Anche gli altri fecero lo stesso con i loro parenti.
«Sicuri che non vi serve niente?» domandò ancora Tomelilla mentre indossava il suo mantello.
«In effetti, dobbiamo avvisare gli altri, ma non preoccupatevi possiamo fare da soli>> disse loro Aster.
«E come avete intenzione di avvisarli. Non potete mandare neanche un volatile a quest’ora» disse Cicero.
Nel frattempo Scarlet era andata nell’altra stanza ed era tornata con un pezzo di carta e una penna.
«Scriveremo loro un messaggio con le indicazioni su come raggiungere il villaggio e glielo faremo avere con un incantesimo» mentre parlava, aveva scritto il biglietto che subito dopo consegnò a Pervinca.
La ragazza mise il pezzo di carta piegato su se stesso sul palmo della mano che teneva dritta davanti a sé. Tendendo gli occhi chiusi, recitava nella mente l’incantesimo. Poco dopo il biglietto prese fuoco sulla mano della Strega e sparì senza lasciare cenere e senza bruciare la mano di Pervinca.
«Fatto» esclamò la rossa, contenta di aver portato a termine l’incantesimo con successo.
«Buona notte» dissero in contemporanea i quattro amici accompagnando i loro parenti, ancora attoniti, alla porta.
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«Ragazzi sveglia, mi è arrivato un messaggio dagli altri» disse Passiflora svegliando i suoi amici per mostrare loro il biglietto.
«È di Scarlet» iniziò «dice che stanno tutti bene e che si trovano realmente a Fairy Oak e ci dice anche come raggiungerli» spiegò.
«Visto tesoro. Te lo avevo detto, sono ragazzi in gamba te lo dicevo che ci avrebbero fatto avere loro notizie» disse Christopher abbracciando sua moglie.
Intanto anche Antony ed Erica tiravano un respiro di sollievo.
Quando la mattina seguente si alzarono, decisero di partire immediatamente per Fairy Oak.
«Dobbiamo portare con noi alcuni cambi per gli altri» diceva Passiflora man mano che preparavano tutto l’occorrente per la partenza.
«Flora come portiamo tutto. Siamo già carichi come muli» le disse Christopher, mentre controllava per l’ennesima volta di aver preso tutto.
«Caricheremo le loro cose sui loro cavalli perché sono certa che gli serviranno anche quelli» disse Erica prendendo le borse con le cose di Pervinca e Scarlet.
Dopo quasi due ore, passate a discutere cosa portare, partirono.
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«Buongiorno ragazze» disse Cicero salutando Pervinca e Scarlet che erano sul davanti della casa. Lui insieme a Tomelilla e Duff erano stati i primi ad arrivare; Dalia era rimasta a casa per preparare la colazione a Vaniglia e Ry ma presto sarebbe andata anche lei, così come i Pollimon, i Pimpernel e i Burdock.
«Giorno» «Ciao, dormito bene?» risposero le due alzando un attimo lo sguardo dal loro lavoro.
«Benissimo voi? Ma che state combinando?» Tomelilla rispose per tutti e tre mentre erano intenti a guardare le ragazze utilizzare con maestria delle seghe.
«Diamo una mano ai ragazzi» dissero all’unisono.
«E dove so... ».
«Vì, Scar? Vi sbrigate con quelle tegole? Non abbiamo tutto il giorno!>> Duff fu interrotto dall’urlo di suo figlio che proprio in quel momento si era affacciato dal tetto.
«CIAOOOO» urlò di nuovo il ragazzo, questa volta rivolgendosi ai tre appena arrivati.
«Cosa diavolo state facendo lì sopra?» disse loro Cicero.
«Cambiamo le tegole marce. Non si vede?» disse Aster, con il suo solito sarcasmo.
I due uomini, ridendo per la battuta del ragazzo biondo, si tolsero le giacche e, prendendo le tegole che gli stavano indicando i ragazzi, salirono sul tetto a loro volta.
«Da quanto siete a lavoro?» domandò Tomelilla alle ragazze mentre erano tutte impegnate nella ricerca di chiodi e martelli per sostituire i cardini di porte e finestre.
«Dalle 6:30 circa. Trovati!» esclamò mostrando un sacchetto con delle viti al suo interno.
«Da così! Sono le 9:00!» disse Tomelilla con gli occhi spalancati.
«Ahahahahahaha. Zia noi siamo abituati ad alzarci verso quell’ora. Tra le lezioni private e gli allenamenti non riusciamo mai a dormire di più e ormai ci abbiamo fatto il callo» rispose ridendo Pervinca.
«Lezioni private?» adesso lo sguardo della zia era confuso.
«Sì. Noi non siamo più andati a scuola da quando abbiamo lasciato il villaggio, ma prendiamo tuttora lezioni private sia scolastiche sia di magia e, infatti, abbiamo tutti completato la nostra formazione magica» spiegò Scarlet.
«Ragazzi? Dove siete?» quando sentirono la voce di Dalia, tutte e tre le donne uscirono dallo sgabuzzino.
«Ciao mamma. Quando siete arrivati?» domandò Pervinca andando ad abbracciare sua madre. Con lei c’erano anche i Pollimon e i Pimpernel.
«Propri adesso, tesoro. Dove eravate?» chiese Dalia dopo aver risposto alla domanda della figlia. Intanto anche Scarlet aveva salutato i suoi genitori.
«Stavamo cercando il materiale per cambiare i cardini delle finestre» spiegò la bionda.
«Dove sono gli altri? » domandò Rosie non vedendo in giro suo figlio.
«CIAOO A TUTTI! » urlò Aster che si stava sbracciando dal tetto. Poi, con Derek, saltò giù dal tetto. Nonostante le espressioni e gli avvertimenti preoccupati dei presenti.
«Non ti azzardare più a fare una cosa del genere. Mi hai fatto venire un colpo Aster! Credevo foste scivolati» disse preoccupata Rosie mentre tirava dei colpi sulla spalla di suo figlio, che se la rideva.
Pochi minuti dopo erano tutti a lavoro. I Pollimon avevano avvertito che entro le 10:00 sarebbero arrivati anche i ragazzi della banda per dare il cambio ai genitori.
«Non è necessario. Possiamo vedercela da soli. Ormai non c’è molto da fare» disse Vì mentre aiutava il padre a sfilare il portone dai cardini.
«Non se ne parla nemmeno. Sarete stanchi anche voi. E poi si sono offerti e potrebbero offendersi se li mandate via» si oppose Bernie Pollimon.
«Sarà che si sono offerti, ma secondo me faremo prima da soli senza impicci» disse Aster, che con Derek stava riempiendo le crepe nelle pareti con il cemento.
Alle 10:00 puntuali, i ragazzi arrivarono a dare il cambio agli adulti, che avevano delle commissioni da sbrigare al villaggio.
«Allora fratellone, cosa possiamo fare?» disse Flox affiancando suo fratello che, come i suoi amici, era immobile di fronte alla banda.
«Con quella gonna dubito che potrai fare molto, ma cercheremo di trovare qualcosa da farvi fare» rispose il biondo girandosi verso la sorella, imbronciata per il commento sulla sua gonna.
«Beh penso che prima di fare qualcosa dovremmo fare le presentazioni. Quindi: piacere io sono Derek» disse il mago bruno rivolgendosi ai ragazzi che continuavano a fissarli.
«Der! Guarda che sanno tutti come ti chiami! L’abbiamo detto ieri davanti a tutti il villaggio» esclamò Scarlet guardando il suo ragazzo.
«Giusto, Tesoro, hai ragione» disse grattandosi la nuca in imbarazzo e facendo ridere tutti.
Gli unici che erano rimasti immobili a fissarsi erano Grisam e Pervinca. Il loro gioco di sguardi finì quando Vaniglia e Jim si avvicinarono a Pervinca.
«Dunque che possiamo fare?» domandò la strega luminosa sorridendo.
«Andiamo dentro e vediamo. Fate attenzione alle pareti, abbiamo appena fatto una passata di cera per legno» disse la rossa rivolgendosi prima a sua sorella e poi a tutti i presenti.
SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutte
Non ho ancora deciso quale giorno della settimana postare i nuovi capitoli, ma ve lo farò sapere presto.
Per quanto riguarda il capitolo: spero di essere stata abbastanza chiara e che non ci siano incomprensioni soprattutto nella spiegazione dell’incantesimo.
Ringrazio tutte voi che mi seguite e spero che la storia non annoi troppo.
A presto |
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Capitolo 6 *** Squadra di nuovo al completo ***
Verso l’ora di pranzo, furono raggiunti da Dalia, Tomelilla, Marta, Adelaide, Rosie e Ortensia cariche di tegami e sacchetti. I ragazzi corsero a dare una mano alle donne in difficoltà e, dopo pranzo, le portarono a vedere la casa.
«Wow. È stupenda. Sono senza parole» disse con gli occhi sgranati Dalia.
«Non dovete. In fin dei conti non abbiamo fatto niente di così straordinario. È tutto com’era prima» disse Derek.
«Ha ragione. Alla fine abbiamo solo riparato delle porte e tolto la polvere» gli diede man forte Scarlet.
«A proposito di questo. Ci chiedevamo il motivo che ha spinto i proprietari a abbandonare la casa. Hanno lasciato tutta la mobilia, persino coperte e Argenteria» disse confusa Pervinca.
«Beh, quando il vecchio proprietario della casa morì, suo figlio non volle rimanere qui perché ovunque posasse lo sguardo, pensava a suo padre. Così quattro anni fa decise di trasferirsi al villaggio» spiegò Tomelilla accomodandosi sul divano nel soggiorno.
«Ma non ha senso lasciare qui tutto>> disse Scarlet.
«Tutto ciò che è in questa casa era stato scelto dai suoi genitori, e il dolore porta a fare delle scelte, a volte anche le più rilevanti» spiegò Rosie abbassando lo sguardo.
«Sarà>> commentò Aster sedendosi a sua volta con gli altri.
«Cambiando argomento… cosa avete da fare oggi?» domandò Flox per smorzare l’imbarazzo di tutti.
«Niente di particolare. Perché? » rispose Derek.
«Allora possiamo portarvi a fare un giro per il villaggio oppure potete venire con noi al museo>> esclamò entusiasta Vaniglia.
«Forse è meglio rimandare il giro turistico del villaggio a quando ci saranno anche gli altri; ma verremmo volentieri a vedere il museo» Pervinca rispose per tutti sorridendo a sua sorella.
«A pvoposito. Chi sono questi altvi che devono avvivave?» domandò Acanti, esponendo ciò che tutti si chiedevano.
«Mia cugina Passiflora e suo marito Christopher, La mia ragazza, Erica, e il ragazzo di Pervinca, Antony» rispose Aster ignorando le mute minacce della sua amica. Tutti i presenti, a sentir le parole “ragazzo di Pervinca”, si bloccarono a guardarla. Quello che sembrava più shoccato, era Grisam, seduto affianco alla sua ragazza.
«Vì, non ci avevi detto di esserti fidanzata» disse Vaniglia fissando la sorella che continuava a lanciare occhiatacce ai suoi amici che le la ridevano.
«Non ho trovato di vitale importanza che lo scopriste subito» rispose la rossa spostando lo sguardo su sua sorella.
«Lo sapevo. Per quando hai programmato di mollarlo? » disse pimpante Scarlet, sedendosi di fianco alla migliore amica.
«Io non ho nessuna intenzione di lasciarlo, Scar. Come ti è saltato in mente?! » disse irritata Vì.
«Dal semplice fatto che io ho detto subito ai miei di essere fidanzata» rispose indispettita la bionda.
«Cooooosaaaa?! Scarlet anche tu sei fidanzata? » domandò Nepeta.
«E no adesso mi raccontate tutto, e non dimenticate i particolare» disse Flox, sedendosi sul pavimento di fronte alle due amiche.
«Non c’è niente da dire. Antony lo conoscerete domani. Invece Scarlet è fidanzata con Derek» rispose Pervinca, guardando i due interessati che erano diventati rossi d’imbarazzo.
«Questa me la paghi Vììììììììììì» senza che nessuno avesse il tempo di accorgersene, Scarlet aveva cominciato a inseguire Pervinca che rideva come una matta.
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Erano le 8:00 di sere quando il portone est del villaggio si aprì permettendo l’ingresso di quattro figure incappucciate a cavallo.
In poco tempo raggiunsero Piazza della Quercia, dove Ortensia e Duff li stavano aspettando.
Uno di loro scese da cavallo e gli si avvicinò togliendosi il cappuccio.
«Buona sera, mi chiamo Passiflora McCarty. Alcuni nostri amici ci hanno detto di trovarsi qui e di raggiungerli. Hanno anche detto che avreste capito» disse Flora presentandosi.
Flora» disse Ortensia con voce lieve erotta dalle lacrime.
«Mamma?» disse la ragazza spostando lo sguardo su sua madre. Detto questo Ortensia abbracciò sua figlia con tutta la forza che aveva.
«Sei qui, sei tornata» continuava a sussurrarle all’orecchio Ortensia.
«Sì, mamma, sono qui» disse Flora lasciando che le lacrime le bagnassero il viso.
Una ventina di minuti arrivarono tutti alla casa.
«Era ora ragazzi. Iniziavamo a pensare che vi foste persi» esordì Scarlet appena gli altri varcarono la porta.
«Scherza di meno tu, che non puoi immaginare cosa abbiamo passato vedendovi sparire davanti ai nostri occhi» disse Christopher entrando in casa.
«Ciao Amore mi sei mancata» disse Aster andando ad abbracciare e baciare la sua ragazza.
«Dai, andate a mangiare qualcosa che dopo decidiamo come sistemarci per la notte» disse Pervinca andando dal suo ragazzo.
Dopo cena i ragazzi mostrarono la casa ai loro amici.
«Allora? Come ci sistemiamo?» domandò Erica.
«Secondo me potremmo fare così: Chris e Flora vanno in una delle camere matrimoniali, voi ragazzi andate in quella con i quattro letti singoli e noi ragazze ci stringiamo nell’altra matrimoniale» propose Scarlet.
«Sì. È l’unica soluzione possibile» concordò Flora
Dopo la buona notte andarono tutti a dormire.
SPAZIO AUTRICE
Caio a tutte
Il capitolo oggi è un po' corto ma spero non sia anche noioso.
Ringrazio chi ha recensito i capitoli precedenti e tutte voi che leggete
Fatemi sapere cosa ne pensate :) |
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Capitolo 7 *** Stanza degli incantesimi e passaggi segreti ***
La mattina seguente fecero colazione in compagnia di Duff, Tomelilla e Ortensia.
«Penso che dovremmo iniziare a cercare la stanza degli incantesimi» disse di punto in bianco Tomelilla.
«Erano magici? » domandò stupita Pervinca.
«Si erano magici del buio, ma nessuno è mai entrato nella loro stanza degli incantesimi quindi ci sarà molto da cercare» spiegò Ortensia.
«Beh non dovremo cercare molto. Per riparare le poche cose che non andavano abbiamo ispezionato tutte le stanze, le uniche che non abbiamo aperto sono la soffitta e quella che credo sia una cantica» disse Aster.
«Bene, allora non è molto» disse Duff.
«A proposito. La casa è davvero stupenda. Sicuri che non disturbiamo? » domandò Flora.
«Sta tranquilla cara. La casa era stata abbandonata. Sono stati loro quattro insieme ai ragazzi del villaggio a rimetterla a nuovo» disse Ortensia, prendendo una mano a sua figlia e sorridendole.
«Lieto di sapere che non vi siete annoiati senza di noi» disse scherzoso Chris.
Finita la colazione, si divisero le cose da fare. Flora, Ortensia e Aster andarono in soffitta, Pervinca Derek, Tomelilla e Duff andarono in cantina; mentre tutti gli altri cominciarono a mettere in ordine i vestiti e gli altri oggetti portati.
Dopo circa un’ora, quelli che erano andati in soffitta scesero amareggiati e impolverati.
«Gli altri sono ancora di sotto? » domandò Flora, togliendosi alcune ragnatele.
«Ragazzi – disse Vì entrando – l’abbiamo trovata» detto questo andarono tutti verso la porta, che dalla cucina portava di sotto. Uno per volta scesero da una scala di legno trovandosi in una stanza un po’ umida nella quale echeggiava un forte odore di legno e vino.
«Io non vedo niente di strano è una normale cantina» disse Aster confuso guardando l’amica. Fecero alcuni passi avanti e si trovarono davanti a delle botti gigantesche, Pervinca mise una mano sul rubinetto di una di queste e, usandolo come una maniglia, aprì la botte, come fosse una porta, ed entrò. Gli la seguirono confusi trovandosi all’interno di una stanza che sembrava un’altra cantina, ma, al contrario della precedente, qui non c’era odore di vino. Derek, Duff e Tomelilla si stavano guardando intorno.
Si trovavano in una stanza molto grande e circolare. Gli scaffali, incorporati nelle pareti, erano traboccanti di libri e erbe. Al centro c’era un grande armadio, dove era conservato un infinito numero di bottigliette, fiale e altri contenitori. L’unico tavolo presente nella stanza era ricoperto di pergamene con sigilli e altri libri. L’unica finestra presente nella stanza era situata in punto strategico perché facesse filtrare la luce a ogni ora del giorno, sotto questa finestra c’erano alcuni casi con varie erbe medicinali. Nonostante il tempo, la stanza era molto ordinata e non c’era neanche un granello di polvere.
«Wow. Non mi aspettavo così una vera stanza degli incantesimi di magici del buio» disse Tony guardandosi attorno.
«In effetti, è davvero sorprendente. La mia è disordinatissima» disse Ortensia esterrefatta.
«Vì? Dove vai? » disse Scar rivolgendosi all’amica che si stava allontanando.
«Non avevo notato quella porta prima. Vado a vedere dove porta>> rispose la ragazza avvicinandosi alla sua meta.
«Aspetta. Vengo con te» disse ancora Scarlet. Alla fine si recarono tutti verso la porta.
«Uffa, è chiusa» disse Derek amareggiato.
«Oh ma dai! Non si è mai sentito di una porta chiusa mi abbia fermato dal fare qualcosa. Fatemi spazio» sbottò Pervinca.
«Senza arrivare a metodi violenti, Stellina (tutti i ragazzi del gruppo chiamano le ragazze “Stellina” perché è un modo carino di dimostrare che a loro ci tengono. N.d.A.), hai a disposizione ben quattro maghi della luce, che ne possiamo occupare noi» disse Christopher mettendole le mani sulle spalle la dietro; Christopher era l’unico dopo Scarlet a riuscire a calmarla quando è arrabbiata.
Detto questo, si avvicinò alla porta e recitò l’incantesimo nella mente, dopo di che provò di nuovo ad aprire.
«Ehm… non si apre» disse grattandosi la nuca in imbarazzo.
«Adesso fai provare me?» domandò all’amico con un sorriso sadico stampato in faccia. Senza aspettare risposta si dispose davanti alla porta con i palmi delle mani rivolte a essa. Mormorò a voce quasi inudibile e a occhi chiusi l’incantesimo e quando riaprì di occhi, più verdi che mai, la porta si spalancò davanti agli occhi sgranati dei tre saggi.
«Sai, a volte penso che tu sia troppo violenta. Diventi una furia per un niente» disse Derek guardando l’amica soddisfatta.
«Era stata sigillata con un incantesimo Chris, non saresti mai riuscito ad aprirla con un incantesimo luminoso» spiegò Vì all’amico, avvicinandosi a controllare la porta.
Dopo aver costatato che andassero cambiati i cardini e la serratura, superarono tutti la soglia e attraversarono un corridoio scavato nella roccia alla fine del quale si trovarono in una foresta.
L’ingresso della grotta era nascondo da piante rampicanti che non facevano notare l’esistenza del passaggio.
«Incredibile, gli abitanti della casa avevano molto tempo libero se hanno potuto fare tutto questo>> scherzò Antony.
«Dove siamo?» domandò Flora dopo qualche minuto di Silenzio.
«A Bosco-che-Canta» disse Ortensia senza nessuna emozione nella voce.
«Beh, ormai ci siamo. Seguiamo il percorso e vediamo dove andiamo a finire>> disse Scarlet affiancando Vì e incamminandosi con lei.
«Ma è quasi ora di pranzo e potremmo impiegarci molto tempo» cercò di dissuaderli Tomelilla.
«Se volete tornare indietro fate pure. Noi andiamo a controllare» disse Aster che, insieme a Derek, aveva iniziato a seguire le due ragazze.
«O al massimo tornate nel tunnel, ho notato una seconda uscita verso metà percorso» disse Pervinca Fermandosi.
«Va bene allora facciamo così. Io, Erica e Tony torniamo indietro con loro, tu Chris vai con quei quattro scavezzacollo e tienili d’occhio per favore» disse Flora spostando lo sguardo su tutti.
«Certo tesoro>> disse Christopher, che stava già abbracciando le due ragazze.
«Non abbiamo bisogno del baby-sitter. Ma ti perdono solo perché ci lasci lui» disse Scar abbracciando il loro amico gigante.
SPAZIO AUTRICE
Ciaoooo, per farmi perdonare per il precendente capitolo (secondo me) troppo corto, ho postato il prima possibile.
V i volevo anche informare che dal prossimo i capitoli saranno più lunghi e spero che invece di farvi piacere la cosa abbia l'effetto contrario.
Tornando al capitolo.... spero che la mia idea di com'è la stanza degli incantesimi sia abbastanza comprensibile, nel caso non lo fosse sarò felice di chiarirvi le idee.
Non ho altro da aggiungere, a presto :)
P.S. probabilmente la settimana prossima inizierò ad aggiornare ogni martedì |
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Capitolo 8 *** La grotta e le presentazioni ***
capitolo 8
Dopo quasi mezz’ora di cammino
Aster, che si era stancato di seguire un sentiero che li faceva girare in
tondo, decise di convincere gli altri a tornare indietro. Rientrati nella
grotta trovarono i loro compagni che stavano tastando la parete.
«Che state facendo?» domandò Derek facendoli accorgere della loro presenza.
«Ah, siete tornati» disse Tomelilla facendo un respiro di sollievo e cercando
di calmare il battito accelerato per lo spavento.
«Vì, qui non c’è nessuna porta.
Abbiamo controllato l’intero tunnel e non c’è niente!» esclamò Passiflora con voce stanca.
«Come non c’è nulla?! L’ho vista
anch’io» disse Scarlet dirigendosi con
Pervinca nel punto esatto.
«Che cosa avete trovato nella
foresta?» domandò Antony.
«Niente di niente. Abbiamo girato
in tondo» rispose Aster.
«Ecco è qui! Aiutateci a spostare
queste pietre» esclamò Pervinca.
«Come
diavolo l’avete trovata? Noi abbiamo controllato tutti punti» disse Duff avvicinandosi.
«Vì? Scar? Che diavolo fate? Lì
non c’è niente» disse Ortensia andandogli
accanto.
«Ma no è qui! » esclamò Scarlet.
«Hanno ragione! Da lì sopra filtra
un po’ di luce» disse Derek e con Aster
andarono a dare una mano alle loro amiche.
«Non la vedete? » chiese confuse Aster.
«No! Non la vediamo. E adesso
basta con questa pagliacciata» disse Flora
arrabbiandosi.
«Non è una pagliacciata. Aster
dammi una mano a spostare questo» disse
Pervinca rivolgendosi prima a Passiflora e poi ad Aster.
«Ecco qua!» disse soddisfatto Derek, spostando l’ultimo masso e
aprendo completamente il passaggio. In quel momento gli altri, che non vedevano
il passaggio, vennero abbagliati dalla luce improvvisa.
«Come avete fatto a romperla! È
una grotta scavata sotto terra. Non potevano esservi altre uscite» disse Duff, abituandosi alla luce.
«Non abbiamo rotto nulla papà.
Comunque noi andiamo a vedere dove porta, voi fate come volete» disse Derek.
«Non se ne parla proprio che voi
andiate da soli. Veniamo anche noi».
Lentamente seguirono i quattro
ragazzi. Dopo pochi minuti si trovarono davanti ad un muro, ma non un muro
qualsiasi, era la cita innalzata per difendere il villaggio dagli attacchi
nemici.
«Come ci siamo arrivati qui?
» domandò Tomelilla guardandosi intorno.
«Zia, io credo che la domanda
giusta sia: Dov’è questo ‘qui’? » disse
Pervinca fissando la zia.
«Questo è sicuramente il muro di
protezione» disse Duff mettendo una mano sulla
parete.
«Allora io do un’occhiata» disse Chris. Non ebbero neanche il tempo di accorgersene,
che si era alzato in volo.
«Siamo all’interno delle mura. La
casa non è molto lontana da qui» disse
scrutando l’orizzonte.
«Riesci a vedere se il sentiero
continua dall’altro lato?» gli domandò sua
moglie.
«Non continua, si ferma lì»
disse tornando al suolo.
«Torniamo indietro. Ormai è ora di
pranzo e fra poco dovrebbero arrivare gli altri. Se non ci trovano potrebbero
preoccuparsi» disse Pervinca mettendo fine al
precedente argomento ed avviandosi perso il passaggio.
Quando rientrarono nel tunnel, Tomelilla
fece apparire alcune piante rampicanti come quelle dell’altro ingresso per
nasconderlo. Appena entrati in casa, sentirono bussare e Vì, che era entrata
per prima, andò ad aprire.
«Ciao mamma, come mai siete tutti
qui?» disse abbracciando sua madre facendo
attenzione al cesto che portava. C’erano tutti. I Periwinkle, i Pollimon, i
Burdock e i Pimpernel al completo.
«Beh, sapevamo che oggi sarebbero
arrivati i vostri amici e non vedevamo l’ora di conoscerli>> rispose
Vaniglia entrando con gli altri.
«Vì con chi stai parlando? » disse Christopher entrando arrivando alla porta.
- - - - - - - - -
«Vì con chi stai parlando? » alle spalle di Pervinca era apparso un uomo che aveva
quasi le dimensioni di un armadio: era molto altro e muscoloso, i capelli biondi
e, da quel che aveva sentito, la voce profonda.
«Tu! Arrivi giusto in tempo.
Aiutami a portare in cucina queste cose così facciamo tutte le presentazioni» disse Pervinca e, senza dargli il tempo di rispondere, lo
riempì di sacchetti e ceste.
«Agli ordini capo» disse scherzoso dirigendosi in cucina seguito dalla rossa.
«Venite pure, siamo tutti in sala
da pranzo» disse Vì ridendo.
«Dite che è lui il suo ragazzo?
» domandò Flox avvicinandosi a Babù e Grisam.
«Non lo so. Può darsi» rispose la strega della luce. A quella supposizione, a
Grisam venne un groppo alla gola perché, nonostante non lo desse a vedere, era
molto felice del ritorno di Pervinca, quando la vedeva diventava timido come
quando era bambino, adorava vederla sorridente e quando il giorno prima aveva
saputo che si era fidanzata gli si era fermato il cuore. Ma aveva deciso che ne
avrebbe parlato con lei, da soli.
«Ehi Gri, ti muovi? Sei fermo lì
da un po’» a distrarlo dai suoi pensieri era
stata Flox che gli fece anche notare che erano rimasti solo loro tre ancora
all’ingresso. Appena entrarono in sala da pranzo, notarono quattro volti nuovi,
tra cui il tipo di prima.
«Era ora. Vi eravate persi nel
corridoio? » scherzò Aster andando ad
abbracciare la sorella.
«Mancavate solo voi tre. Noi abbiamo
già conosciuto tutti» disse Mimosa seduta
sulle gambe di suo cugino.
«Allora, le presentazioni. Ragazzi
loro sono la mia gemella, Vaniglia, la sorella di Aster, Flox e il cugino di
Derek, Grisam» presentò Pervinca, incrociando
per qualche secondo lo sguardo del biondo. E poi si riprese.
«Loro sono Passiflora, la figlia
di zia Ortensia, e suo marito Christopher»
Cominciò Aster presentando la cugina, che fu abbracciata da Flox, e suo marito.
Grisam, senza farsi notare, tirò un sospiro di sollievo nel sapere chi fosse il
gigante che gli stava stringendo la mano.
«Loro invece sono: Erica, la
ragazza di Aster, e Antony, il ragazzo di Vì»
a continuare era stata Scarlet, guardando la sua migliore amica con sguardo
vittorioso.
«Piacere» dissero i due sorridendo.
«Credo che siamo rimasti troppo a
parlare. Che ne dite di mangiare qualcosa? »
disse Dalia per sforzare la tensione.
«Direi che è un’ottima idea. Muoio
di fame» disse Derek sedendosi affianco a suo
padre.
Alla tavola erano in molti ma,
trovandosi a un tavolo lungo e in una stanza molto grande, stavano tutti comodi
senza essere troppo stretti. Pervinca era seduta tra il suo ragazzo e sua
sorella mentre di fronte a lei c’era Grisam, seduto tra Derek e Mimosa.
Il pranzo andò molto bene tra
chiacchiere e risate. Finito il pranzo andarono tutti in soggiorno per prendere
un caffè stando comodi sui divani.
«Scarlet potrei farti una domanda?» disse di punto in bianco
Ortensia.
«Certo, vedrò di risponderti» rispose la ragazza sorridendo.
«Tu come puoi essere una strega dei buio? Nella famiglia
Pimpernel non ci sono più magici da generazioni» chiese confusa l’anziana
strega.
«Ehm…È un po’ difficile da spiegare. Il gene magico non si è
mai spento nella nostra famiglia e anche se nessuno è mai diventato un magico
non significa che non potesse essere possibile. Mi spiego: la mia magia è
venuta fuori nel momento del bisogno, quando io e Vì ci siamo trovate in quella
situazione, era necessario che anche io diventassi una strega» rispose la
ragazza cercando di essere il più chiara possibile.
«Sarebbe a dire che anche Candice potrebbe diventare una
strega nel momento del bisogno?» domandò Adelaide.
«Esattamente» rispose sua figlia.
«Ed è per la situazione in cui vi siete trovate che avete
completato così presto la formazione magica e avete imparato a combattere?»
domandò Duff.
«Si proprio per questo» questa volta a rispondere era stata
Pervinca, seduta su uno dei divani tra Antony e Aster.
«Immagino che non sia stato per niente facile» disse Rosie.
«Scherzi mamma! Quelle sono magnifiche mentre combattono e
non ci hanno neanche messo molto» disse Aster.
«Non esagerare Aster. Non siamo magnifiche» disse Scarlet.
«Giusto tesoro, siete stupefacenti. Tanto è vero che l’unica
persona capace di battere Aster è Vì» le rispose Derek. Vì e Aster, alle parole
di Derek, iniziarono a tirarsi leggeri pugni giocosi ridendo.
«Ah ragazzi. Mi stavo dimenticando
di chiedere. Avete deciso se cercare la stanza degli incantesimi del signor
Matrix?» domandò Dalia rivolgendosi ai quattro
ragazzi.
«Veramente l’abbiamo trovata
questa mattina» disse Aster, tornato serio,
mantenendo sul vago.
«Sul serio? E com’è? » chiese curiosa Flox girandosi versi il fratello.
Non saprei dire. Per me è normale,
non ha mai visto una stanza degli incantesimi standard» rispose sorseggiando il suo caffè.
«In che senso è normale. Aster
questa non è una descrizione» disse delusa
Babù.
«Zio tu eri qui questa mattina.
Com’era?» chiese Grisam a suo zio, sperando in
una risposta vera.
«Beh, non è come di norma è una
stanza degli incantesimi. È molto grande e circolare. C’è un solo enorme tavolo
e al centro della stanza c’è un armadio con ampolle e quant’altro. Mentre i
libri e gli ingredienti per pozioni e incantesimi sono disposti negli scaffali
sulle pareti. » cercò di spiegare Duff.
«In effetti, è strana. Possiamo
vederla? » domandò speranzosa Vaniglia.
«D’accordo. Si va per di là» disse Pervinca alzandosi.
«Vì non credo sia il caso di
portarli lì sotto» cercò di convincerla zia
Ortensia.
«Perché? Tanto, anche volendo, lì
dentro non c’è niente che si potrebbe rompere»
disse Scarlet alzandosi con Derek e Aster.
«Non andate oltre la grotta» disse Tomelilla guardando la nipote più grande.
«Sai zia, io avevo intenzione di
non mostrarla neanche ma adesso mi toccherà farlo. A dopo» disse rispondendo allo sguardo della zia. Fu difficile per
tutti trattenere le risate dovute alla risposta di Pervinca.
«Se volete potete scendere anche
voi. Non c’è nessun incantesimo di protezione per impedire l’ingresso» disse Derek rivolgendo lo sguardo ai non magici.
«Sarà per un'altra volta,
rimaniamo un po’ qui a parlare con gli altri»
disse Dalia.
«Voi non scendete? » domandò Aster vedendo i suoi amici ancora seduti.
«Non Aster, andate voi» rispose Antony per tutti. A quelle parole Grisam faceva mentalmente
i salti di gioia.
«Contenti voi» commentò acida Pervinca.
Parlando scesero arrivarono alla
cantina. Flox, Gri e Babù guardarono confusi i loro amici.
«Tranquilli non è uno scherzo.
Venite per di qua» li tranquillizzò Pervinca
aprendo la porta nella botte.
Appena videro l’interno, rimasero
tutti e tre a bocca aperta.
«Che strano. Dove sono i
calderoni, la polvere e le gabbie per uccelli che sono nella stanza degli
incantesimi della zia? » disse Babù con gli
occhi sgranati.
«In una stanza degli incantesimi
devono esserci quelle cose? Che schifo» disse
Aster appoggiandosi a una parete.
«Questo posto dobbiamo farlo
vedere anche agli altri» disse di punto in
bianco Flox
«Sogna sorellina» disse Aster trattenendo le risate.
«Perché scusa? » disse Grisam.
«Questa sera metteremo
l’incantesimo. Meglio non rischiare» rispose
Pervinca leggendo i titoli dei libri.
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Non molto lontano da lì un uomo
con un uomo osservava con attenzione uno specchio.
«Questa sera metteremo
l’incantesimo. Meglio non rischiare» disse
Pervinca.
«Poveri illusi. Non avete ancora
capito. Niente può fermarmi dall’avere quello che voglio» disse l’uomo.
Era
totalmente immerso nelle tenebre. L’unica cosa che si vedeva erano gli occhi,
di un intenso azzurro come il ghiaccio.
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Era passato poco più di un mese da
quando i ragazzi erano arrivati a Fairy Oak ed era ormai Aprile inoltrato.
«Non ha senso ripetere questo incantesimo. Possiamo
benissimo darvi una mano noi con questi maghi oscuri da quattro soldi. Non è
mica la prima volta che combattiamo» disse Scarlet in preda al nervoso.
Era dalla mattina presto che Scarlet, Derek, Aster e
Pervinca discutevano con i tre Saggi. Alla riunione della sera precedente si
era deciso di ripetere l’evocazione per chiedere risposte anche sull’arrivo dei
quattro ragazzi. Loro continuavano, però, a insistere sul poter farcela da
soli.
«Scar date ascolto ai Saggi. Che cosa possiamo fare noi
contro eserciti interi» disse Flora cercando, invano, di convincere l’amica
bionda.
«No Flora. Ha ragione Scarlet. Noi combattiamo quasi tutti i
giorni contro demoni o maghi oscuri» disse Vì.
«Ormai è deciso, non possiamo cambiarlo. Perciò: voi
assisterete o no?» disse esasperata Ortensia.
«Certo che veniamo. Non abbiamo mai detto il contrario»
rispose Aster.
Poco dopo erano in piazza per aiutare a preparare tutto.
Verso le 10:00 la piazza era colma di gente. I ragazzi erano seduti su una
panchina all’ombra dei rami di Quercia e stavano parlando con lei.
«MAAA QUUIINDIIII VOOII
SAAPEETEE COOSAAA STAANOO COOMBIINAANDOOO LÌÌ SOTTOOO??» domandò
curiosa Quercia.
«Hanno intenzione di ripetere l’evocazione degli spiriti
fondatori di Fairy Oak» rispose stizzita Vì.
«Dicono che abbiamo bisogno del loro aiuto per sconfiggere
il nemico» disse Aster, continuando la frase dell’amica.
Rimasero per un po’ a parlare di argomenti più leggeri
finché non vennero raggiunti dai ragazzi della banda e da Tony e Erica.
«Ciao Tesoro. Che fate qui da soli?» chiese Tony a Pervinca
avvicinandosi a lei per lasciarle un bacio a fior di labbra. A vedere quel
bacio, Grisam, che teneva per mano la sua ragazza, si sentì morire. Non
sopportava di vedere Pervinca con lui, né tanto meno mentre si baciavano.
«Parlavamo con Quercia» rispose la rossa, ancora tra le
braccia del suo ragazzo.
«Dovremmo iniziare ad avvicinarci. Stanno iniziando» disse
Vaniglia girandosi a guardare sua zia.
«Se proprio dobbiamo» disse seccato Derek alzandosi dalla
Panchina con Scarlet.
I quattro maghi che stavano
compiendo l’incantesimo erano disposti in cerchio, al centro c’erano quattro
ciondoli che rappresentavano gli stemmi delle famiglie. Dopo alcuni minuti
ancora non era successo niente.
«Come immaginavo. Assolutamente nulla. Adesso vi deciderete
a ascoltarci?» disse nervosa Scarlet incrociando le braccia al petto.
«Dai Scar, diamogli almeno qualche al-» disse Vì prima di
essere interrotta.
«Scarlet che diavolo ha fatto al braccio? Stai sanguinando»
disse Derek avvicinandosi preoccupato alla sua ragazza.
«Dove? Non me ne sono neanche accorta» disse Scarlet
sollevando la maglia sull’avambraccio sinistro.
«Derek! Stai sanguinando anche tu. »disse ancora la ragazza
bionda indicando il braccio del fidanzato. In quel trambusto si avvicinarono
anche Pervinca e Aster che avevano, anche loro, trovato del sangue sul proprio
braccio sinistro che continuava a colare copiosamente senza nessuna ferita.
SPAZIO AUTRICE :)
Ed eccocci arrivati al capitolo 8.... allora che
dire?! I nostri ragazzi hanno scoperto un nuovo passaggio segreto,
chissà se e quando sarà utile?!
Scarlet ha spiegato il motivo della comparsa dei
suoi poteri, e spero di essere stata abbastanza chiara, nel caso
così non fosse vi chiarirò i dubbi nelle rispose alle
recensioni.
Immagino che vistiate chiedendo "chi è
l'uomo che li spiava?" oppure "perchè stanno sanguinando?". Su
questo non posso anticiparvi nulla, altrimenti dubito che leggereste
ancora la storia :-P
Non altro da aggiungere ringrazio tutte voi che seguite la storia e in particolare denydany1105 e babau111 che mi recensiscono sempre. A martedì prossimo :*
|
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Capitolo 9 *** Evocazione e tatuaggi ***
capitolo 9
Un lampo improvviso abbagliò tutti i presenti, interrompendo
l’incantesimo. Quando la luce diminuì, al centro del cerchio c’era una qualcuno
con un lungo mantello nero.
«C-chi sei?» chiese Tomelilla mantenendo
le distanze.
«Voi avete evocato gli
spiriti antenati e loro mi hanno incaricato di consegnarvi un messaggio» disse
l’incappucciato con una voce femminile.
«Quale messaggio?» domandò risoluta Ortensia.
«Gli spiriti vi hanno
già mandato il loro aiuto, lo avete sempre avuto davanti agli occhi ma,
evidentemente, siete troppo cechi per vederlo. Mi hanno concesso di mostrarvelo»
detto questo Scarlet, Pervinca, Derek e Aster, cominciarono a lamentarsi e
urlare dal dolore. Sulle braccia dalle quali sgorgava sangue si stava formando
un po’ per volta un taglio che andava dal gomito fino al polso.
«Ragazzi, cosa avete?» disse Dalia avvicina dosi preoccupata
a sua figlia, come fecero anche Rosie, Marta e Adelaide.
«Spero solo che basti
per farvi aprire gli occhi» i cittadini non ebbero il tempo di girarsi
verso la figura che era già sparita nel nulla.
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«Fa molto male» chiese Adelaide a sua figlia mentre le
disinfettava il taglio.
«Neanche un po’, è come se non ci fosse» rispose Scarlet
senza alzare lo sguardo alla ferita.
Dopo la sparizione della donna incappucciata, i ragazzi
erano rimasti nella piazza e i loro parenti li stavano curando. La magia delle
fatine non aveva effetto su quelle ferite, come anche quella curativa dei
magici luminosi.
«Dobbiamo bendarle. Non vorrei che prendeste qualche
infezione» disse Flora prendendo il materiale dalla sua borsa. Passiflora negli
anni era diventata un eccellente medico specializzata in ferite magiche.
«Com’è possibile che vi siate procurati un taglio del
genere?!» disse confuso il sindaco.
«E se fosse il segno di cui parlava quella donna?» domandò
Dalia alzando lo sguardo su Tomelilla.
«Non penso. Hanno iniziato a sanguinare molto prima che lei apparisse»
rispose Antony sedendosi affianco alla sua ragazza, alla quale avevano appena
completato la fasciatura.
«Qualunque cosa sia non m’importa. Al momento voglio solo
andarmi a fare una lunga dormita» disse Scarlet alzandosi. Così andarono tutti
alla vecchia casa, rassicurando tutti dicendo che se ci sarebbero stati
problemi avrebbero avvisato.
Durante il pomeriggio furono raggiunti dai ragazzi della
banda che portarono anche i bambini.
«Ehi! Coma mai qui?» domandò Scarlet prendendo in braccio
Candy che le era corsa incontro.
«Volevamo sapere come state e farvi compagnia» rispose Flox.
«Ciao Shirley! Come stai?» disse Pervinca, andando ad
abbracciare l’amica.
«Ciao Vì. Io tutto bene, siete voi che avete fatto
preoccupare tutto il villaggio!» rispose l’Infinito Potere. Dopo aver fatto
accomodare tutti in casa, Pervinca e Scarlet, presentarono Shirley ai loro
amici.
«Senti Vì, è vero che la stanza degli incantesimi di questa
casa non è normale?» domandò curioso Thomas.
«Chi di loro ha parlato?» disse la rossa indicando Babù,
Grisam e Flox.
«Comunque sì. È particolare» rispose riportando l’attenzione
sul suo interlocutore.
Passarono il pomeriggio tra chiacchiere e incantesimi di
piccolo calibro e si divertirono molto. Quando cominciò a fare buio, i ragazzi
della banda tornarono al villaggio, rimasero solo Vaniglia, Flox, Grisam con i
rispettivi fratelli. Verso l’ora di cena arrivò il resto dei membri delle
famiglie. In generale passarono una bella serata, fin quando Christopher
annunciò una notizia.
«Domani mattina dovremo partire. Ci sono stati dei problemi
nella città di Colon, sono solo demoni ma i ragazzi di lì non possono farcela
da soli» disse serio.
«Va bene dacci solo il tempo di preparare la nostra roba»
disse Aster, altrettanto serio.
«No Aster. Tu, Scarlet, Derek e Pervinca resterete qui.
Partiremo solo noi quattro» disse Flora guardando uno per volta i quattro
ragazzi.
«Flora è pericoloso che andiate da soli» disse Vì.
«Ma no. Possiamo farcela Stellina. Stai tranquilla» disse
Tony sorridendole.
«Va bene. ma prometteteci di stare attenti» disse Scarlet.
«Parola d’onore, faremo attenzione» disse giocoso Chris.
Erano le undici passate quando gli altri tornarono alle proprie case.
La mattina dopo si alzarono tutti molto presto per salutare
gli amici che sarebbero partiti.
«Mi raccomando, stai attenta a tutto, resta sempre vicino
agli altri e non parlare con gli estranei» disse Aster imbronciato abbracciando
Erica.
«Aster, non sono una bambina. Non servono le
raccomandazioni» disse lei ridendo.
«Fammi sapere appena arrivi e non fateci stare in pensiero.
E per favore tieni s’occhio gli altri» disse Pervinca, stretta, tra le braccia
del fidanzato.
«Tranquilla Amore» rispose Antony baciandola. Poco dopo
partirono in groppa ai loro cavalli.
«E ora che facciamo?» domandò Derek guardando gli amici.
«Diamo una ripulita dentro e dopo ci alleniamo» disse
risoluta Pervinca entrando in casa. Passarono la mattinata a mettere in ordine,
mentre dopo pranzo iniziarono ad allenarsi. Verso le 15 furono raggiunti dai
loro amici del villaggio.
«Ehi? C’è nessuno?» chiese Flox entrando dalla porta aperta.
«NEL GIARDINO SUL RETROOOO» a dare la risposta era stata
Scarlet e, senza indugiare, seguirono l’indicazione della ragazza.
«Ciao. Che fate?» domandò Babù raggiungendo Scarlet e Derek
seduti in veranda. Proprio in quel momento Aster e Pervinca si lanciarono giù
dal tetto. Appena toccato il suolo ripresero il loro combattimento con le
spade.
I ragazzi della banda, che di certo non si aspettavano una
simile entrata in scena, gridarono e sussultarono dallo spavento.
«Ciao ragazzi. Come mai ci avete messo tanto?» disse
Pervinca abbassandosi per schivare un colpo di Aster.
«Po - potete per favore smettere di combattere! Vi farete
male» disse spaventata Nepeta.
«Ma no. Combattiamo sempre. Adesso stiamo solo giocando»
rispose Aster ridendo e lasciando un incantesimo verso Pervinca, che
prontamente schivò.
«A me non sembva un gioco» disse Acanti.
«Va bene ragazzi. Basta così altrimenti li terrorizzate»
disse Derek fermando il combattimento.
«Uffa proprio ora che stavo vincendo» disse Aster.
«Come no Ast. Tu solo nei tuoi sogni puoi vincere contro di
me!» scherzò Vì
«Comunque non avete risposto alla mia domanda. Come mai ci
avete messo tanto?» chiese Pervinca mentre metteva a posto la sua arma.
«Noi andiamo a scuola di mattina, in questi giorni siamo
venuti perché ci avevano dato alcuni giorni» spiegò Flox.
«Sul serio? E com’è?» chiese Derek facendo segno altri di
sedersi.
«Com’è cosa?» disse Confuso Tommy.
«La scuola» rispose ovvio Aster facendo sedere Pervinca
sulle sue gambe e guadagnandosi un’occhiata confusa da parte di tutti.
«Non guardateci in quel modo. Per me Aster sono come un
fratello e mi vedrete spesso mente lo abbraccio o sono seduta sulle sue gambe»
disse nervosa Pervinca.
«Allora com’è la scuola?» riprese l’argomento Derek,
distogliendo l’attenzione da Vì e Ast che rispondevano alle occhiate.
«È normale. Un po’ noioso perché dobbiamo stare seduti per
cinque ore e possiamo uscire solo durante l’intervallo. Perché lo volevate
sapere?» spiegò e chiese Grisam.
«Noi non siamo mai andati a scuola. Studiamo privatamente a
casa della Signora Fletcher» rispose Aster.
«Perché non siete mai andati a scuola?» domandò Robin.
«Mia madre e lo zio Patrick hanno preferito così. Sappiamo
che Pervinca e Scarlet sono andate a scuola qui e ci hanno raccontato qualcosa»
disse Derek sorridendo.
«Ma quindi, se doveste riprendere regolarmente la scuola,
che classe frequentate?» domandò curiosa Babù.
«Penso il terzo anno di università» disse Pensieroso Aster.
«Voi due. E Vì e Scar?» domandò Flox.
«Lo stesso» risposero all’unisono le dirette interessate.
«Com’è possibile? Voi avete la nostra età» Disse Vaniglia
guardando sua sorella.
«Beh, non potevamo formare le classi poiché siamo sempre
stati noi quattro perciò ci siamo messe d’impegno e siamo al loro stesso
livello» spiegò una sorridente Scarlet.
«Immagino che sia dura stare al loro passo» disse Billy
Corbirock. A quelle parole le due ragazze scoppiarono a ridere senza controllo.
«In realtà no. Ci hanno preso così il vizio che noi
paragonati a loro due Siamo degli ignoranti. E questo vale anche per Antony ed
Erica.» spiegò Derek guardando minaccioso la sua ragazza.
«Wow. Chi di voi due mi fa da tutor?» domandò Robin
sorridendo.
«Se hai bisogno, ma non penso che riuscirai a starci dietro.
Noi ripetiamo le cose anche mentre combattiamo»
disse Vì riprendendosi dalle risate.
«In che senso?» disse Grisam sgranando gli occhi.
«Noi insieme alle materie scolastiche abbiamo studiato anche
magia e combattimento. Anche se ormai manca solo di finire la scuola per essere
al completo» spiegò Scarlet.
«Impossibile. Dovete completare la formazione magica. Non so
come funziona per il combattimento, ma la formazione magica si completa all’età
di ventuno anni» disse Vaniglia.
«Non necessariamente. Io l’ho completata due anni fa mentre
Scar l’anno scorso» spiegò Vì, facendo sgranare gli occhi dei ragazzi. Ci
vollero un paio di minuti per spiegare loro come fosse possibile. Presto
andarono via i ragazzi e rimasero solo Flox, Babù, Grisam, Shirley e i
rispettivi fidanzati, andarono tutti in casa e, seduti sul pavimento davanti al
camino acceso, si misero a parlare di argomenti più leggeri.
«Che cosa farete quando tutta questa faccenda della guerra
sia finita?» domandò Flox.
«A me piacerebbe continuare a studiare. Vorrei diventare un
insegnante» disse Scar guardando verso il basso e con il sorriso sulle labbra.
«Wow. E quale materia?» disse Shirley.
«Non una materia scolastica. Voglio avere a che fare con la
magia. Perciò mi sto specializzando in “Origini
della magia”» disse sorridendo.
«Bello. Quindi vuoi insegnare solo la storia della magia»
disse Babù, Scarlet annuì come risposta. Subito dopo rispose Vì.
«Anch’io mi sto specializzando in magia, in particolare su Incantesimi oscuri e contro-incantesimi»
disse.
«Io sto studiando Botanica
e pozioni» disse Derek.
«Io voglio occuparmi di Ferite
magiche e antidoti» disse invece Aster.
«Scarlet e come farai con la carica di Sindaco ereditaria?»
domandò Tommy.
«Sono certa che
troveranno qualcun altro. Io non potrei essere il sindaco, per numerosi motivi»
rispose ridendo per l’espressione oltraggiata di Vì.
«Per esempio?» chiese Grisam, spostando lo sguardo da Pervinca
a Scarlet.
«Numero uno: è di parte, perciò non imparziale» rispose Vì.
«Numero due: non sa mantenere la calma troppo allungo» disse
Aster.
«Numero tre: è vendicativa» disse Derek.
«Dobbiamo continuare?» dissero i tre all’unisono guardando i
loro amici, per poi passare lo sguardo su una Scarlet rossa di rabbia.
«Meglio di no. Non vorrei che assumesse una nuova tonalità
di rosso» rispose Flox guardando Scar.
«E voi cosa vorreste fare una volta finito tutto?» chiese
Scarlet calmandosi.
«Non ci abbiamo pensato molto. Dopotutto loro sono ancora al
liceo e non all’inizio dell’università. Per il momento continueremo a studiare
poi si vedrà» disse Grisam. Poco dopo bussarono alla porta e, dopo aver
ricevuto un “È APERTOOO” per risposta da parte di Scar e Vì, fecero il loro
ingresso i tre Saggi insieme al dottor Pestemon.
«Buona sera ragazzi» dissero entrando.
«Salve. Come mai qui?» domandò Aster, dopo che posarono i
cappotti.
«Le vostre ferite vanno medicate di nuovo» disse il dottore
avvicinandosi.
«Ah già. Mi ero dimenticata che ci fosse, non me la sento
proprio» disse Scarlet alzando la manica sinistra come i suoi amici. Lentamente
iniziarono a sciogliere le bende stranamente immacolate. Quando le braccia
furono completamente scoperte, nessuno era preparato a vedere cosa
nascondessero le bende.
«Cos’è quello?» disse Tomelilla fissando l’interno
dell’avambraccio sinistro di Pervinca. I quattro ragazzi si erano immobilizzati
a guardare il segno sulle proprie braccia.
Del sangue che fino la sera prima sgorgava incessantemente,
non vi era traccia, né, tanto meno, della cicatrice che tutti si aspettavano.
Al suo posto faceva bella mostra di sé l’immagine di un fiore sovrapposto su
quella di un pugnale, il tutto di un nero più scuro della pece.
«Cosa ci sta succedendo……?» domandò Scarlet più a se stessa
che agli altri, guardando i suoi amici altrettanto preoccupati.
SPAZIO AUTRICE :)
ciao a tutte
sicuramente vi state chiedendo perchè ho aggiornato oggi, ebbene
dovendo partire domani mattina mi è impossibile aggiornare
martedì, perciò, invece di farvi aspettare, ho deciso di
farvi una sorpresa e aggiorare in anticipo.
Per quanto riguarda il capitolo: allora ho spiegato perchè i
ragazzi stessero sanguinando adesso tocca a vui farmi sapere che ne
pensate.
Spero che la storia non vi stia annoiando, in caso fatemi sapere.
Alla settimana prossima (se ce la faccio)
|
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Capitolo 10 *** Scoperte ***
capitolo 10
«Non può essere il segno di cui parlava quella donna, Lillà»
Duff, Tomelilla e Ortensia stavano discutendo sullo strano tatuaggio dei
ragazzi da quando l’avevano visto. I ragazzi della banda passavano
continuamente lo sguardo dai loro quattro amici, al tatuaggio, ai loro zii. I
quattro interessati erano invece immobilizzati a fissare il proprio braccio
cercando una spiegazione logica a quello strano fenomeno.
«Dobbiamo fare delle ricerche e capire come sia potuto
apparire. È impossibile che un incantesimo lasci un segno del genere» disse
Ortensia guardando suo nipote, preoccupata.
«No. Dobbiamo avvertire gli altri, sono certa che Flora
troverà una soluzione» disse Pervinca senza nessuna emozione nella voce.
«Meglio di no, Vì. È inutile farli preoccupare inutilmente.
Abbiamo provato anche con gli incantesimi per farli sparire ma sembrano immuni»
disse Derek andando vicino alle due ragazze, sedute sul divano.
«Ha ragione Derek. È il caso di informarci. Voi tornate
tutti al villaggio e controllate quello che avete. Noi quattro consulteremo i
libri della stanza degli incantesimi. Sono certo che così avremo più
possibilità di trovare una soluzione» disse in tono pacato Aster, senza lasciar
trasparire il nervosismo che lo attanagliava.
«Va bene, Aster. Ragazzi forza andiamo, sta incominciando a
fare buio» disse Tomelilla rivolgendosi pria ad Aster e dopo agli altri
ragazzi.
«Non se ne parla proprio! Io resto con mio fratello»
s’impuntò Flox, imitata subito dopo da Babù.
«No, ci sarete solo d’impiccio. Noi siamo abituati a
lavorare da soli» disse Derek.
«Neanche per sogno. Vogliamo aiutarvi. Altrimenti se
torniamo al villaggio, lo sapranno tutti in pochi minuti» disse Grisam che,
come le due ragazze, non aveva nessuna intenzione di lasciare Pervinca da sola
in questa situazione.
«Ci stai ricattando?!» disse indignata, e allo stesso tempo
sorpresa, Vì.
«Va bene, non possiamo rischiare di trovarci altre palle al
piede, e se lo vengono a sapere altri non potremo mettere neanche un piede
fuori da casa. Ma non potete restare tutti, non ho voglia di fare da
baby-sitter» disse duro Aster guardando i ragazzi del villaggio.
«Non abbiamo bisogn-» la lamentela di Flox fu interrotta
dalla voce di Grisam.
«Perfetto, allora resteremo solo noi tre» disse indicando se
stesso, Babù e Flox.
«Shirley, penso sia il caso che tu torni al villaggio con
noi invece di tornare a casa. Ormai è buio» disse preoccupata Ortensia.
«Se vuole lei può restare» disse Derek, immediatamente
fulminato con lo sguardo da Aster.
«D’accordo» disse leggermente confusa la ragazza.
«Se proprio dovete restare, fatevi portare un cambio per
domani, sarà pericoloso tornare a casa a notte fonda. Lo spazio di certo non
manca» disse Pervinca leggermente irritata.
«Va bene allora vedrò di passare per portarvi qualcosa
ragazzi» disse Duff iniziando a mettere la giacca.
«Meglio di no papà. Se è pericoloso per loro tornare lo sarà
anche per voi. Gli prestiamo noi qualcosa, più o meno avremo le stesse taglie»
disse Derek.
«Se per va bene» disse Ortensia. In poco tempo, Jim, Tommy,
Acanti e Camelia salutarono i propri ragazzi, che si raccomandarono di non fare
parola con nessuno della situazione.
«Bene direi di preparare qualcosa per cena» disse Vì,
improvvisamente più calma.
«Vì! Come fai a pensare al cibo in un momento come questo!»
disse Vaniglia.
«E, infatti, non ci penso. Ma conosco quei due pozzi senza
fondo e so che non ragionano a stomaco vuoto» disse con nonchalance dirigendosi
in cucina seguita da Scar. Dopo una veloce cena scesero tutti nella stanza
degli incantesimi.
«Da dove cominciamo?» chiese Grisam avvicinandosi a uno
scaffale.
«Dovremmo cercare qualcosa tipo Conseguenze alle ferite magiche» disse Aster spostando le pergamene
che erano sul tavolo.
«Oppure Simbologia
Magica» disse Scarlet.
«Bene io direi di dividerci. Faremo prima» propose Pervinca,
che al momento non aveva voglia di stare al contatto con gli altri.
«Perfetto» disse Derek. Alla fine avevano deciso di
dividersi in coppie ognuna con un argomento. Poco dopo erano tutti nel salone o
nella cucina impegnati a sfogliare libri e prendere appunti. Le coppie erano
state sorteggiate per evitare di discutere anche sulla scelta del partner, ed
erano:
Aster e Flox;
Scarlet e Vaniglia;
Derek e Shirley;
Pervinca e Grisam.
«Leggi in fretta» disse Grisam mentre guardava Vì spostare
cambiare pagina con molta velocità.
«Cosa?» disse Pervinca che non aveva sentito la domanda
perché troppo concentrata nella lettura.
«Ho detto che sei molto veloce a leggere» disse sorridendo
il biondo.
«Ah. Beh per stare al loro passo ho dovuto studiare molto e
molto in fretta perciò ormai ciò fatto il callo» disse la ragazza in evidente
imbarazzo.
Stavano per riprendere ognuno il proprio lavoro, quando un
urlo li fermò.
«L’HO TROVATO! RAGAZZI VENITE TUTTI IN SALONE. L’HO
TROVATO!» a comunicare la notizia era stata Scarlet che poco dopo raggiunse i
due ragazzi in salone con gli altri.
«Come l’hai trovato» disse Aster sporgendosi a guardare
l’immagine sul libro che teneva Scarlet.
«È una pagina di pergamena. L’ho trovata in uno dei libri
che ho preso» spiegò.
«Allora? Di che si tratta?» chiese Derek.
«Parla di Duffus Burdock, Scarlet Violet Pimpernel,
Mentafiorita Dei Sentieri e Antar Pollimon» disse la ragazza.
“La notte prima della
battaglia che affrontarono è apparsa sul braccio sinistro di ognuno di loro
l’immagine di un Pugnale e un fiore sovrapposti. Secondo la simbologia delle
Rune* il Pugnale significa la guerra,
mentre il Fiore di Loto significa la speranza.
I maghi che hanno
svolto la ricerca sono arrivati alla conclusione che quel tatuaggio simboleggia
la Guerra che avrebbero dovuto affrontare per riportare l’equilibrio tra luce e
buio e la speranza di tornare a vivere in serenità e pace” .
«E poi?» chiese Derek.
«Basta. Finisce così» disse delusa Scarlet, che aveva letto
il paragrafo ad alta voce.
«Non ha senso finire così.» disse nervosa Pervinca.
«Dobbiamo avvisare papà e le zie» disse Derek.
«Non penso che potremmo farlo ora. È quasi l’una» disse
Aster guardando l’orologio sul muro.
«Impossibile siamo stati qui solo poche ore» disse confuso
Grisam.
«Dovremmo decidere come sistemarci, anche perché voi domani
avete scuola» disse Pervinca trattenendo le risate dovute alla seconda parte
della frase.
«Bene. Voi ragazze siete cinque e noi ragazzi tre. Allora…..
quattro di voi potete andare nella camera singola, due di noi in una delle
matrimoniali e i due rimanenti dovranno dormire insieme» ragionò Aster.
«Mi offro volontaria/o» dissero all’unisono Scarlet e Derek
alzando una mano.
«Meglio di no. Non vorrei trovarmi molto presto a fare da
balia a qualche marmocchio» disse Pervinca, facendo arrossire i due ragazzi.
«Vììììììììììììììì»
disse arrabbiata Scar.
«Bene, visto che abbiamo capito che i due piccioncini non
possono stare nella stessa stanza, voi sistematevi» disse Aster affiancando
Pervinca.
«Tesoro vorrebbe
farmi l’onore di essere la mia compagna di stanza per questa notte?» chiese il
biondo a Pervinca, porgendole il braccio.
«Con immenso piacere» disse Pervinca prendendo il braccio
dell’amico per poi scoppiare a ridere.
A quella scena Grisam s’immobilizzò e questa volta
lonotarono tutti, tranne i due che ridendo si stavano prendendo le loro cose
per andare nella stanza di Chris e Flora.
«Stai tranquillo Gri. Loro sono fatti così, anche se dormono
insieme, si vedono come fratello e sorella» disse Scarlet,quando rimasero da
soli nel corridoio, mettendo una mano sulla spalla del ragazzo, che la guardava
con gli occhi sgranati.
«Non fare quella faccia. Mi sono accorta di come la guardi
da quando siamo tornati, e ho visto anche come la guardavi quando era con
Antony. Personalmente neanche io li vedo bene» disse sorridendogli. Grisam
ancora non riusciva a dire neanche una parola.
«Comunque se hai bisogno di parlarne con qualcuno, conta
pure su di me. Buona notte» disse per poi dirigersi nella stanza, dove Vì le
aveva già lasciato un cambio.
Appena entrò in stanza, Scarlet, iniziò a cambiarsi.
«Perché Pervinca e Aste dormono insieme?» domandò Flox
pensierosa e con sguardo perso nel vuoto. Scarlet sorrise alla domanda della
ragazza e, dopo essersi preparata per la notte, imitò le tre amiche sedendosi a
gambe incrociate sul letto.
«Come vi ho già detto loro due si considerano fratello e
sorella, non è la prima volta che dormono nello stesso letto o comunque
insieme. Loro hanno un legame speciale, e sono certa che tenga più a lui di
quanto dice di tenere ad Antony» spiegò la bionda.
«No dai! Se Vì è fidanzata con Antony, vuol dire che lo ama»
disse Babù.
«Ma lei non lo ama. Sono certa che gli voglia molto bene ma
non è innamorata di lui» disse Scarlet nascondendo una risata.
«Allora perché continua a stare con lui?» chiese Shirley.
«Questo non dovrei essere io a dirvelo, però secondo tutti
noi Tony non è il ragazzo adatto a Pervinca. Lei ha bisogno di qualcuno che
sappia tenerle testa non di un “tappetino”» disse Scar.
«Deduco che non ti è molto simpatico» disse ridendo Flox.
«Esattamente!» disse la strega bionda lanciando il cuscino
all’amica che se la rideva.
Dopo altre chiacchiere andarono tutte a dormire.
SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutte
Mi dispiace non aver potuto aggiornare
prima, ma non sono stata così malvagia poiché ho postato in anticipo il
capitolo della settimana scorsa…
Per quanto riguarda il capitolo… non ho
molto da dire.
Hanno capito che cosa significano i
tatuaggi e si è scoperto qualcos’altro sul legame tra Vì e Ast.
Adesso tocca voi farmi sapere che cosa
ne pensate o chiedere qualvolta ci siano incomprensioni.
Ringrazio chi recensisce la storia, chi
l’ha inserita tra preferite/ricordate/seguite e tutte voi che leggete soltanto.
Celeste
|
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Capitolo 11 *** Parlare ***
capitolo 11
Erano le 6 del mattino e Pervinca e Aster si trovavano in
cucina con una tazza di caffè fumante in mano. I due ragazzi avevano passato la
nottata quasi completamente insonne. quando avevano deciso di andare a dormire
nessuno dei due era riuscito a prendere sonno e quindi avevano parlato come non
facevano da molto tempo ormai.
«Aster? Sei ancora
sveglio?» domandò Pervinca all’amico.
«Si. Neanche tu riesci
a dormire eh?» disse il biondo girandosi sul fianco per guardare in faccia Vì.
«Già. Ti va di parlare
un po’?» chiese Pervinca.
«Certo» rispose
sorridendo Aster «di cosa vuoi parlare?»
«Non lo so. Quello che
vuoi» rispose lei.
«Va bene. allora…come
va con il ‘tappetino’?» chiese Aster.
«’Tappetino’? Ah, Tony»
disse Vì dopo aver lanciato uno sguardo un po’ smarrito all’amico.
«Non lo so» rispose
dopo un po’.
«Che vuol dire ‘non lo
so’?» chiese confuso mettendosi seduto, ed imitato quasi immediatamente dalla
ragazza.
«Vuol dire che non lo
so. Insomma è strano; nell’ultimo mese è diventato molto appiccicoso e se provo
a farglielo notare nega per poi darmi ragione e chiudere la discussione» spiegò
torturandosi le mani.
«Vì? C’è qualcosa che
non va? Puoi dirmi tutto lo sai, vero?» disse Aster prendendo le mani di
Pervinca nelle sue.
«Non lo so Aster.
Quando siamo stati portati qui, i due giorni che ho passato senza di lui, non
l’ho mai pensato e sono stata bene. è questo che non mi spiego.» disse senza
guardare negli occhi il biondo.
«Vuoi lasciarlo?»
domandò senza giri di parole Aster.
«Non lo so, sono
confusa. Non lo amo ma a lui ci tengo, ho paura di perdere anche la sua
amicizia» disse Vì sul punto di piangere.
«Ehi, non lo perderai.
E poi il mondo è pieno di ragazzi, troverai quello giusto. Non devi decidere
tutto ora, hai solo diciassette anni dopotutto» disse abbracciandola.
«Hai ragione, ci
penserò bene e quando tornerà ne parlerò con lui» disse risoluta. Dopo qualche
minuto di silenzio che passarono abbracciati prese lei la parola.
«E tu che mi dici?
Come va con Erica?» domandò allontanando abbastanza per guardarlo in viso.
«Voglio chiederle di
sposarmi» disse Aster abbassando lo sguardo sorridendo.
«È fantastico Ast!»
disse Vì abbracciandolo di slancio «quando?»
«Appena sarà finita
questa storia» disse lui stringendola.
Passarono buona parte
della notte a parlare, riuscendo ad addormentarsi solo verso alle 4, per poi
alzarsi due ore dopo.
«Ast, grazie per stanotte. Mi ha fatto bene parlare» disse
Vì avvicinandosi al ragazzo per abbracciarlo.
«Quando vuoi sorellina» rispose il biondo. A quelle parole,
però, Vì parve intristirsi un po’.
«Ehi, va tutto bene?» disse Aster guardandola negli occhi.
«Non posso più essere la tua sorellina» disse lei guardandosi
le scarpe.
«E perché?» chiese confuso.
«Tu l’hai già una sorella» spiegò Vì.
«E allora. Tu resterai sempre la mia sorellina. Perché sei
tu quella con cui ho fatto pratica, con te io non ho segreti, ci capiamo con un
solo sguardo e molte altre cose. E poi tu sei stata scambiata per la mia
ragazza da Erica e Antony quando ancora non ci conoscevano» rispose di nuovo
sorridente il biondo.
«Perciò, posso continuare a considerarti il mio fratellone?»
chiese Vì.
«Non osare più farmi una domanda del genere. Io ero, sono e
sarò per sempre il tuo fratellone» disse sorridendo Aster.
«Grazie» disse ancora Vì abbracciandolo di nuovo.
«Ehi! Cos’è tutto questo romanticismo?!» a rompere il
silenzio fu l’ingresso di un Derek di ottimo umore.
«Niente, solo una chiacchierata da fratello a sorella» disse
ridendo Aster.
Poco dopo furono raggiunti da una pimpante Scarlet.
«Buon giorno gente» disse entrando.
«Ciao, te la sei presa comoda stamattina» scherzò Vì.
«Stavo facendo un bel sogno» si giustificò Scar.
«E ce lo puoi raccontare» le chiese Derek.
«Ho sognato che Vì mollava il ‘Tappetino’ per stare con il
suo ex» raccontò versandosi il caffè.
In quel momento fecero il loro ingresso Babù, Flox, Grisam e
Shirley senza che nessuno dei ragazzi nella cucina se ne rendesse conto. Molte
domande in quel momento si sovrapposero.
«Si può sapere perché lo chiamate tutti ‘tappetino’?!»disse
esasperata Vì.
«E chi sarebbe il suo ex?» chiesero Ast e Der con gli occhi
sgranati.
«Chi è il ‘tappetino’?» chiese invece Grisam facendo accorgere
i ragazzi del loro ingresso.
«Buon giorno ragazzi! Che cosa prendete per colazione?»
disse Scarlet salutando gli ultimi arrivati.
Dopo aver preparato la colazione, si sedettero tutti al
tavolo della sala per consumarla.
«Allora? Avete intenzione di rispondere alle nostre domande?»
chiese Aster fissando Vì, che rivolse gli occhi al cielo.
«Da quale comincio?» disse invece Scar.
«Chi sarebbe il ‘Tappetino’?» chiese Grisam.
«Ah giusto. Tu non eri con noi ieri sera. Comunque è Antony,
il ragazzo di Vì» disse sorseggiando il suo caffè. Grisam sgranò gli occhi, e
spostò lo sguardo su Pervinca.
«Ora tocca a me. Perché lo chiamate tutti così?» chiese la
rossa.
«Perché non si sa impuntare e ti da subito ragione» spiegò
Derek.
«Adesso tocca a noi. Chi è il tuo EX Pervinca?» disse Aster calcando la Parola ‘ex’.
Vedendo che Vì non aveva intenzione di rispondere, decise di
rispondere Scarlet, dopo aver spostato per un attimo lo sguardo su Grisam.
«Vi dico solo che alla fine io l’ho avuto il mio Burdock»
disse ridendo la bionda.
«SCAAARLEEET!!!!!» urlò Vì prima di inseguire l’amica per
tutta la stanza.
«Così siamo pari» disse la bionda ridendo come una matta.
Mentre Gri era diventato bordò dall’imbarazzo.
«Beh Vì, prima avevi più gusto» disse Derek prima di
scoppiare a ridere.
«Non ti ci mettere anche tu Der» disse nervosa la rossa.
Tutti i ragazzi iniziarono a ridere, compreso Grisam.
«Sorellina a me non dispiacerebbe un cognato mago del buio»
disse ridendo Aster.
«Zitto tu. Ti devo ricordare che anche se decidessi di
lasciare Antony, cosa che non accadrà- disse Vì interrompendo sul nascere le
esaltazioni di Scarlet –tu non potrai dire niente» disse rivolgendosi di nuovo
ad Aster.
«Dannato giuramento di fratellanza» disse lui mettendo il
broncio.
«Giuramento di fratellanza?» disse Flox cercando di fermare
le risate.
«Sì, è un patto che abbiamo stipulato quando abbiamo deciso
di essere fratelli» disse soddisfatta Vì.
«Comunque non vi avevi detto di essere stata fidanzata»
disse Ast incrociando le braccia al petto.
«Tu non me lo hai chiesto» disse Vì.
Passarono il resto del tempo per la colazione tra aneddoti
su Ast e Vì di qualche anno prima e molte risate.
«Sono quasi le 10. É il caso che vi accompagniamo al
villaggio» disse Derek alzandosi da tavola.
«Non preoccupatevi possiamo andare da soli, tanto sono solo
pochi minuti di cammino» disse Grisam.
«E chi ha parlato di camminare» disse Scarlet. Leggermente
confusi, i ragazzi del villaggio seguirono i loro amici fino al retro della
casa da dove i quattro uscirono ognuno con un cavallo.
«Allora? Che ne dite?» disse Vì.
«Sono stupendi. Come si chiamano?» disse Shirley.
Pervinca spiegò che il cavallo grigio antracite era di
Aster, si chiamava Tyson. Quello color miele si chiamava Dafne ed era di
Scarlet. Quello di Derek era pezzato e si chiamava Cobalt. Mentre il proprio
era nero e si chiamava Mira.
«Decidete su quale volete salire, io vado dentro a prendere
i mantelli» disse infine Vì.
«Allo-» stava cominciando Flox prima di essere zittita a
Scarlet. Quando Pervinca sparì in casa, la ragazza bionda continuò.
«Voi scegliete quello che preferite, tu Gri vai con Pervinca
e su questo non si discute» disse la bionda.
«Allora non era una mia impressione» pensò ad alta voce
Aster guardando Grisam.
«Cosa?» chiese Flox rivolta a suo fratello.
«Niente, niente. Allora quale scegliete?» disse cambiando
argomento. Ebbero giusto il tempo di pensarci perché Vì tornò passando i
mantelli ai suoi amici.
«Allora?» disse iniziando a sellare Mira.
«Flox con Aster, Vaniglia con Derek, Shirley con me e Grisam
con te» rispose Scarlet rivolta a Pervinca. La ragazza a quella risposta
s’irrigidì leggermente ma, da brava attrice qual era, non lo diede a vedere.
«Perfetto- rispose all’amica- sei mai andato a cavallo?»
chiese a Grisam senza guardarlo, perché troppo impegnata a finire di allacciare
la sella.
«S-sì, ma mai su uno stallone» rispose, mentre tutti
spiegavano come salire.
«Bene, ti anticipo che Mira ha un carattere vivace ma è
obbediente. Ti conviene venire a presentarti così fate amicizia» disse
sorridendogli la ragazza. Grisam davanti a quel sorriso, rivolto solo a lui,
non poté fare a meno di ricambiare avvicinandosi ad accarezzare il muso del
cavallo.
«Allora, Mira, lui è Grisam ed è un nostro amico cui daremo
un passaggio. Non è mai andato a cavallo perciò andremo piano d’accordo?»
Pervinca aveva il muso del cavallo appoggiato sulla spalla destra e le stava
bisbigliando all’orecchio.
«Bene Capitano, io direi di salire. A Mira non piace
aspettare» disse dopo essere salita in groppa. Quando anche Grisam fu salito,
videro che gli altri avevano fatto salire i loro amici davanti.
«Per ora tieniti a me, ti spiego come si fa e poi la conduci
tu» disse lei girandosi per guardarlo in viso.
«Non credo sia il caso» cercò di convincerla il ragazzo.
«Sati tranquillo Gri. Ti è capitata l’insegnante migliore di
tutti e se si mette in testa di insegnarti, stai certo che ci riuscirà» disse
Aster che teneva tra le braccia Flox.
«Visto, abbi fiducia Capitano» disse Pervinca invitando il
cavallo, con un leggero colpo di talloni, a camminare. Dopo un paio di metri
gli aveva spiegato tutto su come condurre la giumenta, perciò si fermarono per
fare il cambio. Quando furono entrambi di nuovo in groppa, Pervinca si strinse
al ragazzo, che in quel momento era al settimo cielo.
«Allora partiamo Capitano?» chiese la ragazza. Adorava
quando lo chiamava così.
A passo lento i cavalli furono condotti sul sentiero che
portava al villaggio.
«Complimenti Grisam, per essere la prima volta te la cavi
bene» disse Derek.
«Derek che ti aspettavi, con un’insegnante così» scherzò
Aster.
«Aster fai meno parole, che non ci
metto molto a dare un colpo e lasciarvi qui» disse Vì.
«Scherzi vero?» disse spaventato Grisam.
«Come no Vì. Non approfittare del fatto che ci sono loro e
noi andremo piano» disse Scarlet.
«Va bene, vi aspettiamo nella piazza centrale allora. Grisam
non preoccuparti e fai come ti ho insegnato» disse la ragazza.
«Vì non scher-» Grisam fu interrotto dal cavallo che iniziò
a galoppare.
«Stai tranquillo e fidati di me, se ci sono problemi, prendo
io le redini» disse lei tranquillizzandolo. A quel “fidati di me” Grisam aveva
già messo da parte la paura e stava conducendo il cavallo con destrezza. Quando
incominciarono a percorrere le stradine di pietra del villaggio, molti si
girarono verso di loro che ridevano mentre il vento gli scompigliava i capelli.
«Sei stato bravissimo Grisam, non hai neanche avuto bisogno
che ti dicessi niente» disse Vì scendendo da cavallo in Piazza della Quercia.
«Ma no, sarà stata l’adrenalina del momento» si giustificò
il biondo sorridendo.
«Hai talento, giuro che appena questa guerra finirà verrai
con me a prendertene uno» s’impuntò lei.
«Guarda che ci conto» disse lui, guardandola mentre
conducendo il cavallo alla fontana.
«Parola d’onore, un giorno andremo a prenderti un cavallo»
giurò con tono solenne per poi scoppiare a ridere. Dopo un paio di minuti
passati seduti su una delle panchine a parlare, arrivarono gli altri.
«Era ora, stavamo per venire a cercarvi» scherzò Grisam
ridendo con Pervinca.
«Ah ah ah, a voi com’è andata? Hai fatto fiasco?» disse
Aster aiutando sua sorella a scendere da cavallo.
«Assolutamente no. È stato bravissimo e ha fatto tutto da
solo» disse Vì con tono orgoglioso che fece arrossire Grisam.
«E bravo il nostro Capitano, ma dopotutto ti avevamo detto
che avresti avuto l’insegnante migliore di tutte» si complimentò Derek. In quel
momento si avvicinò a loro Marta, la madre di Grisam.
«Grisam, stavi conducendo tu quel cavallo?» chiese
meravigliata.
«Ehm… sì. Mi ha insegnato Vì» rispose imbarazzato.
«Sul serio! Non immaginavo che potessi essere così bravo» si
congratulò anche lei.
«Zia, sai dove possiamo trovare papà e gli altri?» chiese
Derek.
«Immagino che siamo in biblioteca» rispose la donna.
«Bene, ehm... non è che potresti indicarcela» disse
imbarazzato. La donna rise di gusto per la domanda del nipote.
«È l’edificio a forma di ‘ferro di cavallo’ dietro alla
nostra bottega» rispose ricomponendosi.
«Ah, grazie zia. Senti è un problema se lasciamo qui i
cavalli?» chiese ancora.
«Non penso. Lasciateli pure vi faccio sapere se saranno
spostati» disse la donna.
«Va bene, grazie» disse ancora Derek.
«Mamma noi andiamo con loro» disse Grisam avviandosi insieme
ai suoi amici.
Arrivati in biblioteca, non ci misero molto a trovare i loro
parenti, siccome si trovavano nella sala centrale, immersi nella lettura.
«Zia! Avete novità?» chiese Aster attirando l’attenzione dei
Saggi.
«Ragazzi siete già qui. Comunque nessun risultato, voi?»
disse Duff.
«Evidentemente siamo stati molto più fortunati, Scar
mostragli la pagina» disse Derek. Dopo che i tre ebbero letto la pagina,
rimasero un po’ confusi.
«Dov’è il resto?!» chiese Tomelilla girando da una parte
all’altra il foglio.
«Non c’è nessun resto. È stata sicuramente scritta a mano ed
è sicuramente stata strappata da un quaderno o qualcosa del genere» spiegò Vì.
«Appena andremo a casa in serata inizieremo a cercarlo»
disse Derek.
«Nessuno di voi dovrà fare parola sull’argomento» disse Duff
guardando suo nipote e le altre tre ragazze.
«E se i loro ragazzi chiedono qualcosa? Loro erano presenti
ieri» gi fece notare Scarlet.
«Gli diranno che non sanno niente. Che li avete tenuti
all’oscuro o non sapete niente neanche voi» le rispose Duff.
«Va bene» riposero Grisam, Flox, Vaniglia e Shirley. Poi
uscirono tutti dalla biblioteca ritornando nella piazza.
«E quei cavalli da dove vengono?» domandò Ortensia.
«Sono i nostri. Volevamo fargli sgranchire le gambe e quindi
siamo venuti con loro» disse sorridendo Aster.
SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutte,
In questo capitolo avete capito il vero
legame che unisce Pervinca e Aster, che dire… secondo me sono come veri
“fratello e sorella”.
Abbiamo visto una Scarlet che non ha
paura di dimostrare il suo disappunto sulla relazione di Vì e Tony e, infine,
un Grisam sempre più cotto di Pervinca.
Non avevo idea di come impostare la
scoperta del “fidanzamento” di Pervinca e Grisam di quando erano piccoli perciò
l’ho buttata un po’ sul ridere.
Io non ho altro da aggiungere, tocca a
voi farmi sapere il vostro parere.
Celeste
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Capitolo 12 *** Pomeriggio al villaggio ***
capitolo 12
Ormai si era fatta l’ora di pranzo e i ragazzi furono
raggiunti dai loro amici, appena usciti da scuola.
«Oh, per fortuna state bene. Mi ero preoccupata non
vedendovi a scuola» disse Camelia andando ad abbracciare Grisam, seduto vicino
a Pervinca su una delle panchine. Pervinca, davanti a quella scena, si alzò
infastidita andando vicino a Mira. Il suo cambio d’umore non passò inosservato
da Aster, Scarlet e Derek. Grisam, dal canto suo, non era in una situazione
migliore. Aveva passato la mattina a contatto con Pervinca e quando era con
lei, quando la vedeva ridere o quando parlavano, si dimenticava di tutto e di
tutti.
«Sono i vostri cavalli quelli?» chiese Tommy per rompere il
silenzio che si era venuto a creare.
«Sì. Lei è Mira, quello è Tyson, poi c’è Cobalt e infine
Dafne» Pervinca disse i nomi dei cavalli in ordine per come erano legati,
cercando di parlare il meno possibile come faceva ogni volta che era nervosa.
«Un giorno mi fai fare un giro sul tuo?» le chiese suo
fratello Ryan facendo gli occhi da cucciolo.
«Anche oggi, sempre se mamma e papà sono d’accordo» gli
rispose la ragazza forzandosi di sorridere.
«Oddio! Mamma e papà! Saranno preoccupati» disse Vaniglia
alzandosi in piedi.
«Tranquilla Tesoro. Ho avvertito io ieri che non sareste tornati»
la tranquillizzò Tomelilla.
«Direi che è ora di andare. Voi dovete andare a pranzo e noi
a casa a dare una ripulita» disse Aster, capendo che anche Pervinca cercava una
scusa plausibile per tornare a casa.
«No dai. Fermatevi per pranzo qui» cercò di convincerli
Flox.
«Mi dispiace Flox. Ma ho l’impressione che Vì non si senta
molto bene e preferisco tenerla d’occhio» disse spostando lo sguardo sulla
ragazza.
«Oh, va bene» disse Flox, capendo che cui fosse qualcosa
sotto.
«Tornate oggi pomeriggio» chiese speranzosa Candice
abbracciando sua sorella.
«Certo, sono sicura che anche Vì si sentirà meglio per
questo pomeriggio» disse la ragazza, ricambiando l’abbraccio.
«Verso che ora?» chiese Aster andando vicino a Vì.
«Per le quattro qui, va bene?» propose Grisam, che non
riusciva a spostare lo sguardo da Pervinca.
«Ci saremo. A dopo» disse Derek salendo in groppa al suo
cavallo. Pervinca, presa dal nervosismo, non aspettò i suoi amici e partì a
galoppo.
«Ma si può sapere che l’è preso? L’abbiamo vista prima
mentre scherzava con voi» chiese Camelia al suo ragazzo, mentre guardava il
punto in cui Pervinca era sparita.
«Non sarà nulla di grave. Forse non si sente davvero bene»
cercò di convincerla Vaniglia che, come Grisam,Shirley e Flox, aveva notato il
comportamento distaccato della gemella.
«Sarà. Secondo me a seri problemi» disse ancora Camelia
prendendo la sua borsa.
«Ehi è di mia sorella che stai parlando» disse arrabbiandosi
Babù.
«Dai non litigate. Più tosto… pevché siete vestiti in quella
manieva?» chiese Acanti.
«Ehm, ce li hanno prestati loro» spiegò Flox.
«Mi sembrava strano che voi tre metteste dei pantaloni in
effetti» disse Jim prima di scoppiare a ridere contagiando anche gli amici.
«Adesso andiamo, ci vediamo questo pomeriggio e noi avremo
dei vestiti normali» disse Vaniglia.
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«Si può sapere che hai Vì?» domandò Aster esasperato dal
mutismo dell’amica.
«Niente» rispose in un sussurro.
«Vì, ci siamo accorti tutti del tuo cambio d’umore. Hai
passato la mattina a ridere e scherzare con Grisam, poi arrivano gli altri e
tu…» Scarlet s’interruppe e guardò l’amica seduta sul divano che si fissava le
scarpe.
«Ti da fastidio vero?» chiese poi in un sussurro sedendosi
affianco a lei.
«Perché dovrebbe darmi fastidio. Insomma, è normale che lo
abbracci» disse con sguardo perso la rossa. I due ragazzi, avendo capito anche
loro la situazione, si sedettero con le loro amiche.
«Vì, mi hai detto stamattina che avresti pensato alla
situazione con Antony ma secondo me tu in queste ore non hai pensato a lui
neanche una volta» disse Aster mettendo un braccio sulle spalle della ragazza
che considera una sorella.
«È così sbagliato… voler avere un’altra possibilità con lui
?» chiese Pervinca stringendo le ginocchia al petto e trattenendo le lacrime.
«No. Vì non lo è. Tu
vorresti che lui non fosse fidanzato con lei?» le chiese Derek. Pervinca scosse
forte la testa.
«No. È giusto che lui sia andato avanti. L’ho fatto anch’io
e non si può tornare indietro» disse con espressione dura.
«E cosa hai intenzione di fare?» le chiese Aster rassegnato
all’idea di non poterla aiutare in questa situazione.
«Farò come se niente fosse, starò tranquilla, dopotutto io
non dovrei nemmeno pensare di provare fastidio nei loro confronti. Penserò bene
alla situazione in cui mi trovo e, quando tornerà, ne parlerò con Antony» disse
dura alzandosi in piedi.
«Se credi che sia la soluzione migliore. Ti aiuteremo Vì»
disse Scarlet.
«Bene» disse la rossa andando al piano superiore.
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«Che ore sono?» domandò Michael.
«La stessa ora di cinque secondi fa. Le 15:50. Stai
tranquillo, arriveranno» disse Flox consolando il fratellino.
«Stai tranquillo Mike, e poi anche Tommy e Shirley non sono
ancora arrivati» disse Babù.
I quattro bambini alternavano lo sguardo tra l’orologio le
municipio e la strada.
Tutti i ragazzi parlavano tra di loro all’infuori di Grisam
che se ne stava sdraiato su uno dei rami di Quercia a fissare la strada
sperando nell’arrivo degli altri, e in particolare di Pervinca. La mattina non
aveva avuto modo di salutarla e non le aveva detto niente perché, avendo notato
il cattivo umore della ragazza, non voleva rischiare di farla arrabbiare di
più.
«ARRIVANO!» l’urlo di Candice lo riportò alla realtà. Perciò
si mise seduto e fissò l’orizzonte vedendo arrivare, però, solo tre cavalli.
Scese dall’albero e si diresse verso gli amici che stavano
smontando.
«Ciao» li salutarono i bambini.
«Dov’è Pervinca?» domandò deluso Ryan guardando i tre
ragazzi scesi da cavallo.
«Sta arrivando. È tornata indietro subito dopo esser partiti»
spiegò Derek.
«Eccola lì. Vedi» disse indicando una figura a cavallo che
si avvicinava a galoppo. Poco prima che la ragazza entrasse nelle stradine del
villaggio, notarono che il fabbro Martagon stava aiutando il falegname a
trasportare un tavolo di legno massiccio. Proprio mentre i due uomini si
trovavano nel mezzo della strada, i ragazzi, videro Pervinca raggiungerli a
cavallo e che invece di rallentare stava aumentando di velocità. Pochi secondi
prima di prenderli in pieno, il cavallo saltò sollevandosi di poco più di un
metro e mezzo dal suolo.
«Esibizionista» disse Aster sorridendo mentre i ragazzi
della banda rimasero immobili a guardare Vì che non accennava a rallentare il
passo del suo cavallo.
Quando fu a pochi metri di distanza, fermò Mira che si mise
sulle zampe posteriori.
«Spero di essere in orario» disse Vì conducendo il suo
cavallo a passo lento verso gli altri. Quando li raggiunse scese da cavallo e
lo portò alla fontana.
«In effetti, sei in perfetto orario» le rispose Derek
guardando l’orologio che segnale le quattro in punto.
«Meno male» disse Vì sorridendo.
«Se posso, sorellina, perché sei tornata indietro?» chiese
Aster divertito.
«Semplice, mio caro fratello acquisito, quando li abbiamo
accompagnati questa mattina, hanno dimenticato i vestiti a casa» rispose
ridendo e passando la borsa con i vestiti di tutti e quattro a Flox, che era
più vicina.
«Bene se non mi sbaglio, ho promesso qualcosa a qualcuno-
disse girandosi verso duo fratello- allora ti va ancora di fare un giro?» gli
domandò.
«Sììììììììì» rispose entusiasta.
«Scar anch’io voglio fare un giro» disse Candice a sua
sorella.
«Allora facciamo così, noi facciamo fare un giro a voi
quattro mentre loro vanno al museo. Oppure volete salire anche voi?» chiese
Aster sorridendo.
«A me piacerebbe salirci» disse Nepeta.
«Perfetto, allora faremo salire tutti» disse Derek.
«Ma non si stancheranno?» domandò Francis.
«Non preoccuparti, sono cavalli forti e resistenti e poi un
po’ di movimento in più gli farà bene» spiegò Pervinca appoggiandosi sorridente
a Mira.
«Vì, sono contenta che tu stia meglio» disse Flox contenta
di vedere l’amica sorridente.
«Stare megl… ah si grazie, per fortuna era sono un po’ di
mal di testa» rispose per un momento un po’ confusa.
«Dunque, chi è il primo?» chiese Scarlet per evitare altre
domande sul finto malore di Vì.
Dopo ave fatto fare un giro ai bambini, naturalmente a passo
lento, i quattro ragazzi scesero da cavallo e, tenendo loro le redini, fecero
salire tutti. Per ultimo rimase Grisam che guardava Pervinca tenere le redini
di Mira mentre aiutava a scendere Vaniglia.
«Dai Gri, tocca a te» gli disse Robin.
«Credo che forse il Capitano preferisca una corsa al galoppo
che un giro a passo» disse Pervinca consegnandogli le redini.
«Solo se la signorina che mi è di fronte mi farà l’onore di
accompagnarmi» disse il ragazzo sorridendo.
«Meglio di no, e poi non hai bisogno di me sei bravissimo
anche da solo» gli rispose la ragazza con un velo di tristezza negli occhi.
«Dai Vì, non fare la stronza forse si sente più tranquillo
se vai con lui poiché il cavallo è il tuo» disse Aster.
«Mira va molto d’accordo con lui, io non gli servo» disse Vì
lasciando le redini libere. Mira, lentamente, si pose affianco a Grisam in modo
che salisse.
«Visto» disse Vì.
«Dai Vì, è solo una cavalcata» cercò di convincerla Grisam.
«Gri se non vuole non la costringere«» disse dura Camelia.
Grisam la ignorò bellamente andando vicino a Pervinca.
«Per favore» provò di nuovo a convincerla.
«E va bene, vieni Tyson andiamo anche noi» disse Pervinca.
Aster mollò le redini lasciando che il cavallo si dirigesse da solo verso
Pervinca.
«Quale percorso?» chiese Grisam salendo in groppa a Mira.
«Andiamo fino al porto e torniamo. Vediamo quando sei veloce
Capitano» gli rispose Pervinca. Detto questo i due partirono a galoppo verso il
porto.
«Non sapevo che Grisam sapesse andare a cavallo» disse
Thomas sedendosi su una delle panchine.
«Gliel’ha insegnato oggi Vì, quando ci hanno accompagnato»
gli rispose Flox.
Poco dopo li videro tornare a tutta velocità, erano entrambi
veloci e quando furono abbastanza vicini ai ragazzi tirano le redini invitando
i cavalli a rallentare e fermarsi.
«Lo dicevo io, hai talento, Burdock» disse Vì scendendo da
cavallo.
«Grazie, tutto merito dell’insegnante» disse ridendo il
biondo. Pervinca rise e, quando il ragazzo smontò da cavallo, portò gli animali
ad abbeverarsi.
«Complimenti! Siete arrivati insieme» disse Shirley.
«Tutto merito dei cavalli, ma dopotutto non ci si poteva
aspettare altro siccome sono fratelli» spiegò Vì.
«Il cavallo tuo e quello di Aster sono fratelli?! E chi è il
maggiore?» chiese Vaniglia.
«Sono gemelli, non sappiamo, però, qual è il più grande»
spiegò Aster.
Quando cominciò a fare buio, passarono dalla piazza Cicero,
Duff, Vic, Bernie e Pancrazio che erano passati a prendere i figli più piccoli
e, trobandoli lì, ‘costrinsero’ i quattro ragazzi a restare a cena dalle
proprie famiglie.
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Erano ormai le 10 di sera e Pervinca stava uscendo da casa
Periwinkle, dopo aver augurato la buona notte, accompagnata da Vaniglia.
«A che ora devo passare domani mattina?» chiese la strega
del buio, riferendosi alla promessa fatta al fratello durante la cena.
«Non è necessario che ti alzi presto per venire ad
accompagnarci a scuola lo sai vero?» chiese divertita Babù.
«Lo so ma gliel’ho promesso e io mantengo le promesse.
Perciò: a che ora?» chiese di nuovo Vì.
«Facciamo alle 7:30 in piazza?» si arrese Vaniglia.
«Perfetto. Buonanotte.» detto questo, Vì salì a cavallo e
andò a casa.
SPAZIO AUTRICE
Bene, Pervinca ha iniziato a infastidirsi quando vede
Grisam con Camelia e, perciò, ha deciso di fare finta di niente. Secondo voi ha
fatto bene? Oppure deve dare ascolto al suo cuore?
Ringrazio babau111, denydany1105 e AnnabethJackson22 che hanno recensito il
capitolo precedente, tutte voi che avete aggiunto la storia tra le
preferite/seguite/ricordare e chi legge la storia in silenzio.
A martedì :*
Celeste
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Capitolo 13 *** Discussioni ***
capitolo 13
La mattina successiva, i quattro ragazzi si alzarono molto
presto, come di consuetudine. Quel giorno faceva caldo nonostante la continua
umidità, perciò i ragazzi decisero di non indossare cose molto pesanti.
Passarono le prime ore della mattina ad allenarsi, quando furono le 7:00, i due
ragazzi decisero di andare a fare una doccia veloce per poi andare al
villaggio.
Come promesso, quando Vaniglia e Ryan arrivarono in piazza,
trovarono la loro sorella che parlava con Quercia.
Quando quella mattina Ry, andando al piano di sotto a fare
colazione, non aveva trovato Pervinca, si era rattristato molto ma, quando la
vide comodamente seduta su una delle panchine con Derek, le corse incontro
sorridendo.
«Ehi! Pensavo mi voleste dare buca! Non arrivavate mai»
disse la rossa prendendo in braccio il fratellino.
«Ciao Vì. Da quanto siete arrivati» li salutò Vaniglia,
sedendosi vicino a Derek.
«Tranquilla non siamo qui da molto. Scarlet se ne andata un
attimo fa per andare a prendere Candice» spiegò Derek.
Poco dopo furono raggiunti da Grisam e Mimosa, che non
resistette all’impulso di farsi prendere dal cugino, e dai fratelli Corbirock,
e in seguito da Flox, Acanti e Aster che postava sulle spalle Michael.
«Oh No!!! Flox dobbiamo passare da Candy» esordì Michael
agitandosi.
«Perché dovete passare dalla biondina?» chiese Aster confuso
mettendo a giù il fratellino.
«Ogni mattina Mike vuole passare a prendere Candice per
andare insieme a scuola» spiegò Flox.
«Tranquillo Mike, ci ha pensato la mia ragazza ad andare a
prendere sua sorella. Sono certo che saranno qui a momenti» rispose Derek. Dopo
pochi minuti, infatti, la banda fu al completo. Si stavano recando tutti a
scuola, quando si sentirono in lontananza le campane che suonavano l’allarme.
Pervinca, Derek, Aster e Scarlet si lanciarono un’occhiata d’intesa prima di
urlare ai loro amici di correre. Il gruppo si fermò nell’ingresso della scuola.
«Svelti ragazzi, stanno andando tutti nelle grotte» urlò il
signor Joe.
«L’avete sentito?! Andate nelle grotte» disse Derek mettendo
per terra Mimosa, che gli era stata per tutta la corsa in braccio.
«E voi dove andate?» disse preoccupata Vaniglia.
«Noi andiamo a dare una mano. Non preoccupatevi per noi una
cosa come questa e di routine» rispose Pervinca.
«Vengo con voi» disse Jim.
«Va bene, ma voi altri tutti dentro» disse Aster. I ragazzi
della banda non ebbero neppure il tempo di replicare che i cinque ragazzi si
erano già allontanati con le spade sguainate.
«E se dovesse succedergli qualcosa?» domandò Flox che fu
prontamente rassicurata da Acanti.
«Stai tvanquilla, l’hanno detto puve loro. Ci sono abituati».
Quelle parole parvero calmare Flox e Vaniglia, ma non Grisam che se ne stava a
guardare il punto dove erano spariti i loro amici.
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Intanto i quattro ragazzi stavano combattendo spalla a
spalla contro decine di demoni. Jim stava combattendo insieme a Cicero e Bernie
Pollimon.
«Sono solo demoni. Non ci sono maghi» rifletté Scarlet
mentre dava il colpo di grazia ad un demone alato.
«Non è un vero attacco. Stanno solo cercando di indebolirci»
spiegò Aster mentre trasformava una coppia di demoni in un mucchio di fango.
Quando riuscirono a liberarsi dei demoni contro cui stavano
combattendo, andarono a dare una mano ai cittadini. Dopo un tempo che parve non
passare mai, i cittadini riuscirono, con non poca fatica, a liberarsi di tutte
le creature.
«Ce l’abbiamo fatta» disse stanco qualcuno.
«È stato solo un colpo di fortuna. Non era un vero attacco»
disse dura Pervinca.
«Bisogna liberarsi dei corpi. Intanto noi dovremmo parlare
con i Saggi» disse Aster con tono grave.
«Signor sindaco sarebbe un problema se noi andiamo a parlare
un attimo con loro?» chiese Duff che aveva capito dal tono dei ragazzi che la
situazione si stava complicando.
«Andate pure. Intanto alcuni di noi si occuperanno delle
carcasse mentre gli altri andranno a prendere i ragazzi nelle grotte» rispose
risoluto il sindaco.
«Bene, venite ragazzi» disse Tomelilla.
«Ho detto no. Non possiamo rischiare così tanto» sbotto
Duff. Era da ormai una trentina di minuti che i ragazzi stavano discutendo
insieme ai saggi. Non c’era stato tempo di organizzare la riunione perciò si
trovavano tutti nella sala più grande della biblioteca.
La proposta dei quattro ragazzi era di poter allenare a
combattere anche i ragazzi che avessero superato i quindici anni d’età.
«Papà cerca di ragionare. Non vi stiamo mica chiedendo di
farli combattere in prima linea solo di addestrarli a difendersi. Da soli non
potremo mai farcela, neanche quando torneranno i nostri compagni» rispose Derek
sbattendo le mani sul tavolo. Alle parole del figlio, Duff, tirò un sospiro,
sapeva che aveva ragione.
«Quello che intende dire è che siamo in pochi, con loro
forse potremmo avere qualche possibilità in più» disse Scarlet.
«Cercate di capire, non è facile prendere una decisione del
genere, si tratta sempre dei nostri figli e nipoti» disse uno dei Saggi.
«Lo sappiamo. Pensate alla nostra proposta. Non dovete darci
una risposta ora» disse risoluto Aster alzandosi dal tavolo con i suoi amici.
«Dove state andando ora?» domandò Ortensia.
«A rassicurare i ragazzi sulla vostra e la nostra salute.
Erano molto preoccupati quando ci hanno visto andare via» rispose Pervinca.
Uscendo dall’edificio non poterono non notare che tutti i ragazzi erano con le
loro famiglie in piazza della Quercia.
«Eccovi finalmente. State bene?» chiese Flox abbracciando
suo fratello.
«Tranquilla, neanche un graffio» rispose il ragazzo
rassicurando i presenti. Ormai era quasi mezzogiorno e il solo picchiava forte.
Derek, non sopportando la temperatura, si alzò le maniche sperando di sentire
meno caldo.
«E quello che diavolo è?» chiese Francis che, come a molti
dei presenti, fissava il braccio del ragazzo.
«Non è niente non preoccupatevi» cercò di calmare gli animi
Vì. Purtroppo nel farlo aveva alzato le mani le anche sul suo braccio si poteva
scorgere il marchio che traspariva dalla maglia chiara che indossava.
«Ma quello non è il punto in cui avevate quei tagli?! Dove
sono le cicatrici e che cos’è quest’affare?» disse preoccupata Marta
avvicinandosi al nipote e guardando il simbolo. In quel momento uscirono dalla
biblioteca Duff, Tomelilla e Ortensia.
«Oh Lillà. Per favore vieni a vedere. Cos’è questo?» disse
Dalia a sua sorella quando la vide.
«Vedi? Qui dovrebbe esserci la cicatrice e invece non ce n’è
traccia» disse preoccupata la donna appena sua sorella le fu vicina.
«Ecco Dalia, questo è-»
«Zia no.» Tomelilla fu bloccata da Pervinca che in quel
momento la guardava truce.
«Alla fine lo verranno a sapere. Quindi o lo dite voi o
glielo dico io» disse la donna rivolgendosi ai quattro ragazzi.
«È questa la cicatrice del taglio. È un marchio» disse Aster
abbassando lo sguardo.
«Quello di cui parlava quella donna?» chiese Rosie guardando
suo figlio, che non aveva intenzione di alzare lo sguardo su sua madre.
«Sì» rispose semplicemente Tomelilla.
I ragazzi passarono le seguenti ore con le loro famiglie
nella loro casa a spiegare tutto quello che sapevano, e anche della loro
proposta di allenare i ragazzi del villaggio.
«E quando avevate intenzione di spiegarci tutto?» domandò
inviperita Adelaide.
«Appena avremmo saputo di più o almeno quando ci avrebbero
concesso il permesso» spiegò Scarlet. Poche ore dopo, i genitori dei ragazzi
decisero di lasciarli soli, su loro richiesta, per darsi una ripulita, essendo
ancora impolverati e coi i vestiti stracciati per via del combattimento.
«Fate voi due la doccia per prime. Io vado a prendervi un
cambio, tu Derek... fai quello che vuoi» disse Aster, concludendo il discorso
dopo un'occhiataccia di Derek. Le due ragazze risero e acconsentirono e si
recarono nel bagno del piano superiore. Dopo circa mezz'ora andarono i due
ragazzi a darsi una sciacquata. Quando furono tutti freschi di doccia appena
fatta, andarono tutti in salone e si accomodarono sul grande divano.
«E allora? Che si fa ora?» disse Derek per interrompere quel
fastidioso silenzio che si era venuto a creare.
«Non lo so. Ma qualunque cosa decidiamo di
fare... quelli del villaggio e i Saggi ne restano fuori. Se è
come la situazione non è una coincidenza, allora sarà
sicuramente qualcosa di pericoloso» disse serio Aster.
«Hai ragione Ast. Li abbiamo già coinvolti troppo nelle
nostre vite e nei nostri problemi» gli diede manforte Pervinca. «Potremmo
andare di sotto a cercare il quaderno dal quale è stata strappata la pagina.
Non penso che qualcuno verrà a cercarci oggi» propose Scarlet.
«Ottima idea. Andiamo» disse Derek alzandosi e andando con
gli altri al piano inferiore. Come aveva detto Scarlet, i quattro ragazzi
passarono il indisturbati tra i libri e le pergamene della stanza degli
incantesimi per tutto il pomeriggio.
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Casa Periwinkle in quel momento era letteralmente strapiena.
le famiglie dei quattro ragazzi erano tutte riunite per parlare con i saggi dei
simboli che portavano addosso i loro figli. Vaniglia, Flox, Grisam e gli altri
ragazzi della banda erano invece riuniti al museo per lo stesso motivo.
«E perché non volevate dire niente neanche a noi? Li avevamo
visti ieri, che scusa avreste usato?» chiese confuso Tommy ai suoi quattro
amici che avevano appena finito di raccontare.
«Ce lo avevano chiesto loro insieme anche a zia Tomelilla,
zio Duff e zia Ortensia» spiegò Babù.
«Se avreste fatto domande avremmo dovuto dirvi che ci
avevano tenuto all'oscuro o che non sapevano niente neanche loro» finì Grisam.
«Babù. Andiamo a trovare Vì? Non ho potuto salutarla prima»
chiese Ryan interrompendo la conversazione.
«Sì. Gri anche io voglio andare da Derek. Mi doveva
raccontare di come si sono messi insieme lui e Scarlet» diede manforte Mimosa.
«Non so se possiamo. Dovremmo chiedere il permesso ai nostri
genitori » rispose Grisam.
«Possiamo provare no» disse Babù sorridendo a suo fratello.
Poco dopo erano tutti in cammino verso l'ex casa Matrix. Appena arrivati
bussarono alla porta.
«Ragazzi? Siete in casa?» domandò Flox entrando dalla porta
aperta.
«Siamo sicuri che ci sono?» chiese Shirley seguendo gli
amici all'interno della casa.
«Non penso che avrebbero lasciato la porta aperta in caso
fossero usciti» ragionò Grisam.
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«Avete sentito?» disse Scarlet rompendo il silenzio che
riempiva la stanza. A quelle parole, i ragazzi si misero in ascolto.
«C'è qualcuno di sopra» esordì Derek.
«Prendete le spade e gli archi. Scar, Vì andate davanti e
salite sulle travi portanti del soffitto, noi vi seguiremo da sotto. Mi
raccomando state attente» disse Aster. Le due ragazze annuirono e, con le
frecce dentro le sacche e l'arco in spalla, salirono la scala che portava alla
cucina per poi arrampicarsi sulle travi e raggiungere il salotto. La stanza era
completamente al buio, ma le ragazze videro perfettamente un gruppo di persone
ferme nel mezzo della stanza. Subito dopo videro arrivare Aster e Derek con
passo felpato e spade sguainate. A un cenno dei due amici, presero gli archi e
puntarono il loro obiettivo. Proprio in quel momento Aster accese la luce,
terrorizzando gli intrusi che, appena notarono i due ragazzi armati che li
puntavano, lanciarono degli urli pazzeschi.
«Ah, siete voi» disse Derek abbassando l'arma.
«Si può sapere che cosa ci fate qui? A quest'ora?» sbottò
Aster.
«E voi si può sapere chi aspettavate? Non è da tutti
accogliere qualcuno a spada tratta» disse Flox calmandosi dallo spavento a
arrabbiandosi per l'uscita di suo fratello.
«Non aspettavamo nessuno. Per questo siamo venuti a
controllare. - le rispose Aster - Ragazze, scendete da lì, nessun pericolo»
finì rivolgendosi alle due amiche ancora in agguato sulle travi. I ragazzi
della banda, non trovando le ragazze, alzarono lo sguardo e rimasero bloccati
nel vederle mimetizzate nell'ombra che gli nascondeva ancora il viso. Con un
agile salto, scesero dalle loro postazioni cadendo in piedi e senza il minimo
rumore.
«Allora? Che ci fate qui?» chiese Pervinca ripetendo la
domanda fatta in precedenza da Aster.
«I piccoli volevano salutarvi siccome oggi non hanno potuto»
rispose Vaniglia squadrando sua sorella.
«Va bene, ormai ci siete. Accomodatevi - disse ancora Vì ai
ragazzi che non se la fecero ripetere due volte - voi tre, datemi le spade e
l'arco, le porto di sopra» finì rivolgendosi ai suoi amici che le consegnarono
le armi.
«Ciao Der, forse non ti ricordi, ma ieri a cena mi avrei
promesso una cosa» disse Mimosa salutando suo cugino.
«Ehi Stellina. Certo che mi ricordo. Ti ho promesso di
raccontarti come ci siamo messi insieme io e Scar» rispose prendendola in
braccio.
«Perché l'hai chiamata 'Stellina'? Lei si chiama Mimosa»
chiese confuso Ry.
«Noi chiamiamo Stellina tutte le ragazze cui teniamo molto.
È solo un modo carino di ricordarle che gli vogliamo bene» rispose il ragazzo,
leggermene in difficoltà.
«Quindi posso chiamare anch’io Stellina una ragazza perché
le voglio bene?» domandò ancora il bambino.
«Certo, se per loro va bene» a rispondere questa volta era
stata Vì, appena entrata nella stanza. Il bambino appena la vide sorrise e le
andò incontro.
«Allora Der? Me lo racconti?» disse una sorridente Mimosa
riallacciando il discorso precedente.
«Allora... ci siamo messi insieme quando io avevo sedici
anni e lei undici - iniziò a raccontare il ragazzo sedendosi sul divano con la
bambina in braccio e guardando con occhi innamorati la sua ragazza - Quando mia
madre morì in quello stesso anno credevo che non sarei più riuscito a essere
felice, ma per fortuna c'era lei. Mi è stata molto vicina e, credetemi, è solo
grazie a lei se sono qui oggi» finì sorridendo a Scarlet.
«E come le hai chiesto di stare con te?» domandò ancora la
piccola.
«Beh, sono andato da lei e le ho detto "Tu sei senza
dubbio la ragazza più bella che io abbia mi visto, vuoi diventare la mia
ragazza?"» disse Derek facendo lo spavaldo ma, appena finì di raccontare,
Scarlet, Pervinca e Aster erano scoppiati a ridere.
«Sì, come no Der. Eri rosso d'imbarazzo ed eri diventato
anche balbuziente e quando mi hai fatto la domanda, mi hai detto: "Se-senti
Scarlet... I-io.... T-tu.... Tivadidiventarelamiaragazza?" – gli fece il
verso Scarlet - e sull’ultima parte non
mi avevi neanche guardata in faccia» finì. A sentir la vera versione dei fatti,
Derek era diventato totalmente rosso d'imbarazzo e Aster e Vì avevano ripreso a
ridere senza controllo. Quando ripresero il controllo, tutti erano notevolmente
più rilassati.
«Adesso ho io una domanda. Come ci siete salite voi due là
sopra?» chiese Vaniglia indicando le travi dove poco prima erano le due amiche.
«Non è difficile. È bastato fare così» Pervinca mentre
parlava era saltata aggrappandosi alla trave e, con la forza delle braccia si
sollevò e si sedette, per poi scendere e tornare al suo posto vicino a Scarlet.
«Per quanto riguarda voi... i vostri genitori sanno che
siete qui? Dopotutto sono le 8 ormai ed è già buio» disse Aster guardando fuori
dalla finestra.
«Oh di già. Forse è meglio se torniamo al villaggio. - disse
amareggiata Babù - Shirley tu he fai? Ti fermi da noi?» finì rivolgendosi
all'amica.
«Vorrei, Babù, ma devo tornare a casa» rispose l'Infinito
Potere.
«Ma ormai è tardi. È pericoloso farvi tornare a casa da
soli. Ragazzi facciamo così: voi accompagnate loro al villaggio e io accompagno
Shirley con Mira» propose Vì.
«Sì, credo sia meglio. Vado a prendere i mantelli» disse
Scarlet.
«Ma non è necessario. Possiamo andare da soli» cercò di
convincerli Tommy.
«Non se ne parla proprio, non dopo l'attacco di oggi» disse
Aster. Scarlet rientrò nella stanza e diede i mantelli ai suoi amici che li
indossarono e uscirono. Pervinca era già uscita ed era andata a prendere Mira,
questa volta senza sella. Scarlet portò il mantello all'amica.
«Shirley, mettilo tu il mantello» disse la rossa impedendo
all'amica di ribattere.
«Bene, noi andiamo. Buona notte ragazzi» disse Vì, tutti i
ragazzi diedero la buona notte alle due ragazze che si allontanarono a
cavallo.
«Andiamo anche noi a prendere i cavalli, così al ritorno non
impiegheremo molto» disse Derek andando nella stalla con Aster, mentre Scar
rimase con gli altri.
«Qualcuno di voi vuole essere portato in groppa?» domandò
Aster uscendo e portando Tyson e Dafne, seguito da Derek con Cobalt. I bambini,
alla domanda di Aster, si offrirono volontari e furono immediatamente
accontentati. Il gruppo si mise in cammino; Aster portava Tyson con in groppa
Mike e Candy mentre Derek portava Mimosa e Ry in groppa a Cobalt. I due ragazzi
erano in testa al gruppo che parlavano con i loro amici. Scarlet, che in quel
momento stava parlando con Nepeta, notò Grisam in coda al gruppo che camminava
immerso nei suoi pensieri. Con una scusa raggiunse il ragazzo.
«Ehi Gri. Che ti prende» gli bisbigliò rallentando il passo
per separarsi di più dal gruppo.
«Che intendi?» chiese il ragazzo biondo cercando,
inutilmente, di non far notare la sua tristezza.
«Non cercare di prendermi in giro Grisam. Vivo con la
ragazza più stronza e bugiarda che esista al mondo, non ci riusciresti nemmeno.
Perciò: parli tu o ti estorco le informazioni con la forza?» rispose la ragazza
strappando un sorriso all'amico.
«Perché si è offerta lei di andare con Shirley?» chiese il
ragazzo guardando in basso.
«Non lo so. Perché ti da così fastidio?» disse la ragazza.
«Non mi da fastidio. - disse Grisam sulla difensiva per poi
ricevere un'occhiataccia da Scar - è solo che non mi spiego i suoi sbalzi
d'umore e le sue strane proposte» continuò abbassando di nuovo lo sguardo.
«Ho saputo che nell'ultimo periodo le cose tra Vì e Tony non
vanno molto bene. Immagino che lei abbia voluto accompagnare Shirley per poi
restare da sola e riflettere» disse Scarlet guardando dritta davanti a sé.
Grisam, alle parole dell'amica, esultò mentalmente, ma se ne pentì l’attimo
successivo. Era ormai da quando aveva saputo del fidanzamento di Vì che voleva
passare del tempo con lei. Capitava spesso che si trovassero a parlare e
scherzare insieme ma subito dopo, lei, diventava fredda e distaccata.
«È questa la causa dei suoi continui cambiamenti d'umore?»
chiese il Grisam.
«Diciamo che è uno dei motivi» rispose Scarlet. I due
ragazzi non si dissero altro e raggiunsero il gruppo.
- - - - - - - - - - - - -
«Qualcosa non va, Vì? Sembri tesa» le fece notare Shirley,
che era seduta dietro e teneva le braccia intorno all'addome dell'amica.
«Scusa. Ero sovrappensiero» rispose Pervinca, continuando a
guardare di fronte a sé. Avevano deciso di fare il giro lungo per evitare di
inoltrarsi in Bosco-che-canta e ormai erano vicini alla fattoria dei Poppy.
«Vuoi che passi a prenderti domani?» chiese la strega del
buio.
«Non penso di poter venire al villaggio domani» rispose
amareggiata Shirley.
«Shirley, so di chiederti molto, ma tu e la tua famiglia
dovete tornare all'interno delle mura. È pericoloso stare qui di questi tempi
e, se i Saggi ci concederanno il permesso di allenare voi ragazzi, dovrai
partecipare anche tu» disse Pervinca girandosi ogni tanto per guardare l’espressione
dell'amica.
«In effetti, mi chiedi molto Vì» disse Shirley.
«Lo so ma per favore pensaci e prova a convincere i tuoi
parenti. È per il vostro bene» disse ancora Vì cercando di convincere l'amica.
«Non ti prometto niente, ma ci penserò » rispose Shirley. Le
due ragazze arrivarono alla fattoria e, dopo aver augurato la buona notte a
Shirley, Pervinca tornò in dietro.
Quando Aster, Derek e Scarlet tornarono a casa, trovarono
Pervinca nel salotto che fissava il fuoco acceso nel camino. Era così immersa
nei suoi pensieri he si accorse della presenza dei suoi amici solo quando la
chiamarono. Rimasero lì a parlare per un po' ma alla fine, stanchi per la
giornata trascorsa, decisero di andare a dormire tutti insieme nella stanza con
i letti singoli.
Era quasi l'alba, anche se il sole non era ancora sorto, e i
ragazzi furono svegliati da un continuo battere alla porta con forza.
Essendo tutti magici del bui, e quindi con il sonno molto
leggero, scattarono in piedi e, con altrettanta velocità, presero le loro spade
che avevano messo nell'armadio.
«Aspettate niente decisioni avventate. Uno di noi va ad
aprire la porta disarmato mentre di altri si nasconderanno pronti ad attaccare»
disse a voce bassa Aster appena varcarono l'ingresso del corridoio principale.
«Vado io, al massimo gli tirerò un pugno che ricorderà per tutta la vita» disse
Derek avvicinandosi alla porta.
La stanza era completamente immersa nelle tenebre e da fuori
qualcuno continuava a bussare on insistenza. Dopo un cenno di Aster, nascosto
dietro la porta, Derek aprì.
«Papà? Che cazzo ci fate qua? E a quest’ora soprattutto»
sbottò Derek trovandosi davanti Duff, Tomelilla e Ortensia. Alle parole
dell'amico, gli altri uscirono dai loro nascondigli e misero le spade nelle
fondine.
«Modera i termini giovanotto. - lo rimproverò Duff - Siamo
venuti a parlarvi della vostra proposta di allenare i ragazzi del villaggio »
continuò più calmo.
«E non potevate passare che so... verso le 7?!»disse sarcastico
aster. A sentire il nipote, Ortensia stava per ribattere ma fu preceduta da
Pervinca.
«Non importa, avremmo dovuto alzarci comunque tra un po’.
Entrate» disse la ragazza facendo notare ai tre saggi di essere ancora fuori la
porta. Mentre gli altri si accomodavano in salotto, Aster prese le spade dei
loro amici e le portò nella loro stanza.
«Perché eravate tutti armati?» chiese Tomelilla quando i tre
ragazzi si sedettero sui divani.
«Come abbiamo detto ieri sera ai ragazzi della banda, non aspettavamo
visite e dopo i recenti attacchi e meglio non farsi trovare impreparati»
rispose Scarlet. «E poi noi siamo cresciuti in un ambiente dove se non sai combattere
sei spacciato, perciò è stato solo ciò che ci ha suggerito l'istinto» continuò
Derek circondando la vita della fidanzata con un braccio.
«Allora? Che cosa dovevate dirci di così importante?» chiese
Aster entrando nella stanza e andando a sedersi affianco a Vì.
«Siamo stati in riunione fino a pochi minuti fa e... - disse
Tomelilla interrompendosi e sospirando - abbiamo deciso di concedervi il nostro
permesso» finì con voce lieve. Derek stava per dire qualcosa ma fu bruscamente
preceduto da Ortensia.
«Ma a una condizione. Noi tre supervisioneremo le lezioni e
se troveremo i vostri metodi troppo pericolosi o inadatti, vi impediremo di
continuare» disse l'anziana strega.
«Per noi va bene, e a proposito dell'eventualità di interrompere
gli allenamenti, pensavamo che con i nostri compagni potremo allenare anche gli
adulti» disse Aster a nome di tutti.
«Penso che si possa fare» disse Duff.
«Fantastico. Quando incominciamo?» chiese Pervinca.
«La settimana prossima. Nel campo sportivo dietro la scuola»
rispose Tomelilla.
«Bene. Direi che è inutile ormai provare a tornare a
dormire. Che cosa volete Per colazione?» chiese Derek sorridendo e chiudendo
l'argomento.
«Colazione?! - disse confusa Ortensia -Sono appena le 4:30»
finì sorpresa spostando lo sguardo sull'orologio alla parete.
«Beh, zia noi di norma ci alziamo verso quest'ora» rispose
con nonchalance suo nipote.
«E cosa fate dopo?» chiese confuso Duff.
«Ci alleniamo, diamo una ripulita in casa o comunque ci
teniamo impegnati - rispose Scarlet - Allora cosa preferite?» domandò di nuovo.
Un'ora dopo i tre Saggi tornarono alle proprie case. Avevano detto ai ragazzi
che quel giorno i loro amici sarebbero comunque andati a scuola, perciò,su
proposta di Scarlet, decisero che sarebbero passati i biblioteca per fare delle
ricerche sui loro antenati.
«Se decidiamo di andare in paese i ragazzi della banda
devono e tare fuori dal nostro lavoro» mise in chiaro Aster.
«Questo è ovvio. L'ultima cosa che voglio e avere mia
sorella tra i piedi mentre lavoro» disse Pervinca.
«È la soluzione migliore, ma dovremo stare molto attenti,
noi due sappiamo quanto possono essere curiosi e impiccioni, Vì» le diede man
forte Scarlet.
«E se dovessero immischiarsi?» chiese Derek, mentre con gli
altri mettevano n ordine le stoviglie lavate.
«Piano A: proviamo a fargli cambiare idea» iniziò Scar.
«Piano B: gli facciamo male» finì Vì.
«Per me va bene» approvò Aster sorridendo. Quando finirono
di riordinare andarono a cambiarsi, poiché erano ancora in pigiama (solo i
pantaloni per i ragazzi e una maglia larga a maniche corte e pantaloncini per
le ragazze).
Allora… ecco il capitolo 14!!!!!
Come avete letto c’è stato un nuovo attacco e gli
abitanti del villaggio hanno scoperto i tatuaggi dei quattro mentre i ragazzi
della Banda iniziano a farsi domande.
Che ne pensate del racconto su Scar e Der? Ho immaginato
che Der, nonostante il suo carattere attuale, fosse molto insicuro e timido nei
confronti di Scar per paura di un suo rifiuto o presa in giro, siete
liberissimi di dirmi il vostro parere (positivo o negativo che sia).
Mi chiedevo: preferite che metta le immagini sparse per
il testo oppure che metta solo un collage a inizio capitolo a tutti quanti? (il
collage sarà fatto con le immagini dei personaggi che dovrei mettere nei testi).
Dalla prossima settimana inizierò anche a mettere un banner
Aspetto le vostre recensioni.
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Capitolo 14 *** Tutta questione di carattere ***
14
Quella mattina non avevano indosso i loro soliti abiti
sportivi, al contrario, indossavano tutte e quattro jeans e camicia. Il tempo
di prepararsi e sellare i cavalli ed era ormai mattina.
«Siete sicure che non disturberemo a quest’ora?» chiese
Derek alle due ragazze salendo sul dorso di Cobalt.
«Tranquillo Der, avranno già iniziato ad aprire le botteghe
e sicuramente incontreremo i tuoi zii» gli rispose Scarlet. A passo lento, si
misero in cammino. Erano un paio di minuti che percorrevano il sentiero in
religioso silenzio, quando Pervinca si bloccò.
«Che succede Vì?» le chiese Aster avvicinandosi.
«Una strana sensazione» rispose la rossa guardando dietro di
se.
«Non ignorare mai le sensazioni. L’ultima volta che l’ho
fatto io ci siamo ritrovati qui» disse Scarlet.
«Di che si tratta?» le domandò Derek.
«È come se qualcuno ci stesse osservando. – disse guardando
oltre gli alberi che circondavano il sentiero a est - Ah, sarà la mia
immaginazione» continuò dopo un sospiro e sorridendo agli amici.
«Se lo dici tu. Allora andiamo altrimenti finisce che si fa
tardi» disse Aster riponendosi in testa alla fila. Quando arrivarono al
villaggio, come predetto da Scarlet, molte botteghe stavano aprendo, tra queste
vi era quella dei Burdock.
«Buon giorno ragazzi. Come mai siete arrivati così presto?»
chiese Marta avvicinandosi al gruppo.
«Giorno zia. Niente di che, non avevamo niente da fare a
casa» rispose Derek.
«Bene giovanotto giacché non avete niente da fare mi dai una
mano a spostare il materiale nel magazzino» disse la donna, aspettandosi
lamentele dal ragazzo che invece non arrivarono.
«Perfetto, anzi ti aiutiamo tutti» le rispose sorridendo.
«Dai Tesoro, stavo scherzando. Non vi chiederei mai una cosa
del genere» disse ancora la donna.
«Noi non scherziamo. Ti aiutiamo volentieri e poi non
lascerei mai fare del lavoro pesante a una donna salvo che non si tratti di
loro due» ripose Aster facendo arrossire la signora Burdock e beccandosi una
sberla sulla nuca da parte di Scarlet.
«Visto zia? Allora da dove iniziamo» chiese sorridendo
Derek.
«Per di qua» ripose la donna ridendo e indicando l’ingresso
del negozio.
«Vanno spostate tutte le merci dal magazzino per fare
l’inventario» disse ancora la donna entrando.
«Va bene. Allora noi ci occupiamo del lavoro pesante tu
prendi nota» disse Pervinca.
«Non Vì voi due non potete, siete ragazze» si oppose Marta.
«Non se ne parla. L’hai sentito Aster no?! Noi due possiamo»
rispose Scar affiancando la migliore amica. Tra chiacchiere e risate i ragazzi
spostarono la merce di metà magazzino, presto si fecero le sette e la piazza
cominciò ad affollarsi.
Grisam, sceso a dare una mano alla madre verso
le 7:15, rimase bloccato a vedere Pervinca che, con Aster, stava riportando in
magazzino i sacchi di farina. Aveva le maniche della camicia rossa a quadri
sollevate fino al gomito e il jeans aderente le fasciava le gambe alla
perfezione; ma la cosa che fece immobilizzare ancora di più il mago del buio,
fu il sorriso sincero che faceva spendere il volto della ragazza.
«Ciao Tesoro» a ridestarlo dai suoi pensieri fu la voce di
sua madre.
«Giorno mamma – la salutò sorridendole – avete bisogno di
una mano?» chiese poi indicando il lavoro che svolgevano i quattro ragazzi.
«Non, non preoccuparti, ormai abbiamo quasi finito» rispose
la donna.
«Zia facciamo così: noi finiamo qui e voi andate di là alla
cassa, - propose Derek - ho l’impressione che sia arrivato qualcuno» finì
indicando l’ingresso della bottega. Come annunciato da Derek, avevano appena
fatto il loro ingresso Vaniglia, Jim e Camelia.
«Va bene, allora andiamo ma se avete bisogno di aiuto o non
ricordate dove va messo qualcosa chiamate» si arrese Marta.
«Tranquilla zia – iniziò Aster chiamando la donna ‘zia’ su
sua gentile richiesta – io ho una memoria eccezionale, ogni cosa sarà dove
l’abbiamo trovata» finì con il sorriso stampato sulle labbra.
«Buon giorno ragazzi, vi porto il solito?» chiese Grisam
entrando nella stanza principale.
«Sì. Gri con chi stavate parlando tu e la zia?» chiese Babù
cercando di scorgere qualcuno nel magazzino.
«Con Derek, Aster, Scarlet e Pervinca. Hanno dato una mano a
mia madre con l’inventario questa mattina presto» le rispose porgendole un
sacchetto con la merenda per quel giorno.
«Cooosaaaa? Ci sono loro nell’altra stanza e tu me lo dici
così?» chiese fulminando l’amico.
«Non te la prendere con lui Babù, anche lui ha saputo pochi
secondi fa che non fossimo qui. Comunque buon giorno» disse Pervinca guardando
la gemella tra lo stupito, per il comportamento di poco prima, e il divertito.
I quattro ragazzi erano entrati nella stanza in tempo per vedere Vaniglia
urlare contro Grisam e avevano fatto fatica a trattenere le risate.
«Ehm… ciao» rispose Babù diventando rossa dall’imbarazzo.
«Comunque di là abbiamo finito» disse Derek rivolgendosi a
suo cugino.
«Di già?! Siete veloci» disse sorpreso Grisam.
«Adesso noi andiamo, abbiamo alcune faccende da sbrigare e
siamo già in ritardo mentre voi dovreste andare a scuola» disse Aster prendendo
a braccetto Vì e dirigendosi verso l’uscita, seguito dagli altri ragazzi. Un
attimo dopo si trovarono in Piazza della Quercia circondati dagli altri ragazzi
della banda. Dopo aver salutato velocemente i ragazzi, decisero di recarsi in
biblioteca.
«Ah, ragazzi, probabilmente oggi a scuola vi sarà comunicato
qualcosa» disse vaga Scarlet.
«Che cosa?» domandò curiosa Salvia.
«Sorpresa» rispose Vì con un ghigno divertito.
«Bene noi andiamo che, adesso, ci siamo davvero intrattenuti
abbastanza. Buona scuola» disse Aster girando i tacchi.
«Io e te dovremo fare un bel discorsetto quando uscirò da
scuola» gli urlò dietro Flox.
«E su cosa?» domandò di rimando Aster.
«Sulla moltitudine di segreti che avete» rispose la
streghetta.
«Flox, se sono segreti, dovranno rimanere tali» le rispose
Pervinca.
«E dovrò parlare anche con te» disse ancora Flox, questa
volta rivolta a Pervinca.
«Avete impegni questo pomeriggio?» domandò Derek ai ragazzi
della banda per interrompere le frecciatine che i suoi due amici continuavano a
mandare.
«No, perché?» chiese Grisam.
«Vediamo oggi pomeriggio, decidete voi ora e luogo. Per noi
è uguale» disse ancora il ragazzo dai capelli castani.
«Verremo da voi verso le quattro allora» rispose Vaniglia.
«Perfetto, a dopo» disse Pervinca, già girata di spalle.
Quando i quattro magici del buio sparirono tra le via del villaggio, i ragazzi
della banda si recarono a scuola.
«Di cosa devi parlare con loro Flox?» domandò Nepeta.
«Del fatto che spesso Vì sta seduta sulle gambe di Aster
quando entrambi sono fidanzati» rispose un po’ inviperita. Vedendo l’amica
leggermente arrabbiata Babù si affrettò a cambiare discorso.
La mattinata scolastica passò molto in fretta e, come aveva
già detto loro Scarlet, gli è stato comunicato che dalla settimana prossima
sarebbe iniziato l’addestramento sia magico sia fisico.
Nel primo pomeriggio la banda si riunì al museo per poi recarsi
dai loro amici. Quando arrivarono, per la prima volta non li trovarono intenti
a combattere o, comunque, armati, bensì stavano disputando una partita a carte
in salone.
«Chi vince?» domandò Babù per far notare agli amici la loro
presenza.
«Io e Aster, è ovvio» le rispose Pervinca.
«Accomodatevi, non state lì sulla porta» disse Scarlet. I
ragazzi non se lo fecero ripetere due volte e si sedettero chi sui divani, chi
sulle sedie e chi sul pavimento.
«A quanto state vincendo?» domandò Jim a Vì e Ast.
«9 a 5. Gli stiamo facendo il sedere a strisce» rispose
Aster ricevendo in risposta un poderoso calcio a una gamba da parte di Scarlet
per il quale iniziò a lamentarsi, facendo ridere tutti apparte Flox.
«Ringrazia che non ci sono i
piccoli Ast, se no il calcio te lo davo io» disse la ragazza, che dalla mattina
non aveva smaltito l’arrabbiatura.
«Ragazzi chiudiamola qui. Abbiamo vinto noi – disse Pervinca
riponendo le carte nello scatolino ignorando le proteste degli amici – dunque,
di cosa volevi parlarci?» chiese poi inginocchiandosi davanti a Flox, seduta
sul divano.
«Perché voi due state sempre abbracciati o tu sulle sue
gambe? Capisco che siete amici ma di questo non me ne capacito» sbottò Flox con
gli occhi lucidi.
«Tradotto: sei gelosa del rapporto che abbiamo io e Aster»
disse Pervinca senza nessuna emozione nella voce, mentre prendeva una sedia e
si metteva affianco al divano. Alle parole dell’amica Aster andò a sedersi
affianco a sua sorella e la fissò.
«È solo questo il problema?» domandò dopo un po’.
«Io non lo definirei ‘solo’» disse irritata Flox.
«Sai Flox, probabilmente se non fosse stato per Vì, io non
sarei qui e non avrei mai saputo di avere una sorella. Con lei ho fatto pratica
quando ho saputo della tua esistenza» disse Aster guardando dritto davanti a
se.
«Ha ragione, e posso assicurarti che è stato un disastro
fino all’età di diciotto anni» aggiunse Pervinca.
«Hai detto che siamo sempre abbracciati, io verrei
abbracciare anche te come faccio con lei, ma sicuramente non è come immagini»
disse ancora Aster cercando di sorridere.
«Allora proviamo, dono certa che non è come dici tu» rispose
Flox alzandosi.
«Va bene, allora: allacciami le braccia intorno al collo» le
disse Aster dopo essersi alzato. Dopo che la ragazza fece come detto, Aster le
circondò il busto con le braccia.
«Vedi avevo ragione» disse Flox.
«Porti una terza?» domandò di punto in bianco Aster. Flox,
alla domanda inopportuna del fratello arrossì di botto e si allontanò. Aster
scoppiò in una fragorosa risata davanti alla reazione di sua sorella.
«Vedi Flox. è questo il tipo di abbraccio che ci diamo io e
Vì, e ogni volta io le faccio un commento sulle sue forme, pensa: all’inizio
non abbracciavo neanche Erica» disse calmando le risate e avvicinandosi a
Pervinca.
«Per esempio Vì porta una quarta abbondante» continuò
mettendo le mani sulle spalle dell’amica da dietro.
«Ok, forse è meglio se questo genere di abbracci li lascio a
lei» disse Flox calmandosi.
«Vedi Flox, è tutta
questione di carattere. Neanche Scarlet si fa abbracciare da Aster sai?!»
disse poi Pervinca.
«E il fatto che vi considerate come fratelli?» chiese ancora
Flox abbassando lo sguardo.
«Per spiegarti questo, devo raccontarti di come siamo
diventati amici» disse Aster sedendosi di nuovo sul divano.
Era notte fonda, Pervinca
era stesa sul letto della stanza che divideva con Scarlet e non riusciva a
prendere sonno. Solo pochi giorni prima si era svegliata dopo due settimane di
coma e non le era ancora permesso alzarsi, poiché aveva una gamba e un braccio
ingessati. Sconsolata, si lasciò sfuggire un sospiro.
Aster non si trovava
in una situazione molto diversa, infatti, neanche lui riusciva a dormire. Aveva
deciso, quindi, di alzarsi per fare due passi; quando passò davanti alla stanza
di Vì e Scar, si fermò. Bussò leggermente alla porta e, non sentendo risposta,
entrò per controllare che stessero bene.
«Neanche tu riesci a
dormire, Vì?» chiese vedendo la bambina sveglia e ridestandola dai suoi
pensieri.
«Ciao Aster, no, non
riesco» rispose girandosi verso il ragazzo biondo.
«Posso fare qualcosa?»
domandò di nuovo il mago avvicinandosi al letto di Pervinca.
«Beh, anche tu sei
sveglio. Possiamo farci compagnia a vicenda» rispose la Pervinca spostandosi
più al lato del letto per fare spazio all’amico. Aster non se lo fece ripetere
due volte e si stese al suo fianco.
«Ti va di fare un
volo?» chiese di punto in bianco il ragazzo.
«Non posso Ast. L’hai
sentita Flora, ha detto che sono ancora troppo debole» rispose sconsolata Vì.
«Ti porto io, dov’è il
problema?!» rispose tranquilla Aster alzandosi dal letto e prendendo una
coperta per avvolgere l’amica.
«Non ce la fai» disse
la rossa cercando di convincere l’amico a rinunciare all’idea.
«Scherzi?! Tu sei una
piuma al massimo porterò solo il peso dei gessi» facendo attenzione a non farle
male, Aster, avvolse la bambina nella coperta di lana e, con lei in braccio,
uscì dalla stanza controllando che Scarlet stesse ancora dormendo.
«Aster, è da un po’
che ci penso; tu e Flora avete detto di essere cugini e che entrambi venite dal
villaggio, ma allora di chi siete figli?» domandò Pervinca quando arrivarono in
cortile.
«I miei genitori sono
Rosie e Bernie Pollimon, mentre la madre di Passiflora è zia Ortensia» rispose
Aster, con una nota di malinconia nella voce.
«Significa che tu sei
il fratello di Flox?» chiese Vì con gli occhi sgranati.
«Fratello?! Ho una
sorella?» chiese a sua volta sconvolto Aster.
«Sì, si chiama Flox ed
è una delle mie migliori amiche – rispose Vì – perché? Qualcosa non va?» chiese
poi vedendo l’espressione un po’ rattristata dell’amico.
«È solo che… io non so
come ci si comporta con una sorella minore» rispose sedendosi con Vì in
braccio.
«Se è solo questo,
allora puoi fare pratica con me e Scar» disse tranquilla Pervinca.
«No. Scarlet no. Tu mi
sei molto più simpatica» disse Aster stringendola di più.
«Allora farai pratica
con me. Io non ho mai avuto un fratello maggiore» rispose Pervinca sorridente.
«Perfetto. Allora
sarai la mia sorellina. Dunque, sorellina, se non sbaglio ti ho portato fuori
nonostante il freddo per volare un po’, reggiti forte» disse ridendo il mago
del buio sollevandosi in volo.
«Da quel giorno siamo diventati in pratica inseparabili»
disse Pervinca quando Aster finì il racconto.
«Posso confermare, e comunque le cose che faccio con lei non
potrei farle con nessun altro» le diede man forte Aster.
«Che genere di cose?» chiese Vaniglia.
«Cose strane che le persone normali non fanno. E a proposito
di questo – rispose Aster per poi girarsi verso l’amica con i capelli rossi -
Vì appena inizierà a fare caldo ci buttiamo dalla scogliera» finì sfidandola
con lo sguardo.
«Per me va bene, sai che non mi tiro mai indietro davanti a
una sfida» rispose la strega stringendogli la mano.
«Ma siete matti? È altissima potreste morire!»disse
spaventata Salvia.
«Proprio per questo, per noi è divertente» rispose Vì.
«Bene, meglio chiudere il discorso – disse Scarlet sapendo
come sarebbe andata a finire - Volete qualcosa per merenda?» finì alzandosi con
Pervinca e dirigendosi in cucina.
Quando tornarono in sala, servirono ai ragazzi della banda
delle fette di pane con marmellata di albicocche e succo, mentre loro due,
Aster e Derek presero delle birre.
«Non dovreste bere alcolici. Soprattutto voi due siccome non
avete ancora ventuno anni» disse Thomas indicando le birre di Scarlet e
Pervinca.
«Volete fare la spia? – chiese Pervinca guardando il mago
luminoso – Comunque vi è stato detto dell’addestramento?» disse poi cambiando
argomento, non le piaceva molto parlare di se.
«Sì, l’hanno detto a scuola, hanno detto che ci insegnerete
a combattere e anche alcuni incantesimi» rispose Grisam.
«Esattamente» rispose Scarlet sorridendo.
Il gruppo di amici passò tutta il pomeriggio a casa Matrix
con i quattro ragazzi, dove rimasero anche per cena. Quando furono le nove,
tornarono a casa, scortati da quattro sfere di fuoco create dai loro quattro
amici in modo che illuminassero il sentiero.
SPAZIO AUTRICE
Allora? Che ne pensate?
Lo so non è successo niente d’interessante e mi scuso se la
storia vi annoia.
Abbiamo visto una Flox gelosa e avuto delle risposte sul
carattere di Ast. Probabilmente molti di voi immaginavano che Vì lo prendesse a
schiaffi o comunque che si vendicasse per i commenti inopportuni di Aster, ma
ho voluto immaginare che dopo diverse litigate sull’argomento lei non gli dia
più molto peso.
A voi i commenti.
Celeste
P.S.
Martedì 15 non potrò aggiornare a causa di uno stage; cercherò
di aggiornare a tutti i costi martedì prossimo.
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Capitolo 15 *** Città antica e passaggi segreti ***
15
«Aaaaahhhhhhh» a svegliare i ragazzi dal sonno fu l’urlo di
Pervinca. La ragazza era seduta sul letto con le mani nei capelli e la fronte
madida di sudore.
«Pervinca? Stai bene?» disse Aster alzandosi di scatto e
andando vicino all’amica. La ragazza non riusciva ancora a parlare e si era
portata una mano sul petto come a rallentare i battiti del cuore.
«È ancora lo stesso sogno?» le chiese Scarlet sedendosi
vicino all’amica.
«No, non proprio» rispose con voce lieve la rossa.
«Ho sognato il giorno della battaglia di sette anni fa, ho
ricordato quello che Lui mi ha mostrato ma non è stato solo quello…» continuò
per poi immobilizzarsi con lo sguardo fisso nel vuoto.
«Che cos’altro hai visto?» chiese Derek, che aveva anche lui
raggiunto l’amica.
«Una stanza. Ma non una stanza qualsiasi, era una di quelle
della vecchia città, solo che non era al buio anzi, era illuminata a giorno»
rispose senza guardare in faccia nessuno.
«E ricordi come ci
sei arrivata?» le chiese Aster,
«Sì – rispose alzando lo sguardo – ma certo! Come ho fatto a
non pensarci prima!» disse di colpo alzandosi dal letto e indossando le prime
cose he trovava.
«Di che stai parlando Vì?» chiese preoccupata Scarlet.
«Non vi siete chiesti perché gli altri non riuscivano a
vedere la seconda porta nella grotta quel giorno? È lo stesso principio per il
sentiero, - rispose vedendo gli amici farsi più seri - devo andare a
controllare» finì prendendo la fondina della sua spada e legandosela in vita.
«Aspetta Vì, vengo con te» le disse Aster iniziando a
vestirsi, imitato subito dagli amici. Una volta pronti scesero in cantina; la
stanza degli incantesimi era nel buio più completo ma nonostante questo non
ritenettero necessario accendere delle candele. Entrarono nel corridoio e lo
percorsero tutto.
«Bene ora dove andiamo» disse Scarlet quando arrivarono al
sentiero che la volta precedente li aveva fatti girare in tondo.
«Percorriamolo, sono certa che non sarà come l’altra volta»
rispose Pervinca, con calma i ragazzi si misero a camminare ripercorrendo il
sentiero.
«Che strano, questa parte non la ricordo. Com’è possibile?»
disse Derek indicando la strada circondata di felci che stavano percorrendo.
«Non ne ho idea» rispose Vì. Poco dopo si trovarono davanti
a delle rovine.
«Non ci posso credere! Vì, quelle sono le rovine della
vecchia città!» esclamò Scarlet con gli occhi sgranati. Gli altri tre non erano
meno scioccati dell’amica bionda.
«Come ci siamo arrivati qui? Non c’era niente» disse ancora
più confuso Derek.
«Evidentemente dovevamo aspettare la notte, ottimo lavoro Vì»
rispose Aster cominciando a camminare con gli altri verso le macerie.
«Cosa stiamo cercando con precisione
Pervinca?» chiese Aster iniziano a tastare la rocca con l’amica.
«Un ingresso, come una porta o anche una crepa nella parete»
rispose la rossa.
«Di qua ragazzi. C’è una porta» disse Scarlet. I tre ragazzi
si avvicinarono ed entrarono. Si trovarono in un corridoio buio e umido.
«Che schifo! Il pavimento è bagnato e c’è puzza di muffa»
disse disgustata Scarlet.
Trattenendo il respiro, i quattro ragazzi continuarono a
camminare. Camminavano tutti lungo le pareti per non perdere l’equilibrio, per
via dell’acqua sul pavimento, e per trovare la giusta direzione, non riuscendo
a vedere niente. Avevano provato più volte a creare delle sfere di fuoco ma la
loro magia pareva essere scomparsa. Procedendo a passo lento, arrivarono in una
stanza leggermente più illuminata del corridoio. A portare un po’ di luce era
una torcia, sicuramente magica, che ardeva sul lato della porta. A quel punto
Aster provò, con un incantesimo, ad accendere la seconda torcia e in un battito
di ciglia la stanza fu illuminata a giorno. Era tanto grande quanto vuota,
completamente di pietra.
«Che cosa sapete su questa città?» chiese Aster con un filo
di voce.
«Non molto. Non è proprio una città sono solo stanze che
percorrono buona parte del sottosuolo del villaggio» spiegò Scarlet.
«Quindi ci sono altri ingressi oltre a questo» disse Derek.
«Sì, uno è sulla riva del fiume Otrot» spiegò Pervinca
avvicinandosi a una porta e notando che anche gli altri corridoi erano
illuminati.
«Perciò ora dove siamo?» chiese Aster.
«Non lo so» rispose sconsolata Scarlet.
«Dai non rattristatevi. Siamo all’interno di una città che
avrà almeno una decina di secoli, facciamo un giro» propose Aster.
«Va bene. Così almeno sapremo dove siamo» disse Pervinca.
Decisero di prendere la prima porta sulla sinistra e ripresero a camminare,
dopo pochi metri si trovarono davanti una parete di pietra.
«Fantastico! Siamo finiti in un vicolo cieco» esordì
Scarlet.
«Non penso Scar. Sarebbe troppo ovvio» disse Pervinca
appoggiando i palmi delle mani sulla parete. Tastò la superficie per tutta
l’altezza e, non notando stranezze, ripose le mani al centro e la tastò in
larghezza. Passando le mani sul lato sinistro della parete sentì un leggero
spostamento.
«Ragazzi! Si è mossa. Aiutatemi a spingerla» disse la
ragazza iniziando a spingere con tutta la sua forza la parete, imitata subito
dopo dai suoi amici. Con non pochi sforzi riuscirono ad aprirla, ma nessuno
immaginava cosa si trovarono davanti.
«Libri?» disse confuso Aster.
I ragazzi si trovavano in una stanza piena di libri,
pergamene e polvere.
La stanza era sicuramente sotto l’effetto di un incantesimo:
tutti gli oggetti presenti svolgevano un lavoro ben preciso. Una macchina
davvero particolare stampava fogli su entrambe le facce, che, a loro volta,
volavano fino al libro dove erano rilegati. C’erano anche alcune penne d’oca
che scrivevano o disegnavano da sole.
«Voi due sapete dove siamo?» chiese Aster parlando a bassa
voce. Nessuna delle due ragazze rispose ma Pervinca si avvicinò all’unica porta
che c’era nella stanza. Lentamente la socchiuse e si pose sotto lo spiraglio di
luce che filtrava, segno che fosse giorno.
«Andiamo via ragazzi» disse richiudendo la porta.
«Perché? Dove siamo?» chiesero i tre ragazzi.
«Siamo in biblioteca, e di sopra ci sono anche alcune
persone» rispose parlando a bassa voce. Facendo meno rumore possibile, si
recarono di nuovo al passaggio segreto ma furono fermati da Scarlet.
«Guardate qui» disse avvicinandosi a un libro dalla
copertina blu.
«Cosa c’è?» chiese Aster. Il ragazzo non ricevette risposta
poiché si erano tutti bloccati davanti al simbolo disegnato sulla copertina:
era il marchio apparso anche sulle loro braccia.
Velocemente Scarlet afferrò il libro e si diresse verso la
porta, la quale, appena tutti i ragazzi la superarono, si richiuse
autonomamente. Di corsa tornarono nella sala centrale e, dopo aver percorso il
corridoio, tornarono in superficie. Il sole era sorto e dovevano essere le
sette circa.
«Torniamo a casa» disse Derek. Gli altri annuirono e si ripercorsero
il sentiero. Mentre camminavano, si voltarono in dietro e notarono che il
sentiero che portava all’ingresso non era al centro della strada, come la notte
precedente, ma era completamente nascosta dalle felci ed era laterale. Ormai
erano certi che si trattasse di un incantesimo, come lo era tutto nella vecchia
città. Scarlet, camminando, stava sfogliando il libro.
«Scar di cosa parla il libro?» chiese Pervinca.
«Sembra un libro di fiabe e leggende» rispose la bionda.
«E il titolo? Cosa c’è scritto?» chiese Aster avvicinandosi.
«È latino, c’è scritto “Fabulae Vallis” significa “Leggende
della Valle”» rispose la strega leggendo l’incisione sulla
copertina posta sopra lo stemma. Lentamente i ragazzi raggiunsero la grotta e
tornarono nella stanza degli incantesimi.
«Lasciamo qui il libro. È meglio avere delle certezze prima
di parlarne alla zia e gli altri Saggi» propose Aster. Nascosero il libro su
uno scaffale insieme agli altri libri di magia e salirono in cucina.
«Dove diavolo eravate?» chiese nervosa Adelaide Pimpernel
spuntando dal soggiorno.
«Di sotto. Voi che ci fate qui?» chiese Aster con un
sopracciglio inarcato.
«Che domande, siamo venute a trovarvi ma non eravate da
nessuna parte» rispose Dalia uscendo dal salotto insieme a Marta e Rosie.
«Ah» rispose soltanto Derek.
«Comunque e quasi ora di pranzo. Da quanto eravate lì sotto?»
chiese Rosie dopo qualche secondo di silenzio.
«Da questa mattina – rispose Scarlet – stavamo studiando e
abbiamo perso la cognizione del tempo» finì guardando l’orologio al muro.
«Tomelilla mi ha detto che vi è stato concesso di allenare i
ragazzi» disse Dalia cambiando discorso.
«Sì e anche di insegnargli qualche incantesimo» rispose
Pervinca andando in salotto per poi sedersi su un divano.
«Come mai?» chiese Adelaide.
«Da soli gli adulti non potranno fare molto se il nemico
decidesse di attaccare seriamente. Se li alleniamo, sapranno almeno difendersi»
rispose Derek.
«E con questo non stiamo dicendo che combatteranno» continuò
Scarlet tranquillizzando le quattro donne.
«Adesso basta con questi discorsi, venite a tavola che
abbiamo già preparato tutto» disse Marta per sdrammatizzare.
«Ottima idea zia» disse Derek sorpassandola ed entrando in
cucina. Dopo pranzo, Scarlet e Pervinca aiutarono le quattro donne a lavare le
stoviglie e ripulire la cucine mentre i due ragazzi sparecchiarono.
«Volete una mano?» chiese Aster.
«In effetti ci sarebbe da spazzare il pavimento» disse
Rosie.
«D’accordo» rispose il ragazzo biondo prendendo la scopa.
«Aster scherzavo, possiamo farlo noi» gli disse sua madre.
«Ma no mamma, lo faccio volentieri. Non è la prima volta che
aiutiamo in casa» disse sorridendo giocoso Aster.
«È vero! Pensate che fanno anche il bucato e rifanno i letti»
disse Pervinca, girata a tre quarti mentre lavava i piatti.
«Sul serio?» chiese shoccata Adelaide.
«Ovvio. Credetemi quando si vive in dieci sotto lo stesso
tetto, nessuno può permettersi di stare con le mani in mano» disse Derek
sollevando le sedie mettendole capovolte sul tavolo, in modo che Aster potesse
pulire.
«Anche se non facciamo tutto manualmente» disse Scarlet
mentre asciugava i piatti che le passava Vì.
«In che senso?» chiese Marta.
«Spesso facciamo degli incantesimi agli oggetti in modo che
facciano da soli, ma solo quando non abbiamo tempo per farle» rispose ancora la
bionda.
«O beh, dovrete insegnarmeli» disse Rosie scatenando le
risate del figlio.
«Non è difficile mamma, guarda – le disse quando riuscì a
riprendere fiato – continua tu» finì rivolto alla scopa che ora si muoveva da
sola.
«Tutto consiste nel concentrare il potere solo alla mano con
cui tocchiamo l’oggetto e dirle cosa fare, ma non bisogna chiedere bensì
ordinare, ma si può fare anche senza il contatto fisico con l’oggetto» spiegò
Aster riprendendo il controllo sulla scopa.
«Devi spiegarmela meglio questa cosa del potere» rispose la
donna. Quando ebbero finito, le quattro donne dovettero tornare al villaggio e
i ragazzi si proposero di accompagnarle a cavallo.
«Non se ne parla che io salga su quel coso» urlava Adelaide
Pimpernel, indicando Dafne, il cavallo di Scarlet.
«Mamma, per la millesima volta, è un cavallo e si chiama
Dafne» disse esasperata Scarlet.
«E adesso o sali da sola o ti ci porteremo su con la forza»
finì fulminando la madre con lo sguardo.
«No, no e ancora no. E poi non posso salire con la gonna»
rispose la donna.
«Ok l’hai voluto tu, Derek?» disse la ragazza rivolgendosi
prima a sua madre e subito dopo al fidanzato. Senza neanche bisogno che Scarlet
finisse la frase, Derek sollevò Adelaide Pimpernel a mo di sacco di patate e,
dopo aver dato a Scarlet il tempo di salire e di fare inginocchiare il cavallo,
la caricò in groppa, il tutto con il sottofondo di urla di disapprovazione
della donna.
«Voi salite da sole o avete bisogno di aiuto?» chiese Aster
rivolgendosi alle altre tre.
«Penso che ce la faremo da sole» rispose Marta. Lentamente
salirono tutti in groppa e partirono a passo lento alla volta del villaggio.
«Wow, non immaginavo fosse così bello, se ignoriamo che mi
si è addormentato il sedere con tutto questo dondolio» disse Adelaide tenendosi
ancora al busto della figlia.
«Te lo avevo detto che stavi facendo tanta scena per niente»
le rispose Scarlet sorridendo.
«Come va lì dietro?» chiese Aster girandosi, essendo in
testa alla fila.
«Tutto bene» rispose per tutti Pervinca, in fondo alla fila.
«Ragazzi ma per l’allenamento, non preferite aspettare i
vostri amici? Non penso riuscirete a gestire così tanti ragazzi da soli» disse
di punto in bianco Marta.
«Nah, ce la faremo benissimo da soli» rispose Derek.
«Sai zia, ci è stato raccontato della professoressa de
Transvall, il terrore della Horace McCrips, ebbene sappiate che in fatto di “crudeltà”
non è niente se paragonata a Scar e Vì» continuò Aster.
«Impossibile, Margherita de Transvall è senza dubbio la
professoressa più severa che abbia mai insegnato a Fairy Oak» disse
esterrefatta Rosie.
«Su questo non c’è dubbio, ma comunque nei limiti di una
professoressa in una scuola» disse Scarlet.
«Noi insegneremo incantesimi, combattimenti e anche come
difendersi da evocazioni magiche» finì Pervinca.
«Per favore non esagerate, i nostri ragazzi non sono
abituati a combattere e non saprebbero da dove iniziare» disse sconsolata
Dalia.
«Stai tranquilla mamma» la tranquillizzò sua figlia.
Dopo aver accompagnato le loro parenti al villaggi, i
quattro ragazzi tornarono a casa poiché avevano deciso di leggere il libro
trovato la mattina.
SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutte!!!!!!!
Che dire del capitolo… Pervinca ha di nuovo i suoi strani sogni,
come quelli che faceva a Marzia. E grazie al sogno sono riusciti a trovare la
vera strada a cui portava il sentiero.
Tutti i ragazzi sanno fare le faccende domestiche anche se
spesso usano la magia (come vorrei poterlo fare anche io).
Purtroppo non potrò aggiornare fino a martedì 22.
Al prossimo capitolo
|
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Capitolo 16 *** Prime informazioni e... ***
pri
Molti secoli fa,
quando i magici e i non magici vivevano ancora separati e maghi luminosi e del
buio erano in conflitto, c’era una sola terra in cui i tre popoli vivevano in
pace e armonia.
La città di Arbea era
un luogo magnifico poiché ogni cosa presente in quelle terre racchiudeva un po’
di magia in se stessa. Tutto questo era possibile perché quelle terre ospitavano
tre importanti figure che mantenevano l’equilibro.
James Nox era il
Guardiano del buio mentre il suo gemello Jack Lumos era il Guardiano della
luce. James era il fratello maggiore, nato con 12 ora di anticipo rispetto a
suo fratello ed insieme formavano la prima Alleanza tra poteri.
A quel tempo
l’infinito potere era una ragazza di nome Gemma. Aveva lunghi capelli castani e
gli occhi profondi, marrone anch’essi. Era la compagna di James dal quale
aspettava una bambina.
Un giorno un numeroso
gruppo di rivoltosi, composto di magici luminosi e non magici, attaccò il
palazzo, dove i due fratelli vivevano insieme alle rispettive compagne. Quel
giorno Gemma morì mentre attraversando un corridoio, il pavimento crollò. La
donna cadde rovinosamente a terra sbattendo la nuca sulle macerie.
Accecato dal dolore
provocato dall’aver visto la sua amata morire davanti ai suoi occhi, James Nox
perse la ragione e con un incantesimo potentissimo e oscuro distrusse l’intero
gruppo di rivoltosi.
Quando si avvicinò a
Gemma, ormai priva di vita, non poté trattenersi dall’urlare il suo dolore.
La bambina che portava
in grembo Gemma fu salvata per miracolo e fu chiamata Dafne. James quando vide
per la prima volta sua figlia non poté non notare che la bambina aveva i suoi
stessi occhi azzurri che, però, davano una sensazione di calore, al contrario
di suo padre che li aveva più freddi del ghiaccio. Nonostante sapesse di non
fare la scelta giusta, James, quella stessa notte, sparì senza lasciare
traccia. Prima di andare via, però, aveva lasciato un delicato bacio sulla
fronte della bambina e le aveva messo in mano una catenina con un cuore.
La piccola non conobbe
mai suo padre e visse con suo zio Jack Lumos, che si prese cura di sua nipote
per tutta la sua vita.
Si dice ancora oggi
che quando il vento soffia forte, James Nox stia urlando il suo dolore.
Scarlet si fermò dopo aver letto la prima storia del libro.
«Che ne pensate?» chiese guardando i volti assorti dei suoi
amici.
«Potrebbe sembrare una normalissima storia ma ci sono molti
dettagli realistici» rispose Aster.
«Anche secondo me, ma sappiamo ancora troppo poco perché
esprima la mia opinione» disse Derek.
«E tu Vì?» chiese Scarlet.
«Il ciondolo» rispose la rossa fissando un punto indefinito
della loro camera.
«Quale ciondolo?» chiese Derek.
«Quello della storia, Lui me l’ha mostrato quel giorno, lo
vidi nella grotta che trovammo anni fa, sepolto dalle piante rampicanti ed era
leggermente rovinato» rispose voltandosi verso gli altri.
«Aspetta. Io so dov’è» disse Scarlet chiudendo di scatto il
libro.
«Perfetto, un punto a nostro favore. Dov’è?» chiese Derek.
«In una delle stanze sotterranee nei pressi del fiume, lì
c’è un altro ingresso» rispose la ragazza.
«Fantastico ma meglio non cercarlo ora. Se tu l’hai visto
significa che almeno una parte della storia è vera ed è meglio saperla tutta
prima di combinare danni» decise Aster.
«Sono d’accordo» disse Pervinca.
«Bene, per oggi basta misteri. Tutti a nanna» disse Derek
giocoso.
«Giusto, buona notte» gli rispose Scarlet baciandolo e
infilandosi sotto le coperte del suo letto.
La mattina successiva riuscirono a dormire un po’ di più e
alle 8:00 erano svegli e riposati, pronti per andare al villaggio per spiegare
ai ragazzi lo svolgimento degli allenamenti. Presero i loro mantelli e
sellarono i cavalli. Nonostante fosse lunedì mattina, si era deciso che la
scuola sarebbe saltata per permettergli di spiegare la situazione ai ragazzi
del villaggio.
Arrivarono all’ingresso della struttura e ad attenderli
c’erano Duff, Tomelilla, Ortensia e Pancrazio.
«Buongiorno» salutarono i quattro cittadini.
«Buongiorno, avete pensato alla nostra proposta?» chiese
Derek scendendo da cavallo e imitato subito dopo dagli altri.
«Sì figliolo ci abbiamo pensato, e abbiamo deciso di
accettare» rispose Duff.
«Perfetto allora oggi quando spiegheremo come avverrà
l’allenamento ai ragazzi ci sarete anche voi?» chiese Aster.
«Esattamente» rispose
Ortensia.
«Comunque abbiamo deciso di non fare allenare nessuno oggi,
gli spiegheremo soltanto la situazione» disse Scarlet.
«Come mai?» chiese Pancrazio.
«Le armi non sono ancora pronte e poi dovevamo accordarci
con voi su dove dare le lezioni di magia» rispose Pervinca iniziando a
camminare con gli altri verso il campo.
«Bene, per voi va bene allenare i ragazzi solo durante il
pomeriggio? Così potrete anche usufruire delle aule per le lezioni di magia»
propose Tomelilla.
«Va benissimo zia, ma non tutti i giorni» rispose Pervinca.
«Su questo ci accorderemo dopo» disse Pancrazio. Alle 9:30
gli spalti si riempirono di persone. Quando ci furono tutti, Duff e Pancrazio
scesero nel campo affiancando i quattro ragazzi.
«Come avete saputo tutti, abbiamo concesso di far allenare
nel combattimento e altri tipi di magia i ragazzi che hanno già compiuto i
sedici anni – iniziò Duff – dopo questa decisione abbiamo discusso e abbiamo
accordato sul dover far allenare anche gli adulti» continuò, il silenzio che
riecheggiava nello stadio era assoluto rotto solo dai due uomini al centro del
campo che parlavano.
«Non è una strana coincidenza che mio padre affianchi spesso
il tuo quando si tratta di prendere decisioni?» chiese Derek bisbigliando
all’orecchio della fidanzata.
«In effetti è strano» rispose Scarlet cercando di non scoppiare
a ridere.
«In realtà dietro di loro due ci sono anche zia Tomelilla e
zia Ortensia, poi i vostri padri se ne prendono il merito per mettere d’accordo
magici e non magici» spiegò Aster a bassa voce.
«E quando ci sono problemi per i magici luminosi li affianca
nella scena anche la zia Tomelilla» continuò Pervinca.
«Bene ragazzi, volete continuare voi?» chiese il sindaco
spostando l’attenzione dei presenti sul piccolo gruppo.
«Sì, certo» disse Aster senza fare una piega.
«Ast, non sai di cosa stessero parlando!» gli fece notare Vì
bisbigliandoglielo all’orecchio mentre lo affiancava.
«Improvviserò» rispose risoluto il biondo.
«Senza ulteriori indugi, vi dico che abbiamo deciso che oggi
non vi faremo allenare ma vi spiegheremo un po’ in cosa consisterà
l’addestramento, non abbiamo neanche deciso i giorni ma sono certo che il
consiglio si accorderà e ce lo farà sapere al più presto» iniziò con voce
ferma.
«Ha spostato l’attenzione dei presenti su un altro argomento
per distrarli dal discorso precedente, ingegnoso» bisbigliò Scarlet al fidanzato.
«Per il momento giacché i nostri amici non sono presenti, vi
alleneremo solo noi quattro. Scarlet si occuperà degli incantesimi Aster e
Derek di combattimenti corpo a corpo e di spada mentre io mi occuperò di
creature magiche e di allenarvi con l’arco e le frecce» spiegò Pervinca.
«Naturalmente ci saranno dei giorni in cui faremo teoria
ovvero incantesimi ed evocazioni e giorni in cui si combatterà» finì risoluto
Derek.
«Sappiamo che ognuno di voi prende lezioni di magia
direttamente dai propri zii e abbiamo deciso che per il momento li
sospenderete, ma solo chi ha compiuto i sedici anni» disse Scarlet.
«Noi non abbiamo nient’altro da aggiungere perciò… avete
domande?» chiese Aster. Immediatamente si alzarono alcune mani. Dopo un cenno
affermativo di Aster prese la parola Vaniglia.
«Come farete a insegnarci degli incantesimi se voi siete
tutti e quattro maghi del buio?» chiese confusa.
«Vedi Vaniglia, esistono degli incantesimi poco conosciuti
che se recitati da un mago del buio hanno un certo effetto mentre se recitati
con le stesse parole da un mago della luce, hanno l’effetto contrario» rispose
Pervinca.
«La stessa procedura serve per fare in modo che
l’incantesimo s’inverta, così se il magico luminoso recita le parole di un
certo incantesimo del buio al contrario può creare un incantesimo distruttivo,
naturalmente innocuo se paragonato all’effetto dato dal magico del buio. Se non
avete capito, non preoccupatevi, vi spiegheremo meglio a lezione» continuò
Scarlet.
«Bene, qualcun altro?» chiese Derek.
«Ci darete compiti a casa?» chiese Francis.
«Non credo Francis, non vi chiederemo mai di allenarvi con
la spada nel giardino di casa – rispose il ragazzo sorridendo – probabilmente
solo di leggere le spiegazioni di precisi incantesimi o le caratteristiche di creature
magiche» finì tranquillizzando il mago della luce che annuì.
«Giacché non c’è altro, io direi di tornare ognuno alle
proprie commissioni – disse il sindaco rivolto ai cittadini sugli spalti –
ragazzi, vi faremo sapere quando inizierete le lezioni» continuò rivolgendosi
ai quattro ragazzi.
«Perfetto papà» rispose Scarlet.
Mentre i cittadini scendevano dagli spalti per tornare
ognuno alle proprie mansioni, i componenti della banda del Capitano andarono
dietro ai loro quattro amici che si erano velocemente allontanati dal campo.
«Qualcuno ha visto da che parte sono andati?» chiese
Scricciolo guardandosi attorno.
«Zitto Robin – disse Grisam zittendo l’amico - ascoltate»
finì rivolto a tutti.
«Vì, Aster ha ragione. Dobbiamo andare lì almeno a dare un’occhiata,
potrebbero esserci altri passaggi segreti all’interno del villaggio» disse
Derek con voce calma.
«O anche fuori» rispose la voce inviperita di Pervinca.
«Ragazzi io do ragione a Vì, è pericoloso» disse Scarlet,
che dalla voce sembrava leggermente su di giri.
«Appunto per questo, meglio controllare prima che qualcuno
si cacci nei guai. Se succederà, avremo diversi problemi e non potremo svolgere
le nostre ricerche da soli, non mi piace quando degli impiccioni mi danno
problemi e, tu, Vì, lo sai meglio di chiunque altro» disse alterato Aster.
«Ma di che stanno parlando?» chiese Celastro bisbigliando.
«Non ne ho idea» rispose Salvia, sempre con voce bassa.
«Va bene – disse in uno sbuffo Pervinca – diamoci una mossa
però» finì.
«Così ti voglio bellezza» disse la voce di Aster
affievolendosi, segno che si stavano allontanando.
«Dobbiamo andargli dietro» disse Thomas.
«E se ci scoprono e si arrabbiano?» chiese preoccupata
Nepeta.
«Ci trasformeremo in animali e non si accorgeranno di niente»
decise Flox.
«Ma non sta bene che li seguiamo» disse Shirley.
«Allora non avremmo neanche dovuto origliare» rispose
Scricciolo.
«Però potremmo cacciarci in qualche guaio» cercò ancora di
convincerli.
«Ormai ci siamo dentro, andiamo fino in fondo» disse Grisam,
e dopo un sospiro rassegnato da part dell’Infinito Potere, si tramutarono tutti
in uccelli, trasformando anche i non magici.
SPAZIO AUTRICE
Sono tornata. Contente?
Sono tornata ieri e, per farmi perdonare, oggi aggiorno.
Nel capitolo scopriamo un primo racconto tratto dal libro
che hanno trovato i ragazzi. Hanno spiegato in cosa consisterà l’allenamento e
adesso stanno per recarsi alla città sotterranea.
Non ho altro da aggiungere.
Auguro a tutte una Buona Pasqua a voi e alle vostre
famiglie.
A martedì
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Capitolo 17 *** ... guai ***
17
I ragazzi,tramutati in volatili di ogni tipo, seguirono i
loro amici, che procedevano a galoppo.
«Derek, tu e Scarlet andate a prendere l’occorrente, noi
andiamo a chiudere i cavalli» disse Aster mentre scendevano dai cavalli.
«Va bene Ast, io prendo anche il mio arco» disse Scarlet.
«Sì Scar, meglio essere preparati a tutto» le diede la
conferma il ragazzo.
«Sei ancora certo che sia una buona idea?» chiese Pervinca.
«Certo – rispose sicuro il mago del buio – ehi Vì, c’è
qualcosa che non va?» le chiese poi vedendola abbassare lo sguardo. Non
ricevendo risposta si voltò verso di lei e le sollevò il viso prendendole il
mento con due dita.
«Cos’hai piccola?» le chiese di nuovo.
«Non so cos’aspettarmi da quel posto, né io né Scar abbiamo
mai visto niente oltre una stanza e… non voglio rischiare di perdere nessuno di
voi, non voglio che abbiate problemi con le vostre famiglie» disse la rossa con
voce rotta.
«Ma tu non perderai nessuno e, anche se avremo problemi con
quelli del villaggio, non devi temere niente, io sarò sempre dalla tua parte.
Non ti libererai mai di me» disse strappandole un sorriso con l’ultima parte
del discorso.
I ragazzi della banda, chi invisibile e chi appollaiato
sugli alberi, rimasero leggermente stupiti dalla conversazione dei due ragazzi.
«Grazie Ast» disse la
ragazza abbracciandolo con tutte le sue forze.
«Mi stai stancando con tutti questi ‘grazie’, però noto con
piacere che hai messo il reggiseno a fascia oggi» disse sorridendo il mago del
buio.
«Ah-ah. E con questo possiamo mettere fine al momento
serietà di Aster Pollimon» rispose Pervinca di nuovo sorridente.
«Mi conosci sorellina, odio essere serio» rispose Aster circondandole
il fianco con un braccio e dirigendosi con lei all’interno della stalla.
«Visto Flox? Anche a lei abbvaccia così» disse bisbigliando
Acanti, trasformato il passero e seduto affianco alla fidanzata.
Non ci volle molto che i ragazzi entrassero in casa.
«Come entriamo Gri?» chiese Vaniglia. Il ragazzo rimase in
silenzio qualche secondo.
«Dal camino, è spento» rispose riprendendo il volo. Il primo
a entrare fu proprio il Capitano e, dopo aver notato che la casa fosse vuota,
disse ai suoi amici di scendere. Mentre gli altri entravano nella stanza,
Grisam si allontanò e notò la porta che dava alla cantina aperta. Facendo piano
si intrufolò di sotto e vide i quattro nella stanza degli incantesimi.
Velocemente tornò di sopra e, dopo che tutti si furono trasformati in insetti,
scesero nella Stanza degli Incantesimi.
«Dobbiamo prenderlo il libro?» chiese Scarlet avvicinandosi
a una delle librerie.
«No, potremmo perderlo» rispose dura Pervinca.
«Hai ragione. Allora prendo solo un paio di sacchetti e
provette» disse la bionda.
«Che ci devi fare?» chiese Derek.
«Campioni, Derek» rispose piccata. Scarlet e Pervinca misero
tutto l’occorrente nelle borse a tracolla che portavano e si misero davanti
alla porta situata dall’altra parte della stanza, dopo di ché entrarono.
«Ragazzi da qui potremo proseguire solo noi magici. I non
magici non possono entrare nella Stanza degli Incantesimi. È meglio se
proseguiamo solo in pochi, voi altri tornate al villaggio e copriteci con i
nostri genitori, al nostro ritorno vi faremo sapere tutto» disse Grisam. Tra
gli sguardi delusi di molti, Grisam, Vaniglia, Flox, Shirley e Thomas entrarono
nella Stanza degli Incantesimi e subito dopo attraversarono la seconda porta
trovandosi nel corridoio. Seguendo le voci dei quattro ragazzi e facendo meno
rumore possibile, arrivarono alla fine del corridoio. A questo punto seguirono
il sentiero.
«Di qua ragazzi» sentirono dire da Pervinca. Loro rimasero
nascosti tra gli alberi finché gli altri non attraversarono la siepe, dopo di
che li seguirono. Quando si trovarono davanti al rudere si tramutarono
in insetti e li seguirono all’interno del passaggio segreto.
«Ma dove stanno andando?» chiese spaventata Flox. Per tutta
risposta gli altri si guardarono attorno confusi.
«Fammi capire Ast: ogni santa volta che verremo qua dentro
dovremo sopportare questo schifoso fetore di carogna?» chiese Scarlet
tappandosi il naso.
«Facci l’abitudine Scar. Quando torneranno gli altri,
chiederò a Erica di fare un incantesimo per liberarcene» rispose altrettanto
disgustato il biondo. Non ci volle molto per raggiungere la stanza principale.
Come la volta precedente, fecero un incantesimo di fuoco e le torce si accesero
all’unisono. Il gruppetto d’insetti rimase nascosto nel corridoio buio,
lottando con tutte le loro forze per non vomitare.
«Dove andiamo questa volta?» chiese Derek.
«Mmhh… per di qua» decise Aster, poco dopo si sentirono i
loro passi allontanarsi.
Quando non sentirono più le voci e i passi dei ragazzi, il
gruppetto tornò in forma umana ed entrarono nella stanza.
«Do-dove siamo?» chiese Shirley guardandosi attorno senza
parole.
«Non lo so» rispose Flox esterrefatta.
«Da che parte possono essere andati?!» chiese Babù
ridestando gli amici dai loro pensieri e che cominciarono a guardarsi intorno.
«Avete sentito?» chiese Derek girandosi nella direzione da
cui erano venuti.
«Cosa?» chiese Scarlet.
«Sembravano delle voci e dei passi» rispose il mago del
buio.
«Impossibile, nessuno sa di questo posto apparte noi» disse
confuso Aster.
«Che qualcuno ci abbia seguito?» chiese Pervinca abbassando
il tono della voce, in modo che la sentissero solo i suoi amici.
«C’è un solo modo per scoprirlo» disse Scarlet prendendo una
freccia e mantenendosi pronta a scoccarla mentre tornavano indietro. Gli altri
tre avevano sfoderato le loro spade e, con il massimo silenzio, si diressero
verso la stanza. Con un incantesimo spensero le torce e tre le urla di paura
degli intrusi, li circondarono per poi riaccendere i fuochi.
«Ma guarda un po’ chi ci ha portato il vento?!» disse
Pervinca fulminando il gruppo con i suoi occhi lucenti di rabbia.
«Oh siete nei guai questa volta» disse Scarlet squadrandoli.
In compenso nessuno dei sei ragazzi aveva il coraggio di aprire bocca, sia per
la paura di una sfuriata sia per la consapevolezza di essersi cacciati in un
grosso guaio.
«Scar e Vì ci avevano detto che siete dei ficcanaso ma non
immaginavo fino a che punto» disse Aster riponendo la spada nella fondina.
«Cos’è questo posto?» chiese Vaniglia con voce lieve.
«Affari nostri» rispose lapidario Derek, facendo
immobilizzare i ragazzi.
«Perché ci avete seguito?» chiese Aster.
«Vi abbiamo sentito parlare appena finita la riunione al
campo» rispose Flox con lo sguardo basso.
«Mmhh… quindi avete sentito molto» disse ancora Aster. Intanto
anche Pervinca e Scarlet riposero le loro armi su muta richiesta di Derek.
«Ast, meglio posticipare la nostra perlustrazione a un’altra
volta» disse Scarlet.
«Giusto Scar, adesso li accompagniamo di sopra anche perché
devo fargli alcune domande» rispose il mago del buio.
«Forza, davanti a me» disse Pervinca abbastanza arrabbiata.
«Perché davanti?» chiese Shirley.
«Così posso tenervi d’occhio e assicurarmi che non farete
scherzi» rispose la ragazza. Aster, che era affianco a Derek davanti alla fila,
superò gli altri e andò vicino a Pervinca.
«E meno male che non volevamo scocciature» le disse
prendendole la mano.
«Infatti» rispose la rossa. Aster non provò a chiederle
altro sapendo bene che quando l’amica era arrabbiata tendeva a parlare poco e a
distaccarsi ma, nonostante questo, si sorprese a vedere che non lasciò la sua
mano. Appena tornati tra le rovine, Derek e Scarlet, in testa al gruppo, si
fermarono.
«Perché ci avete seguito?» chiese di nuovo Scarlet.
«Vi abbiamo sentito parlare di pericoli e di ricerche e
volevamo sapere di che si trattasse» rispose Grisam.
«E non vi è passato per la testa che poteva essere
pericoloso per voi o, semplicemente, che non erano affari vostri?» sbottò
irritata Pervinca.
«Chi altri sa di questo posto?» chiese Vaniglia ignorando la
frase della sorella.
«Nessuno, e non dovreste saperlo neanche voi» rispose Derek
appoggiandosi con la schiena a una colonna.
«Perciò vi lascio scegliere: o non farete parola con nessuno
di ciò che avete visto, oppure vi cancelleremo la memoria con un incantesimo. A
voi la scelta» disse Aster.
«Se non diremo niente, ci direte cosa è questo posto?»
chiese Thomas.
«No» risposero all’unisono Scarlet e Pervinca.
«Quello che volevano dire è che non vogliamo rischiare di
mettervi in situazioni più grandi di voi» disse Derek, cercando di ‘mettere una
pezza’ sulla risposta delle due ragazze.
«No, Derek, volevamo dire che non vogliamo scocciatori»
disse Vì ricevendo man forte dall’amica bionda.
«Non diremo niente a patto che ci spiegate in che situazione
ci siamo cacciati» disse Grisam.
«Non osare ricattare Burdock, non ho paura di cancellarti la
memoria e non ti risparmierò solo perché sei il cugino di Derek» espose
Pervinca puntando il dito contro il ragazzo.
«Pervinca? Posso parlarti un attimo?» chiese Derek all’amica
con la quale, appena accettò, si allontanò.
«Che vuoi?» sbottò la rossa appena furono
abbastanza lontani da fare in modo che nessuno li sentisse.
«So che tu e Aster preferite avere campo libero sulle cose e
non vi piace avere scocciature ma secondo me dovresti pensarci. Potrebbe essere
utile averli dalla nostra parte, certo non gli dovremmo dire proprio tutto
quello che succede ma almeno il minimo per fare in modo che nessun altro
s’impicci» disse il ragazzo guardandola negli occhi.
«Derek ma ti senti mentre parli? È una pessima idea, se noi
gli diciamo quello che vogliono sapere faranno sempre più domande» rispose
Pervinca guardandolo con occhi furenti.
«Secondo me no» disse il bruno non reggendo lo sguardo
dell’amica.
«Se è per la minaccia di poco fa, stai tranquillo non farò
niente se loro staranno al loro posto» disse Vì.
«Va bene, immagina di avergli cancellato la memoria, pensi
che gli altri non faranno domande su cosa è successo in questo tempo? Non credi
si insospettiranno quando non sapranno rispondere?» chiese ancora alzando lo
sguardo.
«Non provare a farmi cambiare idea Derek, non servirebbe»
rispose la strega.
«Però non mi hai smentito. Sai che è vero» disse Derek.
«Odio quando hai ragione – sbottò dando le spalle all’amico
e stringendo i pugni – facciamo così: se riuscirai a convincere Aster, farai
quello che devi, come lo farò io» decise la rossa.
«Per me va bene» rispose Derek. Non aggiunsero altro e
tornarono da gruppo. La situazione non era molto diversa da poco prima: Scarlet
e Aster erano l’uno affianco all’altra e scrutavano i sei ragazzi seduti per
terra. Appena notarono il ritorno dei due ragazzi, gli diedero tutta la loro
attenzione.
«Affare fatto, voi non farete parola ad anima viva di ciò
che avete visto e noi vi spiegheremo che cos’è» disse Derek.
«Ma a una condizione: dopo avere ricevuto le informazioni
che volete, non dovrete più neanche pensare di seguirci e non dovrete pensare
minimamente di fare delle ricerche per conto vostro» finì Pervinca, rispondendo
all’occhiata confusa di Aster e Scarlet con una che significava che avrebbe
spiegato tutto dopo.
«Perché non possiamo aiutarvi?» chiese Vaniglia.
«Perché sono cose che non vi riguardano» rispose Derek, cercando di non far rimanere male la ragazza.
«Allora? Non parlerete con le buone o con le cattive?»
chiese Pervinca.
«Nessuno saprà niente, spiegateci ciò che dovete» rispose
Grisam fissandola negli occhi.
«Bene, andiamo» rispose la rossa iniziando a camminare in
prossimità della grotta.
SPAZIO AUTRICE
All’inizio del capitolo abbiamo una Pervinca preoccupata
e spaventata ma, come abbiamo visto, Aster riesce sempre a farla stare meglio.
Secondo me i ragazzi della Banda hanno un particolare
radar per scovare i guai ahahaha.
Mi chiedevo… nessuno di voi si chiede perché Ast e Vì
sono così legati nonostante i diversi caratteri? Comunque, se ve lo chiedete,
lo scoprirete continuando a leggere (spero di non essere troppo cattiva).
Al prossimo capitolo.
P.S. probabilmente cambierò il giorno per postare i
capitoli, vi farò sapere
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Capitolo 18 *** Accordi ***
18
«Cioè, ci state dicendo di aver scoperto un’antica città
sotterranea con passaggi segreti che portano da una parte all’altra del
villaggio e avete la certezza che il nemico è lo stesso di sette anni fa, e non
avete detto niente ai Saggi?» chiese Vaniglia alzandosi dal divano con gli
occhi sgranati. Erano da quasi un’ora che erano tornati a casa e, dopo pranzo,
Pervinca e Scarlet avevano raccontato, tralasciando molte parti, quello che
sapevano.
«Cosa ci state ancora nascondendo? Come storia non regge»
disse Grisam.
«Accontentati di quello che abbiamo detto Grisam, se abbiamo
saltato delle parti, evidentemente non vi riguardano» rispose Scarlet
inviperita.
«Bene avete avuto quello che volevate, ora siamo pari» disse
Aster.
«Permetteteci di aiutarvi. Sono cerca che vi servirà
qualcuno che non desti sospetti al villaggio» disse Flox.
«No Flox. come abbiamo già detto è pericoloso e non sappiamo
cosa aspettarci, quindi la mia risposta è NO» disse Aster.
«ma ormai ci siamo dentro anche noi» disse Shirley.
«Visto Derek? Io te l’avevo detto che era una pessima idea
coinvolgerli» disse Pervinca guardando l’amico abbassare lo sguardo
consapevole.
«Non è il caso» rispose Scarlet all’affermazione di Shirley.
Non poterono continuare la conversazione che sentirono bussare alla porta e
Pervinca si precipitò ad aprire.
«Cia zia. Entrate» disse la ragazza entrando in soggiorno.
«Ciao Tesoro, stavamo cercando Vaniglia e gli altri, ci è
stato detto che erano venuti qui da voi» disse Lalla Tomelilla entrando seguita
da Dalia e Adelaide.
«Sì, sono in soggiorno» rispose la ragazza indicando la
stanza. Appena le tre donne entrarono nella stanza, solo Aster, Derek e Scarlet
notarono che la loro amica aveva appena formulato un incantesimo.
«Erano passati a farci alcune domande sull’allenamento che
dovranno seguire» disse sedendosi sul divano, stando attenta a non interrompere
il contatto visivo sulle tre donne.
«Ah, va bene, ci eravamo preoccupate non trovandovi» rispose
Dalia.
«Ah, Thomas, quasi mi dimenticavo, ti cercava tua madre,
aveva bisogno di aiuto con delle commissioni» disse Adelaide.
«Zia Tomelilla sarebbe un problema se loro quattro
rimanessero qui a dormire?» chiese Derek indicando Grisam, Vaniglia, Flox e
Shirley.
«No non penso, comunque ora torniamo al villaggio e
avvisiamo noi» rispose la strega.
«Non è necessario li accompagniamo noi, così prendono anche
un cambio» disse Scarlet alzandosi. Poco dopo le donne dovettero tornare alle
proprie case, più tranquille rispetto all’arrivo e con loro anche Thomas. Ma
proprio mentre il ragazzo attraversava la soglia della porta, Aster formulò un
incantesimo formano un sottile strato di fumo che, silenzioso e delicato, entrò
nella testa del giovane.
«Che cosa gli hai fatto?» chiese Shirley preoccupata per il
fidanzato.
«Se proprio dovete essere coinvolti, meno siete e meglio è.
Gli ho cambiato i ricordi di ciò che è accaduto oggi, crede che vi abbiamo
immediatamente scoperti e che siate rimasti perché vi abbiamo fatto delle
domande, e sa che gli adulti non devono sapere delle vostre intenzioni» rispose
il mago del buio.
«Non gli hai fatto del male vero?» chiese Flox.
«No stai tranquilla,
starà benissimo – rispose alla sorella – Pervinca?» disse chiamando l’amica.
«Sì?» rispose la ragazza.
«Grande idea» le disse sorridendo.
«Che incantesimo hai fatto alla mamma la zia e la signora
Pimpernel?» chiese Vaniglia.
«Ho fatto in modo che non facessero domande su quello che
avremmo detto, per questo non hanno fatto storie per farvi rimanere qui
stanotte» rispose la strega del buio.
«Avevate deciso già tutto?!» disse Grisam.
«Esattamente, meno sono coinvolti più possibilità di
riuscita» disse Scarlet.
«Discorso chiuso, andiamo» disse Aster alzandosi.
«Dove?» chiese Shirley.
«A dire ai vostri genitori che resterete qui» rispose
Derek. In breve tempo furono tutti in cammino diretti al villaggio. Una volta
arrivati, Derek, Aster e Pervinca andarono a parlare con le proprie famiglie,
mentre Scarlet accompagnò Shirley a casa sua. La famiglia Poppy su richiesta di
molti si era trasferita all’interno del villaggio per una maggiore sicurezza.
Poco dopo si ritrovarono tutti in Piazza della Quercia ma,
mentre stavano per tornare a casa, furono fermati dall’arrivo dei ragazzi della
banda.
«Ragazzi» li chiamò Nepeta, attirando l’attenzione di tutto
il gruppetto. Camelia corse incontra al fidanzato e lo abbracciò.
«Poverina, non lo vede da millenni» bisbigliò Aster
all’orecchio di Pervinca, riferendosi a Grisam e Camelia. Pervinca distolse lo
sguardo.
«Sentite noi andiamo. Voi se avete ancora intenzione di
venire raggiungeteci prima che faccia buio» disse Vì guardando sua sorella e
gli altri tre.
«Veniamo adesso» disse Vaniglia.
«Non è necessario, voi date le spiegazioni che dovete ai
vostri amici, noi vi aspetteremo a casa» disse Aster con un ghigno dispettoso
stampato in faccia. Senza aggiungere altro il gruppetto si allontanò sparendo
tra le strade del villaggio.
«Allora com’è andata?» chiese Scricciolo.
«Non è successo niente, ci hanno beccati appena entrati
nella stanza degli incantesimi e ci hanno fatto rimanere lì per farci alcune
domande» rispose secco Grisam, ricordando ciò che gli aveva detto Aster.
«Quindi, missione fallita» disse sconsolato Francis.
«Ci rifaremo ne sono certo» disse Billy.
«Non è il caso, lasciamo stare» disse Babù. Il gruppo non
rimase molto a parlare e Grisam, Vaniglia, Flox e Shirley raggiunsero
l’abitazione tra gli alberi. Li andò ad aprire Derek.
«Appena in tempo ragazzi» disse facendo loro segno di
entrare.
«In tempo per cosa?» chiese Flox. Derek non ebbe il tempo di
rispondere che fu preceduto.
«CAZZO SCARLET! SCOTTA!» urlò la voce alterata di Aster.
«Oh Aster, sì uomo, è solo un po’ d’acqua calda» rispose la
ragazza. I ragazzi posarono le proprie cose in salotto e seguirono le voci
degli amici fino alla cucina.
«Che cosa state combinando?» chiese Vaniglia guardando a
occhi sgranati le condizioni in cui era ridotta la cucina.
«Dovevamo preparare una torta, ma quando pare, è più
difficile di quanto sembra» rispose Pervinca.
«Confermo» disse Aster scuotendo i capelli e facendo cadere
un’inimmaginabile quantità di farina.
«Ci credo. La cucina sembra un campo di battaglia» disse
Grisam.
«Credimi Gri, ci sono campi di battaglia più puliti e
ordinati» disse Derek scoppiando a ridere.
«Ridi di meno te. Che non sei neanche capace di leggere una
ricetta» disse Scarlet lanciando un pugno di farina addosso al fidanzato.
«Vi diamo una mano, almeno non vedremo altri ingredienti
trucidati – disse ridendo Vaniglia – a che cosa la volevate fare?» chiese poi.
«Al cioccolato è ovvio» risposero Vì e Ast all’unisono. Il
gruppo si mise all’opera, all’infuori di Aster e Pervinca che, mentre gli altri
erano distratti, si allontanarono un po’ e tornarono con un libro di ricette
per liquori e infusi.
«Che cosa dovete farci con quello?» chiese Grisam indicando
il libro mentre metteva l’impasto in una teglia aiutato da Vaniglia.
«Non si può gustare un dolce senza il giusto accompagnamento
– spiegò Aster – come lo facciamo Vì?» chiese all’amica iniziando a sfogliare
il libro.
«Mmhh, direi di cambiare la ricetta e fare un normale
sciroppo alle ciliegie» propose la ragazza.
«Per me va bene, ma diminuiamo la quantità di zucchero
altrimenti fa schifo» disse il biondo. In perfetto silenzio i due ragazzi
prepararono tutti gli ingredienti e misero il tutto sul fuoco.
«Come fate a essere così silenziosi?» chiese Flox.
«Non mi piace il baccano» rispose semplicemente suo
fratello.
«Allora immagino che con loro due sia stato difficile
mantenere il silenzio» disse Vaniglia indicando Scarlet e Pervinca.
«Al contrario parlavano davvero poco all’inizio. Poi Pervinca
è guarita e Scarlet ha iniziato a studiare magia e sono diventate più
socievoli» rispose Derek. Appena finì di parlare, sentirono Aster imprecare.
«Che succede Ast?» chiese Pervinca voltandosi verso il
biondo.
«Niente, mi sono solo bruciato» le rispose. La ragazza prese
la mano che l’amico provava a nascondere dietro la schiena e guardò l’ustione.
«Mettilo sotto l’acqua io ti prendo del ghiaccio» disse andando
verso il freezer.
«Vaniglia mi passi lo strofinaccio?» chiese alla sorella che
le diede l’oggetto richiesto.
«Dai Vì, non è niente non ce n’è bisogno» cercò di
dissuaderla Aster.
«Zitto e siediti» gli disse, il ragazzo non si oppose e
obbedì. Poco dopo aveva la mano fasciata a opera d’arte e gli era stata anche
applicata una pomata.
«Dove sarei senza di te?» chiese il ragazzo più a se stesso
che a Pervinca.
«Probabilmente in fondo a un fosso» rispose Vì, togliendo
dal fuoco lo sciroppo.
«Grazie» le disse Aster ignorando l’ultima frase dell’amica
ricevendo come risposta un sorriso.
«Sai Aster, quando il giorno che siete tornati vi avevo
visto l’uno di fianco all’altra avevo pensato che foste una bella coppia e
ancora non sapevo del vostro rapporto. Adesso vi vedo e lo penso ancora» disse
Flox, aiutando Vaniglia a sfornare la torta.
«Beh grazie Flox. e ti dirò una volta ci ho provato con lei»
le disse Aster.
«Sul serio? E cosa è successo?» chiese Shirley mentre con
Vaniglia e Flox si metteva comoda per ascoltare.
«Ho ricevuto un poterono calcio in un punto molto delicato –
disse guardando l’amica che se la rideva – e poi ho incontrato l’amore della
mia vita» disse con il sorriso stampato sulle labbra.
«Erica» finì per lui Flox.
«Esattamente. Anche se per come ci siamo conosciuti,
dovrebbe odiarmi» disse il biondo.
«Perché?» chiese Babù.
«Perché sia Erica sia Antony avevano pensato che io fossi la
sua fidanzata» rispose Vì.
«Gli do ragione poverini, noi quattro camminavamo a coppie
tenendoci per mano» disse Scarlet.
«Ma per fortuna è tutto risolto ed io sono felicemente
fidanzato con Erica» disse sospirando sollevato Aster.
«E poi, Flox, non ti sarei piaciuta come cognata» disse
Pervinca versando nei bicchieri la bevanda appena fatta.
«Come io non sarei piaciuto a Vaniglia in veste di cognato»
le diede man forte Aster, facendola ridere.
«Però voglio fare un patto con te» le disse e vedendola
annuire continuò.
«Se ci fosse la possibilità che fra… diciamo dieci anni entrambi
saremo ancora single sapremo da chi andare per non passare il resto della
nostra vita da soli» disse tendendole la mano.
«Per me va bene. In quel caso saremmo ‘per sempre amici e
contenti’» disse Pervinca stringendo la mano dell’amico, non rimasero molto
tempo seri poiché scoppiarono a ridere ignorando i commenti degli amici.
Vista l’ora che si era fatta tra le varie chiacchiere, decisero
di cenare. Dopo cena andarono tutti in salotto, dove Derek raccontò agli altri
quattro ragazzi la situazione.
«E di che parla questo libro che avete trovato?» chiese
Grisam, quando suo cugino terminò le spiegazioni.
«Non abbiamo ancora avuto il tempo di leggerlo per bene, ma
in breve racconta una parte della storia della valle sotto forma di fiabe»
rispose Scarlet.
«Lo possiamo vedere?» chiese Vaniglia.
«Meglio di no, se volete, potremo raccontarvi ciò che
abbiamo letto ma è meglio non mostrarvelo» disse Aster.
«Va bene, allora appena andrete avanti, fateci sapere» disse
Flox.
«Quindi ci state?» chiese Aster ai quattro ragazzi che
annuirono.
«Bene, adesso basta con questi discorsi – disse Derek – voi
domani andate a scuola?» chiese ai quattro.
«No, abbiamo parlato con i nostri genitori e gli altri della
banda è abbiamo deciso di non andare» rispose Vaniglia.
«Quindi che si fa ora? Mi sembra presto per andare a
dormire» chiese Flox constatando che fossero solo le nove di sera.
«Allora andiamo di sotto» propose Derek.
«A quest’ora?» chiese confusa Flox.
«Di notte non c’è il rischio che arrivi qualcuno a spiarci»
rispose Vì, lasciando intendere la bravata compiuta dai quattro amici quella
mattina. Erano tutti pronti, armati di giacche e torce ma Aster li fermò.
«Ragazzi – disse richiamando l’attenzione su di se – è
arrivato un messaggio dagli altri, domani pomeriggio saranno qui» disse
leggendo il pezzo di carte leggermente bruciato.
«Perfetto» commentò Pervinca. I due si fissarono per
interminabili secondi negli occhi dopodiché, come se niente fosse, scesero
nella stanza degli incantesimi.
SPAZIO AUTRICE
Come avrete notato, ho deciso che aggiornerò ogni
giovedì.
Tornando al capitolo, spero non vi abbia dato fastidio
che Thomas fosse escluso dalla situazione, ma volevo fare in modo che i quattro
ragazzi potessero familiarizzare un po’ di più con i loro parenti.
Non so voi, ma la parte che ho preferito è stata la
preparazione della torta, con tanto di patto finale.
Fatemi sapere che ne pensate e, se vi va, date un
occhiata anche all’altra mia storia originale.
A giovedì 1 maggio 2014 baci <3
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Capitolo 19 *** Prima lezione ***
19
Scarlet e Pervinca se ne stavano sedute al tavolo della
cucina, entrambe con una tazza di caffè fumante in mano. Avevano passato buona
parte della notte precedente in giro per i corridoi dell’antica città, in
conclusione, avevano scoperto che i corridoi attraversavano tutto il sottosuolo
del villaggio.
Quando erano tornati a casa, erano così stanchi che andarono
immediatamente a dormire.
«Vì, io vado a farmi una doccia, con la speranza di
svegliarmi. Tu che fai?» chiese Scarlet alzandosi e mettendo la sua tazza nel
lavello.
«Finisco il mio caffè e preparo la colazione agli altri»
rispose la rossa ridestandosi dai suoi pensieri. Non si dissero altro, e Scarlet
si recò al piano di sopra. Pervinca, ancora totalmente immobile a fissare il
vuoto, non si accorse dell’ingresso di Grisam.
«Ciao» le disse facendola accorgere della sua presenza.
«Ciao, scusa non ti ho sentito entrare» si scusò Pervinca.
Dall’ultima chiacchierata con i suoi amici era passato un po’ di tempo e lei
aveva deciso che sarebbe stata il più lontano possibile da Grisam, almeno
finché non avrebbe parlato con Antony e non avesse capito veramente cosa
voleva.
«Non preoccuparti, a che pensavi?» le chiese Grisam.
«Niente di particolare. – rispose la ragazza – Che cosa
preferisci per colazione?» chiese lei per cambiare argomento.
«Tranquilla posso fare io» disse il biondo.
«Ma no posso fare io, allora?» chiese sorridendo.
«Del caffè va benissimo» rispose rassegnato Grisam.
«Solo?» chiese confusa Pervinca.
«Sì, perché?» chiese altrettanto confuso Grisam.
«Niente, è l’abitudine, nessuno dei ragazzi si accontenta
solo di una tazza di caffè, hanno dei pozzi senza fondo al posto dello stomaco»
spiegò Pervinca facendo un cenno col capo verso il piano superiore, dove Aster
e Derek dormivano ancora.
«Come mai ti sei svegliato così presto?» chiese Pervinca
versando il caffè e porgendoglielo.
«Non riuscivo più a prendere sonno» rispose tranquillo
Grisam.
«Vuoi anche una fetta di torta al cioccolato?» chiese
Pervinca ricordandosi della torta preparata il giorno precedente.
«Va bene, grazie» dopo che Vì gli porse il dolce, i due si
misero a parlare del più e del meno facendo attenzione a non svegliare gli
altri con le loro risate.
Poco dopo tutti gli altri scesero in cucina e fecero
colazione. Non passò molto, che le chiacchiere dei ragazzi furono interrotte da
un incessante battere di pugni alla porta seguiti da una voce maschile
abbastanza alta.
«RAGAZZI SVEGLIAAAAA. NON ABBIAMO INTENZIONE DÌ STARE TUTTA
LA MATTINA QUI FUORI!!!» la voce era quella di Christopher, Pervinca e Scarlet
con un enorme sorriso stampato in faccia corsero ad aprire e poco dopo, dal
soggiorno, si sentirono le urla giocose e le ristate delle ragazze. Non ci
volle molto che gli altri videro il possente mago della luce entrare nella
stanza con le due ragazze messe a mo di sacchi di patate sulle spalle.
«Giorno» esordì il mago come se niente fosse. Subito dopo
fecero il loro ingresso Erica, che corse ad abbracciare Ast, Antony e Flora. Dopo
i diversi saluti e dopo un’abbondante colazione per i nuovi arrivati, si
riunirono tutti in salotto, dove ai quattro amici fu spiegata tutta la
situazione.
«E quindi oggi che si fa?» chiese Christopher quando Derek
smise di parlare.
«Prima di date una rinfrescata e vi riposate, poi si vedrà»
rispose Pervinca dando una pacca sulla spalla all’amico e scatenando le sue
risate.
«Questo era sottintenteso, Vì» le disse ancora ridendo.
«Mi raccomando, nessuno apparte loro quattro sa niente di
tutto quello che vi abbiamo raccontato, quindi acqua in bocca» disse Scarlet.
I quattro, senza ulteriori indugi, andarono al piano di
sopra a sistemare le loro cose e farsi una doccia.
Nella tarda mattinata ricevettero un messaggio da parte dei
saggi e del sindaco che li avvisava che il primo allenamento si sarebbe tenuto
quel pomeriggio.
Come da accordi, alle tre del pomeriggio il campo sportivo
era strapieno, i ragazzi che avrebbero partecipato all’allenamento erano tutti
nel campo mentre sugli spalti c’erano la maggior parte dei genitori e gli altri
ragazzi più piccoli. Per evitare incidenti si era deciso che Duff, Tomelilla e
Ortensia avrebbero supervisionato l’allenamento. Appena il gruppo fece il suo
ingresso nel campo, Aster, Derek, Scarlet e Pervinca furono assaliti da quattro
piccoli uragani.
«CIAOOO» avevano urlato i bambini in contemporanea, facendo
accorgere tutti gli altri del loro arrivo.
«Ehi cuccioli» disse Scarlet prendendo in braccio sua
sorella, imitata dai tre amici.
«Vi ricordate di loro?» chiese poi girandosi verso gli
altri.
«Certo» rispose Mike salutando con la mano sua cugina. Immediatamente,
si avvicinarono i tre Saggi e Ortensia abbracciò forte sua figlia.
«Avete deciso come tenere gli allenamenti?» chiese Duff.
«Pensavamo che per oggi avremmo dato una spolverata alle
loro conoscenze magiche e poi spiegheremo le basi del combattimento» rispose
Derek.
«Va bene, se avrete bisogno di aiuto, chiamate» disse
Tomelilla. Poco dopo i tre tornarono sugli spalti con i bambini. Quando il
silenzio celò nel campo, si fecero avanti Chris e Flora.
«Bene, come tutti sapete, siete qui per essere addestrati al
combattimento. Oggi per cominciare abbiamo deciso di insegnarvi alcune tecniche
basilari per il combattimento e controllare il vostro livello di preparazione
magica» iniziò Christopher.
«Sicuramente nessuno di voi ha mai combattuto in vita sua
perciò inizieremo non proprio dalle basi, poiché immagino che almeno qualcuno
di voi ha sicuramente fatto a pugni almeno una volta» disse Derek che, dopo
aver visto tutti i ragazzi negare col capo spalancò la bocca shoccato.
«Non ci credo che non abbiate mai fatto a botte!» esordì
Chris.
«Credici Chris. Loro sono bravi ragazzi, non scavezza-collo
come noi» disse Vì ridendo.
«Fantastico! Dovremo iniziare da come schivare un pugno»
disse Derek.
Andandoci molto leggeri, Derek, Christopher e Pervinca
spiegarono i movimenti basilari per il combattimento con le spade.
«Bene, adesso faremo una prova pratica. Der, Vì? Ve ne occupate
voi?» chiese Chris ai due ragazzi che erano seduti per terra.
«Con immenso piacere» disse Derek alzandosi.
«Tranquillo Der, farò piano» disse invece Vì, ricevendo per
risposta una risata sarcastica da parte di Derek. I due si misero l’uno davanti
all’altra e fecero vedere i movimenti che gli avevano insegnato.
«Adesso provate voi, ma non esagerate» disse Chris.
Il gruppo se la cavò egregiamente guadagnandosi solo qualche
livido.
«Come sta andando?» chiese la voce di Aster alle spalle di
Vì.
«Sono bravi. Chris e Der gli fanno ancora vedere le mosse e
io tengo d’occhio tutti» rispose lei, senza bisogno di guardare l’amico.
«Ma muori dalla voglia di fare a botte anche tu, vero?»
chiese ancora Ast.
«Quello sempre» rispose sorridendo.
Poco dopo si scambiarono i gruppi e, alle 19:00 avevano
deciso di mandare a casa tutti.
SPAZIO AUTRICE
Siete contente che gli altri siano tornati? Personalmente
lo sono così così.
Si è finalmente svolta la prima lezione. Vi chiedo scusa
se ho descritto molto i vari esercizi, ma non sono molto esperta sulla
descrizione dei combattimenti.
Il capitolo è un po’ corto e, secondo me, noioso ma mi
farò perdonare con il prossimo. A proposito di questo, vi lascio (solo per
questa volta) un piccolo spoiler.
«Ti ricordo che io ci sono nata tra questi baccalà»
disse con rabbia.
«Ed io ti ricordo che non voglio morirci per colpa di
qualcuno che non sa parare o schivare un colpo» rispose lui con altrettanta
rabbia.
«Bene, se è così che la pensi con me ci hai chiuso Antony
Jones» disse per poi ridurre in polvere l’arma del suo ormai ex ragazzo.
Incuriosite????? Recensite e fatemi sapere.
A giovedì
Baci <3
|
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Capitolo 20 *** Di nuovo amici ***
20
Pervinca era sulla scogliera a fissare l’infrangersi delle
onde sulla parete rocciosa e ripensava a tutto quello che era successo in
quella mattinata.
Da quando Antony era
ritornato dal viaggio con Erica, Flora e Chris, non faceva altro che litigare
con Pervinca che era sempre più spesso arrabbiata e intrattabile.
Quella mattina di fine
maggio, come accadeva sempre, il gruppo si stava dirigendo al campo per
disporre le armi che avrebbero usato in quella lezione e per preparare il campo
per sopportare l’evocazione di creature demoniache. Pervinca era
particolarmente di pessimo umore, a causa degli incubi che da giorni popolano
le sue notti.
«Flora se tu sei
d’accordo, tu, Erica e Antony potete occuparvi di disporre le armi, mentre noi
altri ci occupiamo di preparare il campo» propose Christopher.
«Va bene Chris, ma
niente demoni eccessivamente pericolosi» Flora concordò con il marito e,
insieme ai due ragazzi, andò a controllare le armi.
Quando arrivarono
tutti, iniziarono la lezione. L’allenamento si svolse nel migliore dei modi
finché non arrivò il momento il cui Grisam battersi contro Antony. Tutti i
ragazzi della Banda interruppero il proprio esercizio per guardare il loro
Capitano all’opera.
Inizialmente, il
combattimento si svolse tranquillamente, Finché Tony, spinto da non so quale
forza, alzò lo sguardo verso Pervinca che, in quel momento, guardava sorridente
il Capitano.
Capire in quel preciso
istante quale fosse il motivo della continua ostilità di Pervinca nei suoi
confronti, fece sì che Tony attaccasse Grisam con più forza e rabbia,
aggiungendo ai colpi di spada anche gli incantesimi.
Notando che la
situazione stesse precipitando, Chris, Aster e Derek provarono a interrompere
l’incontro, ma con scarsi risultati.
Nell’esatto momento in
cui Antony riuscì a disarmare Grisam, un’esplosione lo scaraventò contro la
parete degli spalti che aveva alle spalle.
«Si può sapere che
cazzo ti prende? Potevi fargli male» esordì la voce alterata di Pervinca. La
ragazza si diresse di fronte al mago della Luce a passo di carica finché non se
lo trovò davanti.
«Non si impegnava
abbastanza» rispose quasi ringhiando il ragazzo.
«Evidentemente non
vedi bene. per essere passate solo poche lezioni si è impegnato moltissimo»
disse Pervinca.
«Tu invece vedi benissimo
vero Pervinca?» chiese lui sarcastico.
Pervinca, intuendo si
riferisse a poco prima, non rispose alla provocazione.
«Ti ricordo che noi
siamo qui per insegnargli a combattere e che se hai voglia di combattere per
sfogare la rabbia, battiti contro uno di noi» esordì arrabbiata.
«Con immenso piacere»
disse Antony, sempre più nervoso, brandendo la spada e puntandola alla gola
della ragazza.
«ANTONY!» «SEI IMAZZITO?»
urlarono all’unisono Erica e Flora.
Ignorando le parole di
tutti i presenti, i due iniziarono a duellare al massimo delle loro
potenzialità. Dopo diversi minuti in cui si sentivano solo gridi e le voci dei
ragazzi che chiedevano a tutti di allontanarsi da loro, Pervinca, dopo essersi
resa invisibile, comparve alle spalle di Antony e gli puntò la spada alla gola.
«Non devi esagerare
con loro» ringhiò Pervinca.
«Io faccio quello che
c’è da fare e se questi baccalà non mi lasciamo altra scelta uso le maniere
forti» rispose Tony, piegandosi in avanti e facendo cadere la ragazza con la
schiena al suolo.
Dopo essersi alzata,
sfruttando la forza degli addominali e delle gambe, Pervinca guardò il ragazzo
con sguardo si fuoco.
«Ti ricordo che io ci
sono nata tra questi baccalà» disse con rabbia.
«Ed io ti ricordo che
non voglio morirci per colpa di qualcuno che non sa parare o schivare un colpo»
rispose lui con altrettanta rabbia, per poi sferrare un altro colpo che
Pervinca parà con la mano nuda.
«Bene, se è così che
la pensi con me ci hai chiuso Antony Jones» disse per poi ridurre in polvere
l’arma del suo ormai ex ragazzo.
Senza dare il tempo ai
presenti neanche di metabolizzare i fatti, Pervinca lanciò un fischio acuto che
richiamò il suo cavallo e, dopo esserle salita in groppa, andò via a galoppo.
Era passata da un pezzo l’ora di pranzo ma Pervinca non
aveva la minima intenzione di tornare indietro.
Passarono altri minuti, in cui l’unico suono che si
avvertiva era quello del mare.
«Pervinca?» chiese una voce sorpresa in lontananza.
La strega del buio si voltò e, cercando di tenere a bada i
lunghi capelli rossi scossi dal vento, scorse in lontananza una figura
femminile.
«Oh. Ciao Shirley» esordì riconoscendo la ragazza che si
stava avvicinando.
«Dove sei stata tutto il giorno?» chiese quando furono a
pochi metri di distanza. Pervinca fece spallucce e si guardò intorno con fare
ovvio.
«Ti stanno cercando tutti» continuò l’Infinito Potere
sedendosi di fianco alla ragazza.
«Mi dispiace per te e Tony» esordì Shirley dopo diversi
minuti di silenzio.
«Evidentemente non eravamo fatti per stare insieme, non
dispiacerti» rispose Pervinca.
Le due ragazze rimasero a chiacchierare per circa un’altra
ora, fin quando Vì non accompagnò la ragazza a casa per poi dirigersi al
villaggio, dove era certa di trovare tutti.
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
A Fairy Oak era tutti preoccupati per Pervinca, non
riuscendo a trovarla da nessuna parte. La sua famiglia, nonostante le
rassicurazioni da parte di Flora e gli altri, non prendeva pace. Christopher e
Aster erano intrattabili, non sapevano cosa aspettarsi in quel momento dalla
loro amica.
Erano circa le tre del pomeriggio quando, mentre erano tutti
radunati nella piazza con la famiglia Periwinkle, videro una figura a cavallo
raggiungerli a grande velocità.
«SI PUÓ SAPERE DOVE DIAVOLO SEI STATA TUTTO QUESTO TEMPO?»
urlò Scarlet in preda alla rabbia appena l’amica fu a pochi metri di distanza.
«Numero uno: non urlare perché ci sento benissimo; Numero
due: ero alla scogliera» rispose con nonchalance la strega con i capelli rossi
cannella.
«Eravamo preoccupati, Vì, non puoi sparire per mezza
giornata senza far sapere niente a nessuno» disse Erica avvicinandosi.
«Come stai?» le chiese poi a voce più bassa.
«Bene» rispose Pervinca tranquilla.
Per i due giorni successivi Pervinca e Antony si evitarono
con la peste: non si parlavano, fingevano di non vedersi e se uno dei due
entrava in una stanza, l’altro usciva automaticamente.
Quel giorno, però, Antony capì che non potevano andare
avanti in quella maniera, anche perché stava diventando difficile fingere di
non vedersi quando si abita nella stessa casa e si deve lavorare a stretto
contatto.
Pervinca era nella cucina insieme a Flora quando vide
entrare Tony, ma, prima ancora che potesse fare qualcosa, lui le parlò.
«Pervinca? Possiamo parlare?» chiese senza guardarla negli
occhi. Contrariamente a tutto ciò che lui si aspettava per risposta, la ragazza
annuì e lo precedette in giardino.
«Mi sono comportato da vero stronzo con te l’altro giorno,
ero accecato dalla rabbia e dalla gelosia dopo aver visto come lo guardi, ma so
che avrei dovuto controllarmi» iniziò mentre lei gli dava le spalle.
«Non ti sto chiedendo di dimenticare o… di darmi un’altra
possibilità, perché sappiamo entrambi che non servirebbe a niente. Negli ultimi
tempi litigavamo molto spesso non ti nascondo che anch’io ho pensato spesso che
questa sarebbe stata la soluzione migliore. Ti chiedo solo di andare avanti»
disse parlando lentamente.
«Sai Tony, secondo me abbiamo fatto un errore mettendoci
insieme. Forse eravamo più legati da amici che da fidanzati. Tu ora non mi stai
chiedendo di dimenticare, lo so, ma… che ne dici se riprendessimo da dove ci
siamo fermati? Prima di metterci insieme?» chiese lei girandosi verso il
ragazzo.
«Credi che riusciremo tornare amici?» chiese di rimando lui
avvicinandosi.
«Non abbiamo mai smesso di esserlo» rispose sicura Pervinca
abbracciandolo.
SPAZIO AUTRICE
Alloraaaa? Che ne pensate? Spero non siate rimaste deluse
dal capitolo, ma non mi andava di levare completamente di mezzo Antony.
So che la descrizione della lite non è delle migliori ma
spero che sia almeno passabile (incrociando le dita).
Bene, io non ho altro da aggiungere. Vi lascio la parola
A giovedì
Baci <3
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Capitolo 21 *** Troppi hanno sofferto ***
21
Pervinca e Tony parlarono di tutto e di più quel giorno,
finché non arrivò il momento di parlare di Grisam.
«Non avrei mai immaginato che fosse stato il tuo primo
ragazzo» esordì il ragazzo quando Vì finì di raccontare.
«Già» fu il secco commento di Pervinca.
«Vì, se ti dicessi che anche io ho conosciuto una ragazza…
qui. Come la prenderesti?» chiese il mago luminoso titubante abbassando lo
sguardo.
«Ti direi che non sono per niente arrabbiata – rispose
facendo il modo che la guardasse – chi è?» chiese poi.
«Non so come si chiama, ma è una strega della luce, ha i
capelli castani e gli occhi color cioccolato» rispose sorridendo.
«Deduco dagli occhi che ti brillano e dal sorriso ebete che
hai in faccia, che ti piace molto – disse Vì – fatti avanti» gli propose poi.
«Magari fosse così semplice» rispose Antony rattristandosi.
«Perché?» chiese Vì a qual punto.
«È fidanzata» rispose lui sospirando sconsolato.
«Oh… lasciala andare Tony, credimi ci sto passando anch’io»
disse Pervinca, a sua volta rattristita.
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
I ragazzi della Banda quel giorno avevano deciso di andare
in spiaggia e dopo aver incontrato Derek, Scar, Aster ed Erica, li convinsero
ad andare con loro.
«È assurdo che quei due non si parlino ancora. Dove siamo?
All’asilo?» sbottò Flox una volta che Scarlet finì di raccontare gli eventi
degli ultimi giorni.
«Non è poi la fine del mondo se non si parlano» esordì Derek
che stava sdraiato a pancia in su sulla sabbia calda.
«Perché?» chiesero tutte le ragazze della Banda all’unisono.
«Se non si parlano: niente litigi…» iniziò Der.
«… Niente schiamazzi…» continuò Aster.
«… Più ore di silenzio» finì Derek.
«E meno male che sono vostri amici. Pensa se fossero stati
vostri nemici» disse Camelia.
«Ma io lo dico per il bene di Vì; lei non gli parla perché è
troppo orgogliosa, come lo sono io del resto, e lui non parla a lei solo perché
è arrabbiato. Quando si calmerà, sarà lui a scusarsi» rispose Aster.
Non passò molto tempo che sentirono delle voci e delle
risate. Poco dopo scorsero in lontananza Pervinca e Antony che scherzavano
mentre si avvicinavano al gruppo.
«Non posso crederci fino a stamattina si ignoravano» disse
Erica.
«Secondo me sono tornati insieme» disse invece Nepeta.
«No, lei non lo farebbe mai. Non dopo di quello che è
successo» disse Aster.
«Ehi. Come va?» esordì Antony avvicinandosi sorridente al
gruppo.
«Noi bene. Voi più tosto?» chiese Vaniglia con sguardo
interrogativo.
«No. Non siamo tornati insieme, Babù, e non accadrà mai»
rispose Vì intuendo l’indirizzo dei pensieri di tutti.
«Oh grazie al cielo. Mi stava prendendo un infarto» esordì
Derek.
«Mi hai levato le parole di bocca» concordò Aster con un
sospiro di sollievo.
Dopo aver spiegato agli altri la situazione, il gruppo
riprese a scherzare come se niente fosse.
Rimasero tutti lì a scherzare fino al tramonto. A quel punto
il gruppo si divise per tornare ognuno a casa propria.
«Voi iniziate ad andare, ragazzi. Io resto qui ancora un po’»
esordì Pervinca tenendo lo sguardo fisso sul fuoco, che era stato in precedenza
acceso.
«Va bene, ma non fare troppo tardi» rispose Derek per tutti.
La ragazza annuì e riprese a guardare le fiamme.
- - - - - - - - - - - - - - - - -
Grisam stava per tornare a casa insieme a Flox e Acanti
quando sentì delle voci in lontananza.
«Voi iniziate ad andare, ragazzi. Io resto qui ancora un po’»
disse la voce di Pervinca.
«Va bene, ma non fare troppo tardi» disse la voce di suo
cugino. Il mago rimase immobile sul posto. Era da quasi due mesi che provava a
rimanere solo con Vì, voleva parlare, anche se non sapeva neanche di cosa. Le
sensazioni che s’impadronivano di lui appena era arrivata non erano cambiate,
anzi si erano accentuate e aveva bisogno di parlare con lei per sapere, per
capire, cosa sentisse veramente.
«Qualcosa non va, Gvisam?» chiese Acanti ridestandolo dai
suoi pensieri.
«… C-cosa?» chiese confuso.
«Eri immobile e non rispondevi quando ti chiamavo. Ti senti
bene?» chiese Flox.
«Sì sì , sto bene. voi andate a casa io… credo di aver
dimenticato una cosa» disse Grisam, raccontando la prima balla che gli fosse
passata per la mente.
«Se vuoi, ti aspettiamo» disse Acanti.
«No voi andate pure. Ci vediamo domani a scuola» rispose per
tornare in spiaggia.
Pervinca era seduta sulla sabbia bianca con il mento
poggiato sulle ginocchia, in una posizione rannicchiata. Il ragazzo, non sapendo
cosa dire per attirare la sua attenzione, si schiarì la voce.
Pervinca, che non si era accorta dell’arrivo di Grisam,
sussultò e si voltò con sguardo impaurito.
«Ah, sei tu Gri» esordì tranquillizzandosi.
«Non mi hai sentito arrivare?» le chiese per stemperare
l’imbarazzo.
«No, ero immersa nei pensieri, mi capita spesso» rispose
spostano nuovamente lo sguardo sulle fiamme.
«Qualcosa non va Vì?» le chiese notando la sua espressione
particolarmente triste.
«Niente. Solo, pensavo a quanto siano cambiate le cose in
sette anni» rispose con tono nostalgico.
«Quando dopo la battaglia non ti trovammo, i tuoi genitori
entrarono in un profondo stato di depressione. Erano inconsolabili, ma le cose
sembrarono tornare alla normalità quando tua madre scoprì di essere incinta»
raccontò Grisam guardando anche lui il fuoco.
«Mi dispiace di aver dato tutti questi dispiaceri a tutti.
Quando ho fatto l’incantesimo non era neanche in programma che rimanessi in
vita. E, pensandoci ora, sarebbe stato meglio per tutti se io fossi morta sette
anni fa» disse Pervinca con gli occhi lucidi.
«Questo non devi dirlo neanche per scherzo. È stato per
tutti un sogno che diventava realtà quando sei tornata» disse il Capitano
prendendole la mano.
«Ma ho fatto soffrire tutti. I miei genitori hanno sofferto,
Vaniglia ha sofferto e… e anche tu» disse con voce spezzata.
«Ma ora sei qui. Ed io non potrei esserne più felice» detto
questo, Grisam la baciò.
Il bacio non durò molto, ma fu abbastanza da far arrivare
Pervinca alle conclusioni che cercava dal giorno che lo rivide: provava
qualcosa per il giovane Capitano, qualcosa di molto forte che da ora in avanti
sarebbe stato ancora più difficile ignorare.
«No – disse appena si staccarono – è sbagliato Gri, tu stai
con Camelia e non è giusto che altre persone soffrano a causa mia» disse tra le
lacrime. Grisam non ebbe il tempo di dire niente poiché Pervinca scappò via.
SPAZIO AUTRICE
Ed ecco che Vì e Tony hanno fatto pace a tutti gli
effetti. Vi do un consiglio: ricordate tutti i dettagli della descrizione della
ragazza di cui Tony è innamorato, perché nel prossimo capitolo saranno utili.
Come abbiamo visto, nessuno dei loro amici ha mai visto
bene come coppia i due ragazzi, ma che ci possiamo fare?!...
Per finire in bellezza… Grisam ha finalmente fatto un
passo avanti. Che ne pensate di quella parte? Perché io non avevo idea su come
impostarla. A quanto pare Pervinca è una ragazza molto insicura che si nasconde
dietro la sua freddezza ed indifferenza…
Non aggiungo altro e vi lascio la parola
A giovedì
Baci <3
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Capitolo 22 *** Sfogarsi ***
22
Dal giorno del bacio era ormai passata più di una settimana
e ormai era il 7 giugno.
Grisam, da quel giorno, non faceva che pensare al bacio dato
a Pervinca e, ancora di più, alle sue parole.
«No, è sbagliato Gri,
tu stai con Camelia e non è giusto che altre persone soffrano a causa mia»
disse tra le lacrime. Grisam non ebbe il tempo di dire niente poiché Pervinca
scappò via.
Lui sapeva che erano sbagliate le sue azioni ma nonostante
questo non poteva impedirsi di pensare a Vì. Non riusciva a dimenticare le sue
labbra rosee e carnose, come non riusciva a dimenticare le sue lacrime. Non
aveva mai visto Pervinca piangere, lei era sempre stata una ragazza forte e
orgogliosa e vederla piangere per qualcosa che per lui era stato magico, lo
aveva lasciato di sasso.
«Terra chiama Grisam. Terra chiama Grisam. Rispondi, passo»
disse la voce di Thomas ridestandolo dai suoi pensieri.
«Sì? Dimmi Tom» disse Grisam.
«Che hai amico? Non è la prima volta che ti perdi in non so
quali pensieri» chiese Thomas sedendosi di fronte a Grisam. Quel giorno Grisam
era di turno al museo e Thomas aveva deciso di rimanere a fargli compagnia.
«Niente. Sono solo preoccupato per gli esami» mentì.
«Sarà, ma tu non me la conti giusta» rispose il mago
luminoso.
«Oggi abbiamo la lezione con gli altri, giusto?» chiese
Grisam riprendendo a scrivere i riassunti di storia.
«Sì. Oggi proviamo a fare dei veri combattimenti» rispose
Thomas.
«Tu non lo trovi inutile?» chiese poi Tom.
«Che cosa?» domandò confuso Grisam, alzando lo sguardo
sull’amico.
«Questo addestramento. A me sembra tempo sprecato visto che
alla fine non ci faranno combattere» spiegò Tom.
«Sono certo che ci servirà avere queste conoscenze» esordì
Grisam.
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Pervinca era seduta sulla scalinata che dava al giardino sul
retro e pensava, come accadeva spesso nell’ultimo periodo.
«Come va, sorellina?» chiese Aster sedendosi su un gradino
con Der e Scar.
«Non mi lamento» rispose Vì.
«Oggi pomeriggio ci saranno i duelli, è il caso che vai a
prepararti» disse Der per invogliare l’amica a non pensare.
«Più tardi» rispose la rossa.
«Adesso basta Vì – esplose Scarlet alzandosi e ponendosi di
fronte a Pervinca – Tu non sei così; tu sei impulsiva, vendicativa e non ti
riduci così per cose insignificanti» disse arrabbiata.
«Non mi sembrano cose insignificanti» rispose secca Pervinca continuando a tenere lo sguardo fisso davanti a se.
«A me sì. Ti ha baciata? Ok. Non è cambiato niente, lui è
ancora fidanzato con quella e tu non puoi soffrire così per un ragazzo. Che
cazzo Vì, non sei tu che mi hai detto anni fa: “buttati Scar, se va bene avrai
il tuo lieto fine se no… la vita è fatta di alti e bassi, significherà che non
era quello giusto e andrai avanti” io ci ho provato e fino ad ora è andata
bene. Che cosa dovrò fare se un giorno mi lascerà? Piangere e vivere nei
ricordi?! Perché è questo che stai facendo tu» chiese Scarlet avvicinandosi.
«Adesso basta. Hai parlato anche troppo – esplose Pervinca
alzandosi in piedi con il fuoco negli occhi – Tu non puoi capire come ci si
sente a vedere l’unico ragazzo di cui tu sia mai stata innamorata, stare con
un'altra. Vederlo mentre le sorride, l’abbraccia e la bacia. E non puoi sapere
quanta rabbia mi porto dentro dal giorno del nostro ritorno qui» disse con
rabbia.
«E allora smetti di tenertela dentro – disse Scar
spingendola – Sfogati Vì» a quel punto Pervinca arrivò al limite della
sopportazione e lanciò un poderoso destro alla bionda.
«PERVINCA! SCARLET! BASTA. VI FARETE MALE!» le urla di Derek
e Aster attirarono all’esterno gli altri abitanti della casa, che provarono,
inutilmente, a fermarle.
Le due ragazze si stavano ormai rotolando nel fango ma,
nonostante questo, non avevano nessuna intenzione di smettere.
«Ti
arrendi?» chiese Vì con il fiatone fermandosi a cavalcioni su Scarlet.
«Mai!» ringhiò Scar formulando un incantesimo che scaraventò
Pervinca contro un albero.
Nonostante i numerosi graffi su viso e braccia e il sangue
che le colava dal naso, Pervinca si mise a correre verso Scarlet. Nella
speranza di interrompere l’incontro, Christopher si mise davanti a Pervinca per
fermare la sua corsa. La ragazza, senza scoraggiarsi, generò una piccola
esplosione sotto i suoi stessi piedi che la fecero balzare abbastanza in alto
da superare il ragazzo che la ostacolava.
Tornata al suolo, perfettamente in piedi, le due ragazze
ripresero a lottare. Non trovando altro modo per intervenire, Derek e Aster
andarono alle spalle delle due ragazze e le sollevarono bloccandole per le
braccia.
«Mollami Aster, altrimenti le do anche a te» esordì Pervinca
rabbiosa.
«Sarebbe meglio, Scarlet ne ha già prese troppe per oggi»
rispose il mago del buio. Approfittando del momento di distrazione di Aster,
Pervinca si liberò dalla sua presa e, roteando su se stessa, gli tirò un
poderoso calcio nello stomaco.
I due andarono avanti per un po’ finché Aster non fu
abbastanza lontano dalla ragazza da vedere le lacrime che le solcavano il viso,
a quel punto si avvicinò e la abbracciò stretta.
«Sfogati Vì. Piangi tutta la tua rabbia e il dolore e
chiudiamo questa storia» le disse all’orecchio. Pervinca ricambiò l’abbraccio
con la stessa forza usata dal biondo e smise di trattenere le lacrime.
SPAZIO AUTRICE
Allora… che dire?! Grisam è sempre con la testa al
momento in cui le sue labbra hanno sfiorato quelle di Pervinca. Secondo voi
cosa farà nel prossimo capitolo? Sono curiosa di sapere chi si avvicinerà alla
risposta…
Ora passiamo a Pervinca: lei è una ragazza molto forte
all’apparenza ma, come abbiamo potuto vedere, tiene ogni emozione negativa
dentro sfogandosi davvero raramente.
Spero che il capitolo (di passaggio) non sia stato così
noioso come sembra…
A presto
Baci <3
|
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Capitolo 23 *** Chiudere con il passato ***
23
«Ahi. Flora fai piano, mi fai male» disse Scarlet per
l’ennesima volta, lamentandosi del dolore mentre l’amica le disinfettava i
tagli.
«Fare piano?! Io dovrei darti anche il resto altro che fare
piano. E ringrazia che Pervinca non c’è andata giù pesante altrimenti non te la
saresti cavata con qualche livido e un paio di graffi» rispose la donna in tono
nervoso.
«A te come va Vì? Non hai fiatato minimamente» chiese
Christopher cercando di trattenere le risate.
«Tutto bene Chris, e a dirla tutta Aster non è mai stato
così delicato» rispose la rossa sorridendo.
«E bravo il nostro Ast» esordì il mago luminoso dando una
pacca sulla spalla ad Aster che lo fece drizzare dal dolore.
«Chris, una curiosità: quando abbracci mia cugina ci metti
la stessa forza con sui dai a noi le pacche? Perché se è così mi stupisce che
sia ancora intera» chiese riprendendo a medicare un braccio di Vì.
«Certo che no. E neanche alle altre mie bamboline» rispose
abbracciando Erica.
«Perciò le batoste toccano solo a noi. Andiamo bene, andiamo
proprio bene» esordì Derek scatenando le risate del gruppo.
«Pervinca tu verrai oggi all’allenamento?» chiese Antony
quando le risate diminuirono.
«Certo Tony. Perché non dovrei venire?» disse Vì
rivestendosi.
«Beh, per quello che è successo. Te la senti di rivederlo?»
le chiese ancora.
«Sì, voglio lasciarmi il passato alle spalle una volta per
tutte. Sono stanca di pensare in “come sarebbe andata se”, è ora di andare
avanti» rispose sicura.
«Va bene, ma ricordati che per qualsiasi cosa puoi contare
su di noi, non tenerti tutto dentro» disse Erica.
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Alle 3:00 in punto, come sempre, il gruppo era già nel campo
a controllare le ultime cose.
«Ast, perché hai voluto fare questa cosa? Se loro non sono
pronti?» chiese erica preoccupata.
«Stai tranquilla Erica, lo sono» rispose il suo ragazzo.
«E se li mettessimo alla prova anche per gli incantesimi?»
propose Pervinca.
«M’intriga la tua idea. Dimmi di più» la incitò Chris.
«Li dividiamo in squadre che combatteranno contro due di noi
e in più ci aggiungiamo delle evocazioni semplici, così dovranno usare per
forza la magia» spiegò la rossa.
«Perfetto, iniziamo subito» disse Derek entusiasta.
«Ma dovremmo pur distinguere i vari gruppi» fece notare
Passiflora.
«Mmhh… ognuno avrà un colore» disse Christopher.
«Va bene, allora io e Flora pensiamo ai colori voi alle
evocazioni e poi pensiamo al terreno» disse Erica. Detto fatto, appena finirono
il lavoro, il campo sportivo aveva assunto le sembianze di una foresta e le
creature di muoveva silenziose e indisturbate tra gli alberi. Con l’aiuto di un
incantesimo, facilitato anche dalla presenza di alberi, avevano reso la foresta
perennemente buia. Mentre con un altro incantesimo dell’organizzazione dello
spazio, ingrandirono il campo di tre volte suo perimetro ma mantenendo sempre
le stesse caratteristiche esterne.
«Ottimo lavoro ragazzi» esordì Derek.
«Fa davvero paura» commentò Erica.
«Allora il piano è riuscito perfettamente» disse Aster
passandole un braccio sulle spalle.
«Adesso è ora di fare le coppie» disse Chris.
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Mancava ancora una mezz’ora abbondante agli allenamenti e
Grisam aveva intenzione di parlare con Camelia.
«Ciao Tesoro» esordì la ragazza dai capelli castani e gli
occhi color cioccolato, lasciandogli un bacio all’angolo della bocca.
«Di cosa volevi parlarmi» chiese poi passandogli le braccia
intorno al collo.
«Di noi Camelia» rispose Grisam sciogliendo l’abbraccio
della ragazza, che lui non aveva ricambiato, e si allontanò.
«Va bene Gri. Qualcosa non va?» chiese notando il
comportamento distaccato che aveva assunto il suo ragazzo.
«No… cioè sì. Tra non può più continuare Camelia» rispose.
«Co-cosa? Mi stai lasciando Grisam?» chiese Camelia con voce
mal ferma.
«Sì. Mi dispiace averti illusa continuando questa storia
fino ad ora» rispose senza abbassare lo sguardo.
«Perché Gri?! Io ti amo» disse la ragazza con gli occhi lucidi
posando una mono sulla guancia del mago del buio.
«Ma io no. E probabilmente non ti ho mai amata, ti voglio
molto bene ma come ad una sorella. Mi dispiace» disse Grisam togliendo
lentamente la mano della ragazza dal suo viso. Camelia faceva ormai fatica a
trattenere le lacrime.
«C’è un’altra ragazza?» chiese con voce dura senza guardarlo.
«Mi sembra inutile mentirti perciò sì, c’è un’altra ragazza»
rispose senza un tono preciso.
«La conosco?» chiese ancora con voce meno ferma mentre le
lacrime iniziavano a scendere dai suoi occhi.
«Ha importanza saperlo?» chiese di rimando lui.
«Per me sì» sputò con rabbia.
«Sì, la conosci» rispose arrendendosi.
«La ami?» chiese abbassando nuovamente lo sguardo.
«Sì, anche se lei non mi ricambia». Fu duro per Camelia
sentire quelle parole, ma per Grisam fu come ricevere un pugno nello stomaco.
Aveva sempre pensato che lei non lo ricambiasse ma ammetterlo a voce alta
faceva più male di quanto si aspettasse.
«Glielo hai detto?» chiese Camelia dopo diversi minuti di
silenzio.
«No, volevo ma non ce l’ho fatta» rispose ripensando a quel
bacio.
«Dovresti dirglielo – disse in un sussurro che bastò ad
attirare lo sguardo del ragazzo su di se – Ascolta Grisam, tu sei stato sincero
a dirmi che non mi ami, ma tu per me sei importante perciò mi permetto di farti
un’altra domanda: se è vero che lei non ti ricambia perché dobbiamo soffrire
entrambi? Per favore riproviamoci, ti giuro che cambierò» provò ancora a
convincerlo.
«Camelia quando si ama davvero non si pretende che l’altro cambi,
tra noi non sarebbe finita bene comunque. Sono certo che un giorno troverai
qualcuno che ti amerà veramente per come sei, ma questo qualcuno non sono io.
Scusa» rispose il mago del buio per poi andarsene.
Non passò molto tempo che fu raggiunto da Vaniglia e Flox
con i rispettivi ragazzi.
«Ehi Gri! Pronto per la lezione?» chiese Jim.
«Più pronto che mai» rispose il mago del buio.
«Non tanto giacché indossi i jeans» esordì Vaniglia.
«Oh… faccio un salto a casa per cambiarmi. Ci vediamo lì»
dette questo, iniziò a correre verso casa sua.
SPAZIO AUTRICE
Mi scuso per il ritardo ma tra gli impegni e lo studio
per la qualifica non ho avuto tempo. Merito comunque qualche vostro commento?
Contente che
Grisam ha finalmente lasciato Camelia? Adesso manca solo di fare pace con Vì e
siamo apposto no?!
Al prossimo capitolo, che posterò in tempo
Baci <3
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Capitolo 24 *** Foresta - prima parte ***
24
Una volta arrivati davanti al campo, tutti notarono che il
cancello era chiuso con pesate catene e un grosso lucchetto di ferro.
«Ma che succede?» chiese il sindaco avvicinandosi.
«RAGAZZI? SIETE LÍ?» urlò invece la voce di Tomelilla.
«Ehi non c’è bisogno di urlare. Ci sentiamo benissimo»
esordì il vocione di Christopher alle loro spalle.
«Perché il cancello è sigillato?» chiese Ortensia.
«Per non far scappare gli animali» rispose Aster tranquillo.
«Animali?» «Quali animali?» chiesero alcuni ragazzi.
«Mettetevi tutti intorno a noi così vi spieghiamo tutto»
disse Derek. Appena il vociare cessò, iniziarono a spiegare.
«So che tutti voi si aspettavano dei combattimenti oggi, ma
abbiamo deciso di mettervi alla prova su tutti gli argomenti su cui vi abbiamo
preparati» iniziò Aster.
«Abbiamo quindi deciso di dividervi in quattro squadre
miste, ogni squadra sarà sorvegliata da due di noi» disse Derek.
«A che servono gli animali?» chiese la voce di Robin.
«Non sono propriamente animali. Si tratta di evocazioni
semplici» rispose Scarlet.
«Ne abbiamo create a dozzine di ogni tipo, il vostro compito
è uscire interi da lì» disse Antony.
«Come stavo dicendo, ogni squadra sarà sorvegliata da due di
noi ma dovranno anche affrontare un combattimento contro questi, avevamo
pensato di fare delle coppie con un mago luminoso e uno del buio e così sarà,
all’infuori di una che sarà di due maghi del buio» spiegò Derek.
«Adesso ognuno di voi verrà qui ed estrarrà una pietra dal
sacchetto, il suo colore rappresenterà la vostra squadra. In seguito scoprirete
chi saranno i vostri avversari» spiegò Passiflora.
Elettrizzati, i ragazzi si misero in fila, pronti a sapere
in che squadra si troveranno.
«Non credete che sia un po’ pericoloso?» chiese Duff
pensieroso.
«Non penso. Solo le evocazioni sono un po’ più pericolose ma
noi saremo pronti a intervenire in qualsiasi momento» disse Christopher.
In poco tempo tutte le squadre furono complete.
La squadra Blu era composta da: Grisam, Vaniglia, Robin,
Ginestra e Billy.
La squadra Rossa da: Thomas, Camelia, Flox, Sofie, George e
Peter.
La squadra Gialla da: Shirley, Jim, Francis, Salvia, Martin
e Billie.
La squadra Verde da: Acanti, Morus, Diana, Celastro, Cecilia
e Lucas.
«Adesso che ognuno di voi fa parte di una squadra vi diremo
chi saranno i vostri avversari» iniziò Christopher attirando nuovamente
l’attenzione dei ragazzi. A quel punto ognuno di loro si tolse la felpa che
aveva indosso; avevano deciso di fargli sapere alla fine dell’estrazione chi
fosse l’”antagonista” per ogni gruppo.
Christopher e Aster indossavano una maglia rossa, Erica e
Passiflora l’avevano verde, quella di Antony e Derek era gialla e, infine,
Pervinca e Scarlet indossavano una maglia blu.
«Bene, queste sono le coppie, memorizzate bene chi saranno i
vostri avversari» disse Christopher.
«Naturalmente noi non resteremo vestiti così, al contrario
noi saremo quasi completamente mimetizzati con l’ambiente» disse Pervinca.
«E a proposito di questo, quando supererete questo cancello,
non vi troverete nel campo sportivo cui siete abituati, bensì in una foresta
grande tre volte questo campo. Ogni gruppo sarà posto ai poli opposti e lo
scopo sarà recuperare questi ciondoli – spiegò Scarlet per poi mostrare loro i
ciondoli del colore della squadra – noi potremo decidere se tenerli con noi o
nasconderli» continuò.
«Bene, adesso scegliete le vostre armi e iniziamo il gioco»
disse Chris strofinandosi le mani.
Come c’era da aspettarsi, per ogni gruppo ci furono quattro
spade e due archi.
«Ultime raccomandazioni, - disse Flora – state attenti a tutto quello che vedrete lì dentro
e tenete sempre la guardia alta, mentre voi altri – si rivolse ai suoi compagni
– questo è solo un esercizio per loro mentre per voi è quasi un gioco, andateci
piano, soprattutto Vì e Scar» finì.
Dopo aver tranquillizzato tutti e teletrasportato gli adulti
negli spalti, dai quasi si poteva vedere tutto senza essere visti, i ragazzi
furono teletrasportati all’interno della foresta.
Una volta dentro, quando riuscirono ad abituarsi al buio che
faceva da padrone, i ragazzi notarono il loro abbigliamento. Difatti,
indossavano dei pantaloni elasticizzati muniti di numerose tasche e una maglia
sbracciata del colore della squadra con paragomiti e in più dei guanti di pelle
scura.
Com’era stato loro detto, oltre alle armi avevano
possedevano anche una borsa che conteneva una bussola, alcune bende e materiali
utili per creare pozioni istantanee.
«Ragazzi, prima di iniziare a incamminarsi, io consiglio di
scegliere un leader» propose Vaniglia.
«Giusto, mettiamola ai voti. Io voto per Grisam» disse
Robin.
«Anch’io» concordò Ginestra.
«Allora credo sia inutile metterla ai voti, per te va bene
Gri?» chiese Billy.
«Va bene, accetto il ruolo ma vi anticipo che neanche io so
cosa ci può accadere qui dentro» disse Grisam. Senza indugiare oltre, decisero
di dirigersi verso nord.
«Secondo me dovremmo fare qualcosa per segnare i luoghi che
attraversiamo» rifletté Nepeta.
«Hai ragione, cercate qualcosa nella borsa» disse Grisam.
Dopo aver legato un nastrino blu ad un ramo ripresero il loro cammino.
Anche le altre squadre avevano deciso un leader. Della
squadra rossa era Thomas, della gialla era Jim e della squadra verde era
Acanti.
- - - - - - - - - - - - - - - - - - -
«Spero che non ci vadano giù pesante con loro» esordì Rosie
Pollimon.
«Sono certa che si controlleranno» la consolò sua sorella.
«Mamma ma adesso che devono fare?» chiese Candice che,
insieme agli altri bambini, guardava curiosa cosa facevano gli altri nella
foresta.
«Quello che hanno detto tua sorella e gli altri, Amore.
Devono seguire lo svolgimento del gioco e alla fine sapremo chi vince» le
spiegò sua madre.
«Quindi Derek, Scar, Vì e Aster insieme agli altri sono i
cattivi?» chiese Mimosa con gli occhi sgranati.
«Una specie» le rispose Duff. D’un tratto la loro attenzione
fu attirata da Ryan che se ne stava zitto con lo sguardo perso nel vuoto.
«Qualcosa non va Ry?» chiese Cicero.
«Non so se tifare per Babù o per Pervinca» disse ancora
pensieroso.
«Hai ragione! Mamma tu fai il tifo per Ast o Flox?» chiese
Mike.
«Credo che tiferò per Flox. se vince vuol dire che ha
imparato» disse sorridente Rosie.
SPAZIO AUTRICE
È in programma un vero e proprio combattimento contro
tutto e di più, secondo voi cosa succederà nel prossimo capitolo?
Scusate il ritardo e per il capitolo corto
A presto
Baci <3
p.s.: mi sono appena ricordata che non vi ho mai chiesto cosa ne pensate del banner, secondo voi va bene o lo devo cambiare?
|
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Capitolo 25 *** Foresta - seconda parte ***
25
«Secondo me ci hanno preso in giro sulla storia degli animali.
Sono più di venti minuti che camminiamo e non è ancora successo nulla» esordì
Morus.
«Io con cvedo che ci pvendevebbevo in givo. Non su questo»
lo contraddisse Acanti.
«Vedete il lato positivo: ci sono capitate le due più
tranquille» disse Cecilia.
«Su questo hai ragione» la appoggiò Lucas.
- - - - - - - - - - - - -
«Secondo me siamo fin troppo buoni» disse Christopher.
«Hai ragione. Ho la sensazione che sia arrivato il momento
di farsi vedere» concordò Ast.
Detto questo, i due maghi scesero al suolo proprio alle
spalle della squadra rossa e con passo felpato iniziarono a seguirli.
Intenzionalmente, Aster spezzò un ramo e il suono non sfuggì all’orecchio di
Flox.
«Avete sentito?» chiese proprio la ragazza.
«Che cosa?» chiese Sofie.
«Un ramo si è spezzato» rispose guardandosi attorno
insistentemente.
«Sarà stato qualche animale» disse Tommy.
«E non ti preoccupa?» chiese con sguardo furente. Il mago
luminoso non ebbe il tempo di rispondere che numerose piccole esplosioni
iniziarono a manifestarsi intorno al gruppo, accerchiandoli, mentre due figure
umane si muovevano veloci tra gli alberi.
Quando le esplosioni cessarono, delle strane creature simili
ai gatti selvatici uscirono dai cespugli e iniziarono ad avvicinarsi al gruppo.
«Che diavolo sono quelli?» chiese George.
«Sono Bakeneko, gatti antropomorfi della cultura
giapponese – rispose Flox cercando di mantenere la calma – era nella lista
delle creature magiche oscure su cui ci hanno fare quelle ricerche»
continuò.
«Non muovetevi e mantenete la calma. La paura li rende più
forti» spiegò Camelia.
Senza farsi notare Thomas e Camelia formularono degli
incantesimi di luce per poi scagliarli sulle bestie che, a contatto con la
fonte luminosa, iniziarono a urlare di dolore e poi a dissolversi nell’aria. I
due ragazzi avendo creato solo due sfere luminose, distrussero solo due delle
cinque bestie costringendo le altre alla fuga.
«Peter, prendi la bussola nella borsa e riprendiamo il
cammino» disse Thomas senza nessuna emozione nella voce.
Mentre la squadra rossa aveva appena superato la prima
difficoltà, la squadra gialla era appena all’inizio del percorso.
«Jim da che parte andiamo?» chiese Salvia che consultava la
bussola.
«Andiamo vero est e inoltriamoci nella foresta» rispose. La
squadra gialla aveva trascorso i minuti precedenti percorrendo la loro strada a
ridosso del muro di recinzione.
«Come ci è venuto in mente di dare accettare le loro
condizioni? Potremmo rischiare più qui dentro che per la guerra» esordì Martin,
non magico e fratello di George.
«Sciocchezze; se dicono che ce la possiamo fare allora è
vero» disse Shirley prima che Billie potesse rispondere male a Martin.
Continuarono a camminare per un po’ finché non si trovarono
a pochi metri di distanza da una creatura ibrida metà orso e metà lupo, dal
manto nero come la notte più buia.
Il gruppo
rimase immobilizzato finché non videro l’animale alzare il muso a fiutare
l’aria e si voltò verso di loro. I ragazzi ancora non accennavano a muoversi e
la creatura s’issò sulle zampe posteriori e ruggì facendo tremare di paura i
sei.
«Shirley, Salvia, voi andate via, noi proviamo a fermarlo»
«Non vi lasciamo qui
da soli» rispose Salvia mentre con Shirley prendeva la mira con l’arco.
Intuendo che discutere con le ragazze sarebbe stato inutile,
i ragazzi si misero davanti a loro con le spade tratte, mentre l’animale iniziò
ad avvicinarsi.
Tutti i ragazzi erano terrorizzati e questo si poteva ben
notare dal loro costante tremolio, ma nonostante questo non si mossero. Quando
la bestia fu a pochi metri di distanza, si prepararono a difendersi quando
furono bloccati da Salvia.
«Non attaccatelo»
disse la ragazza.
«Sei impazzita?
Dobbiamo pur difenderci» rispose Billie mantenendo il contatto visivo con
l’animale ormai vicino.
«Lo so, ma ricordate
cosa ci ha detto Antony alle lezioni sulle creature evocate?! Le evocazioni
create da maghi del buio temono la luce. Proviamo a creare un po’ di luce»
disse. Con l’aiuto di Shirley, la ragazza creò un potente lampo che illuminò la
zona a giorno. Purtroppo questa azione invece di spaventare la creatura, la
fece soltanto arrabbiare e così cominciò a correre verso il gruppo. A loro
volta i ragazzi cominciarono a scappare al massimo delle loro possibilità.
«Qualcuno ha qualche
altra idea?» chiese Martin.
«Io sì» Billie si
fermò e con un incantesimo diede fuoco alla siepe che avevano appena superato. Imitando
l’amico, anche gli altri diedero alle fiamme dei cespugli e altri rami nella
speranza di fermare la corsa dell’animale. Esaudendo le loro preghiere, il lupo
appena si trovò di fronte alle fiamme, rimase accecato dalla luminosità e dal
calore e tornò indietro velocemente.
- - - - - - - - - -
- - - - - - -
Erano ormai passata
un’ora dall’ingresso nel “campo” e la squadra blu si era ormai inoltrata nel
centro del bosco quando scorse in lontananza una nube di fumo.
«Di solito… dove c’è
il fumo c’è il fuoco. Secondo voi è successo qualcosa?» chiese Ginestra.
«Non credo, se fosse
successo qualcosa, gli altri sarebbero intervenuti» rispose Vaniglia.
Non molto lontano
dai ragazzi, nascosto nell’ombra tra le fronde degli alberi, Pervinca e Scarlet
seguivano con interesse la conversazione.
«Però è strano»
esordì Billy.
«Che cosa?» chiese
Grisam incuriosito dall’uscita dell’amico.
«Ci sono capitate le
avversarie più abili e ancora non abbiamo incontrato neanche un’evocazione»
spiegò il mago luminoso.
«Ahahaha Hai ragione
amico» commentò il Capitano ridendo di gusto.
Dopo diversi minuti
di silenzio, la terra iniziò a tremare sotto i loro piedi accompagnata da forti
ruggiti e altri frastuoni.
«Che cos’è?» chiese
Nepeta spaventata.
Nessuno ebbe il
tempo di rispondere poiché gli alberi davanti a loro furono spezzati lasciando
aperto il passaggio a un gigantesco mostro di pietra e legno che avanzava
indisturbato verso il gruppo.
«SALITE SUGLI ALBERI
VELOCI» urlò Grisam. Il gruppo non se lo fece ripetere chi volando chi
arrampicandosi arrivò abbastanza in alto da mettersi al sicuro.
Il troll, rallentato
dalla sua massa, raggiunse gli alberi dove erano i ragazzi e, continuando a
ruggire paurosamente, vi si scagliò sopra per sradicarli.
«AIUTOOO. STO
SCIVOLANDO» urlò Nepeta cercando di mantenere la presa sulla corteccia.
SPAZIO AUTRICE
Ehi, oggi ce l’ho fatta ad aggiornare in tempo ^_^
Che ne pensate del capitolo? Spero di non avervi annoiato
e di essere riuscita a rendere l’idea di cosa succede all’interno di quelle
mura che circondano la foresta. Le immagini vanno bene secondo voi?
Adesso però volevo chiedervi un consiglio; stavo pensando
di non mettere i combattimenti contro i loro avversari, secondo voi che devo
fare?
Baci ♥
|
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Capitolo 26 *** Foresta - terza parte ***
26
Proprio mentre era
sul punto di perdere l’appiglio e cadere nel vuoto, la mano di Grisam la afferrò
dal braccio e la tirò su posandola su un ramo di poco sotto di quello su cui
era lui. Purtroppo in quel gesto, il suo ramo si spezzò facendolo precipitare
al suolo. Proprio quando il ragazzo si rimise in piedi, la bestia, che al
momento della caduta stava prendendo la rincorsa, notò la sua presenza e si
pose a pochi metri dal ragazzo.
Sapendo di non poter
rimanere ancora per molto vicino agli alberi dove i suoi amici si erano messi
in salvo, Grisam, approfittando della lentezza del suo avversario, decise di
correre nella direzione da cui era arrivato il Troll.
«EHI! PERCHÉ NON TE
LA PRENDI CON ME?» urlò mentre iniziava a correre nella direzione decisa. Corse
a perdi fiato finché non si trovò davanti ad una fitta boscaglia che gli
impediva il passaggio. A quel punto Pervinca non riuscì più a rimanere a
guardare e si lanciò nel vuoto atterrando di fianco al biondo.
«Che ci fai qui?»
chiese il Capitano stupito poco prima che la bestia si lasciasse contro la
boscaglia.
«Ti salvo la vita»
rispose schivando un ramo che l’animale le aveva scagliato contro nell’impatto.
«Ma non dovevate
ostacolarci?» chiese allora Gri.
«Questa evocazione
non è nostra» rispose per poi creare una piccola esplosione sotto i suoi piedi
in modo da aumentare la capacità del salto e finire proprio sulla testa del
troll.
Grisam fece lo
stesso e si trovò insieme alla ragazza a cercare di tenersi forte alle corna.
«Dobbiamo trovare il
suo punto debole» disse Grisam alzando la voce per sovrastare i ringhi
dell’animale.
«Dimostrami che non
abbiamo fatto un errore a farvi fare questa prova. Studia l’animale» disse Vì
mettendosi in piedi al certo della testa del troll mentre lui continuava ad
agitarsi.
«Massa fisica
eccessiva, occhi piccoli e orecchie fini e attente. La vista è il suo punto
debole» disse il mago del buio sorprendendo positivamente la ragazza.
Con un incantesimo
la ragazza arse la fronte ricoperta di corteccia del mostro facendolo gridare,
non dal dolore ma per la luce e il calore che le fiamme spigionavano.
I due saltarono giù
e, capendo al volo le intenzione l’uno dell’altra, presero le liane che
pendevano dagli alberi e aspettarono il momento giusto per poter imprigionare
la bestia. Schivando colpi che avrebbero potuto ucciderli in un attimo e
trasformandosi in ogni genere di animale in modo da far passare le funi su
tutti i punti mobili dell’animale, riuscirono a immobilizzarlo completamente.
Ormai le fiamme che avevano appiccato erano spente e l’animale era vulnerabile
e immobilizzato mentre i due ragazzi erano posti di fronte a lui e lo
scrutavano con attenzione.
«Meglio
ritrasformarlo prima che si liberi e riprenda a fare danni» esordì Vì mentre
dopo essersi procurata un piccolo taglio sul pollice iniziava a disegnare
alcuni simboli sul muso del troll. Dopo aver formulato l’incantesimo, si alzò
uno spesso strato di fumo nero che avvolse l’animale e dissolvendosi lasciò al
suolo una specie di statuetta di legno che lo ritraeva.
«Che vuol dire che
non è una vostra evocazione?» chiese Grisam.
«Noi abbiamo creato
solo evocazioni di livello base, mentre questo è uno di terzo livello e ciò
vuol dire che non sareste mai riusciti a batterlo da soli» ripose Vì
incamminandosi con il ragazzo verso la zona dove avevano lasciato gli altri.
Arrivati nei pressi della zona notarono strane scie sul suolo e, appena
superati degli alberi sradicati, videro gli altri componenti della squadra blu
che stavano eliminando dei serpenti antropomorfi con quattro zampe.
Fortunatamente non
ebbero bisogno del loro aiuto e presto anche l’ultimo serpente giacque al suolo
privo di vita.
«Vì» «Gri» dissero i
ragazzi andandogli incontro.
«Era quello che
credevo fosse?» chiese Scarlet saltando giù dall’albero e raggiungendo la sua
partner.
«Troll, terzo
livello. Ma ce la siamo cavata, non preoccuparti» rispose Vì.
«Terzo livello?! Non
è dei nostri» esordì Scar ricevendo in risposta solo un alzata di spalle.
- - - - - - - - - -
- - - - -
Mentre Scarlet e Vì
discutevano ancora sull’apparizione del Troll, la squadra Verde continuava ad
interrogarsi su cosa avessero in serbo per loro le due streghe che li tenevano
costantemente sotto controllo.
«Se continuiamo così
questo allenamento sarà una passeggiata» esordì Celastro.
«Che strano però,
prima ci fanno allenare e superare ogni limite umanamente raggiungibile e poi
durante l’ultima prova non ci fanno fare niente? Non ha senso» disse invece
Diana.
Il gruppo andò
avanti per la propria strada per un altro po’, finché non percepirono alle
proprie spalle un leggero rumore di passi felpati che normalmente, se non fosse
stato per i ramoscelli che si spezzavano, non avrebbero mai sentito. Si
fermarono, ma non ebbero il tempo neanche di realizzare cosa stesse succedendo
perché delle bestie gli furono davanti.
Erano Linci rosse di
fuoco, denominate così appunto per la loro capacità di lanciare saette di fuoco
dagli occhi. Non si muovevano velocemente, e in effetti non ne avevano bisogno
poiché gli bastavano pochi secondi per incenerire la propria preda o, in questo
caso, avversario.
«Ma-mantenete la
ca-calma ra-ragazzi. Fo-forse andranno via da so-soli» disse Lucas cercando di
convincere gli amici nonostante neanche lui credesse alle proprie parole.
Conoscevano tutti di cosa fossero capaci quelle bestie e sapevano anche quali
erano i loro punti deboli ma avevano finalmente capitolo che combattere nel
momento in cui sei sopraffatto dalla paura non è facile.
«Che-che facciamo?»
chiese Cecilia. Nessuno aveva la forza di muovere un muscolo e nel frattempo le
cinque belve avanzavano. In quel momento, riscosso da dai suoi pensieri, Acanti
sfoderò a sua spada e incitò gli altri a fare lo stesso. Mettendo un po’ di
coraggio, i ragazzi sfoderarono le proprie armi lentamente, nella speranza di
non spaventare le bestie spingendoli ad attaccare. In un muto discorso, Acanti
e Lucas decisero di preparare degli incantesimi per tramutare n fiori quelle
creature infernali che impavide avanzavano.
«Che avete
intenzione di fare? – chiese Diana, strega del Buio – le Linci Rosse sono
creature delle tenebre i vostri incantesimi non hanno effetto su di loro. Non
ricordate le lezioni di Tony ed Erica?!» disse loro nella speranza che
rinsavissero, senza, però, mai toglier lo sguardo dai Felini.
«Qualche idea migliore
Silas?» chiese accigliato Morus.
«Per favore fate
come dice Diana, sono certa che sa cosa fa» provò a convincerli Cecilia
appoggiando l‘amica.
«Ricordate cosa ha
detto Antony a lezione, quando ci hanno spiegato ogni evocazione su cui ci
siamo dovuti documentare? Ha detto che le Linci Rosse, al contrario di altre
creature delle tenebre, si lasciano avvicinare liberamente da altre creature
delle tenebre» spiegò la strega del Buio.
«Perciò cosa hai in
mente?» chiese Cecilia, cercando di capire il discorso dell’amica.
«Voglio provare ad
avvicinarmi, voi non fate movimenti bruschi. Se le cose non vanno come ho in
mente, potrete attaccare» disse la ragazza liberandosi dell’arco che portava
ancora in spalla e avvicinando sia passi lenti alle Linci. Con il cuore a mille
e le gambe che le tremavano, la ragazza dai capelli corvini continuava ad
avvicinarsi alle creature cercando di non farsi sopraffare dalla paura. Vedendo
Diana andargli incontro, le Linci fermarono la loro avanzata e iniziarono a
guardarla con interesse. Diana era orai a pochi passi dalla Lince che stava in
testa al gruppo, ma non aveva paura; lentamente allungò la mano verso il muso
dell’animale. Gli altri componenti della squadra Verde erano senza parole
mentre la loro amica sfidava la sorte avvicinandosi così tanto alle evocazioni.
Mentre Diana stava per compiere l’ultimo passo che la separava dalla Lince,
questa stessa la precedette e si poggiò delicatamente alla mano della strega.
Dopodiché, successe ciò che nessuno si aspettava: la Lince che si trovava di
fronte a Diana alzò lo sguardo in modo da incrociare i suoi occhi con quelli
della ragazza; gli occhi di entrambe divennero gialli e luminosi ma fu una cosa
di pochi secondi perché la Lince fu avvolta da una luce accecante che costrinse
i ragazzi a chiudere gli occhi. Quando li riaprirono al posto della lince,
c’era un modellino di legno che la raffigurava. A quel punto le altre
evocazioni, sentendosi minacciate, si scagliarono contro la strega che gli era
davanti. Diana fece appena in tempo ad abbassarsi per non essere travolta e a
quel punto anche gli altri intervennero con incantesimi di tutti i generi che
colpirono le bestie facendo si, in un modo o nell’altro, che sparissero.
«DIANA!!» urlò
Cecilia correndo incontro all’amica che era ancora a terra on lo sguardo perso
nel vuoto.
«Dia, stai bene?»
chiese ancora abbassandosi.
«Sì sto bene non
preoccuparti» rispose Diana riprendendosi dal suo stato di shock.
«Ma tu non avevi
detto che i nostri incantesimi non avevano effetto su di loro?» chiese Morus
accigliato.
«Avevano paura e la
paura ha lo stesso effetto su tutti» rispose tranquilla la strega raccogliendo
da terra la statuina e mettendola in tasca.
SPAZIO AUTRICE
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e, soprattutto, che
la parte delle linci non sia stata molto noiosa. Ho scelto di descrivere un
rapporto diverso per non dover descrivere perennemente incantesimi di fuoco
contro le evocazioni… spero di non avervi annoiato.
Che ne pensate del combattimento contro il Troll?
Adesso devo scappare.
Aspetto le vostre recensioni
Baci ♥
|
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Capitolo 27 *** Collana ***
27
Erano ormai le 5:00
quando tutti i ragazzi s’incontrarono proprio al centro della foresta.
«Ragazzi guardate
lì! È Thomas con il suo gruppo – disse Vaniglia indicando un gruppo poco
distante da loro – RAGAZZI SIAMO QUIII!» urlò per attirare la loro attenzione.
«Babù! – esordì Flox
correndo direttamente nelle braccia dell’amica – com’è andata? Siete ridotti
male» chiese squadrandoli.
«Un Troll e una
ventina di serpenti antropomorfi» rispose Billy.
«Voi?» chiese
Grisam.
«Un ibrido lupo-orso
e un mucchio di faine» rispose secca Camelia.
«RAGAZZI! Anche voi
qui?!» esordì Shirley correndo insieme agli altri del suo gruppo verso i loro
amici.
«Salvia! Com’è
andata?» chiese Nepeta abbracciando sua sorella.
«Bene nonostante i Bakeneko e fin troppe salamandre giganti» rispose.
«FLOOOX» urlò la
voce di Acanti poco lontani da loro.
«Eccovi finalmente.
Mancavate solo voi» esordì la strega del buio abbracciando il fidanzato. Ormai
ognuno dei ragazzi era stretto nell’abbraccio del proprio ragazzo/ragazza
all’infuori di Grisam e Camelia, il che non passò inosservato.
«A voi che creature
sono capitate?» chiese Grisam, evitando sul nascere tutte le domande
inopportune.
«Linci rosse di
fuoco» rispose Morus.
«Ma Erica e Flora
non sono le due più tranquille?! Allora non immagino cosa è capitato a loro»
disse Jim indicando la squadra Blu.
Pochi minuti dopo si
erano detti tutto sulle loro avventure della giornata, ma le sorprese non erano
ancora finite. Difatti, dal nulla, iniziarono a formarsi numerose scie luminose
che si muovevano velocemente e circondarono il gruppo. Poco dopo le luci si
fermarono alla stessa distanza l’una dall’altra formando un cerchio e in
seguito furono sostituite dalle figure degli otto ragazzi.
Nessuno osava
parlare perciò a rompere quel muro di silenzio, fu Christopher.
«Dunque? Come vi
siete trovati nella foresta?» chiese il mago tranquillo.
«Ce la siamo cavata»
rispose Flox per tutti.
«Bene, ma ora sapete
cosa vi tocca, giusto?» chiese Aster. Notando gli sguardi confusi dei ragazzi,
i magici del buio formularono un incantesimo in una lingua sconosciuta che
ritrasformò la foresta nel campo sportivo, facendolo perciò tornare alle sue
dimensioni normali. Con un altro incantesimo, Chris, Erica e Tony
teletrasportarono i non magici sugli spalti.
Adesso la prova da
superare era solo per i magici.
«Dove sono gli
altri?» chiese Morus notando che il gruppo si fosse ridotto numericamente.
«Questa prova è solo
per voi magici» rispose Derek.
«Mi auguro che
abbiate imparato a difendervi bene perché questa volta on ci andremo leggeri«»
disse Scarlet sguainando la sua spada.
«Bene voi siete 17 e
noi 8. sarebbe troppo semplice mettervi a coppie perciò sarà un vero e proprio
combattimento: tutti voi contro noi» disse Chris. I ragazzi ebbero appena in
tempo di impugnare le loro armi, che furono attaccati. Nonostante la sorpresa
iniziale, si difendevano bene e attaccavano con grinta. Passarono diversi
minuti e, ignorando la stanchezza, nessuno si dava per vinto. A un certo punto,
Pervinca e Vaniglia si trovarono a faccia a faccia. Le gemelle si guardavano
dritte negli occhi intrattenendo una muta conversazione, finché Vì on scagliò
la sua spada contro la sorella che si difese prontamente.
Come c’era da
aspettarsi, Pervinca stava avendo la meglio su Babù. Sperando di guadagnare
tempo, la strega della luce fece crescere alle spalle della sorella delle
piante rampicanti nel tentativo di bloccarle le braccia. Sembrava esserci
riuscita se non fosse che, appena la pianta entrò in contatto con il corpo di
Vì, iniziò a marcire.
«Babù credevo che sapessi
che non faccio mettere nel sacco da una cosa così» disse Pervinca attaccandola
nuovamente ma, questa volta, con il sorriso sulle labbra.
«Chissà perché…ma un
po’ speravo non fosse così» rispose Vaniglia. Ridendo, Pervinca fece marcire il
terreno sotto i piedi della sorella che, irrimediabilmente, vi cadde dentro.
La lotta andò avanti
per circa un’ora, fin quando Aster, che combatteva contro Grisam, si trovò
inaspettatamente la spada dell’avversario puntata alla gola.
«Credo che può
bastare» esordì soddisfatto. con l’aiuto di numerosi incantesimi, tutte le armi
furono rimesse apposto e tutti i danni che erano stati fatti al campo sportivo
furono riparati.
«I miei complimenti
ragazzi, siete stati bravi» disse Christopher.
Stavano per
raggiungere tutti i propri familiari quando una domanda di Vì attirò la loro
attenzione.
«Erica hai visto la
mia collana?» chiese tastandosi il collo.
«No Vì, perché
dovrei averla vista? Tu non la togli mai» rispose confusa la strega luminosa.
«Appunto, io non la
tolgo mai. Forse è rimasta impigliata nell’altra maglia potresti un attimo
controllare?» chiese cercando di mantenere la calma.
«Sicura che non si è
impigliata in qualche ramo mentre eravamo nella foresta? Comunque qui non c’è»
rispose Erica.
«È impossibile, se
fosse rimasta su un ramo, sarebbe rimasta mentre tutto il resto è scomparso.
Per favore controlla meglio in quella borsa. Non posso averla persa» rispose
iniziando a passarsi nervosamente le mani nei capelli sciolti.
«Forza Vì, non farti
prendere dalla disperazione. Forse ti è caduta mentre lottavi. Ora ti aiutiamo
tutti a cercarla non può essersene andata da sola» disse Aster mettendole una
mano sulla spalla.
«Vi aiutiamo anche
noi» disse Vaniglia avvicinandosi con Flox.
«Perché non fai un
incantesimo per localizzarla?» chiese Thomas.
«Le ho fatto un
incantesimo in modo che sia immune qualunque magia» rispose secca la rossa.
«Deve essere davvero
importante per te» disse Diana.
«Più di quanto tu
possa immaginare» rispose in un sussurro.
Passarono quasi
venti minuti e, ogni secondo che passava, Pervinca era più nervosa.
«VÍ L’HO TRVATA»
urlò Shirley. Pervinca corse alla velocità della luce verso l’amica e controllò
la collana.
«Dov’era finita?»
chiese non spostando lo sguardo la quello strano ciondolo.
«Era impigliata su
un ramo del pesco» rispose l’infinito potere sorridendole.
«Grazie» disse
Pervinca con riconoscenza.
«Vì, possiamo
vederla questa collana così importante da fari perdere la testa alla sola idea
di perderla?» chiese Vaniglia scherzosa.
«In realtà non è
preziosa in se ma è il valore affettivo» rispose Vì passandole la collana con
riluttanza.
«Ma a me sembra più
un anello che un ciondolo» quella frase di Flox bastò per attirare l’attenzione
dei ragazzi che, fino a un attimo fa, parlavano tra loro.
Grisam vide il
ciondolo solo di striscio ma gli bastò per fargli ricordare un evento di quasi
otto anni prima ma che ricordava come se fosse appena avvenuto.
Grisam
e Pervinca si trovavano nel giardino di casa Burdock. Vì era intenta a
mostrargli i suoi appunti sul contro-regolamento, quando Grisam tirò fuori
dalla tasca una piccola scatolina scura e la pose nelle mani della bambina di
nove che gli era davanti. Proprio quando lei aprì confusa la scatolina lui,
rosso d’imbarazzo, le pose la fatidica domanda.
«Vuoi essere la mia ragazza?». Pervinca,
contro a ogni logica, non rispose oralmente alla domanda ma, bensì, la scrisse:
“accetto Burdock”.
Ormai non aveva più
dubbi: il ciondolo della collana da cui Pervinca non si era mai separata era
proprio l’anello che le aveva dato lui quel giorno di otto anni prima.
SPAZIO AUTRICE
Inizio ringraziando tutte voi che seguite la storia e un
ringraziamento particolare per le ragazze che recensiscono.
Mi scuso per la scarsità di descrizioni e di avvenimenti
di questo capitolo, ma tra il caldo e la preparazione per il saggio di musica
non ho molta immaginazione :-( .
Spero comunque di noi avervi deluso più di tanto.
A presto
Baci ♥
|
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Capitolo 28 *** Ricerche ***
28
Una volta a casa e dopo essersi dati una ripulita, Aster,
Vì, Derek e Scar andarono nella stanza degli incantesimi a riprendere le
ricerche che da tempo avevano abbandonato.
«Dove siamo arrivati
l’ultima volta?» chiese Aster prendendo le pergamene che avevano accuratamente
nascosto in uno sportello segreto della libreria.
«Non abbiamo letto
molto Ast, solo la prima parte» rispose Scarlet.
«Allora mettiamo a
lavoro» disse Derek prendendo anche il libro.
Tutti i magici di Fairy Oak hanno senza
dubbio letto la storia raccontata nel libro antico ma, come tutti sanno, la
storia si interrompe senza un finale. Difatti, la storia che sto per spiegarvi
non è mai stata ascoltata, scritta o raccontata da anima viva, proprio perché
noi abbiamo preferito tenerla segreta. Solo quattro persone sono a conoscenza
di questa vicenda, e sono proprio Scarlet Violet Pimpernel, Duffus Burdock,
Mentafiorita dei Sentieri e Antar Pollimon che combatterono contro il Nemico
nella speranza di portare la pace nella Valle.
Erano passati diversi mesi da quando Scarlet
e Duffus avevano raggiunto Menta nel bosco dove si era rifugiata. In quei
giorni furono anche raggiunti anche da Antar che, dopo esser riuscito a
liberarsi dalla sua prigionia, provò subito a mettersi in contatto con i suoi
amici.
«Dobbiamo mettere in atto un piano e
raggiungere gli altri, non possiamo lasciarli lì» esordì Antar.
«E lo faremo, ma dobbiamo pensare bene alle
nostre mosse se vogliamo avere qualche possibilità di uscirne vivi» sbottò
Duffus.
«Io sono già stato lì dentro e so come
entrare di nuovo» rispose Antar arrabbiandosi.
«Sì sai come entrare ma salvo che tu non
voglia uscire come cadavere ti conviene avere pazienza» rispose altrettanto
alterato Duffus…/….
Da quella lite passarono altri due mesi ed
era ormai estate. Era notte fonda ma i quattro erano svegli e pronti a mettere
in atto il loro piano.
«Allora vi è tutto chiaro?» chiese Scarlet.
«Certo. Voi due essendo mazhi del buio non
attirerete l’attenzione perciò finzerete di essere sotto il loro controllo e di
averci imprizionati…» rispose Menta.
«…poi una volta arrivati dove tengono
rinchiusi gli altri li libereremo» finì Antar.
«Bene è tutto chiaro. Andiamo» disse Duffus.
/….
Come avevano pianificato, furono accompagnati
proprio dagli altri abitanti del villaggio. Ma non erano preparati a quello che
i loro occhi avrebbero visto. In quelle stanze si respirava un’aria pesante che
sapeva di sangue, morte e decomposizione, ma quello che terrorizzò i ragazzi fu
ciò che si leggeva negli occhi dei prigionieri: rassegnazione e attesa della
venuta della morte come unica soluzione per avere pace.
I prigionieri erano decimati e quasi in fin
di vita. I loro corpi erano scavati dalla fame e martoriati. Alcuni di loro
aveva ancora le ferite aperte, segno che fossero appena stati torturati.
Senza indugiare oltre, Scarlet e Duffus
sciolsero le funi che legavano i loro due compagni e corsero tra i prigionieri.
Nonostante tutti i loro sforzi di farsi notare, sembrava che neanche li
vedessero, tantomeno sentissero.
«Che cosa facciamo? Non vedono neanche» disse
Mentafiorita sull’orlo delle lacrime mentre guardava sua madre.
«Qui dentro ci sono solo i magici luminosi e
i non magici. Dove sono gli altri?» notò Duffus.
«Ma guarda qui chi è venuto a farci visita»
esordì una voce alle loro spalle.
«Roseto?!» esordì Scarlet spaventata. Gli
occhi di suo fratello erano rossi di rabbi come la pietra incastonata nel
ciondolo che aveva al collo, che sembrava brillasse di luce propria.
«Humulus – disse il mago del buio richiamando
uno dei suoi sottoposti – accompagnali pure nella stanza che abbiamo fatto
preparare appositamente per loro. Sono certa che il nostro Signore sarà lieto
di vederli» disse per poi voltarsi e andarsene.
I ragazzi furono imprigionati con un
incantesimo per poi essere trascinati super delle infinite scale, fino a
raggiungere la torre. Con un altro
incantesimo furono incatenati alle pareti, immobilizzandoli. Non dovettero
aspettare molto quando fece il suo ingresso nella stanza, un uomo alto di
bell’aspetto con i capelli neri e gli occhi chiari…
…/…
Nessuno di loro ricorda ne come ne quando
uscirono dalla rocca insieme a tutti gli altri abitanti del villaggio e si
trovarono in una vasta valle poco distante da una quercia che si ergeva
maestosa al centro della valle.
Tutti i magici e non magici ricordavano tutto
quello che gli era capitato.
I loro ricordi furono poi trascritti e
formarono il Libro Antico, ma nessuno ricordò mai come sconfissero i loro
carcerieri e scapparono dalla Rocca, ma non se ne fecero un peso e cercarono di
ricostruire le loro vite frammentate dalla guerra e dalla paura.
Al contrario, Duffus, Scarlet, Mentafiorita e
Antar non si fecero scoraggiare dalla perdita di memoria e dedicarono tutta la
loro vita alla ricerca di risposte.
Con il passare del tempo riuscirono a
ricostruire frammento per frammento i loro ricordi arrivando alla loro
soluzione: non erano loro a essere attesi dal Nemico. Da questa consapevolezza,
però, però nacquero nuove domante: Chi sta aspettando? Perché? E quando accadrà
di nuovo un simile sterminio?....
«Non so che dire» fu
il commento di Pervinca, una volta finito di leggere una nuova pagina.
«Iniziamo col
mettere insieme le cose che già sappiamo» propose Scarlet.
«Bene. Abbiamo un
mago del buio che cerca vendetta…» disse Derek mentre Scar annotava tutto su un
quaderno.
«Una guerra lasciata
a metà» disse confusa Vì.
«Sì, e poi c’è la
Valle con al suo centro la Quercia che fa intendere si parli di Fairy Oak»
disse Aster.
«E poi ci sono gli
oggetti: il ciondolo di James, il marchio e questo libro» disse Scarlet.
«E infine ci sono le
gallerie…» rifletté Derek.
«Dobbiamo tornare lì
dentro al più presto» disse Aster.
Stavano per
prepararsi ad andare, quando bussarono alla porta della stanza degli
incantesimi.
«Avanti» dissero
confusi. Ma i loro occhi dovevano aver assunto la forma di punti interrogativi
quando fecero il loro ingresso, i membri magici della Banda del Capitano.
«Ciao ragazzi. Come
mai siete qui? Vi serve qualcosa» chiese Scarlet confusa.
«In effetti sì:
volevamo invitarvi al falò che daremo questa sera in spiaggia» disse Vaniglia.
«Ehm… non so che
dire. Non siete stanchi per occhi?» chiese Derek.
«Sì ma ci andava di
festeggiare tutti insieme» rispose Grisam.
«Va bene accettiamo»
rispose Aster.
«Fantastico. Allora
ci vediamo questa sera al museo e poi andiamo in spiaggia?» propose Thomas.
«Perfetto. A dopo»
la Banda salutò e ognuno corse a casa propria a prepararsi.
SPAZIO MIO ♥
Ciao a tutte. Oggi ho deciso di aggiornare con un giorno
di anticipo poiché domani dovrò partire e non mi andava di lasciarvi con il
fiato sospeso per un’altra settimana.
Ma adesso parliamo del capitolo: dunque… so che è un po’
noioso ma ogni tanto devo aggiungere qualche capitolo di passaggio per poi
descrivere altri avvenimenti sicuramente più interessanti.
Poiché ho abbandonato per molto tempo il libro delle
leggende ho pensato di aggiungere adesso una parte sulla prima battaglia contro
il Terribile 21, come vi è sembrato?
Adesso scappo ad aggiornare l’altra storia.
Aspetto i vostri commenti
Bacioni a tutte ♥
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Capitolo 29 *** Falò, ricordi e chiarimenti ***
29
La sera arrivò in fretta e i quattro ragazzi erano pronti
per raggiungere i loro amici del villaggio.
Anche Tony ed Erica avevano deciso di partecipare al falò,
lasciando così la casa libera per Chris e Flora. Le ragazze decisero di non indossare niente
di esagerato per il falò.
Pervinca aveva
scelto un pantaloncino di jeans con una camicetta beige antico e una catenella
legata in vita. Anche Scarlet aveva indossato un pantalone di jeans, però lui
ci abbinò una maglia rosa. Infine Flora indossava un vestitino bianco dal
taglio largo.
«Wow ragazze… siete
incantevoli» disse Aster. Tutti i ragazzi avevano indossato un semplice jeans
con una maglia o camicia. Senza attendere oltre, salirono in groppa ai loro
cavalli e si diressero al museo.
- - - - - - - - - -
- - -
«Chi sa perché, ma
avevo già il presentimento che avreste indossato tutte la gonna, Babù» esordì
Pervinca attirando dei Ragazzi della Banda che, in quel momento, parlavo tranquillamente
tra di loro.
«Finalmente,
pensavamo aveste deciso di darci buca» esordì Flox.
«Ragazze state
benissimo» disse invece Shirley salutandole calorosamente. «»
Come c’era da
aspettarsi, tutte le ragazze di Fairy Oak avevano scelto di indossare dei
vestiti. Vaniglia indossava un abitino a fiori con scollo a V dai toni del
verde e del celeste con un cinturino arancio in vita, Flox aveva un vestito
multicolore con scollatura a cuore e una fantasia a righe verticali con una
fascia e le spalline nere, Shirley era senza dubbio più sobria dell’amica e il
suo vestito era rosa antico con fiori di campo e lo scollo drappeggiato di
merletto, anche Camelia aveva un vestito, rosso anch’esso con fantasia floreale
(evidentemente andava di moda questa fantasia n. d. C.) con il corpetto
aderente e a girocollo.
«Anche voi state
tutte benissimo. Se non ci fosse Vì, mi sentirei fuori posto» commentò Scarlet.
«Io no» disse invece
la diretta interessata.
«Allora andiamo?
Altrimenti si fa buio e non concludiamo proprio niente» disse Aster.
Tenendo i loro
cavalli per le redini, i sei ragazzi seguirono la Banda fino alla spiaggia,
dove era stato allestito il falò, con tanto di tronchi per sedersi intorno al
fuoco.
- - - - - - - - - -
La serata passò tra
chiacchiere e risate; finché, senza farsi notare, Vì si allontanò dal gruppo
risalendo il sentiero che costeggiava il fiume.
Poco dopo, la ragazza era seduta sulla sponda del fiume
Otrot che guardava il riflesso della luna nell'acqua, immersa nei suoi
pensieri. Non era molto distante dall'ingresso del passaggio segreto. Pervinca
aveva scoperto quel luogo circa un anno prima della guerra che la separò dalla
sua famiglia. Erano passati ormai otto anni da quel giorno ma lei lo ricordava
benissimo.
Pervinca stava
camminando immersa nei suoi pensieri, Vaniglia era in spiaggia insieme a Felì e
gli altri ragazzi della banda e lei, volendo stare da sola, decise di risalire
il fiume.
Si fermò quando
raggiunse un ponte, ci salì e si sedette al centro con le gambe a penzoloni.
Rimase per un po' lì ad ascoltare il suono dello scorrere dell'acqua. Quando
decise di tornare in spiaggia dai suoi amici, fu bloccata da dei singhiozzi. Si
mise in piedi e si sporse per capire da dove venissero, girò il viso e vide,
sulla sponda opposta, proprio sotto l'attaccatura al suolo del ponte, una
galleria. Scese dal ponte e, facendo attenzione a non scivolare, scese nella
grotta. Dopo un paio di metri, si trovò davanti una porta di legno intarsiata.
Quando l'aprì si trovò in una stanza di forma circolare, non ebbe il tempo di
guardarsi attorno, che la sua attenzione fu catturata dalla bambina che stava
piangendo.
«Che cosa ci fai tu
qui?» disse la ragazza confusa, non capendo come Pervinca sia potuta arrivare
lì.
«Scarlet. Che cos'hai?
Che cos'è questo posto?» domandò altrettanto confusa Pervinca fissando Scarlet
ancora accovacciata e con gli occhi pieni di lacrime.
«Non è affare tuo che
cosa ho. Torna dai tuoi amici» rispose nervosa la ragazza bionda, asciugandosi
gli occhi.
«Lo so che non dovrei essere
qui, ma è raro vederti così. Vuoi dirmi che cos'hai?» chiese ancora Vì.
«Cosa c'è che non va
in me?! Perché non posso avere degli amici come tutti voi?!» rispose Scarlet
ricominciando a piangere.
«È solo per il tuo
brutto carattere, anche se la colpa è per la maggior parte di tua madre» disse
Pervinca riuscendo, con la seconda parte della frase, a stappare un sorriso a
Scarlet.
«Non immaginavo che tu
potessi starci così male, dopotutto sei sempre tu ad attaccare briga. Allora
facciamo così: da oggi sarò io tua amica a patto che tu sia più gentile con
tutti e che smetti di chiamarci Periwinkle uno e due» disse ancora Vì. A quelle
parole entrambe risero.
«Non credi di chiedere
troppo, Periwinkle?» chiese Scarlet calmando le risate.
«Non mi risulta. Tu
hai un’idea migliore?» chiese Pervinca.
«Io non ho intenzione
di comportarmi bene con gli altri. Sai Vì, non sei come mi aspettavo» disse la
bionda indicando all'altra bambina di sedersi.
«A sì? E come ti
aspettavi che fossi?» chiese sedendosi.
«Non so. Più fredda,
menefreghista» rispose Scarlet scoppiando a ridere.
«Beh anche tu non sei
da meno» disse la rossa.
«E cioè?» chiese
Scarlet.
«Mi aspettavo che
fossi un'insensibile bambina viziata» rispose di rimando Pervinca,
guadagnandosi un'occhiataccia dalla sua “nuova” amica.
«Per quanto riguarda
l'essere amiche… possiamo esserlo solo in privato? Lontano dagli altri? Sempre
se ti va ancora certo» chiese Scarlet.
«Certo che mi va. Ma
non ti assicuro che smetterò di prenderti in giro» disse Vì alzando le mani a
mo di arresa.
«Se è per questo
anch’io» rispose Scar, le due bambine iniziarono a ridere al pensiero delle
loro litigate.
«Senti Scar, ho
aspettato che ti calmassi prima di chiedere ma… cos'è questo posto?» domandò
Pervinca guardandosi attorno.
«È una delle stanze
della vecchia città, il villaggio è stato costruito sulle macerie di questa
città. Ma non so dirti altro, non ho ancora avuto modo di vedere altro» rispose
la figlia del sindaco.
Poco dopo tornarono
entrambe in spiaggia e insieme agli altri avevano ripreso a infastidirsi a
vicenda.
Da quel giorno le due bambine avevano preso l'abitudine di
vedersi almeno un'ora al giorno per scusarsi delle cattiverie dette e per
giocare e parlare.
«Pervinca» a risvegliare la ragazza dai suoi pensieri era stato
Grisam.
«Oh, ciao Gri. Non ti avevo sentito» si scusò Pervinca.
«L'avevo notato, eri molto concentrata» disse il biondo. I
due rimasero in silenzio per un po' e a romperlo questa volta fu Pervinca.
«Come mai sei qui Grisam?» domandò la ragazza senza guardarlo
in viso.
«Ho bisogno di parlarti» rispose nervoso.
«Dimmi. Ti ascolto» gli disse la ragazza.
«Ti volevo chiedere scusa» la ragazza lo guardò stranita.
Stava per dire qualcosa ma il ragazzo la precedette.
«Fammi finire per favore. Ti chiedo scusa per averti
dimenticata, per essermi fidanzato con Camelia e sopratutto per.. si insomma...
per quel bacio» disse Grisam imbarazzato.
«Grisam, non hai niente da farti perdonare. Sei andato
avanti, come ho fatto anch’io. E per quanto riguarda il bacio... non
preoccuparti. Tutto dimenticato» rispose la ragazza. Grisam avrebbe potuto
sentirsi sollevato, sarebbe potuto tornare al falò, abbracciare la sua ragazza
e continuare ad andare avanti, ma non fece niente di tutto ciò.
«Io non voglio dimenticare quel bacio, Pervinca. È vero,
sono venuto a chiederti scusa ma non perché me ne pentissi. Tu se vuoi puoi
rinnegare quanto vuoi ma per me è stato il bacio migliore di sempre perché è
stato il tuo. Quando tutti ti credevamo morta, io… ero a pezzi e ciò messo anni
a poter aprirmi di nuovo con gli altri – disse Grisam guardandola negli occhi,
per poi prenderle le mani – io non avrei mai voluto dimenticarti come non avrei
voluto fidanzarmi con Camelia, ma vedevo come reagivano tutti al mio
comportamento e non ho deciso di andare avanti solo per il bene delle persone a
cui tengo» continuò. Non si sa come i due ragazzi si trovarono in piedi l’uno
di fronte all’altra.
«Per me ci sei sempre stata tu – disse ancora Grisam
avvicinandosi a lei – e adesso ho le certezze a tutte le sensazioni che mi
attraversano da quando sei tornata. Io ti amo Pervinca. Ti ho sempre amata».
Pervinca era senza parole perciò seguì il suo istinto e lo baciò sulle labbra.
Il bacio da semplice sfioramento, divenne passionale e
quando le loro labbra si staccarono, Vì trovò la forza di parlare.
«Ti amo anch’io Gri»
SPAZIO MIO ♥
Buona sera a tutte
Inizio col dire che a causa di una nuova partenza fissata
per domani mattina sono “costretta” ad aggiornare oggi.
Spero he il capitolo risponda alle vostre domande sul
forte legame di Vì e Scar. Spero che vi sia piaciuta la mia idea su come sia
nata la loro amicizia.
Pervinca ha anche chiarito tutto con Grisam, siete
contente??? Soprattutto voi che speravano nella coppa GrixVì che anche io
adoro.
Ultima domanda: che ne pensate dei vestiti?
Bene, mi sono dilungata abbastanza… aspetto i vostri
commenti
A presto ♥
P.S. probabilmente la prossima settimana non potrò
aggiornare e, ancora peggio, di scrivere, perciò non vi so dire quando posterò
il prossimo capitolo. ♥
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Capitolo 30 *** Non attaccheranno oggi ***
30
La mattina dopo
Pervinca si svegliò con il sorriso sulle labbra. Il suo buon umore, però, sparì
nel momento in cui comprese che giorno fosse quello. A quel punto, svegliò
immediatamente gli altri e si recarono nella stanza degli incantesimi per
riflettere su come agire.
«Cosa ti fa essere così sicura che possa attaccare oggi?»
chiese Chris ancora un po’ confuso.
«Infatti non ne sono sicura, però il primo attacco, per
quanto ne ho memoria, è avvenuto il 21 giugno di otto anni fa, il giorno che
manifestai i poteri del buio per la prima volta, ed era il solstizio d’estate»
rispose Pervinca.
«Sì, e poi il giorno della battaglia era il 21 dicembre, il
solstizio d’inverno» continuò Scarlet.
«Ma cosa c’entrano i solstizi con un possibile attacco?»
chiese Antony.
«I solstizi e gli equinozi sono già da se magici, poiché cambia
stagione, e proprio questa magia può aumentare i poteri dei magici» rispose
Scarlet cercando di mantenere un filo logico legato al paragrafo sui solstizi
che aveva in precedenza letto.
«Ma non è detto che debba attaccare oggi» rifletté Derek,
attirando l’attenzione dei presenti.
«Pensateci: se ci fosse un modo per imprigionare quella
magia naturale e usarla quando si vuole, non sarebbe possibile?» chiese.
«Sì Der, è una cosa possibile, ma chi lo esegue dovrebbe
essere talmente potente da imporre il suo volere sulle Forze Della Natura»
rispose Aster riflettendo bene sulle parole da utilizzare.
«E lui può farlo?» chiese Erica con una nota di paura nella
voce.
«Probabilmente sì» rispose Flora notando le espressioni
perse che avevano Vì, Scar, Der e Ast.
- - - - - - - - - - - - - - -
«Probabilmente sì»
Un uomo apparentemente sui trent’anni con gli occhi azzurri
fissava con espressione divertita lo specchio incantato che aveva di fronte.
“Ma guarda un po’? Gli è bastato così poco tempo per capire
le mie intenzioni?!” rifletté fissando lo specchio. “Sono sicuro che lasciare
liberi questi ragazzi potrebbe essere la scelta migliore che abbia fatto in
questi trecento anni!” pensò sorridendo maligno.
«Mio signore…» la sua attenzione si spostò dallo specchio
all’uomo vestito totalmente di nero che aveva appena fatto il suo ingresso
nella sala.
«I soldati sono pronti per sferrare l’attacco» esordì una
volta avuta la completa attenzione dell’uomo dagli occhi di ghiaccio.
«Bene – disse per poi voltargli le spalle – dite loro che
oggi non ci sarà nessun attacco, possono tornare alle loro mansioni» continuò
fissando le immagini che si muoveva nello specchio.
«M-ma Signore… oggi è il 21 giugno e v-voi avevate deciso-»
«So cosa ho deciso. Non è una tua mansione commentare le mie
scelte. Adesso, prima che cambi idea e decida di tramutarti in uno scarafaggio,
fa venire Humulus Belleport immediatamente qui» esordì interrompendo la
patetica replica del soldato, che obbedì immediatamente all’ordine.
«Fa le tue ultime preghiere Fairy Oak, poiché quando meno te
lo aspetti, ti piegherò al mio volere».
- - - - - - - - - - - - -
«Perciò oggi potrebbe essere il giorno migliore per
attaccare ma voi quattro avete la certezza che non accadrà oggi. Perciò la mia
domanda è: quali prove vi danno queste certezze?» chiese Duff Burdock, più
confuso che mai.
«Non abbiamo prove, è solo una sensazione. Sono certo che se
attaccasse oggi saremmo molto agitati, ma non lo siamo, al contrario io non
sono mai stato così tranquillo» spiegò Derek.
«Non possiamo basarci su delle sensazioni… ma sui fatti sì.
Fate chiudere immediatamente le mura di cinta» disse il sindaco.
Il villaggio era in subbuglio, un continuo via vai di gente
che correva in tutte le direzioni.
Al contrario dei loro concittadini Aster, Derek, Pervinca e
Scarlet erano tranquillissimi, probabilmente come non lo erano mai stati.
«Vì che pensi di venire con me al nostro “rifugio”? Tanto
qui non abbiamo nulla da fare oggi» propose Scarlet mentre sfogliava
svogliatamente il vecchio libro di leggende.
«Hai ragione Scar, e poi non verranno a cercarci neanche»
esultò Vì saltando giù dalla panchina su cui era seduta.
«Di quale rifugio parlate?» chiese Derek curioso.
«È un’ala della città sotterranea che non avete ancora avuto
modo di vedere» spiegò la bionda.
«È lì che io e la tua ragazza abbiamo deciso di mettere da
parte l’odio e darci una possibilità come amiche» finì Vì.
«O beh… in questo caso, non vediamo l’ora di vederlo» disse
Ast mettendosi in piedi e seguendo le due ragazze. In breve raggiunsero il
fiume e scesero sotto il ponte.
Aprirono il portone di legno intarsiato ed entrarono nella
stanza circolare scavata nella roccia finemente arredata con mobili essenziali.
Non era cambiato nulla: le pareti di pietra fredda ma non bagnata, la grande
libreria coperta dalle piante rampicanti, la scrivania di legno d’ebano e il
portagioie antico, anch’esso in legno, che faceva bella mostra di sé su di
essa.
«Wow» fu l’unica cosa che riuscì a dire Derek guardandosi
attorno, le due ragazze, nel frattempo, avevano gli occhi lucidi e un enorme
sorriso sulle labbra nel ripensare a tutti i pomeriggi passati in quelle stanze
nascoste a tutti.
«Scarlet? Ti ricordi dov’era la chiave del portagioie?»
chiese Vì riportando alla realtà gli amici.
«Penso sia nella libreria. Vado a cercarlo» rispose la
bionda.
«Va bene, io cerco nella scrivania» disse allora Pervinca.
«Perché dovete aprire il portagioie?» chiese Ast aprendo un
cassetto della scrivania.
«Lì dentro abbiamo trovato il ciondolo di cui abbiamo letto
l’ultima volta» gli rispose Scar.
«Eccola Vì» disse Scar passando all’amica un libro
all’apparenza molto antico.
«È ancora qui?!» chiese stupita ricevendo un sorriso
dall’amica. «»
Una volta aperto in portagioie, dal meccanismo molto
particolare, trovarono tutti i generi di gioielli.
Erano così
brillanti che bastava che un solo spiraglio di luce li colpisse per illuminare
l’intera stanza.
«Wow» fu l’unica sillaba che uscì dalle labbra di Ast e Der.
«Ed ecco qui anche il ciondolo del libro» aggiunse Vì
prendendo la collana.
«È proprio lei»
esordì Derek aprendo con facilità il ciondolo e leggendo l’incisione al suo
interno, “James e Gemma”.
Stavano per andare a perlustrare anche le altre stanze, ma
furono distratti da forti boati provenienti dal fiume.
«Usciamo. Torneremo un’altra volta dal nostro passaggio
segreto» disse Aster iniziando a uscire da lì.
Il livello dell’acqua era aumentato molto a causa della
pioggia che ormai cadeva senza sosta, tanto che, mentre all’andata erano tutti
asciutti, al ritorno ai ragazzi l’acqua arrivava alle ginocchia mentre alle
ragazze a metà coscia. Velocemente, tornarono a casa e vi rimasero per tutta la
giornata.
Come avevano predetto, non successe assolutamente niente,
perciò i ragazzi visitarono tranquillamente una buona parte della città
sotterranea.
La mattina seguente furono svegliati da continui e
insistenti colpi contro la porta. Il tempo di aprire e si trovarono l’ingresso
invaso da magici con indosso lunghi mantelli neri.
«Come facevate a sapere che non avrebbero attaccato?» chiese
Duff Burdock, a dir poco, furioso.
«Come vi abbiamo già spiegato: sarebbe stato troppo semplice
e prevedibile» rispose inviperito Derek.
«E soprattutto sfrontato da parte di qualcuno che pianifica
la sua vendetta da più di mille anni» aggiunse Pervinca piccata.
SPAZIO MIO ♥
Vi chiedo umilmente scusa per lo stratosferico ritardo (e
sono letteralmente in ginocchio)
So bene che lo scorso capitolo risale al 16 luglio e
adesso vi spiego il perché: il giorno dopo aver postato il capitolo sono
partita per la puglia e una volta tornata è iniziato il peggior periodo del “blocco
dello scrittore” di sempre :’(
Ma adesso torniamo al capitolo… so che non è dei migliori
ma giuro che dal prossimo (o al massimo da quello dopo) inizierà un po’ d’azione.
A presto, spero di trovare comunque delle recensioni
Baci ♥
|
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Capitolo 31 *** Inaspettato ***
31
Dal 21 giugno erano ormai passati cinque giorni, nonostante
l’apparente calma Pervinca, Aster, Derek e Scarlet non riuscivano a rilassarsi
e continuavano a tenere costantemente la guardia alta.
“È possibile che dopo
così tanti secoli di progetti e piani, di esercizio e sotterfugi il Nemico
avesse deciso di arrendersi?”, questo era l’unico pensiero che echeggiava
nelle loro menti.
Quella mattina, su richiesta della Banda del Capitano, i
ragazzi decisero di andare a divertirsi in spiaggia. Stava andando tutto a
gonfie vele, finché non sentirono le campane che suonavano l’allarme.
Senza pensarci due volte, si diressero tutti nella piazza,
già stracolma di cittadini.
«CHE COSA STA SUCCEDENDO?» urlò Derek per sovrastare il
vociare degli altri cittadini.
«LE MURA STANNO CEDENDO» urlò in risposta Duff Burdock.
«NON È POSSIBILE» esordì Scarlet. Scambiatosi uno sguardo
d’intesa con Aster, Antony si alzò in volo per controllare dall’alto la
situazione. Il ragazzo rimase paralizzato davanti al finimondo che iniziava a
scatenarsi: il portone delle mura est, quello che confinava con i boschi, era
stato abbattuto e numerosi maghi oscuri e creature demoniache avanzavano
liberamente.
«Non abbiamo scampo! Siamo circondati» esordì il ragazzo una
volta tornato a terra. A quel punto Aster sfoderò la sua spada, imitato immediatamente
da Derek, Scarlet e Pervinca.
Con la certezza di aver ben poche possibilità di riuscire a
difendersi, ogni cittadino sfoderò un’arma, pronto a combattere come meglio
poteva.
Aster non riusciva a capacitarsi di come fosse stato
raggirato ma nonostante questo studiava ogni minimo movimento dei suoi
avversari, sfruttando una loro minima debolezza per avvantaggiarsi.
Derek combatteva a spalla a spalla con Scarlet e ogni demone
che abbattevano non poteva impedirsi di pensare che l’unico punto di forza del
nemico era il loro numero poiché i demoni erano molto deboli e i maghi oscuri
che li cavalcavano non facevano uso di armi ma solo incantesimi, neanche essi
forti. Perché non si difendevano dai loro colpi? Si comportavano come se
stessero andando a morire e ne erano anche consapevoli.
A quel punto il mago dai capelli castani capì: era solo una
messa in scena per distrarli. Approfittando di un attimo di tregua, lanciò un
fischio acuto tipico di quelli che usava per attirare l’attenzione dei compagni
durante gli allenamenti; esaudendo la muta preghiera di Derek, gli altri tre
ragazzi corsero al fianco dell’amico.
«Che succede Der?» chiese Vì scoccando una freccia che
trafisse il cuore di un demone facendo precipitare al suolo.
«Ragazzi è una trappola! Non ho idea di cosa abbia in mente
ma non abbassate la guardia per nessun motivo» disse il mago in risposta alla
domanda di Pervinca.
«Lo immaginavo – disse Scarlet – a questo punto potrebbe
accadere qualsiasi cosa. Torniamo in campo» finì nella speranza che queste non
fossero le ultime parole che potesse scambiarsi con i suoi amici.
Era passata forse un’ora dall’inizio dell’attacco e i
cittadini di Fairy Oak sembravano avere la meglio sul Nemico. La maggior parte
dei demoni erano stati ormai abbattuti mentre i cittadini iniziavano a esultare
per la vittoria. Quando finalmente anche l’ultimo demone cadde al suolo si
susseguirono diversi minuti di silenzio, un silenzio più difficile da
sopportare di mille tuoni.
Pareva che il tempo si fosse fermato e ognuno dei presenti
aveva come la sensazione che stesse per accadere qualcosa di spaventoso.
Successe tutto molto velocemente: una fitta nube nera si
estese a macchia d’olio tra le strade di Fairy Oak, travolgendo tutto ciò che
era sul suo cammino e lasciando dietro di se devastazione e un’inquietante
sensazione di freddo. La nube si muoveva velocemente alzandosi sempre di più
finché non fu così alta da impedire a chiunque di vedere oltre il proprio naso.
Tra la gente si stava scatenando il panico tra chi urlava il
nome dei propri cari e chi, invece, correva alla deriva, disperato.
D’un tratto la nube si condensò in un solo
punto circondando da capo a piedi Pervinca, Scarlet, Derek e Aster. I quattro
magici erano immersi nelle tenebre e, nonostante fosse un loro potere vedere
oltre le oscurità, non vedevano a un palmo dal loro naso. Mentre alcuni dei
saggi, tra cui Duff e Tomelilla, insieme a Flora e Chris provavano inutilmente
a raggiungere i quattro ragazzi, una voce tanto melodiosa quanto terrificante
rimbombò nelle orecchie di tutti i presenti recitando un antico incantesimo
oscuro in una lingua ancora più antica di cui si erano perse ormai le tracce. Dopo
aver udito quelle parole che mettevano paura senza bisogno di conoscerne il
significato, i quattro ragazzi intrappolati nella nube iniziarono a urlare e
dimenarsi per un dolore acuto che li stava colpendo dall’interno, quasi all’altezza
del cuore. Ridestati da quelle urla i loro familiari cominciarono a urlare i
nomi dei propri figli tentando ancora di oltrepassare la nube. Nessuno seppe
dire quanto tempo passò prima che la nube iniziò a dissolversi nell’aria e con
lei i ragazzi sparirono senza lasciare traccia.
La nube di fumo era ormai sparita ma al suo posto era
rimasta una larga pozza di sangue scuro. A quella vista per molti fu come
tornare indietro nel tempo, a quel lontano giorno di quasi otto anni prima.
- - - - - - - - - - - - - - - -
Aster si risvegliò in una stanza buia, ma si riuscivano
ancora le forme degli oggetti. Non ricordava come ci fosse arrivato m non
appena scorse nell'ombra i suoi amici privi di sensi e con i polsi incatenati,
come anche lui, le immagini di poco prima gli riempirono la mente. Ricordava la
nebbia nera che li aveva avvolti e separati da tutti gli altri come ricordava
le urla di dolore che lanciarono nel momento in cui, lentamente, avevano cominciato
a dissolversi. L'ultima cosa che sentì prima di perdere i sensi per il dolore
fu la voce di sua madre che urlava il suo nome. Lentamente e con la testa che
gli doleva, cercò di avvicinarsi a Pervinca, poco lontana da lui, e iniziò a
scuoterla.
«Pe-pervinca. Svegliati, ti prego» le disse con la speranza
di vederla aprire gli occhi. Dopo un paio di scossoni, la ragazza guardò
l'amico con uno sguardo confuso mentre lui, invece, le rivolse un'occhiata
sollevata. Essendo incatenati con catene molto lunghe, i due riuscirono ad
avvicinarsi gli altri due amici ancora svenuti e a svegliarli.
«Dove siamo?» chiese Scarlet reggendosi a malapena in piedi
a causa dei forti capogiri. Nessuno ebbe il tempo di rispondere poiché, d'un
tratto, le torce presenti nella stanza s’illuminarono e le catene si ritirano
trascinandoli bloccandoli contro le pareti.
«Ben svegliati» sentirono dire da una voce fredda mentre un
uomo entrava nella stanza.
SPAZIO AUTRICE (se posso ancora
definirmi così)
Prima di tutto mi scuso per l’immenso ritardo.
Inizialmente, durante il periodo di blocco dello scrittore,
ero arrivata a decidere di cancellare la storia o, peggio ancora, di lasciarla
così. Poi ho riflettuto su quanto io stessa odio le storie che mi piacciono che
vengono lasciate a metà e mi sono rimboccata le maniche per ricominciare a
scrivere. Poi tra il ricominciare la scuola, lo stage di 3 settimane a Londra e
il successivo recupero nelle altre materie scolastiche, ho avuto solo adesso il
tempo per mettermi a scrivere.
Adesso però parliamo del capitolo: sono certa che non sia
stato quello che vi aspettavate come giorno della battaglia, sono consapevole
che sia pieno di errori e incongruenze ma volevo postarlo, anche solo per farvi
sapere che ho intenzione di non abbandonare questa storia.
Spero che nonostante tutto sia almeno passabile, in caso
contrario fatemi sapere e mi preoccuperò di riscriverlo.
Vi lascio la parola, sempre se vi va di lasciare una
recensione.
A presto Baci ♥
|
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Capitolo 32 *** Il piano del nemico ***
32
Quell’uomo era
alto più o meno quanto Christopher ma decisamente meno grosso, aveva folti
capelli neri, la pelle diafana e gli occhi azzurri della stessa tonalità del
ghiaccio. Era completamente vestito di nero e portava anche un mantello del
medesimo colore, tipico dei magici. Ora che la stanza era illuminata i ragazzi
poterono notare che i loro abiti erano cambiati. Adesso Derek e Aster
indossavano entrambi dei completi con la parte superiore simile alle armature,
però, sbracciate, i pantaloni erano semplici neri ed elasticizzati, ai piedi
avevano degli anfibi neri comodi ed eleganti e in vita avevano allacciate le
fondine delle loro spade, senza le spade.
Scarlet e Pervinca, invece, indossavano due abiti lunghi:
avevano il corpetto nello stesso stile delle armature dei ragazzi e la gonna
nera con tanto di strascico, ai piedi portavano delle eleganti scarpe col tacco
nere decorate con pietre brillanti, anche loro avevano in vita le cinte delle
loro spade. Le armature di tutti e quattro i ragazzi erano decorate con
incisioni e pietre preziose.
«Chi sei tu? Perché ci hai portato qui?» chiese Aster
incazzato nero.
«Ottima domanda, Aster, io sono James Nox, primo guardiano
del buio» rispose tranquillo l'uomo.
«Perché siamo qui? Che cosa vuoi?» chiese Pervinca
fissandolo con odio.
«Pervinca, Tesoro, mi fa molto piacere rivederti, noto con
piacere che sei diventata una bellissima ragazza» disse James guardando con
curiosità Pervinca.
«Non me ne frega un cazzo di cosa ti fa piacere. Perché ci
hai portato qui?» chiese ancora la ragazza.
«E vedo che sei diventata ancora più impertinente. Ma se
proprio lo volete sapere: siete qui perché mi servite» rispose il mago
scrutandoli uno a uno.
«A che cosa ti serviamo?» chiese Derek. «Vendetta» rispose
semplicemente James Nox.
«Se non ti è di troppo disturbo a me fa piacere non essere
incatenata a una parete mentre parlo con qualcuno» disse inviperita Scarlet.
«Oh, che maleducato - disse James mettendosi una mano sul
viso con fare teatrale - così va meglio?» chiese poi dopo aver liberato i
ragazzi con un incantesimo.
«Notevolmente» rispose Derek massaggiandosi i polsi.
«Allora hai intenzione di rispondere oppure aspetti che
impariamo a leggerti nel pensiero» chiese Aster, se possibile, ancora più
arrabbiato.
«Come ho già detto: per vendetta» rispose calmo il mago
dagli occhi azzurri.
«Verso chi?» chiese Derek alzando di poco la voce.
«Verso magici luminosi e non magici. Avete letto la storia,
no?! Credevo vi foste arrivati da soli» rispose avvicinandosi all'unica
finestra presente nella stanza e guardando fuori il buio più completo.
«A questo ci eravamo arrivati. Quello che vogliamo sapere è
perché? Perché proprio ora e cosa c'entriamo noi?» chiese Scarlet.
«Loro mi hanno portato via la mia unica ragione di vita e
per questo devono morire tutti. L'ultima volta che ho attaccato il villaggio
personalmente con l'unica intenzione di distruggere, fui fermato da un gruppo
di stolti magici che ancora oggi vengono considerati degli eroi, la loro era
stata solo fortuna poiché non era ancora giunto il momento» l'uomo si voltò e
osservò i ragazzi immobili davanti a lui. Poi rivoltandosi continuò.
«Erano i guardiani. Inizialmente decisi di abbandonare
l'idea della vendetta su tutti quegli schifosi e volli vendicarmi direttamente
su di loro uccidendo le persone a loro più care, ma non era neanche allora il
momento giusto poiché è stato scritto che "Ci sarebbe stata un'era in cui
tutti e quattro gli Originali sarebbero nati sotto una luce oscura". Per
questo motivo voi due - disse girandosi e indicando Der e Aster - siete stai
allontanati dalle vostre famiglie, voi sareste nati in famiglie di maghi del
buio e per questo mi è stato facile percepirvi. Quando capii che tu, Pervinca,
saresti stata la guardiana del buio provai a rapirti e portarti con me ma non
ero preparato alle conseguenze. Ma devo dire che mi sono rifatto bene durante
la battaglia, ho preso due piccioni con una fava» disse scoppiando a ridere, le
due ragazze rabbrividirono.
«Devo ammettere che sei stata furba Previnca, allontanando
tua sorella. Se lei fosse morta, i magici luminosi non avrebbero avuto nessuna
possibilità di salvezza. Sai Vì, probabilmente tu hai avuto il coraggio che a
volte anche ai più potenti maghi manca» disse guardandola dritta negli
occhi.
«E avrei avuto il coraggio per fare cosa?» chiese lei con
espressione distaccata.
«Morire per proteggere qualcuno che non lo merita. - rispose
freddo l'uomo - Ma, come avete potuto costatare da soli, Non ci si può nascondere
al proprio destino, in un modo o nell’altro, ora siete tutti qua e affronterete ciò
che il destino a scritto per voi» finì con una strana luce negli occhi.
«E qual è il nostro destino?» chiese Derek, nessuno dei
ragazzi riusciva a muovere un muscolo.
«Distruggere tutti i magici luminosi e i non magici per
creare dinastia di potentissimi maghi oscuri. Il mio piano stava anche
funzionando: siete cresciuti tutti e insieme, sviluppando sempre di più i
vostri poteri - si fermò e fece una risata amara - con due di voi non ci sono
stati problemi - e indicò Scarlet e Derek che erano abbracciati - con voi due
c'ero quasi ma poi sono entrati in scena quei maghi luminosi di cui vi siete
innamorati.»
«Che cosa c’entrano loro?» chiese Vì tremando di rabbia.
«Oh Pervinca. Non vi siete mai chiesti il perché del vostro
legame così profondo nonostante le molteplici differenze? Era già deciso così,
voi avete provato cambiare le cose, anche se, come avete visto, le avete solo
ritardate. Ma non temete dopo il trattamento cui sarete sottoposti, non
ricorderete neanche cosa sono i magici luminosi. Esisteranno solo i magici del
buio» disse e ridendo si avviò verso l'uscita.
«SEI UN LURIDO BASTARDO - urlò Aster seguendolo - NON FARAI
DEL MALE A NESSUNO DÌ LORO. NON TE LO PERMETTERÒ» urlò battendo i pugni contro
la porta ma ricevendo per risposta solo la risata di James Nox.
«Fermati Aster, è inutile - cercò di calmarlo Pervinca - Non
gli farà niente, non glielo permetteremo» gli disse mettendogli una mano sulla
spalla. Aster si girò a guardare l’amica. Pervinca aveva gli occhi velati dalle
lacrime e stava lottando con tutte le sue forze per non farle scendere. Il
ragazzo, senza la minima esitazione, la abbracciò con tutte le sue forze,
facendo crollare le sue deboli barriere.
«Usciremo da qui e non accadrà niente a nessuno. Fosse
l’ultima cosa che faccio» disse mentre la stringeva tra le braccia e provando a
trasmetterle quel coraggio e quella forza che anche a lui sembravano venire
meno.
«Te lo
prometto Vì» disse senza riuscire più a trattenere i singhiozzi e le lacrime,
che ora gli solcavano impetuose il viso.
- - - - - - - - - - - - - - - - - -
Intanto al villaggio, i cittadini si erano messi in moto per
riparare le mura distrutte mentre i saggi, insieme Flora, Christopher, Antony
ed Erica, pensavano a un piano.
«Com’è diavolo è
potuto accadere? Come abbiamo potuto lasciare che li portassero via?» chiese
Flora più a se stessa che agli altri, mentre con Erica piangeva a dirotto.
«Dobbiamo trovare un modo per entrare nella Rocca. Sono
sicuro che loro siano lì da qualche parte» disse Christopher stringendo i pugni
fino a far sbiancare le nocche.
SPAZIO AUTRICE
Eccomi di nuovo qui a esattamente una settimana dallo scorso
capitolo.
Che ne dite: basta a farmi perdonare completamente per
essere scomparsa per quasi tutta l’estate??
Devo dire che questo è uno dei capitoli che preferisco perché
comunque ci ho lavorato di più rispetto ad altri.
Adesso lascio a voi la parola.
Un bacione a tutte voi (perché dubito ci siano lettori
maschi, se mi sbaglio mi correggo) che seguite la storia ♥
|
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Capitolo 33 *** Trattamento ***
33
Trascorse poco più di una settima dall’attacco e, mentre per
i cittadini il tempo passava fin troppo velocemente, per i quattro magici del
buio il tempo pareva essersi fermato.
Nessuno aveva idea di quanto tempo fosse passato.
Per loro i minuti sembravano ore e il non poter vedere la
luce o l’oscurità fuori da quelle quattro mura, li confondeva.
Ogni tot di tempo entrava un soldato che portava loro da
mangiare e regolarmente erano prima incatenati alle pareti, in modo da evitare
un’eventuale fuga.
Stranamente quel giorno non si era ancora fatto vivo nessuno
perciò, nonostante la stanchezza e la destabilizzazione, i loro sensi erano
all’erta.
A un tratto sentirono la serratura della porta scattare e
furono molto sorpresi di veder entrare niente di meno che James accompagnato da
alcune guardie incappucciate.
«Bene bene bene… vedo che avete ancora l’energia sufficiente
da reggervi in piedi da soli» esordì con un ghigno sadico stampato in faccia,
dopodiché fece un cenno a una delle guardie che si avvicinò e gli bisbigliò un
ordine. In seguito quella guardia, che sicuramente doveva essere uno dei primi
ufficiali, indicò agli altri Aster e Pervinca che furono subito circondati. Ma
non appena provarono a prenderli, i quattro non stettero di certo fermi a
guardare, bensì si difesero con tutte le loro forze per sovrastare, con pochi
risultati, la forza dei soldati. Ben presto la debolezza causata dagli stenti
della prigionia si fece sentire e furono costretti ad arrendersi. A quel punto due
soldati, approfittando di un momento di distrazione di Vì e Ast, li colpirono
alla testa facendo loro perdere i sensi, per poi trascinarli fuori dalla cella.
«NOOO! DOVE LI STATE PORTANDO?» urlò Derek con tutte le sue
forze.
«PERVINCA! ASTER!» gridò invece Scarlet con le lacrime agli
occhi.
«Non preoccupatevi, tra poco li raggiungerete anche voi»
rispose loro James.
«Perché ci state facendo questo?.... PERCHÉ? » chiese Scarlet cercando di non perdere il controllo ma
senza riuscire a controllare le lacrime che ora le solcavano incontrollate il
viso.
- - - - - - - - - - - - - - - - - -
Quando ripresero conoscenza, i due magici del buio avevano
ai polsi dei cerchi di metallo incantato che bloccava i loro poteri e che li
teneva appesi a una trave del soffitto impedendogli di toccare il suolo per
circa trenta centimetri abbondanti. I polsi sanguinavano e le braccia gli
dolevano, segno che dovevano essere rimasti privi di sensi per almeno un’ora.
Anche questa stanza, come la precedente era priva di finestre ma c’era un forte
odore di muffa e umidità.
«Finalmente le vostre maestà si sono svegliate» disse una
voce maschile alle loro spalle.
«Il nostro padrone ci ha detto che un avete nessuna
intenzione di aiutarlo nel portare a termine la sua vendetta…» disse ancora
entrando nel campo visivo dei due ragazzi.
Era un uomo di
mezza età con i capelli neri come anche gli occhi e portava i bassi non molto
folti.
«Ma sono certo che noi due – iniziò ponendosi di fronte a
Pervinca – potremo sicuramente trovare un accordo» continuò accarezzandole
delicatamente i capelli con la mano destra e spostandole alcune ciocche dietro
l’orecchio. Per tutta risposta, Pervinca gli sputò in faccia.
«Scordatelo» rispose scandendo bene ogni lettera e
lasciandogli uno sguardo di fuoco.
«Mi avevano avvisato che ragazzine avete un bel caratterino,
- iniziò pulendosi la guancia - ma non vi facevo anche così stupide» dopodiché
le tirò un sonoro ceffone che le fece solare un po’ di sangue dal naso.
«Ma adesso ci divertiamo» finì prendendo da un tavolo lì
vicino una frusta di pelle nera e facendola schioccare.
- - - - - -
- - - - - -
D’altra parte
Derek e Scarlet erano nella stessa situazione dei loro amici: dopo aver
rifiutato la proposta di collaborare erano stati sottoposti a torture di ogni
genere, dalle frustate ai marchi col fuoco sulla pelle. Diverse volte sono
stati sul punto di arrendersi ma hanno sempre stretto i denti e continuato a
sopportare in silenzio le punizioni che gli infiggevano.
- - - - - - - - - - - -
Erano ancora appesi al soffitto, questa volta erano tutti
insieme.
Erano ancora sanguinanti e privi di sensi.
Per ore avevano subito le peggiori torture fisiche e
psicologiche, con un unico pensiero che alleggiava nelle loro menti, un’unica
preghiera: non cedere.
Adesso numerose abrasioni e profondi tagli deturpavano i
loro corpi. Nessuno di loro aveva ceduto.
Intanto nella stanza in cima alla Torre, James osservava con
rabbia misto a stupore le immagini trasmesse dallo specchio.
«Non è possibile che non abbiamo ceduto! Nessun mago,
guerriero o persino demone può sopportare tanto dolore» domandò a se stesso,
scaraventando al suolo il calice dorato che aveva in mano.
«Cosa vi impedisce di arrendervi all’oscurità?» chiese, questa
volta in un sussurro, stringendo con forza la cornice liscia dello specchio.
- - - - - - - - - - - -
Lentamente e facendo appello a tutte le sue forze, Derek
aprì gli occhi.
La vista era appannata e sfocata e, nonostante provasse a
farla tornare normale battendo più volte le palpebre, non riusciva a
distinguere il pavimento su cui era sdraiato dall’oscurità che lo circondava.
Quando realizzò di non essere più appeso al soffitto e
incatenato, provò a mettersi in piedi. Purtroppo sia la velocità con cui compì
il gesto sia un forte un forte dolore alla spalla destra, sicuramente rotta, lo
costrinsero ad abbandonare il suo intento.
Dopo diversi minuti riuscì a distinguere le sagome dei suoi
amici, anche loro nelle sue stesse condizioni. Si accorse solo dopo della tenue
luce bianca che illuminava la stanza proveniente da una grande finestra
incorniciata da tende nere.
Facendo appello a tutte le sue forze, riuscì a mettersi in
piedi e, anche se con passo insicuro, si avvicinò cautamente alla finestra, dopodiché
chiuse gli occhi e godette, dopo tanto tempo, dell’aria fresca della notte che
come una carezza leggera sfiorava la sua pelle martoriata.
SPAZIO AUTRICE ♥
Tanto per cominciare, sono riuscita ad aggiornare per ben 3
domeniche di fila.
Secondo punto, mi scuso per il capitolo corto che spero sia
comunque almeno un po’ interessante.
Non penso che ci sia qualcosa di non molto chiaro, ma in
caso contrario sarò felice di chiarire i vostri dubbi :-)
Non ho altro da aggiungere
Bacioni ♥
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Capitolo 34 *** Tre giorni dopo: solo il Buio ***
34
Erano passati tre giorni dall’inizio del “trattamento”, tre
interminabili giorni in cui il dolore e la disperazione portarono i quattro
magici a lottare controllo loro stessi per non crollare.
Quella situazione li portò corsi a porsi delle domande:
valeva la pena continuare a lottare per delle persone che li
avevano dimenticati per tanti anni? Era passata più di una settimana, e se non
li avessero mai cercati? Anche i loro compagni li avevano abbandonati al loro
destino?
Furono questi
interrogativi a cancellare la luce dai loro cuori e dai loro occhi, che da
rossi per il pianto divennero rossi di odio e di sangue.
«Oggi sono nati quattro magici oscuri. Questa notte la luce
ha abbandonato i loro cuori lasciando il posto all’oscurità più totale. Da
questo momento fino alla fine dei tempi loro saranno i vostri sovrani, solo io
sarò sopra di loro, e voi gli dovrete la stessa obbedienza che avete nei miei
riguardi. Insieme a loro daremo vita a una nuova dinastia di maghi oscuri e
cancelleremo qualsiasi traccia di luce che oggi esiste».
Gli eserciti erano tutti riuniti per ascoltare il discorso
di James Nox in un grande salone. Dalle enormi vetrate, lasciate scoperte dalle
tende di velluto nero, filtrava la luce della luna ormai quasi piena. I quattro
ragazzi erano stati accolti come dei re, di cui portavano anche l’aspetto:
indossavano degli abiti simili a quelli che avevano al loro arrivo alla Rocca,
che gli erano stati successivamente tolti dopo il loro rifiuto, ma erano più
eleganti.
«Benvenuti in famiglia, figli miei» aggiunse in seguito il
mago fondendo il suo sguardo di ghiaccio con il loro iniettato di sangue, privi
dell’umanità che poco tempo prima li faceva brillare.
- - - - - - - - - -
Un fulmine, seguito da un poderoso tuono, squarciò la
tranquillità del cielo notturno illuminando di una fredda luce bianca
contrastante con l’aria calda dell’estate.
Quando Vaniglia aprì gli occhi, svegliata dal forte tuono,
vide solo il buio davanti a sé ma aveva la consapevolezza che stava per
accadere qualcosa, qualcosa di terribile.
La mattina dopo poté vedere negli occhi di tutti la sua
stessa certezza che, però, aveva paura di ammettere: il giorno dell’ultima
battaglia si stava avvicinando.
Dopo essere stata svegliata dal fulmine, Lalla Tomelilla non
era più riuscita a dormire perciò era corsa nella stanza degli incantesimi e
aveva cominciato a sfogliare le carte consumate che occupavano la sua
scrivania. Da quando sua nipote era stata rapita di nuovo insieme agli altri
ragazzi, non si era data pace. Passava molte ore su voluminosi libri polverosi
alla ricerca di qualche notizia in più.
Era quasi ora di pranzo quando qualcuno iniziò a bussare
incessantemente alla porta.
«Lillà apri questa porta prima che la butti giù. Abbiamo
delle novità» disse la voce di Duff. La strega si precipitò immediatamente alla
porta, spalancandola.
«Che genere di novità, Duff? Che aspetti? Parla!» esordì la
donna senza dargli il tempo di pensare una risposta.
«Grisam mi ha parlato di un libro di leggende della Valle
che i ragazzi stavano leggendo su cui è raccontata una versione diversa
rispetto alla storia antica che noi conosciamo» spiegò il mago del buio.
«Chi altro sa di questo libro? Perché non ci hanno detto
niente prima?» chiese iniziando a percorrere il corridoio per raggiungere il
piano superiore.
«Mio nipote ha detto che oltre lui lo sanno solo Flox,
Shirley e Vaniglia oltre a Flora e i suoi compagni» rispose.
Non appena arrivò nella sala da pranzo, Tomelilla non perse
tempo e pose la domanda a sua nipote.
«Vaniglia perché non ci avete detto prima del libro di
leggende che tua sorella stava studiando?» domandò senza giri di parole.
«Pervinca mi ha fatto giurare di non dirvi niente… e poi tra
tutto quello che è successo in pochi giorni mi passato di mente» tentò di giustificarsi
la ragazza dopo pochi attimi di silenzio.
«Lillà non è colpa sua. Ormai il danno è fatto. Adesso però
passiamo a prendere Ortensia e andiamo a Villa Matrix a cercare il libro»
s’intromise Duff. I due saggi fecero per uscire dalla casa ma furono bloccati
da Babù.
«spetta zia, vengo con voi» disse la ragazza e, senza
aspettarli, uscì dall’abitazione. Nell’ingresso trovò Grisam che stava per
bussare al portone. Come lei, anche il Capitano aveva deciso di aiutare lo zio
nella ricerca del libro.
Dopo essere passati a prendere zia Ortensia, Flox e Shirley,
che si era trasferita al villaggio poche settimane prima del 21 giugno,
assunsero le sembianze di uccelli e raggiunsero in volo la loro meta.
Quando arrivarono, non si stupirono più di tanto nel trovare
Passiflora, Christopher, Antony ed Erica nella stanza degli incantesimi. I
saggi non persero tempo ed esposero le loro supposizioni sul libro
«Ma certo! “Favole e Leggende della Valle”! Perché non ci ho
pensato prima?!» esordì Chris dirigendosi verso uno scaffale per cercare il
libro.
«Solo che non ricordo dove l’hanno messo e che aspetto abbia»
aggiunse con voce lieve poco dopo.
«Ha la copertina blu con decorazioni in ottone e sulla
copertina è disegnato lo stesso marchio che loro hanno sul braccio» disse
Grisam raggiungendo un altro scaffale, lasciando a bocca aperta i presenti.
«Eccolo qui» disse poco dopo dando il libro a suo zio.
«Qui invece ci sono degli appunti... i ragazzi avevano già
iniziato a studiarlo» aggiunse Shirley prendendo da un cassetto un quaderno e
alcuni fogli.
- - - - - -
«Perciò questo… James Nox potrebbe essere, a tutti gli
effetti, il Terribile 21» la voce di Ortensia mise fine ai minuti di silenzio
che seguirono la lettura dei testi.
Era quasi il tramonto e il gruppo aveva letto tutto il libro
finché non si trovarono delle pagine bianche e una frase lasciata a metà.
«Avrebbe tutti i motivi per fare quello che ha fatto»
aggiunse Tomelilla.
«Sul serio è questa l’unica cosa che non capite? Non vi
chiedete perché la storia si ferma così?» domandò Erica alterata.
«Erica giarda! Si sta scrivendo» esordì Flox, attirando
l’attenzione sul libro.
“Esattamente mille
anni dopo dal primo attacco, altri quattro magici furono richiamati alle
schiere dell’esercito del buio.
Sette giorni di stenti
della prigionia e tre di trattamento, in cui furono sottoposti alle peggiori
torture fisiche e psicologiche. Fu questo il tempo necessario perché si
arrendessero alla potenza del Buio.
Da quel momento è
iniziato il conto alla rovescia che si concluderà con l’ultima luna dell’età
della Luce”
«N-no… non può essere» disse Vaniglia, pallida in viso,
indietreggiando.
«La prossima luna è fra due giorni. Possiamo organizzare un
piano di difesa, fabbricare altre armi, possiamo-» provò a dire Tony prima di
essere interrotto da Duff.
«Basta ragazzo – disse con voce lieve – non possiamo fare
più niente. Qualunque cosa tenteremo servirà solo a ritardare l’inevitabile»
aggiunse con lo sguardo basso.
A quelle parole, Vaniglia non riuscì più a controllare le
lacrime silenziose che ora le solcavano le guance.
- - - - - - - - -
Aster si trovava su una terrazza e, appoggiato alla
ringhiera di ferro battuto, si godeva l’aria della notte pensando. A un tratto
due braccia gli avvolsero il busto da dietro. Sicuramente Pervinca era arrivata
l’in volo, poiché il ragazzo non l’aveva sentita arrivare.
«Ehi Piccola, non ti ho sentito arrivare» esordì con un
sorriso sulle labbra. La sua compagna soffocò una leggera risata sulla sua
maglia.
«Che cosa fai qui tutto solo Amore?» gli chiese Vì, dopo che
lui si girò e la strinse tra le sue braccia facendole poggiare la testa sul suo
petto, all’altezza del cuore.
«Niente di importante, pensavo» rispose vago.
«E posso sapere a cosa pensavi?» chiese ancora la ragazza
sorridendo e fondendo i loro sguardi.
«Che è un vero peccato che tutto questo fra meno di due
giorni scomparirà» rispose guardandosi attorno.
«Andrà distrutto solo se loro tenteranno di sottrarsi
all’inevitabile» disse Pervinca con la stessa freddezza che illuminava i suoi
occhi color del rubino.
«Non ci pensare Amore» disse Aster sollevandole il viso quel
poco che bastava per far incontrare le loro labbra.
SPAZIO AUTRICE ♥
Spero che questo capitolo sia un po’ più lungo del
precedente e altrettanto interessante, ormai stiamo entrando nel vivo della storia,
anche se fra circa altri sei capitoli penso di finirla…
In questo capitolo ho preferito non descrivere i tre giorni
di torture ma ho preferito passare direttamente al loro “benvenuto in famiglia”,
e a proposito di questo spero che il discorso sia abbastanza credibile ;-P
Non uccidetemi per il finale ma doveva andare così… e a
dirvela tutta all’inizio volevo creare la coppia AstxVì ma sarebbe stato troppo
facile e mi sarebbe stato impossibile farli lasciare, spero di non aver
commesso un errore.
Per il resto… sto cercando di scrivere il prossimo capitolo
che spero di riuscire a postare entro domenica prossima
Fatemi sapere che ne pensate
Bacioni ♥
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Capitolo 35 *** Kinay e Naim ***
35
Era la mattina del 2 luglio. Meno di 48 ore e della vita a
cui tutti erano abituati non sarebbe rimasta nessuna traccia.
Tutti erano a conoscenza di ciò che a breve sarebbe
accaduto. Tutte le persone erano restie e spaventate, gli animali erano spesso
agitati, persino il mare era, ormai, perennemente agitato e le piante stavano
morendo.
«Grisam, non abbiamo altra scelta. Dobbiamo entrare nella
città sotterranea» esordì Flox. la ragazza si trovava al museo in compagnia di
tutti i magici della Banda del Capitano, a cui avevano raccontato tutto.
«È troppo pericoloso Flox, e tu lo sai. Non possiamo
allontanarci dal villaggio da soli e non possiamo neanche esporre l’idea ai
saggi perché ce ne tirerebbero fuori» rispose Grisam nervoso.
- - - - - - - - - - - -
All’orario prestabilito si trovarono tutti e quattro sul
retro della biblioteca.
«Allora Gri? Non riusciremo comunque a entrare» esordì Flox.
«Quando sono tornato in sala non avevo dimenticato nulla,
però ho lasciato aperta la finestra – rispose camminando lungo la parete della
biblioteca – adesso dobbiamo solo volare» continuò fermandosi sotto la finestra
indicata.
Senza perdere tempo si trasformarono in insetto ed entrarono
dal piccolo spiraglio aperto.
Una volta dentro si trovarono immersi nel buio più totale e
non potendo accendere luci, Flox e Grisam camminavano davanti avendo la
capacità di vedere al buio mentre Shirley teneva la mano a Babù per impedire
che cadesse non riuscendo a vedere dove metteva i piedi.
Dietro al bancone della bibliotecaria c’era una libreria
finta e dopo averla aperta, scesero le scale e si trovarono in una sala
illuminata da alcune fiaccole dove erano riposti in modo disordinato vecchi
volumi impolverati.
«Adesso che facciano Gri?» chiese Shirley. Il ragazzo prese
immediatamente dalla borsa a tracolla che si era portato dietro il libro che
aveva copiato in precedenza e la mappa.
«Dietro quella libreria c’è un passaggio segreto che ci
dovrebbe portare direttamente nei corridoi» disse dopo aver sfogliato
velocemente alcune pagine del libro.
Grazie alla
magia dei magici luminosi riuscirono ad aprire il passaggio con poche
difficoltà.
Utilizzando la mappa e le indicazioni descritte sul libro,
raggiunsero una grande sala da cui partivano numerosi corridoi. Ogni volta che
avevano cambiato strada avevano usato dei nastrini che Flox portava sui vestiti
per ricordare le strade che avevano preso. Non sapevano dire per quanto tempo avessero
camminato quando si trovarono davanti ad un portone di legno. Una volta aperto
si trovarono in una stanza simile a una cantina. «»
Sentendo delle voci non troppo lontane, si nascosero dietro
ad alcuni scaffali.
«Ahahaha Derek» disse una delle voci.
«Mi fai impazzire Piccola» esordì il ragazzo per poi
baciarle appassionatamente, e scendere in seguito a baciare la mascella, dietro
l’orecchio, la gola e la spalla che pian piano stava scoprendo.
«Sono Derek e Scarlet» disse Nepeta, ma Vaniglia le tappò la
bocca con una mano prima che la sentissero anche gli altri.
Intanto quei due continuavano a darsi attenzioni sempre più
spinte finché non furono interrotti dall’arrivo di un’altra persona.
«Lo immaginavo di trovarti qui» esordì la voce do Pervinca.
«Sempre in mezzo ai piedi Rossa?» disse Derek senza degnarla
di uno sguardo.
«Attenta o inizierò a pensare che sei gelosa» aggiunse
girandosi finalmente verso la ragazza.
«Gelosa? E di chi? Di te? ma fammi il piacere» rispose con
un’espressione di disgusto stampata in faccia.
«Per quanto ne so: la volpe che non riesce ad arrivare
all’uva, dice che è acerba» recitò il vecchio detto, il mago.
«Ma per favore Derek… ho di meglio da fare che dare corda
alle tue fantasie» disse Pervinca.
«Come volevasi dimostrare, eccovi qui» esordì Aster
annunciando la sua presenza.
«Come volevasi dimostrare: voi due non avete niente di
meglio da fare che interromperci» disse Scarlet.
«James ci sta cercando. Dobbiamo parlare di domani» disse il
ragazzo biondo ignorando la frase della ragazza.
«Sai fratello, dovresti pensare di meno e scopare di più. Ci
credo che poi tu sia sempre di malumore» disse Derek chiudendo la camicia che
Scarlet aveva in precedenza aperto.
«Ed è qui che ti sbagli caro fratello, perché io mi dedico
alle tue stesse attività, ma lo faccio quando sono sicuro che nessuno mi
interrompa» gli rispose per le rime il biondo.
«Se avete finito con i vostri discorsi da grandi uomini,
James ci sta aspettando» esordì Pervinca interrompendo sul nascere una nuova
battuta di Derek.
«Che cosa vuole ora?!» chiese scocciata Scarlet.
«Ed eccone un altro che dovrebbe impegnare il suo tempo
libero in attività più piacevoli» borbottò invece il mago dai capelli castani.
«Vuole il nostro aiuto per evocare Kinay, il Dragone Oscuro»
spiegò Aster.
«Mh… questa non mi sembra un’idea molto noiosa – rifletté
Derek - Andiamo» continuò cominciando a salire le scale seguito dagli altri.
«Dobbiamo dirlo ai Saggi» disse
Vaniglia quando rimasero soli.
«Sì, anche se sono sicura che ci siamo cacciati in un grosso
guaio» disse Shirley. Per tutto il tempo che impiegarono a ripercorrere i
corridoi, Grisam non disse neanche una parola. Della sua Pervinca, la bambina
che conosceva da sempre e la ragazza di cui era innamorato, non era rimasta
niente.
I suoi occhi, la sua espressione, le sue movenze facevano
trasparire una freddezza che non le apparteneva, come anche gli altri.
«Non sembravano più loro. Sono delle altre persone» gli
disse Vaniglia con voce lieve.
Il gruppo non attese neanche che fosse mattina e raccontò
tutto quello che avevano visto ai loro zii.
«E si può sapere perché non ci avete detto niente invece di
andare da soli?! Siete stati degli incoscienti» sbottò zia Ortensia.
«Non ci avreste fatto venire con voi» le rispose sua nipote.
«Come avete fatto a entrare in questa… “città sotterranea”?»
chiese Duff quando si calmarono un po’.
«Da un passaggio nella biblioteca, ma ce ne sono molti altri
nel villaggio» rispose Vaniglia.
«E abbiamo usato le informazioni elencate nel libro di fiabe
per scrivere una mappa» aggiunse Grisam.
«Perciò anche le cripte esistono? Le avete viste? Sapete
dove sono?» chiese Tomelilla, con una nuova luce negli occhi.
«Sicuramente sono da qualche parte lì sotto. Vì ci ha
raccontato che lei e Scar ci sono andate spesso» rispose Flox.
«Perché questa domanda, zia?» chiese Babù.
«Se le cripte esistono veramente e non sono solo una
leggenda possiamo andare a cercarle e, una volta lì, creare un incantesimo di
protezione invocando gli spiriti antenati» rispose l’anziana strega della luce
fissando negli occhi gli altri due saggi.
«Hai ragione Lillà. Forse abbiamo ancora una speranza» disse
Duff.
- - - - - - - - - - - -
Alla Rocca,
circondati dall’intero esercito e con indosso abiti regali, i cinque maghi si
accingevano a recitare un incantesimo vecchio quanto il mondo: la richiesta
d’aiuto agli spiriti del passato che li avrebbero assistiti nella battaglia.
Erano posti intorno a un tavolo rotondo su cui era
appoggiata un’antica pergamena.
La pergamena
raffigurava un disegno marchiato a fuoco del Drago Oscuro: Kinay.
In contemporanea i tre Saggi insieme ai quattro ragazzi
erano alla scogliera al limitare di Bosco-che-Canta e stavano richiamando lo
spirito del Drago Bianco.
«Zia… Naim e Kinay sono le creature nate dai poteri di Jack
Lumos e James Nox? Quelli descritti nella leggenda?» chiese Vaniglia con voce
lieve.
«Proprio così Babù… adesso che abbiamo letto il reale
svolgimento dei fatti ha tutto più senso» rispose sua zia.
«Perché Naim ha vissuto tranquillamente nel nostro mondo per
tutti questi anni mentre Kinay è stato esiliato nell’entroterra» chiese confuso
Grisam.
«Come James è stato relegato nell’oscurità anche il suo
potere doveva subire la sua stessa punizione» rispose Ortensia.
«Ecco la pergamena» esordì Duff interrompendo il discorso
precedente.
«Ma se Naim è libera a cosa ci serve questa pergamena?»
chiese Flox.
«Naim adesso è troppo debole per affrontare suo fratello. Lui
in questi millenni ha esercitato il suo potere e covato molta rabbia… e come
sappiamo, i poteri del buio nascono da emozioni negative. Non sono sicura che
Naim ce la farà ad affrontarlo, ma questa è l’unica speranza che ci rimane»
disse Tomelilla con sguardo basso. Per la prima volta in tanti anni, Vaniglia
ebbe l’impressione di vedere sua zia invecchiata, come se quegli anni li avesse
sentiti solo in quel momento per la prima volta.
Sulla pergamena era disegnato un drago bianco dai
lineamenti dolci.
I magici della luce appoggiarono con delicatezza intorno al
disegno e i Saggi iniziarono a recitare un antico incantesimo in una lingua
ormai sconosciuta, la lingua della terra, dell’acqua, dell’aria e del fuoco,
finché il cielo notturno non s’illuminò di una calda luce bianca e dalla
scogliera salì una gigantesca creatura bianca. «»
Nell’esatto momento dall’altra parte del Villaggio, nell’aria
si liberò una pesante nube di gelido fumo nero che, una volta addensato, creò a
una gigantesca creatura del manto nero come la notte.
Kinay e Naim erano tornati.
SPAZIO AUTRICE
Ed eccomi di nuovo qui con il 35simo capitolo…
Che ne pensate? A me non sembra venuto così male, anche se
ci ho lavorato davvero poco rispetto agli altri. Spero di non aver osato troppo
nella conversazione tra i ragazzi…
Mi sono sempre chiesta perché nei libri l’unico drago
esistente e solo Naim, perciò ho voluto provare a spiegare il motivo secondo il
mio parere.
Probabilmente nei prossimi capitoli, che devo ancora
scrivere >.<, ci saranno un po’
più di sangue e combattimenti ma spero comunque che vi piaceranno.
Non ho altri da aggiungere su questo capitolo, perciò se vi
va lasciate una recensione
Colgo l’occasione per ringraziare Luna d Inverno, pervinca weasley e AnnabethJackson22 che da
quando ho ricominciato a scrivere recensiscono i capitoli e mi incoraggiano a
continuare.
A domenica prossima, spero
Bacioni ♥
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Capitolo 36 *** Avviso ***
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Capitolo 37 *** Nastri, cripta, Rune ***
37
Il giorno era finalmente
arrivato, meno di un paio d’ore e sarebbe accaduto l’inevitabile. Nonostante la
giornata fosse volata, adesso il tempo pareva non passare mai.
Durante la giornata avevano
adottato tutte le difese che potevano, i bambini e alcune donne avevano
raggiunto la città sotterranea attraverso le grotte sotto la scuola, i poteri
di Naim erano stati risvegliati e adesso era di nuovo più forte che mai, erano
state forgiate nuove armi ma erano in molti ad avere la certezza che sarebbe
stato tutto inutile.
Al tramonto, tutti i
cittadini erano già riuniti nelle piazze e strade principali, ma nessuno aveva
il coraggio di parlare.
Un silenzio innaturale
regnava sul villaggio, gli sguardi di tutti erano rivolti alle mura e, con le
proprie armi in mano, aspettavano la sera.
Nello stesso momento in cui
l’ultimo raggio di sole abbandonò il cielo e lasciò il posto a una fredda luna
piena, delle ombre nere iniziarono a materializzarsi sulle strade, circondando
i cittadini.
«Oh bene, siete tutti qui. Ci
avete risparmiato la noia di radunarvi e imprigionarvi» esordì una voce
maschile, era una voce particole: era dolce e melodiosa ma aveva il potere di
far gelare il sangue nelle vene, e apparteneva a un uomo altrettanto bello e
affascinante.
Era un uomo alto, con i
capelli neri e gli occhi azzurri.
«Se credi che ci arrenderemo
senza combattere, ti sbagli di grosso» disse Tomelilla.
«Pth… quando mai»disse Vì in
tono ironico. In quel momento Vaniglia incrociò lo sguardo di sua sorella e
l’unica cosa che vi vide era odio.
«Perché Pervinca? Ti risulta
che ci siamo mai arresi al nemico?» chiese Duff guardando fissi i ragazzi.
«A proposito di questo…
sappiamo tutti di questa vostra tendenza a perseverare e abbandonare nei
momenti più sbagliati». James s’intromise nel discorso dopo diversi minuti di
silenzio da parte dei suoi quattro compagni. Nessuno dei ragazzi voleva
incrociare lo sguardo dei propri familiari che, invece, li guardavano
intensamente.
Mentre avveniva questa
conversazione, alcuni maghi luminosi misero in atto il primo punto del piano di
difesa che avevano escogitato e, senza farsi vedere, crearono delle sfere di
luce che poi scagliarono contro i nemici, abbagliandoli per pochi minuti. Il
gesto fece inferocire le creature oscure, che iniziarono a scagliarsi contro i
cittadini.
«Non avreste dovuto farlo.
Ora ne pagherete le conseguenze» James fluttuava nell’aria e, da sopra i tetti,
guardava i suoi uomini distruggere tutto quello che trovavano. I quattro
magici, che inizialmente erano scesi in campo, combattevano come belve.
La lotta andava avanti da
circa un’ora e la stanchezza iniziava ad avere la meglio sui magici luminosi.
Gli eserciti nemici
combattevano come belve e non risparmiavano nessuno. «»
La lotta andava avanti già da
circa un’ora e la stanchezza iniziava ad avere la meglio sui magici luminosi.
Gli eserciti nemici non
risparmiavano nessuno. Pervinca, Derek, Aster e Scarlet combattevano contro i
loro familiari e li avevano ormai circondati costringendoli con le spalle al
muro.
«Perché vi comportate così?»
chiese Rosie Pollimon con lo sguardo basso.
«PERCHÉ?! SUL SERIO MI STATE
CHIEDENDO PERCHÉ?!» urlò Aster furioso.
«Ci avete abbandonati»
aggiunse poco dopo abbassando lo sguardo e, in seguito, dissolvendo
l’incantesimo che stava creando.
«Per la seconda volta»
rimarcò la dose Pervinca con gli occhi velati di lacrime.
«Non era nostra intenzione.
Non sapevano neanche dove foste o come raggiungervi» esordì Cicero Periwinkle.
«Non ci vuole un genio a
capire che fossimo alla Rocca» sbraitò la sua primogenita indicando la torre,
sul cui sfondo si svolgeva la lotta tra i draghi.
«Per quanto tempo ci avete
cercati quando siamo scomparsi molti anni fa? Pochi giorni? Una settimana? Un
mese? Noi per venti anni abbiamo cercato di ritornare da voi come zio Patrick e
zia Oleander prima di noi» disse Aster, dai suoi occhi trapelava puro odio.
«Quando Vì e Scar si sono
unite a noi, non c’è stato un solo giorno in cui non hanno chiesto quando e
sareste andati a prenderle» disse Derek.
«Ma non è mai arrivato
nessuno» aggiunse la strega bionda. Dopo queste parole ricominciarono ad
attaccare. Grazie all’aiuto di alcune creature magiche che li avevano
distratti, i magici riuscirono a scappare per ripararsi in un vicolo.
«Emozioni negative soppresse
per troppo tempo. È questo che li ha resi così» esordì Flora.
«In che senso?» chiese Duff.
La strega della luce chiuse gli occhi e respirò profondamente, sembrava che
anche solo pensare a quello che voleva dire le facesse male.
«Aster non ha mai sopportato
il pensiero di non poter tornare a casa. I primi tempi piangeva e urlava, poi
ha smesso del tutto dall’oggi al domani. Quando anche Derek ha iniziato a
capire la situazione ha avuto la sua stessa reazione. Anche i loro poteri si
sono sviluppati presto e non è stato facile stare al fianco di due bambini di
sei anni cui poteri del buio sono
incontrollati. Alla morte di mio padre, Aster aveva undici anni e in quel
momento ha subito un’altra trasformazione del suo carattere, era diventato
scontroso e perdeva la pazienza per qualsiasi cosa. Dopo l’arrivo di Vì e Scar
sembravano essere tornati quei bambini spensierati che sono stati per un tempo
davvero troppo breve, avevano persino ripreso a sorridere. Ma il colpo di
grazia l’hanno subito quando è morta zia Oleander e da quel momento nessuno è
più stato lo stesso» spiegò Passiflora con gli occhi lucidi.
«Perciò… rimanere due
settimane alla Rocca e subire non so quali torture… ha riportato a galla le
emozioni negative che hanno provato in tutti questi anni?» chiese Grisam. Flora
annuì.
«E come se fossero mix di
rabbia, paura, dolore e lacrime trattenute; per anni hanno provato a ignorarli
cercando di trovare la cosa positiva in tutti quello che gli accadeva ma ormai
hanno perso la speranza» concluse la giovane strega che, in un attimo, sembrava
essere invecchiata di dieci anni.
Silenzio. Da un paio d’ore a
questa parte era l’unica cosa che si sentiva. La battaglia era finita, i buoni
sconfitti. Alcuni superstiti erano riusciti a nascondersi nelle grotte
sotterranee dell’antico villaggio. Tra questi vi erano Vaniglia, Flox, Shirley
e Grisam, che avevano fatto strada agli altri. Raggiunsero una enorme sala
illuminata a giorno da fiaccole incantate che producevano una luce bianca. Vi
erano corridoi che andavano in tutte le direzioni tra cui uno che aveva un
nastro scarlatto legato all’ingresso.
«Bene, penso che per un po’
potremmo rimanere qui» esordì il Capitano.
«Ma dove è di preciso questo
“qui”?» chiese Tommy.
«Sono quasi certa che ci
troviamo sotto il municipio, e se continuiamo per di là arriveremo alle grotte
sotto la scuola» rispose Babù.
«E invece per dove si va alla
Rocca?» chiese Duff.
«Non credo sia il caso di
raggiungere la Rocca, adesso saranno ancora più in fermento e se, come dire,
Scarlet e Pervinca conosco questi passaggi è meglio non tentare la sorte – lo
persuase Ortensia – hanno ragione i ragazzi, rimaniamo qui e recuperiamo le forze»
così dicendo si accomodò per terra appoggiando la testa contro la fredda parete
di roccia.
Non era ancora passata un’ora
che avvertirono dei rumori alcune gallerie più distanti da loro. Presto
spensero tutte le torce e si appiattirono contro le pareti con la speranza di
non farsi scoprire.
«Secondo te possono essersi nascosti tra queste
gallerie?» chiese una voce femminile
molto familiare.
«Sì, ma se sono furbi o almeno stupidi la metà di
quanto credo non ci metteranno i bastoni tra le ruote. Loro saranno anche un
gruppo di almeno quindici persone ma sono stanchi, non avrebbero la forza di
affrontare una nuova lotta». Erano
Pervinca e Scarlet a da quello che potevano sentire gli abitanti di Fairy Oak
erano sole. Non si vedevano luci in lontananza, questo poteva significare che
si stessero muovendo al buio, forse neanche loro avevano tutta questa voglia di
essere scoperti da qualcuno.
«Ti ricordi da che parte è il fiume?» la voce di Vì adesso era molto vicina, probabilmente
se avessero girato l’angolo non si sarebbe voluto molto perché li scoprissero e
li incenerissero con un solo sguardo. Trattenendo anche il respiro, aspettavano
tutti la risposta di Scarlet.
«MMh… sinistra, fino al prossimo incrocio» seguendo le indicazioni di Scar, le due si diressero
verso la loro meta. Non appena furono abbastanza lontane, i fuggitivi tirarono
un sospiro di sollievo.
«Per quale motivo dovrebbero
voler raggiungere il fiume» chiese Duff più a se stesso che agli altri.
«Ma soprattutto perché usano
le gallerie e soprattutto nella completa oscurità quando potrebbero
raggiungerlo dalla superficie» aggiunse suo nipote.
«Credete che possano
conoscere la posizione delle cripte?» chiese lievemente Tomelilla spostando
alcune ciocche di capelli da davanti al viso.
«Zia
sinceramente penso che se c’è qualcuno che conosce questi tunnel come il palmo
di una mano, queste sono loro due» disse Flox.
Era ormai l’alba e il gruppo
aveva deciso di continuare a percorrere le gallerie nella speranza di trovare
qualcosa di utile ma ogni strada era uguale alle altre in un intreccio vicoli
ciechi, incroci e stanze. Ogni volta che cambiavano strada legavano un nastrino
colorato o un pezzo di stoffa a una torcia, per assicurarsi di non ripercorrere
le stesse strade.
Il tempo pareva non passare
mai da quando avevano iniziato a camminare, potevano essere passate ore o solo
pochi minuti, non avrebbe fatto alcuna differenza. Anche se scoraggiati
continuarono a camminare finchè non accadde qualcosa di davvero inaspettato.
«E quello da dove viene fuori?»
chiese Flox con gli occhi fuori dalle orbite indicando un fiocco bianco sporco.
«È solo un altro fiocco Flox,
ne abbiamo lasciato molti da quando abbiamo iniziato a camminare» rispose
scocciato Grisam.
«Non è uno dei miei, io non
indosso quel colore e comunque è largo
il doppio di quelli che stiamo usando noi» rispose inviperita la giovane strega
del buio. Cautamente si avvicinò e sciolse il fiocco. Il fiocco era
probabilmente molto vecchio poiché nei punti in cui era annodato vi era ancora
il suo colore originario, un azzurro celeste pastello mentre il resto era
bianco sporco, probabilmente a causa
dell’umidità, della polvere ma soprattutto dal tempo trascorso legato a quella
trave di legno intagliato. Senza aspettare gli altri attraversò la porta.
«Hai qualche idea su chi sia
il proprietario di quel nastro, vero?» chiese Babù facendo si che la sua amica
tornasse indietro.
«Quella tonalità di celeste l’ho
vista solo indosso Scarlet quando
eravamo piccoli. Può darsi che loro due abbiano trovato qualcosa di importante
da queste parti e abbiano ritenuto necessario ricordarsene la posizione» rispose
la giovane strega del buio per poi riprendere la sua strada, questa volta
affiancata dai suo amici. Attraversato l’arco si trovarono in una piccola
stanza e di fronte a loro vi era un massiccio portone decorato con oro e
avorio. Cautamente Duff impugnò il pomello d’ottone e tirò. Inaspettatamente la
porta si aprì, rivelando una grande stanza circolare divisa in quattro aree:
ogni area aveva una cancello di ferro
battuto con a guardia una statua di pietra per ogni lato dalle sembianze di
cavalieri con tanto di armatura e spada. Al loro ingresso il ogni area si
accesero fiaccole di colori diversi, rispettivamente azzurro, viola, verde e giallo,
mentre al centro erano bianche. Al centro della stanza vi era una teca.
Avvicinandosi
notarono contenesse un sacchetto di quelli che sembravano piccoli cilindri di
legno incisi, un pugnale ricoperto di edera (sicuramente sotto incantesimo poiché
rigogliosa anche senza radici), una spada all’apparenza molto antica ma che
aveva un non so che di sinistro, e infine una statuetta di un drago bianco e
oro impegnato nel proteggere una sfera di cristallo. Sulla teca faceva bella
mostra di se una frase incisa sul vetro e colorata di rosso:
I DRAGHI
SONO IL CORAGGIO CHE CI MANCA
IL CALORE CHE MAI
STANCA
LA SICUREZZA CHE
PURTROPPO IN NOI VACILLA
L’ASTUZIA CHE
NELLE TENEBRE SCINTILLA
MA SE SI CREDE
NEI VALORI
SE SI CREDE NEI
NOSTRI CUORI,
SE SI CREDE NELLA
FRATERNITA’
SE SI CREDE NELLA
LIBERTA’
DOBBIAMO,
POSSIAMO,
MA SOPRATTUTTO
VOGLIAMO CREDERE AI DRAGHI
«Ho fatto molte ricerche sui
draghi in tutti questi anni, ma devo ammettere che questo… incantesimo… mi è
ignoto» esordì Tomelilla interrompendo quel silenzio innaturale.
«Chissà invece cosa sono
questi» disse invece Shirley continuando a guardare il sacchetto.
«Sono Rune» la voce femminile che aveva
fatto sussultare e gridare dalla paura e la sorpresa apparteneva ad una giovane
donna dai capelli neri e gli occhi azzurri. Indossava un antico abito blu e
viola dalle leggere maniche a calice, mentre tra gli ondulati capelli neri
troneggiava una delicata catenina con un pendente che scendeva sulla fronte. Non
appena gli animi dei presenti si furono calmati, la donna riprese a parlare
come se non si fosse mai interrotta.
«I popoli antichi, tramite sciamani, veggenti,
stregoni, maghi, indovini, interrogavano la Natura in tutte le sue forme, per
conoscere il futuro. Dalla Geomanzia, l’interpretazione dei segni sul terreno,
all’Astrologia, a tutte le forme di divinazione attraverso gli animali, i
fenomeni naturali, il cibo, ogni mezzo è stato usato per indovinare il futuro.
Celebri erano indicazioni del volo degli uccelli, o i cruenti sacrifici durante
cui si osservavano le viscere del capretto appena ucciso» mentre parlava, la donna aveva preso a camminare per
la stanza con disinvoltura, come se stesse parlando del tempo. Sembrava che
neppure li vedesse, cose se stesse parlando da sola e ci fosse abituata.
«Con il tempo
sono nati dei veri e propri metodi di divinazione, più o meno sacri, come le
Rune, i Tarocchi, l’I Ching, tanto per citare i più famosi» questa frase invece era stata pronunciata da un
ragazzo alto, dai capelli biondi e gli occhi marroni, indossava un armatura e
aveva in mano una spada.
«Le Rune,
dono del dio Odino ai Druidi, i sacerdoti dei Celti, erano dei segni magici che
simboleggiavano una specie di alfabeto, dai differenti significati. I Druidi
conoscevano il modo di trarre dalle Rune indicazioni, presagi e previsioni per
il futuro» adesso invece era una ragazza dai lungi e folti capelli rossi e
gli occhi verde scuro. Al contrario della prima ragazza, questa indossava un
abito semplice e comodo e sicuramente di un rango inferiore.
«E se si volessero
interrogare queste Rune, come si fa?» chiese ancora Shirley. La ragazza dai
capelli neri estrasse dalla teca il sacchetto e glielo mine senne mani.
«Siedi in modo comodo, con la schiena dritta, evitando
di incrociare le braccia, le dita delle mani o le gambe.
Rilassati..., respira..., libera la mente da ogni pensiero, da ogni
preoccupazione, da ogni distrazione. Lascia che l'energia fluisca dentro e
fuori di te... Quando senti di essere totalmente concentrato e rilassato
pronuncia, anche solo mentalmente, le seguenti parole:
“Grande Odino, Signore delle Rune -
Potenti Norne, Sovrane del Destino, guidate la mia mano ed i miei pensieri, che
io riceva il vostro sacro oracolo.
In questo momento ho bisogno di consigli e di aiuto. Guidatemi con le
Vostre mani e con il Potere del Fuoco, dell'Aria, dell'Acqua e della Terra.
Così sia” » spiegò la
ragazza.
«Dopodiché puoi formulare la tua domanda,
lancia in aria un pugno di rune loro cadranno a non molta distanza l’una dall’altra.
Ricorda di formulare solo domande a cui si possa rispondere con un sì o un no perché
una volta al suolo le Rune ti mostreranno una delle loro facciate, se sono
tutte bianche la risposta è negativa se invece ti mostrano il lato inciso la
risposta è affermativa» questa ultima volta era una ragazzo alto dai
capelli e gli occhi marroni a parlare, indossava anch’egli un armatura e aveva
la sua spada in mano.
«E se alcune sono bianche e
altre no?» domandò Grisam. A rispondergli fu la ragazza dai capelli rossi,
ancora seduta sul gradino dell’’area viola.
«Significa che la vostra domanda non può ancora
ottenere risposta, poiché il destino non è ancora stato scritto» anche lei come tutti gli altri aveva una voce
melodiosa, si sarebbe potuti rimanere ore ad ascoltarli parlare.
«Ma voi chi siete?» chiese d’un
tratto Flora.
«Oh, ma che maleducati. Io sono Scarlet-Violet
Pimpernel, per servirvi» esordì la
mora con una riverenza.
«Anter Pollimon» disse il ragazzo biondo rinfoderando la spada e chinando il capo.
«Mentafiorita dei Sentieri» la rossa si alzò e anche lei eseguì una riverenza.
«Duffus Burdock» infine anche l’ultimo ragazzo si presentò, copiando i gesti di Antar.
«Ma quindi- voi siete- e questa
è-?» Ortensia non riusciva a formulare una frase di senso compiuto.
«Esattamente» le rispose con un sorriso il suo antenato.
Era da una decina di minuti
che i quattro fondatori di Fairy Oak erano andati via, a cercare di raggiungere
Vì e Scar.
Nelle ore che avevano
trascorso in loro compagnia avevano scoperto che Pervinca e Scarlet erano state
numerose volte a fargli visita. Avevano così
imparato a interrogare le Rune e come evocare il drago, nella cui sfera era
scritta la storia della più antica magia mai esistita: chi fosse diventato il
suo proprietario avrebbe controllato gli elementi e l’equilibrio tra le forze
contrastanti, bene e male, caldo e freddo, luce e buio.
Avevano scoperto che James
Nox vuole impadronirsi di questa sfera per distruggere ogni forma di luce e
convertirla nella più profonda oscurità .anche loro provarono a prendere la statuetta
ma ogni qual volta si provava ad afferrarla ci si passava attraverso, in seguito
Duffus spiegò che si trattava di un incantesimo di Pervinca e Scarlet e che
impediva a chiunque di impadronirsi dell’oggetto, ma neanche lui conosceva il
modo per spezzare o aggirare l’incantesimo.
SPAZIO AUTRICE disgraziata scellerata che ha abbandonato la
storia per un intero anno
Che
ci crediate o no, sono tornata più carica che mai ed ho intenzione di finire questa
storia una volta per tutte. Se tutto va bene riuscirò a finirla questa estate,
se mantengo il mio progetto di farla durare massimo fino ai 40 capitoli.
Ma
adesso parliamo della storia: ho
finalmente fatto trovare la cripta, c’è un nuovo drago e anche questi strani
pezzi di legno. Ogni cosa che ho scritto sulle Rune l’ho trovata su siti che
trattano di antichi metodi di divinazione o su Odino, perciò non so dirvi
quanta verità c’è.
Spero
che vogliate comunque lasciarmi una recensione, anche solo per farmi un
cazziatone per aver abbandonato la storia.
A
presto
|
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Capitolo 38 *** Scoperti ***
fhy
Capitolo 37 – Scoperti
Il tempo sembrava non passare
mai, nessuno parlava poiché erano tutti immersi nel propri pensieri.
Probabilmente alcuni si erano già pentiti di non essersi aggregato al piccolo
gruppo che si era diretto alle grotte sotterranee
della scuola, per assicurasi che almeno i bambini stessero bene. Gli unici che
provavano a tenersi impegnati erano i ragazzi. Shirley e Vaniglia stavano
usando le Rune, grazie ad una pergamena trovata nel sacchetto avevano letto la
formula magica e avevano anche posto alcune domande generiche per assicurarsi
che funzionassero.
Grisam
e Chris stavano esaminando la spada. Stranamente, quando il mago luminoso
provava ad impugnarla essa si ribellava mandando scariche che, a detta del
mago, gli intorpidivano il braccio; al contrario Grisam sembrava non sentisse
niente, anzi era come se quella spada gi fosse sempre appartenuta per la
brandiva con naturalezza. Flox invece era seduta per terra in un angolo a
studiare la mappa disegnata da Grisam e, grazie anche alla presenza di Shirley,
riuscì a disegnare con le dita dei punti colorati per segnare dove avessero
lasciato i nastri. Anche i tre saggi erano intenti nell’osservare con
attenzione il pugnale avvolto dall’edera: la pianta aveva le sue radici proprio
nell’impugnatura e se si osservava bene le venature si poteva notare una
leggera luce che le attraversava a intervalli regolari, con un po’ di
immaginazione sarebbe potuto sembrare un cuore che pompa il sangue in vene e
arterie, l’incantesimo faceva sì che il pugnale producesse la linfa vitale che
alimentava la pianta.
Nel frattempo due ragazze
erano appena entrate in una particolare stanza di pietra, molto diversa dalle
altre della città: le pareti erano tappezzate di freddo muschio, il pavimento
era coperto da almeno due dita di acqua gelata e dal soffitto sbucavano delle
grosse radici.
«Sei sicura di sapere quello
che fai Scarlet?» chiese Pervinca seguendo l’amica bionda all’interno della
stanza.
«Certo. Adesso dovremmo
trovarci sotto Bosco-che-Canta, non
molto lontano dal fiume a giudicare dall’acqua sul pavimento» rispose l’altra
dirigendosi verso quella che un tempo doveva essere una scrivania, adesso
completamente incorniciato da radici e piante rampicanti.
«Credi che gli altri siano
riusciti a trovare la cripta?» chiese sovrappensiero aprendo un nuovo cassetto.
Vì, che stava controllando i ripiani di una vecchia libreria, si voltò a
guardarla.
«Probabilmente sì, ma non ci
metterei la mano sul fuoco» rispose con nonchalance continuando a osservare la
libreria.
«Dovremmo nasconderlo qui,
sai… potrebbe mimetizzarsi meglio» continuò osservando i numerosi volumi che
nonostante l’umidità erano totalmente intatti. Scarlet estrasse un vecchio
libro da una tasca interna del suo mantello per poi passarlo a Pervinca che lo
ripose a sua volta su uno scaffale intermedio.
«Torniamo alla Rocca, non
vorrei che Ast e Der si caccino nei guai prima del tempo» continuò Pervinca
mentre applicava un incantesimo di mimesi sul libro.
«Perché?
Non siamo già nei guai» esordì la bionda con voce lieve. Pervinca non rispose
ma si incamminò verso la porta, seguita poco dopo dall’amica. Una volta fuori sigillarono
l’ingresso con una pianta velenosa dalle spine lunghe all’incirca cinque centimetri.
«Violet, io non capisco. Se vogliono
imporre un’oscurità perenne, perché bloccare l’accesso a quella statuetta?»
chiese confusa zia Tomelilla.
«Forse perché non vogliono il potere assoluto del
buio? O almeno a quel tempo non lo volevano» rispose pacata la strega mora.
«Sul serio è questo ciò su
cui ti sei impuntata Lillà? E non su come abbiano fatto due ragazzine di 10
anni a fare un incantesimo così complesso? » chiese Ortensia.
«Quella non è una cosa impossibile. Avranno usato il
libro degli antichi incantesimi»
esordì Mentafiorita.
«Io invece mi chiedo come abbiano fatto a modificare l’incantesimo
in modo che non si potesse ostacolare o annullare neanche a distanza di anni. È
una cosa da livello molto avanzato»
Duffus si aggiunse alla conversazione con stampata in faccia un’espressione di
pura ammirazione verso Pervinca e Scarlet.
«Non ci aiuti così amico» disse Antar. per tutta risposta Duffus lo ignorò
continuò a leggere un libro di contro fatture.
«Cos’è questo libro di
antichi incantesimi?» chiese Grisam. Scarlet-Violet spiegò che si trattava di
un libro di incantesimi risalenti a periodi non precisati della storia. Questo libro
era scritto in una strana lingua che era comprensibile solo ai magici del buio
ma non a tutti: a chiunque lo aprisse il libro mostrava strani simboli e
disegni ma nelle mani di altri i simboli cambiano forma diventando parole.
«Io non l’ho mai letto ma per quanto ricordi credo che
solo due persone di mia conoscenza siano mai riusciti ad utilizzarlo prima di
Scarlet e Pervinca: mio fratello Roseto e Duffus – spiegò – ma quest’ultimo
non ne vuole parlare» si affrettò ad aggiungere dopo un’occhiata gelida da
parte del suo compagno.
«E perché non ne vuoi
parlare? Potrebbe aiutarci a capire cosa passa per la mente di quelle due»
sbottò Ortensia con rabbia. Tutti i
presenti spostavano lo sguardo dall’anziana strega al ragazzo dai capelli scuri
che sembrava non averla neanche sentita mentre continuava la sua lettura seduto
sull’ultimo gradino della sua cripta.
«Quella contenuta nel libro è una
potentissima magia tanto distruttiva quanto antica. Nelle mani sbagliate
potrebbe portare solo dolore ma chi sa interpretarlo nel modo giusto potrà
trarne solo bene. Quando io l’ho aperto… non ero propriamente io, bensì ero
sotto l’effetto di un potente incantesimo di legamento e lealtà postomi da
maghi oscuri: io vedevo ciò che Lui voleva che vedessi. Pervinca e Scarlet non
vedranno mai il dolore che avevo visto io, loro faranno la cosa giusta. In loro
difesa posso solo dire che il fine giustifica i mezzi, e io ho totale fiducia
in loro». Durante l’intero discorso
il suo sguardo era fisso davanti a sé, perso in ricordi lontani ma una volta
finito la sua attenzione tornò sul suo libro e da quel momento non aggiunse
altro.
Le due streghe dopo aver
attraversato il passaggio segreto e assicuratesi che fosse ben nascosto,
salirono le scale che le portarono in una delle sale principali. Prima che
potessero rendersene conto vennero colpite alle spalle da una dozzina di
incantesimi che fecero perdere loro i sensi.
Man mano che recuperava le
forze, Scarlet, anche ad occhi chiusi, capì di essere sdraiata su un freddo
pavimento di pietra non levigata e leggermente corrosa e avvertiva una leggera
brezza che le spostava alcuni capelli dal viso. Ricordando cose era accaduto
aprì gli occhi e tentò di alzarsi. Grave errore. La testa le girava
pericolosamente e quando tentò di poggiare la mano sinistra sulla tempia, da
dove aveva l’impressione fosse ferita, si accorse di non poter muovere il
braccio. Aprendo nuovamente gli occhi, questa volta lentamente e muovendo il
minimo la testa, scorse una sagoma, che riconobbe essere Derek, alla sua
sinistra. Era privo di sensi e i suoi polsi avevano delle catene lunghe all’incirca
un metro l’una che lo bloccavano alla parete alle sue spalle. La gamba destra
presentava un profondo squarcio e aveva numerosi tagli sulle braccia.
Ma ciò che
fece mozzare il respiro di Scarlet fu il simbolo marchiato a fuoco sul palmo
della mano destra di Derek: era il Meiton. Un marchio che permette di prendere
o, molto più probabile in questo contesto, rilasciare l’oscurità. Con studiata
lentezza si mise seduta poggiando la schiena alla parete alle sue spalle. Anche
questo fu un grave errore. La schiena le bruciava furiosamente e poté giurare
di sentire odore di sangue. Strinse con forza gli occhi e si morse il labbro
inferiore per non urlare dal dolore. Aprì nuovamente gli occhi pieni di lacrime
e solo adesso notò che fossero sulla cima della torre, il caldo sole estivo le sfiorava
il viso in una leggera carezza. Di fronte a lei si trovava Pervinca: era
sdraiata su un fianco e temeva la testa poggiata sul braccio, aveva i capelli
incrostati di sangue e un labbro spaccato, l’altro braccio era posto in una
posizione innaturale e Scarlet fu certa che fosse rotto. Alla sua destra invece
c’era Aster, o meglio ciò che ne rimaneva. Era quasi totalmente ricoperto di
sangue, tre profondi graffi gli attraversavano l’occhio e lo zigomo destro e
stavano ancora sanguinando, sul petto insanguinato si poteva notare un altro
taglio obliquo ma estremamente preciso che andava dalla spalla sinistra al
fianco destro. Avevano tutti il marchio sulla mano, che era a sua volta posta
con il palmo rivolto verso il cielo. Chiudendo nuovamente gli occhi e ignorando
gli aloni luminosi che le si formarono sulle palpebre sigillate provocate dall’aver
fissato il sole, si costrinse a ricordare ciò che era successo nelle ultime
ore, poco dopo essere tornata alla Rocca insieme a Pervinca.
Inizio flashback
Una volta aperti gli occhi ci vollero pochi secondi
per potersi abituare all’oscurità della stanza ma ci volle anche di meno per
riconoscerla, erano già stati in quella stanza. Guardandosi attorno Scarlet
vide i suoi amici appesi per le braccia al soffitto e non toccavano il
pavimento per una ventina di centimetri. La guardavano tutti in silenzio,
probabilmente p stata l’ultima a svegliarsi.
«Bene, bene, bene. Siete tutti svegli» James fece il
suo ingresso accompagnato da quattro grossi individui che di umano avevano ben
poco. I loro occhi scarlatti splendevano nell’oscurità ad una decina di centimetri
in più rispetto a quelli color ghiaccio di James.
«Così credevate di potermi imbrogliare, giusto?»
chiese con ironia. Nessuno dei quattro ragazzi rispose ma in compenso
mantennero il contatto visivo con l’uomo.
«Ma non sono arrabbiato sapete. Anzi, voglio darvi la
possibilità di rimediare al vostro errore e dirmi dove si trova la sfera» continuò.
Neanche questa volta risposero ma continuarono a guardarlo. I quattro “uomini”
si spostarono dal fianco del loro Signore e si posero alle spalle di ognuno dei
ragazzi.
«Mi deludete ragazzi. Volete forse che dia l’ordine di
punirvi» non ricevendo ancora nessuna risposta, fece un cenno con capo ai suoi
soldati che immediatamente iniziarono a colpire le schiene dei ragazzi con la
frusta.
Uno. Due. Tre… Era difficile trattenere i gemiti di
dolore ma nessuno di loro voleva dargliela vinta.
Diedi. Undici. Dodici… Ormai i gemiti e i sussurri
erano diventati vere e proprie urla di dolore, accompagnate dalle gocce del
loro sangue che cadevano sul pavimento.
Alla quindicesima frustata si fermarono. James si
avvicinò a Pervinca che, nonostante avesse gli occhi gonfi di lacrime, non ne
aveva versato neanche una. Aveva il labbro inferiore sanguinante per averlo
stretto tra i denti con troppa forza nel tentativo di non urlare.
«Non ci conosciamo da tanto tempo Pervinca, sari che
non mi piace dovervi fare del male ma voi non mi lasciate altra scelta. Dimmi dove
si trova la sfera e questo dolore cesserà» a causa delle catene che la
sollevavano da terra, il viso di Pervinca era alla stessa altezza di quello di
James, mentre in situazioni normali le arriverebbe sì e no alle spalle.
La ragazza chiuse gli occhi e trasse un profondo
respiro. Cogliendolo di sorpresa, invece dell’informazione che aspettava James
ricevette uno sputo che lo colpì dritto sulla guancia.
«Mai» aggiunse Pervinca con sguardo folle. James si asciugò
il sangue di Pervinca dalla sguancia, dopodiché la schiaffeggiò. Il viso della
ragazza era girato di lato e le sanguinava il naso ma nonostante ciò rialzò lo
sguardo. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla debole.
«Continuate» disse James ai soldati mentre usciva
dalla stanza, e da quel momento iniziò il vero dolore.
Tutti i sopravvissuti erano
usciti dai sotterranei ed erano riuniti nella grande piazza principale. Nel pomeriggio
alcuni carri trainati da strane creature erano giunti al villaggio ed avevano
liberto i prigionieri per poi sparire nel nulla. Ma nel riabbracciare i loro
cari, tutti sapevano che in quel gesto non c’era nulla di compassionevole. Stava
per accadere qualcosa, qualcosa di grande ed oscuro a cui James Nox voleva che
assistessero.
Con un lampo bianco e oro
apparvero al fianco della grande Quercia i quattro maghi che avevano incontrato
nella cripta. Il sole stava ormai tramontando ma i quattro fondatori erano
impegnati a guardare qualcosa dal lato opposto.
«C’è qualcosa che non va» esordì Duffus tra gli sguardi confusi dei cittadini
che trasalirono nel vedere a cosa si riferisse il ragazzo.
Una gigantesca luna rossa
come il sangue sorgeva oltre le montagne e illuminava il cielo nero. Ed accompagnare
questo raro e spaventoso evento fu qualcosa di altrettanto spaventoso. Dalla Rocca
si espansero raggi di energia seguite da urla disumane di cui fu semplice indovinarne
i produttori.
SPAZIO AUTRICE
Questa volta non ho aspettato troppi mesi per aggiornare e
spero che questo capitolo meriti più recensioni e visualizzazioni del
precedente.
Per quanto riguarda il capitolo, l’ho scritto oggi di getto
perciò non ho idea di quanti errori ci siano (non ho avuto molto tempo di
rileggerlo) ma spero che non siano troppo gravi.
In questo capitolo Scarlet e Pervinca hanno nascosto quello
che sembra essere il libro antico degli incantesimi, tra non molto sapremo se potranno
mai andare a recuperalo.
A quanto sembra nessuno di loro ha veramente ceduto dopo il
trattamento e non hanno ceduto neanche questa volta, ma James troverà il modo
di impadronirsi della sfera?
In generale spero che il capitolo vi piaccia ed approfitto
per ringraziare le due che hanno recensito lo scorso capitolo a cui dedico
questo
AnnabethJackson22
Arya secrets
A presto
♥ bacioni ♥
Io torno
a scrivere e con un po’ di fortuna aggiornerò presto
|
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Capitolo 39 *** Il Potere Oscuro aumenta ***
38
Capitolo 38 – Il Potere Oscuro aumenta
Con
l’ascesa della notte tutte le ferite dei quattro ragazzi si stavano
rimarginando, questo li portò ad un ultimo folle tentativo di salvezza. Con una
forza che non credevano di possedere iniziarono a tirare le catene che li
tenevano bloccati contro la parete. Il dolore era lancinante, sembrava che le
braccia fossero sul punto di staccarsi dal resto del corpo da un momento
all’altro ma non si fermarono. Le loro urla diventavano sempre più forti a
causa del Meiton che risucchiava tutti i loro poteri ed energie. Derek fu il
primo a riuscire a rompere gli anelli della catena che lo legavano al gancio di
metallo attaccato alla parete e subito corse a liberare Scarlet. Nel frattempo
anche Aster era riuscito a liberarsi ed era corso da Vì.
Nonostante la distanza quelle
grida arrivavano alle orecchie dei cittadini forti e chiare. Esattamente come
avevano incuriosito loro, le grida avevano attirato anche l’attenzione del
grande drago oscuro Kinay che aveva preso ad aggirarsi intorno alla torre.
«Signor sindaco dovete far evacuare il villaggio. È
pericoloso rimanere qui» esordì Antar
correndo verso il sindaco.
«E dove li devo mandare. Non
posso fare niente» Pancrazio Pimpernel era in evidente panico e non riusciva a
pensare lucidamente.
«Portateli nei sotterranei. Non c’è tempo da perdere.
Noi possiamo aprirvi un varco più grande ma dovete sbrigarvi» intervenne Violet. Mentre il sindaco insieme ai saggi
radunava la folla e cercava di imporre la calma, Antar e Duffus iniziarono a
spingere con forza la fontana che, sorprendentemente iniziò a spostarsi.
Quando si fu creato un varco
di almeno una decina di centimetri la sollevarono con un incantesimo. Sotto la
fontana vi era una buca non molto ampia con del gradini che scendevano di un
paio di metri sottoterra.
«Sbrigatevi»
sbottò Duffus vedendo che nessuno si muoveva.
«Oh sì, certo. Scendete.
Veloci. Ma non accalcatevi» disse il sindaco. Ci vollero una trentina di minuti
per far passare tutti i cittadini da quelle strette scale scavate nella roccia.
Alla fine erano rimasti solo i quattro antenati e una paio dei Saggi.
«Sono scesi tutti?» chiese Antar.
«Sì ci siamo tutti» rispose
Tomelilla scendendo anche lei nel passaggio. Con una rapidità provocata solo da
anni di allenamento, Antar e Duffus saltarono nel tunnel pochi attimi prima che
la fontana tornasse al suo posto con un gran tonfo.
«Se continuiamo verso sud ci troveremo
in una sala abbastanza grande da ospitarci tutti» esordì Menta iniziando a camminare con tutti gli
altri.
Approfittando della completa
guarigione di tutte le loro ferite, i ragazzi corsero giù dalla torre più
velocemente che poterono. Non essendo più esposti alla luce della luna rossa i
Meiton non rilasciavano più oscurità e, senza un motivo preciso, i ragazzi
sapevano che non sarebbe passato molto tempo prima che le loro ferite
riapparissero. A metà di un corridoio si imbatterono in una decina di soldati i
cui lineamenti del viso ricordavano i felini. Non ci volle molto a capirne il
motivo poiché si lanciarono all’inseguimento mutando forma in tigri e leoni.
Nel tentativo di rallentarli, Derek prese una fiaccola dalle pareti e la lanciò
sul pavimento infiammando immediatamente il tappeto rosso su cui stavano
correndo.
«Le fiamme stanno aumentando
troppo» desse Pervinca che era in cosa al gruppo.
«Saltiamo fuori dalla
finestra. Se siamo fortunati riusciremo a volare» propose Scarlet. Senza
rallentare la loro corsa, svoltarono in un altro corridoio.
«ADESSO» Aster e Derek furono
i primi a lanciarsi seguiti subito dalle due ragazze. Le braccia incrociate
davanti al viso per poter coprire gli occhi dalle schegge di vetro. Dopo alcuni
metri in caduta libera riuscirono a spiccare il volo.
«Tenete la mano coperta»
esordì Aster bendandosi la mano destra con un brandello della sua maglietta.
Con Kinay alle calcagna riuscirono a depistarlo atterrando in Bosco-che-canta.
«Dobbiamo allontanarci dalla
luce della luna – esordì Derek – credete di conoscere un posto che ci possa
proteggere fino all’alba?» chiese poco dopo.
«S-sì. Non molto distante da
qui c’è un ingresso» disse Scarlet e senza indugiare oltre si misero in
cammino. Ci vollero pochi minuti per raggiungere il salice ai cui piedi si
trovava un passaggio coperto da radici, foglie ed altre piante.
Una volta liberato un varco,
Scarlet entrò per prima. Subito dopo scese Derek seguito da Vì ed Ast.
«Dobbiamo spostarci. Siamo
ancora troppo esposti» disse Vì annodando meglio la benda provvisoria sulla mano.
«Ma se ci allontaniamo troppo
le ferite si riformeranno» disse Aster.
«Non importa. Finché
sentiremo il potere della luna il Meiton potrebbe farci localizzare da James –
rispose Derek – Da che parte si va?» aggiunse voltandosi verso le ragazze.
«Da qualsiasi parte ma
lontano da qui» disse la rossa avvicinandosi all’uscita.
Non seppero di preciso per
quanto tempo camminarono ma non era ancora abbastanza. I corridoi che
attraversavano erano totalmente immersi nel buio ed erano certi che se non
fosse per la capacità dei magici del buio di vedere nella più profonda oscurità
non avrebbero visto ad un parlo dal loro naso. A causa dei loro poteri
dimezzati non potevano sprecarne altro accendendo torce.
«Vì dove dobbiamo andare di
preciso? Perché non so per quanto potrò ancora camminare» disse Derek
tastandosi la gamba e avvertendo il calore del sangue mentre colava fino al
pavimento.
«Siamo quasi arrivati, ma-
aspetta un attimo» prese un pezzo di legno dal pavimento e dopo averci legato
intorno un pezzo di stoffa ricavato dalla sua maglia, che ora le arrivava poco
sotto lo stomaco, diede fuoco alla punta.
«Sei impazzita Vì! Sei troppo
debole per sprecare così i tuoi poteri» esordì Scarlet.
«Non dire cazzate Scar, non
morirò per aver acceso ad una torcia. Der fammi vedere la gamba». Il taglio era
profondo solo alcuni millimetri ma la rossa sapeva bene che tra poco sarebbe
diventato molto più grave.
«Posso tentare di fermare il
flusso del sangue con radici o piante rampicanti annodate» propose.
«Sì forse è meglio, diventerà
molto più profonda e se inizi a bloccarla adesso forse rattoppiamo un po’»
concordò il ragazzo. Con l’aiuto di Aster, Vì riuscì a fermare momentaneamente
l’emorragia.
«Possiamo proseguire».
Purtroppo si fermarono molto prima del previsto. Una volta girato l’angolo
avrebbe dovuto scendere un altro livello che però era completamente coperto
dall’acqua.
«Non è possibile. È l’unico passaggio» sbottò Scarlet.
«Come sarebbe a dire che è
l’unico passaggio? E poi dove diavolo siamo diretti?» esplose a sua volta
Aster.
«Alla cripta . da dove siamo
non ci solo altri modi di arrivarci, o di arrivare da qualsiasi altra parte»
rispose Pervinca.
«Non disperiamo. Dobbiamo
trovare una soluzione» disse Derek.
«Guardate… l’acqua non
raggiunge il soffitto. Sono certo che possiamo farcela a nuoto» continuò.
«Ma saranno almeno quindici
metri. E non sappiamo neanche per quanto tempo l’acqua manterrà questo livello…
e poi tu Derek, rimanere in acqua farà aumentare il flusso di sangue» disse
Scarlet terrorizzata, aveva le lacrime agli occhi.
«Ehi… non vedi avere paura
per me – le disse il suo ragazzo sollevandole il viso che lei aveva abbassato –
sono un osso duro. Ci vuole più d un po’ d’acqua e un taglietto per mettermi ko»
la tranquillizzò.
«Ha ragione Derek, Scarlet.
Possiamo farcela» aggiunse Aster che in quel momento stava tenendo la torcia.
Le fiamme gli illuminavano il viso e Pervinca poté notare i tagli che man mano
si riformavano sul suo viso e l’occhio iniettato di sangue. Aster non vedeva
più da quell’occhio e se non fosse stato per questo momento di distrazione lei
non se ne sarebbe accorta. Era così immersa nei suoi pensieri che non si
accorse che il diretto interessato le era di fronte.
«Cos’hai piccola?» le chiese
asciugandole alcune lacrime che erano sfuggite al suo controllo ridestandola
dai suoi pensieri.
«Perché non mi hai detto che
non vedi dall’occhi destro?» le chiese lei di rimando con voce rotta.
«Speravo non te ne fossi
accorta. Ma va tutto bene. All’alba mi farò curare la Flora e tornerà tutto
come prima» le disse tranquillo abbracciandola. Si staccarono dal loro
abbraccio prima che i loro amici potessero rendersi conto di cosa fosse
successo ed insieme iniziarono a scendere i gradini finché iniziarono a non
toccare più.
«Cerchiamo di proseguire così
finché possiamo, nel caso in cui dovessimo nuotare sott’acqua mi raccomando
rimanete vicino al vostro compagno» disse Aster prendendo lasciando la mano di
Pervinca per cominciare a nuotare ma tenendosi sempre al suo fianco. Pervinca
dal canto suo riusciva a stento a muovere il braccio sinistro. Tastandolo con
l’altra mano notò che solo l’ulna era rotta mentre il radio era ancora tutto
intero, questo le permetteva più movimenti anche se limitati ma era meglio di
niente. Man mano che procedevano il livello dell’acqua aumentava.
«Dobbiamo procedere
sott’acqua. Non si riesce quasi più a respirare» esordì Scarlet. Dopo essersi
scambiati uno sguardo e con la paura nel cuore i ragazzi trassero un profondo
respiro e si immersero totalmente. Mantenendosi ad un livello di profondità
intermedio nuotarono più velocemente che poterono. Tutte le ferite stavano
ricomparendo e attorno a ognuno dei ragazzi vi era un alone rosso. La mancanza
d’aria iniziava a farsi sentire, i polmoni bruciavano ma loro continuarono a
lottare contro il bisogno di inspirare. Mancava poco che Pervinca cedesse
quando Aster le prese il viso tra le mani ed unì le loro labbra. Non era la
prima volta che ricorrevano alla respirazione bocca a bocca sott’acqua ma mai
come in quel momento sentì il bisogno di ringraziare il suo migliore amico. Una
volta separati ripresero a nuotare nella speranza che il tragitto non fosse
troppo lungo perché consapevoli di non poter ricorrere nuovamente alla
respirazione. Miracolosamente le loro preghiere sembravano essersi realizzate.
Davanti a loro vi era una gigantesca sagoma luminosa. Con una forza che non
credevano di avere, superarono il corridoio e subito dopo verso la superficie.
Mai come il quel momento avevano desiderato di poter tornare a respirare.
Erano riemersi
in quella che poteva sembrare un grande atrio: a qualche metro dalla superficie
dell’acqua vi erano delle ringhiere e altri ponti; sembrava quasi che la stanza
fosse fatta appositamente per contenere l’acqua come una piscina se non fosse
per le numerose porte e corridoi subacquei.
«Per-vinca? D-dove sei?»
esordì Scarlet a fiato corto non vedendo l’amica.
«S-sono qui. Dobbiamo
raggiungere la riva – esordì la rossa – Aster stai perdendo troppo sangue.
Attaccati a me e raggiungiamo la riva» disse avvicinandosi all’amico.
«N-on ce la faccio Vì –
riusciva a mala pena a parlare – n-on riesco a respirare». Pervinca riuscì a
recuperarlo poco prima che finisse sott’acqua.
«Ci sono io, non ti lascio.
Attaccati a me» con non poca fatica riuscì a mettersi un braccio di Ast sulle
spalle e tenendolo per la vita lo trascinò verso i gradini.
«Va
tutto bene Ast. Respira» gli disse trasportandolo sui gradini più alti. Il
ragazzo iniziò a tossire sputando acqua, ma respirava e questo bastò a
riportare il sorriso sulle labbra della strega dai capelli rossi che iniziò a
ridere istericamente mentre appoggiava la fronte sulla spalla sana dell’amico
che, per tutta risposta la strinse al suo petto iniziando a ridere con lei.
«Avete sentito?» esordì Violet. Erano riusciti a portare gli abitanti di Fairy Oak in
quella che loro usavano come sala riunioni.
Era una grande stanza dal soffitto alto e le sculture
di pietra sulle pareti. Era l’unica stanza in cui potevano arrivare i raggi
solari o lunari.
«Che cosa?» chiese Duff
Burdock che era uno dei pochi a non essersi addormentato. Sentendo parlare,
Grisam che era seduto affianco a Flox e Vaniglia si voltò verso suo zio.
«Sì sembra… acqua» disse Duffus.
«È il caso che qualcuno vada
a controllare?» chiese Tomelilla.
«Vado io –
annuì Duffus – anche se non credo che sia
pericoloso» continuò.
«Vado con lui» esordì Grisam
alzandosi e correndo dietro al suo antenato prima che qualcuno potesse
ribattere.
«Sei preoccupato per Pervinca, vero?» chiese il mago dai capelli scuri.
«È così evidente?» chiese di
rimando Grisam.
«Abbastanza, almeno per me» rispose Duffus. Man mano che si avvicinavano
iniziarono a sentire anche delle voci anche se non capivano cosa dicessero.
Attraversando un ultimo arco si trovarono su un ponte con delle ringhiere di
ferro da lì videro chi fosse a provocare quel rumore.
«N-non
è possibile. PERVINCAA» urlò il mago dai capelli biondi per poi precipitarsi
giù per una scala.
«Grazie Vì – disse Ast una
volta ripreso fiato – cavolo, ti bacerei se non fossi la mia sorellina»
continuò ridacchiando.
«Non mi risulta che prima ti
facessi questi problemi» ridacchiò lei.
«PERVINCAA» lei conosceva
quella voce, la conosceva bene.
«Ma cos- GRISAM» urlò di
rimando lei quando lo vide correrle incontro. Ormai era pochi metri da loro.
«No Grisam. Non avvicinarti.
È pericoloso» sbottò Derek vedendo che suo cugino continuava ad avanzare.
«Cosa? Che cosa è pericoloso?»
chiese il giovane Capitano guardando preoccupato tutte le ferite dei quattro
ragazzi che continuavano a sanguinare copiose.
Incuriositi dalle urla anche
tutti gli altri avevano raggiunto l’atri, chi sporgendosi dalle ringhiere chi
correndo verso di ragazzi.
«ASTER» Erica urlò
terrorizzata nel vedere come era ridotto il viso del suo ragazzo: ormai i
graffi si erano estesi anche sull’occhio. Insieme a Erica, Flora e Chris,
Grisam riprese ad avanzare verso i quattro magici del buio.
«NO! Non avvicinatevi» urlò a
sua volta Scarlet alzando le mani. Nel farlo mostrò loro il Meiton.
«Il Meiton sta risucchiando
tutti i nostri poteri, se vi avvicinate troppo ruberà anche i vostri» spiegò
Aster provando ad appoggiarsi con la schiena alla parete.
«Perché è rosso?» chiese
Christopher con un filo di voce guardando i suoi amici con la consapevolezza di
non poter fare niente per loro.
«Dobbiamo spostarci – rispose
Pervinca – Il Meiton rilascia i nostri poteri alla luna rossa che a sua volta
li moltiplica indirizzandoli a James. Probabilmente siamo vicino a dei passaggi
che lasciano libero accesso ai suoi raggi» continuò con voce rotta tentando di
ignorare il dolore mentre si rimetteva in piedi. Una volta trovato un po’ di
equilibrio, tese una mano ad Aster per aiutarlo a rimettersi in piedi.
«Da che parte andiamo adesso?»
chiese il mago biondo sollevando quasi di peso Derek da terra e facendolo
appoggiare alle sue spalle.
«Ehm sì. Avremmo dovuto
prendere il corridoio di sinistra ma immagino che sia inondato come quello da
cui siamo arrivati, se non di più» esordì Scarlet.
«Se state andando alla cripta possiamo farvi strada
noi. Ci sono molte altre strade»
esordì Antar unendosi al discorso.
«Poi farlo davvero Antar?»
chiese sorpresa Vì.
«Certo che possiamo. Niente di più facile» rispose una sorridente Mentafiorita.
L’intero tragitto verso la
cripta fu percorso in un innaturale silenzio, rotto ogni tanto da un gemito o
un’imprecazione di dolore prodotto dai ragazzi. La gamba di Derek ormai era
solo un mucchio di ossa e carne che veniva trascinato, lasciando dietro di se
una scia di sangue. Aster si era affidato completamente agli occhi di Derek che
gli indicava dove mettere i piedi per non inciampare, mentre tentava di non
fare movimenti bruschi per non strapazzare ancora di più l’incisione sul petto.
Scarlet e Pervinca dal canto loro rimanevano in silenzio camminando davanti ai
loro amici e reggendo delle torce. Le loro schiene erano ormai una continua
cascata di sangue; il braccio, che Pervinca tentava di non muovere più del
necessario, sembrava che non le appartenesse; Scarlet invece era in una
situazione ben diversa: aveva alcune costole incrinate ma era certa che alcune
fossero rotte, la pressione che facevano sui polmone le dava problemi di
respirazione e le usciva sangue dal naso.
«Siamo arrivati» la voce di Antar per i ragazzi sembrava essere accompagnata da un
sottofondo di cori angelici tanto speravano di sentire quelle parole.
«Bene. Iniziavo a pensare che
non saremmo più arrivati» disse Derek.
«Nemmeno io» dentro la stanza
circolare trovarono probabilmente l’ultima persona che si aspettassero. James
Nox si ergeva in tutta la sua bellezza al centro della stanza. Indossava
pantaloni aderenti in pelle di drago neri e una camicia dello stesso colore che
tendeva aperta. In tutto quel nero spiccavano il pallore della sua pelle e i
suoi occhi cerulei. Era circondato da una ventina dei suoi soldati che
all’apparenza sembravano umani, probabilmente erano maghi del buio, posti tutti
lungo le pareti in modo da bloccare le entrate delle cripte.
«Adesso datemi la sfera»
disse tranquillo.
«Dovrai passare sui nostri
cadaveri» rispose Scarlet digrignando i denti. Guardando alle spalle del mago
vide che la teca era ancora integra e la sfera era ancora fusa alla statuetta.
«Non credo che sarebbe
un’impresa così difficile vedendo le vostre condizioni. Ma non posso, mi
servite vivi ancora per un po’. In compenso potrei uccidere loro» alle spalle
degli occhi apparvero quattro soldati che portavano tra le braccia altrettanti
bambini in lacrime o che si dimenavano.
«Lasciali immediatamente»
sbottò Aster vedendo suo fratello Michael che si dimenava.
«Mi sembra un patto equo: io
prendo voi quattro e la sfera e loro vivono» sorrise maligno.
«Come puoi usare loro?! Cosa
faresti se qualcuno avesse usato tua figlia per estorcerti qualcosa?» disse
Scarlet con gli occhi pieni di lacrime.
«Dafne è morta. Così come sua
madre. E sono stati quella feccia di maghi luminosi e non magici ad ucciderle.
Adesso datemi la sfera, sempre che non preferiate vederli morire uno dopo
l’altro». Se era vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima, all’ora quella
di James era di un folle accecato dalla vendetta le cui scelte erano guidate
dall’odio.
«De-rek ho paura» singhiozzò
Mimosa col viso inondato dalle lacrime.
SPAZIO AUTRICE
Ero indecisa sull’aggiornare o meno oggi e
sero di non aver fatto la scelta sbagliata.
Questo capitolo lo considero di passaggio
perciò non so quanto possa essere interessante ma si è praticamente scritto da
solo e, per quanto mi dispiaccia far soffrire quei quattro ragazzi, credo che
le disavventure non siano ancora finite.
Se tutto va bene il prossimo sarà l’ultimo
capitolo dopodiché ci sarà l’epilogo * incrocio le dita *
Aspetto le vostre recensioni, se vi va
A presto
|
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Capitolo 40 *** La fine ***
39
Che fare? Persino
i quattro spiriti si erano pietrificati davanti alle guardie che tenevano in
ostaggio i bambini, anche se per James e i suoi parevano essere invisibili.
«Ve lo ripeto un’ultima
volta. Datemi la sfera o i mocciosi muoiono» ripeté James.
«Non dategliela. Non li lascerà vivere comunque» esordì Duffus confermando le loro ipotesi: i maghi
oscuri non potevano né vederli né sentirli.
«È proprio dietro di te.
Prendila. Oppure non sari più come si fa?!» lo schernì Pervinca, sperando che
Menta riuscisse a far germogliare delle
piante rampicanti ai piedi dei soldati in modo da bloccarli il più in fretta
possibile.
«Credi di essere divertente,
Guardiana?» sbottò uno dei soldati incappucciati alla guardia della cripta di
Violet.
«Credo che la nostra piccola
Guardiana del buio abbia voglia di scherzare, Humulus, ma non sappiamo come
farla collaborare» rispose James con un sorrisetto. Alzò lo sguardo rivolto al
soldato che teneva un coltello puntato alla gola di Ryan e gli fece un cenno.
«NOOO» l’urlo di Pervinca fu
sovrastato solo dalle grida di dolore di suo fratello mentre lei sue lacrime si mischiavano al
sangue che sgorgava dal taglio sulla guancia destra.
«ASPETTA! Ti diremo tutto
quello che vuoi ma non far loro del male» intervenne Scarlet.
«Sto ascoltando» disse glaciale
James.
«Io e Pervinca conosciamo il
contro incantesimo. Siamo state noi a porre il sigillo e solo noi possiamo
toglierlo» spiegò con voce spezzata.
«Bene. Che aspettate allora»
rispose James.
«Prima liberate i bambini. Loro
non c’entrano niente» disse Pervinca.
«E sia. A un condannato a
morte viene sempre concesso l’ultimo desiderio» con un altro cenno della mano
ordinò di liberare i bambini, che subito corsero tra le braccia dei loro
parenti.
«Ryan ascoltami bene – iniziò
Pervinca – adesso devi correre da mamma e devi rimanere lì con loro. Non allontanarti
e non far allontanare nessuno per nessuna ragione al mondo. Hai capito bene
fratellino?» gli occhi di Pervinca traboccavano di lacrime ma si costrinse a
non farne scendere nemmeno una.
«I-io voglio restare con te»
provò a controbattere il bambino.
«Non
è possibile Ryan. Fai come ti ho detto. I-io vi raggiungerò dopo con gli altri»
sapeva di mentire e lo sapeva anche suo fratello, ma nonostante ciò Ryan si
asciugò le lacrime e insieme agli altri, a cui i erano state fatte le stesse
raccomandazioni, si misero a correre nella direzione indicata.
Il
contro incantesimo si rivelò molto più difficile di quanto immaginassero a
causa della voce tremante di Pervinca e dei singhiozzi di Scarlet, ma alla fine
funzionò.
Erano di nuovo incatenati.
Questa volta in una cella sotterranea e sorvegliati a vista. I palmi delle loro
mani rivolti verso l’alto e il Meiton pulsava di energia che veniva
immediatamente risucchiata dalla luna ormai alta nel cielo. Era la fine, e non
sarebbe neanche arrivata velocemente, al contrario sarebbe stata atrocemente
lenta. L’energia veniva rilasciata con una lentezza estenuante, la sensazione
era simile a quando viene fermata la circolazione per poter tirare il sangue,
era esattamente la stessa cosa: la punta delle dita formicolavano ma
percepivano benissimo il loro potere che veniva tirato via dalle loro vene.
Erano così deboli da riuscire a mala pena a tenere gli occhi aperti.
«Sapete, vi preferisco molto
di più quando fate silenzio. Ma non temete, entro l’alba tutta la vostra
energia sarà risucchiata. In compenso io sto diventando sempre più forte» James
era seduto sui gradini che portavano al piano di sopra, immerso in una fitta
nebbia rossa che, però, non impediva di vedere il ghigno che gli si era
stampato in faccia. Continuava a passarsi tra le mani quella sfera di vetro in
cui adesso era imprigionata uno spesso nastro di luce azzurrina che si
contorceva su se stesso, annodandosi e sciogliendosi.
Una volta liberata dal
sigillo la sfera aveva risucchiato quella luce direttamente dai cuori dei
quattro magici, i cui occhi da quel momento erano tornati scarlatti.
«James Nox, stai pur certo
che prima o poi io ti ammazzerò. Forse non sarà adesso, forse sarà tra un anno,
o forse cento. Forse in un’ altra vita ma ovunque tu andrai io ti troverò e
renderò il tuo cuore in cenere. Te lo giuro su mia madre». Con questo scatto di
rabbia dalla mano di Derek era fuoriuscita una maggiore quantità di magia così
potente da far tremare le pareti.
«Povero me, sto tremando di
paura» la frase di James fu accompagnata da una nuova scossa più forte della
precedente.
«Signore, abbiamo un problema
di sopra. La torre sta crollando» un soldato si era precipitato nella cella
sotterranea ma poco dopo ne uscì nuovamente accomandando un James molto
scocciato che borbottata qualcosa di simile ad un “sono circondato da un branco
di idioti”.
Approfittando dell’assenza di
James, Pervinca cominciò a tirare le catene che non ne volevano sapere di
allenarsi.
«Lascia stare, è inutile»
provò a convincerla Scarlet.
«NO. Io devo uscire di qui. Ho
promesso a Ryan che sarei tornata e non posso arrendermi così». Un nuovo
aumento di potere e una nuova scossa.
«Ma non lo vuoi proprio
capire. I poteri dei magici del buio scaturiscono da emozioni negative, più ti
arrabbi e maggiore è la magia che viene rilasciata dal Meiton. Se non stiamo attenti la Rocca ci crollerà addosso»
sbottò la bionda.
«Tanto moriremo lo stesso. Io
preferisco morire sapendo di non avergli dato tutti i miei poteri» urlò
Pervinca.
Come se queste parole gli
avessero ridato la forza anche Aster cominciò a tirare le catene.
«Anche tu Ast?!» esordì
Derek.
«Pervinca ha ragione. Appena
la luna rossa calerà, James non esiterà un attimo a ucciderci. E se proprio
devo andare all’inferno allora me lo porterò dietro». Una sole lacrima rigò il
viso, un tempo di porcellana, di Scarlet prima che anche lei iniziasse a tirare
le catene.
«Così non va. C’è un solo modo per espellere così
tanto potere e non è quello di auto infliggerci dolore» esordì Derek ricadendo
a peso morto sul pavimento di pietra. Chiuse gli occhi e gli tornò alla mente
un ricordo che credeva di aver cancellate.
Un bambino di almeno sei o sette anni stava sfogliando
un vecchio libro di incantesimi legati alla luna finché arrivò a una pagina in
cui era raffigurata una luna rossa.
«Mamma cosa succede ai magici del buio durante la Luna
Rossa? Qui non lo dice» chiese innocentemente il bambino.
«Ovvio che non lo dice, quella è magia oscura. Ma per
rispondere alla tua domanda la Luna può farti aumentare e poteri oppure può
toglierteli, oppure i magici possono cederla alla luna» rispose sua madre
continuando a preparare la cena.
«E come si fa a cedere i propri poteri ad un oggetto
inanimato e così distante» chiese ancora il bambino. I suoi poteri non si erano
ancora risvegliati ma era abituato a veder fare magie da sua madre e suo “zio”.
«Quello è un po’ complicato: bisogna concentrarsi
sulle emozioni negative in modo da aumentare il potere e fare in modo che
arrivino fino alla luna, credo. Perché tutte queste domande Tesoro?» la donna
guardò suo figlio alzare le spalle come se significasse “semplice curiosità”,
dopodiché ognuno tornò alle proprie attività.
Quando riaprì gli occhi,
questi splendevano di una folle consapevolezza: se avessero rilasciato così
tanto potere nessuno sarebbe uscito vivo dalla Rocca.
Così il ragazzo iniziò a
concentrarsi sulla rabbia, sulla morte di sua madre, sulla consapevolezza che
in un modo o nell’altro sarebbe stata vendicata. Sembrava stesse funzionando:
sulla sua mano, sopra il Meiton, si era formata una spera di luce rossa che
andava espandendosi ogni secondo che passava. Imitando l’amico anche gli altri
tre iniziarono a concentrarsi e ben presto quattro enormi sfere di fuoco
galleggiavano all’altezza del soffitto senza ancora toccarsi tra loro.
«Non
ho idea di cosa accadrà una volta che si toccheranno» esordì Derek incrociando
lo sguardo terrorizzato della sua ragazza, dall’altra parte Aster e Vì fecero
lo stesso. Come se si fosse messi d’accordo,
chiusero contemporaneamente gli occhi poco prima che le sfere si
ingrandissero ancora.
Le numerose scosse e la
polvere di roccia che cadeva dal soffitto costrinsero gli abitanti del villaggio
a tornare in superficie. Come se attratti da una forza superiore, gli sguardi
di tutti s volsero alla Rocca che si ergeva in tutta la sua terrificante
grandezza su uno sfondo rosso sangue.
Fu una questione di pochi
secondi: una nuova violenta scossa spaccò a metà il villaggio creando una
profonda voragine mentre la Rocca saltava in aria. Non c’era differenza tra le
urla di paura e quelle di dolore, per quello che sembrava a Vaniglia c’era solo
silenzio. Un silenzio che stonava con le immagini che le si presentavano
davanti agli occhi, immagini di dolore, di ferite, ma soprattutto di sangue,
anche se non sembravano esserci feriti gravi. Come se qualcuno le avesse di
scatto tolto i tappi dalle orecchie, il rumore ritornò più forte di prima.
Nessuno
seppe mai quanto tempo fosse realmente passato dall’esplosione ma il cielo
iniziava a in schiarirsi, segno che l’alba fosse vicina.
Col calare della luna una
figura di denso fumo nero saliva tra i rami degli alberi. Era debole, troppo
debole. Stava per inoltrarsi nel folto della foresta quando fu trafitto da un
raggio di luce solare. La creatura iniziò a contorcersi dal dolore per poi
dissolversi come fumo nell’aria.
Nel frattempo quattro figure incappucciate e semi trasparenti si muovevano
con disinvoltura tra le macerie della Rocca. Arrivarono nel punto esatto da cui
era scaturita l’esplosione ma lì non c’era niente.
Altre quattro figure
procedevano nella direzione opposta nel sottosuolo. Una di loro teneva in mano
una sfera di vetro vuota in cui si rifletteva il suo viso sorridente
incorniciato da spettinati capelli rosso cannella.
Un attimo prima che la Rocca
saltasse in aria James aveva fatto irruzione nella stanza perciò l’esplosione l’aveva
preso in pieno lasciando al suo posto solo la sfera di vetro.
«Secondo voi come abbiamo
fatto a salvarci, non avremmo avuto avere nessuna possibilità. Non avevamo
neanche una via di fuga» chiese Aster rompendo con la magia il lucchetto che
aveva ancora attaccato al braccio sinistro e lasciandolo cadere sul pavimento
di pietra.
«A me ricorda molto l’incantesimo
che avevo creato poco prima che voi ci trovaste nella neve. L’esplosione ha
creato un varco che ci ha risucchiati al sicuro, solo che allora eravamo ferite
mentre ora siamo sani come pesci» rispose Pervinca.
«Può darsi che quello sia
opera della magia bianche della sfera, come vedete è sparita» disse Scarlet.
«Credo che non lo sapremo
mai. Ma comunque a me sta bene così» esordì Derek mettendo le mani intrecciate dietro la nuca e
continuando a camminare.
Ci misero un po’ a
raggiungere l’ingresso della biblioteca, cercando di aggirare le spaccature nel
terreno, le strade crollate e gli allagamenti. Purtroppo una decina di metri
prima di raggiungere il passaggio trovarono una grossa frana.
«E se aprissimo un varco nel
soffitto? Tanto peggio di così non può andare» propose Pervinca.
Con pochissimo sforzo
riuscirono a creare una nuova spaccatura nella roccia che fu accompagnata dalle
grida di quelli sopra di loro. Con agilità i due ragazzi si arrampicarono per
poi tirare su le ragazze.
«Si un po’ delicato, ti
sembro per caso una bambola di pezza?» esordì la voce scherzosa di Scarlet dal
polverone che aveva provocato la nuova spaccatura.
«Beh sei la mia bambolina e
questo può bastare». Dopodiché fu un misto di urla, lacrime, risate, baci e abbracci.
«Sai una cosa Vì?» chiese
Aster mentre abbracciava una Erica in lacrime.
«Dimmi» disse Pervinca poco
lontano dal suo interlocutore abbracciando a sua volta Grisam.
«È bello essere vivi»
continuò con un sorriso ebete stampato in faccia.
SPAZIO AUTRICE
Ed eccomi di nuovo qui con il penultimo
capitolo, poiché il prossimo sarà l’epilogo.
Probabilmente rimarrete delusi da questo
capitolo ma a me è servito scriverlo per capire che i combattimenti e le guerre
non fanno per me, anche se continua a sperare che non sia un disastro completo.
Non credo ci sia molto da spiegare ma nel
caso ci siano delle incomprensioni chiedetemi senza scrupoli.
A presto
PS non ho idea degli errori che ci siano perchè l'ho scritto oggi e non ho avuto il tempo di rileggerlo
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Capitolo 41 *** Ciao a tutti ***
Ciao a tutti
Lo so che probabilmente vi asettavate un nuovo capitolo (sempre se c'è ancora qualcuno che segue la storia), ma volevo avvisare che ho deciso di non pubblicare un epiogo.
Sia per mancanza di idee, sia per aver fatto trascorrere troppo tempo dall'inizio della storia, non ho più l'ispirazione per concludere perciò preferisco chiudere con il capitolo precedente (di cui sono soddisfatta) anziché provare a scrivere qualcos'altro che so per certo non mi piacerebbe.
Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia tra le preferte/seguite/ricordate, chi ha recensito e tutti quelli che hanno semplicemente letto
Alla prossima avventura
Baci ♥ |
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