One day

di ChrisAndreini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un meraviglioso e terribile futuro incerto all'orizzonte ***
Capitolo 2: *** Gli spaghetti di Papyrus non sono mai stati più pessimi ***
Capitolo 3: *** La verità sul sottosuolo non è poi così grandiosa ***
Capitolo 4: *** Studiare lo scheletro sui propri amici non è del tutto consigliato ***
Capitolo 5: *** Assurdo come una legge porti ad essere imbarazzati davanti al proprio amico scheletro ***



Capitolo 1
*** Un meraviglioso e terribile futuro incerto all'orizzonte ***


One day

Un meraviglioso e terribile futuro incerto all’orizzonte

 

21 Giugno 0 d.M

 

2.30 del pomeriggio

Frisk entrò nella stanza incerta, guardandosi intorno preoccupata.

Erano passati alcuni mesi dalla liberazione dei mostri, e lei, la dodicenne che l’aveva resa possibile, entrava solo ora in quello che sarebbe diventato il suo ufficio di ambasciatrice.

Gli umani non avevano reagito affatto bene ai loro nuovi coinquilini della superficie, e benché Frisk avesse tentato in tutti i modi far dare loro un’ottima prima impressione, il sindaco di Ebot town, un uomo dai lunghi baffi e dall’espressione meschina, ci aveva messo un bel po’ per concedere un singolo ufficio che Frisk potesse usare, ed aveva sistemato i mostri ai confini della città e ai piedi del monte, il più lontano possibile dagli umani che vedevano la cosa di cattivo occhio.

Per fortuna Frisk sapeva con certezza che Ebot Town era troppo ignota e solitaria per poter richiedere velocemente degli aiuti militare per combattere i mostri, e benché gli umani avessero un’anima molto più forte, erano impotenti e troppo minori in numero per far partire un’altra guerra.

Questo, naturalmente, non significava che Frisk poteva prendersela comoda, perché la tensione tra le due razze era sul punto di esplodere da un momento all’altro.

Per questo il lavoro della bambina era davvero importante, e quando entrò nella stanza che per molti anni sarebbe stata come una seconda casa per lei, sentì sulle spalle tutto il peso che avrebbe dovuto sopportare.

L’arredamento era spoglio, una singola scrivania mangiata dalle termiti era buttata in un angolo, e un divano polveroso era accasciato sul muro a destra della porta.

Per il resto c’erano solo alcune ragnatele e dei fogli volanti, segno che prima di essere liberato per Frisk era solo un vecchio magazzino non aperto da anni.

Muffet ci sarebbe andata a nozze, e avrebbe senz’altro tentato di dare asilo a tutti quei suoi piccoli simili stipati negli angoli.

Frisk avrebbe voluto, al contrario, lasciare loro quella stanza polverosa e andarsene il più lontano possibile da lì.

Lentamente fece qualche passo verso la finestra dall’altra parte della stanza, guardandosi intorno e cercando di mantenere un’espressione indifferente.

Le riusciva bene, e non poteva permettersi che Toriel la vedesse così spaventata e preoccupata.

Frisk non voleva darle altre rogne a cui pensare, già ne aveva abbastanza a scegliere i mostri che formassero il consiglio decisionale, le guardie del corpo di Frisk e a scrivere discorsi incoraggianti che avrebbe poi letto davanti a tutti quelli che stavano perdendo la speranza nonostante ormai fossero liberi.

Frisk strinse la presa sul grande scatolone pieno di oggetti da sistemare, cercando di non perdere l’equilibrio sotto il peso ulteriore dello zaino.

Perché, oltre ad avere un lavoro da cui dipendeva il destino dell’umanità e dei mostri, doveva anche andare a scuola, cosa su cui Toriel era stata irremovibile.

Sospirò, mentre aspettava l’arrivo di Toriel con le guardie del corpo che aveva scelto e che avrebbero visto il posto con lei e apportato qualche modifica.

Frisk non credeva che le servissero delle guardie del corpo, ma per rendere felice Toriel avrebbe accettato tutto.

E poi la scelta non era neanche molto difficile, secondo il suo parere.

Insomma, Papyrus era senz’altro la guardia del corpo migliore del mondo, e Undyne non le avrebbe permesso di venire avvicinata da nessuno di sospetto.

Sperava solo che la regina dei mostri, nonché sua madre adottiva, non decidesse qualche mostro che lei non conosceva bene, perché le possibilità erano illimitate.

Però Gerson, che a quanto Frisk sapeva era l’unico mostro che Toriel conoscesse da prima della sua spontanea reclusione nelle rovine, non sembrava tanto male come alternativa a uno dei due mostri sopracitati.

-Hey, piccola!- la salutò l’ultima voce che si sarebbe aspettata, facendola sobbalzare e girare di scatto.

-Sans?- chiese lei incredula, sollevando un sopracciglio.

-In persona. Quella sì che sembra un’espressione delusa. Chi ti aspettavi?- chiese lui, entrando con le mani nella tasca della felpa.

-Non sono delusa, solo sorpresa. Pensavo avrebbe scelto Undyne o Papyrus- Frisk alzò le spalle, e tornò alla sua espressione disinteressata di sempre.

Sans fece un sorriso divertito.

-Beh, ne hai azzeccato uno su due a quanto pare- le fece l’occhiolino, mentre Toriel e l’altra sua guardia del corpo entravano nella stanza.

-Umana! Che bello vederti!- esclamò una voce carissima a Frisk, abbracciandola di scatto e facendo cadere la scatola dalle sue mani, prontamente afferrata da Sans con una magia telecinetica e spostata sulla scrivania.

-Vacci piano, bro. Le spezzerai tutte le ossa- commentò lo scheletro più basso, con un sorriso furbetto.

-Sarò la guardia personale di Frisk! Neanche le tue battute rovineranno questo momento!- esclamò, stritolando la bambina.

Toriel entrò un attimo dopo, ridacchiando.

-Papyrus, sono felicissima che ti entusiasmi così tanto. Ma cerca di non farle del male prima ancora di iniziare- scherzò, e Papyrus la lasciò subito andare, preoccupato.

-Ti ho fatto del male?- chiese in tono acuto.

-No, no. Stavano scherzando, Paps. Sono felicissima che tu sia la mia guardia del corpo- commentò Frisk, togliendosi lo zaino dalle spalle e abbracciandolo nuovamente.

-Ho scelto bene, tesoro mio?- chiese Toriel, prendendo lo zaino e sistemandolo sul divano.

-Più o meno- commentò Frisk, lanciando un’occhiata a Sans, che ribatté con uno sguardo fintamente offeso.

-Naturalmente la prima scelta mi sembrava ovvia, e ho pensato che lavorare con il fratello fosse perfetto- aggiunse la mamma capra, controllando la stanza.

Frisk guardò Papyrus con un gran sorriso, ma Toriel la sorprese.

-Non mi sarei affidata ad altri che a Sans per questo compito- mormorò lei, controllando le basi della scrivania.

-Se lo dici tu- disse Frisk quasi tra sé, sciogliendo definitivamente l’abbraccio e prendendo la scatola prima che la scrivania crollasse.

-Dovremo sostituire tutta la mobilia. E prendere delle belle tende per questa finestra, e un bell’armadietto per tutti i fascicoli- Toriel osservò scrupolosamente ogni angolo -E voi ragni, vi prego di andar via. Questo è un luogo di lavoro- si rivolse alle creature con le otto zampe con la massima cortesia, ma esse non sembravano capirla, e rimasero a tessere le loro tele.

-I ragni della superficie sono più inselvatichiti- la informò Frisk, prendendoli con delicatezza e lasciandoli fuori dalla finestra.

-Oh, immagino abbiano sentito la mancanza dei loro compagni del sottosuolo- commentò Toriel, intenerita.

-Con il passare delle generazioni avranno perso quel tratto che rende i ragni del Sottosuolo… in gamba- scherzò Sans, e Toriel rise di gusto.

Anche Frisk non riuscì a trattenere una risatina, mentre si voltava nuovamente in direzione dei suoi tre amici.

Papyrus alzò solamente gli occhi al cielo, sbuffando infastidito.

E a Frisk non passò di certo inosservata l’espressione soddisfatta che Sans lanciò a Toriel.

Non le andava molto a genio che lo scheletro potesse diventare un suo futuro padre, ma probabilmente avrebbe dovuto imparare a convivere con quel pensiero.

-Beh, credo di avere un quadro generale, vado ad avvertire il signor Clark delle modifiche che bisogna fare. Sans, potresti accompagnare Frisk a casa? Credo possa cominciare domani a sistemarsi, quando ci sarà tutto quello di cui ha bisogno- chiese Toriel, con un gran sorriso emozionato.

Frisk roteò gli occhi, era evidente che Toriel non conoscesse affatto gli umani. Era probabile che, se avessero avuto quello che Toriel voleva, non sarebbe arrivato prima di qualche anno.

-Mamma, credo che potrei iniziare a scrivere una prima relazione già da adesso- obiettò, aprendo lo zaino e cacciando fuori carta e penna.

-Ma no, tesoro, sarai stanca, sono certa che per domani il tuo ufficio sarà perfetto- insistette la mamma capra.

-Ho i miei seri dubbi al riguardo, e questo weekend c’è la prima riunione. Sto qui un’oretta ed inizio ad abituarmi. Non voglio essere impreparata- Frisk tolse un po’ di polvere dal divano e si sistemò, con un sorriso incoraggiante.

Toriel la guardò con dolcezza.

-D’accordo, tesoro. ci vediamo a cena, ho alcune commissioni da sbrigare prima. Sans, riportala a casa verso le quattro, va bene?- diede un veloce bacio sulla fronte della figlia da poco acquisita, salutò velocemente i due scheletri ed uscì, diretta all’ufficio del sindaco.

-Allora, umana. Cosa devi fare?- chiese Papyrus, con un gran sorriso, osservando le scritte in grafia quasi illeggibile che Frisk stava componendo usando le proprie gambe come tavolino.

-Questo fine settimana c’è la prima riunioni ufficiale tra i rappresentanti dei mostri e quelli di Ebott Town, e io sono l’ambasciatrice quindi devo prepararmi un bel discorso e rispondere ad ogni eventuale discussione un po’ troppo animata- rispose lei, senza distogliere gli occhi dal foglio.

-Sembra una cosa molto complicata- commentò Papyrus, a occhi socchiusi -Io vado ad esplorare l’ambasciata nyeh heh heh heh!- uscì euforico prima di sentire un qualsiasi avvertimento.

-Non dare troppo nell’oc… ma a chi sto parlando…- Frisk scosse la testa, e tornò al suo discorso.

-Se la caverà, e poi sono tutti a pranzo a quest’ora- la rassicurò Sans, sedendosi accanto a lei.

-Tu non hai nulla da fare?- chiese Frisk in tono un po’ brusco.

-No, ma se non mi vuoi qui posso sempre chiedere a Toriel di sostituirmi con qualcuno di più adatto, tipo Jerry- rispose Sans, con una frecciatina.

Frisk rabbrividì.

-Oh, ti prego, tutti ma non Jerry- si lamentò, ed entrambi ridacchiarono -Scusa se sono un po’ brusca, sono solo… nervosa- sospirò, gettandosi contro lo schienale del divano e sollevando un quintale di polvere.

-Secondo il mio modesto parere non dovresti lavorare troppo- le consigliò Sans, con una pacca sulla spalla.

-Se seguissi il tuo esempio non lavorerei mai- ridacchiò lei, tossendo un po’ per la polvere e ritornando a lavoro.

-Ma tanto che senso ha?- commentò Sans, distogliendo lo sguardo improvvisamente serio.

Frisk lo guardò, come se non capisse bene a cosa alludesse.

Purtroppo conosceva perfettamente quello che passava nella testa dello scheletro, e solo questo fatto faceva tornare in lei dei sensi di colpa.

Sans sospirò, scosse la testa e si alzò, ritornando con il sorriso.

-Beh, vado a vedere se Papyrus si è cacciato in qualche guaio. Ci vediamo più tardi, e alle quattro dobbiamo essere puntuali a casa- le ricordò, prima di uscire.

Frisk ritornò al suo discorso.

 

6.58 del pomeriggio

-Dovevamo stare lì alle quattro- commentò Sans, a braccia incrociate, mentre i due procedevano sotto una lieve pioggerellina diretti in un accampamento di fortuna ai piedi del monte Ebott.

-Lo so- il tono di Frisk, che si stringeva sulla testa lo zaino era completamente apatico, anche perché era la quinta volta che Sans si lamentava a mezza voce di quella cosa.

E lei odiava il suo comportamento, la trattava come se fosse suo padre, e la cosa non le piaceva per niente.

Non riusciva a mentire a sé stessa, lei non avrebbe mai e poi mai approvato e accettato l’idea di Sans come possibile padre adottivo, e solo il pensiero le faceva assumere un’espressione di disgusto.

-Toriel ci ucciderà- continuò lui, stringendosi il cappuccio sul viso e lanciandole un’occhiata per controllare che stesse bene.

-Lo so- ripeté lei, iniziando a stufarsi di quei dati di fatto che non avrebbero cambiato la situazione.

-Potessimo almeno usare una scorciatoia…- provò a suggerire, di nuovo, Sans, ma lei scosse la testa.

-Te l’ho detto, nessuno può conoscere le tue scorciatoie, se gli umani venissero a saperlo…- ma Sans la interruppe.

-Lo so, lo so- la rassicurò.

Avevano fatto quel discorso non appena erano usciti dal sottosuolo.

Frisk aveva scoperto con sorpresa che nessuno tra i mostri era a conoscenza dei poteri di teletrasporto di Sans, neanche Papyrus, e avevano concordato di non mostrarli mai, perché se gli umani avessero scoperto che un mostro poteva trasportarsi in giro e derubare banche o cose del genere, sarebbe stato davvero difficile integrare la specie.

-Fatto sta che siamo parecchio in ritardo- insistette Sans, e Frisk perse la pazienza.

Che doveva dirgli? Che odiava quella sistemazione così scoperta? Che aveva cercato di rimanere in quell’ufficio umido e freddo tutto il tempo possibile perché aveva paura ad uscire? Che odiava quella dannatissima città? Che avrebbe preferito quasi rimanere nel sottosuolo?

Se ne uscì però con parole che non avrebbe dovuto neanche pensare.

-Se vuoi posso resettare la linea temporale? E fare in modo di arrivare in orario, la prossima volta- lo provocò, e lui si irrigidì, lanciandole un’occhiata del tutto priva di maschere.

Non rispose, mise le mani in tasca e allungò il passo, senza più darle attenzione e lasciandola indietro di un paio di metri.

Frisk mise una mano sulla fronte, già pentita di quello che aveva detto.

Effettivamente come poteva parlare di quelle cose? Dopo tutto quello che gli aveva fatto.

Quello infatti non era il primo reset, e neanche il secondo, o il terzo.

Aveva resettato dopo aver reso tutti felici numerose volte, e poi, presa dalla noia, aveva deciso di esplorare altre possibilità, possibilità molto meno pacifiche.

Possibilità dove aveva capito fino in fondo il carattere e la personalità di Sans.

Aveva ucciso tutti, con la certezza di poter resettare, e poi aveva perso ogni controllo su di sé, e l’unica via d’uscita era stata vendere la propria anima a Chara.

Pensava di aver fatto ammenda per i suoi peccati, ma così non era stato, e Sans l’aveva guardata in modo diverso da allora.

Quella che stava vivendo in quel momento era la linea temporale immediatamente seguente alla genocide che aveva portato a compimento, e si era proposta di non resettare mai più, e di portare avanti una vita quanto più normale e tranquilla, dandosi da fare ogni giorno per i mostri che ormai considerava una famiglia molto migliore di quella che aveva avuto prima di cadere, e di cui aveva ancora molta paura.

-Sans, mi dispiace, non intendevo dirlo. Non lo farei mai, te lo giuro- cercò di rimediare, iniziando a rincorrerlo.

Sans si girò di scatto verso di lei.

-A me risulta che tu l’abbia già fatto, mi sbaglio, forse?- chiese sarcastico. Frisk abbassò la testa.

-Su, torniamo a casa- la incoraggiò poi lo scheletro, in tono duro.

-Si, Toriel sarà ridotta pelle e ossa dalla preoccupazione- provò a scherzare lei, cercando di riconquistarlo, ma lui non rise.

 

7.10 del pomeriggio

Camminarono per un po’ nel silenzio più assoluto, Sans non aveva idea di come comportarsi con quella bambina.

Cercava di essere gentile e simpatico come sempre, ma la sua espressione e la consapevolezza che in un’altra linea temporale li aveva uccisi tutti senza motivo, solo per divertimento e curiosità…

Non era arrabbiato, almeno non completamente, dopotutto lei aveva resettato e li aveva liberati, e questo Sans lo apprezzava molto.

Era spaventato, questo si, spaventato che lei potesse resettare ancora, e ancora. La vita che senso aveva avuto, se ogni loro mossa non contava nulla.

La cosa che più lo atterriva era l’incertezza. Perché non aveva idea di come comportarsi con quella bambina, e non sapeva quando avrebbe colpito con i suoi reset, o se l’avrebbe fatto in generale.

Lui le voleva bene, su questo non c’erano molte incertezze, ma aveva paura di lei, e non riusciva a non averne.

Era piccola, forse non sapeva in pieno cosa significasse pienamente il poter resettare il mondo a piacimento, Sans si stava comportando in modo troppo duro con lei, in fondo era solo una bambina infelice, confusa e spaventata da qualcosa che Sans ancora non sapeva bene identificare.

Proprio quando stava per cedere e scusarsi cercando di ritornare amici come prima, giunti ai confini di una piccola cittadina poco distante dal loro obiettivo finale, una voce che non diceva nulla a Sans arrivò loro a portata d’orecchio, e lo scheletro iniziò ad avere le idee un po’ più chiare.

-Lucy!- urlò una donna, in tono sorpreso e quasi arrabbiato, rivolta verso di loro.

Sans non pensava potesse riferirsi ad uno di loro due, ma la bambina accanto a lui sobbalzò, e si strinse al suo braccio, guardando la donna con il terrore negli occhi.

-Piccola, cos’hai?- chiese Sans, confuso.

-Lucy, allontanati subito da quel mostro! Io e tuo padre ti abbiamo cercata per mesi!- urlò la figura avvicinandosi a loro, con un cipiglio arrabbiato.

Frisk si strinse di più a Sans, che non ci mise molto a fare due più due.

-Frisk, lei è tua madre?- chiese, sorpreso, mentre la donna si avvicinava.

La bambina fece in tempo ad annuire un paio di volte prima che la mano dalle unghia rosse laccate della donna la strappassero da dietro Sans, senza che lui potesse fare niente.

-Ora che ti riporto a casa vedrai cosa farà tuo padre. Te ne sei andata e hai riportato qui altra feccia del tuo calibro. Saresti dovuta sparire per sempre- affermò con rabbia, trascinandola via tenendola stretta per un polso, ed ignorando del tutto Sans, come se fosse spazzatura non degna di niente, neppure un’occhiata, come se fosse un fantasma che nemmeno aveva visto.

Ma lo scheletro si riprese in fretta, e si teletrasportò dritto davanti a lei, senza darsi pena nemmeno per un istante di quello che avrebbe potuto pensare.

La donna sobbalzò, probabilmente senza nemmeno essersi resa conto del fatto.

-Spostati, tu- gli ordinò guardandolo dall’alto in basso.

-Sans, aiutami- lo supplicò Frisk, dimenandosi con le lacrime agli occhi.

-E tu zitta!-

Sans avrebbe tanto voluto far passare a quella donna un bruttissimo momento, ma con la tensione tra le due razze l’ultima cosa di cui avevano bisogno i mostri era di uno scheletro che andava in giro ad attaccare gli umani, anche se la causa era più che nobile.

-Mi scusi, signora, ma Frisk è sotto la mia custodia. Perciò non la porta da nessuna parte- la informò, con uno sguardo assassino e l’occhio sinistro che brillava di blu.

-Levati, scheletro. Non è altro che un pezzo di spazzatura, ed io con quelli come te mi ci pulisco le chiappe dopo essere andata in bagno- cercò di superarlo, ma Sans era irremovibile.

-Si pulisce il sedere con la spazzatura? Mi perdoni se le dico che fa abbastanza schifo- commentò, con un sorrisino, ma senza perdere l’espressione furente negli occhi.

Anche Frisk non riuscì a trattenere una risatina, e smise di piangere.

-Come osi?!- esclamò la donna, alzando la mano in direzione dello scheletro, che però si spostò velocemente.

-Glielo ripeterò solo un’altra volta, lasci andare Frisk- le ordinò, avvicinandosi e tendendo una mano in avanti.

-È mia figlia, posso farle tutto quello che voglio- affermò con sicurezza. Poi osservò un punto alle spalle dello scheletro, e sorrise -E ti consiglio di andare via prima che mio marito arrivi- gli suggerì.

Frisk impallidì, e smise di ribellarsi, troppo spaventata.

Sans si girò a guardare un omone di mezza età che procedeva verso di loro ubriaco fradicio, ed in quel momento la diplomazia che aveva tentato di mostrare lo abbandonò di colpo.

-Ultimo avvertimento. Lasci stare immediatamente Frisk!- le ordinò con un tono che non ammetteva repliche, ma dallo sguardo della donna non era una tipa che prendeva i mostri molto sul serio.

-Donna! Sei lì?!- la violenza nella voce del padre di Frisk fece perdere del tutto la pazienza di Sans, che schioccò le dita e afferrò la donna in una morsa telecinetica.

La sorpresa le fece mollare Frisk, che corse dallo scheletro e gli si nascose dietro.

-Lucy?- chiese il padre, osservandola. Lei strillò ed indietreggiò, mentre lui alzava una mano per afferrarla.

Sans fu più rapido, e gli gettò contro la moglie, per poi bloccarli entrambi a terra, con il suo famoso attacco blu.

-Non la passerai liscia, ci riprenderemo quella brutta sgualdrinella e le faremo pentire di essere nata- lo minacciò la madre.

Sans non capiva la loro psicologia, perché volevano tenersi una figlia che odiavano solo per il gusto di farle del male? Non aveva nessun senso, o forse era solo Sans a non riuscire a coglierlo.

-Sentitemi bene. In qualità di sua guardia del corpo io proteggerò l’ambasciatrice ufficiale dei mostri Frisk Dreemurr da chiunque, persino da voi, e credetemi se vi dico che per proteggerla tutti i mostri del sottosuolo sarebbero disposti a darvi la caccia come foste formiche. Quindi vi suggerisco, solo per amor dell’integrazione, di stare quanto più possibile lontani da lei, o fidatevi, passere davvero un bruttissimo momento- li minacciò velatamente, prendendo la bambina in braccio ed allontanandosi il più possibile prima di liberarli dalla morsa telecinetica.

Frisk era silenziosa, immobile, si lasciava trasportare completamente affidata alle sue braccia, come un peso morto, con la testa posata sulla sua spalla.

Sans sperava non si fosse fatta troppo male, ma preferiva controllare le sue condizioni una volta arrivato nella casa provvisoria.

Però c’erano alcune cose che doveva sapere.

-Frisk, eri su quel monte a causa loro?- chiese sottovoce, lei strinse la presa su di lui, lo scheletro sentiva le lacrime della bambina che gli bagnavano la felpa, ed era impossibile confonderle con la pioggia.

E sentì anche un movimento appena accennato, che rispose alla sua domanda.

Una rabbia lo scosse dal profondo della sua anima, e la abbracciò più forte.

-Non dovrai più temerli, capito? Ti proteggeremo sempre, io ti proteggerò sempre… promesso- disse.

Odiava fare promesse, e questo Frisk lo sapeva, ma non avrebbe potuto fare altrimenti, e comunque non sarebbe stato un peso per lui, voleva davvero tenere quella bambina al sicuro, anche se in parte aveva paura di lei.

Frisk alzò la testa, e lo guardò negli occhi, commossa. Lui le scompigliò amichevolmente i capelli, e lei ridacchiò, divertita.

-Grazie Sans- gli sussurrò, dandogli un lieve bacio sulla fronte, prima di farsi mettere giù.

-Uff, per fortuna sei scesa, mi si stavano addormentando le ossa a tenerti su- la prese in giro lui, lei gli fece una linguaccia, massaggiandosi il polso.

-Fa vedere- Sans si piegò per controllare le sue condizioni.

-È solo un po’ indolenzito, non è nulla- lo rassicurò lei.

-Toriel mi ucciderà, lo sai?- Sans assunse una posa melodrammatica, e Frisk lo spinse giocosamente.

-Basta che la inviti a cena e tutto si risolverà- sbuffò, mentre finalmente le luci dell’accampamento di fortuna arrivavano a portata di vista.

Sans sbarrò gli occhi, e cambiò subito argomento.

-Avremmo dovuto teletrasportarci- commentò solo, osservando con un sorriso tirato una Toriel arrabbiata alla finestra.

-Tranquillo, ci parlo io- lo rassicurò Frisk, entrando.

Le casette di fortuna potevano ospitare sei mostri ognuna, e Sans ne condivideva una con Papyrus, Toriel, Frisk, Asgore e Gerson. Era felice che fosse solo provvisoria, visto che preferiva di gran lunga vivere solo con il fratello, però anche stare con Frisk e Toriel non gli sembrava tanto male.

Non appena entrò, ovviamente, rimpianse completamente lo stare solo con il fratello.

E si subì, senza parlare e senza azzardare fare qualche battuta, la strigliata di Toriel.

Lo sguardo però che gli lanciò Frisk, pieno di riconoscenza ed incoraggiamento, gli tolsero tutto l’amaro in bocca.

La bambina, inoltre, sembrava molto più rilassata rispetto a prima.

Forse era la volta buona, il reset buono.

Sans non poteva esserne certo, non aveva mai certezze quando si trattava di Frisk, ma ci sperò.

E non era una vana speranza.

 

11.45 di sera

Sans venne svegliato nel bel mezzo della notte da delle mani minuscole che lo scuotevano con insistenza e silenziosamente.

-Piccola? Cosa succede?- chiese con voce impastata, riconoscendo in quelle mani Frisk -Sono tornati?- chiese poi, alzandosi a sedere di scatto e provocandosi una fitta alla testa.

Frisk scosse la testa, era sempre di poche parole se poteva evitarlo, e dato che Papyrus dormiva poco lontano e aveva un sonno molto più leggero di quello di Sans, era una buona cosa non alzare troppo i toni.

Frisk gli prese un braccio, e gli fece cenno di uscire fuori.

Sans la soppesò, senza sapere bene cosa le frullasse in testa, poi annuì, e la seguì, il più lentamente possibile.

Non appena raggiunsero l’esterno della casa, Frisk si sedette su un grosso albero tagliato, e fece cenno a Sans di sedersi accanto a lei.

-Allora, piccola, a cosa devo questa sveglia nel cuore della notte? Sai che sono stanco fino all’osso- commentò con uno sbadiglio, raggiungendola.

-Non era un granché- fu sincera lei riguardo alla battuta, guadagnandosi uno sguardo indispettito.

-Beh, che ti aspetti a notte fonda? Inoltre domani c’è scuola, dovresti addormentata come… come…- non gli veniva in mente nessuna battuta, e sospirò, guardando Frisk in attesa che fosse lei a parlare.

Lei guardava fisso un punto davanti a lei, così Sans la incoraggiò.

-Allora, cosa vuoi mostrarmi?- chiese lo scheletro, con un grande sorriso stanco.

Frisk prese un profondo respiro, ed indicò il punto che stava insistentemente guardando.

-Non lo vedi?- chiese, e Sans fece passare lo sguardo da lei al punto, scuotendo poi la testa, iniziando a preoccuparsi.

-Oh, peccato. Beh, un po’ me lo aspettavo. Comunque è il pulsante di reset- rivelò, con sguardo basso.

Sans si alzò di scatto, spaventato, e guardò Frisk ad occhi sbarrati.

-Cosa vuoi fare?- chiese, preoccupato.

Lei sollevò le mani per calmarlo.

-Sans, tranquillo, non voglio resettare, mai più- affermò, con sicurezza e tono rassicurante.

Sans non sapeva se fidarsi o no. Se avesse avuto un cuore gli avrebbe battuto all’impazzata tra le costole, e fece qualche passo indietro, incerto.

-Anzi, io vorrei fare una cosa, e ti ho chiamato qui per dirti che se non dovesse funzionare, giuro che cercherò un altro modo, ma non premerò mai più quel pulsante. Solo per avvisarti che se le cose dovessero andare male, non era mia intenzione fare l’ennesimo reset- gli rivelò, e lui la guardò senza sapere bene cosa pensare.

-Cosa intendi?- chiese Sans, che non credeva di aver afferrato in pieno quello di cui parlava.

Frisk fece un profondo sospiro.

-Sans, voglio distruggere il pulsante di reset. Non so se ci riuscirò e ho paura che provandoci finisca per premerlo inavvertitamente, ma non voglio avere di nuovo la tentazione di utilizzarlo. Io mi sento al sicuro con te, con voi, e se ci saranno difficoltà, voglio affrontarle nel modo giusto- affermò con convinzione.

-Sicura di voler rischiare?- chiese Sans, incerto.

Frisk tornò con lo sguardo al pulsante, respirando profondamente, e sollevando una mano come se dovesse tirare una mossa di karate.

-Da questo lato non dovrebbe premersi- lo informò.

-È quel “dovrebbe” che mi preoccupa- commentò Sans, guardandola preoccupato.

Lei gli sorrise.

-Andrà tutto bene, in questi casi ci vuole solo un po’ di determinazione- affermò convinta, prima di sollevare la mano.

Entrambi chiusero gli occhi quando diede il colpo, convinti che si sarebbero ritrovati all’inizio e di nuovo nel sottosuolo, ma stranamente non avvenne.

Quando Sans trovò il coraggio per aprire gli occhi, Frisk guardava incerta quel punto davanti a sé.

-Ha funzionato?- chiese Sans, che al contrario non riusciva a vedere nulla.

Frisk si voltò verso di lui, con un gran sorriso, e annuì, con le lacrime agli occhi.

E fu come se un grandissimo macigno venisse tolto dalla gabbia toracica dello scheletro.

Era davvero libero? Davvero ormai la linea temporale sarebbe andata solo avanti, e mai più indietro?

Si avvicinò a Frisk come in trance, e si sedette nuovamente accanto a lei, prendendosi la testa tra le mani senza realizzare bene.

-Sans, tutto ok?- chiese lei, mettendogli una mano sulla spalla.

-Toc toc- disse solo Sans.

Dall’occhiata che lei gli lanciò probabilmente lo credette pazzo.

-D’accordo, chi è?- lo assecondò, senza sapere bene dove la cosa sarebbe andata a parare.

-Grazia- rispose lui, probabilmente lei aveva già capito, perché fece un timido sorriso.

-Grazia chi?- continuò.

-Grazia tantissimo, piccola- concluse lui, con le lacrime agli occhi, abbracciandola stretta.

Lei ridacchiò, ricambiando l’abbraccio.

-Era prevedibile- gli rivelò con tono fintamente saccente

-Te l’ho detto che quando sono appena sveglio non sono bravo con le battute- si giustificò lui, ridacchiando e stingendola più forte.

Era l’inizio di un incerto e immutabile futuro, e Sans era impaziente di non dover più avere paura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Salve a tutti, sono tornata con una nuova fanfiction SansXFrisk.

Già, potrà sembrare Soriel da quello che è detto finora, ma no, è una SansXFrisk, solo che procederà abbastanza lentamente, ripercorrendo venti anni di vita di questi due bei soggetti tra difficoltà, crescita, macelli vari e anche tanti bei momenti, ovviamente.

Tutti i giorni trattati saranno il 21 Giugno, il giorno più lungo dell’anno e giorno magico, per alcuni versi, e ad Ebot Town la scuola finisce il 30 Giugno, quindi Frisk andrà a scuola in alcuni capitoli.

0 d.M. è dopo Mostri, e sta a significare gli anni passati dalla liberazione dei mostri, perché non mi andava di scegliere un anno specifico.

Ogni capitolo sarà un po’ una storiella a sé, anche se tutti sono collegati, soprattutto mano a mano che si va avanti nella storia.

E con Frisk che cresce anche i capitoli cresceranno con lei, quindi se i primi capitoli saranno più allegri (non questo) poi preparatevi a più scene che giustificheranno il rating arancione.

Ho messo un mio personale headcanon di Frisk che non ha detto il suo vero nome ma uno che si è inventata perché non le piaceva l’idea di tornare sulla superficie con la stessa vita di prima, e la sua è come una rinascita, perciò anche con un altro nome.

E poi, insomma, che razza di nome è Frisk. I genitori della bambina non mi sembrano i tipi con tutta questa fantasia nel dare nomi xD

Non ho scritto tutta la storia come l’altra volta, ma l’ho programmata, quindi non dovrebbero esserci troppi ritardi nei capitoli. 

Poi io lo dico sempre e aggiorno una volta all’anno, ma spero che per questa storia non accadrà.

Spero che la storia vi piaccia, e vi prego, non datemi accuse di pedofilia perché Sans è grande e Frisk è piccola, non ci saranno cose del genere, e poi, se vogliamo essere sinceri, Toriel avrà un centinaio se non un migliaio di anni più di Sans, e nessuno si fa problemi.

Ora ho preso l’esempio della Soriel solo perché questa cosa potrebbe venire accennata anche nella fanfiction, però io sono dell’idea che la differenza di età non sia molto importante per i mostri come per gli umani, e credo che basti la maggiore età.

Comunque non tratterò questa differenza di età con leggerezza, così come il fatto che lei è un’umana e lui un mostro.

Cercherò di rendere il tutto più reale e plausibile possibile, quindi a chi non piace la coppia chiedo solo di non leggere la fanfiction, tutto qui, senza fare critiche su essa.

Naturalmente critiche sullo stile, sulla trama, quelle sono ben accette, se costruttive.

Comunque spero sinceramente che non ce ne siano, vi mando un grande bacione e un premio se siete arrivati fin qui e alla prossima :-*

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Capitolo 2
*** Gli spaghetti di Papyrus non sono mai stati più pessimi ***


Gli spaghetti di Papyrus non sono mai stati più pessimi


21 Giugno 1 d.M

 

12.30 di mattina

Frisk non si sentiva molto bene quel giorno.

Ma l’ambasciatrice non si poteva permettere di ammalarsi, soprattutto con la fine della scuola dietro l’angolo, compiti in classe da fare e relazioni su relazioni da portare al sindaco.

Uscì dalla classe cercando di non traballare sulle sue gambe, e subito venne accolta da quel rompiscatole di Scott, che l’aspettava davanti al suo armadietto.

-Dammi i soldi del pranzo, traditrice della tua razza!- la minacciò, con i pugni sollevati, e con accanto il suo gruppetto di tirapiedi, pronti a dargli man forte per qualsiasi eventualità.

-Scott, lo sai vero che in questi ultimi giorni di scuola non si pranza? Non ho i soldi del pranzo- disse in tono ovvio e quasi indifferente alle minacce, dato che ne riceveva ogni giorno e ormai ne era abituata.

Scott fece una faccia strana, arrabbiandosi e facendola indietreggiare fino a quando non fu spalle al muro.

Frisk non tradì alcuna emozione, anche se la testa sembrava starle per scoppiare, e gli occhi le si chiudevano dalla stanchezza.

Dovette reggersi per non cadere, ma non voleva che Scott credesse che fosse così per lui.

-Non  mi piace la tua faccia tosta! Dammi tutti i soldi che hai in generale!- le ordinò, vicinissimo a lei.

-Non ne ho. Mia madre non me li da quando non devo pranzare- alzò le spalle, cercando di non tradire nessuna emozione.

Ma quando il bullo, come spesso faceva anche senza motivo, alzò il pugno pronto a scaricarglielo nello stomaco, chiuse gli occhi, senza quasi trattenere le lacrime.

Sentì quel colpo come amplificato per mille, e crollò a terra incapace di emettere alcun suono.

-La prossima volta dammi quello che chiedo, o non ci andrò così leggero!- Scott le diede un ultimo calcio alla schiena, lasciandola lì e commentando allegramente la faccenda con i suoi seguaci.

Frisk non riusciva quasi ad alzarsi.

No, non si sentiva affatto bene, e non poteva permetterselo.

Tutti i mostri contavano su di lei, e non poteva affatto ammalarsi.

-Lucy! Stai bene?!- chiese una voce conosciuta e neanche tanto gradita, a dire il vero.

-Frisk- riuscì a sussurrare, per correggerla.

-Scusa, scusa, mi è difficile cambiare dopo tutti questi anni- Amanda, la sua vecchia migliore amica, si piegò per aiutarla ad alzarsi, ma Frisk non accettò il suo aiuto, e si alzò da sola, appoggiandosi agli armadietti.

-Per quanto ancora mi terrai il muso? E’ una faccenda vecchia di un anno ormai- abbassò la testa lei, sbuffando.

-Io devo andare in classe- commentò Frisk, procedendo lentamente.

-Non è meglio andare in infermeria? Non hai un bel…- il suggerimento di Amanda venne interrotto dalla tredicenne, che scosse violentemente la testa.

-Sto bene, e comunque continua a fregartene come hai sempre fatto. Solo perché ora sono importante non significa che alzerò il tuo livello di popolarità, anzi…- la superò per andare in classe, e Amanda la osservò tristemente, per poi sbuffare e andare nella direzione opposta.

Frisk non voleva che il passato la inseguisse, il suo presente le piaceva molto di più, peccato che i suoi amici non potevano superare i confini della scuola.

In quel momento avrebbe tanto voluto parlare con Papyrus, sentire le battute di Sans, o anche semplicemente stare a letto con Toriel affianco che le raccontava una storia, ma purtroppo la notte era ancora lontana, e aveva tante cose da fare prima che questo accadesse.

Si mise al suo banco e si prese la testa tra le mani, cercando di restare lucida.

Non poteva minimamente permettersi di ammalarsi.

-Frisk, sta a schiena dritta, e non distrarti. Quei mostri con cui vivi non ti hanno insegnato la buona educazione?- la riprese l’insegnante, e tutta la classe rise guardandola.

Frisk eseguì, cercando di non mostrare nessuna emozione.

-Mi scusi- disse in un sussurro.

Non vedeva l’ora che quella giornata finisse, ma non era che all’inizio.

 

1.40 di pomeriggio

-Hey piccola! Toriel è già in ufficio, ma ha detto che il pranzo si deve solo riscaldare- l’accolse Sans, all’uscita da scuola, con un sorriso che presto si trasformò in una smorfia preoccupata, quando la vide pallida e stanca -Stai bene?- chiese, piegandosi per constatare le sue condizioni.

Frisk annuì lentamente, strofinandosi gli occhi.

-Si. In ufficio. Portami subito in ufficio- gli ordinò, aggrappandosi a lui.

Sans non era affatto convinto.

-Frisk, è ancora presto, devi stare lì solo per le tre, e non mi pare che tu stia bene. Dovresti rimanere a casa a riposarti- le suggerì, incerto su cosa fare.

Non era esperto di malattie umane, forse avrebbe dovuto informarsi.

Ed era normale che il viso di Frisk fosse così caldo? Di solito non era così, era un brutto segno?

-Non insistere, ti prego. Ci manchi solo tu e devo lavorare- lo incitò, stringendolo come dovendosi afferrare a lui.

Lo scheletro non era nelle condizioni di contestare, e dopotutto poteva anche essere solo stress. 

Si impose di parlarne a Toriel il prima possibile.

-Secondo me lavori troppo- sussurrò tra sé, prendendole la mano ed iniziando a guidarla per raggiungere l’ufficio.

-Lucy! Lucy aspetta!- Frisk sospirò e si fermò, quando una ragazza la chiamò a distanza.

Sans si girò a guardarla, facendosi protettivo, come ormai spesso capitava ogni volta che incontrava qualcuno che conoscesse la sua Frisk con il suo precedente nome, un nome che nessun altro all’infuori di lui sapeva.

La conoscente in questione era una ragazza della stessa età di Frisk, con lunghi capelli castani e occhi azzurri carichi di preoccupazione.

-Mi chiamo Frisk- sussurrò la castana, girandosi verso di lei con la solita espressione indifferente e vuota che usava con chi non conosceva bene, o con le persone con cui non aveva un buon rapporto.

-Scusa. Volevo solo assicurarmi che tu stessi bene, nient’altro. Lo so che non sono stata una brava amica, e mi dispiace, ma voglio rimediare- le mise una mano sulla spalla, nel modo più gentile possibile, ma Frisk si scansò, e afferrò il lembo della felpa di Sans, senza più guardarla.

-Sono di fretta adesso. Sans, andiamo!- lo incoraggiò, trascinandolo via.

Lo scheletro era rimasto completamente ammutolito davanti a quello scambio così strano, e decise di assecondare la ragazzina a cui doveva fare da guardia del corpo.

-Hey, scheletro!- lo chiamò l’altra, facendolo girare. Frisk lasciò andare la presa e procedette senza di lui, in modo un po’ traballante.

La ragazzina lo guardava con paura, come a chiedersi se potesse fidarsi di lui e se potesse proteggere Frisk.

Probabilmente molto più di quanto lei avrebbe mai potuto fare, questo era certo.

-Sans!- lo richiamò Frisk da lontano, facendogli cenno di raggiungerla.

-Allora?- la incitò Sans, incrociando le braccia.

-Abbi cura di lei, ok? Non credo stia molto bene- lo avvertì solo, prima di raggiungere i suoi genitori, che guardavano Sans con il cellulare in mano pronto a chiamare la polizia e un’espressione di puro terrore.

Lo scheletro scosse la testa, e raggiunse la sua amica, che si reggeva ad un muro.

-Che facevi?- gli chiese, in tono accusatorio.

-Piccola, che cos’hai? Qualche malanno umano?- chiese lo scheletro, di nuovo preoccupato.

-No! Accompagnami in ufficio, non posso permettermi di stare male!- iniziò a spingerlo verso la sua destinazione, rischiando di perdere l’equilibrio, e venendo prontamente afferrata dallo scheletro, che decise di lasciar perdere, almeno apparentemente, la questione.

-Va bene, farò come vuoi, ma se riesco a provare in modo inequivocabile e farti ammettere che non stai bene andrai a riposare, e non ti alzerai dal letto finché non starai meglio- la sfidò, offrendole con eleganza un braccio per farla appoggiare, visto che non sembrava reggersi bene in piedi.

Lei socchiuse gli occhi castani, e non lo prese.

-Non ci riuscirai mai, perché non c’è nulla da provare- incrociò le braccia, e lo seguì.

Sans sorrise, sarebbe stato divertente.

Uno spaghetti party sembrava una fantastica idea, Papyrus avrebbe apprezzato e probabilmente anche Toriel non si sarebbe rivelata contraria.

Aveva già in mente un bel piano, e Frisk non sarebbe riuscita a batterlo.

 

2.40 di pomeriggio

-Uno spaghetti party?!- chiese Papyrus, pieno di gioia, quando il fratello gli propose la sua idea alla macchinetta del caffè.

Non che Papyrus lo prendesse, aveva già abbastanza energie di suo, ma Sans ne aveva parecchio bisogno, anche se aveva messo la sua macchinetta personale, visto che il cibo dei mostri era ben diverso da quello umano, e quando aveva provato a bere il loro caffè gli aveva sporcato tutti i vestiti.

Frisk aveva riso come mai nella vita, e a pensarci bene, era una delle ultime volte in cui Sans l’aveva sentita ridere.

Poteva capirla, certo. Da quando i mostri erano saliti in superficie rimpiangevano quasi la prigionia. Venivano trattati malissimo, non potevano entrare in molti edifici umani e avevano dovuto allestire negozi e luoghi pubblici personalizzati.

Toriel stava cercando di aprire le porte di Ebbott Town in modo che i mostri potessero espandersi anche in altre città, ma per ora nessuno sembrava volerla ascoltare.

E molti umani stavano trasferendosi lontano, portando con loro i pregiudizi sulle razze che stavano già rendendo i mostri bersaglio di un probabile attacco armato.

E Frisk si stava facendo in quattro per mettere a tacere quelle voci, per portare rapporti su rapporti di quando l’arrivo dei mostri avrebbe giovato agli umani, per il cibo, per la magia, per la loro bontà di cuore.

Sans non era molto propositivo, ma ammirava la tenacia di Frisk.

Non aveva mai incontrato nessuno così determinato, e anche se sapeva che era una cosa che molti umani avevano, considerava Frisk la migliore umana che sarebbe potuta capitare loro.

Certo, aveva dei difetti, aveva usato il suo controllo sui Reset per cambiare la loro vita a suo piacimento, aveva anche ucciso tutti, una volta, e questo Sans lo sapeva.

Ma aveva resettato, li aveva liberati, e aveva persino distrutto il tasto di reset per donare loro un futuro che lei non avrebbe più potuto manovrare.

Un gesto del genere Sans non lo avrebbe mai potuto dimenticare.

Per questo cercava in tutti i modi di aiutarla, così come lei era decisa ad aiutare tutti loro, e, Sans lo sapeva, avrebbe persino dato la vita per farli accettare dal mondo.

Ma Toriel lo avrebbe ucciso se si fosse letteralmente ammazzata di lavoro, quindi Sans doveva trovare un modo per far notare anche a Papyrus che non stava bene, e farlo ammettere anche a lei stessa.

E niente era meglio di uno spaghetti party.

-Si, fratello. Frisk è un po’ giù ultimamente, sono sicuro che un enorme piatto di spaghetti per tutti non le farà che bene, un bel party solo noi quattro, che ne dici?- propose, con un occhiolino.

Papyrus faticava a contenere la sua gioia.

-Wowie, sarebbe fantastico!! Ma il lavoro?- il suo entusiasmo venne presto sopraffatto dal suo senso del dovere, ma Sans aveva la soluzione pronta.

-Ti copro io. Dopotutto, Frisk sta lavorando, non ci ha chiesto di fare nulla e nella sala delle guardie è stata allestita proprio stamattina una piccola cucina perfetta, quindi non dovrai lasciare l’edificio. Toriel dice che approva e che è dei nostri- lo rassicurò.

L’espressione di Papyrus si schiarì, e neanche il tempo di dire nulla che già era scomparso nel loro ufficio.

Sans non doveva fare altro che aspettare, il suo piano sarebbe stato perfetto.

-Toc toc- bussò alla porta di Frisk, per assicurarsi che stesse bene, come doveva fare per lavoro.

-Non rompere Sans!- gli rispose una voce seccata dall’altra parte.

-A questo punto dovresti rispondere “chi è?”- la riprese lo scheletro, entrando.

-Scusa, ma non sono dell’umore- affermò lei sbuffando.

Era pallidissima, con occhiaie scure sotto gli occhi e non sarebbe servito certo un investigatore per capire che non stava bene.

Ma non lo avrebbe mai ammesso.

-Non sei dell’umore perché non stai bene? E’ questo che intendi?- la provocò lui, sedendosi sul bordo della scrivania, a pochi centimetri da importanti documenti.

-Non intendevo questo- obiettò lei, spostando i fogli e lanciandogli un’occhiataccia.

-Allora forse intendi che hai fame e quindi sei nervosa per questo- lanciò lì per lì, e Frisk scosse la testa.

-Non ho fame- si stava innervosendo, esattamente come nei piani.

-Sai che secondo i libri umani di Toriel non avere fame è sinonimo di stare male?- commentò Sans, prendendo un foglio e fingendo di leggerlo.

-Non è così!- lo smentì lei, riprendendosi il foglio. Era così debole che non rischiò neanche di rompersi, e questo era preoccupante.

-Forse dovrei dire a Toriel che non hai fame, ne sarebbe molto…- insistette Sans, e Frisk buttò la testa contro la scrivania, distrutta.

-Piantala Sans! Piantala! Cosa vuoi da me?! Fammi lavorare- si lamentò, in tono sofferente.

-Lo sai cosa voglio, ammetti che stai male!- 

-Non sto male- insistette Frisk, con un tono che faceva intendere che non era convinta neanche sé stessa.

-Ok, ma almeno mangia qualcosa- continuò imperterrito Sans, al ché Frisk cedette.

-Va bene, ma vattene!- 

-Perfetto, torno tra un po’ con il tuo cibo, piccola- Sans si alzò e uscì senza dire nient’altro.

Frisk alzò la testa, confusa dall’improvviso cambio di comportamento.

Se la testa non le fosse girata così tanto probabilmente si sarebbe accorta che Sans tramava qualcosa, ma decise di lasciar perdere e pensare a lavorare.

Tanto non avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, di non sentirsi bene.

O almeno così credeva.

 

3.30 di pomeriggio

-Buon pranzo, Frisk- la fece sobbalzare la voce di Papyrus che entrò nella stanza con due piatti di spaghetti, seguito dal fratello che ne portava altri due con un’espressione soddisfatta.

-Questo che significa?- chiese Frisk, rivolta a Sans, ma fu Papyrus a risponderle.

-Abbiamo organizzato un pranzo a sorpresa con degli spaghetti!- spiegò, talmente allegro che Frisk non ebbe il cuore di rifiutare il suo piatto, ma guardò Sans con odio represso, conscia che senz’altro l’idea era stata sua.

-Sarà un divertente Spaghetti Party- commentò lui, porgendole uno dei due piatti che teneva, con un sorriso poco raccomandabile.

Lei lo prese titubante, con un’occhiata assassina.

-Non credo che mamma mi lasci…- cominciò ad obiettare, ma una voce alla porta la contraddisse.

-Avete già iniziato?- chiese infatti Toriel, entrando trafelata con l’aria di chi non si era fermata un attimo dalla mattina, cosa che probabilmente era vera.

-No, Tori, siamo appena arrivati, Frisk è entusiasta di questa sorpresa- commentò Sans, e la ragazzina si costrinse a sorridere, per non deludere Papyrus, che aveva gli occhi a cuoricino.

-Regina Toriel, le porgo il suo piatto- lo scheletro alto diede un abbondante piatto di spaghetti a Toriel, che lo prese con un gran sorriso.

-Sans, questa è stata davvero una splendida idea, sono felice che Frisk si svaghi un po’. Mi sembra che tu stia lavorando troppo- Toriel si sedette davanti alla scrivania, e guardò preoccupata la figlia adottiva, che abbassò lo sguardo sul suo piatto, assumendo la sua famosa e sempre riuscita espressione impassibile.

Era davvero facile nascondere drammi, emozioni e persino la propria anima se si conosceva la facciata giusta, e Frisk aveva imparato alla perfezione a mettere su la sua, negli anni in cui viveva ancora con i genitori.

-Faccio quello che devo- commentò, prendendo la forchetta ed iniziando a girare uno spaghetto, senza però mangiarlo.

Non era affatto convinta di quella situazione.

Ma si disse che era davvero improbabile che Sans avesse cucinato, dato che Papyrus non l’avrebbe mai permesso, vista la sua smania di cucinare sempre e comunque spaghetti e la sua convinzione che fossero i migliori. Senza contare che li avrebbe mangiati pure Toriel, quindi se ci fosse stato qualcosa di strano lei se ne sarebbe di certo accorta per prima.

E Sans non era così stupido da tentare mosse avventate con Toriel presente, anche perché erano un paio di settimane che si vedevano, con grande costernazione di Frisk, che odiava dal profondo del cuore l’idea che Sans potesse in qualche modo stare con sua madre.

Perciò aspettò che lei mangiasse il primo boccone.

E quando Toriel lo fece, rimase incredibilmente sorpresa dalla reazione.

-Papyrus, questi spaghetti sono… interessanti. Non mi aspettavo fossero così- commentò, ma senza astio o disgusto, come Frisk si sarebbe aspettata.

-Da quando è in superficie ha iniziato a seguire dei tutorial su internet- spiegò Sans, prendendo una grande forchettata dei suoi e mangiandoli senza la minima esitazione di sorta -Anche se già prima era il migliore cuoco di spaghetti di tutto il Sottosuolo, si faceva le ossa ogni giorno- scherzò, facendo un occhiolino a Toriel, che scoppiò a ridere.

-Sans! Non irritare la regina con le tue sciocche battute!- esclamò seccato, mangiando a sua volta.

Frisk faceva passare lo sguardo tra i piatti, senza riuscire a credere che non ci fosse una trappola.

C’era qualcosa che le sfuggiva, ma non riusciva proprio a capire cosa, e il mal di testa che cercava di nascondere anche a sé stessa non la aiutava certo nel capire quale contorto e strano piano Sans avesse per lei.

-Oh, Papyrus, se vuoi imparare anche a cucinare dei dolci, posso farti io qualche tuToriel- si propose la donna capra, scoppiando a ridere e trascinando lo scheletro più basso con sé, che quasi si strozzò con la pasta che stava mangiando.

Tutti mangiavano, persino Toriel, non aveva senso.

-Bambina mia, stai bene? Non hai toccato cibo- la voce preoccupata di sua madre la riscosse dai suoi pensieri, e si affrettò a prendere una forchettata, negando l’evidenza, come ormai avrebbe fatto a qualsiasi costo.

-Sto bene, sto bene, sono solo un po’ sta…- il sapore forte e agrodolce degli spaghetti che colpiva violentemente le sue papille gustative non la fecero finire.

Non aveva mai mangiato niente di così schifoso in vita sua, e poteva giurare che Sans stesse esibendo un’espressione di trionfo, anche se non poteva molto vederlo impegnata com’era a cercare un secchio.

Prese con la massima velocità il cestino dei rifiuti e non riuscì a trattenersi dal vomitare, scatenando una reazione di sorpresa e preoccupazione tra tutti i presenti, Sans compreso, che però sicuramente stava solo recitando.

-Bambina mia, stai bene?- chiese Toriel, alzandosi in piedi per controllare le sue condizioni.

-Ho letto da qualche parte che quando un umano sta male sente malissimo i gusti e non deve mangiare molto- commentò Sans, prendendo il piatto di Frisk come a far sparire le prove di un sabotaggio.

-No! Ci hai messo qualcosa!- lo accusò Frisk, con in bocca un pessimo sapore e il mal di testa che aveva raggiunto picchi inimmaginabili.

Aveva quasi difficoltà a parlare con quella bomba ad orologeria che le ticchettava attraverso la calotta cranica.

Sans osservò gli spaghetti come se non avesse la più pallida idea di cosa la ragazzina stesse dicendo.

-Sans, di che parla?- chiese Papyrus, confuso.

-Non lo so- rispose Sans alzando le spalle, e mangiando una forchettata degli spaghetti di Frisk senza battere ciglio. 

-A me sembrano normalissimi- commentò.

-Non è vero! Hai fatto qualcosa!- esclamò lei, sempre più convinta, svincolando dalle braccia di Toriel che non capiva esattamente cosa stesse succedendo e prendendo una forchettata di quelli di Sans, sicura di trovarli normali.

Invece il sapore agrodolce di prima la colpì nuovamente, provocando un altro conato che venne reso più gestibile dalle attenzioni di Toriel.

-Frisk sta male?- chiese Papyrus, preoccupato.

Frisk alzò lo sguardo decisa a ribattere.

Non lo voleva ammettere, anche se ormai stava iniziando ad essere sincera con sé stessa.

Avrebbe tanto voluto dire che erano gli spaghetti a fare schifo, non lei, ma poi incrociò lo sguardo di Papyrus.

E capì il losco piano di Sans.

Perché non avrebbe mai e poi mai potuto distruggere le speranze in quel volto così innocente e preoccupato.

Non voleva fargli capire che effettivamente i suoi spaghetti erano immangiabili, perché era troppo puro e dolce, e se avesse dato a lui la colpa del fatto che lei ora stava male, nessuno dei due se lo sarebbe mai perdonato.

Incrociò subito dopo lo sguardo di Sans, poi abbassò lo sguardo, e abbracciò Toriel.

-Io… non volevo farvi preoccupare- ammise finalmente abbandonandosi a tutto quello che cercava di seppellire in profondità.

 

5.45 del pomeriggio

Sans si sentiva in colpa.

Se fosse tornato indietro l’avrebbe rifatto, ovviamente, ma si sentiva comunque in colpa.

Sapeva che probabilmente aveva anche peggiorato le cose, solo che non credeva ci fossero molti modi per far ammettere alla ragazzina che aveva bisogno di aiuto.

Ma nei suoi piano non c’era il rendere Papyrus incredibilmente preoccupato, anche se avrebbe dovuto sospettare che sarebbe diventato così.

-Ma quindi l’ho fatta ammalare io? I miei spaghetti… forse il cibo dei mostri dopo un po’ fa male anche agli umani. Andrò in prigione? Frisk starà bene? Nyoh hoh hoh hoh, se dovesse stare male per sempre non me lo perdonerei mai- il fratello infatti girava per la stanza in preda alla preoccupazione più nera, e Sans moriva a vederlo così, specialmente visto che sapeva che era tutta colpa sua.

-Paps, non temere, sono sicuro che starà bene. Lavora troppo, ed è stressata per questo, quindi si è ammalata. Nei libri di Toriel è scritto chiaramente che se gli umani prendono freddo e sono stressati si ammalano, gli spaghetti non c’entrano niente- tentò di rassicurarlo, dal divano del salotto.

-Ma se non si dovesse rimettere? Se adesso stesse per…- il pensiero di Papyrus venne interrotto prima che potesse uscire dalle sue labbra, anche se non aveva labbra essendo uno scheletro.

-Papyrus, non devi neanche pensare ad una cosa del genere, Frisk starà benone, ha solo bisogno di riposo. Gli umani si ammalano ogni tanto, non sono ossi duri come noi- cercò di buttarla sul ridere, ma Papyrus non era affatto dell’umore.

-Non è il tempo di scherzare, secondo alcune storie un umano che era caduto nel sottosuolo si è ammalato e… e…- gli occhi dello scheletro si riempirono di lacrime arancioni, e Sans abbassò lo sguardo, cercando di non pensare a quell’umano di cui il fratello parlava.

Se ci avesse pensato probabilmente avrebbe detto chiaro e tondo che secondo il suo parere la morte era stato un prezzo troppo generoso che aveva pagato, ma strinse i denti, e cambiò presto argomento.

-Vado da Toriel, va bene? Le chiedo come sta Frisk e ti informo, così vedrai che non c’è nulla da temere- propose, tentando di mettergli una mano sulla spalla ma fallendo miseramente nel tentativo.

Gli diede delle pacche sul braccio invece.

Il fratello sembrò riaccendersi.

-Sul serio? Mandale tanti saluti, chiedile scusa da parte mia e dalle anche un grande abbraccio e, ah, e chiedile con la massima sincerità degli spaghetti, perché se non vuole non… non glieli faccio più- abbassò la testa, distrutto dalla proposta che lui stesso stava facendo.

-Le riferirò tutto- lo rassicurò Sans, abbracciandolo prima di uscire.

Sapeva già esattamente cosa avrebbe detto Frisk, non aveva bisogno di chiederglielo, perché la ragazzina sarebbe stata capace di mangiare gli spaghetti peggiori del mondo per accontentare Papyrus. Probabilmente tutto ciò che aveva permesso a Sans di attuare il suo piano era stato farle abbassare la guardia invitando anche Toriel.

Era felice che il suo piano avesse funzionato, e sperava vivamente che Frisk si sarebbe rimessa presto, bloccata a letto per qualche giorno senza possibilità di riduzione di pena.

Iniziò a camminare verso la sua meta, ad un paio di chilometri di distanza.

Non era abituato a camminare, dato che preferiva di gran lunga teletrasportarsi, ma Ebott Town era piccola, più piccola del sottosuolo, senza contare che Frisk lo aveva minacciato di morte se mostri o umani avessero scoperto che si poteva teletrasportare.

In queste condizione non sarebbe riuscita ad ucciderlo, ma l’ultima cosa che Sans voleva era darle altre preoccupazioni, perciò decise di camminare.

Anche se il rischio che umani lo vedessero era meno di zero, visto che erano stati sistemati in casette ai confini della città, in un quartiere solo per loro e mai frequentato da umani se non per qualche scommessa tra adolescenti che veniva sempre persa.

Il piano era stato semplice, gli spaghetti di Papyrus e Toriel erano normali, quelli di Sans e Frisk avevano un ingrediente extra che lo scheletro aveva messo all’ultimo.

E Frisk aveva reagito esattamente come Sans si era aspettato.

Mentre camminava con le mani nelle tasche osservava i mostri nelle minuscole case del quartiere.

Passavano la maggior parte del tempo fuori casa, per godersi il neo ritrovato sole.

E in una giornata così bella Sans non poteva biasimarli.

Anche senza pelle, lo scheletro poteva sentire gli effetti dei raggi solari.

Quel giorno era il più lungo dell’anno, probabilmente quasi tutti i mostri si sarebbero arrampicati sul monte Ebott e avrebbero osservato il tramonto.

Sans sarebbe dovuto andare con Toriel, portandosi qualcosa da mangiare, ma avevano concordato che era meglio che restasse con Frisk, vista la sua salute.

Sans non se l’era presa per niente, anzi, con sua grande tristezza non era rimasto deluso dall’appuntamento mancato, ma quasi sollevato.

Gli piaceva Toriel, davvero, ma erano diversi, troppo per iniziare una storia seria.

Toriel era simpatica, divertente, molto amorevole ed erano tutte caratteristiche che Sans adorava di lei, ma aveva anche una mente troppo ferma ai vecchi tempi. Non era per forza una cosa negativa, ma Sans era un mostro di nuova generazione, e aveva una mentalità molto diversa. Più aperta, forse, per certi versi, più chiusa per altri.

E poi Sans si rendeva conto di tenerle troppe cose segrete, per paura della sua reazione.

Non le aveva mai detto nulla del suo passato, né della sua conoscenza sulle varie linee temporali. 

Diamine, Toriel non sapeva nemmeno che lui poteva teletrasportarsi.

Invece Frisk… più pensava a quante cose non sapesse Toriel di lui più si sorprendeva di quante ne sapesse Frisk.

Lui non amava dire nulla e mostrare nulla di sé stesso, eppure aveva rivelato alla ragazzina senza molti complimenti le sue “scorciatoie”, stralci del suo passato… la sua conoscenza dei reset.

Frisk sapeva molto più di quanto Sans avrebbe voluto, non le aveva mai tenuto nascosto nulla, forse perché in cuor suo sapeva che lei sarebbe comunque arrivata alla verità.

Era così concentrato sui suoi pensieri che, mentre prendeva una scorciatoia dietro la casa di Alphys per raggiungere più in fretta casa Dreemurr, non vide affatto la figura che camminava circospetta davanti a lui, e le andò addosso.

-Oddio, scusa, non vedevo dove mettevo i…- si interruppe osservando la figura, che si rivelò essere di una ragazzina umana dai lunghi capelli castani schiacciati dal cappuccio di una felpa verde e occhi azzurri nascosti dietro occhiali da sole enormi volti a coprire l’intero viso.

La ragazzina lo osservò, terrorizzata, e per un secondo Sans pensò fosse uno dei classici adolescenti costretti ad avventurarsi il quel luogo angusto solo per penitenza.

Poi la riconobbe.

-Amanda?- chiese, squadrandola incerto.

Sembrava proprio la vecchia amica che Frisk sembrava odiare, anche se con quel travestimento Sans non ne era del tutto sicuro, e gli umani, a dirla tutta, sembravano tutti uguali se non si era abituati a loro.

-Tu… tu sei lo scheletro che oggi era con Frisk?- chiese lei, guardandolo diffidente.

-Azzeccato, il mio nome è Sans. Sei qui perché non ti fidi di come noi mostri trattiamo la tua ex amica?- chiese in tono tranquillo, avendo l’accortezza di non porgerle la mano. Tanto si sarebbe solo spaventata se l’avesse fatto.

Amanda indietreggiò di qualche passo, sempre squadrandolo.

-No… volevo solo… non ho idea di dove abiti e volevo solo sapere se stava bene- si guardò intorno, come a cercare la casa e qualche via di fuga in caso di pericolo.

-Tranquilla, ha ammesso di stare male e ora sua madre l’ha costretta al letto finché non si sarà ripresa- la tranquillizzò lo scheletro, facendole un occhiolino.

-Oh, bene- Amanda sembrò rilassarsi, e accennò un sorriso -Spero che si rimetta presto-

-Se non sono indiscreto, cosa è successo tra voi due?- chiese lo scheletro, guardandola e cercando di scrutare attraverso la sua anima.

Amanda abbassò la testa.

-Sono stata una pessima amica, tutto qui- alzò le spalle, decisa ad abbandonare l’argomento.

Sans sapeva che non poteva essere “tutto qui”, ma decise di non interferire. Il passato di Frisk non lo riguardava. Lui doveva occuparsi solo del presente.

Anche se, a dire il vero, lo incuriosiva molto scoprire come con un passato così Frisk fosse diventata una ragazzina così speciale.

-Se la vedi, puoi dirle che sono preoccupata, e che mi dispiace, e che… beh, che verrei volentieri a trovarla ma che… ecco…- si interruppe, imbarazzata.

-I tuoi genitori non sanno che sei qui, vero? Oppure hai paura di Toriel?- chiese Sans, intuendo due possibilità di pensiero.

-Entrambe le cose. Ho paura che lei chiami i miei genitori e succederebbe un macello- ammise Amanda, scuotendo la testa.

-Devo dire che è una cosa molto probabile, conoscendo Toriel, ma riferirò il messaggio a Frisk- acconsentì lo scheletro.

Certo che ne aveva di cose da dire a quella bambina. Sperava che lei gli permettesse di dirgliele e non lo cacciasse prima.

Amanda alzò lo sguardo su di lui, guardandolo finalmente negli occhi.

-Grazie, davvero. Io…- iniziò a dire, quasi imbarazzata.

-…non ti aspettavi che i mostri fossero così? Beh, non lo sono tutti, c’è chi è mille volte più gentile e disponibile di me. Ma devo andare comunque da Frisk quindi tanto vale aiutare anche te- le fece un occhiolino, e lei accennò un sorriso.

-Beh, è stato un piacere, Sans- sollevò la mano, leggermente tremante, e Sans tolse la sua dalla tasca per stringerla a sua volta, una stretta veloce ma che fu davvero importante, questo lo scheletro lo sapeva.

Il primo contatto fisico tra un mostro e un’umana qualunque.

Non si sarebbe mai ricordato, ma era importante.

Sans sorrise, mentre vedeva la ragazzina andarsene salutandolo con un cenno.

Per essere una persona che aveva fatto soffrire Frisk nel passato, non sembrava tanto male, e Sans era anche convinto che tenesse davvero alla ex amica.

Chissà come le cose si sarebbero evolute tra le due.

 

8.15 del pomeriggio

Frisk sentiva la risata divertita di Chara, mentre tutto era bui intorno a lei.

-Hai condannato questo mondo ed ora desideri così ardentemente ritornarci? Che ipocrita da parte tua, Frisk- la prese in giro, tenendo il punto di salvataggio in mano, e fuori dalla portata della tredicenne, che si sforzava di afferrarlo.

Sembrava divertirsi a vederla così distrutta, così privata di tutto ciò che la rendeva determinata.

-Che c’è, vuoi il tuo reset? Non lo riesci a prendere?- glielo agitava davanti come un bambino crudele che tortura un povero cane, offrendogli il cibo e togliendoglielo dalle zanne non appena provava a nutrirsi.

Frisk si era resa presto conto che quel gioco lo aveva fatto anche lei, con tutti i mostri, dando loro la libertà e togliendogliela subito dopo avergliela fatta assaporare per qualche secondo.

I mostri che la circondavano erano tanti cani affamati, e lei li aveva torturati per molti reset.

Ed ora il karma faceva la sua parte, e i ruoli si erano invertiti.

-Su, Frisk, salta più in alto, forse ce la fai- ridacchiava Chara, mentre lei usava tutte le sue energie per rimediare ai suoi errori.

-Che ne dici di uno scambio, la tua anima per la possibilità di rifare tutto daccapo?- le propose, con un sorriso poco raccomandabile.

Frisk la guardò, smettendo un attimo di sforzarsi, tra le lacrime che erano nere quanto tutto il resto lì dentro.

-La mia anima?- chiese spaventata.

-Toc toc- una voce alla porta svegliò la ragazzina che dormiva ormai da ore.

Non appena Toriel l’aveva riportata a casa, nel suo letto, si era completamente abbandonata, senza riuscire a trattenersi.

E come sempre succedeva quasi ogni volta che si addormentava, aveva avuto parecchi incubi.

-Chi è?- chiese con voce strascicata, senza neanche pensare che probabilmente era l’ultima persona al mondo che avrebbe voluto vedere, cosa che infatti era.

-Tios- rispose la voce, entrando lentamente, con un vassoio contenente un bicchiere d’acqua e una ciotola di brodo magico fumante.

Frisk sospirò, mettendosi a sedere lentamente.

-Tios chi?- chiese annoiata.

-Tiosvegliata?- concluse la battuta la voce, posandole il vassoio sul comodino e sedendosi sul letto accanto a lei.

-Si- rispose secca Frisk, girandosi dall’altra parte, decisa ad ignorarlo.

-Frisk…- cominciò a dire lo scheletro, in tono di scuse.

-Toc toc- lo interruppe Frisk, incredibilmente arrabbiata per lo scherzo che lui le aveva giocato.

-…chi è?- chiese lui, incerto.

-Watt- rispose lei, girandosi appena solo per vedere la sua espressione.

Lui sospirò, con l’aria di chi aveva già capito dove quella battuta sarebbe andata a parare.

-Watt chi?- 

-Wattene!- esclamò la ragazzina a denti stretti, tirandosi la coperta fin sopra i capelli.

-Frisk, non volevo peggiorarti la situazione, volevo solo aiutarti- cercò di giustificarsi lo scheletro.

-Stavo benissimo! …o almeno lo sarei stata. Non dovevi interferire. Comunque che ci fai qui? Non avevi un appuntamento con mia madre?- Osservando l’orologio appeso al soffitto, Frisk si sorprese.

-Credi davvero che ti avrebbe lasciato sola? Rimarrà qui, io sono solo venuto a salutare e controllare le tue condizioni, anche per conto di Papyrus- rispose ovvio Sans, accarezzandole i capelli con fare incoraggiante e per controllare la temperatura, probabilmente. -E a proposito di lui, ti manda i suoi saluti, un abbraccio, qualche altro migliaio di cose che non ricordo e chiede se vuoi che non ti faccia mai più spaghetti. Ah, e la tua amica Amanda dice che le dispiace, che è preoccupata e che verrebbe a trovarti ma ha paura che Toriel spifferi tutto ai suoi genitori- Sans elencò i messaggi che doveva portare contandoli sulla punta delle dita.

-Amanda? Ha ragione, i suoi sono dei serpenti. Aspetta, perché Papyrus non vuole più cucinarmi spaghetti? Non è stata colpa sua!- chiese, incredula, senza capire, ed intrecciandosi la testa con tutte le nuove informazioni. 

Ignorò comunque i commenti meno importanti per passare a ciò che più le premeva e che meno capiva.

-E se sapevi che mamma avrebbe cancellato l’appuntamento, allora perché mi hai voluto comunque denunciare per malattia?-

Sans ridacchiò.

-Carina questa. “Denunciare per malattia”. Me la segno. Comunque l’ho fatto perché prima di tutto tu sei mia amica, e questo non cambierà mai. Hai fatto tantissimo per noi, Frisk, e ho promesso di proteggerti da qualsiasi cosa, pure da te stessa- Sans alzò le spalle, come se fosse una cosa ovvia.

Ma Frisk non la considerava tale.

-Perché?- chiese, con le lacrime agli occhi -Perché ti interessa se sto bene o male, dopo tutto quello che vi ho fatto. Dopo tutto il dolore che ho causato. Non riesco a dimenticarlo, Sans, e so che neanche tu lo hai fatto. Io ti ho ucciso, e ho ucciso tutti, e solo perché volevo sapere com’era. Non.. non potrò mai perdonare me stessa per quello che ho fatto, perché mai dovresti perdonarmi tu?- Frisk scoppiò a piangere, cogliendo completamente impreparato Sans, che sobbalzò e alzò le mani per calmarla, senza sapere cosa fare.

-Frisk, non fare così, hai resettato, questo è tutto ciò che…- provò a rassicurarla.

Sapeva che gli umani avevano dei problemi di emozioni troppo forti quando erano malati, ma non credeva fino a questo punto.

-Io sono il vero mostro! Io non merito pietà! E’ per questo che lavoro lavoro e lavoro, perché voi meritate tutto il meglio ed io devo fare di tutto perché avvenga!- continuò lei, interrompendolo e continuando a piangere copiosamente, aumentando il mal di testa, e seppellendo ill volto tra le ginocchia.

-Frisk!- Sans usò un tono molto più autoritario, e le prese il viso tra le mani per guardarla bene negli occhi.

-Guardami, Frisk, guarda tutto ciò che è intorno a te. Pensa al qui e ad ora. Hai una famiglia che ti ama, una madre che darebbe tutto per te e degli amici che vogliono solo il tuo bene. Tu puoi anche essere stata la loro distruzione, nel passato, ma ora non lo sei più. Per quanto mi riguarda tu sei un’altra persona, una persona fantastica che merita, anzi, deve, deve assolutamente essere felice. Noi abbiamo bisogno che tu sia felice, e faremo sempre di tutto per renderlo possibile. Sei il nostro angelo, piccola, non dimenticarlo- la rassicurò.

Frisk pianse più forte, e lo abbracciò stretto.

Lui ricambiò l’abbraccio, accarezzandole i capelli con affetto.

-Vuoi un po’ di zuppa?- chiese, una volta sciolto l’abbraccio.

-No, grazie, non ho fame- rispose lei scuotendo la testa, e rimettendosi sdraiata con le coperte sollevate fino al viso.

-Tranquilla, non ho messo ketchup in questo- commentò quasi tra sé Sans, aspettandosi la sua reazione.

-Quindi erano stati contraffatti davvero gli spaghetti!- esclamò lei, con uno sguardo a metà tra l’irritato e il sollevato.

Almeno non era impazzita.

-Beh, non direi “contraffatti”, io li trovavo anche migliori- si giustificò Sans, alzando le mani in segno di resa.

Frisk sbuffò.

-Tu metteresti ketchup anche nella torta al caramello e cannella di Toriel- commentò, scuotendo la testa.

-Sarebbe un ottimo esperimento da provare. E a proposito di Toriel, mi ha detto che una certa ambasciatrice è abituata a sentire una favola prima di andare a dormire. Vuoi darmi l’onore di essere il fortunato mostro a raccontartela?- le chiese, con un occhiolino.

-Non dovesti farlo a Papyrus?- chiese Frisk, ridacchiando e asciugandosi del tutto le lacrime.

-Beh, deve andare a dormire più tardi. Credo di potermi permettere di farlo aspettare un po’- lui alzò le spalle con un grande sorriso, mentre chiamava a sé un libro con una magia telecinetica.

-Credi che tra un po’ potrebbe essere un’abitudine?- chiese la ragazzina rabbuiandosi, riferita alla storia che lo scheletro aveva con Toriel.

Sans sembrò capire tutti i riferimenti nascosti di quella frase e come si sentiva al riguardo.

Per lui Frisk era un libro aperto, e lei lo sapeva benissimo.

-Qualsiasi cosa succeda, noi saremo sempre prima di tutto amici. Nulla potrà mai cambiare questo. Ci saremo sempre l’uno per l’altra- disse semplicemente, prima di iniziare a leggere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Certo che io sono davvero pessima.

Prometto una storia che viene aggiornata in fretta e aggiorno dopo un sacco di tempo.

Prometto una storia che è allegra nei primi capitoli e porto questo Angst incontenibile.

Ci ho provato davvero a rendere tutto più allegro, ma… ecco, mi piaceva l’idea di Frisk malata, e degli spaghetti contraffatti, anche se all’inizio era davvero un’idea allegra, doveva solo esserci uno spaghetti party per far rilassare Frisk, poi mi sono lasciata trasportare.

Che dire, io sguazzo nella sofferenza dei miei personaggi preferiti.

E che ve ne pare di Amanda? Lei e un personaggio che comparirà nell’ottavo capitolo… o prima, dipende, saranno molto importanti, anche se io non amo creare OC, visto che in generale non mi piacciono tantissimo le storie che ne comprendono, come ho già scritto in un’altra storia.

Però ho bisogno anche di umani, non posso fare solo mostri, e spero di farvi affezionare ad Amanda.

Ho cercato di rendere la situazione in superficie il più realistica possibile, anche se so che gli umani non si comporterebbero mai così.

Se davvero dei mostri fossero saliti in superficie, sarebbero morti nel giro di venti secondi con un attacco nucleare che neanche i cattivi più cattivi dei film sui supereroi.

Comunque il prossimo capitolo sarà molto preoccupante, e cercherò di aggiornarlo il prima possibile, visto che un pezzettino ne ho già scritto.

Il corsivo verrà usato principalmente per i flashback, ma anche per i sogni alle volte, anche se non credo che ne tratterò altri.

Questi infatti era un misto tra flashback e sogno, infatti è rappresentata la Frisk del presente.

Per le battute tristi del toc toc, sappiate che io sono davvero una frana, quindi chiedo perdono per la loro squallidità xD

Ho cercato di rendere i personaggi più IC possibili, e spero davvero di esserci riuscita 

Che altro dire, se avete qualsiasi dubbio, commento, chiarimento da fare non siate timidi e lasciate pure una recensione che sono sempre ben accette, spero davvero che il capitolo vi piaccia così come la storia in generale. Spero davvero che continuerà a piacervi.

Vi do un grandissimo bacione e alla prossima :-*

 

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Capitolo 3
*** La verità sul sottosuolo non è poi così grandiosa ***


La verità sul sottosuolo non è poi così grandiosa

 

21 Giugno 2 d.M

 

11.25 della mattina

La ragazzina che faceva avanti e indietro per tutta la stanza ripetendo un discorsetto a memoria con un’ansia papabile non era molto d’aiuto a Sans, che cercava di dormire sul divano, quel comodissimo divano che Toriel aveva portato pochi giorni prima.

Da quando c’era, Sans passava la maggior parte del tempo che stava a lavoro sulla sua superficie, con la scusa che essendo nella stanza avrebbe tenuto meglio d’occhio Frisk.

Si girò a guardarla, sbadigliando sonoramente.

-Piccola, c’è proprio bisogno di fare tutto questo baccano?- le chiese, leggermente infastidito.

Lei gli lanciò un’occhiata così penetrante che se gli sguardi potessero uccidere Sans sarebbe morto due volte, per poi ricominciare la sua manfrina.

-E’ solo una riunione, ne fai ogni giorno- commentò Sans, gettandosi un cuscino addosso per non sentirla.

-Solo una riunione? Sei impazzito?!- gli urlò contro lei, avvicinandosi e guardandolo in cagnesco.

Sans sbirciò da dietro il cuscino, e iniziò a temere seriamente per la sua vita.

-Su, Frisk, sai anche tu che…- iniziò a rassicurarla, ma lei si sedette nell’unico spazio libero del divano, e si prese la testa tra le mani, trattenendo a stento le lacrime di nervosismo.

Sans sospirò, mettendosi seduto accanto a lei.

Non sarebbe dovuto essere così superficiale, sapeva dopotutto quando fosse importante quella riunione, e quanto fosse difficile per lei.

In fondo aveva solo quattordici anni, e parlare con i capi di stato più importanti della propria esperienza nel sottosuolo non doveva essere facile.

Specialmente se doveva rendere buoni dei mostri che avevano in tutti i modi cercato di ucciderla.

-Sono terrorizzata, Sans- ammise, con voce tremante.

Effettivamente quella riunione sarebbe potuta essere disastrosa e portare alla distruzione totale dei mostri e di tutto quello che Frisk aveva costruito con immensa difficoltà fino a quel momento.

Frisk non dava segni di confermarlo, ma Sans sapeva che in questo caso avrebbe tanto voluto avere un tasto di reset a portata di mano per sentirsi più sicura e tornare indietro se le cose avessero iniziato a farsi rischiose.

Lo scheletro però era contento che non l’avesse, ed era fiducioso.

Se era riuscita a fare amicizia con Undyne, Frisk era capace di tutto.

Le scompigliò i capelli con affetto.

-Andrà bene, piccola, devi solo essere te stessa- la rassicurò, e lei lasciò cadere la sua testa sulla sua spalla, sospirando.

Sans la strinse a sé.

Era in quei casi che avrebbe voluto avere delle labbra.

Toriel le dava spesso dei baci sulla fronte, per rassicurarla o complimentarla per qualcosa, e Sans era terribilmente invidioso di questa sua possibilità.

A volte trovava che gli scheletri fossero in assoluto i mostri più sfortunati.

Beh, gli scheletri e Grillby.

Lui non poteva neanche stringere un qualsivoglia mostro tra le braccia per più di qualche minuto, se non voleva ustionarlo permanentemente.

Senza contare quel tipo che possedeva solo la testa.

Forse Sans dopotutto era abbastanza fortunato, se poteva stare in quel modo con la sua ragazzina umana preferita.

Frisk fece un profondo respiro, cercando di calmarsi.

-Sai… non è nemmeno una vera e propria riunione- iniziò a sfogarsi, sospirando rassegnata.

-Sembra quasi un’intervista. Mi faranno delle domande sul sottosuolo, mi chiederanno cose su voi mostri. Io non voglio mentire, ma ho paura che…- si interruppe, abbassando lo sguardo.

Sans la stinse a sé più forte. Avrebbe così tanto voluto darle un bacio sulla fronte, ma purtroppo non era fisicamente adatto.

-Non avrai bisogno di mentire, se ci sarà una domanda complessa basterà evitarla, e poi se dovessi dire in giro che ti hanno ucciso i mostri parecchie volte è probabile che nessuno di creda, no?- le fece un occhiolino, e lei gli tirò una gomitata in risposta.

-Non è uno scherzo! Se dovessi dire una piccola cosa sbagliata sarebbe la fine per tutti voi ed io non posso permetterlo- seppellì il volto nella sua felpa, e Sans iniziò ad accarezzarle il capo.

-Andrà bene, ti ricordi cosa ti ho detto prima che affrontassi Asgore?- le chiese, rigirandosi una ciocca dei suoi capelli tra le dita.

Frisk alzò la testa, ritrovandosi a pochi centimetri da quella di Sans, che dovette ritirarsi, e che le lasciò andare i capelli.

La ragazzina non sembrò neppure accorgersi dell’improvviso imbarazzo dello scheletro, troppo concentrata sulle sue parole.

-Che qualsiasi cosa avessi fatto sarebbe stata le scelta giusta?- chiese, in un sussurro.

-Noi ci fidiamo di te, e non nel senso che abbiamo delle aspettative, ma semplicemente che qualsiasi cosa succederà, buona o cattiva, sarai sempre la nostra salvatrice, e questo non cambierà mai- la rassicurò, con un grande sorriso.

Gli occhi della ragazzina si riempirono di lacrime, e seppellì nuovamente il volto nella felpa dello scheletro, che credette di aver detto qualcosa di sbagliato.

-Ti voglio bene Sans- sussurrò la ragazzina, e lo scheletro sorrise leggermente, intenerito.

-Ti voglio bene anche io, piccola- rispose, avvicinandosi per darle un bacio simulato sulla testa, ma poi cambiando idea, e limitandosi ad abbracciarla.

-Sei l’unica persona che riesce a farmi sentire davvero meglio- aggiunse lei, separandosi ed asciugandosi le lacrime, con un sorriso appena accennato.

Sentendo che l’aria stava iniziando a farsi strana e fin troppo seria, Sans decise di sdrammatizzare un po’.

-Bene, ora che ti ho tranquillizzato, posso dormire un po’?- chiese, beccandosi un’altra gomitata, e un’alzata di occhi.

-Ritiro tutto! Ti odio!- esclamò Frisk, sbuffando sonoramente, e prendendo anche il cuscino per tirarglielo in testa.

-Lo prendo come un no?- commentò lui, schivando un altro cuscino -Va bene. Mi trovi nell’ufficio delle guardie, a vedere cosa fa Papyrus- si alzò e si avviò alla porta, evitando per un pelo il primo cuscino che era stato ripreso e rilanciato.

Appena uscito gli venne un’illuminazione, e fece rispuntare la testa nella stanza.

-Non è che vuoi spaghetti con ingrediente segreto per evitare…?- cominciò a proporre, ma l’ultimo cuscino lo colpì dritto in testa.

-Vai via!- lo cacciò Frisk, cercando con tutta sé stessa di trattenere una risatina.

-Va bene, va bene, ho solo proposto- ridacchiò lui, per poi dirigersi nel suo ufficio.

Nel percorso incontrò Toriel, che stava seguendo una strada opposta alla sua.

-Sans, hai visto Frisk? Come sta?- chiese preoccupata, attirando l’attenzione dello scheletro.

-Agitata, ma l’ho un po’ tranquillizzata- la rassicurò lui, con un occhiolino.

-Ne sono sollevata, oggi è una giornata così importante per lei, sarà così difficile parlare a tutte quelle persone. Ma sappiamo entrambi che non ci deluderà- Toriel sorrise, e Sans fece altrettanto.

Benché la loro relazione fosse durata per pochi mesi, erano per fortuna riusciti a mantenere una relazione amichevole, anche se non come Sans avrebbe voluto.

-Già, magari però non diciamo troppo chiaramente quanto crediamo in lei, potrebbe essere leggermente terrorizzata all’idea di essere così importante per noi- commentò Sans, alzando le spalle e lanciando un’occhiata alla porta chiusa.

Toriel lo guardò, piegando leggermente la testa.

-Su, Sans, perché dovrebbe essere spaventata? Io trovo che si sentirebbe più tranquilla sapendo che ci fidiamo di lei- obiettò.

-Penso abbia paura di deluderci- spiegò Sans, pur sapendo che probabilmente Toriel non lo avrebbe ascoltato.

Per i mostri era molto difficile capire le strane e complicate macchinazioni dell’animo umano, e anche Sans aveva difficoltà a farlo, se doveva essere sincero.

Ma era un attento osservatore, e per lui Frisk era diventata come un libro aperto.

-Deluderci?- Toriel ridacchiò, come se per lei l’idea fosse inconcepibile -Conosco bene mia figlia, non pensa una cosa del genere- affermò con convinzione, prima di visitarla in ufficio.

Sans sospirò, e raggiunse finalmente il fratello nel proprio.

 

1.50 del pomeriggio

-Umana!- Papyrus entrò con così tanta foga che Frisk sobbalzò e macchiò con l’inchiostro della penna il discorso che si era preparata e tutti i progetti per ogni domanda che temeva le avrebbero fatto.

-Papyrus, mi hai spaventata!- esclamò lei, cercando di non mettere troppa accusa nella voce.

-Scusami! Ti ho portato il pranzo! Scusa il ritardo!- esclamò, posandole davanti un bel piatto di spaghetti.

Frisk cercò di non sospirare, e di sorridere radiosa, come faceva ogni qualvolta lo scheletro decideva di prepararle il pranzo o la cena.

Non aveva molte alternative nel suo menù.

Mise da parte i progetti e prese il piatto, mangiando una forchettata con cautela.

Il ketchup negli spaghetti dell’anno prima l’avevano traumatizzata.

Papyrus la osservò per controllare che stesse bene, e quando entrambi furono sicuri che tutto era normale, si avviò alla porta.

-Grazie mille, Paps. Perché non mangi qui? Ho proprio bisogno di chiacchierare prima della riunione- commentò con un sorriso speranzoso.

Toriel le aveva fatto un discorsetto che l’aveva terrorizzata ulteriormente, e aveva assolutamente bisogno di qualcosa che la distraesse da tutto ciò.

-Ma certo, Frisk! Il grande Papyrus torna subito- sparì dall’ufficio come una saetta, proprio mentre alla ragazza arrivava un messaggio al cellulare.

Lo prese, chiedendosi chi potesse essere, ma appena vide il numero sullo schermo, si chiese come mai non l’avesse sospettato.

Sospirò e roteò gli occhi, indecisa se vederlo o no, ma poi optò per la prima ipotesi.

Non poteva ignorare Amanda per sempre, e poi chissà, pensare a pessime amiche poteva distrarla un po’ da un problema ben più grave.

Come avesse avuto il suo numero restava un mistero, ma Frisk aveva il sospetto che fosse stato Sans.

Non aveva mai deciso di approfondire, anche perché i messaggi della ex-amica non erano mai invadenti o seccanti, solo molto dolorosi, per alcuni versi.

Le aveva davvero voluto bene un tempo, ma non riusciva ancora a dimenticare come l’avesse spinta, pur se inconsapevolmente, in fondo ad un letterale baratro.

“Buona fortuna per oggi! Distruggili tutti come solo tu sai fare xoxo P.s. Ci sei mancata a scuola” recitava il messaggio.

Forse avrebbe dovuto darle un’altra possibilità.

Ce la stava mettendo tutta per ritornare ad essere una buona amica, e Frisk non poteva tenerle il broncio per sempre, specie se era anche disonesta con se stessa, visto che quei messaggi la facevano sempre sorridere.

Rimase a fissarlo per qualche minuto, poi iniziò a scrivere una risposta, anche se non era sicura che l’avrebbe inviata.

Proprio in quel momento Papyrus tornò, seguito da Sans.

Lei non se ne accorse, troppo concentrata per decidere se premere o no il pulsante di invio.

-Ti aiuto, piccola- Sans le prese a tradimento il telefono dalle mani, e vide il messaggio.

-Ehi! Ridammelo!- si alzò di scatto, iniziando ad inseguirlo per tutta la stanza.

Lo scheletro però era veloce quando ci si metteva.

-“Grazie, davvero. Ci vediamo domani a scuola” Finalmente ti sei degnata di risponderle- commentò.

-No! Lasciamelo! Non intendo…- cercò di riappropriarsi del telefono ma era ormai troppo tardi.

-Che sta succedendo?- chiese confuso Papyrus, piegando la testa, mente Sans restituiva con espressione soddisfatta il telefono alla ragazzina, che sembrava sul punto di saltargli addosso e riempirlo di botte, rossa come il sugo sugli spaghetti.

-Niente, una cosa nostra- alzò le spalle Sans, sedendosi accanto a lui e prendendo il suo piatto.

Frisk si sedette a sua volta, e lo guardò in cagnesco.

-Una cosa MIA!- esclamò, rimettendo il cellulare in tasca decisa a non rivederlo mai più.

Chissà, magari Amanda si stava solo beffando di lei e avrebbe mostrato a tutti il messaggio prendendola in giro alle spalle.

-Almeno gli amici ti aiutano a distrarti- commentò Sans, facendole un occhiolino.

Lei non rispose, sbuffando.

Effettivamente quel quadretto l’aveva completamente distratta dalla sua ansia e terrore per la riunione che si sarebbe svolta di lì a poco.

Dovevano solo arrivare tutti e sarebbe cominciata.

Chiacchierarono e mangiarono per circa un’oretta, allegramente e senza molti pensieri.

Ma Toriel bussò alla porta, facendo ritornare a galla tutte le preoccupazioni di Frisk come un macigno sul petto.

-Bambina mia, sono arrivati- la informò, poi, osservando la scena, sembrò un po’ titubante -Quando hai finito di mangiare ovviamente. Papyrus, poi potresti sparecchiare e rimettere in ordine la cucina?- chiese poi, uscendo pochi secondi dopo per iniziare ad intrattenere gli ospiti.

-Faccio immediatamente- Papyrus prese i piatti e scomparve dietro di lei, mentre Frisk era rimasta di sasso.

-Piccola, non preoccuparti, andrai alla grande- cercò di rassicurarla Sans, scompigliandole i capelli.

Lei respirava a fatica, quasi con le lacrime agli occhi.

Sans soffriva a vederla così.

-Qualsiasi cosa succeda, sii te stessa, e non sbaglierai mai- le disse, con un occhiolino.

Frisk fece dei profondi sospiri, e lo guardò, come aspettandosi qualcosa.

Lo sentiva che c’era qualcosa che lui voleva fare, ma stranamente non trovava mai il coraggio.

L’avrebbe aiutata davvero molto, lui non lo capiva?

Frisk notò che stava in procinto di darle un bacio simulato sulla fronte, ma poi si ritirò, come aveva già fatto poche ore prima.

La ragazzina cercò di mascherare la sua delusione, fece un ultimo sospiro, e si alzò, decisa a dare il meglio.

-In bocca agli umani, Frisk- le disse come ultima cosa lo scheletro, facendola ridacchiare.

Massì, non poteva essere poi tanto male, dopotutto.

Doveva solo rimanere tranquilla.

Mise su il suo migliore sorriso, e si preparò ad essere interrogata sulla sua avventura nel sottosuolo.

-Oh, eccola qui! Frisk, ti presento gli inviati dei principali stati che hanno aderito alla nostra richiesta di dimostrare la nostra solidarietà- la accolse Toriel, prima che la ragazzina arrivò alla portata di vista di una ventina di persone con sguardi penetranti che sembravano cercare ogni singolo capello fuori posto.

Il sorriso le si congelò leggermente, ma lei sperò che non si notasse più di tanto.

-Buon pomeriggio. Sono davvero felice di avervi qui. Vogliamo accomodarci nella sala riunioni? Immagino che abbiate molte domande da porre, e noi siamo impazienti di rispondere e spiegarc- iniziò ad indicare la strada, e loro la seguirono, senza cambiare espressione.

Mentre passava accanto alla porta del suo ufficio, dove Sans si era affacciato per vedere la situazione, le sembrò di sentirlo dire:

-Wow, che grande ammasso di Jerry grigi e spenti- 

Ci volle tutta la sua forza di volontà per non scoppiare a ridere.

 

3.10 del pomeriggio

Sans non aveva resistito.

Non lo aveva programmato... ok, forse si, ma comunque non era mai stato sicuro che l’avrebbe fatto.

C’erano troppe cose che sarebbero potute andare storte e se Frisk l’avesse scoperto non gli avrebbe parlato per qualche giorno, oppure gli avrebbe fatto una di quelle sfuriate che solo lei sapeva fare.

Beh, lei e Toriel.

Però quelle di Frisk erano più d’impatto su di lui.

Comunque, a prescindere da tutto, Sans l’aveva fatto, e per il momento non se ne stava pentendo.

Se poi si fosse creata una situazione pericolosa aveva già un piano di fuga perfetto.

Dopotutto nessuno sapeva che poteva teletrasportarsi, ad eccezione di Frisk.

Sperava che non ci fossero stati problemi.

Infatti era nascosto dentro un armadietto nella sala riunioni, che era lì quasi per abbellimento e che conteneva solo alcune scartoffie ed un cambio d’abito che Toriel aveva messo per ogni eventuale emergenza.

Era proprio in caso di dire che quell’ufficio nascondeva scheletri nell’armadio, anche se non ne era consapevole.

Rise nella sua testa della battuta che gli era venuta in mente, ma non osò fare alcun rumore.

Non voleva creare problemi, voleva solamente controllare che Frisk stesse bene e che non si lasciasse prendere dal panico.

E poi se ne avessero dovuto parlare in seguito, cosa che sarebbe successa sicuramente, voleva avere un quadro completo della situazione.

Conosceva Frisk abbastanza bene da sapere che qualsiasi fosse l’esito della riunione, lei sarebbe andata da lui, in lacrime, avrebbe seppellito il volto nella sua felpa e avrebbe detto che era andata malissimo, e che aveva rovinato tutto.

Cosa che Sans sapeva non sarebbe mai stata vera.

Strano a dirsi, ma nonostante quello che le aveva fatto in una precedente linea temporale, che Sans non ricordava ma che aveva intuito senza troppi problemi, conoscendosi, era lui il punto di riferimento di Frisk per qualsiasi problema.

Ed era felicissimo di esserlo, solo che a volte non credeva di essere abbastanza, soprattutto perché Frisk era una ragazzina ancora così piccola, e già doveva avere sulle spalle più pesi di quanti Sans ne avesse avuti in tutta la sua vita.

E Sans ne aveva avuti molti, di pesi sulle sue spalle.

Promesse che ogni giorno lottava per mantenere, un padre completamente pazzo e poteri che erano fin troppo per lui, che avrebbe voluto semplicemente essere un mostro normale.

Forse Frisk si relazionava un po’ a lui, eppure, nonostante fosse la persona che più di ogni altra lo conosceva, non sapeva ancora praticamente nulla di lui, e lo stesso valeva per Sans nei suoi confronti.

Però c’erano sempre l’uno per l’altra, e questa era l’unica cosa importante.

-Allora, signorina… Dreemurr, giusto? Ci parli della sua esperienza. Ci interessa conoscere il suo rapporto con i mostri e come questo potrebbe essere accettato nella comunità- cominciò uno degli inviati.

Sans cercò di trovare un buco comodo nell’armadietto per osservare Frisk, che era sorridente.

Sans sapeva esattamente perché, era una delle domande a cui si era preparate per filo e per segno la risposta.

-C’è molto da dire sul sottosuolo. Quando caddi venni accolta da un fiorellino che non era molto amichevole. Ero molto spaventata, lo devo ammettere, non sapevo esattamente cosa fare, e credo che lo fosse anche lui, forse…- cominciò a dire, e si arrotolò una ciocca di capelli intorno al dito.

Sans sapeva esattamente che era il segnale che stava raccontando una bugia, ma se anche non lo avesse saputo l’avrebbe intuito. Quel fiorellino sociopatico era tutto meno che impaurito.

Però non poteva giudicare Frisk, se avesse cominciato il racconto con un fiore che tentava di ucciderla non sarebbe andato avanti poi meglio.

-… Comunque, questo fiore mi ha attaccato, ed ero spaventata, ma poi Toriel mi ha salvato, e mi ha illustrato tutto sul luogo che proteggeva, le Rovine- lanciò uno sguardo alla madre, che era seduta accanto a lei e che le diede una carezza affettuosa sui capelli.

-Aveva scelto di prendersi cura di qualsiasi umano fosse caduto lì nelle rovine, ed accudirlo e crescerlo come un figlio. Mi ha guidato ed è stata…- già, Toriel era esattamente il tipo di mostro che Frisk doveva descrivere dettagliatamente in tutta la sua dolcezza e perfezione.

Doveva essere lo stereotipo tipo dei mostri, su questo Sans era profondamente d’accordo.

Un po’ meno d’accordo erano i membri degli stati.

-Si, abbiamo capito, procedi. Sei rimasta nelle rovine?- chiese un’altro, un po’ seccato.

Probabilmente non voleva essere lì, e sperava che la riunione durasse il meno possibile.

-No, volevo… volevo cercare di… uscire- ammise Frisk, iniziando ad essere tesa.

Sans avrebbe voluto dirle di essere tranquilla e di non lasciarsi prendere dal panico, ma non poteva fiatare.

-E perché, se Toriel era tanto fantastica?- chiese un altro, con uno sguardo di sufficienza, come se sospettasse che la ragazzina lo stava dicendo solo perché la madre era presente, come se pensasse che stava inventando tutto.

Sans avrebbe voluto dirgliene quattro, ma ci pensò un’altra persona, una donna di una trentina d’anni che a differenza dei suoi simili sembrava davvero interessata alla storia.

-Lasciala parlare, insofferente che non sei altro. Continua piccola- la incoraggiò, con un grande sorriso.

Frisk però era decisa a non farsi mettere i piedi in testa.

-Toriel era meravigliosa, molto meglio della famiglia che avevo in superficie- si lasciò scappare fissando storto l’uomo, e Sans notò che stava iniziando a perdere le staffe.

Non era una buona cosa.

-Ma il sottosuolo in sé era orribile, l’avevo già sentito. Avvertivo la sensazione di mancanza d’aria e claustrofobia che emanava. Perciò sono uscita dalle rovine. Lei mi voleva fermare per proteggermi, temendo altri luoghi ancora più angusti e con mostri meno amichevoli, ma alla fine mi ha lasciato andare- continuò, distogliendo lo sguardo.

Però non era affatto il discorso che si era preparata, stava iniziando ad andare da sola, e Sans sapeva che nonostante secondo la sua opinione fosse anche meglio, lei poi se ne sarebbe lamentata immensamente.

-E quindi oltre le rovine c’erano mostri crudeli?- chiese un altro tipo, prendendo appunti.

-Cosa?! No! Assolutamente no! Sans mi ha fatto prendere un colpo quando sono uscita dalla porta delle rovine, ma è solo uno scheletro giocherellone che voleva farmi uno scherzo. Sapeva che ero umana, ma non sembrava spaventato, o aggressivo. Mi ha trattato normalmente. Dopotutto, ero un’anima come lui, come suo fratello- Sans non aveva mai sentito Frisk parlare di lui quando non era presente, non si era mai messo ad ascoltare le sue conversazioni con Papyrus, con Toriel o in determinati casi con Undyne o Alphys. 

Sentì della magia risalirgli alle gote, che erano diventate di colore blu.

Ma che gli prendeva?! Aveva detto solo cose completamente vere, forse.

Probabilmente aveva dato alle sue azioni un significato più profondo di quanto gliene avesse dato lui.

Voleva abbracciare stretta quella ragazzina così speciale.

-Quindi hai attraversato Snowdin senza problemi?- chiese con aria annoiata un’altra donna, più giovane di quella di prima, che si stava guardando con interesse le unghie.

-Beh, non proprio, quasi però. Papyrus mi ha offerto un piatto di pasta, e poi siamo usciti come grandi amici, e mi ha dato indicazioni per raggiungere il castello ed uscire- iniziò a tagliare molti pezzi, e un altro inviato se ne accorse.

-Tralasciando questo, credo che porrò una delle domande a cui davvero vogliamo una risposta- cominciò, guardando negli occhi la ragazzina, il cui cuore che batteva all’impazzata raggiunse le orecchie di Sans come se fosse il proprio.

-I mostri ti hanno attaccata?- chiese, guardandola fissa.

La trentenne di prima lo guardò come se fosse una domanda stupida.

-Beh…- Frisk voleva raggirare la domanda, ed iniziò a guardarsi le unghie -…ecco…- po il suo sguardo passò su una scheggiatura del tavolo -…di_diciamo che…- sul muro a cui mancava un po’ di vernice -…che loro…- sulla macchia sulla moquette -…loro…- sulla lampada dal neon fulminato sul soffitto.

“Si, Frisk, ti abbiamo attaccato. Non c’è bisogno di nasconderlo!” avrebbe voluto urlarle Sans.

Si stava davvero impegnando per farli apparire sotto una luce migliore di quanto meritassero.

-Rispondi, ragazzina- la incitò l’uomo, con veemenza.

-Si, mi hanno attaccata! Volevano prendere la mia anima per…- si interruppe, mentre le venivano le lacrime agli occhi.

-Volevano prendere la tua anima?- chiese la donna che prima l’aveva difesa, a bocca aperta.

-Loro non volevano farmi del male, ma… volevano solo liberarsi… con sette anime umane avrebbero rotto la barriera. Il sottosuolo è piccolo, freddo, volevano solo uscire, per questo mi hanno attaccato. Io ero l’ultima…- si interruppe nuovamente.

Sans sapeva bene il perché.

Nei suoi piani c’era l’evitare di parlare delle sei anime umane.

Ed era appena andato in rotoli.

-L’ultima? Vuoi dire che… che hanno ucciso degli umani prima che cadessi tu?- chiese disgustato uno dei tanti, erano così uguali tra loro che Sans non riusciva ad assegnare a ciascuno di loro un qualche segno particolare.

Frisk era senza parole, letteralmente, non sapeva cosa dire.

Le guance erano rigate di lacrime, e probabilmente lei non se n’era nemmeno accorta.

-Hanno ucciso degli umani! Questo va oltre! Non possiamo accettare degli assassini nella società- urlò un altro, alzandosi e sbattendo il pugno sul tavolo, in direzione di Toriel che sobbalzò, e cinse Frisk con le mani, come a proteggerla in qualche modo.

Questo gesto non sfuggì all’attenzione dell’unica umana che sembrava patteggiare per loro, ma lei non disse nulla.

-Calmatevi, signori. Non è stata una decisione che hanno preso i mostri, non…- cercò di risollevare la situazione Toriel, ma nella sala era scoppiato il putiferio.

“Smettetela! Non vedete come fate soffrire Frisk?!” pensò lo scheletro, osservando il volto pallido della ragazzina, che sembrava stesse vivendo un incubo dal quale non riusciva a svegliarsi.

A lui non importava dell’integrazione dei mostri fuori da Ebott Town, non aveva mai avuto molte speranze negli umani, ma loro non dovevano permettersi di far stare Frisk così male.

-No…- sussurrò lei, troppo piano perché chiunque potesse sentirla.

-Dovreste morire tutti!- stava dicendo intanto uno tra tutti, con una lunga barba.

Toriel si era alzata a sua volta, e cercava di calmarli e giustificare il tutto.

-Basta…- disse nuovamente Frisk, prendendosi la testa tra le mani.

Sans avrebbe desiderato fare qualcosa, qualunque cosa, per aiutarla, ma non aveva idee.

Poteva solo rimanere lì, impotente di fronte a quell’orribile spettacolo.

Tutto quello che poteva andare storto era andato storto. Quali erano le probabilità?

-Smettetela!- urlò all’improvviso Frisk, ammutolendo e facendo sobbalzare tutti, Sans compreso.

Fortuna che erano tutti talmente concentrati sulla bambina da non badare ad un armadietto che aveva il singhiozzo.

-E allora?!- disse, alzandosi in piedi, ed affrontando quella folla inferocita con una determinazione che Sans non le aveva mai visto nel volto, e con una rabbia direttamente proporzionale.

-E allora?- chiese incredulo uno dei tipi, con la camicia macchiata.

-Già, e allora! Vi state accanendo per sei umani uccisi. Voi! Voi vi state accanendo in questo modo per soli sei umani uccisi! E tutti quelli che muoiono ogni giorno per guerre inutili, per omicidi anche accidentali, perché sono nel posto sbagliato al momento sbagliato, su quelli non vi accanite, perché sono altri umani ad ucciderli. Io non ho mai visto un mostro uccidere un altro mostro! Neanche per sbaglio. Si allenano, sapete? Sans mi ha raccontato che per i combattimenti spesso si allenava con suo fratello, e Papyrus era incredibilmente attento nei suoi attacchi. Non si sarebbero fatti male neanche per sbaglio- Sans rimase a bocca aperta. Di certo questo non era nel discorso, ma era incredibile. Sentiva di essere tornato blu alle gote, più di prima.

-Si, ma…- provò ad obiettare un tipo, più anziano degli altri.

-Ma niente! Ero l’ultima, sapete. Avete idea di quanto i mostri desiderassero la mia anima? Sarebbero finalmente usciti dopo centinaia se non migliaia di anni! Eppure io sono viva, e sapete perché?- lo interruppe.

La tipa che prima di vedeva le unghie aprì la bocca per rispondere, ma Frisk fu molto più veloce di lei -Perché LORO sono buoni, sono puri nell’animo. I combattimenti sono a turni, nessuno mi ha mai attaccata alle spalle o uccisa a tradimento. Mi lasciavano sempre la prima mossa, erano molto più giusti della maggior parte degli umani. Voi avete paura di loro perché possono assorbire la nostra anima. Ma la verità è che nessuno mostro ha mai assorbito l’anima di un umano, ad eccezione di Asriel Dreemurr. Ne avrete sentito parlare, forse. Quel caso di avvistamento di mostro col cadavere di un bambino in braccio. Ecco, quello che avete ucciso a sangue freddo perché voleva esaudire il desiderio di sua sorella, e adagiare il suo corpo sui fiori della superficie. Era morta in seguito ad una malattia, i mostri hanno fatto di tutto per curarla-

La storia non era andata esattamente così, ma dopotutto Toriel era presente, e sapeva quella versione dei fatti.

Ed era una bella versione dei fatti.

Toriel non aveva bisogno di sapere quella vera.

Ma Frisk aveva altri progetti.

-Ma volete sapere una cosa? Che rimanga tra noi, però. Non era una malattia. Tutti credevano di si, ma invece lei si era avvelenata di proposito, per far assorbire la sua anima dal fratello ed uccidere sei altri umani per rompere la barriera. Una sua idea, di un’umana. Perché aveva già capito che i mostri erano mille volte meglio di noi!- Frisk era fuori di sé dalla rabbia, forse un po’ troppo.

Ma cavolo se stava funzionando. 

Certo, Toriel aveva le lacrime agli occhi e la mano alla bocca, completamente sconvolta, e Sans se ne dispiaceva.

Ma gli umani, erano ancora più scossi.

Quella sì che era una bella lezione che Frisk stava loro infliggendo.

-Beh, quindi il mostro aveva davvero intenzione di…- provò ad obiettare il vecchio, con poca convinzione.

-Questa è la parte più bella! Chara premeva per ucciderli tutti, ma Asriel lo ha impedito con tutte le sue forze. Perché ha preferito morire pur di non uccidere e sporcarsi le mani di sangue. Ma voi, voi sareste disposti a sporcare l’intero mondo di polvere senza battere ciglio- li accusò, e Toriel non ce la fece più.

-Ora basta, Frisk! Hai detto abbastanza. Spero che possiamo eventualmente accordarci, magari…- i tentativi di risollevare la situazione sembravano completamente vani, e scossa dai singhiozzi, Toriel fu costretta ad abbandonare la sala -Vogliate scusarmi- corse via, e Frisk sembrò come svegliarsi da una trance. Spalancò gli occhi, incapace di credere di aver detto una cosa simile.

Si portò una mano alla bocca, ed osservò le facce sconvolte degli inviati.

-Beh, diciamo che la riunione è aggiornata- concluse il tutto la trentenne, accennando un sorriso.

Frisk annuì leggermente, prima di scappare via, probabilmente diretta nel suo ufficio.

Sans decise di teletrasportarsi lì, per accoglierla, deciso a fare come se non fosse successo niente.

Quando però si distese sul divano, pronto alla sua entrata da un momento all’altro, rimase sorpreso nel non vederla arrivare.

Aspettò un po’, poi si arrese all’idea che si era andata a nascondere da qualche altra parte, e decise di andarla a cercare.

6.00 del pomeriggio

Aveva fatto la più grande sciocchezza della sua vita, rovinando tutto.

Frisk voleva svegliarsi, voleva resettare con tutte le sue forze.

Come le era venuto in mente di dire una cosa del genere?!

Era completamente andata fuori di testa, troppo arrabbiata per via degli umani che ancora una volta si dimostravano le creature più chiuse di mente e ignoranti che lei avesse mai incontrato.

Ma Toriel… perché aveva raccontato la vera storia di Chara e Asriel a Toriel, lei non avrebbe dovuto saperlo.

A quel punto ci mancava solo che le dicesse che dopo la morte Asriel fosse diventato un fiore senz’anima rimasto nel sottosuolo a marcire e avrebbe fatto tombola.

Ma che le era saltato in mente?!

-Frisk?- una voce conosciuta la chiamò, iniziando ad avviarsi nella sua direzione.

La ragazza aveva sperato che Sans sarebbe stato troppo pigro per cercarla sul tetto, ma a quanto pare si era sbagliata.

Non voleva vederlo, non voleva essere lei a dargli la brutta notizia che tutto era perduto e che probabilmente sarebbero presto stati schiacciati uno ad uno come scarafaggi.

-Vattene via, ti prego!- lo cacciò via, dandogli le spalle e seppellendo il volto tra le ginocchia.

-Piccola, hey, va tutto bene- tentò di rassicurarla lui, mettendosi in ginocchio accanto a lei e posandole con delicatezza una mano sulla spalla.

-No! Non va tutto bene, ho rovinato tutto. E non come pensi tu, l’ho fatto davvero!- sapeva che qualsiasi fosse stato l’esito Sans avrebbe voluto tranquillizzarla, lo conosceva molto bene, ma in questo caso non se lo meritava proprio. Non lo voleva intorno.

-Ok, forse è stato un po’ diverso da come ti aspettavi, ma…- continuò a rassicurarla lui, ma lei sbottò, non volendo ascoltare un secondo di più un discorso incoraggiante che non meritava.

Sans non sapeva nulla di quello che era successo, non poteva parlare di cose che non capiva!

-Piantala, Sans! Tu non sai niente! Ho perso la calma, ho iniziato a dire cose che non avrei dovuto neanche pensare! Ed ora Toriel sa tutta la storia dei suoi figli per colpa mia, e gli umani odiano i mostri ancora di più, e sicuramente manderanno qualche testata nucleare o qualcosa del genere, e…- scoppiò a piangere, ancora più forte, ed era così triste che nonostante tutti i suoi tentativi di mandare via Sans non riuscì a trattenersi dall’abbracciarlo di scatto in cerca di quel conforto che non voleva avere.

Quando si accorse del suo errore era troppo tardi, e Sans l’aveva stretta a sé in modo che non cercasse di scappare.

-Va bene, piccola, non avrei voluto dirtelo, ma mi sento obbligato. Io c’ero- ammise lui.

Frisk sobbalzò, e si staccò quel tanto per bastava per alzare la testa su di lui e guardarlo storto.

-Che cosa?!- chiese, a bocca aperta.

-Mi sono nascosto dentro un armadietto, e prima che tu mi faccia la sfuriata, sappi che avevo un ottimo piano di fuga nell’eventualità che venissi scoperto- cercò di giustificarsi.

Frisk era troppo svuotata per fare una qualsivoglia sfuriata, e decise semplicemente di sbuffare e seppellire la testa nella felpa dello scheletro.

Spesso si era chiesta come facesse ad essere robusto essendo uno scheletro, e Sans le aveva sempre risposto che aveva le ossa grosse, con un occhiolino divertito.

Ormai l’unica risposta che la ragazzina si dava alle tante domande che aveva sui mostri e che non sembravano trovare risposta logica era: Magia.

E si accontentava.

-E comunque, sei stata fantastica- continuò lo scheletro, posando il mento sulla sua testa e tenendola stretta in questo modo in ogni direzione.

Frisk si sentì protetta e racchiusa in un involucro dove nessun pensiero negativo poteva entrare.

-Mmmmmm- provò ad obiettare, senza riuscire ad aprire la bocca.

-Sul serio, Frisk. Hai detto delle cose forse un po’ forti, decisamente brutte con Toriel presente, ma hai appena dato loro una sfida. Hai detto chiaro e tondo che loro non sono all’altezza dei mostri ed ora cercheranno in tutti i modi di dimostrare il contrario, ed il primo passo sarà accettarli e dimostrare a te e al resto del mondo che sono loro i migliori, che sono tolleranti e cercheranno di salvare tutti.

E poi mentre ti cercavo ho sentito Toriel parlare con la tipa trentenne che ti ha difeso. Le ho sentito dire che trova pazzesca la tua dedizione, specialmente se sei riuscita a perdonare dei mostri che ti hanno attaccata. Dice che è solo la dimostrazione che noi mostri siamo davvero delle creature buone. Credo che abbia aspettative un po’ alte, insomma, noi mostri siamo meno buoni di quanto si pensi, ma…- l’autocritica venne interrotta da Frisk con un pugnetto sulle costole, e Sans tornò al discorso principale, sorridendo.

-…ma comunque ne parlerà al presidente degli Stati Uniti. Toriel sembrava molto sollevata- concluse, e Frisk sobbalzò.

Quel presidente degli Stati Uniti? 

Alzò la testa su Sans, con una muta richiesta negli occhi che lui avvertì subito.

-Si, proprio lui. Lei è la sua segretaria personale. Non è ancora finita per noi. Credo che dovrai sopportarci ancora un po’. Sarai costretta a continuare a mangiare spaghetti quasi ogni giorno- la prese in giro, asciugandole le lacrime.

Lei ridacchiò.

-Peccato, speravo di avercela fatta ad evitarlo finalmente- scherzò, spingendolo per scherzo, e poi appoggiandosi a lui, tranquillizzata, ma ancora un po’ inquieta.

-Andrà tutto bene Frisk, non temere- le sussurrò lui, trovando finalmente il coraggio per fare quella cosa che da un bel po’ pensava di fare, anche se fisicamente impossibile.

Si avvicinò alla sua testa, e posò la sua mascella su di essa, simulando un bacio sul capo per rassicurarla.

Frisk sorrise, felicissima per quel gesto, e si abbandonò completamente tra le sue braccia, chiudendo gli occhi.

-Grazie Sans- disse solo, usando la sua felpa come coperta.

Lui le sorrise, e chiuse gli occhi a sua volta, addormentandosi insieme a lei.

Quello era solo l’inizio per l’integrazione dei mostri, e Frisk, poco prima di sprofondare definitivamente nel mondo dei sogni nonostante dovesse lavorare e soprattutto cercare di rimediare ai suoi errori, iniziò a capire che nonostante tutto i suoi amici ci sarebbero davvero stati per lei, in ogni momento.

Sans primo tra tutti.

Voleva davvero bene a Sans, era forse il mostro più importante per lei, persino più di Toriel, di Papyrus o Undyne che erano rispettivamente sua madre e i suoi migliori amici.

Sans non era solo un amico, non era una specie di padre e non era neanche come un fratello o cose simili.

Era il suo appiglio, era la sua certezza. Non sapeva come definirlo e non aveva bisogno di definizioni.

Era semplicemente Sans, il suo Sansazionale Sans.

E lei non aveva bisogno che fosse altro che quello.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Volevo metterci un altro paragrafo dove magari Frisk parlava con Toriel, ma così finiva perfettamente, perché dopotutto è la storia di loro due.

Sono piena di shipposaggine in questo momento, anche se il loro rapporto è strettamente platonico… per ora.

Comunque spero che il capitolo vi piaccia, il prossimo sarà più simpatico e leggero, si spera.

Non che questo sia stato poi così tragico, ci sarà di peggio più avanti.

Ma non vi spoilero nulla, lascerò che vi godiate i capitoli uno dopo l’altro, e spero apprezziate che ognuno di essi sia un po’ una storia a sé, ma che vi facciano comunque venire voglia di continuare a leggere :)

Spero non ci siano troppi errori, l’ho controllato un sacco di volte.

Mi piace moltissimo il rapporto che si sta creando tra loro, e ho in mente tante belle scene. Però cercherò di trattare anche altri personaggi, molto presto, come Undyne o Alphys, ma non solo.

Spero che anche i personaggi originali possano piacervi perché non posso mettere solo mostri.

Non saprei che altro dire, se avete domande o commenti da fare non esitate, mi sto impegnando molto per questa storia :D

Un grandissimo bacione e alla prossima. :-*

 

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Capitolo 4
*** Studiare lo scheletro sui propri amici non è del tutto consigliato ***


Studiare lo scheletro sui propri amici non è del tutto consigliato

 

21 Giugno 3 d.M

 

11.30 di mattina

Frisk era spaventata a morte.

Era sicura che la professoressa l’avrebbe chiamata, e non era riuscita a studiare nulla sul corpo umano e, più precisamente, sullo scheletro.

Certo, lei aveva due scheletri come guardie del corpo, ma ciò non significava che sapesse alla perfezione l’argomento, anzi, questo fatto rendeva l’aprire un libro di scienze mille volte più imbarazzante, soprattutto perché Sans era quasi sempre nel divano dell’ufficio, luogo in cui lei passava tre quarti del suo tempo.

Erano le ultime interrogazioni dell’anno, e per quanto mancassero una decina di persone per essere interrogate, era ovvio che la prima scelta sarebbe stata Frisk, la professoressa lo aveva fatto intendere la lezione prima.

E lei non era riuscita a studiare per il troppo lavoro.

Ergo, era completamente fregata.

-Yo, Frisk, tutto bene?- chiese il suo compagno di banco, Mick, piegando la testa per osservarla e cacciando fuori i libri dallo zaino con le zampe.

Frisk si era battuta tutta l’estate per unire la scuola dei mostri e quella umana, e nonostante ci fosse riuscita ed ora fosse persino vicina di banco con il bambino mostro che l’aveva aiutata parecchio nella sua impresa nel sottosuolo, le discriminazioni e il bullismo verso i mostri erano all’ordine del giorno, anche se persino alcuni insegnanti erano mostri, tra cui la sua migliore amica Undyne e Toriel, che in questo modo aveva due lavori, anche se quello da insegnante era quasi un piacere per lei, e si occupava della storia umana e dei mostri.

Frisk era molto orgogliosa di lei, anche se le dispiaceva che lavorasse così tanto.

-Si, si, sono solo un po’ in ansia per l’interrogazione di scienze- rispose la ragazza, mordicchiando la matita e cercando di ricordare i nomi di tutte le ossa e di non imbarazzarsi di fronte all’immagine disegnata dello scheletro sul libro che nella sua mente assumeva il volto di Sans con fin troppa facilità, benché Sans fosse parecchio più basso rispetto al disegno.

-Yo, non preoccuparti, andrà bene- tentò di rassicurarla Mick, con una spallata amichevole -E poi non è detto che ti interroghi-.

Frisk sospirò, quel fatto era quasi scontato, a meno che non ci fossero volontari, cosa abbastanza improbabile, dato che più bravi della classe erano già andati volontari i giorni precedenti.

-Che c’è, ambasciatrice, non sei preparata? Eppure dovresti conoscere a memoria tutto con la feccia che frequenti ogni giorno- la prese in giro Scott, due banchi dietro di lei, sporgendosi nella sua direzione e facendo ridacchiare mezza classe, almeno gli umani.

Era stato bocciato per due anni di fila, ed ora era nella maggior parte delle lezioni nella classe di Frisk, rischiando di venire bocciato nuovamente. La ragazza ci sperava, visto che non lo avrebbe sopportato un altro anno.

-Lasciala in pace- prese le sue difese Mick, alzandosi in piedi pronto a difenderla.

A Frisk venne un flash dello stesso mostro impegnato ad affrontarla quando aveva scoperto che aveva ucciso tutti quelli in cui si era imbattuta, anche se sapeva che non avrebbe avuto possibilità.

A volte il vecchio reset le tornava in mente con prepotenza, facendola isolare quasi dalla nuova incantevole realtà.

Forse era Chara, che giocava con lei e con la sua anima.

Cosa se ne facesse, Frisk ancora non lo aveva capito. Forse pensava di utilizzarla una volta che lei fosse morta, oppure si stava solo divertendo di lei, e prima o poi, una volta annoiata, avrebbe colpito di nuovo.

-Mick, non fa niente, lo sai com’è fatto Scott- cercò di farlo risedere Frisk, la professoressa sarebbe arrivata a momenti, anche se era già in ritardo di quasi un quarto d’ora.

Ma poco importava, sarebbe senz’altro venuta, e anche se avesse interrogato solo una persona quella persona sarebbe stata Frisk.

-Che vuoi fare, Bimbo mostro, prendermi a pugni? …Ops, non puoi- lo prese in giro Scott, indicando le braccia inesistenti del ragazzino, che arrossì, e si sedette, punto sul vivo.

-Lui no, ma io sì. Lasciali in pace, Scott- a parlare era stata una ragazzina seduta in un banco vicino alla finestra, che guardava il ragazzo più grande di lei con gli occhi azzurri carichi di sfida e divertimento.

-Amanda, non metterti in mezzo!- si irritò Scott, guardandola storto.

-Neanche io vorrei, sai? Devo approfittare del fatto che la professoressa è in ritardo per ripassare- Amanda indicò il libro con tono e atteggiamento tranquilli.

-Davvero stai ripassando? Tanto interrogherà una sola persona- Scott indicò Frisk con la testa, che ancora una volta cercò di concentrarsi sul Sans disegnato nel libro, che sembrava quasi dirle “Piccola, che ti guardi?!” in tono irritante.

Sbuffò, e si arrese all’insufficienza che senz’altro avrebbe preso, proprio mentre la professoressa entrava, bloccando sul nascere la risposta di Amanda.

-Ragazzi, perdonatemi, mi ha trattenuto la professoressa Fisher per chiedermi cinque minuti della mia lezione per farvi fare dei test di ginnastica- la professoressa entrò nella stanza con aria molto seccata e quasi disgustata, e Frisk dovette trattenersi dal tirarsi una manata sulla fronte.

Non avrebbe mai dovuto dire a Undyne dei suoi problemi di studio.

Ora sicuramente la Kind, il cui cognome non aveva niente a che fare con il carattere, pensava che avesse progettato tutto per non farsi chiamare.

-Ovviamente non glieli ho concessi, ma avrò tempo per interrogare solo uno di voi. Quindi vieni alla cattedra, signorina Dre…- Frisk si stava già alzando quando una mano, dall’ultimo banco vicino alla finestra, si alzò, fermando la Kind e attirando l’attenzione di tutta la classe.

-Vengo volontaria- affermò con convinzione, alzandosi senza neanche aspettare una conferma.

La professoressa provò ad obiettare, ma Amanda fu più rapida.

-Da domani ogni giorno avrò delle prove importanti, avrò pochissimo tempo per studiare e preferirei togliermi subito questa interrogazione. La prego, professoressa- si vedeva che Amanda faceva teatro, era bravissima a parlare.

La Kind sospirò, lanciando un’occhiata di fuoco a Frisk, che cercò di rimanere impassibile, un atto di recitazione che le usciva bene.

-Va bene. Dreemurr, la prossima volta verrai tu, mi raccomando- la minacciò, aprendo il registro e segnando un appunto.

Mentre Amanda passava accanto a Frisk le fece un occhiolino, prima di cominciare la tortura.

Mick sospirò.

-Adoro quella ragazza- sussurrò, osservandola ammirato.

Frisk non rispose, non sapeva bene cosa dire.

La situazione con Amanda si era fatta meno fredda, ma Frisk non aveva mai pensato che sarebbero tornate amiche, in parte perché era ancora convinta di avercela con lei, in parte perché, d’altro canto, si era comportata così male con Amanda in questi anni che non capiva come mai lei continuasse a provarci.

E Frisk non aveva neanche tempo per amiche, con tutto il lavoro che aveva e lo studio.

Però doveva ringraziarla, giusto per essere educata.

E poi, sotto sotto, le voleva ancora bene.

Decise di farlo all’ora di ginnastica.

 

12.15 di mattina

Che era esattamente l’ora dopo che Amanda ebbe preso un’insufficienza, di cui quasi si vantava, al posto di Frisk.

-Allora, ragazzina. Ce l’ho fatta a distrarre abbastanza a lungo la professoressa?- la placcò Undyne prima che potesse decidersi a parlare ad Amanda.

-Alla fine c’era una volontaria e l’ho scampata- rispose Frisk, lanciando un’occhiata alla… amica? forse poteva ricominciare a considerarla come tale, che stava parlando non troppo amichevolmente con Scott -Comunque non dovevi, Undyne, era solo un’interrogazione, potevo cavarmela- cercò di scoraggiarla dal fare nuovamente una pazzia del genere, anche perché non voleva che Undyne passasse dei guai per aver fatto favoritismi, dato che le cattedre ad insegnanti mostri era ancora soggetto di critiche e dibattiti anche pesanti.

Molti fondamentalisti antimostri avevano scioperato e protestato con violenza, ma per fortuna erano ancora di più quelli che sostenevano la causa, e i mostri erano diventati quasi più degli abitanti umani di Ebott Town.

-L’importante è che a te le cose vadano bene, teppistella- Undyne le fece un occhiolino, per poi raggiungere Mick per aiutarlo ad arrampicarsi sulla sbarra, impresa non da poco visto che gli mancavano le braccia.

-Allora, spero che tu abbia tempo per studiare per domani- le disse la voce divertita di una persona che l’aveva appena raggiunta alle spalle senza che Frisk se ne accorgesse.

-Amanda, mi hai fatto prendere un colpo- esclamò lei sobbalzando.

-Hai visto la faccia della professoressa quando non ti ha potuta interrogare? Impagabile!- la castana non le badò molto, ridacchiando tra sé e lanciando un’occhiata alla prof che passava in quel momento per il cortile, lanciando un’occhiata disgustata a Undyne, che non la notò troppo impegnata a sorreggere Mick e nello stesso tempo urlare a dei ragazzini di non lanciare al mostro dei palloni da calcio.

-Già, grazie di essere andata al mio posto- Frisk non la guardò, leggermente imbarazzata ma mantenendo un’espressione quasi impassibile e fissa su Undyne, che sembrava sul punto di lanciare lance magiche ai bulletti. -Dovrebbe trattenersi- commentò poi tra sé, preoccupata dal suo comportamento

-Perché dovrebbe? E’ la professoressa migliore che potessimo avere- rispose Amanda, seguendo lo sguardo della compagna e guardando Undyne con occhi ammirati.

Frisk si girò a guardarla, incredula.

-Davvero lo pensi?- 

-Ma certo! Lo pensano un sacco di persone. I mostri ormai sono parte integrante della città. Alcuni ragazzi dell’ultimo anno hanno creato pure un sito web molto interessante sulla prof e su altri mostri- Amanda tirò fuori il cellulare, e Frisk la guardò inarcando le sopracciglia.

-Un sito web? Come fossero pokemon?- chiese, leggermente infastidita, forse anche dal fatto di non averci pensato prima.

-No, più che altro elencando i grandi pregi dell’avere mostri nella società. Ha un sacco di visite e visualizzazioni da tutto il mondo- le mostrò il sito, con profili di molti mostri che avevano impieghi fissi nella città: Undyne, Grillby, Toriel, Muffet. Sans e Papyrus non c’erano, forse perché il loro lavoro era soprattutto con Frisk.

Chissà che profilo avrebbe potuto avere Sans.

Frisk prese distrattamente il cellulare in mano per guardarlo meglio.

Undyne troneggiava insieme a Toriel, con un profilo vasto e molto interessante: 

“Undyne Fisher

Questo mostro insegna educazione fisica alla Ebott high school. 

La sua forza enorme le permette non solo di aiutare con grande facilità ogni studente nei suoi allenamenti, ma essendo abituata ad allenare guerrieri è capace di creare un allenamento personalizzato per ogni singolo studente, senza distinzioni e mettendo in luce i punti di forza.

Testimonianze:

*Undyne è troppo forte, c’è un ragazzo che mi perseguita da un po’, e Undyne mi ha allenato per potenziare la corsa. Ormai Scott non mi riesce più a prendere per darmi i pugni -Justin*

*A me non è mai piaciuto fare sport, cerco sempre una scappatoia, un giorno la prof Fisher mi ha scoperto e ha preso il mio cellulare, mettendolo in cima ad un muro di arrampicata. Non sono mai stata così tonica, è un ottimo allenamento -Felicity*

E non è tutto, è una eccezionale cuoca. Al posto di fare teoria insegna a cucinare spaghetti, e molti compagni la adorano per questo.

Vantaggi che potrebbe dare all’umanità: E’ una buona insegnante e allenatrice per ogni essere umano, ed è sempre disponibile e molto, molto, passionale in ogni cosa che fa.

Magia: Non conosciamo molto del suo tipo di magia. A volte è riuscita a tenere fermo un ragazzo per impedirgli di saltare la sua ora dato che sembrava voler scappare. Voci dicono che sia capace di creare lance dal nulla ma è solo una supposizione.

Come tutti i mostri che noi dell’ultimo anno abbiamo avuto il piacere di osservare e conoscere, è incredibilmente buona e integrata nella società.”

Frisk continuò a leggere, e poi passò alla pagina sui vari miglioramenti apportati dai mostri in generale, grazie alla magia.

“Cibo dei mostri: Il cibo dei mostri è in grado di curare ogni malanno provocato dalla magia. Si ignora se curino anche malanni provocati da altro ma si suppone di no. Non fornisce un sostentamento e se assorbito in troppe quantità senza necessità potrebbe recar danno. Ma la magia contenuta in esso non nuoce ai mostri, e alcuni umani raccontano di aver avuto effetti magici molto interessanti mangiandone un po’. Ma non è stato ancora smentito né confermato nulla.

Magia

La magia dei mostri si suddivide in vari tipi: 

-Creazione: i mostri possono creare armi di vario tipo con la loro magia. Casi conosciuti sono le ossa delle due guardie del corpo dell’ambasciatrice Frisk Dreemurr, che recano danno magico a chiunque le tocchi.

-Influenzamento di anima: Sembra che alcuni tipi di magia siano in grado di influenzare l’anima in modo non troppo grave, ma solo in capacità di movimento. Un esempio è quello della professoressa Undyne Fisher, capace di immobilizzare uno studente sul posto.

-Cura: Molti mostri sono capaci di curare qualsiasi ferita, infezione o rottura di ossa, a seconda del potere magico del mostro in questione. Un esempio lampante è…” Frisk non riuscì a leggere altro, perché Amanda le prese di scatto il cellulare dalle mani, mettendolo in tasca.

Stava per lamentarsi chiedendole il perché di questa veemenza quando si accorse del motivo, girandosi a guardare una Undyne che si avvicinava a loro con un sopracciglio inarcato, e le l mani sui fianchi.

-Mi è sembrato di vedere un telefono- commentò la donna pesce, arrivando a portata di vista.

-Scusa, Undyne, è colpa mia- alzò le mani convinta Frisk, prima che Amanda potesse abbassare la testa rassegnata ad allenarsi per mesi su un muro al fine di raggiungere il telefono come la ragazza nel sito.

-Frisk, mi meraviglio di te, teppistella. Lo sai che i telefoni non vanno usati in classe- la riprese Undyne, scuotendo la testa.

Frisk abbassò il suo sguardo.

-Lo so, stavo controllando una cosa molto importante per il mio lavoro- tentò di giustificarsi, accennando un sorriso.

Undyne la squadrò un attimo, poi Frisk sentì la sua anima diventare verde, e sospirò, rassegnata.

-50 addominali per punizione. Tu, Amanda, vai alla sbarra, devi potenziare le braccia. E se puoi aiuta Mick da parte mia- 

Mentre Amanda si allontanava lanciò un’occhiata a Frisk, che le sorrise, rassicurandola con gli occhi che erano pari.

-Grazie- mimò con le labbra Amanda, raggiungendo Mick, che stava cadendo di prepotenza dalla sbarra, e prendendolo al volo.

Forse sarebbero riuscite a tornare amiche, dopotutto.

E quel sito… Frisk non aveva mai pensato ai vantaggi di internet, ma era davvero un’ottima idea quella di espandere il sito, e magari renderlo anche ufficiale, con vere informazioni dalle fonti e un’ottima pubblicità governativa.

Però il fatto che fosse creato da persone umane, normali e soprattutto ragazzi, davvero dediti all’integrazione, forse avrebbe convinto i ragazzi del resto del mondo.

Frisk ci avrebbe volentieri pensato per tutto il pomeriggio, ma purtroppo aveva una dannatissima verifica il giorno seguente, ed era meglio che utilizzasse il suo tempo per studiare per bene, anche se l’idea di farlo davanti a Sans, che aveva ormai messo su casa nel divano del suo ufficio, non le piaceva granché.

Sospirò, mentre continuava gli addominali sotto lo sguardo attento e vigile della sua migliore amica, che la liberò dopo venticinque di essi, chiudendo l’unico occhio che le restava.

-Non farci l’abitudine, teppistella- le fece un’occhiolino, e tornò ad assistere gli altri.

I mostri erano davvero meravigliosi, Frisk era contenta che finalmente gli umani lo stessero capendo.

 

3.40 di pomeriggio

Frisk era molto più nervosa del solito quel giorno, e Sans non sapeva perché, e aveva anche deciso di non chiederlo.

Da quando, un mese prima, aveva visto per sbaglio, in una delle sue piccole indagini sui problemi di Frisk che probabilmente la ragazza avrebbe detestato alla follia se l’avesse scoperto, il suo libro di scienze, aveva deciso di non infilare troppo il naso che non aveva in faccende umane, perché altrimenti sarebbe impazzito.

Aveva scoperto cose sugli umani che lo avevano traumatizzato da morire.

Sperava vivamente che Papyrus non desse mai un’occhiata a quei libri.

Aveva sempre saputo che gli umani avevano più materia fisica e un corpo molto più resistente, ma che avessero pure degli scheletri dentro di loro… Sans aveva avuto difficoltà a non guardare sconvolto Frisk per i successivi giorni.

E poi avevano tante di quelle strane funzioni per ogni cosa che stava nel loro corpo.

Sans non riusciva proprio a capire i meccanismi, nonostante avesse cercato di informarsi, e ci aveva alla fine rinunciato, limitandosi ai concetti base.

Se per Frisk la risposta a domande sullo scheletro era “magia”, per Sans quella su Frisk era “scienza”.

E ciò gli bastava eccome.

Però quel giorno Frisk era molto nervosa, e lo guardava davvero in modo strano, mentre lui ammazzava il tempo giocando al telefono sdraiato sul divano dell’ufficio della ragazza, e lanciandole occhiate oblique.

Chissà che le prendeva?

-Sans, devi per forza restare lì a prendere polvere su quel divano?- gli chiese, ad un certo punto, seccata e… imbarazzata?

Sans osservò il libro che teneva in mano cercando di non sembrare troppo invadente, e notò che era proprio quello di scienze, con tante immagini poco adatte ad una ragazzina della sua età.

Cercò di rimanere impassibile, anche se non era bravo come lei in questo.

-Perché, piccola, ti distraggo?- chiese, fingendo di essere concentrato sul cellulare.

-Se ti dicessi di sì sarebbe un grande problema?- chiese lei, seccata, e nascondendo il volto arrossito dietro il grande tomo.

A Sans bastò vedere la copertina per diventare blu a sua volta.

Dannata magia che compariva nei momenti meno opportuni.

Decise di alzarsi, e di lasciarla sola.

-Va bene, va bene, vado via. Ma ricorda che alle cinque c’è un importante incontro con Helen Parrish, meglio non distrarti- si alzò velocemente e si avviò alla porta, sperando con tutto il cuore che lei non si fosse accorta del suo strano comportamento.

Per fortuna la sentì solo sbuffare sonoramente e ribattere borbottando acidamente qualcosa che non riuscì ad afferrare, e ne dedusse che era troppo distratta per badare al cranio blu dell’amico.

Sans era dell’opinione che costringere una ragazzina di soli quindici anni a leggere un libro del genere e ad impararlo quando si ritrovava con degli amici e guardie del corpo scheletri era davvero crudele.

Era così pensieroso che quando entrò nel suo ufficio, con Papyrus che chiacchierava amichevolmente con Helen, ci mise un po’ a rendersi conto della situazione.

Li salutò distrattamente avviandosi verso la scomoda poltrona alla fine della strada, e solo dopo qualche secondo si rese conto di cosa significasse la presenza di Helen.

-Signorina Parrish, è in anticipo- realizzò, alzando la testa verso la segretaria del presidente che era stata l’unica, l’anno prima, a patteggiare per i mostri, e che ora insieme a Toriel stava cercando di espandere una buona parola su di loro.

-Oh, si. Abbiamo anticipato la riunione per un piccolo problema alla Casa Bianca che richiederà la mia partecipazione stasera. L’abbiamo spostata alle quattro- rispose lei, con un grande sorriso.

Sans aveva moltissimo rispetto per quella giovane donna. Aveva una grandissima integrità, e il fatto che fosse una dei pochi umani a non guardarlo con neanche una traccia di incertezza ma come fosse una persona come un’altra era di certo un altro punto a suo favore.

-Qualcuno dovrebbe avvertire Frisk- commentò lo scheletro, distogliendo lo sguardo per puntarlo sul cellulare, come a non far cadere su di sé la responsabilità.

-Vado io. Nyeheheheh!- si offrì Papyrus con entusiasmo, alzandosi dalla sedia.

Sans sgranò gli occhi.

L’ultima cosa che voleva era che il fratello notasse quei disegni poco pudici sugli scheletri che comparivano nel libro di scienze.

-No!- esclamò, guadagnandosi l’attenzione di entrambi i membri della stanza, che lo guardarono confusi -…no, ecco, vado io. Devi finire di spiegare alla nostra ospite le tue idee sui puzzle come arma- cercò di riprendersi, buttandola sul casuale, e alzandosi per tornare da dove era venuto.

Molto meglio lui che Papyrus.

Il fratello non sembrò notare nulla di strano, anzi, si infervorò e ricominciò a parlare delle sue geniali idee, mentre Helen guardò Sans senza capire bene cosa lo avesse fatto reagire così.

Non appena lo scheletro più basso fu uscito dalla porta, la donna si rivolse a Papyrus, interrompendo i suoi sproloqui sui puzzle.

-Signor Papyrus, che relazione intercorre tra suo fratello e l’ambasciatrice?- chiese, in tono indagatore, sperando di non risultare troppo invadente.

-Rapporto?- chiese Papyrus, confuso -In che senso? Sono grandi amici, ma non gradi quanto me e l’ambasciatrice!- si elogiò, era orgoglioso di definirsi il migliore tra i migliori amici di Frisk, e la segretaria decise di non insistere più di tanto.

-Lo immagino. Stare così in contatto deve essere utile per rafforzare un’amicizia- cercò di non pensare alla folle idea che le era venuta nella testa, ma fare la domanda successiva a Papyrus fu più forte di lei.

-I mostri sono molto diversi tra loro. Come funzionano le relazioni amorose? Ognuno sta con quelli della propria razza o qualcosa del genere?- chiese, senza ricevere risposta.

-Eh?- Papyrus sembrava sempre più confuso, e Helen decise di lasciar perdere e chiedere ad una fonte più attendibile.

Forse sarebbe stato il caso di parlarne alla riunione, o semplicemente in privato con Toriel.

Non si era mai posta il dubbio di come i mostri si fidanzassero, sposassero e altro tra di loro, ma ora iniziava a pensare a come si sarebbero comportati romanticamente una volta integrati in pieno nella società.

Certo, era incredibilmente assurdo pensare che l’ambasciatrice di soli quindici anni e la sua guardia del corpo mostro potessero avere una relazione, era stato un pensiero di pochi secondi che non aveva il minimo fondamento, ma se un giorno i mostri e umani avessero iniziato ad avere storie d’amore interspecie… Helen non poteva neanche immaginarlo.

Era una donna tollerante, lo era sempre stata, ma l’immagine di un mostro e un umano insieme era completamente sbagliata.

Decise di non pensarci, e tornò ad ascoltare lo scheletro più alto.

Probabilmente avrebbe proprio dovuto parlarne durante la riunione.

Giusto per sicurezza.

 

4.10 del pomeriggio

Ora che Frisk non c’era, Sans poteva senza problemi rientrare nel suo ufficio per ributtarsi su quel comodissimo divano.

Una volta entrato circospetto per essere sicuro che non ci fosse nessuno, decise di sdraiarsi in quella che era diventata quasi come una seconda casa, quel comodissimo divano meraviglioso.

Si sarebbe volentieri fatto una dormita, poi il suo sguardo si posò sul libro posato aperto sulla scrivania, con solo un paio di fogli a coprirlo.

Sans non sapeva minimamente perché, ma come quando si assiste ad un incidente stradale o si trova una fanfiction a rating rosso girando a caso su internet, la curiosità masochista prevalse in lui, e si alzò, per indagare ed osservare quell’oggetto così orripilante e grottesco ma allo stesso tempo incredibilmente affascinante.

Teoricamente la riunione sarebbe dovuta finire alle sei, quindi aveva quasi due ore per rovinarsi e traumatizzarsi ulteriormente.

Ma lui era un osso duro, poteva pur resistere alle tentazioni masochiste o comunque sopportare le rivelazioni più sconcertanti.

La pagina in questione, che Frisk aveva coperto alla meglio, non era niente di troppo scandaloso, solo il cranio con i nomi delle varie ossa che lo componevano.

Se Sans non fosse stato così in imbarazzo nel parlare del proprio corpo avrebbe potuto anche aiutarla a studiare.

Lui aveva imparato da piccolo, se lo ricordava benissimo.

-Questo è l’osso frontale, ripeti con me, fron.ta.le, vedi?- W.D. Gaster si indicò la parte frontale del cranio, e il piccolo Sans, di soli cinque anni, lo guardò confuso, per poi spalmare la sua mano sulla fronte del padre.

-Snap!- esclamò, scoppiando poi a ridere, e distraendosi due secondi dopo con l’attenzione verso la culla del fratellino appena nato.

Gaster si portò una mano alla testa.

-Cosa devo fare per farmi ascoltare da lui!?- esclamò, tra sé.

Il piccolo Sans aveva sempre dimostrato una grande intelligenza, ma non si applicava mai ogni volta che Gaster provava ad insegnargli qualcosa, era pigro come pochi.

Secondo me sbagli il metodo- commentò una voce che veniva dalla cucina.

Arial Gaster spuntò poco dopo, con il volto sporco di sugo e un paio di spaghetti sul vestito. In mano teneva un mestolo bruciacchiato.

-Come procede la cena?- chiese Gaster, guardandola leggermente divertito, e alzandosi in piedi per raggiungerla.

Arial cucinava davvero male, ma ci provava tantissimo, e la sua determinazione era una delle tante cose che avevano fatto innamorare Gaster di lei.

Il piccolo Sans lasciò perdere il fratellino che non riusciva neanche a vedere per raggiungere la madre, e farsi prendere in braccio.

-Allora, Sansy, stai imparando?- chiese lei, in tono incoraggiante, sollevandolo in aria.

-Il piccolo Sans sta battendo la fiacca, come sempre- commentò Gaster, severamente.

-Ma papà è noioso- si giustificò Sans, scatenando una risata divertita di Arial, che diede il mestolo al marito, e prese Sans in una posizione più comoda.

-Allora che ne dici se ci scambiamo?- propose al figlio, guardando però Gaster.

-Sii!- esclamò Sans entusiasta.

-Ma, Arial…- provò a lamentarsi Gaster, che accettava senza battere ciglio ogni pietanza preparata dalla moglie soprattutto perché non gli andava molto a genio cucinare, ma una sua occhiata di fuoco lo interruppe, e lo scienziato sospirò, rassegnato, avviandosi poi in cucina.

-Allora, Sans, cosa ti ricordi delle ossa?- chiese inizialmente sua madre, posandolo a terra e sedendosi davanti a lui.

-Non si ricorda nulla!- obiettò la voce di Gaster dalla cucina.

Arial alzò gli occhi al cielo, ignorandolo.

-Ma certo che tuo padre ha proprio l’osso frontale duro- affermò, guadagnandosi un -Ehi!- seccato dalla porta accanto -E mi sai dire qual è l’osso frontale?- chiese poi facendosi pensierosa, come se non lo ricordasse.

-Snap!- esclamò Sans, battendole dolcemente la mano sulla parte frontale.

-Bravissimo Sansy. Hai fame?- chiese poi, prendendo uno spaghetto dal vestito e offrendolo a Sans.

-Non credo che la cena sarà pronta tanto presto- obiettò la voce di Gaster oltre la porta.

-Wingdings Gaster, dacci un taglio- lo riprese Arial, per poi decidere di cambiare metodo.

-Aspettami qui, ossicino- si alzò e si avviò e prese da un cassetto dei post-it colorati.

-Facciamo un gioco?- chiese, con un sorriso incoraggiante.

Sans la guardò interessato.

-Che gioco?- chiese, con l’aria di uno che non si sarebbe arreso tanto presto.

-Una gara a chi ricorda più nomi delle ossa, attaccando i post-it…- ne prese uno e ci scrisse sopra qualcosa -…uno sulle ossa dell’altro- e poi attaccò il nome “osso frontale” sul cranio di Sans, accompagnandosi con un divertito -Snap!- che fece ridere il figlio come non avrebbe mai fatto una volta cresciuto.

Sans sorrise al ricordo, uno dei pochi che aveva di sua madre prima che morisse.

Osservò il libro, pensieroso, e sfogliandolo velocemente in modo da non osservare più di tanto le immagini inquietanti.

Poi il suo sguardo passò dal libro a una serie di post-it di molti colori diversi appoggiati in un angolo, e gli venne una grande idea.

 

 

5.45 del pomeriggio

-Non credo di aver capito bene la sua insinuazione, signorina Parrish- affermò Frisk, confusa.

Era stata due ore, due dannatissime ore… quasi, a parlare di integrazione, di mostri, di magia e di altre faccende del genere. Ore sottratte, inoltre, al suo importante e imbarazzantissimo studio dello scheletro e delle ossa.

Non riusciva ad imparare quegli stupidi nomi, per quanto ci provasse, e l’entrata a sorpresa di Sans proprio mentre cercava di ricordare i vari componenti del cranio non era esattamente andata a suo favore.

Ed ora sul serio, ora che la riunione sarebbe dovuta aggiornarsi, la signorina Parrish tirava fuori un argomento assurdo con un tono accusativo nella voce.

-Non ho insinuato nulla, signorina Dreemurr, ho solo chiesto se i mostri intendono le relazioni sentimentali come noi umani, nulla di più. Era semplicemente un interesse per conoscere meglio la loro cultura ed essere sicura che sia compatibile con la nostra. Per il futuro- cercò di spiegarsi meglio Helen, in tono affabile.

Frisk, che fino a quel momento l’aveva adorata, provò immediatamente un moto di irritazione profonda, ma prima che potesse ribattere fu Toriel a prendere la parola.

-Capisco il suo pensiero, dovremmo proprio discuterne bene, ma non siamo le persone giuste, visto che Frisk è un’umana ed io sono stata lontano dalla società moderna dei mostri per qualche centinaio di anni.

Quindi direi che sarebbe il caso di rinviare l’argomento alla prossima riunione, in modo da organizzarci- propose, con un sorriso incoraggiante.

Frisk annuì, cercando di non guardare storto Helen.

-Non intendevo offenderti in qualche modo- dalla risposta della donna capì di aver fallito.

-Non sono offesa, solo non capisco cosa c’entri, tutto qui. Dovremmo per prima cosa integrare i mostri, poi pensare alle loro abitudini amorose. Credo che sia irrilevante. Trovo che l’amore sia sempre giusto, ecco tutto- Frisk alzò le spalle, in tono casuale, e fece per riordinare le sue cose in un chiaro segno di interruzione all’argomento.

-Beh, voglio solo assicurarmi che i mostri non decidano di mettersi con esseri umani- la risposta ovvia di Helen la interruppe, e Frisk alzò lo sguardo su di lei, confusa.

-Come? Perché?- chiese, senza capire.

-Oh, signorina Parrish, certo che noi mostri non avremo relazioni sentimentali con esseri umani. Mi permetta di ritenermi offesa per questa insinuazione- il tono di Toriel era quasi divertito.

-Scusate, perché no?- chiese Frisk, senza capire cosa ci fosse di sbagliato.

-Su, tesoro, è chiaramente una cosa fuori natura, mostri e umani sono troppo diversi- cercò di spiegarsi Toriel. 

-C’è gente che direbbe che Alphys e Undyne sono fuori natura solo perché sono due donne- obiettò Frisk, iniziando ad infervorarsi, non sapeva nemmeno bene il perché.

-Ma almeno loro due sono mostri, è diverso- ribatté Toriel, in tono tranquillo ma che diede fastidio a Frisk.

-Si, ma…- prima che potesse obiettare nuovamente, fu la signorina Parrish ad interromperle.

-Frisk, sei ancora giovane, non sai esattamente cosa significhi l’amore. Direi che è meglio discuterne in seguito con più calma. Devo stare all’aeroporto tra venti minuti se non voglio perdere il volo- si alzò, e le altre due fecero lo stesso.

Dopo una veloce stretta di mano, Frisk decise di tornare in fretta nel suo ufficio.

Era tardi, non riusciva a ricordare nulla della lezione per il giorno seguente ed ora aveva persino un dilemma morale e un nervosismo maggiore con la storia dei matrimoni e dell’amore tra due razze diverse.

Le sembrava così ovvio, forse perché effettivamente aveva flirtato con un paio di mostri durante la sua avventura, e loro erano sempre sembrati disponibili.

Diamine, Papyrus era addirittura uscito con lei… e anche Alphys, ora che ci pensava.

Certo, lei lo aveva fatto quasi per scherzo, ma le era sembrato tutto parecchio normale per loro. 

Non si aspettava che sua madre fosse così chiusa di mente.

Certo, aveva vissuto isolata per molto tempo, ma Frisk pensava che fosse più tollerante. Dopotutto era stata la prima tra i mostri ad apprezzare e accettare gli umani per quello che erano.

Decise di non pensarci, aveva altro su cui concentrarsi in quel momento.

Sperava solo che nel suo ufficio non ci fosse quell’osso pigro di Sans.

Purtroppo le sue speranze vennero distrutte.

Prima ancora di aprire la porta lo aveva già sentito, respirare regolarmente.

Almeno se dormiva non l’avrebbe disturbata, ma era una magra consolazione.

Entrò e si chiuse la porta alle spalle, lanciando un’occhiataccia allo scheletro, per poi bloccarsi a fissarlo, lasciando perdere metà del suo nervosismo troppo confusa.

“Si prega di non disturbare l’osso frontale dello scheletro dormiente” era scritto su un post-it sulla fronte dello scheletro.

“L’osso temporale ringrazia” recitava un altro biglietto, nel lato sinistro.

Ok, questa era una cosa molto strana.

Gli si avvicinò, e notò che anche la parte destra aveva un post-it.

“L’osso parietale chiede di non infierire sullo scheletro dal sonno pesante perché non si accorgerebbe di nulla”.

Sans doveva sapere che un biglietto del genere avrebbe solo fatto venire voglia a Frisk di infierire, ma lei non poteva, doveva assolutamente studiare.

Iniziò ad avviarsi verso la scrivania, dove tanti post-it erano posati come chiedendo di essere utilizzati sullo scheletro.

E a quel punto le venne l’illuminazione.

Sans aveva un sonno molto profondo quando non rischiava la morte, e il suo respiro regolare confermava che non aveva intenzione di svegliarsi tanto presto.

D’altronde se lo avesse fatto sarebbe stato imbarazzante che lo usasse come modello umano per studiare, ma poteva sempre dire che lo stava solo prendendo in giro.

Sembrava il crimine perfetto.

Non poteva certo sapere che Sans aveva progettato tutto.

Prese i post-it, una penna, e si avvicinò lentamente a Sans, sedendosi sul divano accanto a lui.

Doveva iniziare dalle ossa semplici, e poi pensare a quelle che non ricordava osservando sul libro.

Allora, allora, meglio cominciare dal cranio… forse però era troppo invasivo?

Se avesse usato battute per ogni ossa sarebbe stato più semplice qualora Sans si fosse svegliato trasformare tutto in uno scherzo e basta.

“La mascella di questo scheletro mangia troppo ketchup” scrisse su un post-it, prima di attaccarlo.

Ma dove? 

Una era la mascella, l’altra la mandibola… era abbastanza sicura che quella in alto fosse la mascella.

Decise di provare, al massimo poi Sans l’avrebbe corretta, oppure avrebbe visto sul libro.

“La mandibola di questo dormiglione continua a cadere nel sonno” scrisse poi.

Ed iniziò proprio a divertirsi.

Le ossa le venivano in mente mano a mano che scriveva battutine, come se conoscerle fosse innato in lei, almeno le più ovvie.

Ci mise un po’, ma arrivò alle gambe.

Era diventato più difficile inventare battute che ricordare i nomi, ma in quel momento era proprio quest’ultima nozione a sfuggirgli.

Ok, femore ci stava, perone anche… ma come si chiamava l’osso di sopra?

-Tibiace imparare a mie spese, eh?- 

Ah, ecco! Tibia.

…un momento.

Quando si rese conto che era stato Sans a parlare sobbalzò e quasi cadde dal divano.

Beh, non proprio divano visto che per stare più comoda si era messa sopra di lui, comunque…

…Perché a pensarla nella sua testa sembrava una cosa leggermente sbagliata?

Non si soffermò troppo su quel pensiero, perché Sans si era svegliato, e aveva detto una frase davvero tristemente chiara.

-…imparare?- chiese Frisk, arrossendo.

Il sorriso di Sans si congelò, rendendosi conto di aver detto una parola di troppo.

-Cioè… intendevo divertirti a mie spese… divertirti- cercò di correggersi, diventando… blu?

Frisk non l’aveva mai visto imbarazzato prima, non immaginava che sarebbe diventato blu, come la sua magia.

Se solo avesse potuto portare un approfondimento su Sans invece che sugli scheletri convenzionali, sarebbe stato molto più semplice.

E ormai l’imbarazzo ci stava eccome, quindi non sarebbe poi cambiato molto.

-Hai ficcanasato tra i miei libri?!- lo accusò, diventando sempre più rossa e lanciandogli il blocchetto con i post-it rimanenti in faccia, centrandolo in pieno viso.

-Per farlo avrei dovuto avere un naso, che come vedi mi manca- cercò di evadere la domanda senza guardarla.

-Oddio che imbarazzo!- esclamò Frisk, buttandosi con la faccia contro la sua felpa, e facendolo sobbalzare come se avesse ricevuto un pugno.

Eppure non aveva una pancia vera e propria, non avrebbe dovuto fargli male.

-Senti, piccola, se vuoi posso darti una mano- si propose lui, cercando di fare ammenda per essere un dannato ficcanaso senza naso.

-Letteralmente?- chiese lei, preoccupata che potesse staccarne una.

-No, è una delle cose che non posso fare. Ma sono esperto di scheletri- le fece un occhiolino, cercando di apparire sicuro, ma era ancora abbastanza blu.

In una situazione normale Frisk avrebbe rifiutato aspramente e lo avrebbe cacciato via dall’ufficio, ma quella non era una situazione molto normale, e lei era davvero disperata.

-Uff, e va bene, ma niente libro- l’ultima cosa che voleva era stare con uno scheletro completamente nudo che li fissava dalle pagine stampate.

Diventava ulteriormente rossa solo a pensarci.

-Assolutamente niente libro- concordò Sans, guadagnandosi un’occhiataccia per averlo visto, e alzando le mani in segno di scuse.

 

8.30 del pomeriggio

Sans era felice di constatare che era stata davvero una buona idea prendere coraggio e aiutare la bambina, che oltretutto imparava davvero molto in fretta con l’aiuto di bigliettini e scherzi vari.

Certo, si era dovuto togliere la felpa per rendere più facile studiare le ossa delle braccia, e quando anche la maglia veniva leggermente sollevata la faccenda si faceva decisamente imbarazzante, ma non era poi questo grande problema, e per Frisk questo e altro.

La sua ragazzina preferita, che per la prima volta da qualche settimana finalmente sembrava di nuovo allegra.

In quel momento, dopo due ore di lavoro e battute, le mancavano da imparare solo quelle ossa dai nomi davvero improponibili e che non si sapeva nemmeno con precisione dove fossero collocate, e quelle della zona… diciamo una zona che nessuno dei due voleva neanche nominare.

-Allora, allora, inizia con A, vero?- provò ad indovinare lei, ma mano su un punto osseo sporgente della scapola di Sans come se esso potesse suggerirgli il suo nome.

-Affermativo, piccola- confermò lui, cercando i non sentirsi a disagio a venire studiato e toccato con così tanta nonchalance.

-Acci… Accro… accrocchio, no aspetta…- iniziò a battere le dita sull’osso, e Sans non trattenne un grugnito, mentre si faceva scappare dalle labbra la risposta.

-Acromion- 

-Sans, non vale se mi suggerisci- si lamentò lei, togliendo la mano e facendo tirare un sospiro di sollievo a Sans, che cercò di mascherare con un colpo di tosse.

-Comunque non è detto che ti chieda anche queste ossa sconosciute, a momenti non so io come si chiamano- cercò di rassicurarla.

-Tu non conosci la Kind! E’ un mostro!- esclamò esaltata, per poi tapparsi la bocca.

-Ora che me l’hai presentata così me la immagino come Jerry- cercò di buttarla sul ridere lui, alleggerendo la tensione.

-Mi dispiace da morire, Sans, non intendevo in quel senso- cercò di scusarsi lei, senza guardarlo.

-Non preoccuparti, so che non lo intendevi come accusa contro di noi- le mise una mano intorno alle spalle e la strinse a lui, confortandola.

-Posso farti una domanda che non c’entra niente?- chiese poi a sorpresa lei, in tono incerto.

-Beh, me ne hai appena fatta una- scherzò Sans, guadagnandosi una gomitata.

-Sono seria!- si lamentò.

-Davvero? Credevo che ti chiamassi Frisk- continuò lo scheletro, ridacchiando.

-Sans!- si lamentò lei, facendogli poi alzare la mani in segno di resa.

-Va bene, va bene, che vuoi chiedere?- cedette, riportandole poi a circondare la ragazzina.

-Come funziona il romanticismo, tra i mostri?- la domanda a malapena sussurrata in tono molto pensieroso fece completamente andare nel pallone lo scheletro, che guardò la ragazzina senza sapere bene dove volesse a parare.

-C_come?- chiese, incerto.

-No, sai, come si innamorano, come si mettono insieme, le differenze di età, di razza eccetera eccetera- si spiegò Frisk, convinta di non aver chiesto nulla di male.

-Non credo di essere il mostro giusto a farti questi discorsi- cercò di svincolarsi Sans, senza guardarla e sentendo il blu risalirgli alle gote.

-Non nel dettaglio, voglio solo sapere se per i mostri è tutto più… come dire… libero- tentò di farsi capire, gesticolando senza sapere bene cosa dire.

-Libero?- e confondendo ulteriormente Sans.

-Sai cosa intendo dire- tagliò corto Frisk, ma lo scheletro non ne aveva nessuna idea, e si limitò a fissarla, confuso.

-Insomma, Alphys e Undyne sono due donne, di due razze diverse, e nessuno dice niente- continuò lei.

-Non sono due razze diverse, sono mostri- obiettò Sans. -Se una di loro fosse stata umana sarebbero state due razze diverse- 

-Quindi è normale per voi, voglio dire, se qualcuno ha caratteristiche fisiche molto diverse. Tu, per esempio, non devi per forza stare con una scheletra, giusto?- indagò lei, mentre iniziavano finalmente ad arrivare al discorso.

-Non credo ne esistono più di “scheletre” a dire il vero, e comunque no. Insomma, sono uscito con una capra antropomorfa di tua conoscenza per un po’, avrai capito come funziona il nostro mondo- la buttò sul ridere, senza guardarla negli occhi.

-Ecco, infatti! Toriel è uscita con te quindi perché non approva le storie tra umani e mostri?- l’ultima affermazione la fece quasi tra sé, dando per scontato che Sans già lo sapesse.

Lui invece sbarrò gli occhi.

-Toriel? Sul serio?- chiese, sorpreso.

-Ne abbiamo parlato durante la riunione. Sembravo l’unica a pensare che fosse una cosa del tutto normale, e…- si interruppe, mentre le veniva in mente un dubbio atroce.

Si voltò verso Sans, quasi spaventata.

-Tu sei dalla mia parte, vero?- ne era sempre stata sicura, ma in quel momento iniziava a dubitare, visto che si sentiva davvero l’unica, e persone molto più grandi e sagge di lei sembravano esserle contro.

Sans le sorrise, rassicurante, e le mise una mano sulla spalla.

-Certo, io sono sempre dalla tua parte. Probabilmente Toriel è solo poco abituata a pensare a mostri e umani che interagiscono tra loro- cercò di giustificarla, anche se lui per primo era un po’ restio a credere che fosse quello il punto di vista della donna.

Insomma, anche per Sans era strano pensare a umani e mostri insieme, ma lo trovava incredibilmente plausibile e di certo non si sarebbe schierato contro una legge che lo permettesse.

Per lui non sarebbe stata neanche necessaria una legge, a dire il vero, ma da quel poco che sapeva degli umani aveva scoperto che da alcune parti nemmeno il matrimonio tra esseri umani dello stesso sesso era approvato… roba da matti!

-Ma se lei interagisce sempre con me- ribatté Frisk, in tono ovvio.

-Mostri e umani di età simile magari?- suggerì lui, con un sorrisetto.

-A proposito di questo… anche l’età è un po’ soggettiva per i mostri, giusto? Insomma, Toriel è molto grande, e tu credo meno… forse… quanti anni hai, Sans?- chiese Frisk, facendogli quella domanda per la prima volta in tre anni che lo conosceva.

-Beh, per i mostri l’importante è che si raggiunga la maggiore età. Poi ci sono mostri che invecchiano più in fretta, altri molto più tardi, dipende appunto da caratteristiche fisiche. Probabilmente prima o poi mi supererai, piccola. Stai crescendo super in fretta- le fece un occhiolino, e Frisk ridacchiò.

-Quindi quando sarò vecchia tu sarai ancora adulto. Che ingiustizia- ci scherzò su, ma l’immagine fece venire il magone a Sans, che rise un po’ forzatamente.

-Beh, ci vorrà molto tempo, e tu resterai sempre la mia piccola, non dimenticarlo- le scompigliò scherzosamente i capelli, guadagnandosi uno sbuffo fintamente indispettito.

-Hai ragione, c’è ancora tempo- posò la testa sul petto di Sans, sospirando -Sai, dovremmo fare una riunione sull’argomento, prima o poi… spero davvero che verrà accettata una cosa del genere. Sarebbe perfetto per l’integrazione- concluse il discorso, dimenticando la domanda sull’età, per poi allungare a tradimento la mano sulla colonna vertebrale dello scheletro, più precisamente sulla prima  e la seconda vertebra, e facendolo sobbalzare sorpreso.

-Atlante ed epistrofeo, vero?- chiese, ritornando alle ossa.

Sans ridacchiò, con una punta di orgoglio.

-Esattissimo, piccola! Domani farai faville- si complimentò.

-Non se non imparo la differenza tra epicondilo e olecrano- si lamentò lei, preoccupata, toccando la parte bassa dell’omero.

-Ma se quello a momenti non lo so neanche io. Non te lo chiederà, fidati!- tentò di rassicurarla Sans.

-Me lo chiederà, me lo chiederà, me lo sento!-

 

Morale della favola: Non glielo chiese, e la mandò a sedere con il massimo dei voti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ritardo? Nooo, era tutto programmato per… ehm… per… SCUSATE IL RITARDO!!! T.T

Lo ammetto, scrivere questo capitolo è stato difficile, ed infatti dell’idea originale è rimasto solo il gioco delle ossa con i post-it, e ho anticipato di un capitolo tutto il discorso sul romanticismo dei mostri che volevo fare nel prossimo.

(…ed ora che scrivo nel prossimo?!)

Non temete, ho già qualche idea, cercherò di non farvi aspettare troppo, ma ammetto di avere molte difficoltà a scrivere in questo periodo per via di: Scuola, contest, scuola, altre storie da continuare, scuola, teatro, scuola, doppiaggio, scuola e… SCUOLA!!

Ho iniziato da tre settimane e già ci caricano di compiti, ci interrogano da morire e abbiamo anche programmato due compiti in classe uno per la settimana prossima. 

Ma non sono qui per parlare dei miei problemi, solo per giustificarmi del fatto che il capitolo è uscito malissimo.

Ma non ce la faccio a riscriverlo e comunque ce l’ho davvero messa tutta.

Spero davvero che riusciate a perdonarmi, anche perché le cose iniziano davvero a farsi interessanti, non vedo l’ora di scrivere il capitolo 6 *^*

Più la storia va avanti più sarà bella, ma già da ora molte cose importanti accadono, e nel prossimo capitolo probabilmente comparirà, anche se forse solo in un cameo, uno dei personaggi che sarà tra i più importanti, e che probabilmente odieranno tutti.

Insomma, nonostante il ritardo nel postare il capitolo non ho minimamente abbandonato questa storia, anzi, la adoro, e la continuerò fino alla fine, statene certi.

Parlando del capitolo, ho scelto il nome Mick per il monster Kid perché contiene la M, la K e secondo me suona bene. Non potevo lasciarlo così, no?

E il cognome Fisher per Undyne viene da Fish, ovviamente, ed è anche una specie di martora americana che vive vicino ai fiumi e che secondo me ci può stare con Undyne.

Comunque mi farebbe davvero tanto piacere una recensioncina, giusto per incoraggiamento visto che il capitolo, sebbene orribile, è uscito anche più lungo degli altri :3

Anche solo per farmi sapere se la storia continua a piacervi, che cosa vi aspettate, cose così :)

Un bacione e alla prossima :-*

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Capitolo 5
*** Assurdo come una legge porti ad essere imbarazzati davanti al proprio amico scheletro ***


Assurdo come una legge porti ad essere imbarazzati davanti al proprio amico scheletro

21 Giugno 4 d.M
 
9.30 di mattina
Frisk avrebbe un sacco voluto che Sans fosse con lei in quel momento.
Certo, c’era Papyrus, e bastava come guardia del corpo, ma ritornare nel sottosuolo portava alla luce davvero pessimi ricordi, e il sostegno migliore che poteva avere in quel momento era senz’altro Sans.
Lui era sempre il sostegno migliore, ed era anche l’unico ad essere a conoscenza, anche se in modo non del tutto definito, di quello che era successo nelle precedenti linee temporali.
Beh, lui e Flowey.
Ed in quel momento stava cercando proprio il fiore, con la certezza assoluta che lo avrebbe trovato all’inizio delle rovine.
Ormai tutto il mondo era a conoscenza dell’arrivo dei mostri, e stavano per essere firmate delle carte per permettere ai mostri di viaggiare liberamente per tutti gli Stati Uniti.
Solo che gli altri Stati chiedevano di avere prove concrete di come fosse il sottosuolo, così per la prima volta da quando i mostri erano usciti, l’entrata venne aperta, e centinaia tra giornalisti, fotografi e cameramen, accompagnati da qualche mostro che aveva qualche cosa da recuperare e ovviamente da Frisk che doveva illustrare le tappe della sua avventura, avevano deciso di esplorare il luogo angusto e claustrofobico.
Sans non aveva potuto accompagnarla per via del suo secondo lavoro, in un carretto di hot dog che faceva una certa fortuna, forse grazie al fatto che gli umani erano convinti che il cibo dei mostri fosse molto migliore di quello umano e gli spuntini di Sans erano molto meno costosi rispetto alle prelibatezze di Muffet o al menù di Grillby.
E Frisk avrebbe davvero, ma davvero, voluto la sua compagnia, perché a furia di venire sballottata da una parte all’altra del sottosuolo per rispondere a domande di ogni tipo si stava davvero stancando, e Sans era l’unico che riuscisse a placarle lo stress.
Anche se ultimamente Amanda ci riusciva, nei casi in cui era lo scheletro stesso a stressarla.
Solo che in quel momento aveva urgentemente bisogno di battute davvero idiote.
Sprecare una domenica in questo modo non era molto bello.
-Sans sarà felicissimo di vedere che ho recuperato queste vecchie cose. Te l’ho detto che ama le faccende scientifiche? Chissà cosa sono? Probabilmente una collezione di qualche sorta- commentò Papyrus, in mano uno scatolone pieno di tutto quello che aveva recuperato dalla stanza segreta di Sans che in quella linea temporale Frisk non aveva visto, ma di cui conosceva comunque il contenuto.
-Si, ne sono sicura, Paps. Hai recuperato anche tutte le tue statuine?- chiese la ragazzina, con un grande sorriso.
Avevano guadagnato cinque minuti di pausa, e lei ne aveva approfittato per sedersi nella biblioteca di Snowdin, il luogo più silenzioso che fosse riuscita a trovare.
Solo alcuni umani erano entrati e si erano messi a curiosare in giro, ma non le davano alcun fastidio, per fortuna.
Ma non voleva fermarsi a lungo, doveva trovare al più presto il fiore.
-Le avevo già portate quasi tutte, ma sono riuscito a ritrovarne due che Sans mi aveva nascosto- affermò contento Papyrus, atteggiandosi da grande idolo e facendola ridacchiare.
La ragazza si alzò per posare il libro che stava leggendo.
-Certo che Sans è proprio pessimo. Ti sarai fatto le ossa per ritrovarli- scherzò, guadagnandosi un’occhiataccia dello scheletro.
-Nyohohohoh. Passi troppo tempo con lui! Ti sta contagiando!- si irritò, facendola scoppiare a ridere e distraendola a tal punto da farla inciampare sulla gamba del tavolo.
Perse l’equilibrio, ma prima che potesse cadere di faccia con violenza, una mano la afferrò, e la riportò dritta.
-Grazie Paps- disse senza pensarci, ma non era stato lo scheletro a salvarla da figuraccia certa.
-Jordan, in realtà, Jordan Price- commentò un ragazzo dall’accento inglese di circa diciotto o diciannove anni, facendole un occhiolino.
Frisk si sentì arrossire dalla punta dei capelli fino alle dita dei piedi.
-Scusa! Mi…mi è venuto… ecco… spontaneo, di solito… io… Papyrus…- cercò di giustificarsi, ma il ragazzo sorrise e la interruppe.
-Figurati, non preoccuparti. A me capita sempre quando sono distratto. Le peggiori figuracce della mia vita- ridacchiò, e lei si unì, un po’ imbarazzata.
-Frisk! Stai bene?!- chiese Papyrus, raggiungendola preoccupato e guardando Jordan curioso.
-Frisk? L’ambasciatrice?! Quale onore! Non avevo ancora avuto modo di vederti. Non sapevo che fossi così giovane- commentò lui, guardandola sorpreso, e allargando il sorriso.
Frisk non sapeva bene cosa dire, quel ragazzo era così… non lo sapeva neanche lei come definirlo.
Molto diverso dai giornalisti con cui aveva parlato fino a quel momento.
Ed era anche molto carino, con quei corti capelli biondo miele, gli occhi verdi e il sorriso bianco e perfetto.
Non che a lei queste cose interessassero, chiaramente. Aveva troppi pensieri per la testa per mettere anche i ragazzi tra di essi.
-Sei un giornalista?- chiese quasi per cambiare discorso, le sembrava troppo giovane per essere lì.
-Fotografo, anche se in questo momento più assistente che altro. Mio padre è il fotografo ufficiale, ma ho insistito per accompagnarlo. Adoro i mostri. È da quando sono usciti che non vedo l’ora di incontrarne uno- lanciò un’occhiata da fanboy incallito a Papyrus, che sorrise orgoglioso.
-Sei uno dei pochi- commentò Frisk, con un sorriso un po’ triste.
-Forse, ma aumenteranno, ne sono sicuro. Posso… posso farvi una foto? Papà cerca da tutto il giorno di scattarne almeno una all’ambasciatrice, ma non ti trovava da nessuna parte- tirò fuori la macchina fotografica, con un timido sorriso.
Frisk annuì.
-Perfetto! Scegliete una posa e quando siete pronti ditemelo- affermò, eccitato, preparandosi.
Frisk stava per mettersi in una posa molto professionale e attenta, quando Papyrus fece una cosa che si sarebbe aspettata da Sans, non da lui.
La prese in braccio e se la mise sulle spalle.
-Paps, non credo sia…- cominciò a lamentarsi, ma Jordan gli fece cenno di stare immobili.
-Perfetti, è una bellissima inquadratura- pochi secondi dopo la foto era scattata, prima che Frisk potesse dire niente.
-Grazie mille, è stato un piacere- dopo aver rimesso al sicuro la fotocamera, porse la mano verso i due, e Papyrus fu il primo a stringergliela.
-Piacere mio, umano!- esclamò con la sua solita enfasi.
Poi fu il turno di Frisk.
La stretta di Jordan era sincera e forte.
La maggior parte degli umani avevano quasi paura a toccarla per paura di rimanere contagiati in qualche modo da qualche cosa che lei non sapeva nemmeno definire.
-Spero di rivederti- disse la ragazza senza nemmeno rendersi conto di pensarlo.
-Lo spero anche io, Frisk- gli sorrise lui.
Un’orda di giornalisti entrati per continuare con le numerose domande e foto li interruppero, e Frisk, sospirando, fu costretta ad abbandonare il nuovo amico, e ad uscire dalla biblioteca.
Jordan la guardò finché non fu completamente fuori dalla portata di vista, poi prese la macchinetta ed osservò la foto appena scattata.
Non si aspettava proprio che l’ambasciatrice fosse così bella e soprattutto così… normale.
Leggendo storie su di lei pensava fosse particolare, stranissima, perfetta in tutto come una Mary Sue pacifista che con strani poteri mistici aveva cambiato completamente il futuro dell’umanità e dei mostri.
Invece era un po’ imbranata, timida, imbarazzata, così adorabile e dolce.
Però una punta di anormalità Jordan gliela doveva concedere: erano stati in contatto pochi minuti e già lui non riusciva a togliersela dalla testa.
Scosse il capo e cercò di concentrarsi nuovamente sul libro che stava leggendo, un tomo sulla magia dei mostri.
Tanto era improbabile che la rivedesse.

12.40 del mattino
Ci aveva messo ore, ore intere, per liberarsi finalmente di quei cavolo di giornalisti e fotografi, e per farlo aveva dovuto anche lasciare indietro Papyrus, ma finalmente aveva raggiunto indisturbata l’inizio delle rovine, dove Flowey stava a testa bassa illuminato dalla luce del sole che filtrava dalla spaccatura sulla cima della montagna dalla quale Frisk era caduta.
Quante cose erano successe da allora, Frisk non riusciva ancora a capacitarsene.
A sentire i suoi felpati passi che però rimbombavano nella grotta cava e silenziosa, Flowey alzò la testa, e la guardò sorpreso e quasi spaventato.
-Hai resettato? No, sei più grande… perché sei qui, Frisk?- le chiese, sospettoso, mettendosi subito sulla difensiva.
-Ho distrutto il tasto di reset- affermò lei tranquilla, avvicinandosi a lui lentamente.
-E cosa vuoi da me? Non so come aggiustarlo, mi dispiace. Colpa tua che sei una grande idiota- la insultò lui, piegandosi lentamente all’indietro come ad allontanarsi da lei.
-Niente, volevo solo… parlarti. E sapere come stai- Frisk si fermò, e si sedette sull’erba al limite dello spiazzo.
Si tolse lo zaino dalle spalle e se lo mise in grembo.
-Ultime notizie, sono chiuso in questa caverna puzzolente e triste senza un’anima e senza il coraggio di uccidermi. Il lato positivo è che non avendo emozioni non posso stare neanche male, ma credimi se ti dico che è una magra consolazione!- esclamò sarcastico lui, dandole le spalle… che non aveva ad essere onesti.
-A proposito di questo, non credi che… che potresti venire con me in superficie?- chiese Frisk, aprendo lo zaino e tirando fuori un piccolo vasetto di terracotta.
Flowey la guardò come se fosse pazza, e probabilmente Frisk lo era davvero.
-Stai scherzando? Come se io volessi seguirti in mezzo a tutti quei pazzi allegri e sclerati. Senza potermi neanche muovere con facilità. Mi faresti più un favore se decidessi di uccidermi ora su due piedi, stupida ragazzina!- la sua voce tradì un tremolio.
-Ti ho pensato tantissimo in questi anni. Non posso lasciarti qui, Asriel-
-Flowey!- la corresse lui, d’istinto, e girandosi ostile verso di lei.
-Flowey- acconsentì lei, cauta.
Non riusciva a guardarlo negli occhi, per quanto ci provasse.
Sapeva che sarebbe dovuta venire prima, ma qualcosa l’aveva sempre bloccata.
-Immagino che le cose in superficie vadano meglio se pensi sia sicuro portare il fiorellino psicopatico con te- queste parole all’apparenza divertite ma che nascondevano un’infinita tristezza fecero venire le lacrime agli occhi alla ragazza, alla quale si espanse il nodo nel petto che ormai aveva riconosciuto come senso di colpa.
-Ma la vera domanda è perché mai dovresti pensare di portarmi in superficie in primo luogo. Non hai dei meravigliosi e ripugnanti amici pronti a baciare la terra su cui cammini ogni momento?- continuò a ferirla.
-Asriel…- iniziò a lamentarsi lei, venendo poi interrotta da un’occhiataccia del fiore.
-Flowey!- ripeté lui, seccato.
-Flowey- si corresse nuovamente lei, sospirando.
-Non è questione degli altri, riguarda solo te, e so che sarei dovuta venire prima, ma non ci sono state occasioni e…- iniziò a cercare scuse, ma il fiore la interruppe.
-Sarebbe molto più facile per entrambi se non ci raccontassimo più bugie, non credi?- affermò, lanciandole un’occhiata eloquente.
Era difficile nascondergli qualcosa.
Frisk si mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio, nervosamente.
-Avevo paura che facessi qualche sciocchezza che avrebbe rovinato tutto, e anche se lo temo ancora, l’integrazione procede comunque a rilento e non ce la facevo a lasciarti qui!- ammise con la massima sincerità.
-Perché? Io non lo capisco ancora!-
-Perché io voglio aiutarti, As… Flowey. Perché è solo merito tuo se tutti sono usciti. Perché sei l’unico che può davvero capirmi, ed io sono l’unica che può capire te. Possiamo parlare quando vogliamo o stare zitti, ma almeno ci saremo- provò a convincerlo lei, con le lacrime agli occhi.
-Hai forse litigato con spazzatura sorridente? Perché dovresti aver bisogno di me?- Flowey alzò gli occhi al cielo.
-Ci sono cose che neanche Sans può capire- disse quasi tra sé.
-Chiariamo una cosa, stupida ragazzina. Se anche decidessi di venire con te io non sono il tuo diario segreto al quale puoi confidare le tue turbe da adolescente in preda agli ormoni!- esclamò. Se avesse avuto un dito l’avrebbe avuto per aria.
Frisk non riuscì a trattenere un sorriso.
-Nessuna turba adolescenziale- acconsentì.
Il fiore alzò nuovamente gli occhi al cielo.
Rimase zitto per qualche secondo, poi comunicò il suo verdetto come se gli richiedesse un grandissimo sacrificio.
-Uff, d’accordo. Sempre meglio che rimanere qui a marcire per tutta la vita. Almeno dopo due minuti con spazzatura sorridente riuscirò finalmente a trovare la forza di suicidarmi una volta per tutte- il sorriso di Frisk si incrinò sentendo quelle orribili parole, ma decise di badare solo alla buona notizia.
Prese il vaso e iniziò a vedere come fare.
Prima però aveva bisogno di una rassicurazione.
-Però… non attaccherai gli umani, vero?- chiese, cercando di non dare a vedere la sua preoccupazione.
-Solo se non verrò provocato- disse maleficamente lui.
-Flowey!- lo ammonì lei.
-Argh, e va bene, niente attacchi immotivati, tienimi solo lontano da loro- richiese.
Frisk non poteva biasimarlo. Dopotutto era a causa degli umani che era ridotto così.
A causa del suo buon cuore, della sua anima, che ora non aveva più.

2.20 del pomeriggio
Sans entrò nell’ufficio di Frisk come se stesse per morire da un momento all’altro, togliendosi la felpa madida di sudore che tecnicamente non poteva emettere e gettandola sul divano prima di buttarcisi a sua volta.
-Buongiorno anche a te- lo accolse Frisk, china sulla scrivania, ridacchiando -Mi fa piacere sapere che sono il tuo primo pensiero ogni volta che entri in questo ufficio- commentò sarcasticamente.
-Hey, piccola! Non pensavo tornassi così presto, e soprattutto che saresti stata già a lavoro- la salutò Sans con un grande sbadiglio.
-Non tutti battono la fiacca come te- lo prese in giro lei, sempre senza guardarlo e continuando a scrivere sul computer le ultime bozze di discorso per la riunione del pomeriggio.
-Magari avessi battuto la fiacca. Sono abituato ad avere più lavori ma nessuno mi aveva preparato a lavorare così tanto. Gli umani li amano proprio gli hot dog- si stiracchiò e si massaggiò il collo.
-Uff, patetico- commentò una voce che Sans riconobbe immediatamente.
Ma da quando quel fiorellino sociopatico era lì?!
Scattò immediatamente in piedi e puntò lo sguardo su di lui, che incredibilmente seccato era su un vaso sopra la scrivania, e leggeva dei fogli con le leggi da rispettare che Frisk gli aveva gentilmente imposto di studiare e rispettare.
Già si era pentito di aver acconsentito a quella richiesta.
-E lui cosa diavolo ci fa qui?!- chiese con un po’ troppa veemenza lo scheletro, con l’occhio che inconsciamente si illuminava di blu.
Frisk sospirò, e alzò finalmente la testa, per guardare lo scheletro.
-L’ho preso con me, e almeno per oggi volevo tenerlo un po’ d’occhio, con tutti gli umani che ci sono in giro- spiegò calma.
-Non potevi lasciarlo nel sottosuolo!?- chiese Sans, indicandolo come se non fosse presente.
-Forse Spazzatura sorridente ha ragione- prese le sue parti Flowey per la prima volta in tutta la sua vita.
-Scusami, Sans, ho passato la mattinata più estenuante della mia vita e devo finire qui. Possiamo discuterne un’altra volta?- lo supplicò, con occhioni da cucciolo.
Sans sbuffò, non poteva resistere a quel faccino.
Ma in generale non poteva resistere a lei.
Ovviamente non in senso strano, lungi da lui. Insomma, era solo una ragazzina, quello che provava per lei era puramente un sentimento di protezione e un affetto platonico… probabilmente.
In realtà da un po’ di tempo si sentiva sempre più legato a lei, in un modo che non avrebbe mai saputo né voluto definire.
Erano sempre stati molto amici, una famiglia, un punto di appoggio e di comprensione reciproca.
Il fatto che lei avesse deciso di portare quel fiore lì… l’unico altro mostro che conosceva la maggior parte della storia… si sentiva quasi tradito.
Si rimise sul divano, continuando a fissare il fiore, non fidandosi minimamente di lui.
-Grazie. Oggi discuteremo dei matrimoni tra mostri e interspecie e Helen ha già surclassato la questione come un sicuro no che ci metteremo due minuti a confermare. Io la adoro, ma quando fa così mi manda sui nervi!- Frisk ritornò a scrivere, sfogandosi sullo scheletro come ormai faceva da quando la riunione era stata programmata.
A quanto pareva Sans era l’unico dalla sua parte, o almeno l’unico dalla sua parte che rimaneva con lei abbastanza a lungo per farla sfogare come si doveva.
Papyrus, Undyne e Alphys erano a loro volta favorevoli, ma passavano meno tempo con lei, e di solito si parlava di anime, spaghetti e puzzle. O comunque di altri interessanti argomenti tipo quanto i bicipiti di Papyrus fossero spettacolari o di come sollevare un macigno giusto perché si poteva fare fosse molto più utile di insegnare biologia.
Cose da migliori amici, non tanto da confidenti.
E Sans, a volte, si sentiva solo questo per Frisk, come un parroco che ogni volta la doveva confessare.
Continuò ad osservare il fiore mentre ascoltava gli sproloqui della ragazza.
-Davvero ti batterai per questa follia?! Riponi anche più fiducia di quello che sospettavo nel genere umano- la prese in giro Flowey ridacchiando, interrompendola.
Frisk lo guardò storto.
-Come scusa?- chiese incrociando le braccia.
-Senti, ragazzina. Se è una cosa innaturale e disgustosa per i mostri, figurati come deve essere per gli umani. E poi sarebbe una legge inutile. Credi davvero che un umano si innamorerà mai di un mostro e viceversa?!- Flowey alzò le spalle che non aveva.
Frisk aprì la bocca per ribattere, ma non sapeva bene cosa dire.
Intervenne Sans, con una semplicità così disarmante che sorprese immensamente il fiore.
-Ovvio che succederà- affermò con convinzione -Forse ora non sono ancora abbastanza integrati, ma non sono così diversi. E una legge pronta a supportare unioni tra mostri e umani renderà solo a quelle coppie molto più semplice il loro amore come è giusto che sia-
Frisk lo guardò e sorrise riconoscente, grata di avere un così importante alleato.
Sans le fece l’occhiolino.
Seguendo questo scambio di sguardi, Flowey fraintese parecchio la situazione, e si esibì in un’espressione di disgusto che di solito era quasi onnipresente sul suo volto, ma questa volta particolarmente marcata.
-Bleah. Almeno potevi aspettare che diventasse maggiorenne, spazzatura sorridente- commentò, scuotendo il capo.
Entrambi sobbalzarono, e guardarono Flowey ad occhi sgranati, inconsapevolmente arrossendo, o bluendo nel caso di Sans.
-Ma che diavolo stai dicendo?! Che ti salta in mente?!- esclamò Frisk con voce insolitamente acuta.
-Sapevo che tu fossi pazzo, ma non fino a questo punto!- sibilò Sans a denti stretti.
-Se lo dite voi. Ma la vostra veemenza ha un ché di sospetto- tornò alle sue regole.
Sans e Frisk si guardarono un attimo, per poi distogliere immediatamente lo sguardo, scuotendo la testa.
Nessuno parlò per il resto del pomeriggio.
Flowey leggeva, Frisk scriveva e Sans, tanto per cambiare, dormiva.

6.40 del pomeriggio
Quasi tre ore… erano lì da quasi tre ore e l’argomento principale per cui Frisk aveva sprecato la sua domenica pomeriggio non era neanche uscito fuori.
E Helen aveva affermato che alle sette doveva uscire di lì in gran fretta per non perdere l’aereo.
-Scusate, ma l’argomento principale?- alla fine, quando la discussione si era spostata senza alcuno senso sui prezzi degli hot dog del carretto di Sans in relazione ai vantaggi benefici, non ce la fece più a fare finta di nulla.
-Ovvero?- chiese Toriel, cadendo dalle nuvole.
-Leggi per la regolamentazione dei matrimoni e delle relazioni in generale dei mostri e interspecie- recitò a memoria Frisk come un mantra.
-Perché, dobbiamo davvero discuterne?- chiese Toriel, trattenendo una risatina, insieme a tutti gli altri membri.
-Si, credo proprio di sì. Perché pensate che sia così scontato?!- si infervorò Frisk, innervosita.
-L’ambasciatrice ha ragione- proruppe Helen, sistemando i suoi appunti.
Frisk rimase molto sorpresa dalla sua presa di posizione, ma di certo era sollevata.
-Finalmente qualcun altro che la pensa come me- esclamò contenta.
Aveva avuto ragione ad adorarla alla follia fin da subito.
Quasi si sentiva in colpa ad averle detto tante cose orribili mentre parlava con Sans di quella riunione.
-Dobbiamo decidere se ufficializzare o no la legge per impedire le relazioni interspecie-
Si rimangiò quel pensiero in meno di un nanosecondo.
-Come, scusa?- chiese, sperando di aver udito male.
-Hai ragione, Helen, mi sembra un’ottima idea- le diede senza il minimo senso man forte Toriel.
-Un momento, un momento. Pensavo che avremmo discusso se legalizzarlo ufficialmente, non se illegalizzarlo o no!- provò ad obiettare Frisk, alzando un po’ la voce.
-Calmati, bambina mia. Cosa intendi con il legalizzarlo?- chiese come se non avesse capito bene.
-Rendere ufficiale che i mostri e gli umani possono sposarsi ufficialmente tra loro?- rispose ovvia Frisk, iniziando ad innervosirsi.
Tutti i membri del consiglio, che raramente parlavano a dirla tutta, la guardarono come se fosse pazza. Alcuni, come il sindaco, sembravano profondamente disgustati.
-Beh? Cosa c’è di strano?! Se vogliamo integrarli niente è meglio che permettere loro di frequentare gli umani. Li renderebbe uguali agli occhi di tutti- le sembrava così evidente e ovvio, come facevano tutti gli altri a non capirlo.
-Ma i mostri e gli umani non sono uguali- commentò Helen, guadagnandosi l’attenzione di tutti. Frisk non riusciva a credere che quella donna fosse stata il suo mito ed esempio per ben due anni.
-Ma certo che sono uguali!! Non è forse il nostro scopo farlo capire a tutti?!- la voce di Frisk si alzò ancora di qualche tono, mentre iniziava a perdere la pazienza.
-Frisk…- tentò di calmarla Toriel, mettendole una mano sulla spalla.
Helen alzò le mani.
-Hai frainteso, tesoro. Non lo intendo in modo negativo. So benissimo e sostengo da anni che i mostri e gli umani siano molto più simili di quello che tutti credano. Voglio che abbiano le stesse leggi, gli stessi aiuti e le stesse occasioni e possibilità di ogni altro essere umano. E non ho assolutamente nulla contro di loro in nessun modo, come ormai dovresti sapere bene. Il mio era un commento prettamente riferito al piano fisico. Mostri e umani sono troppo diversi da questo punto di vista. Anche la nostra anima è completamente diversa e questo crea problemi soprattutto in campi come quello amoroso. Capisco benissimo la tua posizione. Alla tua età l’avrei fatto anche io, credendo nell’amore senza distinzioni e senza restrizioni, ma devi capire che è improbabile se non impossibile che umani e mostri un giorno si innamorino l’uno dell’altro…- Helen era bravissima con le parole, sarebbe riuscita a convincere un gruppo di scheletri che il cranio si trovava sotto la pianta dei piedi, ma Frisk non riusciva ancora a capire il suo punto di vista. Per lei non aveva nessuna logica.
-Ma perché allora sottoscrivere una legge che vieti le unioni tra mostri e umani, se pensate non ce ne saranno mai?!- se proprio non poteva ancora legalizzarle, almeno poteva provare a non renderle illegali.
Sarebbe stato un completo e totale fallimento.
-Frisk, è la politica. Moltissimi umani intolleranti e ignoranti sono convinti che accettando i mostri tutto crollerà. Che inizieranno pratiche disgustose e molti sostengono che non difendiamo i diritti degli esseri umani e che diamo ai mostri troppa libertà. Ovviamente così non è, ma implementando una legge che regoli le relazioni tra mostri e umani rendendole impraticabili queste persone si calmeranno, vedranno che stiamo facendo qualcosa per “proteggerle” dai mostri e allo stesso tempo in realtà non stiamo dando dei limiti ai mostri, e comunque è una legge che comprende anche gli umani allo stesso modo- concluse, incoraggiante e con grande calma e pacatezza.
-E se una volta completamente integrati nella società i mostri e gli umani si innamorassero?!- Frisk però non demorse.
Helen aprì la bocca per continuare, ma questa volta fu Toriel a rispondere.
-Almeno in quel caso ci sarà una legge pronta a fermare immediatamente questa pazzia allucinante- commentò quasi tra sé.
Frisk scrollò la spalla dove ancora giaceva la sua mano.
-Proprio tu, mamma?! Non me lo aspettavo da te. Eppure sei il mostro più tollerante che conosco!- Frisk non riusciva a credere che proprio Toriel fosse contraria all’amore, ma forse avrebbe dovuto aspettarselo. Persino quando aveva visto Alphys e Undyne insieme era rimasta abbastanza stupita e poco a suo agio per un po’, anche se aveva cercato di non darlo a vedere e l’aveva mascherato anche abbastanza bene.
Forse si sarebbe ricreduta una volta vista con i suoi occhi una relazione interspecie… ma come fargliela vedere se diventava illegale?!
-Frisk sei ancora giovane. Presto capirai anche tu queste faccende. Non sei neanche mai stata innamorata- concluse Helen, con un sorriso comprensivo.
-Ma non significa che non so cosa sia l’amore- obiettò, a voce bassa.
-A ogni modo, procediamo con il voto per approvare la legge? Devo scappare e dobbiamo fare in fretta- tagliò corto Helen, decisa a non spendere un’altra parola di più sull’argomento.
L’unico voto contrario si rivelò quello di Frisk.
-Tutti d’accordo sull’approvare, invece, i matrimoni tra tutti i tipi di mostri anche celebrato da umani?- chiese poi cercando di sbrigarsi.
Per fortuna questa legge passò, ma prima che Helen uscisse, Frisk sibilò, facendosi sentire da tutti e lanciandole un’occhiata penetrante.
-Alla prossima riunione, per accontentare un paio di umani intolleranti, che faremo? Imporremo una distanza di almeno cento metri tra mostri e umani e al minimo scavalcamento di linea si potrà uccidere senza riserve ogni mostro?- la sfidò, con tono falsamente cortese.
Per la prima volta da che Frisk la conoscesse Helen iniziò a perdere la pazienza.
-Frisk, ormai stai crescendo, lo sai? Non sei più una bambina e dovresti sapere che la visione utopistica e perfetta di un mondo dove i mostri sono completamente accettati e vengono trattati alla stregua di umani non diverrà mai realtà. I mostri sono mostri, gli umani sono umani, e se neanche umani con diverso colore di pelle vengono accettati dalla maggior parte della gente figurati mostri magici che possono uccidere e assorbire l’anima di ogni umano diventando inarrestabili. Io sto facendo del mio meglio, e questo comporta sacrifici. Se credi davvero che una legge così stupida, che sono abbastanza certa di poter dire farà piacere ai mostri tanto quanto agli umani, debba essere contestata con così tante forze, perdonami se te lo dico, ma non stai davvero aiutando i tuoi amici, cerchi solo di difendere la tua fantasiosa e infantile idea di un mondo perfetto più per fare piacere a te e ai tuoi ideali che per loro. Sei l’ambasciatrice ufficiale, devi pensare al bene comune, e non solo al tuo e a quello di un paio di tuoi amici che la pensano come te. Non puoi accontentare tutti. Io ora devo andare, o perderò l’aereo- uscì in tutta fretta, seguita da altri uomini che lanciarono a Frisk sguardi di sufficienza.
La ragazza era senza parole, immobile come una statua di cera e congelata sul posto.
Cercò in tutti i modi di mantenersi forte e fingere che le parole di Helen non l’avessero toccata per nulla, ma l’avevano colpita nel profondo, e in quel momento il suo unico desiderio era correre in ufficio sbattendo la porta e abbracciare stretto Sans senza lasciarlo più, facendosi rassicurare che stava facendo un buon lavoro, anche se ormai quelle semplici parole l’aveva convinta del fatto che in realtà non era così.
Lei, che aveva dato tutto per quei mostri, persino la vita.
Che da quando aveva dodici anni lavorava per aiutarli in ogni modo.
Ora lei era solo un’egoista che non stava facendo abbastanza e si preoccupava solo dei suoi desideri con testardaggine?
Si, probabilmente era davvero così.

7.02 del pomeriggio
-Hey, piccola, come è andata?- chiese Sans non appena Frisk rientrò, stranamente silenziosa e più impassibile del solito.
Lo scheletro capì subito che non era andata bene. Probabilmente non avevano passato la legge che legalizzasse i matrimoni tra mostri e umani, e Sans non ne era molto sorpreso. Per quanto odiasse ammetterlo il fiorellino aveva ragione. Gli uomini difficilmente avrebbero accettato l’idea, e Sans conosceva anche tanti mostri che non erano favorevoli, anche se di certo più aperti.
E in ogni caso c’erano pochi mostri nel consiglio generale, solo Toriel, Asgore che non parlava mai ed era raramente presente per via di molti altri lavori con i mostri e Gerson, che però non partecipava molto dato che non sarebbe nemmeno voluto essere parte del gruppo.
Sospirò, e le si avvicinò mentre lei, con i suoi fogli del discorso stretti in mano, si sedeva davanti alla scrivania e cercava di rimettersi a lavorare come se niente fosse.
-Vuoi parlarne?- chiese lo scheletro sedendosi sul bracciolo della sedia e mettendole una mano sulla spalla.
Flowey alzò un attimo la testa petalosa dai fogli e scosse la testa, alzando gli occhi al cielo per poi tornare alla sua occupazione senza dare per fortuna troppo fastidio. Sans sarebbe stato capace di ucciderlo se ci avesse provato.
Frisk aprì la bocca, probabilmente per negare che qualcosa fosse andato storto e chiedere a Sans di lasciarla in pace, ma non riuscì a trattenersi, e appena incrociò gli occhi preoccupati dello scheletro, si fermò un secondo, e poi scoppiò a piangere, abbracciandolo di scatto e seppellendo il volto nella sua t-shirt.
-Contenetevi- borbottò il fiore, guadagnandosi un’occhiataccia brillante da Sans, e tornando a stare muto.
-Su, su, non sarà andata così male. Magari è ancora presto, l’accetteranno più avanti, quando i mostri saranno più integrati- cercò di rassicurarla, accarezzandole i capelli.
-Non è solo questo!- esclamò lei, staccandosi da lui e riprendendo in mano i fogli -Sono una stupida, una egoista e non ne combino mai una giusta!- e ad ogni parola strappò in mille pezzi tutti i suoi appunti, gettandoli poi dietro di lei.
Sans soffriva terribilmente a vederla così, ma soprattutto ce l’aveva a morte con chiunque avesse osato mettere nella testa della sua piccola quelle stupidissime idee.
-Ehi, ehi, ehi, ehi- la fermò, prendendola per le spalle e guardandola negli occhi -Perché dici queste assurdità? Sai benissimo che non è vero!- le assicurò, indagando.
Frisk gli raccontò tutta la storia, e mano a mano che andava avanti Sans era sempre più incredulo, furente e a denti stretti, cercando di non dire cose che avrebbero potuto solo peggiorare la situazione.
-In tutto questo, Toriel non ha detto nulla?- chiese alla fine, sorpreso e incredibilmente deluso.
Frisk scosse la testa.
-Probabilmente hanno ragione loro. Dovrei lasciar perdere- sospirò alla fine la ragazzina, asciugandosi gli occhi.
-Non osare mai più dire una cosa simile. Non devi, mai, lasciar perdere qualcosa in cui credi. Anche se pensi di essere l’unica a pensarla in quel modo, anche se tutto il mondo ti dice che quello in cui credi è sbagliato, tu devi perseguire sul tuo cammino e solo in questo modo non avrai rimpianti- la guardò negli occhi, e le asciugò una lacrima -E in ogni caso, io sarò sempre dalla tua parte, piccola. E sai che non sarò l’unico- le fece un occhiolino, e lei gli sorrise.
-Se siete in procinto di fare qualcosa di vietato ai 18 ricordatevi che sono nella stanza- commentò Flowey senza alzare lo sguardo, più per il gusto di disturbare che per il fatto che credeva davvero nelle supposizioni che stava facendo.
-Devi seriamente riconsiderare l’idea di riportarlo nel sottosuolo- propose Sans lanciandogli un’occhiataccia. A lui, quel tipo di supposizioni, non piacevano per niente.
E oltretutto ora erano pure illegali.
-Ora si è fatto tardi, devo tornare a lavoro- Frisk si girò e sbloccò il computer.
Sans osservò l’orologio sul muro. Era quasi ora di cena, e Frisk non aveva avuto neanche un paio di minuti liberi dalla mattina.
Non meritava tutta quella tortura, aveva solo sedici anni e la trattavano o come un’adulta o come una bambina ma mai come quello che in realtà era: un’anima, di un essere umano oltretutto, che non poteva lavorare come un robot.
-No, non ci pensare nemmeno- prese la sedia e la allontanò.
-Ehi! Che stai facendo?- chiese lei fintamente infastidita.
-Hai lavorato troppo, è ora di cena e non sarà con un panino preso dal distributore- trovando che la sedia fosse troppo scomoda e pesante da trasportare a lungo, decise di prenderla direttamente in braccio, e se la caricò sulla spalla come un sacco di patate.
-Mettimi giù!- si lamentò lei.
-Eh no! Oggi è il giorno più lungo dell’anno, dobbiamo festeggiare, un vero panino da Grillby, e patatine fritte, come le persone normali- iniziò ad avviarsi alla porta.
-Ma il rapporto sul cibo magico…- Frisk indicò il computer, cercando di farlo desistere.
-Lo sperimenterai in prima persona- fece per girare il pomello, ma una voce lo interruppe.
-Ehi! Ed io? Non vorrete lasciarmi qui!- si lamentò Flowey.
-Non vorrai assistere a scene vietate ai 18- lo prese in giro Frisk, cedendo finalmente all’idea dello scheletro, che no, se ve lo state chiedendo non era affatto quella che aveva appena propinato a Flowey, ma solo un panino e una chiacchierata.
In un primo momento Sans fu così sorpreso che quasi la lasciò cadere a terra, poi decise di stare al gioco e lanciò un’occhiata di chi la sapeva lunga al fiore, che sgranò gli occhi, e non insistette.
-Ma se provi a lasciarmi qui tutta la notte mi metto ad ammazzare ogni umano che incontro. Al diavolo l’integrazione- minacciò però, mettendosi di spalle.
-Oh, e chi lo sa, potremmo metterci tutta la notte in realtà- continuò a scherzare Frisk, senza trattenersi dal ridere a crepapelle.
Aveva proprio bisogno di un po’ di svago, Sans era felice che lo stesse trovando.
Un po’ meno felice era di come lo stesse trovando, ma cercò di non pensarci. Stavano solo scherzando, Frisk stava solo scherzando, lui stava solo scherzando, Flowey sapeva anche che loro stavano solo scherzando… o lo stavano traumatizzando. In entrambi i casi non c’era niente da temere, e il secondo era anche il caso migliore.
-Oh beh, allora noi togliamo il disturbo- si congedò, uscendo con sempre Frisk in braccio che ridacchiava e mettendola giù subito dopo essere usciti dalla porta.
Sentendo il borbottio del fiore da dietro la porta, risero ancora di più, e la tensione di Frisk sembrò dissiparsi.
-Allora, piccola, andiamo? Sei tutta pelle e ossa- la incoraggiò Sans indicando l’uscita.
Lei lo prese sottobraccio e lo trascinò con lei, decisamente felice di avere un amico così spettacolare.

8.30 di sera
-Finalmente, Grillby. Mi sembra di aspettare da giorni- si lamentò Sans non appena il mostro di fuoco lo servì, con un cenno di scuse.
Frisk ridacchiò.
-Suvvia, Sans. Non è che non avessimo cose da fare nel frattempo- osservò, ringraziando Grillby con un grande sorriso e addentando famelica l’hamburger che come al solito era davvero appetitoso.
Erano arrivati lì più di un’ora prima, ma il posto era così affollato a causa degli umani che ancora non tornavano a casa che si erano potuti sedere e ordinare solo mezzora prima. Ma almeno avevano avuto di che chiacchierare, tra la scuola quasi finita, il lavoro di Sans e in generale le mattinate reciproche.
A volte Frisk era così concentrata a sfogarsi con lo scheletro che quasi si dimenticava di quanto fosse piacevole parlarci e basta, e ascoltarlo, e anche semplicemente starci insieme senza bisogno di parole o gesti.
Era in assoluto la persona più importante della sua vita, persino più di Toriel, e si stupiva di ciò, dato che con Toriel aveva un rapporto davvero molto forte, in quanto unica madre che avesse mai sentito tale.
-Se avessi saputo che eri così affamata avrei sfruttato le mie conoscenze per un’entrata VIP- commentò Sans, mangiando a sua volta.
-La bontà ripaga l’attesa- disse Frisk a bocca piena, sospirando estasiata.
-Per fortuna non siamo andati da Muffet, dicono che bisogna prenotare con settimane di anticipo per mangiare al suo ristorante-
-Almeno il cibo dei mostri mette d’accordo anche le persone più restie ad accettare la loro integrazione- osservò Frisk, guardandosi intorno e notando con grande gioia che gli umani erano persino più dei mostri, e mangiavano con appetito, gusto e parlando tra loro senza la minima traccia di paura.
Notò anche, però, con una certa dose di inquietudine, che alcuni umani sembravano osservarla, e guardare Sans con una certa dose di diffidenza.
Forse era solo autosuggestione che si portava dietro dalla riunione.
Nel frattempo Sans, che non dava segno di essersi accorto di nulla, continuava a parlare.
-Capisco che il tuo lavoro sia onnipresente nella tua vita ma ti prego goditi la cena e non pensare al rapporto sul cibo che devi…-
-Sans, non ti senti osservato?- gli sussurrò Frisk a disagio interrompendolo.
Lui si guardò intorno, poi il suo sguardo tornò sulla ragazza, e le mise una mano sul braccio per tranquillizzarla.
-Frisk, tranquilla, saranno solo sorpresi di vedere l’ambasciatrice. Non pensarci e goditi questa sudata cena- le sorrise, e lei ricambiò.
Ma non riusciva a non pensare che le supposizioni che Flowey aveva sollevato potessero stare anche nella mente degli umani che le stavano lanciando occhiate indagatrici. Scansò la mano, sorprendendo non poco lo scheletro, e tentò di mascherare il gesto prendendo una patatina fritta.
Le parole di Helen erano nella sua testa come un tarlo fastidioso.
Forse doveva davvero iniziare a pensare al bene degli altri dimenticandosi di se stessa.
E forse mostrare troppi gesti affettuosi nei confronti di Sans l’avrebbero mostrata agli occhi degli umani come una ambasciatrice di parte, che pensava solo ed esclusivamente al benessere dei mostri.
L’aria si era fatta improvvisamente tesa, e in silenzio finirono gli hamburger.
Ma proprio quando Sans stava per chiedere chiarimenti sul cambio di comportamento, ci pensò una presenza a distrarre l’attenzione di Frisk dai suoi intricati pensieri.
-Frisk- la chiamò alle sue spalle, in tono sorpreso.
Sans si mise subito sull’attenti, pronto ad eseguire alla perfezione il suo lavoro da guardia del corpo al minimo cenno di fastidio o paura della ragazza.
Ma, con sua grande irritazione, lei sorrise caldamente appena vide il diciottenne dietro di lei.
-Jordan. Non pensavo fossi ancora in città. Che piacere- si alzò e gli strinse la mano.
Sans provò un enorme, gigantesco nodo di rabbia e un’altra emozione che non voleva definire allo stomaco.
Non sapeva perché, ma quel ragazzo non gli piaceva per niente. Anzi, a pelle, nonostante di pelle non ne avesse alcuna, lo detestava proprio.
-Riparto per Londra domani mattina, ho insistito tantissimo per rimanere qui e assaggiare il cibo dei mostri, e devo dire che è veramente speciale- la informò, con un grande sorriso. Poi sembrò notare Sans, e con grande galanteria, gli porse la mano, senza dare segno di essersi accorto di quando assassino fosse il suo sguardo.
-Piacere, io sono Jordan Price- si presentò.
Sans gliela strinse velocemente senza dire una parola, continuando a guardarlo storto, e Frisk, dopo avergli lanciato un’occhiata confusa, si affrettò a presentarlo.
-Lui è Sans, è il fratello di Papyrus, lo scheletro che hai visto stamattina. Anche lui è una mia… guardia del corpo, più o meno-
Jordan iniziò a rendersi conto che le intenzioni di Sans nei suoi confronti non erano delle più cordiali, e decise di tagliare la corda.
-Forse è il caso che io torni da mio padre. Non vorrei disturbare- cominciò a salutarla.
Frisk stava per rassicurarlo che non disturbava affatto, ma Sans si affrettò ad annuire.
-Già, è il caso, anche perché tra poco dobbiamo andare- lo congedò a denti stretti.
-In effetti, immagino che tu debba svegliarti presto la mattina. Comunque è stato un piacere rivederti. E se… avessi bisogno di un fotografo, o di qualsiasi cosa da Londra, ti lascio il mio biglietto... con il mio numero di telefono- le porse imbarazzato un bigliettino, e lei lo prese con un sorriso.
Con infinito fastidio di Sans la vide addirittura arrossire, mentre si risedeva, guardando il biglietto sorridente.
-Si può sapere chi era quello?- chiese cercando di mantenere la massima calma, ma fallendo miseramente.
-Un… conoscente. L’ho incontrato oggi a Snowdin- rispose lei, in tono impassibile.
-E hai davvero intenzione di tenere il numero?- le chiese, indicando il biglietto che teneva ancora in mano.
Lei lo intascò, e gli lanciò uno sguardo di sfida.
-Perché mai la cosa dovrebbe darti fastidio, scusa?- gli chiese, incrociando le braccia.
-Scommetto che la sua anima è viola- Sans la imitò lanciando un’occhiata al tavolo dove lui si era diretto.
-E allora?- Frisk non capiva il nesso.
-E allora è perseverante, e i perseveranti non si fermano davanti a nulla pur di ottenere quello che vogliono- Sans avrebbe anche aggiunto un “o chi vogliono” ma decise di restare zitto. Non voleva mica sembrare geloso… anche se era esattamente quello che stava sembrando, e non aveva il minimo senso.
-Un po’ come le persone determinate, vuoi dire?- si arrabbiò Frisk.
-Sono due cose diverse, e in qualità di tua guardia del corpo devo assicurarmi che tua stia sempre lontana da ragazzi come lui-
Frisk sbuffò.
-Abita a Londra, siamo decisamente lontani, e poi con tutte le cose che ho da fare non ho proprio tempo di pensare ai ragazzi- commentò, chiudendo la questione e mangiando le sue patatine.
Sans la guardò e scosse la testa.
Era un’adolescente, era ovvio che prima o poi si sarebbe interessata ai ragazzi.
Sperava per lui il più tardi possibile.



 














(A.A.)
Dopo mesi e mesi e mesi di attesa eccolo qui.
Ed è anche un capitolo molto di passaggio, scusate.
Ma fidatevi, il prossimo sarà pieno di cose belle, e poi in questo ho finalmente introdotto un nuovo personaggio originale che sarà davvero ma davvero importante, e avrete già capito in quale modo.
Chissà perché Sans sembra odiare così tanto gli umani con l’anima viola, magari ha avuto brutte esperienze? O ha intuito qualcosa di strano circa questo Jordan? O più semplicemente è incredibilmente geloso perché vede che tra lui e la sua Frisk sembra essere scoccata una scintilla?
Tante domande, che chissà se avranno mai risposta.
Comunque Jordan sembra tanto un tenerello per ora, con i suoi istinti fanboy verso i mostri. Devo ammettere che come personaggio a me piace tantissimo.
Voi invece che ne pensate?
Per ogni domanda, dubbio o critica fatevi sentire con una recensione.
Ora che la scuola è finita e sono uscita grazie a un miracolo senza debiti, posso finalmente riprendere a scrivere, e ho anche in programma di lavorare al mio primo libro quest’estate.
Comunque spero di aggiornare con meno ritardo, ma ormai non prometto più nulla perché so di non poter mantenere le mie promesse. Ma ce la metterò tutta, e spero che qualcuno ancora ci sia a leggere questa storia.
Io corro a rispondere alle recensioni lasciate in sospeso.
Un bacione e alla prossima :-*



 

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