girl of nightmares

di Kira_asia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio della storia ***
Capitolo 2: *** Tragitto verso la scuola ***
Capitolo 3: *** Primo giorno ***
Capitolo 4: *** Pranzo ***
Capitolo 5: *** l'inizio dell'incubo ***
Capitolo 6: *** Un incubo...? ***



Capitolo 1
*** Inizio della storia ***


“Notizia dell’ultima ora: una ragazza di quindici anni trovata morta nel suo letto. Il corpo e il viso sono ricoperti da profondi graffi. La polizia non ha indizi.”
Sono le sette le sveglie della famiglia Jonhson cominciano a suonare.
Emily come al solito dopo essersi stropicciata gli occhi spegne la sveglia.
“Che sonno!! Perché la scuola deve iniziare così presto?!” disse mentre con fare goffo si alza.
Una volta preparata e la borsa pronta scende dalle scale che portano alla sala da pranzo.
“Buon giorno” disse accomodandosi alla sedia.
“Giorno tesono” rispose il padre distogliendo lo sguardo dal giornale e porgendogli un dolce sorriso.
“Cosa c’è per colazione?”
“Uova strapazzate e pancetta. Sono nel micronde”
“Perfetto!”
Finita la colazione la ragazza guarda l’orologlio appeso sulla parete davanti a lei.
“Oh no! Sono in ritardo! Se non mi sbrigo perderò lo scuolabus!”
Dando un bacio al padre, prende lo zaino e velocemente si dirige all’ingresso, dove si sarebbe diretta verso il vialetto nel quale si sarebbe fermato il bus.


Spero che questo primo capitolo (un po' corto) vi abbia stuzzicato la curiosità!
Questo ovviamente è un capitolo di prova perchè i prossimi saranno più lunghi, promesso!
E' anche la prima storia che pubblico su questa piattaforma quindi sono emozionata... commentate e ditemi quello che pensiate!
Ci vediamo nel prossimo capitolo! 
Ciao

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Capitolo 2
*** Tragitto verso la scuola ***


Salita sul pullman, Emily cominciò a far saettare i suoi occhi castani alla ricerca di un posto libero… niente.
*Che scatole! È mai possibile che ogni volta che cerco un posto non ci sia mai!?* borbottava tra se a se, mentre cercava un appiglio per evitare di cadere.
Il veicolo si fermò di colpo ad un semaforo ma Emily nonostante i suoi sforzi cadde insieme al contenuto
dello zaino che intanto si era sparpagliato dappertutto sulla moquette del corridoio seguito dalle
fragorose risate delle ragazze dei posti in fondo.
*tze… perchè non la finiscono di ridere e non pensate a come aumentare il mascherone che avete in
faccia?! Che oche!* pensò mentre cercava di sopraffare il suo istinto omicida.
“Hei, ti serve una mano?” disse un ragazzo proprio nel posto davanti a dove era caduta.
“sì grazie!” rispose lei con un sorriso angelico scacciando via ogni pensiero.
Il ragazzo tesse la mano con dei fogli e un astuccio, Emily ancora scioccata dalla offerta d’aiuto del ragazzo
accettò il suo aiuto.
“grazie tante!” mentre finiva di chiudere il suo zaino nero.
“ti conviene sederti al mio posto, se no rischi di cadere di nuovo. Ahah!” disse con un leggero rossore.
“ma no figu… rati.” Nemmeno il tempo di finire la frase era già seduta , mentre il suo zaino era sulla spalla del ragazzo.
“comunque io sono Emily”
“piacere, io sono Joan” disse rivolgendogli subito un dolce sorriso.
Joan è il tipico ragazzo americano. Alto,magro, atletico, che andava bene a scuola e famiglia benestante.
Il tipico rubacuori che farebbe innamorare chiunque senza accorgersene.
Continuarono a parlare per tutto il tragitto, seguiti dagli schiamazzi dei ragazzi, fino ad arrivare fino alla scuola.


Anche questo capitolo è finito.
Gazie per aver letto anche il secondo capitolo di Girl of Nightmares! Mi scuso per gli errori grammaticali che purtroppo non mi ero accorta. La storia è lenta e i personaggi sono prevedibili, per non dimenticare i capitoli troppo corti.
Ora proverò a
modificarla al fine che la trama sia più coinvolgente e questa parte sia più corta, spero continuerete a seguire

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Capitolo 3
*** Primo giorno ***


Arrivarono davanti alla scuola, Emily e Johan si divisero.

Lui andò verso la sua classe, mentre lei verso la segreteria per consegnare vari documenti per completare la sua iscrizione.

 

 

-Flashback-

 

Emily dobbiamo parlare.” si trovava sulla soglia della porta di Emily.

Che succede?” disse voltandosi.

Mi hanno informato per una mia promozione, passo di grado.”

è fantastico! Ma… non sei contento?”

Sì ma...”

Ma?”

Dobbiamo trasferirci”

 

Dopo la morte della madre di Emily suo padre si era buttato a capofitto sul lavoro, oramai era come se stesse vivendo nel suo ufficio.

Emily cominciò, invece, a trascurare la scuola e gli amici, non ne voleva più sapere di quella vita che gli faceva ricordare tutto il dolore che aveva provato durante che sua madre era in ospedale malata. Le corse all'ospedale quando i dottori chiamavano, i ritardi a scuola per notti insonni... a quella notizia non scompose nemmeno, rispose con un semplice “ok.” per poi tornare alla visione del film.

Poche settimane dopo si trasferirono.

Appena arrivati nella nuova città, la prima cosa che fecero era trovare una scuola adatta ad Emily con delle corsi supplementari per poter recuperare le lezioni perse, essendo a metà dell'anno scolastico.

Ne trovarono una non troppo lontano dalla loro abitazione, dopo un paio d'ore di attesa finalmente Emily avrebbe potuto frequentarla proprio all'inizio della settimana seguente.

 

-Fine Flashback-

 

Una volta consegnati i documenti si avviò alla sua nuova classe, pochi metri prima si poteva sentire un gran trambusto.

“Ti prego fa che non sia la mia classe..” cominciò a sperare dentro di lei.

Il suono si faceva sempre più forte ad ogni passo.

“.....”

Per fortuna non era la sua, ma la classe a fianco.

“ok dai... un respiro profondo e bussa.”

La sua mano si avvicinava lentamente alla porta e ogni secondo che passava cominciava a sentire il suo cuore martellare nelle sue orecchie sempre più forte, finché non bussò alla porta.

Silenzio.

Si sentiva le gambe tremare come se da un secondo all'altro sarebbero cedute.

Si sentì un brusio e una voce roca da dietro la porta: “Avanti.”

Con tutto il coraggio che aveva in corpo girò la maniglia ed entrò.

Tutta la classe la cominciò a fissare incuriositi.

Emily si sentiva morire dentro.

“Sì?” la voce arrivava da un uomo in piedi davanti alla lavagna con un gessetto in mano.

“B-buon giorno... io sono Emily Jonhson...”

“A sì, tu dovresti essere la nuova arrivata, prendi pure posto. Ma fallo in silenzio che io starei spiegando.”

Emily si guardò in giro e attirò la sua attenzione una ragazza con dei bizzarri capelli azzurro ghiaccio che gli stava segnando un posto libero accanto a lei.

“Ti consiglio di non arrivare tardi quando abbiamo una sua lezione, l'ultima volta ha mandato un poveretto dalla preside solo perché gli era caduta la matita!” disse la ragazza a bassa voce mentre stava ancora fissando il prof spiegare.

“è così severo?”

“Già è talmente severo che lo abbiamo soprannominato Satana!”

“ahahah”

“Che maleducata io sono Aileen Turner, piacere!”

“Piacere mio, io son-”

“Io so chi sei, sei Emily.”

“....” Emily senza parole la comincia a guardare.

“Lo hai detto prima, ecco perché lo so! Ahahah!”

“Ah... è vero! Ahahah”

 

“TURNER VAI IN PRESIDENZA! Così impari a fare casino durante le mie ore.”

 

“uff...” Aileen si alza e senza proferir parola esce dalla classe.

 

 

 

 

 

Che ne dite?

Ho allungato il capitolo accorciando un po' questa parte noiosa!

E ora ne sono soddisfatta!

Se riscontrate degli errori per favore segnalatemeli, così li correggerò subito!

Ringrazio le persone che hanno commentato la storia!

Ho capito definitivamente che il mio computer e il mio WiFi non mi vogliono per niente bene ^-^*

spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ora che la scuola è ricominciata riuscirò ad organizzarmi meglio.

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Capitolo 4
*** Pranzo ***


Una volta che Aileen uscì dalla classe, il prof sospirò guardando emily.
"Se non vuoi fargli compagnia ti conviene stare in silenzio." 
Dopo di ché si girò verso la lavagna per continuare la lezione.
"E con chi vuoi che possa parlare? Col muro??" Pensò buttando gli occhi al cielo.
La lezione continuò, ma Emily non era molto interessata all'argomento, era troppo impegnata a pensare ad altro, ma la sua attenzione si soffermò su quel bizzarro astuccio di Totoro, e alle innumerevoli spille attaccate allo zaino che ritraevano vari personaggi degli anime.
Cominciò a pensare anche al suo nome, Aileen.
Un nome che non si sente tutti i giorni, al contrario del suo, TROPPO anonimo.
Nella sua vecchia scuola ce ne saranno state cinque che si chiamavano come lei, ma non ci ha mai parlato, le vedeva qualche volta in corridoio con i loro gruppi, che ridevano e urlavano.
"Chissà cosa avranno avuto così tanto da starnazzare" pensò scocciata.
In effetti, però, i loro nomi rispecchiavano come fossero.
Aileen con il suo aspetto stravagante, e lei facile da confondere.
Appena la campanella suonò rientrò in classe Aileen, con una faccia da funerale.
"AILEEN È STATA DI NUOVO SILURATA FUORI DALLA CLASSE DA SATANA!" Urlò un ragazzo sulla soglia della porta, proprio dietro di lei, rivolto al corridoio.
"TU...." Disse lei girandosi lentamente.
Con una velocità a dir poco sovrumana gli prese il collo della maglietta con un mano, e con l'altra gli tirò un pugno facendolo cadere all'indietro un po' intontito.
Inutile dire che appena si riprese corse via a gambe levate.
La giornata continuò velocemente, con qualche chiacchierata qua e là.
Suonata l'ultima campanella della giornata, Aileen si gira verso Emily.
"Ehy, hai programmi per oggi?"
"No, mio padre è a lavoro fino a tardi"
"E comunque mi disse di farmi nuovi amici" pensò.
"Perfetto! Ti va di venire con me e altri amici a mangiare qualcosa?" Chiese molto emozionata.
"Mi piacerebbe molto!"
"Allora andiamo!!"
Ora che ci pensa Emily, era da tanto che non andava a mangiare fuori con degli amici.
Soprattutto dopo quello che successe alla madre non gli andava più di uscire, infatti gli unici momenti erano o andare a scuola oppure con il padre per andare a trovare la tomba della madre.
Suo padre la incoraggiava spesso ad andare con gli amici, ma tutto era inutile.
"Ehy! Ti sei imbambolata per caso? Ahaha" Disse Aileen scuotendogli una mano davanti al viso.
"Eh? Scusa! Mi sono persa tra i pensieri"
"Caaapito"
Dopo qualche minuto di cammino videro davanti ad un locare un gruppo di ragazzi, e uno tra altri spiccava, era quello che alla mattina aveva beccato sullo scuolabus.
Era abbracciato ad una ragazza incredibilmente bella, lunghi capelli biondo platino e un fisico da mozzare il fiato.
Appena il gruppo le vide Aileen cominciò a correre, i suoi cappelli azzurro ghiaccio si muovevano come le onde dell'Oceano, buttandosi su una ragazza poco più bassa di lei.
"Nikeeee!"
La ragazza si girò trovandosi a barcollare da una parte all'altra.
"Ehyyy!"
"Ragazzi questa è Emily, una mia compagna di scuola!" disse con un enorme sorriso.
"Benvenuta in questa gabbia di matti. Eheh" disse avvicinandosi un ragazzo con i capelli castani, la camicia rossa che stava indossando per colpa del vento continuava a far intravedere la larga maglietta bianca sotto.
"Allora... Andiamo a mangiare?? Sono affamata!!!!" si lamentò Aileen, che seguita da Nike entrarono nel locale.
"Emily!" disse Joan.
"C..ciao" e timidamente entra anche lei.
Il locale era grande e luminoso, tavoli sparsi quasi a caso, si sederono in uno lì vicino e ordinarono tutti una pizza e delle bibite.
"Scusa, noi sappiamo come ti chiami, ma noi non ci siamo ancora presentati." disse un ragazzo. "Io sono Alex e lei è Penny", la ragazza accanto a Joan guarda Emily sorridendo "Piacere!"
Per poi tornare a parlare con Joan.
Le pizze arrivarono, le avevano sentite prima che arrivassero, il profumo era eccezionale.
Avevano ordinato tutti più o meno le stesse cose: pizza con patatine, con varie aggiunte a piacimento.
Mentre stavano mangiando continuavano a scherzare, Emily continuava a guardarli sorridenti pensando che avrebbe voluto un gruppo come loro quando la madre mancò, magari non si sarebbe così tanto tagliata fuori dalla realtà.
"Ehi avete sentito la storia che sta girando ultimamente?" disse Aileen.
"Eccola di nuovo" cominciò a dire Penny.
"Quella del gruppo di ragazzi scomparsi?" chiese Alex.
"Esatto!" disse Aileen battendo una mano sul tavolo e gli occhi che gli brillavano "si dice che uno di loro sia stato impossessato da uno spirito che risiede nel manicomio e che abbia martoriato i corpi dei ragazzi per poi far suicidare il ragazzo di cui si era impossessato."
"Aileen dovresti finirla di leggere certe cose" gli fece notare Nike bevendo la sua bibita.
Aileen guarda Alex con uno sguardo come quello di un cane che guarda il padrone quando vuole mangiare.
Alex sbuffa "va bene, va bene ho capito" si alza in piedi cercando di attirare l'attenzione di tutti "che ne dite se ci facessimo un giro?"
Tutti si guardarono e si poteva sentire un borbottio generale, Emily continuava a guardarli senza dire una parola, e tutti in coro guardando Aileen "va bene dai..."
Poi si girarono verso Emily "che ne dici?" chiede Alex.
Un imbarazzo mostruoso si impossessa di lei nel vedere che tutti la guardavano, senza pensarci troppo gli risponde "a-anche per me va bene.."
"Allora è deciso!" annunciò Aileen soddisfatta "domani notte andiamo tutti al manicomio!"

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Capitolo 5
*** l'inizio dell'incubo ***


Decisero di vedersi davanti alla scuola, che poi sarebbero andati tutti insieme. 

Emily era in anticipo di dieci minuti, detestava fare tardi soprattutto essendo la prima volta che usciva dopo tanto tempo… 

Avrebbe preferito un’uscita diversa, ma si era accontentata di ciò. I primo che arrivo fu proprio Joan, appena lo vide Emily si irrigidì.

“Hey” disse Joan sfoggiando uno dei suoi splendidi sorrisi.

“H-hey…” gli rispose Emily impacciata.

“Ci sei solo te?”

“Si… avevo paura di far tardi così ero uscita prima, ma ci ho messo meno  di quanto pensassi…”

“Ho capito” concluse Joan

Rimasero per un bel po’ in silenzio, finché non li raggiunsero gli altri.

“Ohi! Ci siamo!!” salutò Aileen, a dir poco silenziosamente.

“Leen sembri un’aquila quando fai così…” disse Alex mentre si attappò un orecchio.

“Abbiamo forse interrotto i piccioncini qui…?” Disse Nike con un ghigno mentre si coprì la bocca lanciando uno sguardo a Aileen.

Emily e Joan si guardarono un attimo con sguardo innocente per poi spostare subito lo sguardo da un’altra parte arrossendo.

Penny guardò per un attimo in silenzio i due per poi scoppiare in una risata.

“Aww il mio cuginetto si è preso una cotta!” Disse ridendo.

*cugino?* pensò Emily mentre guarda Penny.

“Basta prendermi in giro!” Disse Joan mettendo il muso.

“Va bene, va bene basta perdere tempo. Ci siamo voluti incontrare qui per un’altra cosa, non per fare conversazione, anche perché io avrei sonno…” disse Nike un po’ scocciata.

“Nike ha ragione.” Concorda Alex mentre incrocia le braccia.

“Va bene allora, andiamo!!” Esultò Aileen.

Si diressero verso il manicomio, una volta lì davanti una strana sensazione pervase tutti.

La facciata principale era logora, le finestre o erano distrutte oppure erano talmente sporche da impedire di vedere all’interno dell’edificio.

L'intonaco era scrostato in vari punti dal muro, lasciando scoperto i mattoni di cui era costruito, e graffiti ricoprivano interamente la parte bassa dell’edificio.

Il viale che conduceva all’entrata era tutto rovinato ed era accompagnato ai lati da quello che una volta era il giardino: l’unica cosa verde che si poteva trovare erano bottiglie vuote e sacchetti sparpagliati qua e là.

Gli alberi erano spogli e dei cespugli ne rimaneva solo il busto con qualche ramoscello, il buio della notte rendeva quell’atmosfera più lugubre di quanto non fosse già.

“Sentite ragazzi… siete sicuri di voler entrare…? Questo posto emana una strana aura…” chiese leggermente esitante Penny.

“Ora hai paura? E pensare che quando stavamo camminando sembravi così sicura di te…” rispose Alex dandole del leggeri colpetti con il gomito alla ragazza sul braccio.

Aileen senza pronunciare alcuna parola a passo spedito andò verso l’entrata, lasciando gli altri indietro.

“Avanti non fate i fifoni, venite!”

Pronunciate queste parole Aileen entrò, seguita poi dal resto del gruppo.

L’atrio era buio, per fortuna si erano portati delle torce dietro.

Nella stanza non si riusciva a vedere un singolo centimetro dove non fosse rovinato.

Lentamente avanzavano nei corridoi del manicomio, ad ogni stanza che visitavano sembrava che l’atmosfera si incupisse ancora di più.

Una volta che raggiunsero il piano più alto, l’aria si fece improvvisamente più pesante e le torce si spensero all’improvviso.

“H-hei che scherzo è mai questo!!” Urlò Alex mentre colpiva la torcia nella speranza che si riaccendesse.

“Calma ragazzi…” rassicurò Aileen mentre faceva luce con la torcia del telefono.

Si guardarono in giro con aria circospetta.

“Ora ragazzi ce ne possiamo andare…?” Chiese Penny terrorizzata.

“Si… mi sembra una splendida idea…” disse Joan mentre si trovava accanto a Emily.

“Andiamocene.” Annunciò Alex

Stavano per scendere quando sentirono una voce.

“Non andate”

Emily sgranò gli occhi, conosceva molto bene quella voce…

“Mamma…” disse Emily girandosi verso la fonte della voce.

“Cosa-“

Non lasciò nemmeno finire la frase a Joan quando Emily schizzò in avanti correndo velocemente verso la stanza dove proveniva la voce.

“Emily!! Ferma!” Urlò a squarcia gola Aileen, ma la ragazza non l’asoltò infilandosi dentro la stanza.

Quando entrò non vide nessuno…  o quasi. 

Davanti a lei anche se non riusciva a vederla sentiva una presenza.

Gli altri la raggiunsero, ma non entrarono, l’aria lì era talmente pesante che sono un passo si faceva fatica, quindi rimasero lì a cercare di chiamarla per risvegliarla da quella sorta di trans in cui era caduta.

Emily non riusciva a sentire nulla, era entrata in uno stato di confusione tale da non riuscire più a capire nemmeno chi fosse.

Ad un tratto udirono un urlo e Emily crollò a terra svenuta, tutto tornò silenzioso e la pesante atmosfera svanì insieme alla presenza che sentirono.

Joan accorse da Emily prendendola in braccio e insieme agli altri la portarono di corsa al pronto soccorso più vicino.

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Capitolo 6
*** Un incubo...? ***


Prima di lasciarvi al capitolo vi vorrei rubare qualche secondo per potervi dire una cosa.

Prima di tutto scusate se il capitolo sarà corto, ma non era ancora pronto.

Non riuscivo più ad aspettare ^^*

Quindi…

Grazie.

So che magari non sono un granché nello scrivere, e faccio aspettare ere glaciali per un nuovo capitolo.

Mi dispiace non riuscire ad aggiornare più frequentemente come vorrei, ma non voglio mentire dicendo che da questo momento il periodo d’attesa sarà più breve, perché so di certo che non riuscirei a mantenere la parola data.

Quindi vi dico solo questo.

Grazie per seguire la storia.

Grazie per recensirla sempre.

Grazie per darmi consigli su come poter migliorare.

Grazie infinite con tutto il cuore!

Eeee ora ecco il capitolo!





Arrivarono al pronto soccorso il prima possibile, Emily era tra le braccia di Joan che correva più che potesse, lasciando in dietro gli altri.

Una volta arrivati all’ospedale gli infermieri se ne occuparono subito facendola distendere su un lettino liberato poco prima.

Chiamarono subito il padre, che lasciò il lavoro per raggiungere la figlia.

Emily continuò a dormire per molte ore.

Ma il suo riposo non fu molto dolce, innumerevoli immagini le riempivano la testa… sangue, suoni di unghie mentre graffiano le pareti attorno a lei… tutto era confuso e distorto, come una tortura che non finiva mai, attorno a lei era buio…

“Ti stai divertendo? Ti piace quest’atmosfera?” Una voce le parlava affianco a lei.

Si provò a voltare, ma il buio non le lasciava vedere nulla.

“Chi sei?” Disse allarmata.

“Il tuo migliore amico.”

“Cosa? Di cosa stai parlando? Io…”

“…Tu non hai amici? È questo quello che vuoi dire?”

“No ma…”

“Io sono sempre stato qui al tuo fianco, so cosa hai dovuto passare… tutte quelle persone che ti lasciarono a soffrire da sola…”

“BASTA!”

“Perché fai così non capisco… eppure mi dovresti conoscere bene, io non ti farei mai del male… in fondo…”

Emily non voleva sentire altro, pressò le mani sulle orecchie per non sentire, ma fu inutile… la voce non veniva dall’esterno, ma dall’interno della sua testa.

“SONO TE.” 

A quelle parole tutta la stanza si illuminò per un secondo facendo vedere l’interno. Le pareti erano logore e sporche, la tappezzeria che le coprivano era decadente, non si riusciva a vedere una parte dove fosse ancora intatta.

Dispersi sul pavimento si potevano intravedere attrezzi che servivano per uso medico, sporchi di sangue e di polvere.

E di fronte si stagliava una figura identica a lei, ma con un aspetto molto più disturbante.

La sua pelle era spenta, gli occhi erano neri come la pece dal quale scendevano lacrime nere, i suoi capelli erano lunghi e rovinati, a tratti anche bruciati, e le sue labbra erano scure e screpolate, come se qualcuno l’avesse affogata.

I vestiti che portavano erano come quelli che aveva Emily in quel momento ma stracciati e strappati, i piedi erano nudi e sembrava che non toccassero per terra.

Ed infine, le braccia erano ricoperte da venature scure che pian piano si ramificavano verso le sue mani che erano di un nero carbone, dalle dita spuntavano lunghe e affilate unghie dal quale si poteva intravedere gocciolare del sangue.

Un dolore acuto al fianco la fa urlare svegliandola.

Una volta aperti gli occhi una luce accecante le colpisce gli occhi facendogli chiudere di scatto, dopo qualche minuto li riapre, essendo che oramai si era abituata alla luminosità della stanza.

Abbassando lo sguardo riuscì a vedere Joan addormentato sulla sedia accanto al letto, continuando a guardarsi in torno riuscì a capire dove si trovasse.

Cercò di mettersi seduta, ma una fitta le fece gemere dal dolore.

“Emily” Joan si era svegliato e si era avvicinato al letto prendendo la mano della ragazza. “Come ti senti…?”

“Joan…” disse lei con un filo di voce.

“Ti fa male da qualche parte?”

Lei rimane a guardarlo per qualche momento e poi leva le coperte dal punto in cui si era sentita la fitta. 

A quella vista Joan sbiancò.

“Emily come…? Aspetta vado a chiamare qualcuno!”

Abbassa lo sguardo un’altra volta, vedendo tre profondi graffi lungo il fianco, dal quale sanguinava copiosamente.

Nel pomeriggio arrivarono anche gli altri.

“Emily come ti senti?” Disse Aileen appena entrata nella stanza.

“Lee non urlare così forte…” la sgridò Nike.

Alex e Penny entrano nella stanza ma rimasero ad una certa distanza, invece Aileen e Nike si misero a sedere nelle due sedie accanto al letto.

“Dov’è Joan?” Chiese Alex

“È andato a mangiare, tra poco torna.” Rispose Emily sorridente.

Aileen prese la mano di Emily “seriamente come ti senti..?”

“Sto bene ora, non ti preoccupare…”

“È successo qualcos’altro dopo l’altro giorno…?”

Emily esitò un attimo a quella domanda, non sapeva che rispondere. Le voleva raccontare dell’incubo, lei le avrebbe creduto, ma no era sicura degli altri…

“Nulla, dopo che ero svenuta mi sono addormentata, tutto qui… credo sia stato solo la nostra immaginazione ahah”

Quella risata non poteva sembrare più falsa di quella che fece in quel momento.

“Dai, quando è che torni a scuola? Sai, hanno sbattuto fuori per l’ennesima volta Lee dalla classe!” Cambiò discorso Nike.

“Davvero? Un’altra volta??” Chiede ridendo Emily.

“Ma dai, solo perché sono caduta dalla sedia!” Si giustificò Aileen.

“Si, se non fosse che ti eri addormentata… DURANTE la lezione” disse avvicinandosi Alex insieme a Penny.

“Ehi spione bada a come parli! Sai che ti posso ricattare come voglio!”

“Cioè?” Chiese Penny con un ghigno divertito mentre dava una gomitata ad Alex.

“Ti ci metti anche tu ora?!” Disse esasperato il ragazzo.

Joan arrivò poco dopo, quando entrò nella stanza vide una scena che non credeva possibile: il sorriso sincero di Emily.

Continuarono a parlare tutto il giorno e alla sera, accompagnata dal padre, uscì dall’ospedale.

Tornarono a casa nel silenzio.

“Domani rimani a casa, così ti riposi”

Per suo padre Emily uscì di casa per incontrare i suoi amici, durante una gara svenne a causa di una carenza di zuccheri, e i graffi siano dovuti al fatto che mentre stava svenendo cadde da una discesa scontrandosi contro un pezzo di ramo affilato abbandonato sulla strada. Non che fosse la miglior scusa che potessero trovare, ma l’uomo le credette facilmente.

“Grazie, ora vado a riposarmi che sono ancora un po’ debole” disse avviandosi verso le scale.

“Certo, e se hai bisogno io sono qui.”

Dette queste parole Emily si avviò verso la sua stanza, appena entrata si buttò a peso morto sul suo letto.

‘Preferisco non dormire… non vorrei ritrovarmi quella figura di nuovo davanti…’

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