Tikki, la prima Portatrice

di Echocide
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Titolo: Tikki, la prima portatrice
Personaggi: Plagg, Tikki, altri
Genere: azione, romantico, sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 557 (Fidipù)
Note: Salve salvino, popolo! Eccomi di nuovo qua. Allora, partiamo subito con qualche informazione sulla storia che...beh, spero inizierete a leggere! Prima di ogni cosa, devo dire che adoro la coppia Plagg/Tikki e, quindi, ho cercato ogni "scusa" per poter scrivere qualcosa su di loro e l'occasione me la sono offerta da sola quando, in Miraculous Heroes (se non avete letto questa storia, andate a rimediare subito!), Tikki e Plagg parlano di quando erano umani...
Perché non scrivere di loro?, mi son detta. Perché non narrare qualcosa di loro quando erano umani?, ho aggiunto.
E quindi ecco che nasce Tikki, la prima Portatrice perché, sempre in Miraculous Heroes, avevo accennato al fatto che i kwami erano stati i primi Portatori e...
Niente, vi lascio alla storia.
E sì, lo so che questo capitolo è cortissimo ma...
Beh, dal prossimo tornerò alla mia lunghezza abituale.

 

 

Avanzò lungo il corridoio formato dai fedeli, tenendo lo sguardo azzurro fisso sull’altare in pietra ove il Gran Sacerdote la stava attendendo, mentre le voci degli sciamani accompagnavano ogni suo passo: il cuore le martellava nel petto, mentre un piede dopo l’altro, si avvicinava a…
A cosa?
Alla fine?
Alla sua nuova nascita?
Non sapeva cosa sarebbe diventata, non sapeva cosa l’avrebbe attesa da quel momento in poi o cosa sarebbe diventata: qualcosa di più o, molto semplicemente il suo sangue avrebbe macchiato l’altare, rendendola nient’altro che un semplice sacrificio?
Un gesto folle, che i capi del suo popolo avevano deciso di compiere per fermare gli invasori che provenivano dal regno vicino.
Lei sapeva solo che non sarebbe più stata una ragazza come tutte le altre.
Un altro passo e si fermò davanti il Gran Sacerdote, osservando il volto segnato dal tempo e il sorriso benevolo che sfumava nella nota di tristezza che aveva nello sguardo: abbassò lo sguardo sull’altare, trattenendo il fiato alle catene di metallo che erano poste ai quattro angoli, avvertendo il proprio cuore iniziare a galoppare, mentre il suo intero essere la spingeva a scappare.
Avrebbe voluto tornare indietro, correre lungo la strada che l’aveva portata fin lì e andare a nascondersi nella sua casa, cullata dalle braccia di suo padre; si voltò, facendo un passo indietro e voltando la testa, notando i volti dei suoi familiari nella piccola folla che attorniava l’altare: sua sorella, la sacerdotessa, che la fissava con il mento alzato e lo sguardo pieno di lampi, al cui fianco vi era l’uomo che aveva contribuito alla sua nascita, suo padre, che la fissava con malcelato orgoglio e lo sguardo reso umido dalle lacrime.
Per loro.
Per lui.
Poteva farcela.
Doveva farcela.
Per il bene di tanti, per il bene della sua tribù e della sua famiglia.
Inspirò, socchiudendo gli occhi e girandosi su stessa, riaprendo le palpebre e incontrando, nonostante la distanza che li separava, quello verde e scanzonato di Plagg che, in attesa nel punto da cui lei era partita, attendeva il suo turno con le braccia conserte al petto, i capelli neri che gli sfioravano le spalle e le labbra atteggiate a un sorriso indolente: si erano offerti per proteggere le loro tribù e lui quasi sembrava divertente tutto ciò.
Inspirò a fondo, allungando una mano verso il Gran Sacerdote e distendendosi sull’altare, rabbrividendo quando sentì la pietra contro la pelle: si sistemò meglio, prendendo i capelli e posandoseli su una spalla, sfiorando così gli orecchini di onice che portava ai lobi, indugiando appena con i polpastrelli, mentre attorno a lei la nenia dei sacerdoti si faceva più ampia e potente. Inspirò, lasciando andare l’aria con un lento respiro e socchiuse gli occhi, mentre posava le mani sul grembo e intrecciava le dita, ascoltando la voce del Gran Sacerdote levarsi sopra le altre e iniziare a evocare i loro Dei.
I sette Dei.
Sette quante erano le tribù del loro regno.
Non doveva pensare a niente.
Non voleva farlo.
Non voleva angustiarsi per ciò che sarebbe successo.
Inspirò nuovamente, lasciando andare ancora una volta il respiro con lentezza, mentre la sua mente tornava indietro di una manciata di giorni, quando ancora non era stata chiamata a immolarsi per un bene più grande, quando ancora era una ragazza come tante altre.
Quando ancora era solo e semplicemente Tikki.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Titolo: Tikki, la prima portatrice
Personaggi: Plagg, Tikki, altri
Genere: azione, romantico, sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 2.043 (Fidipù)
Note: Buon salve! Eccomi qua con il secondo capitolo, dove ritroverete alcune vecchie conoscenze di Miraculous Heroes...
I nomi di Daitya e Routo li ho appresi, mentre studiavo le varie leggende su un certo impero perduto (ho trovato i nomi delle due isole in questo link): sinceramente ho pensato che la creazione dei Miraculous richiedesse una conoscenza e una tecnologia maggiori rispetto a quello che l'uomo preistorico aveva e quindi...beh, è stato naturale rifarmi all'impero perduto (sì, anche se non sto mettendo il nome, penso che tutti abbiate capito di che cosa sto parlando).
Detto questo, vi lascio ai soliti ringraziamenti di rito: grazie a chi legge silenziosamente, a chi commenta qui e su FB (giuro, riuscirò a recuperare le risposte ai commenti qui e nelle altre storie), a chi inserisce questa storia in una delle sue liste.
Grazie di tutto cuore.

 

 

Il sole era alto nel cielo e illuminava la città dalle bianche mura, rendendola una piccola gemma luminosa, mentre nella via maestra i banchetti del mercato la coloravano con le tinte delle sette tribù che abitavano il regno di Daitya: i capelli rossi della giovane, che marciava spedita lungo la via principale, si perdevano nella stoffa della lunga veste che la indicava come un’accolita della Dea Coccinella, dispensatrice di buona sorte e di fertilità.
La ragazza teneva ben stretto il cesto di paglia contro il fianco e, di tanto in tanto, allungava il collo per osservare le merci esposte: «Buondì, Tikki» la salutò allegra una donna, passandole una mela rossa come il suo vestito: «Hai sentito stanotte?»
«La terra ha tremato. Lo so» mormorò la giovane, afferrando il frutto e posandolo nel cesto, piegando le labbra in un sorriso mesto: «La Gran Sacerdotessa ha detto che non è nulla di cui preoccuparsi: la terra trema quando gli dei sono adirati, ma noi di Daitya non abbiamo fatto nulla…»
«Noi no» sentenziò la donna in maniera spiccia, scuotendo il capo e tirando su con il naso: «Ma quelli di Routo credono ancora di essere il grande impero di un tempo…»
La ragazza annuì, portandosi indietro una ciocca di capelli rossi e fissando un punto imprecisato a ovest: Routo e Daitya, due isole vicine ed entrambe memoria di un antico impero che era andato perduto; dell’antico impero lei, come tutti, aveva solo sentito parlare: la sua rovina andava molto indietro nel tempo, perché qualche testimone fosse ancora vivo.
Si narrava di una grande nazione, che aveva imbrigliato l’energia più grande dell’universo e l’aveva piegata al proprio volere, sfidando così gli dei che avevano ripagato l’arroganza degli uomini distruggendo quell’impero e lasciando come memoria le due isole.
Quanto fosse vero di questa storia, che i sette Gran Sacerdoti narravano, Tikki non lo sapeva: forse era solo una leggenda o forse era veramente la storia del suo popolo…
L’unica cosa di cui era certa era che i rapporti fra Daitya e Routo, noto anche come il Regno al di là del mare, erano tesi: Daitya aveva appreso la lezione del grande impero perduto, mentre Routo no.
Routo voleva ancora il potere, il dominio su quella grande forza di cui, però, non aveva il filone energetico più forte, che scorreva sotto la terra di Daitya.
«Finché i sette dei proteggeranno Daitya, non c’è niente da temere» dichiarò Tikki, sorridendo alla donna e iniziando a scegliere fra la frutta, prendendo quelli che le sembravano più maturi e succosi; era immersa nel suo lavoro quando una cacofonia di voci e rumori le giunse alle orecchie, facendola voltare, in tempo per osservare una figura maschile vestita di nero correre lungo la via del mercato, fermandosi a pochi metri da lei: «Tikki!» esclamò il fuggitivo, raggiungendola e afferrando un drappo di stoffa cremisi, sistemandosela addosso, come se fosse una matrona della tribù della Coccinella, nascondendo così la sua veste scura e simbolo dell’appartenenza del giovane uomo alla tribù del Gatto Nero: «Non dire niente alle guardie e sarò tuo debitore a vita.»
«Cosa hai combinato stavolta, Plagg?» domandò la ragazza, fissando il giovane negli occhi verdi e sospirando al sorriso scanzonato che gli piegò le labbra: «Dimmi che non centrano ancora le accolite del tempio della Farfalla, ti prego.»
«Mi proteggeresti lo stesso, Tikki?» le domandò l’altro, afferrando alcuni frutti e mettendoli nel cesto della ragazza: «Comunque no, niente vergini stavolta: avevo solo scommesso con Vooxi che sarei riuscito a entrare nel tempio del suo dio e…» si fermò, voltandosi indietro e tirando maggiormente la stoffa rossa sul volto, quando alcune guardie passarono di fianco a loro: «…e di prendere un certo calice.»
«Hai rubato nel tempio del Dio Volpe?» esclamò la ragazza, venendo immediatamente zittita dalle mani bruciate dal sole di Plagg: come per le loro vesti, gli adoratori del Dio Gatto rendevano scure le loro pelli, rimanendo ore sotto il sole fin da piccoli.
Se andava indietro con la memoria, non riusciva a ricordare Plagg con la pelle candida: il giovane accolito del Gatto Nero era sempre stato abbronzato e scuro.
«Non ho rubato, ho solo preso in prestito.»
«Plagg…»
«Stanotte riporterò il calice, dopo averlo fatto vedere a Vooxi.»
Tikki scosse il capo, sospirando esasperata e tornando a scegliere la frutta, buttando distrattamente alcune mele più acerbe nella cesta e sorridendo appena alla mercante, che ascoltava curiosa la loro conversazione: «Ti conosco fin da quando eri piccolo e sono certa che non riporterai mai quel calice al suo posto.»
«Non è vero!»
«Sì, che è vero!»
«No. Stanotte lo riporterò, promesso.»
«Plagg…»
«Mi deludi, Tikki. Non credi a una promessa del tuo futuro sposo?» dichiarò il giovane, facendole l’occhiolino e portando una mano alla bisaccia che teneva appesa alla cintura dei pantaloni, dando alcune monete alla fruttivendola, prendendole poi il cesto di vimini dalle mani e guardando la ragazza: «Dove andiamo adesso?»
«Io continuo la mia spesa» dichiarò Tikki, afferrando il bordo del cesto e tirandolo per sottrarlo alla presa di Plagg, senza riuscirci: «Tu puoi andare a deflorare altre vergini, per quel che mi riguarda.»
«Sei gelosa, Tikki?» domandò Plagg, ridendo e voltandosi verso la donna del banchetto: «E’ pazza di me, c’è poco da fare.»
«Nei tuoi sogni» sentenziò la ragazza, facendo più forza sul cesto e togliendolo dalle mani del ragazzo, marciando poi spedita fra le bancarelle del mercato, trattenendo la voglia di voltarsi indietro: sapeva che Plagg era rimasto dove l’aveva lasciato e quasi sicuramente la stava fissando, aspettando il momento in cui si sarebbe voltata.
Ma non gli avrebbe dato quella soddisfazione.
Mai e poi mai.

 

Mikko storse la bocca, osservando i punti disordinati del ricamo: «Non ce la farò mai» dichiarò, gettando il lavoro sull’erba, poco lontano da lei e osservando il ragazzo che si allenava con una spada di legno, la tunica blu che si muoveva nella brezza del mattino che rendeva sopportabile stare all’aria aperta: «Cosa stai facendo, Flaffy?» domandò, poggiando i gomiti contro le gambe e tenendosi la testa fra le mani, seguendo i movimenti del giovane amico.
Sebbene appartenenti a tribù diverse, Mikko aveva conosciuto Flaffy fin da quando il ragazzino era nato: il su promesso sposo, nonché Gran Sacerdote della Tribù dell’Ape, era un caro amico della zia di Flaffy, la Gran Sacerdotessa della tribù del Pavone, e questo aveva favorito l’amicizia fra il giovinetto e la ragazza.
«Mi alleno. Per quando sarò un giovane avventuriero e inizierò il mio viaggio che mi porterà in terre lontane e formerà il mio carattere…»
«Sei di nuovo stato ad ascoltare i cantastorie che vengono dalla terraferma, vero?» domandò Mikko, scuotendo il capo e lisciandosi la veste gialla: «Dovresti ricordarti che tua zia non ti lascerà mai andare via: sei…»
«Sono il suo successore a titolo di Gran Sacerdote del Pavone» sbuffò il ragazzino, infilzando la spada per terra e portandosi indietro le ciocche more: «Lo so. Fin troppo bene. Non ho bisogno di te che me lo ricordi, solo…» scosse il capo, voltandosi verso est e osservando la città che si ergeva sotto il colle ove si trovavano e il mare azzurro e cristallino, che circondava l’isola: «Mi piacerebbe essere libero e vedere cosa c’è al di fuori di quest’isola.»
«A me piacerebbe essere data in sposa a qualcuno che amo ma, come ben sai, mi toccherà sposare uno della mia tribù per cui non provo nulla» decretò Mikko, abbassando lo sguardo sulle mani che teneva in grembo: «Dovrei essere onorata: sarò la futura moglie del Gran Sacerdote dell'Ape, ma tutto ciò che voglio è fuggire il più lontano possibile da quell’uomo…»
Flaffy sorrise, avvicinandosi all’amica e sedendosi al suo fianco, passandole un braccio sulle spalle e attirandola contro di sé: «Quando andrò via, ti porterò con me. D’accordo?»
«Mi piacerebbe.»


Si portò il boccale alle labbra, bevendo tutto d’un fiato la bevanda alcolica, sentendosi la gola bruciare quando il liquore passò: «Mi hanno detto che la tua promessa sposa è parecchio ribelle» esclamò la voce allegra di Vooxi e, poco dopo, Plagg sentì una manata fra le scapole: «Beh, da che mondo è mondo, le rosse son sempre le più difficili da domare.»
«Parli per esperienza personale?» domandò Plagg, indicando i capelli rossicci dell’amico: «Comunque è il bello di Tikki: essere una sfida costante.»
«Giusto. Dimenticavo: se non c’è sfida, ti annoi.» dichiarò Vooxi, facendo cenno all’oste di servirlo: «E a proposito di sfide…»
Plagg sorrise, portando una mano sotto le vesti e tirando fuori il calice: «Eccolo qua» dichiarò, mostrandolo all’altro: «Guardalo bene, perché stanotte devo riportarlo al tempio.»
«Cosa? Perché?»
«L’ho promesso a Tikki.»
«Ahia. Quella rossa ti ha già messo il collare al collo» esclamò allegro Vooxi, mentre l’oste gli metteva davanti un boccale, che Vooxi prontamente afferrò: «Di questo passo, fra un anno sarai un gattino mansueto, vecchio mio» decretò, bevendo generosamente il liquore.
Plagg scosse il capo, risistemando il calice all’interno della tunica e posando le mani sul tavolo, dandosi la spinta per alzarsi: «A differenza di te, io so quando una gattina vuol essere lisciata e quando vuole avere il comando: qualcuno sarà mansueto, ma non sarò di certo io.»
«Dicono tutti così.»


Wayzz studiò assorto le carte che aveva davanti, sospirando di tanto in tanto: come allievo del Gran Sacerdote della Tartaruga era suo compito studiare la situazione fra Routo e Daitya. Disastrosa era il termine che gli veniva in mente, ogni volta che osservava i dati e i rapporti dei loro diplomatici a Routo.
Il Regno al di là del mare voleva una sola cosa e loro non erano disposti a dargliela: se Routo aveva dimenticato il monito dell’antico impero, in Daitya era ancora ben impresso: «Non possiamo accettare.» dichiarò, posando la pergamena sul tavolo e passandosi una mano fra i capelli castani, poggiando poi la testa contro lo schienale alto della sedia.
«Che cosa non puoi accettare?» gli domandò una voce amica: aprì gli occhi, incontrando la figura di Nooroo – figlio della Gran Sacerdotessa della Farfalla – e sorrise: «Buongiorno, amico mio. Mia madre mi ha mandato con questi documenti: sono le nuove candidate come Sacre Vergini del nostro tempio. Sai abbiamo dovuto cercarne di nuove dopo che…»
«Sì, lo so. Plagg» sbuffò Wayzz, scuotendo il capo: «Avrei molto meno lavoro se il pupillo del Gran Sacerdote del Dio Gatto si calmasse un po’. Già i rapporti con Routo sono problematici, se poi devo sistemare…»
«Ancora un anno e poi tutte le beghe di Daitya passeranno alla tribù del Pavone» dichiarò Nooro, posando le pergamene sul tavolo: «Non so chi ha inventato questa cosa del passaggio dell’amministrazione pubblica fra le varie tribù, ma funziona benissimo.»
«Daitya. L’unico re. Colui che diede il nome alla nostra terra, al momento della sua morte chiamò i capi delle sette tribù che lo avevano seguito, decretando che ogni anno il potere di amministrare il suo regno fosse in mano a un capo: solo per un anno, partendo dal Gatto Nero» spiegò brevemente Wayzz, stravaccandosi sulla sedia: «E così il potere passa ciclicamente in mano a ognuno dei Gran Sacerdoti, stabilendo la pace e la tranquillità sul nostro regno.»
«Grazie per la lezione» dichiarò Nooroo, sorridendo: «Tornando a Plagg, ho sentito alcune voci…»
«Quali?»
«Volevo sapere se è vero che è stato promesso a una giovane della tribù della Coccinella.»
«Tikki?» domandò Wayzz, prendendo le carte che l’amico gli aveva passato e annuendo con la testa: «Sì, la ragazza non è stata scelta come successore della Gran Sacerdotessa, a quanto pare il titolo andrà alla sorella maggiore e, quindi, è stata data in sposa a Plagg che, come ben sai, succederà al nonno.»
«Capisco» dichiarò Nooroo, afferrandosi alla scrivania quando la terra cominciò a tremare: alcune carte scivolarono per terra e lo stesso destino fece una delle sedie, assieme a un vaso di terracotta che rovinò a terra, distruggendosi: «Un’altra scossa.»
«Ultimamente son fin troppo frequenti.» dichiarò Wayzz, alzandosi quando la terra smise di tremare e affacciandosi dalla finestra della sua stanza, guardando la strada sottostante e poi l’orizzonte, osservando la sagoma lontana di Routo: «Spero che non stiano facendo nuovi esperimenti. Dall’ultimo rapporto delle nostre spie sembra che Routo stia seguendo le orme dell’antico impero…»
«Ma questo…»
«Quando esauriranno la loro vena sarà un problema, perché volgeranno il loro sguardo a Daitya e sarà guerra.»

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Titolo: Tikki, la prima portatrice
Personaggi: Plagg, Tikki, altri
Genere: azione, romantico, sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 2.018 (Fidipù)
Note: Salve salve! Eccomi qua con il terzo capitolo della storia di Tikki e...beh, non è che abbia molto da dire, se non che Aztlàn è la leggendaria terra di origine degli Aztechi. Detto questo, non posso far altro che lasciarvi al nuovo capitolo: come al solito, voglio dire grazie a chi legge silenziosamente, a chi commenta qui e su FB (ed io sono una pessima persona perché sono molto indietro con le risposte), a chi inserisce la storia in una delle liste.
Grazie di tutto cuore.



«Ho sentito che oggi hai dato spettacolo di te nella via del mercato.» esordì la voce seria di sua sorella; Tikki alzò il capo dal tomo che stava leggendo, scrutando la figura di Lirra, in piedi accanto a lei: «Tikki, quante volte…»
«Non ho dato spettacolo di me.»
«Non è quello che ho sentito. Ti devo ricordare che…»
«Plagg è il mio futuro sposo ed io gli devo obbedienza e dedizione.» recitò la ragazza, chiudendo il libro e alzandosi: «Lo so. Me l’hai ripetuto fino allo sfinimento.» sbottò Tikki, alzandosi in piedi e fronteggiando l’altra: erano molto simili di aspetto con gli stessi capelli cremisi e lo sguardo blu, ma Lirra mostrava una sicurezza e una padronanza di sé che lei avrebbe solo sognato.
«Dove stai andando adesso?» le domandò la sorella, osservandola mettere alcuni vesti nel cesto di vimini: «Tikki?»
«A fare un bagno.» dichiarò spiccia la ragazza, scostando un ciuffo rosso dal viso: «A quest’ora non c’è quasi nessuno e preferisco lavarmi in santa pace.»
«Stai attenta, oggi ci sono state molte scosse.»
«Ci sono sempre molte scosse.»
Lirra annuì, portandosi una mano al petto e osservando il riquadro di orizzonte che si intravedeva dalla piccola finestra della camera della sorella: «Mi chiedo se stia succedendo qualcosa…» Tikki si voltò, studiando il viso della sorella e vedendola poi scuotere il capo: «Torna presto.»
«Sì.» assentì la ragazza, tirando su il cesto e uscendo velocemente dall’abitazione, dirigendosi verso i bagni comuni non molto lontani dalla sua casa; la terra tremò per l’ennesima volta, costringendola ad aggrapparsi alla corteccia di uno degli alberi per evitare di cadere: la scossa era stata più violenta delle altre e Tikki rimase immobile, attaccata al suo appiglio, facendo vagare lo sguardo in lontananza, vedendo il mare ingrossarsi sotto il tremore della terra.
Inspirò profondamente, rialzandosi in piedi e scuotendo il capo, riprendendo poi la sua marcia e giungendo alle sale da bagno: alcune pietre erano cadute per terra, sicuramente per colpa del terremoto. Osservando i ciottoli candidi, superò l’entrata e si avvicinò alla gigantesca vasca: il vapore dell’acqua saliva verso l’alto, mentre alcune lanterne erano appese alle colonne e donavano una luce dorata al posto, permettendo di usufruire del bagno anche durante la notte; lungo il lato più lungo della piscina, le statue dei sette dei zampillavano costantemente fiotti d’acqua nella vasca.
Tikki posò il suo cesto, denudandosi velocemente e immergendosi nell’acqua calda con un gemito di piacere; liberò i lunghi capelli e nuotò sotto acqua per alcune bracciate, giungendo fino al centro della piscina; si issò su, asciugandosi il volto con le mani e si voltò verso l’entrata del bagno, rimanendo a bocca aperta: «Cosa stai facendo?» esclamò, osservando la figura di Plagg che, piegata in due e senza tunica, si stava togliendo le braghe.
«Il bagno?» domandò il ragazzo, togliendosi i pantaloni di stoffa scura e gettandoli sul pavimento, mostrandosi fiero in tutta la sua nudità.
Tikki strillò, voltandosi e portandosi le mani al seno, cercando di coprirlo, mentre il rumore di qualcuno che s’immergeva le arrivò alle orecchie; rimase ferma nel suo punto, finché non sentì un paio di mani afferrarle i fianchi e labbra sfiorarle la pelle della schiena, risalendo lungo la colonna vertebrale: «Plagg…» gemette la ragazza, mentre il giovane continuava la sua lenta ascesa, spostandole i capelli su una spalla e lambendole il collo.
«Sono qui.»
«Lo so che sei qui.» sbottò la ragazza, voltandosi e fissandolo negli occhi: «E sei pregato di andartene.»
Plagg sorrise, imprigionandola fra le sue braccia e chinando la testa, sfiorandole le labbra con le proprie: «Andarmene?» bisbigliò contro la bocca della ragazza, stringendola maggiormente contro di sé e approfondendo il bacio, sentendola gemere contro le sue labbra. Tikki lo colpì al petto con il piccolo pugno, mentre lui la faceva indietreggiare fino al bordo della vasca e si aggrappò a essa: la stessa mano che lo aveva picchiato poco prima, adesso risaliva lungo la sua spalla fino al collo, allacciandosi all’altra e permettendo alla ragazza di stringersi maggiormente a lui: «Tikki…» bisbigliò, lasciandole la bocca e scivolando con le labbra lungo la mascella della giovane e poi lungo la gola, leccando e mordicchiando.
«Plagg, non…»
«Sì, invece.»
«Io non…» Tikki non concluse la frase, stringendosi maggiormente a lui e sospirando di piacere, chinando la testa e permettendogli più libero accesso alla pelle delicata del collo.
«Sei così bella, Tikki.» mormorò, passandole le mani sotto i glutei e, alzandola di peso, sorrise sentendo le gambe della giovane avvolgersi attorno alla sua vita: «Così…»
Si fermò, ascoltando il boato profondo proveniente da lontano, anticipatore dell’ennesima scossa della terra: Tikki si destò come da un sogno, aggrappandosi al bordo della vasca e tenendo lo sguardo su Plagg, che si era chinato sopra di lei in modo da proteggerla con il suo corpo: «Plagg…»
«E’ l’ennesima scossa.»
«Ma…»
«Passerà presto.» dichiarò il giovane, spostando lo sguardo verso la piscina e osservando alcuni calcinacci, cadere in acqua: «Questo posto non è sicuro.» decretò, scivolando lungo il bordo della vasca con Tikki, protetta nel suo abbraccio; faticosamente e lentamente, arrivarono alle scale e le salirono, recuperando le loro vesti e uscendo fuori dall’edificio, proprio mentre la terra smise di tremare.
Tikki sbuffò, afferrando la stoffa cremisi del suo vestito e infilandoselo velocemente, scoccando un’occhiataccia al giovane che, messosi solo le braghe, la stava fissando divertito: «Spero ti sia piaciuto lo spettacolo, perché non ne avrai altri.»
«Disse quella che stava per cedere poco fa.»
«Io non…»
«Tikki, ammettilo: se non fosse stato per la terra che ha iniziato a tremare, ti saresti data a me.»
«Nei tuoi sogni.» dichiarò la ragazza, fissandolo battagliera; Plagg ridacchiò, chinandosi e  rubandole un bacio, tornando poi a vestirsi: «Per i sette dei, spero che tu…»
«Che cosa speri per il tuo futuro marito, Tikki?»
«Tante cose.»
«E sono certo che nessuna di queste mi piaccia.» decretò il ragazzo, infilandosi la tunica nera e passandosi le mani fra le ciocche nere, che gli arrivavano fino alle spalle: «Sinceramente non capisco perché tu sia tanto contraria al nostro matrimonio. Dai, non puoi dire che ti è andata così male, come a Mikko per esempio.»
«Forse sono contraria per il semplice fatto che tu riesci a infilarti in ogni letto disponibile?»
«Fammi entrare nel tuo e ti giuro, sui sette dei, che ti sarò fedele per tutta la mia vita.»
«Disse quello che ha costretto il Gran Sacerdote della Farfalla a trovarsi delle nuove vergini.»
«Te lo ripeto, Tikki: concediti a me e sarai l’unica donna con cui mi unirò.» dichiarò serio Plagg, studiandola con lo sguardo verde: «Ma immagino che non ci sia solo questo…»
Tikki alzò la testa, fissandolo seria in volto: «Ti sarebbe andata bene chiunque della mia famiglia: Lirra o io era indifferente, vero? L’importante è che fosse qualcuno legato al Culto della Coccinella; purtroppo però la bella, perfetta e docile Lirra è destinata a diventare Gran Sacerdotessa e così sei stato costretto a ripiegare su di me.»
«E questa dove l’hai sentita?»
«E’ quello che dicono.» dichiarò la ragazza, afferrando il cesto con i suoi abiti e scuotendo il capo: «E in effetti perché non dovrebbe essere così?»
«Peccato che non sia così. E la gente dovrebbe smettere di chiacchierare.» ringhiò Plagg, afferrandola per un polso e costringendola a guardarlo: «E’ per questo che non vuoi assolutamente legarti a me? Per quello che dicono…»
«Perché non sei fedele e perché sono semplice lo…»
«Sai, quando ho accettato questo matrimonio l’ho fatto a una sola condizione, ovvero che mia moglie saresti dovuta essere tu.» dichiarò Plagg, lasciandola andare con un gesto stizzito e scuotendo il capo: «Lo ammetto, non sono un tipo altamente raccomandabile come marito, ma non è che tu mi abbia lasciato qualche possibilità: hai iniziato a ringhiarmi contro da quando è stato stipulato il fidanzamento.»
«Non è…»
«E per quanto riguarda Lirra, sinceramente preferirei farmi monaco come Wayzz piuttosto che sposare una che ha un palo…»
«Plagg!»
«Cosa c’è? E’ vero che si comporta come una che…»
«Plagg! E’ mia sorella maggiore!»
«Sì, ed io ho il bisogno di dire ad alta voce che la futura Gran Sacerdotessa della Coccinella è una che ha un palo infilato su…»
Tikki lasciò andare il cesto, posando entrambe le mani sulla bocca del giovane che, con lo sguardo sorridente, la fissava: «Ho capito. Ho capito.» mormorò, abbassando le dita e osservando la bocca piegata in un sorriso.
«…infilato su per il deretano.» concluse velocemente il ragazzo, ridendo allegro e scuotendo il capo: «Ce l’ho fatta.»
«Non ci credo che l’hai detto…» sospirò la ragazza, scuotendo la testa e fissandolo sconvolta: «Ti rendi conto di chi è mia sorella?»
«Non è ancora Gran Sacerdotessa.» Plagg liquidò la questione con un cenno della mano, recuperando il cesto della giovane: «Adesso, spero tu abbia capito che voglio solo te.» dichiarò, osservandola e notando lo sguardo diffidente che Tikki aveva: «Cosa devo fare per fartelo capire? Vuoi che stia un periodo in castità? Lo farò. Vuoi…» il ragazzo si fermò, osservando un punto in lontananza e aggrottando le sopracciglia: «Da quella parte c’è Routo.»
«Cosa?» domandò Tikki, voltandosi e osservando anche lei l’orizzonte: una colonna di luce si levava alta, rischiarando il cielo notturno e attirando a sé le nuvole, che creavano cerchi concentrici attorno al pilastro luminoso: «Cos’è?» domandò la ragazza, voltandosi verso il compagno e notandolo scuotere il capo.
«Non lo so.»


Wayzz osservò la colonna luminosa, picchiando il pugno contro l’imbotte di legno della finestra: Routo ce l’aveva fatta. Ignorando gli avvertimenti del passato aveva utilizzato il potere più pericoloso di tutti e ora…
Ora li avrebbero annientati.
Daitya non sarebbe più esistita, se Routo avesse rivolto le sue mire espansionistiche verso di loro.
Qualcuno bussò alla sua porta e immediatamente il giovane andò ad aprire, incontrando lo sguardo impaurito di un servitore: «Il Gran Sacerdote vuole vederla, signore.» dichiarò questi, chinandosi lievemente e andandosene, dopo il cenno affermativo di Wayzz.
Il giovane si voltò verso la finestra, osservando la colonna di luce e scuotendo la testa: «Che i sette dei ci proteggano.» mormorò, socchiudendo gli occhi e chiudendo la porta della sua stanza; marciò spedito lungo i corridoi del Tempio della Tartaruga, arrivando fino alla stanza del Gran Sacerdote e, senza tante cerimonie, entrò: «Cosa sta succedendo?» chiese, senza tanti preamboli, posando lo sguardo sul suo mentore.
Gyrro, Gran Sacerdote della Tartaruga, era seduto al tavolo, studiando assorto alcune carte: «Routo ha attivato il Quantum.» dichiarò spiccio, alzando la testa e incontrando lo sguardo dorato del giovane: «E tu sai cosa significa questo.»
«Distruzione. Catastrofe. Cataclisma.» snocciolò Wayzz, scuotendo il capo e passandosi una mano fra i capelli castani: «Cosa faccio? Se Routo…»
«Non se, ma quando. Wayzz.» mormorò Gyrro, alzandosi faticosamente dalla sedia e lasciando cadere una pergamena sul tavolo: «Dal resoconto delle nostre spie, Routo ha intenzione di espandere il suo potere, la sua terra e quale sarà il primo punto dove guarderà?»
«Daitya.»
«E noi siamo troppo deboli contro la potenza bellica di Routo.»
«Cosa possiamo fare, maestro?»
Gyrro scosse il capo, inspirando profondamente: «Ci sarebbe un modo per fermarlo, ma richiede un sacrificio troppo grande.» mormorò l’uomo, massaggiandosi il mento: «Domani convocherò una riunione con tutti i Gran Sacerdoti e vedremo il da farsi. Se siamo fortunati, magari Routo si volgerà prima verso le terre di Aztlàn.»
«Arridiamo della sfortuna altrui, maestro?»
«Sì. Se ciò ci permette di vivere ancora un po’, sì.»
«Cosa volete che faccia?»
«Io spero che questa possibilità non venga mai usata, ma voglio che tu trovi una persona, per ognuna delle sette tribù, che si dichiari volontaria a donare la sua vita per un bene maggiore.»
«Ma cosa…»
«Questo è ciò che ti chiedo Wayzz.»
Il ragazzo annuì, socchiudendo gli occhi: «Devo trovare sei persone, ognuna per ogni tribù, che si dichiari volontaria a donare la sua vita per un bene maggiore. D’accordo.»
«Sette, Wayzz. Mi sembra di averti insegnato a contare.»
«Sei, maestro. Per la tribù della Tartaruga sarò io stesso il candidato.»
Gyrro lo fissò, annuendo e posandogli una mano sulla spalla: «Sei un ragazzo incredibilmente coraggioso e coscienzioso, Wayzz. Ho scelto bene il mio successore.»
«Grazie, maestro.»

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Titolo: Tikki, la prima portatrice
Personaggi: Plagg, Tikki, altri
Genere: azione, romantico, sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 1.736 (Fidipù)
Note: Interessante come, rileggendo il capitolo, ho notato l'impronta molto alla Hunger Games che ho dato: devo ammettere che, mentre scrivevo, non ci avevo fatto più di tanto caso. Comunque, salve ed eccomi qua con il capitolo numero 4 e...beh, spero si inizi a capire come sono stati scelti i futuri kwami.
Detto questo, al solito vi lascio i consueti ringraziamenti (Sì, non avendo informazioni random da dire, queste note sono veramente ridotte): grazie a chi legge in silenzio, grazie a chi commenta (qui e su FB), grazie a chi inserisce questa storia in una delle sue liste.
A tutti voi, grazie.



Tikki osservò sua sorella prepararsi velocemente, come faceva ogni giorno da quando la notte era stata illuminata dalla colonna di luce, e uscire altrettanto frettolosamente di casa: doveva essere successo qualcosa di molto grave, visto il comportamento della sorella e la carica che ricopriva; con un sospiro, la ragazza radunò i piatti del primo pasto, posandoli nel cesto e andando poi alla ricerca di altri utensili da lavare a giro per la casa.
Una volta finito il giro, prese la cesta e fece per uscire di casa, ritrovandosi qualcosa di nero nell’abitazione: «Nascondimi.» decretò Plagg, fissandola serio per un secondo e poi, facendo vagare lo sguardo per la stanza, scivolò dietro una tenda, eclissandosi.
Tikki rimase basita, scuotendo il capo e, affacciandosi dalla porta della sua casa, osservò alcune guardie marciare spedite lungo la strada e superare la sua abitazione: «Cos’hai fatto?»
«Niente.» dichiarò il giovane dall’altro lato della tenda, facendo sbuffare Tikki che, posata con forza la cesta per terra, andò fino al nascondiglio e tirò la pesante stoffa: «Tikki!»
«Hanno superato casa mia.» dichiarò spiccia la ragazza, fissandolo male: «Cos’hai fatto?»
«Assolutamente niente.»
«Plagg.»
«Davvero.» dichiarò il giovane, alzando le mani a mo’ di difesa e fissandola negli occhi: «Più o meno. Ti ricordi il calice dell’altro giorno? Bene, ieri notte sono andato a riportarlo al tempio…»
«Ieri notte? Ma l’hai rubato da quasi una settimana!»
«Vooxi l’aveva rubato a me. E comunque era prendere in prestito!» precisò il moro, guardandosi attorno e afferrando una mela da una zuppiera: «In ogni caso, ieri sera l’ho riportato e, a quanto pare, quelli della tribù della Volpe non sono molto accomodanti quando qualcuno gli riporta delle loro proprietà.»
«Plagg…»
Il moro sorrise, rigirandosi il frutto fra le mani e chinandosi, sfiorando le labbra della giovane con le sue: «Che ho fatto?» domandò poi, di fronte allo sguardo iracondo della rossa.
«Mi hai baciata.»
«Sono cose normali fra fidanzati.» dichiarò prontamente Plagg, addentando il frutto e masticando velocemente: «Oltretutto non mi sembra che ti sei lamentata l’altra sera nella foresta; o la sera prima sulla spiaggia o…»
«Non ricordarmi i miei errori, d’accordo?» mormorò la ragazza, tornando indietro e chinandosi per prendere la cesta, velocemente superata dal giovane che, afferrato il peso, la guardò sorridente: «Non vieni con me.»
«Mi sembra un bel carico da portare.» dichiarò Plagg, provando il peso della cesta: «E dal contenuto, direi, che sei diretta alla vasca pubblica, giusto?»
«Ma non hai nessun guaio in cui cacciarti oggi?»
«No, spiacente.» dichiarò allegro il giovane, uscendo dall’abitazione e aspettandola, iniziando a canticchiare una ballata di un giovane innamorato che cercava di farsi notare dalla sua bella; Tikki sospirò, scuotendo la testa e lo seguì, socchiudendo gli occhi alla luce del sole: «Mentre venivo qua – o meglio, scappavo – ho intravisto tua sorella. Era parecchio agitata.»
«Da quando c’è stato quello strano fenomeno a Routo è sempre agitata.» spiegò Tikki, voltandosi verso Plagg e incontrando lo sguardo verde: «Spero non sia niente di grave.»
«Ogni cosa che viene da Routo è grave.» sentenziò serio il giovane, scuotendo il capo e facendo ondeggiare le ciocche scure: «A quelli non importa molto degli antichi insegnamenti e pensano solo ad accrescere il loro potere.»
«Spero non ci sia una guerra.»
«E’ come sperare che il sole non sorga, Tikki.» dichiarò Plagg, storcendo il naso e portandosi indietro alcune ciocche: «Dovrei tagliarli. Iniziano a essere fastidiosi.»
«Ah sì?» domandò la ragazza, allungando una mano e prendendo fra le dita una ciocca scura, carezzandola lieve: «Secondo me, ti stanno bene così, completano perfettamente il tuo essere senza regole e assolutamente disturbante per il prossimo.»
«Ti piacciono così lunghi?» le chiese Plagg, tirando lieve una ciocca di capelli, che gli sfiorava le spalle: «Avrei pensato che eri più un tipo da un taglio corto e pulito, come quello del successore della Tartaruga.»
«In effetti sì, ma tu non saresti il tipo.» mormorò Tikki, sorridendogli e iniziando a camminare al suo fianco in silenzio, arrivando velocemente alla vasca pubblica: Plagg posò il cesto per terra, iniziando a passare gli utensili e le stoviglie alla giovane, che li lavò alacremente, iniziando a creare una pila con quelli puliti.
«Ahia.» mormorò Plagg, indicando con un cenno del capo due guardie che stavano avanzando verso di loro: «Ricorda, io sono stato con te tutta la notte.»
«Nei tuoi sogni.» dichiarò la ragazza, alzando la testa e sorridendo ai due militari: «Buongiorno e buona giornata.»
«Non avete sentito il richiamo?» domandò una delle due guardie, fissandoli straniti: «I sette Gran Sacerdoti hanno convocato tutta la popolazione alla piazza del Tempio.»


Mikko sedette con la schiena eretta, osservando la folla che riempiva la piazza: come promessa del Gran Sacerdote dell’Ape aveva una posizione elevata rispetto ai comuni cittadini; scoccò un’occhiata a sinistra, osservando Flaffy parlare con Nooro e poi, poco più lontano, il suo promesso che le sorrideva calorosamente.
Mikko cercò di abbozzare un sorriso, che subito si spense quando Abba, il Gran Sacerdote dell’Ape, si voltò verso la popolazione: «Dovresti dirlo che non vuoi sposarlo.» mormorò la voce seria di Wayzz, facendola sussultare: la ragazza alzò lo sguardo, incontrando il serio allievo del Gran Sacerdote della Tartaruga.
«E’ il promesso scelto dai miei genitori.» dichiarò Mikko, osservando il giovane sedersi accanto a lei: «Non posso deluderli, anche se…» Si fermò, scuotendo la testa e abbozzando un sorriso: «E tu, Wayzz? Sposerai di buon grado la solitudine del tuo ruolo?»
«Siamo figli delle nostre tribù.» dichiarò il giovane, sorridendo: «Nella tribù dell’Ape, il Gran Sacerdote sposa una giovane scelta dai suoi genitori; nella tribù della Tartaruga, la stessa carica è accompagnata dalla vita monastica.»
«In vero, siete l’unica tribù che ha abbracciato quello stile di vita per i suoi Sacerdoti.»
«All’inizio anche la nostra tribù accettava il matrimonio per il suo Sacerdote, ma poi hanno modificato quest’usanza poiché doveva trattarsi di un uomo senza desideri terreni…»
Mikko annuì, tornando a osservare davanti a sé e sospirò: «Wayzz? Se ti faccio una domanda, sarai sincero con me?»
«Sì.»
«Quanto è grave la situazione?»
«Molto.»
«Scoppierà una guerra?»
«E’ probabile.» mormorò il giovane, passandosi una mano fra i capelli castani, inspirando e poi lasciando andare l’aria: «Gyrro mi ha chiesto di trovare un rappresentante di ogni tribù, che si dichiari pronto a dare la sua vita per un bene maggiore. E’ questo il punto a cui siamo.»
«Hai già un volontario per la mia tribù?»
«No, non ho ancora iniziato…»
«Mi offro io.»
«Mikko, no.»
«Qualsiasi cosa mi succederà, sarà sicuramente meglio che andare in sposa a un uomo che non amo e che non mi ama. Mi hai detto tu di dire che non voglio sposarlo, no?» dichiarò la ragazza, voltandosi e prendendo una mano del giovane fra le sue: «Te lo chiedo con tutta me stessa, Wayzz, per la tribù dell’Ape accetta me.»
«Mikko…»
«Tu sarai il rappresentante della tribù della Tartaruga, vero?»
«Sì.»
«Lo immaginavo.»
«Mikko, io non…»
«Non sto chiedendo la tua opinione. Ti sto dicendo di accettarmi per la mia tribù.»


Plagg osservò le vesti colorate dei Sette Gran Sacerdoti: al centro, con la tunica verde, c’era Gyrro, il Gran Sacerdote della Tartaruga e capo in carica per quell’anno; alla sua destra Keemi, con la tunica rossa della Coccinella; Zayrr della Farfalla e Thoos, il Gran Sacerdote della Volpe, con le vesti arance. Alla sinistra di Gyrro, Plagg notò subito suo nonno Lossa, con le vesti scure del popolo del Gatto; Abba dell’Ape, in netto contrasto con l’abito giallo e, infine, Velleva del Pavone.
«Non si riuniscono mai tutti e sette.» commentò Tikki, guardandosi attorno e stringendosi a lui: «A parte quando c’è il passaggio di potere da un Gran Sacerdote all’altro.»
«Dev’essere successo qualcosa di grave.»
«Pensi centri…»
«Popolo di Daitya.» tuonò Gyrro, allungando le mani davanti a sé e portando così il silenzio nella piazza antistante il tempio dei Sette Dei: «Tutti voi avete visto la colonna di luce che ha illuminato la notte, giorni or sono. Era qualcosa che tutti temevamo, ma che speravamo non sarebbe mai successa: il monito dell’antico impero non è stato ascoltato da Routo e quell’antica maledizione è stata usata nuovamente. Presto ci sarà una guerra fra Routo e Daitya. Una guerra che, allo stato attuale delle cose, perderemmo.» Gyrro si fermò, abbassando le mani e attendendo che le parole dette afferrassero la mente di tutti; un lieve bisbigliare iniziò a serpeggiare nella folla, finché il Gran Sacerdote prese nuovamente parola: «Assieme agli altri Gran Sacerdoti abbiamo attuato un piano: un’antica pratica ci è stata tramandata dall’Impero perduto, qualcosa da usare solo in caso di pericolo e, mai come ora, abbiamo attraversato un momento buio nella nostra storia. Per questo, per il bene di tutti, vi chiedo di guardare nei vostri cuori e di trovare il coraggio di alzarvi: uno solo per ogni tribù, una persona sola per il bene di tutti. Questo vi chiedo, popolo di Daitya: un volontario per ogni tribù!» Tikki inspirò profondamente, afferrando la mano di Plagg e stringendosi a lui: «Da domani, per sette giorni, il mio allievo Wayzz cercherà fra voi chi ha il coraggio di ergersi per il bene degli altri. Sette giorni, prima che la nostra fine arrivi.» concluse Gyrro, voltandosi verso il suo pupillo e fissandolo con orgoglio paterno.
«Wayzz della tribù della Tartaruga si offre volontario.» dichiarò il giovane allievo, alzandosi in piedi e osservando il popolo di Daitya.
«Mikko della tribù dell’Ape si offre volontaria.» lo imitò Mikko, scoccando un’occhiata ad Abba e trovandolo a bocca aperta: sorpreso e sconvolto; la ragazza socchiuse gli occhi, scuotendo la testa e tornando a fissare davanti a sé.
Aveva deciso.
Quello sarebbe stato il suo destino.
Plagg osservò tutto, portandosi una mano alla bocca e scuotendo la testa: «Qualsiasi cosa hanno in mente di fare, non penso che quei poveracci torneranno indietro.»
«Non hai intenzione di candidarti, vero?»
Il giovane si voltò, incontrando lo sguardo preoccupato di Tikki e sorrise: «Ti pare che vado a fare qualcosa da cui so che non tornerò più, proprio adesso che hai finalmente accettato il nostro fidanzamento?» le domandò, chinandosi e sfiorandole le labbra con le proprie: «Non ti lascerò, Tikki. E tu? Hai intenzione di candidarti come Mikko per sfuggire al nostro matrimonio?» La rossa scosse il capo, abbozzando un sorriso: «Bene, a quanto pare per le tribù della Coccinella e del Gatto dovranno trovare altri idioti.» dichiarò spavaldo Plagg, passandole un braccio sulle spalle e attirandola verso di sé.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Titolo: Tikki, la prima portatrice
Personaggi: Plagg, Tikki, altri
Genere: azione, romantico, sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 1.887 (Fidipù)
Note: E, con questo capitolo, siamo arrivati a metà storia: sì, questa fanfiction ha "solo" 10 capitoli (e non mi ricordo se lo avevo già detto). Detto questo, spero che qualcuno colga un certo riferimento all'interno del capitolo e...
Beh, niente. Dato che sto letteralmente dormendo in piedi, passo subito ai ringraziamenti senza perdermi in chiacchiere senza senso (e posso arrivare a dire cose veramente assurde, se mi ci metto).
Grazie a tutti voi che leggete silenziosamente questa mia storia, grazie a voi che commentate qui e su FB, grazie a chi inserisce questa storia in una delle sue liste.
Grazie a tutti voi!



Mikko sospirò, scendendo le scale dell’abitazione e ascoltando la voce singhiozzante della madre mentre mormorava qualcosa al loro ospite; con passo pesante fece gli ultimi scalini ed entrò nella sala ove la sua famiglia era solita riunirsi per mangiare, posando lo sguardo sul suo promesso e, poi, sulla donna con lui: «Mikko…» mormorò Abba, alzandosi in piedi e fissandola negli occhi.
La madre di Mikko seguì lo sguardo dell’uomo, stringendo poi la veste gialla del Gran Sacerdote: «Falla ragionare, Abba. Falle capire lo sbaglio che ha fatto.»
L’uomo le sorrise, liberando delicatamente la stoffa dalla stretta: «Ci penso io, Gaama.» le mormorò, scortandola fuori dalla stanza e osservandola, mentre raggiungeva il marito e i figli più piccoli.
«Io…»
«Se volevi essere libera da questo legame, Mikko. Avevi solo da chiedermelo…» mormorò Abba, voltandosi verso di lei e fissandola: «Avrei rotto la promessa di matrimonio.»
«Mi dispiace, ma…»
«Hai una minima idea di ciò in cui ti sei infilata?» le domandò Abba, scuotendo il capo e sedendosi al tavolo, prendendosi la testa fra le mani: «Non sarete soldati o diplomatici che andranno in terra di Routo, coloro che si sono offerti saranno cambiati in profondo e…»
«Lo so. Wayzz mi ha accennato qualcosa.»
«Wayzz?»
«L’allievo di Gyrro.»
«Lo fai per lui, Mikko?» le domandò Abba, alzando la testa e fissandola nuovamente negli occhi: «Per caso sei innamorata di lui?»
«Cosa? No!» esclamò la ragazza, sedendosi anche lei e prendendo le mani del Gran Sacerdote fra le sue: «Io avevo accettato il nostro matrimonio, ma mentre Wayzz mi ha parlato del piano di Gyrro, di questi volontari che gli servivano, ho sentito qualcosa scattare dentro di me e…»
«E hai trovato il modo di sfuggire a un matrimonio che non volevi.»
«Sì, anche questo. Ma quando mi sono alzata e ho dichiarato di offrirmi come volontaria, ho sentito qualcosa dentro di me…» mormorò la ragazza, portandosi una mano al cuore: «Ed io…»
Abba annuì, sorridendole dolcemente e allungando una mano, scostandole un ciuffo di capelli biondi: «Saresti stata una moglie meravigliosa.» mormorò, sospirando e portandosi una mano alla veste, tirando fuori un piccolo involucro: «Questo avrei voluto regalartelo il giorno del nostro matrimonio.» Mikko annuì, aprendo i lembi della stoffa e osservando il pettinino in osso: «E’ un’ape. In onore della nostra dea.»
«Io…»
«Non devi dire niente, Mikko.»
«Io lo terrò con cura.» mormorò la ragazza, abbozzando un sorriso: «Che la Dea Ape ti doni una moglie che ti meriti e ti ami, Abba.»
«L’unica moglie che avrei voluto è seduta davanti a me.» dichiarò l’uomo, alzandosi in piedi: «Ma non posso mettermi contro il volere della nostra Dea, sono certa che è stata lei a chiamarti e, come Gran Sacerdote, ti renderò sempre onore, Mikko dell’Ape.»


Wayzz si massaggiò il setto nasale, osservando il ragazzo davanti a lui: «Flaffy…» iniziò, inspirando profondamente e raccogliendo tutta la pazienza che aveva: «Ti ho già detto di no. Sei troppo giovane e non voglio che tua zia…»
«Ignora mia zia! Io voglio essere il volontario per la mia tribù!» esclamò il giovane, balzando in piedi e agitando una mano come se tenesse una spada e stesse affrontando dei nemici: «Lo sento! E’ così che inizierà il mio viaggio di avventuriero!»
«Cosa?»
«Sì! Come nella novella che ha raccontato il cantastorie l’altra sera alla taverna! Sai quella dove ci sta questo tizio che parte per una guerra e poi inizia un viaggio lunghissimo, nel mentre la moglie…»
«Mi stai dicendo che vuoi offrirti come volontario per questo?»
«Sì.»
«Flaffy, torna a casa.» dichiarò Wayzz, alzandosi in piedi e afferrando il giovane per le spalle, trascinandolo verso la porta.
«Wayzz, andiamo! Non hai volontari per la mia tribù…»
«Vai a casa, Flaffy!»


Nooroo inspirò il profumo delicato dei fiori, cercando di ignorare la madre che si muoveva agitata per la stanza: «Sono certa che Gyrro ha convinto Wayzz a fare quella mossa.» decretò Zayrr, fermandosi in mezzo alla stanza e scuotendo la testa bionda: «Di certo ha fatto così, in questo modo il popolo chiederà che anche il prossimo anno venga assegnato a lui il comando…»
«Madre, sapete bene com’è fatto Wayzz. Sicuramente ha capito che era il suo dovere…» mormorò Nooroo, osservando la donna alzare lo sguardo verso di lui e fissarlo con interesse: «Oltretutto, non si può impedire il cambio di potere. E’ contro la legge dei Sette Dei.»
«Nooroo.»
«Sì, madre?»
«Tu sarai il candidato della nostra tribù.»
Il giovane aprì la bocca, allungando una mano verso la donna e sbattendo le palpebre: «Madre, ma…»
«Se Gyrro è capace di sacrificare il suo allievo adorato, io posso farlo con mio figlio.» continuò Zayrr, sorridendo al figlio e posando le mani sulle spalle del giovane: «Lo farai per me, vero? Vero, Nooroo? Diventerai il volontario della Farfalla. Farai contenta la tua mamma, sì?»
«Madre…»
«Nooroo, la mamma potrebbe arrabbiarsi se non farai come ti dirà.»
Il ragazzo aprì la bocca, sentendo un peso gravargli sul cuore: cosa poteva dire? Non ci sarebbe stata nessuna parola che le avrebbe fatto cambiare idea e, se così aveva deciso, così sarebbe dovuta andare: «Sì, madre.» mormorò, chinando il capo e sentendosi schiacciare dal peso di quella decisione.


«Ho saputo che Flaffy è venuto anche oggi.» decretò Gyrro, entrando nello studio del suo allievo e osservando il giovane: «Ho appena ricevuto una missiva da Zayrr: era felice di informarmi che suo figlio si è offerto come volontario per la tribù della Farfalla.»
«Nooroo?»
«Sì.» dichiarò l’uomo, scostando una sedia dal tavolino e accomodandosi: «Mi chiedo di chi sia questa decisione: se di quel povero ragazzo, sottomesso alla madre, o di Zayrr che cerca di promuovere la sua immagine con il popolo di Daitya? Cosa c’è di più toccante di una madre che sacrifica il proprio figlio per il bene maggiore?»
«Maestro…»
«Alle volte mi chiedo se tutto quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo adesso, non sia una maledizione per l’arroganza dei nostri antenati.» mormorò Gyrro, battendo poi una mano sul ginocchio e sorridendo al giovane: «Purtroppo, non so se ci saremo entrambi per il tuo prossimo compleanno e, quindi, ho pensato di darti il mio regalo adesso.» dichiarò, posando sul tavolo un bracciale di corda con una pietra verde, dalla forma imprecisata, al centro: «Ho provato a intagliare una tartaruga, ma…»
«Voi siete negato con i lavori manuali, maestro.» dichiarò Wayzz, prendendo il monile e sfiorandolo con i polpastrelli: «Grazie, maestro. E’ un regalo bellissimo.»


Tikki si strinse nello scialle, osservando la luna piena che dominava il cielo notturno: «Perché ho accettato?» borbottò fra sé, tirando su la gonna e marciando spedita per il sentiero sconnesso, fermandosi poi quando stava quasi per cadere per colpa di una radice: «Sono un’idiota. Potevo rimanere in casa e…»
«E perderti questo spettacolo?» domandò la voce divertita di Plagg, mentre il ragazzo sbucava dalle ombre del sentiero, con lo sguardo fisso su di lei: «Anche se tu sei una commedia molto interessante. Quante volte sei quasi caduta?»
«Da quanto mi spii?»
«Da un po’.» dichiarò il giovane, prendendole la mano e attirandola verso di sé: «Siamo soli, Tikki.»
La ragazza sbuffò, tirando via la mano da quelle del ragazzo e superandolo: «Cosa volevi dirmi?» domandò, continuando la sua passeggiata fra le ombre del sentiero che portava al lago.
Plagg rise ad alta voce, raggiungendola velocemente e camminando al suo fianco: «Ogni tanto mi ricordi alcune gattine che vengono al tempio: prima si strusciano contro le gambe e miagolano, quasi in cerca di coccole, ma come ti chini per carezzarle scappano via oppure, nel peggiore dei casi, soffiano e allungano una zampa per graffiarti.»
«Ti ricordo un gatto?»
«Una micetta sì.» dichiarò Plagg, parandosi davanti a lei e prendendole una mano fra le sue portandosela alle labbra e baciando riverente le nocche: «Una micetta che ha il fuoco dentro di sé e sarebbe capace di bruciare tutto ciò che ha intorno.»
«Dovrebbe essere un complimento?»
«Mi piace il fuoco.» sentenziò il giovane, facendo scivolare lo sguardo verde sulla luna: «Ricorda una forma di formaggio, non è vero?»
«Plagg, perché mi hai fatto venire qua fuori?» domandò la ragazza, osservando le labbra del suo compagno piegarsi in un sorriso che prometteva qualcosa di incredibilmente seducente e pericoloso.


Vooxi gettò giù il liquore che aveva ordinato, ascoltando distratto le chiacchiere nella taverna, quasi tutte incentrate su chi si sarebbe offerto come volontario della tribù della Volpe.
Non erano persone coraggiose, loro.
Anzi, quasi certamente quel posto sarebbe rimasto vacante e tanti saluti al piano del Gran Sacerdote Gyrro.
«Un’altra.» dichiarò il ragazzo, facendo un cenno all’oste e alzando il boccale.
Già. Chi si sarebbe candidato per la sua tribù? A chi sarebbe dovuto essere riconoscente per la salvezza dei suoi fratellini e di sua madre?


Tikki gemette contro le labbra del ragazzo, sentendo le mani, che la carezzavano sotto la stoffa della sua veste: «Plagg no.» mormorò, afferrandolo per i polsi e impedendogli di continuare l’esplorazione; lo fissò, allontanandosi di qualche passo e notando immediatamente come lo sguardo verde divenne serio: «Io…»
«Qui e ora.» dichiarò dopo qualche momento il giovane, fissandola negli occhi: «Sotto questa luna, che mi è testimone, io mi dichiaro tuo marito e tuo compagno. La mia casa sarà la tua casa, il mio letto sarà il tuo letto. Offrendoti onore, fedeltà e rispetto, io ti sposo.» recitò, mentre Tikki rimaneva immobile e con il cuore che le batteva furioso nel petto: «Tikki, so che non è valido, come davanti alle statue dei Sette Dei, ma…»
«Qui e ora.» recitò titubante la ragazza, buttando giù la saliva e socchiudendo gli occhi: «Sotto questa luna che mi è testimone, io mi dichiaro tua moglie e tua compagna. La tua casa sarà la mia casa, il tuo letto sarà il mio letto. Offrendoti devozione, fedeltà e rispetto, io ti sposo.»
«Tikki…» mormorò Plagg, facendo un passo verso di lei ma bloccandosi subito quando sentì la terra tremare; Tikki lanciò un urlo, gettandosi fra le braccia del giovane e stringendosi forte a lui, finché il terreno non smise di oscillare: «Giuro…» ringhiò Plagg, posandole le labbra sulla tempia e trattenendola nel suo abbraccio: «Sarei tentato di offrirmi come volontario per la mia tribù solo per fargliela pagare di ogni volta che c’interrompono.»
«Dici che è colpa di Routo? Voglio dire tutti questi terremoti…»
«Mio nonno mi ha narrato la storia dell’Antico impero e, da quel che ho capito, questa forza, quest’energia che a Routo stanno usando, è qualcosa legato alla terra. Usarla non è un bene.»
Tikki annuì, stringendosi alla stoffa scura della tunica di Plagg: «Qualcuno si è offerto nella tua tribù?»
«Ancora no. Ma sai come siamo noi della tribù del Gatto, ci svegliamo sempre all’ultimo momento.» le spiegò Plagg, catturandole una ciocca di capelli e giocherellandoci: «E nella tua tribù?»
«Mia sorella vorrebbe offrirsi come volontaria, ma i miei genitori non vogliono.»
«Capisco. Nessun altro?»
«Per ora no.»
«Non è una decisione da prendere a cuor leggero.» dichiarò Plagg, scostandola da sé e sorridendole: «Ti riaccompagno a casa, mia promessa. Per stasera hai avuto troppe emozioni, non vorrei che mi svenissi fra le braccia.»
«Per far sì che tu possa farei i tuoi comodi con me? Tranquillo, non sverrò mai.»
«Quando noi due faremo certe attività, consone a marito e moglie – e lo faremo, mia dolce e piccola Tikki –, sarai ben sveglia e consenziente.»


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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Titolo: Tikki, la prima portatrice
Personaggi: Plagg, Tikki, altri
Genere: azione, romantico, sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 1.903 (Fidipù)
Note: Nuovo capitolo e sempre più la fine si avvicina, esattamente come con lo scontro di Routo....beh, che si può dire? In questo capitolo il numero di candidati aumenta e...mh. Chissà chi saranno i nuovi? Qualcuno di voi ha qualche ipotesi? Scherzi a parte, vi lascio ai soliti ringraziamenti di rito, prima che inizi a scrivere qualche cavolata epica...
Come sempre, vorrei ringraziare chiunque legga questa storia, chiunque la commenta qui sul sito e su FB. (Ce la farò a recuperare e rispondere a tutti! Ce la farò!) e chi la inserisce in una delle sue liste.
A tutti voi: Grazie!



Wayzz sospirò, osservando la lista di coloro che si erano offerti: Mikko era stata la prima, assieme a lui; Nooroo era giunto pochi giorni dopo, con il capo chino, dichiarando il suo volere di essere il volontario per la tribù della Farfalla e, alla fine, Flaffy l’aveva talmente pedinato e tormentato che aveva dovuto aggiungere anche il nome del giovane della tribù del Pavone: «E ancora nessuno per la Volpe, la Coccinella e il Gatto Nero.» commentò, gettando il foglio sul tavolo e socchiudendo gli occhi.
Quattro scelti su sette.
Non era una bella media.
Sarebbero bastate quattro persone per quello che aveva in mente di fare Gyrro?
Non conosceva il piano del maestro, ma sapeva benissimo che chi si sarebbe offerto non sarebbe più tornato indietro.
O, se fosse stato così fortunato, non sarebbe stato più lo stesso.
Aprì gli occhi, osservando nuovamente il foglio su cui aveva vergato i quattro nomi e inspirò profondamente: c’era ancora tempo, mancavano ancora due giorni e…
E cosa? Sperava davvero che qualcuno si facesse avanti?
Era davvero così ottimista? Così idiota?


«Ancora nessuna nuova, Lirra?» domandò loro padre, mentre Tikki raccoglieva le scodelle sporche e le metteva nel cesto: «Nessuno si è offerto per la nostra tribù?»
Lirra scosse il capo, facendo ondeggiare le ciocche che erano sfuggite alla pettinatura e sospirò grave: «Nessuno. La Gran Sacerdotessa Keemi sta seriamente pensando di offrire denaro alle famiglie più povere, così che offrano qualcuno…»
«Ma questo non è giusto.» decretò Tikki a voce alta, osservando sconvolta la sorella: «Questo…»
«Questo è l’unico modo che avremmo per sopravvivere, se nessuno si farà avanti.» dichiarò seccamente Lirra, sfidando la sorella con lo sguardo: «Sacrificare uno per il bene di molti. Cresci, Tikki, il mondo dove tutti hanno il lieto fine non esiste: se tu l’hai trovato con quello scavezzacollo della tribù del Gatto Nero, ciò non significa che per tutti sarà così.» dichiarò la sorella, fissandola negli occhi e sorridendo allo sguardo confuso: «Sì, ho saputo che alla fine hai ceduto alle avance di quel libertino. Dimmi, sorellina, gli hai già aperto le gambe o ci sta ancora lavorando?»
«Lirra!» tuonò il padre, battendo la mano sul tavolo e fermando il litigio fra le due ragazze: «Se vostra madre fosse ancora viva si vergognerebbe di te. Il fatto che sei l’allieva di Keemi non ti autorizza a mancare di rispetto a tua sorella, inoltre vorrei ricordarti che, secondo l’accordo con la famiglia di Lossa, saresti stata tu la sposa di Plagg.»
«Fortunatamente ho avuto la vocazione.» decretò Lirra, fissando l’altra e poi uscendo dalla casa con uno svolazzo delle vesti cremisi, lasciando soli il genitore e la sorella.
«A volte mi pento di averle dato il permesso di diventare l’allieva di Keemi.» sospirò l’uomo, sorridendo alla figlia minore: «Lascia perdere quello che dice Lirra: è solo stanca e nervosa per questa situazione che si è creata con Routo. Così come lo siamo tutti.»
«Sì, padre.»
L’uomo abbozzò un sorriso, osservandola tornare a occuparsi delle faccende: «Tu e Plagg avete trovato un punto in comune, giusto?» le domandò, sorridendole: «Quando Lirra ebbe la vocazione, Lossa venne da me chiedendomi di cambiare l’accordo e scegliendo te come sposa del suo nipote. “Plagg ha un debole per la tua figlia più piccola. Ogni volta che la vede andare al mercato, si mette alla finestra per osservarla.”, mi disse così e ciò mi convinse ad accettare.» le spiegò il genitore, mentre lei si accomodava al tavolo e ascoltava rapita: «“Lirra è una brava ragazza, ma è troppo accondiscente; Tikki saprà tenergli testa e metterlo al suo posto.”, secondo Lossa sei la moglie perfetta per Plagg e anche io sono d’accordo: vi trattate da pari, come facevo io con tua madre. Sono felice di aver accettato quella proposta.»
«Padre…»
«Tikki, sto pensando di offrirmi come volontario.»
«Cosa?» mormorò la ragazza, osservando il padre come se fosse un estraneo: «Non potete…»
«Lirra sarà Gran Sacerdotessa e presto ti sposerai con Plagg.» mormorò l’uomo, allungando una mano e carezzandola la  guancia: «Siete cresciute ed è mio dovere, come genitore, proteggere la vostra felicità. E preferisco essere io, il rappresentante della nostra tribù, piuttosto che qualcuno che è stato costretto o venduto dalla sua famiglia.»
La ragazza l’osservò alzarsi e uscire dalla porta, notando solo in quel momento le spalle curve sotto i pesi che portava; rimase ferma al tavolo, sentendo gli occhi pizzicarle per le lacrime trattenute: suo padre voleva offrirsi. L’uomo che, quando era piccola, le narrava le storie dell’Impero perduto; quello che l’aveva sempre confortata e protetta, che le aveva insegnato a leggere e scrivere, se sapeva difendersi lo doveva a lui.
Era stato l’uomo più importante della sua vita.
Era stato l’unico uomo nella sua vita, almeno fino all’arrivo di Plagg.
E presto l’avrebbe perduto.
Cresci, Tikki, il mondo dove tutti hanno il lieto fine non esiste: se tu l’hai trovato con quello scavezzacollo della tribù del Gatto Nero, ciò non significa che per tutti sarà così.
Dov’era il lieto fine che aveva detto Lirra? Dov’era? Perché lei non lo vedeva.
Oh, certo. Sarebbe stata con Plagg ma avrebbe perso suo padre.
Si portò una mano alla bocca, cercando di reprimere un singhiozzo, mentre le lacrime iniziavano a scivolare copiosamente lungo le guance: non l’avrebbe più visto, non avrebbe più sentito la sua voce, non avrebbe più scherzato o chiacchierato con lui…
La figura che era sempre stata un punto fermo nella sua vita, sarebbe presto scomparsa, senza che lei potesse far nulla per impedirlo.


Vooxi bevve il boccale di liquore tutto d’un fiato, poggiandolo sul bancone e scrollando il capo in modo da metter fine a quello strano girotondo che il mondo esterno aveva iniziato a fare: «Amico.» sentenziò Plagg, battendogli una mano sulla spalla: «Tu sai veramente come bere.»
«E tu non dovresti essere a cantare una serenata alla tua bella?» biascicò Vooxi, poggiando il capo contro il legno e alzando la mano che teneva il boccale: «Un altro giro.»
«Vooxi, dovresti smettere, sei già abbastanza alticcio.»
«Cos’è? Ora che sei un uomo quasi accasato, ti senti in dovere di dare consigli?»
«No. Ma scommetto che ubriaco come sei ti candideresti come volontario per la tua tribù.»
«Potrei farlo.»
«Cosa?»
«Se lo facessi, i miei fratellini, le mie sorelline e mia madre sarebbero al sicuro. E il Gran Sacerdote della mia tribù si occuperebbe della mia famiglia.» Vooxi alzò la testa, osservando l’oste riempirgli di nuovo il boccale: attese, finché il liquore non raggiunse l’orlo e poi lo buttò giù, nuovamente tutto d’un fiato: «Bene. Vado.»
«Dove?»
«Da Wayzz. Ho deciso: mi offro come volontario per la mia tribù.»
Plagg rimase a bocca aperta, osservando l’amico avanzare, con passo mal fermo, verso la porta e scosse il capo: ubriaco com’era, Vooxi non sarebbe arrivato a metà strada e, quasi sicuramente, si sarebbe accasciato da qualche parte, vomitando anche l’anima: «Non lo fermi?» gli domandò l’oste, recuperando il bicchiere di Vooxi: «Sicuramente domani si pentirà di quello che ha fatto, mentre era in compagnia del Signor Alcool.»
«Sicuramente lo troverò domattina al bordello della città e avrà scambiato una delle prostitute per Wayzz.» dichiarò Plagg, bevendo l’ultimo sorso del suo boccale e alzandosi, pagando la sua bevuta e quelle di Vooxi: «Mentre io ho una signorina da andare a trovare.»
«Nuova conquista, Plagg? Oppure tenti di nuovo la fortuna al Tempio della Farfalla.»
«E’ la mia futura moglie, quella che vado a trovare.»
«Ah. La giovane a cui sei promesso.»
«Già. Ha ceduto al mio fascino, finalmente.» dichiarò Plagg, facendo l’occhiolino e avviandosi verso la porta; una volta fuori rabbrividì alla fresca aria serale, facendo vagare lo sguardo sul satellite notturno che già iniziava a calare per poi spostarlo in direzione di Routo: suo nonno l’aveva informato delle notizie che giungevano dall’isola nemica.
Presto ci attaccheranno, aveva dichiarato proprio quella mattina, mentre facevano colazione assieme: secondo l’ultimo rapporto le navi sono pronte a salpare.
Una guerra.
Come avrebbe fatto a proteggere Tikki e la sua famiglia se la guerra sarebbe avvenuta proprio lì, nella pacifica Daitya?
Non è il momento di pensarci, si disse, scrollando la testa e iniziando a correre verso la casa di Tikki: magari una volta solo, avrebbe pensato a tutto ciò, ma non ora. Ora doveva pensare solo alla giovane che lo stava attendendo.


Tikki trasalì alla figura che era comparsa nello spazio della finestra della sua stanza, sorridendo poi allo sguardo divertito di Plagg: «Ti hanno mai detto che non si deve entrare nella camera di una ragazza nubile?»
«Anche se questa è promessa a me?» domandò Plagg, balzando all’interno e gettandosi sul giaciglio di Tikki, prendendola poi per un polso e facendola cadere contro di sé: «Mi sembra che in questi casi si possa entrare.»
«Lo dici tu.» sbuffò la ragazza, sistemandosi meglio accanto al compagno e rimanendo in silenzio.
Plagg piegò un braccio sotto la testa, carezzandole la schiena con l’altra mano, assaporando quella anteprima della loro vita da sposati: certo, in futuro sarebbero stati nudi l’uno contro l’altra e stanchi per certe attività notturne, ma anche così gli andava bene: «C’è qualcosa  che non va, Tikki?» domandò dopo un po’, incuriosito di fronte allo strano silenzio di lei.
Tikki si alzò, poggiando il suo peso su un gomito e, osservandolo in volto, sorrise lievemente: «No, niente.» dichiarò, allungando la mano e scostandogli dalla fronte le ciocche scure di capelli: «Perché?»
«Sei strana. Silenziosa.»
«Dovresti essere contento che la tua futura sposa non tormenti le tue orecchie.»
«Preferisco quando lo fai, perché so che sei tu.» mormorò Plagg, studiandole il volto per quanto la luce lunare glielo permettesse: Tikki sembrava stranamente tranquilla, in pace con se stessa e con il resto del mondo, una cosa molto strana per quella ragazza battagliera e focosa: «Cosa c’è che non va?»
«Niente. Davvero.»
«Tikki, non sei tu.»
Tikki sorrise, allungandosi e sfiorandogli le labbra con le proprie: «Ho solamente litigato con Lirra.» mormorò, sistemandosi nuovamente contro di lui e circondandogli la vita con le braccia: «Quando vuole sa essere veramente odiosa.»
«Tutto qui?»
«Tutto qui.»
Plagg annuì, osservando il capo fulvo che gli riposava contro il petto e allungò una mano, carezzando la guancia della ragazza con il pollice: «Qui e ora, io mi dichiaro tuo marito e tuo compagno.» recitò, osservandola alzare il volto e sorridergli.
«Qui e ora, io mi dichiaro tua moglie e tua compagna.» declamò Tikki, sorridendogli e tornando poi ad accomodarsi contro di lui: era stato un attimo, ma lui l’aveva vista. Una nota triste nello sguardo della ragazza.
La strinse a sé, baciandole il capo: «Fidati di me.» le mormorò, sentendola stringerlo maggiormente.
«Lo faccio.»
No, non lo faceva perché, altrimenti, gli avrebbe detto cosa l’angustiava.
Ma non poteva dirglielo.
«Brava, ragazza.» mormorò, abbozzando un sorriso e nascondendo la testa sotto la sabbia, come se in questo modo i problemi sparissero.


Wayzz osservò la lista di nomi, a cui si era aggiunto quello del volontario per la Tribù della Coccinella: era stata un po’ improvvisa e non si era certo aspettato che si sarebbe fatta avanti proprio quella persona, ma era rimasto impressionato.
Adesso ne mancavano solo due.
La porta del suo studio si aprì e un giovane membro della tribù della Volpe entrò con passo mal fermo, guardandosi attorno spaesato: «Beh? Dove si firma per dichiarare il suicidio?» domandò, passandosi una mano fra i capelli fulvi e sorridendo alla vista di Wayzz: «Io sono Vooxi. Il volontario della tribù della Volpe.»

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Titolo: Tikki, la prima portatrice
Personaggi: Plagg, Tikki, altri
Genere: azione, romantico, sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 1.235 (Fidipù)
Note: Salve! Eccomi qua...con un giorno di ritardo ma per Ferragosto non si lavora, quindi non si posta (Scusa più stupida non potevo trovare) e quindi ecco questo aggiornamento in ritardo: bene, capitolo 7 e sempre più vicini alla fine di questa storia. Qualcosa di interessante da dire? Mh. L'unica nota che mi viene in mente è che questo capitolo più che su Tikki è incentrato su Plagg e...no, niente. Fine. Stop. Sì, oggi mi sento di poche parole, ma perché ancora accuso le ore piccole fatte ieri! Ok, scherzi a parte passiamo ai ringraziamenti di rito e al capitolo nuovo nuovo!
Quindi, come sempre, volevo ringraziarvi per i vostri commmenti (prima o poi - più poi che prima - riuscirò a rispondervi! Lo prometto!), volevo ringraziare tutti coloro che leggono in silenzio e chi inserisce la storia in una delle sue liste.
Grazie di tutto cuore!



Gyrro osservò i nomi che Wayzz aveva vergato sulla pergamena: un piccolo spiraglio di luce nell’oscurità che, l’ultimo rapporto proveniente da Routo, aveva portato su di lui e sul regno che amministrava. Le navi erano salpate e, entro pochi giorni, sarebbero approdate sulle coste della loro isola con il loro carico di soldati pronti a combatterli e a sconfiggergli.
Ma sei persone si erano offerte e, sperava, che la settima e ultima sarebbe giunta l’indomani, quando avrebbe mostrato a tutta Daitya chi erano coloro che si ergevano a difenderla.
Andava bene chiunque: un padre di famiglia che voleva proteggere i propri cari, una madre disperata, un giovane coraggioso…
Chiunque della tribù del Gatto Nero sarebbe stato accolto a braccia aperte.


Quando era andato a casa di Tikki, quella mattina, non aveva trovato nessuno e la cosa gli era sembrata strana, soprattutto l’assenza di Tikki: da quando la madre era morta era lei che mandava avanti la casa e si preoccupava dei suoi parenti, quindi gli pareva bizzarro che la ragazza fosse uscita senza concludere tutte le faccende.
Aveva notato il bucato ancora steso e la cesta con le stoviglie da lavare.
Aveva provato a cercarla al mercato, ipotizzando che fosse andata a fare un po’ di spesa, ma nessuno l’aveva vista.
Poi tutti erano stati richiamati nella piazza davanti al Tempio: Gyrro aveva avuto i suoi sacrifici umani, pensò Plagg, incamminandosi insieme agli altri e guardando fra la folla, sperando di intravedere la capigliatura fulva di Tikki, lasciandosi guidare dagli altri fino a che non giunse nella piazza centrale.
Niente.
Tikki sembrava sparita nel nulla.
Sbuffò, alzando la testa e osservando i Sette Gran Sacerdoti già al loro posto e, vicino loro, stava in piedi la persona che si era offerta come tributo per quelli di Routo? Vittima sacrificale per un rito? Plagg, sinceramente, non sapeva a cosa portasse offrirsi come volontario e mai lo avrebbe scoperto: tutto ciò che gli importava era stare con Tikki.
Fece vagare lo sguardo verde su suo nonno: Lossa era l’unico che non aveva un volontario al suo fianco, segno che nessuno nella tribù del Gatto Nero aveva abbastanza coraggio da offrirsi per l’ignoto; accanto a Lossa sedeva Thoss, il Gran Sacerdote della Volpe, con a fianco Vooxi: quando aveva saputo che l’amico si era veramente offerto per la sua tribù non aveva saputo se ridere o piangere.
Aveva pensato che Vooxi fosse troppo ubriaco per arrivare fino a Wayzz.
Che fosse troppo ubriaco per essere veramente sicuro di quello che faceva.
Proteggerò la mia famiglia in questo modo, aveva commentato la cosa, battendogli una mano sulla spalla: E se morirò, tu dovrai dare il mio nome al tuo primogenito o alla tua primogenita.
Plagg aveva accettato, anche se ancora doveva dire a Tikki che il loro primo figlio si sarebbe chiamato Vooxi.
Ridacchiò, pensando a come l’avrebbe presa la ragazza.
Spostò lo sguardo da Vooxi alla Gran Sacerdotessa della Farfalla e al figlio: a quanto pare Nooroo era il volontario e Lossa gli aveva riferito quanto poco del ragazzo ci fosse in quella decisione; osservò velocemente gli appartenenti delle tribù dell’Ape e della Tartaruga, rimanendo basito da colui che si era offerto come volontario per la tribù del Pavone: il giovane Flaffy si muoveva agitato accanto alla zia, guardandosi attorno e sorridendo alla donna.
Povero stupido.
Scosse il capo, spostando lo sguardo sull’ultima tribù e fu solo allora che la vide: con le braccia strette attorno al corpo e i lunghi capelli rossi legati in una treccia, Tikki era immobile, accanto alla Gran Sacerdotessa Keemi, e teneva il mento alto e lo sguardo fisso davanti a sé.
Perché era lì?
Cosa stava facendo lì?
Quello era il posto…
No, non poteva averlo fatto.
Plagg fece un passo fra la folla, avvicinandosi al punto sopraelevato dove si trovavano i Gran Sacerdoti e coloro che si erano offerti.
Non Tikki.
Lei non poteva.
Aveva promesso di sposarlo.
Si erano scambiati la promessa sotto la luna piena.
Si fermò, le braccia lungo il corpo e i pugni stretti, osservandola: forse aveva sentito il suo sguardo o forse si era voltata per caso, ma gli occhi di Tikki lo incontrarono e lui vide il dolore e il dispiacere sul suo volto; la osservò fare un passo, allungare la mano nella sua direzione e aprire la bocca ma si bloccò, scuotendo la testa e tornando al suo posto.
Perché, Tikki? Perché tu?, avrebbe voluto urlare ma rimaneva immobile con lo sguardo fisso su di lei.
Gyrro prese parola, iniziando a elogiare il coraggio dei sei che si erano offerti e poi elencando i nomi: uno alla volta, i sei si spostarono davanti a Gyrro, finché il Gran Sacerdote della Tartaruga non urlò l’ultimo nome, quello di Tikki. Plagg rimase in silenzio, mentre lei si allontanava da Keemi e raggiungeva gli altri, tenendo la testa china e le spalle abbassate.
Vattene.
Lei ha fatto la sua scelta.
Ha scelto di sacrificarsi piuttosto che stare con te.
Vattene.
Vivi e divertiti, come hai sempre fatto.
Vattene.
Si voltò, socchiudendo gli occhi e dando le spalle all’unica ragazza che, forse, aveva mai amato: era finita, lo sapevo.
Lei sarebbe diventata in qualche modo una martire e lui avrebbe continuato la sua vita.
Così finiva quella storia.
«Mentre per il Gatto Nero…» iniziò Gyrro, fermandosi e osservando la folla sotto di sé e Plagg sapeva cosa stava facendo: attendeva, temporeggiava, in attesa che qualcuno di tanto stupido si facesse avanti all’ultimo, spinto dal coraggio degli altri o dalla disperazione.
Vattene.
Strinse i pugni e la mascella, tenendo la testa e non voltandosi: doveva solo mettere un piede dietro l’altro e andarsene il più lontano possibile da quel posto, possibilmente verso la prima taverna aperta vicina o…
Perché no? Tornare alle vecchie abitudini – che aveva lasciato per lei! – e introdursi nel tempio della Farfalla, seducendo qualche vergine sprovveduta.
Già. Ora poteva farlo.
Avrebbe voluto farlo, ma i suoi piedi non rispondevano.
Vivi.
«Io…» urlò, voltandosi verso il tempio e osservando tutta l’attenzione calamitarsi su di lui: «Plagg della Tribù del Gatto Nero…»
Non farlo.
Vattene.
Sei in tempo.
«…si offre come volontario.» dichiarò, alzando la testa e sfidando tutti con lo sguardo verde.
Notò Vooxi chinare la testa in segno di saluto, Wayzz sbuffò alzando lo sguardo verso il cielo e magari già pensava a quali disastri gli avrebbe combinato, il resto l’osservò più o meno incuriosito, mentre lei…
Lei aveva gli occhi sgranati e una mano alla bocca, mentre lui marciava verso di loro.
Bene, ecco l’ultimo stupido.
Complimenti, Plagg. Farai quel che farai solo perché non sai stare lontano da lei.
Poteva esserci qualcuno di più stupido di lui?
L’affiancò, osservandola e notando solo allora i segni delle lacrime e gli occhi rossi: avrebbe voluto urlare contro, dirle tutto ciò che pensava su quella sua stupida decisione, ma invece le allungò una mano.
Tikki osservò titubante le dita rivolte verso di lei, alzando poi lo sguardo e osservando nuovamente quello verde, facendo poi scivolare timidamente la sua mano in quella di Plagg.
Gyrro li osservò, annuendo con la testa: «Sette volontari. Sette come i nostri dei.» mormorò, soppesandoli con lo sguardo uno a uno: «Possano i Sette essere misericordiosi con tutti noi.»
Bene, a quanto pareva Gyrro aveva i suoi sette idioti, commentò Plagg, voltandosi in silenzio e osservando il popolo di Daitya che li acclamava: e il più idiota di tutti era lui.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Titolo: Tikki, la prima portatrice
Personaggi: Plagg, Tikki, altri
Genere: azione, romantico, sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 2.063 (Fidipù)
Note: Salve! Lo so, la scorsa settimana ho saltato un aggiornamento ma...beh, fare qualcosa nella settimana di ferragosto è praticamente impossibile: fra la connessione che fa altamente schifo per la quantità di persone che ci sono e il lavoro che ti uccide, tutto il resto viene rimandato in quella settimana. E così è stato anche per l'aggiornamento. Ma il peggio è passato - più o meno - e sono di nuovo qua a rompervi le scatole! Contenti? Bene, detto ciò, vi lascio subito al capitolo (ancora 2 e anche questa storia finirà, ahimè!) e, come sempre, voglio ringraziare tutti coloro che leggono, commentano e inseriscono le mie storie in una delle loro liste: grazie davvero, sinceramente non penso che avrei continuato così a lungo senza il vostro sostegno.
Grazie di tutto cuore!



Plagg osservò il nonno, mentre seguiva Gyrro all’interno del Tempio dei Sette e sorrise allo sguardo del parente: era molto simile a quello che gli riservava quando era piccolo e combinava qualche guaio, un misto di divertimento e voglia di strozzarlo: «Perché l’hai fatto?» gli domandò Tikki in un sussurro, camminando al suo fianco e tenendo lo sguardo sulla schiena del Gran Sacerdote della Tartaruga.
«Io almeno non l’ho fatto di nascosto.»
«Non ho avuto occasione di dirtelo.»
«Vuoi dire che in questi ultimi giorni non c’è mai stata l’opportunità di dirmi che, oh!, guarda caso ti eri offerta per la tua tribù?» le domandò, afferrandole un polso e costringendola a voltarsi verso di lui, fermandosi poco dopo le pesanti porte del luogo di culto: «Eppure sei rimasta in silenzio…»
«Io non…»
«Io non cosa, Tikki? Avevi paura di dirmelo?»
«State dando spettacolo.» dichiarò la voce profonda di Lossa, mentre si avvicinava a loro e li esortava a proseguire con un cenno della mano: Plagg bofonchiò qualcosa, raggiungendo il resto del gruppo e fermandosi accanto a Vooxi, mentre Tikki si avvicinò all’altra ragazza, che le regalò un sorriso comprensivo.
Gyrro, fermo al centro della sala con le mani congiunte dietro la schiena, e fece vagare lo sguardo su ognuno di loro: «Io voglio ringraziarvi: con il vostro coraggio salverete molte vite. Vi starete chiedendo il perché di tutto questo? E anche perché sembra che stiate per andare sul patibolo, da un momento all’altro, eh?» sorrise, socchiudendo gli occhi e voltandosi verso le sette statue che erano poste alla fine della sala: «Molto molto tempo fa, esisteva un grande impero: Daitya e Routo erano parte di questo immenso regno…» si fermò, girandosi e sorridendo ai sette giovani: «Ma penso che tutti voi conosciate la storia e il monito che l’operato dei nostri avi ci ha insegnato.»
«Sì.» mormorò Wayzz, abbassando il capo: «L’antico impero era ebbro di potere e, nella sua ricerca, utilizzò una fonte di energia primordiale che…»
«Che era talmente instabile che distrusse tutto.» bofonchiò Plagg, incrociando le braccia al petto e fissando l’altro: «Ma non in una sola volta, bensì in tre ondate note come i Tre Cataclismi, l’ultimo fu il più violento e annientò l’intero impero: Daitya e Routo sono tutto ciò che rimane di quella grande potenza.»
«Grazie Plagg.» mormorò Gyrro, sorridendo al giovane della Tribù del Gatto Nero: «E penso che tutti voi avete visto la colonna di luce che si è levata, giorni or sono, da Routo. Sapete cosa era?»
«L’energia primordiale?» azzardò Nooroo, abbozzando un sorriso: «Ma se Routo è in possesso di questa, come faremo noi a sconfiggerlo? Non abbiamo un simile potere…»
«Ed è qui che entrate in gioco voi.» dichiarò il Sacerdote della Tartaruga, sorridendo ai sette giovani: «Routo e Daitya si sono salvate dal Terzo Cataclisma, perché erano state costruite sulle fonti di quelle energie. Questa energia, nei testi antichi nota come Quantum, è stata la salvezza del nostro popolo e di quello di Routo.»
«Ma Routo ha ereditato la sete di potere dei nostri avi.» intervenne Keemi, affiancando Gyrro: «E ciò ha fatto sì che usasse la sua fonte, fino a prosciugarla.»
«E quindi adesso si è accorta della nostra esistenza e vuole la fonte di Daitya.» completò Vooxi, annuendo con la testa: «E noi? Mi aggrego a Nooroo: come faremo a sconfiggerli?»
«Quando avvenne il Terzo Cataclisma, sette persone si offrirono per proteggere Daitya e attingendo alla fonte di Quantum si unirono agli animali sacri delle nostre tribù, diventando così i nostri Sette Dei.» spiegò Gyrro, sorridendo ai ragazzi.
«Quindi anche noi ci uniremo agli animali sacri?» domandò Mikko, scuotendo la testa bionda: «Userete quest’energia, questo Quantum, e ci fonderete con delle bestie?»
«E una volta finito tutto…» iniziò Plagg, fissando Gyrro: «Cosa ci succederà? Torneremo normali oppure…»
«In vero non ho risposta a questa domanda, poiché non c’è dato sapere niente: sui testi sacri non viene riportato nulla di ciò che successe ai Sette e non so se il potere vi consumerà, portandovi a morte certa, oppure vi lascerà permettendovi di tornare alla vostra vita. Per questo ho voluto dare tempo per pensare, voglio che siate certi della vostra scelta.»
«Sarebbe stato bello sapere questo, prima di farsi belli con tutti gli altri.» bofonchiò Vooxi, grattandosi la nuca: «Ma ormai abbiamo deciso di danzare, quindi facciamolo.»
Gli altri annuirono e Gyrro sorrise, chinando la testa di fronte al coraggio di quelle giovani vite: «Il rito avverrà dopodomani, fino ad allora, alloggerete qui al tempio e sentitevi liberi di chiedere tutto ciò che volete.»
«Posso avere le vergini del Tempio della Farfalla?» domandò immediatamente Vooxi, rimediando un’occhiataccia da Nooroo: «Che ho detto?»
«Posso sapere cos’avete contro il fatto che le vergini del nostro tempio rimangano vergini?» sbuffò quest’ultimo, scuotendo il capo e fissandolo male: «Prima Plagg, ora te…»
«Che posso dire? Sono delle belle fanciulle.»
«Potete avere tutto ciò che vorrete.» dichiarò Gyrro, alzando le mani: «Tranne le vergini del Tempio della Farfalla.»
«Peccato.»
Gyrro sorrise, scuotendo il capo: «E ora andate. Sentitevi liberi di girare per il tempio e per i terreni ad esso connessi.»


Tikki ispirò profondamente, fermandosi davanti la porta della stanza di Plagg: aveva trascorso tutto il giorno con Mikko, conoscendo l’ex-promessa sposa del Sacerdote dell’Ape, e instaurando con la ragazza una flebile amicizia, che le sarebbe piaciuto coltivare e far crescere.
Se ne avesse avuto il tempo…
Ed era stato grazie alla fanciulla dell’Ape se aveva trovato il coraggio di andare a bussare a quella porta: vi amate, l’ho visto nel suo sguardo quando si è offerto volontario e lo vedo ora nel tuo. Dovresti passare questo tempo che ci resta con lui e non con me.
Tikki ripensò alle parole della ragazza e picchiò il pugno contro il legno, ascoltando poi il silenzio che seguì: forse non c’era, forse era con gli altri, forse…
Un rumore da dietro la porta la strappò via dalle sue elucubrazioni e, poco dopo, Plagg aprì la porta: i capelli neri erano tirati indietro e leggermente umidi, la pelle inscurita dal sole delle braccia sembrava luccicare: «Stavi…»
«Sì, mi stavo lavando.» dichiarò seccamente il ragazzo, facendosi da parte e fissandola serio: «Cosa vuoi da me, Tikki?»
«Io…» mormorò la ragazza, voltandosi e osservandolo chiudere la porta, appoggiandosi poi contro di questa con le braccia incrociate: «Io volevo…»
«Devi dirmi qualche tua ultima decisione, per caso?»
«Avrei voluto dirtelo, ma…»
«Sì, lo so. Non hai mai trovato il momento adatto: difficile dirlo mentre ti facevo visita di notte o ti accompagnavo al mercato…»
«Dovevo farlo.»
«No, non eri tenuta.»
«Sì, invece.» sbottò la ragazza, scuotendo la testa e cercando di reprimere le lacrime: «Nessuno della mia tribù si faceva avanti e mio padre…mio padre…mio padre voleva proporsi lui stesso. Io non potevo permetterglielo, io…»
«Potevi parlarne con me.»
«Avevo paura che mi avresti fermato.»
«Sì, lo avrei fatto. Oppure no. Non hai avuto fiducia in me, Tikki.»
«Io non…»
Plagg sospirò, scuotendo il capo: «Sono stato un vero stupido a pensare di importare per te, a sperare che potessi provare qualcosa per me: tu non hai mai provato nulla o forse era qualcosa di molto blando. Stupido io a innamorarmi dell’unica donna su questa dannata isola che non mi vuole…»
«Plagg.»
«Ho compreso adesso, Tikki.»
«No.»
«No cosa, Tikki? Dimmelo: hai pensato a me, mentre andavi da Wayzz e ti proponevi per la tua tribù? O forse il tuo unico pensiero era quello di salvare tuo padre? Dimmelo.»
«Eri al centro dei miei pensieri.» mormorò Tikki, alzando lo sguardo blu scuro su di lui: «Avrei voluto correre indietro e rifugiarmi fra le tue braccia, ma non potevo farlo. Forse sono nata con questo destino perché qualcosa è scattato in me e non potevo permettere a mio padre di sacrificarsi e ho sperato che tu comprendessi. Speravo che la persona che amo da quando sono piccola mi capisse.»
«La persona che ami da quando eri piccola?»
«Io ti ho sempre amato, anche quando dovevi essere il promesso di mia sorella. Dentro di me sono stata felice, quando la scelta è ricaduta su di me e odiavo ogni ragazza con cui ti approcciavi e ti respingevo per questo.» mormorò la ragazza, stringendosi nelle braccia e voltando di lato la testa: «Tutti questi anni sono stata in balia della mia rabbia e della mia gelosia, quando bastava che tendessi la mano verso di te. E adesso che l’ho fatto, adesso che…tutto finirà.»
«Gyrro ha detto…»
«Gyrro non lo sa.» mormorò Tikki, chinando la testa: «Mi dispiace, non avrei mai voluto portarti su questo sentiero, io…»
«Forse era anche il mio destino, non credi? Mi hai tradito e deluso, eppure oggi ho dichiarato la mia volontà.» Plagg sorrise, chinando lo sguardo per terra e sorridendo: «Forse anche il nostro incontro e tutta la nostra vita era solo un sentiero per arrivare a dove siamo adesso.»
«Forse.» mormorò Tikki e alle orecchie di Plagg giunse il fruscio della stoffa; alzò la testa, osservando la veste cremisi scivolare via dal corpo e adagiarsi ai piedi della fanciulla: «Qui e ora. Io ti chiedo, mio sposo e compagno, vuoi onorare il mio corpo?» recitò Tikki, mentre le guance le si imporporavano.
Plagg si avvicinò a lei, allungando una mano e sfiorando la pelle delicata delle clavicole con il dorso della mano: «Una sola notte.» dichiarò, osservandola negli occhi: «Questo è tutto ciò che ci è stato concesso dal nostro destino.»


Flaffy osservò il medaglione, a forma di coda di pavone, che sua zia gli aveva messo fra le mani, alzando poi lo sguardo sulla donna: «Velleva, io…»
«Vorrei stare sempre con te e proteggerti.» dichiarò la donna, carezzando la testa mora del nipote e sorridendo: «Da quando i tuoi genitori sono morti, sei stato come un figlio per me e un balsamo per la mia anima ferita e ora…»
«Io…»
«Io sono orgogliosa di te, Flaffy.» dichiarò la donna, portandosi una mano alla bocca e reprimendo un singhiozzo: «E anche mia sorella, tua madre, lo sarebbe stata. Sii sempre forte e coraggioso, come i protagonisti delle storie che ami tanto.»
«Sì, zia.»


Vooxi osservò il pendente che sua madre gli aveva donato quella mattina: così la nostra famiglia sarà sempre con te, aveva dichiarato, chiudendogli la mano attorno alla coda di volpe e sorridendogli.
Lui l’aveva abbracciata, promettendole che tutto sarebbe andato bene; poi aveva salutato i suoi fratellini, facendosi promettere che si sarebbero occupati della mamma in sua assenza: aveva sorriso, quando questi avevano annuito perché sapeva benissimo che avrebbero fatto ammattire la donna.
E lui non ci sarebbe più stato.
Lui non avrebbe più potuto aiutarla nel sistemare i guai che combinavano quei demonietti.
Ma gli stava promettendo un futuro così e tanto gli bastava.


Nooroo osservò il sorriso compiaciuto della madre e poi chinò lo sguardo verso il pavimento: era felice, adesso che lui si era messo in risalto, ma poco le importava ciò che gli sarebbe capitato; alzò nuovamente la testa, osservando la spilla che le teneva lo scialle, con cui si era coperta le spalle: «Madre.» mormorò, attirando la sua attenzione su di sé: «Potrei averla?»
«Cosa?»
«La tua spilla.»
«E per cosa, Nooroo?»
«Per avere qualcosa della mia tribù, quando io…quando io…» La donna assottigliò lo sguardo, scuotendo poi il capo e armeggiando con il gioiello, slacciandolo dalla stoffa viola e mettendolo in mano al figlio: «Grazie, madre.»
«Rendimi fiera di te, Nooroo.»
«Sempre, madre.»


Tikki allungò una mano, carezzando il volto del suo amante e sorridendo: «Non mi sono mai accorta che porti gli orecchini.» bisbigliò mentre Plagg le catturava il polso e se lo portava alle labbra, leccandolo.
«Ed io non avevo mai notato che tu portavi un anello.» sentenziò il ragazzo, osservando la fascia in pietra bianca che adornava il pollice della ragazza: «Non penso di avertelo mai visto…»
«E’ stato un regalo di mio padre.» spiegò Tikki, tirando via la mano e sorridendo al gioiello: «Me l’ha dato stamattina, prima che io…»
«Ho capito.»
La ragazza sorrise, giocherellando con il gioiello e facendolo scivolare dal dito; si mise a sedere, completamente a suo agio con la sua nudità, e presa la mano destra del giovane, mettendoglielo all’indice: «Tikki…»
«Sta meglio a te che a me.»
«Ma…»
«In cambio voglio quelli.» dichiarò la ragazza, indicando gli orecchini di pietra nera.
Plagg sbuffò, scuotendo il capo e togliendosi velocemente i gioielli, mettendoli in mano alla giovane: «Contenta?»
«Sì.»

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Titolo: Tikki, la prima portatrice
Personaggi: Plagg, Tikki, altri
Genere: azione, romantico, sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 1.873 (Fidipù)
Note: E con questo siamo al penultimo capitolo di questa storia e...beh, che posso dire? Tikki, la prima Portatrice è stata un'idea improvvisa che ho scritto appena mi è arrivata e ha messo la prima pietra dell'universo che ho creato attorno a Miraculous Ladybug, ovvero il Quantum Universe (Sinceramente non so se chiedere o meno scusa ad Astruc). Ma passiamo al capitolo: al momento della stesura, il primo pensiero fu "Potevo dire di più", rileggendolo e controllandolo invece ho notato che, alla fine fine, quello che dovevo dire l'ho detto e i collegamenti che dovevano esserci ci sono. Alcuni si possono già capire, altri...beh, per altri c'è bisogno del seguito di Miraculous Heroes (che inizierà *rullo di tamburi* il primo di settembre!).E quindi...beh, vi lascio al capitolo.
Come sempre, voglio ringraziare tutti coloro che leggono e/o commentano (leggo ogni vostro commento, anche se non ho tempo di rispondere. Spero di poter riprendere a settembre, quando finalmente sarò più libera!) e/o inseriscono questa storia in una delle loro liste.
A tutti voi: grazie mille!



Tikki aprì gli occhi osservando Gyrro e sorridendogli, quando l’uomo le posò una mano sulla fronte: poteva sentire la pietra fredda sotto di sé e la nenia degli altri Sacerdoti le riempiva le orecchie; si voltò di lato, cercando di vedere il punto dove aveva lasciato Plagg ma lui non c’era più.
Era sola.
«Lasciati andare, Tikki.» le mormorò Gyrro, posandole una mano sugli occhi e forzandola a chiuderli.
La ragazza obbedì, svuotando la mente da ogni pensiero e sentendo l’energia fluire dentro di lei, come un fiume in piena.
Si sentì improvvisamente potente e forte.
Pura e selvaggia energia.
Il suo corpo non esisteva più, lei non esisteva più, mentre si perdeva nel Quantum.
Si alzò – o forse non fu così – e sentì qualcosa di simile a lei, e allo stesso tempo diverso, affiancarla: gli altri volontari.
L’energia confluiva in tutti loro e lei lo sentiva.
L’energia fuoriusciva da tutti loro e lei lo vedeva.
Cosa successe poi fu qualcosa di confuso e unico: l’energia la dominava e la rendeva forte.
Il Quantum scorreva e lei lo comandava: allungò un braccio, creando un fiume – o una fune o uno scudiscio, lei non sapeva. Lei faceva. – e lo direzionò verso Routo; poi ancora manipolò quella forza e la scagliò contro i loro nemici, sentendosi sempre più potente.
Più forte.
Poi l’obliò la colse.
Il buio affievolì la luce del Quantum e lei vi sprofondò, perdendosi nel nulla.


La distruzione avvolgeva tutto e la città dalle candide mura era immersa nella rovina più totale: le case, gli edifici, venivano spazzati via dalla forza del Quantum; la gente urlava, correndo disperata per le strade e cercando di raggiungere un luogo sicuro, un posto dove poter sopravvivere.
Ma esisteva un luogo del genere? Tutta Daitya era un’enorme trappola.
Il Quantum che, placidamente, aveva dormito sotto l’isola, adesso era eruttato con tutta la sua forza e stava distruggendo tutto ciò che incontrava; i sette giovani, che si erano offerti per salvare la loro patria, ora non erano altro che immense creature piene di potere che nella loro lotta inconscia contro Routo seminavano altra distruzione.
Gyrro non seppe come aveva fatto a salvarsi: era certo di morire all’interno del Tempio dei Sette, ma qualcosa l’aveva protetto e spinto verso il porto; qui era salito su una barca e, mentre tutto il mondo attorno a lui veniva distrutto, aveva cercato la salvezza nel mare aperto, osservando la sua patria venire annientata.
La vendetta degli dei.
Quello era il prezzo che dovevano pagare dunque?
Avevano solo cercato di proteggersi, di non morire sotto la lama di Routo, e invece…
Urla disperate giunsero alle sue orecchie mentre il popolo, che così disperatamente aveva cercato di difendere, veniva spazzato via: una donna corse lungo la spiaggia e Gyrro, usando i remi, cercò di direzionare la barca verso di lei.
Qualcuno.
Doveva salvare qualcuno.
Remò con tutta la sua forza, sentendo il fiato farsi corto, e osservando la donna in riva alla spiaggia, con un fagotto stretto fra le braccia: «Donna!» urlò, mentre la montagna dell’isola urlò la sua rabbia e zampilli di fuoco liquido s’innalzarono verso il cielo e, in lontananza, la montagna di Routo rispose al richiamo della gemella.
Cos’avevano fatto?
«Donna!» urlò nuovamente, allungando la mano e vedendo la poveretta notarlo, correndo verso di lui per quanto l’acqua di mare le rendesse difficoltosa la manovra: «Vieni…»
«Il mio bambino. Salvate il mio bambino, sommo Gyrro.» gridò disperata la poveretta, allungando il fagotto verso di lui: l’uomo lo prese, assicurando la presa intorno alle coperte e lo adagiò sulla barca; si voltò verso la madre, cercando di afferrarla ma questa venne colpita da un lapillo, cadendo nel mare.
Gyrro osservò la pioggia di pietre e fuoco, prendendo poi i remi e cercando di allontanarsi da quell’inferno: il bambino piangeva sul fondo della nave, mentre lui metteva alla prova le sue forze.
Sarebbero morti lì, lo sapeva.
Non avrebbe avuto la forza di portare in salvo lui e quel bambino, che gli era stato affidato.
Smise di remare, chinando il capo e rimanendo in attesa, poco al largo della costa di Daitya volgendo il capo verso quella che era stata la sua casa: altre urla di disperazione gli giungevano, assieme al rumore della terra che si ribellava a quell’uso sconsiderato del Quantum.
Il passato avrebbe dovuto insegnare, ma loro erano stati allievi poco disciplinati.
Il tempio dei Sette, che ancora si ergeva orgoglioso in lontananza, fu colpito da un masso e alcuni detriti caddero: Keemi, Velleva, Thoss, Lossa, Abba, Zayrr…
Che ne era stato di tutti loro?
E dei ragazzi che avevano unito agli dei e al Quantum?
«Io…» mormorò, prendendosi la testa fra le mani: «Io ho fatto tutto questo.»
Il pianto del neonato si acquietò, mentre le spalle di Gyrro tremavano sotto i singhiozzi trattenuti; poi un gorgoglio gioioso si levò dal piccolo e l’uomo si sentì incuriosito: cos’è che faceva ridere quel bambino, che aveva appena perso la madre e presto sarebbe morto anche lui?
Si voltò, osservando sette piccole luci roteare intorno al neonato: rosso, nero, giallo, blu, arancio, verde e viola, questi erano i colori dei bagliori, che sembravano pulsare come cuori. Diventarono più intensi e qualcosa cadde addosso al piccolo: gioielli.
Titubante, Gyrro allungò una mano, carezzando la pietra intagliata a forma di tartaruga: conosceva quel monile, era quello che aveva regalato a Wayzz.
Conosceva tutti quei gioielli.
Erano quelli che, testardamente, i sette ragazzi avevano insistito di indossare durante la cerimonia.
Per avere un pezzo della nostra tribù con noi, aveva spiegato Flaffy sorridendo.
Le luci pulsarono ancora e lentamente affievolirono, cambiando forma: sette piccoli esserini, talmente minuscoli da stare in un palmo della mano, caddero sul fondo della barca, attorno al bambino: «Ma cosa…?» mormorò l’anziano, ormai troppo interessato a ciò che stava avvenendo sotto ai suoi occhi da ignorare la distruzione che lo circondava.
Ognuno di quei piccoli esserini ricordava uno degli animali sacri alle loro tribù: una piccola tartaruga, un’ape, un essere nero dalle sembianze feline, una farfalla, una volpe, un piccolo pavone e un essere rosso con una macchia nera sulla fronte.
Proprio quest’ultimo aprì le palpebre, osservandolo e sorridendo dolcemente: «Maestro?»
«Tikki?» mormorò l’uomo sorpreso, riconoscendo la voce e guardando gli altri con rinnovata consapevolezza: quei sette esseri erano…erano…
«E’ andata bene, maestro?» gli domandò la piccola, prima di perdere nuovamente i sensi e Gyrro fu grato di questo perché non avrebbe saputo trovare le parole per dirgli che tutto ciò che era successo e che il posto, che chiamavano casa, era andato distrutto per sempre.


Quanto tempo era passato?
Quanto tempo era passato da quando, mettendo mano ai remi, aveva remato per giorni e giorni, provando le sue forze fino al limite e giungendo nelle terre barbare?
Quanto tempo era passato da quando, vagabondando nelle terre barbare, era giunto in quel luogo?
A Gyrro sembrava che fosse successo tutto pochi momenti prima, ma invece erano trascorsi dieci anni da quando viveva in quel posto, così lontano da dove era nato e cresciuto; dopo la distruzione di Daitya era andato verso est, con il bambino e gli spiritelli – a cui poi aveva dato il nome di kwami, storcendo la parola divinità di una nazione vicina –, trovando rifugio in quella zona di montagna, così lontana da tutti.
I nativi avevano chiamato quel posto Nêdong e lui aveva trovato la pace per la sua anima distrutta.
Camminò lungo la cinta muraria del Tempio, osservando le greggi che pascolavano placide: «Maestro! Maestro!» il richiamo di un giovane accolito lo distolse dai suoi pensieri, facendolo voltare verso il ragazzo che stava correndo nella sua direzione, con la veste tirata su in modo che non gli impedisse il passo: «Maestro! E’ successa una cosa!»
«Cosa? E riprendi fiato…»
«I gioielli hanno iniziato a brillare.»
Gyrro inclinò la testa, marciando verso la stanza ove venivano custoditi i sette gioielli che aveva portato con sé, con l’accolito al seguito: durante il viaggio, gli spiritelli erano entrati dentro i monili e da lì non erano più usciti: «Com’è possibile?» domandò, entrando nella stanza e osservando i sette monili che brillavano, fluttuando a mezz’aria: «Qualcuno li ha toccati?»
I monaci scossero il capo e Gyrro rimase a osservare l’evento, senza saper dire qualcosa: «Il loro tempo è giunto.» mormorò una voce di bambino, facendo voltare tutti: «Questo mondo avrà bisogno della loro forza e della loro magia. Alcune volte verranno usati a fin di bene, altre a fin di male; poiché l’equilibrio dev’essere mantenuto.»
«Kang…» mormorò Gyrro, osservando il bambino compatriota avanzare nella stanza: fin dai suoi primi anni di vita, Kang aveva mostrato di possedere il dono della Vista, anticipando alcuni avvenimenti con un pianto o un sorriso, quando ancora non aveva l’uso della parola, o avvertendo i monaci del tempio quando aveva iniziato a parlare.
Gyrro l’aveva osservato, intravedendo in quel potere il motivo per cui quel bambino era stato salvato tempo addietro dalla furia dei Sette: un profeta dell’antico impero, questo Kang sarebbe diventato.
E Gyrro si era già messo in moto, per mandare Kang, una volta raggiunta la pubertà, in un luogo ove il suo potere sarebbe stato indirizzato e compreso molto meglio che lì, a Nêdong.
Kang aveva un motivo per essere ancora vivo. Ma lui?
Ancora, a distanza di anni, si domandava perché lui – lui che, sconsideratamente, aveva proposto di usare il potere del Quantum –  era stato graziato?
Kang si voltò verso di lui, sorridendogli gioiosamente e prendendogli una mano fra le sue, più piccole: «Tu sarai il primo Guardiano e a te ne susseguiranno altri: girerai il mondo e donerai i gioielli ad anime degne, poiché possano proteggere coloro che non hanno la forza. Tu sceglierai coloro che saranno considerati miracolosi.» Kang si fermò, incontrando lo sguardo dell’altro e stringendo le dita nodose con più forza: «C’è sempre stato un motivo, Gyrro. Ma il momento non era ancora maturo.»
«Ma…»
«C’è bisogno della forza dei Sette, adesso. C’è bisogno che tu sia saggio, come lo sei stato a Daitya.»
«Io non…»
«In quel momento, tu hai fatto la scelta più saggia che potevi fare: non sapevi cosa sarebbe successo e non potevi prevederlo. Questo è il mio compito, il tuo è quello di trovare altre sette persone e donare a loro i gioielli, in modo che possano fermare ciò che di male c’è a questo mondo: non sempre ci riusciranno, ma molto spesso vinceranno.» Kang si fermò, abbassando lo sguardo verso il pavimento: «Partirai domani e questa sarà l’ultima volta che ci vedremo.»
Gyrro rimase senza parole, osservando il bambino alzare il volto e regalargli un sorriso gioioso: «Grazie, piccolo Kang.» mormorò, liberando una mano e posandogliela sul capo, accettando così il destino che gli era stato predetto: «Che i Sette ti proteggano. Sempre.»


Gyrro alzò il capo, osservando le grandi mura del tempio in lontananza: la sacca sulle spalle conteneva gli oggetti miracolosi, ognuno racchiuso in un sacchetto con un simbolo ricamato sopra dagli accoliti di Nêdong; il bastone che teneva fra le mani, invece gli era stato donato proprio dal piccolo Kang al momento della partenza.
Così che tu possa trovare la via, gli aveva detto.
Gyrro sorrise, lasciando cadere la verga per terra e osservandola puntare verso ovest: «Che ovest sia.»

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Titolo: Tikki, la prima portatrice
Personaggi: Plagg, Tikki, altri
Genere: azione, romantico, sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 444 (Fidipù)
Note: Ci vediamo a fine capitolo!



Tikki sorrise, osservando i due ragazzi che dormivano abbracciati nel letto: Marinette e Adrien avevano ascoltato la loro storia in silenzio, mentre sulle loro facce si alternavano le emozioni.
Sorpresa. Dolore. Compassione.
Era certa che, entrambi, avevano ben compreso cosa Plagg e lei avevano sacrificato per un bene maggiore.
Alzò la testolina verso la botola, dandosi una leggera spinta e superando la barriera fatta di cemento e legno, ritrovandosi nel terrazzino di Marinette: seduto sulla balaustra di ferro, con lo sguardo rivolto verso la luna piena, Plagg sembrava completamente assorto nei suoi pensieri, tanto da non averla nemmeno sentita.
«Brontolone!» lo chiamò, fluttuando vicino al kwami nero e sedendosi al suo fianco: «Come mai qua sopra?»
«Stavo riflettendo…»
«Tu?» Plagg si voltò verso di lei, assottigliando lo sguardo verde e piegando la bocca in un broncio: «Stavi forse riflettendo su quale marca di camembert è la migliore?»
«Quella la so già.» dichiarando convinto il kwami, tornando a fissare la luna piena: «E’ la stessa di quella volta.»
Tikki alzò la testa, osservandolo il satellite notturno e sentendo un dolore sordo invaderle il petto: era su quella terra da tantissimi anni, eppure ancora non aveva dimenticato quella notte e quella promessa.
L’avrebbe mai fatto?
Avrebbe mai dimenticato la ragazza che era stata?
Ogni volta che aveva osservato le sue Portatrici, aveva ricordato ciò che aveva perso: una vita normale, una vita assieme a Plagg.
Ma adesso erano insieme…
Sorrise, poggiando la testa contro il compagno e socchiudendo gli occhi: «Qui e ora.» mormorò Plagg, senza distogliere lo sguardo dalla luna: «Sotto questa luna, che mi è testimone, io mi dichiaro tuo marito e tuo compagno. La mia casa sarà la tua casa, il mio letto sarà il tuo letto. Offrendoti onore, fedeltà e rispetto, io ti sposo.»
Tikki avrebbe voluto piangere, ascoltando nuovamente quelle parole dopo millenni.
Ma era una kwami.
E i kwami non versavano lacrime.
Sorrise, alzando la testa e voltandosi verso il compagno, incontrando subito lo sguardo verde che tanto aveva odiato e amato: « Qui e ora.» mormorò, allungando una zampetta e prendendo quella di Plagg: «Sotto questa luna che mi è testimone, io mi dichiaro tua moglie e tua compagna. La tua casa sarà la mia casa, il tuo letto sarà il mio letto. Offrendoti devozione, fedeltà e rispetto, io ti sposo.»
Plagg annuì e Tikki tornò a poggiarsi contro di lui: «Tikki?»
«Cosa, Plagg?»
«Io ti….»
Tikki sorrise, alzando la testa e osservando il suo compagno grattarsi il musetto scuro, mentre lo sguardo verde vagava sul panorama parigino: «Lo so, Plagg.» mormorò, tornando ad accomodarsi contro di lui e osservando Notre Dame che si stagliava nella notte: «Anche io.»




Quando una storia finisce, lascia sempre un che di amaro in bocca, se poi la lasci a 'macerare' e la riprendi dopo un bel po', questa sensazione è duplicata: ho scritto questi capitoli a giugno, subito dopo aver concluso Miraculous Heroes e l'ho lasciata lì, perché dovevo finire di postare MH (come ho amorevolmente abbreviato Miraculous Heroes) e...
Beh, nuovamente sento quella sensazione amara di fine storia, un po' perché la storia è finita e un po' perché Tikki e Plagg sono una delle mie coppie preferite (posso tranquillamente dire che viene dopo la AdrienMarinette) e il loro finale non è stato molto felice (cosa mai farò, quando scriverò di Bridgette e Felix, lo so solo io.)
Tikki e Plagg: sinceramente sono veramente curiosa di sapere cosa Astruc ha in serbo per loro (e per il resto dei kwami), visto che fra le news della S2 c'è anche un episodio sulla nascita dei kwami.
Voglio vedere quanto distante sono andata dall'idea originale.
E niente, son veramente negata con i discorsi di fine storia!
Quindi, vi lascio con qualche piccola info sulle storie che ho in corso:  purtroppo ho avuto un'estate a dir poco infernale e, quindi, non ho avuto molto tempo per mettermi a correggere ciò che era già pronto e scrivere nuovi capitoli. Ma settembre sta arrivando (ed è bello notare come io son convinta di essere più libera in questo mese. Certo,come no).
In ogni caso, Lei è mia! e Vuoi scommettere? stanno tornando: se non subito questa settimana, verranno aggiornata dalla prossima.
Per quanto riguarda la Quantum Universe, invece, si continua con Miraculous Heroes 2, che inizierà con il prossimo aggiornamento settimanale, ovvero il 1 di settembre (sì, non è voluto. Se ne avessi avuta l'intenzione non sarebbe tornato niente, ne son certa).
Quindi...sì, vi tormenterò per ancora tantissimo tempo (fra le tormente ci sarà anche rispondere a tutti i commenti che ho lasciato indietro. E sono tanti, ma tanti tanti)! (Poi...beh, sto per ripartire con un rewatch dell'intera prima stagione...chi vuole intendere, intenda).
Infine, come sempre, volevo ringraziarvi perché se continuo a scrivere, se continuo a mandare avanti queste storie, è anche per merito vostro che mi supportare (e anche perché adoro tormentarvi!), quindi grazie di tutto cuore!

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