Brevi racconti

di domenicosktl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alpha ***
Capitolo 2: *** Catherine ***
Capitolo 3: *** Alphonsine ***
Capitolo 4: *** Caroline ***
Capitolo 5: *** Eustache ***
Capitolo 6: *** Mathieu ***
Capitolo 7: *** Zacharie ***
Capitolo 8: *** Omega ***
Capitolo 9: *** Eustache 2 ***
Capitolo 10: *** Eustache 3 ***



Capitolo 1
*** Alpha ***


α

"Verrà il giorno in cui il mio giorno verrà".
Mi sento tremendamente male a pensare che il mio mare è tenuto prigioniero in un'anfora dai confini sottili. Sottili... sottili.
L'acqua si infrange impetuosa contro le pareti, incrinandole, e anche se per poco, 
fuoriuscendo ma ricatturata dalla stessa ogni volta che si rigenera... perché alla gabbia non si sfugge, sapete? 
Mi sento tremendamente male a pensare che la mia sabbia si allontana sempre più dal mio mare tenuto prigioniero in un'anfora dai confini sottili. Non riesco ad afferrarla, la sabbia intendo, così favolosamente calda come un raggio di sole nel mese di novembre. Mi sfugge dalle mani proprio come le mosche volano via da un pugno, fugaci.
Mi sento tremendamente male a pensare che le ombre tengano nascosta la mia anfora dai confini sottili dove risiede il mio mare. Chi la troverà allora? Chi distruggerà quel fardello? Chi accenderà la luce?
Mi sento tremendamente male a non sapere quando verrà il mio giorno ma mi sento maledettamente bene a sapere che il mio giorno verrà.
Questa è la mia α:


Buona lettura dei miei "Brevi Racconti".

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Capitolo 2
*** Catherine ***


Catherine 

Prima di iniziare mi sistemo i capelli in una lunga treccia nero corvino.
Copro le mie unghie con uno smalto dello stesso colore.
Chiudo le persiane e abbasso le tapparelle finché tutto non diventa buio pesto. Allora mi inginocchio alla maniera orientale sul tappeto polveroso della mia cameretta e nell'oscurità accendo prima un fiammifero e poi, con lo stesso, una candela nero-rossastra dinnanzi a me. Intorno si vedono gli oggetti che decorano la stanza sfumati di un bel rosso-arancione.
Catturo, nella mia mente, furtivamente l'immagine di Zacharie e la imprimo in un piccolo specchio che avvolgo immediatamente in un panno di seta rosa con estrema cura. Cospargo il tutto con fiori secchi di lavanda e semi di pera.
Dopo aver pronunciato il suo nome pronuncio il mio: CATHERINE.
Lo specchio è adagiato sul tappeto e prima di raccoglierlo spengo la candela con due dita umide di saliva. Finalmente mi alzo e raccolgo lo specchio posandolo tra le mie braccia come un bimbo in fasce. Nascondo il tutto sul percorso che Zacharie usava percorrere per venire da me, facendo cura a recitare per sette volte il seguente incantesimo: "se per sette volte tornerai, tutta la vita accanto a me rimarrai". 
I giorni passano e io non so quante volte Zacharie abbia percorso quella strada, ma so che manca poco al traguardo, me lo sento. 
Ed è allora che l'atmosfera svanisce: Zacharie è dietro di me, con lo specchio, ancora coperto, tra le sue mani.
-"Catherine, brutta strega. Pensavi davvero che io potessi innamorarmi di te? Con questi trucchetti poi?!"
Il mio sguardo è un misto di preoccupazione e vergogna; cerco di difendermi ma è inutile.
È allora che vengo inondata da verità ed Acqua Santa. 
Mi sciolgo a terra, ma non muoio... sono pur sempre una strega. 


 

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Capitolo 3
*** Alphonsine ***


Alphonsine

Ho la strana sensazione di essere osservata. Così, prendo la mia borsa da sotto la sedia ed esco dalla caffetteria, con apparente tranquillità.
Varco la porta e mi ritrovo in un bosco di pini di un'alta montagna. Tutto ciò non ha assolutamente senso. Agitata, cerco il mio telefono in borsa per avvertire la mia famiglia ma al suo posto mi ritrovo in mano un bicchiere di caffè: lo bevo. La spiaggia rocciosa che mi ritrovo davanti mi provoca un moto interiore che all'inizio sembra paura ma mi rendo conto che sono solo tristezza e nostalgia. 
Inizio a correre e tutti i paesaggi iniziano a fondersi l'un l'altro e la velocità inizia ad aumentare progressivamente, sempre più, finché tutto non diventa bianco... o nero; non lo so. 
Dopo qualche secondo tutto rallenta e poi si ferma. Mi ritrovo di fronte ad un grosso cubo nero... o bianco; non lo so. Sul cubo si intravede una porta, probabilmente di legno.
Alphonsine. Alphonsine.
Cerco qualcosa intorno a me per far breccia al guscio d'uovo che mi si materializza intorno e mi circonda come un cielo ma non trovo niente che possa fendere questo velo, se non la mia borsa persa nella frenetica corsa e riapparsa dal nulla. La apro e trovo un biglietto bianco... o nero; non lo so. Si legge "Alphonsine". Sono forse io? 
Alphonsine. Alphonsine.
"Non c'è più nulla da fare"
"Dottore, può staccare la spina"
Avverto suoni che ricordano pianto e rassegnazione.
Io nel frattempo apro la porta e mi perdo nel cubo.
Sono morta.

Alphonsine

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Capitolo 4
*** Caroline ***


Caroline

Caroline vive in silenzio
ovunque ci sia rumore.
Ama il caldo ma odia il sole, 
si riscalda accendendo il fornello elettrico.

Caroline ama la musica ma quando suona
il vecchio pianoforte di sua nonna
si spezza le dita per sorridere di nuovo
alle sue illusioni. 

Caroline raccoglie le sue lacrime
in una ciotola nella sua stanza
e le congela col suo alito
per fare i pupazzi di neve.

Caroline accende candele 
in cerchio e onora la morte
futura di chissà. 
Caroline sta morendo lentamente 
tra le sue stesse braccia,
fredda non per colpa sua.

Caroline rinascerà
ma prima trasforma le pietre in farfalle
che mangerà per rimpiazzare le sue
uccise dalla vernice che ingoiava
dopo aver finito un quadro. 

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Capitolo 5
*** Eustache ***


Eustache


Caro Eustache, hai mai notato il modo in cui ti sorrido?
Hai mai notato il modo in cui arrossisco e tengo i miei occhi fissi su di te?
Hai mai notato che i miei silenzi fanno compagnia ai tuoi?
Eustache.
Hai mai notato che strozzo le mie risa per paura di risultare esagerato?
E il modo in cui guardo con meraviglia gli anelli scuri intorno ai tuoi occhi?!
Hai mai notato il flebile tremore della mia mano che accende la luce per il solo gusto di guardare le tue labbra?
Hai mai notato come io guardo attentamente i nei del tuo viso e, con fantasia, do loro nomi di stelle?
Eustache, dimmi, hai mai notato come mi faccio coccolare dalla tua voce calda e tremula che mi regala solo cazzate?
Hai mai notato la mia pelle d'oca o il battito accelerato, o ancora, i tuoni nel mio cervello?
Hai mai fatto caso all'ingrossamento nei miei jeans, al mio sorriso accattivante e al fatto che con te parli solo di te?
Eustache, ma mi hai mai notato per davvero?

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Capitolo 6
*** Mathieu ***


Mathieu


Aria soffice e atmosfera rosa. Mathieu.
Mathieu sbucò dalle fessure dei bottoni del suo cuscino su una spiaggia e il cielo era rosa. Poi grigio perché la bambola iniziò a tramontare.
Pioggia di caramelle sulla spiaggia isolata in mezzo al nulla. 
Un accenno di meraviglia e stupore.
Riprese a correre lasciando scie immobili di sé dietro se stesso. Mathieu è il risultato della delusione e dell'abbandono da parte della Y. F. 
-"Caro diario, la vita esiste?" 
Il diario rispose: -"Esistono infinite vite nell'arco che va dalla nascita alla morte". 
-"Come posso fare per liberarmi del dolore che mi ha procurato la Y. F.? E se mi uccidessi?".
"Caro Mathieu sono il diario, 
uccideresti solo una delle tue tante vite".
Vortici d'acqua e Nicole Dollanganger in sottofondo. Mathieu tolse la testa dal water e tornò a respirare. 

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Capitolo 7
*** Zacharie ***


Zacharie (parte 1)

Zacharie.
La definizione anatomica più appropriata per definirci, Zacharie, sarebbe "costola fluttuante": a me adiacente lungo la colonna vertebrale. Tendenzialmente uguali ma in direzioni opposte. 
Ho cercato di cercarti... ma mi hai cercato tu e hai anche cercato di annullarmi, in modo surrettizio, così, mettendo un piede davanti all'altro ti ho cercato e trovato, mi sono posto dinnanzi a te, e dopo averti pugnalato a mia volta ti ho lasciato andare e ho posato un fazzoletto bianco sulla strada. Il tuo sorriso spento, oh Zacharie, ha provocato in me un atroce dolore per svariati millenni compressi in pochi secondi sereni
Così, ho pianto... disperatamente.

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Capitolo 8
*** Omega ***


Omega

 

Maledico

Maledico la tua pelle bianca, perché è stata la prima cosa che ho notato di te.
Maledico le tue gambe, per avermi illuso e per avermi fatto credere che sarei stato più forte se le avessi strette tra le mie.
Maledico la tua forma così leggera, perché se fosse stata diversa non sarei di certo qui a scrivere una poesia.

Vi maledico.

Maledico quello stupido, primo abbraccio che mi hai dato in pubblico. Non lo volevo.
Maledico le voci su di noi, per averti contaminato nonostante ti volessi puro.
Maledico tuo padre e le sue manipolazioni psicologiche. Mi hanno rovinato la vita.

Vi maledico.

Maledico la mia mano per aver strappato quel fiore così candido da un albero perché mi ricordava la tua maledetta pelle. Credo fosse una magnolia.
Maledico la mia mano di nuovo, per aver posato della cenere sul mio seme. In un certo senso ho maledetto anch'esso.
Maledico tua madre, per averti partorito. Questo dovrebbe bastare.

Maledico ogni secondo passato insieme,
Ogni sasso che abbiamo calpestato,
Ogni parola che abbiamo condiviso,
Ogni marciapiede che abbiamo distrutto,
Ogni singola goccia di vino che abbiamo versato,
Ogni bacio che abbiamo evitato,
E ogni disgrazia che abbiamo affrontato.

Non maledico me stesso, perché il mio cuore è salvo, a differenza del tuo. Ammesso che tu ne abbia uno.
Ma maledico me stesso per aver sperato anche solo per un momento.
Perché in quei maledetti momenti ero pericolosamente in vita.

Amen.

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Capitolo 9
*** Eustache 2 ***


Eustache 2
 
Ricordo la sensazione del bacio sfiorato
Nella scura notte di montagna
Le stelle cadenti come lacrime facevano il tifo
Per le nostre labbra di giada 
Indefinito era il contorno 
agli occhi delle spettatrici celesti
Rimaste di sasso come bambine
Di fronte al riufiuto del potente gesto d'amore 
Nel putrefatto paesaggio d'agosto: sfiorato. 

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Capitolo 10
*** Eustache 3 ***


Eustache 3


Passeggiando lungo il viale, di notte, le luci mi sussurrano parole non vere
Che entrano dentro, nelle vene.
E spiegandosi come vele
Raggiungono il centro di me come vento freddo
Veloci
Legandosi per sempre al cuore, mio, cullandolo
Finché non fanno danno tagliando come lame.

Sanguino all'interno
Ed è un inferno
Non potermi esprimere 
Hai rubato la mia voce silenziosamente e l'hai imprigionata in uno zaffiro.
È un urlo che non toccherà mai l'aria
E non lo sentirai.

Non percepirai il lamento a cui appartieni,
Il tremolio di questa voce carica di punti di vista dettati dall'anima
Non udirai né gioia né terrore
E ai tuoi occhi sarò quella bambola di pelle e ossa dallo spirito inquieto
Che si impolverisce gradualmente sul divano di tua nonna.

Non c'è riposo per i bastardi,
Per chi ruba il fuoco e lo spegne con lo sputo,
Per chi caca nelle acque pure e fresche dell'anima,
E per gli indecisi.
 
Ma non riposano neanche gli inquilini del limbo in cui mi trovo.

Avanti, che aspetti ad ammazzarmi?

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