Diciotto Anni

di Sherry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arrivi importanti ***
Capitolo 2: *** Senza speranze ***
Capitolo 3: *** Il ballo ***
Capitolo 4: *** Ammissioni ***
Capitolo 5: *** La resa dei conti ***



Capitolo 1
*** Arrivi importanti ***


Diciotto Anni

 

Capitolo 1: Arrivi importanti

 

Come ogni primavera, a Berk si tenne l’annuale incontro dei capi dell’Arcipelago.

Solitamente, durante questo incontro, Stoick l’immenso riusciva a gestire il tutto con molta tranquillità e l’unico argomento su cui vertevano i capi delle isole vicine era il mantenimento della pace.

Ma quello era un anno speciale, diverso. Era l’anno in cui il figlio di Stoick l’immenso, Hiccup Horrendous Haddock III, diventava maggiorenne. Diciotto anni erano un traguardo importante per un vichingo, soprattutto se questo era il figlio del Capo in carica e, quindi, erede di Berk.

E la tradizione voleva che il futuro erede trovasse una degna compagna, in modo da potersi preparare al meglio per il suo ruolo di capo. Se poi questa compagna era di un territorio vicino, tanto meglio: si sarebbero unite due tribù.

Ovviamente, Hiccup era completamente all’oscuro di tutto questo.

 

Quando le navi attraccarono, Hiccup intuì che doveva esserci qualche tipo di evento particolare.

Raramente i capi si portavano dietro altre persone al seguito, e gli sembrava che quell’anno ci fosse un po’ troppa presenza di ragazze invitate al consiglio dei capi.

Guardò di sottecchi Astrid, che volava su Tempestosa accanto a lui, per vedere se avesse avuto qualche intuizione geniale - che a quanto pareva a lui mancava.

La vide soltanto stringere più forte la sella, prima di virare e decidere di atterrare.

 

Hiccup andò al porto ad accogliere gli ospiti. Se prima credeva di aver visto molte ragazze, ora non gli sfuggiva anche la presenza di qualche ragazzo della sua età, figlio di capi di altre isole vicine o lontane.

Non riusciva proprio a capire cosa stesse succedendo…

 

“Benvenuti a tutti!” proclamò Stoick, aprendo le braccia verso i suoi ospiti. I capi e i loro figli erano disposti a cerchio vicino a Stoick, mentre le ragazze invitate, saranno state circa una ventina, aspettavano in fondo alla sala.

“Come sapete, questo è un anno speciale per alcuni di noi, che hanno avuto la fortuna di diventare padri ormai diciotto anni fa” continuò il capo “E come vuole la tradizione, siamo ora qui riuniti per organizzare il futuro delle nostre isole. I nostri discendenti dovranno decidere, nelle prossime due settimane, chi vorranno accanto per la vita”.

Un silenzio importante scese sulla sala.

Hiccup quasi si strozzò con la sua stessa saliva. Ma di cosa stava parlando suo padre? Aveva solo diciotto anni…

“Come sempre, ricordiamoci che saranno i nostri figli a decidere, anche se spero seguiranno saggiamente i nostri consigli.”

I padri decisero di mostrare apprezzamento per il discorso di Stoick, iniziando ad applaudire ed emettere strani versi gutturali.

“Il primo consiglio che mi sento di dare a questi ragazzi è che la pace è sempre la cosa a cui teniamo di più. Pertanto, a volte, un capo saggio dovrebbe decidere di scegliere una moglie che lo sappia consigliare al meglio, ma anche che possa essere un vantaggio a livello di unione delle famiglie”

Stoick lanciò uno sguardo eloquente a Hiccup, consapevole che non avrebbe capito l’importanza di quell’aspetto.

Hiccup, in compenso, iniziò a sentirsi stretto in quella stanza. 

Aveva capito perfettamente dove voleva andare a parare suo padre. Avrebbe dovuto scegliere una moglie, e non l’avrebbe potuto fare seguendo i suoi sentimenti. Piuttosto “un capo saggio”, come ribadiva spesso suo padre, avrebbe scelto una moglie di convenienza.

“Se non avete altre domande, direi di passare alle presentazioni”

Stoick mostrò con orgoglio come era cresciuto suo figlio, soffermandosi parecchio sulle sue gesta e sulle sue qualità. Dopodiché altri due capi presentarono i propri figli, anch’essi mostrando le loro doti.

Infine, vennero presentate le ragazze.

I “buoni partiti” come li aveva chiamati suo padre. Erano ragazze molto carine, scelte per il loro aspetto, le loro qualità, la loro intelligenza,… Hiccup ad un certo punto smise di ascoltare, preferendo piuttosto pensare ad un modo per uscire, in primo luogo, da quella stanza e in secondo luogo da quella brutta situazione.

Quando tutti i capi ebbero finito le presentazioni, vennero lasciati alcuni minuti ai ragazzi per presentarsi alle donzelle presenti, e Hiccup pensò che quella fosse la sua occasione.

Senza farsi notare, nella confusione delle chiacchiere presenti nella stanza, Hiccup sgattaiolò via, alla ricerca di un posto tranquillo in cui pensare.


Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti!
E' un periodo in cui son carica con Hiccup e Astrid... questa è una long-fic di quattro/cinque capitoli quasi del tutto già pronta. Quindi potrei aggiornarla con regolarità!
Spero vi piaccia.
Come sempre, lasciatemi un commentino! <3 

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Capitolo 2
*** Senza speranze ***


Capitolo 2: Senza Speranze
 

Era stato dentro la Sala Meade così a lungo, che Hiccup non si era accorto che era già calata la sera.

Decise di andare nella piccola radura in cui aveva addestrato Sdentato, per lui quello restava un posto speciale. Salì sul dorso del suo drago e in pochi istanti furono a destinazione.

 

Astrid, intanto, osservava preoccupata la grande sala. Sua mamma, qualche tempo prima, le aveva spiegato che a volte capitavano incontri come quello, e che segnavano il fatto che di lì a poco un figlio di un capo si sarebbe sposato e avrebbe preso il comando come successore del padre.

Sospirò pesantemente.

Sapeva che prima o poi sarebbe successo, e sapeva anche che cosa comportava essere il figlio del capo. Non avrebbe più potuto restare vicina ad Hiccup come avrebbe voluto, non avrebbe più potuto abbracciarlo e baciarlo a tradimento. Non erano fidanzati, e questo lei lo sapeva bene. Tuttavia negli anni aveva sperato che questo suo essere intraprendente con lui magari avrebbe potuto contare qualcosa. Ma se lui non si era fatto avanti fino a quel giorno, significava che ora non ne avrebbe più avuto la possibilità. Perché lui stava per diventare un capo, ed un capo ha delle responsabilità, in primo luogo verso il suo popolo.

 

Sospirò, sconfitta, per l’ennesima volta, e proprio in quel momento vide qualcuno di conosciuto sgattaiolare dalla porta sul retro e volare via in groppa a Sdentato.

Pensò che forse, se l’avesse seguito, avrebbe potuto godere ancora di qualche momento con lui, prima che le diventasse proibito.

Chiamò Tempestosa, e li seguirono in silenzio.

 

“Sdentato sono in un bel pasticcio” si lamentò Hiccup, scendendo dalla groppa del suo drago. In tutta risposta la Furiabuia lo guardò con sguardo perplesso.

Il ragazzo si sedette sull’erba.

Astrid atterrò poco più lontano, e lo vide così assorto che non volle interromperlo. Fece cenno a Tempestosa di rimanere in silenzio, e si accucciò dietro un albero per guardare cosa facesse.

“Tu sei un drago, che vuoi capirne” gli disse ancora “Ma sono finito dentro uno di quei pasticci da cui difficilmente puoi uscirne illeso.” Come se Sdentato lo potesse capire, Hic continuò il suo monologo.

“Non solo vengo a sapere di questa stupida tradizione… amico ti immagini? Dover decidere così su due piedi chi sposare. Ho solo diciotto anni, non sono pronto per queste cose!” Raccolse un sasso dal prato e lo scagliò con violenza nel lago, accompagnato da un verso di stizza.
“No, non bastava quello! Devo pure sposarmi una perfetta sconosciuta di un’altra isola, perché così” disse imitando la voce del padre “si garantirà la pace per entrambe le isole”.

 

Astrid smise di respirare. Era esattamente ciò che temeva.

Si mise una mano sulla bocca, mentre sentiva gli occhi iniziare a pizzicare con prepotenza. Ricacciò indietro le lacrime sul sorgere, si era ripromessa da tempo di non piangere mai per un ragazzo, perché sapeva che non ne valeva la pena. Sicuramente, esistevano cose più gravi che perdere l’amore della propria vita per una stupida tradizione.

Strinse un pugno così forte da farsi sbiancare le nocche.

Se fosse stata da sola, a quel punto la foresta avrebbe cessato di esistere, sotto i colpi della sua ascia.

Tempestosa la guardò, cercando di darle un buffetto con il muso. A modo suo, cercava di consolarla.

Astrid capì che era arrivato il momento di uscire allo scoperto, approfittando degli ultimi momenti liberi che gli restavano da passare con il ragazzo.

Si alzò dal suo nascondiglio, e si avvicinò al ragazzo. Venne anticipata dal verso di Sdentato, che la accoglieva con una sorta di fusa.

“Milady” la salutò lui, sofferente. Senza un sorriso, senza entusiasmo.

“Ehi” rispose lei, sedendosi vicino a lui. “E’ andata così male la riunione tra i capi?”

“Peggio di quanto tu possa pensare” rispose lui, chiudendo gli occhi e appoggiandosi alla schiena di Sdentato. 

“E’ perché hai compiuto diciotto anni, vero?” chiese lei, consapevole.

Hiccup si lanciò allora in una spiegazione sfrenata di quanto tutta quella situazione fosse sbagliata, indugiando sul fatto che lui avrebbe volentieri fatto a meno di diventare capo.

“La cosa peggiore è che ho soltanto due settimane di tempo per decidere” concluse lui con un sospiro. Lei invece, sentì il suo cuore che si spezzava a poco a poco. Ma aveva ancora due settimane da passare con lui, e questo la faceva sentire, sebbene di poco, meglio.

Gli accarezzò i capelli piano, in un gesto di conforto, al quale lui reagì chiudendo gli occhi per rilassarsi.

“Sono sicura che riuscirai a prendere una decisione saggia Hiccup” le disse lei, mentre con le mani continuava a giocherellare con un ciuffo di capelli rimasto un po’ più lungo.

Prese ad intrecciarlo con delicatezza, infondendo un po’ dei suoi sentimenti per lui in quel gesto.

“Ecco” disse ancora lei, legandogli la treccina, “così mentre dovrai pensare al da farsi saprai che non sei solo”.

La ragazza appoggiò il capo sulla spalla di lui, godendo del contatto con il ragazzo. Si sentiva così bene, quando era in sua compagnia… 

Hiccup, invece, aveva preso una decisione.

Non poteva ignorare i leggeri brividi che aveva provato mentre lei gli accarezzava i capelli, non poteva ignorare i suoi sentimenti, non poteva ignorare lei.

Sì, perché lui sapeva di amarla. Dopotutto, era innamorato di lei da quando aveva tredici anni.

Sicuramente, non era pronto a sposarsi, ma non poteva immaginare la sua vita con nessun’altra.

Ma lei, cosa avrebbe detto?

In ogni caso, non doveva dire assolutamente a nessuno la sua decisione fino allo scadere dei quattordici giorni.


Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti/e!
Eccomi tornata con un nuovo capitolo... :D
La nostra bella Astrid deve farsi da parte, a detta sua, per il bene del suo migliore amico. Ce la farà?
Ringrazio chi ha letto il primo capitolo, chi ha lasciato una recensione e chi continuerà a seguirmi!
Un abbraccio e al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 3
*** Il ballo ***


Capitolo 3: Il ballo

Hiccup rientrò in casa che era di molto passata l’ora di cena, per questo sperava di riuscire a passare inosservato e di salvarsi dall’ira di suo padre.

Ovviamente sbagliava di grosso.

“Hiccup Horrendous Haddock III” tuonò con voce minacciosa. Stoick si chiamava l’immenso per un motivo, dopotutto.

“Ah, ciao papà” rispose titubante il ragazzo.

“Siediti” gli ordinò, con uno sguardo che non ammetteva un no come risposta.

Aspettò che il giovane si fosse accomodato per iniziare la sua epica sgridata - fatta principalmente di “dovresti essere più responsabile” e “mi hai fatto fare brutta figura”.

Alla fine, Stoick sospirò e si strofinò gli occhi stanco.

“Lo so che non te l’aspettavi. Ho fatto male a non parlartene prima…ma non volevo che prendessi scelte affrettate. E’ molto importante che tu scelga la tua sposa tra le ragazze venute dalle altre isole. La pace a Berk è la cosa più importante”

Hiccup strinse il tavolo con rabbia. Lo sapeva questo. Però non era mica così facile dire al suo cuore di smetterla di pensare ad Astrid.

“Padre…” cominciò lui, ma Stoick non lo fece parlare.

“Domani sera ci sarà una festa. Birra e cinghiale, il solito. E dovrà essere l’occasione giusta per iniziare a vagliare le possibili candidate”

Fantastico… ci mancava pure una festa. Ma lui aveva già preso la sua decisione, e non si sarebbe tirato indietro.

“Va bene” rispose secco Hiccup “sceglierò una sposa degna. In cambio, però, vorrei potermi portare i ragazzi alla festa di domani. Sono vicini alla maggiore età anche loro, ne hanno il diritto.”

Stoick annuì. “E sia” concluse.

 

 

La mattina seguente Hiccup, come prima cosa, si presentò a casa di Astrid.

Se voleva andare avanti nel suo piano, doveva essere impeccabile. E nel corso della notte gli erano venute in mente un paio di idee…

“Hiccup!” esclamò lei, quando aprì la porta. Non immaginava di trovarselo lì, così presto.

“Astrid devo parlarti”

Hiccup incatenò il suo sguardo magnetico a quello della ragazza, cercando di farle capire che era parecchio serio.

“Entra dai” rispose lei, facendolo passare “sono sola in casa”.

A quella frase per un secondo la lucidità mentale di Hiccup se ne andò in viaggio verso le isole minori, mentre varie scene di cosa avrebbero potuto fare in casa da soli si susseguivano nella sua mente. Dopotutto, aveva diciotto anni e gli ormoni nel pieno delle loro forze.

Si riscosse in fretta, cercando di non pensarci.

Si sedettero a tavola e lui le prese le mani tra le sue.

Sospirò, poi si decise a guardarla di nuovo.

Astrid era imbarazzata, ma cercava di non darlo a vedere. E voleva vedere dove voleva andare a parare il suo amico.

“Stasera ci sarà una festa alla sala Meade, in cui dovrò cominciare a conoscere le pretendenti” disse il ragazzo, con un altro sospiro “ti prego Astrid, vieni con me”

Lei sbatté le palpebre un paio di volte. Non riusciva a capire in che modo avrebbe potuto essergli d’aiuto, e prima di accorgersene aveva espresso il pensiero ad alta voce.

“Sei una persona fidata. Sicuramente, mi saresti d’aiuto a fare una prima scrematura” disse stropicciandosi gli occhi con una mano, in un gesto che gli ricordò quello che faceva sempre suo padre quando era preoccupato. “Senza contare che se mi presento con una ragazza forse, e dico solo forse, mi lasceranno un po’ più in pace”.

 

Hiccup si presentò a casa Hofferson alle 20. Si era vestito con degli abiti neri, che suo padre aveva fatto preparare per lui. Bussò alla porta, trepidante. Quella sera stessa si sarebbe messa in atto la prima parte del suo piano.

Astrid aprì la porta, meravigliosa. Anche la ragazza aveva un piano in mente, che prevedeva il far colpo il più possibile su Hiccup in quelle due settimane, in modo da poter stare con lui più tempo possibile. Non pretendeva che il ragazzo scegliesse lei - sapeva bene che doveva essere una ragazza di un’altra isola la fortunata. Voleva soltanto ottenere qualche attenzione in più, qualche momento speciale che fosse soltanto loro.

Hiccup quando la vide restò senza parole. Era a dir poco bellissima. 

Dopo alcuni lunghi secondi di contemplazione, il ragazzo la prese per mano, salutandola con il suo solito “Milady”.

La presa sulla mano di Astrid era salda e sicura e la ragazza non si lamentò. 

Hiccup lo prese come un buon segno. 

Entrarono nella sala Meade che ancora si tenevano per mano, e quel dettaglio non passò inosservato. 

“Un punto per Hiccup”, pensò Skaracchio.

Alcune delle ragazze iniziarono a guardare male la bionda appena entrata nella sala, mentre altre già stavano pensando a che argomenti utilizzare per attaccare bottone con il miglior partito mai visto negli ultimi dieci anni. Eh sì, perché non solo Hiccup era a capo dell’isola principale dell’arcipelago, ma era anche molto accattivante alla vista.

Hiccup cercò con lo sguardo il padre, e riuscì a lanciargli uno sguardo di sfida. Gli passò accanto, stringendo leggermente di più la mano di Astrid, e si diresse verso un lato della sala.

Giunto a destinazione, lasciò la mano della ragazza.

“Allora” comincio lui “cosa ne pensi?”

Con un gesto inconscio si scompigliò i capelli, mostrando quanta era la sua timidezza in quel momento.

“Scarterei a priori quelle oche che mi stanno uccidendo con lo sguardo” iniziò la ragazza con risentimento. L’aver accompagnato il suo amico a quella farsa non le pareva più un’idea così geniale.

Hiccup sorrise. Erano già tutte scartate quelle ragazze, ma non poteva dirglielo.

“Dovresti provare a parlare con loro, per capire che interessi hanno, su che isole vivono, di quali risorse dispongono.” continuò lei.

Lui, intanto che Astrid parlava, si perse nei suoi occhi fiammeggianti. 

Non aveva mai notato quelle pagliuzze argentate, all’interno dell’iride celeste.

“Vorrei che avesse gli occhi azzurri, come te” si lasciò scappare il ragazzo.

Sorrise ancora, e finse di rivolgere ora la sua attenzione alle ragazze presenti nella stanza.

Vide con la coda dell’occhio Astrid arrossire appena, e se ne compiacque. 

Dopo alcune portate di cinghiale arrosto, alcuni uomini del villaggio si lanciarono in canti e musiche. Vide alcuni dei ragazzi iniziare ad invitare a ballare la propria controparte - tra cui c’era anche uno strano trio formato da Gambe di Pesce, Testa Bruta e Moccioso - ma lui non aveva voglia di ballare con nessuna.

Una ragazza, temeraria, gli si avvicinò.

“Messere Hiccup, gradirei molto essere invitata a ballare” pronunciò con un inchino. Lui si girò a cercare Astrid - e con lei un modo per uscire da questa situazione - ma la vide che osservava distratta il trio danzante all’interno della sala. No, più che distratta sembrava…triste?

“Mi dispiace, Lady, ma non posso” disse con un sorriso a mo’ di scuse “gamba di ferro” concluse, mostrandogliela.

Lei non sembrò essere sconfitta e non si arrese, anzi. Prese la palla al balzo per attaccare bottone e cercare di flirtare con lui come meglio credeva.

Ma Hiccup non aveva orecchie per lei. Era tutto impegnato a tenere d’occhio Astrid, che aveva ancora quello sguardo triste sul volto.

“Mi scusi Lady…?” chiese lui, e lei gli rispose che si chiamava Giohanna, e che glielo aveva già ripetuto altre 2 volte.

“Sì sì giusto. Scusami Giohanna, ma sono venuto qui accompagnato da una dama, sarebbe scortese lasciarla sola, non trovi?” e con questa scusa si defilò, camminando a passo spedito verso Astrid.

La prese per un braccio, e lei finalmente si riscosse da quello stato di trance in cui era caduta.

“Vieni con me” le disse, e la trascinò in un angolo della sala. 

La prese per la vita e iniziò a muoversi impacciato.

“Scusami, non sono granché come ballerino” arrossì lui.

“Hm hm” negò lei col capo “sei abbastanza bravo invece.”

La ragazza non riusciva a sostenere il suo sguardo per più di tre secondi, e di questo Hiccup si accorse subito.

“Cosa c’è che non va?” le chiese infine, dopo qualche momento passato ad assaporare la vicinanza della vichinga a lui.

Lei inizialmente non rispose, come se dovesse ponderare bene cosa dirgli. Non poteva lasciarsi sfuggire troppo, o lui avrebbe capito che lei aveva dei sentimenti nei suoi confronti. E questo non doveva accadere, in nessun caso. Voleva che lui fosse libero di scegliere la sua compagna senza dover pensare a lei.

“Dovresti ballare con qualcuna di quelle ragazze, non con me” concluse infine.

La verità era che Astrid si sentiva terribilmente gelosa. 

Credeva di aver visto qualcosa nello sguardo di Hiccup, quando se n’era uscito con quella cosa degli occhi azzurri. E invece, ovviamente, doveva essere stato frutto della sua immaginazione.

Di fatti, quando quella ragazza si era fatta avanti e aveva iniziato a provarci con Hiccup, lei si era fatta subito da parte…ma aveva notato benissimo che anche lei aveva gli occhi azzurri.

Il nervoso si stava impossessando di lei, tanto da non farle gustare quel ballo lento che stava avendo con Hiccup, uno dei pochi momenti rimasti solo per loro.

Si riscosse, e decise che alla gelosia avrebbe pensato più tardi.

“Non credo di voler ballare con nessuna di loro” rispose Hiccup infine “e poi sei tu la mia dama stasera”.

Lei arrossì di nuovo. Due volte nella stessa serata era praticamente un record.

Hiccup si strinse di più a lei, appoggiando la sua fronte su quella della ragazza. Chiuse gli occhi, soltanto per un istante, e quando li riaprì vide Stoick che lo guardava con uno sguardo indecifrabile. 

Astrid si perse per un attimo nella stretta del ragazzo. Il suo cuore cominciò ad accelerare inesorabile e quando lui posò la sua fronte sulla sua credette che le sarebbe scoppiato.

Non poteva funzionare così. 

E lo sapeva bene.

Lei voleva Hiccup, lo voleva disperatamente, lo voleva tutto per sè.

Non avrebbe sopportato l’idea di vederlo sposato con un’altra che non fosse lei.

Astrid lo guardò negli occhi, e lo vide che stava fissando suo padre. Per un attimo, la paura che Stoick avesse capito i suoi sentimenti la spaventò a morte e così la ragazza decise di staccarsi da Hiccup.

Praticamente, scappò via.

Andò a rifugiarsi al di fuori della Sala Meade, uscendo dalla porta posteriore.

Hiccup non riusciva a capire cosa stesse succedendo, ma era deciso come non mai a scoprirlo. Gli era parso che stesse andando tutto così bene…

“Bel tentativo di fuga, Astrid” sghignazzò lui, guardandola mentre gli dava le spalle “ma la porta sul retro l’ho scoperta io”.

“Avevo bisogno di rinfrescarmi le idee” rispose lei, seria.

Si girò a guardarlo.

“Credo di doverti fare un’ammissione, Hiccup”


Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti!
Ecco come promesso un nuovo capitolo!
Sono stata troppo malvagia a interromperlo qui? No dai... :D
Ringrazio come sempre chi mi ha lasciato una recensione nello scorso capitolo e invito tutti quelli che ancora non l'hanno fatto a leggere l'altra mia fanfiction "
A piccoli passi".
A presto!

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Capitolo 4
*** Ammissioni ***


Capitolo 4: Ammissioni
 

Credo di doverti fare un’ammissione, Hiccup

 

Lui si avvicinò lentamente a lei, pronto ad ascoltarla. Le accarezzò piano con una mano la guancia destra e la guardò intensamente negli occhi. 

“Lo sai che a me puoi parlare di tutto”

Astrid sbuffò irritata.

“Non voglio vederti sposato” ammise infine.

 

Passarono alcuni lunghi, lunghissimi minuti. 

Hiccup non sapeva bene come risponderle, ma sapeva che lei aveva altro da dirgli.

“Perchè?” chiese lui, seriamente interessato.

“Perchè nessuna delle ragazze là dentro è alla tua altezza. Tu meriti di meglio di qualche stupida con gli occhi azzurri e le ciglia lunghe che si fa bella con i possedimenti delle isole del padre”

Hiccup fece un passo indietro, preoccupato e serio. Astrid sembrava davvero scossa.

“Non posso accettare che tu sposerai una di quelle ragazze” concluse Astrid con un soffio, abbassando sconfitta lo sguardo a terra.

Lui trovò il coraggio di riavvicinarsi a lei, se possibile più di prima. Le alzò il viso con una mano, pronto ad incatenare i suoi occhi con quelli della ragazza.

Si stava - di nuovo - smarrendo negli occhi di lei. Si avvicinò, piano. Poteva contarle le lentiggini sul naso.

“Perchè?” insistette lui, sottovoce. Aveva sentito il suo respiro rimbalzare sulle labbra della ragazza.

“Perchè sono innamorata di te” ammise lei infine. E come se lei gli avesse dato il permesso, lui le prese finalmente il viso tra le mani e annullò la distanza tra le loro labbra.

Baciare Astrid era sempre meraviglioso. La sua bocca era soffice, succosa, delicata. Le accarezzò le labbra con la lingua e, quando lei le dischiuse, cominciò a giocare con quella di lei.

Si erano già baciati, altre volte. Parecchie, a dire la verità. 

Ma mai come questa volta, Hiccup era consapevole che non avrebbe più potuto farne a meno. Lei doveva essere sua, sua e di nessun altro.

Quando si staccarono, Hiccup capì che era il caso di dirle la verità. Non voleva farla soffrire inutilmente.

“Scusami Astrid” sussurrò lui, ancora sulle sue labbra “anche io devo farti un’ammissione”. 

Si staccò appena da lei e la guardò con uno sguardo molto dispiaciuto.

“Non potrei dirtelo, ma ho già scelto chi sarà la mia compagna”

 

Ad Astrid venne un infarto. O qualcosa di molto simile, comunque.

Come poteva dirle una cosa simile dopo il bacio che si erano scambiati?

Hiccup vide lo sguardo omicida sul volto della ragazza e capì che doveva muoversi a darle una spiegazione. Subito.

“Non sposerò nessuna di quelle ragazze” sospirò lui, scompigliandosi i capelli con la mano.

“Ci ho pensato tanto” continuò lui “e non posso immaginare la mia vita senza di te, Astrid”. Alzò lo sguardo su di lei, che per la terza volta in una serata era arrossita. Una specie di miracolo.

“Quindi” concluse “se vorrai accettare, vorrei che fossi tu la mia compagna”.

Astrid era rimasta senza parole. Piano, si portò una mano alla bocca, ancora shoccata per quello che il ragazzo le aveva detto. Poi accorgendosi che lui aspettava una sua risposta, si decise a parlare.

“Ma… io credevo che dovesse provenire da un’altra isola…” tentò lei, mostrandogli le sue preoccupazioni “…se tuo padre non dovesse benedire il matrimonio…”

“Mio padre capirà” la interruppe lui. “Non ho intenzione di passare la mia vita con qualcuno che non amo. Quindi? Astrid Hofferson, mi vuoi sposare?” la guardò lui implorante.

Aspettò qualche secondo, poi finalmente la ragazza reagì.
“Certo che voglio, Hiccup” gli disse, prima di allacciare le sue mani sulla nuca di lui e baciarlo intensamente.

 

 

Hiccup ritornò alla festa, sereno. Aveva messo le cose in chiaro con Astrid e lei aveva accettato di sposarlo! Era al settimo cielo.

Rientrò nella sala, dunque, dopo essersi scambiato parecchi baci con la sua promessa sposa e un sorrisetto ebete fisso sul volto.

“Guarda Stoick, è tornato tuo figlio” disse Skaracchio, dandogli una gomitata. “Guarda che sorrisetto…ci sa fare il ragazzo!”

“Ci saprà anche fare, ma a Hiccup le regole non vanno proprio giù… hai notato con chi è uscito prima?” rispose lui, con il suo solito tono grave.

“E allora? Se ben ricordo anche Valka era di Berk, e tuo padre non ti costrinse mica a sposare qualcun’altra”

Skaracchio aveva ragione, si ritrovò a pensare Stoick. 

“E’ un peccato, sarebbe stata l’occasione perfetta per unire diverse tribù” concluse il capo.

“Due a zero per Hiccup” pensò Skaracchio, svuotando il suo boccale di birra.

 

Hiccup tornò a casa che era quasi l’alba. Si fiondò sul letto, ancora sorridendo. 

Era deciso. L’indomani mattina avrebbe parlato con suo padre.



Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! Non sono morta, sono stata due settimane all'estero :P
Eccovi il nuovo capitolo! Sono un po' di fretta e non riesco a ringraziarvi singolarmente, ma davvero GRAZIE GRAZIE GRAZIE per le recensioni che mi lasciate sempre.
Alla prossima!

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Capitolo 5
*** La resa dei conti ***


Capitolo 5: La resa dei conti

 

“Buongiorno padre” lo salutò Hiccup, incredibilmente deciso. “Devo parlarti, e sono serio. Quindi ti prego, per una volta, ascoltami”

Stoick lo vide così sicuro e deciso, che non poté fare a meno di sospirare. Sapeva già cosa gli avrebbe detto, ma era inevitabile dopotutto.

“Parla, dunque.”

“Ho deciso chi sarà la mia sposa. E prima che tu possa dirmi di no, non ho intenzione di cambiare la mia scelta. Probabilmente non approverai questa unione, poiché non porterà alcun profitto alla nostra tribù…ma credo che un capo debba avere accanto a sé qualcuno di cui si fida, che lo conosca e lo possa consigliare al meglio, qualcuno che conosca la nostra gente e già in questi anni si sta facendo amare dal nostro popolo. Lei conosce già tutte le nostre tradizioni, è forte, determinata, e saggia come nessuna donna prima di lei”

Stoick non credeva alle sue orecchie. Credeva che il figlio avrebbe preso una decisione solo in base ai suoi sentimenti, non che avrebbe fatto un’analisi così profonda della sua futura compagna. In parte, si sentì orgoglioso di suo figlio.

“Quindi, ti prego di benedire la mia unione con Astrid, padre.”

 

Rispetto ad ogni previsione, Stoick spiazzò suo figlio mettendosi a ridere sguaiatamente.

Hiccup ci restò parecchio male. Non si aspettava che suo padre avrebbe addirittura deriso suo figlio…sperava che potesse capirlo per una volta.

“Hiccup, figlio mio, tu mi stupisci sempre” gli rispose il capo di Berk “sei veramente un vichingo particolare”

“Ah beh, questa non è una novità…” rispose Hiccup, deluso.

“Solitamente, compiuti diciotto anni, i vichinghi non sono assolutamente pronti per scegliere una moglie. La scelgono in base agli ormoni che li colpiscono e finiscono per scegliere compagne bellissime ma dalla scarsa intelligenza. Io, invece, fui un caso a parte, perché ero davvero innamorato di tua madre. Certo che approvo la vostra unione, hai trovato la compagna perfetta. Berk non potrebbe sperare in una regina migliore” disse Stoick.

Hiccup non credeva alle sue orecchie.

“Ma… e tutti quei discorsi sul fatto che avrebbe dovuto essere una ragazza proveniente da un’altra isola?” 

“Anche Valka era di Berk, quindi di certo non posso essere io a costringerti a cambiare idea. Anche io a mio tempo presi la mia decisione, e non c’è stato minuto in cui io mi sia pentito della scelta fatta. Amavo tua madre, più di ogni altra cosa. E spero possa essere così anche per te, figliolo” concluse.

Hiccup fece una cosa che non aveva mai fatto in vita sua.

Abbracciò suo padre. 

Lo strinse, con forza, troppo felice per quello che gli aveva detto.

“Grazie papà”

 

Passò qualche secondo, poi il padre gli posò una mano sulla spalla.

“Ora figliolo, parliamo delle nozze” lo guardò serio “Non devi dire a nessun altro che hai fatto la tua scelta fino al giorno dell’incontro con i capi, in cui potrai presentare Astrid come tua sposa. Le regole vichinghe sono chiare: dal momento dell’annuncio sarete una coppia ufficiale, non potrai frequentare nessun’altra ragazza e non potrai tradire la tua futura moglie. Dovrete scegliere una data di luna piena entro il tuo venticinquesimo compleanno, per celebrare il matrimonio. E, assolutamente, non dovrete avere figli prima delle nozze. Non voglio ancora diventare nonno” concluse con una risata. 

Hiccup lo guardò mezzo stralunato. Aveva sentito bene? Venticinquesimo compleanno? E allora cos’era tutta quella fretta di scegliere una fidanzata??

Le regole vichinghe erano veramente un’assurdità. 

 

 

Angolo dell’autrice:

Ciao a tutti!
Questa fanfic sta per volgere al termine… ebbene sì, manca un capitolo (e forse un epilogo) ed è fatta!

Spero di aggiornare presto con il finale :)

A presto!!

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