Tornando Indietro

di Hayaros
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte: Tornando Indietro ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte: Vecchie Conoscenze ***
Capitolo 3: *** Terza Parte: Andando Avanti ***



Capitolo 1
*** Prima Parte: Tornando Indietro ***


    -”E com'è questo posto che state cercando? ...Phalanx, giusto?”
La taverna era movimentata, a quell'ora della sera. I signori erano usciti dalle loro case in compagnia delle loro mogli ed ora gaiamente sedevano su quei tavoli, bevendo attentamente dai loro calici con estrema precisione,
conversando degli ultimi eventi avvenuti in città.
Il leggero brusio serale era particolarmente confortevole alle orecchie di una delle coppie sedute al bancone: un uomo sulla cinquantina, dai lunghi capelli mossi che iniziano ad ingrigirsi con l'età e piccoli occhi neri incorniciati da rughe che osservavano il bicchiere di vino davanti a lui; accanto a lui, una giovane ragazza dai lunghi capelli castani, lisci ed occhi verdi, che guardava con attenzione l'ambiente attorno a sé, il suo sguardo curioso.
Fu l'uomo che, alzando leggermente lo sguardo e sorridendo, rispose al barista: -”E' un luogo magnifico. Mi sorprende che non lo conosciate, buon uomo: le voci della sua grandezza, seppur antiche, raggiungono ancora oggi le orecchie dei viaggiatori.”
-”Temo di non averne mai sentito parlare, signore.” - rispose il giovane uomo dietro il bancone, aggrottando le sopracciglia, confuso, -”In questa taverna vengono molte persone da ogni parte del mondo... ma non avevo mai sentito parlare di questa “Phalanx” prima d'ora. Che abbia cambiato nome con il passare degli anni?”
-”Phalanx è rimasta immutata.” - rispose solennemente l'uomo, i suoi occhi neri divenuti due piccole fessure con le quali osservava attentamente il giovane ragazzo davanti a lui, la sua bocca una linea sottile senza espressione.
-”Mi scusi, signore.” - si affrettò a dire il giovane, sentitosi minacciato da quello sguardo. Disperato, voltò il suo sguardo altrove per sfuggire a quello così tagliente, e i suoi occhi si posarono sulla giovane ragazza che era entrata con l'uomo. In confronto a lui sembrava così dolce... era seduta, immobile, e guardava il giovane che stava suonando il pianoforte, dall'altra parte della sala.
-”E' vostra figlia?” - chiese, sperando di cambiare il discorso.
L'uomo annuì e le labbra si piegarono in un piccolo sorriso ed i suoi occhi per un attimo scintillarono.
-”Da quanto tempo siete in viaggio?” - chiese di nuovo il barista.
-”Sono ormai passati quattro anni.”
-”E non avete trovato nessuna informazione su Phalanx? In quattro anni?”
-”Non è difficile trovare la strada, buon uomo.” - rispose l'uomo, alzandosi dalla sedia, e, come se fosse stato un segnale, anche la ragazza accanto a lui si alzò, lasciando davanti a sé il piatto vuoto che conteneva la sua leggera cena. Si avvicinarono alla porta e l'uomo, senza voltarsi, disse:-”Sappiamo che Phalanx si trova a sud, è l'unica indicazione che ci serve. Continueremo a viaggiare verso sud, finché non la troveremo.”

 

- : -
 

    Lui se lo ricordava bene, quel posto, come se lo avesse visitato il giorno prima.
Era su una grande pianura che si perdeva a vista d'occhio, neanche la vista delle montagne era lì a fermarla: l'ultimo punto che l'occhio riusciva a vedere era una sottile linea verde che ondeggiava lentamente con il vento.
Una lunga via ciottolosa divideva in due la pianura ed era proprio lì, ricordava Marcus, che li aveva incontrati per la prima volta.
-”Aprire un negozio di vini... qui?” - aveva chiesto lui, sorpreso e, lui come sua figlia, istintivamente si guardarono intorno, trovando solo chilometri e chilometri di erba ad attenderli, -”Siete sicuri che sia una buona idea?”
La donna annuì con vigore, ma fu il marito a prendere la parola:-”Questa è una strada molto trafficata, essendo l'unico punto di collegamento tra le capitali dei due regni. Non solo quindi passano molti mercanti, ma anche viaggiatori e, seppur rari, turisti. Se qualcuno avrà voglia di un bicchiere di vino, può fermarsi qui. Oppure, se qualche mercante vuole fare scorta di vino per i negozi del paese... può fermarsi qui.”
-”Inoltre,” - aveva aggiunto la donna, -”siamo vicini ad un grande campo di viti. I costi di trasporto saranno anche bassi.”
L'uomo aveva annuito all'affermazione della moglie e, più deciso di prima, aveva affermato:-”Sì, questa è stata una grande idea.”
-”Allora vi auguro buona fortuna per i vostri affari.”
-”Voi invece dove siete diretti?” - aveva chiesto la donna.
-”Ci stiamo dirigendo verso Eisengeld.”
-”Eisengeld?” - l'uomo aveva spalancato gli occhi, al suono di quel nome, -”E' veramente lontano.”

     Quella conversazione era avvenuta quattro anni prima, quando lui e sua figlia erano passati lì durante uno dei loro viaggi. Abitavano nella città meridionale di Sonnestag e avevano deciso di trasferirsi ad Eisengeld, verso nord. Ed ecco, di nuovo, che passavano per quella strada, quella volta diretti verso sud.
Ora non c'era più una piccola baracca di legno con delle casse impilate davanti alla porta: no, ora si ergeva un grande negozio ed immense vetrate che lasciavano intravedere la merce al suo interno, centinaia e centinaia di bottiglie di ogni forma e colore, con altrettante infinite etichette attaccate su di esse, rivelando nomi di vini locali, lontani, stranieri e sconosciuti.
Fermo davanti alla porta d'entrata, l'uomo si voltò verso la figlia:-”Isabelle, ti dispiace se ci fermiamo un attimo? Vorrei fare una visita alla coppia proprietaria di questa enoteca.”
La ragazza, guardando il padre, annuì. L'uomo sorrise ed entrò nel locale.
L'interno del negozio era costellato di persone, per lo più adulti e uomini in età avanzata, che si aggiravano per gli scaffali con occhi attenti e studiosi. Esaminavano ogni bottiglia con estremo dettaglio e toccavano quei preziosi oggetti con grande cura ed attenzione. Disseminati per il negozio erano presenti anche numerosi giovani che, con aria cordiale e raffinata, versavano vini in diversi calici, fatti per essere provati dagli intenditori.
Fu facile trovare la coppia proprietaria del locale giù in fondo alla sala, dietro ad un bancone, indaffarati a rispondere alle richieste di numerosi clienti.
-”Marcus! Isabelle!” - esclamò l'anziana donna, vedendoli. Sorridendo, un gran sorriso visibile anche a quella distanza, fece un cenno della mano invitandoli ad avvicinarsi.
-”Mi fa piacere vedere che avevate ragione.” - commentò Marcus, dando un ultimo sguardo intorno a sé, -”Il negozio ha avuto veramente successo.”
La donna annuì, decisa e fiera di quel risultato:-”All'inizio è stato difficile... gli affari avevano molti problemi a partire, ma con il passare del tempo la situazione è migliorata.”
Il marito della proprietaria si avvicinò anche lui ai due viaggiatori e, continuando da dove la moglie aveva lasciato, disse:-”Voi due invece? Vedo che siete ancora in viaggio.”
Marcus annuì:-”Dopo esserci trasferiti ad Eisengeld, abbiamo scoperto in alcuni vecchi documenti l'esistenza di una reggia che apparteneva alla mia famiglia, quando ancora deteneva un titolo nobiliare. Governava intere terre da quel castello ed ora siamo in viaggio per trovarlo.”
La coppia spalancò gli occhi, sorpresa:-”Quindi... siete discendenti di un'antica famiglia nobiliare?”
-”Per noi non è una notizia nuova.” - spiegò Marcus, -”Ma non è un'informazione che dico a molte persone: dopotutto, abbiamo perso quello status anni fa, ormai.”
-”Da quanti anni siete in viaggio, alla ricerca di questa reggia?” - domandò l'uomo.
-”Quattro anni.”
-”E' veramente tanto tempo... come si chiama questo posto che state cercando?”
-”Si chiama Phalanx.”
La donna aggrottò le sopracciglia, cercando di ricordare:-”Non... non mi sembra di aver mai sentito questo nome. Caro, tu per caso ne sai qualcosa?”
L'uomo scosse la testa, anche lui dopo una piccola pausa di riflessione:-”Parlo con molte persone qui al negozio, ma nessuna di esse ha mai detto un nome simile. Mi spiace, Marcus.”
-”Non è un problema. Non vi preoccupate. Nessuno con cui abbiamo parlato sembra conoscere il luogo.”
-”Mi spiace.” - ripeté l'uomo e, quando sentì il suo nome pronunciato da uno dei clienti al bancone, disse velocemente, -”Devo andare, il lavoro mi chiama. Buona fortuna con i vostri viaggi Marcus, Isabelle.”
I due viaggiatori lo salutarono con un sorriso ed un rapido gesto della mano, lui troppo veloce persino per dire qualche parola.
Improvvisamente, quando il marito era ormai lontano, la donna iniziò a ridere.
-”C'è qualcosa che non va?” - chiese l'uomo.
-”Stavo solo notando che, esattamente come quattro anni fa, quando passaste qui per la prima volta, anche oggi state viaggiando senza portare con voi alcun bagaglio.”
-”Quando si viaggia bisogna andare leggeri: il troppo peso rischia di farci solo allontanare dalla meta.”
-”Forse è vero, ma non in tutti casi. Marcus, Isabelle, devo andare. Vi auguro buona fortuna per il vostro viaggio.”
-”Buona fortuna anche voi per il vostro negozio.”

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Capitolo 2
*** Seconda Parte: Vecchie Conoscenze ***


   La città di Sonnestag era cambiata molto, durante quei quattro anni.
La prima cosa che Marcus notò furono gli edifici: da quei piccoli e bassi edifici accatastati tra loro, stretti e soffocanti, erano diventati grandi ed accomodanti, con tante strade e vie che si diramavano tra le mura. Inoltre le strade erano state allargate e la pianta della città era diventata organizzata ed ordinata. Sonnestag aveva cambiato faccia e dalla sua piccola realtà di quattro anni prima era ora una città degna di rispetto.
-”Non sembra più neanche la nostra casa.” - disse Isabelle, guardando i tetti delle case e le strisce di fumo che fuoriuscivano dai camini, -”Sembra incredibile che abitassimo qui, quattro anni fa.”
Marcus non rispose, guardando con attenzione quella città a lui così famigliare, ma improvvisamente sconosciuta. Era lì, in quel viale a sinistra, che c'era una volta quella panetteria dove andava a prendere il pane ogni mattina? Da dove proveniva quel profumo che fin dall'alba inondava quelle piccole e buie stradine, quel raggio di sole invisibile? Ora c'era una piccola bottega appartenente ad un fabbro, duri suoni e cocenti rumori provenienti da dentro di esso.
Si voltò dall'altra parte della strada e il suo sguardo si posò su una di quelle piccole stradine: era vuota, tranne per un cane che, indaffarato ed affamato, odorava le pietre della strada alla ricerca di cibo. 
Nascosta nella parete, una porta si aprì di scatto, spaventando un poco il cane che indietreggiò con la coda tra le zampe.
-”Tieni.” - disse una voce imponente, seguito da un pezzo di carne che, con un tonfo, venne gettata a terra.
Il cane, prima indeciso, si avvicinò cautamente alla carne per terra e, dopo averla annusata un paio di volte, iniziò a morderla, deciso, lanciando rapidi sguardi all'uomo davanti alla porta, la quale si richiuse subito dopo.
Marcus, mentre osservava quella scena, ricordava quella strada prima della sua partenza: lì, dove ora c'era una macelleria, c'era una caffetteria che era solito anche lui frequentare. Era un noto punto di incontro per gli uomini di una certa età di Sonnestag ed era considerato anche una sorta di piccolo centro culturale. Il locale era piccolo, inebriato notte e giorno dal caldo profumo del caffè e dal suono di un pianoforte che veniva suonato principalmente di sera. Illuminato da candele, che riflettevano la luce su dei cristalli sparsi un po' ovunque sul muro, dentro quel locale la notte sembrava non calare mai.
-”Non bisogna mai scendere nelle tenebre dell'ignoranza.” - diceva il proprietario, facendo riferimento ai tanti discorsi di grande importanza che venivano iniziati lì dentro, mentre preparava un'altra tazza di caffè per un cliente. 
Ed ora, quel locale tanto elevato era diventata dimora della violenza. Il cane, nel frattempo, aveva finito il suo pasto e, soddisfatto, si allontanò scodinzolando verso l'altra parte della città.
-”Andiamo Isabelle,” - disse improvvisamente Marcus, distogliendo lo sguardo, -”cerchiamo “Il Vecchio Falco”.”
-”Quel vecchio locale? Esisterà ancora?”
-”Dobbiamo almeno provarci. Vieni, dovrebbe essere da questa parte.”

Il cartello, vittima silente ed impotente delle intemperie, aveva perso il suo colore e la sua integrità: il legno, scheggiato e rovinato, lasciava a malapena intravedere la scritta “Il Vecchio Falco”, ed il disegno sotto di esso era ormai diventato invisibile.
-”Esiste ancora.” - disse Marcus, tirando un sospiro di sollievo. Conosceva bene quel posto ed il suo proprietario ed era grato di vederli ancora lì.
Nonostante dall'esterno il locale poteva sembrare dimenticato, il suo interno faceva intendere l'esatto opposto.
La locanda, infatti, pullulava di persone alla ricerca di un luogo dove passare la notte al coperto. I numerosi tavoli davanti al bancone erano occupati da uomini e donne, le bottiglie ed i piatti costellavano le superfici legnose e un vivace chiacchiericcio accompagnava il locale: una vista ed una cacofonia che Marcus conosceva bene ed era piacevole alle sue orecchie.
Tirò un sospiro di sollievo: quel posto gli dava la stessa sensazione di quattro anni prima, come se nulla fosse mai cambiato, come se il tempo non fosse mai passato. Ma, quando osservò con attenzione il locale, notò alcuni cambiamenti: quella vecchia testa di cervo non era più appesa sopra la parete – e non che fosse un male, in realtà, dato che Marcus aveva spesso consigliato ad Isaac, il proprietario, di togliere quella dannata testa prima che cadesse e ferisse qualcuno - il vecchio camino era stato rimpiazzato con uno più moderno, coperto dal vetro; le mura erano state rifatte ed i vecchi mattoni sgualciti sostituiti con ceramiche e mosaici; il pavimento ora coperto da un tappeto ben ricamato e raffinato.
Eppure, guardandosi intorno, Marcus si sentiva a casa. Quell'atmosfera confortevole... quei suoni così confusionari eppure famigliari...
Il Vecchio Falco, in fondo, non era cambiato.
Seppur ancora un po' a disagio, ora si sentiva più confortevole e si avviò, con Isabelle al suo fianco, verso il bancone dove ad attenderlo, però, non trovò quell'anziana faccia denigrata dal tempo appartenente ad Isaac, trovando invece un uomo più giovane al suo posto, all'incirca della stessa età di Marcus.
A Marcus sembrarono che i suoi baffi neri si mossero quando gli si avvicinò e, nonostante la sorpresa iniziale, lo riconobbe subito.
-”Joseph!” - esclamò, contento di rivedere anche lui.
L'appellato strinse le palpebre, mettendo a fuoco la vista, forse un poco colpita dalla mancanza di luce nel locale ma, quando riconobbe quell'uomo dai capelli grigi davanti a lui, i suoi occhi si spalancarono.
-”Marcus! Ed Isabelle! Sono passati anni dall'ultima volta che ci siamo visti! Sedetevi, vi offro qualcosa.”
-”Come sta tuo padre?” - domandò Marcus, sedendosi accanto alla figlia, -”Mi sono sorpreso quando non ho visto Isaac dietro il bancone, come ai vecchi tempi.”
Il viso di Joseph improvvisamente s'incupì: abbassò lo sguardo e, poggiando le mani sul bancone, disse, con un filo di voce:-”E' morto. Se n'è andato sei mesi fa.”
Marcus ed Isabelle rimasero in silenzio.
-”Dopo la sua morte, ho preso io la gestione della locanda. Non volevo farla chiudere: questo è un posto che ha fatto la storia di Sonnestag. Dopo che hanno deciso di cambiare l'assetto della città, un sacco di abitanti, sopratutto i più anziani, si sono ritrovati spaesati, soprattutto dopo la chiusura del Caffè Cristallo giù nella strada principale. Non volevo che accadesse lo stesso con questo posto.”
-”E' un nobile intento.” - affermò Marcus, sorridendo, -”Isaac ne sarebbe stato fiero.”
-”Lo spero.” - Joseph alzò lo sguardo e guardò il locale, rivivendolo nei suoi ricordi. Ad un certo punto, disse:-”Spero che tu non abbia notato troppe differenze, Marcus.”
-”Sono rimasto piacevolmente sorpreso, in realtà.” - rispose l'uomo, -”Questo locale è esattamente come me lo ricordavo.”
-”Sono contento di sentirlo. Abbiamo dovuto fare dei piccoli cambiamenti per non rimanere troppo indietro... lo so che mio padre non avrebbe mai accettato, essendo molto legato alle tradizioni ma... era necessario. Infine Felicity mi ha convinto dicendo che l'importante è che rimanga intatto lo spirito del Vecchio Falco, perché è quello il suo punto focale, ed il punto di riferimento dei suoi clienti.”
-”Felicity si trova ancora qui a Sonnestag?” - domandò Isabelle, cui occhi si erano illuminati appena aveva sentito quel nome, -”Ricordo che voleva lasciare la città.”
-”Era quello il suo piano, sì.” - annuì Joseph, -”Ma infine ha deciso di rimanere qui ad aiutarmi con la locanda. Proprio ora si trova nelle stanze, sta sistemando i letti per la notte. Tra poco dovrebbe tornare.”
-”Vorrei salutarla prima di partire di nuovo.” - disse Isabelle, rivolgendosi al padre, il quale annuì.
Proprio in quel momento, una ragazza dai lunghi capelli castani e dalla faccia stanca scese dalle scale e si diresse verso il bancone. Entrando dietro di esso, si avvicinò a Joseph e disse:-”Ho finito con le stanze. E' rimasto qualcos'altro da fare?”
-”Per stasera abbiamo finito.” - annunciò lui, -”Dobbiamo solo servire i clienti.”
La ragazza annuì e, facendolo, si voltò verso verso Marcus ed Isabelle. Vedendo quest'ultima, improvvisamente il suo viso stanco si illuminò ed ogni traccia di fatica sembrò scomparire, le sue labbra si allargarono in un grande sorriso, mentre esclamava:-”Isabelle! Marcus! Siete tornati!”
-”Sì, siamo tornati.” - annuì Marcus, sorridendo.
Isabelle sorrise:-”E' bello rivederti, Felicity. Sono rimasta sorpresa sentendo che infine hai deciso di rimanere qui a Sonnestag.”
-”Ho preferito rimanere qui ed aiutare mio fratello, che andare in giro per il mondo come previsto.” - rispose lei, distogliendo un attimo lo sguardo, -”Ma non ho ancora detto addio al mio desiderio. Un giorno, quando la situazione sarà migliorata, partirò.”
-”Per “quando la situazione sarà migliorata”, lei intende quando avrò trovato moglie.” - spiegò Joseph, ridacchiando.
-”Almeno così sarò sicura che non sei da solo, fratellino.” - rispose lei, -”E che non farai stupidaggini mentre starò via.” - poi si voltò verso i due vecchi amici e domandò:-”Voi invece? Cosa ci fate qui? Pensavo vi foste trasferiti ad Eisengeld quattro anni fa.”
-”Abbiamo scoperto l'esistenza di un vecchio castello appartenuto alla mia famiglia tanti anni fa, prima ancora della mia nascita.” - spiegò Marcus, -”La mia era una famiglia nobile ed aveva delle terre, ma infine, dopo le guerre, le perse e perdemmo i nostri titoli. Ho intenzione di trovare il castello e di riprenderlo.”
-”Un'antica dimora appartenente alla tua famiglia?” - ripetè Felicity, -”Sembra una storia interessante.”
-”Come fate a sapere che ora questo castello non appartenga a qualcun altro?” - domandò Joseph, -”Se ci dimora qualcun altro, sarà difficile far mandarlo via, nonostante il vostro diritto di possessione.”
-”E' abbandonato ormai da secoli.” - rispose Marcus, fiducioso, -”L'ho letto nei vecchi resoconti della mia famiglia.”
-”E sapete dove si trova?”
-”Sappiamo solo che si trova a sud, non abbiamo altre informazioni. Oh, e sappiamo il suo nome.”
-”Come si chiama?”
-”Phalanx.”
-”Phalanx?” - ripetè Joseph, pensieroso e si voltò verso la sorella, anche lei immersa nei suoi pensieri, -”Non ho mai sentito questo nome.”
-”Neanche io.” - rispose Felicity, -”Siete sicuri che esista? E' impossibile che abbia cambiato nome, non essendo appartenuto a nessun altro.”
Il viso di Marcus si fece improvvisamente serio:-”Phalanx esiste e noi lo troveremo. Sono quattro anni che ci dirigiamo verso sud, ormai.”
-”Quattro anni!?” - esclamò Felicity, -”Isabelle, siete in viaggio da quattro anni?”
La ragazza annuì, soffocando una piccola risata:-”Sì, Felicity. Sembra che io mi sia ingiustamente appropriata del tuo sogno, perdonami.”
-”E quanti posti avete visitato? Racconta!” - esclamò la ragazza, avvicinandosi ad Isabelle, -”Qualche luogo interessante? Qualche strana cultura impossibile da comprendere?”
-”...niente di tutto ciò, in realtà.” - rispose lei, imbarazzata, -”Abbiamo visitato molte città, sì, ma erano tutte città che già conoscevamo, quindi niente di nuovo da vedere. Abbiamo percorso a ritroso la strada tra Eisengeld fino a qui, quindi... veramente niente di nuovo da vedere, perdonami, Felicity.”
-”Oooh, ma così è noioso! Un viaggio dovrebbe essere occasione di vedere nuove cose e conoscere il mondo!” - esclamò lei, lamentosa.
-”Il nostro obiettivo non è esplorare, ma trovare Phalanx. Non ci interessa nient'altro.” - rispose Marcus, deciso.
Felicity rimase in silenzio dopo quella secca risposta e ringraziò mentalmente Isabelle quando lei proferì parola:-”Tu invece, Felicity? Cosa hai fatto in questi quattro anni, prima di lavorare qui?”
-”Ho iniziato un po' a lavorare al mio sogno.” - rispose, sorridendo, -”Ho viaggiato nelle città qui vicino – non potevo allontanarmi troppo – e lì ho imparato delle ricette che oggi uso qui nella locanda: sono veramente gradite, quindi non è stato tutto inutile.”
-”Quando io mi sarò sposato, e tu avrai viaggiato di più,” - continuò Joseph, -”spero che tornerai qui al Vecchio Falco per far provare a me ed ai clienti le tue nuove ricette.”
-”Certamente!” - esclamò Felicity, entusiasta dell'idea, -”Vedrai, questo posto pullulerà di buongustai provenienti da tutto il mondo!”
-”E' un bell'obiettivo, Felicity.” - sorrise Marcus, -”Spero che tu ce la faccia a conquistarlo.” - si voltò verso Joseph, -”Sbrigati a trovare moglie.”
Joseph rise:-”Se tutto va bene, forse entro il prossimo anno potrei combinare qualcosa.”
-”Hm? Con chi?”
-”Marion,” - rispose Felicity, -”la fioraia. E' da anni che si frequentano.”
-”Non lo sapevo.” - Marcus sorrise, -”Auguri, Joseph.”
-”Son contenta di sentirlo.” - continuò Isabelle.
-”Joseph, avete una stanza?” - domandò infine Marcus, -”Siamo stanchi, e domani mattina dobbiamo ripartire.”
-”Già domani mattina? Perché non rimanete qualche giorno?”
-”Sì! Potrei farti conoscere la città, Isabelle!” - esclamò Felicity, -”Ci sono tanti nuovi posti! Sembra di essere in un altro paese!”
-”Mi spiace,” - continuò Marcus, -”ma non possiamo. Torneremo, però, promesso.”
-”Mi spiace Felicity,” - rispose Isabelle, -”anche io sono ansiosa di trovare Phalanx.”
-”Ho capito che è impossibile farti cambiare idea, allora.” - concluse Felicity, -”Va bene, ecco la vostra stanza.” - disse, porgendo delle chiavi.
-”E' la migliore che abbiamo,” - informò Joseph, -”Buonanotte. E' stato un piacere rivedervi.”
-”Anche per noi, grazie.” - rispose Marcus.

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Capitolo 3
*** Terza Parte: Andando Avanti ***


   Era la prima volta che Marcus ed Isabelle vedevano la città di Pault con i loro occhi, ma la piccola cittadina portuale non deluse le loro aspettative.
Avevano sentito molte voci su quel luogo, la fama della sua bellezza e delle sue prelibatezze gastronomiche non erano passati inosservati al resto del mondo, e persino Isabelle era diventata irrequieta nei giorni precedenti al loro arrivo, impaziente di raggiungere la città il prima possibile.
Pault si presentava come un agglomerato di case disposte in maniera ordinata lungo la parete di un fiordo che piombava sul mare sottostante: la parte più bassa della città era a diretto contatto con l'oceano. Essendo protetta da due muri di roccia, Pault era raggiungibile a piedi solo attraverso alcune caverne – che non rappresentavano un ostacolo, essendo ben curate e preparate a dovere – dove l'odore salmastro del mare faceva da padrone. Isabelle, all'uscita della caverna, guardava estasiata la città, mentre con i suoi piccoli occhi grigi Marcus era intento a cercare una locanda dove passare la notte e, se possibile, chiedere qualche informazione.
-”Ecco, lì. Sul quarto girone.” - disse improvvisamente, e la ragazza sembrò destarsi da una sorta di trance mistica, mentre focalizzava lo sguardo sul punto detto dal padre, -”Locanda “La Balena Bianca”. Andremo lì.”
-”Pensi che riusciremmo ad avere qualche informazione?” - chiese la ragazza, che nei precedenti giorni era diventata sempre più incerta sull'esito della loro ricerca.
-”Ho un buon presentimento che ce la faremo questa volta, mia cara.” - rispose lui, sorridendo, e quel sorrise diede ad Isabelle un poco di coraggio.
La locanda era molto grande, molto più grande di quanto si aspettassero. La Balena Bianca si rivelò essere una delle locande più famose della città e perciò, persino a quell'ora, nel mezzo della giornata, pullulava di persone che si affaccendavano in giro.
-”C'è molta gente.” - commentò semplicemente Isabelle, guardandosi intorno.
-”E' un luogo molto frequentato.” - spiegò Marcus, -”Vieni, parliamo con il proprietario.”
Si avvicinarono al bancone, dove un giovane uomo era indaffarato con il servire i suoi sempre più impazienti clienti.
-”Buongiorno, signore.” - lo salutò Marcus, alzando la voce per superare quel coro di persone e, quando notò che il barista alzò lo sguardo per incontrare il suo, dandogli quindi il silenzioso permesso di continuare, spiegò:-”Siamo viaggiatori e siamo alla ricerca di informazioni, potreste aiutarci?”
-”Chi state cercando?”
-”Nessuno. Stiamo cercando un posto. Si chiama Phalanx, dovrebbe trovarsi a sud di qui. Ne sa qualcosa?”
-”Phalanx...?” - il barista si fermò un attimo, riflettendo, quando infine scosse la testa, -”Non ho mai sentito questo nome prima d'ora, mi spiace.”
-”Grazie per l'aiuto.” - rispose Marcus ed il barista si allontanò annuendo, richiamato all'attenzione da un altro cliente.
-”Nessuno sembra mai sapere qualcosa su Phalanx.” - commentò Isabelle, -”Padre, siete sicuro che esista un posto simile? Sono quattro anni che siamo in viaggio, ormai!”
-”Phalanx esiste, Isabelle.” - affermò Marcus, non guardandola, -”Dobbiamo solo continuare a dirigerci verso sud. E' lì che si trova.”
-”Non è così strano che nessuno sappia di Phalanx, miei signori.” - disse improvvisamente una voce stridula, roca dall'età, accanto a loro, -”Perché, ormai, Phalanx effettivamente non esiste più.”
La voce apparteneva ad un uomo seduto davanti al bancone, che sorseggiava allegramente da un bicchiere di vino. Aveva pochi capelli bianchi che non erano al loro posto, piccoli e furbi occhi neri ed un viso pieno di rughe, i suoi vestiti odoravano di salsedine.
-”Voi... conoscete Phalanx?” - domandò Marcus, incredulo.
L'uomo sorrise, quasi a soffocare una risata, ed annuì lentamente:-”Certo, ma sono veramente in pochi a conoscerla ancora. Mi sorprende che persino voi ne siate a conoscenza.”
-”E' da quattro anni che siamo alla sua ricerca! Per favore, sapete dirci qualcosa a suo merito? Sappiamo solo che si trova a sud, ma tutte le persone che abbiamo incontrano non ne sanno nulla. Sembra che stiamo alla ricerca di un luogo fantastico.”
-”Phalanx non la conosce più nessuno ormai. In un certo senso, si potrebbe dire che neanche esiste più.” - prese un altro sorso dal suo bicchiere, -”Questo perché ormai ha cambiato nome.”
-”Cambiato... nome?”
-”Phalanx si trova a sud, in un luogo ora chiamato la Piana delle Stelle. Gli abitanti di quelle terre dicono che, guardando le rovine di quel castello così antico, sia possibile guardare direttamente il passato... ed ecco perché è stata chiamata la Piana delle Stelle.”
-”La Piana delle Stelle...” - ripeté Marcus, -”Un luogo dov'è possibile guardare il passato... sì, è sicuramente quello il luogo che stiamo cercando.”
-”La Piana delle Stelle non è lontana da qui, signori. Saranno... due o tre giorni di viaggio, non di più.”
Nell'udire questa informazione, gli occhi di Marcus si illuminarono, si voltò di scatto verso Isabelle:-”Cara, ce l'abbiamo quasi fatta.” - poi, si voltò di nuovo verso l'uomo, -”Grazie signore, non sapete quanto ci abbiate aiutato.”
 

- : -


   Ed eccola lì, nascosta dietro quella foresta così scura e difficile da attraversare, vicino alla vecchia cittadina di Stellis, le rovine che i due viaggiatori tanto cercavano.
L'antico castello di Phalanx mostrava in tutto il suo abbandono il passaggio del tempo: esso giaceva in rovina al centro della pianura, l'edera e le piante ormai avevano conquistato quelle gloriose mura, rendendole la loro nuova dimora. Numerosi uccelli avevano nidificato tra i cornicioni e persino a quell'ora, poco prima del sorgere del sole, c'era un gran movimento di volatili. Una strada rocciosa, che aveva visto tanti di quei carri e di quelle persone nelle epoche passate, indicava silenziosa la via verso l'entrata. Il castello era immerso in un innaturale silenzio e mostrava ancora una certa gloriosa ed imponente presenza che si rifletteva tutt'intorno. La natura stessa sembrava voler stare in silenzio per doveroso rispetto nei suoi confronti.
Improvvisamente, il sole iniziò a far capolino tra le montagne là dietro ed i suoi raggi illuminarono l'imponente fortezza colpendo le grandi vetrate: in quel momento il castello sembrava esser diventato totale padrone della piana.
-”Eccolo, padre.” - annunciò Isabelle, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, contemplando il frutto delle loro ricerche, -”Phalanx. Finalmente l'abbiamo trovata!”
Marcus rimase in silenzio, troppo rapito dallo spettacolo per poter parlare. Osservava il castello con cura maniacale per i dettagli: cercava di memorizzare ogni mattone, ogni crepa sul muro, ogni piccola foglia che con tanta forza era riuscita ad arrampicarsi fino a quei alti tetti. Osservava le finestre, quel vetro opaco da cui i suoi antenati osservavano i loro territori ormai perduti, cercando di immaginare cosa fosse accaduto in quel posto.
Abbassò lo sguardo ed osservò la strada che l'aveva condotto fino lì. Rocciosa, ciottolosa e piena di erbacce, ma nonostante ciò era possibile ancora vedere delle orme sull'erba.
Si voltò ed il suo sguardo ricadde sulla foresta da cui erano usciti: ripensò alla città di Stellis, coloro che vivevano così vicini a Phalanx, che la trattavano con enorme riverenza, eppure non rendevano nota la loro vicinanza con tale luogo; la città di Sonnestag, dove Isabelle aveva passato la sua infanzia, ormai divenuta città moderna e ben diversa da come la ricordava; la città di Eisengeld, luogo nuovo della sua vita dove aveva vissuto per poco tempo, lasciandolo alle sue spalle per mettersi in cammino alla ricerca di quel castello abbandonato, dove i suoi antenati avevano vissuto le loro vite di ricchezze e gloria.
Cosa aveva guadagnato in quei quattro anni di viaggio? Nei ventiquattro anni della vita di Isabelle, non riusciva neanche a contare tutte le ricchezze che aveva ottenuto, per quanto erano numerose. Eppure, in quei quattro anni di viaggio, non riusciva a ricordare neanche la benché minima ricchezza guadagnata. Cosa aveva ottenuto da quel vagabondaggio? Tutte le persone e le città che avevano incontrato erano andate avanti, mentre lui non aveva fatto altro che tornare indietro, alla ricerca di un qualcosa che ormai non esisteva più.
-”Padre, vogliamo entrare?” - disse Isabelle, -”Se dobbiamo far tornare questo posto com'era una volta, dovremmo controllare le sue condizioni, prima.”
Marcus non si voltò, pensoso, mentre osservava la foresta.
-”No, Isabelle. Andiamo.”
-”Dove?”
-”Torniamo ad Eisengeld. E dobbiamo fermarci a Sonnestag: Felicity ti aveva promesso di farti fare un giro della città.”
-”Come...? Abbiamo viaggiato per quattro anni alla ricerca di questo posto! Non possiamo lasciarlo!”
-”Isabelle, ho sbagliato. E' stato un errore tornare indietro fino a qui. Phalanx ormai non esiste più, è vero. E' una testimonianza del passato, non è nel presente: ed è proprio per questo che è così bello. Chi guarda Phalanx guarda il passato ed è proprio per questo che è così speciale: anche per noi, legittimi proprietari di questo posto. Isabelle, lasciamo questo luogo, che ormai non appartiene più a noi. Alcune volte, è meglio lasciar indietro i nostri passati: solo così mantengono la loro bellezza. Ora è tempo di andare avanti.”

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