Cuori di vetro

di HighByTheBeach
(/viewuser.php?uid=81998)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Il sole era sorto da poco, ma Chris quella notte non aveva chiuso occhio. Non aveva fatto altro che fissare il soffitto. Così, quando la sveglia del cellulare iniziò a suonare, non ci mise molto a spegnerla e ad alzarsi.

Si avvicinò alla finestra, che non era stata chiusa la sera prima. Chris era stato avvisato su quanto facesse caldo in California, ma non poteva immaginare che facesse così caldo in quel periodo. Un caldo asfissiante, soprattutto per una persona proveniente dal Minnesota.

Il ragazzo osservò la strada, la città si stava animando in quel momento. Chiamarla città, in realtà, era un'iperbole. Inizialmente, Chris non aveva preso male la notizia del trasferimento in California. Insomma, si aspettava di doversi trasferire in una città come Los Angeles o San Diego, e invece era finito in quella piccola città di cui nessuno, al di fuori degli abitanti, ne conosceva l'esistenza.

"Benvenuto nel fottuto Sunshine State" mormorò il ragazzo tra se e se. Poco importava che quello a cui si riferiva fosse in realtà lo stato della Florida, aveva sempre fatto schifo in geografia.

 

Chris si fece una doccia veloce e, dopo essersi vestito, si guardò allo specchio, chiedendosi perché si ostinasse a farlo. Non aveva mai prestato particolare attenzione alla cura della propria immagine o del proprio vestiario. Non pensava ne valesse la pena. Si era messo i primi vestiti puliti che gli erano capitati tra le mani, si era pettinato rapidamente i folti capelli neri ed aveva messo lo zaino in spalla.

Una volta sceso in cucina, si limitò a prendere una fetta di pane tostato e ad uscire velocemente di casa. Non aveva voglia di passare più tempo del dovuto con la propria famiglia.

 

 

Il fumo fuoriuscì lentamente dalle labbra di Erin. Stava diventando impaziente. Voleva bene ai suoi amici, ma cazzo, erano sempre in ritardo. Perfino il primo giorno di scuola. Aveva già preso in mano il telefono per telefonare Cora, quando li vide arrivare in lontananza.

Cora era la migliore amica di Erin. Aveva i capelli biondi e gli occhi color smeraldo. Era una bella ragazza, nonostante fosse più bassa di Erin di diverse spanne. Erano le uniche due ragazze del gruppo, da quando lei non c'era più.

Gli altri ragazzi del gruppo erano: Dan, che i suoi amici prendevano per il culo a causa della sua fissazione per gli esercizi fisici. Aveva capelli ricci e rossastri, e occhi scuri.

Poi c'era Ethan, dal fisico magro, capelli neri e occhi verdi. Era il più taciturno del gruppo, ed Erin era convinta avesse una cotta per Cora. In realtà, Erin credeva che tutti i ragazzi del gruppo ce l'avessero.

Infine c'era Jason, che aveva corti capelli castani e gli occhi chiari. Era l'anima del gruppo.

 

Erin si era sempre sentita a suo agio coi suoi amici, tra di loro c'era sempre stato un legame che sembrava non potesse spezzarsi mai. Eppure, qualcosa era riuscito a spezzarlo qualche mese prima. Quando lei se n'era andata. Dopo l'incidente, Erin aveva bisogno di elaborare il tutto da sola. E lo stesso valeva per i suoi amici. Avevano avuto bisogno di trascorrere quell'Estate per conto proprio, ognuno da solo con il proprio dolore ed il proprio lutto.

 

-Ce l'avete fatta, cazzoni!-

-Dolce come sempre Erin- rispose Jason.

 

Erin, ridendo, gli rispose con un dito medio e, dopo aver abbracciato la sua migliore amico, il gruppetto entrò nell'edificio scolastico.

 

 

Chris sbuffò. Era seduto da almeno quindici minuti sugli spalti della palestra. Tutti gli studenti vi erano stati convocati. A quanto pare c'era un nuovo preside, che aveva pensato bene di inaugurare l'anno scolastico torturando gli studenti a sopportare il caldo della palestra.

Entrando nella scuola, Chris si era reso conto di quanto fosse diversa dalla scuola che frequentava a Minneapolis. Qui tutti sembravano conoscersi, tutti sapevano i cazzi di tutti. Una cosa che aveva particolarmente attirato la sua attenzione, comunque, erano dei manifesti sparsi un po' ovunque nell'edificio. Su di essi c'era la foto di una ragazza, sotto la quale vi era una scritta.

"In loving memory of Francesca Evelyn Greyson"

 

Quando Chris tornò a prestare attenzione a quello che gli stava intorno, si rese conto che il preside aveva da poco fatto il suo ingresso e aveva già iniziato un noioso discorso su regole strette, sull'impegno, sull'importanza dello studio e altre cazzate simili. Chris voleva soltanto uscire da lì.

 

Quando finalmente la tortura era giunta a termine, Chris si precipitò fuori dalla palestra, confondendosi tra la marea di studenti.

Dopo poco si rese conto di non avere assolutamente idea di dove fosse la sua classe. Si avvicinò alla prima ragazza che gli capitò a tiro.

 

-Ehm, scusa?-

La ragazza, che stava chiacchierando con un gruppo di persone, smise di ridacchiare e si girò verso di lui, fissandolo con occhi color ghiaccio.

-Si?-

-Sto cercando l'aula B-3. Sapresti dirmi dov'è?-

-B-3 dici? Anche noi dovremmo essere lì. Siamo dello stesso corso?-

-Beh... suppongo di si-

-Ma certo, devi essere uno nuovo-

 

La ragazza in realtà sembrava piuttosto annoiata da quel dialogo. Non sapeva che in realtà era Chris stesso a voler evitare quanto più possibile il dialogo con gente sconosciuta, soprattutto quando quella stessa gente non sembrava poi così interessante. E quei tizi non lo erano affatto. Eccetto forse per la ragazza stessa con cui stava parlando, ma solo perché aveva intravisto un adesivo dei Red Hot Chilli Peppers sulla cover del suo cellulare che, ringraziando il cielo, non era rosa.

 

-Si, mi sono trasferito dal Minnesota e...-

-Senti bello, la prima lezione è di educazione civica. Il signor Matheson è un coglione e non fa altro che farci vedere film degli anni 30, noi ci prendiamo l'ora libera. Perché non vieni con noi?-

 

Normalmente Chris non avrebbe dato troppo peso alle parole di uno sconosciuto come il ragazzo che gli aveva appena rivolto la parola, ma se c'era una cosa che odiava, erano i film degli anni 30 sulla grandezza della Repubblica.

 

-Ci sto- rispose. La ragazza a cui aveva chiesto indicazioni non sembrò molto contenta della cosa. Sembrava scocciata dalla sua presenza.

-Grande! Oh, comunque il mio nome è Jason. Questi due coglioni invece sono Ethan e Dan, la biondina è Cora e questa rossa che, sono sicuro, prima o poi riuscirà a risultare simpatica, si chiama Erin.-

-Vaffanculo- fu la risposta rapida di Erin.

-Chris- si limitò a dire il ragazzo.

 

 

Erin e i suoi amici si sedettero in un posto isolato del cortile, che era di per sè molto ampio. Di tanto in tanto osservava il nuovo arrivato, quel Chris. C'era qualcosa di strano in lui. I suoi occhi erano come spenti. Stava riflettendo proprio su questo, quando il ragazzo alzò lo sguardo e incrociò il suo. Normalmente, Erin avrebbe distolto immediatamente lo sguardo. E lo fece anche in quel momento, ma non subito. Per un istante, i loro occhi si incastrarono. Color ghiaccio quelli di Erin, di un nero profondo quelli di Chris. E in quell'istante, tra i due si instaurò una specie di filo invisibile, che soltanto loro potevano vedere. E fu allora che Erin capì. Qualcosa era successo a quel ragazzo, così come era successo anche a lei. Ma che non ci si illuda, questo non lo rese più simpatico agli occhi di Erin.

 

-Hey Jason, ce l'hai?- chiese Ethan.

-Secondo te?- rispose l'altro.

Jason estrasse dallo zaino una bustina contenente dell'erba.

-Oh andiamo ragazzi, vi sembra il caso? E' solo il primo giorno di scuola! E poi potrebbero beccarci!- a parlare, stavolta, era stata Cora.

Le parole della ragazza, tuttavia, rimasero inascoltate. Jason, in pochi secondi, aveva rollato una canna.

-Dai qua- ridacchiò Erin.

-Erin!-

-Eddai Cora, magari questo potrebbe rilassarti un pochino- rispose Dan, con un sorrisetto sarcastico.

Fu proprio Erin a fare i primi due tiri. Mentre Jason era indaffarato a rollarne altre, passò la canna a Chris.

-Tocca a te, ragazzo del Minnesota.-

Il ragazzo fece spallucce e la prese.

-Non sapevo che in questo buco foste capaci di divertirvi.-

-Non sai quanto bello! A proposito, per dimostrarti come ci si diverte in California, stasera dovresti venire ad una festa in spiaggia organizzata da un mio amico. Credimi, ne varrà la pena.-

-Ti ringrazio dell'invito Jason, ma odio quel tipo di mus...-

-Ci saranno fiumi di alcool, e non solo quello...-

-Ci sto!-

 

Erin non era contenta che Chris fosse stato invitato. Inevitabilmente pensò a Franky. E al fatto che avrebbe dovuto esserci lei seduta su quel prato con i suoi amici.

 

-Stasera ci sarà anche l'idiota?- chiese Ethan, con voce annoiata.

-Per l'ultima volta Ethan, il suo nome è Matt, e che cazzo! Seriamente ragazzi, perché non vi piace?-

 

Matt era il ragazzo di Erin. Era di un paio di anni più grande di lei. Era alto, moro, inglese. Eppure, agli amici di Erin, lui non piaceva. E non ne capiva il motivo. Dopo la morte di Franky, lui era stato praticamente l'unico a rimanerle accanto. Inoltre, Erin non potè fare a meno di notare che, non appena fu fatto il nome di Matt, il gruppo di ragazzi si era scambiato uno sguardo che non riuscì a decifrare.

Dio, quanto le mancava Franky.

 

 

Era quasi mezzanotte passata. Chris si chiese dove fossero finiti quei tizi conosciuti a scuola quella stessa mattina. D'altronde erano stati loro ad invitarlo a quella festa. La musica rimbombava a tutto volume, Chris aveva la sensazione che un martello pneumatico volesse penetrare i suoi timpani. In ogni caso, aveva altre cose a cui pensare. Siccome i ragazzi erano in ritardo, decise di anticipare l'appuntamento previsto per dopo. Inviò un sms a cui ricevette una risposta quasi immediata. Quando Chris lesse la risposta, un mezzo sorriso gli apparve sul volto, e si dileguò tra la folla. Fu difficile farsi strada tra quei corpi sudati e sfrenati, che saltavano a ritmo di musica e si avvinghiavano tra loro. Era una sensazione che a Chris piaceva, quando era fatto. Ma in quel momento non lo era. Preferiva essere lucido per fare ciò che stava per fare.

Dopo pochi minuti finalmente Chris trovò un'uscita da quella selva fatta di corpi, e riuscì ad arrivare al bagno degli uomini. Il pavimento era lercio, Chris pensò che di lì a poco nuove forme di vita vi sarebbero spuntate. Ma questo poco importava, non era certo schizzinoso. Sorrise, quando si accorse che la persona con cui aveva preso appuntamento era già arrivata.

 

 

-Dove cazzo è Chris?!-

-Sarà qui da qualche parte. Dai, andiamo a ballare Erin!-

-No, aspetta. Devo andare in bagno. E comunque dove sono quei coglioni?-

-Ethan e Dan stanno facendo compagnia a Jason. Stavano contrattando per l'erba.-

 

Erin sbuffò e prese Cora per un braccio,trascinandola via da quell'ammasso informe di corpi. Erin osservò come la luce della luna si riflettesse sui capelli biondo cenere della sua amica, e sulla sua pelle perfettamente abbronzata. Avrebbe voluto avere una pelle come la sua. Invece doveva accontentarsi della propria pelle diafana e lentigginosa. In molti dicevano che quelle piccole lentiggini sul naso le stavano bene, ma Erin preferiva coprirle con il trucco. Non voleva essere un clichè ambulante.

 

-E Matt? Non aveva promesso di venire?-

-Verrà più tardi-

 

Erin era ancora troppo sobria per poter sopportare l'ennesimo discorso sprezzante su Matt da parte di Cora. Perché si, lo avrebbe fatto. Quindi decise di avviarsi ai bagni, ringraziando il cielo che la musica coprisse le sue parole.

 

Erin aprì la porta del bagno delle donne, e fu investita da un tanfo nauseabondo. Uno dei gabinetti era rimasto otturato, e causando una semi-allagazione. Come se non bastasse, una ragazza stava vomitando nel lavabo.

 

-Fanculo, andrò a quello degli uomini-

-Ma sarà disgustoso!-

-Beh, non posso pisciarmi addosso, no?-

 

Ancora nauseata dal tanfo proveniente dal bagno femminile, Erin corse velocemente a quello degli uomini.

 

-Erin aspetta, io sento dei gemiti...-

-Non importa, cercherò di non disturbarli.-

 

Erin aprì la porta, e rimase interdetta da ciò che vide. Un ragazzo era seduto sul lavabo, e di fronte a lui un altro ragazzo. Inutile dire cosa stessero facendo.

 

-Chris?- fu Cora a pronunciare il nome del ragazzo conosciuto quella mattina.

Ma non era su Chris che l'attenzione di Erin si era focalizzata. Il suo sguardo si era soffermato su un altro particolare. Sulla spalla sinistra dell'altro ragazzo, quello in piedi, c'era un tatuaggio. Un tatuaggio raffigurante due maschere, di cui una spezzata. Curioso. Quel tatuaggio era esattamente uguale a quello di...

 

-Matt?-

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Chris aveva conosciuto quel ragazzo su una di quelle squallide applicazioni di incontri. In quella città non conosceva nessuno, quindi quale modo migliore per cominciare la sua permanenza in quel nuovo posto? Del sesso per dimenticare tutto il resto, Chris non voleva nient'altro. Il suo unico desiderio, in quel momento, era che quel tizio casuale gli facesse dimenticare, per cinque minuti, dei problemi e delle paranoie che ormai lo affliggevano quotidianamente. Non aveva idea di chi fosse, se non che il suo nome era James. Chris non voleva sapere altro. Non gli interessava altro. Non gli interessava nemmeno che quel bagno fosse una colonia di batteri e schifezze varie, non gli interessava che sul lavabo su cui in quel momento era seduto c fossero ancora tracce di polvere bianca sniffata da chissà chi.

Si era appena tolto la maglietta, quando sentì delle voci provenienti dall'esterno del bagno. Ma non disse nulla. La bocca di James stava percorrendo il suo corpo in una frenesia così pervasiva, così piacevole, che non riuscì a fermarlo. E in ogni caso, non erano problemi suoi. Quel bagno aveva visto di peggio.

 

-Chris?-

-Matt?-

 

A pronunciare quei nomi erano state delle voci femminili. James si fermò immediatamente. Lo guardò negli occhi. Ansia, tristezza. Questo fu ciò che vide.

Chris non capiva cosa stesse succedendo. Chi cazzo era Matt? Perché James si era fermato?

James si girò verso le ragazze. Erin e Cora! Erano le tizie che Chris aveva conosciuto a scuola.

Scese dal lavabo, si rimise la maglietta e si ricompose.

 

-Voi due che ci fate qui? Questo è il bagno degli uomini!-

 

In quel momento, all'ingresso del bagno sopraggiunsero anche gli altri tre ragazzi del gruppo: Dan, Ethan e Jason.

 

-Eccovi finalmente! Perché siete nel bagno degli uomini? Vabbè, comunque abbiamo l'erba! Hey Matt, ma dov'eri finito amico?-

-Non ora, Jason...- rispose Cora.

Soltanto in quel momento i tre ragazzi si resero conto di quello che stava accadendo. Chris notò lo sguardo che i tre si scambiarono. Cosa stava succedendo?

 

-Tu...- finalmente Erin prese la parola.

-Erin, tesoro, per favore...-

-Vattene via. Ora.-

 

Fu allora che Chris capì. Matt. Matt! Quella mattina, a scuola, si era parlato di un certo Matt, il ragazzo di Erin.

Chris imprecò mentalmente quando capì cosa stava accadendo. Avrebbe dovuto capire che James non era il vero nome di quel tizio. Non aveva nemmeno una foto pubblica, perché mai avrebbe dovuto dirgli il suo vero nome?!

Osservò Erin. Non era arrabbiata. O almeno non lo sembrava. Il suo sguardo era diventato immediatamente glaciale, più freddo del solito. Le sue pupille erano fisse nel vuoto, non riusciva a guardare il suo ragazzo negli occhi. Matt continuava a parlare, a tentare di rassicurare Erin, ma quest'ultima sembrava non riuscire neanche a sentire le sue parole.

 

-Ho detto vattene. Togliti dalla mia vista. Vattene a fanculo, fuori da questo cesso!-

 

Il tono della ragazza, inizialmente calmo, aumentò sull'ultima frase.

 

-Come vuoi. Resta pure coi tuoi amichetti. Di loro ti fidi, eh? Scommetto che sai tutto di loro. Anche che Ethan è un frocetto a cui piace succhiarlo, eh? Oh si, me ne ha dato prova!-

 

Erin si voltò verso il suo amico. Quella maschera di ghiaccio sembrò incrinarsi.

-Ascolta Erin... E' successo prima che voi due vi metteste insieme! Io... Volevo dirtelo ma... Loro me lo hanno sconsigliato!-

-Quindi lo sapevate tutti? Anche tu? Cora?-

-Erin ti prego, io... Quando Ethan ce lo ha detto tu stavi già con Matt, ecco... Franky era morta da poco, ok? E io non volevo che tu soffrissi ancora!-

 

Dopo le parole di Cora, Erin chiuse gli occhi. Sembrò barcollare. Sembrava quasi che le girasse la testa.

 

-Hey, stai bene? Che ti sei calata prima?-

-Sto bene-

Erin respinse l'amica. Non voleva che nessuno la toccasse.

 

-Andatevene tutti. Andatevene tutti a fanculo! VIA!-

 

Matt fu il primo a lasciare il bagno. I tre ragazzi, che fino a quel momento avevano impedito alla gente di entrare affermando che non fosse agibile, decisero che non era il momento di parlare ad Erin, e se ne andarono.

 

-Erin, ti prego...-

-Cora, porta via quel culo anoressico da questo cesso o giuro che te lo prendo a calci- detto ciò, Erin si girò verso Chris, che fino a quel momento era rimasto in silenzio.

-E tu che ci fai ancora qui? Perché sei venuto, eh? Dimmi che cazzo sei venuto a fare qui dal tuo fottuto Minnesota! Perché sei venuto a rovinarci la vita?! Noi non abbiamo bisogno di te! Noi non ti vogliamo! Vattene!-

 

La maschera era caduta del tutto. La voce di Erin sembrava spezzata dal pianto. I suoi occhi ne erano pieni, ma lei non voleva piangere, e Chris sapeva perché. Non voleva che gli altri la vedessero in tutta la sua fragilità. Dopotutto, Erin non era una regina di ghiaccio come voleva far credere. Nonostante fossero affilate come dei vetri spaccati, Chris decise di non dare troppo peso alle parole della rossa. Si era chiaramente calata qualcosa, e aveva bisogno di qualcuno che la portasse a casa. Guardò Cora, ma quest'ultima, evidentemente scossa, preferì andarsene.

 

-Brava, vattene via, stronza!- Erin non fece in tempo ad insultare l'amica che dovette correre al lavabo e vomitare. Forse era l'alcol, forse era la pasticca presa poco prima, o forse erano stati gli eventi di pochi istanti prima.

 

-E che cazzo...- disse Chris tra se e se.

 

 

Erin non avrebbe voluto accettare il passaggio di Chris. Ma tutti quelli che conosceva avevano lasciato la festa, oppure li odiava. Dopotutto, Chris non poteva sapere che il tizio con cui stava scopando fosse il suo ragazzo. Ex ragazzo.

E quindi adesso si ritrovava in macchina con quel ragazzo che a stento conosceva. Insomma, conosceva soltanto il suo nome e da dove provenisse. Oh, e che a quanto pare era gay.

Erin in quel momento sentiva un forte dolore alle tempie. Quello che più l'aveva ferita non era tanto il tradimento di Matt, quanto quello dei suoi amici. Di Cora. E irrimediabilmente si ritrovò a pensare a Franky. Se fosse stata lì, non sarebbe successo quel casino.

 

-Senti... Io... Ecco, mi dispiace per essermi fatto il tuo ragazzo-

 

Erin guardò Chris, che era concentrato sulla strada davanti a sè. Si chiese cosa ci avesse trovato Matt in lui. Chris aveva un aspetto così... ordinario. Era un ragazzo qualsiasi, dai capelli scuri e dagli occhi neri quanto il cielo che quella notte li sovrastava. Inoltre, aveva anche capito che il ragazzo non fosse molto bravo a parlare, soprattutto quando si trattava di argomenti seri.

 

-Non preoccuparti, non è colpa tua.-

-Se può consolarti, non credo tu abbia perso granché, insomma... Da quel poco che abbiamo fatto non sembrava molto bravo-

-E questo dovrebbe consolarmi?-

-Scusa, quello che intendo dire è che... Puoi avere di meglio. Dai, il ragazzo che si finge etero e poi di nascosto ama prenderlo dietro è un clichè, uno di quelli peggiori tra l'altro. Puoi davvero aspirare di meglio che ad un gay represso. Però mi ha detto che i suoi genitori sono repubblicani, quindi un po' è giustificabile...-

 

Erin dapprima lo guardò male, poi si lasciò andare ad un sorriso. Chris sorrise di rimando.

 

-Cosa farai con i tuoi amici?-

-Non credo che siano più miei amici. In realtà credo che non lo siano più già da un po'. Prima dell'incidente le nostre strade si stavano già separando in qualche modo, sai... Ognuno aveva altre cose a cui pensare, sentivo una distanza sempre maggiore. Poi...

-Quale incidente? Quello in cui è morta... quella ragazza?-

-Si, ma non mi va di parlarne. Il fatto è che... L'incidente è come se ci avesse fatti riunire, ma solo per poco. Ho voluto trascorrere quest'estate da sola, dovevo riordinare i miei pensieri. Ed in quei mesi soltanto Cora sembrava davvero interessata a come stesse andando la mia vita. E dopo quello che è successo stasera, credo fosse soltanto senso di colpa. Io le voglio bene, ma... Il rapporto che avevo con Franky era molto diverso. Io e lei siamo praticamente cresciute insieme, eravamo come sorelle, inseparabili... Mi bastava guardarla negli occhi per capire cosa stesse pensando, senza che ci fosse bisogno di parole. E quando se n'è andata...-

-Forse è per questo che Cora ha fatto la stronza. Voglio dire, non deve essere bello sentirsi una specie di seconda scelta-

 

Erin non rispose. Non voleva pensare che Cora fosse così infantile da pensare che esistesse una specie di competizione. Cristo, non avevano più sette anni.

 

Quando furono arrivati a destinazione, Erin ringraziò Chris per il passaggio e lo salutò. Quel passaggio, dopotutto, le aveva fatto bene. Non aveva nessun altro con cui sfogarsi, e Chris si era dimostrato un buon ascoltatore.

Erin entrò in casa, cercando di non svegliare la madre. Erano le quattro del mattino. Tuttavia, una sagoma nel buio della cucina la fece sobbalzare.

 

-Non è un po' tardi per le ragazzine?-

-Fottiti, mi hai fatto prendere un colpo Keith-

 

Keith era il fratello maggiore di Erin. Egli aveva capelli ricci e di un castano che quasi finiva nel rossiccio, così come la sua barba, e degli splendidi occhi verdi. Erin un po' lo odiava, aveva sempre pensato che avesse preso lui tutti i geni della bellezza. Tuttavia, lui era il suo punto di riferimento. La sua ancora.

 

-Che c'è che non va?-

-Ho rotto con Matt stasera. A quanto pare non ero esattamente il suo tipo-

-Sai vero che tanto era un coglione?-

-Si, a quanto pare lo sapevano tutti, tranne me-

-Vuoi che lo pesti per te?-

-Non potresti pestare nemmeno un bambino sottopeso di sette anni- rise Erin

-Hey, ormai vado da parecchio in palestra! Potrei addirittura prendere te in braccio, vuoi vedere?-

-Per stasera passo, ma grazie. Mi fido della tua nuova super forza. Ora vado a dormire, 'notte scemo!-

 

 

Era ormai tornato a casa da un'ora, Ma chris non riusciva a prendere sonno. Prese il cellulare, ed aprì la chat dedicata agli incontri su cui aveva trovato anche Matt. Il suo profilo era ancora attivo, e si faceva ancora chiamare James. Non era la prima volta che Chris andasse a letto con qualcuno rimorchiato su internet. In Minnesota, quegli incontri erano diventati quasi una routine. Chris si sentiva vuoto, come se nella sua vita mancasse qualcosa. Non riusciva a provare emozioni nei confronti delle persone che aveva attorno e delle cose che vedeva. Aveva bisogno di sentirsi vivo. Ma anche quegli incontri non erano mai bastati. Il piacere era effimero, il tempo di un orgasmo e poi tutto tornava alla schifosa normalità. Quando suo padre gli aveva comunicato che si sarebbero trasferiti in California, Chris non si era fatto illusioni. Sapeva che nulla sarebbe cambiato. La sua vita avrebbe continuato ad essere inutile. Inoltre, c'era da dire che cominciare scopandosi il fidanzato di una nuova amica non era proprio un buon inizio.

Proprio quando Chris stava per spegnere il telefono, sentì il suono di una notifica. Si trattava di un messaggio: James. A quanto pare, il ragazzo di Erin voleva portare a termine ciò che avevano cominciato. Chris ne fu tentato, ma poi pensò ad Erin. Non ne capì nemmeno il motivo. Matt era un bel ragazzo, ci sapeva fare a letto ed Erin non era sua amica, anzi. In qualsiasi altra situazione, Chris non avrebbe esitato a scegliere una buona scopata.

-Fanculo.- e bloccò il profilo di Matt.

 

 

Erin continuava a osservare la tazza vuota di caffè sul tavolino. Temeva di addormentarsi da un momento all'altro. Quella notte non aveva chiuso occhio. Si portò una sigaretta alle labbra, pronta ad accenderla, quando vide avvicinarsi al bar qualcuno che conosceva.

-Ciao Chris.-

-Oh, Erin... ciao.-

La ragazza percepì l'imbarazzo.

-Dai, siediti... La prima lezione è tra mezz'ora.- il ragazzo si sedette al tavolino dove era seduta Erin.

-Anche tu in anticipo dunque...-

-Si, preferisco fare colazione fuori casa, di solito.- rispose Chris.

-Perché?-

-Diciamo che la mia famiglia non è il massimo della compagnia. E tu? Come mai sei venuta così presto?-

-Mi sembrava inutile restare a letto, tanto non ho chiuso occhio.-

-Già, lo avevo notato dalle tue occhiaie-

-Guarda chi parla. A quanto pare abbiamo qualcosa in comune. Mi passi l'accendino?-

 

Dopo che Erin ebbe acceso la sigaretta, Chris fece lo stesso. Dopo pochi minuti, Erin vide che sul lato opposto della strada c'erano Cora, Dan, Ethan e Jason, i quali si accingevano ad entrare a scuola. Il gruppetto la stava guardando da lontano, mormorando qualcosa tra di loro, e non appena Erin incrocò il loro sguardo i suoi amici decisero di entrare nell'edificio scolastico.

 

-Hai intenzione di parlarci?- chiese Chris.

Erin ci pensò su qualche secondo.

-No.-

Erin era piuttosto sicura della sua decisione. Sapeva di essere nel giusto, ed era stanca di dover essere sempre lei a rimettere insieme i pezzi ogni volta che qualcuno mandava tutto a puttane.

-Se vuoi possiamo anche andarcene da qui- propose Chris.

-Sei impazzito? Siamo all'ultimo anno, se non prendo buoni voti posso dire addio al college.-

-Beh, quello non è un mio problema. Non ho intenzione di andarci-

-Per me dovresti. Sembri un tipo intelligente dopotutto, anche se scopi con la gente sbagliata-

-Non ho intenzione di aprire un debito che finirò di pagare a cinquant'anni. E per cosa poi? Non otterrò mai una borsa di studio visto che non pratico alcuno sport e non ho un quoziente d'intelligenza pari a 746. Non sono bravo in niente di particolare, e comunque il college non fa per me. Tutta quella gente che fa discorsi pretenziosi sulla poetica dell'autore che va di moda sul momento e che gioca a beer pong mi fa venire voglia di gettarmi dal palazzo più alto di Los Angeles, quindi perché dovrei aspirare al college?-

 

Erin fu colpita da quel ragionamento così cinico. Si chiese come fosse possibile avere una visione così disillusa della vita a soli 18 anni. Poi si rese conto che in parte la condivideva. Del resto, aveva sempre pensato di voler diventare un medico, ma nell'ultimo periodo non ne era più così sicura. Sua madre, d'altro canto, ne era entusiasta, ed Erin non voleva deluderla, non dopo tutto quello che quella donna aveva fatto per lei.

 

 

Più tardi quel giorno, dopo la lezione di storia, Erin stava riponendo i propri libri nell'armadietto.

-E così ora tu e l'amante del tuo ragazzo siete amici-

 

Erin si voltò verso la fonte di quella voce.

-Che cosa vuoi Cora?-

-Quindi sei abbastanza forte da perdonare il ragazzo che si stava scopando Matt e non puoi perdonare la tua migliore amica?-

Nella voce dela bionda non vi era alcuna traccia di pentimento, ne di dispiacere. Sembrava invece sprezzante, quasi arrabbiata, offesa. E questo faceva irritare Erin non poco. Davvero Cora credeva di essere la vittima in quella situazione?

-Senti Cora, non ho voglia di discutere in mezzo al corridoio, so che ami dare spettacolo ed essere al centro dell'attenzione ma, notizia del giorno, il mondo non gira intorno a te.-

-Quindi ora sarei egocentrica?-

-Non lo so Cora, quello che so è che sei stata una pessima amica. Che cazzo, sei la mia migliore amica e lasci che stia con un gay represso!-

-Oh, quindi adesso sono di nuovo la tua migliore amica? Pensavo che quel ruolo appartenesse esclusivamente a Franky-

-Non metterla in mezzo, sai bene che non c'entra nulla...-

-Ne sei sicura? Perché quello che sento io è che sarò sempre un'eterna seconda. Franky è morta, è un fantasma, eppure quel fantasma continua ad essere più importante di me. Oh, giusto... Voi siete cresciute insieme, lei era una sorella per te, blablabla... Io sono diventata la tua migliore amica solo perché lei è morta e tu non avevi nessun'altra spalla su cui piangere!-

-Ma insomma Cora, che cazzo di problemi hai?!- la voce di Erin iniziò ad aumentare di volume.

-Si, Franky era la mia migliore amica, era una sorella. E se lo è meritato, perché c'è stata sempre, sempre, mentre tu...-

-Mentre io cosa Erin, eh?-

-Ragazze... Tutto bene? Forse dovreste prendere un po' d'aria- fu Chris a parlare, sopraggiunto dopo aver sentito in lontananza le voci delle due ragazze farsi sempre più acute. La situazione sembrava diventare concitata, e non era il caso di scatenare una rissa.

 

-Meno male che sei qui Chris, stavo giusto per scoprire che grande amica fosse Franky per Erin.-

-Cora, basta...-

-No, basta lo dico io Erin. Sono stanca di questa ipocrisia. Dimmi un po', quando tuo padre ha abbandonato te e la tua famiglia, dov'era Franky?-

-Non qui Cora, ti prego...-

-Rispondi!-

-Sua madre era all'ospedale, non poteva lasciarla!-

 

Cora scoppiò in una risata.

-Quindi è questo che ti ha raccontato? La solita scusa della mamma malata? E tu ci hai creduto? Sai cosa successe quella notte? Come credi che sapessi cosa era accaduto? Perché sarei venuta a casa tua a consolarti? Franky mi telefonò. Mi chiese il favore di venire da te perché lei era "impegnata" con un ragazzo. Oh si, mentre tu piangevi disperata perché tuo padre se n'era andato lei non poteva essere lì con te perché una scopata era più importante! Una scopata! Che ironia, eh? Tu l'hai sempre messa prima di tutto e tutti, anche da morta, e lei?-

 

Erin non rispose. Cora stava mentendo. Non poteva essere andata davvero così. Franky era sua amica.

La bionda si avvicinò ad Erin, fin troppo per i gusti di Chris, il quale temeva che le due potessero iniziare a strapparsi i capelli da un momento all'altro.

-Mi dispiace Erin. Franky era anche mia amica e le volevo bene, ma... Lei era una stronza.-

Erin non ci vide più. La colpì con uno schiaffo così forte da far barcollare Cora. Dopodiché, corse via. Più veloce che potesse, ignorando la voce di Chris che la chiamava. Non poteva più stare lì. Cora aveva urlato ai quattro venti la storia di suo padre e quella storia su Franky... non poteva essere vera.

Erin si rifugiò in bagno, chiuse la porta dietro di se e urlò. Inizio a colpire il lavabo con rabbia. Cora doveva aver mentito, eppure... C'era una piccola parte di Erin che credeva a quella storia. Perché?

Passarono alcuni minuti in cui Erin lasciò, per una volta, che le emozioni prendessero il sopravvento. E pianse. Per un po'.

Dopodiché si risciacquò il viso, cercando di ricomporsi. Quando alzò la testa e si guardò allo specchio. Le parole di Cora le vorticavano nella testa all'impazzata, quasi da provocarle la nausea. Allo specchio, Erin vide il manifesto in memoria di Franky, attaccato al muro dietro di lei.

-Franky... Chi eri davvero?-

 

Erin ricordava perfettamente quella notte. Quando tutto era andato a puttane. Quando tutto era finito. Ed in quel momento, le immagini, i ricordi, iniziarono scorrere davanti ai suoi occhi come un fiume in piena.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Era passato qualche minuto da quando Erin era entrata in bagno. Si sciacquò rapidamente il viso, pronta a uscire.

 

-Allora Franky, hai finito?-

-Arrivo!-

 

Franky uscì da uno dei gabinetti e si avvicinò al lavabo per potersi lavare le mani. Erin osservò il proprio riflesso allo specchio affiancato a quello della migliore amica. Quest'ultima era più alta di qualche centimetro, aveva lunghi capelli neri, occhi scuri, molto intensi, che avrebbero incantato chiunque. Era bellissima. Lo era sempre stata, fin da quando erano bambine.

Le ragazze uscirono dal bagno e si recarono al cortile, dove i loro amici le stavano aspettando da un po'.

-Ce ne avete messo di tempo, eh!- esclamò Cora, ridacchiando.

-Avanti Cora, come se avessi altro da fare nella tua vita- rispose Franky, smorzando immediatamente il sorriso dell'amica bionda.

-Quindi verrete alla festa di stasera a casa dei Dunhill? Ho promesso a Derek che avrei portato più persone possibile- chiese Dan.

 

Tutti sapevano della festa dei fratelli Dunhill, Jeremy e Derek. La loro famiglia possedeva una villetta situata fuori città, in campagna, molto fuori mano. Il che poteva soltanto significare musica a tutto volume, fiumi di alcool e droghe di ogni tipo. Le feste dei Dunhill erano una sorta di istituzione, ed Erin sapeva che Franky non se la sarebbe persa per nulla al mondo.

 

-Certo che ci saremo, dì pure al tuo amico che verremo tutti. A tal proposito, comunque, dovresti portare la tua macchina Cora- disse Franky -Prenderei la mia, ma è troppo piccola per noi sei-

-Ma anche Dan ha la macchina, perché non prendiamo la sua?-

-Sei seria? Vuoi rischiare di sederti su un preservativo usato o su chissà quale altra schifezza? Dai, non vorrai mica farci perdere una festa così importante-

 

Erin osservò il sorriso di Franky. Quel sorriso che l'aveva sempre caratterizzato, fin da quando era bambina. Era il sorriso che appariva sul suo volto quando era certa di aver ottenuto quello che voleva. E lei otteneva sempre ciò che voleva.

 

-Va bene allora...-

-Bene! Allora è deciso! Adesso io ed Erin dobbiamo andare a comprare qualcosa da mettere stasera. Inviterei anche te Cora, ma hai già quel top blu che ti ho regalato al tuo compleanno, e visto che non l'hai ancora messo potresti indossarlo stasera. A stasera gente!-

 

Detto ciò, Franky non diede neanche il tempo a Cora di ribattere che si avviò verso l'uscita del cortile, portandosi dietro Erin. Allora lei non se ne rendeva pienamente conto, ma l'atteggiamento arrogante di Franky era uno dei motivi per cui gruppo si stava lentamente disgregando. Più volte Ethan le aveva parlato di Cora e del modo di merda in cui Franky la trattava, ma Erin lo aveva sempre ritenuto esagerato. Certo, Franky era molto brava ad influenzare le persone. Era così sicura di se (o almeno così sembrava), così sprezzante, così forte. Eppure Erin sapeva che dietro quella boria si nascondeva qualcos'altro, qualche lato fragile che a Franky non piaceva mostrare. Preferiva ferire gli altri piuttosto che ferire se stessa.

 

*****

 

Più tardi quel giorno, Erin e Franky si erano ritrovate in un negozio d'abbigliamento. Se c'era una cosa in cui Erin si distingueva dalle ragazze tipiche era lo shopping. Non lo trovava piacevole o divertente, si chiedeva perché dovesse sudare per negozi quando poteva tranquillamente ordinare vestiti onine. Inoltre, Erin trovava ridicoli la maggior parte degli abiti che trovava in quei negozi. Franky l'aveva più volte presa in giro a riguardo. Erin, infatti, indossava quasi sempre abiti scuri, molto semplici, adorava i tessuti in jeans e le giacche di pelle.

Come prevedibile, quel giorno non aveva trovato niente che le piacesse particolarmente. Quei pochi vestiti che avevano attirato la sua attenzione, erano stati prontamente scartati dalla sua migliore amica.

-Vorresti presentarti così alla festa dei Dunhill? Sai vero che ho intenzione di portarmi Derek Dunhill a letto?-

 

Si era ormai rassegnata, quando notò in esposizione un vestito di un viola molto scuro e intenso.

-Questo si che mi piace!- esclamò Franky, apparendole alle spalle.

-Hai visto quanto costa? Non potrei mai permettermelo-

-E quando mai questa cosa è stata un problema? Poco fa ho avuto lo stesso problema, vuoi vedere come ho risolto?-

 

Erin non fece in tempo a rispondere che Franky prese il vestito in questione e lo portò nel camerino. Quando ne uscì, tuttavia, indossava ancora i vestiti con cui era entrata.

 

-Andiamo- disse con un ghigno.

 

Erin aveva una vaga idea di quello che aveva fatto, ma sapeva già che discutere sarebbe stato inutile. Quando Franky si mette in testa un'idea...

Non appena misero piede fuori dal negozio, il dispositivo anti-taccheggio posto all'ingresso iniziò a suonare all'impazzata.

 

-Corri!-

 

Erin non fece in tempo a dire nulla che Franky la prese per il braccio e iniziarono a correre, mentre sentivano sempre più lontana la voce del negoziante. Corsero il più veloce possibile, finché dovettero fermarsi per riprendere fiato. Erin quasi non si sentiva più la milza.

Franky rise, ed Erin con lei. Fin da bambine, Francesca era sempre stata così coraggiosa, così sprezzante del pericolo. Erin era sicura di non aver mai visto una traccia di spavento sul volto dell'amica, mai. Nemmeno nei momenti in cui avere paura era la cosa più ovvia. Franky sorrideva in faccia al pericolo in qualsiasi occasione.

La risata delle ragazze fu interrotta dal suono del telefono di Franky. Le era arrivata una serie di messaggi. La ragazza li lesse, e smise di ridere. Per un attimo il suo volto diventò serio, ma per un solo istante. Dopo tornò a sorridere con sarcasmo.

 

-Ora che ci siamo procurate dei vestiti per stasera, devo tornare a casa. Mia madre ha bisogno di me per una cosa. Ci sentiamo più tardi!-

-Ma...-

 

Franky si incamminò a passo rapido. Non era la prima volta che la ragazza appariva in qualche modo misteriosa. Erin le diceva qualsiasi cosa, ma iniziava a credere che l'amica non si comportasse allo stesso modo. Aveva così tanti segreti, non parlava mai della propria famiglia. Era piuttosto raro che la invitasse a casa sua, e quelle poche volte i genitori erano assenti. Erin si chiedeva se prima o poi Franky si sarebbe aperta del tutto.

 

 

*****

 

Cora guidava in silenzio. La macchina era pervasa dalla musica che rimbombava a tutto volume. Per gli amici di Erin, la festa era già iniziata durante il tragitto per la casa dei Dunhill. Il posto era abbastanza distante, per cui avevano deciso di ravvivare il tragitto. Sul sedile del passeggero, accanto a Cora, c'era seduta Erin, mentre dietro c'erano i tre ragazzi, Dan, Jason ed Ethan. Sulle ginocchia di Dan, il quale si trovava al centro, era seduta Franky.

 

-L'hai rollata o no?- chiese quest'ultima.

 

Dan le porse una canna, la terza accesa fino a quel momento. L'altra era tra le dita di Erin, l'altra ce l'aveva Jason. Il ragazzo provò a sorridere a Franky, ma lei non se ne accorse, o almeno fece finta di non accorgersene. La cosa non passò inosservata ad Erin, la quale li guardava attraverso lo specchietto retrovisore. Aveva sempre sospettato che Dan avesse una piccola cotta per l'amica.

 

-Potreste almeno abbassare i finestrini? Non vorrei appestare l'auto- disse Cora.

 

Erin notò come la bionda fosse l'unica a non divertirsi. Non era la prima volta, dopotutto. Nell'ultimo periodo Franky era diventata sempre più cattiva nei suoi confronti. Ella però continuava a ripetere che lo faceva per scherzo, perchè voleva bene a Cora e voleva che si svegliasse di più. Ed Erin le credeva.

 

-Io ho un'idea migliore- rispose Franky -Apri il tettuccio dell'auto-

Cora scosse la testa scocciata ed aprì il tettuccio dell'auto. A quel punto, Franky si infilò nell'apertura, spuntando con il busto fuori dall'auto. Urlò rivolta alla luna, un urlo di eccitazione. Il vento le trafiggeva il corpo, i suoi lunghi capelli scuri come il cielo di quella notte svolazzavano. Aprì le braccia, con la canna ancora tra le dita, chiuse gli occhi e sorrise, mentre respirava l'aria pura della campagna.

I suoi amici ridevano. Erano abituati alle pazzie della ragazza. Avrebbe sfidato qualsiasi cosa, sarebbe entrata in una gabbia di leoni se lo avesse ritenuto divertente.

 

-Hey Jason, passami quella canna- disse Cora.

 

Il ragazzo gliela porse, sfuggi tra le dita della ragazza, che imprecò. Era finita vicino i pedali. Si abbassò con cautela, cercando di non perdere di vista la strada, ma era troppo lontana e pur allungando il braccio al massimo non riusciva ad arrivarci.

 

-Aspetta, la prendo io-

-No Erin, ce la faccio-

 

Cora si abbassò ulteriormente. I ragazzi dietro non avevano buona visuale della strada, e comunque erano già partiti. Lo stesso valeva per Erin. Fors non avrebbero dovuto aprire quella bottiglia di vodka prima di partire. E forse fu per questo che nessuno si accorse che, in quello stesso istante, la macchina si era impercettibilmente spostata, finendo nella corsia opposta. Quando Cora riuscì a prendere la canna e a riprendere la guida, i suoi occhi furono invasi da una luce fortissima. Luci di abbaglianti. Un suono baritonale, come un clacson, invase l'ambiente, ma non riuscì a sovrastare l'alto volume della musica proveniente dall'auto.

L'unica che si era accorta dello spostamento dell'auto era stata Franky, ma quando aveva chiamato i suoi amici essi non l'avevano sentita.

Francesca guardò il camion venirgli incontro. Forse avrebbe dovuto tornare a sedersi in macchina e chiudere il tettuccio, ma non lo fece. Erin non poteva guardare la sua migliore amica in quel momento, ma se avesse potuto, avrebbe visto come nemmeno in quel momento l'espressione di Franky tradiva paura. Nemmeno in quel momento Franky smise di sorridere. Osservò quel camion come si osserva un uragano in lontananza. Rimaniamo estasiati di fronte a quella terribile e devastante magnificenza, in parte perché sappiamo che quell'uragano è lontano e non può raggiungerci. E forse Franky era troppo fatta per capire che quell'uragano era fin troppo vicino. O forse lo aveva capito ma, ormai conscia del destino che l'attendeva, riteneva ormai una perdita di tempo avere paura e non godersi quegli ultimi istanti. Nemmeno in quel momento Franky ebbe paura. Nemmeno in quel momento smise di vivere.

 

A poco servirono le manovre disperate del conducente del camion o di Cora, che provò a sterzare il più velocemente possibile.

Le due autovetture si scontrarono in un boato devastante. Rumore di metallo e vetri rotti. Ma durò poco.

In pochi istanti, infatti, tornò il silenzio.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3498382