Stay with me

di tenacious_deep_soul 99
(/viewuser.php?uid=952183)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue - A lifelong dream ***
Capitolo 2: *** Living for surviving ***
Capitolo 3: *** Taking a chance on life ***
Capitolo 4: *** Changes ***
Capitolo 5: *** New Life ***
Capitolo 6: *** Coffee & Meetings ***
Capitolo 7: *** First Impressions ***
Capitolo 8: *** Fun, girls! ***
Capitolo 9: *** Ready for a good day ***
Capitolo 10: *** Weird night out ***
Capitolo 11: *** Heart attacks ***
Capitolo 12: *** Butterfly ***
Capitolo 13: *** Nerves and Dates ***
Capitolo 14: *** Broken dreams ***
Capitolo 15: *** Foul play ***
Capitolo 16: *** In trouble ***
Capitolo 17: *** Time is running out ***
Capitolo 18: *** Jealousy ***
Capitolo 19: *** Cold Heart ***
Capitolo 20: *** When I'm gone ***
Capitolo 21: *** Awful truth ***
Capitolo 22: *** Something changes... ***
Capitolo 23: *** Revelations ***
Capitolo 24: *** Let it be ***
Capitolo 25: *** Menaces ***
Capitolo 26: *** Game of strategy ***
Capitolo 27: *** I got you, darling ***
Capitolo 28: *** Is there something wrong? ***
Capitolo 29: *** You are in danger ***
Capitolo 30: *** Save me ***
Capitolo 31: *** Stay with me ***



Capitolo 1
*** Prologue - A lifelong dream ***


                                        •♦A lifelong dream♦•


Image and video hosting by TinyPic


Quella mattina Julie stava lì, seduta davanti al solito vecchio tavolo quadrato del soggiorno a pensare, con lo sguardo perso rivolto nel nulla più assoluto: non riusciva ancora a credere che finalmente, dopo tutto quello studio sfrenato e quegli anni passati a deprimersi, sarebbe riuscita ad inseguire il suo più grande sogno, quello di trasferirsi definitivamente in Corea e lavorare lì. Dopo tanto sudore e sacrifici era pronta ad uscire dal suo nido, anche se con un po’ di malinconia... dopotutto, l’Italia rimaneva sempre la sua patria anche se ha sempre detestato starci.
-Forza Julie, sbrigati! O faremo tardi!- la destò sua madre dai pensieri schioccandole le dita davanti agli occhi, mentre stava ancora col mento poggiato sul pugno chiuso.
La ragazza era giusto un tantino stordita, il fatto di svegliarsi alle tre di notte non era di certo una cosa tanto usuale! Il suo volo era prefissato per le cinque. Faceva tutto troppo di corsa, cosa che non era abituata a fare ogni santa mattinata (e ci mancherebbe!) ma tutto purché si trattasse di qualcosa che aveva inseguito da una vita e che adesso si trovava sempre più vicina a lei. Dentro la sua valigia si poteva trovare di tutto: vestiti, trucchi, sacrifici, emozioni e, magari, anche qualche lacrima amara.
Esitava. Come avrebbe potuto lasciare la sua casa? Come avrebbe potuto sopportare una così eccessiva lontananza fra lei e la sua vecchia vita che, stranamente, cominciava già a mancarle?
Afferrato saldamente il bagaglio, prese la borsa e si infilò il lungo cappotto rosa cipria, dirigendosi con la madre verso l’auto bianca parcheggiata nel garage sotto casa in comune con quello degli altri condomini.
Proprio in quel momento si rese conto di quanto quella vita da lei considerata noiosa ed inutile le sarebbe potuta mancare: il modo in cui sua madre inseriva la chiave nel cruscotto e metteva in moto la sua amata Volkswagen le riportava alla mente i lontani giorni di scuola e le lotte che ogni giorno era costretta a fare per arrivare ad un orario decente.
Faceva freddo, per le strade tutto era buio e non si riusciva a vedere bene neanche con gli abbaianti accesi: una volta sul posto erano già le cinque meno un quarto, doveva sbrigarsi o avrebbe perso l’aereo.

                                                                                        ***

-Abbi cura di te tesoro, ti voglio bene!- gli occhi della madre divennero lucidi di punto in bianco e la sua guancia  fu rigata, quasi simultaneamente, da una lacrima salata seguita da molte altre dopo.
-Anch’io te ne voglio mamma, e tanto!- rispose la figlia, stringendo le sue braccia ancora di più attorno al suo collo.
Quell’abbraccio così forte e caldo sembrò durare in eterno, la cosa più brutta per Julie sarebbe stata allontanarsi da chi, da sempre, si era presa costante cura di lei dandole tutto l’amore del mondo:-Forza, ora vai, su su! La Corea ti aspetta!- fece per dire la donna asciugandosi le guance e dando poi una manata sul sedere della figlia la quale le lanciò un’occhiata fulminante. Diamine, anche in pubblico adesso!?
Quello era sempre stato un vizio difficile da perdere ma a lei non importava, era questo a rendere unica sua madre nella sua semplicità.
Correva velocemente e la valigia, tenuta dal manico in ferro, la seguiva a ruota. In fretta e furia la ragazza si avventò a fare il check-in e, dopo una lunga fase di controlli aerei a dir poco irritanti, riuscì finalmente ad imbarcarsi: stava finalmente partendo per la sua adorata meta, considerata irraggiungibile fino a pochi anni addietro.
Ciò che sicuramente l’avrebbe sfiancata sarebbero state le quattordici ore di viaggio, poiché costretta a fare diversi scali in altre città prima di arrivare a destinazione... il suo arrivo si sarebbe dovuto tenere all’incirca verso le quattro di mattina del giorno successivo dato che il fuso orario fra il nostro paese e quello coreano è di circa nove ore in più. L’aria calda dell’aereo e il profumo dei nuovi sedili in pelle grigi la fece sentire in estasi, entusiasta e fiera di essere arrivata dov’era; abbassato il manico della valigia dalle immagini londinesi, la prese dalle estremità con entrambe le mani per poggiarla sul vano bagagli posto sopra di lei: per la troppa pesantezza, se non addirittura per la sua eccessiva debolezza delle braccia, stava per cappottare all’indietro e sbattere contro la doppia fila di sedili posta al centro dell’ampio mezzo.
"Dannato bagaglio a mano! Perché pesi così tanto!?" pensava mentre, per aiutarsi, poggiò la valigia sulla sua testa, schiacciando i capelli gonfi e riccissimi. Con una spinta verso l’alto riuscì a poggiarla nel vano e, sudata, prese posto accanto al piccolo finestrino di vetro doppio strofinandosi la fronte col dorso della mano; il viaggio in sé non la preoccupava tanto quanto piuttosto il momento del decollo e dell’atterraggio, sempre in grado di scombussolarle l’interno organismo, portandole lo stomaco al posto del cervello e il cuore al posto del pancreas. Fortunatamente si era ben attrezzata per contrastare ogni eventuale imprevisto e per ingannare il tempo: allacciata stretta la cintura al bacino si sporse in avanti e prese il suo mp4 insieme al nuovo libro fantasy che le avevano regalato per il suo compleanno dalla borsa a tracolla posta ai suoi piedi.
Il tempo lì sembrava non passare mai, stava tutto il tempo a prendere sonno e a svegliarsi ad intermittenza a causa di alternati vuoti d’aria durante alcuni attimi di volo.

                                                                                       ***

-Grazie al cielo! Sono viva!- esclamò portando le braccia in aria Julie dopo essere scesa dall’aereo e messo piede nella sua amata terra. Finalmente era riuscita ad arrivare a destinazione anche se stanca morta e con sole cinque ore di sonno alle spalle fatte a spezzoni: si sentiva sfinita, le palpebre le si chiudevano da sole e riusciva a mala pena a reggersi in piedi, dando l’impressione di essere un’alcolizzata dato che sbandava ad ogni passo. L’aeroporto internazionale di Seoul-Incheon, distante all’incirca 70km dalla capitale coreana, era il più grande che avesse mai visto in tutta la sua vita e fu molto facile per lei sentirsi disorientata ed estremamente confusa lì dentro...
-Ma dove diamine è l’uscita!? Me lo fate apposta a scombussolarmi il cervello!?- parlava a sé stessa irritata, cercando di contenersi nel non imprecare per non farsi dare della matta dai fiumi di gente che le passavano accanto come un porto di mare.
Dopo aver girato tutto l’aeroporto sui tacchi alti dei suoi stivaletti in camoscio calpestando lo stesso pavimento liscio attraversato varie volte dai suoi idol, uscì  finalmente da una porta a vetri girevole ritrovandosi su un ampio marciapiede immersa nella luce dei lampioni che illuminavano il luogo nel buio della sera. Con un cenno della mano infilata dentro un guanto color borgogna chiamò un taxi posteggiato a pochi metri da lei chiedendo di essere accompagnata all’hotel nel quale avrebbe dovuto momentaneamente alloggiare, cedendo poi al tassista la valigia che posò accuratamente dentro il portabagagli. Cosa dire su Seoul? Lì tutto era spettacolare anche la mattina presto: era come essere in una seconda New York, una frenetica megalopoli tutta illuminata stracolma di grattacieli imponenti, autostrade e giardini curatissimi oltre che impeccabili sia nello stile che nella pulizia; mentre osservava dal finestrino quello spettacolo colossale imbiancato dal colore candido della prima neve invernale, la sua attenzione venne richiamata dalle strade, in particolare dagli angoli degli incroci e dai marciapiedi nei quali si vedevano ammucchiati degli enormi sacchi neri. Sarebbe potuto sembrare strano ma non vi era l’ombra di un cassonetto dell’immondizia, probabilmente era per questo che stavano tutti posizionati l’uno sull’altro. Era tutto vero o lo stava semplicemente immaginando?
"In una megagalattica città sovrasviluppata come questa non ci sono i bidoni dei rifiuti? Mi state prendendo in giro!" pensava. Ebbene si, tutto vero,il tassista aveva confermato i suoi sospetti: a quanto pare ai coreani non vanno a genio i cassonetti poiché secondo loro imbruttiscono l’ambiente urbano; c’era da dire però che, nonostante tutto, la capitale era estremamente pulita e ordinata oltre che di una tranquillità del tutto innaturale dato il caos che predominava.
Erano già le quattro e mezza del mattino e finalmente giunse all’hotel dove venne calorosamente accolta da una ragazza nella hall dai capelli lisci e neri legati in una coda di cavallo la quale, inchinandosi, le porse con un sorriso a trentadue denti la chiave della camera situata al secondo piano; non era granché grande ma era dotata di tutti i comfort possibili e immaginabili: il letto ad una piazza e mezza si componeva di tre guanciali comodissimi, l’armadio a muro di dimensioni medie situato di fronte a questo era meravigliosamente spazioso e il piccolo frigorifero posto sotto una scrivania in legno era fornito di tutto e di più compresi vari succhi di frutta quali al mango e alla ciliegia che Julie avrebbe sicuramente assaggiato; il bagno era la parte della stanza che preferiva di più poiché composto da una doccia lussuosissima in vetro adiacente ad una vasca da bagno in marmo, e da un lavandino interamente in ceramica decorato con motivi orientali e circondato da marmo rosa pregiato, cui elemento attrattivo era lo sfarzoso rubinetto placcato d’argento.
Insomma, non poteva desiderare di meglio.
Chiuse la porta dietro di sé dando due mandate poi completamente sfinita posò le valigie dove le capitava e si distese sul letto morbido buttandovisi a peso morto, lasciandosi andare completamente e sprofondando nel sonno, abbandonando ogni pensiero.
Un trillo si sentì improvvisamente: era la sveglia del suo cellulare che segnava le dieci. Aperti gli occhi, ancora gonfi per la stanchezza, si ritrovò sommersa dalla luce impetuosa che arrivava dalla finestra la quale offriva una vista spettacolare della città.
Quel giorno avrebbe deciso di cercare lavoro e godersi nel frattempo la sua amata Seoul...

►Angolo autrice:
Ma buonsalve armys! Eccomi che finalmente ritorno con una nuova fanfiction a capitoli. So che è mooooolto tardi ma io sono fatta così, quando non ho nulla da fare scrivo e appena sono sicura pubblico. Ebbene, sto sfornando cose a non finire ahah mi stupisco di me stessa ahaha di solito ho il cervello molto pigro -sarà perché è estate(?)-.
Anyway, tralasciando i miei discorsi inutili, spero che anche questa storia possa piacervi e appassionarvi.
Cercherò di aggiornare il prima possibile... Fatemi sapere che ne pensate del capitolo... Kisses

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Living for surviving ***


                                                •♦Living for surviving♦•

 Image and video hosting by TinyPic

Erano già due anni che Julie faceva fatica ad andare avanti, non pensava che la sua vita nel suo tanto amato paese potesse essere così difficile: una settimana dopo l’arrivo nella nazione la ragazza venne assunta in un negozio di make-up per mancanza di personale e non come semplice opera di carità verso una straniera disoccupata. Non per sua decisione, negli ultimi tempi aveva cominciato a digiunare rimanendo solo con la sua colazione composta da un semplice caffè accompagnato da pane e marmellata di albicocca; questo perché il lavoro andava sempre peggio, il suo datore pagava i dipendenti sempre meno a causa del poco flusso di clienti e quindi Julie usava quei pochi soldi che raggruppava per pagarsi l’affitto e le bollette della sua modesta casa. Non era quello che si era sempre aspettata...

Ogni giorno arrivava al lavoro demotivata, senza aspettative, senza più sogni nel cassetto da inseguire.
-Suvvia Julie, non abbatterti... ce la farai, okay?- disse Soyon accarezzandole le spalle magre.
Cho Soyon era sua collega da meno di un anno, nonché sua carissima amica: avevano legato fin da subito, stringendo un ottimo legame. Come poteva farcela? Julie era quasi senza un soldo.
-Non posso continuare più così, Soyon... è già da due mesi che rimando il pagamento dell’affitto e il proprietario mi sta mettendo continuamente pressioni, esige i suoi soldi e io non so come fare- singhiozzava con le mani sulle guance diventate rosse come peperoni mentre le lacrime le rigavano:-Devi occuparti degli studi universitari e io sono di troppo, non posso permettermi di occupare ancora casa tua. Scusami se te lo dico adesso ma stasera voglio ritornare da me, ti va bene?- concluse guardando l’amica negli occhi. Quel dannato cappuccino poggiato fra le gambe le stava facendo veleno, era completamente contaminato dalle sue lacrime di dolore. Soyon era sempre rimasta con lei negli attimi di maggiore difficoltà, era stata proprio lei ad offrirle la sua ospitalità per fare in modo che non pagasse le bollette per concentrarsi sulla quota dell’affitto.
-No, non mi va bene. Vedi come sei scema? Quante volte ti ho detto che non sei affatto un peso per me? Sto solo aiutando la mia migliore amica nel momento del bisogno!- sbuffò  roteando gli occhi Soyon per poi emettere una sonora e lieve risatina, cui toni alti riuscirono a migliorare l’umore a Julie.  Quest’ultima sbuffò stanca sbattendo contro lo schienale poi, voltandosi verso l’amica seduta accanto a lei in quella fredda panchina di ferro, prese la parola nonostante il nodo alla gola che si era venuto a creare:-Non sai quanto ti sia grata, davvero- Julie fiondò il braccio libero attorno al collo dell’amica stringendola in un tenero abbraccio, sembravano due vere e proprie sorelle:-Sono stata fortunata ad incontrare una persona come te, ma penso di starmi approfittando troppo della tua ospitalità. Ti prego, fammi ritornare dov’è giusto che stia-.
-Eh va bene Julie, se pensi che questo possa farti sentire meglio allora fai pure. Qualunque cosa non esitare a chiamarmi eh? Prendi il cellulare, apri KakaoTalk e mi mandi un messaggino: sarò da te in un lampo- sospirò lei mettendosi poi in pose aegyo in continuazione, come era solita fare per smorzare la tensione e uccidere la tristezza.

Erano le undici e venticinque, la loro pausa mattutina sarebbe terminata fra poco meno di cinque minuti:-Sbrighiamoci, o il capo ci sgriderà... sai com’è fatto “Esigoh puntualitah”- imitava Soyon la voce del direttore, evidenziando il suo tono da trentenne perfettino facendo le virgolette con le dita. Il rumore delle piatte suole delle scarpe da tennis di entrambe riecheggiava fra quello di tanti altri pedoni camminare in massa sull’ampio marciapiede reso claustrofobico.
Giunte correndo verso il negozio, accalcandosi spalancarono di fretta la sottile porta di vetro e per un pelo non cadevano tutt’e due con la faccia per terra:-Erah orah finalmenteh!- urlò quello in preda ad una delle sue solite crisi isteriche:-Doveh sieteh stateh!? Avete portatoh ben due minuti di ritardoh!- camminava a destra e a sinistra quello per il salone agitando le mani in aria mentre le due amiche cercavano di trattenere le risate al meglio che potevano alla vista dell’ennesima scenata, diventata a far parte della quotidianità.
Era divertente assistere a quegli spettacoli così esilaranti, sembrava di essere davanti ad un piccolo teatrino di marionette. Tuttavia, le loro risa vennero sopraffatte da un senso di preoccupazione poiché tutti i dipendenti del negozio erano riuniti all’interno del salone dalle pareti color glicine.
-Capo, abbiamo solo preso un cappuccino... c’era confusione per strada, abbiamo portato ritardo per questo. Ci scusi, non capiterà più- disse Soyon inchinandosi ripetutamente insieme all’amica.
-Hai detto beneh, non capiterà più! Sedetevi pregoh, oggi riunioneh straordinariah- fece l’uomo dai capelli neri riflessati da poco, invitandole ad accomodarsi su due poltroncine con un gesto della mano:-Non posso più permettermi di portare avanti il negozioh, come sapete le cose vanno male in questoh periodoh... mi dispiace ma sono costretto a chiudere bottegah- concluse lui tenendosi ambedue le mani.
Aveva sentito bene? Erano stati tutti licenziati!?
-Ma capo e... la paga di questo mese?- domandò una ragazza del gruppo posta in piedi con la schiena poggiata contro il muro.
-Ma mi sentite o no quando parloh!? Siete stati li-cen-zia-tih! Niente pagah!- si inalberò quello atteggiandosi a vanitoso incompreso, schioccando continuamente le dita ad ogni sillaba.
“Bene, ci mancava solo questa... che bella vita, Julie!” pensò lei portandosi le dita della mano contro le tempie.
-Beh, è tuttoh. Buona vita, ragazzih!-.

-Buona vita? Buona vita!? Stiamo scherzando o fa sul serio!?-
-Lo so Julie, non ci voleva proprio...-
-E adesso!? Devo pagare il signor Lee, come faccio!?- si scombinò i capelli con le mani mentre passeggiava con l’amica per ritornare a casa. Sembrava che la sua vita stesse prendendo la piega sbagliata tutt’assieme, ogni cosa stava andando per il verso sbagliato.
-Tranquilla! come dice sempre mio padre, c’è sempre una soluzione a tutto. Ricordalo!- si agganciò Soyon al suo braccio tirandola a sé.
Una soluzione... era questo ciò di cui Julie aveva bisogno? No, ci voleva un miracolo.
-Soyon faccio un saltino a casa prima di prendere i bagagli, okay?-
-Sì certo, vai. Sai dove trovarmi!- la salutò lei con un cenno della mano mentre apriva il portoncino.
Julie aveva una strana sensazione. Si sentiva agitata, la bocca dello stomaco pulsava per via dei nervi tesi: qualcosa non andava. Sola con se stessa si incamminò verso il suo appartamento, a due isolati di distanza da quello dell’amica; camminava sovrappensiero. Con la borsa stretta con la mano sulla spalla destra guardava dritto ai suoi piedi senza curarsi di chi le passasse davanti, intenta ad estraniarsi da tutto e da tutti. Quasi arrivata, si apprestò a prendere le chiavi dentro la tasca interna della borsa fermandosi all’angolo della strada; non fece neppure in tempo ad estrarle da questa che la sua attenzione si focalizzò su una figura robusta non molto alta, con un paio di occhiali rettangolari posti sul naso drittissimo.
Non è possibile. Cosa ci faceva il signor Lee sotto casa sua? 
Avvistata la ragazza alzò il braccio per salutarla e le venne incontro marciando rapidamente, quasi fosse felice e arrabbiato allo stesso tempo:-Signor Lee, non mi aspettavo una sua visita. Cosa la porta qui?-
-Julie, sai benissimo cosa mi porta qui...- fece lui aggrottando le folte sopracciglia grigie.
Seguirono momenti di interminabile silenzio, un silenzio a dir poco imbarazzante che fu poi spezzato dalla voce dell’uomo:-Temo che dovrai ridarmi le chiavi-
-Cosa significa? Mi spieghi signor Lee...-
-Ho dovuto farlo Julie, sei stata sfrattata. Questa era la soluzione migliore, non volevo ricorrere a vie legali perché so che tu sei una ragazza molto seria, si vede a miglia di distanza. Mi dispiace tantissimo perché so i problemi che hai al lavoro...-la consolò quello con tono paterno.
-Sa una cosa signore? Forse penso sia stato un bene, proprio oggi sono stata licenziata e non credo avrei potuto pagare ancora l’affitto- disse lei con aria affranta, sentiva di aver perso:-Ecco le chiavi- prese il mazzetto fra le due dita. Quel gesto così semplice e naturale divenne doloroso, era come ricevere una pugnalata dritta sullo stomaco.
Congedatasi dal cinquantenne riprese i suoi passi verso la casa dell’amica e, piangendo, estrasse il cellulare dalla tasca del giubbotto.
-Pronto?-
-Soyon, c’è un problema...-

►Angolo autrice:
Ma buonciao armys! Vi ho lasciato il capitolo un po’ prima perché per qualche giorno starò senza wifi e non potrò pubblicare il giorno che avevo prestabilito. Se tutto va bene molto probabilmente dovrei riuscire a rilasciare il prossimo capitolo tra venerdì e sabato. Spero che anche questo vi sia piaciuto e soprattutto mi auguro che abbiate la pazienza di aspettare ancora un pochino, i ragazzi non tarderanno a fare il loro ingresso… ne vedremo delle belle!
Vi abbraccio! 화이팅!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Taking a chance on life ***


                                   Taking a chance on life♦•                            

Image and video hosting by TinyPic

-Sei stata sfrattata!?- urlò Soyon dall’altro capo del telefono:-Meglio, così resterai con me e smetterai di prendere camomilla ogni sera- rise talmente forte da somigliare ad una cornacchia.
-Come sei simpatica... sai, mi sento molto meglio adesso- rispose Julie con il suo solito tono sarcastico adottando un’espressione fra il serio e il divertito. Era appena arrivata davanti al portoncino e, trovandolo aperto, entrò dirigendosi verso l’ascensore per raggiungere l’appartamento situato al terzo piano.
-Oh, suonano al campanello-. Si sentì un lieve urlo seguito da un forte tonfo, sicuramente Soyon si era capitombolata per andare ad aprire inciampando sulla confusione di abiti che solitamente facevano da tappeto.
-Sono io, scema- attaccò lei, aspettando a braccia incrociate che l’amica le venisse ad aprire. Come immaginava, aveva sulla testa una delle sue tante magliette borchiate mentre dal braccio penzolava uno slip a pantaloncino color confetto.
-Ma come diamine ti sei conciata!?- rise di gusto Julie sotto l’occhiata fulminante di Soyon intanto che ad ogni passo scansava di lato la montagna di vestiti con malo modo cercando di non inciampare.

Lanciata la borsa per terra si buttò sul divanetto rosso del salottino, sbuffando rumorosamente; chiuse gli occhi intenta ad ascoltare il silenzio rilassante della stanza interrotto subito dopo dagli strilli dell’amica che, raggiungendola, si sedette sulla poltroncina:-La pianti!? Non posso più vederti così depressa! Non abbiamo più un lavoro, okay, ma abbiamo una casa e tu non devi più pagare alcun affitto- sbatté le mani sulle cosce Soyon, seduta a gambe incrociate.
Julie girò gli occhi verso di lei senza proferire parola, l’unica cosa che fece fu gonfiare il petto tirando un profondo respiro riflettendo su ciò che la ragazza dai lunghi capelli lisci le aveva appena detto; effettivamente adesso era libera da ogni preoccupazione, era lì con la sua pazza amica di sempre e ciò la fece sentire meglio, sorridendo di punto in bianco.
-Perché sorridi adesso?- chiese quella con un sopracciglio alzato fintanto che piegava la testa di lato cui capelli cadevano liberi alla sua destra.
-Perché hai ragione... mi sono talmente concentrata su ciò che di brutto mi è successo che non mi sono resa conto quanto questa situazione potesse essere positiva, in un certo senso- senza rendersene conto sorrise ancora di più, scansandosi una ciocca di capelli mossi dal viso per portarli dietro le orecchie.
-Che bei denti hai...- esclamò tutt’a un tratto Soyon interrompendo l’amica.
-C-che?- si bloccò Julie guardandola perplessa.
-Devi sorridere più spesso cara- si poggiò contro lo schienale morbido della poltrona mentre alzava il mignolino con fare saccente.
-Ma... cioè... per la prima volta in vita mia faccio un discorso sensato e tu... cambi argomento!? Argh! Sei sempre la solita!- si alzò di scatto tirandole con furia un cuscino colpendola in pieno volto e dando così inizio ad una vera e propria battaglia.
Adorava questi momenti, negli ultimi tempi ne avevano passati pochi così, avevano sempre parlato di lavoro o di soldi; entrambe si erano dimenticate  di come fosse bello divertirsi abbandonando ogni preoccupazione.  Le loro risa malate riecheggiavano all’interno del salottino, era da tanto che la casa non si animava in questo modo e questo a Julie mancava da morire.

Il suono della solita sveglia sul comodino puntata per le otto destò Julie dal suo sonno: quella mattina si sentiva stranamente rilassata ed energica nonostante la guerra di ieri, vinta giustamente da Soyon la quale era riuscita a vendicarsi dell’attacco dell’amica. L’odore di bacon e uova la fece drizzare di scatto e, scansate con furia le coperte, infilò le ciabatte e si diresse verso il cucinino dove Soyon stava preparando.
-Ben svegliata! Ti piace la mia colazione alternativa?- le fece l’occhiolino muovendo ancora il cucchiaio di legno dentro la padella per strapazzare le uova.
-Ma buongiorno! L’abbiamo cuoca Soyon stamattina, eh?- ridacchiò prima di sedersi al tavolo dietro le spalle della coinquilina. Il suo volto stava di fronte al monitor del computer dell’amica, aperto nella sua postazione: sicuramente starà navigando sul web per cercare lavoro. Un piatto fumante si posizionò davanti a lei presentandole due strisce di bacon affiancate da tanti fiocchi giallini, aveva un aspetto invitante.
-Che aspetti? Assaggia- la invitò a prendere un boccone.
Strofinò le mani e, con gli occhi che brillavano, afferrò qualche pezzo di uovo strapazzato se lo ficcò dritto in bocca, cambiando espressione in meno di un millisecondo: le lacrime le scendevano da sole sulle guance gonfiate di aria, dovette portare il dorso della mano a pressare contro le labbra pensando che potesse esserle d’aiuto.
-Allora? Com’è?- intrecciò le mani davanti a sé aspettando in una risposta.
-B-buono...- rispose deglutendo pesantemente.
-Mmh, non me la racconti giusta tu-.
Soyon fece per prendere la posata e tastare una porzione di pietanza: non l’avesse mai fatto.
-Ma che schifo! Non ci posso credere, ho messo lo zucchero al posto del sale! Perché mi hai detto che era buono!?- urlò con una faccia schifata Soyon mentre buttava la posata in aria per precipitarsi verso l’immondizia e sputare il boccone. Beh, non c’era da aspettarselo. Soyon non era mai stata una cima nel cucinare, lo faceva solo per sopravvivere alla vita da universitaria.
-Scusa, non ti ho detto nulla perché ci avrai sicuramente messo tanto- alzò l’angolo della bocca sbattendo gli indici fra di loro:-Apprezzo quello che hai fatto, Soyon. Non preoccuparti, non mi dispiace la mia solita colazione!- affermò Julie cercando di incoraggiarla seguendola con lo sguardo mentre si dirigeva verso il suo notebook grigio.

Alzatasi dalla sua postazione Julie aprì la piccola dispensa sopra i fornelli e prese la mistura per il caffellatte e dei biscotti; messo il latte dentro una brocca di acciaio la mise sul fuoco aspettando che si riscaldasse versandovi la polverina contenuta nel barattolo. Da dietro le sue spalle sentì Soyon mugugnare qualcosa poi la udì rivolgersi a lei:-Julie ma la tua mail è sempre quella?-.
-Sì certo, non l’ho mai cambiata. Perché?- si voltò stranita verso l’amica la quale teneva il mento fra l’attaccatura del pollice e dell’indice.
-Oh, nulla. Devo solo... ehm... inviarti un file, sai quei siti di moda...?- le rivolse un sorrisetto tirato alquanto bizzarro.
-Ah, ehm, okay... certo che però sei strana stamattina, forse ti avrò colpita troppo forte ieri col cuscino- disse Julie in tono serio facendosi scappare una lieve risata e beccandosi dall’amica una bella pacca sul sedere. Ecco che ci si metteva anche lei, a quanto pare sua madre non era abbastanza.
-Perfetto!- sbatté le mani Soyon, soddisfatta:-Vado a farmi una doccia calda, tu vestiti... oggi si esce!-.
-Ma scusa, e la tua colazione?- si voltò incredula l’altra aprendo le braccia confusa.
-Mi è passata la fame, dopo quello che ho assaggiato non ho intenzione di toccare nient’altro... almeno per ora!- se la rise dirigendosi verso il bagno.
In quella modesta cucina era rimasta solo Julie, a godersi nella tranquillità più assoluta la sua semplice colazione, senza essere disturbata da nessun attacco di pazzia della coinquilina.
“Oggi si esce... dove vuole portarmi quella matta?”

►Angolo autrice:
Buongiorno armys! Come promesso eccovi il capitolo, ci ho messo un po’ di tempo per caricarlo ma alla fine ce l’ho fatta *pheew* Spero che anche questo vi piaccia, fatemi sapere se c’è qualcosa che non va così la aggiusto (ho fatto le cose di fretta quindi non so se dovessero esserci ripetizioni o cose del genere).
Vi prego di avere pazienza, lo so che aspettate i ragazzi... ma tranquille, arriveranno prestissimo!
Con questo vi lascio. I love you - 안녕 친구! 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Changes ***


                      •♦Changes♦•


Image and video hosting by TinyPic

Certo che quella giornata non l’avrebbe mai dimenticata, andare in giro per i negozi di Seoul assieme a Soyon era la cosa più stancante di questo mondo: sembrava essere in compagnia di una bambina, non appena vedeva una vetrina con dei bei vestiti esposti non ci pensava due volte che trascinava con sé Julie prendendola per il polso, costringendola ad entrare in quei negozi che non la attiravano granché... se fosse stata una libreria o un negozio di dischi, sicuramente Julie sarebbe entrata con non poca voglia.
Erano rimaste fuori tutto il giorno, avevano girato mezza città cariche di pacchi e pacchetti pieni di abiti e accessori di ogni genere, la cui maggior parte erano sulle braccia stanche di Julie: se avesse saputo prima che sarebbero andate a fare shopping sarebbe rimasta a casa a leggere.
“Me la pagherai, traditrice” la malediceva in tutte le lingue mentre era costretta a seguirla come un cagnolino, sballottata dovunque.

-Soyon fermati, sono stanca e mi fanno male i piedi! Giriamo da questa mattina, vuoi darti una calmata?- respirava con aria affannata, desiderosa di riposare le gambe che stavano diventando gonfie.
-No! Ci sono i saldi! Smuoviti!- muoveva la mano con il palmo rivolto verso il basso invitandola a seguirla.
La gente si accalcava in massa per le strade e davanti alle vetrine, cosa che complicava di gran lunga la situazione a Julie.
-Vieni! Datti una mossa!-. Soyon la afferrò saldamente per l’avambraccio e la trascinò dentro al negozio.
Lì dentro l’aria calda dei termosifoni riuscì a far rigenerare la ragazza, obbligata ad andare dietro l’amica che si fermava ogni due secondi davanti agli stand con i capi esposti:-Guarda! Questo ti starebbe benissimo! Provalo! Ah, prova anche questo... e questo...- prese gli articoli più “attraenti” e li scaraventò sulla faccia di lei, spingendola da dietro la schiena per portarla ai salottini prova.
-Soyon! Non respiro! Aiuto!-  si dimenava nonostante il peso dei sacchi.
-Meno lamentele, su! Piantala e provati questi- le prese di mano i pacchi che aveva tenuto per tre quarti d’ora buoni. Non si sentiva più le braccia, o meglio, le sentiva ma erano leggere come piume.
Entrò sbuffando dentro il camerino seguita alle sue spalle da un “Ti aspetto qui” da parte di Soyon che intanto si era accomodata su uno sgabello davanti la porticina della minuscola saletta.
Dopo meno di cinque minuti Julie uscì dal camerino con indosso l’outfit prefissato dalla compagna: un jeans nero a sigaretta era spezzato dal colore bianco di una maglia bianca in microfibra con sopra un maglioncino marrone chiaro. Stava un incanto.
-E anche questi vengono con noi. Ragazza, sei da urlo!- strillò Soyon alla sua vista imitando l’urlo di Munch.
-Ti odio.Con tutto il cuore- la guardò con gli occhi storti incrociando le braccia e battendo il piede in terra.
-Grazie, anch’io ti voglio bene. Ora sbrigati, paghiamo e andiamo a mangiare... che ne dici di ordinare del cibo giapponese?-.

Fermi tutti. Ha detto ordinare?
Ma allora si torna a casa!”

Con la velocità di Flash in corpo si catapultò all’interno del camerino e uscì da lì poco dopo vestita di tutto punto, guadagnandosi delle strane occhiate da parte della folle amica. Giunte alla cassa si apprestarono a pagare: Julie non fece nemmeno in tempo a prendere i contanti che venne preceduta da Soyon, preparata già con la lingua di fuori e la carta di credito fra l’indice e il medio.
“Sappi che la mia vendetta sarà più fredda della neve sui marciapiedi” pensava mentre sbatteva le palpebre irritata.
Arrivate finalmente all’appartamento, Julie poté alleggerirsi le spalle buttando via quel peso infernale e beccandosi una di quelle sgridate assatanate dell’amica che, imprecando come se non esistesse un domani, si chinò verso i pacchi per accarezzarli, definendoli di conseguenza “piccoli amori di mamma”.
Aveva perso il senno, non c’erano dubbi.
-Ma dico, sei impazzita!? Guarda quanto hai speso! Tu sei malata... altro che fattorino, io chiamo il manicomio!- sclerava Julie in preda allo shock alla sola vista di tutti quegli scontrini.
Quel giorno se n’erano appena andati 125.000 won, equivalenti alla bellezza di 100€ sommati ai 12.000 della cena, pari a 10€: quella ragazza era a dir poco assurda. Ma dove li trovava tutti quei soldi!?
-Come sei noiosa! Prendi la vita con più leggerezza! E’ la carta di credito che mi ha dato mio padre, ogni mese me la ricarica- alzò gli occhi al cielo, guardandosi le unghie mentre attendeva la risposta del ristorante al telefono per l’ordinazione a domicilio.

Ah, interessante. Julie a rompersi la schiena e quella a fare shopping ogni mese...ma bravo papino! Una carta anche per la ragazza baciata dalla sfiga no?

In poco meno di un quarto d’ora ecco presentarsi alla loro porta l’uomo delle consegne, messo in imbarazzo dalla follia di Soyon che cercava di rimorchiare: se non fosse intervenuta Julie a chiudere la discussione e la porta, non avrebbero neppure mangiato.
-Ma insomma! Che ti passa per la testa? Non hai visto quanto era figo? Vedi di darci un taglio-
-Ehi! Ho fame, okay?- si sedette sul divano e prese la vaschetta con i noodles dentro versandoci poi sopra la salsa di soia per mescolarla con la forchetta che usava sempre. Non aveva mai provato a mangiare con le bacchette, sicuramente se avesse dovuto farlo avrebbe finito di mangiare più o meno a mezzanotte.
Con il pc sulle gambe incrociate e in preda alla noia mise a controllare la mail, tanto per svagarsi e passare un po’ il tempo; immessa la password e aperta la casella di posta elettronica si ritrovò piena di nuovi messaggi, uno dei quali proveniva da una certa BigHit Entertainment.
-Che cos’è questo?- pensò ad alta voce per poi cliccare sulla mail appena arrivata.
-Cosa!?- sbraitò lei sgranando gli occhi e portando la faccia appiccicata allo schermo:-Chi sarebbe la BigHit?- disse rivolgendosi a Soyon.
-Vuoi dire cosa sarebbe... è una casa discografica, perché?-  rispose quella continuando a ingurgitare noodles in preda ad attacchi di fame.
-Mi hanno fissato un colloquio... per domani... alle dieci! Chi è sta- No... non mi dire...- guardò l’amica divenuta impassibile mentre si grattava il capo:-Tu! Disgraziata! Ecco perché stamattina mi hai chiesto della mail e mi hai portata a fare shopping al centro! Io ti uccido! Ma perché non mi hai detto niente!?- sbatté la nuca contro la testiera del divano per poi riprendere a mangiare con più foga di prima in balìa dei nervi.
-Eh sì, sono stata io, mi hai beccata. Perché non ti ho detto niente!? Te lo ripetevo da giorni di cominciare a cercare qualcosa e tu che hai fatto? Ti sei messa rannicchiata in un angolo a deprimerti e dondolandoti come una tormentata mentale!- si fermò per riprendere fiato:-Gli ho inviato il tuo curriculum-.
Per poco Julie non si strozzava con la pasta:-Giuro che me la pagherai...-
-Oh si certo, più che vendicarti penso che mi ringrazierai dolcezza- disse con tono antipaticamente dolce.
-Come sei stronza. Però ti voglio bene lo stesso-. Julie scansò il computer da sopra le sue gambe ormai bollenti e, posato il cartone sul tavolino, corse ad abbracciare l’amica stringendola forte a sé.
-Okay, va bene, basta così mi strozzi Julie!-
-Sì certo, scusami-.
Quella sera avrebbero continuato a mangiare tranquillamente, come se nulla fosse successo. A dirla tutta però, l’ansia si stava già facendo sentire, Julie temeva per l’incontro del giorno successivo.
Cosa sarebbe potuto accadere?

►Angolo autrice:
Salve a tutte mie carissime armys! Come avete potuto vedere sono riuscita ad aggiornare anche oggi, già da questo capitolo le cose stanno cominciando a farsi interessanti per la nostra protagonista... spero che abbiate apprezzato anche questa parte di ff, perdonate la cretinaggine assurda di Soyon.
Momento spoiler random: dal prossimo capitolo qualcuno di molto affascinante farà il suo ingresso in scena, quindi state allerta! AHHAHAH
Continuo ancora a maledirmi in tutte le lingue per farvi aspettare così tanto, giuro mi torturerei ahah chiedo venia se vi ho fatto attendere così tanto davvero, perdonatemi *si inchina*
Detto questo vado a rannicchiarmi in un angolino per dondolarmi tutta sola.
Vi abbraccio!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** New Life ***


                            New life♦•

 

  Image and video hosting by TinyPic

-Sono in ritardo, sono in ritardo, sono in ritardo!- alzava sempre di più la voce Julie mentre correva da una parte all’altra della casa colta da attacchi isterici. Dovette fare tutto in fretta e furia, la solita vecchia colazione le pareva diversa dal solito e per poco non si sporcava con il caffè uno dei tanti maglioni comprati il giorno prima; ogni due minuti entrava nel bagno per controllare che capelli e trucco fossero perfettamente in ordine e, se si accorgeva anche solo di una macchiolina impercettibile di mascara sotto l’occhio, si irritava e rifaceva tutto il trucco da capo.
-Ehi, cerca di rilassarti! Se per un colloquio farai così figurati per un appuntamento!- la fermò quella per le spalle intanto che usciva bloccandola davanti la porta del bagno di servizio.
-Perché? Hai organizzato anche quello per caso?- alzò un sopracciglio, sarcastica.
-Simpatica... Ad ogni modo, mettiti le scarpe così ti accompagno- sospirò Soyon mollando la presa.
Infilati i suoi soliti stivaletti col tacco doppio, mise il cappotto e uscì di casa in preda al panico, strofinando continuamente le mani sudate; doveva smetterla di agitarsi, stava per consumare i suoi guanti per il continuo nervoso. Con passi incerti si dirigeva verso l’ascensore in silenzio dando solo qualche rapida occhiata in basso verso l’amica: entrambe non spiccavano affatto per altezza, a stento raggiungevano il metro e sessanta, forse Julie era giusto qualche centimetro più alta anche se non si notava molto.
Fuori dal portone andarono incontro alla Suzuki nera della ragazza, parcheggiata alla loro destra.
-Su, andiamo- fece Soyon mentre apriva la macchina in lontananza dopo aver cliccato il tasto della chiave col pollice.
“Andrà male, lo so... andrà male” pensava lei mentre si scrocchiava le dita in continuazione scaturendo in Soyon una sensazione di ribrezzo al rumorino rivoltante delle sue ossicina minute.
Durante tutto il tragitto in macchina stava in ansia, sentiva un fastidioso vuoto allo stomaco come se vi fosse un enorme buco nero; era da almeno tre anni che non sosteneva un colloquio lavorativo e proprio per questo diventava via via più agitata, temeva di poter rovinare tutto e il fatto di rimanere senza lavoro la preoccupava enormemente.

Eccole arrivate finalmente a destinazione, il Cheonggu Building: nascosto fra i svariati palazzi, presentava una struttura molto particolare e sontuosa, smorzata però dalle scritte vandaliche sui vetri laterali dell’edificio delle quali si capiva ben poco dato che erano quasi del tutto sbiadite.
Era ancora più nervosa di prima, non riusciva a calmarsi nonostante cercasse in tutti i modi di convincersi del fatto che nulla potesse andare storto:-Buona fortuna! Io ti aspetto al parcheggio!-.
Julie aprì lo sportello e, messo un piede fuori, scese dal mezzo rimanendo ferma sul marciapiede mentre l’amica si allontanava dietro di lei. Preso un respiro profondo si incamminò verso l’ingresso dell’agenzia musicale: arrivata all’atrio si diresse incerta verso la segreteria alla sua sinistra dove venne accolta da una signorina molto posata, di circa una trentina d’anni.
-Buongiorno, sono qui per un colloquio di lavoro- disse annunciandosi con voce tremante e la bocca completamente asciutta.
-Salve signorina. Prego mi segua, l’accompagno- le rispose in modo cortese levandosi i grandi occhiali rotondi e alzandosi dalla sedia di pelle.
Una volta varcata la soglia della porta di vetro dalle ampie maniglie di ferro arrecante su il nome dell’azienda, si addentrò sempre di più nell’immensa costruzione insieme alla figura snella della segretaria imparando con sorprendente rapidità a familiarizzare con il luogo; molto spesso durante il percorso le capitava di imbattersi nelle varie insegne informative di doppia plastica trasparente appese sui muri, simili a quelle presenti nei corridoi degli ospedali.
-Siamo arrivate, in bocca al lupo!- disse la donna dal corto caschetto nero indicandole la porta del datore di lavoro, incitandola ad entrare.
Era pronta.
Entrò titubante accompagnando il leggero cigolio della porta con un lieve “Buongiorno”: un uomo sulla quarantina, molto probabilmente un manager, stava seduto all’altro capo di una stupenda scrivania in legno.
Alzandosi in piedi fece un leggero inchino, poi le porse calorosamente la mano sorridendo e mettendo in mostra delle impercettibili rughe ai lati degli scuri occhi a mandorla:-Piacere di conoscerla signorina, il mio nome è Kim Hyun Soo...-.

                                                                                                ***
Lo squillo improvviso del cellulare fece sussultare Soyon la quale era intenta a laccarsi le unghie fintanto che aspettava l’amica in macchina:-Pronto!?- afferrò il telefono con i lati delle mani portandolo all’orecchio.
-Ma dove diamine sei? Ti sto cercando ovunque!- urlò una voce sottile all’altro capo del telefono.
-Scusami Julie, al parcheggio non c’era nemmeno un posto libero. Aspettami all’ingresso, passo a prenderti- mise in moto la macchina, desolata di non aver avvisato l’amica del suo spostamento.
Con le braccia incrociate al petto Julie rimase ad aspettare lì davanti in mezzo al freddo pungente di Seoul, il quale le avrebbe ghiacciato tutta la faccia se solo non avesse avuto i capelli ai suoi lati a proteggerla.
-Pista!- urlò una voce in lontananza che si avvicinava sempre di più.
Non si voltò nemmeno per vedere chi fosse che si ritrovò all’improvviso col sedere per terra, completamente bagnata per via della neve sciolta.
-Mi dispiace, scusami, non ti avevo vista. Va tutto bene?- le chiese il ragazzo che l’aveva investita scivolando sul marciapiede congelato.
Un momento di confusione colpì la ragazza la quale non aveva ancora compreso la dinamica della situazione:-No, no tranquillo. Sto... sto bene, grazie- lo osservò attentamente con una mano massaggiante il gomito.
Il ragazzo con gli occhiali da sole dai capelli biondo scuro nascosti da un cappellino di lana prese ad alzarsi e, messosi in equilibrio dopo varie sbandate, tese la mano alla giovane aiutandola a rialzarsi. Le frangette corte laterali gli occupavano metà della fronte e il colorito chiaro della pelle metteva in evidenza il colore rosa delle labbra doppissime: alla sua vista Julie rimase allibita, non riuscì nemmeno a spiccicare una parola tenendo solo gli occhi sgranati.
Resasi conto di avere ancora la mano su quella del ragazzo la ritrasse immediatamente diventando paonazza in viso.
Un clacson rumoroso interruppe quella visione angelica e una voce fece voltare la ragazza, ancora scombussolata:-Julie! Eccomi! Dai sali!- urlò Soyon abbassando il finestrino del passeggero.
-Ehm... allora ciao. Scusami di nuovo, eh- si inchinò rapido il ragazzo per poi entrare dentro l’edificio.
-Ehi, ma chi era quel tipo? Era assai carino, sai?- alzò entrambe le sopracciglia mostrando la sua migliore faccia da pervertita.
-Non lo so, non lo conosco... mi ha solo presa in pieno scivolando- rise Julie di gusto condannando in minima parte il suo solito atteggiamento da esperta ficcanaso:-Comunque devo darti una notizia...-.
-Dai spara!- esclamò l’amica eccitata all’idea di ciò che avesse da dirle, notando in lei una certa voglia di urlare ciò che le era successo ai quattro venti. La sua espressione diceva tutto: era appena stata assunta e quella volta Soyon aveva proprio fatto la cosa giusta.

►Angolo autrice:
E anche oggi sono riuscita a pubblicare il tanto atteso capitolo… avete capito di chi si tratta? Ho voluto lasciare il beneficio del dubbio: lo so, sono stronza ahahah
Ad ogni modo, mi auguro che anche questo capitolo vi sia piaciuto, ci ho messo un macello di tempo per progettarlo e ora mi tocca cominciare a scrivere il seguito; comunque da adesso in poi le cose si faranno piuttosto interessanti. Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate (e se ci sono eventuali errori ditemelo pls, così correggo).
Vi abbraccio, alla prossima (e buona fortuna a me per la stesura dell’altro capitolo)! 화이팅!  
                   

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Coffee & Meetings ***


                       •♦Coffee & Meetings♦•

Image and video hosting by TinyPic


Il primo risveglio da ragazza felice e il primo giorno del suo nuovo lavoro. Per Julie fu davvero rilassante svegliarsi richiamata dal lieve cinguettio degli uccelli mentre il sole caldo le si poggiava soavemente sul viso; l’orologio analogico del comodino segnava le nove e mezza, aveva una piena mezz’ora per sbrigarsi e raggiungere l’edificio l’ora successiva. Infilate le morbide ciabatte di pelo si diresse verso la cucina: stranamente, o forse no, quella mattina Soyon non stava preparando la colazione bensì era ancora spiaccicata sul suo letto rivolta a pancia in giù.
Vestitasi di tutto punto prese le chiavi dell’appartamento e uscì di casa non prima di aver lasciato sul tavolo di legno un biglietto rosa posto sopra un piatto nel quale vi era scritto “Buona colazione, pazza”.
Varcata la soglia del portoncino si mise a camminare per raggiungere il Cheonggu Building: l’aria pungente dell’inverno le penetrava fin dentro le ossa nonostante fosse abbastanza coperta; la confusione mattutina a Seoul era a dir poco bestiale, la gente era frenetica e come sempre si accalcava in massa sugli altri per inseguire il tempo che, per loro, passava troppo velocemente.
Il rumoroso brontolio dello stomaco la fece distrarre dall’ambiente esterno ricordandole che inspiegabilmente non aveva toccato per niente cibo; portando una mano sulla pancia che continuava ad emettere suoni piuttosto bizzarri, decise di cercare un coffee shop. Girò a vuoto per dieci minuti abbondanti quando intravide qualcosa... giusto all’angolo di un crocevia c’era Starbucks, la sua catena di ristorazione preferita.

Aumentò il passo di volta in volta.

Raggiunse lo strano semaforo orizzontale e allo scattare del verde attraversò repentinamente le strisce pedonali fino ad arrivare di fronte al negozio dalle vaste vetrate riportanti il nome del locale a caratteri cubitali color verde. Tutto era grandioso.
Attraversata la soglia della porta di vetro doppio, una vampata di profumo di caffè appena fatto la sommerse ritrovandosi pienamente estasiata mentre annusava l’aria odorosa di dolci e dolcetti, i quali erano esposti nell’ampio bancone di fronte a lei... il suo stomaco continuava a brontolare.
Mentre aspettava il suo turno alla cassa dietro una fila chilometrica di persone, sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla destra. Chi potrebbe mai essere?
-Ciao!-.
Era il ragazzo di ieri!
-Oh! C-ciao...- esclamò Julie sobbalzando.
-Scusa, ti ho colta alla sprovvista- si grattò quello nervosamente la nuca chiara.
-Ma no, figurati!- sorrise lei portando la mano dinanzi le labbra carnose a forma di cuore.
-A proposito... io sono Jimin- le tese la mano ricambiando il sorriso.
-Julie, piacere- contraccambiò il saluto per poi ritirarsi subito per portare la mano sullo stomaco ancora brontolante, cosa che non passò inosservata alle orecchie di Jimin.
-Sbaglio o non hai fatto colazione stamattina?- le chiese lui in tono ironico alzando un sopracciglio.
“Che figura patetica, complimenti Julie”
-Beh... cioè... teoricamente no ma...-
-Non ci sono ma che tengano: seguimi, ti offro qualcosa. Devo pur scusarmi in qualche modo- la interruppe lui rispondendole convinto.
-Dove stai andando? Fermati, assolutamente no!- lo prese per la manica del cappotto dissentendo, cercando di fargli cambiare idea:-Posso comprarmi benissimo la colazione da sola, e poi… non hai affatto bisogno di scusarti- impose fermamente la sua decisione, impostando una delle sue espressioni autorevoli davanti allo sguardo compassionevole di Jimin che, nel frattempo, faceva gli occhietti dolci mettendo in mostra il labbro inferiore.
Quell’aegyo era così terribilmente irresistibile, non riusciva proprio ad ignorarlo.
-Umpf... e va bene. Ma solo se mi fai compagnia anche tu- cedette alla sua carineria ridendo forte.                                         

Arrivati entrambi davanti al bancone, si accinsero a scegliere da mangiare: Julie optò per un muffin al cioccolato e un Caramel macchiato mentre lui si accontentò di un semplice latte alla cannella e un muffin ai frutti di bosco, a detta sua uno dei suoi gusti preferiti.
Si accomodarono in un tavolino, la cui vetrata accanto separava i posti a sedere dalla fila di persone dietro la cassa; in meno di due secondi Julie aveva già divorato l’intero dolce e bevuto mezzo bicchiere di bevanda calda, la faccia di Jimin nel vedere la carta piena solo di briciole al cacao e il suo labbro superiore ricoperto di schiuma beige non aveva prezzo, aveva fatto l’espressione più comica che Julie avesse mai potuto vedere.
-Adesso ho paura di te- fece per dire lui atterrito, guardando alternativamente la ragazza e i resti rimastole davanti con la bocca spalancata e gli occhietti a mandorla sbarrati mentre l’altra rideva ancora più forte di prima, tanto da farle male l’addome.
-Sul serio, sei troppo inquietante- aggiunse guardando il suo cibo intanto che le rivolgeva la parola.
Quel ragazzo era la persona più carismatica che avesse mai incontrato in tutta la sua vita, non credeva di aver mai passato mattinata più stravagante di quella dato che si stava davvero divertendo in sua compagnia.
-Credo che ora sia meglio andare, non vorrei far tardi- disse lei dopo aver dato una rapida occhiata allo schermo del cellulare estratto dalla tasca del cappotto poggiato sullo schienale della sedia.
-Ti accompagno se vuoi, devo rientrare anch’io fra poco quindi... perché non andiamo insieme?- disse dopo essersi alzata seguendola con lo sguardo.
Ma bravo Jimin, ne sai una più del diavolo.
Julie fece per portare la mano sulla maniglia quando venne preceduta, notando che Jimin le stava già aprendo la porta con fare gentile, permettendole di addentrarsi nella fredda savana grigia dall’aria satolla di smog; durante la lenta passeggiata mattutina le porse garbatamente il suo braccio per darle appoggio dato che i marciapiedi erano maledettamente bagnati e scivolosi per colpa della lieve pioggia di qualche ora fa:-Fai attenzione a non scivolare!-.
-Da quale pulpito viene la predica, eh Jimin?-.
Julie si rese conto di essere osservata mentre dialogava con lui, la squadrava letteralmente dalla testa ai piedi come se cercasse di capire qualcosa che ancora non era in grado di intendere...
Erano finalmente giunti al Cheonggu Building: attraversata la porta interna della palazzina si addentrarono sempre di più fino a quando Julie venne guidata dal suo accompagnatore verso il primo piano, raggiungendo l’aula ballo:-Aspetta qui, voglio presentarti gli altri... tu intanto fa’ come se fossi a casa tua. Puoi usare il computer e mettere un po’ di musica se ti va- enunciò Jimin congedandosi da lei.
Rimasta completamente sola in quell’enorme stanza troppo grande per una persona, si sedette sull’unico sgabello presente lì dentro girando i pollici un po’ disorientata.

►Angolo autrice:
Salve a tutte armys! Devo dire di aver fatto i salti mortali per scrivere anche questo capitolo e finirlo il prima possibile, spero vi sia piaciuto… certo che a me una colazione come quella della protagonista non mi guasterebbe affatto xD Eh già, il nostro ragazzo misterioso era proprio Jimin col suo nuovo colore di capelli ahah Voglio ringraziare tantissimo chi segue la storia e la recensisce, sono davvero contenta di trovare qualcuno interessato alla mia fanfiction.
Adesso vi lascio, devo riprendere a studiare per il mio esame di matematica :(
Annyeoooooong! 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** First Impressions ***


                                      •♦First Impressions♦•

Image and video hosting by TinyPic

“Gli altri? Cioè gli altri membri? I BTS!? Oh mamma, che nervoso...”
Julie si sbottonò nervosamente il cappotto e una volta sfilato lo appese sul gancio di uno dei tanti armadietti situati nella parete opposta e, in preda alla noia, cominciò a gironzolare per un breve minuto per la stanza quando ripensò alla frase di Jimin... perché non ascoltare un po’ di buona musica e magari ballarci anche su? Almeno si sarebbe concentrata su qualcos’altro anziché alla sua ansia nel conoscere i suoi idoli... Con un impercettibile spostamento del mouse fece sì che lo screensaver scomparisse dallo schermo per permetterle la visuale completa del desktop nel quale le si presentava, in una cartella già aperta in precedenza, l’intera discografia dei BTS dalla quale avrebbe potuto selezionare la canzone che più le garbava: senza pensarci su scelse Fire, di cui conosceva i passi dell’intera coreografia a memoria.
Eh sì, era segretamente una loro fan.
In un secondo momento pensò infatti a come non fosse riuscita a riconoscere subito Jimin, dandosi dell’emerita cretina.

La musica partì e Julie si posizionò proprio al centro della stanza per esibirsi davanti al copioso specchio occupante una parete intera: il ritmo della composizione acconsentì ai suoi muscoli di sciogliersi e al corpo di muoversi libero e leggiadro senza freni di nessun tipo.
Ballava, slegata una volta per tutte dalle corde dell’insicurezza che la assediavano e dalle paure che la attanagliavano fino a poco tempo prima, si stava muovendo fluentemente, dando libero sfogo alle emozioni tenute dentro da un bel pezzo che non riusciva a portare fuori in alcun modo se non in questo.
Danzava.
Danzava con tutta la sua anima accompagnata da quella coinvolgente canzone.

Nel frattempo, il rumore di quattordici piedi risuonava incessante per i vari ambienti: i BTS erano pronti a conoscere la loro nuova truccatrice occidentale. Una melodia alquanto familiare si sentì dirigere verso i corpi camminanti dei sette ragazzi, la quale diventava sempre più forte man mano che si avvicinavano a destinazione.
Da dietro la porta grigia della stanza del primo piano si riusciva chiaramente ad udire una delle loro canzoni:-Jimin, ci spieghi per favore cosa sta succedendo?- farfugliò Suga indispettito mentre quello apriva la porta con fare cauto sporgendo lentamente la testa...
Quegli scalmanati ragazzi stavano assistendo ad una cover delle loro coreografie. Alla sola vista di Julie immersa nel ballo, Jimin spalancò gli occhi perplesso e confuso; tutti gli altri lo seguirono e si accalcarono gli uni sopra agli altri per ammirare la perfetta performance di danza della bella makeup artist: continuava a ballare fino a che, ad un certo punto della canzone, Julie posò accidentalmente lo sguardo alla sinistra dello specchio, arrestandosi di colpo dopo aver visto che stavano osservandola curiosamente appassionati.
-Oh mio Dio!- sobbalzò fermandosi poi con la schiena più tesa possibile, quasi volesse reprimere ogni suo movimento.
Come soldatini, uno dopo l’altro occuparono pian piano la stanza, atterriti alla vista del talento che si ritrovavano di fronte.
-Wow... Julie sei... un fenomeno nel ballo!- esclamò stupefatto Jimin, buon intenditore in questo campo.
-Ha proprio ragione, che talento hai!- sentì uscire dalla bocca di Jungkook rimasto per tutto quel tempo con la bocca spalancata, sconvolto nel vedere tanta bravura per così dire sprecata.
La ragazza era devastata: le sue guance erano eccessivamente rosse e il cuore batteva all’impazzata.

“Ma che bella figura di merda! Come prima impressione non c’è male” pensò portandosi le mani contro il viso.

-Okay ragazzi adesso basta con i complimenti o la farete arrossire ancora di più- disse Jin pensando che il suo essere paonazzo fosse dovuto alla valanga di belle parole e non dal fatto di essere stata colta sul fatto mentre faceva ciò che la metteva a suo agio. Il ragazzo dai capelli tinti di un biondo platino, dirigendosi alla destra della ragazza, le poggiò una mano sulla spalla e la invitò a sedersi: in quel momento Julie lanciò una dolce risatina portandosi il pugno di fronte alla bocca dalla quale si riuscivano ad intravedere i denti dritti e bianchissimi.
Era totalmente imbarazzata:-Che figuraccia!- disse lei convinta nella sua idea coprendosi il volto con le mani, ancora più paonazza di prima.
-Scherzi!? Non è affatto vero! Altrimenti perché ti avremmo fatto tutte queste cerimonie?- le rispose fermamente Hobi mentre le si inginocchiava di fronte reggendosi solo con le punte dei piedi e tenendo le braccia posate sulle ginocchia.
-Beh, se lo dite voi allora…-
In quel preciso istante le sue gote si sfiammarono, rendendo il suo viso bianco come la porcellana.
-Senti... Julie, giusto?- chiese V intanto che la ragazza annuiva di conseguenza:-Possiamo unirci a te per ballare tutti insieme?-.
Cosa aveva appena sentito? Era la sua immaginazione o gliel’aveva chiesto davvero?
Taehyung era talmente entusiasta al sol pensiero di potersi scatenare come un matto sulle note di quell’energizzante canzone che Julie non poté fare a meno di accettare; con un lieve cenno positivo della testa e le palpitazioni al massimo, si alzò scattante per unirsi alla banda dei giovani ballerini hip hop, tutti quanti con una carica talmente eccessiva da dipartirgli dal primo capello della testa fino all’unghia del piede.
Jimin, il quale si stava occupando dei ruoli dei membri all’interno della nuova coreografia, elesse Julie come front girl non solo per permetterle di risaltare fra di loro data la sua scarsa altezza, ma anche per guidare gli altri membri nel ballo visto che ricordava ogni singolo movimento alla perfezione.
Come se non fosse bastato prima, al termine della canzone Julie venne acclamata da ognuno di loro, i quali accoppiavano i propri convenevoli a forti battiti di mani, urla e fischi di ammirazione.

Lasciamo immaginare la reazione della ragazza nell’aspettarsi tutto questo...

Dopo una manciata di minuti si sentì bussare alla porta: una volta aperta questa, fece ingresso nella sala un ragazzo dai muscoli abbastanza allenati che indossava un completo hip hop e portava sulla testa color mogano un cappello con la visiera di lato.
-Hey! Come butta bangtan?- esclamò quello con voce squillante, mezzo euforico:-Woah, chi è questa bella fanciulla? Una nuova ballerina?- continuò rivolgendosi a Julie, ammirandola dalla testa ai piedi.
-No, ti sbagli amico, è la nostra nuova truccatrice- rispose Namjoon, sorridendo.
-Piacere di conoscerla...- si bloccò quello davanti a lei.
-Oh, Julie- gli rispose mentre l’altro fece il baciamano.
“Voglio morire...” 
-Julie… nome incantevole... io sono Heejun- si inchinò con fare galante davanti al viso di lei, diventato di nuovo paonazzo.
Quel giorno la sua pressione sanguigna si stava proprio divertendo sulle montagne russe!
Voltatasi dall’altra parte per ridacchiare, Julie notò con una rapida occhiata l’espressione quasi corrucciata di Jimin diventato fin troppo strano, non sorrideva più come quando Heejun aveva fatto il suo ingresso.
-Bene, sarà meglio che vada, gli altri mi staranno aspettando. Buona continuazione a tutti quanti!- fece un cenno della mano, poi, arrivato davanti la porta si fermò di punto in bianco:-Ci si vede dolcezza!- concluse con un occhiolino.

Cosa? No, sul serio... cosa!?
 
Rimasta ferma imbambolata davanti la figura dello strano ragazzo fin troppo affascinante venne sbloccata da Jimin, il quale le fece un batti cinque per complimentarsi con lei nell’essere riuscita ad eseguire il brano in maniera del tutto eccellente, facendo sparire il broncio di pochi attimi prima: parlava sul serio, il modo in cui le si rivolgeva con quel tono assai dolce la faceva sentire a suo agio, magari per via della sua sicurezza e del suo temperamento dannatamente estroverso.
Di colpo lo sguardo di Julie si posò alla destra del ragazzo dai capelli biondo scuro il quale, girato verso Jungkook, cercava di leggergli attentamente il labiale coperto ai lati dagli ampi palmi delle mani di questi.
Preso un sospiro di sorpresa Jimin mise a parlarle:-Julie?- fece per aggiungere:-Stavo, cioè... noi stavamo pensando... che ne dici se una di queste sere ti unissi a noi? Non so, potremmo andare a mangiare un boccone tutti insieme, ci farebbe molto piacere se ci tenessi compagnia. Sai, giusto per conoscerci un po’ meglio…- si grattò la nuca come suo solito mentre portava lo sguardo altrove.

“Me lo sta chiedendo davvero? Uscirò veramente con i miei idoli!?”
-Beh… insomma… penso di sì… perché no?- dichiarò lei mostrando il suo più bel sorriso, anche se timido.
Come si poteva non essere nervosi nel rispondere al solo udire quella fatidica domanda che tutti quanti vorrebbero tanto sentire?
In quegli attimi Julie si sentiva in continua soggezione, Jin la stava fissando: appartato all’angolo della stanza con i ginocchi verso l’alto e il braccio sinistro poggiato su uno di essi, la fulminò dritta con il suo sguardo intenso e serio coperto in parte da una ciocca di capelli biondini; la bocca carnosa gli si serrò per bene cominciando via via a tremare in maniera quasi del tutto impercettibile mentre nel frattempo la mano, lasciata cadere col palmo verso il basso, iniziò a formare lentamente un pugno che, come una morsa di ferro, stringeva in modo saldo il tessuto del pantalone grigio riducendolo a uno straccio stropicciato.
Jin non era affatto una cattiva persona, ma quel suo modo di fare così colmo di rancore mischiato a un pizzico di tristezza fece pensare vivamente a Julie che ci fosse qualcosa che non andava, facendola restare dell’idea che lui abbia intuito i suoi sospetti dal suo modo guardingo di ricambiargli l’occhiata.


►Angolo autrice:
Annyeonghaseyo armys! Anche stavolta sono riuscita ad aggiornare la fanfiction, deliziandovi con un altro bel capitoletto dall’aria intrigante sperando che possa garbarvi come gli altri ;)
Riguardo alla prossima pubblicazione probabilmente potrei portare un po’ di ritardo, per adesso sono davvero fin troppo impegnata con lo studio per l’esame di settembre e non riesco a dedicarmi al cento per cento alla scrittura, anche se tanto vorrei…
Sarei felice di sapere cosa pensate anche di questo capitolo e, in tal caso, ditemi se c’è qualche errorino di battitura e simili perché l’ho scritto proprio come capitava.
Anyway adesso vi lascio, vado a continuare gli esercizi (voglio morire) *piange disperatamente*
Kisses <3
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Fun, girls! ***


                         Fun, girls!♦•

Image and video hosting by TinyPic

Lunedì, ore 17:55.
Julie era appena rientrata dalla sua stravagante giornata lavorativa e, come sempre, la sua amica era spapranzata sul divano ad accoglierla come si deve:- Ma ciao bff! Com’è andato il tuo primo giorno di lavoro?- strillò Soyon all’apertura della porta d’ingresso, entusiasta nel vedere l’amica sorridere come non mai.
-Tutto a meraviglia! Ho conosciuto i Bts e... un altro tipo molto strambo che già mi faceva il filo- chiuse la porta dietro di sé fintanto che posava il mazzo di chiavi e scaraventava la borsa per terra.
La coinquilina era rimasta scioccata al solo udire che già interessasse a qualcuno, era così tanto spiazzata che cominciò a seguire i movimenti della “fortunata” con gli occhi sgranati e la mascella fino a terra, camminandole dietro con le braccia penzoloni come fosse uno zombie.
-Smettila di fare quella faccia, sembri un’ebete!- se la rise di gusto fintanto che si infilava le ciabatte e con un plaid di pile a scacchi sulle spalle si dirigeva verso i fornelli per prepararsi un cappuccino.
-Che bello! Un ragazzo a cui piaci! Almeno è carino? Su parla!- la seguì lei mentre si accomodava su una sedia della cucina, mettendo entrambe le mani sul mento intenta ad ascoltarla.
-Piantala, non c’è nulla da dire a parte un baciamano e un occhiolino- fece spallucce quella.
Dalle sue spalle si udì un tonfo così forte che la fece sobbalzare, portandola a voltarsi di scatto per vedere cosa avesse combinato Soyon: come al solito era una delle sue tante reazioni esagerate, era caduta apposta con la fronte sul tavolo rimanendo completamente coperta dalla massa nera di capelli liscissimi.
-Tralasciando la tua pazzia e le mie strane e nuove conquiste, hai novità sul tuo lavoro? Ne hai trovato uno?- disse mentre impugnava la tazza di ceramica stracolma di bevanda calda.
-No, ancora nulla purtroppo...- girava i pollici Soyon, un tantino demoralizzata:-…mio padre mi ha detto che finchè non trovo qualcosa mi manterrà lui, così posso stare ancora qui senza allontanarmi dall’università-.
Suo padre era davvero una grande persona, magari anche Julie ne avesse avuto uno premuroso come il suo, sempre pronto a darle amore e attenzioni...
Un tintinnio proveniente dal cellulare di Julie posto sul tavolo interruppe la loro conversazione: sullo schermo apparve una notifica di KakaoTalk.
-Chi diamine è? Non mi risulta di aver dato il mio numero a qualcuno all’infuori di te- osservava perplessa il nuovo numero seguito da un messaggio che le chiarì immediatamente le idee.

Da 011*******:
“Ciao Julie sono Jimin, scusami ho chiesto il tuo numero alla reception.
Volevo sapere se questo fine settimana fossi libera...”


-Jimin!? Quel Jimin? Esci con lui e non me lo dici!?- balzò dalla sedia Soyon cappottandosi di lato e cadendo per terra come un salame.
-Dovrei uscire con tutti e sette, non solo con lui! Vuoi darti una calmata una buona volta?-.
Per poco Julie non le tirava qualcosa, il suo modo di essere talmente prevenuta la snervava non poco, questo era uno dei peggiori difetti di quella pazzoide che si ritrovava come coinquilina.
-Tutti e sette!?- scattò talmente all’improvviso che sbattè il gomito contro il frigorifero. 
 
Da Julie:
“Ciao Jimin, non preoccuparti per il numero! Sì, per
il weekend non dovrei avere alcun problema”

 
Da Jimin:
“Perfetto, lo dico agli altri allora.
Ti faremo sapere presto, okay? Baci.”
 
-Adesso voglio morire... ti ha scritto pure “Baci”. Penso che oggi tu abbia intenzione di uccidermi- si scombinò i capelli spiaccicandosi di nuovo la faccia sul tavolo.
-Smettila squinternata. Vado in camera mia a riposarmi, vedi di non disturbarmi con i tuoi frequenti  attacchi di schizofrenia-.
Con ancora la coperta addosso si avviò verso la sua stanza intanto che ad ogni passo sorseggiava il suo cappuccino diventato tiepido. Messasi sul letto con la schiena poggiata sul capezzale prese a leggere uno dei suoi tanti libri posti sulla mensola di fronte a lei per cercare di distrarsi; erano già cinque minuti buoni che stava in quella dannata pagina, aveva letto e riletto le stesse frasi millemila volte poiché non riusciva a recepire ciò che leggeva.
Era fin troppo impegnata a pensare a ciò che era successo negli ultimi tempi, a come tutto avesse preso una piega totalmente differente rispetto all’inizio, quando le cose sembravano cadere a picco verso i meandri più oscuri della terra; doveva ritenersi fortunata per tutto quello che aveva sempre avuto, compresa Soyon che, nonostante la sua pazzia, rimaneva comunque una persona dal cuore d’oro anteponente Julie a se stessa: avrebbe potuto pensare per sé ma non l’ha fatto perché tiene davvero a lei, in effetti sono queste piccole cose che fanno di un’amicizia, un’amicizia speciale.

In quel momento Julie si stava ponendo una miriade di domande…
Se non fosse mai partita per la Corea?
E se non avesse trovato lavoro?
Se invece non avesse incontrato Soyon?
Sicuramente non sarebbe dov’è adesso, non sarebbe con chi è giusto che sia, non avrebbe quel bellissimo lavoro e soprattutto non avrebbe conosciuto i suoi tanto amati bangtan...
Chiuso il libro e poggiato sulle cosce, decise di finire la sua bevanda che ormai stava cominciando in un certo senso a stufarle: neanche fece in tempo a posare la tazza sul comodino che un nuovo messaggio arrivò sul cellulare.

Da Jimin:
“Hey Julie! Abbiamo deciso: sabato sera
ristorante tutti insieme, ti va bene?”

 
Da Julie:
“Va benissimo ragazzi! Ditemi orario e
indirizzo, così vi raggiungo.”

Da Jimin:
“Non ce n’è bisogno, passeremo
a prenderti verso le sette.”

 
Da Julie:
“Oh beh, perfetto! Allora grazie!” 

Era in momenti come quelli che Julie riusciva a catturare il vero senso della vita, sentiva di essersi realizzata in una qualche maniera che nemmeno lei conosceva ed il semplice fatto di avere un’amica a sostenerla, anche se un po’ fuori di testa, la aiutava tantissimo facendola sentire sempre come a casa, quel luogo che ormai le mancava e che non visitava più dal Natale scorso.
Quella giornata sarebbe rimasta impressa nella sua memoria perché avrebbe dato inizio alla sua nuova vita...

►Angolo autrice:
Annyeonghaseyo armys! Lo so, sono un po’ in ritardo con la pubblicazione, ho avuto un sacco di cose da fare in questo periodo e purtroppo l’ansia comincia a farsi sentire… Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, ovviamente dal prossimo ci saranno cose sempre più nuove! Fatemi sapere che ne pensate! Grazie a tutti coloro che leggono/seguono/recensiscono la ff, mi fa molto piacere!

 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Ready for a good day ***


          •♦Ready for a good day♦•

Image and video hosting by TinyPic

-I Bts sono pregati di recarsi in sala trucco, a breve l’intervista!- si sentiva udire dal lungo corridoio del secondo piano. Julie era insieme ad un’altra ragazza in quella stanza, intenta a disporre sul tavolo tutto il necessario per il makeup: i sette varcarono la soglia e, mentre Jimin e Namjoon venivano truccati per primi, gli altri si accomodavano tranquillamente sul divanetto alle spalle dello specchio, aspettando pazientemente il loro turno.
-Come te la passi oggi Julie?- chiese curioso Jimin in mezzo alle voci di sottofondo dei compagni.
-Abbastanza bene, grazie. Tu? Nervoso per l’intervista?- domandò mentre gli metteva l’eyeliner con estrema precisione.
-Giusto un pochino ma non ci faccio molto caso...-.
Sembrava che la conversazione fosse appena finita quando dalla bocca carnosa di Jimin uscì una frase che spiazzò completamente la ragazza:-Sai, oggi sei davvero bellissima-.
“Perché vuoi mettermi in imbarazzo così, eh ChimChim?”
Julie si schiarì più volte la gola e ridacchiando nervosamente ringraziò il bell’adulatore che la osservava al lavoro mentre si inumidiva continuamente le labbra, cosa che fece avvampare la ragazza in meno di cinque secondi buoni.
-Ehm... puoi alzarti adesso Jimin, io ho finito- si spolverò le mani piene di fard chiaro e fece cenno al ragazzo di lasciare spazio agli altri.
Mentre quello fece per alzarsi si voltò verso di lei e le mandò un bacio muovendo rapidamente le labbra, rendendo quell’azione più che normale.
Jin rimaneva comunque ad osservarli, con un espressione alquanto corrucciata che poteva essere scambiata benissimo per semplice stanchezza: ogni qual volta vedeva l’amico ossequiare Julie il sangue gli pompava forte nelle vene e continue scariche di rabbia gli attraversavano la spina dorsale.
Non si era mai sentito così prima d’ora... sarà forse un principio di gelosia?
Fatto stava che dal primo momento che l’aveva vista non era riuscito a staccarle gli occhi di dosso, si sentiva particolarmente attratto da quella bellissima occidentale tutta acqua e sapone.
-A chi tocca adesso?- domandò lei volgendo il suo sguardo verso gli altri ragazzi.
-Ehm, vengo io!-.

Ecco che anche lui cominciò a farsi avanti prendendo la palla al balzo.
Sedutosi comodamente sulla poltroncina a gambe accavalciate e con gli avambracci poggiati sui braccioli, scrutava Julie nei minimi dettagli per far sì che rimanessero impressi nella sua mente: il modo in cui sistemava accuratamente i trucchi sul ripiano della specchiera, il modo in cui sceglieva gli attrezzini adatti e armeggiava con la palette del fard lo estasiava, tutto quello che lei faceva diventava qualcosa di speciale nonostante quella svolgesse semplici azioni quotidiane.
Jin non fece neanche in tempo a parlare che subito Heejun si presentò come un lampo nella saletta:-Hey bella gente! Come state? Oggi c’è tanto da fare!- si strofinava le mani il coreografo, attraversando l’intera area della stanza con fare spavaldo:-Ma guardate chi abbiamo qui, ciao bellezza...-.
Julie non ricambiò nemmeno il saluto che si ritrovò fra le braccia di quello, il quale la stringeva dal collo in un abbraccio fin troppo esagerato, quasi come se si conoscessero da sempre.
“E tutta questa confidenza da dove salta fuori?”
-Scusa se ti ho spiazzata ma vedi, questo è il mio modo di salutare- rise Heejun staccandosi da lei.
-Oh beh, l’avevo notato- si sistemò i capelli riprendendo il suo lavoro e concentrandosi nel truccare Jin che, nel frattempo, guardava Heejun con occhi storti.
-Ascolta, lo so che ci conosciamo da pochissimo ma volevo chiederti se uno di questi giorni volessi uscire con me... ti va?- disse quello assumendo un tono piuttosto serio.
Cosa diavolo ha appena detto quello!?

A quella domanda anche a Jin, come alla diretta interessata, si drizzarono tutti i capelli che aveva in testa osservando i due con occhi spalancati per conoscere il responso di lei.
-Beh, non saprei... sai, sono molto impegnata in questo periodo- rispose Julie incerta su cosa dire davvero.
Per un momento Jin poté tirare un sospiro di sollievo fino a quando lei continuò, causandogli la tachicardia:-Ti farò sapere quando sarò libera, okay? Così vediamo come organizzarci...-.

Bene, la situazione si fa interessante... Jin, datti una mossa!

-Certamente piccola, buon lavoro!- fece per andarsene quello dopo aver salutato tutti gli altri con un rapido cenno.
“Ma sono in un’agenzia musicale o in un luogo di appuntamenti?” pensò lei confusa.
Durante tutta la durata del makeup nessuno dei due proferì parola, ognuno era talmente assorto nei propri pensieri da non rendersi conto l’uno dell’altra; Julie faceva tutto meccanicamente, era piuttosto stranita nel vedere due ragazzi farle il filo allo stesso tempo.
Esatto, due.
Jin non le aveva fatto capire nulla, la sua poker face era proprio imbattibile, non riusciva a far trapelare alcuna sensazione... o quasi.
-Cos’hai Jin? Ti vedo teso... è per via dell’intervista, vero?- chiese ingenuamente Julie la quale non si era veramente accorta di niente, nemmeno dal suo modo di osservare lei e Heejun pochi istanti prima.
-S-si, è per via dell’intervista… si. Ma non preoccuparti, mi passa sempre poi...- si scansò con l’indice una ciocchetta di capelli platino dalla fronte.
-Beh, ne sono felice. Abbiamo finito, puoi andare anche tu adesso- gli sorrise con fare dolce.
Che scemo è stato... avrebbe potuto dirle qualcosa in più invece di pensare troppo come suo solito!

Il pomeriggio passava in fretta e Julie era sempre più stanca, non vedeva l’ora di ritornare a casa. Sedutasi finalmente anche lei dopo una piacevole chiacchierata con J-Hope e un’interminabile gara con V a chi faceva la faccia più strana, rilassò le gambe ormai gonfie per l’essere stata in piedi troppo a lungo: truccare quattro persone di fila non era mica cosa da poco!
Portata la testa all’indietro e chiusi leggermente gli occhi per cercare di alleviare quel leggero mal di testa, venne distratta da uno strano rumore proveniente dalla porta chiusa della stanza; sollevatasi con il busto e diretto lo sguardo verso questa, notò che da sotto la fessura vi era passato un fogliettino di piccole dimensioni.
Preso in mano il pizzino bianco, lo aprì trovandovi scritta la frase “015******* Questo è il mio numero, bellezza – Heejun.

Tenace il ragazzo, certo che non spreca mai le sue occasioni...

In un certo senso Heejun stava cominciando a piacergli: il suo essere così sicuro di sé la faceva sentire bene e il fatto che prendesse sempre l’iniziativa la incuriosiva ogni volta sempre di più, era intenzionata a conoscerlo meglio...

                                                                                                      ***

Quella sera Julie si trovava nella sua stanza, solitaria e pensierosa sommersa dal buio totale.
Acceso l’interruttore generale e spostata con un colpo secco la tenda di seta bianco perla verso le sue estremità, si affacciò piacevolmente alla finestra, portando la testa in fuori intenta a respirare l’aria fresca della sera e poggiando comodamente le braccia conserte sulla piccola base di marmo, lasciando che la brezza fresca la attraversasse: il panorama era mozzafiato, spettacolare anche la sera tardi.
In lontananza riusciva a scorgere perfettamente i grattacieli illuminati da vari colori, e le macchine con i fari accesi per le autostrade dirette nei due sensi opposti le davano l’impressione di essere tante piccole lucciole volanti in una calda notte estiva.
Camminava a piedi nudi a zonzo per la stanza, consentendo alla morbida moquette blu di massaggiarle le piante, fino a che dopo essersi bloccata, il suo sguardo si posò sullo specchio posto sopra la scrivania: rimase ad esaminare accuratamente il suo riflesso, immobile, accarezzandosi delicatamente le guance accaldate con ambedui i palmi delle mani e arrivando a portare indietro le mosse ciocche laterali dei capelli che vi cadevano su, le quali avevano permesso al suo viso di assumere un tenero colore rosato.
-Sono davvero così bella come dicono?- pensò ad alta voce lei.
-Chi te l’ha detto?- spuntò Soyon spalancando la porta senza nemmeno bussare, avendo sentito il pensiero dell’amica.
-Soyon! Che fai, adesso origli pure?- saltò in aria Julie portandosi la mano al petto per il troppo spavento:-Comunque, nessuno. Non è stato nessuno a dirmelo...- sbuffò lei sotto le risa dell’altra, la quale aveva già capito che la sua affermazione fosse solo una fandonia.
-Avanti Julie! Non fare così, sono tua amica accidenti!- si accomodò sul suo letto pregandola di raccontarle ciò che voleva sentire con tanto ardore.

Inutile continuare a nascondersi, conoscendola avrebbe iniziato a rompere fino a che non avesse confessato.

-E va bene… Jimin e quello strano tipo, Heejun, me lo hanno detto. Questo mi ha anche invitata ad uscire con lui lasciandomi pure il suo numero. Contenta adesso, agente della CIA?-.
Ecco, aveva vuotato il sacco.
-Più che contenta! Hai due ragazzi ai tuoi piedi, Julie! Ti rendi conto!?- spalancò le braccia felice come non mai. Stranamente l’amica non era del suo stesso avviso:-Non lo so, Soyon... non mi è mai importato di cercarmi un ragazzo-.
Julie era un tantino confusa su questo aspetto, aveva sempre pensato alla sua indipendenza e al suo lavoro ma mai ad un compagno di vita, si era sempre messa in testa che nessuno l’avrebbe mai voluta perché non si sentiva all’altezza oppure che sarebbe finita male dopo qualche tempo.
-Non è che non ti è mai importato, Julie! Questa è la solita vecchia storia del “sono insicura, non ce la faccio” o “ho paura di non piacergli”… suvvia, smettila di farti mille seghe mentali e vivi, dannazione!- Soyon era serissima, per una volta nella sua vita aveva fatto un discorso sensato.
Cosa poteva dirle? Aveva perfettamente ragione, per lei è sempre stato così...
-Mi prometti che uscirai con chiunque fra i due ti inviterà? Non ti mangiano mica, eh- aspettava una risposta mentre stava ancora sul letto con le ginocchia al petto.
-Va bene Soyon, ci proverò-. 

►Angolo autrice:
Ehilà armys! Oggi ho deciso di aggiornare un po’ prima dato che in Corea siamo già al primo settembre, nonché compleanno del nostro Golden maknae <3 *canta happy birthday a squarciagola*
Ebbene, da questo capitolo si capiscono molte cose… si è scoperto che Jin prova qualcosa per la protagonista ma lei non se ne rende conto (ma come si può!?).
Dal prossimo ne vedremo delle belle, diciamo che sarà incentrato molto sui ragazzi (e non aggiungo altro, o spoilero a random). Spero vivamente che questo capitolo vi sia piaciuto e mi auguro abbiate la pazienza di aspettare il seguito visto che non so quando potrò mettermi al lavoro…
Detto questo vi lascio con una gif di Kookie! Love you, annyeooong! 


 Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Weird night out ***


         •♦Weird night out♦•

Image and video hosting by TinyPic

Dopo quattro dannatissimi giorni quel tanto atteso sabato era finalmente arrivato, Julie non stava nella pelle: finalmente avrebbe passato una serata alternativa in compagnia dei suoi carissimi idoli, avrebbe avuto l’occasione di conoscerli meglio di quanto non li conoscesse già.
Erano già le sette di sera.
Come un orologio svizzero i ragazzi arrivarono sotto casa sua, suonando al campanello per invitarla a scendere.
-Buona fortuna!- urlò Soyon all’amica mentre quella si chiuse la porta dietro le spalle per precipitarsi verso la combriccola di kpop stars. Una forte raffica di vento gelido colpì dritta in faccia la povera ragazza che, salutato Jimin davanti al cancello, si fiondò dritta dento il mezzo giallo in cui vi erano già Jin, Jungkook ed il tassista ad aspettarla:-Ciao ragazzi, che piacere vedervi!-
-Ciao! Scusaci ma abbiamo avuto alcuni problemi con la macchina grande, purtroppo c’è stato un guasto e ci siamo dovuti accontentare di due taxi...- giustificò Kookie il disguido.
-Figurati, non devi scusarti! Purtroppo capita…- fece spallucce lei, senza dare tanto peso alla situazione.
I restanti quattro stavano nel taxi dietro di loro, impegnati a salutare Julie spiaccicandosi nel parabrezza.
Passato circa un quarto d’ora, raggiunsero la loro adorata meta e, fermatisi nel parcheggio situato nel retro del ristorante, si accinsero ad entrare nel vasto locale dove li avrebbe attesi una cena con i fiocchi.

Sopraggiunti lì vennero immersi da una vampata d’aria talmente torbida che furono costretti a sfilare con innaturale celerità i cappotti per evitare di grondare di sudore.
-Aish, che caldo!- esclamò Suga con fare esplicito mentre si sbottonava il cappotto.
-Sempre il solito, eh Yoongi?- ridacchiò Namjoon evidenziando il modo di fare rozzo dell’amico.
-Salve, il tavolo prenotato per otto?- chiese Hoseok al cameriere che li aveva raggiunti all’ingresso.
-Prego mi segua-.
Mostratogli i tavoli cominciarono a prendere posto e, intanto che aspettavano l’arrivo del menù, Julie iniziò ad esaminare l’ambiente circostante memorizzando ogni singolo paricolare: la sala dai muri decorati con motivi fitomorfi era di una raffinatezza incredibile, con lampadari tipici orientali ed un mobilio con stile del tutto differente da quello europeo.
All’arrivo del cameriere i ragazzi cominciarono ad ordinare portate su portate, le quali sarebbero state messe al centro del tavolo in modo tale che ognuno potesse prendersi una porzione di ogni cosa…
Non le stupiva affatto questo loro modo di abbuffarsi, in fondo erano solo maschi!

Lì dentro c’era una confusione bestiale, la gente accorreva spietata all’interno del locale desiderosa di mettere qualcosa sotto i denti, dando l’impressione che non mangiasse da chissà quanto tempo.
Fra il frastuono della folla di persone presenti e la musica di sottofondo, i suoi compagni riuscirono comunque a parlare normalmente mentre Julie si ritrovava già la testa quanto un pallone, confusa come non lo era mai stata: li vedeva scherzare, fare battute e muoversi in continuazione con movimenti robotici e ogni qual volta veniva cambiata una canzone, modificavano i propri balli divenendo di gran lunga simili a quelli caratteristici tribali.
In un battito di ciglia ecco il cameriere di poc’anzi spuntare dal fondo della sala, diretto verso il loro tavolo e portante con sé le loro pietanze: mano a mano quel tavolo si riempiva sempre di più, con cibi gli uni differenti dagli altri e con odori e colori diversi e stravaganti.
Una volta posizionate le pietanze in maniera sconclusionata sulla tavola Julie, come tutti gli altri, si apprestò a servirsi e riempire il suo piatto scegliendo fra i molteplici cibi tipici presenti: nel piatto più lontano da lei vi era il famoso kimchi seguito poi da bibimbap, bugogi, galbi, samgyetang, naengmyeon, haemultang, dakgalbi e seolleongtang... insomma era un vero e proprio buffet.

-Jalmukesumneda!*- augurò buon appetito Julie strofinandosi le mani osservando le portate di fronte a lei come fosse un avvoltoio con la sua preda.
Le posate che furono messe nei vari posti erano un normale cucchiaio e le tipiche bacchette.
-Non vorrei essere una guastafeste ma come si usano questi cosi?-.
Julie si stava slogando tutte e cinque le dita della mano destra per provare a mangiare e riuscire ad afferrare il cibo, ci stava provando in tutti i modi ma non riusciva minimamente ad usarle: era talmente impacciata che una delle due asticine di legno mise a volare per aria precipitando sul piatto di Jin, che saltò in aria non appena la vide cadere a picco sul suo prezioso cibo.
Mentre la ragazza si cimentava nella sua esibizione comica del minuto, i suoi cari, dolci e amorevoli idoli la sfottevano alla grande alcuni dei quali come Namjoon e Taehyung cercavano di trattenere le risate per evitare di sputare il cibo accumulato nelle guance in faccia a qualcuno.
-Non ci riesco, uffa! Sono proprio una frana...- esclamò stizzita, portandosi i palmi delle mani sul viso diventato rosso e bollente per l’ottima figura da imbranata fatta pochi secondi prima.
-Devi tenerle così, vedi? E poi le muovi in questo modo...- le mostrò Kookie ridendo a crepapelle mentre Jin fece per porgerle la stecchetta mancante volata prima.
-Facile a dirsi, direi...-.
Forse stava cominciando a capire come usare quegli oggetti del demonio: grazie al cielo, e a Jeongguk, poté  finalmente assaggiare quel cibo dall’aspetto invitante.
Gli haemultang, dei frutti di mare in umido, risultarono davvero deliziosi ma niente poteva essere paragonato al dalkgabi: quel morbidissimo pollo grigliato si scioglieva in bocca ad ogni assaggio lasciando un impercettibile retrogusto di peperoncino misto con aglio.
Nonostante Julie avesse iniziato per ultima si ritrovò a finire per prima riuscendo anche a superare Jin, un macina cibo vivente a detta dei compagni:-Dovevi essere davvero affamata se hai finito prima di Jin!- disse Hoseok con fare sorpreso mentre dirigeva lo sguardo sul piatto del compagno, pieno ancora per meno della metà.
A quell’esclamazione Julie rimase letteralmente atterrita nell’accorgersi della veridicità delle parole di Hobi, che in quel momento stava ancora gustandosi il suo adorato kimchi.
-Già… però adesso sono piena, non mi entra più nulla nello stomaco!- fece lei toccandosi la pancia stracolma di prelibatezze aggiungendo:-Masegaemugusuyo**-.
Quest’ultima frase mandò in delirio i suoi commensali, scatenando una sonora risata collettiva.

Ehi, aveva solo detto ‘ho mangiato bene’…

Non ancora soddisfatto della cena Jin optò per il bis, riempiendosi il piatto con più manciate di cibo rispetto a quello precedente: poggiata piacevolemente sulla spalliera della poltroncina a muro con le braccia conserte sull’addome, mentre osservava con lo sguardo perso la tavolata che le stava di fronte, Julie sentì improvvisamente i suoi occhi sgranarsi alla sola vista di quella stoviglia di ceramica bianca contenente il doppio di ogni pietanza, tali da formare un’alta montagnetta di verdure e carni miste.
Preso fermamente il cucchiaio Jin si cimentò nel suo dovere, quello di ingozzarsi e ingurgitare cibo in maniera ininterrotta, dando l’impressione di non stare per niente masticando sebbene lo stesse facendo.
-Capisco il tuo shock Julie, ma purtroppo Jin huyng non conosce la sensazione di essere sazio- affermò Suga ridendo nel vederla sconcertata.
-Già, e questo è niente in confronto a quello che ci ha raccontato- aggiunse Jimin con un tono che sa di mistero.
-Cosa gli è capitato?- gli chiese curiosa Julie mentre guardava Jin che continuava a sbafare.
-A detta sua, c’è stata una volta in cui era ad un buffet con i suoi familiari e ha mangiato per due ore e mezzo ininterrottamente perché non si sentiva sazio e quando provò ad alzarsi non ci riuscì perché era esageratamente pieno- terminò Taehyung soddisfatto per essere riuscito a mettere in ridicolo l’amico di fronte ad una ragazza.
-Grazie dongsaeng…-.
Lo hyung cominciò a guardarlo con gli occhi storti: probabilmente adesso si vendicherà amaramente con Tae e, parliamoci chiaro, per Jin la vendetta è un piatto da servire freddo… in tutti i sensi.
Per evitare discussioni fra le due parti Julie decise di intervenire e dire la sua, inventando una scusa buona e alquanto credibile.
-Sai, devo confessare che anche a me è capitato qualcosa di simile… ricordo di essere andata ad una festa di compleanno di una mia amica del liceo e, al momento della torta, ho cominciato a sentirmi male però non riuscivo a non smettere di divorare il dolce boccone per boccone. Le conseguenze? Ho dato di stomaco subito dopo- disse poggiando una mano sulle ampie spalle di Jin facendogli un occhiolino che lo spiazzò completamente, portandolo quasi ad affogarsi.

Finita l’abbondante cena, Julie e i ragazzi cominciarono a percorrere la strada di ritorno.
Il viaggio in auto sarebbe stato più lungo del previsto dato il traffico presente quasi ad ogni crocevia e dalla non fluidità delle strade.
Jin stava seduto nella parte centrale del sedile posteriore dell’auto, fra Julie e Jimin: alternando lo sguardo egli poteva benissimo notare che entrambi, l’uno con la mano chiusa in un pugno e poggiata sul mento e l’altra con il viso rivolto verso l’esterno, guardavano lo scintillante mondo circostante scorrergli davanti al finestrino, intenti ad esaminarlo nel modo più dettagliato possibile.
Il ragazzo dai capelli platino si era appena chiuso gli occhi quando sentì qualcosa colpire prudentemente la sua spalla: Julie si era addormentata.
La guardava incuriosito in mezzo l’oscurità della sera infranta dalle luci dei lampioni, era attratto dalla sua immensa bellezza, una di quelle delle quali ce se ne accorge dopo un po’ di tempo, che impedisce di respirare: le varie luci dei lampioni posti per la strada gli permisero di scorgere, sebbene per brevi attimi, i dolci lineamenti del suo viso dotati di una finezza particolarmente asiatica benchè fosse caratterizzato da tratti tipici occidentali.
Le ciocche dei capelli boccolosi che le cadevano sul volto fecero sì che assumesse un’aria timida, impacciata ma anche protettiva nei confronti di se stessa, cosa che a Jin stava cominciando a piacere per davvero; non aveva mai provato un interesse così forte per una persona e ciò gli fece pensare come questa ragazza potesse essere particolarmente speciale, affascinante e misteriosa al tempo stesso.
Cercando di far finta di nulla spinse fuori dalla sua mente ogni emozione lasciando il predominio alla ragione che poco prima era andata a farsi benedire.
-Si è addormentata?- chiese Kookie tutt’a un tratto voltandosi verso i tre dietro di lui, attirando l’attenzione di Jimin:-Pensate che dovremmo svegliarla? E’ così carina...-.
In quel momento Jin si voltò alla sua sinistra e, poggiando delicatamente la mano sulla sua spalla, la scosse in modo lieve tentando di svegliarla:-Julie? …Julie? Ehm, devi svegliarti siamo quasi vicini a casa tua- balbettò.
Pian piano cominciò ad allontanare il suo viso dalla spalla di Jin e stropicciandosi gli occhi da sotto gli occhiali dalla montatura moderna emise un lieve sbadiglio, portandosi la mano dinanzi le labbra:-Siamo già arrivati?- chiese con voce stanca.
-Pochi minuti e arriviamo a destinazione, bellissima- le risponde Jimin.

-Beh, direi che sono arrivata. Grazie a tutti per la splendida serata insieme, mi sono divertita da morire- disse dolcemente con un aegyo del tutto naturale.
-Non ringraziarci neanche! Per noi è stato un piacere- dichiarò Kookie mentre lei scendeva dalla macchina.
-Ci si vede ragazzi, dolce notte!-.
Nello stesso istante in cui lei salì sul marciapiede, Jimin si fiondò subito fuori per accompangarla al portone: entrambi erano a pochi centimetri di distanza.
Dopo un rapido scambio di sorrisi il ragazzo le aprì il cancello e, prima che lei potesse varcarlo, le lasciò un tenero bacio sulla guancia, cosa che lasciò spiazzato il resto del gruppo, Jin compreso.
“E adesso che faccio!?”

(N/B* in coreano è un’espressione usata all’inizio dei pasti e significa “mangerò bene”.
N/B** altra espressione usata alla fine dei pasti che significa “ho mangiato bene”.) 

►Angolo autrice:
Ma annyeooong a tutte! Ecco che finalmente aggiorno dopo giorni di stress continuo per scrivere il capitolo… ebbene la protagonista si è ritrovata insieme ai nostri sette scemotti <3 mi auguro che anche questa parte di ff vi sia garbata, ovviamente si è incentrata soprattutto sulla cena perché volevo dare un po’ l’idea di come io mi immagino un’uscita con i bangtan, una di quelle uscite diciamo strane e fuori dagli schemi ecco…
Riguardo le prossime pubblicazioni, vi annuncio che il mio calendario è cambiato: non pubblicherò più ogni tre/quattro giorni bensì ogni sabato (nel caso dovessero esserci ritardi, perdonatemi) dato che adesso inizierà quell’inferno di scuola e non pensò avrò tanto tempo da dedicare alla fanfiction.
Detto ciò mi dileguo e lascio che voi diciate quello che pensate sulla storia ahaha
Come sempre, un grazie immenso a tutti! <3
Kisses :*

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Heart attacks ***


                •♦Heart Attacks♦•

Image and video hosting by TinyPic

*Driiiiiiin* 
-Soyon! Hanno suonato!- urlò Julie dal bagno con il phon in mano per asciugarsi i capelli umidi.
-Argh! Chi sarà mai alle otto e mezza di mattina?- si alzò dalla sedia l’altra stropicciandosi gli occhi stanchi e sbuffando forte.
Simile ad uno zombie, con passo lento Soyon si diresse verso l’ingresso, il rumore delle sue ciabatte striscianti contro il pavimento di mattonelle riecheggiava all’interno della stanza, predominata dal continuo scampanellare che piano piano si insidiava nella sua mente ancora addormentata.
-Ma quanto sono fastidiosi! Cos’è? Un concertino, per caso!?- sospirò l’amica mentre impugnava il citofono portandoselo all’orecchio:-Si? Certo, terzo piano-.
Al suono del campanello lei era già lì davanti la porta e, data una rapida mandata, girò la chiave e aprì: proprio di fronte si ritrovò a fissarla una postina dai capelli raccolti in una coda nera nascosta sotto al berretto di lana, fiera e piena di sé nella sua tuta anticonformista.
-Un pacco per la signorina Julie, è lei per caso?- chiese quella con ancora l’involucro in mano.
-No, sono la sua coinquilina. Può lasciarlo a me, per ora è impegnata- rispose lei con una voce impastata col sonno.
Chiusasi la porta alle spalle con lo strano pacco in mano si avviò verso la cucina e, con cautela, lo poggiò sul tavolo per squadrarlo da tutte le parti con aria curiosa.
Julie uscì dal bagno ancora in pigiama, cui colletto della maglia era del tutto fradicio di acqua per via dello shampoo:-Allora? Chi era?- domandò per poi bloccarsi indicando l’oggetto sul ripiano:-E questo cos’è?-.
-E’ un pacco per te… non so chi te l’abbia mandato. Aprilo, ti prego sono troppo curiosa- battè le mani Soyon saltellando col sedere sulla sedia.
Sciolto il fiocco rosa alle due estremità, la stoffa che ricopriva l’interno rivelò il suo contenuto: era uno stupendo mazzo di fiori. Portando il naso di fronte questo Julie fece in modo che i suoi polmoni aspirassero quel dolce e soave profumo fresco: studiò scrupolosamente ogni singolo dettaglio del bellissimo mazzo regalatole appena, le rose rosa dal profumo inebriante, i gigli bianchi e le gerbere color salmone chiaro completate dal colore verde smeraldo delle foglie creavano una meravigliosa armonia floreale la quale impreziosiva l’intera composizione.
-Oh, cavolo… è stupendo... chi pensi te l’abbia mandato?- sgranò gli occhi Soyon che, incredula, ammirava in tutto e per tutto il boquet.
-Non lo so… aspetta! C’è un biglietto qui…-.
Lì in mezzo un pizzino color crema riportava la scritta “Sarang” seguita da un cuoricino rosso disegnato a penna.

“Con amore” c’era scritto?

-Pensi avranno sbagliato destinatario?- si scuoteva i capelli dal fresco odore di shampoo.
-Penso sia stato fatto apposta, mia cara... non hai detto tu di avere due ragazzi a farti il filo? Credo che uno dei due voglia fare il misterioso- alzò il sopracciglio l’altra con fare saccente.
Beh, non aveva tutti i torti. La cosa era più che probabile...
Dopo aver annusato ogni fiore che lo componeva e accarezzatone i vari petali, Julie lo adagiò sul tavolo e pensierosa si indirizzò verso la sua camera col semplice intento di vestirsi.
Come ogni mattina aprì la finestra per far passare un po’ di luce e rinnovare l’aria chiusa dell’ambiente: mentre spalancava le imposte venne sovraffatta da un’ondata di vento freddo che le colpì violentemente la faccia sembrando quasi uno schiaffo, portandola a serrarle immediatamente e riscaldandosi le braccia con le mani.

Con indosso i suoi soliti stivali, jeans e un maglione rosa cipria uscì di casa per dirigersi in strada.
Intanto che teneva con forte presa di mano il colletto del cappottino pensava alla serata scorsa, a quanto quei ragazzi fossero stati carini nell’invitarla e al fatto che avrebbe dovuto ripagarli in qualche modo; immediatamente le venne un’idea: passando per un coffee shop vicino al Cheonggu Building, decise di comprare due dozzine di donuts dai vari gusti che avrebbe offerto ai suoi idoli per potersi sdebitare.
Con la scatola in mano si recò contenta nell’edificio:-Buongiorno, sa dove posso trovare i BTS?- chiese alla segretaria all’ingresso.
-Sì, sono nell’area camerini al piano superiore- le rispose cordialmente da dietro un enorme paio di occhiali rotondi mostrandosi sorridente e rivolgendo il tappuccio di penna masticato verso l’alto per indicarle dove andare.
Una volta arrivata al primo piano, le portiere spalancate dell’ascensore le permisero di scorgere un’alta figura dai capelli biondi ferma all’impiedi alla fine del lungo corridoio illuminato dalla luce esterna: era Yoongi, appartato in un angolo e immerso nella tranquillità circostante il quale, non appena la vide, prese a salutarla da lontano agitando la mano ed inchinandosi la invitò ad entrare nell’area trucco, al cui interno le si presentava l’accogliente confusione di quei sei ragazzi fin troppo scalmanati, impegnati nelle più svariate attività.

Ecco spiegato il motivo per cui Suga era fuori dalla stanza, non era da biasimare in fondo…

-Buongiorno! Vi ho portato qualcosa, spero vi piaccia!- fece per dire felicemente Julie mentre appoggiava accuratamente la scatola sul tavolo vicino ad Hoseok e Jeongguk; quest’ultimo, con aria insolita, si avventò sul pacchetto e alla sola vista delle ciambelle lanciò uno strano verso da cavernicolo con le labbra portate a culo di gallina, attirando così l’attenzione dei membri.
-Non dovevi Julie! Non ce n’era assolutamente motivo!- la guardò con sguardo dolce Namjoonie, il quale venne interrotto da Tae che, colto dai continui morsi di fame, esclamò ad occhi spalancati e senza peli sulla lingua:-Oh sì che c’è un motivo! Ed anche valido direi dato che ho un certo languorino...-.
Gli sguardi accusatori dei compagni erano tutti puntati su di lui, che si era reso ridicolo a causa di una delle sue esclamazioni fin troppo esagerate:-Cosa c’è?- fece spallucce, non comprendendo ancora ciò che gli altri volessero fargli capire.
-E’ solo un modo per ringraziarvi della bella serata passata insieme, tutto qui- affermò in risposta ridacchiando mentre si accomodava sul divanetto beige accavallando le gambe:-Ma ora basta parlare, coraggio servitevi pure!- concluse con un lieve movimento in avanti della testa indicando loro il pacco sigillato.
Da come si accalcavano in massa su quella povera scatola di cartone bianca sembrava non mangiassero da secoli, in quel preciso istante era come se Julie stesse assistendo ad uno spettacolo circense: chi correva, chi con una rincorsa si buttava a pancia in giù sul tavolo per prendere una ciambella, chi si appiccicava la faccia sulla confezione, chi faceva il melodrammatico elemosinando donuts e chi, come un idiota, glassava per divertimento le facce degli altri riempiendole di zuccherini.
Dopo tutto quel frastuono Julie sentì, un tantino in colpa e tutto sporco di glassa, V che rivolgendosi a lei con la bocca piena disse:-Ehm… scusa Julie, ne vuoi un po’?- indicò con il dito la ciambella morsa che teneva in mano la cui marmellata al suo interno sta scivolandogli per tutto il polso.
-No grazie, mangia pure- si piegò in due dalle risate.
A quel punto si accorse che Jimin, dopo essersi alzato dalla sedia, si diresse con una camminata da passerella verso di lei e avendola raggiunta si accomodò alla sua destra. La sua mano scostò i suoi capelli dalla faccia portandoli all’indietro e lasciandola scoperta da un lato, il suo viso si andava facendo sempre più avanti per andare incontro a quello della ragazza, il suo respiro caldo cominciò ad accarezzarle il collo e le sue carnose labbra, così vicine tanto da sfiorarle l’orecchio, cominciarono ad essere mosse dalle sue parole espresse con una voce profonda:-Hai ricevuto il mio regalo?-.

►Angolo autrice:
Buongiornissimo armys! Ed ecco che finalmente si aggiorna la fanfiction… Dopo un periodo incasinato per via dello studio e superati gli esami *imita un canguro* sono riuscita a scrivere anche questo capitolo. Mi dispiace solo che sia venuto un po’ corto... ma una domanda: siete abbastanza in suspense adesso? xD Sono malefica, lo so *si colpisce in testa con un cuscino*
Questo è solo l’inizio per la nostra protagonista hehehe
Va beh oggi sto facendo la stronza, meglio che me ne vada ora ahah
Fatemi sapere che ne pensate e ditemi se c’è qualcosa che non va, oc?
Taaanto love – Giu:)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Butterfly ***


                    •♦Butterfly♦•

Image and video hosting by TinyPic

All’udire quelle parole Julie rimase di sasso divenendo totalmente inespressiva e la sua testa, che fino a poco prima era rimasta chinata con lo sguardo rivolto al pavimento, si alzò in modo talmente rapido che i nervi del collo sottoposti ad uno stiramento improvviso le provocarono uno strappo, il quale la costrinse a poggiarvi una mano su per il troppo bruciore.

Allora il mazzo di fiori era da parte sua… perché? Perché fare un simile gesto
se si conoscevano da poco più di una settimana?

Girandosi lentamente verso di lui si schiarì la gola, poiché colta alla sprovvista:-Ehm… si, m-mi… mi è piaciuto… tanto, grazie del pensiero- balbettava a bocca asciutta mentre giocava nervosamente con le mani, scrocchiando ogni singola nocca a causa dell’imbarazzo al quale era sottoposta.
L’espressione sul volto di Jimin cambiò radicalmente, passando da uno stato di preoccupazione per un ipotetico insuccesso a uno stato di euforia e sollievo.
-Sono contento che lo abbia gradito, temevo che non ti sarebbero affatto piaciuti i fiori…- fece sorridendo compiaciuto mentre portava una mano dietro la nuca, scuotendo i capelli biondo scuro.
Adesso Julie si trovava in uno stato di perenne soggezione stando accando ad un ragazzo così tremendamente tenero che per giunta le faceva il filo: aveva un nodo stretto alla gola, sudava freddo, non faceva altro che respirare ad intermittenza cercando di non far trapelare l’agitazione che aveva preso pieno possesso del suo corpo.
-Bene io vado. Devo andare in bagno-.
Sbattè i palmi delle mani sulle ginocchia e, dandosi una lieve spinta verso avanti, riuscì ad alzarsi per riprendere la sua camminata altezzosa e spavalda.
Sovrappensiero Julie girò il collo dal lato opposto mettendosi a fissare a testa bassa un punto imprecisato dinanzi a lei annullandosi così tanto dal mondo circostante da non sentire quasi più neanche gli schiamazzi degli altri, ignari di quello che era successo.

Ecco che anche quel giorno faceva il suo solito ingresso Heejun che vedendo la ragazza un tantino assente mise a sederlesi vicino destandola dal suo stato di trance temporaneo.
Da quando Julie era arrivata, Jin non aveva smesso di fissarla un attimo. Mentre assaporava la sua ciambella ai frutti di bosco poggiato sullo schienale della sedia la squadrava dall’alto in basso, senza distogliere lo sguardo nemmeno per un secondo; intanto che la guardava, prima accanto a Jimin e poi accanto ad Heejun, sentiva come un nodo allo stomaco, i suoi occhi erano totalmente persi nelle loro immagini, nei loro gesti, nei loro modi di interagire l’uno con l’altra.
In un momento ben preciso della loro conversazione Jin riuscì a constatare che la ragazza avesse cambiato totalmente faccia, diventando pallida quasi come se avesse visto un fantasma.
-Julie, ti va di uscire con me oggi?-
Lei non riuscì a dire una parola, guardava solo Jin seduto sulla poltroncina di fronte che ricambiava l’occhiata.
-Jin! Ma cosa stai facendo? Guarda cosa hai combinato!- Heejun seguì lo sguardo della ragazza sbellicandosi dalle risate nell’indicare con dito accusatore la maglietta grigia di lui: in quel momento Jin non si era nemmeno accorto del fatto che mentre contemplava Julie la farcitura del donut gli stava camminando giù per la maglia, lasciandovi su un’appiccicosa striscia fuxia.
-Accidenti! Devo andarmi a cambiare...-.

Quale figura poteva essere più pietosa di quella?

Avvolta la ciambella in un tovagliolo e poggiata sul tavolo, prese un maglione di ricambio e uscì dalla stanza per dirigersi verso il bagno dall’altra parte del piano.
-Allora Julie? Non mi hai risposto…- continuò imperterrito lui.
-Beh, penso di essere libera quindi se tanto ci tieni va bene- rispose lei, seguendo Jin con lo sguardo.

Attraversando i vari ambienti SeokJin si perdeva nel loro assoluto silenzio, che lo accompagnò fino alla sua meta: facendo il suo ingresso nella toilette vide Jimin intento a sistemarsi i capelli, scombinati dal cappello a visiera rossa che indossava quasi sempre in modo inusuale come qualcuno di sua conoscenza.
-Ehi amico, che hai fatto alla maglietta?- disse senza neanche voltarsi, guardando il riflesso dell’amico nello specchio intento ancora a sistemarsi con i mignoli la frangia ai lati del viso.
-Oh nulla, è solo marmellata- gli rispose tentennante accennando un sorriso del tutto forzato che metteva in risalto i suoi strani modi freddi e distaccati; con le braccia incrociate Jin poggiò le mani alla base della maglia e la sfilò con furia, buttandola alla rovescia sul lavandino di fronte a lui e rimanendo in canottiera davanti l’enorme specchio.
-Perché sei così distratto in questo periodo? Non sarà che ti sei preso una sbandata per…?- cominciò lui con fare da detective intanto che l’altro si infilava il maglione a collo alto.
Jin si bloccò un istante, poi lo fissò con fare serio.
Aveva la tachicardia.
“Come diamine ha fatto a capirlo!?” pensò, accennando un’espressione preoccupata.
-Cosa te lo fa pensare, eh? Forza rispondimi- lo attaccò infastidito con aria di sfida.
-Dal giorno in cui l’abbiamo sopresa a danzare nella sala da ballo! Ho visto come guardavi lei, o me, o il modo che Heejun aveva di corteggiarla... ti si legge tutto in faccia- puntualizzò Jimin rispondendo alla sua provocazione mentre portava un braccio sul lavandino per tenersi.
 
La rabbia stava prendendo il sopravvento, i nervi gli stavano soffocando lo stomaco e i suoi
pugni si strinsero talmente forte da far quasi fermare la circolazione.

-Ho indovinato, vero?- sorrise soddisfatto in modo altezzoso alzando un angolo della bocca:-Penso che la tua poker face abbia fallito miseramente-
-Adesso basta!- gli urlò in faccia Jin voltandosi e prendendolo con entrambe le mani per il colletto del cardigan bianco e avvicinandolo al suo viso:- Tu non cerchi qualcosa di serio e io lo so benissimo! Smettila di fare il gradasso e dimmi che cosa hai in mente: spiegamelo!- alzò il tono di voce.
-Semplice amico, hai un altro rivale oltre Heejun. Non ho nient’altro da aggiungere. Ora mi lasceresti?- replicò con una calma che sapeva dell’innaturale.
Jin mollò la presa spingendolo con violenza.
Il cardigan di Jimin era tutto stropicciato; le sue mani erano rosse, pulsavano così tanto da far male.
-Ci si rivede… Jin- terminò in tono calmo sistemandosi il maglione e sbattendo la porta alle sue spalle, abbandonando la stanza come se nulla fosse successo.
Adesso Jin rimaneva da solo con se stesso, come sempre.
Sospirando profondamente si aggrappò con presa salda ai bordi del lavandino bianco, piegandosi in avanti e calando la testa più in basso possibile, sopraffatto dai rimorsi di coscienza.
“Ho appena strattonato Jimin… ma cosa ho fatto!?”
Jin stava cominciando a rendersi conto di essere davvero innamorato di lei, aveva capito che Julie fosse già preda del suo amico, adesso per il ragazzo lei poteva essere solo un sogno, era come una farfalla troppo alta da raggiungere*…

(N/B* frase tratta dal testo di “Butterfly”)

►Angolo autrice:
Eccomi di nuovo armys! Sabato è finalmente arrivato, e anche oggi sono riuscita ad aggiornare la fanfiction :) Adesso sì che le cose si fanno moooolto più interessanti… penso proprio che la vostra curiosità non si sia affatto fermata però xD Voglio ringraziare sempre tutti coloro che seguono la storia e che la recensiscono, sono davvero contentissima di sapere che la ff riesca ad attirare l’attenzione e a lasciare suspense ogni volta! Fatemi sapere che ne pensate del capitolo :)
Beh, detto questo io mi dileguo e tolgo il disturbo ahahah lascio tutto a voi.
Kisses -Giu

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Nerves and Dates ***


                      •♦Nerves and Dates♦•

Image and video hosting by TinyPic

Julie si guardava intorno ed era come se non esistesse, era mentalmente lontana anni luce dalla sua vera dimensione, intrappolata nell’astratto. I suoi pensieri rimasero fissi di continuo su Jimin e sulle sue parole, serie e dirette. Quest’ultimo arrivò con aria piuttosto seccata...
-Jimin, che ti succede?- gli chiese lei mentre le passava di fronte.
-Nulla, stai serena è tutto okay- le disse dandole una rapida occhiata per poi riprendere a camminare, andando dall’altra parte della stanza per appartarsi nell’angolo in fondo, seduto su una sedia girevole con le dita sul mento ad osservare il nulla con interesse.
Quasi consecutivamente fece il suo ingresso anche Jin, avente un’aria abbattuta e frustrata.
 
Cosa diamine avevano tutti e due? Non è che poco fa spruzzassero energia da tutti i pori ma era piuttosto
evidente che qualcosa non andava...

-Forza Julie andiamo. Oggi ti porterò in un posto speciale…- Heejun la prese per mano intrecciando le dita con le sue, scatenando negli altri due pretendenti sensazioni di rabbia e invidia, cui influssi negativi si riuscivano ad avvertire all’interno dell’ambiente.
Non l’aveva nemmeno acchiappata che la fece precipitare fuori come un razzo, senza darle neppure la possibilità di salutare i membri del gruppo.
Per le strade il freddo penetrava fino alle ossa nonostante la presenza di strati di vestiti pesanti addosso. Heejun continuava a trascinarla con sé, la sua mano ampia era diventata un tutt’uno con quella di Julie che intanto stava sentendosi in soggezione per via del comportamento sfacciato di questo.
L’atmosfera della città era a dir poco cupa, gli enormi banchi di nuvole grigie impedivano ogni passaggio di luce, filtrando quel minimo indispensabile che serviva per vederci.
Un’insegna tappezzata di piccole lampadine a led attirò l’attenzione della ragazza, la quale si soffermò sulla scritta sopra di essa: 영화관*.

-Ehm, Heejun? Che ci facciamo qui?- domandò lei con faccia stranita.
-Ma è ovvio Julie, per vedere un film. Su, andiamo-.
La tenacia e l’energia di quel ragazzo erano da ammirare e forse erano proprio queste qualità a renderlo particolarmente attraente agli occhi della ragazza.
Superato il problema fila che fece perdere almeno dei buoni quindici minuti, i due si diressero nella sala dove avrebbero proiettato uno dei nuovi film romantici appena usciti.

Un ragazzo che guarda questo genere di film? Dove si è visto mai?

Durante la durata della pellicola c’era parecchia tensione fra le due parti: l’una era intenta a mangiarsi le unghie per il troppo nervoso, mentre l’altro rimaneva teso sulla sua poltroncina lanciando occhiate furtive alla sua sinistra; forse l’unico modo per distrarsi sarebbe stato concentrarsi sulla proiezione.
Entrambi con gli occhi puntati davanti l’enorme schermo portarono contemporaneamente le mani dentro al pacchetto di popcorn posto fra di loro; in un attimo queste si sfiorarono dolcemente causando quel tremendo imbarazzo che le fece ritirare immediatamente.
Heejun prese a stiracchiarsi e, con mossa furba, portò il braccio sopra la spalliera della poltroncina accanto a lui: con movimenti lenti si avvicinò alla ragazza e, a voce bassa, la chiamò per nome facendola voltare.
-Che co…-. La sua domanda venne interrotta bruscamente da Heejun il quale, afferato con decisione il suo mento, la spiazzò con un bacio improvviso, lungo e passionale che tolse il fiato ad ambedui.

Era successo davvero.

La sua mano accarezzava dolcemente la guancia di Julie, inebriata dalla morbidezza di quelle labbra al sapore di pop corn al caramello. In quel momento le farfalle svolazzavano all’impazzata dentro al suo stomaco, scombussolato da tutte quelle emozioni che quel meraviglioso bacio aveva scaturito di punto in bianco. Allontanatosi da lei Heejun cominciò a guardarla fisso negli occhi, marroni e profondi, protetti dalle lenti dei suoi occhiali moderni.

-Perché mi hai baciata, Heejun?- chiese Julie mentre camminava a braccetto con lui verso l’uscita.
Una domanda troppo complicata per una risposta alquanto semplice.
-Perché ti amo, ti ho amata da quando ti ho vista- rispose su due piedi voltandosi verso di lei, mettendo in risalto il suo profilo perfetto.
-Come fai ad esserne così sicuro?- alzò un sopracciglio quella un tantino confusa.
-Dubiti del fatto che possa essere possibile una cosa del genere?-.
L’aveva incastrata, Julie era rimasta con un palmo di naso:-Beh, non so… cioè si… no- balbettava gesticolando.
Una ciocca di capelli ondulati le cadde libera davanti al viso e il ragazzo non ci pensò due volte che fermandosi gliela posò dietro l’orecchio poi, con le sue guance fra le mani, le parlò con tono sicuro:-So che tu ci credi e so che anche tu provi qualcosa per me-.
Era rimasta scioccata dalle sue parole così piene di certezza, lo fissava senza distogliere lo sguardo neppure per un attimo. Si avvicinò con cautela al suo viso e in meno di poco tempo le loro calde labbra si ritrovarono di nuovo unite in mezzo al freddo gelido della sera.
-A quanto pare questo significa sì-.

Il solito portoncino di ferro era ricoperto di candida neve bianca illuminata dalla luce dei lampioni che costeggiavano l’ampio marciapiede coperto dalla prima neve di inizio ottobre.
-Grazie per il bel pomeriggio insieme Heejun, sei stato dolcissimo- si fermò Julie davanti a lui mentre col piede teneva aperta la grata di ferro.
-Dovere, bellezza. Allora… ci vediamo?- le fece di nuovo il baciamano come la prima volta che si conobbero.
-Senz’altro- mostrò un sorriso a trentadue denti al ragazzo dal viso mascolino.
Un ultimo bacio venne accompagnato da un’ondata di aria freddissima, che li costrinse a stringersi di più.
Da dentro l’ascensore vedeva scomparire gradatamente l’alta figura snella del ragazzo che la salutava con cenni rapidi della mano, a loro volta ricambiati.
Prese le chiavi della porta e data qualche rapida mandata, si fiondò dentro casa strofinandosi le mani sulle braccia al solo avvertire il calore dei caloriferi all’interno della stanza.
-Era ora che tornassi, sono le otto e mezza! Dove sei stata!? Devi smetterla di farmi preoccupare!- strillò Soyon venendole incontro con passi da elefante.
-Ehi, datti una calmata! Sembri mia madre! Ero solo uscita con Heejun…- rispose quella con gli occhi sgranati alla sola vista della sua pazzia degenerativa.
-Oddio! Heejun… lo strambo? Cosa è successo!?- si sedette sul bracciolo del divano Soyon con le mani unite sulle gambe mentre Julie annuiva.
-Mi ha baciata…-.

(N/B*: yeongwagwan, dal coreano “cinema”)

►Angolo autrice:
Ma buonsalve armys! Ed anche questo sabato sono riuscita ad aggiornare la ff *si asciuga le goccioline di sudore dalla fronte* Sul capitolo non mi esprimo ahah voglio lasciare che voi mi diciate cosa ne pensate… colpo di scena, eh? Beh, non sarà l’ultimo credo xD ce ne sono molti altri messi in fila ahah
Adesso devo lasciarvi, mi tocca studiare quattro materie orali per lunedì -.-‘’
Kisses - Giu:)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Broken dreams ***


          •♦Broken dreams♦•
Image and video hosting by TinyPic

-Ti ha baciata!? Oddio, e com’è? Intendo… è bravo?- chiese lei senza peli sulla lingua mostrando la sua migliore faccia da perfetta ragazza pervertita.
-Se è bravo? Ooh, di più mia cara…- fece Julie assecondando l’amica con una delle sue facce estasiate.
-Voglio morire...- disse Soyon buttandosi sul divano alle sue spalle.
Julie si sentiva eccessivamente stanca, sentiva il bisogno di doversi riposare le gambe e la testa soprattutto, piena di pensieri fino all’orlo; fintanto che si dirigeva nella sua adorata camera, il cellulare all’interno della tasca posteriore del jeans cominciò a vibrare per poi smettere pochi secondi dopo. Incuriosita, afferrò con due dita il sottile oggetto e lo portò davanti al viso per vedere chi l’avesse contattata: era un messaggio da parte di Jimin seguito da molteplici chiamate da parte di questi.

Da Jimin:
“Julie devo dirti una cosa importante.
So che è un po’ tardi ma, possiamo incontrarci?”

 
Da Julie:
“Intendi adesso Jimin?”

Da Jimin:
“Sì Julie, ti prego è di vitale importanza. Raggiungimi al parco”
 
Da Julie:
“Mi stai facendo preoccupare...
Va bene, sto arrivando”
 

Ecco. Nemmeno il tempo di tornare da un appuntamento che già doveva precipitarsi fuori per incontrare ChimChim: chissà cosa sarebbe mai potuta essere questa cosa importante
-Soyon scendo un attimo, arrivo- corse incontro la porta Julie mentre si infilava il cappotto di fretta e si sistemava i capelli alla meno peggio. L’amica non ebbe neppure la possibilità di rispondere che già l’altra aveva immediatamente afferrato la borsa e chiuso la porta dietro di sé, senza lasciare la benchè minima spiegazione.
Di sera la temperatura raggiungeva vertiginosamente i picchi più bassi e ciò si poteva avvertire in modo del tutto palese: benchè la ragazza indossasse dei guanti le sue mani erano comunque congelate tanto che dovette portarle davanti la bocca e riscaldarle col respiro.
La luce fioca dei lampioni illuminava a stento la strada, al buio e stranamente senza anima viva. In lontananza Julie scorse una figura snella poggiata su di un muretto in pietra che, ogni due secondi, era intenta ad osservare l’orologio da polso alzando continuamente la manica, alternando il gesto ad un incessante sbattere di piedi contro il liscio marciapiede ricoperto da un sottile velo bianco di neve fredda. Avvicinandosi sempre di più notò i suoi dolci lineamenti e il colore chiaro dei capelli: non c’erano dubbi, era lui.
-Jimin!- lo chiamò dall’altra parte della strada, cercando di attirare la sua attenzione con un lieve movimento della mano.
Attraversata la strada Julie venne subito stravolta da un forte abbraccio, quasi soffocante, da parte del ragazzo che accompagnò il gesto con un semplice “Sono felice di rivederti”.
Jimin non si poteva certo definire un ragazzo sicuro al cento per cento, aveva esitato non poco prima di mandarle quel fatidico messaggio; dopo aver avuto quella “lite” con Jin e dopo essersi accorto di come Heejun fosse eccessivamente interessato a lei, non ci pensò due volte che decise di trovare un modo per riuscire a dichiararsi per primo a Julie, nonostante i due si conoscessero da pochissimo tempo: il fatto di avere due rivali era fin troppo negativo per lui. Già da un bel po’ di tempo era rimasto al parco a pensare, anche dapprima di chiamarla senza interruzioni e di mandarle l’sms su KakaoTalk; si sentiva strano, diverso da come lo era sempre stato, tentennava ogni minimo istante e faceva fatica a prendere anche la più semplice decisione.
-Com’è andata oggi con Heejun?- aggiunse nervoso mentre passeggiava con lei al suo fianco.
-Piuttosto bene direi… forse anche meglio- Julie si portò un ciuffetto di capelli dietro l’orecchio e, sorridendo, si girò verso di lui.
-P-perchè piuttosto… bene?- balbettava con la bocca asciutta, deglutendo a vuoto.
Jimin era entrato nel panico più assoluto, il suo cuore batteva all’impazzata.
-Beh, insomma... ci... ci siamo baciati, ecco- asserì diventando rossa per l’imbarazzo ma continuando a tenere quel sorriso timido di pochi istanti fa.

Non poteva essere possibile, perché Heejun?
Perché non c’era stato lui al suo posto?
Cosa aveva di meno Jimin rispetto a quel coreografo mezzo scemo?
Ma soprattutto, era lui ad essere arrivato troppo tardi o Heejun ad aver fatto troppo presto?

-Va tutto bene Jimin? Mi sembri un po’ pallido- chiese Julie con aria preoccupata notando il suo colorito della pelle che a stento si distingueva dal bianco della neve.
-Si, certo… che domande! Ovvio che va tutto bene, sono solo un po’… infreddolito, ecco- si riprese quello cercando una scusa credibile da dirle.
-In effetti fa freddino. Comunque, cos’è che volevi dirmi esattamente?-.
-Oh, niente di particolare. Solo che… ehm… domani ti toccherà stare un po’ di più al lavoro, noi bangtan abbiamo un incontro molto importante- si raschiò la gola, tossendo alternativamente mentre si grattava la nuca come suo solito.
-Tutto qui? Mi hai fatto prendere uno spavento, 바보*! Pensavo fosse successo qualcosa...- lo colpì sul braccio con la borsetta per poi pentirsene subito dopo.
In effetti qualcosa era successo, il cuore di Jimin si era infranto e quel rumore di rottura Julie non l’aveva nemmeno avvertito: lei era diventata importante per lui ma non se n’era accorta affatto poichè era davvero troppo presa da Heejun, cosa che fece pensare seriamente a Jimin che magari l’amore di Julie nei confronti del ragazzo fosse talmente forte da farle avere occhi soltanto per colui che fin dall’inizio l’aveva rapita con i suoi modi di fare trasgressivi e un po’ sfrontati. Del resto Heejun è sempre stato molto bravo a rimorchiare.
-Sarà meglio che vada ora. La mia amica mi starà aspettando-
-Ma sì, certo... hai ragione. Ti accompagno?-
-Non c’è bisogno Jimin, davvero. Tu va’, penso che anche gli altri ti stiano aspettando-.
Entrambi rimasero a guardarsi in silenzio, Jimin stava urlando dentro di sé e solamente lui poteva sentire le sue grida di dolore.
-Buonanotte ChimChim- deviò lo sguardo Julie che, prima di allontanarsi, gli lasciò un leggero bacio sulla guancia fredda come il ghiaccio.
Ormai Jimin poteva solo contare sulla sua amicizia, se Heejun l’aveva baciata e lei ne era follemente innamorata non avrebbe potuto far altro che vederla separarsi da lui.

-Julie! Come mai sei uscita così di corsa? Cosa è successo?- la abbracciò Soyon vedendola rientrare, aveva realmente temuto per qualcosa di grave.
-Tranquilla, è tutto okay. Era solo Jimin che voleva parlarmi, domani uscirò un po’ più tardi da lavoro- sbuffò sedendosi a peso morto sul divano ormai stanca di rimanere fuori facendo avanti e indietro, beccandosi continui sbalzi di temperatura.
-Mmh, sicura che non ti abbia detto nient’altro?-
-Ora che ci penso, oggi al lavoro mi ha detto se avessi apprezzato il suo regalo- disse Julie pensierosa mentre si arrotolava fra le dita le ciocchette di capelli ai lati della testa.
-Il regalo!? Intendi il mazzo di fiori?- sobbalzò Soyon tenendosi con entrambe le mani sui braccioli della poltroncina sulla quale si era accomodata:-Oddio Julie, Jimin è innamorato di te!-.

(N/B* “babo” in coreano significa “stupido”/”scemo”)

►Angolo autrice:
Buongiorno armys! Sono felice di annunciarvi che anche questa volta sono riuscita a pubblicare in tempo :) Bene, bene, bene… il nostro ragazzo non si vuole lasciare scappare la protagonista: che succederà nel prossimo capitolo secondo voi? Preannuncio colpi di scena a raffica ahaha
Basta mi sto zitta. Vi lascio alle vostre considerazioni sul capitolo, sono curiosa di sapere cosa ne pensate.
Vi abbraccio – Giu :) 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Foul play ***


                             •♦Foul play♦•

Image and video hosting by TinyPic

-Suvvia Soyon, è ridicolo! Jimin? Innamorato di me? Maddai-
-Sarà… comunque io me ne vado a dormire adesso, si sta facendo fin troppo tardi-.
Ambedue le ragazze si diressero ognuna nella propria stanza, pronte a lasciarsi indietro anche quella faticosa giornata per fare spazio ad una migliore.
Anche se priva di sonno, Julie si accovacciò seduta sul comodo letto attorniata dai cuscini di piume d’oca, coprendosi la parte inferiore del corpo col soffice piumino sormontato da un plaid in pile, non era mai abbastanza coprirsi così tanto dati gli inverni gelidi di Seoul.
Annoiata come non mai, afferrò il telecomando del televisore posto sul comodino accanto a lei e fece un po’ di zapping fra i vari canali, passando dai telegiornali all’intrattenimento e dai programmi musicali a quelli sportivi.
Quella sera i suoi occhi non avevano intenzione di chiudersi, erano la sua mente e i suoi pensieri a farli rimanere spalancati e a mantenerla completamente sveglia: Jimin era innamorato di lei e non se n’era resa conto, come aveva potuto essere così cieca? Heejun le aveva fatto perdere proprio la testa.
Era già passata l’una da pochi minuti.
Controvoglia Julie spense il televisore di fronte a lei e, dopo essersi distesa completamente, posò gli occhiali sul comodino spegnendo la lampada a muro posta sopra la sua testa; nella stanza l’unica fonte di luce esistente era quella della luna piena, i cui puri raggi bianchi attraversavano silenziosamente le fessure delle imposte per sbattere contro il muro che dava sul letto.
Si girava inquieta da una parte all’altra cercando una posizione comoda per favorire il sonno ma niente, anche se chiudeva gli occhi in maniera forzata questi le si riaprivano involontariamente: si prospettava una notte insonne per Julie...
“Come farò a dormire continuando così!?”
Irritata accese di nuovo la luce e si sedette sul bordo del letto con le spalle alte e le braccia tese poggiate ai suoi lati, mentre lasciava che la sua testa cadesse in avanti la quale trascinava con sé l’enorme ammasso di capelli, gonfi per l’eccessiva umidità. I suoi pensieri stavano prendendo il sopravvento, avevano il controllo totale della sua mente e tale era la confusione che provava in quell’istante che stava per scoppiarle la testa, erano emozioni contrastanti le sue, in netta contrapposizione fra loro...
Provava paura e ansia nello stesso istante ma contemporaneamente anche felicità e contentezza, aveva il timore di aver ferito Jimin ma allo stesso tempo sentiva una gioia immensa poiché Heejun la faceva stare bene.
Era in continuo conflitto con se stessa, quella situazione non poteva e non doveva assolutamente andare avanti per tutto il corso della nottata: Julie doveva calmarsi a tutti i costi. Pazientemente infilò le ciabatte e si alzò dal letto per girovagare nella stanza accompagnando i suoi passi ad un lento respiro.

Forse avrebbe dovuto adottare questo metodo fin dall’inizio.

La tensione stava già abbandonandola del tutto. Finalmente calma dopo aver bevuto tutto d’un fiato un bel bicchiere d’acqua Julie si accinse ad addormentarsi: uno, due, tre secondi esatti e stava già dormendo profondamente...

Quella mattina la ragazza non riusciva per niente ad alzarsi tanto che Soyon si vide costretta a fare irruzione nella sua stanza per svegliarla a suon di urla in stile generale militare:-Forza Julie alzati! Non c’è tempo per poltrire a letto, devi andare al lavoro! Spicciati!-.
-Ti prego lasciami dormire ancora un po’...- bofonchiò Julie portandosi il cuscino sopra la testa.
-Eh no mia cara-. Con una brutalità del tutto priva di lei, Soyon afferrò saldamente l’angolo del piumino e grazie a un colpo secco lo scaraventò via da sopra il corpo di Julie, la quale si ritrovò a pancia in giù tremante come una foglia.
-Insomma ma che modi so-? Oh porca paletta, è tardissimo!- scattò dal freddo Julie urlando quando all’improvviso il suo sguardo si posò sulla sveglia sopra al comodino.
-Vedi di calmarti, stanotte ti ho sentita mentre ti agitavi per l’insonnia- le fece la ramanzina mentre usciva dalla camera.
Julie arrivò stremata al lavoro, sembrava uno zombie. Il suo viso era spento e stanco e gli occhi le bruciavano così tanto che sembrava stessero prendendo fuoco: stress e stanchezza di certo non erano l’accoppiata vincente per rendere produttiva una giornata di lavoro.
Fintanto che si dirigeva nella sala trucco venne incrociata millemila volte da quasi tutti i componenti dello staff i quali accompagnavano i loro saluti ad un augurio gioioso per la “nuova coppietta”.
Dopo pochi minuti la ragazza sentì bussare alla porta della stanza; questa, aprendosi pian piano, lasciò spazio alla sagoma alta di Jin che assunse un’espressione incomprensibile alla sola vista della ragazza.
-Ho saputo di te e Heejun ieri sera…- iniziò il discorso accomodandosi sulla poltroncina per essere truccato.
-A quanto pare corrono veloci le notizie qui. Mi domando proprio chi sia stato- rispose sarcastica lei lasciando trapelare un senso di sdegno.
-Non farci caso okay? Lo dico per te, so quanto possa dare fastidio una cosa del genere-
-Certo, soprattutto se fatta per essere notati- Julie sospirò poi, temendo di perdere le staffe, prese un respiro e cambiò argomento:-Tu cosa ne pensi? Intendo, di Heejun?-.
Non gli avesse mai fatto quella domanda.
-Beh che dire… mi sembra un tipo a posto-.

Che avrebbe potuto dirle se non questo? Non avrebbe mica potuto esprimere il suo disgusto nei suoi confronti,
offendendo Heejun senza motivo e dando il via ad un’esplosione di emozioni.

In quel preciso istante li raggiunse, neanche a farlo apposta, l’oggetto della loro chiacchierata e causa prima di quella situazione a dir poco imbarazzante: emettendo un respiro pesante si diresse silenzioso verso il divanetto alle spalle di Jin osservandoli ininterrottamente. Il nervosismo di Jimin si notava a miglia di distanza; con ambedue le gambe accavallate permise al suo piede di muoversi senza darsi freno irritando la diretta interessata che, con la coda dell’occhio, stava osservandolo dalla sua postazione.
-Abbiamo finito Jin, puoi farmi il favore di chiamarmi gli altri?- ruppe il silenzio Julie.
Il rumore delle suole delle scarpe di Jin che lentamente si dirigeva verso l’uscita rimbombava dentro la stanza, immersa nel silenzio più tombale.
-Si può sapere che ti è saltato in mente?- si rivolse a Jimin lei una volta assicuratasi che Jin fosse uscito.
-Di che parli, scusa?- disse quello sospirando, riservandole un’occhiata mezza perplessa.
-Oh, adesso fai anche il finto tonto! Sai benissimo di che parlo, Jimin… perché hai detto a tutti di me ed Heejun?- fece lei in preda alla collera mettendoglisi di fronte, tenendo ancora fra le mani i pennelli del trucco appena usati.
-Io non ho parlato con nessuno di questa faccenda a parte ai ragazzi, credimi. Non ne avrei avuto motivo- ribattè quello difendendosi, agitando ancora di più la gamba.
-E allora se non sei stato tu di chi è la colpa? Mia, magari? Inutile che cerchi di inventarti scuse, tanto ho capito tutto- mise le mani sui fianchi esprimendo il suo sdegno con tono autoritario.
-Bene! Se la pensi così allora tolgo il disturbo!-.
Jimin si alzò scattante dal divanetto e scansando Julie di fronte a sé marciò verso la porta con aria seccata incontrando nello stesso istante i restanti membri del gruppo che, scioccati per il suo modo di toglierseli dai piedi, rimasero ad osservarlo mentre si allontanava con passi da elefante.
-Okay, che cosa è successo qui?- esclamò J-Hope in tono serio.
-Nulla Hoseok. Nulla-
-Adesso tu vieni con me e mi spieghi. Misun, comincia a preparare gli altri, noi arriviamo fra un po’... dobbiamo fare chiarezza su questa faccenda-.                        

►Angolo autrice:
Ma annyeooong armys! Eccovi qui il nuovo capitolo appena sfornato xD siete abbastanza basite? Beh, preparatevi psicologicamente a ciò che accadrà in seguito, ho in serbo molte cose per voi…
Spero di riuscire a dedicarmici bene perché con la stesura della nuova fanfiction devo farmi in otto ahah
Va beh, vado a studiare adesso (l’inferno è appena iniziato e già ho voglia di morire *cascata di lacrime*)
Lascio a voi il testimone, fatemi sapere che ne pensate!
Vi voglio bene!
Kisses -Giu:)
P.s.: grazie sempre di cuore chi segue e recensisce la storia!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** In trouble ***


                      •♦In trouble♦•

Image and video hosting by TinyPic

Julie venne trascinata a forza da Hobie fuori dall’aula trucco, tenuta saldamente dal polso e impossibilitata a liberarsi dalla presa dell’amico intento a conoscere tutti i dettagli della stramba situazione che si era venuta a creare quasi dal nulla.
-Allora? Qual è il problema?- le si fiondò davanti Hoseok che sospirando iniziò a parlarle.
-Jimin, è lui il problema. Ha detto a tutti di me ed Heejun, capisci 오빠*!?-. Julie era piuttosto nervosa, gesticolava con le mani dato che per lei le parole non rendevano abbastanza l’idea della sua condizione interiore.
-Sei sicura di quello che dici? Non so, mi sembra un tantino strano...- bisbigliava dopo aver sentito dei passi provenire dalle sue spalle che si fermarono non appena quello disse la sua.

Qualcuno li stava spiando.

-Anche a me lo sembra, credimi. Sai quanto io tenga a Jimin e quanto gli voglia bene, ma non posso permettere che accadano cose del genere, mi fa stare male- portò entrambe le mani sulle gote accaldate.
-Lo so Julie ascoltami, risolveremo presto questo problema. Adesso tu non pensarci, vedrai che si sistemerà tutto: dai, vieni dal tuo Hobie 여동생**!-.
Hoseok la strinse in un dolce abbraccio rigenerante, lui era l’unico che riusciva a capirla davvero e per lei era diventato come un fratello maggiore, sempre pronto a proteggerla e difenderla in qualsiasi situazione. Hobie si è fidato di lei fin dall’inizio, aveva capito che Julie non era una ragazza come tutte le altre che pensava solo a se stessa e, in un certo senso, gli ricordava troppo lui e il suo carattere.
La voleva bene veramente e non avrebbe sopportato che qualcuno la facesse soffrire.
-Sarà meglio rientrare, Misun sta facendo tutto il lavoro poverina…- disse tenendole le spalle e guardandola dritta negli occhi con un sorriso stampato in volto. Hoseok era quel tipo di persona che non si faceva abbattere troppo dalle situazioni anche se a volte poteva sembrare, cercava di estrapolare il lato positivo in ogni cosa trovando sempre un motivo per sorridere. Julie avrebbe tanto voluto avere la sua tenacia, la considerava più che ammirevole.

-Non penso che questa situazione si risolverà presto mio caro Hoseok… il mio piano sta funzionando alla grande!-

Anche quel giorno il suo lavoro era terminato, Julie si stava accingendo ad uscire dall’edificio quando, scontrando lo sguardo di Jimin, fu costretta a deviare i suoi passi accelerando di volta in volta e camminando con la testa bassa quasi come se in fondo la colpa fosse sua.
-Hey tesoro! Come mai così abbattuta?- la raggiunse Heejun correndole incontro da dietro e afferrandola saldamente per la vita.
-Lasciami stare Heejun, oggi non è giornata…- continuava a camminare dirigendosi verso gli scalini esterni sotto le continue occhiate che Jimin le lanciava da lontano.
-Dai a me puoi dirlo, tesoro! Cosa c’è che non va?-.
-Jimin ha detto tutto su di noi. Contento adesso?- esplose lei davanti al ragazzo, lasciando che il suo viso passasse dal bianco al rosso acceso in meno di un millisecondo.
-Aaaah, ecco perché eri così arrabbiata… perché? Non ti piace che tutti sappiano che ci frequentiamo?- la fermò di botto fermandosi davanti a lei mentre le parlava con fare calmo.
-Ci sono modi e modi per farlo sapere alla gente, non posso dire che non mi dispiaccia questa situazione ma ormai è inutile piangere sul latte versato-.
-Facciamo così, non pensiamo più a quello che ha combinato quel bamboccione. Dai, stasera ti porto fuori così ti distrai un po’…-.
Tutto ciò che Julie avrebbe voluto sarebbe stato rimanere in casa con Soyon e confidarsi con lei, ma purtroppo l’unica cosa che fece fu annuire in maniera automatica alle parole di Heejun sul cui viso si stampò in un battibaleno un enorme sorriso, stirandosi la maggior parte dei muscoli facciali.
-Ti passo a prendere fra un po’, che dici?-.
Da quando era uscita da lavoro stava sovrappensiero e proprio per questo inizialmente non degnò di una risposta il ragazzo che, sospirando con le mani dentro le tasche dei jeans, le ripetè la domanda:-Julie? Va bene se fra un po’ ti passo a prendere?-.
-Oh, si Heejun va benissimo-.
Era finalmente giunta sotto casa, rimase a testa bassa tutto il tempo: si congedò dall’accompagnatore con un semplice bacio a stampo sulla guancia e, come se nulla fosse, si diresse verso l’androne del palazzo chiudendo il portoncino dietro di sé senza degnarlo di uno sguardo, cosa che lo lasciò non poco sorpreso e confuso al tempo stesso.

***

Quel campanello non tardò a farsi sentire: alle 19.30 spaccate Heejun era già ad aspettarla al cancello girato di spalle mentre osservava intorno a sé il buio della sera con notevole interesse.
-Eccomi!- gli toccò una spalla Julie che lo fece voltare.
Di scatto le labbra del ragazzo si fiondarono contro le sue lasciandola di sasso poi, scoprendo il braccio destro posto fino a poco prima dietro la schiena, le porse una bellissima rosa bianca come la neve che li circondava:-Questa è per te-.
Camminarono l’uno legato all’altra tenendosi per mano, osservando il mondo intorno a loro e scambiandosi dei dolci sguardi:-Ti senti meglio adesso?- disse lui attorniando il collo di lei con braccio possente e muscoloso coperto da tre strati di maglioni.
-Decisamente, mi ci voleva solo un po’ di riposo-
-Beh preparati, perché stasera ci si diverte! Su, sali!- le indicò l’auto parcheggiata quasi in fondo alla strada, talmente euforico che per poco non si metteva a saltellare.

Dove aveva intenzione di portarla?

Di sera le strade erano ancora più belle, tutto si circondava di un’aria ricca di fascino; vedere scorrere dal finestrino i vari palazzi o le insegne illuminate dei negozi e dei bar permetteva a Julie di rilassarsi e deragliare i suoi pensieri, facendola sentire dentro ad un video musicale. Imboccata un’altra strada la ragazza riuscì a comprendere dove potessero trovarsi: erano nel quartiere di Hongdae, conosciuto come quella parte della città perennemente sveglia.
-Siamo arrivati dolcezza!-. Heejun spense la macchina e aprendo la portiera si precipitò verso quella della compagna per permetterle di scendere.
-Non c’è bisogno che mi faccia da maggiordomo, so fare le cose da me- ridacchiò Julie mentre metteva i piedi su quell’altra parte di suolo coreano, distante una decina di minuti da casa sua.
-Ma io voglio viziarti, tu sei la mia principessa- chiuse la portiera e le offrì il suo braccio.
Addentratisi nella zona più viva del quartiere si poteva notare la tremenda confusione che lo dominava e la folla di persone che occupavano le straducciole intenti nelle attività più svariate.
Quel luogo era pieno zeppo di ristorantini, bar e karaoke ma quello che attirò maggiormente l’attenzione di Julie furono dei gruppi di artisti di strada, divisi in cantanti, musicisti e addirittura ballerini.
-Sai, io mi esibivo qui prima di entrare alla BigHit...- cominciò Heejun.
-Davvero?- lo guardò sbalordita lei sorridendo.
-Si, poi è stato grazie al manager che ho fatto il mio ingresso in azienda. Si trovava qui per caso lui e non appena mi vide, a detta sua, mi disse che fu amore a prima vista… non in quel senso ecco!- rise alla fine lui, cercando di eliminare ogni fraintendimento dato che la sua affermazione risultava fin troppo ambigua.
-Beh, sei stato fortunato… avrei tanto voluto esserci anch’io lì, mi è sempre piaciuta la danza ma non ho mai avuto la possibilità di frequentare una scuola vera e propria-
-Non hai mai frequentato alcuna scuola!? Ma allora come fai a ballare così bene!?-
-Ho imparato da me, e poi… come fai a dire se ballo bene o meno? Non mi hai neppure vista- portò la testa di lato e alzò un sopracciglio confusa.
-Oh, questo lo pensi tu! Ti ho vista eccome, ero dietro la porta mentre ballavi coi ragazzi… sei un fenomeno baby!-. Quella sua esclamazione fece andare in delirio la ragazza la quale rise per il tremendo imbarazzo in cui l’aveva messa lui.
-Hai fame?- le chiese sorridendo indicando un coffee shop davanti a loro. Alla sua domanda Julie drizzò le orecchie e con estrema rapidità si voltò verso di lui annuendo di conseguenza, accompagnando quei repentini movimenti della testa a un susseguirsi di versi di approvazione.
Quello non era un normale coffee shop, bensì un Ann House cafè: il locale presentava interamente uno stile del tutto country in stile inglese, con poltrone e tavoli pieni di orli e merletti di ogni genere.
All’ingresso un cameriere guidò i due nella prima stanza libera che trovò facendoli accomodare e portandogli qualche dolce pochi istanti dopo; eh sì, era proprio questo ciò che differenziava questo coffee shop da tutti gli altri: ad ogni cliente spettava una stanzetta privata separata dal resto delle persone, dando così la possibilità di parlare tranquillamente senza fastidiosi mormorii di sottofondo.
-Julie, ho bisogno di dirti una cosa…- disse Heejun prendendole entrambe le mani poste sopra al tavolo dalla tovaglia ricamata.
-Parla, ti ascolto-
Heejun stava sudando, cosa piuttosto bizzarra dato il freddo del periodo:-Riguarda le voci di corridoio in azienda. E se smettessimo di frequentarci per… per ufficializzare la cosa?-
-Dove vuoi andare a parare Heejun?-
-Okay, sarò diretto: vuoi essere la mia ragazza?-.

(N/B* “oppa” indica un fratello maggiore per una ragazza; questa parola può essere usata sia fra amici che per flirtare, anche se a volte ques’espressione non va a genio a molti ragazzi coreani.
N/B** “yodongsaeng” è una parola usata per indicare una sorella più piccola: solitamente viene usata indipendentemente se si è maschi o femmine quando ci si rivolge ad un’amica o ad una sorella vera e propria)

►Angolo autrice:
Ma annyeong armys! Scusatemi per la lunghezza eccessiva del capitolo, spero non vi siate stancate nel leggerlo… chiedo venia. Mi auguro che anche questo capitolo vi abbia appassionato e mosso magari un po’ di curiosità sul seguito (preparatevi psicologicamente a cosa dovrà succedere). Scappo adesso, devo andare a studiare -purtroppo-.
Bacioniiiii -Giu:) 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Time is running out ***


•♦Time is running out♦•

Image and video hosting by TinyPic

-Allora Jimin, spiegami perché hai messo in giro quelle voci su Julie ed Heejun…- disse J-Hope con tono autoritario entrando come una furia nella stanza dell’amico e piazzandosi di fronte la televisione che dava sul letto nel quale era disteso comodamente a guardarla.
-Aish! Ma quante volte ve lo devo dire prima che lo capiate!? Non sono stato io! Dovrò ripetermi ancora!?- come avesse avuto una molla Jimin si levò a sedere, urlando contro Hobi e scaraventando il telecomando dietro di sé.
-Va bene Jimin calmati, okay? Io ti credo… quando fai così significa che non hai fatto nulla, ti conosco troppo bene- asserì Hoseok a braccia conserte e poggiato di spalle contro il muro freddo della stanza.
-Era ora! Dovevo sgolarmi prima di avervelo fatto entrare in testa?- disse quello buttandosi all’indietro sul letto e lasciando che il tonfo del suo corpo venisse seguito da un pesante e rumoroso sbuffo, gli mancava già l’aria per le troppe urla.
Respirava troppo forte tanto che si riusciva a sentire l’aria uscire a furia dalle narici del suo nasino stretto, il suo petto si alzava e abbasava in modo repentino e il rossore nel suo viso faceva intendere il suo stato di malessere al quale era stato sottoposto.
-Dovete fare pace… tu e Julie- si grattò il sopracciglio con l’indice Hoseok, parlando a Jimin in modo più che diretto.
-Vorrai scherzare spero! Pensi che possa fare pace con lei, dopo che mi ha accusato ingiustamente senza nemmeno essere sicura al cento per cento?- scansò il polso da sopra gli occhi e drizzò le orecchie, rispondendogli con disapprovazione.
-Lo so ChimChim ma se non vi riappacificate non potrete mai chiarirvi, capisci che intendo? Il tempo scorre troppo in fretta e più lo lascerai passare, più le cose andranno sempre peggio…- affermò calmo sedendosi ai piedi del letto dell’amico intrecciando le mani poste fra le gambe.
Hobi era sempre stato un asso nel persuadere in bene le persone, convincendole nell’agire nel modo più giusto possibile senza che le situazioni degenerassero di volta in volta.
-Hai ragione Hobi, ho sbagliato a comportarmi in quel modo. Avevo torto mi sa…-
-Avete torto entrambi, chiaro? Lei non doveva puntarti il dito contro e tu non dovevi adirarti in quel modo, come vedi tutti e due avete reagito male-.
Hobi si alzò dal letto sospirando e si diresse verso la porta sotto gli sguardi pentiti di Jimin; prima che Hoseok potesse uscire dalla stanza si bloccò immediatamente e, rivolgendosi al diretto interessato, con un occhiolino accompagnò un ottimo consiglio:-Sai, penso che una telefonata non guasterebbe tanto-.

Una telefonata... forse Hobi aveva ragione.

Lanciando un’occhiata al portacellulare posto sul comodino vi si fiondò di sopra, afferrando l’aggeggio elettronico con movimenti talmente celeri che per poco non finivacon lo schermo per terra.
Con le palpitazioni cercò in rubrica il suo numero e, una volta composto, avviò la chiamata portando lo smartphone all’orecchio.
Uno squillo, niente.
Un altro squillo, ancora niente.
Jimin chiamò più e più volte di fila ma era tutto inutile, la segreteria telefonica era l’unica con la quale riusciva a parlare in quel momento.
-Bene, adesso mi ignora anche! Chissà come farò a riappacificarmi con lei se non mi viene incontro!-.
Il ragazzo non poteva sapere a cosa stava facendo fronte Julie…

***

-Vuoi fidanzarti con me, Heejun!?- sgranò gli occhi lei dopo aver udito la sua frase.
-Certo che voglio, Julie… ma tu?- le strinse le mani ancora più forte mentre si mordeva il labbro.
Lei rimase come pietrificata; aveva provato sin dall’inizio qualcosa per lui, lo aveva trovato affascinante e carismatico, era stata come rapita da Heejun e questo non fece che accrescere di giorno in giorno la curiosità nei suoi confronti e di conseguenza anche i sentimenti. Però, per ogni pro c’è sempre un contro: pensava a come avrebbero reagito in azienda, cosa avrebbero detto i ragazzi, cosa avrebbe fatto Jimin… anche se teneva fin troppo a lui, non sarebbe riuscita a sopportare un’altra delle sue reazioni.
Adesso le toccava scegliere: o no?
-Sai Heejun…- iniziò lei il suo discorso meditato dopo cinque minuti di silenzio che fecero stare sulle spine il ragazzo, portandolo quasi a perdere ogni speranza:-…la prima volta che ci siamo visti mi ha colpito tutto di te: i tuoi modi di fare strambi, la tua risata, la tua pazzia; ogni giorno volevo scoprire una nuova parte di te e devo dire che lo sto facendo tutt’ora- si bloccò per poi riprendere subito dopo:-Non ho mai pensato di poter piacere a qualcuno, tu sei l’unico che mi fa sentire me stessa in qualsiasi momento senza curarti di ciò che io odio di più di me… con questo voglio dirti che, , voglio essere la tua ragazza-.                                                               La faccia tesa del ragazzo all’esito mutò completamente.
Uno stato di euforia lo travolse portandolo ad alzarsi dalla sedia di fronte a lei per andarle incontro, prendendola per le guance e baciandola con talmente tanta foga da farla cappottare all’indietro nel divanetto a muro sul quale era seduta.
-Ti amo da morire-

Quel giorno era straordinariamente contenta, non si era mai sentita così prima d’ora, forse solamente quando era piccola all’apertura dei regali lasciati sotto l’albero da Santa Claus. Dopo due settimane di lavoro già si era abituata a quel luogo, a quella sala trucco, ai ragazzi... era come stare a casa.
Qualcuno bussò alla sua porta prima del solito.
-Jimin! Che cosa ci fai qui?- saltò in aria lei degnandogli uno sguardo per poi distoglierlo in un millisecondo cambiando tono di punto in bianco.
-Ti ho chiamata ieri sera…- avanzò lentamente quello.
-Ero fuori con Heejun. Cos’è che dovevi dirmi?- incrociò le braccia Julie aspettando una risposta.
-Mi dispiace- chinò la testa Jimin:-Ho sbagliato a reagire in quel modo, non avrei dovuto aggredirti urlandoti contro-
Julie rimase allibita dalle parole del ragazzo, sembrava davvero pentito per ciò che aveva fatto:-Jimin… sappi che a-anche a me dispiace, ti ho incolpato di qualcosa di cui non ero neppure sicura che tu avessi fatto, sono stata troppo prevenuta- una lacrima si fece spazio sulla sua guancia.
Senza pensarci su il ragazzo le corse incontro e la strinse a sé in un abbraccio, accarezzandole i capelli mossi:-Adesso è tutto okay-.
Asciugatasi anche l’ultima lacrima dal viso con il polso si allontanò dal suo petto, permettendogli di allentare la presa delle braccia che le accerchiavano la vita sottile.
-Ehm, Julie? Posso chiederti una cosa?- si arruffò i capelli biondo scuro intanto che lei annuiva:-Domani organizzerò una festa in discoteca per il mio compleanno, ti andrebbe di venire? Saremo io e i ragazzi…-.
Solitamente Julie non adorava quel genere di posti, erano fin troppo confusionari per lei che soffriva di claustrofobia ma pensò che avrebbe potuto fare uno sforzo almeno per quella mezza giornata: dopotutto si era appena riconciliata con Jimin e non poteva non andare al suo compleanno, ci sarebbe rimasto male.                          -Beh se ci tieni tanto, allora okay!- sorrise contenta nel vederlo felice.
Rimasero ad osservarsi a lungo, quanto bastava ad entrambi per permettere di studiarsi a fondo:-D-devo riprendere il mio lavoro adesso…- disse Julie ritornando davanti al bancone accorgendosi di essersi avvicinata troppo a lui che, nel frattempo, la seguì per sedersi sulla poltroncina.
-Hey! Chi abbiamo qui? Ciao amore…-.
Heejun entrò scattante dentro la stanza, rompendo quel silenzio che ormai la padroneggiava del tutto; raggiunto il centro della saletta si fiondò contro le labbra di Julie, poi, accorgendosi di Jimin la sua faccia cambiò del tutto e con essa anche il tono di voce:-Ho interrotto qualcosa?-.
-No Heejun, tranquillo lo stavo solo iniziando a truccare- disse prendendo in mano i trucchi dal bancone e avviandosi verso la poltroncina.
-Oh bene! Jimin, amico mio, voglio darti una grande notizia!- sbattè le mani strofinandole poi fra loro in maniera quasi simultanea.
-Forza, spara!- rispose lui euforico e col sorriso sulle labbra.
Heejun trascinò a sé Julie prendendola per il braccio e contemporaneamente parlò tutto d’un fiato:-Io e Julie ci siamo fidanzati!-.

Cosa aveva appena detto quello!? Lo stava dicendo per dire o era tutto vero!?

-C-che bello! S-sono contentissimo per voi!- esclamò non nel massimo dell’enfasi guardando la ragazza che rivolse il suo sguardo ad Heejun per l’imbarazzo.
“Come è possibile!?” 

►Angolo autrice:
Buondì a tutte armys! Come promesso eccovi un altro bel capitoletto, spero vi piaccia! Immagino di avervi lasciato leggermente scioccate xD state tranquille, ci sarà di peggio quindi preparatevi psicologicamente ahahha
Detto questo corro prima che qualcuno mi uccida ahaha
Grazie sempre di puro cuore a chi segue/recensisce la storia, siete unici! <3
Tanto love -Giu:) 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Jealousy ***


•♦Jealousy♦•

Image and video hosting by TinyPic

Giusto poche ore fa i ragazzi avevano terminato le prove, riprendere le vecchie coreografie per allenarsi era davvero stressante. Jimin non si era mai sentito più stanco di così prima d’ora, neanche durante i primi anni di carriera: aveva lavorato così duramente che aveva voglia di sprofondare nel nulla totale, lasciarsi entrare nella sua stessa mente per prendere una meritata pausa anche solo per poche ore, dato che avrebbe dovuto prepararsi per la sua tanto attesa festa.
Appena uscito dal bagno dopo una rilassante doccia bollente, attraversò il lungo corridoio freddo e si diresse verso la stanza del dormitorio: aprì delicatamente la porta e, dopo aver fatto qualche passo in avanti, la richiuse alle sue spalle bloccando dietro la corrente gelida che animava l’ambiente; sedutosi sul letto rimase a fissare il vuoto, poi una lacrima amara seguita da molte altre dopo cominciarono a rigargli via via tutto il viso.
-Allora, dov’è il nostro festeggiato?- urlò Hoseok a squarciagola facendo irruzione nella stanza e costretto a fermarsi di botto non appena vide la figura piangente dell’amico:-Ehi, cosa c’è che non va Jiminie?-
-Nulla Hobie, davvero. Sono solo… contento: oggi ho fatto pace con Julie-.
In cuor suo Jimin sapeva per cosa stava realmente piangendo, la ragazza per la quale aveva perso la testa fin dall’inizio era di un altro e per questo non riusciva a capacitarsene.
-Oh benissimo! Un valido motivo per non piangere, non credi? Forza sbrigati, ci aspetta un party memorabile!-

***

In quel preciso arco della giornata a cavallo fra le 18:00 e le 19:00, Julie aveva fatto della sua stanza un mercatino dell’usato poiché tutto il contenuto dell’armadio era stato riversato completamente all’esterno occupando il letto, la sedia davanti la scrivania e, sì, anche il pavimento.
-Ma che diamine stai combinando? Si sente casino fino a lì dentro e non riesco a vedere la tv!- strillò Soyon aprendo di colpo la porta della sua stanza:- Tu guarda… Come schifo è ridotta questa stanza!?- sgranò gli occhi alla sola vista di tutte quelle montagnette di vestiti sparse dovunque.
-Perché devi sempre urlare così forte? Ti sento, non sono mica sorda! Sei mestruata per caso?-
-Come fai a saperlo?- rimase di stucco Soyon abbassando la voce.
-Ho tirato ad indovinare- alzò una spalla per poi rimettersi a frugare dentro l’armadio in cerca di un abito da indossare per la serata.
-Cosa stai cercando esattamente con così tanta premura? Dove devi andare? Esci col tuo ragazzo, eh?- le si piombò accanto tempestandola di domande neanche fosse un’infiltrata speciale mandata da chissà quale agenzia di spionaggio.
-Posso avvalermi della facoltà di non rispondere, tenente Rompipalle? Datti una calmata. Okay che hai quello che hai ma contieniti!- rispose esausta Julie portandosi il primo indumento che aveva fra le mani a pressare contro la faccia.
-Va bene, va bene uff… come sei seccante-
“Ah, ora sarei io la seccante. Sbruffona” 

C’era da dirlo: il loro rapporto di amicizia era un perfetto binomio amore-odio.

Quel giorno faceva fin troppo freddo così, stanca di cercare ancora fra la valanga di vestiti che si ritrovava chissà come nel guardaroba, prese i primi indumenti che le si presentarono dinanzi agli occhi e si fiondò dritta nel bagno per prepararsi di tutto punto.
Era già pronta dalla testa ai piedi mentre cercava il suo cellulare quando ad un tratto suonarono al campanello: Jin era già venuto a prenderla!
-Oh, no… dov’è il telefono!?- cercava nelle tasche del cappotto mentre se lo infilava.
-Cercavi questo mia cara?- domandò Soyon alzando in alto il cellulare e mettendo in mostra la sua faccia più antipatica.
-Sì! Grazie!- Julie glielo strappò con celerità dalla mano e si avventò ad aprire la porta quando fu bloccata dalle parole dell’amica.
-Ah! Divertiti alla festa!- scansò violentemente una ciocca di capelli all’indietro mostrando la sua altezzosità.
“Giuro che me la paghi, violatrice di privacy” 

-Jin! Scusami se ti ho fatto aspettare, ho avuto qualche piccolo problema…-
-Tranquilla, è tutto okay… andiamo?- rispose indicando la macchina gigante con la quale era venuto a prenderla.
Quella jeep nera bastava a contenere un intero reggimento, era fin troppo grande per due persone sole.
Lì dentro la calda aria condizionata stava sciogliendo gli arti congelati della ragazza: nell’abitacolo prevaleva un buonissimo odore di vaniglia emanato da un profuma-ambiente appeso nello specchietto retrovisore e la musica della radio animava quello spazietto comprendente i due ragazzi, immersi nel più tombale silenzio.
-Spero ti divertirai alla festa- prese la parola Jin.
-Se ci siete voi tutto diventa fantastico; sai non sarei venuta se si fosse trattato di qualcun altro, io non sono tipo da discoteca. Diciamo che i luoghi chiusi o troppo affolati mi opprimono…- ridacchiò lei passandosi le mani sulle cosce coperte da una gonnellina in velluto bordeaux.
-Bene, non sarò l’unico allora a sentirmi così- fu l’ultima cosa che si dissero prima di lasciare spazio nuovamente al sottofondo musicale della radio.
Ogni tanto il ragazzo cambiava stazione e non appena trovava una canzone che gli garbava lasciava lì per poi fare di nuovo zapping una volta che quella fosse finita.
Dopo almeno venti minuti di macchina ecco che la jeep fermò la sua corsa posteggiandosi davanti ad un locale rumoroso e coloratissimo: Octagon era il nome di quella discoteca, situata nella zona più in di Gangnam.
L’ingresso era abbastanza spazioso, il pavimento era caratterizzato da particolari mattonelle color terra formate da venature dorate e le pareti di un bianco panna brillante, insieme al mobilio elegant-chic, smorzavano quelle tonalità scure: il locale si divideva in due piani, cui una stanza del secondo era stata prenotata esclusivamente per i BTS.
Salendo su per una scala anch’essa bianca si accedeva alla loro area riservata, una saletta immersa in un blu scuro e attorniata da alcuni divanetti in pelle, al cui centro vi era un tavolo abnorme tutto di vetro; lo spazio era perfettamente adatto a loro.
I ragazzi stavano già lì a ridere e scherzare come matti e Jimin faceva altrettanto.
-Finalmente siete arrivati ragazzi! Cominciavamo a preoccuparci!- fece Namjoon insieme a V che nel frattempo si era già divorato un’intera scodella di salatini.
-Adesso si che inizia la festa!- urlò Jungkook alzando il pugno in aria, precipitandosi verso le casse audio e mettendo la musica a palla.
I restanti membri che fino a poco prima erano rimasti comodamente seduti si catapultarono in pista e ballando evidenziavano la loro innata pazzia e la voglia matta di vivere.
Jimin si alzò per ultimo venendo incontro a Julie che nel frattempo si era tolta il cappotto, poggiandolo su una poltroncina:-Sei stupenda stasera… grazie di essere venuta- le sussurrò con un sorriso stampato in viso.
-G-grazie… oh, buon compleanno!- fece lei intimidita porgendogli poi un pacchetto sormontato da un fiocco rosso.
I cocktail cominciarono ad arrivare e alla vista del cameriere con in mano un vassoio colmo di bicchieri pieni d’alcool fino all’orlo, i ragazzi si piombarono al tavolo prendendo ciò che gli sarebbe potuto piacere di più:-Kookie, mi raccomando! Non esagerare!- disse lo hyung più grande mentre stava spaparanzato sul divano di pelle con le mani incrociate sulla pancia.
-Ma perché Jin? O bevo troppo o non bevo!-
-Allora non bevi piccolino, semplice- gli diede dei colpetti sul capo Hobi che nel frattempo si era già scolato mezzo bicchiere del suo energy drink al ginseng rosso.

Certo che ci dava dentro il nostro Hoseok!

Julie si era accomodata sul divanetto accanto a Jin, muovendo le braccia e il busto a ritmo di musica mentre assaggiava qualche stuzzichino di fronte a lei, seguita dal famelico ragazzo dal verme solitario. Anche quella tanto desiderata torta non tardò ad arrivare: uno dei membri dello staff del locale dal volto abbastanza familiare entrò nella stanza con un dolce gigante ricoperto di lucida glassa rosa, sicuramente alla fragola.
-생일축하해요*!- esclamarono tutti in coro non appena Jimin spense le candeline.
-Tieni Julie! La tua fetta!- fece Taehyung passandole con le mani il triangolo di quella torta dal gusto sublime.
Ciò che spiazzò Julie subito dopo fu il loro modo di avventarsi su quel povero dolce, riducendolo a un mucchio di farcitura e glassa.
-Okay, ora si riprende a ballare e Julie viene con noi, stavolta!- disse Hoseok prendendola per il polso e scaraventandola contro la pista da ballo; entrambi cominciarono a ballare come due malati, Hobi la teneva per le mani permettendole di fare delle giravolte talmente consecutive l’una con l’altra che cominciò a girarle la testa.

Come fosse un passaggio di testimone in una gara di corsa, Julie venne lasciata nelle mani di V il quale non faceva altro che dimenarsi come un ossesso trascinandola dappertutto e, per poco, la ragazza non dava di stomaco. Quando stava per finire fra le braccia di Jin venne acchiappata da Jimin che intanto si era messo davanti l’amico per avere il piacere di stare con lei.
Entrambi ballavano come matti, erano talmente sincronizzati che stavano per diventare un tutt’uno con la musica; Jimin le prese le mani e le portò alle sue muscolose spalle, in modo che potessero entrambi guardarsi dritti negli occhi:-Ti ho già detto che sei stupenda?- iniziò lui mettendola in imbarazzo.
-Sì Jimin, sarà la centomilionesima volta che me lo dici- rise Julie con le gote del tutto arrossate.
-Vieni con me- rispose quello alzando un angolo della bocca.
Il ragazzo la prese per il braccio e la trascinò fuori da quella stanza dove ormai predominava il caos della musica che pompava come se non esistesse un domani:-Posso avere il mio regalo di compleanno?-
-E’ lì dentro il tuo regalo, Chim. Perché mi hai portata q-?- un dito si poggiò sulle sue labbra facendola zittire.
-Non intendo quel regalo…- disse lui per poi terminare la frase:-Voglio il mio bacio-.
Jimin cominciò ad avvicinarsi sempre di più al suo viso, il suo respiro era appiccicato a lei:-Jimin, sei ubriaco, smettila- cercava di scansarlo Julie con le mani poggiate sul suo petto, cosa che lo fece eccitare ancora di più.
-No bellezza, non rifiutarmi. Ho bisogno di baciarti-
-Sono fidanzata Chim! Sto con Heejun!- disse sgranando gli occhi notando che lui non mollava.
-Al diavolo Heejun!-.
Jimin la prese per i fianchi e pressandola contro il muro mise a baciarla con tutto l’ardore che aveva senza permetterle di respirare o men che meno dire la sua: il sapore di quel bacio era un misto di amarezza e soju, un’accoppiata perfetta per un’ottima sbronza.

-Bene bene… di questa faccenda sarà informato chi di dovere!-

La ragazza stava continuando a dimenarsi, non riusciva a liberarsi dalla presa salda dell’amico fin troppo ubriaco per contenersi: le sue mani attraversavano la schiena di lei per poi scendere fino al sedere.
Fu proprio in quel momento che Jin li sorprese a baciarsi fuori dalla stanza, era rimasto dentro con gli altri ragazzi che lo avevano assalito di domande nel sapere dove si trovassero i due; il ragazzo dagli occhi sgranati vide nello sguardo di Julie la voglia di liberarsi da quel bacio coinvolgente e per lei senza significato.
-Jimin! Ma che stai facendo!?- urlò Jin prendendolo per un braccio e allontanandolo dalla ragazza.
-Levati dai piedi tu! Lei è mia va bene!?- si dimenò quello traballante per dirigersi di nuovo verso di lei e riprendere ciò che l’amico aveva interrotto.
Con sangue freddo Jin non ci meditò su che gli ficcò uno schiaffo sulla guancia lasciandovi su l’impronta rossa delle sue cinque dita:-Jin fermo! E’ ubriaco, non sa quello che dice!- disse lei portandosi una mano davanti la bocca spalancata, preoccupata che si fosse fatto male.
-Come hai osato hyung!? Non puoi prendertela, lei è mia!- esclamò sollevandosi da terra, dondolante e stordito per via del troppo alcool ingerito.
-Hai capito che non vuole stare con te, o fai finta!?- replicò Jin mentre l’altro si preparava a contraccambiare il colpo che scagliò invano contro il suo volto. Jimin cadde per terra perdendo l’equilibrio, era eccessivamente brillo per rimanere ancora sveglio… almeno così non avrebbe combinato altri guai.

(N/B* “Seng-il chukkahaeyo” significa “buon compleanno”: con quest’espressione informale ci si rivolge agli amici, soprattutto se più grandi d’età)   

►Angolo autrice:
Ecco che ritorno da voi con il tanto atteso seguito :) Che ne dite? Siete felici o no di quello che è successo? A voi il giudizio. Spero che vi sia piaciuto perché in questo periodo non sono parecchio concentrata nella scrittura; nel caso avessi fatto qualche errore fatemelo sapere. Chiedo venia per l’eccessiva lunghezza del capitolo *si inchina*
Ora sparisco di corsa ahaha grazie sempre a tutti coloro che seguono/recensiscono la storia!
Vi abbraccio forte – Giu:)

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Cold Heart ***


•♦Cold heart♦•

Image and video hosting by TinyPic

Era da quella sera che Julie si sentiva confusa: nonostante fosse già impegnata sentimentalmente con Heejun Jimin non aveva esitato nel baciarla, azione che comunque la ragazza giustificò con la scusa dei troppi drink alcolici che aveva bevuto.
Le 8:30 del mattino. Lei stava già in cucina da un abbondante quarto d’ora, davanti quella sua colazione diventata ormai cibo per pinguini per quanto fosse fredda; fra le mani girava e rigirava continuamente la tazza di ceramica bianca che Soyon le aveva regalato tempo fa contenente per metà del latte al cacao.
Julie era talmente fuori dal mondo che non si accorse nemmeno di essere in compagnia della sua amica, svegliatasi da pochi minuti:-Ehi? Buongiorno? Sì che sono silenziosa come un topo, ma non invisibile!- disse quella agitandole la mano di fronte agli occhi persi nel nulla assoluto.
-Ciao Soyon, scusami sono ancora un po’ stanca per via di ieri sera…-
-Si vede mia cara, sembri uno zombie!- rispose Soyon di rimando mentre apriva la dispensa e infilandocisi quasi dentro dopo essersi piegata in avanti:-Devo parlarti riguardo una cosa, Julie…- disse chiudendo il mobile con un calcio.
-Forza, sono tutt’orecchie-
-Ti spiego la situazione: ieri sera ho ricevuto una telefonata da mio padre; mi ha detto di avermi iscritta ad un corso pre-lavorativo che dovrò sostenere a partire dalla prossima settimana, quindi sono costretta a rientrare dai miei a Busan…- spiegò Soyon in maniera più che cristallina.
-Aspetta, cosa!? Nel senso che te ne vai e mi lasci da sola!? Per quanto!?- esclamò Julie sobbalzando e sputando di fronte a sè il sorso di latte che aveva preso poco prima.
-Non lo so Julie, spero non per molto… dovrei partire stasera stessa, i miei mi vogliono già lì-
-Non è giusto… stasera?- sospirò lei per poi proseguire:-E con gli studi come farai?-
-Me la caverò, tranquilla. Ti sembro una svampita per caso?- ridacchiò quella.
“No Soyon, hai solo la testa fra le nuvole ma nulla di che…”

Certo che ricevere queste notizie la mattina presto era davvero la cosa più bella del mondo, eh!

-Ieri sera non sai che scenata ho fatto al telefono: avrei voluto ballare il flamenco sullo stomaco di mio padre in quell’attimo, è intollerabile. Non può prendere certe decisioni senza il mio consenso- disse quella inalberandosi con contegno dinanzi l’amica, rimasta ancora scioccata per la triste notizia datale.
-Il flamenco sullo stomaco!?- sgranò gli occhi Julie ridacchiando con così tanta potenza da farla lacrimare e contagiando di conseguenza l’amica con le sue risa:-Devo correre adesso mostriciattola, ci vediamo al rientro, okay?- le diede un dolce bacio sulla fronte, cosa che non aveva mai fatto prima d’ora.
Julie prese il suo cappotto e, munitasi di sciarpa, guanti e cappello, si addentrò nel caos giornaliero di quella città talmente fredda da sembrare di essere al polo nord.
Quella mattina i picchi di temperatura sfioravano sì e no i -15°C e proprio per questo motivo era quasi impossibile muovere fluidamente le gambe, sempre più congelate nonostante il movimento forzato alle quali erano sottoposte.

***

-Julie, cos’hai oggi? Ti vedo un po’ giù di morale…- le chiese J-Hope preoccupato.
-Non è nulla di grave Hobi, è solo che domani la mia amica partirà per Busan e già sento la sua mancanza- rispose sospirando lei mentre strofinava il pennello contro la palette del fard.
-Posso capirti benissimo. Ma, cambiando argomento… come mai ieri sera alla festa tu e Jimin siete usciti dalla stanza?- aggrottò lui le sopracciglia, sospettando qualcosa.
-Perchè me lo stai chiedendo?-
-Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda…- ruotò lentamente la testa mostrando la sua espressione più seria.
-Aish Hoseok, faceva caldo lì dentro! Non sentivi l’aria opprimente dei caloriferi?- deglutì nervosamente lei cercando di apparire il più tranquilla possibile ai suoi occhi fin troppo curiosi di conoscere cosa fosse successo davvero.
-Già, i caloriferi… me ne rendo conto, sì…- fece per dire quello alzandosi dalla sua postazione, dirigendosi pensieroso verso i restanti membri del gruppetto che aspettavano il loro turno.
Jimin appariva fin troppo strano, quasi mezzo stordito. Julie sperava che non potesse ricordare niente di niente riguardo alla sera prima, sia del bacio che della violenta manata improvvisa da parte di Jin.

A pensarci bene… perché Jin avrebbe dovuto fare una cosa del genere?
Avrebbe potuto benissimo scansarlo da lei e portarlo via con lui, perché usare tanta violenza
senza un benchè minimo motivo?

C’erano troppe domande dalle dubbie risposte, quel tipo di domande assillanti che tormentano di continuo senza lasciare vivere a dovere. Il fatto che Jimin non si fosse diretto verso Julie per essere truccato destò in lei non pochi sospetti riguardo alle due doti mnemoniche, magari… ricordava tutto per filo e per segno?
Durante tutto l’arco di tempo che i ragazzi furono lì con lei e Misun, la ragazza riusciva a percepire degli sguardi su di lei, sentiva degli occhi passarle per tutto il corpo e ciò non fece che renderla più nervosa di quanto non lo fosse.

Chi poteva essere a scrutarla se non il misterioso Jin?

Fin dal loro primo incontro nella sala da ballo non era riuscita a capire il perché di quegli sguardi sempre più profondi e frequenti, i quali riuscivano solo ad imbarazzarla per bene.
Verso le dieci e mezza il gruppo, in mezzo alle varie lamentele di Namjoon e Yoongi per la troppa stanchezza, lasciarono la stanza nel silenzio più totale mentre la confusione predominava nella mente della ragazza. Mentre quella sistemava il tavolo da lavoro la sua attenzione fu rapita dal suo cellulare, posto sulla bianca superficie fredda da quando era arrivata.
Un messaggio su Kakao.
Due messaggi su Kakao.

Da Heejun:
“Hey piccola, come stai oggi?"
---
“Perché non rispondi? Che stai facendo?”


Di quei messaggi inviati verso le nove e mezza dal suo ragazzo Julie non se n’era nemmeno accorta, era fin troppo impegnata col lavoro che non aveva dato affatto retta al cellulare e conseguentemente non poteva fornire ad Heejun alcuna risposta.
-Julie io vado un secondo al bagno se non ti dispiace-
-Assolutamente Misun, vai pure. Ci penso io qui-.
Non appena la porta della stanzetta fece per muoversi lentamente, un piede posto fra essa e lo stipite impedì che si chiudesse: era Heejun.
-Amore, ma che fine avevi fatto eh!? Perché non mi hai risposto!?- la tempestò di domande quello mentre le andava incontro.
-Scusami Heejun ero troppo indaffarata qui e non ho dato retta al telefono-
-Noi due dobbiamo parlare, è importante. Puoi uscire un attimo?- il suo sguardo si fece così serio che la fece preoccupare.
-D-devo sistemare qui, non posso lasciare Misun a fare tutto il lavoro da sola- balbettò lei, avvertendo la freddezza dei suoi modi in modo più che palese.
-Non m’importa, tu ora vieni con me!- Heejun la prese per l’avambraccio trascinandola fuori e, nell’incontrare Misun di ritorno dalla toilette, Julie disse al volo un rapido “Sto arrivando” mentre lei seguiva la coppia con sguardo preoccupato e mimando col labiale un “Stai attenta” del tutto bizzarro e un tantino fuori luogo.
-Che modi, Heejun! Si può sapere che ti prende!?- si liberò dalla presa urlandogli in faccia lei una volta che entrambi giunsero all’esterno del palazzo. Julie stava gelando lì fuori, doveva contare solo sulla pesantezza del suo maglione di lana dato che per colpa di Heejun non aveva nemmeno avuto l’occasione di indossare il cappotto.
-Che mi prende!? Vallo a dire al tuo caro Jimin!- sbraitò più forte che potè mettendo in mostra le vene del collo del tutto gonfie per l’eccessiva pressione.
-Di che accidenti stai parlando!?- sgranò lei gli occhi drizzando il collo.
-Smettila di far finta di nulla, Julie! Del fatto che vi siate baciati, ecco di che parlo!- urlò quello contro la sua faccia.

Lo sapeva… sapeva del bacio…

-Ma co… come fai a…?- balbettò col cuore giunto fino alla gola e i battiti a mille.
-Non te ne fotte niente di come faccia a saperlo!-.
Senza pensarci due volte, Heejun portò in alto il braccio e con un rapido movimento dell’arto, colpì a furia il viso della ragazza, spiazzata non solo dalle sue parole ma anche dal suo ignobile gesto. Nella hall i BTS, i quali stavano aspettando l’arrivo della limousine per andare ad uno dei loro tanti fanmeeting, erano intenti a ciondolare ognuno a modo proprio. Jungkook, che nel frattempo passeggiava avanti e indietro davanti al bancone della segreteria, si imbattè nelle due figure litigiose che si intravedevano dalle ampie vetrate, assistendo così a quella scena talmente fastidiosa da far contorcere le budella.
Kookie vide come Julie reagì, riusciva a percepire la sua paura mentre si portava i polpastrelli sulla guancia, sentiva tutta la sua insicurezza mentre delle lacrime involontarie cominciarono a rigarle il viso.
-H-Heejun… c-c’è stato un errore… l-lui era ubriaco…- tirava sul col naso mentre tremava senza sapere se per via dello spavento o del freddo bestiale dell’esterno.
-Ah certo, era ubriaco adesso… non mi dire fandonie! Sei solo una ragazza facile! Io ti do tutto il mio amore e tu che fai? Mi tradisci con un altro!- la spintonò malamente all’indietro facendole quasi perdere l’equilibrio in quel suolo liscio coperto da una sottile patina di ghiaccio scivoloso.
-Devi credermi, dannazione! Io non l’avrei mai fatto! Sai che ti amo!- gli si avvicinò lei piangente con ancora il palmo della mano sul viso.

Jungkook era pieno di rabbia dentro di sé, non poteva sopportare che alla sua amica venisse alzato anche un singolo dito.
“Se quel bastardo continua a colpirla, giuro che esco e gli faccio vedere io chi colpisce la mia yodongsaeng!” pensava tenendo i pugni stretti e le sopracciglia corrugate.
-Heejun ti prego, ascoltami! Lo vuoi capire che io amo solo te!?-
Quello stava ancora a digrignare i denti, poi fu costretto ad arrestarsi non appena Julie gli si fiondò addosso per abbracciarlo, sperando che questo potesse confermare la veridicità delle sue parole.
-Okay… va bene… è stato tutto un malinteso… scusami- ricambiò quello l’abbraccio iniziando ad accarezzarle il capo e riscaldandola sfregandole le mani sulle spalle.
“Dannato figlio di buona donna, pezzo di merda che non sei altro! Non ti fai schifo?” pensò Kookie guardandolo con fare sdegnoso.
-Kookie che fai lì impalato? Sbrigati! L’auto è già sul retro!-
-Eccomi, arrivo!-.
Il maknae aveva già visto fin troppo e ciò a cui aveva assistito era più che abbastanza per permettergli di vomitare a sufficienza quel giorno: quel tipo non gli piaceva ma adesso, cosa avrebbe dovuto fare?                          

Angolo autrice:
Ma annyeong a tutti! Nuovo capitolo aggiornato: siete abbastanza sconvolte? Ahahah la situazione sta prendendo una piega leggermente storta… comunque, volevo darvi un avviso: momentaneamente sono costretta a sospendere la fanfiction perché, con tutti gli impegni scolastici e non che ho per adesso, non riesco a dedicarmici come vorrei davvero *piange disperatamente mentre stringe un cuscino*
Prometto che ritornerò molto presto *croce sul cuore* nel frattempo io continuerò ad aggiornare (se riesco) l’altra fanfiction *si inchina e chiede mille mila volte scusa*
Grazie per la comprensione :) e grazie a chi segue/recensisce la storia, sono contenta che stia continuando a piacere! Detto ciò… scappo *impersona Flash*
Vi abbraccio! Fighting!

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** When I'm gone ***


                      •♦When I’m gone♦•

Image and video hosting by TinyPic

-Non posso ancora credere che te ne andrai via da me… come farò senza la tua presenza?- disse Julie abbracciando Soyon e stringendola forte.
-Ehi, guarda che non sto mica partendo per tutta la vita!-
-Dato che non so quando ritornerai direi che si può paragonare ad una vita intera, non credi?-
-Forse hai ragione Julie… ehi, ma cos’hai qui?- cambiò argomento l’amica indicando con il dito la sua guancia che presentava un piccolo livido proprio sotto lo zigomo.
-Oh, questo… ehm… sì, ho… oggi ho sbattuto contro la porta dell’aula trucco. Che scema, vero?- ridacchiò Julie lasciando trapelare un pizzico di nervosismo dalle sue parole.
Soyon non potè far altro che guardarla perplessa poi, senza curarsi più di nulla, fece spallucce e sorrise:-Certe volte sei più cretina di me, forse è per questo che ci siamo scelte come amiche-.

Okay Soyon, tu non puoi permetterti di dire queste cose strappalacrime proprio adesso! Non puoi!

Seduta sul letto dell’amica la osservava mentre finiva di riporre gli ultimi vestiti dentro l’enorme valigia, affiancata da un’altra già piena posizionata dinanzi la porta d’ingresso. Senza Soyon quella casa sarebbe stata vuota, senza le sue urla da psicopatica assassina mezza mestruata Julie non avrebbe resistito un secondo nonostante non la sopportasse strillare, senza il suo modo apprensivo di essere sarebbe rimasta completamente sola con se stessa.
Teneva a Soyon come Soyon teneva a lei: dopotutto se stava tornando a Busan era per se stessa, per quel lavoro che quella volta lei ha ceduto volentieri a Julie senza nemmeno esitare. Le doveva tutto, ma non aveva
niente.

-Il campanello! Non è possibile… il taxi è già arrivato!- esclamò Soyon che come una furia sistemò i vestiti alla meno peggio dentro il bagaglio e lo chiuse così rapidamente che per poco non si rompeva la cerniera.-Hai preso tutto? Telefono?-
-C’è-
-Chiavi? Soldi?-
-Ci sono- disse Soyon mentre apriva la porta.
-Buonsenso?- la bloccò Julie prima che potesse uscire. Quando Soyon si voltò la vide a braccia spalancate e con le lacrime agli occhi, Julie stava morendo dentro.
-Ti voglio bene, strega. Stai tranquilla perchè ci sono e ci sarò sempre, ci terremo in contatto continuamente okay?-. Quell’abbraccio fu speciale, era come un abbraccio fra sorelle, due compagne inseparabili.
-Anch’io te ne voglio, pazzoide col ciclo. Chiamami quando arrivi, pinky promise*?- fece Julie alzando il mignolino.
-Pinky promise-

                                                                           ***

Il fanmeeting era finalmente giunto al termine anche quel giorno, i ragazzi erano più stanchi che mai. Jungkook si era appena buttato a peso morto sul divano come faceva di solito e, come consuetudine, Yoongi era sempre lì a rompergli per benino le scatole:-Avanti Kookie! Fai stare un po’ anche a me, perché ti fotti sempre il mio posto? C’è scritto “proprietà di Suga” qui sopra- cercava di farsi sentire lui, urlando infastidito mentre scuoteva il compagno già disteso.
-Kyaaah, smamma hyung!- disse quello agitando la mano verso di lui per invitarlo a levarsi dai piedi.
-Aish, che rottura che sei Kook!- fece quello intanto che dirigeva i suoi passi verso la cucina per mettere qualcosa nello stomaco.
Stranamente quella volta Jeongguk non si era neppure addormentato, abitualmente cadeva in letargo peggio di quel pigrone di Yoongi e questa cosa non passò proprio inosservata ai suoi occhi e a quella dei membri: pensava e ripensava alla scena di quella mattina, a come Julie dovesse essersi sentita e a come quello stronzo di Heejun potesse averle fatto una cosa del genere.
-Com’è possibile che sei ancora sveglio? Chi è morto?- domandò sarcastico Taehyung sedendosi sulla poltrona con in mano una’intera vaschetta di gelato alla vaniglia che stava condividendo con Jin.
-E’ così grave non avere sonno!? Argh, me ne vado…- sbuffò lui alzandosi infastidito e dirigendosi verso la sua stanza.
-Ha-ha! Il divano è mio finalmente!- corse come una furia Suga al solo sentire che il makanae stava togliendo le tende. I passi del ragazzo diretti verso la rampa di scale furono accompagnati da un tonfo sordo che fece immaginare l’intera scena: era piuttosto prevedibile che Yoongi si sarebbe tuffato libero e leggiadro sull’enorme ammasso di cuscini visto poi il verso di apprezzamento fatto di seguito che scatenò una risata collettiva.
Arrivato dinanzi la stanza al secondo piano vide Hoseok che dormiva spiaccicato a pancia in giù sul letto il quale, sentendo il cigolio della porta che si apriva, si destò improvvisamente dal suo sonno:-Kookie… sei sveglio!?- esclamò stupito nel vedere il compagno di stanza.
-Aish, perché mi fate tutti la stessa identica domanda ogni cinque secondi!?-
-Scusa, è che fa un po’ strano vederti ancora in piedi…- disse l’amico stropicciandosi gli occhietti a mandorla, ancora addormentati:-Ma come mai sei così irascibile? E’ successo qualcosa?-.

Effettivamente qualcosa era successa, ma non a lui.

Kookie conosceva il carattere del suo hyung, non avrebbe mai esitato nel confidargli qualcosa ma proprio in quella circostanza non riusciva a decidere se vuotare o meno il sacco; in quegli attimi il piccolo maknae rimaneva seduto sul suo letto fissante il pavimento di fronte a lui mentre era intento a girare i pollici senza sosta: il suo respiro si fece affannoso per via della troppa incertezza, sospirava ogni millisecondo.
Cosa fare? Sarebbe stato meglio dirglielo o no?
-Hoseok hyung, sai mantenere un segreto?- chiese Kookie con fare serio non proprio da lui, strofinandosi la mano sulla fronte sudata. Finalmente aveva preso una decisione.
-Mi stai spaventando… certo che so mantenere un segreto. Di che si tratta?- si mise a sedere sul letto a gambe incrociate, e tutt’orecchie cominciò ad ascoltare attentamente il dongsaeng.
-Riguarda Julie… stamattina ho visto una cosa…- diceva lui mentre si scompigliava la frangetta.
-Cosa le è successo Kook? Parla!- al solo udire il suo nome Hobi scacciò via ogni sintomo di stanchezza per lasciar spazio alla sua tipica lucidità mentale che gli permetteva di fare attenzione.
J-Hope era seriamente preoccupato per Julie e ciò si notava da come stringeva esageratamente il plaid fra le mani, sembrava che fosse davanti a una di quelle tante scene di suspence di un film horror visto il suo stato d’ansia.
-Heejun… le ha dato uno schiaffo potente sul viso...- alzò lui lentamente la testa guardando l’amico dritto negli occhi.
-Che!? Per quale motivoavrebbe fatto a Julie una cosa del genere!?- strillò come una femminuccia diventando più teso di un tronco, scaraventando da sopra di sé la morbida copertina di pile.
Egli non ricevette alcuna risposta, il maknae aveva solo fatto spallucce e alzato l’angolo della bocca poiché nemmeno lui conosceva il vero motivo e, proprio come il suo hyung, era intenzionato a scoprire la causa di quel gesto.
-Dobbiamo indagare a fondo, penso che c’entri la festa di Jimin in qualche modo… non so, ho questa strana sensazione- si sfregò delicatamente il mento.
Certo che Hobi era davvero un fenomeno in queste cose, la sua dote non era affatto da tutti poiché nessuno risultava essere sensibile e pensoso come lui: Hoseok riusciva a capire ogni singola cosa e a collegare fra loro gli eventi, era in grado di comprendere l’animo delle persone e leggerle fino in fondo, captando le loro emozioni solamente studiando i visi. Quel ragazzo era speciale, non si era mai riuscito a far scappare nulla…
In quel preciso istante dei passi si sentirono provenire dal corridoio: era Jin il quale stava dirigendosi verso la sua stanza; egli si bloccò di scatto non appena sentì Hoseok fare il nome di Julie urlando a squarciagola, cosa che lo preoccupò enormemente dato che subito dopo i due presero a bisbigliare.“Di cosa mai staranno parlando quei due? Qui c’è qualcosa che mi puzza…”

(N/B*: la “pinky promise” sarebbe il nostro “mignolin giurello”; nella storia questo era il loro modo di promettersi le cose) 

►Angolo autrice:
Rieccomi finalmente nel mondo di efp mie care lettrici, sono resuscitata ahah Avrei dovuto pubblicare il capitolo più di due mesi fa ma purtoppo ho avuto dei piccoli intoppi che non mi hanno permesso di caricarlo in tempo… siete liberissime di linciarmi adesso, ve lo concedo *si inginocchia e si abbandona al suo triste destino*.
Spero vivamente che il capitolo vi sia piaciuto, anche se era un tantino malinconico (sorry, il mio mood attuale è questo u.u). Mi auguro con tutto il cuore di riuscire a scrivere e pubblicare il seguito al più presto, vi ho tenute sulle spine fin troppo a lungo… chiedo ancora venia T-T
A presto (si spera) armys!
Kisseeees 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Awful truth ***


                   •♦Awful truth♦•

Image and video hosting by TinyPic
 
Era da circa un mese e mezzo che Soyon aveva lasciato Seoul per ritornare a Busan.
Julie aveva compiuto con il suo ragazzo un passo molto importante: entrambi avevano cominciato a convivere e, proprio per questo, lei rimaneva intere giornate insieme ad Heejun che giorno dopo giorno risultava essere molto più freddo; dal quando egli venne a sapere dalla sua ragazza che sarebbe andata alla festa di Jimin aveva cambiato totalmente atteggiamento, mostrandosi in modo particolarmente strano.
Le due amiche si erano sentite molto spesso in quel periodo, Julie le raccontava come passava le sue giornate in balìa della stanchezza mentre lei cambiava sempre discorso chiedendole come andasse con Heejun. Fin dal primo momento che lo vide, a Soyon quel ragazzo cominciò a staredavvero simpatico: lei lo aveva conosciuto qualche giorno dopo il fidanzamento con l’amica, proprio per sua iniziativa era stato invitato a casa delle due per un cenetta fra coetanei; Julie ricordava ancora quello che lei le disse: “Tienitelo stretto… certi ragazzi non si trovano neppure a pagarli!” ma, avrebbe ancora dovuto dare retta alle sue parole?Ogni giorno arrivava al lavoro con aria triste e depressa ma fortunatamente si era circondata di ottime compagnie: in quell’arco di tempo ebbe l’occasione di conoscere ancora più a fondo i ragazzi specialmente Jin, con il quale strinse un magnifico rapporto di amicizia e a lui questa cosa andava più che bene, ovviamente.
L’unica cosa che riusciva a farla tirare su di morale era la presenza dei suoi idoli e il fatto di dover passare con loro la maggior parte del tempo, dimenticando tutti quei problemi che piano piano non facevano altro che distruggerla in silenzio.
Anche quella giornata di lavoro risultò più strana rispetto alle precedenti: la ragazza non riusciva a spiegarsi le occhiate furtive che le lanciavano Hobie e Jungkook, ancora in mezzo alle loro indagini, per non parlare poi dell’atteggiamento di Jimin, il quale cercava di riavvicinarsi sempre di più a lei.
-E questo cos’è?- disse lei staccando un post-it appiccicato sul suo armadietto della saletta.

“Stasera appuntamento al parco alle 19:00: non mancare ti prego, devo parlarti -Jin”

Cosa poteva spingere quel ragazzo a supplicarla nell’andare lì?
Nell’ultimo periodo Jin, proprio come Hoseok, si era legato moltissimo a lei superando la timidezza iniziale nel parlare con una ragazza diventando di conseguenza più sicuro di sé: arrivavano a ridere e scherzare tutto il tempo tanto che il ragazzo si stava innamorando di lei in maniera maggiore.
Le giornate di fine novembre si facevano via via più fredde, su tutta la città era stato appena steso un manto di neve candida che rendeva l’atmosfera di quel luogo confortante e ricca di pace.

Quell’appuntamento al parco non tardò ad arrivare, Julie stava costantemente in ansia. Dopo aver trovato quel bigliettino cui mittente era proprio Jin, non ci pensò due volte a presentarsi sul luogo prestabilito all’uscita dal lavoro.
Camminava a passi svelti, il rumore dei suoi tacchi faceva eco per le straducciole quasi del tutto deserte, il che era un tantino strano dato che Seoul era perennemente trafficata. Una sagoma in lontananza stava ferma all’impiedi davanti l’ampio ingresso del parco, illuminato da lunghe file di lampioni ai suoi lati: Jin rimase fermo e appena la vide fece giusto un cenno con la mano invitandola ad avvicinarsi.
-Hey, eccomi qui. Ho visto il tuo biglietto, di cosa volevi parlarmi?- fece per dire lei mentre con una mano teneva stretto il colletto del giubbino dall’interno di pelliccia.
-Vieni, camminiamo…- le rispose con tono pacato e tranquillo, cosa che le lasciò non pochi dubbi.
Affiancati l’uno all’altra, attraversavano i piccoli sentieri di pietruzze del posto mezzo buio.
-Come va col tuo fidanzato?- chiese dal nulla il ragazzo, rendendo la domanda più che normale.
Al solo udirla a Julie mancò un battito immobilizzandosi all’improvviso, poi, con una presa di coraggio rispose all’amico:-Ehm... b-bene Jin-sshi, va… va tutto a gonfie vele- balbettava lei colta alla sprovvista.
-Ne sono felice… e, il tuo mal di gola? Sembra che adesso la tua voce sia a posto…- la incalzò con un’altra domanda che la fece sussultare dentro.
-Meglio, non c’è che dire…- gli disse deglutendo pesantemente intanto che gli si sedeva accanto su una panchina in ferro battutto raggiunta appena.
Ma dove vuole andare a parare?

-Stasera si sta benissimo qui. Perché non ti togli la sciarpa?- Jin si girò verso la ragazza mettendola di nuovo a disagio.
-Sto bene così Jin, davvero- sospirò portando le spalle contro lo schienale freddo incrociando le gambe.
-Beh, se lo dici tu allora non ti costringo-. Respirando, il ragazzo si mise a guardare davanti a lui la fontana in marmo dalla quale continuava a sgorgare acqua fredda, creando momenti di terribile imbarazzo. Notando  con la coda dell’occhio Julie, sovrappensiero, con una mossa azzardata portò la mano davanti al suo collo e le sfilò la sciarpa rossa, lasciandola scoperta.
-Jin!? Che cosa stai facendo!? Ridammela subito!- gli urlò in faccia lei coprendosi la gola con la mano mentre con l’altra cercava di acchiappare la sciarpetta di lana:-Ti ho detto di darmela! Mi senti o no?-.
-Scordatelo. Levati la mano dal collo Julie, adesso- le ordinò mentre il suo braccio stava teso verso l’alto per sbandierare il fasciacollo.
-Non prendo ordini da nessuno, men che meno da te. E adesso ridammela!- tese una mano verso di lui.
-Nemmeno io prendo ordini da nessuno. Suvvia Julie che ti costa?-
-E a te che ti costa ridarmi la sciarpa?- lo guardò lei con aria minacciosa. Infiniti attimi di silenzio furono poi interrotti da Jin, il quale cedette agli ordini di lei:-E va bene… tieni-
-Ti ringrazio-
Ma che diamine gli era preso!?

Nel preciso istante in cui Julie afferrò la striscia di lana doppia con entrambe le mani, lui ne approfittò per tirarla verso di sé, giungendo finalmente al suo obiettivo.
-Nooo! Jin!- urlò lei ormai scoperta. In quel momento il ragazzo rimase bloccato, paralizzato nel vedere i suoi sospetti concretizzarsi in realtà.
-E questi cosa sono?- le indicò il collo. Questo era pieno di enormi lividi violacei e graffi posti proprio ai suoi lati. Julie non sapeva cosa dirgli, era stata colta in flagrante ma purtroppo, l’unica cosa da fare era ormai vuotare il sacco:-Jin… devo raccontarti alcune cose…- si scostò la ciocca di capelli mossi dal viso portandosela dietro l’orecchio.
-C’entra lui vero? Non mentirmi ancora, tanto ho già capito tutto-
-Sì… è lui il colpevole di tutto questo. Non so come sia potuto arrivare a tanto- parlava lei singhiozzando. Le sue lacrime scendevano rapide sulle gote, rosse a causa dell’imbarazzo in cui si trovava; portò il palmo fra il naso e la bocca, poi continuò il suo discorso in mezzo alle occhiate apprensive e profonde del ragazzo.
Da tempo Heejun è cambiato, non è più lo stesso… è geloso di me. Mi controlla ovunque vado, non posso mettere piede fuori casa che quando rientrosi mette a farmi il terzo grado e se non gli rispondo comincia a colpirmi…-.
Julie non riusciva più a parlare, ormai le parole le erano rimaste bloccate nell’esofago e al loro posto vi erano solo singhiozzi talmente forti che dovette coprirsi di nuovo la bocca per evitare di fare troppo rumore.
-Lo sapevo- disse Jin stringendo i pugni in preda alla rabbia.
-Cosa? Come facevi a…?-
-Avevo intuito che ci fosse qualcosa che non andava in te, eri troppo distaccata e fredda; anche quando scherzavi il tuo sorriso era forzato. Tu non sei così e io lo so, ti conosco da poco sì, ma è come se ti conoscessi da sempre- fece lui interrompendola mentre le passava il dito sulla guancia per asciugarle l’ultima lacrima fintanto che la guardava dritta negli occhi, umidi e lucidi.
-Ho paura di tornare da lui, Jin… e se dovesse di nuovo aggredirmi?- esclamò terrorizzata muovendo nervosamente la gamba.
-Non tornerai a casa-
-Che significa? E dove vado allora?-
-Vieni da me e dai ragazzi al dormitorio, facile no? Stai serena: io ci sono, sono qui per te, per aiutarti…- le prese il viso con entrambe le mani, scostandole i capelli di fronte gli occhiali. Al solo sentire quelle parole di conforto la ragazza non potè fare a meno di sentirsi più sollevata, portando di scatto le sue braccia attorno al collo dell’amico:-Grazie Jin… davvero, non so che farei senza di te-.

►Angolo autrice:
Annyeonghaseyo mie dolcissime armys! Eccomi che ritorno (finalmente) con un altro capitolo. Perdonate la mia assenza sul sito ma non ho avuto completamente tempo per dedicarmi alla scrittura ultimamente... Detto ciò vi lascio ai commenti :3
Bacionissimi ^.^

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Something changes... ***


                       •♦Something changes…♦•

Image and video hosting by TinyPic

-Pensi che Heejun sia in casa?-
-Ne dubito, Jin. Mi aveva detto che stasera sarebbe stato ad un party con i ballerini, quindi non credo tornerà tanto presto-
-Benissimo, allora sali e prendi le tue cose. Da stasera starai con noi- disse lui esortandola a darsi una mossa e fare il tutto nel più breve tempo possibile. Jin sarebbe rimasto ad aspettarla sotto casa per fare da sentinella e darle aiuto in caso di bisogno.
Julie prese le chiavi da dentro la borsa e con mano tremante aprì la porta d’ingresso: l’ansia in quel momento non riusciva a staccarsi da quel lurido abbraccio fin troppo soffocante, le palpitazioni acceleravano via via in maniera maggiore; solo quando vide tutte le luci dell’appartamento spente, capì di essere da sola.
La via era libera. Adesso avrebbe solo dovuto correre più del tempo che intanto sembrava fare a gara con lei.
Da quando aveva lasciato casa sua per stare da Heejun aveva portato solo quello stretto indispensabile che le sarebbe potuto servire, evitando di sovraccaricarsi di borse e valigie. Su quel letto a due piazze della loro stanza la valigia era letteralmente spalancata e i vestiti al suo interno, buttati lì come capitava e sistemati alla meno peggio, creavano un caos intollerabile: i cassetti lasciati aperti erano stati privati del loro intero contenuto, l’armadio rimase pieno solo per la metà per via dei vestiti di Heejun e in quella stanza di lei non rimase che il nulla.
In quell’ambiente non era rimasto più niente che le appartenesse, nemmeno il minimo spillo, a parte le paure che provava ogni qual volta faceva il suo ingresso in appartamento.
Le 23:59.
Era tutto pronto. Lei era pronta, pronta per abbandonare quell’inferno, per lasciarsi tutto alle spalle, per ricominciare a vivere come era giusto che fosse.
Coincidenza volle che Jin suonasse proprio nel momento in cui Julie stava scendendo:-Jin, sto arrivando! Cosa c’è?- rispose lei trattenendo le urla al citofono per il nervosismo.
-Sarà meglio che scenda immediatamente, mi è parso di vedere la sua macchina con qualche amico… forza, sbrigati!-.
Ed ecco che l’ansia saliva alle stelle, come se magari non ce fosse già abbastanza.
Afferrato con salda presa il pesante bagaglio, chiuse accuratamente la porta dietrò di sé e si accinse a scendere le scale e, talmente andava di fretta, che per poco non si capitombolava giù dalla rampa con addosso la valigia a schiacciarla. Da fuori l’androne Jin le faceva cenno di avvicinarsi, certamente la situazione era più angosciante del previsto.
-Tieni! Sbrighiamoci! Dov’è la macchina?- disse lei col fiatone mentre gli porgeva la valigia.
-E’ qui vicino, corri!- rispose lui in preda al panico.
Buttato il bagaglio alla cieca nei sedili posteriori e salita finalmente nell’auto del ragazzo, Julie potè tirare un sospiro di sollievo:-Okay, dov’è lui?- fece voltandosi di scatto verso Jin.
-Sono tutti ubriachi. Avranno fatto il giro dell’isolato almeno tre o quattro volte ed Heejun era alla guida-.
Il ragazzo accese il veicolo e partì senza che avesse dato l’opportunità a Julie di allacciarsi la cintura, tanto che per poco non finiva sul parabrezza per la troppa velocità con la quale era partito.
-Adesso non hai più nulla da temere, Julie. Sei al sicuro con noi-.
La porta del dormitorio era a pochi passi da lei… chissà come avrebbero reagito i ragazzi solo a vederla! Jin aprì la porta col suo solito mazzetto di chiavi e, allo scatto della serratura, entrò dentro sommerso dal calore della stanza e dalle urla dei sei compagni mezzi pazzi.
-Jin! Ma dico! Ti ho regalato un orologio da polso l’anno scorso!- esclamò Namjoon non appena lo vide varcare la soglia della porta come se nulla fosse.
-Ehi Joonie calma, c’è un motivo per cui sono rientrato tardi…- il ragazzo fece per girarsi appena verso Julie, la quale era nascosta alla vista degli altri dietro il muro accanto la porta, e le fece un cenno con la testa così che lei potesse avanzare e uscire allo scoperto.
La sua apparizione scatenò il silenzio generale e occhiate confuse si dirigevano verso le due figure all’impiedi, l’uno ancora fermo e l’altra con la valigia in mano.
-J-Julie? C-che significa?- balbettò incredulo Jimin stropicciando gli occhi.
-Se magari la smettete di fissarci e ci fate entrare magari vi spieghiamo…- disse Jin prendendo per mano la ragazza e aiutandola con il bagaglio che poggiò poi nell’angolo, vicino ad un vasto portaombrelli. -Penso che possa dirci tutto benissimo Julie, che ne dici?- fece Hoseokancora seduto sul divano piegandosi in avanti verso le ginocchia per ottenere spiegazioni.

Cosa aveva Hobi da guardare con così tanta curiosità da mettere quasi un certo timore?

Julie lo guardò voltandosi lentamente e preso un profondo respiro cominciò a parlare:-La faccenda è più che delicata, perciò sarò breve… Heejun mi violenta- il suo sguardo si posò per terra davanti a sé, non aprì più bocca da quell’istante, non ne aveva più le forze. Un sospiro di sorpresa si fece largo per tutta la stanza e le prime parolacce cominciarono a farsi sentire volando libere e leggiadre nell’aria.
-Che cazzo ha quel coglione in testa? Merda?- sbraitò Yoongi con tutta la forza che aveva, quasi non stesse cercando di cantare col diaframma le note alte delle canzoni di Beyoncè.
-Io a quello gli spacco il culo, non deve permettersi di alzarti un dito-
-Lo ha già fatto, Taehyung- rispose Jimin in tono acido da so-tutto-io beccandosi una mala occhiata da parte di V che nel frattempo si era seduto con le braccia conserte.
Hoseok e Jungkook rimasero a lanciarsi sguardi rapidi poiché entrambi avevano già capito le intenzioni di Heejun da quel maledettissimo schiaffo datole quella famosa volta in agenzia.
-Julie, vieni con me… vediamo come possiamo sistemarti- disse Jin impugnando la sua valigia dal manico.
Le figure dei due che si allontanavano dall’ingresso per dirigersi nella zona notte furono soggette ai continui sguardi di Jimin il quale da un lato era seriamente preoccupato per Julie, mentre dall’altro era contento di averla sotto il suo stesso tetto…
-Beh penso che questa stanza faccia al caso tuo, no?-
-Va più che bene Jin, davvero- disse la ragazza entrando nella sua nuova camera. Era stata davvero fortunata: quella era la stanza in cui Hobi e Kook dormivano fino a qualche anno fa solo che a causa degli spazi un po’ troppo ristretti per due persone folli come loro, i due furono costretti a trasferirsi al piano superiore spostandosi in una più grande accanto quella di Suga il quale era stato l’unico, fino a quel momento, ad avere una camera tutta per sé.
-Vi ringrazio per tutto ragazzi, è raro trovare persone come voi al mondo disposte ad aiutare il prossimo…-
-Non ringraziare, è stato mi… cioè, nostro dovere soccorrerti…- si fermò un attimo e riprese:-…anche se gli altri erano allo scuro della tua situazione- roteò gli occhi e rise.

Beh, non erano tutti a non essere a conoscenza dei fatti: qualche sospetto da parte di qualcuno c’era stato eccome…

Jin le portò la valigia e gliela posizionò accanto al letto; dopo averle dato qualche asciugamano pulito preso dalla sua stanza prese ad osservarla dritta negli occhi: non c’era mai stata così tanta connessione fra di loro, i loro occhi non si erano scontrati per più di cinque secondi infatti quella situazione aveva messo in imbarazzo entrambe le parti che si ritrovavano ancora fra le mani le tovaglie da bagno piegate l’una sull’altra.
-Ehm… allora b-buonanotte Julie- disse parlandole deviando lo sguardo e portandolo verso terra.
-Oh, si… buonanotte Jin. Grazie ancora- gli lanciò un sorriso timido ed impacciato mentre richiudeva la porta della stanza respirando profondamente l’aria di protezione che emanava quella stanza.
“Adesso calma Julie, Heejun non potrà più farti del male"

►Angolo autrice:
Ma buonsalve care armys! Finalmente ho trovato del tempo per scrivere un altro capitolo della ff… spero vi piaccia! Eh già, sto attivandomi di nuovo al sito *halleluijaaaah* mi mancava troppo scrivere ahahaha ma btw vi lascio ai commenti ^.^ a presto dolcezze! Kisses…
Giu:)


 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Revelations ***


                             •♦Revelations♦•

Image and video hosting by TinyPic

Le otto e venti del mattino.
Uno strano tonfo proveniente dalla cucina fu in grado di far sussultare Julie inducendola a svegliarsi prima che lo facesse la sua sveglia, puntata per dieci minuti dopo. La sera precedente aveva dormito da pascià, appena fece per poggiare la testa sul guanciale cadde in un sonno profondissimo, uno di quelli talmente potenti che non riuscivano a svegliarla nemmeno le bombe ma il rumore delle stoviglie sì.
Stropicciatasi ancora gli occhi mezzi chiusi si diresse nella cucina avvolta da un plaid; non appena varcò l’entrata realizzò di trovarsi realmente nel dormitorio dei bangtan: bloccandosi in mezzo ai vari “Buongiorno” dei ragazzi, sgranò gli occhi ed emettendo strani versi da troll scappò nella sua stanza.
“Oh merda, allora non era un sogno!” pensò sbattendo la porta bloccandola con la schiena.

-Hey, ma che ti era preso?- disse Kookie ridendo a crepapelle una volta che vide la ragazza sulla soglia.
-Non dirmi che ogni mattina fai così…- ci mise del suo Yoongi, aggiungendo le sue risa malate a quelle dell’amico; la risata di Suga al mattino, per via della voce abbastanza bassa, dava tanto l’impressione di un branchiosauro ubriaco fradicio.
-Lasciamo perdere il mio subconscio, è meglio- rispose quella con le gote fin troppo rosse benchè vi fosse un freddo bestiale.
-Suvvia ragazzi, era semplicemente spaesata! Vorrei vedere voi al posto suo…- ribattè Jimin che le venne incontro cingendole la vita con il braccio e lasciandole un bacio veloce sulla guancia.
Quel gesto così naturale fatto davanti a tutti l’aveva fatta accaldare di più, tanto che Namjoon pensò avesse la febbre. -La colazione!- esclamò Jin richiamando a sé i ragazzi.
Sei fighi in pigiama con delle ruote al posto dei piedi si fiondarono come saette al tavolo del soggiorno, prendendo i loro soliti posti e dimenticandosi della povera Julie che rimase all’impiedi come un’idiota ad osservarli mentre contemplavano i piatti vuoti in attesa che venissero riempiti adeguatamente.
-Erhm…- si raschiò la gola lei sperando che qualcuno la notasse:-E io dove sto?-
-Oh, giusto! Siediti al mio posto Julie. Kookie, va’ a prendermi una sedia apribile dal ripostiglio- disse Jin mentre serviva una colazione diversa dal solito, composta da muffin e latte al cacao.
-Perché devo essere sempre io a fare le cose!?- sbuffò Jungkook che si era appena accomodato.
-No Kook tranquillo, Julie starà qui- Jimin prese la ragazza per il polso e la trascinò a sé portandola a cadere sulle sue gambe, facendo in modo che rimanesse bloccata fra i suoi addominali e il bordo del tavolo.

Okay, quello era proprio il colmo.

-Non ascoltarlo, vai- ribattè Jin facendogli cenno con la mano di darsi una mossa.
-Come sei seccante hyung! Guarda che non ho alcun problema nel farla stare seduta su di me-
“Ovvio che non hai alcun problema, genio” pensò Jin, rimanendo fermo a fissarlo col vassoio bollente in mano.
-Falle fare colazione come di dovere ChimChim- disse Yoongi in malo modo roteando gli occhi più volte, cosa che fece intendere benissimo il suo essere irritato da quelle discussioni mattutine.
Una volta che Jungkook poggiò la sedia apribile per terra Julie potè alzarsi e raggiungere il posto di Jin, mentre quest’ultimo le si accomodava accanto. In quegli attimi Jimin non riusciva a non guardarla, non riusciva a sopportare Jin e il suo comportamento autorevole, cominciava a dargli fastidio il fatto che dovesse essere sempre ascoltato solo perché era il più grande lì dentro: rodeva, sapeva che con lui avrebbe avuto filo da torcere per far colpo su Julie…

Verso le 10:00 erano già tutti in agenzia, ognuno a svolgere le proprie mansioni quotidiane. La solita sessione trucco dedicata ai ragazzi quel giorno venne completamente stravolta: il rumore assordante della porta che sbatteva contro il muro fece sobbalzare chiunque fosse all’interno dell’area makeup compresa Julie, la quale era rimasta paralizzata nel vedere chi fosse appena entrato con così tanta irruenza.
-Dove sei stata stanotte, eh Julie!? Dove!? Dimmelo!- le urlò in faccia Heejun che la raggiunse con passi da gigante. I ragazzi, ovviamente già al corrente di ciò che le avesse fatto e pronti ad un’eventuale cattiva reazione da parte del bel coreografo, si drizzarono tutt’a un tratto seguendo con sguardo fisso i movimenti di quello che intanto si era posto come una colonna davanti alla ragazza.
-E voi che avete da guardare!? Uscite tutti fuori!- esclamò furibondo quello, assumendo un atteggiamento da vero e proprio despota.
-Loro non vanno da nessuna parte, Heejun. E per la cronaca non ti interessa dove sia stata- disse Julie con aria di sfida. Lo stava provocando, il che per lei non era certo un bene…
-Dimmelo Julie, adesso!- la afferrò per il colletto del maglione cominciando a scuoterla energicamente.
J-Hope e Jungkook si erano appena alzati dalla poltroncina, in procinto di scagliarsi contro il bastardo in compagnia di Jimin e Yoongi, che in quel momento erano appena stati tenuti a bada dai restanti tre membri.
-Smettila Heejun! Lasciala stare!-
-Misun… anche tu adesso fai la coraggiosa? Non ti conviene sfidarmi di nuovo, e lo sai bene-.

Che intendeva dire con “di nuovo”?

-Molla la presa, capito!?- il tono di voce di Julie si fece più risoluto, non era più nervosa come prima in quel momento anzi, voleva farsi valere. Heejun cominciò a fissarla per qualche istante respirando rumorosamente col naso, poi la sua mano lasciò delicatamente il tessuto cadendo al lato del corpo. Fece in modo che la ragazza indietreggiasse scostandosi da lui quasi immediatamente poi, prima che questo potesse girare i tacchi e andarsene, le si avvicinò accanto al viso:-Non ti darò pace, sappilo- le sussurrò all’orecchio, permettendo poi a un lieve sorriso di predominare sul suo volto.
Facendosi spazio fra i bangtan scansandoli in malo modo uscì dalla stanza con la stessa rapidità con la quale era entrato, stavolta con la coda fra le gambe.
-Va tutto bene, Julie?- disse Taehyung andandole incontro, notando il suo stato di paralisi e la sua assenza mentale temporanea.
Cosa poteva fare lei se non annuire semplicemente? Non riusciva nemmeno a dire uno stupido “sto bene” anche se bene non stava, era rimasta talmente scossa da non riuscire più a spiccicare una parola e se lo faceva balbettava a bocca asciutta.
-Ragazzi sta tremando, fatela sedere- disse Namjoon preoccupato fintanto che le teneva la mano. La sua affermazione attirò l’attenzione di tutti i presenti che si apprestarono a soccorrerla: Jin era stato il primo, oltre ad Hoseok e Kookie, a tenerla da dietro per portarla sul divanetto; una volta che quella si fosse accomodata, Jimin non ci pensò due volte che la abbracciò sentendo di conseguenza il suo corpo tremare come una foglia.
-Tranquilla Julie, è tutto okay- la consolò Yoongi inginocchiandovisi di fronte e tenendole strette le mani che ogni tanto accarezzava dolcemente con i pollici.
-M-Misun?- disse lei scansando lo sguardo da quello di Suga, preoccupato come non lo era mai stato.
-Dimmi Julie…- le rispose lei immediatamente, quasi sapesse che avrebbe fatto presto il suo nome.
-Che intendeva Heejun quando ti ha detto “non ti conviene sfidarmi di nuovo”?- chiese lei diretta scatenando il silenzio generale e facendo ricadere tutta l’attenzione sulla collega, all’impiedi in mezzo ai ragazzi. C’era qualcosa di losco sotto, qualcosa che Julie aveva sospettato già da tempo immemore e che adesso era pronta a venire a galla.
-Julie, ebbene che tu sappia delle cose…-
Quella frase e quella tonalità con la quale Misun si era espressa non l’avevano sorpresa più di tanto, in un certo senso Julie quasi quasi se lo aspettava.
-Io ero fidanzata con Heejun-.                                                                                                           

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Let it be ***


                       •♦Let it be♦•

Image and video hosting by TinyPic

Da quel pomeriggio Julie non faceva altro che pensare alle parole di Misun e a ciò che le aveva rivelato.
Ecco perché quella volta le aveva detto di stare attenta, anche se lei non aveva capito bene cosa intendesse.
Le scoperte di quella giornata l’avevano completamente devastata: anche Misun, come Julie, era stata vittima di violenze da parte del fidanzato; da quando la collega vide i due insieme temette che Heejun avesse potuto fare ciò che aveva fatto con lei, ed in effetti non si era sbagliata.
Quella ragazza ne ha passate di tutti i colori e ha dovuto sempre stringere i denti per fare in modo che il rapporto fra lei ed il coreografo potesse aggiustarsi, cosa che in realtà non accadde affatto; quella continuava a subire comunque e nonostante ciò lo amava ancora… però a tutto c’è un limite, anche all’amore.
Non riusciva più a sopportare quei dolori e quelle sofferenze che la danneggiavano moralmente oltre che fisicamente, così partì una denuncia per maltrattamenti. Cosa successe poi? Heejun girò furbamente le carte in tavola dando a Misun il benservito, affermando che le sue fossero solo invenzioni: tutto questo per far sì che non perdesse la sua tanto amata reputazione ed evitare il licenziamento dato che il manager lo considerava suo beniamino; ciò che più fece rimanere basita Julie del racconto di Misun fu la cura psichiatrica che dovette intraprendere sotto costrizione, abbandonando momentaneamente il suo lavoro. Alla fine Misun è dove si trova adesso, libera dalla morsa soffocante di colui che avrebbe voluto vederla ai suoi piedi. Era più che certo che le cose non fossero andate bene nemmeno per lei anzi, forse anche peggio. Come si poteva essere così crudeli e meschini? Perché non amare davvero qualcuno invece che esporlo come un oggetto da collezione e fare di colei che provava davvero qualcosa semplice carne da macello?
Sentire questa storia non era stato sicuramente confortante per Julie ma almeno era stata messa in guardia da ciò che avrebbe potuto succederle e tenuta al corrente della sua vera persona, ossia un vero e proprio demone sceso in terra.

Heejun era un mostro e Julie se n’era resa conto troppo tardi: avrebbe dovuto conoscerlo meglio
ma non l’ha fatto, non ha aspettato nel fidanzarsi con lui, non ha esitato quando
il suo ragazzo le ha chiesto di convivere...


Il fatto che Heejun gironzolasse di continuo per l’azienda facendo da sentinella andando dove gli pareva era qualcosa che turbava non poco la ragazza, la quale era in continuo sgomento per timore di venire attaccata di sorpresa nei momenti in cui nessuno avrebbe potuto aiutarla.
Julie aveva anche paura ad andare al bagno o ad uscire semplicemente da lavoro per la pausa di metà mattinata, quel bastardo l’aveva talmente messa in soggezione che stava cominciando a non vivere.

Il rumore delle bacchette in ferro dei ragazzi sbatteva incessante contro i piatti di ceramica posti davanti ad ognuno; un tintinnio dopo l’altro, sovrapponendosi, sembrava formare una strana melodia. In quel tavolo ricco di pietanze lei era l’unica ad avere ancora il piatto completamente pieno, giochicchiando con il cibo spingendolo con le bacchette da un lato all’altro della stoviglia bianca.
-Julie cos’hai? Ti vedo sovrappensiero…- chiese Jungkook mentre portava alla bocca l’ultimo pezzo di pollo al curry rimastogli nel piatto.
-Non hai toccato cibo, che ti prende?- esclamò Jin sgranando gli occhi alla sola vista del piatto ancora colmo di riso.
-Non ho nulla ragazzi, sono solo… un po’ stanca, ecco. Scusatemi- disse alzandosi col telefono in mano dirigendosi nella sua camera che, riscaldata dall’alto calorifero posto nella parete opposta alla porta, era diventata il suo rifugio, il suo ordinario luogo di ritiro.
Aveva appena impugnato il pigiama quando qualcuno bussò alla sua camera:-Umpf… avanti-
-Ehi, disturbo?- dalla porta, che pian piano si apriva gradualmente, spuntò la snella figura di Jimin il quale aveva iniziato ad osservare la ragazza da sotto il ciuffo biondo scuro che gli cadeva sugli stretti occhi a mandorla.
-No, affatto. Entra- gli parlò Julie mentre risistemava quel disordine cronico che come sempre albergava nella sua stanza.
-Tu non stai bene, e io lo vedo. Che ti succede, Julie?- disse lui fermandosi a qualche centimetro di distanza dalla porta, chiusa poco prima alle sue spalle.
-Jimin sto bene, non c’è nulla che non va!- ringhiò lei alzando poi il tono della voce.
-Smettila di mentire a te stessa e a me, Julie. Si capisce benissimo che qualcosa non va in te-.
Jimin si diresse con passi lenti verso la sagoma magra della ragazza, che si stava muovendo rapidamente per tutta l’area della camera con il semplice intento di distrarsi rassettando quella confusione che vedeva solo lei.
-Vuoi fermarti un attimo!?-
-Non vedi che sto facendo?-.
Quello, colto da strani istinti, la fermò prendendola per le spalle e la bloccò con la schiena contro al muro.
-Perché mi stai evitando?-
-Cosa ti fa pensare che io stia evitandoti?-
-Non rispondere con un’altra domanda: so che ti piaccio, che non puoi fare a meno di me…- il suo respiro era sempre più vicino al suo viso, sentiva il calore del suo corpo: -Non ho dimenticato quello che c’è stato tra noi la sera del mio compleanno… ti è piaciuto il bacio, non è vero?-
-J-Jimin… dove vuoi arrivare con questo?-
Quella minima distanza che li separava si annullò completamente di punto in bianco: le labbra del ragazzo si fiondarono su quelle di lei colta alla sprovvista, le sue mani cominciarono a sfiorarla, dopo ad accarezzarla e infine a toccarla palesemente; Julie era persa nella sua confusione mentale che in quell’istante stava crescendo a vista d’occhio.
-Jimin… basta, ti prego- diceva interrompendo il bacio che conseguentemente il ragazzo continuava.
-No piccola. Abbiamo appena iniziato-.
Ancora raccolto nel bacio egli si mosse permettendo alla ragazza di allontanarsi dal muro, spingendola poi sul letto accanto a loro.
-Non di nuovo… non di nuovo…- sussurrò Julie con quasi le lacrime agli occhi: -Jimin, basta! Smettila! Vattene via!- cominciò ad urlargli contro non appena quello scese verso il collo.
-Che sta succedendo qui!?- il rumore della porta che sbatteva contro il muro seguito dalle urla di Hoseok fece sussultare entrambi.
Non appena Jimin vide il suo amico e i restanti membri al suo seguito bloccarsi all’ingresso nel vedere ciò che stavano facendo scattò come una furia levandosi da sopra al corpo di Julie, tutta scombinata e immersa in profondi singhiozzi.
-Cosa cazzo avevi intenzione di fare Chim!?- urlò Yoongi andando verso di lui camminando a grandi falcate.
-Come hai osato fare quello che hai fatto!?- sbraitò Jin seguendo Suga senza pensarci due volte.
-Faresti meglio ad uscire di qui, amico- Taehyung fu l’unico assieme a Namjoon a mantenere la calma e ragionare lucidamente, infatti furono proprio loro a prenderlo e portarlo fuori dalla stanza seguiti dal resto dei ragazzi mentre Hoseok e Jin rimasero con Julie.
La ragazza stava ancora sul suo letto rannicchiata su se stessa in balìa delle lacrime.
-Julie stai calma, ti prego- la abbracciò Hoseok non appena la vide tremare. In quel momento Julie venne colta da un improvviso brivido per tutta la lunghezza della schiena che la portò a levarsi a sedere, asciugandosi il viso bagnato con il polso e sciogliendosi da quell’abbraccio che, anche se dolce, non voleva ricevere.
-Basta… per favore… basta…- supplicava lei portando le maniche del maglioncino contro la faccia.
-In che senso “basta”? Jimin ti ha fatto questo altre volte!?- scattò all’impiedi Jin pronto per suonarle di santa ragione a Jimin quando venne frenato per la maglia dalla ragazza.
-Non lui… Heejun-

►Angolo autrice:
Annyeonghaseyo mie care armys! Finalmente ho fatto il mio ritorno con il nuovo capitolo della fic, mi auguro vi sia piaciuto e vi abbia messo più curiosità… Ho preferito pubblicare adesso perché sarò assente per un po’ dato che partirò per le vacanze, quindi non penso sarò molto attiva sul sito. Nel frattempo vi ringrazio sempre per il vostro supporto, le vostre recensioni alla storia mi spronano a dare del mio meglio ogni giorno che passa, e ne sono davvero fiera <3 Con ciò, chiudo tutto e mi ritiro ahah
Bacioniiii

 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Menaces ***


                        •♦Menaces♦•

Image and video hosting by TinyPic

“Voglio trovarti immediatamente a casa stasera, chiaro!? Passerai dei guai seri se non ti rifai viva!”  queste le parole di quel messaggio inviatole la sera prima… l’unico in mezzo ad una lunga serie di frasi altrettanto minacciose ad averla scossa in maniera maggiore. Era proprio questo che turbava l’animo di Julie, non era stata in grado di confessare ai ragazzi le manie di stalking di Heejun e il modo che aveva di intimorirla, il che stava cominciando a danneggiare seriamente il suo stato di salute. Quella mattina non era pronta come al solito: stava ancora distesa nel suo letto a dormire come se non lo facesse da tempo, avvolta nel suo piumone bianco e dando l’impressione di essere un involtino primavera dai capelli boccolosi.
-Julie? Sveglia… è tardi, sono già le nove meno un quarto- le sussurrò Taehyung all’orecchio, scuotendola delicatamente con una mano poggiata sulla spalla. L’unica cosa che il ragazzo riuscì ad ottenere per dei buoni cinque minuti furono solo i suoi lamenti dai toni bassi e nasali.
-Dai, forza! Devi venire al lavoro con noi-
-Tae non mi sento bene, ho bisogno di rimanere a casa per oggi ti prego- disse lei ancora impastata col sonno mentre si portava la coperta fin sopra le orecchie.
-Hyung muoviti! Dobbiamo andare! Siamo in ritardo!- strillò Jungkook dal fondo del corridoio per poi dirigersi verso la camera della ragazza: -Amico, datti una mossa! Hai visto che ore sono!?-
-Kook smettila di trasformarti in mia madre! Certo che ho visto l’orario, altrimenti non starei qui dentro per cercare di svegliarla- disse indicando col pollice l’involtino bianco ripieno di piume dal quale uscivano delle ciocchette scombinate di capelli scuri.
-Ragazzi per favore, smettetela di fare casino e lasciatemi riposare- li supplicava lei, sperando che potesse riottenere la calma che animava la stanza fino a pochi attimi prima.
-Ma come "lasciatemi ripo-"?-
-Oh finitela, già che urlate di prima mattina! Vi si sente fino al piano di sopra! Non vedete come si sente? Basta!- li raggiunse Yoongi interropendo Kookie con i suoi soliti modi rozzi, stavolta rivelatisi utili, cercando di farli zittire una volta per tutte.
-Eh va bene, lo diremo noi al manager- sospirò alzandosi Taehyung che ormai aveva gettato la spugna.
-Tsk, scassapalle...- si sentiva bofonchiare Yoongi mentre scendeva le scale per la cucina con le mani dentro le tasche del pantalone nero a sigaretta.

-Julie?-
-Mh?- rispose lei ancora avvolta fra quel morbido ammasso di coperte.
-Noi stiamo andando in azienda, ok? Mi raccomando cerca di riposare-
-Grazie Jin. Ci vediamo più tardi-
Un tonfo reso sordo dalla presenza del piumone sulle sue orecchie le fece intendere che i ragazzi fossero già usciti dal dormitorio, lasciandola da sola in quella stanza semibuia. Qualche istante dopo un silenzio che sembrò durare un’eternità, la ragazza piombò fuori la testa dalle coperte dando l’impressione di essere una tartaruga mentre esce dal suo guscio; gli occhi socchiusi e la vista appannata per la miopia mista ad un pizzico di sonno rendevano senza senso ciò che la circondava: indossati gli occhiali sul naso si levò a sedere sul letto guardandosi intorno intontita completamente.
“Per oggi me la sono scampata ma… come farò i giorni successivi?” pensò lei osservando il cellulare posto sul comodino.
La prima cosa che vide quando accese lo schermo non fu l’orario scritto a caratteri cubitali, bensì la valanga di messaggi ammassati gli uni sugli altri in cerca di una sua risposta.
57, il numero maledetto di quelle minacce sempre più pesanti.“Fatti viva o sarai morta”
“Ti cercherò fino in capo al mondo e appena ti avrò trovata farò di
 
te polvere”
“Posso farti fuori in qualsiasi momento mia cara, guardati intorno”

Quella situazione era sfuggita letteralmente di mano, per Julie era diventata insostenibile oltre che difficile da sopportare: non poteva continuare a nascondersi mentre Heejun brancolava nel buio, sapeva che prima o poi l’avrebbe presa e riportata dove giusto che per lui stesse; non poteva continuare a mentire ai bangtan accampando scuse di qualsiasi genere per non uscire e relegarsi dentro quattro mura fredde. Doveva prendere una decisione sul da farsi, stava già troppo male e rimanere in silenzio non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose…

Anche per i ragazzi quella fu una giornata abbastanza stressante: i fanmeeting potranno risultare divertenti, sì, ma dopo un po’ di tempo ci si stanca di stare seduti ore ed ore su una sedia a firmare qualunque cosa passasse sopra il tavolo parlando con centinaia di fan urlanti prese da attacchi isterici. La vita da idol non era certo una passeggiata come tutti usano pensare…
-Ragazzi, devo parlarvi- disse il manager prima che la comitiva togliesse le tende e ritornasse in dormitorio.
-Abbiamo fissato un concerto per la prossima settimana, destinazione Tokyo. Non preoccupatevi per l’aereo, è stato già prenotato tutto- concluse lui sfregando le mani con fare sorridente, congedandosi dai ragazzi con un inchino ricambiato e lasciandoli liberi di rientrare, data la loro notevole stanchezza.
Di colpo i sette dovettero fermarsi poiché Hobie e Namjoon sentivano un urgente bisogno di andare in bagno: -Siete sempre i soliti bambinoni! Non riuscite a trattenerla?--Prova tu a stare tre ore e mezza con la vescica piena, Yoongi!-
-Lo sto già facendo, Monie-
-Andate, vi aspettiamo qui- risposero in coro Kookie e Jin, quasi fossero sincronizzati.
Attraversato un lungo corridoio illuminato si recarono alla toilette ma, prima che potessero fare il loro ingresso nel bagno, un bisbiglio di sottofondo attirò la loro attenzione: due ragazzi stavano appartati poco più avanti. Aguzzando la vista si poteva benissimo riconoscere Heejun il quale assieme all’altro tizio, sicuramente di sua stretta conoscenza, sembrava avere un’aria più che sospetta.
-Che starà dicendo secondo te?- chiese Namjoon con fare da detective. Nel momento esatto in cui egli pose la sua domanda all’amico ecco che i due sospettati presero a camminare verso di loro, molto probabilmente per entrare in bagno.
-Levati! Levati! Entra qua!- bisbigliò rapidamente Hoseok che, preso dal panico, spinse l’amico all’interno di una delle tante cabine.
-Devi per forza stare nel mio stesso bagno?-
-Shh!-. Quello gli tappò la bocca non appena avvertì il rumore di molteplici passi avvicinarsi alla toilette, accompagnati da voci talmente basse da sembrare intimidatorie alle orecchie di chi le udiva.
-Qui possiamo parlare tranquillamente Junyong-

-Chi cacchio è quel Junyong?- chiese Hoseok mentre Monie cercava di zittirlo.

-Allora Heejun, che cosa vuoi che faccia?-
-Voglio che tu la trovi: una volta fatto, riferiscimi dove si trova. Al resto ci penso io-
 
A quelle parole entrambi, l’uno con gli occhi spalancati e l’altro con la bocca ancora tappata, si scambiarono un’occhiata piena di turbamento.

Che si tratti per caso di…?


-Finalmente a casa! Questa giornata sembrava non finire più- esclamò Yoongi buttandosi di pancia sul suo amato divano, abbandonandosi alla morbidezza degli enormi cuscini rossi.
-Eccovi! Com’è andata oggi?- la voce di Julie appariva strana nonostante sul suo viso vi fosse spiaccicato un sorriso a trentadue denti; in quel momento era entrata nel salotto con in mano uno strofinaccio, intenta ad asciugare una tazza da latte bianca che aveva appena lavato.
-Noi ce la siamo cavata… e tu? Stai meglio?- chiese Hoseok venendole incontro e tastandole la fronte col dorso della mano per controllare se avesse la febbre.
-Sono ancora un tantino debole, penso di essermi beccata un raffreddore- deglutì pesantemente prima che ritornasse in cucina per riporre la stoviglia asciutta sulla mensola. Sembrava filare tutto bene quando improvvisamente il suono delle notifiche sul suo cellulare la fece sobbalzare, cosa che logicamente non passò inosservata agli occhi di Jungkook e Jin i quali la stavano aiutando ad apparecchiare la tavola.
-Julie, ti è arrivato un… due. Tre. Quattro. Cinq… insomma, hai dei messaggi sul cellulare- le fece notare il maknae indicando col dito il telefono e contando i messaggi ogni qual volta sentiva la solita suoneria che stava cominciando ad odiare.
-Oh, ehm si… si lo so-. I suoi movimenti si fecero scoordinati tutt’a un tratto e la voce, come le mani, cominciarono a tremarle tanto che fu costretta a rallentare per fermarsi definitivamente: -Non va bene, non va bene per niente!- esclamò lei scorrendo i messaggi sul cellulare.
-Sento odore di problemi, mi sbaglio per caso?- entrò Hoseok in cucina seguito dal leader, incuriositi dalla strana circostanza.
-Non ti sbagli Hobie… Heejun sta continuando a minacciarmi-
-In che senso “sta continuando”?-. Namjoon scansò la sedia dal tavolo e ascoltò attentamente ciò che la ragazza davanti a lui avesse da dire.
-E’ da qualche giorno che mi manda continuamente messaggi con minacce di morte… ecco, sono questi- Julie prese lo smartphone e trovata la valanga di sms lo sollevò in alto rivolgendolo verso i quattro ragazzi, sempre più disgustati nei confronti di Heejun alla sola vista di ciò che le aveva scritto.
Riportando a sé l’aggeggio elettronico sospirando, decise di confessare il perché fosse rimasta al dormitorio, facendosi spazio fra gli insulti contro quel pazzo maniaco che dominavano all’interno della stanza: -Non posso continuare a mentirvi… quella del raffreddore era solo una scusa, sono più sana di un pesce-
-Ho capito dove vuoi arrivare Julie. Hai paura ad uscire di casa, vero?-

Jungkook che si fa serio e dice qualcosa di intelligente? Chi è morto?

-Hai centrato in pieno, maknae. Non hai bisogno di preoccuparti Julie, noi siamo con te. Stai tranquilla, ti proteggiamo noi- affermò Jin con voce calda mentre le si inginocchiava di fronte.
Adorava rincuorarla, soprattutto perché avrebbe potuto sempre ammirare la bellezza del suo volto sorridente e pieno di speranza: il suo amore per lei era forte e sincero, anche se cercava di velarlo.
Hoseok ebbe un colpo al cuore quando riafforò dalla sua mente la conversazione origliata nei bagni…
Cosa fare adesso?

►Angolo autrice:
Salve mie care lettrici! Eccomi tornata dalle vacanze con un nuovissimo capitolo: mi auguro possa essere di gradimento dato che l’ho scritto a spezzoni… Come sempre, voglio ringraziare chi segue e recensisce la storia! Grazie davvero per le belle parole e i consigli che mi riservate, perché mi spronate ad andare avanti e fare sempre del mio meglio <3 Al prossimo aggiornamento!
Kisses – Giu :) 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Game of strategy ***


                 •♦Game of strategy♦•

Image and video hosting by TinyPic

Il giorno successivo era arrivato per Julie il momento di ritornare al lavoro e, come ogni mattina, stava già preparandosi anche se con poca voglia e con eccessiva ansia in corpo. Qualunque cosa facesse pensava a ciò che avrebbe potuto attenderla una volta arrivata in agenzia, a cosa avrebbe fatto Heejun al solo vederla, a cosa sarebbe successo ai ragazzi se avessero dovuto difenderla… impossibile non rimuginare sulle stesse cose minuto per minuto, soprattutto se di una certa importanza.
-Julie, sei pronta? Oh- la-la!- disse Jimin con fare malizioso sbucando da dietro la porta mentre lei stava ancora per mettersi il maglione. Il fatto che l’avesse colta di sopresa abbassando la maniglia senza fare il minimo rumore l’aveva portata a coprirsi il petto con l’indumento, emettendo uno di quegli urli che in confronto un ultrasuono poteva sembrare una sciocchezza.
-Ma dico io, Jimin! Bussa la prossima volta, piccolo pervertito!-

Fortuna che era messa di spalle!

La ragazza diede una rapida occhiata alla sveglia analogica sul comodino: le 8:45.
L’ansia era sempre accanto a lei, quasi come fosse un animale da compagnia.

Attraversare quegli ambienti era diventato più che angosciante: quelle enormi vetrate sembrava volessero darle il benvenuto all’inferno.
Stesso luogo, stessa aula trucco, stessa compagnia. Tutto era tale e quale a prima, anche se Julie lo considerava leggermente diverso.

***

-Uno! Due! Tre e quattro… cinque, sei, sette e otto!- urlava Heejun nella sala da ballo mentre insegnava la nuova coreografia ai ragazzi, i quali eseguivano alla perfezione i suoi stessi movimenti: -Okay ragazzi, perfetto! Facciamo una pausa- disse dirigendosi verso lo stereo.
L’ambiente rimasto chiuso per più di un’ora era saturo di sudore, animato dai costanti respiri affannosi dei sette giovani che imploravano riposo. Heejun aveva appena aperto la porta, permettendo all’aria fredda di fare il suo ingresso trionfale in quella stanza calda come gli inferi.
-Ho finito la bottiglietta d’acqua, vado a prenderne una al distributore- disse col fiatone Jungkook, dando il segnale ai ragazzi.
Arrivato nel corridoio ignorò completamente la macchinetta, dirigendosi da tutt’altra parte.

-Julie! Stai alla grande vedo!- disse entrando nell’aula trucco sprizzando energia da tutti i pori nonostante la palese stanchezza. Effettivamente Kookie aveva un compito ben preciso: era stato nominato dagli altri sei come bodyguard personale della ragazza vista la sua esperienza e la sua bravura nel taekwondo. Sarebbe riuscito a difenderla alla perfezione, pensavano.
-Hey Kook! Che ci fai qui? Devi farti una doccia prima del trucco, lo sai vero?- ridacchiò insieme a Misun, con la quale stava intrattenendo una conversazione prima che arrivasse il maknae.
-Certo che lo so, volevo solo vedere se stavi bene. Tutto qui-
-Assolutamente, puoi stare tranquillo-.
Il sorriso di Jungkook riuscì ad acquietare anche Julie stessa la quale, benchè fosse ancora agitata, sorrise di conseguenza senza rendersene neppure conto.
-Beh, allora posso andare. Se succede qualcosa non esitare a chiamarmi- disse alla soglia della porta lanciandole un occhiolino amichevole e andandosene con solo un semplice “ok” da parte di lei.

I capelli bagnati e il sudore della maglietta appiccicata contro la schiena potevano risultare cause prime di un’eventuale influenza; l’ambiente fresco e fin troppo ventilato faceva sì che l’aria ghiacciata gli sbattesse contro, costringendolo a correre anche solo leggermente per arrivare prima al punto di partenza.

Fatto ritorno dai ragazzi venne colto di sorpresa dalla salda presa di Taehyung che, vedendo l’amico, lo afferrò per le spalle trascinandolo verso l’angolo più remoto della sala, lontano da orecchie e occhi indiscreti:-Allora Kook… come procede?- gli si parò vicinissimo davanti la faccia, parlando con un insolito tono alla James Bond.
-Era tutto tranquillo, Julie stava alla grande- gli rispose di rimando, levandosi di dosso con ribrezzo le mani sudate dello hyung e allungando gradualmente le distanze dal suo naso.
-Perfetto, avverto gli altri adesso…- terminò il discorso lanciando una risata aspirata, camuffando il suo atteggiamento losco. Ottima mossa Taetae.

Dal termine della lezione Jimin non fece altro che rimanere in piedi poggiato contro il muro, lanciando occhiate furtive a quel coreografo che, di certo, non la raccontava giusta. C’era un velo di mistero nel suo modo di armeggiare frettolosamente col cellulare, il suo sguardo cupo e concentrato portava a pensare che stesse tramando qualcosa.
-Ragazzi, io e Namjoon dobbiamo raccontarvi una cosa…-. Era questa la frase che girava, assieme a tutto il resto, ininterrottamente dentro la sua testa: le intenzioni malsane di Heejun che trapelavano da quella conversazione avvenuta nella toilette scatenarono in Jimin, e nei restanti membri, un’irrefrenabile voglia di distruggerlo a tutti i costi e nei peggiori modi possibili. Possibile mai che una persona talmente cattiva possa spingere qualcuno a pensieri omicidi? Di certo l’avrebbero fatto, e ne avevano anche parlato, ma a detta di Jin questo “non sarebbe il miglior modo di risolvere la situazione, visto che vi si ritorcerebbe contro”.
I movimenti repentini di Heejun mentre lanciava il cellulare dentro il borsone per dirigersi tranquillamente verso l’uscita della stanza, destarono Jimin dal suo intorpidimento sensoriale. Giusto prima che il malintenzionato potesse varcare la soglia, intervenne la voce calda di Monie che bloccò i suoi passi giusto in tempo.
-Dove vai Heejun?- avanzò questi portandosi la frangia sudata all’indietro con fare sexy.
-Ah, Namjoon- ridacchiò nervosamente passandosi una mano sulla nuca scura -Stavo… stavo andando a prendere un caffè. Sai, il ballo stanca…- .

Quale grande soddisfazione riuscire a percepire palesemente
quando qualcuno sta dicendo una cazzata bella e buona! 

-Oh beh ti accompagno, ne ho tanto bisogno anch’io. Sai, il ballo stanca…-.

Ecco RapMon e le sue ripassatine.

La faccia di Heejun parlava da sola, si notava lontano un miglio che fosse irritato dalla risposta del leader.
-C-certo, ti capisco. Va bene, aggregati- disse con tono da finto entusiasta, per poi portare un braccio dietro la collottola dell’altro che, nel frattempo, se la stava ridendo dentro.
Lo sbattere della porta che si chiudeva dietro le spalle dei due, fece da via per i restanti membri.
Hoseok battè le mani e le sfregò energicamente.
-Bene: Jin e Jimin, andate a sorvegliare il corridoio; Tae e Kook, rimanete alla porta; Yoongi…-
-No. Hobi hyung, no. Non ho intenzione di interpretare l’agente 007. Penso che terrò compagnia alla mia adorata pozza di sudore- Hobi rimase col dito puntato verso Suga quando questi lo interruppe, replicando disteso sul pavimento.
-Dannazione, ma quanto puoi essere pigro!?- sbottò lui mente l’altro faceva spallucce ridacchiando beffardo. -Me la caverò da solo- sbuffò rumorosamente per poi concentrarsi sul suo obiettivo.

Dov’era finito quel cavolo di cellulare?

C’era fin troppo poco tempo a disposizione per scoprire cosa Heejun avesse in mente di fare. Agire sotto pressione era una delle cose che Hoseok odiava di più, in quel momento la fretta lo stava divorando vivo. L’entusiasmo del ragazzo, avente finalmente l’agognato aggeggio tra le mani, venne presto a mancare non appena questi si ritrovò lo schermo bloccato da una password.
-Aish… e chi ci aveva pensato? Ragazzi, sparate una parola avanti!- bisbigliò agitando il cellulare verso i compagni.
-Ehm… “danza”? O… “Heejun”? Oppure…-
-Kook, sono tutte sbagliate. Fidati Hoseok, la password è “Julie”- rispose con aria pacata Yoongi, ancora spalmato in terra per godere di una penichella rigenerante immerso in un bagno di sudore.
-Come diamine facevi a saperla?- chiese J-Hope all’amico, basito nel vedere che avesse ragione.
-Magari perché gliel’ho vista digitare poco fa, genio- roteò gli occhi quello per poi rimettersi a sonnecchiare beato.

Queste le doti nascoste di Yoongi, colui che odiava fare da spia temporanea.

Il problema principale era stato superato: adesso toccava cercare il messaggio inviato pochi istanti prima.
-Bene, vediamo un po’…-

***

-Che caffè prendi Heejun? Macchiato, espresso, amaro o dolce? Io di solito lo prendo decaffeinato al ginseng, mi aiuta a rimanere tranquillo…-. Era da cinque minuti buoni che RapMon parlava a raffica come se non esistesse un domani: Heejun aveva già un tremendo mal di testa, non riusciva più a tollerare una sola parola proveniente dalla bocca di quel ragazzo fin troppo loquace.
-Tieni il tuo cavolo di caffè decaffeinato al ginseng, Namjoon. Bevilo prima che raffreddi- disse esausto porgendoglielo velocemente.
-Oggi sei un po’ nervoso amico… perché non provi anche tu il mio caffè? Ti giovierebbe un sacco- mescolava la bevanda calda col cucchiaino di plastica.
-Va bene, va bene, okay. Adesso lo prendo- ringhiò contro il distributore sbattendogli un pugno contro. Heejun cercò di contenersi come potè, o avrebbe permesso alla sua crisi nervosa di palesarsi. -Andiamo in sala perfavore, ho bisogno di sedermi-
-No!- gli urlò contro lasciandolo perplesso. La sua occhiata storta gli fece intendere di aver sbagliato tono: -Cioè… no. Ehm, sai che non si possono portare cibi e bevande lì… lo dice anche il cartello- indicò con l’indice l’insegna di plastica sopra la sua testa, salvandosi le chiappe.
Namjoon e il suo rispetto per le regole gli stavano rompendo seriamente le palle, chissà quando se lo sarebbe tolto di torno.

***

-Ragazzi sento dei passi, a che punto siete?- chiese Jin appostato fuori la porta dell’aula ballo.
-A niente, hyung…- gli parlò Taehyung, riportandogli la risposta da parte di Hobie.
Ciò che Jin udì pochi secondi dopo fu un “no” seguito poi dal silenzio più assoluto, di certo un buon presagio per quella giovane squadra di spie improvvisate.
Kakao Talk era pieno zeppo di messaggi, tutti mandati durante l’orario di fine lezione… solamente uno, però, attirò l’attenzione di Hoseok: risaliva a quella mattina e, da come potevasi leggere, non era certamente un bel messaggio.

“Junyong, l’hai trovata?”
 
“Non ancora Heejun, ci sto lavorando”

“Ricordati del malloppo che ti spetta se dovessi trovarla”

“Certe cose non si dimenticano con tanta facilità, lo sai meglio di me.
Comunque, oggi vedrò di seguirla”

“Perfetto. Teniamoci in contatto”

-Hoseok! Rimetti tutto a posto, subito!- bisbigliò Jungkook, avvisato dal suo hyung della presenza di passi in avvicinamento. In meno di un quarto di secondo tutto fu in perfetto ordine e ognuno ebbe il tempo di rimettersi in sesto per non destare sospetti.
-Forza ragazzi, riprendiamo la coreografia-
Quei messaggi non li avrebbe certo dimenticati J-Hope, che nel frattempo stava già pensando a un nuovo piano per mettere al nemico i bastoni fra le ruote…

►Angolo autrice:
Annyeonghaseyo armys! Fortunatamente sono stata in grado di ritagliarmi del tempo per scrivere e revisionare il capitolo che, con grande sorpresa, sono riuscita a pubblicare *fa il simbolo della vittoria con le dita*
Bene bene… le cose si stanno facendo più che interessanti direi *risatina malefica* Fatemi sapere che ne pensate lasciandomi un commentino \(^-^)/
Scappo, si è fatto tardissimo! Al prossimo aggiornamento, carissime!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** I got you, darling ***


                             •♦I got you, darling♦•

Image and video hosting by TinyPic

Erano le sei e mezza del pomeriggio e fuori dalle finestre si poteva già notare un cielo scuro che scandiva tante piccole stelle simili a brillantini sparpagliati in ogni dove. I ragazzi erano completamente esausti, l’eccessivo lavoro ammucchiato in otto ore si faceva sentire ad ogni minimo passo che, via via, diventava sempre più pesante.
Dal gruppo di ragazzi si levò una voce quasi energica: era Taehyung che si era appena voltato verso l’amico, bloccatosi all’improvviso davanti la porta della sala da ballo.
-Hobi che fai? Non vieni?- chiese nascondendo un sopracciglio sotto la frangia lievemente bagnata.
L’altro levò il viso da terra, svegliandosi dal suo stato pensante: -Non adesso Tae… devo prima sistemare una cosa. Voi andate nel frattempo- disse, ottenendo un gesto di spallucce come risposta.

Le mura bianche dei corridoi del secondo piano rendevano l’ambiente aperto e freddo, dall’aria un tantino minacciosa. Un’alta figura snella posta di spalle visibile dal fondo della corsia catturò l’attenzione del ragazzo che, individuato chi fosse, prese a correre per venirgli incontro.
-HyunSoo sunbaenim! Aspetti!-.
L’eco del lungo passaggio candido ampliò la sua voce stanca accentuando, di conseguenza, la sua ansimazione. Il manager si voltò verso Hoseok, sorpreso nel vederlo durante l’orario in cui sarebbe già dovuto tornare al dormitorio.
-Hoseok hoobae, che ci fai ancora in azienda?- chiese, sollevando le sopracciglia nere con fare alquanto perplesso.
-Ho bisogno di parlarle, signore-.
Piegatosi in avanti sulle cosce cercò di prendere fiato: il rumore prodotto dall’aria che veniva gettata violentemente via dai suoi polmoni era piuttosto preoccupante.
-Ma figliolo, non posso più ricevere…- indicò la porta dello studio appena chiusa a chiave.
-La prego, si tratta di una situazione delicata e della massima importanza!- urlò esasperato dopo aver raccolto tutta l’aria che aveva appena immagazzinato, ritrovandosi ad ansimare più di prima. La sua reazione scatenò nel manager un senso di perplessità misto a non poca preoccupazione.
-Va bene ragazzo, per stavolta farò un’eccezione…-

*** 

I sei giovani ragazzi stavano appostati sui divani del salotto intenti a guardare un po’ di televisione quando una vocina deliziosa interruppe la quiete della stanza:-Indovinate cosa c’è per cena stasera?-
-Non tenerci sulle spine Julie, forza! Diccelo!- esclamò Suga, spiaccicato contro la spalliera del divano con lo stomaco che brontolava a più non posso.
-Paejon*!-.
Quel nome scatenò l’euforia generale e una precoce acquolina nelle fauci di ognuno.
-Vengo ad aiutarti- si offrì Jin come aiuto-cuoco, scattando prontamente in piedi dalla sua postazione in poltrona.
In quell’ampia cucina l’unica cosa che si riusciva ad udire era il rumore delle suole delle ciabatte, striscianti in modo incessante contro il parquet. I due erano talmente in perfetta sintonia che chiunque avrebbe potuto benissimo scambiarli per cuochi provetti. Lo sguardo di Jin, che intanto mescolava l’impasto di uova e farina, saltellava dalla ciotola alla sagoma snella di Julie, impegnata a tagliare i cipollini alla sua destra.
Per un attimo il rumore della frusta si arrestò e un insolito calore si attaccò delicatamente alla sua schiena, unito a un dolce respiro che le sfiorò l’orecchio.
-Devi tagliarli così, vedi? E’ semplice…-
Ed ecco che in quel momento il suo petto venne animato da un tamburellare incessante e fin troppo accelerato per i suoi gusti. Le braccia del ragazzo le circondavano dolcemente la vita mentre le mani, poggianti sulle sue, erano intente a guidarla: era così che Julie riusciva a sentire sicurezza, quella sensazione che non aveva mai provato. O almeno, non in maniera così forte.
Jin, realizzato dove si trovasse, si ritirò di scatto staccando il mento dalla spalla sinistra della ragazza, rimasta temporaneamente bloccata a fissare il nulla davanti a lei. Il ragazzo si raschiò poi piano la gola portandosi il pugno davanti le labbra carnose.
-Ehm… sì. Beh, h-hai capito… continua tu adesso- strofinò le mani sul grembiule fintanto che ritornava alla sua postazione con la testa china. Non volava nemmeno una mosca: faceva talmente silenzio che si sarebbero potuti addirittura sentire i battiti dei loro cuori. Julie prese a voltarsi in maniera robotica verso il ragazzo non appena udì il fracasso della frusta sbattere ferocemente contro le pareti della ciotola.
-Jin! Le uova…- sgranò gli occhi Julie alla sola vista del ripiano da lavoro, ricoperto da macchie di mucosa appiccicosa e arancione.
-Aish… Julie, mi dispiace… non so cosa mi sia preso, davvero- si scusò mollando la presa dalla ciotola, lasciandovi cadere all’interno la frusta.

Sapevi eccome cosa ti fosse preso, Jin. Non negare l’evidenza.

-S-stai tranquillo, non è nulla di grave. Sono ancora le otto meno venti, posso ancora salvare la cena se vado a comprarle-.
-Ma Julie…-
-Non ci sono “ma” che tengano, Jin. E’ tutto okay. Continua a tagliare i cipollini, io arrivo subito-.
Sfilatasi il fiocco alla schiena, posò il grembiule sul marmo e si fiondò verso la porta d’ingresso seguita dagli sguardi dei membri e dalle loro continue domande nel sapere dove stesse andando.


Dire che fuori si gelava era poco, quel clima fin troppo umido le dava l’impressione di trovarsi in Antartide. Se ci fossero stati i pinguini sarebbe stato più che perfetto. Mancava poco e Julie si prendeva una bella storta per colpa delle strade sdrucciolose e della corsa contro il tempo che era costretta a fare.
Venti minuti e il supermercato avrebbe chiuso: sarebbe mai riuscita a giungervi, per giunta sana e salva? L’effetto del vento gelido che sbatteva contro la sua faccia poteva considerarsi molto simile a quello di un’anestesia, visto che i suoi muscoli erano completamente atrofizzati.
Dopo alcuni metri di totale angoscia era già giunta a destinazione. Fortuna volle che, proprio prima di arrivare all’ingresso del supermercato, si beccase un tremendo scivolone che la portò contro un ragazzo appostato al semaforo: avente su per giù cinque o sette anni in più di lei, possedeva un perfetto fisico scolpito cui lineamenti erano accentuati dal lungo cappotto stretto alla vita. Questo, voltandosi lentamente, sgranò gli occhi alla sola vista di Julie, quasi come avesse visto un fantasma. La esaminò dettagliatamente in volto poi, dopo varie esitazioni, la aiutò a rialzarsi.
-Tutto ok, signorina?- disse il tipo assottigliando di poco gli occhi, già sottili di natura.
-Sì… la ringrazio…-.
Gli lasciò freddamente la mano e, tenendosi saldamente il colletto, riprese dritta per la sua strada: quel tizio le mise addosso una strana inquietudine che, purtroppo, fece fatica ad andarsene.

-Bene, una dozzina di uova dovrebbe bastare- osservò il contenuto del sacchetto sperando che avesse azzeccato le dosi. Mentre si incamminava verso quella che ormai era divenuta anche casa sua, si sentiva un nodo stretto allo stomaco e un forte senso di agitazione, facentesi più forte ad ogni passo. Era spaventata e sovrappensiero per le strade buie di Seoul, situazione in cui tutti non vorrebbero sicuramente trovarsi.
Giunta finalmente davanti al portone dopo l’ennesima storta si apprestò ad estrarre le chiavi dalla borsa. I cespugli del vialetto frusciavano in maniera abbastanza strana per essere mossi semplicemente dal vento che, per giunta, non era nemmeno chissà quanto forte.
Sudava visibilmente freddo.
Le palpitazioni avevano raggiunto l’apice.
Ansimando si guardò le spalle voltandosi con molta lentezza: sperava di non spaventarsi a morte nel ritrovarsi qualcosa che la fissasse da qualche parte. Andava tutto bene, così si mise ad trafficare di nuovo con le chiavi all’interno della serratura. All’improvviso qualcuno la afferrò fermamente dalle spalle, facendole cacciare un urlo talmente alto che chiunque a un raggio di dieci chilometri potesse sentirla.
-Julie? Va tutto bene?-
-Oddio Hoseok! Mi hai spaventata… sì, adesso che ci sei tu va molto meglio- prese ad asciugarsi la fronte col guanto.
-Benissimo. Dai, entriamo che fa freddo qui fuori-


-Quindi è qui che ti nascondi… bene. Ti ho trovata, bella donzella-



NB* Viene chiamata “pizza coreana” ed è fritta in padella: ciò che si ottiene alla fine è un impasto simile a quello di una frittata.

►Angolino autrice:
Annyeong armys! Dopo una settimana intensa ho fatto ritorno con un capitolo tutto nuovo, per la gioia di tutti voi :3 Ooookay, le cose si stanno facendo abbastanza intriganti fra Jin e Julie -non vi biasimo se avete sclerato durante quella scena perché, credetemi, l’ho fatto anch’io *confession time* -. Spero abbiate apprezzato quest’altro frammento di fanfiction! Ringrazio sempre di vero cuore chi segue e recensisce la storia, sostenendomi con i propri incoraggiamenti e aiutandomi a migliorare con le proprie critiche costruttive… Beh, è tutto. Vado a dormire adesso -devo smetterla di aggiornare la sera tardi ewe-.
Kisseeees ^-^

 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Is there something wrong? ***


   •♦Is there something wrong?♦•

Image and video hosting by TinyPic

-Ragazzi sono tornata! E ho portato anche una persona con me!- urlicchiò Julie spuntando dalla porta d’ingresso assieme ad Hoseok. Dai divanetti del salotto, cinque teste colorate si girarono in simbiosi mentre una sesta sbucò dalla porta della cucina: dalle espressioni sui loro volti trapelava non poco sollievo nel vedere finalmente il ragazzo farsi vivo dopo ore di sgomento.
-Era ora che tornassi Hobi! Cominciavamo a domandarci su dove ti fossi cacciato- esclamò Jimin, sollevandosi sulle ginocchia e spalancando le braccia. A lui si unì anche Suga, scortato dai suoi soliti modi rozzi da scaricatore di porto.
-E non per sembrare offensivo ma… dove cazzo sei stato per tutto questo tempo?-.
Quell’eccessiva pesantezza lessicale portò Junkook a storcere il naso fintanto che Taehyung, rimasto a bocca spalancata, teneva compagnia a Namjoon mentre si sbatteva una mano contro la fronte, il quale la fece poi scivolare lungo tutta la faccia.
-Tieni a bada la lingua Yoongi, non sono cose che ti riguardano-.
Non c’era da biasimare il suo comportamento nei confronti di quella testolina cenere dato che ce l’aveva ancora con lui e la sua amata pozza di sudore da quella famosa mattinata di spionaggio sfrenato. Il tono secco e freddo di Hobi riuscì a zittirlo, almeno per il momento.
Troncata lì la discussione si diresse a passi svelti verso il piano superiore e, oltrepassando Jin, lasciò dietro le sue spalle un semplice “Fate un fischio quando è in tavola”. Non aveva mai ricevuto così tanti sguardi come in quell’istante durante tutto l’arco della sua vita.

Chissà che diamine gli era preso...


***

Il cigolio della maniglia che si abbassava venne seguito da una lieve voce tremolante, che si fece spazio nell’interstizio fra la porta e lo stipite: -Posso entrare?-
-Sei già entrato Kook...- rispose Hoseok con fare seccato. Da quando fece ritorno al dormitorio era rimasto tutto il tempo da solo nella sua stanza, disteso sul suo comodo letto a rimuginare sui suoi pensieri.
-Volevo solo dirti che la cena è già pronta-. Jungkook si toccò gli indici con fare ingenuo, pensando che magari la sua presenza lì potesse essere di troppo dato lo strano umore dello hyung. Il ragazzo dai capelli color nocciola scansò l’avambraccio dagli occhi e guardò il maknae, rimasto ancora all’impiedi in attesa di una sua risposta.
-Non penso di avere fame stasera. Dì agli altri che ceneranno senza di me- rispose atono, dopo essersi voltato su un fianco e dato le spalle all’altro.
C’era qualcosa che non andava in lui e, qualunque cosa fosse, lo stava portando in uno stato simile alla depressione: Kookie voleva sapere a tutti i costi cosa avesse, non era da lui reagire in questo modo di fronte ai problemi.
-No, Hoseok. Tu stasera cenerai con noi come hai sempre fatto...- si interruppe sotto lo sguardo allibito dell’altro che, nel frattempo, si era voltato verso di lui:-...ma non prima che mi abbia detto cosa ti tormenta-. La tenacia e l’irremovibilità del maknae erano ammirevoli, bisognava di certo dargliene atto.
Poggiato sui gomiti Hoseok distolse lo sguardo e, dopo aver indugiato per qualche attimo, si arrese all’intimazione dell’amico, il quale stava ancora fissandolo ai piedi del letto a braccia conserte.
-D’accordo Kook… ho parlato col manager oggi pomeriggio- vuotò il sacco, cappottando la testa all’indietro mentre emetteva un sonoro sospiro ricco di irritazione.
-Cosa significa che hai parlato col manager? Che vi siete detti?- sgranò gli occhi al solo udire la sua risposta.
-Gli ho detto della situazione di Julie, e della conversazione che io e il leader abbiamo sentito nei bagni… ha ascoltato tutto con attenzione- emise un lieve sospiro prima di riprendere la sua confessione:-L’ho pregato di disdire il concerto a Tokyo che avremo dopodomani e mi ha detto che ci avrebbe pensato su, che avrebbe analizzato con cura le circostanze e che non devo preoccuparmi perché “è tutto sotto controllo”… Adesso temo per il suo esito, spero capisca la gravità della faccenda-.
Chi poteva immaginare che Hoseok si fosse preso questa grande responsabilità da solo? E’ stato un gesto meraviglioso ma avrebbe potuto evitare di fare tutto da sè, se solo ne avesse fatto parola con gli altri.
-E quando avresti avuto intenzione di dircelo?- Junkook mise a sbattere in modo incessante un piede contro il pavimento, impersonando in tutto e per tutto una giovane mamma adirata col proprio bambino.
-Domani, quando avrei avuto la risposta decisiva da parte del manager- si levò a sedere sul letto incrociando le gambe.
-Ragazzi siete ancora vivi? Guardate che si fredda se non vi date una mossa!- urlò Jin dalla base della scalinata che portava alle camere da letto, ottenendo come risposta un sonoro “Arriviamo subito”.
-Ok Hobie. Fai finta che non mi abbia detto nulla, d’accordo?- gli parlò con voce calda, venendo ricambiato da un cenno positivo del capo dell’amico.
-Bene, adesso si va a mangiare-

***

Il fruscio dell’acqua che scorreva dal rubinetto annullava ogni altro rumore circostante, e questo Julie lo notò abbastanza bene quando intravide con la coda dell’occhio la sagoma alta di Jin. Comparve talmente all’improvviso che si vide costretta a sussultare e, per poco, non ruppe il piatto che aveva fra le mani, insaponate per giunta.
-Jin! Sei tu… mi sono presa un bello spavento-
-Ehm, scusa io…-
-No, tranquillo non è colpa tua… è del getto dell’acqua. Ogni volta non sento nulla- ridacchiò, scrollando ogni errore inesistente dalle spalle del ragazzo. Sorridendo puntò lo sguardo al lavello, sciacquando per bene la stoviglia.
-Va tutto bene, Julie?- le si avvicinò cauto.
-Certo, perché me lo chiedi?-. Quella domanda alquanto semplice fu in grado di farla balbettare per un istante.
-Pensavo alla tua situazione con Heejun, a come ti possa sentire dato che… dopodomani abbiamo il concerto a Tokyo- abbassò il tono di voce e con esso anche il capo. L’acqua corrente smise di fluire.
-C-cosa? Perché non me l’avete detto prima?- sgranò gli occhi fintanto che la mano tenente il cucchiaio cedette facendo sì che questo, cadendo, producesse un rumore metallico all’interno del lavabo.
-Pensi sarebbe cambiato qualcosa?- Jin era calmo e preoccupato allo stesso istante.
-Avrei cercato una soluzione, Jin. Sai che non mi sento al sicuro con quel pazzo alle calcagna- le tremò la voce, e le mani a seguire.
-Tu sei al sicuro Julie, ricordalo. Ci siamo noi qui con te-. Jin stava accorciando le distanze ma lei si ritrasse subito dopo.
-Per ora…- bofonchiò guardando tutt’altro fuorchè il ragazzo. D’altronde non aveva tutti i torti.
Jin si avvicinò pericolosamente alla ragazza con una sveltezza del tutto priva di lui e, senza pensarci due volte, la avvolse in un tenero abbraccio: bloccata dalla sua stretta energica, Julie rimase ad ascoltarne in silenzio il battito del cuore che tamburallava all’impazzata. Quando questi parlò ella riuscì anche a sentirne le parole, che rimbombavano ovattate nel suo petto.
-Stai tranquilla, Julie. Sappi che non permetterò mai che qualcuno ti faccia del male, perché io ti…- quelle stesse parole crearono un blocco nel suo esofago.
-…tu cosa, Jin?- respirava lentamente, col cuore che pulsava in gola. Jin emise dei suoni gutturali, poi balbettò.
-Io ti… ti voglio bene, sì-. Queste le ultime parole pronunciate prima che il silenzio cominciasse a regnare sovrano. Il battito decelerava sempre di più e il respiro si assestava gradualmente. Che magari la ragazza sperasse in qualcosa? Fatto sta che si sentiva confusa, non sapeva più cosa provasse.
Era tutto un cocktail di emozioni ad averla decisamente stordita. Julie portò le mani a pressare contro l’addome di Jin per far sì che potesse sciogliere quell’abbraccio durato già abbastanza a lungo.
-Si è fatto tardi, devo andare a dormire. Buonanotte, Jin…- sembrava quasi volesse scappare, dal modo fulmineo che aveva di camminare. Ciò che Jin vide fu un
pezzetto della sua vestaglia prima che la ragazza potesse scomparire del tutto per le scale. I sensi di colpa e la paura di un probabile insuccesso stavano iniziando a manifestarsi in lui: sarebbe mai riuscito a prendere coraggio ed esprimere i propri sentimenti a Julie? 


►Angolo autrice:
Ma buonsalve armys! Sì, lo so, per adesso sto sfornando capitoli a raffica… ho fin troppe idee per la testa ahah comunico che gli scleri non si fermeranno certo qui eh! Ci saranno molti colpi di scena nel corso della storia quindi… vi consiglio di prepararvi psicologicamente xD Vi lascio, corro a scrivere il seguito (sperando ci riesca!). Annyeoooong!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** You are in danger ***


               •♦You are in danger♦•

Image and video hosting by TinyPic

-Che cosa vuoi!? Lasciami Heejun, ti prego! Lasciami andare!-
Bloccata contro il muro, la ragazza cominciò a dimenarsi per cercare invano di sfuggire alla morsa stretta del fidanzato, il quale stava guardandola soffrire come un uccellino dalle ali tarpate.
-Adesso che ti ho trovata non ti lascerò più scappare. Sei mia Julie, e lo sarai sempre!- urlò, avventandosi su di lei.


Un grido sovrumano, poi il silenzio calò come un sipario. “Era solo un incubo”, continuava a ripetersi, uno in mezzo a quella lunga serie che la tormentava da tempo ormai immemore.
Le gocce di sudore scivolavano lente sulla fronte, coperta da qualche ciocca di capelli altrettanto umida. Il respiro di Julie era fin troppo caldo e talmente pesante che le sue costole presero ad appesantirsi fino a far male. La stanza era parzialmente illuminata dalla soffusa luce mattutina che penetrava dalla serranda, situazione che le permise di vedere chiaramente l’orario indicato dalla sveglia: le 5:45.
Solo allora si rese conto di trovarsi immersa nella più strana pace degli angeli poiché di solito, a quell’ora, erano già tutti all’impiedi a far casino, intenti a prepararsi per un’altra giornata in azienda.
Scostate malamente le coperte da sopra di sé si incamminò verso la cucina, con solo le sue modeste ciabatte pelose e il plaid sulla schiena a farle compagnia. I suoi piedini svelti si superavano a vicenda giù per le scale che, ad ogni passo, emettevano forti scricchiolii i quali si mescolavano alle continue imprecazioni della ragazza intenta a non svegliare i ragazzi.
Dopo aver superato le tredici fatiche di Ercole giunse finalmente in cucina: perché non scaldare un po’ di latte per calmarsi e riscaldarsi da quel dannato freddo che penetrava fin dentro al midollo? Mentre armeggiava con la brocca di latta rimuginava in maniera incessante su quell’incubo che l’aveva scossa a dovere, temeva fortemente che questa situazione potesse davvero presentarsi e lei non avrebbe avuto via di scampo: ciò che alimentò questa sua paura fu la momentanea assenza dei bangtan, i quali avrebbero dovuto lasciarla da sola per chissà quanto tempo.
Una calda lacrima salata si fece spazio sulla gota, scivolandovi lentamente su.

Risvegliatasi dai suoi sensi, più addormentati di lei, la ragazza riuscì a captare chiaramente dei rumori singolari provenire dalle stanze di sopra per poi spostarsi verso le scale: lo strisciare delle ciabatte le fece intendere chi stesse per fare il suo ingresso.
-Julie, cosa ci fai in piedi a quest’ora?-
-Jin. Stavo… stavo scaldandomi un po’ di latte, ho freddo. Tu piuttosto, perché ti sei alzato?- si affrettò ad asciugarsi la lacrima, balbettando nel frattempo.
-Perché ti pensavo- mosse dei piccoli passi. Julie rimase in silenzio, basita.
-Ho sentito un tuo urlo poco fa… pensavo di averlo immaginato ma in fondo sentivo non fosse così. E in effetti lo scricchiolio delle scale e la luce della cucina me ne hanno dato la prova- spiegò con voce sensuale, nonostante fosse ancora impastata col sonno.
-Beh Sherlock, i miei complimenti- ridacchiò sarcastica fintanto che si scaldava le mani vicino al gas.
Jin spostò con cautela una sedia e vi si abbandonò su, lasciando il suo respiro uscire violentemente dalle narici. Tirò su col naso, poi si tenne con le mani i gomiti, poggiati sul tavolo di fronte a lui: lo sguardo che spaziava in una dimensione diversa da quella terrestre fece intendere alla ragazza quanto questi fosse esageratamente sovrappensiero. Addirittura, in un primo momento, non riuscì nemmeno a sentirla chiedergli se gradisse anche lui un po’ di latte caldo.
-So quanto sia preoccupata, Julie. I tuoi occhi parlano in silenzio, e le tue lacrime confermano quello che dicono- Jin prese la tazza bollente con ambedue le mani tese, sbattendovele ad intermittenza.
-Jin ti prego…- si poggiò una mano sul viso:-… sappiamo entrambi che sei più preoccupato di me, te lo si legge in faccia. Solo uno stupido non lo capirebbe...-.

Colto sul fatto, baby.

Sgranò gli occhi e rimase in tensione, impassibile.
-So che tieni a me, che… mi vuoi bene, ma devi stare tranquillo. Riesco a badare a me stessa- cercava di trovare conforto nelle sue stesse parole mentre tentava di convincerlo.
-Non lo nego Julie ma, capiscimi, vederti sola e indifesa con un pazzo che ti sta dietro non mi fa di certo stare tranquillo. E ora che io e i bangtan dobbiamo andare, ancora meno- si rese conto solo in ritardo di aver aumentato di poco il volume della voce, quanto bastasse per far svegliare qualcuno dei membri.
-Ho bisogno di sapere che tu lo sia, Jin. Se non lo sei, non lo sarò neanch’io- disse dopo aver sorseggiato un altro po’ di bevanda ormai tiepida.
-D’accordo Julie, cercherò di star calmo… per te- abbozzò un mezzo sorriso tremolante ed insicuro che fu abbastanza per far sorridere lei di conseguenza. Silenziosa come un topolino, Julie si alzò dalla sua postazione e, a passi felpati, si mise in piedi davanti al ragazzo. Una mano esile e bianca si avvicinò a quella di Jin fin quasi a prenderla saldamente: a egli mancò un battito, sussultando incredulo. Lei tirò la mano verso di sé costringendo l’altro ad alzarsi.
-Abbracciami hyung- gli disse cingendogli stretto la vita. Sbloccatosi dal suo momentaneo torpore muscolare abbassò le braccia e fece altrettanto, ciò che Julie stava aspettando.
Un singhiozzo da parte di lei, poi altri a catena.
-Grazie di esserci-
-Quando vuoi. Io sono qui-


Quel giorno sembrava che il tempo avesse deciso di correre la maratona dato che passava fin troppo in fretta per i gusti di Julie. Il dormitorio era permeato da una baraonda immane: in qualunque angolo ci si voltasse c’era sempre qualcosa, o tutto, fuori posto; impossibile non notare come il corridoio del piano superiore fosse stracolmo di vestiti gettati alla rinfusa aventi come unica compagnia ciabatte di qualsiasi forma e colore sparpagliate quasi a formare un percorso ad ostacoli. Quella casa era un vero e proprio porto di mare. Chiunque, a parte Yoongi, correva mezzo disperato per le stanze alla ricerca dei propri oggetti personali da mettere poi in valigia.
-Qualcuno ha per caso visto la mia maglia?- domandò Suga tenendo ancora in bocca lo spazzolino fintanto che si asciugava i capelli con un panno.
-Sarà buttata qui in mezzo, va’ a cercarla- rispose Namjoon indicando la catena montuosa di vestiti che si era formata in corridoio.-Per chi mi hai preso, hyung? Ti sembro Dora l’esploratrice?- quella risposta secca e ricca di un’ironia a dir poco pungente, scatenò l’ilarità generale. Stranamente le risa contagiarono anche Yoongi stesso, cosa che stupì non poco i membri.
Dal piano inferiore si sentì distintamente lo squillo di un telefonino, il quale trillava senza sosta.
-Aish, il cellulare!- urlò Hoseok capendo si trattasse del suo. Era l’unico ad avere un “pasito a pasito, suave suavecito” a dargli l’avviso di essere contattato da qualcuno… poco da fare, quella canzone gli si era ormai attaccata in testa. Hobi uscì di tutta corsa dalla stanza e, scivolando col sedere per la ringhiera della scala, arrivò alla cucina in un battibaleno dove Julie stava già ad aspettarlo col telefono in mano.
-Tieni hyung, è per te- gli porse l’aggeggio continuando poi a canticchiare la canzone.
-Pronto?-

***

Jungkook era stranamente nervoso quel pomeriggio, nei meandri più oscuri del suo stomaco sentiva che qualcosa non sarebbe andata come avrebbe dovuto. Cosa mai starà dicendo il manager per tenere così tanto tempo Hoseok con l’orecchio incollato allo schermo del telefono? Doveva mantenere la calma, già Jimin e Taehyung avevano notato il suo misterioso turbamento, e non poteva permettere accadesse ancora o avrebbero sospettato qualcosa. Col muso lungo stava dedicando il suo tempo alla valigia quando il suo hyung sopraggiunse all’interno della stanza che entrambi hanno condiviso dall’inizio dei tempi.
-Hobi! Allora, che ti ha detto?- chiese saltellandogli dietro, con eccessiva curiosità in corpo. Stava fremendo nel sapere l’esito.
Il volto dello hyung era incomprensibile, non si riusciva affatto a comprendere quali emozioni lo pervadessero:- Dobbiamo andare- sputò la sentenza in modo chiaro e schietto.
-Che cosa significa “dobbiamo andare”!? Avanti Hobi-hyung, ti ha tenuto un’ora al telefono… non penso ti abbia detto solo questo- bisbigliò esasperato scompigliandosi i capelli castano scuro.
-Infatti c’è altro. Ma sta’ tranquillo, più tardi dirò tutto sia a te che agli altri. Dovete sapere-

Il suono di clacson e il successivo trillo del campanello ruppero la quiete del dormitorio: due suv neri si erano appena appostati nello spiazzo di fronte l’edificio, pronti a scortare i bangtan e i rispettivi bagagli all’aereoporto. Julie venne pervasa da un senso di nostalgia e inquietudine nel vedere andare i ragazzi via da lei, lasciandola sola e in balìa di se stessa. Jimin prese a fissarla pensieroso: dopo aver assistito all’abbraccio di quella mattina fra lei e Jin sentì come se l’avesse persa, nonostante quella non si fosse mai trovata con lui in termini di relazione.
-Mi raccomando, fai attenzione Julie. Non far preoccupare il tuo oppa- la strinse Hoseok, tirando uno dei suoi sorrisi retti passante da una guancia all’altra. Posti davanti la porta d’ingresso, Namjoon e Taehyung le si inchinarono sorridendole fintanto che Yoongi le lasciava un bacino sulla guancia e un rapido abbraccio, atto che lasciò stupito il resto del gruppo.

Va bene che Suga non avesse mai palesato le sue emozioni,
ma quando si trattava di queste cose nulla contava più.

Kookie le sorrise timidamente da lontano chinando leggermente il capo con fare amichevole fintanto che Jimin faceva altrettanto, scrutandola da capo a piedi nel momento in cui Jin le si avvicinò.
-Non farmi stare in pensiero, d’accordo?- Jin si dondolava avanti e indietro e il suo sguardo saltellava sul viso di lei, senza mai incrociare i suoi occhi. Le sue labbra accennarono poi un sorrisetto riservato.
-Va bene Jin. Tu ricordati la nostra promessa- disse, porgendogli il mignolino. Il ragazzo lo guardò rapidamente e, ridacchiando dolcemente, ricambiò volentieri il gesto intrecciando il dito al suo con innaturale delicatezza.
-Senza dubbio-

***

Si era già fatto il crepuscolo e Julie si sentiva più sola che mai, quella casa era fin troppo grande per una persona sola. Cercò di distrarsi in tutti i modi possibili e immaginabili, addirittura si mise a sistemare tutto il caos che avevano combinato i bangtan prima della partenza. Nelle stanze buie e fredde del dormitorio primeggiava solamente l’eco del suo respiro e l’ululato del vento fuori le finestre.
La suoneria del cellulare accese in lei un lume di speranza.
-Soyon! Che bello sentirti, come stai?- strillò immediatamente dopo l’apertura della chiamata.
-Jagiya sto benissimo, grazie! Tu che mi dici?- ricambiò lo strillo quella, dall’altro capo del telefono.
-Beh… tutto va a gonfie vele, altrochè…- Julie ridacchiò agitatamente, cercando in tutti i modi di sembrare normale.
Era da molto che non si sentiva con l’amica a causa dei suoi studi universitari e, purtroppo, non era riuscita a tenerla al corrente del casino con Heejun: se solo l’avesse fatto, quella avrebbe abbandonato tutto e sarebbe tornata da lei, pur di starle accanto per aiutarla e sostenerla.
-Come sta andando all’univer-?- si bloccò non appena udì uno strano rumore proveniente dall’ingresso.
-Ehm, scusa un attimo Soyon… devo andare. Ti richiamo-. Julie interruppe bruscamente la chiamata senza curarsi del “Jagi, aspetta” pronunciato dall’interlocutrice. Col cuore a mille si diresse al piano inferiore, portando con sé un mattarello preso al passare dalla cucina.
Recatasi all’entrata notò che qualcosa non andava: la porta era aperta e la serratura scassinata a regola d’arte.
Bastò una sola voce alle sue spalle a farla trasalire e, di certo, non per gioia.
-Ciao dolcezza, felice di vedermi?-
-Heejun!-

►Angolo autrice:
Annyeong armys! Eccovi il nuovo capitolo bello fresco di stesura, spero vi sia piaciuto! Ehm si, chiunque voglia picchiarmi per avergli lasciato troppa suspence può farlo, sono consapevole di essere una bad girl *si piega al suo destino crudele* Anyway, fatemi sapere cosa ne pensate e soprattutto se ci sono eventuali errori, avendolo scritto di getto u.u Detto questo mi ritiro *si polverizza*
Kisses ;*

 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Save me ***


 •♦Save me♦•

Image and video hosting by TinyPic

-Allora piccola… ti sono mancato?- parlò quasi sussurrando, agitando la catenina che portava sempre al collo.
La sua figura posta all’impiedi, con una spalla pressata contro lo stipite della porta del salotto, riuscì a scaturire in lei timore e panico allo stesso istante. Quel suo orrendo mezzo sorriso malvagio ricco di malsana perversione fu il mezzo che fece comprendere a Julie il fine di quella sgradevole visita inaspettata.
-Che cosa vuoi? Come facevi a sapere dov’ero?- gli rispose dopo aver trovato aria da inalare e parole da iniziare a sputargli in faccia.
-Un vero stalker sa tutto baby… anche dove vai a fare la spesa- passò alla posizione eretta, mettendo in risalto la sua grandiosità fisica.
-Quindi quel tipo… mi stava pedinando. Non me l’ero immaginato allora- pensò ad alta voce fra sé e sé, portandosi le mani a cucchiaio a coprire naso e bocca.
-Ma certo che no, dolcezza. Sapevi sarebbe arrivato questo momento…- disse, cominciando ad accorciare le distanze dalla ragazza che, nel frattempo, stava cominciando a retrocedere.
-Tu devi stare con me, Julie!-
-Scordatelo!- gli urlò contro mentre questi si dirigeva verso di lei a grandi falcate:-Non fare un altro passo Heejun, o ne subirai le conseguenze! Io… io ti odio!-.
Tre parole, mille ansimazioni.
Sebbene l’avesse avvertito, il giovane pazzo non ci pensò due volte che le si fiondò inaspettatamente contro. Julie non potè far altro che usare il mattarello, che scaraventò con violenza contro il suo addome.
Heejun si accasciò per terra portando le mani allo stomaco.
Dalla sua bocca usciva visibilmente del sangue.
Rialzatosi come se nulla fosse accaduto, la colpì con un ceffone in pieno viso facendola andare a poggiare contro il muro.
-Non devi allontanarmi, stupida ragazza!-

Prima che questi potesse bloccarla la mora si alzò di scatto e, con prontezza, si diresse in cucina. Il cellulare squillava senza sosta. Non fece neppure in tempo ad iniziare la conversazione con Soyon che Heejun glielo prese di mano, limitandosi a lanciarlo violentemente dall’altra parte della stanza.
Julie era priva di qualsiasi altra via di salvezza.
Sembrava che le sue gambe avessero una propria coscienza, portandola ad arretrare i passi.

-Aiuto! Aiutatemi vi prego!- gridò come una forsennata, nella speranza che potesse sentirla almeno qualcuno del vicinato. Era frenata contro il muro, tenuta da Heejun per un polso postole dietro la schiena. I loro visi erano a due millimetri di distanza.
-Nessuno può sentirti, sono tutti lontani baby…- bisbigliò con fare psicopatico, sorridendo malignamente. Il suo alito dal rivoltante odore di soju era caldo, e sfiorava il suo collo con finta delicatezza.
-Ne eri davvero sicuro?-.


Quella voce… Jimin?


-Aaah, i nostri cari ragazzi sono tornati a quanto vedo!- si voltò verso di loro osservandoli uno ad uno nella loro, a parer suo, pateticità.
Julie ebbe un colpo al cuore non appena li vide tutti insieme lottare per lei.
-Lasciala stare, bastardo!- esclamò Hoseok furibondo, facendo qualche passo avanti.
-E perché dovrei? Lei è mia, solo mia!- nel suo sguardo vi era un misto di rabbia e sangue.
-Smettila, maledetto! Lei non è proprietà di nessuno, hai capito!?- ruggì Jin, adirato per come stava trattando la giovane amica.
A un tratto, la mano che Heejun aveva usato per tenerle il polso, si spostò di scatto verso il collo di Julie. Iniziò visibilmente a stringerlo, portando la vittima a boccheggiare gradualmente.
Stava accadendo di nuovo, pensò la ragazza.
Una delle doti sconosciute di Jin fu la sua prontezza che lo portò ad afferrare un coltello dal ripiano per puntarlo, con sangue freddo, contro la faccia del nemico. Taehyung e Suga cercarono in tutti i modi di farlo ragionare, ricordandogli il discorsetto sulla questione “omicidio” che aveva affrontato con i membri poco tempo prima.
-No no Jin, questo non si fa. Vuoi vedere la tua cara amichetta morta?- disse spavaldo muovendo il capo come un pendolo. Intimorito dalle sue folli intenzioni Jin fece roboticamente cenno di no con la testa, guardando fisso i suoi stessi piedi.
-Bene. Allora lascia quel coltello-.
Cosa avrebbe dovuto fare il ragazzo se non permettere alla lama di cadere dalla sua mano e farla strisciare malamente per terra, lontano da chiunque? Strinse le mani in due pugni così forti che le nocche diventarono istantaneamente bianche: si sentiva un codardo fin troppo magnanimo con persone senza scrupoli come Heejun e si odiava per questo, perché non era mai riuscito a cambiare questo lato del suo carattere.

Il coreografo lo guardò assottigliando gli occhi e, sogghignando, si voltò verso Julie ancora tenuta ferma contro la parete fredda della cucina:-Bene… e ora finiamo questa qui!-.
Quelle parole furono la miccia che fece esplodere Jin: non ci pensò due volte che si catapultò in un lampo sulle sue spalle e, stringendogli il collo con gli avambracci lo tirò all’indietro verso di sé, a tal punto da farlo allontanare dalla ragazza.
Hoseok, Jungkook e Jimin fecero la loro parte fiondandosi prontamente a prenderla, quasi del tutto priva di sensi e aria sufficiente nei polmoni, fintanto che i restanti tre si univano alla rissa iniziata dal più grande.
Le urla di dolore di Heejun e gli schiocchi di mani contro la sua pelle riecheggiavano leggiadri per tutta l’area della stanza: Taehyung scansò il corpo dello psicopatico da sopra quello dello hyung lasciandolo a Namjoon e Yoongi, i quali lo tenettero saldamente per le braccia.
Il suo viso era segnato da evidenti lividi violacei, e il sangue grondava da naso e labbra:-Sarai soddisfatto adesso che mi hai ridotto in questo stato-
-Avrei fatto di peggio anche nei momenti più sbagliati. Ritieniti fortunato- disse ansimando mentre apriva e chiudeva i pugni. Come volevasi dimostrare, l’appagamento interiore sovrastò persino la stanchezza.


-Ottimo lavoro ragazzi, siete stati eccezionali. Grande piano, Hoseok- HyunSoo e la sua voce tombale fecero fieramente il loro ingresso nella casa, cui condizioni erano a dir poco pietose per via della baraonda che vi dominava. Alzando in simbiosi lo sguardo, Monie e Yoongi scossero violentemente in nemico dirigendosi verso il manager.
-Ora ci penso io a te, Heejun. Le tue vittime avranno fatta giustizia e allora, come adesso, sarai in guai seri- il manager si rivolse al ragazzo dopo che questi raggiunse i suoi piedi.
-Luridi bastardi-.
Il giovane e il suo sorrisetto spavaldo furono lasciati nelle mani di due uomini che, sollevandolo in posizione parzialmente eretta, lo scortarono nell’auto che l’avrebbe condotto dritto in centrale.
-Non la ringrazieremo mai abbastanza, signore- chinò il capo Hobie seguito a ruota dagli altri.
-Dovere, ragazzi. Niente ringraziamenti-
HyunSoo fece per girare i tacchi, poi si bloccò concentrando il suo sguardo sulla ragazza:-Prendetevi cura di lei, ne ha davvero bisogno…-
-Stia tranquillo, è in buone mani- Taehyung espose il suo adorabile sorriso quadrato, andando incontro all’uomo per accompagnarlo alla porta.


Lo squillo insistente di un cellulare catturò l’attenzione dei ragazzi, voltatisi all’unisono nello stesso punto da cui proveniva il suono.
-Insomma, è normale che una ragazza non possa permettersi di star male? Nemmeno alla casa bianca il presidente riceve tutte queste telefonate… è ridicolo!-
-Yoongi hai finito di lagnarti? Vado a rispondere io così chiudi quella boccaccia, dai più fastidio della stessa suoneria- sbottò Jimin, che già ne aveva le scatole piene delle sue lamentele da bambino rompipalle.
Alzatosi dal divano in cui Julie era stesa, stirò le gambe e si diresse in cucina. La suoneria era ancora presente ma non vi era traccia del telefono.
-Ma dove cavolo si trova quel dannato aggeggio del demonio?- imprecò fintanto che, carponi per terra, cercava il cellulare dell’amica. La luce dello schermo proveniente da sotto il tavolo evitò che il ragazzo potesse dare di matto, visto che era già da cinque minuti che ne era alla ricerca con quella stupida suoneria attaccata ai neuroni.
-Pronto?- chiese sbuffando esasperato. Un attimo di silenzio venne seguito da uno strillo.
-E tu chi diamine sei!?- esclamò Soyon perplessa, la quale non si aspettava di udire una voce maschile risponderle, per giunta in modo così irritato.
-Sono Jimin, un amico di Julie. Tu, invece, chi saresti?-
-Soyon, sua amica. Un momento… sei quel Jimin? Quello dei fiori?-
-Cos-? Come fai a…?-
-Lascia perdere. Puoi levarti dalle scatole adesso?- gracchiò come una cornacchia in calore.
-Mi dispiace carina, ma non posso farti questo favore. Julie non può rispondere al momento- rispose poggiato al muro mentre ammirava le sue unghie mezze mangiucchiate, impersonando in pieno una giovane segretaria altezzosa.
-Che cosa significa!? Passamela immediatamente, cafone!-.
I modi da irrispettosa principessina viziata di Soyon cominciavano sul serio a far girare le palle a Jimin: avrebbe voluto tirarla fuori dal telefono per dimostrarle cosa provano davvero le galline quando gli viene teso il collo.
-Ma sei tonta per caso!? Non sta bene, e di certo le è impossibile parlare al telefono!-
-Omooo! Che cos’ha? Come mai sta male?- Jimin allontanò l’apparecchio dall’orecchio. Chissà se quella telefonata gli sarebbe costata una visita otorinica.
-Devi ancora continuare con l’interrogatorio prima che mi permetta di spiegarti?- si sbattè la mano sulla fronte, stanco di avere la sua vocina stridula attaccata all’orecchio. Quella tipa era più pazza di Taehyung.
-Aish, va bene. Spiegami allora, professore- sospirò pesantemente, lasciando trapelare la sua stizza.
-Ti basta solo sapere che è stata aggredita, il resto è solo storia-
-Aggredi-che!? Devo tornare immediatamente…- continuava a blaterare senza dare ascolto al ragazzo che cercava in tutti i modi di farla zittire.
In sottofondo, i vari tonfi sordi causati da oggetti che cadevano da chissà dove constrinsero Jimin a distanziarsi dal telefono, portandolo a metterlo davanti la faccia aspettando che finisse il cataclisma. Quella lì aveva proprio bisogno di un calmante: quello adatto agli elefanti sarebbe stato proprio perfetto, pensava.
-Prenderò il primo aereo di domani-.
L’improvviso rumore di un tasto presagì il termine di quella folle telefonata e, a seguire, un lungo suono acuto mise a riecheggiare nell’orecchio di Jimin che, di certo, stava apprezzandolo di più della voce sgradevole di Soyon.
-Argh, perfetto! Un’altra folle. Taehyung… avrai compagnia-



►Angolo autrice:
Annyeonghaseyo armys! Scusatemi per aver pubblicato solo adesso ma sono stata davvero molto impegnata, in più mi sto dedicando alla stesura di una fanfiction del tutto nuova - che spero di poter pubblicare presto -. Voglio ringraziare di vero cuore chi recensisce la storia e chi la segue (anche silenziosamente), sono felice di sapere che ciò che scrivo sia di gradimento! Scappo, ho ancora molto da fare---
Bacionissimi! <3 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Stay with me ***


•♦Stay with me♦• 

Image and video hosting by TinyPic

Julie era rimasta priva di sensi per una buona mezz’ora quella sera. Il suono di molteplici voci maschili rimbombavano nella sua testa ancora addormentata. Esse si arrestarono di colpo non appena la ragazza schiuse gli occhi, ritrovandosi sette dolci faccine a fissarla preoccupate.
-Sia benedetta la barbetta di HyunSoo, Julie! Stai bene?- esultò Taehyung a mani giunte.
Chissà quante altre cose aveva santificato prima che si svegliasse, molto probabilmente il dormitorio era diventato un tempio sacro.
-C-cosa è successo? E come mai siete tutti qui?- Julie portò una mano sulla fronte. Era confusa, e con una lancinante emicrania.
-Un concerto non è più importante di te- enunciò deciso Hoseok. Riusciva a vederlo a mala pena, la sua sagoma poggiata sul muro era del tutto sfocata, come fosse sott’acqua. Julie si stropicciò gli occhi, poi mise a fuoco. Si mise seduta sulla sua postazione, respirando con notevole affanno.
-Ti spiegheremo a tempo debito, per ora pensa solo a riposare- disse Jin chinandosi di fronte a lei.
Il ragazzo porse in avanti entrambi i palmi, invitandola ad afferrarli. Julie era riuscita ad alzarsi in piedi quando un capogiro la fece oscillare, si sentiva come ubriaca.
-Meglio che ci pensi io- sospirando, portò un braccio dietro le sue ginocchia e la prese in braccio, sotto le occhiate sbalordite dei membri, Jimin compreso.
-Non state a guardare come dei mammalucchi, andate a dormire piuttosto!- Namjoon agitò una mano davanti a sé scuotendo le menti dei suoi coetanei, chiaramente addormentati da non riuscire a comprendere quanto i loro sguardi potessero essere imbarazzanti.


Lo sguardo attento della ragazza attraversava ogni lineamento del profilo di Jin: notava il suo fare cauto mentre saliva le scale, la delicatezza che aveva nello stringerla a sé e la tranquillità del suo respiro.
L’attimo in cui egli ricambiò la sua occhiata le diede la conferma di ciò che aveva sempre provato. Non era solo un caso avere un nodo stretto allo stomaco ogni volta che sentiva pronunciare il suo nome, o un’immensa felicità farsi spazio nel petto ogni volta che lo guardava o lo vedeva sorridere.
Erano chiari segnali che lei aveva semplicemente ignorato, e di certo anche nascosto per bene.
Mancava solo qualche passo alla sua stanza.
Abbassata la maniglia col gomito, Jin aprì la porta. Aveva sempre desiderato un momento del genere, ma di sicuro in circostanze migliori di un post-svenimento.
-Va meglio adesso?- domandò dopo averla poggiata sul suo letto.
L’unica cosa che ottenne un cenno di approvazione e un abbozzo di sorriso. Come una giovane mamma premurosa, scostò il piumino e coprì la ragazza visibilmente presa di freddo. Jin permise al materasso di abbassarsi su un lato non appena vi gravò il suo peso su.
-Sono felice che tutto si sia risolto- la voce di Julie era un tutt’uno con il sonno.
-Anch’io, non sai quanto. Mi solleva non dover più far fronte a questa faccenda, sapere che adesso tu sia al sicuro mi rende la persona più gioiosa su questa terra- girò i pollici raschiando la gola contemporaneamente. Julie lo contagiò col suo sorriso.
-Vedervi entrare da quella porta ha acceso in me un lume di speranza. Tu e i ragazzi mi avete aperto gli occhi perché, devo ammetterlo, l’amicizia vera esiste e sono onorata di averla potuta ricevere da persone umili come voi. Dire grazie non è sufficiente per me-
In tutto l’arco della sua vita Julie non era riuscita mai a fare discorso più sensato di quello. Per un momento cominciò a pensare che magari fosse solo merito della stanchezza. Sta di fatto che quelle parole colpirono appieno Jin, non c’è mai stata in lui soddisfazione più grande di quella. Nemmeno il giorno in cui divenne un idol fu egualmente appagato.
Julie si lasciò scappare uno sbadiglio. Jin emise un sospiro, chinando il capo verso le pantofole.
-Amicizia. Già, è un bel dono...- ridacchiò.
-...ma mai quanto l’amore. No, no di certo. Quello è qualcosa di speciale che ti rapisce, che ti acceca, che ti cambia in fondo, che ti fa scoprire parti di te che nemmeno conoscevi. E so di cosa sto parlando, perché provo tutto questo ogni volta che ti guardo. Vedi Julie... io ti amo, e non smetterò di farlo fino a quando sarò ancora in vita- strinse gli occhi intimidito dalle sue stesse parole.
I pugni stretti contro il pantalone ne stropicciarono il tessuto, facendolo somigliare a uno straccio malandato.
Uno sbadiglio e un lieve mugolio seguirono il suo monologo.
Solo allora capì di essersi salvato dalle sue parole, sicuro al cento per cento che lei non le avesse sentite.
Sollevò gli angoli della bocca, contemplandola nel suo meritato sonno.
-Adesso puoi dormire beata, nessuno oserà più farti del male- Jin le tolse gli occhiali e, scansatale la frangetta, le si congedò con un bacio sulla fronte.
-Buonanotte Julie-


***


Andare al lavoro era sempre stata un’impresa titanica, ma nonostante tutto Julie era contenta di poter ritornare alla sua stancante normalità. Dagli sguardi che riceveva all’interno dell’agenzia si poteva benissimo intendere come nessuno sapesse nulla di ciò che le era accaduto... eccetto Misun, ovviamente.
-Julie! Oh santo cielo, vieni qui!- le si fiondò addosso, bloccandola in un tenero abbraccio.
-Ieri sera quando Namjoon-ah mi ha telefonata mi ha detto tutto, persino del tuo lungo stato di svenimento… per un momento ho pensato al peggio-.
La ragazza si fece scappare una lacrima, sollevata di vedere la giovane amica lì con lei, sana e salva.
-Non ce l’avrei mai fatta senza l’ingegno e la bontà dei ragazzi, sarei sicuramente altrove adesso se non ci fossero stati loro- le sorrise.
-Santi angioletti del Signore quei bangtan-
Julie aveva dimenticato quanto potesse essere bello armeggiare con i set di trucchi appostati sul bancone mentre conversava con Misun. Aveva trovato in lei un po’ della sua adorata Soyon.

Aspetta... Soyon!

La mora sentì degli urletti familiari aumentare gradualmente di tono. Era solo frutto della sua immaginazione, pensò. Ma a quanto pare non era proprio così...
Solamente il rumore assordante della porta sbattuta a furia contro il muro le fece intendere di non star avendo serie allucinazioni.
Soyon piombò all’interno della saletta, camminando a grandi falcate verso l’amica. Non fu affatto strano vedere al suo seguito tre uomini della sicurezza intenti ad inseguirla.
-Jagiyaaa!- urlò come una forsennata. Il suo tono squillante era rimasto tale e quale.
Julie fu colta alla sprovvista quando quella pazzoide provetta le si scaraventò addosso, facendola cappottare all’indietro con Soyon al suo seguito.
-Soyon? Ma sei matta? Che ci fai qui!?- sgranò gli occhi alla sua vista.
-Dovevo vederti. Dopo essere venuta a conoscenza delle tue condizioni mi sono subito precipitata qui- si spolverò violentemente l’abitino con la mano.
C’era da dire che nemmeno i suoi modi da maschiaccio erano cambiati. Se la si guardava per la prima volta, a primo impatto poteva sembrare una ragazza dolce e tranquilla, insomma, la donna ideale di ogni individuo coreano di sesso maschile che si rispetti. Beh, a quanto sembra l’abito non fa il monaco.
-Tu sei pazza, lo sai?- Julie afferrò la sua mano, ritrovandosi in posizione eretta davanti a lei.
Proprio eretta non era, visto il mal di schiena che le aveva appena causato.
-Lo so, cara mia! Ma bando alle ciance, stai bene adesso?-
Soyon era seriamente preoccupata. Julie ha sempre ammirato la sua facilità nel cambiare umore e  tono in meno di un petosecondo, era una dote innata, pensava.
-Sì, adesso sto meglio-
Beh non sembrava, visto che era intenta a massaggiarsi la zona lombare.
I tre aitanti bodyguard fermarono i loro passi verso Soyon quando Jimin piombò dal nulla nella stanza.
-Signori, potete andare. La situazione è sotto controllo adesso- disse rivolgendo poi un’occhiata a Julie.
-Ancora tu? Che diamine vuoi?- Soyon era la solita ineducata schizzinosa.
-Voglio parlare un attimo con la mia truccatrice. In privato- l’accento posto sulle ultime due parole le fece intendere di dover portare il suo adorato posteriore fuori di lì, insieme a quello di Misun che, nel frattempo stava ripulendo il ripiano da lavoro.
-Forza Soyon, andiamo-


Il rumore dei loro passi, che riecheggiava liberamente nell’area bianca dell’aula trucco, venne smorzato dalla porta, che si chiuse dietro le loro spalle. Solo allora Jimin poté concentrarsi su Julie.
-Come ti senti oggi? Sicura di non starti sforzando troppo?- le prese ambedue le mani, accarezzandole coi pollici.
-Assolutamente Jimin, stai tranquillo...- Julie deviò lo sguardo. Il suo riflesso sullo specchio divenne più interessante delle attenzioni del ballerino.
-Julie, guardami-
Gli occhi della ragazza si scontrarono coi suoi, rimanendovi immersi per una manciata di secondi.
-Sai fin dall’inizio ciò che provo per te e, beh, l’hai anche visto...- cominciò balbettando.

Eccome se l'aveva visto!

-E per questo motivo mi sento in dovere di dirtelo comunque, nonostante tutto. Ti prego, Julie... rimani con me-
Inutile dire che le mancarono più battiti del normale. Odiava essere colta alla sprovvista, soprattutto se si trattava di questioni del genere. Sospirò, poi decisa prese la parola.
-Ok, ascolta... so che ciò che sto per dirti ti distruggerà, ma devo farlo. Sarò schietta, il mio cuore appartiene ad un’altra persona. Non posso stare con te Jimin, comprendimi...-
-Certo, ti capisco benissimo. Sai quanto sia cocciuto, e per questo ho voluto provarci fino alla fine, nonostante la risposta non sarebbe stata quella desiderata... ma va bene, ok. Se questo è il verdetto, mi auguro possa essere felice- un leggero velo di malinconia si poggiò su di lui, portandolo ad allungare le distanze da lei.
-Mi auguro lo stesso anch'io per te. Spero troverai qualcuno che sappia amarti davvero Chim... meriti molto-
Julie lo fermò con una carezza sul viso. Un sorriso, poi un amichevole abbraccio in grado di guarire anche un cuore a pezzi.

Jin era colui che ha amato con tutta se stessa, fin dall’inizio. Doveva dirglielo, non poteva più continuare a vivere con questo peso...       


►Angolo autrice:
Ma buonasera!! Lo so, lo so, vorreste prendermi a ciabattate per aver aggiornato così tardi meeeh... sono stata (e purtroppo continuo ad esserlo) davvero molto impegnata, sia per i preparativi di inizio scuola (oggesù salvami TwT) che per un ripasso generale di qualche materia - tanto per riallenare un po’ il criceto dentro la mia testa che, ormai a forza di non studiare, è diventato obeso per la pigrizia LOL -.
Mi duole dirlo ma stiamo finalmente - ma anche no - giungendo alla fine della nostra amata fanfiction. Per questo colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta tutti coloro che la seguono e la recensiscono: grazie _MartyK_ per i tuoi scleri stupendi (tranquilla, la sottoscritta cercherà un premio da darti per la categoria “fangirl” <3 ) e per le tue bellissime parole; un grazie va anche alla dolcissima Tati_chan che, con le sue recensioni, mi ha spronato ad andare avanti e avere anche più fiducia in me stessa e in ciò che scrivo.
Beh, detto ciò... meglio evaporare - e magari andare a dormire. Aish, come farò a riabituarmi adesso? TwT -
Un abbraccio coccoloso(?)
tenacious_deep_soul 99  (era da tempo che non mi firmavo xD)
P.s: _MartyK_ rispondo solo adesso a una tua vecchia domanda... ho chiamato la ff “Stay with me” proprio per ciò che dice Jimin ^w^


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3505626