Era passata una
settimana.
Tutti i giorni
Eva andava in ospedale
prima degli altri.
Raccontava a
Marco di Marta, della
Roma, della famiglia, di Rudi ed Alice che aveva beccato in
atteggiamenti
amorosi, gli stessi che avevano avuto loro due. Gli leggeva parti di
pensieri e
parole che lui aveva annotato sulle pagine che lei aveva ritrovato, gli
faceva
ascoltare le canzoni che lui aveva composto e quelle degli artisti che
più
amava.
Andava via
sempre in tempo.
Nessuno mai
l’aveva sorpresa in
quella stanza.
Era certa che
sia Giulio che Maya ne
avessero il sospetto.
Era certa che
Walter invece lo
sapesse.
Anche quella
mattina Eva era seduta
sul letto di Marco a leggere.
- Ho sete
– disse il ragazzo.
Eva si
alzò, andò al tavolino in
fondo alla stanza e dopo aver riempito il bicchiere si rese conto di
cosa stava
succedendo.
Si
girò verso il letto.
Marco era
lì, semi seduto grazie allo
schienale del letto che lei aveva sollevato quando era arrivata.
Aveva gli occhi
aperti. Li sbatteva
cercando di mettere a fuoco il mondo intorno a loro.
Eva fece cadere
il bicchiere per
terra.
L’infermiera
che passava di lì, entrò
in stanza chiedendole cosa fosse accaduto, l’unica cosa che
la ragazza riuscì a
fare fu di indicare il letto.
All’improvviso
la stanza si riempì di
medici ed infermieri.
Lei venne fatta
uscire e la pregarono
di avvisare gli altri.
Come poteva???
Come sarebbe riuscita
a parlare???
Andò
giù nel giardino e rimase seduta
su una panchina per un tempo che le parve infinito.
Giulio, Walter e
Maya stavano
attraversando l’androne quando Giulio notò dalle
vetrate la ragazza.
Un tuffo al
cuore si impadronì
dell’uomo: fino ad allora Eva non li aveva mai aspettati.
Anche Maya e
Walter si accorsero di
Eva e si guardarono impallidendo.
-Eva?!?- disse
Giulio raggiungendo la
ragazza –Eva?!?- la chiamò nuovamente.
Eva si
girò a guardare quel padre che
lei aveva imparato ad amare come se fosse anche suo.
Alcune lacrime
scivolarono dai suoi
occhi, Giulio deglutì.
Eva
cercò di parlare, ma non ci
riuscì, Giulio deglutì nuovamente mentre Walter e
Maya erano come impietriti.
- Si
è svegliato – disse Eva con un
filo di voce – Si è svegliato –
ripeté cercando di emettere un suono più forte.
Giulio
scoppiò a piangere,
l’abbracciò.
Abbracciò
tutti e corse su da suo
figlio. Walter lo seguì.
Maya si sedette
vicino ad Eva e
rimasero così: due donne innamorate dello stesso uomo sedute
sulla stessa
panchina.
I dottori
spiegarono che in
quell’ultima settimana avevano diminuito di giorno in giorno
i farmaci che
tenevano Marco in coma.
Avevano bisogno
di sapere come il
ragazzo reagiva e lo potevano fare solo in quel modo. Non avevano detto
nulla
ai famigliari per non illuderli di un risveglio che nemmeno loro
sapevano se ci
sarebbe stato.
Eva e Maya erano
in corridoio,
guardavano Walter fare il giullare, Giulio piangere e ogni tanto
baciare Marco
in fronte o dove capitava e Marco portarsi la mano alla testa come si
fa quando
si ha dolore.
Giulio vide le
ragazze fuori ed uscì
a prenderle.
Le
fece entrare e quando Marco le guardò, vide il
buio negli occhi di suo
figlio.
- Marco?? - disse il padre –
non dici niente? Non le
saluti??-
Marco guardava
il padre e guardava
quelle due donne.
Nella sua mente
solo una domanda si
affacciava: chi erano???
-Buongiorno-
disse il ragazzo in
evidente imbarazzo
Maya corse da
lui, fece per
abbracciarlo e baciarlo, ma lo vide irrigidirsi e tirarsi indietro
sprofondando
ancora più nel letto.
- Marco sono io,
Maya - disse la
ragazza preoccupata
- Maya??? -
disse Marco – Ci
conosciamo? –
Maya
indietreggiò impallidendo.
Marco
guardò suo padre implorando con
gli occhi aiuto.
- Tranquilla
Maya – disse Giulio – i
medici hanno detto che è normale che abbia momenti di
black-out.-
- Si certo
– rispose lei sedendosi
sulla poltrona in fondo alla stanza.
Giulio
guardò Eva.
- Ciao Marco
– disse Eva
avvicinandosi al letto
Marco la
guardava, non sapeva perché,
ma quella voce lo tranquillizzava
- Ciao
– disse abbozzando un mezzo
sorriso timido – ci conosciamo???- chiese lui abbassando lo
sguardo.
Quegli occhi
parevano trapassargli
l’anima e lui non era abituato ad essere osservato, di solito
era lui
l’osservatore.
- Si –
rispose Eva cercando di non
urlare – sono Eva –
Marco la
guardò, ma i suoi occhi
rimasero vuoti, nessun ricordo si affacciò.
- Si –
continuò lei – tuo padre ha
sposato mia madre Lucia. Sono la figlia più grande e poi
c’è Alice, ha la
stessa età di tuo fratello Rudy –
Marco la
guardava ed ad ogni parola
impallidiva.
-Papà??
– disse guardando suo padre
con il terrore negli occhi – Ti sei risposato???-
Calò
un velo di silenzio accompagnato
dal gelo.
Tutti si
guardarono e capirono che
forse il black-out descritto dai medici era qualcosa di più
grave.
Marco
passò buona parte della notte a
guardare le fotografie appese alla lampada sopra di lui.
Erano di una
bambina, assomigliava
molto a sua madre Marta.
Chissà,
forse suo padre le aveva
appese per fare in modo che la madre lo proteggesse.
Si sentiva
stanco anche se in realtà
aveva sempre dormito in tutti quei giorni: in fondo il coma
è dormire
profondamente pensò.
Ormai era quasi
mattina, vedeva in
lontananza qualche raggio di sole .
Cosa ci faceva a
Lussemburgo? Come
mai non era a Roma con la sua famiglia? Si era allontanato a causa del
matrimonio del padre? Non aveva approvato che si fosse risposato?
Queste le
domande che lo avevano
tenuto sveglio l’altra parte della notte in cui non aveva
fissato le
fotografie.
Era stufo di
stare a letto.
Si sentiva
inquieto, come se fosse
sulle spine, come se stesse aspettando qualcuno o qualcosa.
Decise di
sgranchirsi le gambe e di
andare in bagno.
La sera prima si
era fatto togliere
il catetere anche se gli infermieri non erano d’accordo, ma
lui era stato irremovibile
ed aveva fatto ridere tutti affermando che non voleva nulla che
entrasse nei
suoi gioielli di famiglia.
Aveva fatto
qualche passo verso la
porta del bagno quando si bloccò.
Rimase
così, non riusciva né ad
avanzare né a girarsi.
Perché
il cuore gli batteva così
forte?
- Dove credi di
andare Cesaroni??? –
disse una voce alle sue spalle
Marco si
girò lentamente.
La ragazza che
aveva conosciuto la
sera prima era lì, se non ricordava male si chiamava Eva.
La ragazza si
avvicinò e ripeté la
domanda.
- Io…
io…. – deglutì il ragazzo
davanti a lei.
Eva non
riuscì a non sorridere.
Marco si sentiva
imbambolato, non
riusciva a muovere nessuna parte del suo corpo.
Lei lo prese
sotto braccio e lo
accompagnò dove credeva stesse andando
- Non devi
alzarti da solo – disse
sgridandolo bonariamente
–
Hai sentito i dottori, dopo tanti giorni di
letto devi alzarti con cautela –
Marco continuava
a guardarla come se
fosse la prima volta che la vedeva e questo la agitava.
- Non vorrai
stare in bagno con me
spero – disse finalmente l’ammalato cercando di
tornare padrone di se stesso
Eva rispose di
no, anche se era
abituata a condividere il bagno con lui, non ci teneva a godersi lo
spettacolo.
A casa di solito sentiva
solo rumori ed
odori. Entrambi scoppiarono a ridere
- Ti aspetto
fuori dalla porta così
sento se ti sfracelli al suolo – disse Eva accostando la
porta del bagno e
rimanendo appoggiata al muro.
Marco era
tornato a letto,
effettivamente qualche capogiro si era presentato e forse era meglio al
momento
non cadere.
Mentre Eva
sistemava un po’ la
stanza, Marco continuava a guardare le foto di sua figlia.
- E’
Marta vero? – chiese ad Eva
- Si, ti ricordi
di lei? – chiese Eva
speranzosa
- Certo
– sorrise Marco – come puoi
pensare che non mi ricordi di mia madre? –
Marco vide
delusione negli occhi di
Eva e la guardò interrogativo
- Si,
è Marta, ma è …. – stava per
dire nostra figlia, ma si fermò – è mia
figlia – disse
Marco rimase
sorpreso, tornò a
guardare le foto, ne staccò una e tenne in mano continuando
a fissarla.
- Sei sposata?
– continuò a chiederle
sempre guardando la foto.
- No –
Eva si avvicinò al letto e si
mise seduta accanto a lui.
- Assomiglia in
modo incredibile a
mia madre – spostò il suo sguardo dalla foto ad
Eva.
Sospirò,
appoggiò la testa sul
cuscino e chiuse gli occhi.
Perché
la sua sorellastra aveva una
figlia che assomigliava e si chiamava come sua
madre?
Gli pareva di
avere la risposta sulla
punta della lingua, ma non sapeva rispondere.
Eva lo guardava,
non sapeva come
fare.
Le era sembrato
giusto non mettere
troppa carne al fuoco, infondo sembrava che lui avesse rimosso tutto
quello che
riguardava la sua vita degli ultimi anni.
Forse era bene
che se ne
riappropriasse poco alla volta.
- Mi sembra di
essermi risvegliato al
buio – disse Marco riaprendo gli occhi.
|