Fuga in bianco

di unika
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Matrimonio in fumo ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Nuove e vecchie conoscenze ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Famiglia multietnica ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Vacanza ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 Addio ***
Capitolo 6: *** Cap.6 New entry ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 scommessa ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 Discorso chiuso ***
Capitolo 9: *** Cap. 9 Problemi e soluzioni ***
Capitolo 10: *** Cap. 10 Evoluzioni ***
Capitolo 11: *** Cap. 11 Appuntamento ***
Capitolo 12: *** Cap. 12 Inaspettato ***
Capitolo 13: *** Cap.13 Pausa ***
Capitolo 14: *** Cap. 14 Caffè? ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Cap.1 Matrimonio in fumo ***



Fuga in bianco
 
Cap.1 Matrimonio in fumo
 
È li in alto. Sopra le teste di damigelle indemoniate che saltano e si sbracciano. Volteggia e le supera tutte facendo nascere sui loro volti la delusione. Seguo il tragitto del bouquet  bianco e blu quando mi rendo conto che la sua traiettoria è il mio viso e mi porto le mani per coprirmi. Un boato assurdo mi perfora i timpani e due braccia mi circondarono. Le mie mani strinsero d'improvviso il bouquet e capii tutto il trambusto. -brava amore- sussurrò John al mio orecchio. Alzai la tasta di scatto e mi guardai intorno. Ero seduta sulle gambe di John, che mi stava stringendo in un abbraccio e avevo il bouquet in mano. -è volato fra le tue mani Gladys, perciò mi chiedo se tu voglia sposarmi-  Quelle parole mi colpirono molto e rimasi a bocca aperta. Mi ha appena chiesto di sposarlo. I miei occhi si riempiono di lacrime e lo baciai. Oggi avrei dovuto dargli la grande notizia che sono incinta, ma lui mi ha battuto chiedendomi di sposarlo. -è un si?- mi chiese divertito accarezzandomi una guancia. -si, si papà-  Glie l'ho detto, ho detto di si e gli ho detto che sarà padre, questo è il giorno più bello della mia vita. Vidi i suoi occhi illuminarsi ancor di più e le sue braccia stringermi ancor più saldamente. Si alzò in piedi tenendomi sollevata e con un bicchiere di champagne indicò sua sorella e suo marito. -un brindisi agli sposi e alla donna più importante della mia vita che ha appena accettato di diventare mia moglie e che...- fece una breve pausa guardandomi negli occhi e poi riprese -e che mi ha appena dato la notizia più bella al mondo, sarò padre!-  Poggiò il bicchiere sul tavolo senza averlo bevuto e mi baciò con passione acclamati da applausi, fischi e congratulazioni. Lo amo, sto per sposarlo e sto per essere madre il mio sogno finalmente si realizzerà.
 
1 anno dopo
 
Oggi dovrebbe essere il mio grande giorno, io e John dovremmo sposarci, ma appunto dovremmo. Invece che essere in macchina con mio padre verso la chiesa sono al cimitero di fronte alla tomba del mio piccolo Angelo. Pochi giorni dopo la sua nascita una malformazione cardiaca grave se l'è portato via. Da quel giorno tutto è cambiato: io sempre più triste, John scostante. Alcuni giorni amorevole e rassicurante, altri freddo e distaccato. Alla notizia che mia sorella era incinta quattro mesi fa ero felicissima, già immaginavo i nostri figli giocare insieme. Anche il ragazzo di mia sorella era felicissimo... sino ad un mese fa. E lo ero anche io sino a ieri. Luke, il mio ormai ex cognato un mese fa ha lasciato mia sorella, nessuno della famiglia però sapeva il perché. Ieri ho avuto la bella idea di voler scambiare due parole con lui per capire cosa fosse successo e ho fatto benissimo. Ho scoperto che da un po' di tempo delle belle corna alleggiavano sulla mia testa proprio come su Luke. Quel gran figlio di buona donna di John sono mesi che cornifica con mia sorella, in fatti il bambino è di John. Bello schifo lo so. Mi dispiace aver offeso sua madre, lei non centra nulla è una donna meravigliosa, non posso più dire lo stesso del figlio. Questa mattina ho faticato a guardare in faccia mia sorella e la sua pancia di cinque mesi, mi sentivo mancare la terra sotto i piedi. -Gladys, perché sei qui e non in chiesa, John ti sta aspettando- sobbalzai sorpresa dopo che mi sono accorta di non essere affatto sola. Mi voltai ed incontrai lo sguardo preoccupato di mia sorella, appoggiata ad un albero. Scossi il capo e mi alzai in piedi girandomi dritta verso di lei. -no Zowie, non è vero che sta aspettando me- mormorai con le lacrime agli occhi. Cercai di sistemarmi l'abito da sposa che indossavo, solo per non guardarla in faccia. Mi fa molto male, mia sorella minore è incinta dell'uomo che amo. Sono stata tradita su tutti i fronti voglio andarmene via da questo schifo. -come puoi dire una cosa simile, se ti riferisci a questi ultimi mesi in cui hai detto che lo vedevi un po' distante non ti devi preoccupare. Mamma ha detto che continua chiedere se sei arrivata- cercò  di incoraggiarmi. -volevo salutarlo- mentii indicandole la tomba del mio bambino. -ti capisco, ma ora andiamo dai- Mi prese sotto braccio con una mano mentre l'altra la teneva sul pancione subito sotto il seno. Anche io lo facevo quando uscivo con John prima del parto, era una strana abitudine che mi ero presa. Entrammo nella macchina bianca e ci dirigemmo alla chiesa dove tutti aspettavano solo più il mio arrivo. Scorsi John fuori dalla macchina aprirmi la portiera e porgermi la mano con un sorriso ampio. -sei splendida Gladys, sono l'uomo più fortunato al mondo- disse baciandomi la guancia. Abbozzai ad un sorriso ma mi sentii nauseata. -devi dirmi qualcosa John, qualcosa che è da un po' che dovresti dirmi?- gli chiesi con un fil di voce. Ho deciso. Se adesso mi confessa tutto sono disposta a scusarlo e a sposarlo, ma se invece mentirà me ne andrò via. -che ti amo, non te l'ho mai detto tutte le volte che meriteresti- disse lui sorridente. Scossi leggermente il capo sorprendendolo e feci qualche passo indietro. -Gladys cos'hai non stai bene, è mica per il tuo ritardo?- s'intromise mia sorella comparendo al fianco di John. -hai un ritardo?- mi chiese allora lui tutto sorridente. Perché lo rende felice l'idea che io potrei essere di nuovo incinta? Perché mi fanno star male in questo modo. -falso allarme- mormorai risentita. -non importa amore, ci riproveremo per il nostro piccolo Angelo-  Sorrideva ancora e ha nominato il mio bambino con tanta leggerezza. Scossi il capo e continuai ad indietreggiare. -non ce la faccio... non voglio più vederti- dissi finalmente. John e Zowie mi guardarono preoccupati ma li ignorai. -Gladys amore...- mi chiamò lui. -non mi chiamare amore!- esclamai sull'orlo delle lacrime. -Gladys che ti prende?- mi chiese preoccupato. Dietro di lui vidi i nostri rispettivi genitori comparire preoccupati del nostro ritardo. -ti ho chiesto di dirmi la verità, ma continui a prendermi in giro!- gridai esasperata. Finalmente lo vedevo agitato e anche mia sorella. Finalmente avevano capito che sapevo tutto. -lasciami spiegare amore-  -non chiamarmi amore! Mi fai schifo!- esclamai lasciandogli una cinquina in pieno viso. -Gladys mi dispiace io... io- Zowie iniziò a piangere ma con tanta forza di volontà la ignorai dandole le spalle e camminando lontano da loro. Scorsi un taxi arrivare verso la mia direzione e alzai il braccio per chiamarlo. -Gladys, io...- sentii la voce di John dietro di ma non mi girai. -prenditi cura di mia sorella e di vostro figlio, non sono stata in grado di renderti padre io spero che almeno Zowie ci riesca. Addio- mormorai intanto che il taxi si fermava. -dove vai? io ti amo- mi scongiurò. -lontano da qui, ne ho bisogno. Non è vero che mi ami, altrimenti non avresti messo incinta mia sorella quando io ancora non avevo dato alla luce il nostro bambino- salii sul taxi e mi affrettai a dire l'indirizzo al tassista. Ignorai il pianto di mia sorella e le suppliche di John io dentro di me mi sentivo molto più distrutta di loro.




Ehi! ciao a tutti e per chi avesse già letto una delle mie storie e perciò mi conosce già, eccomi qui! come promesso sono tornata di nuovo a scrivere.
Questa storia è un pò diversa rispetto alle altre, perchè ho cercato (e spero di esserci anche riuscita) di prendere più a cuore i sentimenti che prendono vita nella protagonista Gladys.
Ogni tanto in qualche capitolo metterò una curiosità su qualche personaggio, ma sappiate che se ne avrete voi qualcuna non avete che da chiedere :)

Ora qui sotto metterò le immagini di alcuni dei personaggi che sono comparsi in questo primo capitolo:

Gladys

John

Zowie


Abito da sposa di Gladys






Spero proprio vi sia piaciuto il capitolo e anche i volti che ho deciso di dare ai personaggi.


by unika

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Capitolo 2
*** Cap.2 Nuove e vecchie conoscenze ***


Cap.2 Nuove e vecchie conoscenze
 
Quel tassista del cavolo mi ha lasciata a piedi nel bel mezzo di New York. "mi scusi ma mia moglie sta per partorire, diventerò padre!" Aveva detto tutto esaltato. Anche John era emozionato quando ero entrata nel salotto di casa nostra dicendogli che mi si erano appena rotte le acque... basta! Sto camminando da un ora in cerca di un negozio dove io possa comprare qualcosa da indossare al posto dell'abito da sposa che  ho in questo momento. Tutti mi fissano e come dargli torto?  Il vestito che ho è ampio e pieno di balze, neanche qualcosa di meno sfarzoso. -scusa, posso fare una foto con lei?- mi chiese una ragazzina di circa quindici, sedici anni con i capelli lilla. -senti, mi dispiace ma non è giornata, chiedilo alla prossima sposa cornificata che incontri- cercai di liquidarla. -oh, mi dispiace. E... posso aiutarti?- cambiò domanda. -se mi dici dove posso trovare un negozio per comprare abiti da poter sostituire questo abito ti sarò debitrice-  Sono disperata, accetto anche aiuto da una ragazzina multicolore se mi può essere d'aiuto. Il viso della ragazzina si illuminò e si mise subito al mio fianco. -poco distante da qui c’è un centro commerciale dove potrai trovare tutto! Scarpe, pantaloni, maglia o se preferisci un vestitino, boh quello che vuoi- disse tirandomi dietro di se ed indicandomi un punto indefinito davanti a noi. Il problema è che io non vedo nulla e mi preoccupa scoprire fra quanto arriveremo alla meta. -come ti chiami?- mi chiese di punto in bianco dopo dieci minuti buoni di silenzio. -Gladys, tu?- chiesi a mia volta. Se avessimo fatto un po' di conversazione avremmo fatto passare il tempo più velocemente. -Destiny Lee e ho sedici anni- si presentò per intero porgendomi la mano. -Piacere Destiny, io sono Gladys Hall e ho ventisei anni- decisi anche io di presentarmi per intero. -hai fratelli o sorelle?- mi chiese fissandomi con i suoi grandi occhi grigi. Mi irrigidii a quella domanda ed annuii. -ho una sorella più piccola, si chiama Zowie ed è incinta- mormorai triste. -perciò presto sarai zia che bello- esclamò allegra. Invidio molto questa ragazzina, ha una vita semplice e spensierata sicuramente. -già- commentai con un po' di rancore nella mia voce. -non ne sembri convinta- mi fece notare. -il padre del bambino è l'uomo che avrei dovuto sposare oggi, non riesco a fare i salti di gioia- dissi facendo cadere un silenzio pieno di imbarazzo per la ragazzina. Avrei dovuto semplicemente dirle che è un brutto periodo non rinfacciarle come se fosse colpa sua dei miei problemi. -e tu hai dei fratelli o sorelle- chiesi per rimediare. -si, ho tre sorelle e due fratelli- disse con un sorriso. -che famiglia numerosa, congratulazione a tua madre e tuo padre- sorrisi sorpresa. -ma non siamo tutti fratelli di sangue. Dione che ha diciotto anni è mia sorella di sangue; Hei di diciannove e Mi-hi di ventidue anni sono sorelle fra di loro e sono due ragazze coreane che hanno adottato i miei otto anni fa, mentre i miei altri due fratelli sempre adottati sono Keiji di venti ed Eisuke di ventisette sono giapponesi. Anche loro fra di loro sono fratelli, come Mi-hi ed Hei- spiegò subito dopo esser partita per famiglialand. -tutti asiatici- commentai un po' sorpresa. -si, i miei genitori hanno una passione sfrenata per Giappone e Corea, quella del sud chiaro, così quando hanno deciso di fare queste adozioni hanno espressamente fatto richiesta in questi due  paesi-  Sembrava al settimo cielo a parlarne, la sua, deve essere un famiglia molto unita dove non ti trovi scheletri nell'armadio neanche a pagare. -è bello che i tuoi genitori abbiano voluto adottare così tanti ragazzi- È già veramente un bel gesto quello di adottare un bambino, adottarne addirittura quattro è da monumento direttamente. -si, Eisuke è il mio fratellone che adoro, mi aiuta sempre con i compiti o se ho altri problemi è il primo su cui posso contare, Hei è una bravissima cantante e passerei ore ad ascoltarla, Mi-hi suona il violino in modo sublime, Dione ha la passione di trucchi e parrucchiera e sta facendo molti progressi, pensa questa tinta me l'ha fatta lei!- esclamò con gli occhi che le brillavano. -tinta molto curiosa- mormorai. -grazie!- Alzai le sopracciglia sorpresa, il mio non era proprio un complimento, ma più un non ti dico che mi sembri la dea Atena di i cavalieri dello zodiaco. -ecco il centro commerciale, li hai i soldi vero? No, perché io non ti posso imprestare nulla, ho i soldi contati per il pullman- mi avvisò intanto che stavamo entrando nel grande centro commerciale. -tranquilla, ho il difetto che mi porto sempre dietro la carta di credito e anche oggi che mi sarei dovuta sposare ce l'ho- dissi estraendo con grande maestria la carta fuori dalla mia scollatura. -mi piace come ragioni, i miei genitori ancora non mi vogliono dare la carta. Ce l'hanno Eisuke e Mi-hi perché hanno più di ventuno anni, fra poco la daranno anche a Keiji che compirà gli anni, poi Hei, Dione ed infine io-  Fatico a starle dietro, appena apre bocca escono una miriade di parole. Come riesce a parlare così tanto? Io nemmeno da piccola dicevo tutte quelle parole in un unica volta. -che negozio mi consigli?- chiesi tanto per cambiare argomento. -quello! È di mio fratello Eisuke vende sia per uomo che per donna e ha cose molto carine che danno sul classico- mi indicò un negozio affiancato da una gelateria e sentii la voglia di  gelato crescere in me. Siamo a giugno fa caldo e si avvicina l'ora di pranzo, prima mi tolgo questo abito, prima potrò mangiare qualcosa. -ok andiamo allora- Il negozio è veramente carino e nonostante gli sguardi stralunati delle commesse iniziai a provare qualche maglia e pantalone. Dentro al camerino stavo bisticciando con i lacci del mio corpetto. Ok avevo detto che stavo provando già qualcosa, ma la verità è che sto cercando prima di uscire dall'abito da sposa e solo dopo potrò provare i vestiti. -ciao fratellone!- sentii esclamare Destiny da fuori. -ciao Tiny, che ci fai qui?- gli chiese una voce maschile. -sto aiutando una ragazza in un emergenza- gli spiegò lei come se fosse la cosa più ovvia al mondo. -ah si? E chi?- chiese lui incuriosito. -si chiama Gladys, l'ho conosciuta poco fa. Ha bisogno di vestiti per cambiarsi dato che è scappata dal suo matrimonio- Mi irrigidii di colpo e un istinto omicida pervase ogni cellula del mio corpo. -ma che cosa stai blaterando Tiny?- chiese la voce del ragazzo preoccupato. Aprii di colpo la tenda e vidi sobbalzare entrambi. Un ragazzo dai tratti asiatici, alto, capelli neri come anche gli occhi mi fissò sorpreso. Io con occhi altrettanto sorpresi lo ammirai, il taglio degli occhi li rendeva allungati e attraenti, la bocca piccola non tanto carnosa, il fisico ben tenuto e slanciato... ho davanti il Dio dei giapponesi. Mi riscossi subito e decisi di prendere parola. -Destiny ha detto la verità, mi sta solo aiutando col mio problema- spiegai un po' balbettante. -ma come?! Non ti sei ancora tolta l'abito?- si stupì la ragazzina. -ho difficoltà con il corpetto, mi dai una mano- mi riscossi nuovamente chiedendole aiuto. -subito!- esclamò prontamente. Mi girai e la lasciai fare. Nel frattempo continuavo a sentirmi due occhi neri addosso e non potevo che sentirmi a disagio. -ahi!- esclamò Destiny ad un tratto. Mi voltai di scatto preoccupata, senza però ricordarmi di tenere su l'abito, che iniziò a scivolarmi da dosso. -aiuto- mormorai subito rimettendo l'abito al suo posto. Notai Eisuke fissarmi rosso in volto e arrossii a mia volta per l'imbarazzo. -che succede Tiny?- si riscosse subito lui smettendo di fissarmi negli occhi, preoccupato per la sorella. -mi sono tagliata intanto che la liberavo dall'ultimo laccio- spiegò portandosi il dito alle labbra. -ti prendo un cerotto- disse prontamente il ragazzo dileguandosi. -grazie fratellone. Tu intanto prova i vestiti Gladys non ti preoccupare- mi rassicurò chiudendomi la tendina in viso. -ok- mormorai. Iniziai a fare diverse acrobazie nel minuscolo camerino per liberarmi del vestito e finalmente sono rimasta in biancheria. E ora come faccio a mettermi i pantaloni? Il vestito è molto ingombrante come minimo ho bisogno di un altro camerino. Provai a vestirmi e con qualche problemino ci riuscii. Una semplice camicia bianca e dei jeans attillati. Quando aprii la tendina ricevetti l'applauso da parte di Destiny e l’ennesima occhiata sorpresa da parte di suo fratello. -che ne dite?- chiesi uscendo e facendomi vedere a tutto tondo. -benissimo, ti risalta tutto nei punti giusti. Ti fa un gran bel fondoschiena sembra ti faccia una terza o quarta di seno- si complimentò con un sorriso. Avvampai completamente al suono di quelle parole e istintivamente mi coprii il sedere con le mani. -allora è meglio se provo qualcos’altro- mormorai imbarazzata. -no, così stai benissimo fidati!- si aggiunse ai complimenti anche Eisuke. -siamo due contro uno, vinciamo noi due e tu resti così!- esclamò Destiny tutta convinta. -Tiny, Gladys si veste come vuole, è grande abbastanza per sapersi vestire secondo i propri gusti personali non credi- la riprese il fratello. Gli sorrisi grata poi mi voltai per guardarmi allo specchio. Destiny ha ragione, i jeans mi fasciano in un modo che mette in risalto il mio sedere e la camicia stretta in vita e un poco sbottonata fa sembrare che io abbia una taglia in più e già ho una terza di tutto rispetto perciò ho detto tutto. -va beh li compro dai. Come faccio per pagarli, avrei bisogno di indossarli subito, non posso andare in giro ancora con il vestito da sposa- spiegai impacciata. -ti strappo le etichette e le portiamo alla cassa così puoi pagare- disse Eisuke. Si avvicinò a me e con due rapidi scatti prese entrambe le etichette. Lo seguii sino al bancone e in poco tempo pagai. Ringrazio il cielo che per oggi avevo comprato delle scarpe col tacco basso e molto semplici così quelle posso tenerle. -ciao ragazzi- esclamò una donna alle mie spalle. -mamma!- Destiny si lancio letteralmente verso la donna a cui apparteneva la voce. Mi voltai e non appena vidi la scena sorrisi divertita. -ragazza benedetta così mi uccidi-  La donna si allontanò un po' dalla figlia e non appena la vidi mi sentii subito più a mio agio. -Hanna?!- chiesi sorpresa. La donna mi scrutò bene poi mi venne incontro sorridente. -Gladys! Ma come sei cresciuta, l'ultima volta che ti ho visto eri una bambina di appena dieci anni- si complimento venendo ad abbracciarmi. -è passato un po' di tempo in effetti. Hai fatto bene a non venire oggi, alla fine è saltato tutto- dissi sollevata di avere qualcuno a cui tengo finalmente con me. -Oggi? Ma di cosa stai parlando cara?- mi chiese sorpresa. Mi allontanai di un passo e la guardai un po' confusa. -oggi mi sarei dovuta sposare, mamma ha detto, che per un impegno nessuno della tua famiglia sarebbe potuto venire. La mamma aveva inviato tutti gli inviti- le spiegai sperando che fosse solo un lapsus il suo. -Gladys ma è una bella notizia ti sposi! Oh guarda non so proprio cosa dirti sono mesi che non sento tua madre, anzi almeno due anni- si scusò dispiaciuta. -non importa, tanto alla fine non mi sono sposata, non ti preoccupare- la rassicurai subito. Se mia madre mi ha mentito non è mica colpa sua. -oh mi dispiace, che ne dici di fermarti a pranzo da noi? Guarda caso volevo preparare la torta alla menta e se la memoria non mi inganna da piccola ne andavi pazza- mi chiese raggiante. -e l'adoro ancora, però non vorrei disturbare-  Manca meno di un ora a pranzo però non me la sento di creare così tanto disturbi a Hanna. Lei è un'amica dei miei genitori, sino a quando ero piccola veniva spesso a trovarci. Preparava sempre la torta alla mente che tutt'ora adoro e mi faceva divertire molto quando giocavamo insieme. Mi era dispiaciuto molto quando si trasferì in un altra città, però ogni tanto la sentivo per telefono. -ma cosa dici! Sono anni che non ci vediamo mi sei mancata moltissimo e anche a Peter non credere. È il solito orso che non ammette mai nulla ma sono riuscita ad estorcergli qualche confessione ogni tanto- disse energica scoppiando poi a ridere. -su dai vieni, ho la macchina parcheggiata qui fuori, mi devi raccontare tutto sono rimasta troppo indietro, tua madre non telefonava neanche più a natale. E la piccola Zowie? Me la ricordo solo più come una tenera bimba con le finestrelle imbocca- mi agguantò per un braccio trascinandomi fuori dal negozio. -l'abito...- mormorai girandomi verso Eisuke e Destiny. Eisuke sembrava più tosto confuso mentre Destiny mi salutava con la mano ed un sorriso ampio. -il vestito lo porteremo a casa noi. Ci vediamo dopo Gladys- esclamò Destiny. -hai detto qualcosa cara?- mi chiese Hanna intanto che continuavamo a camminare. -no, nulla- risposi un po' confusa.
 
Curiosità: La madre di Gladys smise di sentirsi con Hanna perché convinta che fra la donna ed il marito si stesse riaccendendo una vecchia fiamma. Cosa in realtà falsa.





Destiny (Tiny)

Eisuke




Ehi! ciao a tutti ed eccomi qua con un nuovo capitolo!
Spero che la mia storia vi stia piacendo e se invece credete che potrebbero esserci aspetti nella mio modo di scrivere che potrebbero essere migliorati fatemi sapere. Per me è molto importante sapere se da punti di vista esterni pare che io debba cambiare qualcosa, altrimenti come potrei mai migliorarmi ;)
Grazie per il tempo che avete passato con me nel leggere il capitolo :)
by unika

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Capitolo 3
*** Cap.3 Famiglia multietnica ***


Cap.3 Famiglia multietnica
 
La casa di Hanna si trovava in una zona di campagna ed aveva un ampio cortile pieno di alberi e fiori. Non era quel tipico giardino ben curato in modo pignolo, bensì un giardino casalingo con la natura che rigogliosa ed indipendente faceva sfoggio di se stessa.  Quando entrammo in casa cinque paia di occhi si poggiarono su di me, due scuri e tre chiari.  -ciao- li salutai sentendomi in imbarazzo. -ragazzi lei è Gladys, la figlia di una vecchia amica mia e di vostro padre- mi presentò tenendomi una mano sulla spalla Hanna. -ragazzina ti sei fatta grande- commentò Peter dalla sua poltrona. Non pensavo l'avesse ancora, già quando ero piccola era vecchia e con le molle fuori posto. -Peter! Ancora su quella poltrona, è più vecchia di te ormai, non la vuoi proprio buttare- scherzai avvicinandomi a salutarlo. -non offendere la mia poltrona ragazzina. Sei la solita rompiscatole di una volta, solo più alta- borbottò nascondendo un mezzo sorriso. -io sono Keiji- mi stese la mano un ragazzo di qualche anno meno di me. Destiny se non sbaglio mi ha detto che dovrebbe fare ventuno anni a breve. Non assomiglia molto al fratello Eisuke, ma si riesce comunque a riconoscerlo come tale. -piacere, io sono Gladys- ricambiai la sua stretta di mano con un sorriso. -io sono Hei- si presentò una ragazza dai tratti orientali e due maglifici occhi verdi. Altro che i miei occhi marroni, mi sarebbe sempre piaciuto avere gli occhi chiari azzurri come mia madre però alla fine li ho presi da mio padre. -e io Mi-hi- la succedette una ragazza poco più grande di lei con gli occhi scuri, che le somigliava moltissimo. -ed io Dione- si presentò una ragazza dagli occhi grigi ed i capelli tinti di un giallo pastello. -wow, bei capelli- commentai sorpresa. -grazie! Se vuoi potrei farti una tinta azzurro pastello, non ti starebbe male- le si illuminarono subito gli occhi. -grazie, ma passo. Non sono da tinte io- rifiutai cercando di essere il più gentile possibile. -Dione, non sono tutti pazzi come te e Destiny nelle tinte- commentò Hei divertita. Sicuramente devo aver fatto un espressione che lasciava trapelare il mio scetticismo. -ok ragazzina, ben tornata ma ora basta. Su ragazzi aiutate vostra madre in cucina- disse Peter con il suo solito tono burbero. Uno ad uno li vidi uscire dalla stanza e mi avvicinai a lui. -come va Peter?- gli chiesi sedendomi sul bracciolo della sua poltrona. -va- disse prendendosi un giornale ed iniziando a sfogliarlo. -bene o male?- chiesi sperando di fargli dire qualcosa in più. -bene- non si è sprecato. -sono felice per te- sorrisi appena. Mi fissò con un sopracciglio alzato e sbuffò alzandosi. -aspettami qui- se ne andò in cucina tornò poco dopo con il suo passo lento. -seguimi ti mostro la casa- mi ordinò iniziando a salire le scale. Lo seguii in silenzio e sempre silenziosa lasciai che mi mostrasse ogni stanza. Ogni camera era ben illuminata da ampie porte finestre. Lo stile un po' da casa della fattoria la rendeva accogliente e mi faceva sentire bene quel largo orizzonte che stava fuori. -questo è la camera degli ospiti affiancata dal mio studio- brontolòad un tratto -è molto bella, ricorda molto la stanza dove mi ci rifugiavo ogni tanto da piccola nella vostra vecchia casa- mormorai accarezzando il legno chiaro della finestra. -cos'hai Gladys? Non credere che in quindici anni circa che non ci vediamo abbia dimenticato i tuoi sforzi di far credere che vada tutto bene quando invece non è così. Eri una pessima bugiarda da bambina e ora non sei da meno- mi fece notare sedendosi sul bordo del grande letto a una piazza e mezza. -è così evidente?- chiesi sconsolata. -ci puoi scommettere ragazzina-  Ti pareva? Solo chi non mi conosce non se ne potrebbe accorgere. -dai spara- mi incitò. Mi sedetti vicino a lui e feci un respiro profondo. -io e un ragazzo che ho conosciuto cinque anni fa oggi avremmo dovuto sposarci, ma...- -senza un ma non sarebbe interessante vero?- mi chiese ironico. -può darsi. Un anno fa preciso John mi ha chiesto di sposarlo e ho accettato, in più lo stesso giorno gli ho detto di essere incinta- iniziai a raccontargli tutto dall'inizio. -e dov’è il pargoletto?- mi chiese con un espressione paterna in viso. -poco prima di essere al nono mese Zowie ha detto di essere incinta e tutti eravamo contenti. Pochi giorni dopo il parto Angelo, così lo avevamo chiamato, è morto per un problema al cuore che aveva sin da ancor prima di nascere- mormorai con il viso madido di lacrime e appoggiandomi istintivamente le mani sulla pancia. Peter mi attirò a se facendomi appoggiare la testa sulla sua spalla. -Zowie ed il suo ragazzo due mesi fa hanno discusso e lui l'ha lasciata. Ieri volevo capire perché si fossero lasciati e ho incontrato il suo ex. Mi ha detto che ha lasciato Zowie perché il bambino non è suo, che ha scoperto che è di John... l'uomo che amavo, con cui avrei dovuto avere un figlio e che volevo sposare!- scoppiai a piangere disperata. Mi ero troppo controllata nelle ore precedenti, mi dovevo liberare da tutto questo. -e lo hai lasciato all'altare- finì lui per me. -no, neanche sono entrata in chiesa. scesa dalla macchina gli ho chiesto se c'era qualcosa che doveva dirmi. Ero disposta a perdonarlo, a sposarlo lo stesso se mi avesse detto la verità in quel momento, ma non l'ha fatto e ho deciso di andarmene- spiegai asciugandomi delle lacrime. -almeno lo hai saputo prima di sposarlo, sarebbe stata più dura se lo avessi scoperto dopo. Sai quanto ci vuole per divorziare?- Sorrisi appena ma per niente convinta. -non riuscivo a guardare mia sorella in faccia questa mattina, era li tranquilla e serena a godersi la gravidanza di un figlio che avrebbe dovuto essere mio- -Gladys, sei giovane e hai tempo ad avere un altro figlio. E quando lo avrai sarà con un uomo che ti meriterà davvero e non ti farà mai soffrire- mi rassicurò. Peter è così, all'apparenza burbero e sempre scocciato. Ma in realtà è l'unico che ti sa aiutare facendoti tornare il sorriso in poco tempo. -papà, la mamma ha detto che è pronta... scusatemi non- si bloccò di colpo Eisuke. -no, non importa- mi affrettai a dire asciugandomi gli occhi con il palmo della mano. -avverto io Hanna che Gladys non scende a mangiare con noi, tu falle un po' di compagnia intanto che le faccio portare su qualcosa- disse Peter dando una pacca sulla spalla ad Eisuke. Il silenzio calò come una nevicata invernale, freddo e pesante. Dopo qualche secondo tirò fuori un fazzoletto e me lo porse. -ti è colato un po' di trucco- spiegò avvicinandosi. -grazie- mormorai flebilmente accettando il suo fazzoletto. -sai, ora che ci penso qualche volta i primi tempi in cui vivevo qui li sentivo nominare il nome Gladys, però non sapevo fossi tu- disse mettendosi le mani in tasca. -io invece ero rimasta un po' indietro sui figli che avevano, sapevo solo di Dione. D'altronde è più di quindici anni che ho perso di vista Hanna e Peter ed essendo piccola a quei tempi io volevo solo giocare con loro per divertirmi un po'- dissi facendo una lieve alzata di spalle. -in effetti ora siamo ben sei, nel frattempo siamo stati adottati io e Keiji, è nata Destiny e sono state adottate Hei ed Mi-hi- convenne con un sorriso un po' divertito. Si sentì bussare alla porta e spostai lo sguardo da Eisuke a Destiny che con cipiglio di preoccupazione mi stava osservando. -mamma e papà mi hanno detto di portavi da mangiare qui. Non stai bene Gladys?- mi chiese preoccupata. -mattinata intensa, tutto qua- cercai di sminuire il tutto. Annuì con un sorriso poco convinto e poggiò il vassoio sul letto tra me ed Eisuke. Non appena fummo rimasti da soli iniziammo a mangiare in silenzio. Nessuno dei due sa cosa dire, anche se comunque vorrei fare due chiacchere. -Eisuke- lo chiamai un po' incerta. Alzò la testa dal suo piatto e mi prestò la sua attenzione. -se ti chiedo com'è stato essere adottato ti infastidisce?- chiesi. -no tranquilla- mi rassicurò lui subito. -grazie. Volevo sapere come vi siete trovati tu e Keiji? Dev'essere stato molto... molto, magari non proprio sconvolgente, ma comunque vi siete ritrovati in un'altra famiglia, in un posto che non conoscevate con una lingua che non capivate. Tutto molto diverso da dove vivevate prima- cercai di farmi capire e spero di non aver straparlato. -ho capito quello che intendi- disse annuendo. -beh si all'inizio eravamo completamente spaesati. Io sapevo solo poche parole d'inglese, giusto quelle due o tre che ti insegnano alle elementari e basta. Già solo i modi fare sono diversi: in Giappone ci si saluta con un piccolo inchino, non con strette di mano o con baci sulla guancia tipo in Europa, le case sono più minimaliste, a scuola da noi le elementari durano sei anni, di più che qui e le valutazioni sono in centesimi. La prima volta che ho preso una B ho dovuto chiedere a Peter se era un bene o un male, non ci capivo ancora molto, in Giappone sarebbe stato un 80/90- spiegò sorridendo a quel ricordo. -e io che da piccola ero in ansia perché i miei mi avevano fatto cambiare scuola e avrei perso le amicizie che avevo prima- commentai sentendomi una stupida. -per me sarebbe stato lo stesso se non fossi stato adottato, magari sarei ancora con i miei genitori a faticare ad arrivare a fine mese- le sue parole mi sorpresero molto. -i tuoi genitori biologici sono ancora vivi?- mi venne spontaneo chiedere. -si, ma ogni anno tutti e otto andiamo una settimana in Giappone così io e Keiji stiamo un po' con loro- spiegò senza aggiungere altro. -è una cosa molto bella, ti invidio nell'avere avuto la fortuna di essere stato adottato da Peter e Hanna. Sono due persone fantastiche e anche se è un bel po' che non li vedevo non ho un solo ricordo negativo di loro- mi pulii la bocca con un tovagliolo e bevvi un sorso d'acqua. Eisuke annuì con un lieve sorriso poi si fece pensieroso. -hai detto di essere andata via dal tuo stesso matrimonio, ma perché? Non lo amavi?- Dalla sua domanda sembrava quasi che l'antagonista di tutto ciò fossi io. Scossi il capo e mi passai due dita sotto gli occhi per catturare delle lacrime che mi stavano sfuggendo. -se John mi avesse detto la verità quando glie l'ho chiesta fuori dalla chiesa io sarei stata anche disposta a sposarlo, a fare la figura dell'idiota davanti a coloro che già lo sapevano. Ma lui non me l'ha detta e allora non me la sono sentita di vivere con un fardello del genere sempre appresso fingendo di non sapere- spiegai omettendo però i dettagli. A lui bastava sapere che ero anche disposta a chiudere un occhio, ma che era stato John a perdere quest'opportunità.





Questa sera sarò brevissima!!!! 
Spero la storia sia di vosto gradimento, non per elemosina o che ma avrei davvero tanto piacere di sapere le vostre impressioni su come la storia inizia un pò ad evolversi lentamente. (per carità meglio i lettori silenziosi che uno che mi scrivva chissà cosa di offfensivo ovvio) ma sono tanto tanto curiosa di sapere l'impressione che vi sta lasciando la storia
Vi lascio qui sotto le foto di Keiji, Dione, Hei e Mi-hi
e ciaoooo
by unika










Dione

Hei

Keiji

Mi-hi

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Capitolo 4
*** Cap.4 Vacanza ***


Cap.4 Vacanza
 
Nel pomeriggio Hanna si era offerta di farmi fare un giretto nel giardino intanto che facevamo due chiacchere. -come stanno i tuoi genitori e tua sorella- mi chiese intanto che stavamo andando a sederci su due rocce vicino ad un piccolo e grazioso stagno che rinfrescava l'ambiente. -bene credo, non ho il mio telefono dietro perciò in realtà non lo so. Quando me ne sono andata i miei genitori mi fissavano confusi e Zowie piangeva, perciò in realtà non credo che stiano bene- dissi fissando il mio riflesso nell'acqua. L'acconciatura che mi ero fatta fare dalla parrucchiera questa mattina era ancora in ordine, il trucco invece era quasi sparito del tutto. Dopo le lacrime che avevo versato mentre raccontavo tutto a Peter mi ero sciacquata il viso e gran parte del trucco se ne era andato via. -se non sbaglio mi hai accennato che tua sorella aspetta un bambino, è una bella notizia- disse allegra. La fissai perplessa e poi sorrisi amaramente. -suppongo di si... te lo ha raccontato Peter vero- chiesi retoricamente. Era ovvio che Peter glie lo avesse detto, non si nascondo nulla loro due. Specialmente se sanno che insieme potrebbero aiutare qualcuno. Hanna annuì e con un espressione preoccupata mi accarezzò il braccio. -Gladys cara, mi dispiace molto per il piccolo Angelo e per quel che è successo con John... hai bisogno di un lungo periodo di pace lontano da tutte le cose che ti fanno soffrire- mi consigliò. -oh, si. Ne ho un enorme bisogno, magari potrei farmi il viaggio di nozze da sola- abbozzai ad un sorriso che però non convinceva nemmeno me. -o potresti fermarti qui con noi per un po' di mesi. Mia cara tu hai bisogno di cambiare aria e di recuperare quindici anni in cui non ci siamo viste- mi fece l'occhiolino stringendomi una mano nella sua. -non posso approfittare di voi per così tanto tempo- esclamai subito sgranando gli occhi. -ma che sciocchezze dici Gladys, tu approfittarne. Non dire sciocchezze cara- scoppiò a ridere lei. -dico sul serio Hanna- ribattei corrucciata. Hanna mi fissò come se stessi vaneggiando e poi fece un respiro profondo. -allora mettiamola così Gladys- iniziò portandosi entrambe le mani sulle ginocchia. -io e Peter qui abbiamo dei cavalli e vorremmo fare dei corsi per i bambini e anche organizzare gite per coloro a cui farebbe piacere fare passeggiate fra i boschi dato qui ce ne sono alcuni- prese fiato e mi sorrise. -dove vuoi arrivare con questo discorso?- chiesi preoccupata. Ok che è molto che non la vedevo, però mi ricordo bene la sua tenacia nell'ottenere le cose e l'astuzia che aveva nel ottenerle. -tu hai sempre amato andare a cavallo giusto?- mi chiese. -si-  Risposi sempre più scettica. -quando è stata l'ultima volta che hai cavalcato?-  Non mi piacciono molto le sue domande. Cioè non è la domanda che non mi piace ma il ragionamento che Hanna ci sta facendo dietro senza spiegarmi nulla. -ho ripreso due mesetti fa. Sono anni che faccio equitazione, ormai circa dieci-  -e guarda caso noi abbiamo bisogno di una guida per le gite nei boschi- disse serafica con un sorriso a trentadue denti. Strabuzzai gli occhi e rimasi li impalata incapace di dire una sola parola. -cosa? No guarda Hanna io proprio non posso- balbettai scioccata. -e perché? Tu ami cavalcare, hai ben dieci anni di esperienza e potresti stare con noi per l'intera estate. Ti pagheremmo e staresti nella nostra stanza degli ospiti. Poi appena ti sarai ripresa del tutto e te la sentirai tornerai a casa, ma che sia chiaro tornerai a trovarci- mi avvisò puntandomi l'indice contro. -non so... ti do una risposta dopo che avrò chiamato mia madre tanto per farle sapere che sono ancora viva- le dissi un po' titubante. -ok, allora andiamo in casa che non ho neanche da imprestarti il mio cellulare, è bello che scarico- disse appoggiandomi una mano sulla spalla.
 
---
 
-Gladys ma ti è andato di volta il cervello!!!- fu la dolce risposta di mia madre non appena capì che ero io al telefono. -mam- provai inutilmente. -ma cosa ti è preso?! Non hai pensato a quello che stanno pensando tutti per colpa tua- mi urlo alla cornetta. -...- ancora nulla. -ed il povero John sapessi! Poi non hai avuto neanche un po' di riguardo per lo stato di tua sorella! Gladys torna subito qui o- questa volta fui io a fermarla. Con la mano tenevo il telefono attaccato all'orecchio e con l'altra stavo torturando un cuscino. -il povero John ts! Mamma vai a chiedere al povero John perché me ne sono andata! E vorrei farti notare una piccola cosa, Zowie è incinta non una malata terminale a cui bisogna tenere nascosto che ha solo più poche ore di vita prima di morire- esclamai adirata. -Gladys ma come ti permetti, io sono tua madre!- si offese. Ha anche il coraggio di offendersi. -senti mamma, io domani vengo a prendermi lei mie cose, poi quando mi andrà mi farò viva. Ma sappi che prima di settembre non mi vedrete- dissi secca riattaccando subito dopo il telefono. Fissai il pavimento in silenzio e cercai di tranquillizzarmi. Le mani mi tremavano e istintivamente sbattei i palmi contro la parete al mio fianco. -dannazione!- esclamai arrabbiata. Mia madre è una donna impossibile! Perché si, la colpa è mia... io ho detto a John di mettere incinta mia sorella Zowie! Io ho fatto si che il mio bambino morisse a pochi giorni di vita! E sempre io sono la pazza che spera di prendere in giro John nascondendogli qualcosa! È sempre colpa mia! -vuoi bere una tisana- chiese una voce alle mie spalle. Mi voltai sorpresa e mi trovai davanti ad una delle sorelle coreane di Destiny. Se non sbaglio quella con gli occhi verdi si chiama Hei. -si grazie- mormorai piano. Hei mi sorrise appena e mi invitò a seguirla sino la cucina. In silenzio fece bollire un po' d'acqua  e preparò l'infuso. -scommetto che mi avete sentita in tutta la casa, vi chiedo scusa- mormorai quando mi porse la mia tazza. -in effetti ti ho sentito dalla piccola stanza insonorizzata che abbiamo per suonare gli strumenti- disse con un sorriso divertito. Mi misi una mano sul volto sconsolata. -mamma mia che vergogna- sussurrai. -avevo la porta aperta, per questo ti ho sentita- si affrettò a spiegare. -ah ecco, va be comunque mi avete sentita e mi dispiace- ripetei poco prima di bere un sorso della tisana. -mia madre mi ha detto che sono dieci anni che fai equitazione, e che ti ha proposto di fare l'insegnante qui da noi- disse con un sorriso rimescolando lo zucchero. Annuii con lo sguardo basso poi lo alzai verso di lei. -credo proprio che accetterò, l'ultima cosa che voglio fare è rivedere mia madre dopo questa sfuriata telefonica- ammisi stanca. -se ti va potrei accompagnarti dove abiti per prendere le cose che potrebbero servirti dato che non hai la macchina- mi propose. -ti ringrazio, ma è meglio se vado in taxi così poi carico tutto sulla mia macchina e si evitano troppi viaggi. Ti farei fare viaggi a vuoto- cercai di declinare il suo invito. In questa famiglia sono tutti molto disponibili e non voglio far la figura di quella che se ne approfitta, anche se sono loro ad offrirsi. -i taxi non danno servizio sino a qui, siamo un po' isolati mi dispiace- mi rivelò dispiaciuta. -in questo caso allora accetterò il tuo passaggio- cedetti. Come fanno i taxi a non fare servizio in questa zona! Vengono pagati per dare passaggi alle persone, che lo facciano al cento per cento per lo meno. -perfetto, allora se per te va bene partiamo fra un oretta- mi propose alzandosi in piedi e prendendo entrambe le tazze poggiandole nel lavandino. -ok, ti ringrazio Hei- -ma figurati- mi salutò con un cenno della mano e si diresse su per le scale. Che pace c’è in questo posto, mi farà sicuramente bene passarci un po' di tempo. Uscii sul retro della casa che passava per la cucina e una scena parecchio interessante attirò la mia attenzione. Keiji e Destiny che più che baciarsi si stavano divorando a vicenda. -oh cielo!- mi sfuggi un po' troppo ad alta voce poco prima che potessi girarmi per tornare dentro la casa. -Gladys!- sentii esclamare Destiny agitata. Mi voltai lentamente e la fissai imbarazzata per la situazione. -ma non siete fratello e sorella- mi feci sfuggire. Destiny tutta rossa in volto si stava sistemando i capelli lilla che puntavano in ogni verso meno che in quello giusto. Keiji invece cercava di passare il più inosservato possibile stando dietro a Destiny per nascondere il rigonfiamento della patta dei pantaloni, che però avevo ben notato. La ragazza lo fulminò con lo sguardo poi tornò a fissarmi agitata. -ni, cioè te l'ho detto i miei genitori lo hanno adottato. Non c'è poi nulla di male infondo... non abbiamo alcun legame di sangue. TI PREGO NON LO DIRE AI NOSTRI GENITORI LORO NON SANNO NULLA!- mi supplicò con le mani congiunte. -neanche ai nostri fratelli - aggiunse Keiji. Alzai le mani in segno di resa e li rassicurai subito che sarei stata in silenzio. -solo, state più attenti... non avete un posto sicuro dove non vi becchino?- chiesi ancora un po' perplessa. -la stanza degli ospiti, ma credevamo ci fossi tu perciò non ci siamo andati- spiegò prontamente lei. -ecco... per tutta l'estate starò qui da voi e Hanna mi ha dato la stanza degli ospiti- li avvisai. -ma davvero! Che bello, sono contenta!- esclamò subito al settimo cielo Destiny. Fece per venirmi incontro ed abbracciarmi, ma Keiji la trattene per i fianchi allarmato. Lei lo fissò confusa poi scoppio a ridere. -ti abbraccio dopo, ora Keiji ha un problemino in mezzo alle gambe- disse ridendo di gusto. -Tiny!- la richiamò lui con un misto fra l'imbarazzo e l'infastidito. -so cosa intendi- la rassicurai scuotendo il capo divertita intanto che me ne rientravo in casa.
 
Curiosità: In realtà Peter ed Hanna sanno molto bene quello che c'è fra Destiny e Keiji. La coppia confida nel buon senso dei figli e che non gli arriveranno un giorno a casa con un test di gravidanza positivo, o che litighino pesantemente da rovinare l'equilibrio familiare.




Ehi! eccomi di nuovo qui, mi dispiace ma mi avrete ancora per un pò fra i piedi con questa storia. 
Ho incominciato a pubblicarla e non ho la minima intenzione di bloccarmici a metà. Lo giuro sollenemente!
Per chi avesse letto Percy Jackson allora sa che sto per dire una cosa seria "giuro sul fiume stige che terminerò di pubblicare la storia senza lasciarla a metà", perfetto se invece mi bloccherò il giuramento mi si ritorcerà contro. (se ve lo steste chiedendo, no non sono pazza. Solo amo la mitologia greca e la saga di Percy Jackson è la mia preferita)
ora vi lascio in pace lo giuro! 
alla prossima
by unika

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Capitolo 5
*** Cap. 5 Addio ***


Cap.5 Addio

-accidenti non ho le chiavi!- esclamai una volta arrivata davanti al portone del palazzo. -prova a citofonare ai vicini, ti conoscono dovrebbero aprirti senza problemi- mi suggerì Hei intanto che mi veniva incontro. Che stupida, mi stavo già dando per vinta. -hai ragione, provo con la signora Thompson-  citofonai e infilandomi le mani intasca sperai che la mia vicina non stesse dormendo ed avesse l'apparecchio acustico acceso. Certe volte scattava il suo antifurto e lei non se ne accorgeva perché l'apparecchio acustico era spento. -si, chi è?- chiese una voce rauca. Ma quando smetterà di fumare? -signora Thompson sono Gladys la vicina. Mi scusi se la disturbo, ma ho dimenticato le chiavi del portone, me lo potrebbe aprire lei?- le chiesi con voce abbastanza alta per farmi capire. -oh Gladys ma oggi non ti dovevi sposare?- mi chiese lei preoccupata. Alzai gli occhi al cielo e feci un respiro profondo. -si... Ma ora potrebbe aprirmi il portone?- ripetei speranzosa. Non sentii più nulla e mi guardai intorno confusa, dopo poco però si aprì il portone e sorrisi sollevata. -ce l'abbiam fatta- -ma le chiavi per entrare in casa?- mi fece notare Hei intanto che salivamo le scale. -tranquilla c'è il mazzo di riserva- la rassicurai. Una volta arrivate al secondo piano mi chinai sul vaso di ceramica e tolsi una piccola parte che era rotta e vi estrassi le chiavi. -ingegnosa, hai reso meno banale il solito nascondiglio del vaso- si complimentò lei intanto che cercavo la chiave giusta. -non è stata una mia idea. Fosse stato per me avrei fatto il solito vaso, ma John... John ha escogitato questo trucchetto e ha fatto bene- ammisi leggermente a disagio. Quando finalmente aprii la porta un odore sgradevole invase le miei narici. -oddio no- mormorai riconoscendo l'odore del gas. Corsi in cucina e vidi i fornelli spenti, ma che emanavano gas ed il forno aperto. John coricato a terra privo di sensi. Corsi ad aprire le finestre spalancandole e chiusi il gas. -Hei chiama un ambulanza!- esclamai agitata. Mi chinai vicino a John e provai a scuoterlo appena ma nulla. Hei intanto stava parlando al telefono preoccupata con un dottore. -preparo la valigia intanto che aspettiamo l'ambulanza- mormorai un po' scossa. Quando arrivai nella camera che condividevo con John trovai tutte le nostre foto sparse sul grande letto matrimoniale. Disfai la valigia del teorico viaggio di nozze e la riempii con tutte le cose che sarebbero servite in questi tre mesi: vestiti, cosmetici, libri, telefono, computer ecc. ecc. Quando diedi una seconda occhiata alle foto, mi bloccai nel vedere quella del giorno del parto al centro. È l'unica foto con il mio Angelo. Ero ancora in sala parto ed una dottoressa ci aveva scattato una foto, io, il bambino e John. La presi e la baciai, subito dopo la infilai nella valigia e mi recai in sala dove nel frattempo era arrivata l'ambulanza. -mi sa dire cos'è successo signorina- mi chiese un uomo. Annuii appena gli spiegai quello che avevo visto da quando ero entrata. Quando però mi chiesero chi fossi per John risposi. -un'amica- Hei mi aveva guardata preoccupata e io quando mi avevano chiesto se conoscevo i familiari del ragazzo mi sono subito data disponibile ad avvertire la famiglia. Una volta rimaste sole sono caduta sul divano con le mani a coprirmi il volto. Hei mi stava a fianco preoccupata ma anche lei in silenzio. -devo chiamare Serenity- mormorai prendendo il telefono con le mani tremanti. -chi è Serenity?- chiese Hei curiosa. -la sorella di John- mormorai. Le dita mi tremavano e non riuscivo ne a comporre il numero che a schiacciare il giusto nome in rubrica -faccio io-  Hei mi prese il telefono di mano  con gesti rapidi fece partire la telefona e me lo restituì. Uno, due, tre... i bip del telefono continuavano e proprio quando credevo che sarebbe partita la segreteria telefonica rispose. -Gladys?- non c'era traccia di rancore, disprezzo o altro, solo preoccupazione. -Serenity ti devo- mi interruppe subito, ma quasi non riconosco la sua voce. -John mi ha detto perché te ne sei andata e di Zowie... mi dispiace e so che ti senti tradita ma- Si stava scusando e mortificata mi chiedeva di ritornare con lui. -Serenity John è in ospedale!- dissi tutto d'un fiato. Dall'altra parte del telefono sentii solo silenzio e mi preoccupai ancora di più. -cosa stai dicendo Gladys???- mi chiese con la voce tremante. -dopo essermene andata dalla chiesa ho incontrato dei vecchi amici dei miei genitori che mi hanno proposto di passare un po’ di tempo con loro... ho accettato e allora sono venuta nell'appartamento che condividevo con John, però quando sono entrata c'era puzza di gas-  Hei mi porse un fazzoletto e solo in quel momento mi resi conto che stavo piangendo. -oh mio dio dimmi che non è morto, ti prego dimmi che sta bene Gladys- la sentii supplicarmi con la voce piena di angoscia. -non lo Sere... ho subito spento tutto, aperto le finestre e chiamato l'ambulanza. L'unica cosa che mi hanno detto i medici è che non è grave, credo abbiano menzionato anche un colpo alla testa, ma proprio non lo so-  -non sei in ospedale?- era perplessa. -no, non ce l'ho fatta ad andare. È anche per questo che ti sto chiamando, vai in ospedale e avverti i tuoi genitori- la scongiurai. Io lo amo e anche se mi ha tradita non posso dimenticare tutto quello che c'è stato fra noi in un battito di ciglia. -ok, grazie. Vuoi che tenga aggiornata poi?- mi chiese titubante. -si ma non dirlo a nessuno, nemmeno a lui- mi raccomandai. -ok, allora ti chiamo appena si saprà qualcosa. Ciao Gladys- mi salutò poco prima di mettere giù. Chiusi la telefonata e feci parecchi respiri profondi. -ho le valige di la- mormorai non appena me la sentii di alzarmi in piedi. Hei mi seguì  sino la camera e rimase perplessa da tutte le foto sparse sul letto. Frettolosamente le raccolsi tutte e le riposi nella scatola dove di solito stavano. - hai un figlio?- mi chiese Hei perplessa. Mi voltai di scatto sorpresa e la vidi osservare una gigantografia che ritraeva John mentre baciava il mio pancione di otto mesi. Vicino c'era una lettera. -è morto pochi giorni dopo la nascita- mormorai prendendo la lettera fra le mani ed aprendola.

 

Gladys amore mio ti prego perdonami. Ti amo con tutto me stesso e senza di te non potrò mai vivere. So di aver sbagliato a non dirti di quell'unica volta tra me Zowie, ma ti prego torna da me. Soffro per il nostro Angelo e vorrei presto un bambino tutto nostro che possa colmare questo vuoto straziante che so continua a lacerarti. Ho commesso un errore e me ne prenderò ogni responsabilità. Non so vedere un futuro senza di te perché non c'è e se non c'è non ha senso che io viva.

Tuo per sempre John XXX

 

-i-io devo andare in ospedale!- esclamai agitata prendendo al volo le chiavi della mia macchina. -e le valige?- mi urlò dietro Hei. -non lo so. So solo che devo andare in ospedale, scusami- esclamai angosciata. Corsi giù per le scale e per poco non caddi cercando di fare il prima possibile per arrivare in fretta in ospedale e non fare un incidente. Ci basta già John in una situazione critica, non è il caso che mi aggiunga pure io. Arrivata in ospedale mi sorpresi di incontrare Serenity all'ingresso. -Gladys? Cosa ci fai qui?- mi chiese sorpresa abbracciandomi di slancio. -mi ha lasciato una lettera dove diceva che voleva scusarsi, che voleva davvero un figlio da me, sposarsi e che se non stava con me non aveva senso di vivere- balbettai fra le lacrime. -Dio Gladys, mio fratello è pazzo. Come può vedere il suicidio come possibile via da intraprendere? Lui ti ama tanto e tu sei una sorella per me, non voglio che nessuno dei due soffra- mormorò accarezzandomi la schiena. -e tu cosa ci fai qui?! È colpa tua se mio figlio è in coma!-  La voce della madre di John e Serenity mi fece sobbalzare. La donna mi stava puntando un dito contro accusandomi. -coma?!- mi allarmai. Serenity annuì mestamente e io sentii la terra cedere sotto di me. -mio figlio ha tentato di togliersi la vita perché tu lo hai mollato all'altare!- mi accusò ancora la donna facendo girare tutti i presenti verso di noi. Scossi il capo incapace di parlare. -mamma piantala! Gladys ha avuto le sue buone ragioni per farlo, anzi ha ancora avuto ragione- mi difese Serenity. -tuo fratello è su un letto d'ospedale e tu la difendi ancora- si offese sua madre. -mi ha tradita- mormorai. La madre di John mi guardò da prima sconvolta poi schifata. -mio figlio non farebbe mai una cosa simile- mi sputò contro indignata. -è suo il figlio di mia sorella- dissi prima di girarmi ed andarmene via una volta per tutte. Sono venuta sin qui perché amo John e perché in quella lettera mi ha donato il suo cuore. Ma non riusciremo mai più a stare insieme se la mia e la sua famiglia per prime ci remeranno contro. Addio John, spero che ti riprenda presto e che tu possa essere un buon padre anche se non lo sarai mai per Angelo.



ehi!ciao a tutti ed ecco il quinto capitolo!

Premetto che è vero che per adesso i capitoli sonlo leggermente deprimenti e nonvi attira molto la storia magari, Ma vi avviso che i cambiamenti sono più vicini di quanto crediate.

Presto le cose inizieranno ad allietarsi per Gladys e lei tornerà a sorridere serenamente, però, tempo al tempo.

al prossimo capitolo :)

by unika

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Capitolo 6
*** Cap.6 New entry ***


Cap.6 New entry
 
Ormai sono due settimane che sto da Hanna e Peter. La prima settimana ero in uno stato pietoso e non mi muovevo dalla stanza degli ospiti.  La settimana scorsa invece ho avuto come una piccola spinta immaginaria per cercare di andare avanti. Mi sto esercitando a cavallo per riprenderci bene la mano e poter fare le escursioni a partire da l'ultima settimana di Giunio. Tra me Destiny e Hei si è instaurato un buon rapporto e sono quelle con cui passo più tempo. Hanna un oretta al giorno la dedica interamente a me e Peter la sera prima di andare a dormire mi passa a salutare e si lamenta di come ormai nessuno vuole più  oggetti di legno fatti a mano. Di tanto in tanto anche Eisuke fa un salto a vedere come sto e scambiando due chiacchere mi fa tornare il sorriso. Destiny e Keiji ogni volta che vogliono sgattaiolare da qualche parte per passare un po' di tempo in intimità mi chiedono di essere loro complici e assicurarmi che ovunque vogliano imboscarsi in quel determinato arco di tempo siano tranquilli.  Non è che faccio il palo li fuori, che schifo no! Però si tengono un cellulare con il volume al massimo insieme e in caso di ritorno prematuro dei loro genitori a casa o possibile rischi di essere scoperti io prima dovrei distrarre il "pericolo" così lo ha chiamato Destiny e nel frattempo fargli squillare il telefono. L'anno studiata bene e da un lato sono grata di volermi come loro "spia" così mi distraggo un po'. Oggi in più Serenity mi ha inviato un messaggio per dirmi che John si è risvegliato dal coma. Non andrò in ospedale, ma sono, comunque contenta che lui si sia ripreso così presto. -oggi non ti eserciti?- mi chiese Dione intanto che la vedevo in salotto a trafficare con gli smalti. -ci andrò un po' più tardi quando farà meno caldo- spiegai avvicinandomi al suo album personale di tinte, trucchi e smalti. Su quel quaderno ci sono tutte le sue opere fotografate e incollate. -ti piace quella tinta?- mi chiese indicandomene una azzurro pastello. -carina, ma non mi si addice affatto- misi subito le mani in avanti per mettere in chiaro che non mi tingerò i capelli. Sbuffò sconsolata e si imbronciò. -ti convincerò!- sembrava una promessa la sua. -sarà difficile- l'avvisai con un sorriso. -e io ci riuscirò- mi assicurò con uno sguardo di sfida. Scoppiammo a ridere a tempo e mi sedetti vicino a lei incominciando a sfogliare anche il resto del quaderno. -sei molto brava- mi complimentai. C'erano certi smalti che erano davvero complicati e pieni di dettagli. -le tue unghie sono un disastro Gladys- inorridì guardando le miei mani. -hanno avuto vita migliore - ammisi. Avevo tutte le unghie mangiucchiate e le pellicine arrosate, le ho assassinate povere. -dai che te le sistemo un po', potrei svenire a vederle ancora a lungo in quello stato- disse melodrammatica prendendomi prima una mano e con cura e molta calma rendendomele "normali". -non sembrano neanche le mie mani- scherzai intanto che facevo asciugare lo smalto lucido che mi aveva appena steso sulle unghie. -ho fatto un capolavoro lo ammetto, di solito non sono così modesta. Ma questa volta lo devo ammettere- finse di pavoneggiarsi. È un po' stramba Dione, ma come Destiny è veramente simpatica.
 
---
 
-ti ho già sellato il cavallo- disse Eisuke intanto che stavo entrando nella piccola scuderia. -ti ringrazio Eisuke- lo ringrazia avvicinandomi al cavallo che Hanna aveva detto che avrei potuto usare ogni volta che avrei voluto. -ehi, Calypso come va bella- mormorai avvicinandomi alla cavalla. Calypso è una bellissima cavalla dal manto marrone con qualche chiazza bianca ed una soffice criniera. Il cavallo avvicinò il muso alla mia mano e sorrisi. È sorprendente il modo e la facilità con cui lei si sia abituata a me, ci ha messo pochissimi giorni! -io e Keiji abbiamo montato gli ostacoli, vuoi provare il percorso?- mi propose intanto che salivo in sella a Calypso. -volentieri, ho proprio bisogno di fare un percorso ad ostacoli- Mi avviai verso il recinto, mi misi in posizione lontana dal primo ostacolo. -dai bella andiamo- esortai Calypso. La cavalla al mio comando iniziò subito a galoppare verso il primo ostacolo. Lo saltò con agilità e passammo al secondo. Uno o due volte si fermava davanti all'ostacolo rischiando di farmi cadere però tornavamo un po' indietro e lo superavamo tranquillamente. Ad ogni salto sento quella familiare sensazione di vuoto nello stomaco come se avessi uno sciame di farfalle. Sentire i capelli  accarezzati dal vento e il dolce galoppo mi hanno mandato in un'altra dimensione. -è stato bellissimo!- esclamai estasiata appena smontata dalla sella. Mi avvicinai al muso di Calypso e le feci delle carezze. -sei stata bravissima Gladys, hai già partecipato alle gare? Corsa, ostacoli e dressage- domandò avvicinandosi a togliere la sella a Calypso. -qualche volta, ma non ho abbastanza spirito competitivo- ammisi mettendo subito in chiaro come sono con i cavalli. Nelle rare gare che ho fatto ho visto altri fantini usare un po' troppo la frusta e pretendere più di quanto il cavallo potesse fare. Io se mi accorgo che il mio cavallo ad un tratto non ce la fa più non lo faccio sforzare. -fra un mese ce ne sarà una in un ranch dal lato opposto di New York, se ti alleni bene in questo periodo potresti anche iscriverti- propose. -sono stata molti mesi ferma e ho rincominciato da poco meglio di no- storsi il naso poco convinta. -cosa ti è successo?- domandò con un cipiglio di preoccupazione. Rimasi un attimo in silenzio dove il dolore mi assalì completamente. Ero stata ferma perché cavalcare in gravidanza è molto pericoloso, avrei avuto altissimo rischio di aborto, ma ci ha già pensato un problema al cuore a portarsi via mio figlio. -mi ero rotta una gamba- mentii cercando di mantenere lo sguardo ben fisso nel suo. Dicono che gli occhi siano lo specchio dell'anima e che dicono ciò che una persona non è in grado di dire. Non voglio neanche sapere cosa staranno dicendo in questo  i miei. -che sfortuna, beh adesso potrai recuperare il tempo perso- mi rassicurò più sereno. -hai ragione, recupererò sicuramente il tempo perso- convenni. Con un cenno di una mano lo salutai e me ne andai via. Camminai lentamente nel giardino per un po' sino a quando non notai che il cielo si stava già iniziando a scurire. Il tramonto preannuncia la notte; scura e fredda come la mia anima in questo momento.
 
Curiosità: La cavalla Calypso prende il nome dalla ninfa figlia di Atlante. Perché? Semplice sono molto affascinata dalla mitologia greca e mi piace molto questo nome.




Ehi! ciao a tutti ed ecco anche questo capitolo.
Finalmente qualcosa va per il verso giusto come vi avevo promesso.
le cose deprimenti prometto che sono finite... più o meno... forse... insomma non prometto ne la pazza gioia 24h su 24, ma nemmeno la stessa tristezza dei primi capitoli.
Va boh! parlo sempre e ora non so cosa dirvi... 
vorrà dire che ci rivedremo col prissimo capitolo
by unika

 

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Capitolo 7
*** Cap. 7 scommessa ***


Cap.7 Scommessa
 
Oggi Hanna ha chiesto a me ed Eisuke di piantare un piccolo piantino di ciliegio. Io sinceramente non so neanche da dove si parta per piantare qualcosa, però ho accettato lo stesso. -sai come si fa?- mi chiese Eisuke intanto che stava scaricando un sacco di concime da una carriola. -non esattamente- mormorai intanto che tenevo in piedi il piantino di ciliegio. Lo sentii scoppiare a ridere e lo fissai un po' confusa. -cos'hai da ridere?- chiesi incrociando le braccia sotto il seno. -tu- rispose continuando a ridere. -io?!- -si, i tuoi modi di fare sono divertenti certe volte- spiegò. Non so se prenderlo come un complimento o un insulto. Ripresi fra le mani il piantino che rischiava di cadere e lo rimisi ben dritto. -peccato non possa dire altrettanto- lo schernii. Eisuke continuò a ridacchiare ed io sbuffai seccata. -cos'è questo rumore?- chiesi infastidita da un improvviso ronzio. Mi deconcentrava ed inquietava allo stesso tempo. Eisuke si guardò un po' intorno poi fece spallucce incurante. -un calabrone- disse con nonchalance. Mi irrigidii di colpo e mi guardai intorno. Non molto lontano da noi c'era un calabrone che girava attorno a degli alberi. -Dio che schifo! Ti prego uccidilo, scaccialo anzi no ammazzalo! Così non c'è più- esclamai terrorizzata aggrappandomi istintivamente a lui. -hai paura di un calabrone? Nero per giunta. Quelli neri non fanno nulla, fifona- mi canzonò divertito. Mi staccai da lui offesa e mi incamminai verso la casa ben lontana da quello sbruffone ed il calabrone. -Dai Gladys! Non offenderti subito, stavo solo scherzando!- mi richiamò Eisuke. Mi voltai di scatto infastidita e mi sorpresi di vederlo così vicino a me, non lo avevo sentito avvicinarsi. -sono allergica ai calabroni. Neri, gialli, rosa, azzurri o di qualsiasi altro colore possano essere. Sono finita già una volta in ospedale per colpa di uno di quelli, non mi va di rivivere quell'esperienza- dissi acida. Dopo quell'episodio ho maturato una vera e propria fobia per i calabroni. E che lui mi ridicolizzi per una mia più che lecita paura non mi va! -senti scusa, non potevo saperlo. E se lo avessi saputo di certo non ti avrei preso in giro, mi perdoni?- chiese. Era veramente dispiaciuto, lo capivo da come gli si era corrugata la fronte. D'altronde è un mese che sono qui, qualcosa su di lui, Dione, Hei, Destiny, Mi-hi e Keiji l'avrò pur capito no. -si scusami anche tu per la mia reazione in po' eccessiva. È che ne ho un bruttissimo ricordo- ammisi mestamente. -non importa tranquilla, sono abituato alle reazioni da fine del mondo delle mie sorelle per uno smalto finito. Dai, ora andiamo a prendere l'insetticida così potremo uccidere quel temibile calabrone- scherzò cingendomi le spalle con un sorriso, intanto che con passo lento ci stavamo indirizzando verso la casa. Mi sembra una cosa un po' strana, però mi diede un effetto calmante stare così a contatto con Eisuke e ancor più stranamente, mi fece piacere. -quei due sono incorreggibili. Speravo fossero più furbi però- commentò Eisuke. Seguii il suo sguardo e vidi Destiny seduta su un muretto avvinghiata a Keiji che si era posizionato in mezzo alle sue gambe stringendola a se come una piovra. -spero per te che a breve non diventerai zio, altrimenti chi glie lo dice a Peter e Hanna- mormorai sconsolata. Ha ragione Eisuke, quei due sono incorreggibili. Da quando sono qui è la seconda volta che li becco sul vivo. Altre volte mi è semplicemente capitato di passare vicino ad una stanza e sentire certi rumori un po' molesti. L'ho fatto presente a Destiny, ma sembra che gli ormoni di quei due vincano sul buon senso. -lo sapevi?- si stupì Eisuke. -è la seconda volta che li becco così- ammisi un po' divertita. Eisuke si mise a ridere con me poi scosse il capo. -pensiamo al calabrone noi due- cambiò discorso con ancora il sorriso sulle labbra.
 
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Ho voglia di cambiare qualcosa di me. L'ho capito quando stavo piantando il ciliegio con Eisuke. Può sembrare un po' strano, però l'ho pensata come se la piantina stesse cambiato casa e vita e di conseguenza anche io voglio cambiare. Così alla fine ha vinto Dione. Ho accettato di farmi fare quella strana ma allo stesso tempo interessante idea dello shatoush azzurro. Aveva uno sguardo trionfante quando le ho detto che volevo farlo e mi aveva subito fatta sedere sulla sua postazione fai da te in camera sua. -un attimo che vado a chiamare Mi-hi, ha perso una scommessa e deve pagare pegno. Oggi doppia tinta!- esclamò alzando una mano al cielo intanto che usciva dalla camera. Ma di che scommessa sta parlando? Poco dopo una Mi-hi imbronciata entrò a braccia conserte seguita da Dione che sorrideva raggiante. -perfetto sorellona che colore vuoi? Rosa, verde, lilla, grigio o bianco? Sai prediligo molto le tinte pastello- si rivolse poi verso di me con un sorriso. -lo immaginavo- ammisi. Lei aveva una tinta giallo pastello, mentre Destiny un lilla delicato. -solo le ciocche sotto però! Così non avrò troppi fastidi con la ricrescita- mise subito le cose in chiaro la ragazza. -tutto quello che vuoi. Allora che colore vuoi?- le chiese serafica. Mi-hi ci pensò un po' su poi iniziò a tamburellare sul proprio ginocchio. -uf! Fai il verde pastello- sbuffò sentendosi ormai sconfitta. Dione con un gran sorriso si mise subito all'opera. Coprì entrambe con delle mantelle e prima si occupò della mia tinta azzurro pastello, poi passò a quella verde di Mi-hi. Intanto che chiacchieravamo è venuto fuori un fatto davvero curioso, la scommessa riguardava me! Dione aveva scommesso che entro l'estate io avrei ceduto e avrei fatto la tinta, mentre Mi-hi era convinta non avrei mai ceduto. Tutto sommato però non sto male con questa tinta e neanche Mi-hi. -mi dispiace tu abbia perso la scommessa Mi-hi. Però bisogna ammettere che non stai male così- cercai di rimediare all'umore un po' giù della ragazza. Mi-hi sbuffò rumorosamente poi si porto una mano fra i capelli scompigliandoseli un po'. -può darsi... meno male che fra una settimana me ne vado in Spagna per lavoro, così li taglierò un po' e buona parte della tinta se ne andrà- disse con un sorriso. -tu non puoi tagliare la tinta. È sleale! E poi quando pensavi di dirmelo che saresti partita per lavoro, mamma e papà lo sanno?- si immusonì Dione poggiandosi le mani sui fianchi. -si che lo sanno. Mamma mi ha aiutato a fare una lista di tutto ciò che mi servirà e papà mi accompagnerà in aeroporto- -e quanto starai via?- chiese la sorella minore un po' delusa. Dione ci tiene molto a Mi-hi e non credo la stia prendendo un granché bene questa notizia. D'altronde lo ha scoperto solo ora che fra una settimana la sorella partirà, mentre gli altri ne erano già al corrente. -sei mesi, poi bisogna vedere come andranno i concerti- Anche Mi-hi faticava un po' a dare tutte queste informazioni, sei mesi sono tanti e se si aggiunge il fatto che in base a come andranno i concerti si saprà se tornerà prima o addirittura dopo, non è molto d'aiuto per chi riceve la notizia. -voglio cartoline e souvenir!- decretò Dione uscendo dalla stanza impettita. Mi-hi sbuffò ed iniziò a torturarsi un orecchino. -non l'ha presa bene mi dispiace- mormorai alzandomi in piedi. -beh... chiamerò perciò non ci sarà molta da preoccuparsi- commentò  come a trovare un lato positivo per la sorella che però neanche era più nella stanza.
 
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-accidenti! Dovrò dare 10$ a Dione- grugnì Peter intanto che entravo in cucina. -cosa?- chiesi confusa. Non avrà fatto una scommessa sui miei capelli anche  Peter. Feci il giro del tavolo e presi la tovaglia per poi stenderla sul tavolo. -di cosa stai parlando Peter?- chiesi incuriosita. -nulla- rispose lui con un semplice cenno della mano. -Peter- lo richiamai. -sei impossibile ragazzina- borbottò. Sorrisi divertita e mi feci passare i piatti per la cena. -credevo che non ti saresti fatta convincere tanto facilmente. Invece Dione ha vinto- Scoppiai a ridere sotto lo sguardo confuso di Peter e ciò non poté che farmi ridere ancora di più. -che succede qui?- chiese Eisuke comparendo sulla porta. Si guardò un attimo  intorno poi vedendo me sgranò gli occhi ed imprecò sotto voce. Non abbastanza però da non farsi sentire. Scoppiai a ridere ancora di più e mi asciugai una lacrima sfuggita. -ma che ha?- chiese Eisuke rivolto a Peter. -c'è che con te ho scoperto che ben tre persone hanno perso la scommessa con Dione- spiegai cercando di calmarmi. Peter ed Eisuke capirono il mio strano comportamento e si misero a ridere insieme a me. -ho appena perso 5$- ammise Eisuke grattandosi la nuca fingendosi sconfortato, ma subito dopo mi fece l'occhiolino.







 

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Capitolo 8
*** Cap. 8 Discorso chiuso ***


Cap. 8 Discorso chiuso
 
-Keiji parteciperà alla gara di oggi?!- mi stupii. Non sapevo che anche lui fosse così bravo da parteciparvi. Sapevo che se la cavava bene, però non l'ho mai visto abbastanza da farmi un idea più precisa. Invece ero stata piacevolmente sorpresa quando durante il viaggio l'aveva annunciato ufficialmente all'intera famiglia. In realtà fatico ancora un po' a crederci, però il ragazzo a cavallo che sta saltando gli ostacoli è lui. -ragazzina ti sei incantata- bofonchiò Peter dandomi una pacca sulla spalla. -no no!- dissi io riscuotendomi. Eisuke al mio fianco rise e mi fece cenno verso il prossimo concorrente. -è un po' che non vedo quel ragazzo, ma devo ammettere che è bravo- disse appoggiandosi alla staccionata. Seguii il suo sguardo e mi si fermò il cuore. Un ragazzo biondo con due occhi nocciola stava salendo su un cavallo dal manto nero. -Pan?- mormorai confusa. Quello è il cavallo di John, ma non è lui a montarlo. -cosa?- chiese Eisuke verso di me. -no, nulla- dissi subito per tornare concentrata sul cavallo. Strano che lasciasse usare il suo cavallo a qualcun'altro, era già raro che lasciasse me figuriamoci qualcun altro. Non so perché ma improvvisamente mi sentii osservata. Qualcuno mi stava fissando e non riuscivo a capire chi. Mi guardai intorno un po' irrequieta e due occhi verdi mi fecero vacillare. -non stai bene?- mi chiese  Eisuke cingendomi la vita per sorreggermi. Mi feci forza e aggrappandomi alla staccionata e mi raddrizzai. -devo sola andare un attimo in bagno- lo rassicurai. Annuì poco convinto e poco prima di lasciarmi andare mi diede un bacio sulla fronte. Mi lasciò un po' interdetta e mi riscossi un po' a fatica. Mi allontanai un poco e quando arrivai in bagno mi buttai dell'acqua sul viso. Quando uscii dai servizi però mi trovai una sorpresa. -John!- esclamai mettendomi una mano sul cuore. -ti stanno molto bene i capelli così- mormorò accarezzandomi una ciocca azzurra. -grazie...- sussurrai piano. -non sei mai stata il tipo da tinte, specialmente se con colori così, però ti dona- commento con un ombra di confusione negli occhi. Presi a tormentarmi il lembo della maglia e feci un sorriso tirato. -avevo bisogno di fare una piccola modifica a me stessa e... ed eccomi così- la mia voce mano a mano continuava ad affievolirsi. Annuì continuando a tenere i suoi occhi nei miei. -Serenity mi ha detto che tu... tu hai chiamato l'ambulanza- -non proprio, ho chiesto ad Hei di farlo- ammisi sentendo uno strano  nodo allo stomaco. -ah... e, tua sorella ha detto che non le rispondi al telefono- cambiò argomento un po' deluso. Mi scappò una risatina strozzata ma mi bloccai subito. John mi guardava con la confusione negli occhi. -scusa. Sono settimane che lascio il cellulare spento, nemmeno l'ho acceso adesso che sono fuori casa e dovrei averlo acceso. Poi non sono sicura che le avrei risposto, voglio un bene immenso a Zowie ma fa ancora molto male- ammisi. Non ha senso inventare stupidaggini del tipo "scusa ma vedevo le chiamate a serata tarda non volevo chiamarla troppo tardi" sarebbe di una falsità totale e non sarei io. Ho evitato il cellulare ed i social network come la peste. Sapevo che Zowie avrebbe provato a cercarmi. Io e lei siamo sempre state molto unite, ma dopo la scoperta della paternità di John sul suo bambino si è creata una voragine che ancora vedo troppo grande per poterla superare. -Gladys io vorrei spiegarti quello che è successo con Zowie- -non c'è proprio nulla da spiegare John. Quando ero ancora incinta di nostro figlio tu e mia sorella avete pensato bene di andare a letto insieme e lei è anche rimasta incinta. Non c'è nulla da spiegare- lo interruppi terribilmente infastidita. -scusa ma ora devo andare- aggiunsi in fretta senza dargli tempo di dire altro. Per me il discorso finisce qui e sono stufa di doverlo riaprire così spesso. -te ne vai da quell'asiatico?- mi chiese con un tono ferito. -quell'asiatico si chiama Eisuke ed è un mio amico che assieme alla sua famiglia mi sta aiutando a dimenticare di tutto!- esclamai infastidita. Non può fare l'offeso dopo che lui mi ha tradita e tenuto nascosto tutto. Io sto solo sopravvivendo al mio dolore. -credo tu gli piaccia, prima ho notato che ti lanciava delle occhiate fugaci, e che ti sorride di continuo- commentò. -Eisuke è solo gentile, poi sa benissimo che ora l'ultima cosa che voglio è qualcuno che avanzi non so quali proposte o pretese nei miei confronti- senza neanche aspettare più una sua risposta me ne andai via. Stavo bene sino a poco fa, in quel mese mezzo passato con Hanna e Peter mi sono sentita come rinata e sono veramente contenta. Quando tornai dagli altri vidi Destiny e Hei guardarmi preoccupate. -chi era?- mi chiese Destiny. -un vecchio amico- dissi semplicemente. Hei mi continuò a guardare preoccupata e colsi una muta domanda "tutto a posto?" mi stava chiedendo. Annuii appena con n sorriso non molto convinto, ma almeno si tranquillizzò un po'. Subito dopo tornai vicino ad Eisuke e gli toccai la spalla per attirare la sua attenzione. -iniziavo a preoccuparmi non vedendoti tornare- disse rivolgendomi un ampio sorriso. -c'era un po' di coda. Come procede?- chiesi per far scemare l'attenzione da me. -Keiji è arrivato secondo, sai sono sicuro che tu avresti potuto vincere invece- disse a mo’ di confidenza. Sorrisi divertita poi scossi leggermente il capo. -no dai, povero Keiji se avessi gareggiato anche io allora lui sarebbe stato terzo- scherzai. La risata mia e di Eisuke si fusero in una ed improvvisamente mi sentii il cuore battere come un cavallo al galoppo ed un calore irradiarsi nel petto con una forte sensazione di benessere. Mi fa bene la compagnia di Eisuke, mi fa bene lui.
 
Curiosità: Gladys sin da bambina ha sempre amato i cavalli, così suo padre a sei anni le fece fare la sua prima lezione a cavallo e se ne innamorò perdutamente.

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Capitolo 9
*** Cap. 9 Problemi e soluzioni ***


Dopo tanto rieccomi qui! godetevi il capitolo 
by unika


Cap. 9 Problemi e soluzioni

 
-Tiny! Destiny vuoi fermarti!- la voce di Keiji risuonò in tutta la casa e poco dopo per confermare che qualcosa non andava Destiny entrò in camera mia in lacrime. Sono le nove di mattina ed in casa già non c'è nessuno. Peter e Hanna sono a lavorare, Hei doveva fare la spesa, Dione era rimasta a dormire da una sua amica ed Eisuke era uscito presto come ogni mattina per andare ad aprire il suo negozio. In casa c'eravamo solo io Destiny e Keiji. Oltretutto io oggi neanche lavoro dato che l'unico ragazzo che doveva venire per le lezioni di equitazioni si è rotto una gamba e allora non verrà. -cosa succede Destiny?- le chiesi preoccupata facendole segno di raggiungermi sul letto. Senza farselo ripetere si fiondò ad abbracciarmi e iniziò a bagnarmi la camicia da notte con le sue lacrime. -è uno stupido! Lo odio! Non lo voglio più vedere!- esclamò fra i singhiozzi. -cos'è successo?- chiesi preoccupata iniziando ad accarezzarle i capelli. -beh... l'abbiamo fatto senza...- sussurrò sempre più piano. -cosa?- chiesi confusa. Ripeté la frase ancora più a bassa voce e fui costretta a richiederglielo per la terza volta. -quell'idiota non ha usato il preservativo!- esclamò questa volta. Ci rimasi di sasso a sentire quella frase e la guardai stralunata. -perché mi guardi così?- chiese preoccupata. -perché credevo che foste solo ai preliminari mica già al sesso vero e proprio- ammisi sconvolta. Destiny ha sedici anni sono l'unica che la sua prima volta l'ha avuta a diciannove??? -no, io e Keiji facciamo l'amore- mi corresse per puntualizzare. -hai sedici anni Destiny!- mormorai sconvolta. -e allora? Quando è stata la tua prima volta?- mi chiese. Ad ogni sua parola rimanevo sempre più sconvolta, per lei era normale! Ma che ragazzi ci sono a questo mondo. -non importa quando l'ho fatto io per la prima volta, ma come mai stai scappando da lui in lacrime- -te l'ho detto l'abbiamo fatto non protetto- ripeté. -e non potete parlarne? Beh in che periodo sei? Fertile, pre o post mestruale- le chiesi subito. -post mestruale- mormorò. -di quanto?- sembra un interrogatorio ad un carcerato. -una settimana- -allora sei vicina al periodo fertile- mi feci sfuggire. I grandi occhi di Destiny si spalancarono e la vidi abbandonarsi sul letto a peso morto. La mia era solo un'osservazione. -sono finita. Ho solo sedici anni non posso avere un figlio a quest'età. Non sono pronta. E i miei cosa diranno!!!- esclamò portandosi le mani al volto. -Destiny stai saltando a conclusioni affrettate, aspetta che arrivi il periodo del ciclo. Se viene vuol dire che è tutto a posto, se non viene allora meglio fare un test- cercai subito di calmarla. -saranno i giorni peggiori della mia vita- mormorò. -dovresti rilassarti, lo stress spesso è la causa principale di un ritardo con il ciclo- le feci notare alzandomi dal letto. Destiny si alzò di malavoglia a sedere ed annuì mestamente. -Gladys, Tiny è li con te?- chiese Keiji da fuori la stanza. -entra pure Keiji- dissi aprendo la porta. Lo vidi con le mani intasca e rosso per l'imbarazzo. Guardava fisso il pavimento e fece qualche passo. -SEI UN IDIOTA!- gli urlò contro Destiny avvicinandosi a lui con sguardo truce. -Tiny mi dispiace, ma... ehm... sul momento- parlare del loro piccolo incidente con me li presente lo imbarazzava parecchio, così decisi di dileguarmi. -Tiny un corno! E niente sesso sino a quando non sarò sicura che tu non mi abbia lasciato un regalino!- esclamò inviperita sorpassandomi in corridoio. È cambiata in un battito di ciglia, da disperata ed ansiosa a furibonda. -cos'ha detto mia sorella?- domandò una voce poco lontano da me, mi voltai sorpresa dato che non era la voce di Keiji. -Eisuke, non eri a lavoro?- chiesi sorpresa. -non sto sempre la, di solito qualche volta se non c'è particolare lavoro da fare dopo un po' me ne torno a casa e poi torno a lavoro per sapere com'è andata la giornata e chiudere il negozio-  spiegò seguendomi verso la cucina. -in effetti non è la prima volta che lo fai. Vuoi un caffè?- chiesi intanto che iniziavo a preparare la caffettiera  per me. -no grazie l'ho preso prima di tornare a casa- -chi non beve il caffè in compagnia è un ladro e una spia- finsi di offendermi. -cos'hai detto?- chiese perplesso. -è un detto italiano, l'ho imparato quando anni fa sono andata a fare un Erasmus in Italia- gli spiegai divertita.
 
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Eisuke mi aveva proposto di fare un giro a cavallo ed io al settimo cielo  avevo accettato con un battito di mani. Quei boschetti vicino alla casa sono bellissimi, ricchi di vegetazione rigogliosa e qualche animaletto che le fa compagnia. Eisuke è parecchio indietro dato che ad un tratto ho iniziato a spronare il cavallo per andare più veloce. Arrivata ad un piccolo laghetto mi fermai e permisi a Calypso di bere un po'. Continuavo a fargli carezze sul collo ed intanto notai in lontananza  una macchia, macchia che si chiamava Eisuke. -sembrava che stessi scappando da qualcosa!- esclamò sorpreso non appena mi raggiunse. -esagerato, non stavo andando tanto veloce- gli feci notare. Non è dicerto colpa mia se sono abituata a questa andatura. Scese anche lui e dopo due pacche sul collo date al suo cavallo si accasciò contro un albero. -facile per te, io vado a cavallo solo ogni tanto, non sono ancora in grado di mantenere il giusto equilibrio se faccio andare l cavallo veloce come facevi tu- ribatté posandosi una mano fra i capelli. -con un po' di esercizio forse potresti essere un po' più veloce- finsi di pensarci un po' con un sorriso. -stai forse insinuando che non riuscirò mai a essere più veloce di te a cavallo- chiese esterrefatto. -forse- gli feci notare chinandomi a bagnare le mani con dell’acqua. -ah si eh- lo sentii dire dietro di me. Poco dopo persi l'equilibrio e finii dentro al laghetto. Una risata si librò nell'aria e capii subito come mai fossi tutta bagnata. -sei uno stupido! Uf... mi aiuti ad alzarmi?- chiesi subito dopo averlo insultato. Allungai le braccia in avanti per farmi aiutare e non appena strinse le mie mani lo attirai verso di me. Eisuke sorpreso sgranò gli occhi e mi cadde a fianco bagnandosi da capo a piedi. -ops- mormorai fintamente dispiaciuta. Eisuke senza dire nulla prese a farmi il solletico ed io iniziai a contorcermi tutta schizzando acqua ovunque. -basta! Smettila ti prego- lo pregai con le lacrime agli occhi, o forse era solo l'acqua. -chiedimi scusa- contrattò. -ok! Scusa, scusa ma ora basta!- esclamai esausta. Quando mi lasciò finalmente libera si alzò in piedi e porgendomi una mano aiutò ad alzarmi, questa volta sul serio. -tu sei pericoloso- lo accusai tenendomi la pancia. Mi stava facendo morire a forza di solletico e risate. -esagerata- mi canzonò. Salii sul cavallo e lo feci girare per ritornare in dietro. -ci vediamo a casa lumaca!- esclamai spronando Calypso a partire. In poco tempo mi lasciai alle spalle un Eisuke che scuoteva la testa sconsolato e divertito allo stesso tempo.
 
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-Gladys sono salva!- esclamò Destiny abbracciandomi un po' troppo forte. -come sei salva?- le chiesi un po' confusa. Sono appena tornata da una lezione di equitazione e avrei tanto voluto farmi una doccia, sono tutta sudata e  vorrei poter tornare a profumare. -mi è venuto il ciclo! Mamma e papà non mi ammazzeranno!- sussurrò raggiante. -visto che alla fine non ti dovevi preoccupare- ricambiai l'abbraccio veramente contenta per lei. È giovane, non è il momento ideale di avere figli.  Nel 1800 sarà stato anche normale, ma le cose sono cambiate e in meglio. -grazie per essermi stata vicino- mormorò sorridendomi con più tranquillità e serenità. L'improvviso squillare del telefono fece sobbalzare entrambe, ma ci riprendemmo subito. -faccio io- la precedetti verso il corridoio. -ok, io vado a dare la notizia a Keiji allora- si precipitò su per le scale facendo ondeggiare i suoi capelli lilla sulla schiena. Alzai la cornetta del telefono e mi appoggiai al muro con la schiena. -pronto?- chiesi subito ammirando la foto di famiglia che stava appesa davanti ai miei occhi. Tutta la famiglia al completo era davanti ad un laghetto sotto a degli alberi di ciliegi pieni di fiori.  Eisuke mi aveva detto che in Giappone ci sono molti ciliegi, perciò suppongo si trovassero la in quel momento. -Gladys... Gladys sono io, Zowie- mormorò una voce spezzata dall’altro capo del telefono. Mi irrigidii subito sorpresa e serrai la presa attorno al telefono. -ciao- mormorai assente. -Gladys ti prego ascoltami! Mi dispiace, permettimi di spiegarti almeno- era diventata supplicante. -no Zowie- risposi secca. Feci per allontanare la cornetta dall'orecchio e riattaccare, ma la sua voce mi impedì di farlo. -sai, mamma mi ha cacciata di casa... dice che ho disonorato la famiglia- mormorò fra le lacrime. -la mamma dice tante cose, ma lei non sa niente di niente in realtà- mormorai iniziando ad agitarmi. -adesso... adesso sono con John. Mi ha proposto di ospitarmi dato che non ho dove andare- -fa il suo dovere- dissi senza pensarci. -ma domani mi trasferisco in un appartamento tutto mio, anche papà mi sta aiutando- aggiunse in fretta. -papà non è come la mamma- ammisi mestamente. -so che sei da Hanna e Peter... salutameli. E spero che potremo presto incontrarci per parlare, magari ad un bar- propose speranzosa. -non lo so- dissi subito confusa. -ok, ci sentiamo allora?- mi chiese. Non so se riesco già a rivederla, ma devo farlo in qualche modo. -si, certo. Ora però devo andare, ciao- non riuscii ad aspettare una sua risposta, chiusi subito la telefonata. Feci un respiro profondo e mi sfuggi un sorriso. Non posso perdere mia sorella così, tengo troppo a lei. Devo superare tutto e per prima cosa dovrò riallacciare il nostro rapporto nel miglior modo possibile. Ce la posso fare, devo.

 

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Capitolo 10
*** Cap. 10 Evoluzioni ***


Cap. 10 Evoluzioni
 
-ti vedo meglio ragazzina- disse Peter sedendosi vicino a me e versandosi un po' di caffè nella tazzina. Gli sorrisi ampiamente ed annuii intanto che a mia volta mi versavi il caffè. -sto recuperando un po' con Zowie- ammisi prendendo una fetta biscottata e spalmandola di marmellata alla pera. -fai bene- assentì lui senza dire altro sulla sua opinione. Bevve quel poco di caffè che si era versato e mi diede un bacio sulla fronte prima di lasciarmi da sola. La vibrazione del cellulare mi avvisò di messaggio.

Zowie: Fra pochi giorni verrò a trovarti da Peter ed Hanna. Ti voglio bene <3

Alquanto sorpresa non riuscii a rispondere subito. Mi manca molto, voglio rincontrarla, ma ho paura di come mi sentirò nel rivederla nonostante gli ultimi giorni.

Gladys: Ti voglio bene anche io <3

Decisi di risponderle. Non le rinfaccio la mia confusione, ma le faccio capire che tengo ancora molto a lei. Devo fare piccoli passi alla volta prima di arrivare all'obbiettivo definitivo.
 
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-cosa stai facendo?- domandó Eisuke da fuori la mia stanza. Con cenno della mano lo invitai  ad avvicinarsi ed a sedersi con me sul letto. -sto cercando di riallacciare i rapporti con mia sorella e pensavo di fare un pensierino per il mio nipotino- spiegai mostrandogli le tutine da neonato a cui stavo curiosando su internet. -sarà un maschio?- chiese curioso. Si sistemò meglio vicino a me e spostò il mio portatile su una sua gamba ed una mia. -in realtà non lo so, ho curiosato sul suo profilo Facebook ma a quanto pare vuole una sorpresa- ammisi trascinando la spunta del  desktop su altri link di siti differenti. -opterei più per il bianco... è un colore neutro. Non me la sento neanche di azzardare con un verde od un giallo- spiegai iniziando a gesticolare un po'. -quanto manca alla nascita del bambino?- mi chiese allora. A fine maggio era al quinto mese, ora è circa metà luglio perciò dovrebbe essere al settimo circa. -due mesi, dovrebbe nascere a settembre- risposi in fine. -questa è carina- mi indicò con un dito lo schermo. Seguii la traiettoria del suo dito e vidi che indicava una tenera tutina bianca con il musino di un orsacchiotto beige. La stessa tutina che lei mi aveva regalato per il mio bambino... Eisuke mi accarezzò una guancia e guardandolo sorpresa lo vidi farmi vedere una lacrima che poggiava sul suo indice. Mi toccai una guancia sorpresa e la scoprii bagnata, stavo piangendo di nuovo. -scusa- mormorai cercando di ricompormi. -che ti succede?- chiese preoccupato. -l'emozione, non vedo l'ora di poterla riabbracciare- mentii mostrando un sorriso tirato. -non sai mentire- disse togliendomi il computer da davanti e appoggiandolo sul comodino. -vieni qui- mi invitò fra le sue braccia. Accettai l'invito e mi accoccolai al suo petto. -grazie Eisuke- mormorai annaspando il viso nel suo petto. Inalai il suo profumo e sorrisi. -profumi di sandalo... il mio preferito- ammisi alzando gli occhi per guardarlo. Il suo sorriso mi lasciò interdetta, ma poi mi contagiò. Avvicinò il suo viso ai miei capelli e respirò profondamente. -tu invece profumi di lavanda, una fragranza che mi fa impazzire- sussurrò piano. Un brivido mi corse lungo la schiena e sgranai gli occhi sorpresa. Lo guardai sorpresa di avere il suo viso a pochi centimetri di distanza. In un attimo mi ritrovai le sue labbra poggiate sulle mie. Mi irrigidii colta d'improvviso e di conseguenza Eisuke credette subito di aver sbagliato. -scusa, non è molto che ti sei lasciata e... non avrei dovuto- si scusò subito tirandosi dritto con la schiena e allontanandosi.
È vero che è da appena un mese e mezzo, quasi due, che tra me e John è finita... ma se qualcuno mi piace lo so già capire da adesso. -no- dissi io invece. Mi sporsi verso di lui e questa volta fui io a baciarlo. Lo sentii sorridere a contatto con le mie labbra per poi avvolgermi con le braccia. Con estrema delicatezza si fece strada nella mia bocca con la sua lingua accarezzando dolcemente la mia. Istintivamente gli circondai il collo con le braccia sentendo il bisogno di stringermi al suo corpo. Perdemmo l'equilibrio e finimmo coricati sul letto. Sorridemmo entrambi divertiti per poi tornare ad assaporarci a vicenda. Stare così a stretto contatto con lui, abbracciati l'uno all'atro mi fece sentire le farfalle nello stomaco come una quindicenne.
-Gladys... ehi, voi due! Non sono pronto a diventare nonno- esclamò la voce divertita di Peter. Sia io che Eisuke sobbalzammo per lo spavento e diventammo bordeaux nel trovarci davanti un Peter divertito. Specialmente perché aveva quella tipica espressione da chi la sa lunga. -papà...- mormorò con voce strozzata Eisuke. -Peter!- esclamai spaventata invece io. -comunque bella coppia- borbottò prima di andarsene. -oh, mio Dio- sussurrai lasciandomi cadere sul letto per poi scoppiare a ridere.  -ci siamo fatti beccare a baciarci come dei liceali- esclamai ridendo. -hai ragione- convenne Eisuke unendosi alla mia risata. -Gladys c'è qualcosa di tuo e fastidioso in salotto- esclamò la voce di Peter da infondo al corridoio. -mio? Ma io non ho nulla di sotto- borbottai passando dalle risate alla confusione. Scesi dal letto e mi sistemai velocemente i vestiti, mentre per i capelli disordinati rimediai legandoli. Seguita da Eisuke scesi sino in salotto. Una chioma color nocciola attirò subito la mia attenzione e sentii mancare un colpo al mio cuore. -Zowie?- mormorai ancora più confusa. La chioma si voltò mostrando il viso dolce di mia sorella. Mi avvicinai a lei di qualche passo guardandola completamente senza parole. La vidi farsi leva sulle braccia per alzarsi in piedi sorreggersi restando appoggiata alla poltrona di Peter e tenersi con l'altra mano il pancione che era cresciuto veramente tanto. Con le lacrime agli occhi mi fiondai ad abbracciarla. -quanto mi sei mancata!- balbettai. A sua volta anche lei si aggrappò a me e la sentii singhiozzare. -mi sei mancata tantissimo Gladys!- la sentii piagnucolare. Mi distanziai appena per asciugarle le lacrime. -ma guardati, sei splendida- mormorai con un sorriso e gli occhi pieni di lacrime. -cos'hai fatto ai capelli?- chiese lei sorpresa. -piccolo cambiamento- minimizzai con una risata. -volevo farti una sorpresa... mi sono messa d'accordo con Hanna e Peter- spiegò, rispondendo alla mia muta domanda. -magnifica sorpresa- le dissi stringendola di nuovo in un abbraccio.
-uh, lui è Eisuke- gli presentai il ragazzo che sino adesso se ne era stato in disparte. -piacere, io sono Zowie la sorella di Gladys- si presentò bene mia sorella porgendogli la mano. Eisuke glie la strinse con un sorriso e la invitò a sedersi sul divano. -ragazzina farai fare tu il giro della casa a Zowie, io già le porto le valige in camera tua- brontolò Peter. -valigie?- chiesi sorpresa a mia sorella. -Hanna mi ha invitata a stare qui per due settimane e ho pensato che non sarebbe stata una cattiva idea- spiegò un po' impacciata. Le accarezzai una spalla amorevolmente e sorrisi veramente felice. -sono contenta che passerai le prossime due settimane qui Zowie- la rassicurai subito. -vado  ad aiutare Peter- ci avvisò Eisuke alzandosi in piedi. Gli feci cenno di chinarsi e non appena lo fece gli diedi un bacio sulla guancia sorprendendolo. -poi dobbiamo finire di parlare- gli ricordai. -si- assentì con un sorriso sorpreso prima di sparire lungo le scale. -e lui chi è?- chiese Zowie sorpresa in positivo. -il figlio di Hanna e Peter, lo hanno adottato, come suo fratello Keiji e le sorelle Mi-hi ed anche Hei- spiegai. Zowie scosse il capo e fece un sorriso più ampio. -che ruolo ha con te?- specificò. Oh, ecco. -un po' più di un amico... so che non è molto che tra me e John è finita, ma con lui sto veramente bene. È come se fosse il rimedio a ogni mio momento no- ammisi finalmente anche a me stessa.

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Capitolo 11
*** Cap. 11 Appuntamento ***


Cap. 11 Appuntamento
 
-metti quella gonna li, sta benissimo con la camicia- disse Zowie. Indicandomi una parte dell'armadio. La gravidanza la stancava molto, così passava quasi tutto il tempo o seduta o coricata. In questo momento in fatti è seduta sul letto appoggiata alla testiera. -ok- l'assecondai prendendo la gonna che mi aveva suggerito. -sai, conosco da appena qualche giorno Eisuke, ma si vede che gli piaci- disse intanto che si sistemava meglio dei cuscini dietro la schiena. -ma cosa dici...- mormorai agitata. -e a te non puoi negare che lui un po' interessa- aggiunse con un sorriso furbetto. -pensa al tuo pancione che sembra stia per esplodere- esclamai arrossendo. La sera del suo arrivo Zowie mi aveva svelato che aveva appena scoperto che sta aspettando due gemelli. Il che è al quanto strano dato che ne nella famiglia di John che nella nostra ci sono casi di gemelli. -ho ragione io- ignorò il mio commento. Sbuffai abbandonandomi sul letto vicino a lei e tenendomi le mani congiunte sul petto fissai lo sguardo fuori dalla finestra. -non voglio affrettare nulla e non voglio dargli false speranze- spiegai pensierosa. -sa che sei fuggita dal tuo stesso matrimonio perché John ti ha... delusa. Credo sia perfettamente consapevole che ora tu voglia fare un po' tutto con le pinze- mi fece notare. Annuii convincendomi fosse così e mi alzai in piedi. -bene, allora gonna e camicia?- le chiesi conferma. Mi fece i pollici in su e sorrise ampiamente. -è pur sempre un appuntamento il vostro- commentò divertita.
 
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-meglio la macchina- fu la prima cosa che disse Eisuke arrossendo. Aveva subito notato la mia gonna che arrivava qualche centimetro sopra il ginocchio e aveva guardato la sua moto un po' scettico. -no tranquillo... la terrò giù- dissi subito fermandolo. So quanto lui ami andare in moto, mi dispiace farlo rinunciare per colpa mia. -sicura? La gonna...- balbettò arrossendo  ancor di più. Annuii convinta e presi uno dei due caschi indossandolo. -dai andiamo- lo esortai con un sorriso. Riuscii a convincerlo e dopo che salì in sella mi sistemai dietro di lui appoggiando le mani sui suoi fianche. Notai che si irrigidii e un po' pentita feci per togliere le mani. -no- si affrettò a dire portandosi le mie braccia a cingergli la vita. -è più sicuro- spiegò. -hai ragione- convenni con un sorriso nascondendo il viso contro la sua schiena. Accese il motore e partimmo verso l'uscita del giardino. Avevamo deciso di optare per andare al giapponese. Io non ci ero mai stata e lui poteva dilettarsi nel parlare un po' la sua lingua madre con i camerieri. -è carino qui- ammisi guardandomi intorno. Ci sono tanti tavolo bassi con dei cuscini dove sedersi ed anche tavoli normali con sedie. -dove preferisci che ci sediamo?- mi chiese aaccarezzandomi la schiena con i polpastrelli. Ci pensai un po' su e gli indicai i tavoli bassi. -tu vivi da anni nella mia cultura di nascita occidentale, ora provo io a stare un po' nella tua orientale- spiegai serenamente. -Watashitachi wa koko ni suwatte- disse ad un cameriere. Il ragazzo un po' più giovane di noi ci venne incontro e salutò Eisuke con una pacca sulla spalla. -è un compagno di università di Keiji- mi spiegò rapidamente. Annuii appena e sorrisi. -era un po' che non venivi con una raggazza, finito il periodo “voglio restare single” a quanto pare- scherzò il cameriere beccandosi uno scapellotto da Eisuke. Sorrisi divertita e lanciai un occhiata curiosa ad Eisuke. Non appena fummo soli in attesa del sushi ritornai sull'argomento di poco fa. -periodo single?- chiesi incuriosita. Lo vidi portare una mano alla nuca imbarazzato ed annuì appena. -come mai?- chiesi ancora. -non volevo essere alla continua ricerca di una ragazza con cui stare, così mi sono preso una pausa per un po'- spiegò velocemente. -hai fatto bene- dissi per cercare di tranquillizzarlo. Mi sorrise grato ma si vedeva che un po' era ancora agitato, d'altronde era ormai stato reso esplicito che non gli sarebbe dispiaciuto se fosse nato qualcosa di più fra di noi. Neanche a me dispiacerebbe, è un ragazzo carino ed intelligente. Spesso mi ritrovo a ridere alle sue battute seppur molte magari siano freddure, ma è il modo in cui le dice che mi piace di più. -insegnami qualche parola giapponese- gli chiesi intanto che ci stavano servendo. -arigatō- Subito dopo aver detto questa parola al cameriere si rivolse a me con un sorriso. -vuol dire “ti ringrazio”, si può dire anche kansha che è meno formale- spiegò con uno strano scintillio negli occhi. Si vede che gli piacciono molto le sue origini. -perciò quando mi hai salvata da qual temibile calabrone avrei dovuto risponderti... arigatō?- -si- confermò poco prima di bere un sorso d'acqua. Mi parlò di come la, le scuole funzionino diversamente... di nuovo, ma lo vedevo cosìraggiante e coinvolto che invece di un ventisettenne mi sembrò un bambinodidieci anni che mostra agli amici il album di figurine completato. Mi accennò anche ad alcune forme di saluto e disse qualche altra parola giapponese. Gatto ad esempio si dice neko, per dire buongiorno ohayō mentre kon'nichiwa significa ciao. È riuscito a trasmettermi il suo entusiasmo a tal punto che ora vorrei poter visitare il Giappone! -ogni tanto voglio che mi insegni qualche altra parola. Il giapponese è una lingua molto complicata, ma anche molto bella. Me lo prometti?- gli chiesi speranzosa incrociando le nostre braccia a mo di catena. -sei la prima che dice che il giapponese è bello, di solito mi viene sempre detto che è incomprensibile, noioso  addirittura fuori moda!- si mise a ridere. Scoppiai a ridere insieme a lui, come puoi dire che una lingua è fuori moda?! Girammo ancora un po' per New York  e poi decidemmo che era l'ora di tornare a casa. Arrivammo che era l'una passata e la casa era immersa in un silenzio quasi inquietante. -paragonato al caos che c'è di giorno non sembra neanche la stessa casa- sorrisi una volta entrati in salotto. -hai ragione- convenne Eisuke accompagnandomi sino a davanti la porta della camera che condividevo con mia sorella. -oyasumi- mormorò lasciandomi un bacio sulla guancia. Corrucciai il viso e lui sorrise di rimando. -vuol dire “buona notte”- -oyasumi allora- ricambiai dandogli però un bacio a fior di labbra. Sgattagliolai in fretta dentro la stanza chiudendomela dietro la schiena. Ben impresso nella mente ho ancora il sorriso sorpreso di Eisuke. Il mio cuore batte forte e sento che potrei fare qualsiasi cosa. Credo proprio che Zowie abbia ragione, inizio a nutrire molto di più che semplice amicizia per Eisuke.

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Capitolo 12
*** Cap. 12 Inaspettato ***


Cap. 12 Inaspettato
 
E siamo arrivati a metà Agosto. Fra meno di un mese tornerò a casa e mi si spezza il cuore a pensarci. Mi sono creata una nuova routine, famiglia e stile di vita qui. Quanto vorrei trovare una casetta di campagna tutta per me qui vicino. Le cose sono anche cambiate tra me ed Eisuke. Usciamo insieme, baci rubati di sfuggita e piccole imboscate per passare più tempo insieme. Non in modo ufficiale ma... stiamo insieme come coppia. Peter finge di non beccarci ogni tanto, ma quel suo strano sorriso non mi inganna. Destiny sembra felice di ciò dopo che ci ha scoperti a baciarci vicino ai cavalli. -che dolore- mormorò Zowie durante il pranzo facendo una smorfia. -tutto bene cara?- le chiese Hanna preoccupata. -è da ieri che ho delle fitte...- disse corrucciata. Sia io che Hanna ci guardammo negli occhi sapendo quale fosse la risposta a ciò. -ti accompagno di sopra cara, vedrai che coricata starai meglio- intervenne subito Hanna in fine. Di sopra? No! Zowie deve andare in ospedale, le contrazioni precedono la rottura delle acque e ciò vuol dire partorire. Mia sorella sta per entrare in travaglio e non può stare qui. Oltretutto è solo all'ottavo mese. -non possiamo portarla noi in ospedale Gladys, siamo senza macchine. Una è dal meccanico e l'altra  senza benzina- mi spiegò Peter anche lui preoccupato, non appena che Zowie ed Hanna furono a debita distanza. -allora chiamiamo un ambulanza- lo pregai già in ansia. -è quello che sto per fare Gladys, non ti preoccupare- mi rassicurò alzandosi anche lui da tavola. -Gladys!- mi chiamò la voce di Zowie terrorizzata. Scattai in piedi in un istante e corsi su per le scale trovando mia sorella in lacrime sorretta da Hanna che le accarezzava il capelli. Seguii lo sguardo di Zowie i vidi del liquido trasparente sul pavimento. La cosa che però mi fece accapponare la pelle fu vedere anche del sangue colarle giù per una gamba. -i bambini- balbettò spaventata. Scossi il capo incredula e fui grata ad Eisuke che mi aveva seguita ed ora mi stava sorreggendo. -di a Peter che è urgente- mormorai cercando di riprendermi. -va bene. Ehi, andrà tutto bene e sia tua sorella che i bambini saranno in ottima salute- cercò di rassicurarmi poco prima di andare ad avvisare Peter del cambiamento di situazione. -portiamola in camera- disse Hanna non appena le fui vicino. L'aiutai a scortare mia sorella sino sul letto poi le rimasi vicino tenendole la mano. -andrà tutto bene Zowie- cercai si rassicurarla accarezzandole la fronte. -ho paura- piagnucolo. Mi si strinse il cuore ed annuii capendola perfettamente. -lo so, ma andrà tutto bene- le ripetei di nuovo. Quella da convincere non era solo lei ma anche me stessa.
 
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È da due ore che è stata chiamata un ambulanza ma non arriva nessuno. Hanna per la sua esperienza di ostetrica in passato sta facendo il suo meglio e mi spaventa sapere che mia sorella sia già dilatata di cinque centimeri, ci sta mettendo troppo poco tempo. Ciò vuol dire che potrebbe partorire qui. -tieni- Eisuke mi porse un bicchiere d'acqua che bevvi tutto d'un fiato per l'agitazione. -grazie- mormorai torcendomi le dita. -vieni un secondo in cucina con me. Hai bisogno di respirare un po' di aria fresca- suggerì appoggiandomi una mano sulla spalla. -hai ragione- convenni, poi mi rivolsi a mia sorella. -torno subito- la rassicurai. Nonostante la preoccupazione nei suoi occhi e l'agitazione mi sorrise appena ed annuii. -c'è qualcosa che ti terrorizza- non era una domanda quella di Eisuke, bensì una constatazione. -è vero- ammisi. Tutti i segreti prima o poi vengono alla luce ed ora il mio lo sta per fare. -ho paura che le capiti la stessa cosa che è successa a me... sono due situazioni completamente differenti, ma io ho paura- ammisi con un nodo alla gola. Negli occhi di Eisuke lessi la confusione. -se fosse ancora vivo io sarei la madre di un bambino di sei mesi... ma non c'è più. È morto pochi giorni dopo il parto per una malformazione cardiaca- mormorai ad occhi bassi. -un figlio?- si stupì. Annuii abbozzando un sorriso tirato, che però sparì subito. -perché non me lo hai mai detto?- chiese preoccupato. -fa ancora molto male. L'ho tenuto in braccio una sola volta, poi i medici se lo sono portati via- spiegai con gli occhi lucidi. Eisuke venne ad abbracciarmi ed io scoppiando a piangere mi aggrappai a lui. -si chiamava Angelo... era stupendo e se n'è andato via per sempre- balbettai. Eisuke in silenzio mi cullava dolcemente fra le sue braccia. -con una madre così bella ci credo che era bellissimo- disse baciandomi la nuca. Sorrisi appena e strinsi la stoffa della sua maglietta fra le mani. -grazie- In quel momento Peter irruppe nella cucina trafelato. -finalmente è arrivata l'ambulanza... ragazzina ma che ti prende?- chiese subito preoccupato. Scossi il capo asciugandomi le lacrime, per scacciare via tutto dalla mia mente. -niente, avviso quelli dell'ambulanza che è già a metà travaglio così sapranno come agire- cercai di tranquillizzarmi. Non permisi ne a Peter che ad Eisuke di intervenire dato che ero sgattaiolata via di fretta. Arrivata in cortile andai incontro ad un uomo sulla cinquantina che stava scendendo dall'ambulanza. -ci è stato detto che una ragazza è entrata in travaglio- disse rivolto verso di me per chiedere una conferma. -si, mia sorella. Si trova al piano di sopra- annuii indicandogli la strada intanto che mi seguiva. Con passo svelto salii le scale ed attraversai il corridoio. L'uomo si mise subito al lavoro visitando Zowie e cercando di capire nel migliore dei modi come stessero i bambini. Un po' preoccupato ci spiegò che portarla in ospedale equivaleva a far nascere i bambini in ambulanza. Una cosa rischiosa che è stata subito bocciata, così ha chiamato un suo collega spiegandogli tutto ciò che mancava e di cui aveva urgenza. -Eisuke tu stai con Keiji e gli altri, sono un po' spaesati dalla situazione- gli spiegai. -hai ragione, ma tu...- sembrava un po' preoccupato. -sto bene, non ti preoccupare- lo rassicurai. Annuì poco convinto e sparì lungo il corridoio. -signorina ora deve spingere!- la incitò il medico. Mi voltai di scatto senza parole. Già?! Mi affrettai a tornare al fianco di mia sorella e con un fazzoletto le asciugai la fronte imperlata di sudore. Le sue mani cercarono le miei e l'assecondai. Zowie in questo momento ha bisogno di me ed io le starò vicino tutto il tempo. Alcuni rumori provenienti dal corridoio mi riscossero dalla stretta ben salda di mia sorella e dai suoi gemiti di dolore. Voltai appena il capo e vi trovai Luke fermo sulla porta. Stava guardando la scena con sguardo vacuo e di sofferenza. Da quel che ne so lui e mia sorella non si sono mai più rivisti, perciò non dev'essere semplice per Luke ritrovarsi in questa situazione. Delle urla squillanti ed un pianto riscossere sia me che lui. -è una femmina- annunciò il medico mostrandoci la bambina più bella al mondo. -Luke desiderava tanto una femmina- mormorò Zowie asciugandosi una lacrima. -Luke! Finalmente, aiutami che manca ancora un bambino all'appello. Lo incitò il collega non appena lo vide. Quasi mi ero scordata che Luke lavorava all'ospedale. Zowie non appena lo vide si mise una mano sulla bocca per l'emozione. -Gladys, ti do il cambio. Tu stai con la bambina- si propose Hanna. Accettai e mi avvicinai a quel minuscolo fagottino che stava tenendo in braccio Luke. Lo vedevo confuso con uno strano luccichio negli occhi. -ehi- sussurrai appoggiandogli una mano sulla spalla. -ciao Gladys- mi salutò sorridente. -ha...ha la mia stessa voglia sul collo- mormorò incredulo. -cosa?- mi stupii. Mi indicò una piccola macchia che aveva la bambina, proprio sul lato sinistro del collo, poi si indicò il proprio collo. -credo che prima di finire a letto con John lei fosse già incinta. Si spiegherebbe perché sono due gemelli e perché le si sono rotte le acque adesso- mormorò con gli occhi fissi sulla bambina. -tua figlia dunque... ma com'è possibile? Contando bene i mesi lei sarebbe all'ottavo- Confusione ovunque, se non sono di John com'è possibile che siano di Luke? -sarà meglio fare il test del DNA, ma capita che al primo mese di gravidanza si abbiano comunque piccole perdite scambiate per ciclo- spiegò passamdomi la bambina fra le braccia. Mi sedetti sulla poltrona con la bimba imbraccio e ammirai come tutto fosse cambiato in pochi istanti. Hanna era passata ad assistere il medico mentre Luke a stringere la mano a Zowie, baciarle la fronte e sussurrarle parole dolci. Mia sorella sembra avere nuova forza da quando Luke le si era avvicinato e comprendo solo ora quanto lei non abbia mai smesso di amarlo. -hai una mamma molto forte piccola- sussurrai con le lacrime agli occhi. Un altro pianto si librò nell'aria e il silenzio calò nella stanza. Gli unici rumori erano i respiri di mia sorella ed il pianto del seconda bambino. -è un maschietto- annunciò questa volta il medico. La macchiolina sul collo del maschietto attirò subito la mia attenzione. -ti amo Zowie- ammise Luke con gli occhi lucidi per l'emozione.  Il volto di mia sorella si bloccò di colpo per la sorpresa poi gettò le braccia attorno al collo di lui singhiozzando per la gioia. -perdonami Luke, ti prego...- lo supplicò. -ti ho perdonata nel preciso istante i cui ho visto nostra figlia- le confidò intanto che gli porgevo la bambina. Zowie confusa fece qualche volta passare lo sguardo da quello della piccola creatura a quello dell'uomo della sua vita.  Non appena si rese conto della verità scoppiò nuovamente in lacrime appoggiando la fronte contro quella di Luke.

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Capitolo 13
*** Cap.13 Pausa ***


Cap. 13 Pausa

Fu una vera sorpresa apprendere con certezza che il padre della piccola Kelly e del piccolo Kevin, fosse Luke. Da quello che ho saputo, John  ne è rimasto molto scosso e non lo biasimo. Sua sorella mi ha riferito che sembra si stia frequentando con una ragazza conosciuta da poco e la cosa mi fa sentire meno in colpa. Credevo che questa mia specie di relazione con Eisuke, in qualche modo non fosse molto corretta, ma sapere che non sono l'unica ad avere scelto di incominciare un nuovo capitolo della propria vita, mi rassicura. Eisuke... nonostante si sia all'inizio dimostrato comprensivo sul mio segreto, ora sembra non riuscirci.  Fatica a guardarmi negli occhi, parliamo a malapena, sembra che siamo tornati a prima di conoscerci. -mamma-  Mi voltai di scatto verso la porta di camera mia ma non vidi nulla. Ero sola nella stanza, chi è che aveva detto mamma? -mamma!- di nuovo. Questa volta decisi di alzarmi in piedi. Con passo incerto andai in corridoio, ma nulla. Non c'era nessuno. -la mamma riposa- Una voce diversa questa volta. Mi affacciai dalle scale e vidi un uomo di schiena chino su un bambino di tre anni circa. Scesi qualche scalino e per poco non scivolai rischiando di cadere. L'uomo si voltò e mi sorrise calorosamente. -John?- mormorai confusa. Davanti a me c'è proprio lui. -amore! Angelo ha una forte voglia di stare con te oggi- disse alzandosi in piedi. Angelo... il mio bambino? -Angelo?- mi si incrinò la voce. -mamma!!!- esclamò il piccolo bambino venendomi incontro ed abbracciandomi le gambe. Allungai una mano tremante verso di lui per accarezzarlo, ma scomparve. -Angelo!!!- gridai terrorizzata. Mi alzai di scatto a sedere e sentii due mani accarezzarmi le spalle. -Gladys...-  Davanti a me c'era Eisuke evidentemente preoccupato. Ero madida di sudore e spossata. -Eisuke- mormorai sull'orlo delle lacrime. In risposta lui mi strinse forte fra le sue calde braccia. Mi strinsi a lui iniziando a singhiozzare. Avevo visto il mio piccolo, ed era anche già grande. Avevo visto anche John... è come se avessi visto come sarebbe potuta essere la mia vita con lui. Se solo il mio Angelo fosse ancora vivo. -voglio il mio bambino!- singhiozzai. Strinsi la maglietta del pigiama di Eisuke e nascosi il viso nel suo petto. Sentii le sue labbra poggiarsi sulla sommità del mio capo. -dormi Gladys, dormi- sussurrò semplicemente. Mi lasciai cullare da una ninna nanna che stava canticchiando ed i dolce dondolio del suo petto che ad ogni respiro si alzava ed abbassava.
 
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Al mio risveglio Eisuke dormiva ancora. Spinta da un desiderio profondo lo baciai a fior di labbra. Sembra che lui sia tutto ciò di cui ho bisogno in questo momento. Il suo sorriso, la sua tranquillità, la sicurezza che mi trasmette ed il senso di pace. Ho paura però di quello che accadrà a breve. Devo tornare alla mia vecchia routine, soprattutto al mio lavoro. Sono mesi che non faccio l'ostess di volo. Mi manca, ma non sopporto l'idea di allontanarmi da qui. -a cosa pensi?- la voce di Eisuke giunse al mio orecchio flebile ed assonnata. -lo capisco dalla tua fronte corrugata- aggiunse indicando la mia fronte. -è che la prossima settimana tornerò a casa, la mia casa- mentii, ma neanche tanto. Nella mia testa ribollono talmente tanti pensieri, che non ci capisco più nemmeno io. Notai Eisuke deglutire faticosamente, come se dovesse mandare giù qualcosa di veramente fastdioso. Senza emettere alcuna parola si alzò in piedi e si avvicinò alla porta. -ho capito... ti aspetterò senza pressarti- disse con lo sguardo basso rivolto al pavimento. Il suo tono di voce però mi fece stringere il cuore: dolore, rassegnazione e delusione erano ciò che avevo percepito. Con anche tanta amarezza. -spero solo di non dovere aspettare troppo prima che sia tu ad offrirmi un caffè- aggiunse con sorriso amaro. Imbambolata dalle sue parole non sapevo cosa dire o fare. Ci stavamo dando una pausa a ciò che era appena nato, o meglio, lui consigliava una pausa. Di tutte le cose che avrei mai potuto dire probabilmente dissi la più insensata. -grazie- mi uscì appena flebilmente. Eisuke se ne andò senza ribattere, lasciandomi sola con il mio dispiacere, la mia delusione e il mio dolore. Sconsolata presi la testa fra le mani stringendo le dita fra i capelli scompigliati.
 
6 mesi dopo
 
-i passeggeri sono pregati di allacciare le cinture di sicurezza. Ci stiamo preparando al decollo- annunciò la mia collega all'altoparlante. Dopo aver messo a posto la ricetrasmittente si sistemò l'uniforme e si sedette al mio fianco. Meglio se andiamo ad assicurarci che siano tutti legati, l'altra volta una mamma si rifiutava di far legare il bambino- le ricordai. -non si può essere tanto incoscienti- borbottò lei stupita. Eppure di persone così ce ne sono un infinità.
Ci alzammo a tempo in piedi ed iniziammo a fare il giro fra le persone. Per fortuna tutti si erano già legati diligentemente. -Gladys!- esclamò una persona fra i tanti presenti. Mi guardai intorno spaesata sino a quando non riconobbi una chioma tinta lilla pastello. Destiny? Mi avvicinai a lei sorpresa, dove scoprii esserci anche gli altri. -che sorpresa- dissi con un sorriso. Dione, Mi-hi ed Hei si allungarono dal posto dietro per salutarmi. Peter ed Hanna invece erano proprio vicino a Destiny. -stiamo andando ad Hokkaido, dai genitori biologici di Keiji ed Eisuke- mi informò Hanna stringendomi una mano. -buon viaggio allora, ora devo andare... ci vediamo dopo- mormorai sentendomi un po' spossata.
All'inizio io ed Eisuke avevamo provato a tenerci in contatto, ma con il mio lavoro è praticamente impossibile, passo di stati in stato come niente. Lui probabilmente sta aspettando il famoso caffè che aveva nominato prima che ci prendessimo la pausa. Io invece sto aspettando di decidermi a chiederglielo una volta per tutte. Mia sorella sta cercando di infondermi coraggio, ma non funziona molto. Per me ora la miglior terapia alla mia solitudine sono i miei nipotini. Quei due bellissimi bambini sono la luce degli occhi di Zowie e Luke, ma anche il mio cuore. Quando non sono a lavoro mi offro di occuparmi dei gemelli, permettendo così a lei e Luke di riprendere il loro rapporto.
-cos'hai? Sembra che tu abbia visto un fantasma- si preoccupò la mia collega non appena mi aveva raggiunta a sedere. Non sono riuscita a nascondere il mio stato d'animo, un classico. Se solo imparassi a non lasciar trapelare i miei turbamenti avrei meno persone in ansia per me. -nulla, ho solo rincontrato vecchi amici che non vedevo da parecchi mesi-
 
Curiosità: Pochi mesi dopo che Gladys era tornata alla sua precedente vita, Destiny e Keiji hanno avuto il coraggio di dire la verità a Peter ed Hanna. Loro due più Eisuke sono rimasti impassibili, Dione per poco non si soffocava con quello che stava mangiando.

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Capitolo 14
*** Cap. 14 Caffè? ***


Cap. 14 caffè?
 
Appena arrivata sull'isola di Hokkaido visto che Zowie aveva tanto insistito perché l'avvisassi del mio arrivo la chiamai. -com'è andato il viaggio, tutto a posto?- mi chiese dolce. Quanto adoro mia sorella, negli ultimi tempi sembra lei la sorella maggiore. -si, arrivati sani e salvi- la rassicurai con un sorriso. -sicura?- insistette. Mi conosce troppo bene, ma anche io conosco molto bene lei. So cosa voleva sapere in realtà. -Eisuke non era fra i passeggeri di cui mi dovevo occupare io- la informai subito. Mi ero spaventata quando avevo visto l'intera famiglia sull'aereo anche se, però, non trovavo Keiji ed Eisuke, che ho scoperto aver avuto altri posti più distanti. Avevo cercato attentamente di capire dove si trovassero e quando ci ero riuscita avevo trovato altri due occhi castani cercarmi. Mi si era formato un nodo alla gola ed abbassando il capo di scatto mi affrettai a servire un passegero che già da un po' mi aveva chiesto dell'acqua. Non era vero che lui non era fra i passeggeri che io avrei dovuto servire, semplicemente avevo pregato la mia collega che se lui avesse avuto bisogno di aiuto ci fosse andata sempre lei. Destiny, però, l'aveva capito e aveva architettato un piano tutto suo affinché io fossi l'unica hostess libera quando ad un tratto a chiamarmi fu Keiji, al fianco del fratello. Mi sentivo sprofondare.
-peccato- commentò dispiaciuta mia sorella. Lo era davvero tanto e ciò mi sorprese. -già e... Zowie tornerò fra tre giorni, prenderò qualcosa per i miei nipotini e per te e Luke- sviai l'argomento. -non ti disturbare, goditi il soggiorno in Giappone- si lamentò subito lei. -figurati, ora ti saluto e come direbbe un giapponese kon'nichiwa- sentii la su risata dall'altro capo del telefono e dopo un ultimo saluto definitivo chiusi la chiamata.
 
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Stavo cercando di comunicare con la commessa da venti minuti. Non era difficile da capire quello che volevo, due orsacchiotti di peluches uno azzurro e uno rosa. Frase semplice da capire, anche per un bimbo che non è americano. -due orsacchiotti- dissi lentamente. Mi ero premurata di indicare l'oggetto interessato e anche di fare segno con le dita di quello che volevo. Però, la donna sembra a non capire.
-Josei wa ni tedibea, ichi pinku to burū no ta no o nozonde imasu- un brivido lungo la schiena mi fece irrigidire. Non ero riuscita a capire nulla della frase che avevo appena sentito, ma il proprietario della voce lo avevo riconosciuto perfettamente. Quando mi voltai come sospettavo vidi Eisuke. -la commessa sa benissimo l'inglese, solo si prendeva gioco del tuo non comprendere il giapponese tutto qui- spiegò lanciando un occhiataccia alla donna dietro di me. Istintivamente mi voltai anche io a guardarla e provai un forte istinto omicida. Mi aveva fatto perdere tempo sino adesso per divertirsi. Per fortuna ora non mi  stava più prendendo in giro. Eisuke era vicino a me, perciò la donna sapeva che se avesse fatto la furba lui mi avrebbe avvertita.
-per Kevin e Kelly?- mi chiese Eisuke mentre uscivamo dal negozio con i miei due piccoli acquisti. -si- avrei voluto instaurare una conversazione meno imbarazzante, ma era difficile dato che non ci vedevamo da parecchi mesi. Dopo la mia risposta era calato il silenzio e avevamo continuato a camminare uno vicino all'altro. -mi sai consigliare qualcosa che potrei prendere per mia sorella e Luke- buttai li intanto che stavamo sfilando davanti a diversi tipi di negozi. Dagli alimentari, vestiario, antiquariato a botanica. -Poco distante da qui c'è un negozio di souvenir. Ci sono tanti Maneki Neko che sono i gatti portafortuna, quelli che muovono una zampa... poi ci sono ventagli e bachette giapponesi con decorazioni per lo più floreali e i furin che sono quelle piccole ampolle di vetro con al centro un pendolo che col vento tintinna- finì di spiegarmi tutto una volta che eravamo già dentro davanti al negozio. Passai davanti agli scaffali e riconobbi gli oggetti che mi aveva elencato. Sia Luke che mia sorella non impazziscono per i gatti perciò il Maneki Neko lo escludo subito. I furin sono un po' troppo... fragili, nonostante verrà imballato bene, in famiglia sono nota per esser riuscita a rompere un vaso da seduta e non mi va di sfidare così tanto la sorte. Mi sono rimasti solo più le bacchette ed i ventagli, sono molto carini e non da sottovalutare. -ho deciso!- dissi risoluta appoggiandomi le mani sui fianchi. Eisuke mi guardò leggermente incuriosito, con anche un accenno di sorriso sulle labbra. -a Luke piace il sushi perciò in modo del tutto simbolico gli comprerò le bacchette, mia sorella invece... lei... sono sicura che un ventaglio decorato le piacerà- decisi convinta delle mie scelte. Scelsi il ventaglio viola dato che è il suo colore preferito, mentre per le bacchette optai per un verde. Se non ricordo male Luke una volta aveva detto di amare quel colore per il suo significato di speranza. -non fa una piega il tuo ragionamento- mi canzonò Eisuke. In risposta mi venne spontaneo fargli una smorfia da finta offesa. Di colpo però mi persi nei suoi occhi ed ebbi com un tuffo a sei mesi prima. Le sue ultime parole riaffiorarono vivide bella mia mente e mi morsi il labbro dubbiosa.
Priva del coraggio di cui proprio adesso necessitavo disperatamente spostai lo sguardo altrove. Mi vergognavo da sola della figura che stavo facendo. Attesi impacciata il mio turno alla cassa e quando ci trovammo fuori dal negozietto rimasi qualche passo più indietro rispetto ad Eisuke. Se ne accorse quasi subito, infatti si voltò a fissarmi preoccupato. -qualcosa non va?- chiese premuroso. Scossi il capo appena, poi tornai a tormentarmi il labbro, di nuovo. -aspetti ancora quel caffè?-




Spero che la letura sia stata di vostro gradimento, prima di lasciarvi però vi dico solo solo che il prossimo capitolo sarà l'epilogo :)
By unika

 

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Capitolo 15
*** Epilogo ***


Epilogo

 
-aspetti ancora quel caffè?- chiesi infine liberandomi di quel peso. I suoi occhi fissi nei miei rimasero impassibili e pensai subito mi scoppiasse a ridere in faccia. Ricevetti, però, come risposta un semplice e splendido sorriso sghembo.

2 anni dopo

-Kelly!- l'urlo di mia sorella riecheggiò disperato per tutta la stanza. Mia madre con il suo passettino svelto sui tacchi dodici si precipitò in soccorso di Zowie. -Gladys cosa fai li impalata?! Acciuffa anche il piccolo Kevin, questi due monelli mi stanno facendo impazzire!- mi rimproverò intanto che cercava di prendere la nipotina. Alzai gli occhi al cielo sconsolata dal solito comportamento di mia madre e mi misi alla ricerca della testolina bionda di Kevin. -buh!- senza neanche a farlo apposta fu proprio lui a gettarsi fra le mie braccia. -uh, ma che spavento!- finsi, poggiandomi una mano sul cuore. Il mio piccolo monello si mise a ridere soddisfatto. -ma sai che oggi la tua mamma ed il tuo papà si sposano?- gli chiesi con un sorriso. Kevin annuì vigorosamente e fece un sorriso a trentadue denti -siiii!!!- gridò nel mio orecchio. -prendo io i gemelli- si offri mio padre, liberando prima me e poi mia madre. -grazie tesoro- lo baciò lei. Sono contenta che nonostante i modi un po' autoritari e da prima donna di mia madre entrambi si amino ancora molto.
-inizio ad andare in chiese Zowie- l'avvertii dato che oramai era completamente pronta. -certo, vai pure-  mormorò emozionata. Gli occhi le luccicavano e le mani tremavano intrepide. -fai un respiro profondo e vedrai che andrà tutto bene- la rassicurai poco prima di uscire e raggiungere la chiesa. Il luogo della cerimonia distava a malapena cinque minuti dalla casa di Luke e Zowie. Già fuori la chiesa c'erano un po' di fiori ai lati dell'entrata. Rose bianche, le preferite di mia sorella. E proprio fuori dalla chiesa c'era Eisuke ad aspettarmi.
Dopo la mia famosa richiesta di un caffè, io e lui avevamo ripreso a frequentarci. Questa volta giocando entrambe le nostre carte. Non mi facevo più bloccare da futili ed insensati sensi di colpa, ero libera. Recuperammo in poco l'alchimia e la complicità acquistata durante l'estate. Uscivamo spesso e ben presto decidemmo di andare a vivere insieme ufficialmente. Hannah ne fu entusiasta ed anche Peter, nonostante il suo solito carattere da brontolone. Io avevo lasciato il mio lavoro da ostess ed avevo incominciato ad occupparmi a tempo pieno dei cavalli, nelle scuderie che ci hanno ceduto i genitori di Eisuke. Tra l'altro la casa in cui abitiamo è vicinissima sia a quella di Peter ed Hanna che alla scuderia.
Non appena Eisuke mi vide, decise di  venirmi incontro e baciarmi a fior di labbra. -sei splendida- sussurrò cingendomi la vita. Appoggiai la testa sulla sua spalla e storsi appena il naso. -ho ancora un po' di pancetta- mi lamentai toccando con le dita il piccolo rigonfiamento del mio addome che ancora non se ne era andato via del tutto. -Gladys, hai partorito da meno di due mesi, sei in splendida forma!- mi ammonì bonariamente. Poggiai gli occhi sulla bellissima creatura di poco più di un mese, che tranquilla e beata stava dormendo nel passeggino davandi a me ed Eisuke. 
Quando scoprii di essere incinta ero terrorizzata che potesse succedere la stessa cosa capitata al mio piccolo Angelo. Eisuke però mi è stato vicino e mi ha tranquillizzata ad ogni mia paura. Ho versato fiumi di lacrime nell'apprendere che era perfettamente sano, ricordo ancora molto bene la sensazione di sollievo che avevo provato.
Il 19 febbraio io ed Eisuke eravamo diventati i genitori di uno splendido bambino di nome Sora. Nome che in giapponese vuol dire cielo, il posto dove sta il piccolo Angelo.
Sono grata della seconda opportunità che ho avuto nell'essere madre, ancor di più nello stare con Eisuke. -cercherai di prendere il bouquet?- mi chiese sporgendosi a prendere in braccio il piccolo Sora. Scossi il capo poco convinta. Se c'è una cosa che ho imparato, è che non mi serve inseguire il mio grande sogno di adolescente, e che  non sempre le tradizioni sono esatte. 
-è bellissimo- mormorai incantata davanti a Sora. -hai fatto un lavoro stupendo- ribatte Eisuke porgendomi nostro figlio. Lo accolsi fra le braccia con un immenso sorriso pieno d'amore. -merito della materia prima che mi è stata fornita- Eisuke fece per aprire bocca, ma proprio in quel momento arrivò mia sorella con il suo splendido abito da sposa a sirena. La precedetti lungo la navata affiancata da Eisuke sino al mio posto da testimone. -è arrivata?- chiese in ansia Luke intanto che la madre gli stava sistemando maniacalmente la cravatta. In poco il sorriso di mio cognato si allargò a dismisura. Kevin e Kelly precedevano Zowie spargendo i petali lungo la navata. Mio padre cercava di nascondere le lacrime d'emozione tamponandosi gli occhi con un fazzoletto, ma l'avevano notato tutti. Destiny e Dione infondo alla chiesa si assicuravano che tutto filasse liscio secondo la loro scaletta. Keiji si occupava di tenere tranquilli i gemelli e di avere al sicuro le fedi nuziali. Mi-hi suonava il violino acconpagnata dal dolce canto di Hei. Tutto perfetto per il grande giorno della mia sorellina. 
L'idea iniziale era che io avrei guidato il cocchio degli sposi, Zowie lo desiderava tanto, ma una splendida sorpresa di nome Sora è arrrivata nella mia vita. Sia lui che Eisuke sono gli uomini più importanti della mia vita e non potrei mai stare senza di loro.




Curiosità: Eisuke progettava di chiederle di sposarla esattamente il giorno dopo il matrimonio di Zowie, così, d'accordo con lei nascose l'anello di fidanzamento nel secondo bouquet che la sposa aveva fatto fare per il lancio. 
Tenendo, però, moltissimo alla sorella Zowie decise di consegnarlelo direttamente.
Il giorno dopo Eisuke disse che il bouquet aveva qualcosa di strano con un tono fintamente preoccupato. Gladys preoccupata si mise alla ricerca di quello che non andava e quando trovò l'anello rimase completamente senza parole.


Ps. Ovviamente accettò;)


Fine

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