Fairy End - Genesi

di Jashin99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Fine del mondo ***
Capitolo 3: *** Assalto ***
Capitolo 4: *** Inseguimento ***
Capitolo 5: *** Rabbia di lupo ***
Capitolo 6: *** Risveglio ***
Capitolo 7: *** Raid ***
Capitolo 8: *** Addio ***
Capitolo 9: *** Una bella giornata ***
Capitolo 10: *** Inganno ***
Capitolo 11: *** Mostro ***
Capitolo 12: *** Piano ***
Capitolo 13: *** Non ti lascerò sola ***
Capitolo 14: *** Volontà ***
Capitolo 15: *** Crudeltà ***
Capitolo 16: *** Attacco ***
Capitolo 17: *** Cambiamento ***
Capitolo 18: *** Isteria ***
Capitolo 19: *** Euforia ***
Capitolo 20: *** Umano contro umano, umano contro demone, demone contro demone ***
Capitolo 21: *** Null Schwert ***
Capitolo 22: *** Écriture ***
Capitolo 23: *** Fastidio ***
Capitolo 24: *** FUOCO ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


CLOMP
CLOMP
CLOMP
Silenzio.
Il castello di Tartaros era silenzioso come non era mai stato.
Ogni stanza, ogni corridoio, ogni angolo era addormentato in quel teatro spento.
CLOMP
CLOMP
CLOMP
L'unica cosa che interrompeva quell'assordante nulla era il lento e scandito rumore di passi che percorreva il lungo corridoio principale fino ad arrivare alla sala del trono; e fu proprio davanti ad essa che anche quell'unico suono cessò.
La figura si guardò intorno.
La stanza del trono consisteva in una grande sala a tre navate, le cui pareti erano solcate da pilastri verticali; al centro del muro di fondo, circondata da alcune nicchie e da alcune statue demoniache, sorgeva una corta scalinata che portava ad una piccola costruzione cubica, incastonata nel muro, la cui facciata principale era aperta e, dietro ad alcune tende, sorgeva un maestoso trono dallo schienale trapezoidale, i cui bordi, come i poggi per le braccia, erano adornati da orridi teschi deformi e da distorte ossa umanoidi.
La figura fissò il trono per un po', poi salì la rampa e vi si trovò davanti.
Si girò, si sedette e mise le braccia sui braccioli, appoggiando la testa sullo schienale e tirando un lungo sospiro rilassante.
Ma, insoddisfatto, decise di cambiare posizione, e si sdraiò di lato, appoggiando un gomito sul sostegno destro e le gambe sull'altro, mentre col pugno chiuso si teneva la guancia.
-È ancora scomodo.-.
CLOMP CLOMP
Una seconda sagoma emerse dal buio, fermandosi nell'invisibilità della penombra; ma l'altro poteva facilmente vedere il sorriso, anzi il ghigno, a metà strada tra la soddisfazione e la noia, che gli rivolgeva beffardamente.
-Zeref.- Commentò freddamente il primo.
-Perché questo trono è così scomodo?-.
-Non saprei proprio.- Rispose l'altro, uscendo dall'oscurità: era un ragazzo giovane, se così si poteva dire per quel mago immortale, dai capelli corti e neri e gli occhi scuri; indossava un vestito nero a collo alto con finiture d'oro, adornato da un drappo bianco, e al collo portava una collana con un ciondolo.
-Solo Mard Geer avrebbe potuto risponderci, in effetti.-.
-Già, peccato tu l'abbia ucciso.- Replicò gelido l'altro.
-Perché?- Chiese poi: -Era un ottimo demone, un eccelso combattente e stratega, e un mio compagno.- calcò sull'ultima parte.
Zeref allargò un po' quell'irritante sorriso.
-I suoi obbiettivi non coincidevano più con i miei. Non è più mio desiderio morire, ma distruggere; pertanto, lui era una minaccia per me, perché era uno dei pochi che poteva uccidermi.-.
-Lo sono anch'io, eppure non mi hai ucciso; anzi, se sono di nuovo in possesso di questo corpo lo devo a te.-.
-Perché di te mi fido.- Fu la risposta.
Le mani dell'altro si contrassero bruscamente, come in un raptus d'ira, ma subito si rilassarono.
-Capisco. Ti fidi, eh? È importante avere qualcuno di cui fidarsi...-.
Zeref piegò la testa di lato.
-E ora che sei tornato, che cosa farai...-.
-...E.N.D.?-.
La figura si sporse in avanti, rivelando il suo volto.
Era un ragazzo giovane quanto l'altro, ma molto diverso: corti capelli rosso fuoco appuntiti, occhi scarlatti e saettanti, un lungo mantello nero pece e un paio di pantaloni dello stesso colore lacerati in più punti, alle braccia e al petto numerose fasciature, ai polsi due bracciali neri puntati di ferro e alla vita una cintura uguale ai questi ultimi; ai piedi, infine, sandali di cuoio scuri, anch'essi con le punte nei lacci.
Il ragazzo abbozzò un sorriso, diverso da quello dell'altro: in parte divertito, in parte malefico.
Si leccò le labbra, famelico, colto da un'improvvisa e ben accolta eccitazione.
-Ora inizia il divertimento!-.

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Capitolo 2
*** Fine del mondo ***


I was left to my own devices
Many days fell away with nothing to show

And the walls kept tumbling down
In the city that we love
Grey clouds roll over the hills
Bringing darkness from above

But if you close your eyes,
Does it almost feel like
Nothing changed at all?
And if you close your eyes,
Does it almost feel like
You've been here before?
How am I gonna be an optimist about this?
How am I gonna be an optimist about this?


(Pompeii-Bastille)



CIACKCIACKCIACK
La ragazza dai corti capelli bianchi correva come fosse inseguita dal diavolo; e, in effetti, era così.
Si asciugò le lacrime dagli occhi.
CORRETE! NON FERMATEVI E CORRETE!!!.
“Warren!”.
Così si chiamava il compagno che, con la telepatia, li aveva avvertiti dell'agguato.
Così si chiamava il compagno che aveva appena perso.
La ragazza si voltò, in cerca dei due che le erano rimasti.
Individuò subito un ragazzo più o meno della sua età, dai capelli castani raccolti in una coda alta e vestito di una tuta nera.
-Visitor!- Gridò.
-Dov'è Max???-.
Solo allora notò le lacrime agli occhi del ragazzo.
Visitor scosse rapidamente la testa.
La ragazza sgranò gli occhi.
Si girò di nuovo, stringendo le palpebre.
“Dannazione!”.
Dietro di lei, sentiva le urla degli inseguitori.
Urla distorte, disumane, terrorizzanti; la ragazza le aveva già sentite molte volte, ma ogni volta le portavano incubi orrendi che la facevano svegliare a tarda notte e urlare il nome del fratello e della sorella, per quanto sapesse che fosse inutile.
La ragazza riaprì gli occhi e la vide.
A una decina di metri di distanza, l'aria si faceva traslucida, quasi solida, assumendo una particolare tinta azzurra.
“La barriera!”.
La barriera, che ad ogni ora veniva controllata e riscritta dai maghi maestri del Solid Script, era la loro salvezza: oltre quella barriera solo gli umani potevano passare.
Con l'ultimo fiato che le restava in gola, con il volto rigato da lacrime amare gridò: -CORRI, VISITOR!!!-.
Per arrivare alla barriera, doveva percorrere il rigagnolo d'acqua in mezzo alla spaccatura nel terreno dove lei, Visitor e Max erano caduti dopo l'attacco.
Lo sporco vento del cielo insanguinato che da un anno la sovrastava le graffiava le guance, le braccia e le gambe; la fatica, il sonno, la disperazione, erano pesi che gravitavano sulla sua schiena, non sapeva neanche come facesse a continuare a correre.
Forse la vista della barriera, forse la rabbia per aver fallito, forse il desiderio di rincontrare i suoi amici.
Qualunque fosse il motivo ormai era troppo vicina per mollare, ma c'era solo un ostacolo tra lei e la salvezza: una lastra di marmo, incastrata tra le due pareti di terra, sospesa a un metro e mezzo dal suolo.
Non sapeva se sarebbe riuscita a scavalcarla o a passarci sotto, ma doveva comunque provarci.
Visitor, agile com'era, ci sarebbe sicuramente riuscito; lei, invece, non era mai stata molto brava in quel genere di cose, era una maga potente, ma non un'atleta, per questo non poteva dirsi: “Se ce la fa lui ce la farò anch'io!”.
Si voltò di nuovo: gli inseguitori non erano più distinguibili in quanto entità singole, ma sembravano un ammasso nero di sporcizia che, strisciando e inglobando ogni cosa che incontrava, copriva la poca luce che rimaneva al cielo corrotto.
E stava per raggiungere Visitor.
-VIIIIIJEEEEEE!!!!!- Ripeté.
Visitor si guardò alle spalle e sussultò, dopodiché aumentò la velocità.
La ragazza tornò a guardare in avanti; l'ostacolo era vicino.
Guardò il terreno.
Acqua.
Capì che poteva fare solo una cosa.
Quando fu a un paio di metri di distanza, poggiando le ginocchia a terra si piegò all'indietro e scivolò sul rigagnolo.
Vide la lastra passarle sopra il volto, poi il rumore di una botta e un forte dolore al naso.
-Urgh!- Gemette.
Si accorse con orrore di stare cadendo all'indietro.
“No! Non posso cadere!”.
Mise le mani dietro di sé, sentì l'acqua fredda gelarle i palmi e poi sotto il terreno fangoso.
Fletté le braccia e, stringendo i denti, si diede una spinta verso l'alto.
Nemmeno lei seppe come riuscì a rimettersi in piedi, non che le importasse granché, e riprese a correre.
Notò con la coda dell'occhio Visitor che, poggiando una mano sulla lastra, spiccava un salto e la superava.
Da dietro la barriera alcuni maghi sbracciavano, incitandoli a correre di più, e così fecero.
Alla fine, quando la ragazza si trovò a un palmo di distanza, si tuffò.
Sentì una sensazione fredda pervaderle tutto il corpo, poi il duro suolo.
-Argh!-.
Un paio di forti mani la aiutarono a rialzarsi.
-Tutto bene?- Domandò una voce.
-Il mio naso!- Esclamò, massaggiandoselo con una mano.
Alzò lo sguardo.
La vista era annebbiata per il colpo, ma intravide Visitor che si stava per lanciare.
Doveva prenderlo al volo.
La ragazza allungò le mani oltre lo scudo; non curandosi del freddo della barriera, sentì infine tra le mani i gelidi e bagnati guanti del ragazzo, e cominciò a tirare.
Ma, quando ce l'aveva quasi fatta, ecco che qualcos'altro iniziò a tirarlo dall'altra parte.
La vista le si schiarì e si trovò davanti a uno spettacolo terribile: l'oscurità avvolgeva Visitor per le gambe e lo traeva a sé, cercando di risalirgli per la schiena.
-Vijee!!!- Urlò terrorizzata la ragazza.
-Lisanna!- Rispose lui.
-Non ti lascerò andare!- Gridò lei con le lacrime agli occhi.
-AIUTATEMI!!!- Gridò: -QUALCUNO MI AIUTI!!!-.
Perché nessuno la aiutava? Non poteva riuscirci da sola!
No, no, doveva riuscirci!
-VIJEE, RESISITI!!!-.
-Lisanna...-.
Lisanna finse di non sentire il suo tono di rassegnazione e tirò più forte, ma era inutile, lo sentiva allontanarsi ogni secondo che passava.
-NON MOLLARE!!!-.
-Lisanna!-.
Lisanna ammutolì.
Guardò in faccia il compagno, lo fissò dritto negli occhi, e capì subito che cosa aveva in mente.
Il fiato le si mozzò in gola.
“Non farlo.” Mimò con le labbra.
Visitor aprì le mani e i suoi guanti iniziarono a scivolare dalle mani della ragazza.
Visitor aprì la bocca e il canino superiore destro lampeggiò.
Lisanna sgranò gli occhi, scuotendo lentamente la testa.
-No...- Riuscì a sussurrare.
SWISH
Un rumore quasi ridicolo, totalmente inadatto per un momento del genere.
Come avrebbe voluto aggrapparsi a quel pensiero per svelare che era tutto un incubo.
Non lo era.
Lisanna perse la presa e Visitor sparì nell'oscurità.
Le stesse mani di prima la presero per le spalle e la buttarono a terra.
FLASH
Anche con il viso rivolto al suolo, la luce dell'esplosione fu accecante, e lo spostamento d'aria le scompigliò i capelli.
-Vi...-.
La voce del compagno invase i suoi pensieri.
Ora ballerò per il tuo ritorno, Lisanna!”.
La gilda ha vinto! Festeggiamo e balliamo!”.
Fairy Tail è rinata!!! Ci vuole un bel ballo!!!”.
Lisanna si rimise in piedi, ogni muscolo del corpo pesava una montagna, ma si sforzò di guardare oltre la barriera.
Un grosso cratere fumante occupava il terreno sopra il quale, fino a qualche istante prima, c'era il giovane; le ombre demoniache, intanto, si stavano ritirando.
-Vijee?- Chiese.
-Visitor?- Ripeté.
-Vi...jee?- Supplicò.
Per la terza volta le mani la afferrarono alle spalle; stavolta, però, Lisanna ebbe una reazione diversa.
In preda alla furia, urlando con una voce che pensava di aver esaurito, si voltò di scatto e sferrò un pugno ai denti al mago che l'aveva presa.
-Urgh!- Quello cadde a terra, un secondo mago fece per avvicinarsi, ma Lisanna lo bloccò per il braccio.
Stupito, il mago alzò la testa e si trovò faccia a faccia con l'albina.
Lei gli gettò addosso un paio di occhi infuocati e, con un tono che non ammetteva repliche, obbiezioni o semplici sospiri, gli ordinò: -Portami da Cana.-.
Il mago sobbalzò e annuì lentamente.



Lisanna entrò in quello che molto tempo prima era un bar.
Lo si capiva dai vari tavolini, dalle panchine e sedie, dalle botti di vino alle pareti.
Invece, il viavai di feriti, malati e infermieri era completamente fuori luogo, ma Lisanna non lanciò loro nient'altro che una fugace occhiata, poiché non erano loro quelli che cercava.
E infine la trovò: seduta ad un tavolo, mentre si scolava una bottiglia di saké, una giovane ragazza di vent'anni circa, dai lunghi e mossi capelli castani, vestita di un solo reggiseno azzurro e un paio di jeans marroni.
Come questa la vide arrivare, scattò in piedi e corse verso di lei, abbracciandola.
-Lisanna! Che bello rivederti!-.
Lisanna si rilassò un poco e ricambiò la stretta affettuosa.
-Cana, ti vedo in forma!-.
Poi si lasciarono e Cana, guardandola con affettuosità, le domandò: -Cosa ti porta in questo postaccio SENZA UN SAKÉ DECENTE???- l'ultima parte la urlò al cielo, ma fu ignorata da chiunque; e certo, tutti dovevano star pensare ad altro in quel momento.
Lisanna le porse un rotolo.
-Ti porto un messaggio.-.
Cana lo prese e lo lesse velocemente, poi buttò a terra la pergamena, storcendo la bocca.
-Accidenti! Il Principato di Veronica è caduto!-.
Si massaggiò le tempie, sospirando, poi si bloccò.
-Lisanna...- La sua voce iniziò a tremare.
-...sei venuta da sola?-.
L'albina abbassò lo sguardo.
-Max, Warren e Vijeeter erano con me... tuttavia...-.
Lisanna non riuscì a finire la frase.
Cana rimase zitta per un po', anche lei con lo sguardo basso.
Dopodiché, digrignando la mandibola, borbottò: -Warren era uno dei pochi telepati rimasti al mondo; Visitor era agile e sapeva analizzare le situazioni in fretta; Max era...- Sorrise: -...sapeva come sollevare il morale a tutti in qualsiasi circostanza. Delle gravi perdite.-.
Poi perse il controllo e, con un: -MERDA!!!-, lanciò la bottiglia di saké contro la parete, che si infranse in un sonoro CRASH.
Tutti si voltarono verso le due.
Cana li fulminò con lo sguardo, e ognuno riprese a fare quello che stava facendo prima, principalmente leccarsi le ferite.
-Fino a un anno fa non avrei neanche pensato a un discorso simile!!! Erano miei amici, maledizione!!!-.
Prese un tavolino e lo rovesciò.
-ARGH!!!-.
Respirò profondamente e ritrovò la calma.
Era pur sempre il capo della zona, pensò Lisanna, non poteva perdere il controllo neanche adesso che aveva perso tre amici.
Lisanna abbozzò un sorriso.
-Se Max fosse stato qui, avrebbe detto qualcosa tipo: “Serviva che morissi perché Cana buttasse una bottiglia di saké!”.-.
Cana non parlò.
Lisanna penso che come battuta per risollevarle il morale non fosse granché, ma dopo l'altra disse: -E Visitor avrebbe fatto qualche strana danza dell'alcool.-.
Affannando, Cana si buttò su una panchina e gettò la testa all'indietro, massaggiandosi il volto con le mani.
-Non riesco più neanche a riconoscere il cielo sotto dove viviamo. Ma come ci siamo arrivati a questo?-.
Lisanna non sapeva cosa rispondere; eppure, entrambe ricordavano bene cos'era accaduto l'anno precedente, ma forse era proprio per questo che loro due conoscevano la risposta anche meno di tutti gli altri.
Semplicemente, quello che avevano visto non aveva senso.
In quella Lisanna sentì qualcuno camminare verso di loro.
Si girò e vide che le si era avvicinato un uomo quasi sulla trentina, con il labbro gonfio e un dente rotto, dai capelli castani raccolti dietro dentro a un sacchetto, vestito con due bracciali viola e un paio di pantaloni neri.
Lisanna sapeva chi era: Bacchus, il Falco Ubriaco, membro di spicco della gilda “Quatro Cerberus”; sapeva che Cana aveva molto rispetto per lui perché era uno dei pochi in grado di batterla in una gara di bevute, e perché era un mago molto forte, al livello di Erza.
-Ehi, che ti sei fatto al labbro?- Gli domandò.
Bacchus sembrò rimanere sorpreso dalla domanda, poi ridacchiò.
-Buffo che me lo chieda proprio tu!-.
Lisanna inizialmente non capì, poi si illuminò.
-Eri tu! Sei tu quello...-.
Bacchus annuì.
-In realtà mi aspettavo un ringraziamento migliore dopo che ti ho evitato la cecità a vita.-.
Lisanna strinse i denti, cercando di contenere la rabbia.
-Perché non mi hai aiutato??? Se l'avessi fatto, Vijee...-.
-Non sarebbe sopravvissuto.- La interruppe lui.
Lisanna ammutolì.
-Quei tipi lo avevano preso. Se l'avessimo tirato fuori, avrebbe fatto una fine atroce. Sai che quando dei demoni scarsi sono in gruppo diventano un ammasso di magia nera; ecco, ormai quella magia lo stava invadendo.-.
-Come fai a dirlo???-.
Domanda stupida.
-Ho già perso molti compagni per quelle ferite.- Abbassò lo sguardo, come se stesse ripensando a ricordi dolorosi.
-Non volevo che anche tu dovessi assistere a quello spettacolo.-.
-E quindi l'avresti fatto per me???- Lisanna non riusciva più a contenersi e alzò un pugno, pronta a colpirlo di nuovo; Cana, però, la bloccò per il polso.
-Cana???- Ruggì.
Poi vide che la ragazza la guardava con gli occhi lucidi, scuotendo la testa.
Lentamente abbassò la mano.
Si voltò e, in preda alla rabbia e al dolore, corse via, verso una porta alla parete; l'aprì e si trovò dentro ad un ampio bagno.
Appoggiò un braccio su un lavandino e si inginocchiò, poi non riuscì più a trattenere il pianto.



-Cerca di perdonarla.- Disse Cana.
Bacchus scosse la testa.
-No, non preoccuparti... dopotutto, fino a poco tempo fa, avrei reagito anch'io così.-.
Si massaggiò il labbro.
-Accidenti se picchia forte la ragazza...-.
Cana lo squadrò attentamente.
-Quando sei arrivato, di preciso? Ti credevo da tutt'altra parte, con la tua gilda.-.
O meglio, con i suoi vecchi compagni, dato che tutte le gilde si erano sciolte, seppur solo ufficialmente.
-La mia gilda è stata distrutta.- Rispose calmo lui.
Cana spalancò la bocca.
-C-come? Quando?-.
-Qualche mese fa. La nostra città era sul confine, ha resistito più di quanto potesse.-.
Si strinse la mano destra sulla spalla sinistra.
-Come ho detto prima, quella schifezza nera ha ucciso molti miei amici; degli altri sopravvissuti ho perso le tracce.-.
Cana non seppe cosa dire.
-...Perché non ne ho saputo niente?-.
-Beh, dopotutto, l'unico elemento che rendeva importante la mia città era la mia gilda, perciò...- L'uomo alzò le spalle.
-Ma è orribile!- Esclamò Cana.
-Tutto è orribile, Cana.- Replicò Bacchus.
-E ancora non riesco a credere che sia successo tutto così in fretta, o che il responsabile sia...-.
-Non è Natsu.- Lo fermò Cana.
Bacchus alzò uno sguardo stupito sulla ragazza.
-Non è Natsu.- Ripeté.
-Non è il mio amico.-.
-Capisco quello che provi, ma...-.
-No, tu non capisci.-.
Aggrottò la fronte, sudando.
-Non puoi capire quello che ho provato quel giorno. Non puoi...-.
Cana abbassò lo sguardo.
La missione, Zeref, Natsu, Lucy... un'infinità di immagini si sovrapposero nella sua mente.
Bacchus la scrollò per il braccio per riscuoterla.
-Ehi!-.
Cana rabbrividì.
-Scusami, io... mi sono lasciata trasportare dai ricordi.-.
“Ultimamente mi succede spesso.” Evitò di dire.
-Fa niente. Vado a vedere come se la cavano là fuori. E a sputare qualche dente.- E se ne andò.
Cana lo seguì con lo sguardo, poi si avvicinò alla porta dov'era entrata Lisanna.
Fece per bussare e chiederle se stava bene, ma poi sentì dei singhiozzi e dei pianti provenire dall'interno.
La bruna chiuse gli occhi.
“Brava, piangi, Lisanna. Sfogati, non tenerti tutto dentro come ho fatto io.”.
Si appoggiò alla porta e, scivolando, si sedette per terra, nascondendo la testa tra le gambe.



Era tarda notte.
Il cielo era nero, nero e senza stelle, nero e con una sola fioca luna ad illuminarlo.
Tirava ancora il secco vento di desolazione.
Le due guardie erano sedute su un paio di sgabelli e fissavano il buio.
La barriera si illuminò un poco e poi tornò invisibile.
Entrambi sapevano cosa significasse, i maghi l'avevano rinnovata.
Sarebbe stata una notte noiosa come le altre.
CIACK
CIACK
CIACK
Una figura incappucciata coperta da un mantello blu scuro percorse il rigagnolo, avvicinandosi alla barriera.
Si muoveva molto lentamente, a passi brevi ma scanditi che smuovevano l'acqua del rivolo, e a ogni passo oscillava a destra e a sinistra, a destra e a sinistra, a destra e a sinistra...
Le due guardie storsero la testa.
Un demone coraggioso, pensavano.
Non era la prima volta che ne vedevano uno, in ogni caso non valeva la pena di suonare l'allarme per un singolo demone, che tra l'altro non poteva raggiungerli.
L'essere incappucciato si fermò davanti alla barriera.
Alzò un braccio e allungò una pallida mano artigliata verso le due guardie.
SWOM
La barriera intorno al dito brillò di nuovo e si espanse in un cerchio azzurrino, come l'acqua di uno stagno increspata da un sasso.

Il demone si ritrovò senza l'artiglio medio; si esaminò la mano, rigirandosela davanti al volto incappucciato.
Le due guardie sghignazzarono.
Più stupido che coraggioso, pensavano.
Il demone se ne accorse e mosse il capo verso la loro direzione, inclinandolo di lato.
Il sorriso dei due si spense.
-Anf...-.
Il demone soffiò un alito gelido, talmente freddo che condensò una parte della barriera davanti a lui.
Una brezza ghiacciata, diversa dal vento secco che soffiava prima, graffiò le loro guance.
Il respiro del demone era penetrato? Non era possibile! Doveva essere solo un caso!
La barriera tornò totalmente trasparente e il demone si girò.
Il mantello fece una rapida piroetta e la figura scomparve nel buio.
Le due guardie si scambiarono un'occhiata terrorizzata.



La mattina dopo, Lisanna si risvegliò di pessimo umore.
Si rialzò da letto, si infilò le ciabatte che le avevano dato e si stropicciò gli occhi, ancora rossi e gonfi per le lacrime che aveva versato la sera precedente.
Con aria cupa si avviò verso il bagno attiguo alla sua camera, in un vecchio hotel di lusso che ora fungeva da ricovero per i feriti e per molte altre persone.
Anzitutto, trovava ingiusto che a lei toccasse una camera personale mentre molti altri ne avevano più bisogno di lei, ma Cana era stata intransigente: aveva corso un grande pericolo nel venire lì e si meritava un buon riposo.
Ma come poteva pensare che potesse dormire tranquillamente dopo tutto quello che le era successo?
Si sciacquò la faccia e se la asciugò con un bianco asciugamano di cotone.
Quanto spreco...
Uscì dal bagno e poi dalla stanza, ritrovandosi in un lungo corridoio di legno con molte porte ai lati.
Da ogni stanza udiva lamenti, grida soffocate, brontolii...
Lisanna abbassò gli occhi; se prima si sentiva triste, ora era proprio depressa.
Raggiunse le scale e le scese, ritrovandosi nella hall.
Hall? No. Un ricovero improvvisato. Un ospedale di guerra.
Tendine, lettini, brande...
Persone, persone, persone...
Bendate, malate, mutilate, moribonde, morte.
Com'era possibile un simile spettacolo?
Com'era possibile che il responsabile fosse Natsu?
Il suo Natsu?
Basta, non ne poteva più di quell'orrida visione!
A grandi passi arrivò alla porta e uscì all'aperto, subito sentì un vento caldo soffiarle in faccia.
Era da un anno che non sentiva altro che quel vento, ormai si era quasi dimenticata cosa si provasse a percepire un fresco venticello sulla pelle.
Guardò il cielo rosso fuoco e l'arida terra marroncina; le zone di confine erano tutte uguali, sembravano...
Deglutì.
I Cancelli dell'Inferno.
-Ehi, Lisanna!-.
L'albina si girò e vide Cana venirle incontro.
-Buongiorno, Cana.- La salutò mogia.
-Come stai?- Le chiese premurosamente l'altra.
Lisanna si mise una mano sulla fronte.
-Come vuoi che stia? Mi sento a pezzi...-.
Decise di cambiare argomento: -Senti, c'è qualcun'altro della gilda qui?-.
Cana sgranò gli occhi.
-Uh? Ehm... ecco...- Abbassò il viso e indietreggiò istintivamente, come per eludere la domanda.
Lisanna la guardò di traverso.
-Cana?- Domandò.
-Lisanna... qualcuno ci sarebbe, ma... meglio se tu...-.
La maga del Take Over incrociò le braccia, alzando un sopracciglio.
Cana si grattò la testa.
-Ne sei... ne sei sicura?-.
-Sì.-.
Cana sospirò.
-Va bene.-.
Cana condusse Lisanna attraverso il campo, fin dentro a una piccola baracca di legno.
All'interno presentava un'unica stanza, spoglia di qualsiasi arredo; c'era però una botola in un angolino, che la bruna sollevò, facendole cenno di scendere dopo di lei.
Lisanna la seguì e scese per una scala a pioli, ritrovandosi in una vasta stanza, sempre di legno, piena di strumenti di tortura: gogne, vergini di Norimberga, culle di giuda...
Si sentiva a dir poco intimorita, chi poteva mai aver portato lì dentro tutti quegli aggeggi?
Cana arrivò fino a una piccola cupola di legno in fondo alla stanza.
Bussò un paio di volte.
TOC TOC
Per qualche secondo non successe niente, poi la cupola si aprì in quattro.
Lisanna sussultò.
-Ma... ma che?-.
Vide una ragazza dai capelli color lavanda, un po' mossi e racchiusi in una coda di cavallo, vestita di un mantello rosso chiaro tenuto chiuso da un anello sul collo e di un abito scuro, senza spalline e dalla grossa scollatura; era in piedi, con le braccia sui fianchi e uno sguardo imbronciato, davanti ad una piattaforma rettangolare di legno, con due tubi cilindrici alle estremità su cui erano arrotolate un paio di corde.
Un argano della strega.
Ma quello che più colpì la ragazza era la persona legata all'argano, anche se non poteva chiamarla “persona”.
Si trattava di una giovane ragazza, dalla pelle pallida e dai capelli un insolito colore tra il viola e il rosa; era vestita di una tuta aderente di colore nero, senza scollatura, che le copriva anche le gambe e le braccia ma che si apriva all'altezza della pancia, lasciandogliela scoperta; alle mani portava un paio di guanti neri e ai piedi due stivali dello stesso colore, le uniche parti colorate erano le coppe del seno, la destra rosso fuoco e la sinistra blu ghiaccio, le punte delle dita e gli orli dei guanti e degli stivali, anch'essi rossi o blu a seconda del lato.
Tra i capelli più in alto c'erano due zone laterali che sfumavano nel nero e da cui spuntavano due orecchie di gatto della medesima tinta; nere erano anche le labbra e le palpebre che teneva chiuse, probabilmente stava dormendo, oppure era morta.
“Una Cambiata.” Pensò Lisanna.
“Un essere umano trasformato in un demone.”.
Spostò lo sguardo sull'altra ragazza.
“Mentre lei è...”.
-Laki!- Esclamò Cana.
-Cana, ti ho già detto che dispregio l'interruzione del mio diletto che voialtri chiamate brutalmente “tortura”.- Sbottò l'altra, sistemandosi gli occhiali.
Come ebbe detto questo, la ragazza sdraiata sbarrò gli occhi e la guardò infuriata con due occhi bicromi; spalancò la bocca, rivelando un paio di canini appuntiti, e urlò: -LIBERAMI, UMANA!!! LIBERAMI-DECHI!!! COME OSI LEGARMI QUI??? COME OSI ANCHE SOLO GUARDARMI??? TI DISTRUGGO, TI GELO, TI BRUCIO!!! IO SONO LA REGINA DEL GHIACCIO E DEL FUOCO!!! AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
Lisanna sussultò.
“La regina del...”.
La Cambiata piegò bruscamente la testa di lato, come in preda ad un ripensamento.
-No... demone... sono il demone del ghiaccio e del fuoco... demone... demone...-.
Poi scoppiò in una risata isterica e sgranò gli occhi.
-UCCIDIMI-DECHI!!! VOGLIO MORIRE!!! UCCIDIMI!!!- E lanciò un grido sovrumano.
-Oh, e stai zitta!- Laki fece fare un giro intero alla manopola dell'argano.
CRACK
Lisanna si coprì la bocca con le mani.
-KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
-VI FARÒ A PEZZI!!! VI GELO!!! VI BRUCIO!!! SONO IL DEMONE DEL GHIACCIO E DEL FUOCO-DECHI!!! NON SIETE NIENTE IN CONFRONTO A ME!!!-.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
-Ora mi hai aridito la pazienza!- Laki estrasse un pugnale ligneo dal mantello e le tagliò la gola.
-Ugh!- Il demone sputò un po' di sangue, alzò le pupille e chiuse le palpebre.
-L'ha uccisa!- Fece incredula Lisanna.
-Tsch! Un taglietto del genere la occuperà per un lasso minaturiale!- Replicò Laki: infatti il taglio si stava già rimarginando.
Dopodiché, la ragazza ghignò compiaciuta.
-È passato un po' di tempo da quando ci siamo occhiate l'ultima volta, eh, Lisa-chan?-.
Lisanna ricambiò con un sorriso forzato.
-Ecco... è bello rivederti, Laki-chan.-.
Laki, che aveva iniziato a far roteare il pugnale tra le mani, sgozzò nuovamente la Cambiata con naturale disinvoltura.
ZAK
Lisanna aggrottò la fronte.
-Questa ragazza... vorrei sbagliarmi, ma penso di averla già incontrata...-.
Laki guardò il demone incuriosita.
-Ah, sì?-.
-Il suo aspetto e il suo modo di parlare...- L'albina chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro per concentrarsi, quindi risollevò le palpebre.
-Ora ricordo! Il suo nome è Mattan Ginger, membro dei Twilight Ogre!-.
Laki e Cana sobbalzarono.
-Twilight Ogre?- Ripeté la maga del legno.
Un ghigno malefico si stampò sul suo volto.
-Allora è anche una cosa personale!-.
ZAK ZAK
Con il secondo colpo le infilzò l'occhio.
Lisanna abbassò lo sguardo, inghiottendo la bile in gola.
Laki era una delle maghe che erano rimaste alla gilda dopo gli eventi dell'Isola Tenrou, per sette anni Twilight Ogre li aveva vessati e tormentati, ed era normale che lei li odiasse, tuttavia...
ZAK ZAK ZAK ZAK ZAK
Schizzi di sangue nero sporcarono il mantello rosso di Laki.
-Eheheh! La cosa mi compiace molto!!!- Ridacchiò lei.
-Smettila!- Urlò Lisanna.
Laki la fissò, Lisanna poteva vedere un sinistro luccichio nei suoi occhi.
-Eh?-.
-È troppo crudele!-.
-Crudele?- Laki si leccò le labbra, pulendosi con la punta della lingua il sangue che le era schizzato anche in viso.
-Quello che i demoni fanno ai nostri compagni è crudele. Questa è solo giustizia.-.
Laki accarezzò i capelli di Ginger con aria quasi compassionevole, ma era solo finzione.
-Questa stronza si è venduta ai demoni pur di non crepare, ed è diventata uno di loro.- Disse con una finta aria dolce.
Strinse tra le mani una ciocca dei suoi capelli.
-Il solo pensarlo mi sconquassa lo stomaco, vorrei tanto tagliuzzarla in tanti piccoli pezzettini...-.
La lasciò e si sistemò nuovamente gli occhiali.
-...però preferisco tagliuzzare le ore indifese torturandola piano piano...-.
Si leccò le labbra con la punta della lingua.
-...piano piano...-.
-O ANCHE VELOCE!!!-.
ZAK ZAK ZAK ZAK ZAK
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.

Lisanna era a dir poco sconvolta.
-Ma cosa...-.
Cana le mise una mano sulla spalla.
Lisanna la guardò sconcertata.
La bruna si limitò a scuotere la testa e le fece cenno di andarsene con lei.
Lisanna la seguì fino alle scale, lì si girò un'ultima volta verso Laki e la vide intenta a sventrare Ginger, mentre rideva sguaiatamente e si bagnava con il suo sangue.
-Tsch!- Risalì le scale e tornò nella stanza di prima.
Lì guardò interrogativa Cana.
-Ma che diavolo le è preso?-.
Cana assunse un'aria triste.
-Cerca di capirla, Lisanna. Da quando tutto questo è iniziato... lei è sempre stata un tipo strano, ma vedere così tante persone morire sotto i suoi occhi l'ha resa praticamente pazza.-.
Si mise una mano sulle tempie.
-Si dedica completamente alla tortura dei prigionieri: ufficialmente lo fa per estrarre informazioni, ma in realtà...-.
Strinse i pugni.
-...in realtà lo fa perché ci prova piacere! Se si fermasse anche solo per un momento, potrebbe impazzire sul serio!-.
Lisanna si mise a riflettere.
Se le cose stavano davvero così...
Dalla stanza sotto di loro si levarono le urla di Ginger.
Cana sospirò, ormai abituata a quei suoni immondi.
Lisanna invece prese una decisione.
-No!- Esclamò.
-Nonostante tutto, penso che Ginger sia ancora un'umana! Io... io la voglio salvare!-.
-Lisanna...- Borbottò Cana.
Allungò la mano per convincerla a desistere, ma poi Lisanna la fissò negli occhi, cercando di assumere lo sguardo più deciso che poteva, ed evidentemente ci riuscì, perché la bruna abbassò le spalle in segno di resa.
-Capisco, allora vai.-.
I suoi occhi si incupirono.
-Però mi dispiace, non ce la faccio a tornare laggiù.-.
Lisanna annuì.
-Va bene.- Detto questo, scese di nuovo.
Laki stava ancora colpendo Ginger, che urlava in preda al dolore.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!! SMETTILA!!! FATTI UCCIDERE!!! VOGLIO UCCIDERTI!!! FAMMI MORIRE!!! VOGLIO MORIRE!!! TI AMMAZZO!!! TI BRUCIO!!! TI GELO-DECHI!!!-.
-BENE, CONTINUA A URLARE!!!- Rispondeva l'altra.
-RENDERÀ LE COSE MOLTO, MOLTO PIÙ DIVERTENTI!!!-.
-Basta!- Lisanna si gettò su Laki che, colta di sorpresa, cadde a terra.
-Urgh! Ma che stai facendo, Lisanna???- Sbraitò.
Lisanna la bloccò per le gambe e le braccia, abbassandosi fino a trovarsi faccia a faccia con lei.
Nei suoi occhi, Lisanna lesse la follia.
“Laki, come ti sei ridotta?”.
-Lasciami! Lasciami!- Urlò lei.
-No! Non ti lascerò continuare con questa pazzia!- Ribatté Lisanna.
-Non è una pazzia! È giustizia!-.
Lisanna digrignò i denti.
-No! È crudeltà, ma tu la puoi fermare!-.
Laki strinse gli occhi, dibattendosi per liberarsi, ma Lisanna non voleva fermarsi più di quanto non lo volesse Laki.
-Lasciami! Tu non puoi capire!-.
A Lisanna sembrò quasi una supplica, ma non poteva fermarsi adesso.
-No!-.
-Lasciami!-.
-NO!!!-.
-Lasciami! Lisanna, lasciami!-.
Lisanna trasalì.
Laki stava iniziando a piangere.
-Lasciami! Non puoi capire! Io devo! IO DEVO! IO DEVO CONTINUARE!!!-.
Lisanna strinse la presa.
-Guardami, Laki!-.
-No!-.
-Laki!-.
Laki riaprì gli occhi, già gonfi dal pianto.
Lisanna cercò una voce più rassicurante, poi disse: -Laki, io sono tua amica. Sono qui. Concentrati su di me.-.
Laki smise di dimenarsi.
-La tortura...- Balbettò.
-La tortura mi calma... Gli altri soffrono, così non soffro io!-.
L'albina batté un pugno sul pavimento.
-Quello che fai tu non è giustizia! Stai solo affogando il tuo dolore, ma è sbagliato!-.
-Ed è normale che tu soffra!- Anche Lisanna cominciò a piangere.
-Visitor, Max e Warren sono morti davanti ai miei occhi!-.
Laki ammutolì.
-C...come?-.
Lisanna abbassò lo sguardo.
-Fa male... fa tanto male... tu dici che non posso capire, ma in realtà capisco benissimo...-.
Poi rialzò il viso, con il viso tirato in una smorfia di decisione.
-...ma non posso tenermi tutto dentro! Non posso e non voglio! E sai perché?-.
Lasciò scorrere alcune lacrime che lavarono via il sangue dal volto di Laki e si mischiarono alle sue.
-Perché io ho voi! Ho i miei compagni! Ho Cana, Elfman, e ho anche te!-.
-Condividere gioie, dolori, felicità e tristezza, è questo che vuol dire far parte di una gilda! Di Fairy Tail!-.
-Fairy Tail è morta!- Ribatté Laki con un filo di voce.
Lisanna scosse più volte la testa.
-Fairy Tail non è morta! Non morirà finché l'umanità non cesserà di esistere! Finché ci sarà qualcuno che si ribella, Fairy Tail non morirà!-.
-Perché se uno si ribella, un altro si aggiungerà a lui, e poi un terzo, e un quarto, e poi saranno un esercito! E saranno tutti uniti!-.
Laki boccheggiò, non sapendo cosa dire, dopodiché contrasse il volto, liberò le gambe e sferrò a Lisanna due calci allo stomaco, facendola volare via.
-Urr!- Mugugnò lei battendo la nuca sul pavimento.
CLOMPCLOMPCLOMP
Sentì dei rapidi passi e poi la botola che si apriva; quando si rimise in piedi, vide che Laki se n'era andata.
Non sarebbe riuscita a raggiungerla, quel colpo l'aveva stordita, e poi c'era un'altra persona a cui doveva pensare, perciò si avvicinò barcollando all'argano.
Ginger la guardava incredula, tremante, con gli occhi spalancati, probabilmente confusa da quella scena e, perché no, spaventata.
-Ehi!- Esclamò: -Umana, stammi lontana-dechi! Non azzardarti ad avvicinarti!-.
Lisanna le si fermò accanto, guardandola da sotto la frangia albina.
Gli occhi della Cambiata si accesero di una furia demoniaca.
-Come osi starmi così vicina??? MUORI!!! GELA!!! BRUCIA!!!-.
Lisanna allungò una mano verso il suo collo.
Ginger sussultò, iniziando a sudare.
-Basta avvicinarti-dechi!!! Vuoi forse morire, misera umana???-.
Lisanna non si fermò, la sua mano quasi la sfiorava.
Ginger tentò di morderla, ma era fuori dalla sua portata.
-Stai lontana! Io sono... sono...-.
Il demone strinse i pugni.
-SONO IL DEMONE DEL GHIACCIO E DEL F...-.
Lisanna le accarezzò la guancia e Ginger si bloccò.
-Devi soffrire molto, Ginger.- Sussurrò.
-Mi dispiace.-.
Prima che l'altra potesse opporsi, Lisanna la slegò, la prese in braccio e la strinse a sé; ma Ginger non reagì neanche quando la ragazza le chiuse gli occhi e, usando un po' di magia, la fece addormentare.
Quando Lisanna risalì, non trovò né Laki ne Cana; così, dopo aver sigillato la botola, uscì dalla capanna e vagò per il campo fino a tarda sera, aiutando dove e come poteva, cercando sempre di sorridere per confortare chi ne aveva bisogno; ma forse chi aveva davvero bisogno di essere confortata era proprio lei.
Infine, esausta, tornò nella camera d'albergo, dove si addormentò quasi subito.



Le due guardie erano di nuovo di turno quella notte.
E, come la notte precedente, videro una figura mantellata avvicinarsi lentamente alla barriera.
Le due guardie aggrottarono la fronte.
Ci avrebbe provato di nuovo? In tal caso, forse sarebbe stato meglio avvertire Cana-sama il giorno successivo!
Se solo avessero saputo che non ce ne sarebbe stato uno...
E rieccolo ad allungare il braccio verso la barriera, e riecco la barriera illuminarsi attorno all'artiglio medio.
Solo che questa volta, l'artiglio non si disintegrò e oltrepassò la barriera.
-Impossibile!- Esclamarono i due.
-Anf...- La figura alitò di nuovo un vapore freddo che addensò la barriera intorno all'artiglio.
Una crepa si formò sopra il foro dell'unghia, poi un'altra e un'altra ancora.

Le due guardie, lentamente, forzatamente, si alzarono dagli sgabelli e imbracciarono le armi.
Il ghiaccio iniziò ad espandersi, e con lui le fessure.
Dopo meno di un minuto le due guardie si ritrovarono a fissare una lastra di ghiaccio incurvata verso l'alto alta dieci metri, piena di fenditure, che minacciava di collassare da un momento all'altro.
La figura incappucciata ritirò l'artiglio.
Per un attimo non successe nulla, le due guardie rimasero col fiato sospeso.
Il demone piegò la testa di lato, come aveva fatto la volta prima, e soffiò di nuovo.
-Anf...-.
CRASH
La barriera cadde a pezzi.



Angolo dell'autore
E rieccomi qua! Un'idea che mi si scervellava da tempo finalmente su carta, anzi, su pagina di testo! Il mio cervellino diabolico si è messo in testa di fare una storia triste, ma poi si è detto: ehi, e se la trasformassi in una guerra?
Mi raccomando, recensite e ditemi che ne pensate!

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Capitolo 3
*** Assalto ***


This is the end
Hold your breath and count to ten
Feel the earth move and then
Hear my heart burst again

For this is the end
I’ve drowned and dreamed this moment
So overdue, I owe them
Swept away, I’m stolen

Let the sky fall, when it crumbles
We will stand tall
Or face it all together
Let the sky fall, when it crumbles
We will stand tall
Or face it all together
At skyfall

(Skifall-Adele)


Cinque carte erano disposte, girate sul dorso, sul tavolino davanti a Cana, che le scrutava attentamente.
Per tutto il pomeriggio aveva avuto una pessima sensazione, ora avrebbe controllato se era solo lo stress o se stava per accadere qualcosa di terribile, e l'avrebbe fatto proprio con quelle carte.
La Lettura delle Carte era una magia molto antica, solo in pochi la potevano praticare, lei era una dei pochi.
La Lettura permetteva al Cartomante di leggere un futuro molto preciso, ma anche molto prossimo; perciò, per leggere il futuro di quella notte, aveva dovuto aspettare la sera; e, dopo alcune ore, avrebbe dovuto controllare di nuovo, perché spesso le carte erano... diciamo volubili. Nonostante fosse una maga molto abile, non se la sentiva di considerarsi una delle migliori.
FLAP
Girò la prima carta.
Raffigurava un uomo smilzo, vestito di verde, con in testa un bizzarro cappello dai molti campanelli e in mano una mela rossa, appoggiato ai bordi laterali della carta con la schiena e un piede, che teneva alzato a novanta gradi rispetto all'altro.
Il Jolly.
La carta senza numero, che serviva da rafforzo per le successive.
Poteva rappresentare il bene come il male, la salute come la malattia, la vita come la morte.
FLAP
Girò la seconda carta.
Uno scheletro incappucciato con in mano una falce, e al collo, appeso con un cappio, un cartello di legno marcio con scritto in rosso il numero 69.
“La morte. Di qui alle prossime ore, ci saranno molti decessi.”.
Ma dopotutto era un accampamento di guerra, era normale che molte persone morissero in una notte.
Anche se il Jolly...
Scosse la testa.
La prima e l'ultima carta erano le più importanti; perciò proseguì, sperando nell'ultima, ma con uno sguardo ancora più cupo in volto.
FLAP
Cana si rilassò.
Il numero 80, la Gioia.
Una donna vestita di un delizioso completino rosa, dai lunghi capelli a boccoli biondi, con un parasole sopra il capo e un espressione felice in volto; il numero lampeggiava nella gonna bianca.
Anche se si trovava nel mezzo, era una buona carta.
Stava per girare di nuovo quando si bloccò.
La carta aveva cambiato immagine.
Un uomo dall'aspetto e la posa simile a quello del Jolly, con le gambe tese e unite in un angolo e il busto piegato in avanti, ma dall'abito di colore viola, e con in mano, alzata vicino al viso, invece della mela, una maschera bianca da teatro.
Il numero 7, il Voltafaccia.
Qualcuno avrebbe tradito, ma chi, e perché?
Cana si mordicchiò il pollice, in ansia.
In un momento simile, il minimo tradimento poteva essere cruciale.
Tremante, girò la quarta carta.
Un altro Jolly?! Un evento molto raro!
Cana chiuse gli occhi e sospirò.
Jolly, Morte, Voltafaccia, Jolly.
Non prometteva bene. Non prometteva affatto bene.
Riaprì gli occhi e, con la mano sudata e esitante, prese la quinta carta.
La carta più importante, amplificata dal Jolly, che poteva salvare la previsione o farla precipitare nel buio più assoluto.
Non è che avesse poi l'obbligo di continuare, insomma, poteva sempre smettere e...
No, dalla piega che le cose stavano prendendo, ormai era un suo dovere procedere.
Così, facendo leva sul coraggio che le era rimasto, girò l'ultima carta.
FLAP
Cana sbiancò.
Un energumeno di roccia, un golem, dagli occhi rosso fuoco, rossi come il colore dello sfondo, teneva nelle mani due lastre di roccia, dai bordi interni scheggiati e frantumati in più punti; sulla prima roccia era inciso il numero 2, sulla seconda il 3.
Le aveva lacerate.
Due numeri strappati.
Cana mollò la carta, che volteggiò un poco e si depositò a terra.
Il numero 23.
La Rottura.
SLAM
La porta del bar si aprì di scatto e ne entrò un mago trafelato.
-CANA-SAMA!!!-.
Lei lo guardò con gli occhi sgranati dal terrore.
-Cosa sta succedendo là fuori?- Domandò con un filo di voce.
-La barriera...- Balbettò l'altro, piegandosi in avanti e annaspando.
Rialzò il volto, tirato dalla disperazione.
-LA BARRIERA È ANDATA IN PEZZI!!!-.
-I DEMONI STANNO ENTRANDO!!!-.



-No! No!-.
-MIRA-NEE-CHAN!!!-.
Lisanna si svegliò di soprassalto.
Si sedette sul letto, stringendosi la mano sul cuore.
Respirò affannosamente, con il viso grondante di sudore.
-No... Mira... Mirajane... oddio!-.
Si mise l'altra mano alla bocca, si piegò fuori dal letto e rigurgitò.
-Anf, anf, anf...-.
Appoggiò i palmi pallidi sul lenzuolo, tentando di ritrovare la calma.
Un altro incubo.
C'era Natsu... e Lucy... e Mirajane... e Natsu aveva ucciso Lucy... e Mirajane si era trasformata... e poi... e poi...
Vomitò di nuovo.
BOOOOOOOOOOOOOOOOOM
Un esplosione dall'esterno squarciò l'aria e distrusse i vetri della finestra.
-Argh!-.
Lisanna si sbilanciò e cadde a terra, le schegge di vetro la graffiarono tutta.
Mugugnando, si rimise in piedi.
BOOOOOOOOOOOOOOOOOM
Una seconda esplosione per poco non la mandò nuovamente a gambe all'aria.
-Ma che diavolo...???-.
-I DEMONI!!!- Urlò una voce in strada.
-I DEMONI CI ATTACCANO!!!-.
-I demoni?- Ripeté incredula Lisanna.
-Non è possibile! Come hanno fatto a rompere la barriera?-.
Sentì dei passi correre lungo il corridoio, seguiti da alcuni ruggiti mostruosi.
I demoni erano entrati nell'edificio, e la stavano per raggiungere.
La ragazza guardò la finestra.
Se fosse rimasta lì, sarebbe stata uccisa.
Se avesse saltato, sarebbe morta.
“Per questo non
salterò.”.
Lisanna indietreggiò un poco per prendere la rincorsa, mentre i ruggiti si facevano sempre più vicini.
Corse verso la finestra e spiccò un balzo proprio mentre, alle sue spalle, la porta veniva abbattuta.
Si trovò immersa nell'aria bruciata della notte; sotto di lei poteva vedere incendi ed esplosioni continue e sentire le urla delle persone e quelle mostruose dei demoni.
-Take Over!-.
Poco prima di iniziare la fase discensionale si trasformò in un uccello e iniziò a planare, per poi tornare normale una volta toccata terra.
La maga si guardò intorno, e per poco non diede di stomaco di nuovo.
Urla, distruzione, disperazione, morte, erano... erano dappertutto!
Si inginocchiò mettendosi le mani tra i capelli.
Stava succedendo di nuovo! Un'altra volta! Sarebbero morti tutti!
E lei?
Lei sarebbe vissuta abbastanza a lungo da vederli morire uno dopo l'altro, senza poter far niente per impedirlo, senza poter reagire! Proprio come l'altra volta!
L'ennesima esplosione la risvegliò dalla trance.
“No, non posso bloccarmi di nuovo!”.
“Stavolta deve andare diversamente!”.



SBAM
La porta del bar saltò in aria.
Un gruppo di demoni-belve irruppe nel locale, guidati da un umanoide dai lunghi capelli grigi tra i quali spuntavano due corna nere, e con al petto aveva numerose cicatrici e tatuaggi.
Gli occhi azzurri del demone saettarono lungo la stanza, che però era immersa nell'oscurità.
Il demone alzò una mano, creando un piccolo vortice d'aria sopra il palmo.
-
È ora... di distruggere questo posto...- Sussurrò, la sua voce suonò come uno spiffero di vento.
Improvvisamente, però, si accese una luce, che illuminò il centro della stanza.
Seduta ad un tavolo sul quale era appoggiata una bottiglia di sakè, con lo sguardo chino su un mazzo di carte che rimescolava tra le mani, c'era Cana.
-Spiacente.- Disse.
-Il bar è chiuso e il liquore è finito.
Specialmente, il liquore è finito.-.
Il demone socchiuse gli occhi, fissando un punto sulla pancia della ragazza, vicino all'ombelico.
-Fairy... Tail?-.
Ridacchiò.
-Che... svolta inaspettata!-.
-Eligor della Gilda Oscura Eisenwald.- Ribatté la giovane.
-Pensavo tu fossi morto.-.
-E io pensavo... che i moscerini fossero tutti morti.- Ribatté il Cambiato.
-Ma forse... è meglio così!-.
Fece per lanciare il ciclone, ma Cana lo anticipò.
-Sai giocare a carte, Eligor?-.
-Ma di che... stai parlando?-.
-Oh, pazienza. Io invece sì.-.
Cana smise di mischiare il mazzo.
-Sai qual è il mio gioco preferito?-.
Eligor fece cenno ai demoni-bestie di avanzare, e così fecero.
-Beh, in realtà non ha un nome. Però...-.
Ghignò.
-...io lo chiamo “Gambit”.-.
Due carte-shuriken fischiarono in aria e si piantarono nelle fronti di due demoni.
Erano due Jolly.
TUNF TUNF
Eligor guardò stizzito le due carcasse, poi urlò infuriato: -Attaccate!!!-.
I demoni rimasti balzarono in avanti, Cana scattò in piedi e gettò altre tre carte, freddando altrettanti mostri.
I due demoni rimanenti le saltarono addosso a fauci spalancate, Cana poteva sentire il loro fetore otturarle il setto nasale.
La ragazza prese altre due carte e puntò la loro immagine contro gli aggressori.
-Fuoco!-.
Due vampate incenerirono i demoni un istante prima che potessero azzannarla.
Dopodiché rivolse le carte verso Eligor, facendo fuoco di nuovo.
Quando le fiamme furono a qualche centimetro dal demone, però, una folata di vento le spense.
Eligor abbassò un braccio, ruggendo infuriato.
-Devo sempre fare... tutto da solo!!!-.
Cana sorrise.
-Coraggio, fatti sotto!-.
Un turbine di vento gli circondò le gambe.
-Non mi farò sconfiggere... da un moscerino!!!-.
Eligor si scagliò contro la ragazza, ridendo sguaiatamente.
Due assi dal pavimento si sollevarono e lo fecero deviare di lato.
-Urr!!!-.
Eligor si schiantò contro la parete, ma atterrò sulle gambe, guardandosi attorno con gli occhi sbarrati dalla rabbia.
-E che ne dici di due misere umane, allora?-.
Laki Olietta si avvicinò alla compagna, sistemandosi gli occhiali.
-Hai usato la tua magia... per nasconderti nella parete... astuto...- Eligor unì gli indici e i medi e li puntò contro le due.
-Ma non abbastanza!!!-.
Cana e Laki si buttarono di lato, evitando un potentissimo tornado che distrusse la parete alle loro spalle.
Cana si risollevò e corse verso Eligor, caricando un pugno.
L'altro ne preparò uno a sua volta, sogghignando.
-Ti spezzerò le ossa!!!-.
All'ultimo, però, l'avambraccio della ragazza si illuminò e comparve il segno di Fairy Tail.
Eligor sussultò.
-Ma cosa...-.
-FAIRY GLITTER!!!-.
Eligor e Cana sferrarono gli attacchi e si colpirono a vicenda in volto, ma il pugno di Cana fu decisamente più devastante ed il demone fu sbalzato all'indietro.
-Ah!-.
Laki mise le mani sul terreno e una vergine di ferro spalancata apparve alle spalle di Eligor, che ci finì dentro.
Laki si rialzò, creando dal terreno una lancia di legno che gittò contro la vergine, trapassandola all'altezza del busto.
-Anf... anf... eheheh!- Ridacchiò la maga del legno.
-Meglio di qualsiasi tortura, eh?-.
Cana sorrise di risposta.
-Coraggio, andiamo.-.
Le due si fecero strada tra i cadaveri dei demoni, che intanto si stavano sbriciolando.
Superarono la vergine e fecero per uscire, quando...
BOOOOOOOOOOOOOOOOOM
Le due si voltarono incredule.
La vergine era esplosa ed Eligor le fissava con gli occhi spalancati; gli mancava il braccio sinistro e numerose spine di legno e di ferro lo trapassavano in vari punti, ma in mano teneva una gigantesca falce, che brandì con ferocia.
Cana fece scivolare una carta da fuori il mazzo, prendendola tra le dita.
-
Voi... umane...-.
-
FAIRY T...-.
ZAK
Cana e Laki trasalirono.
La testa di Eligor rotolò sul pavimento; il suo corpo si inginocchiò e cadde riverso al suolo, davanti alle due giovani, iniziando a decomporsi.
Bacchus abbassò la gamba, sospirando.
-Devo sempre salvarti il culo, Cana? Meno male che mi sono esercitato con i calci!-.
All'espressione stupita sulla faccia della ragazza si sostituì un ghigno superbo.
-Avevo la situazione sotto controllo.-.
Gli mostrò la carta.
-Vedi, il Ghiaccio. Sarebbe diventato un ghiacciolo.-.
-Uhm! Non avresti fatto in tempo!-.
-Ah, davvero?- Cana lo afferrò per il colletto.
-Già.-.
Cana socchiuse gli occhi, fulminando Bacchus con lo sguardo.
Lui ricambiò con un ghigno compiaciuto.
-Ehm-ehm!- Tossicchiò Laki.
-Non vorrei premere l'acceleratore sulla vostra discussione, ma sarebbe meglio andarcene.-.
Cana si allontanò da Bacchus, annuendo.
-Laki, tu pensa a far evacuare i feriti. Io e...-.
Indicò l'altro con il pollice.
-...questo qui rallenteremo la loro avanzata.-.
Bacchus alzò il sopracciglio.
-“Questo qui”?-.
-Ho capito, allora vado! Chissà quanti soggetti troverò oggi!- Laki alzò i tacchi, seguita dagli altri due.
Nel locale rimase solo la testa di Eligor, con ancora in volto una smorfia di dolore.
Ma fu solo un attimo prima che diventasse polvere.



-KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Lisanna si gettò all'attacco contro il demone-lupo davanti a lei.
Il suo aspetto era mutato: i suoi vestiti erano quasi tutti spariti, i capelli si erano allungati fino alle spalle e le erano spuntate due orecchie da gatto, una lunga coda, dei baffi e un naso felino; e, soprattutto, degli artigli.
Con un colpo secco graffiò il muso della creatura, accecandola.
Il lupo guaì arretrando e Lisanna lo finì con un calcio sotto la mascella.
Lisanna si piegò in avanti, affaticata.
-Sono... anf... tantissimi! Non... anf... ce la faccio più!-.
Rizzò le orecchie feline.
-Accidenti!-.
Si buttò all'indietro e un raggio infuocato le sfiorò le dita dei piedi.
Con una capriola all'indietro si rimise in piedi.
Si guardò intorno e individuò, a una decina di metri da lei, una figura avvolta dalle fiamme, con un braccio alzato verso di lei.
La ragazza boccheggiò.
Non poteva essere lui...
-N...-.
-Natsu?-.
Una risata le rivelò la verità.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
Lisanna spalancò la bocca.
La figura si avvicinò a lei, e vi riconobbe Ginger.
La mano sinistra era ancora fumante, mentre un alone azzurrino si stava formando attorno a quella destra.
I suoi occhi erano iniettati di sangue e di rabbia, il corpo era pieno di tagli e ferite.
-No... Ginger...- Balbettò Lisanna.
-Eh??? Che cosa hai detto-dechi???-.
Scoppiò di nuovo in una sonora risata.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
-NON TE L'AVEVO FORSE DETTO, UMANA??? IO SONO IL DEMONE DEL GHIACCIO E DEL FUOCO-DECHI!!! IO GELERÒ E BRUCERÒ OGNI COSA!!!-.
Lisanna boccheggiò.
Dunque era così?
Dunque per lei non c'era più speranza?
Dunque l'energica, vivace, determinata, leale, umana Ginger di Twilight Ogre era morta?
Lisanna si rialzò in piedi, tenendo lo sguardo basso, le spalle sciolte, le braccia ciondolanti sui fianchi.
BLINK BLINK
La terra iniziò a bagnarsi delle sue lacrime.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
-Hai paura, eh? Fai bene ad averne! IO SONO IL DEMONE DEL GHIACCIO E DEL FUOCO!!! TU NON SEI NULLA AL MIO CONFRONTO-DECHI!!!-.
Lisanna rialzò la testa, le palpebre arrossate, i pugni stretti.
-Allora fatti avanti! Per salvare quel poco di umano che ti è rimasto, sono pronta a ucciderti!-.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
Il demone si lanciò all'attacco, con i pugni uno infuocato e l'altro ghiacciato.
Lisanna tese il braccio all'indietro, allungando al limite gli artigli, pronta a colpire.
Trattenne le lacrime, che ora l'avrebbero solo ostacolata.
Dopo avrebbe avuto tutto il tempo per piangere.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
Lisanna alzò la mano, poi una voce inaspettata la bloccò.
-Toro di Falaride!-.
CLONK CLONK CLONK
Dal terreno sotto i piedi di Ginger spuntarono alcune aste di legno che le bloccarono le gambe.
-URR!!!-.
Ginger cadde in avanti, poggiando le mani a terra, e altre assi la avvolsero per le braccia. In breve tempo il legno le bloccò anche la schiena e il volto, assumendo infine la forma di un toro.
-Questa magia... Laki!- Esclamò Lisanna.
Da dietro il toro spuntò Laki; la ragazza era piena di lividi e ferite, ma per il resto sembrava stare bene.
-Ihihih!- Sghignazzò Laki, sistemandosi gli occhiali.
-Allora, Lisa-chan, come te la corri?-.
Lisanna non sapeva cosa rispondere, si erano lasciate in maniera così brusca...
Dal legno del toro Laki estrasse una lancia che puntò contro il suo ventre.
-È ora di farla finita con questa sgualdrina!-.
Lisanna fece per ribattere, ma poi si bloccò.
“Lei non è più umana.”.
Strinse le palpebre.
“Per quanto sia dura, io...”.
Laki alzò l'asta.
“...io devo...”.
Lisanna sentì la lancia perforare il legno e trapassare la carne.
“Accidenti! Mi dispiace, Ginger!”.
Sentì lo stesso suono ancora, e ancora, e ancora, e ancora, fino a quando, improvvisamente...
-LAKI!!!-.
L'albina spiccò un balzo in avanti, superando la compagna e il toro.
Laki bloccò l'ennesimo attacco.
-Lisa-chan, che stai...-.
Lisanna atterrò qualche metro più in avanti, incrociando le braccia davanti a se.
Un raggio ghiacciato la colpì ai polsi, costringendola a indietreggiare.
-Lisanna!- Gridò Laki.
-Spostati di qui!- Urlò l'altra: -Non riuscirò a resistere a lungo!-.
Laki digrignò i denti e partì all'attacco.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
La figura incappucciata che era comparsa davanti a lei inclinò la testa e soffiò un gelido vapore.
Alzò l'altro braccio e, con un secondo colpo, colpì Laki al petto; la ragazza fu sbalzata via e atterrò poco più indietro, stordita.
Lisanna la guardò con la coda dell'occhio.
“È fuori dalla portata del raggio.”
“Meno male...”.
Arretrò ancora, fino a trovarsi davanti al toro.
Drizzò le orecchie, sentiva un fievole borbottio provenire da lì dentro.
“È ancora viva!”.
Fu un gesto istintivo: Lisanna si voltò di scatto, afferrò le corna del toro e lo lanciò in aria.
Un istante dopo l'attacco la colpì alla schiena, Lisanna sentì una sensazione gelida pervaderle tutto il corpo, dopodiché perse i sensi.



Laki, appena ripresasi, non poteva credere ai suoi occhi.
Lisanna, tornata alla forma umana, era sospesa in aria, congelata in un blocco di ghiaccio; teneva la testa, le braccia e le gambe tirate all'indietro, con gli occhi e la bocca spalancati.
Era... era morta?
Anche lei?
Dopo averla trattata in quel modo... era stata uccisa davanti ai suoi occhi?
-LISANNA!!!- La chiamò a gran voce.
Lei non rispose.
Laki si rimise in piedi, stringendo i pugni.
-Tu!- Fece rivolta al misterioso avversario ammantellato.
-Me la pagherai!-.
L'altro piegò la testa di lato.
-ME LA PAGHERAI!!!-.
Laki si lanciò all'attacco, urlando furiosa; l'incappucciato le puntò contro il dito, facendo fuoco di nuovo.
Laki però non si fece prendere impreparata: alzò un braccio che si corazzò con un'armatura di legno, e quando il colpo lo urtò rimbalzò via; lei allora spiccò un salto, caricando un pugno.
Il demone aprì la mano e una lastra di ghiaccio si frappose tra i due; Laki sferrò l'attacco, che frantumò lo scudo.
La maga cominciò ad atterrare, e l'avversario sparò di nuovo con l'altra mano.
Lei, prontamente, si fece scudo con la corazza, ma il raggio non la sfiorò neanche, si limitò a passarle accanto.
Troppo tardi Laki capì che l'attacco non era destinato a lei; la ragazza si girò e vide con terrore che il colpo stava per colpire Lisanna.
“No!”.
Laki fece per frapporsi, ma non riuscì a staccare i piedi dal suolo; abbassando lo sguardo, vide che erano stati congelati al terreno.
-No! Lasciami! Lasciami andare!-.
CRACK
Il rumore del ghiaccio che si rompeva la bloccò.

Tremante, rialzò lo sguardo, preparandosi al peggio.
Ai piedi del blocco dov'era intrappolata la ragazza c'erano dei frammenti di ghiaccio; tuttavia, Lisanna e il suo iceberg erano illesi.
-Ma cosa...- Balbettò Laki.
SWISH
Dietro di lei sentì un improvviso spostamento d'aria.
Si girò e...
PUM
Ginger era apparsa sopra al demone mantellato, con una mano stretta in pugno infuocato; l'incappucciato aveva alzato lo sguardo e Ginger l'aveva colpito in pieno volto.

L'impatto fu talmente violento che lo spostamento d'aria le scompigliò i capelli; il demone si schiantò al suolo, al centro di un piccolo cratere.
Con un salto all'indietro, Ginger si allontanò dall'avversario, atterrando al suo fianco.
-Tu???-.
Ginger la guardò con la coda dell'occhio; solo allora la maga notò le numerose ferite che la ricoprivano.
Provò un improvviso dispiacere, poi si maledì.
“Ma che mi prende? Anche lei è mio nemico!”.
Provò a colpirla con l'armatura di legno, ma la voce gelida e sibilante e tuttavia roca dell'incappucciato la fece desistere.
-Tradimento...-.
Il demone si rialzò, con la testa brutalmente piegata in avanti.
CRACK CROCK
Le sue ossa scricchiolarono quando la rimise a posto; in quell'istante il cappuccio scivolò un poco all'indietro, e la maga del legno poté intravedere due iridi verde acqua che la guardavano fredde.
-Tradimento...- Ripeté.
-Tradimento??? Non hai capito proprio niente-dechi!!!- Ribatté Ginger.
-IO SONO IL DEMONE DEL GHIACCIO E DEL FUOCO!!! UN ESSERE SCHIFOSO COME TE NON PUÒ USARE LA MIA STESSA MALEDIZIONE DEL GHIACCIO!!!-.
Il demone incappucciato alitò di nuovo.
-Fatti da parte se non vuoi essere distrutta...-.
-DISTRUTTA IO???- Ginger alzò la mano, e una colonna di ghiaccio spuntò dal terreno ai piedi dell'altro, trapassandolo da parte a parte.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
-E ADESSO CHE MI DICI, EH??? FAI ANCORA IL GRADASSO-DECHI???-.
-Anf...-.
Il ghiaccio venne assorbito nel petto del demone, e la sua ferita si richiuse.
“La magia... cioè, la maledizione del ghiaccio non funziona con lui.” Pensò Laki; poi, guardandogli il capo ancora fumante: “Al contrario, quella del fuoco è molto efficace.”.
Anche Ginger sembrò averlo capito: difatti creò una sfera infuocata sul palmo della mano e la gettò contro il nemico; questo la puntò con il dito e sparò un altro raggio, ma quando i due attacchi si incrociarono la sfera si divise in due, e ciascuna delle due parti, virando di lato, lo colpì ai fianchi.
Ginger ghignò, ma il demone slittò in avanti lasciandosi dietro una scia ghiacciata.
“Ho capito! Congela la terra sotto i suoi piedi per muoversi più velocemente!”.
Ginger fece lo stesso e si lanciò all'inseguimento del demone, infuocando i due pugni.
-FERMATI E FATTI AMMAZZARE!!!-.
-Non sei una mia priorità...-.
-CHE HAI DETTO???-.
Furiosa, Ginger spiccò un salto verso l'altro, con i cazzotti pronti.
Per proteggersi, lui alzò le mani, che si scontrarono con quelle della ragazza.
La sfida tra i due diventò uno scontro tra i rispettivi poteri: più Ginger infuocava le mani, più l'altro le ghiacciava.
Alla fine, però, Ginger strinse la sinistra e le dita della mano destra dell'altro andarono in frantumi.
Per la prima volta il demone sussultò incredulo, e Ginger lo colpì allo stomaco con il pugno libero.
L'incappucciato indietreggiò e l'altra si spostò di fianco a Lisanna.
Sogghignò e appoggiò una mano sul blocco di ghiaccio.
-Che cosa vuoi fare???- Urlò Laki.
Temette che volesse attaccarla, e invece, come era successo prima alla lastra nello stomaco dell'incappucciato, il ghiaccio del blocco fu assorbito nella mano di Ginger, che scoppiò a ridere.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
-ORA MI SENTO COME NUOVA!!!-.
Lisanna cadde a terra, senza alcun gemito o alcuna reazione, pareva morta.
-Lisanna!!!- Gridò Laki.
Ginger unì le mani e poi le aprì, creando una lancia infuocata tra i palmi.
-E ora, preparati a...-.
Ginger rabbrividì, poi sgranò gli occhi.
-Freddo? Com'è possibile che abbia freddo?-.
Si piegò in avanti, tossendo.
-Che sta succedendo-dechi???-.
Allarmata, Laki tentò di liberarsi dal ghiaccio, ma inutilmente.
-Non avresti dovuto assorbire il mio ghiaccio...-.
Ginger rialzò la testa, e Laki notò che la sua faccia era ricoperta di brina.
-Impossibile! Sono il demone del... Cof!- Si accasciò a terra, sputando alcuni pezzi di ghiaccio.
Laki, a furia di spingere, era intanto quasi riuscita a liberarsi, quando improvvisamente sentì un dolore lancinante alla schiena.
Abbassò lo sguardo e vide la punta di un artiglio azzurro fuoriuscirle dalla pancia.
-Che...-.
L'artiglio si illuminò e ne uscì una scheggia ghiacciata, che la trapassò e sparì in cielo.
Laki aprì la bocca per urlare, ma uscì solo un flutto di sangue.
Dietro di lei sentì il demone incappucciato estrarre la mano dal suo corpo, dopodiché avvertì la punta gelida del suo dito toccarle la nuca.
Laki sbarrò gli occhi.
-No non
BANG



Lisanna si risvegliò di soprassalto.
Aveva freddo, tanto freddo, sentiva il corpo congelato.
Riprese il controllo di sé, e capì di essere sdraiata faccia a terra.
Cos'era successo?
Batté i denti e rialzò il capo.
Si pietrificò.
-La...ki...-.
Laki era in piedi, con le braccia sciolte sui fianchi, le gambe leggermente piegate, la bocca sporca di sangue e uno sguardo vitreo negli occhi.
Aveva una brutta ferita alla pancia, da cui sgorgava sangue a fiotti, ma non era niente rispetto al buco in mezzo alla fronte.
Lisanna si mise in ginocchio.
-LAKI!!!-.
Laki crollò al suolo senza un lamento, come un fantoccio inanimato.
Di fianco all'albina, Ginger si accasciò a terra, ansimando.
-Dan...na..zio...ne...- E perse i sensi.
Lisanna guardò allibita le due ragazze.
Cos'era successo??? Cos'era successo??? E cosa poteva fare???
Il demone misterioso piegò la testa di lato e superò il corpo inerme di Laki, avvicinandosi a lei.
“Cosa posso fare? Come posso aiutarle???”.
Iniziò a piangere, mentre l'altro le si avvicinava sempre di più.
“Possibile che possa soltanto stare qui a morire???”.
Ormai il demone era a pochi passi da lei.
“Sto davvero per morire?”.
Il demone si fermò, Lisanna poteva percepire il suo gelido respiro sul collo.
“È questa la mia fine?”.
L'incappucciato le puntò contro il dito.
“Io... io...”.
Alzò la testa di scatto.
-IO TI UCCIDERÒ!!!-.
Il demone non rispose.
La vista della ragazza era annebbiata dal pianto, ma poteva vedere che l'altro si era fermato.
-TI UCCIDERÒ!!! NON MORIRÒ FINCHÉ TU NON PAGHERAI PER TUTTO QUESTO, HAI CAPITO??? TI UCCIDERÒ!!!-.
Un alito ghiacciato spirò dal cappuccio del demone.
-Proposta respinta...-.
Il suo dito si illuminò.
Lisanna serrò le palpebre e urlò.
-RHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAR!!!-.
BOOM
La maga aspettò il colpo per quelle che le parvero delle ore, ma non arrivò mai.
O forse era già morta...
Si decise infine a riaprire gli occhi.
Il demone era chino sopra di lei, la sua schiena era fumante e ansava, visibilmente scosso.
Alzò gli occhi, trovandosi a fissare l'oscurità sotto il cappuccio.
Lisanna poteva intravedere le sue fauci spalancate affannare ferite.
-Anf... anf...-.
Eppure, per quanto spaventose e bestiali che fossero, avevano qualcosa di... qualcosa di...
Umano.
Erano umane.
Anzi, erano state umane.
“Un Cambiato!”.
Il Cambiato si rialzò e si voltò.
-Uhm! Ti piacciono le mie carte esplosive?-.
Lisanna sobbalzò.
“Questa voce...”.
Rialzò lo sguardo e sorrise incredula.
A pochi metri dai due, Cana ghignava soddisfatta, mente giocherellava con un mazzo di carte; di fianco a lei, Bacchus teneva Laki tra le braccia.
-Ah... Fairy Tail...-.
Il Cambiato aprì il palmo della mano monca e ci batté l'altro pugno.
Lisanna sgranò gli occhi.
Quella mossa... Impossibile!
-Ice Make... Hammer...-.
Cana e Bacchus si buttarono di lato appena in tempo, un gigantesco martello di ghiaccio schiacciò il terreno dove si trovavano fino all'istante prima.
-Non posso crederci...-.
Cana rotolò di lato e tirò altre due carte esplosive.
Con un rapido gesto delle mani, il demone lanciò due schegge di ghiaccio che le fecero detonare a mezz'aria.
SWISH
Bacchus comparve alle sue spalle e lo colpì alla schiena con il palmo aperto.

Il demone barcollò in avanti, e Bacchus abbassò lo sguardo su Lisanna, che era praticamente ai suoi piedi.
-Ehi, fiorellino, rimettiti in piedi!-.
-Fiorellino?- Lisanna si rialzò: -Ma tu... sei ubriaco?-.
-Eheheh... io combatto meglio da sbronzo... in ogni caso, portala al sicuro.- E le porse il cadavere di Laki.
Lisanna si incupì.
-Ma non vedi... non vedi che morta?-.
-Eh? Ma sei cieca?-.
Lisanna trasalì.
-Vedi?- Bacchus tamburellò sulla fronte della ragazza, indicando il foro lasciato dall'attacco.
-Ha creato un tunnel di legno nel suo cranio per evitare che l'attacco la uccidesse.-.
-È ancora viva. Circa.-.
Effettivamente, ora che la guardava meglio, i bordi del buco erano di legno.
Ma allora... era davvero...
Viva!
Era ancora viva!
-Ma ha bisogno di cure, quindi portala via di qui.-.
-E... e voi come farete?-.
Bacchus fece spallucce.
-Come puoi notare, fiorellino, ce la possiamo cavare da soli.-.
Lisanna si girò e vide che, effettivamente, le carte di Cana stavano tenendo testa al ghiaccio dell'avversario.
-Non posso andarmene di qui!- Esclamò comunque.
-Io... io... io non posso abbandonarvi!-.
Bacchus sospirò.
-Ah, guardati intorno, fiorellino: ci sta crollando tutto addosso. Rimanere qui significa morire.-.
-E allora voi...-.
-Inoltre sei davvero inutile.-.
Quelle parole furono un vero pugno allo stomaco.
Provò a replicare, ma dalla sua bocca non uscì nessun suono.
-Fiorellino, sei visibilmente sotto shock, e se lo capisco io che sono brillo...-.
-Non è vero... io posso aiutarvi... io posso...-.
-“Io-io-io”, ma ti stai ascoltando? Non riesci neanche a dire una frase di senso compiuto! Sei troppo buona per stare qui!-.
Il labbra di Lisanna tremolarono.
Odiava ammetterlo, ma lui aveva ragione.
Per tutto il tempo non aveva fatto altro che tremare e piagnucolare, ed esplodere per la rabbia come una bambina.
Se Laki era ridotta così era tutta colpa sua.
Allungò le mani e la prese dietro le ginocchia e sotto il collo.
Se adesso non le avesse salvato la vita, non sarebbe stata meglio di quel mostro.
-Brava, fiorellino, vedo che hai capito.-.
-Non morite.- Borbottò lei.
-Uh? Che hai detto?-.
-Non morite!- Gli urlò addosso: -Vi prego, vi prego sopravvivete!-.
Si morse le labbra per ricacciare dentro le lacrime, aveva pianto abbastanza.
-Se anche voi moriste, io... io...-.
Scosse la testa.
-Non morite, vi scongiuro!-.
Bacchus la fissò perplesso, dopodiché ridacchiò.
-Ah, non preoccuparti, fiorellino, non ne abbiamo mica intenzione!-.
Si voltò verso i due combattenti.
-E adesso muoviti!-.
Lisanna annuì e fece per alzare i tacchi, ma poi si ricordò che non c'era solo Laki.
-Aspetta! E come faccio con Ginger?-.
-Eh? Chi, la demonietta? Lasciala qui, che t'importa?-.
“Già, che m'importa?” Si chiese lei.
“In fondo, non c'è più nulla di umano in quell'essere!”.
Tuttavia, aveva la sensazione che fosse stata lei a salvare la vita prima. Anzi, ne era convinta: dopotutto, quando si era svegliata, Laki era molto distante da lei, mentre Ginger era al suo fianco.
Probabilmente l'aveva fatto per qualche altro motivo, non per salvarla: forse aveva distrutto il blocco di ghiaccio in un gesto di rabbia, forse per esibire le proprio abilità, forse per ucciderla definitivamente; però l'aveva salvata.
E comunque, anche se rimaneva un nemico, non riusciva proprio a lasciare qualcuno inerme in mezzo ad un campo di battaglia.
Le sorse un aspro sorriso.
Bacchus aveva ragione, era davvero troppo buona.
Si caricò Laki sulla schiena e prese tra le braccia Ginger, che giaceva non lontano da lei; la povera ragazza era letteralmente congelata, il suo corpo era coperto di scaglie gelate e sputava ghiaccio ad ogni respiro.
Si voltò e scappò via, lontano dalla battaglia, lontano dalla distruzione, lasciandosi alle spalle lo scontro tra i suoi compagni e quel demone, senza riuscire a pensare a nulla, dimenticandosi della fatica, del dolore e delle numerose persone che stava lasciando indietro.
Ma quello che aveva appena passato non era nulla rispetto a ciò che avrebbe trovato più avanti.



Angolo dell'autore
A dir la verità, non era nelle mie intenzioni fare di Lisanna la protagonista; ma più scrivo, più penso a lei come “eroina”, anche perché so già dove e come sistemare gli altri personaggi. A tal proposito, tranquilli, (alcuni) verranno presto! E (qualc)uno anche nel prossimo capitolo...
Ah, e ne approfitto per chiedervi consigli sulle canzoni che posso mettere a inizio capitolo (un'idea che mi è venuta leggendo nonmiricordo che storia); insomma, vi sarete fatti un'idea sul genere (vanno bene sia italiane che inglesi e, perché no, giapponesi).
Ultima cosa, non mi concentrerò sulle coppie, nel senso che mi orienterò verso le più quotate (ErzaxGerard, GajeelxLevy...), ma scoprirete che per queste cose alcuni personaggi saranno un po' troppo m-
Ho detto troppo; alla prossima XP!

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Capitolo 4
*** Inseguimento ***


Some days I feel like I’m wrong when I am right.
Your mind is playing tricks on you my dear.
Cause though the truth may vary
this ship will carry our bodies safe to shore
Hey!
Don’t listen to a word I say
Hey!
The screams all sound the same.
Hey!
Though the truth may vary
this ship will carry our bodies safe to shore

(Little Talks-Of Monster And Men)


Bacchus raramente si era trovato nei guai.
Anzi, a dirla tutta, solo un paio di volte: nel suo scontro più duro con Erza, in cui entrambi erano quasi schiattati, e quando aveva sfidato Elfman Strauss durante i Grandi Giochi della Magia, appena due anni prima.
E la prima cosa che aveva fatto dopo quelle dure lotte, ancor prima di medicarsi e di finire tra le braccia di qualche bella crocerossina, era scolarsi una fiasca di buon vino ben invecchiato.
E ora come ora si sarebbe bevuto una damigiana intera.
Pur essendo al fianco di Cana, una maga molto abile, una tra le più forti della gilda di Fairy Tail, nonché dalle curve niente male, stava perdendo.
Odiava ammetterlo, ma questa volta l'avversario era davvero tosto.
Entrambi ce la stavano mettendo tutta, lui con i suoi palmi micidiali e lei con le sue carte magiche; ciononostante il demone non sembrava accusare alcun attacco, bensì sostituiva le parti ferite con il ghiaccio: ad esempio, alle dita della mano destra che la demonietta di prima gli aveva staccato, aveva sostituito cinque artigli di ghiaccio.
Oltre a questo, Cana sembrava essere sotto shock da quando aveva visto l'avversario usare la magia alchemica.
Riprenditi, Cana!”.
Poi si rivolse al demone.
-La farò finita con te... hic... con un colpo...-.
Scattò in avanti, preparando un palmo.
L'incappucciato piegò la testa di lato e alzò la mano artigliata.
Ora gliela spacco!”.
Sferrò l'attacco dritto sulla sua mano ma, invece di distruggerla, non la scalfì nemmeno; invece si ritrovò il polso congelato.
-Urr!- Provò ad allontanarsi, ma il tipo non ne voleva sapere di mollare.
-Io ti...- Bacchus si bloccò quando vide che il demone gli puntava l'indice contro.
Il dito si illuminò.
-Merda!-.
-Shuriken Card!- Una carta gli sfrecciò davanti agli occhi e gli tagliò di netto il polpastrello sbrilluccicoso.
Il demone, sorpreso, abbassò la testa e Bacchus lo colpì con un pugno in faccia.
TUNF
L'impatto fu talmente violento che l'aria sembrò fendersi in due, e quello volò all'indietro, schiantandosi su una casupola di legno già incendiata che gli cadde addosso.
Bacchus, finalmente libero, scoppiò a ridacchiare, e Cana gli si avvicinò.
-Ti sei ripresa finalmente?- Le domandò.
-Io... sì, penso di sì...- Fece lei, poco convinta.
-Eheheh!- Sghignazzò lui: -L'abbiamo mas...-.
-Ice Make... Spider...-.
Dalle macerie emerse un ragno ghiacciato gigante, che si avventò sui due maghi.
-Tsch!- Bacchus spiccò un salto mortale in avanti e lo colpì al muso con una tallonata.
CRACK
La testa andò a pezzi e il ragno si accasciò al suolo.
Bacchus ridacchiò compiaciuto e si voltò verso Cana.
-Visto come l'ho... uh?-.
La ragazza si era come immobilizzata e boccheggiava.
-Cana, che ti prende?-.
-Quella magia... allora è vero...- Balbettò.
CLOMP CLOMP CLOMP
Bacchus si girò di nuovo e vide che l'incappucciato stava ciondolando verso di loro come uno zombie.
Digrignò i denti e fece per attaccarlo di nuovo, ma Cana lo bloccò mettendogli la mano sulla spalla.
-Ma che ti prende???- Le chiese infastidito.
Il Cambiato si fermò, squadrandoli incuriosito.
-Tu... tu...- Fece Cana, con uno sguardo a metà strada tra la sorpresa e l'orrore.
-Sei tu... Gray?-.
Gray?” Ripeté Bacchus tra sé e sé .
Se non sbaglio è il nome di un suo vecchio compagno di gilda!”.
Guardò nuovamente il demone.
Vuol dire che quello è...”.
Nell'ombra che nascondeva il volto del demone, Bacchus vide i suoi denti scintillare; ci mise qualche secondo per capire che stava sorridendo.
Bacchus lo fissò un po' stupito, poi fece uno dei suoi soliti sogghigni.
-Cos'è, il nostro diavoletto si sta divertendo? Ma voi idioti non siete sempre pallosi? E poi sbaglio o stai usando la magia? Voi cretinetti non siete obbligati a usare i vostri “poteri malefici”?-.
Il demone inclinò la testa e soffiò vapore gelato.
-Non ti devo nessuna spiegazione...-.
Bacchus fischiò fingendosi colpito.
-E ora sei diventato anche molto loquace.-.
-Anf... e tu stai prendendo tempo per la tua amica...-.
Bacchus sussultò; con la coda dell'occhio guardò Cana.
La ragazza era ancora in trance.
Accidenti!”.
-Mossa inutile...-.
Il demone si trasformò in un gruppo di fiocchi di neve e si diresse verso i due.
-Non ci provare!- Urlò Bacchus, menando un calcio quando fu alla sua portata; ma il vento ghiacciato gli passò attraverso e si spostò alle spalle di Cana.
Bacchus rimase come bloccato.
Sentiva le ossa e le articolazioni diventare fredde e congelarsi, riusciva a malapena a ruotare il capo; quando lo fece, si ritrovò davanti a uno spettacolo letteralmente agghiacciante.
Cana era ancora immobile, occhi sbarrati e persi nel vuoto, bocca schiusa, pelle pallida come quella di un fantasma; dietro di lei, l'incappucciato le premeva gli indici ghiacciati sulle tempie, che si stavano congelando.
Bacchus aprì la bocca per mandarlo a farsi fottere e per intimargli di non sfiorare neanche con il pensiero la sua amica, ma riuscì a malapena a staccare le due labbra.
Il Cambiato alitò di nuovo.
-Gli umani hanno una visione ristretta di quelle cose che chiamano “emozioni”... perché le riconducono al cuore, che è solo un muscolo... invece, è una parte del cervello a coordinarle... ed è sempre il cervello a determinare il pensiero indipendente dell'individuo... in altre parole, è sufficiente congelare determinate zone della corteccia celebrare per rendere chiunque un burattino inanimato...-.
Ma che cazzo sta dicendo? Toglile di dosso quelle luride mani!”.
Il Cambiato sembrò ascoltare i suoi pensieri, perché lasciò andare Cana.
Cana! Brutta puttana, mi stai facendo preoccupare! Come stai???”.
Cana lo guardò con ancora lo stesso sguardo vitreo, dopodiché prese una carta dal mazzo; sulla fronte poteva leggere la parola “elettricità”.
Bacchus sgranò gli occhi.
Ehi! Ma che...”.
Cana avvicinò minacciosamente la carta alla sua, di fronte.
Che stai facendo??? Cana!!! Cana!!!”.
Il suo mento iniziò a tremare e percepì la sua lingua staccarsi dal palato.
CANA!!! CANA!!! CANA!!!”.
La carta era vicinissima a lui, quasi lo sfiorava.
Finalmente sentì un mugugno uscirgli dalla bocca.
-C...C...-.
Avvertì il gelido angolo della carta toccargli la fronte.
-Ca...Ca...-.
-Ca...-.
-Can...-.
-Can...-.
Strinse gli occhi.
-CAN...!-.
Un forte dolore alla fronte e il buio più totale.



Ice Make... Hammer...”.
Distruggerò E.N.D a tutti i costi.”.
Lisanna!”.
Gray...”.
La voce del compagno risuonava nella mente di Lisanna.
L'albina scosse la testa con foga.
Non era il momento di farsi prendere dai sentimentalismi.
Affannò più volte mentre correva per il campo incendiato, mentre saltava le macerie al suolo, mentre cercava di non far cadere le due ragazze che trasportava.
Teneva Ginger tra le braccia, con una mano sotto le ginocchia e l'altra sotto il collo; sulla schiena, invece, portava Laki alla quale, per non farla cadere, faceva passare le braccia sopra le sue spalle e le incastrava tra le ascelle; nel farlo la teneva sbilanciata in avanti, e così la testa sporgeva dalla sua spalla destra.
Erano un gran peso da sopportare, ma sarebbe stato più pesante abbandonarle per salvarsi da sola.
TUNF
Davanti a lei atterrò un grosso energumeno, un demone-umanoide spaventoso, dalla faccia più simile al grugno di un cinghiale che al volto di una persona, vestito di un armatura di ossa e armato di una mazza chiodata.
Lisanna si fermò, non sapendo cosa fare: in quello stato non poteva lottare, ma non poteva nemmeno tornare indietro.
Il demone alzò la clava e Lisanna strinse i denti, pronta a saltargli addosso e a buttarlo a terra, o almeno a incassare da sola il colpo.
Invece il muso del demone esplose e lui crollò all'indietro.
Lisanna abbassò lo sguardo e notò che Ginger alzava una mano fumante.
-Ginger?- Domandò incredula.
Lei batté i denti un paio di volte e alzò le pupille incendiate su di lei.
MUOVITI CRETINA!!!” Sembrava dirle.
Non se lo fece ripetere due volte e riprese a correre.
Corse e corse per quelle che le parvero delle ore, fino a quando non uscì dall'accampamento e si ritrovò nei pressi della Selva Oscura.
Oltre di essa, la salvezza; prima di essa, il pericolo; dentro di essa, la morte.
Cosa devo fare? Andare lì da sola è un suicidio!”.
BOOM
Qualcosa esplose a qualche metro dietro di lei.
Ma rimanere qui è anche peggio!”.
Così si addentrò nella foresta.
Come mise un piede al suo interno, i rumori della battaglia cessarono, le piante attorno a lei si infittirono e il buio la avvolse.
Circolavano strane storie sulla Selva Oscura: quel posto era intriso da sempre di Magia Nera della peggior specie, e la recente vicinanza al confine demoniaco aveva alimentato quelle voci e quella magia.
Si raccontava che in molti fossero entrati, ma che quasi nessuno fosse uscito, e quelle poche persone giuravano che avrebbero preferito morire lì dentro che sopravvivere e ricordare.
Dicevano che vi si aggirassero creature molto peggiori dei demoni; i sopravvissuti non erano nemmeno riusciti a vederli tanto erano rapidi nell'attaccare, ma scorgevano di sfuggita delle figure incappucciate e vestite di ampi mantelli; probabilmente, però, racconti simili traevano radici dagli incontri con i demoni, o almeno così Lisanna sperava.
In ogni caso non aveva tempo da perdere: Lisanna continuò a correre, facendosi strada tra le erbacce e i rami che le raschiavano la pelle.
Devo fare presto! Devo muovermi!”.
Si guardò intorno: l'oscurità si stava infittendo, e gli alberi attorno a lei prendevano le forme più strane e spaventose, i rami parevano braccia scheletriche, i tronchi corpi consunti, le radici code nodose.
Non c'è nessun altro qui!” Pensò impaurita: “Sono da sola!”.
Ben presto, tuttavia, sentì dei passi che la stavano seguendo.
No! È solo la mia immaginazione! È solo la mia immaginazione!” Si ripeteva mentalmente, cercando invano di autoconvincersi.
Accelerò ancora il passo, ma le piante sembravano non avere mai fine, ed i passi alle sue spalle proseguivano ininterrotti.
Dannazione! Cosa posso fare?”.
Mise un piede su un ramoscello secco, producendo un crepitio sinistro.
CREP
Se ora mi fermassi e l'affrontassi, forse riuscirei a sopraffarlo, ma Laki e Ginger potrebbero...”.
CREP
Il ramicello scricchiolò di nuovo, il suo inseguitore era sempre più vicino, e lei sempre più in pericolo.
Alla fine si decise e mosse un passo più lungo dei precedenti, ritrovandosi al centro di una piccola radura.
Adesso!”.
Si voltò di scatto, pronta al peggio, e sussultò.
Ai margini della radura c'era una figura umanoide vestita di una specie di toga rossa bordeaux con un cappuccio che le copriva il viso.
La figura mosse qualche passo e allungò le mani verso la ragazza; lei tremava tutta, terrorizzata da quell'improvvisa apparizione.
In un primo momento pensò che fosse il Cambiato di prima; ma se così fosse stato, avrebbe voluto dire che Cana e Bacchus erano... no, non osava neanche pensarci!
A mano a mano che si avvicinava, però, si rendeva conto che non era lui: il colore e la forma dell'abito erano diversi, e non aveva degli artigli blu, ma delle normali unghie con dello smalto rosso; anche il colorito delle sue mani era roseo, seppur un po' pallido, ma in ogni caso non era un demone.
Rimaneva da capire che cosa fosse.
Smise di tremare e, aggrappandosi a chissà quale folle speranza, si inginocchiò.
La figura si fermò e la squadrò da sotto il cappuccio.
Lisanna cercò di modulare la voce in modo che apparisse ferma, ma non poteva fare a meno di balbettare.
-T...Ti prego! Devi... devi aiutarmi!-.
La figura rimase in silenzio.
Lisanna deglutì, sentiva di star per scoppiare in lacrime, ma dovette trattenerle, non era il momento di farsi prendere dal panico.
-Le mie amiche sono ferite! Se non saranno curate al più presto, moriranno!-.
Ancora nessuna risposta.
Lisanna cominciava a innervosirsi: quel suo silenzio era... era snervante! Perché non l'aiutava? Perché non diceva qualcosa?
Strinse i denti, cercando di contenere la rabbia: se voleva che la aiutasse, non poteva certo mostrarsi ostile, neppure nel più piccolo movimento; c'era anche la possibilità, però, che lui fosse ostile.
-Se vuoi uccidermi, se questa è la tua natura, io non te lo impedirò! Ma non ti permetterò di far loro del male!-.
Niente.
Lisanna sentì di non essere più in grado di trattenere le lacrime, che iniziarono a rigare il suo viso.
Ogni istante che passava poteva essere fatale per le sue amiche.
-Ti scongiuro, ti imploro di salvarle!-.
Finalmente ottenne una reazione, solo che non era quella che lei sperava: le puntò il dito contro.
La voleva attaccare? In tal caso non si sarebbe tirata indietro, non era abbastanza veloce da riprendere a correre e scappargli, e quindi non le rimaneva che difendere le due ragazze con le unghie e con i denti!
Ma la figura non attaccò.
-U...ma...na...- Disse piano.
Lisanna ammutolì.
Era abbastanza sicura che fosse una voce umana... e femminile.
In effetti, il suo petto era gonfio, molto gonfio.
Quindi lui, anzi, lei, indicò Laki.
-Umana...-.
Poi spostò il dito su Ginger.
-Non... umana...-.
Una sorta di filamento rosso uscì dalla manica della toga, schioccando in aria verso la Cambiata.
Lisanna capì subito cosa intendesse fare, e si buttò in un gesto istintivo: si piegò in avanti e coprì Ginger con il suo corpo, e rimase immobile, fino a che non sentì la voce di prima sussurrare: -...Capisco.-.
Alzò le mani, ma Lisanna non percepì alcun pericolo.
La figura si tolse il cappuccio.
Lisanna trasalì per la sorpresa.
-Ma io ti conosco!-.
Davanti a lei c'era una giovane ragazza, più o meno della sua età, dai lunghi capelli rossi che sparivano nella toga; aveva gli occhi rossastri, delle borse marcate e un leggero rossore le colorava le guance.
-Tu sei Flare! Flare Corona!-.
La ragazza abbassò gli occhi, come se si fosse vergognata a sentire il suo nome.
-Pensavamo che fossi morta!- Esclamò l'albina.
Lei le rivolse un sorriso malinconico, guardando il simbolo di Fairy Tail sulla sua coscia.
-Tu eri... un'amica di blondie, vero?-.
Blondie?” Ripeté Lisanna.
Un momento... non intenderà...”.
Lisanna si morse le labbra.
-Sì.- Disse dopo un lungo silenzio: -Io ero... ero una sua compagna di gilda.-.
Poi ebbe come un giramento di testa e per poco non perse la presa su Ginger.
Accidenti! Sono così stanca!”.
Improvvisamente dei tentacoli rossi si avventarono sulla Cambiata e su Laki.
-Ehi! Ma che cosa...-.
Fece per scacciarli, ma poi alzò la testa e vide che i tentacoli erano in realtà i capelli allungati di Flare.
Certo, ora ricordo! È la sua magia!”.
Così lasciò andare le due ragazze, di modo che i capelli potessero avvolgerle e sollevarle in aria.
-Seguimi, Bianca.- Disse dolcemente la rossa.
-Ti porterò a casa mia.-.
Lisanna annuì e si alzò, ma le ginocchia le cedettero e crollò a terra, esausta.
-Bianca?- Domandò Flare.
Lisanna ansimò, non riusciva più a tenere gli occhi aperti.
L'ultima cosa che vide era Flare che le si avvicinava preoccupata e i suoi capelli che si allungavano verso di lei, poi scivolò in un sonno profondo.



Il nome “Selva Oscura” era stato attribuito a quella foresta per due motivi: il primo era per le storie spaventose che circolavano su di essa; il secondo era che in ogni momento dell'anno, che fosse inverno o estate, mattino o sera, il buio la immergeva; nessuno se lo spiegava, c'entravano gli alberi enormi che la ricoprivano, ma non potevano essere sufficienti a garantire la perenne oscurità: era buio e basta.
Quella era una mattina come le altre: la luce filtrava appena tra le fronde, il suono dominante era il silenzio. Nessun cinguettio, nessun ronzio, nessun rumore.
Ciononostante il sinistro equilibrio che dominava quella tetra foresta si interruppe proprio quella normalissima mattina; non che fosse la prima volta, bastava pensare alla sera precedente, ma c'era qualcosa di diverso in quell'interferenza.
Di norma si trattava dei passi marcati degli avventurieri che entravano nella foresta o di quelli terrorizzati di coloro che cercavano inutilmente di uscirne; mai erano stati quel debole fruscio che solcavano l'erba secca quella mattina, scandito dal lento rumore di passi brevi.
Ovunque il Cambiato transitasse, oscillando a destra e a sinistra e soffiando il suo alito gelato, si lasciava dietro una scia ghiacciata.
Si fermò e piegò in basso la testa.
-Anf...-.
Riprese a camminare; dietro di lui, il legnetto spezzato si congelò.



Lisanna si risvegliò di ottimo umore.
Il suo primo pensiero era che stesse ancora sognando: era impossibile che, dopo tutto quello che le era capitato la sera prima, ora fosse così fresca, riposata, e soprattutto che sentisse il suo corpo così caldo; e non di fatica, ma di energia, come se fosse pronta per correre di nuovo, anche per tutta la giornata.
E poi anche il luogo dove si era svegliata era davvero improbabile: sembrava una di quelle case di quelle fiabe che leggeva da bambina.
Era interamente fatta di legno, sia i muri, sia il soffitto, sia il pavimento; c'erano due finestrelle nella parete laterale da cui filtrava la luce del sole, mentre su quella opposta c'era un caminetto, unica parte di pietra; poi c'era una piccola credenza su un angolo della stanza, al centro invece c'era un tavolino quadrato con un paio di sgabelli; guardando dov'era sdraiata, Lisanna si accorse di stare su un lettuccio con a fianco un piccolo comodino.
Sto ancora sognando.” Pensò Lisanna.
Sono ancora nella foresta, devo aver perso i sensi l'altra sera.”.
O magari sono morta.”.
Morta...”.
Le sue palpebre stanche iniziarono a chiudersi.
Morta...”.
Stava per addormentarsi con quel pensiero, quando sussultò e sgranò gli occhi.
E che ne sarà di loro???”.
Si mise seduta e si diede un pizzicotto al braccio.
Devo svegliar...”.
-Ahi!-.
Aveva sentito dolore.
Quindi non stava dormendo.
Abbassò lo sguardo e notò che stava indossando una maglietta rossa e un paio di jeans color porpora, che sicuramente non erano i suoi vestiti.
Ma com'era possibile? Chi l'aveva cambiata e portata lì?
Si mise le mani alle tempie e provò a ricordare.
-Sono stata... sono stata salvata da... Flare!-.
Come lo disse la porta di legno si aprì e Flare entrò nella stanza; indossava un lungo abito attillato rosso e in mano teneva un vassoio su cui erano poggiati una tazza di latte fumante e una ciotola di biscotti.
-Oh, ti sei svegliata, Bianca!-.
Dopodiché si mise in una posa strana: fece un nervoso sorriso, sgranò gli occhi, inarcò le sopracciglia e piegò la testa di lato, appoggiandola sulla spalla.
Un po' inquietante.
-Ti ho preparato la colazione! Li ho fatti io!-.
Chissà con cosa, in mezzo alla foresta.
-Ehm... grazie... non dovevi disturbarti... comunque il mio nome è Lisanna-.
L'altra ampliò il sorriso e mise il vassoio sul comò.
-Io... ecco...- Lisanna non sapeva cosa dire, poi trasalì.
-Dove sono Laki e Ginger?-.
Flare arrossì e sgranò gli occhi, quella domanda sembrava averla spiazzata.
-Ti porto da loro se vuoi.-.
Lisanna si mise un paio di ciabatte a forma di coniglio che trovò ai piedi del letto e seguì la rossa nell'altra stanza.
Un lavandino, dei fornelli, un forno, un frigorifero e un paio di cassetti.
Una cucina insomma.
Flare aprì un'altra porta e uscì.
Lisanna la seguì e si dovette coprire gli occhi tanto era forte la luce.
Poi però intuì una cosa.
-Non capisco! Il sole non dovrebbe battere qui!-.
-È una mia magia luminosa.- Spiegò Flare mentre camminava verso una costruzione di legno attigua alla casetta.
-Non hai paura che qualcuno ti trovi?- Domandò allora l'albina.
Flare si fermò.
-Non viene mai nessuno qui. Siamo troppo dentro la foresta, immagino.-.
-E non ti senti sola?-.
Flare si strinse le spalle e riprese a camminare.
Lisanna si sentì triste per la ragazza.
Stando alle informazioni che aveva l'esercito, Flare era scomparsa dieci mesi prima.
Voleva dire che aveva vissuto da sola per tutto quel tempo?
Raggiunse la maga e si trovò all'interno di una grande stanza quadrata, priva di mobilio, ma con due letti al centro sui quali erano sdraiate, coperte da strati lenzuola e panni, delle incoscienti Ginger e Laki.
Lisanna corse dalle due e prese loro le mani, che sporgevano dai teli.
Le ragazze ansimavano sofferenti: Laki sudava come una fontana, mentre Ginger era ancora congelata.
Non conosceva delle magie curative potenti, ma spremette ogni grammo delle sue conoscenze per infondere loro almeno un po' di tranquillità.
Dopo poco si rialzò e si rivolse verso Flare.
La ragazza era rimasta in disparte, con le spalle al muro e il capo chino a guardare il pavimento.
-Come... come stanno?-.
-La mia magia curativa le può tenere in vita per qualche giorno.- Rispose Flare.
Lisanna aprì la bocca per dire... non sapeva neanche cosa, dei ringraziamenti come minimo, quando si illuminò.
-Flare, fino ad ora ho contato tre letti, compreso il mio. Tu dove hai dormito?-.
Flare arrossì.
-Ho curato le tue amiche tutta la notte.-.
Ora Lisanna davvero non sapeva cosa dire.
-Io... io non so proprio come ringraziarti...-.
La rossa scosse la testa.
-Non serve che tu lo faccia. E poi... ho deciso di accompagnarvi fuori dalla foresta.-.
-Flare, io...- Stava per dire: “non voglio che tu mi aiuti più di quanto abbia già fatto”, ma si rese conto che se voleva uscire viva dalla Selva Oscura con le sue compagne, l'unica che poteva aiutarla era lei.
Un pensiero decisamente egoista.
Allora cercò un modo per ripagarla.
-...io vorrei che tu venissi con me.-.
La maga dai capelli rossi sobbalzò.
-Grazie, Bianca.- Disse poi.
-Ma preferisco rimanere qui.-.
Lisanna boccheggiò.
-Cosa? Perché? Non ti senti sola?-.
Flare sembrò indecisa su come rispondere.
-...Sì.-.
-E allora perché non vieni con me?-.
Le labbra di Flare tremarono.
-...Perché io voglio rimanere da sola.-.
Lisanna sussultò.
-Non capisco...-.
Flare strisciò in basso fino a sedersi sul pavimento e nascose la testa tra le gambe.
-Blondie era la mia unica amica.- Le bastò dire questo per avere la sua attenzione.
-Anche se l'avevo trattata male quando ero a Raven Tail, lei mi ha perdonata.-.
-Mi ha persino aiutata a tornare a casa, dai giganti.-.
-Quando ho saputo che era morta, un anno fa...-.
La sua voce si incrinò.
Lisanna voleva dirle di smetterla, voleva dirle che non c'era bisogno che continuasse; ma aveva capito che si era tenuta dentro il dolore per troppo tempo, sapeva che doveva sfogarsi con qualcuno, e lei era l'unica persona che avesse incontrato in dieci mesi; perciò rimase in silenzio.
-...ero molto triste. Mi sono chiusa in me stessa, non mangiavo più, non parlavo più, non uscivo dalla mia stanza.-.
-Solo adesso mi rendo conto di quanta pena devo aver dato ai giganti.-.
-Poi, una sera, ci fu un gran boato, e corsi in terrazzo.-.
BLIK BLIK
Le lacrime della ragazza bagnarono il pavimento.
-Il villaggio era in fiamme. Senza più la Fiamma Guardiana, era diventato una preda facile per i demoni, così loro l'avevano attaccato.-.
-Riuscivo a scorgerli dalla terrazza... enormi, mostruosi, pieni di distruzione... non penso che riuscirò mai a dimenticarli...-.
-Ero disperata; volevo scendere nel villaggio e affrontarli, ma i giganti me lo impedirono.-.
-Dissero che non potevo lottare con quei mostri, che erano troppo forti per me; io risposi che non potevo rimanere a guardare la mia casa bruciare, e tentai di ribellarmi.-.
-Loro però volevano fare di tutto per impedirmi di combattere, così... io non so cosa dissi di preciso... ero in preda alla disperazione... penso... temo di averli insultati... di aver detto loro... cose orribili... che non avrei mai...-.
Si interruppe e scoppiò in lunghi singhiozzi.
Lisanna non ce la faceva più ad ascoltare.
-...ma loro... uno di loro... mi prese... e mi portò via... molto lontano...-.
-...mi portò al sicuro... e tornò indietro... e io non lo fermai... ero talmente furiosa...-.
Batté un pugno sul muro.
-Non voglio più provare quel dolore! Non voglio più perdere qualcuno!-.
Lisanna si coprì la bocca con le mani, anche lei piangeva a dirotto.
Aveva perso molti amici nella guerra, ma quella ragazza li aveva persi tutti.
Non poteva, non osava neanche immaginare cosa provasse.
Strinse i denti, ostentando una forza che non aveva.
-Anch'io ho perso un membro della mia famiglia. Se il mio dolore è grande, il tuo deve essere insopportabile. Non ti costringerò a seguirmi, non ne ho alcun diritto.-.
-Ma non puoi rimanere qui. Per colpa mia, questo luogo non è più sicuro.-.
-Non m'importa!- Gridò l'altra.
Lisanna non se l'aspettava; da quel che sapeva, Flare aveva sempre avuto un carattere molto timido, non urlava mai.
-Preferisco morire qui che soffrire ancora!-.
Lisanna non sapeva cosa fare; quindi non fece nulla.
Andò dalla ragazza, si sedette di fianco a lei, le appoggiò la testa tra le ginocchia e la accarezzò tra i capelli.
Poteva sembrare una cosa stupida, ma aveva già funzionato altre volte, soprattutto con lei.
E, infatti, dopo una decina di secondi Flare si tranquillizzò.
Lisanna la lasciò andare e Flare si rialzò.
-Scu... scusami...- Borbottò stropicciandosi gli occhi.
Lisanna si rialzò, scuotendo la testa.
-Non serve che tu lo faccia, Flare. L'esserti confidata con me è stato molto coraggioso da parte tua.-.
Le labbra della rossa tremolarono.
-Mi ricordi lei...-.
Lisanna sussultò.
-Blondie... con lei potevo aprirmi... lei mi ascoltava... mi capiva... ero a mio agio con lei...-.
Si strofinò le spalle, come infreddolita.
Lisanna inghiottì un boccone amaro.
-La amavi?-.
Flare annuì appena, poi rabbrividì.
Lisanna aggrottò la fronte.
-Inizia a far freddo qui.-.
Un brivido, stavolta di paura, le attraversò la schiena.
-Oh, no!-.
Spalancò la porta e si guardò intorno.
Quello che aveva scambiato per il sole era una piccola palla di fuoco a qualche metro da terra; la luce che emetteva formava una specie di cupola che circondava la casa, oltre di essa le tenebre più nere.
-Bianca...- Fece la fievole voce di Flare alle sue spalle.
Lisanna si voltò; la rossa era alla porta e la fissava preoccupata.
-Flare...- Lisanna andò dalla ragazza e abbassò lo sguardo.
Come poteva guardarla negli occhi dopo ciò che le stava per fare?
-Mi dispiace, Flare. Mi dispiace molto. Quelli che mi stavano inseguendo stanno per arrivare qui.-.
-Non capisco... Bianca...-.
Lisanna strinse i denti.
-Dobbiamo abbandonare questo posto.-.
Non udì alcuna risposta e si decise a rialzare lo sguardo.
Flare la fissava incredula.
-Abbandonare... casa mia...-.
Strinse la mano sulla parete della casetta.
Lisanna capì che Flare non se ne sarebbe mai andata da quel posto; d'altra parte, come avrebbe potuto?
Poi si illuminò.
Mi ricordi lei...”.
La ami?”.
Il suo pensiero successivo fu:
Sono davvero orribile.”.
Ma se è l'unico modo per salvarla...”.
Prima che potesse ripensarci, la prese per mano e la guardò negli occhi.
Ansimò per prendere il coraggio.
-Ti prego.-.
-Fidati di me.-.



Flare e Lisanna camminavano a testa bassa.
Era da quasi un'ora che si erano messe in viaggio, ma nessuna delle due aveva ancora parlato.
Infine, l'albina si decise a parlare.
-Flare, sei sicura di voler rimanere?-.
La rossa non rispose per un po', infine disse: -...Sì. Io vi accompagnerò fino ai margini della foresta, ma poi...-.
-...poi ci dovremo salutare.- Concluse Lisanna con voce triste.
In realtà, una parte di lei era... come dire... sollevata: aveva provato a far leva sui sentimenti che provava verso Lucy e verso di lei, il suo fallimento aveva un che di gratificante.
Rabbrividì.
La temperatura è scesa di nuovo...”.
Non vedeva ad un solo palmo della mano (distingueva Flare solo per il colore dei capelli), ma sapeva che lui si stava avvicinando.
-Acceleriamo il passo.- Disse.
Proseguirono per un'altra mezz'ora, quindi Lisanna vide la chioma rossa di Flare fermarsi.
-Uh? Siamo già arrivate?-.
-Oltre questo punto, c'è un sentiero.- Rispose Flare.
-Seguilo, e ti porterà in poco tempo fuori di qui.-.
-Uh? Ma avevi detto...-.
-Non posso andare più avanti.- Fece Flare; Lisanna sentì che la sua voce tremava.
-Perché più avanti hai paura di trovare qualcuno.- Sussurrò appena.
I capelli che avvolgevano Ginger e Laki si abbassarono fino all'altezza di Lisanna; lei le prese come aveva fatto la sera prima.
-Flare, non so proprio come ringraziarti. Ma se tornerai indietro, temo che...-.
-Non ha importanza.- Fece Flare.
-Anche se morissi, non ci sarebbe nessuno a cui mancherei.-.
Si girò.
Nell'oscurità, Lisanna era sicura di aver visto gli occhi della maga luccicare.
-Addio, Bianca. Buona fortuna.-.
E si allontanò.
A me mancheresti.”.
Lisanna rimase sola, indecisa sul da farsi.
Doveva seguirla e convincerla a venire con lei? No, non l'avrebbe mai ascoltata.
-Addio, Flare.-.
Mosse un passò in avanti e sentì il piede atterrare su un terreno ghiaioso.
Il suo corpo tremò dal freddo.
Ormai è vicino!”.
Cercò di correre, ma con le altre due ragazze sulla schiena e sulle braccia era praticamente impossibile.
Così, dopo poco tempo, quando la luce cominciava a rischiarare il percorso, Lisanna si dovette fermare per riprendere fiato.
Percepiva i muscoli intorpiditi dal freddo e dalla fatica; ma, se lo sentiva, era vicina all'uscita!
Appoggiò le due ragazze al tronco di un albero e si sedette di fianco a loro, ansimando.
Era sfinita.
-Acci...denti!-.
Sussultò.
Riaprì gli occhi, che aveva chiuso per appena un secondo.
-Anf...-.
Il demone ammantellato era in piedi davanti a lei, immobile, senza dare segni di vita, se non per il profondo respiro ghiacciato.
Lentamente, Lisanna si rialzò.
-Dove sono Cana e Bacchus?-.
Lui piegò la testa di lato e le puntò contro il dito, dall'insolita falange azzurro-gelo.
Lisanna strinse i pugni.
Non riuscirò mai a scappare.”.
Guardò le due compagne con la coda dell'occhio.
Se voglio salvarle, devo liberarmi di lui in fretta, e l'unico modo è attaccarlo a sorpresa.”.
Abbozzò un sorriso.
Dopotutto, sono con le spalle al muro: non si aspetterà che io resista.”.
Guardò di nuovo Laki e Ginger.
D'ora in poi dovrete cavarvela da sole! Perdonatemi, ragazze!”.
Fletté le gambe e fece per scattare verso il Cambiato, ma questi piegò più volte il dito verso di sé, come per incitarla a farsi sotto.
-Uh?-.
Improvvisamente sentì una fitta alla schiena.
-KYAH!!!-.
Si voltò e vide il ghiaccio che ricopriva Ginger schizzare verso di lei sotto forma di scaglie appuntite.
Stavolta la colpirono alla pancia.
-ARGH!!!-.
Come potevano fare così male? Poi si rese conto che le schegge stavano perforando la sua pelle e penetrando nella sua carne.
-Prevedibile...- Sussurrò il Cambiato.



Flare si muoveva come una volpe azzoppata da una morsa d'acciaio e braccata dai cacciatori, che scappa più veloce che può ma che si ferma più volte per leccarsi le ferite; i suoi capelli rossicci accompagnavano la sua fuga stentata, svolazzavano praticamente orizzontali per poi adagiarsi sulla sua schiena e quindi tornare a fluttuare.
I suoi respiri erano ansimi e i suoi occhi erano bagnati da lacrime amare.
Fidati di me.”.
Preferisco morire qui che soffrire ancora!”.
Si graffiò le guance, tremante, non per il freddo.
-Devo... tornare... a casa...-.
-Bianca... Blondie...-.
Senza accorgersene, si fermò per l'ennesima volta.
Si voltò.
-Non voglio rimanere sola di nuovo...-.
Si girò verso casa sua.
-Non voglio soffrire...-.
Si piegò in avanti.
-Cosa devo fare? Cosa devo fare? Cosa devo fare?-.
Strinse le mani tra i capelli.
-Blondie! Aiutami!-.
Ricordò il viso della ragazza di cui era innamorata, ricordò cosa le aveva fatto durante i Giochi della Magia, ricordò di come l'aveva perdonata, ricordò di com'era diventata sua amica.
Poi ricordò quand'era morta.
Si girò verso la strada di casa.
-Io... casa...-.
Già.
Doveva tornare a casa.
Lontano dal dolore.
-KYAH!!!-.
Si voltò di scatto.
-Bianca?-.
-ARGH!!!-.
-Bianca!-.
Cominciò a correre verso le grida.



Angolo mio
Eccomi!!! Allora intanto ringrazio
Midnight_1205 e Marcy 1999 (mia camerata, eh?) per le recensioni; e ora mi rivolgo a te, lettore/lettrice che non ha ancora recensito, rimedia!
Tornando alla serietà, il prossimo capitolo sarà pieno di buone vecchie mazzate, così come le vuole Fairy Tail. Ah, e tornerà un altro personaggio (piccolo spoiler: un maschio, che è ora)!
Ciaone XP!

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Capitolo 5
*** Rabbia di lupo ***


There’s a she wolf in the closet
Open up and set her free
There’s a she wolf in your closet
Let it out so it can breathe


S.O.S. she’s in disguise
S.O.S. she’s in disguise
There’s a she wolf in disguise
Coming out, coming out, coming out


(She Wolf-Shakira)

Lisanna si accasciò a terra; di fianco a lei erano sdraiate, incoscienti, Laki e Ginger.
-Anf...-.
Davanti a lei l'incappucciato ansimò vapore gelido, ancora le puntava contro l'indice dalla punta ghiacciata.
Lisanna lo fissava furiosa, scosse di freddo dolore la attraversavano in tutto il corpo.
-E ora cosa ci farai? Ci ucciderai?-.
L'altro piegò la testa di lato.
-La mia missione è... portarvi con me...-.
Abbassò il dito.
-...quindi seguitemi senza fare storie...-.
Lisanna sussultò.
-Cos... ma di che stai parlando???-.
-Seguitemi.- Ripeté lui.
L'albina strinse i pugni e, digrignando i denti, lo guardò più inferocita di prima.
Flare...”.
-Dopo tutto quello che ci hai fatto... dopo tutti quelli che hai ucciso...-.
-...tu e la tua razza... dopo tutta la sofferenza...-.
-TI ASPETTI CHE TI SEGUA SENZA FARE STORIE???-.
-Anf... non vuoi... seguirmi?-.
Lisanna iniziò a sbavare dalla furia.
-CREPA!!! CREPA!!!-.
Batté un pugno sul terreno.
-CREPA MOSTRO!!!-.
Il Cambiato non rispose, si limitò a puntarle di nuovo il dito.
-Non vuoi seguirmi...-.
La sua falange si illuminò.
Lisanna piantò le unghie al suolo, aspettando di essere colpita.
Oh, non aveva certo paura, non si sarebbe arresa prima di averlo sbranato con i suoi denti!
Spalancò la bocca e ruggì.
-RHAAAAAAAAAAAAAAAAAR!!!-.
BAM
Lisanna trasalì.
Il raggio non l'aveva nemmeno sfiorata, anzi, l'aveva mancata in pieno.
Il demone abbassò il capo.
Il suo braccio era piegato di lato a novanta gradi, e avvolti al suo polso c'erano dei lunghi capelli scarlatti.
Lisanna sgranò gli occhi, incredula.
Seguì il percorso dei capelli e...
-Flare!- Esclamò.
Flare emergeva da alcuni cespugli ed era in quella sua posa inquietante.
Ansimava come se avesse corso fino ad allora, ma in faccia aveva stampato comunque quel suo strano sorriso, che rivolgeva proprio a lei.
-Bianca...- Sospirò.
-Flare! Sei tornata!- Fece Lisanna stupita.
-Perché?-.
-...volevo ucciderti con le mie stesse mani...-.
-Come?-.
-...stavo mentendo.-.
-Eh?-.
Lisanna abbassò le spalle, certo che quella lì era davvero strana...
CRACK
I capelli attorno al braccio dell'incappucciato si ghiacciarono, e Flare fu costretta a ritirarli.
Il Cambiato si voltò verso di lei e la squadrò da sotto il cappuccio.
-Flare Corona...-.
Lisanna decise di approfittare del momento di distrazione e gli balzò addosso.
Prima che potesse toccarlo, però, il Cambiato le puntò contro la mano destra, spalancata, e l'aria attorno a lui sembrò tremolare.
Una folata fredda colpì la ragazza allo stomaco e la mandò a gambe all'aria.
-Urr!- Batté la testa contro un albero e iniziò a perdere i sensi.
No! Non... devo... svenire!”.
Attorno a lei divenne tutto nero.
Non... adesso! Devo... aiutare... Flare...”.
Chiuse le palpebre e si abbandonò al sonno.
Si ritrovò improvvisamente in piedi al centro della radura; attorno a lei c'era solo oscurità, ed era rimasta completamente sola.
Nessun suono, nessuna immagine.
Sola.
-Flare?- Chiese.
Silenzio.
Ad un tratto si rese conto di avere i piedi bloccati da qualcosa.
Qualcosa di grosso, pesante, freddo.
Un brivido di paura le attraversò la schiena.
Tremante, abbassò lo sguardo.
Flare era sdraiata a terra, con le braccia un poco aperte e le gambe appena divaricate; i suoi lunghi capelli si diramavano nel terreno formando una chiazza scarlatta, il suo vestito, strappato in più punti, era imbrattato di terriccio, e il suo corpo, pieno di tagli e ferite, di sangue, gli occhi erano sgranati, la bocca socchiusa e i muscoli del viso tesi, come dalla sorpresa.
Lisanna boccheggiò.
Flare era morta.
-No... no...-.
Morta.
-FLARE!!!-.
Lisanna spalancò gli occhi e ansimò, per quanto tempo era rimasta svenuta?
La sua vista era appannata e traballante, distingueva poco lontane una macchia rossa e una blu che cozzavano più volte.
Si massaggiò gli occhi e la vista le tornò normale; ma, per un attimo, desiderò che non fosse successo.
Il terreno era pieno di lastre di ghiaccio e di capelli strappati; Flare era ai margini della radura e indietreggiava con aria stanca e intimorita, il suo vestito rosso contrastava con la sua pelle ricoperta di ghiaccio.
Il Cambiato invece avanzava deciso, lasciandosi dietro una scia di brina; teneva entrambe le braccia sollevate sulla maga e, con rapide spazzate, le lanciava addosso schegge ghiacciate.
-Urgh!- Una di esse la colpì al petto e lei e cadde al suolo.
-No!- Lisanna provò disperatamente a rialzarsi, ma le sue gambe non la ressero: come si rimise in piedi, cadde riversa in avanti.
Il Cambiato tese un braccio all'indietro.
Nell'altra estremità dello spiazzo spuntò una scaglia di ghiaccio, poi un'altra, davanti alla prima, quindi un'altra e un'altra ancora; formarono in breve tempo una scia, che si diresse verso Flare.
-Flare!- Non potendo camminare, iniziò a strisciare verso la ragazza.
-Vattene da lì!-.
Ma Flare non poteva muoversi, due paia di schegge la bloccavano per le spalle e per le ginocchia a due alberi.
Lisanna incrociò il suo sguardo: triste, arreso, disperato.
-Bianca...- Sussurrò.
-Flare!-.
-Scusami...-.
Le scaglie si stavano avvicinando rapidamente, e lei era appena a metà strada.
-FLARE!!!-.
Flare chiuse gli occhi e le sorrise; per la prima volta, però, era un sorriso sincero.
-Grazie, Bianca.-.
Lisanna allungò la mano verso di lei, come se la volesse prendere e trascinare via.
Il Cambiato tirò il braccio in avanti.
-FLARE!!!-.
L'aria si schizzò di rosso.



Respiri affannosi.
Un paio di lenti caddero per terra.
Un sospiro profondo.
Obbiettivo mancato.”.
CLENC
I pezzi dell'inutile corazza di legno caddero a terra.
L'obiettivo dai capelli viola affannò e si chinò in avanti.
-Pare... mi sia... ridestata appena in tempo...-.
L'obbiettivo-Laki si era frapposta tra l'attacco e il bersaglio di Raven; la punta ghiacciata la trapassava da parte a parte, conficcandosi all'altezza dello stomaco e rispuntando al centro della schiena.
L'obbiettivo alzò le braccia tremanti e appoggiò le dita insanguinate sul ghiaccio.
Sta cercando di contrattaccare; urge una reazione.”.
Piantò il braccio destro nel ghiaccio al suo fianco e la punta affondò ulteriormente, tanto da sollevare il mantello della ragazza e slacciarglielo dal collo.
-Bas...tardo...- Borbottò l'obbiettivo.
-Stai solleticando enormemente il mio senso di dolore...-.
Rialzò il capo; il foro al centro della fronte era sparito, le sue labbra, insanguinate, erano alzate in un sadico ghigno, i suoi occhi erano spalancati in un impeto d'ira.
Uno sguardo che avrebbe terrorizzato chiunque, ma non uno come lui.
-...QUINDI IL TUO PATIMENTO SARÀ INFINITO!!!-.
Dalle mani della ragazza fluirono assi lignee che ricoprirono il ghiaccio e risalirono fino al suo braccio.
Questi provò ad estrarlo, ma si rese conto che era bloccato nel legno.
Era stata furba.
Revisione dell'obbiettivo in “pericoloso”.
-Anf...-.
Le puntò contro il dito e sparò un raggio ghiacciato.
L'obbiettivo si piegò all'indietro, colpita in fronte.
Convinto di averla definitivamente eliminata, si rivolse al bersaglio di Raven; solo allora comprese che l'obbiettivo deceduto la copriva con il suo corpo.
Avrebbe dovuto polverizzarla; ciò però contraddiceva i suoi ordini di riportarle indietro vive.
Ma, d'altra parte, doveva essere già morta per il suo attacco. Era la seconda volta che perdeva il controllo, tra l'altro con lo stesso obbiettivo. Non era un fattore positivo.
Sia come deve essere.”.
Stava per spazzare un colpo quando una risata perversa lo fermò.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
L'obbiettivo-Laki si rimise dritta, fissando con gli occhi ancora più sgranati di prima e arrossati da vari capillari rotti.
In fronte di nuovo il foro di legno.
-POVERO IDIOTA!!! CI SEI CASCATO DI NUOVO!!!-.
-Impossibile...- Sibilò l'incappucciato.
Lei si tamburellò la fronte.
-NEL MIO CERVELLO C'È ABBASTANZA MATERIALE PER CREARE UN'INTERA SCULTURA DI LEGNO!!! ANCHE SE BUCARMI IL CRANIO NUOCE ALLA MIA SALUTE FISICA E MENTALE!!!-.
L'ammantellato piegò la testa di lato.
-Irrilevante... la ferita allo stomaco ti ucciderà comunque...-.
L'obbiettivo tirò fuori la lingua e si leccò le labbra, sporcandola così di sangue.
-AHAHAH!!! IL FINALE DELLA VITA MI DILETTA NON POCO, SOPRATTUTTO DELLA TUA!!!-.
Poi spostò lo sguardo sull'obiettivo-Lisanna, che era rimasta stupidamente immobile per tutto il tempo; lei la guardava con aria inorridita.
-Laki...-.
-EH??? CHE HAI??? HO GIÀ PORTATO AL SICURO LA TUA PERSONA UNA VOLTA, NO??? DEVO FARLO DI NUOVO, LISA-CHAN??? AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
Riesaminazione.”.
Il demone squadrò la maga non-morta.
Ferita inguaribile, morte certa; nuova tattica, accelerazione.”.
-Ora ti ucciderò, quindi stai ferma...-.
-FERMA???-.
Laki sollevò le mani contro di lui e sopra i suoi polsi si formarono due frecce di legno.
-SEI TU CHE TRA POCO RIMARRAI FERMO!!!-.
-PREPARATI A ESSERE TORTURATO!!!-.

Torturato?”.
Le frecce saettarono in aria dirigendosi verso il suo petto, lui non provò neanche a schivarle: si limitò di incassarle senza alcun lamento.
Quindi mise le dita ghiacciate a mo' di pistola e le puntò verso l'obbiettivo.
-Non hai idea...-.
L'obbiettivo-Laki trasalì.
Per la prima volta il suo tono sembrava preoccuparla.
E quella era la sua intenzione.
-Non hai idea...-.
L'artiglio si illuminò.
Espirò.
BANG
-...di cosa sia una tortura...-.
BANG
-Rimanere immobili...-.
BANG
-...mentre i tuoi compagni vengono massacrati...-.
BANG
-...nei modi più brutali...-.
BANG
Collo, spalla, braccio, fianco, mammella destra.
-...è tortura...-.
-Ugh!- La ragazza sputò un grumo di sangue.
Accasciò sul legno prima le mani e poi il resto del corpo.
-Bastardo...- E chiuse gli occhi.
Dovrebbe essere morta.” Pensò.
Le puntò contro l'indice.
Ma è ancora davanti al bersaglio.”.
La falange ghiacciata brillò.
Migliore opzione: distruzione.”.
Stava per fare fuoco quando sentì un rumore sordo, come un mugugno.
Spostò lo sguardo di lato.
L'obbiettivo-Lisanna era ancora sdraiata a terra, ancora con la mano tesa, ancora con occhi e bocca sbarrati; era bianca come un fantasma e la sua fronte era rigata dal sudore, sul suo viso si leggeva una strana incredulità, come se stesse ancora cercando di metabolizzare la situazione, ma che già pareva accennare a un forte dolore e una grande furia.
Come dicevano gli umani, era sotto shock.
Il Cambiato distolse lo sguardo: poco importava la sua reazione, non avrebbe cambiato l'esito, quindi tornò a rivolgersi al bersaglio, e pertanto all'obbiettivo-morto.
Le puntò contro il dito, non ci avrebbe messo molto a caricare un colpo abbastanza potente da dis
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Un urlo assordante lo sorprese, una forte ventata agitò il suo mantello.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Il Cambiato si voltò e ciò che vide lo fece trasalire.
Un turbine avvolgeva Lisanna che, appoggiata sulle quattro zampe, urlava infuriata.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
I suoi vestiti iniziarono a strapparsi e a sbriciolarsi in aria.
Il Cambiato storse la bocca.
Una trasformazione.”.
Una pessima interferenza.”.
A poco a poco, infatti, la ragazza si stava trasformando: le unghie mutarono in lunghi artigli neri, i denti si acuminarono come zanne, al posto dei vestiti il suo corpo, dal seno alla vita e sugli avambracci e sulle gambe, si ricoprì di uno strato di peli neri, i capelli si inscurirono fino a diventare grigi, si allungarono e si scompigliarono in aria, in mezzo ad essi spuntarono due orecchie canine dello stesso colore scuro, le sclere diventarono nere e le iridi di colore giallo elettrico, infine alzò la testa e ululò al cielo.
-AUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUH!!!-.
Quell'ululato fece tremare l'intera foresta, ma non solo.
Per un attimo il demone lo sentì penetrare nella sua carne, gelargli il sangue nelle vene, interrompere il suo respiro.
Quell'ululo gli aveva fatto riscoprire la gelida sensazione della paura.
Sospirò.
E per questo avrebbe sofferto il gelo dell'inferno.
-RHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAR!!!-.
Un secondo ruggito, ancor più potente del primo, lo gelò di nuovo.
La “Lupa”, così decise di ribattezzarla, scattò in avanti e scomparve.
È velocissima...”.
SWISH
Non fece in tempo neanche ad alzare il braccio che se la ritrovò davanti.
Il suo sguardo incrociò quello della ragazza, lo sguardo bestiale si rifletteva nei suoi occhi accesi di brama assassina.
Queste sensazioni...”.
Istintivamente si tirò all'indietro, ma il braccio era ancora incastrato nel legno.
Le fauci dell'albina schioccarono all'altezza del suo collo.
Paura...”.
Allungò l'artiglio-indice sinistro e, con un taglio secco, si amputò il braccio.
Mente indietreggiava puntò il moncone contro la Lupa; il sangue iperpompato la colpì sul lato sinistro del viso, ma ciò non bastò a fermarla, anzi, sembrò alimentare la sua rabbia, e percepì i suoi denti penetrargli in gola.
Dolore...”.
Il demone allora agitò velocemente il braccio rimanente e una spina di ghiaccio spuntò dal terreno e trapassò la Lupa, ma nemmeno questo bastò.
L'obbiettivo estrasse le zanne dal suo collo, poi si risollevò e, riaperte le fauci, le diresse contro il suo volto.
Terrore..”.
Il Cambiato allungò gli altri artigli e li usò per infilzare il seno della ragazza.
Contemporaneamente, decine di lame perforarono il suo volto fino ad intaccare le ossa.
Sono una tortura!”.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Spalancò la bocca e soffiò un vento ghiacciato nella bocca dell'obbiettivo.
Lei saltò all'indietro e atterrò sulle quattro zampe a pochi metri di distanza, ringhiando.
Il suo sangue rosso sporco le ricopriva l'occhio sinistro, che scintillava di un giallo brillante, e scendeva fino a spalmarsi sulla guancia per poi gocciolare a terra.
La Lupa insinuò la lingua fuori dalle labbra e iniziò a leccarlo, come aveva fatto l'altro obbiettivo poco prima; e, come poco prima, la sua sete di furia non sembrava essersi placata, anzi era aumentata.
Il demone si guardò le dita ghiacciate: tremavano.
Poi spostò lo sguardo sul suo moncone ancora sanguinante; si portò la mano alla gola e al viso, anch'essi perdevano sangue.
Il suo corpo bruciò.
-SONO FURIOSO!!!-.
Espirò per due volte delle nubi ghiacciate, cercando di calmarsi e di domare il fuoco che gli bruciava nelle vene.
La Lupa ringhiò, puntandolo con uno sguardo più bestiale che umano.
Rabbia.
Orgoglio.
Paura.
Dolore.
Quelle emozioni offuscavano la sua mente, alimentavano l'incendio, e lui doveva essere ghiaccio.
Si toccò la fronte con un dito, e ben presto il freddo congelò le fiamme.
Prima sparì il dolore al braccio, poi alla gola, poi alla faccia, quindi le ferite si congelarono e smisero di sanguinare, infine la paura cessò.
-AUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUH!!!-.
La Lupa ululò di nuovo e ripartì all'attacco.
Ma stavolta si fece trovare pronto: allungò gli artigli e, quando gli ricomparve davanti, spazzò il braccio di lato, all'altezza della sua testa.
ZAC
La Lupa bloccò il ghiaccio tra i denti, quindi piantò le unghie nel suo arto.
Ma nessun dolore lo fermò; aprì la bocca e creò in fondo alla gola una lancia di ghiaccio che sparò contro la ragazza.
Con un'agilità inumana lei si abbassò e si scansò di lato, evitando l'affondo fatale.
L'incappucciato ritrasse gli artigli e balzò all'indietro; la Lupa si rimise sulle quattro zampe e ringhiò ancora in sua direzione.
Lui la squadrò attentamente: dopo la sua trasformazione era diventata un obbiettivo non passivo, anzi, classificabile come estremamente pericoloso, in uno scontro di forza avrebbe potuto anche perdere; ergo doveva usare l'astuzia.
Lei iniziò ad avanzare.
Il demone socchiuse gli occhi.
Le era spuntata anche una piccola coda nera e i capelli si stavano allungando fino a raggiungerle la vita. In poco tempo si sarebbe trasformata completamente in animale.
Tuttavia...
La Lupa avanzò nuovamente: più si avvicinava a lui, più sembrava allontanarsi dalla sua umanità.
Tuttavia...
Ringhiò di nuovo, ed era il ringhio di un lupo.
Tuttavia era ancora umana: questo era il suo vantaggio.
Scrutò rapidamente il terreno attorno a lui; si fermò su quello che riclassificò come “punto di debolezza dell'obbiettivo”.
-AUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUH!!!-.
La Lupa balzò addosso al demone, questi creò tra le dita una lancia ghiacciata e scivolò all'indietro sulla scia di brina, allontanandosi così dall'ennesimo morso.
La bocca dell'obbiettivo si chiuse a vuoto; mentre lei si riprendeva, il demone si spostò di lato fino a raggiungere il suo nuovo obbiettivo.
-Rhar!-.
Lei si voltò di scatto, puntando il Cambiato con gli stessi occhi di un lupo affamato.
Strinse i denti facendo per attaccare di nuovo; poi però trasalì.
L'incappucciato avvicinò la punta dell'asta alla gola della Cambiata-traditrice, che era ancora sdraiata a terra priva di sensi.
-Ascoltami, umana, sto per uccidere la ragazza di Raven Tail.- Sussurrò.
La Lupa ebbe un soprassalto.
-Dopodiché mi seguirai.- Proseguì calmo lui.
-Non ti è concesso opporti.-.
-Non puoi chiedere nulla.-.
-Non puoi rispondere nulla.-.
-Non puoi pensare a nulla.-.
-La tua obbedienza non sarà ricompensata in alcun modo.-.
-Ma se mi attacchi o non esegui i miei ordini eliminerò te e la traditrice.-.
-Attacca e morirai.-.
-Parla e morirai.-.
-Reagisci e morirai.-.
Lei pareva ancora incredula, e chiuse di scatto i pugni come per attaccare di nuovo; ma infine abbassò il volto.
-...bene...-.
Spostò lo sguardo sull'altro obbiettivo da recuperare.
A quel punto sarebbe dovuta essere morta, però forse Sayla avrebbe potuto ricavarne qualcosa.
Gettò una rapida occhiata alla traditrice.
Non era necessario finirla, avrebbe solo compromesso la calma dell'obbiettivo-Lisanna, sarebbe bastato lasciarla lì e sarebbe morta assiderata in poco tempo.
Infine si concentrò sul bersaglio prioritario, non più nascosto dall'obbiettivo, perché lui si era spostato abbastanza.
Flare Corona era seduta a terra, appoggiata ad un albero. Tremava, gli occhi e la bocca erano sbarrati, i muscoli del viso erano contratti in una smorfia a metà tra l'incredulità e la paura.
La trasformazione dell'obbiettivo-Lisanna doveva averla shoccata, meglio così, ucciderla sarebbe stato più semplice.
-...erché?-.
Il demone guardò incuriosito la Lupa.
Stava parlando, ovvero trasgrediva ai suoi ordini.
Allora doveva agire.
Sollevò la lancia per prepararsi all'affondo, ma improvvisamente la Lupa rialzò la testa; il sangue era colato fino all'altro occhio per poi scenderle in un sottile rigolo sull'altra guancia, dando quasi l'impressione di piangerlo.
Lo stava puntando con due occhi giallo elettrico, ma che in quel momento sembravano essere più disperati che infuriati.
-PERCHÉ L'HAI UCCISA??? PERCHÉ VUOI UCCIDERLA??? NON DOVEVI RIPORTARCI INDIETRO VIVE???-.
Il demone sospirò, effettivamente aveva ragione, era stata una sua mancanza.
-L'obbiettivo si era messo in mezzo... non era mia intenzione eliminarlo...-.
-NON ERA TUA INTENZIONE??? RHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAR!!!-.
La Lupa sembrò volergli balzare addosso ma riuscì a trattenersi, seppur a fatica.
Il Cambiato spostò lo sguardo sulla maga dai capelli rossi, che era rimasta immobile.
-Flare Corona...- Sussurrò.
Manipolando il ghiaccio che la ricopriva fece puntare il braccio della traditrice contro di lei.
-Sei un bersaglio di primaria distruzione...-.
-Cos- Flare sobbalzò e la guardò terrorizzata.
L'ultima sua ancora, impietosirmi. Che mossa futile.”.
-Raven Tail deve essere eliminata.-.
-Il Villaggio del Sole deve essere eliminato.-.
-Flare Corona deve essere annientata.-.
L'obbiettivo-Lisanna trasalì anch'esso; aprì la bocca per parlare, ma lui la gelò con lo sguardo.
-Una seconda trasgressione non sarà tollerata.-.
L'obbiettivo si bloccò, e lui poté spostare nuovamente lo sguardo su Flare.
Alzò il braccio in aria e la traditrice rizzò l'indice contro Flare.
Il Cambiato strinse le dita e piegò il braccio all'indietro, pronto a sferrarlo per il colpo di grazia.
È la tua fine, uman
-Solid Script
: Blast!-.
L'incappucciato fu improvvisamente sbalzato all'indietro e si schiantò su alcuni alberi.
Si rimise rapidamente in piedi, anche se era un po' stordito.
Chi l'aveva colpito? Spostò rapidamente lo sguardo attorno a sé: il cadavere era chino sulla lastra di legno, il bersaglio era rimasta a terra, la traditrice era ancora sdraiata, l'obbiettivo superstite nemmeno capiva cosa fosse successo.
Poi dai cespugli emerse una figura umanoide.
-Le regole del gioco sono cambiate, demone.- Fece una voce profonda.
Lui socchiuse gli occhi.
-Ah...-.
La figura si schiarì; apparteneva a un ragazzo di circa vent'anni, vestito di un lungo cappotto a doppio petto rosso scuro, dai lunghi capelli verdi chiaro con due ciuffi a forma di fulmine ai lati della testa e una frangia che gli nascondeva l'occhio destro; gli stava puntando contro uno stocco.
-Ti consiglio di ritirarti.- Disse con voce impassibile.
-Freed Justine, ex-mago di Fairy Tail.-.
-Una fortuna inaspettata.-.
-Fortuna?- Ripeté Freed con voce impassibile.
Agitò la spada in aria tracciando dei simboli violacei.
-Yami no Écriture: Pain!-.
Una sorta di lampo nero saettò dai segni e colpì il Cambiato al petto.
Solo che non successe nulla.
-Anf...-.
Freed aggrottò appena la fronte.
-Insensibile al dolore, dunque.-.
Il demone abbassò lo sguardo sul suo petto, e vide che era illuminato da uno strano marchio viola, quello necessario per la Scrittura d'Ombra; doveva averglielo applicato quando l'aveva colpito, molto astuto.
Fece per muovere un passo in avanti, ma una specie di fulmine lo respinse all'indietro.
Solo allora si rese conto che attorno a lui c'era una barriera.
A terra ci sono delle rune, non capisco quandole abbia piazzate... poco importa, non ci metterò molto a liberarmi...”.
Freed alzò la spada in aria.
-Yami no Écriture: Exctinction!-.
La lama si illuminò.
L'incappucciato si sfiorò il moncone con la mano.
In queste condizioni non posso lottare contro uno come lui... e l'obbiettivo è ancora potenzialmente pericoloso... non ho scelta, devo ritirarmi...”.
Poggiò la mano al suolo e iniziò ad affondare nel terreno.
-Non ho ancora finito con voi...- Sussurrò prima di sparire completamente.



Il demone era sparito.
L'assassino di Laki era sparito.
La sua preda era sparita.
-Tu...- Borbottò.
-Mmm?- Il giovane la guardò interrogativo.
-...come... hai... osato...-.
-Di che stai parlando?-.
Lisanna sgranò gli occhi, si sentiva impazzire.
-COS'HAI FATTO??? CHE COSA HAI FATTO??? LUI ERA MIO!!! MIO!!! MIO!!! LA MIA PREDA!!! DOVEVO UCCIDERLO IO!!! E TU L'HAI FATTO FUGGIRE!!!-.
-L'Animal Soul sta prendendo il sopravvento su di te, Lisanna; cerca di calmarti.-.
Calmarsi??? Non si sarebbe calmata fino a quando non gli avrebbe strappato di dosso tutti quei capelli verdi e scorticato il cranio con i suoi artigli!!!
Si avvicinò a Freed, già pregustando il sapore della sua carne tra i denti.
Lo sbrano... prima lui e poi quel mostro...”.
Lisanna gli mostrò due file di denti aguzzi, e piegò le zampe, pronta a saltare, la sua lama neanche l'avrebbe sfiorata!
Poi quella debole voce.
-Bianca...-.
La maga trasalì e si voltò.
Flare era seduta appoggiata all'albero e la guardava terrorizzata.
Terrorizzata?
Il demone se n'era andato, il pericolo era cessato, perché era terrorizzata?
Allora abbassò lo sguardo e si specchiò in una lastra ghiacciata.
Soffocò un rigurgito.
Era davvero lei quella belva?
Che cos'era diventata???
-Bianca...- Ripeté Flare.
Resistette all'impulso di alzare il volto, come poteva guardarla in faccia dopo essersi trasformata in quell'immonda creatura?
-Lisanna, meglio se vai da lei.-.
Freed! Come osava parlarle dopo averla privata della sua vendetta???
No! Non doveva pesare a quelle cose! Non doveva perdere il controllo! Non... doveva...
Racimolò il coraggio che le rimaneva e rialzò lo sguardo.
Smise di respirare.
Flare teneva tra le braccia il corpo inerme di Laki.
Perché Laki era morta.
Per colpa sua.
Era morta.
Morta.
Per colpa sua.
-Ah...-.
Lisanna spalancò la bocca, le parole le morirono in gola.
Laki aveva socchiuso la bocca e soffiato un debole gemito.
È... ancora... viva...”.
Viva... viva...”.
-Ah...-.
Viva!”.
Rizzò gambe e braccia e scattò in avanti, se era ancora viva poteva aiutarla, poteva salvarla, poteva...
Arrivò da lei e smise di sperare.
Il suo vestito era zuppo di sangue, le sue ferite, specialmente quella al ventre, si erano allargate e tumefatte, il suo volto era livido e le sue palpebre troppo gonfie per rimanere aperte.
-Laki...-.
Si coprì le fauci con le mani ungulate, mentre le lacrime pulivano via il sangue dal suo viso.
-Oh, sei tu...- Sussurrò Laki socchiudendo appena gli occhi.
-Cielo, sei orribile...-.
L'albina si sforzò di farsi scappare una risata.
Le accarezzò la fronte con gli artigli.
-Laki... t...ti rimetterai...-.
Lei sospirò.
-...e anche una pessima oratrice di bugie...-.
Lisanna stinse le palpebre.
-Mi dispiace, Laki...-.
Laki abbozzò un sorriso.
-E di cosa? Sono io che ho sbagliato tutto...-.
-Non-non dire così...-.
-No, è vero. Basta guardarmi adesso per capirlo. Sono già morta.-.
Lisanna sentì come una freccia trapassarle il cuore.
L'aveva già capito, aveva capito che non poteva fare più niente, ma come poteva accettarlo?
Laki trasse un respiro profondo, che per poco non fu l'ultimo.
-La tortura... è così rilassante... non sono pentita... anche se capisco che...-.
Un colpo di tosse scarlatta la interruppe.
-...capisco che è sbagliato... ma è così divertente... dovresti provarci qualche volta...-.
Sospirò di nuovo, i suoi respiri si fecero pesanti.
-Provaci qualche volta...-.
Le palpebre di Laki si chiusero.
-...provaci...-.
-...provaci...-.
-...pro...-.
Chiuse le labbra.
-Fairy... Tail...-.
E smise di respirare.
TUNF
Lisanna si inginocchiò, stringendo le mani sul suo cuore distrutto.
-No... no... Laki... no...-.
PAF
Freed le mise una mano sulla spalla.
-RHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAR!!!-.
Si voltò di scatto e si avventò sul ragazzo.
Basta trattenersi! Basta rimanere immobile! Basta vivere la morte altrui! Ora avrebbe ucciso lei! Uccidereuccidereuccidere!!!
Allungò gli artigli in avanti, spalancò le zanne, assaporò il sangue demoniaco sulle sue labbra e, ancor più carica, ululò infuriata.
Freed spazzò un colpo con la spada.
Lisanna era abbastanza sicura che l'avesse colpita, ma non sentì nulla; percepì invece i suoi artigli affondare in qualcosa di morbido e Freed urlare di dolore.
Le sue mani si bagnarono di fuoco liquido, atterrò sulle zampe posteriori e ululò al cielo.
-AUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUH!!!-.
-Ugh!-.
Un dolore atroce la fulminò all'addome e qualcosa di caldo schizzò fuori dal suo stomaco.
Si girò per il contraccolpo e vide che Freed si era accasciato al suolo, dunque strinse la mano sulla pancia e avanzò verso di lui.
Uccidereuccidereuccidere!!!
Arrivò davanti al ragazzo e alzò l'altra mano, pronta a colpire; ma quando cercò di abbassare il braccio se lo ritrovò bloccato da qualcosa di rosso.
Alzò il viso e vide che la cosa si stava dilatando per tutto il braccio e le circondava il torso.
-ARGH!!! COS'È QUESTA ROBA???-.
Poi capì.
-FLARE!!! SEI TU, VERO??? LASCIAMI!!! LIBERAMI O UCCIDO ANCHE TE!!!-.
No, anzi, l'avrebbe uccisa in ogni caso!
Flare si appoggiò a terra, ansimava come se stesse soffrendo, ma che ne poteva sapere lei della fatica e del dolore, lei che era fuggita da tutto per quasi un anno???
-Bianca...-.
Stupida mocciosa!!! Perché non si levava dai piedi???
I capelli le avvolsero anche le gambe.
-UAGH!!! MALEDETTA!!! ACCIDENTI A TE!!! TI DETESTO, FLARE CORONA!!! TI ODIO!!! SEI COSÌ DEBOLE E MISERABILE!!! HO PROVATO PENA PER TE SIN DA QUANDO TI HO VISTA LA PRIMA VOLTA, MA ADESSO MI FAI SOLO SCHIFO!!! GIURO CHE TI UCCIDERÒ, FLARE!!!-.
-Ma...-.
-MA SÌ, PIANGI, NON SAI FARE ALTRO!!! TI ODIO DANNAZIONE!!!-.
-Bian...-.
-RHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAR!!!-.
I capelli le circondarono bocca e viso e Lisanna non vide più niente, sentì solo Freed pronunciare: -Yami no Écriture: Swoon!-.
Poi non si mosse più.



Angolo dell'autore
Bwahahahahahahahahahah!
Sono crudele, lo so, ma mi vergogno (disse perdendo tutti i lettori faticosamente guadagnati)!
Piuttosto, grazie anche a Xenon2180 per la sua recensione; e gli do anche una buona notizia, perché nel prossimo capitolo comparirà finalmente... lui.
Quindi spiacenti, non siete autorizzati ad andarvene! Restate e soffrite!
Tornando seri (ma quando mai?), il personaggio del Cambiato di ghiaccio NON è ispirato a Invel; che ci crediate o no, l'avevo già in testa da un anno fa, ogni riferimento a fatti o cose è puramente casuale. Anche se mi sono ispirato a Ulquiorra di Bleach, e penso abbiate visto dove.
Alla prossima, XP!

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Capitolo 6
*** Risveglio ***


Wake me up when September ends

Here comes the rain again
Falling from the stars
Drenched in my pain again
Becoming who we are

As my memory rests
But never forgets what I lost
Wake me up when September ends

(Wake me up when September ends-Green Day)

Buio.
Bacchus era immerso nel buio.
Cercò di riaprire gli occhi, ma si accorse di averli già aperti.
Non era buio perché teneva le palpebre abbassate, ma perché in qualunque luogo fosse non c'era una sola fottutissima luce.
-Urgh...- Aveva un forte dolore alla testa e sentiva freddo dappertutto, forse era un bene che fosse tutto scuro sennò sai che male.
Cercò di riordinare i pensieri, ma erano tutti confusi come dopo una sbronza. Sì, ma una di quelle epocali!
Tentò di alzare le mani per massaggiarsi la fronte, solo che le trovò bloccate dietro la schiena da una morsa di ferro.
Oh, grandioso, mi hanno ammanettato. Uh! Non mi avrà beccato la polizia!!!”.
No, no, inizio a ricordare... uhm...”.
Quando i ricordi gli tornarono tutti alzò gli occhi ciechi al cielo.
Oh, merda! Mi sa che mi sono cacciato nei guai!”.
All'improvviso la temperatura nella sala si alzò.
E ora che sta succedendo?”.
Poi sentì un gran peso, quasi una montagna, cadergli sulle spalle e costringerlo a sdraiarsi a terra.
Che energia magica pazzesca! Riesco a malapena a respirare! Chi diavolo può possedere un tale potere???”.
Come di risposta una luce si accese davanti a lui, illuminando un trono distante una decina di metri, sul quale era seduto... Bacchus non riusciva a focalizzare bene, messo in quella scomoda posizione guancia a terra e con la testa sempre più dolorante, ma aveva la spiacevole sensazione di sapere chi fosse.
E dio solo sapeva quanto voleva sbagliarsi. Ma quando sentì due occhi di fuoco puntarlo capì di averci azzeccato.
-Uhm...- Fece una voce dall'alto.
-Bacchus, ex-membro della gilda Quatro Cerberus, attualmente uno dei pochi membri ancora in vita.-.
Quella voce calma ma potente rimbombò nella testa del mago come fosse un amplificatore acustico, aumentando così la sua emicrania.
-Urr!-.
-Attualmente.- Ripeté la voce.
-Tu... tu sei...- Bacchus provò a rialzare il capo, ma questo non voleva saperne di staccarsi dal pavimento.
-Uhm... già, devi scusarmi, mago umano, ho ancora problemi a controllare la mia aura...- Fece la voce.
Tutto d'un tratto il peso sembrò svanire e Bacchus poté rialzarsi.
La pressione della magia è diminuita di colpo! Nessun mago potrebbe...”.
Alzò lo sguardo verso il trono e distinse una figura seduta su di esso, ma era quasi completamente immersa nell'oscurità, erano distinguibili solo un paio di sandali e due occhi infuocati che lo guardavano come volessero incenerirlo; e, da come la temperatura si stava alzando, non si sentiva di escludere la possibilità.
-Ah, giusto, il caldo. Scusami anche per quello.- Fece la figura con voce distratta.
La temperatura tornò normale.
Dopodiché si schiarì la gola e parlò con un tono normale e meno spaccacranio: -Devi perdonare l'accoglienza e le manette, ma l'eccessivo isolamento mi ha fatto un po' dimenticare le buone maniere. Non che sia mai stato un gran gentiluomo, comunque.-.
E, per dare più senso alla frase, slanciò le gambe e le distese oltre il sostegno sinistro, sdraiandosi sul trono.
Bacchus fece una smorfia con la bocca.
-Che cosa vuoi? Se il tuo obbiettivo è farmi paura, sappi che...-.
-Farti paura?- Ripeté l'altro, recitando una penosa sorpresa.
-No, perché dovrei? In realtà, voglio solo farti una proposta.-.
-Tsch!- Fece Bacchus.
Proprio come raccontano.”.
-Non mi interessa quello che hai da offrirmi!-.
-Ah no? E quello di cui posso privarti?-.
Bacchus non rispose.
La bocca dell'altro si aprì in un sorriso scarlatto, come fosse la bocca di un forno.
-Vedo che ho catturato la tua attenzione.-.
Alzò il braccio libero, quello sinistro, e schioccò le dita.
Di fianco a Bacchus si accese una forte luce.
Perfetto, come se l'emicrania non fosse già dolorosa.
Poi, con la coda dell'occhio, vide un punto azzurro; incuriosito, si voltò e...
-Cana!- Esclamò.
La giovane era inginocchiata a testa bassa, ricoperta di ghiaccio da capo a piedi; i capelli cadevano gelati sulle spalle e sul viso, lasciando scoperte solo le labbra, increspate da ghiaccioli, e gli occhi.
Gli occhi.
Se davvero come dicevano i cioccolatini gli occhi erano lo specchio dell'anima, Cana sembrava aver perso la sua.
Fissavano il pavimento ma senza prestare attenzione, vacui come se fossero fatti di vetro, velati da un invisibile strato di ghiaccio, morti come quelli di un cadavere.
Bacchus si sentì montare dalla furia.
-Bastardo! Che cosa le hai fatto???-.
L'altro chiuse la bocca e sembrò aggrottare la fronte.
-Proprio niente. Non è il mio stile usare simili manipolazioni, non sono nemmeno bravo a usare il Macro. No, è stato il mio compagno, sai, quello col cappuccio e tutto il resto... ti avrà fatto il discorsetto sulle emozioni...-.
-Allora falla tornare come prima!!!- Sbraitò Bacchus.
-Mmm... e permetterle di attivare la bomba sotto il suo canino? Meglio di no... non ho molta fame... e poi sarebbe un peccato sprecarvi in questo modo, non credi? Ma non temere, la scongelerò. Più tardi.-.
Bacchus strinse i pugni.
-Lei non si unirà mai a te!-.
-Oh, questo lo so bene.- Disse come se stesse aspettando quella frase sin dall'inizio.
-Infatti, se la conosco bene, e la conosco bene, preferirà morire piuttosto che diventare un demone;- Scrollò le spalle: -e io, seppur a malincuore, dovrò ucciderla, povera ragazza. Però so che tu ci tieni molto a lei.-.
Bacchus non riuscì più a contenere la rabbia e arrancò in avanti, spingendo con le mani per liberarsi dalle manette.
-NON CI PROVARE!!!-.
-Se vuoi che non lo faccia,- Rispose l'altro calmo: -mi basta che tu acconsenta a diventare uno dei miei compagni, quindi Cana potrà decidere di seguirti o... marcire in una prigione per il resto della vita.- gesticolò con la mano come per scacciare l'eventualità.
Bacchus strinse i denti, indeciso se accettare o meno.
-Tsch!-.
L'altro ghignò di nuovo.
-Aumentiamo un po' la posta: da quel che mi risulta, la maggior parte dei tuoi compagni sono deceduti, a eccezione di un gruppetto che tutt'ora mi sfugge... tuttavia non sono a un livello tale da poter essere scelti per diventare miei compagni... ma se tu accetti la mia proposta, ti do la mia parola di Re degli Etherias che concederò loro una libera decisione.-.
Bacchus abbassò il volto, intento a pensare.
Accidenti... forse dovrei...”.
Guardò preoccupato Cana: la ragazza non si era ancora mossa, e dalle sue labbra non usciva un solo fiato, continuava a osservare il terreno persa nel vuoto.
L'uomo strinse i pugni.
Ragazzi... che dovrei fare???”.
Sospirò e guardò scocciato il soffitto, che però non poteva vedere in quanto la luce era troppo poca per distinguerlo.
Dannazione! Sono un uomo d'azione, non sono fatto per certe cose!”.
Quindi chiuse le palpebre e soffiò di nuovo.
-Va bene, ho deciso.-.
L'altro rimase in silenzio, in attesa di una risposta.
Bacchus sogghignò, quanto avrebbe voluto lasciarlo col fiato sospeso finché non crepava!
-...la mia risposta è no.-.
Per un secondo gli occhi dell'altro arsero dalla rabbia; poi si calmò.
-Vedi, anche se voglio molto bene a Cana (e se provi a dirglielo ti ammazzo), rispetterò qualsiasi sua decisione, anche se la uccidesse. E per quanto riguarda i miei compagni...-.
Ridacchiò.
-...beh, sono molto più in gamba di quanto voi teste cornute possiate mai pensare!-.
L'etheriuos con un secondo slancio delle gambe si rimise seduto; peccato che rimanesse ancora nell'ombra, Bacchus avrebbe tanto voluto vederlo così incazzato!
-È la tua ultima parola?-.
-Sì, ma se mi liberi passerò volentieri ai pugni!-.
Come pronunciò quelle parole due paia di mani afferrarono Bacchus per le spalle e lo trascinarono all'indietro.
-Uh? Ehi! E lasciatemi, branco di pervertiti!- Sbottò; quindi, rivolgendosi alla figura sul trono che si allontanava sempre di più: -E comunque se aggiungevi un paio di bottiglie di saké avrei anche accettato!!!-.
Un portone si chiuse davanti ai suoi occhi e tutto ripiombò nell'oscurità.



Ci sono due tipi di sonno: il primo è quello ristoratore, al cui risveglio si è pronti e carichi per il nuovo giorno; e poi c'è il sonno che stanca più di prima, il sonno agitato, pieno di incubi, quello durante il quale non si vede l'ora di svegliarsi, perché all'ansia per il passato e per il futuro si aggiunge un senso di impotenza nel ripercorrere i propri errori; eppure, una volta svegli, si rimpiange di non essere più addormentati, si ha la nostalgia di quella calma che si aveva prima, di quella possibilità di fuga dalla vita che solo il sonno da.
Inutile dire che fu il secondo caso quello che interessò Lisanna: la ragazza fu costretta a ripercorrere tutti gli avvenimenti che avevano segnato il suo ultimo anno, dallo scontro con Zeref al cambiamento di Natsu, dalla morte di Lucy allo scoppio della Guerra Magica, dall'incursione del giorno prima alla morte di Laki; eventi in cui lei era una misera spettatrice, e non solo nel sogno.
Quando riaprì gli occhi li ritrovò già bagnati e gonfi; doveva aver pianto mentre dormiva, e anche molto, chissà se per il senso di colpa, il dolore, la rabbia o il rancore.
Alzò la testa dal cuscino e si sedette sul morbido materasso su cui si era inaspettatamente ritrovata.
Si guardò distrattamente intorno e riconobbe di essere in una stanza d'ospedale.
Cercò di rimettere a posto i ricordi per capire come fosse finita lì, ma come riuscirci se ogni ricordo era un pugnale al cuore?
In quel momento, però, la porta della stanza si aprì e Lisanna si voltò.
-Ma tu sei...-.
Stava entrando, girata di schiena, una ragazzina minuta dai lunghi capelli blu raccolti in due code laterali, vestita di un top rosso con un fiocchetto arancione, di una gonna blu scuro e di un paio di calze dello stesso colore.
Chiuse la porta e si voltò; solo allora si accorse di lei.
-Lisanna-san!-.
-Wendy-chan!- Fece Lisanna, altrettanto stupita.
-Che bello vederti sveglia!- La giovane Dragon Slayer del Cielo si avvicinò al letto di Lisanna, sorridendole cordialmente.
-Come ti senti?-.
-Come mi sento?- Ripeté tristemente la Strauss, abbassando lo sguardo.
-Bene, immagino. O meglio di prima, almeno.-.
Il sorriso di Wendy si spense come un fiammifero che cade in acqua.
Evidentemente si era ricrodata della situazione, e quel breve momento di felicità era ormai passato; un po' le dispiaceva doverla deludere in quel modo, ma che poteva farci? Il mondo non era più un posto per il sorriso...
-Laki è morta, vero?- Le domandò a bruciapelo.
Wendy sussultò e abbassò lo sguardo.
Lisanna sorrise amaramente.
-Capisco.-.
-Mi dispiace, Lisanna-san.- Si scusò mestamente Wendy.
-Quando Freed l'ha portata qui era troppo tardi. Non ho... non ho potuto fare niente...-.
-Non hai niente di cui scusarti.- Replicò Lisanna.
-Lo hai detto tu che non c'era più nulla da fare. Sono stata io a non riuscire a salvarla, la colpa è solo mia.-.
Wendy non rispose; e, dopotutto, ogni tentativo di consolazione sarebbe stato un'altra lama in petto.
Lisanna si limitò a sospirare e a continuare a sorriderle.
Poi sobbalzò.
-E cosa ne è stato di Flare e Ginger? Stanno bene?-.
A quelle parole Wendy sembrò rincorarsi un poco, come se potesse finalmente dare una buona notizia.
Non ci starebbe stata male, una buona notizia.
-Flare-san non ha subito ferite gravi, è in una stanza qui vicino e penso stia ancora dormendo.-.
Lisanna si appuntò mentalmente che sarebbe andata a trovarla non appena la bambina fosse uscita.
Abbassò lo sguardo sulle bende che le ricoprivano corpo e gambe.
Potevano essere un problema.
-E Ginger?-.
La voce della blu si incrinò titubante.
-Ecco... il ghiaccio è stato estratto facilmente... e lei sta abbastanza bene, ma...-.
Lisanna la guardò perplessa e vide che era arrossita.
Che stava cercando di dire?
-...lei è... è pur sempre un demone... e quindi noi...-.
Lisanna spalancò la bocca nel sentire la risposta.
-L'avete imprigionata???-.
-Beh... no... anche lei è in una stanza... ma le abbiamo bloccato ogni movimento... ed è sotto stretta sorveglianza...-.
Wendy ora era rossa come un peperone.
-...mi dispiace...- Fece con voce insolitamente acuta, che Lisanna ricordò essere quella che la bambina usava inconsciamente quando era molto imbarazzata.
-...non sapevo che... pensavo che l'avessi portata qui come prigioniera...-.
Lisanna le appoggiò una mano sulla spalla.
-Non importa, Wendy-chan.- Rispose rassicurante.
-Non hai sbagliato, hai agito al meglio.-.
Wendy continuò a fissare il pavimento.
-Mmm...- Fece poco convinta.
Povera bambina.” Pensò Lisanna.
È dovuta crescere così in fretta...”.
-...ci sarebbe un'altra cosa.-.
La voce della maga guaritrice non era più imbarazzata, solo triste e desolata.
Wendy prese uno specchietto dal comodino e lo porse a Lisanna; l'albina, confusa, si girò verso di lei e, allungando le mani, prese lo specchio.
-...il tuo... il tuo occhio...- Fu quello che riuscì a dire Wendy.
-Il mio...-.
Le parole le morirono in gola quando si specchiò.
Sfiorò con le dita l'occhio sinistro.
-...mi dispiace.- Riprese Wendy, sempre più addolorata e demoralizzata.
-Non sono nemmeno stata in grado di farlo tornare alla normalità... sono una vera frana...-.
Lisanna appoggiò lo specchietto sul comodino e accarezzò il capo della bambina, scompigliandole i capelli.
Lei, stupita, alzò lo sguardo, le lacrime momentaneamente interrotte dalla sorpresa.
Lisanna le rivolse il sorriso più radioso che trovò.
-Va tutto bene, Wendy, non sono arrabbiata.-.
Le fece un occhiolino.
-Diciamo che mi servirà come monito per il futuro.-.
Wendy la fissò ancora stupefatta; poi abbassò nuovamente lo sguardo, ma evidentemente il sorriso e l'occhiolino dovevano aver funzionato più del previsto, perché le lacrime si interruppero, lasciando posto ad un'espressione afflitta ma un poco confortata.
Così Lisanna tentò di scendere dal letto, ma la blu la bloccò.
-Aspetta, Lisa-san! Non puoi ancora muoverti!-.
-Ma io voglio andare a trovare Flare e Gin...- Lisanna fece per staccarsi dal materasso e rimettersi in piedi, solo che le gambe le cedettero e cadde all'indietro sul materasso.
-Urgh!-.
-Lisa-san! Va tutto bene?- Domandò Wendy preoccupata.
-S...sì...- Arrancò l'altra un po' stordita: -...quando potrò tornare a muovermi?-.
-Tra un paio di giorni, ma ti serviranno delle stampelle.- Rispose la Marvell.
-Un paio...- Metabolizzò l'albina.
-Capisco.- Fece amareggiata.
Poi sobbalzò.
-Ma qui dove siamo?- Domandò.
-Siamo a Margareth.- Rispose lei.
-Margareth?- Si sbalordì la maga del Take Over.
Margareth era una delle città più a sud di Fiore, mente i demoni avanzavano da nord-est, diretti verso Magnolia; in poche parole, prima di svegliarsi era da una parte di Fiore, mentre adesso era in un punto diametralmente opposto.
Come cavolo ci era finita lì?
-Come sono arrivata fin qui?-.
-Freed-san vi ha portate tutte e tre fino a Oak Town, e da lì siete state portate qua con un Espada.-.
-Freed ci ha trasportate tutte e tre fino a Oak Town?- Ripeté incredula Lisanna.
-Sì, voi e...- Le labbra di Wendy tremolarono: -...Laki.-.
-Ma... ma come...-.
Lisanna si bloccò.
Un momento... un trasporto a piedi... e uno in autocarro...”.
Poi, con voce impassibilmente spaventata:
-Wendy, quanto ho dormito?-.
-Un paio di settimane; sei stata alimentata per via magi-venosa e...-.
TUNF
Lisanna si lasciò cadere sul capezzale, shoccata.
-È passato... così tanto? Ma... ma che ne è di tutti gli altri? Che ne è di Cana?-.
Wendy si rimise a fissare il pavimento con aria di dover dare un'altra ennesima brutta notizia.
-Lisanna, tu sei l'unica che è riuscita a fuggire... abbiamo riconquistato quasi subito la postazione, abbiamo anche trovato il tuo zaino, ma quando siamo arrivati...-.
-...non c'era più... più nessuno...-.
L'albina girò la testa nel cuscino, voltandosi verso la parete bianca.
-Non c'era più nessuno...- Ripeté.
Percepì le sue palpebre inumidirsi e strinse le mani sul cuscino.
-Per favore, Wendy-chan, lasciami sola.-.
Wendy non parlò per qualche secondo, quindi sussurrò un fievole: -Va bene.-.
E uscì, lasciandola sola a sfogarsi nel pianto.



Wendy chiuse la porta e sospirò.
-Come sta?- Fece una vocina ai suoi piedi.
La bambina abbassò lo sguardo e vide che Charle le si era avvicinata.
Wendy non seppe cosa rispondere.
-Fisicamente sta bene.- Disse infine.
-Però dentro è a pezzi.-.
Strinse i denti, cercando di bloccare le lacrime.
-Vorrei poterla aiutare, ma non so come fare!-.
-Wendy, sono sicura che la stai aiutando molto.- Replicò Charle con la solita aria indispettita.
-Noi possiamo darle una mano, però sta a lei riprendersi psicologicamente.-.
Poi si raddolcì.
-Stai tranquilla, Wendy, Lisanna è una ragazza molto forte, e sono sicura che ha bisogno solo di un po' di tempo.-.
-Mmm...- Mugugnò tristemente lei; ma ancora una volta le parole di Charle la rassicurarono, seppur un poco.
-Cì!- Fece un'altra voce.
Wendy si voltò e vide che Happy le stava sorridendo.
-Charle-san ha ragione, aye!-.
Wendy si commosse un poco quando lo vide così allegro, ripensando alle prime settimane dopo che Natsu-san aveva...
-Hai ragione, Happy.- Ammise asciugandosi gli occhi.
Poi sobbalzò.
-Oh, ora devo andare da Freed-san!-.
Così i tre si incamminarono verso le scale, scesero fino al secondo piano dell'ospedale e percorsero il corridoio fino a ritrovarsi davanti alla stanza 202; Wendy bussò, aspettò qualche secondo, girò la maniglia ed entrò.
-Freed-san! Non dovresti alzarti!-.
Freed, in piedi davanti al letto, vestito di tutto punto con tanto di spada al fodero, sembrava prepararsi ad andarsene.
-Scusami, Wendy, ma le mie ferite sono quasi guarite, e non voglio darti altro disturbo; inoltre, ho saputo che Lisanna sta già meglio, quindi posso tornare a Crocus.-.
Come ha fatto a sapere di Lisanna se si è svegliata solo adesso?” Si domandò Wendy.
-Freed, non te ne puoi andare!- Esclamò contrariata Charle.
-L'hai detto tu che non sei guarito del tutto! Finché un dottore non ti darà il permesso, non...-.
-Apprezzo che voi vi preoccupiate per me.- La interruppe il mago, trucidandola con lo sguardo. -Tuttavia sono venuto qui solo perché avevo saputo che Lisanna era nei guai, e devo tornare alla mia postazione nella capitale.-.
A Wendy non piacque il modo con cui il ragazzo si comportava.
-Freed-san, vorrei prima controllare che ti sia ripreso del tutto.- Disse severa.
Freed aggrottò la fronte e la blu pensò che stesse per replicare, invece disse: -Certamente, Wendy.-.
Quindi si risedette nel letto e si levò il cappotto.
-Aye!- Fece Happy con la sua solita faccia felice e un po' scema.
Wendy lo fissò imbarazzata.
Charle sembrò intuire il suo disagio e si rivolse a Happy.
-Andiamo fuori, gatto.-.
-Charle mi sta invitando a uscire?- Domandò Happy ad alta voce.
Charle sospirò stufata e, aperte le ali, volò fuori dalla finestra spalancata.
-Aspettami!- L'exceed la seguì.
Freed riprese a spogliarsi fino a rimanere in pantaloni; Wendy aprì la mano e fece comparire i suoi attrezzi medici.
Indossò lo stetoscopio e appoggiò l'archetto sulla schiena di Freed.
Ascoltò attentamente i suoi possenti muscoli gonfiarsi e sgonfiarsi ritmicamente; passò agli altri controlli, della bocca, delle orecchie, delle varie ferite.
Effettivamente sembravano essersi già rimarginate; Wendy ripensò alle voci che circolavano sui farmaci sperimentali somministrati alla Squadra Reale di Crocus, ma Freed non era certo il tipo di assumere simili schifezze.
-Freed, hai già preso i 500 cc di Ethernano?-.
-Sì.- Rispose lui.
Wendy prese una pila e la avvicinò all'occhio destro del mago, che provvedette a spalancare.
Freed non si era mai ripreso completamente dall'attacco del demone di Tartaros di due anni prima, così come i suoi compagni del Raijinshuu: nonostante gli fosse stato somministrato l'antidoto di Porlyusica, le cellule di anti-Etheran erano ancora presenti nel suo corpo e lo distruggevano dall'interno.
Bastava guardarlo per capirlo: per quanto muscoloso, il suo fisico era magro e ossuto, il suo volto era pallido e teso, i suoi occhi scavati e solcati da nere occhiaie.
Nonostante ciò, Freed rimaneva uno dei maghi più potenti del continente, e si era trasferito nella Squadra Reale di Crocus, il team d'élite addetto alla protezione della capitale e del sovrano.
Eppure sarebbe stato molto più utile sul campo di battaglia che nell'entroterra!
Wendy mise via la pila.
-Freed-san, come medico ti dico che stai sufficientemente bene da poter affrontare un viaggio fino a Crocus.-.
Aggrottò le sopracciglia.
-Ma come compagna e amica io...-.
-Wendy.- Prorompette lui: -Non vorrei sembrare scortese, ma so già cosa vuoi dirmi.- prese la spada in mano e conficcò la punta a terra, stringendo le mani sull'elsa.
-Rispetto le tue convinzioni, però...- Assunse uno sguardo truce: -... sai bene chi si trova a Crocus. Devo tornarci il prima possibile.-.
Wendy sussultò.
Sapeva che replicare era impossibile, quando si parlava di lui Freed era intransigente.
Freed fece forza sulle braccia e si rialzò in piedi, sorreggendosi con lo stocco.
-Ti ringrazio ancora per esserti presa cura di me; saluta Lisanna da parte mia.- E, rinfoderata la spada e rivestitosi, prese lo zaino con le sue cose e se ne andò.
Wendy sospirò e uscì anche lei; Happy e Charle la raggiunsero quasi subito, e insieme si incamminarono verso le altre stanze.



Freed attraversò la hole dell'ospedale a grandi passi e uscì per strada.
Si guardò intorno; Margareth era piena di vita, un po' come Crocus: la gente circolava felice e indaffarata nella propria semplice vita, evidentemente con il pensiero da tutt'altra parte rispetto all'apocalisse che stavano vivendo.
Beh, lui non era certo nella posizione di criticarli: nella Squadra Reale allenamento e disciplina erano all'ordine della giornata, ma il pericolo era molto lontano; tecnicamente dovevano proteggere il sovrano e fornire i rinforzi nelle situazioni più critiche, in realtà non si allontanavano dalla capitale quasi mai.
In ogni caso non aveva intenzione di rimanere a Crocus ancora a lungo: non appena fosse riuscito a tirare fuori Laxus dal guaio in cui si era cacciato, se ne sarebbe andato di lì insieme a lui, Bickslow e Evergreen per dare un cospicuo aiuto agli altri maghi.
Peccato che il brutto guaio di Laxus fosse proprio brutto...
Scosse la testa: non era il momento di perdersi in simili pensieri.
Si sistemò lo zaino in spalla e si incamminò, fino ad arrivare al limite orientale della città.
Trovò già pronto il suo Espada; fece per salirci, quando davanti a lui apparve dal nulla un uomo ricoperto da un mantello e con un teschio di montone in faccia a mo' di maschera.
Freed socchiuse gli occhi.
Un inviato segreto. Deve consegnare un messaggio importante.”.
E infatti l'uomo, senza dire una parola, gli porse un rotolo.
A me?”.
Freed prese la pergamena e la lesse attentamente.
A fine della lettura ripiegò il rotolo e se lo mise nella tasca della giubba.
-Ho capito.- Disse.
L'altro fece un cenno con la testa e sparì esattamente com'era comparso.
Quel messaggio cambiava tutto.
Si voltò e tornò sui suoi passi, diretto verso l'ospedale.



PAF PAF PAF
La ragazza vestita con la toga ocra camminava a passi rapidi per il sentiero sabbioso, tenendo l'occhio non bendato fisso davanti a sé.
Prese dalla cintura la bisaccia dell'acqua e ne tracannò il contenuto, attenta a non versarne a terra una singola goccia; poi la riallacciò e proseguì la marcia.
In distanza spuntò la sagoma della città tanto agognata, circondata dall'aria calda che quasi la facevano sembrare un'illusione.
Un sorriso beffardo si abbozzò sul volto della giovane maga: la sua meta era sempre più vicina e il suo obbiettivo quasi palpabile.
Presto E.N.D. sarebbe stato solo un ricordo, e lei avrebbe ottenuto la sua vendetta.
Il suo ghigno si trasformò in una smorfia infastidita.
Per quanto ancora l'avrebbero seguita?



TOC TOC TOC
Freed abbassò la mano, aspettando che andassero ad aprire.
Sentì le molle del letto all'interno della stanza abbassarsi e rialzarsi, poi un paio di piedi che atterravano sul pavimento e che si avvicinavano alla porta e infine la maniglia girare.
-Wendy sei t...-.
Lisanna si bloccò quando vide che era Freed e non Wendy quello che era davanti a lei.
E anche Freed sobbalzò un po' stupito nel vedere come si era ridotta: la ragazza, vestita con un pigiama bianco, si sorreggeva alla guarnizione della porta per un braccio, completamente sbilanciata, ciondolava con la testa in avanti, aveva i capelli spettinati e gli occhi arrossati; ma la cosa più impressionante erano le sue iridi: quella destra era come sempre, di un azzurro intenso come il mare, mentre quella sinistra era di un insolito colore giallo elettrico che sfumava nel nero della notte della sua pupilla.
Non era un occhio umano, era più l'occhio di un animale.
Questo significava che...
-Freed...- Disse l'albina dopo un po' di esitazione.
-Io non... non mi aspettavo una tua visita...-.
Evitando di guardare il suo occhio, Freed chiese: -Posso entrare?-.
-C...certo...- Balbettò lei, e si scansò, permettendo a Freed di passare.
Lisanna si sedette sul letto mentre il verde si mise su una sedia.
Freed fece per parlarle, ma ebbe l'impressione che la giovane maga si trovasse a disagio: fissava il pavimento con un pallido rossore alle guance e si rigirava le mani in segno di apprensione.
-Come ti senti?- Domandò insospettito.
-Io... io... sto...-.
Strinse i denti.
-Mi dispiace, Freed-san!-.
Lui aggrottò la fronte.
-Ti dispiace? E di cosa?-.
-La tua mano...- Rispose lei.
Freed abbassò lo sguardo e vide il segno infuocato di tre graffi che lacerava il suo simbolo di Fairy Tail.
-Ah, già, me l'hai lasciata tu l'altra volta. Oh!- Finalmente ci arrivò.
-Mi dispiace per averti ferito! Ho perso il controllo! Io ti... io ti...- Rialzò la testa, e Freed vide che era in lacrime: -ti avrei anche ucciso!-.
Mmm, chissà come avrebbe reagito se avesse alzato la frangia e le avesse mostrato la ferita sotto l'occhio.
-Già.- Fece invece.
-Ci avresti provato, in effetti; ma non voglio che tu ti senta in colpa.-.
Ma le lacrime di Lisanna non si fermavano.
-No!- Singhiozzò: -Come posso non sentirmi in colpa? Ti avrei ucciso, e anche Flare, e anche Ginger!-.
Freed si massaggiò il mento, indeciso su cosa dire.
-La colpa per essermi lasciato ferire è in gran parte mia. Tuttavia hai ragione, hai perso il controllo, e hai quasi ucciso i tuoi compagni.-.
A quelle parole l'albina trasalì.
-Non tenterò di consolarti con parole inutili. Hai sbagliato, ma l'hai fatto in buona fede. Ti sei trasformata in un impeto d'ira, quando hai visto la tua amica morire sotto i tuoi occhi, ed è comprensibile; comunque penso tu volessi solo proteggere le tue compagne, anche se le tue azioni si sono rivelate... come dire... incoerenti.-.
Lisanna boccheggiò: le lacrime erano passate, ma sembrava stupita per quello che le stava dicendo.
-Sai bene che non hai bisogno della mia compassione, né di quella di nessun altro, hai solo bisogno di perdonare te stessa. E questo, almeno in parte, ci porta al motivo per cui sono qui.-.
Queste ultime parole parvero catturare l'attenzione di Lisanna.
Freed le porse il rotolo che gli era stato consegnato.
-È arrivato poco tempo fa: è un invito per te.-.
La ragazza lo prese in mano, lo lesse, spalancò occhi e bocca e guardò incredula il giovane mago.
-Ma questo è...-.
-Già.- Annuì Freed: -È un invito ad arruolarti nella Squadra Reale per proteggere la Corona. Accetti?-.
L'albina ansimò, senza sapere cosa dire.
-Ma io... io... io non sono così forte...-.
Dal modo in cui lo disse Freed capì subito che non era quello il problema; comunque rispose: -Non ti sottovalutare. A mio parere sei una maga molto speciale.-.
Per evitare fraintendimenti, aggiunse: -Guarda le tue gambe.-.
-Le mie gambe?- Lisanna abbassò lo sguardo.
-Precisamente. Quando ti ho portata qui sono sicuro che non fossero in grado di sorreggere il tuo peso. Tuttavia poco fa sei stata in grado di camminare fino alla porta e aprirmi.-.
Sul volto di Lisanna si dipinse un grande stupore, come se se ne fosse resa conto solo in quel momento.
-È... è vero... ma com'è possibile?-.
-Mmm, penso che il tuo Wolf Soul abbia attivato una sorta di rigenerazione super-accelerata, che tuttavia ha potuto operare perfettamente solo quando ti sei svegliata. D'altronde, non sarebbe il primo effetto collaterale che la tua trasformazione ti provoca...-.
Lisanna si accarezzò l'occhio sinistro e Freed temette di averla rattristita.
-In sintesi, come puoi vedere da sola, non sei una maga come le altre. Sono in pochi a possedere l'Animal Soul e il Take Over, e...-.
-Ma proprio per questo non posso venire!- Prorompette lei.
Freed aggrottò la fronte.
Lisanna continuò a fissare le sue gambe, come se non riuscisse a reggere il sup sguardo.
-Purtroppo qui i maghi sono sempre meno, soprattutto quelli potenti! Se io fossi davvero forte come dici tu, che diritto avrei di allontanarmi da qui?-.
Freed mugugnò pensieroso.
-In effetti, è una cosa che mi insospettisce non poco.-.
Lisanna alzò appena il viso quel che bastava per poterlo guardare interrogativa.
-In che senso?-.
-Vedi, a Crocus circolano voci secondo le quali la stessa principessa, in quanto maga degli Spiriti Stellari, voglia combattere in prima linea, ma ovviamente le è vietato.-.
-E, anche se non le ho mai parlato, non mi ha mai dato l'impressione di essere una ragazzina viziata che fa di tutto per salvarsi, anzi, tutt'altro. E allora mi chiedo: perché ella stessa ha scritto di suo pugno quell'invito destinato a te?-.
Lisanna non parlò per un po'.
-...che cosa vuoi dire di preciso? Pensi che abbia un secondo scopo?-.
-È possibile.- Rispose Freed.
-Comunque le mie sono solo supposizioni.-.
Si rialzò e si avvicinò alla porta.
Prima di uscire, si voltò un'ultima volta verso Lisanna; la ragazza fissava assorta la pergamena sul letto.
-Hai due giorni di tempo per scegliere; dopo di ciò, me ne tornerò a Crocus, con o senza di te. Pensaci bene.-.
Aprì la porta.
-Un'ultima cosa: vedi di riprenderti presto. Sei una mia amica, mi dispiace vederti ridotta così. Ci vediamo, Lisanna.- E se ne andò.



-Uhm...-.
E.N.D. teneva gli occhi chiusi e tamburellava le dita sul poggiolo del trono su cui era seduto.
Sotto di lui, ai piedi della gradinata, Sayla era inginocchiata con il capo rivolto verso il basso e gli parlava con reverenza: -Master, il Cambiato numero 298 è stato inserito nella capsula. Io...-.
La sua voce si incrinò.
-...io so di averLe promesso una rigenerazione più rapida, ma le ferite erano più gravi del previsto e... e... temo che serviranno ancora altri giorni...-.
Strinse i pugni e deglutì amaramente.
-Accetterò qualunque Sua punizione.-.
Natsu sospirò esasperato.
-Ah, Sayla-chan, ti ho già detto che puoi darmi del tu; e poi stai tranquilla, non è che se sbagli qualche volta vuol dire che sei nei guai.-.
Vedendo che rimaneva immobile, girò gli occhi e disse: -Non ti do nessuna punizione.-.
Finalmente la ragazza si smosse, e rispose: -La... ti ringrazio, Master.-.
Tanto entro un giorno sarebbe tornata a dargli del lei, lui lo sapeva.
E.N.D. si sturò un orecchio.
-Mmm... e, dimmi, come va con gli altri?-.
Sayla non rispose per un po', infine disse: -La rigenerazione è molto lenta, le loro ferite erano mortali, soprattutto quelle di...- qui la sua voce si attenuò di nuovo: -...di Kyouka-sama.-.
Il demone si sentì avvampare dall'ira.
-Dannazione, non faccio in tempo a tornare in me che vi scopro tutti morti!-.
-Ci perdoni.- Supplicò mesta Sayla.
-No.- Natsu riaprì i suoi due occhi infuocati: -Non avete niente di cui farvi rimproverare. I nemici erano troppo forti.- abbozzò un sorriso: -Io lo so bene.-.
-E poi, sono io a doverti chiedere scusa.-.
Sayla sussultò e alzò lo sguardo.
-Master...-.
-Mi dispiace averti resuscitata prima degli altri, e avere messo te a rigenerarli.-.
-Se ora ti senti molto sola senza Kyouka, se ora soffri è solo colpa mia.-.
Sayla scosse la testa.
-Non dica così, Master. Ha solo fatto la cosa più giusta per il bene degli Etherias.-.
-Giusta? Ti sbagli, ho solo fatto ciò che andava fatto. Non ho mai avuto la presunzione di essere nel giusto. Non mi ha nemmeno mai interessato.-.
-E poi ricordati questo, Sayla-chan: io non sono un sovrano giusto, sono solo il demone più forte di tutti. Ancora non capisco perché mi abbiate scelto come Master...-.
Sayla non parlò, e Natsu tirò un lungo respiro.
-Beh, se non c'è altro, puoi andare.-.
-Sì, E.N.D.-sama.-.
Ancora con questo -sama...” Pensò sospirando.
Sayla si rialzò e uscì dalla stanza, lasciando il demone da solo; o almeno, così poteva sembrare.
-Vieni avanti, Zeref.-.
Dall'ombra emerse la figura dello stesso ragazzo con cui aveva conversato l'hanno prima.
-Solo “Zeref”?- Domandò con la solita aria beffarda.
-Valgo così poco per te?-.
Natsu appoggiò la testa sullo schienale del trono.
-È da un po' che non ci si vede.- Chiedergli dov'era stato era inutile, vallo a capire dove se ne andava: -Ricordi che l'altra volta ti ho detto che trovavo questo trono scomodo?-.
-Ricordo. Perché, hai forse cambiato idea?-.
-No, in realtà lo trovo ancora più scomodo di prima.-.
-E allora dimmi, perché lo usi ancora?- Domandò Zeref con quella che E.N.D. riconobbe essere una punta di sarcasmo.
-Questo trono era di Mard Geer.- Rispose Natsu: -E accidenti a lui che l'ha voluto così.-.
-A lui piacevano questo genere di cose: il trono, la sontuosità, il potere... A lui sì che piaceva comandare, e lo faceva anche bene...-.
-Sei ancora arrabbiato perché l'ho ucciso?-.
Natsu strinse le dita sul teschio che era il pomello del trono.
-Beh, mi sembra ovvio!-.
Respirò profondamente, non doveva perdere inutilmente la calma come al suo solito.
-Il fatto è che a me non è mai interessato tutto questo.- Riprese.
-Non sono mai stato fatto per dare ordini, li trovo molto noiosi. Sono un tipo impulsivo, io. Il solo motivo per cui ho accettato di diventare Master di Tartaros è che ai miei compagni serviva un punto di riferimento forte, vale a dire io, ma comunque ho sempre pensato che fosse Mard Geer il più adatto a tale ruolo. Eppure mi sono trovato in questa situazione, in cui devo comandare gli altri demoni e lottare contro la razza umana. Quindi sto cercando di sbrigarmela il più velocemente possibile, in modo da poter tornare a divertirmi sul serio.-.
-Per questo motivo uso questo trono scomodo: mi serve da promemoria per ricordarmi che prima vinco questa guerra prima posso abbandonare questo incarico... scomodo.-.
Socchiuse le palpebre, mettendo bene a fuoco gli occhi su Zeref.
-Quindi, dopo essere stato via per così tanto tempo, Mago Nero, vuoi dirmi qualcosa che possa realmente aiutarmi o mi farai solo perdere tempo?-.
Zeref continuò a guardarlo con il suo sorriso enigmatico.
-Raffredda i bollenti spiriti, Re dei Demoni. Vengo a comunicarti che l'impero di Alvarez non parteciperà a questa guerra.-.
Natsu sbuffò stizzito.
E io che speravo di poter divertirmi un poco contro di loro!”.
-Va bene, buono a sapersi. Posso offrirti qualcosa o te ne vai subito?-.
-Non preoccuparti, Demone Cremisi, tolgo subito il disturbo, così posso lasciarvi soli; siete davvero una bella coppia, tu e il tuo trono.-.
Natsu ghignò malefico.
-Sai, Zeref, una volta finita ho intenzione di combattere contro di te.-.
Zeref indietreggiò e tornò nell'oscurità.
A fissare E.N.D. rimasero solo un paio di penetranti occhi neri.
-Non vedo l'ora.- Disse la sua voce, prima che anche quella sparisse.
L'altro tirò un lungo sospiro, appoggiò la testa allo schienale e chiuse gli occhi per dormire un poco.
Non ci riuscì.
-Trono di merda.-.



Angolo dell'autore
Beeeeene, sono le nove di sera e mi metto ad aggiornare, devo essere proprio un genio.
Dunque, spero che il personaggio di Natsu/End vi piaccia, comunque ho intenzione di fare di lui e Sayla due protagonisti. Sì, avete capito bene, protagonisti. Riuscirò nell'intento? NO
Ma comunque vi avverto, il prossimo capitolo sarà incentrato su un unico personaggio, un'altra protagonista. Mamma mia qua piovono personaggi principali! Starò esagerando?
Non penso serva dire che, causa scuola, gli aggiornamenti saranno più lenti, tuttavia non temete! Non lascerò questo lavoro a metà! Ahahahahahah!
Buonanotte a tutti XP!

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Capitolo 7
*** Raid ***


I walk a lonely road,
The only one that I have ever known,
Don't know where it goes,
But it's home to me and I walk alone,
I walk this empty street,
On the boulevard of broken dreams,
Where the city sleeps,
And I'm the only one and I walk alone
I walk alone

(Boulevard Of Brocken Dreams-Green Day)


Quel giorno sembrava un giorno come tanti nel villaggio di Rosemary o, per meglio dire, nelle sue rovine: il sole era alto in un cielo non rosso come nelle zone di confine ma nemmeno azzurro come a ovest del regno, mentre un vento rinsecchito sollevava la rena per farla depositare poco più avanti.
Calpestando il terreno sabbioso, alla ragazza dall'occhio destro bendato tornò in mente la storia di quel piccolo borgo: prima semplice villaggio di campagna, a seguito dell'invasione dei seguaci di Zeref fu raso al suolo, per poi essere ricostruito in pietra e trasformato in un importante centro commerciale di Fiore, grazie a chissà quale miracolo dell'intelligenza umana; ma, con l'arrivo dei demoni, essendo a Nord-Est del continente, fu subito meta delle loro incursioni, e quando l'esercito riuscì a riconquistarlo non ne era rimasto che uno scheletro circondato da una terra arida; sembrava che la linfa vitale di quel posto fosse stata succhiata via, assieme a tutti i suoi abitanti.
Fu per questo che la ragazza sorrise.
I territori brulli e secchi erano i suoi preferiti: zone morte, ma non scomparse, cariche di rancore e di odio per chi le aveva ridotte in quel modo, riflettevano un po' la sua anima.
Camminò per quella che era stata una larga strada ma che ora era solo un fiume renoso circondato da cadaveri di edifici bianchi, infine arrivò in una larga piazza circondata da alcune colonne marmoree semidistrutte.
Si guardò intorno: era deserta, come il resto della città.
Si domandò se sarebbero davvero venuti, tsch, che domanda stupida. aveva a che fare con degli esperti del mercato nero delle armi, non certo dei tipi da tirarsi indietro da un buon affare per un po' di sabbia nelle scarpe; di sicuro, però, avevano ispezionato l'area circostante, in tal caso chissà se avevano già trovato i suoi “inseguitori”...
Un nervo tra la palpebra sinistra e il sopracciglio pulsò un paio di volte: era un tic nervoso che aveva preso circa un anno prima, ma era anche una sorta di segnale premonitore che l'avvertiva che stava per accadere qualcosa di grosso.
Strinse la mano destra sul manico della valigetta d'acciaio che si era portata dietro, mentre sotto la tonaca la sinistra si abbassò fino al coltello sulla sua cintura; la prudenza non era mai troppa, soprattutto in quei casi, soprattutto sapendo cosa sarebbe accaduto dopo.
Poi intravide una sagoma umana staccarsi dall'ombra di un edificio davanti a lei e avanzare nella sua direzione; in mano teneva due valigette nere uguali alla sua.
Aggrottò le sopracciglia, cercando di capire chi fosse; ma l'uomo (o la donna) era in controluce, perciò era difficile da identificare.
Quando però vide due lenti scintillare all'altezza degli occhi, le venne un sospetto, che si tramutò in certezza quando quello si fermò a qualche metro da lei: era un giovane uomo vestito di un giubbotto blu e di un maglione grigio, nonostante il caldo, e dalla bizzarra chioma allungata in alto con la brillantina.
Rustyrose.” Intuì.
Non mi sarei mai aspettata di trovarlo qui.”.
L'ex membro di Grimoire Heart sogghignò.
-Cubellios.- Disse con una sorpresa beffarda: -Mi sorprende che la mia compratrice sia proprio tu.-.
Il nervo pulsò di nuovo.
Non le piaceva che qualcun altro conoscesse la sua vera identità, men che meno un tipo viscido come Rose.
-Se proprio devi chiamarmi per nome, Rustyrose, usa almeno quello vero-kina.- Disse lei.
Rustyrose finse di sussultare per l'imbarazzo.
-Oh, perdonami, Kinana.- Si corresse: -Anche se, in realtà, pensavo che fossi morta qualche mese fa.-.
-Lo stesso pensavo io di te-kina.- Replicò fredda lei: -Strana la vita, eh?-.
L'uomo allargò le braccia in tono confidenziale; Kinana non perse l'occhio di dosso dalle due valigie.
-Avanti, Kinana, non essere così rigida! Siamo stati alleati un tempo!-.
Il nervo pulsò ancora.
Non le piaceva neanche che le si ricordasse quella parte del suo passato, e lui l'aveva fatto già due volte; solo una persona ne aveva il diritto, ma ormai lui non c'era più.
-E io ti posso dire che mi sento offesa dal fatto che tu non ti fidi di me-kina.-.
Lui trasalì nuovamente, emulando abilmente la sorpresa.
Quindi mollò le due valigette, che caddero al suolo sollevando un po' di sabbia; Kinana le fissò come ammaliata, notando appena il gesto che Rose fece con le mani.
Rialzò il volto solo quando da dietro le colonne spuntarono uno dopo l'altro una squadra di uomini in tuta militare, che le si avvicinarono cautamente puntandola con i loro fucili.
Dal gruppo si staccò un uomo più o meno dell'età di Rose dalla grande mole, dalla pelle pallida e vestito solo di un paio di mutande e di un mantello giallo e blu, che si avvicinò all'altro.
Kain Hikaru.” Lo riconobbe Kinana: “Dunque è vivo anche lui.”.
-Vi prego, ragazzi, abbassate le armi! Siamo tra amici qui!- Esclamò Rusty; i mercenari gli ubbidirono.
Kinana li squadrò attentamente.
Non più di una trentina.
-Allora, tornando agli affari, le armi, come hai visto, ce le ho.- Riprese Rustyrose.
-Ma se ancora non ti fidi...-.
Ad un suo cenno, Kain si abbassò e aprì le due valigette.
Kinana abbassò lo sguardo: dentro ciascuna c'erano una coppia di fucili d'assalto con le rispettive munizioni.
Il trafficante batté le mani.
-Ti presento i miei quattro bambini, i miei MagZ 74: gittata 300 metri, capacità di fuoco selettivo, supporto di proiettili di Impatto Magico, ma un normale FMJ è sufficiente. Canna standard da 505 mm, intrisa di Magia del Fuoco e dell'Acciaio, più un po' di Magia Perforante che fa sempre bene. Ambidestri, anche se ho la sensazione che userai un solo lato...-.
Il nervo pulsò un'altra volta.
-Sei diventato perspicace, Rusty, e anche attento al mio viso: l'ultima volta guardavi solo il mio seno...-.
Lui fece spallucce.
-L'ultima volta eri nuda. Gli altri fucili sono nel camion qua dietro, ora mostrami i soldi.-.
-E ve-vedi di no-non fregarci!- Sbottò Kain, rimettendosi in piedi.
-Non me lo sognerei nemmeno di mettermi contro un bel fusto come te-kina.-.
Kain sobbalzò, rosso in viso, e Rustyrose si passò una mano tra i capelli.
-Visto, Kain, te l'avevo detto che avevi fatto colpo. Adesso, tornando a noi...-.
-Certamente.- Kinana prese la valigetta tra le mani e la rivolse ai due; tenendola con la destra da sotto, sganciò con la sinistra le due chiusure, che saltarono con un CLIP.
Rose e Kain deglutirono mentre Kinana si apprestava a sollevare il coperchio.
Lo socchiuse appena, creando una sottile fessura nera nella quale era visibile qualcosa luccicare nella valigetta.
Poi, con uno scatto repentino, la ragazza lo spalancò completamente, e una nube di fumo circondò i due uomini davanti a lei.
Come se avesse avuto soldi da perdere con degli spacciatori di petardi.
-Ma cos...-.
Kain non riuscì a finire la frase che Kinana gli perforò lo stomaco con un pugno; il ragazzo aprì la bocca per gridare, ma uscì solo un fiume di sabbia, e, lentamente, il suo corpo iniziò a decomporsi.
-Piccola bastarda!- Urlò Rusty nella nebbia.
Kinana gettò via la valigetta e si liberò dell'ingombrante tonaca, rivelando una tuta di fibre nere dotata di una grossa cintura munita di armi di ogni genere, e rivestita di bracciali, gambali e di una protezione al petto all'apparenza di cuoio ma in realtà di duro metallo.
La nebbia iniziò a diradarsi e Kinana vide Rusty puntarle contro il dito.
-Apritevi, Porte di...-.
Kinana batté un piede sul terreno e la terra sotto al ragazzo si chiuse a tenaglia su di lui, schiacciandolo; la sua mano rimase fuori e si agitò per qualche secondo, quindi si immobilizzò e penzolò inerme.
I mercenari attorno a lei, ora che il loro capo non era più in pericolo ma definitivamente morto, le puntarono contro i fucili e iniziarono a far fuoco; Kinana, però, fu più svelta e, agitando le dita, creò una barriera di terra attorno a sé.
I proiettili colpirono la barricata senza nemmeno scalfirla; Kinana sogghignò, solo una granata magica avrebbe potuto distruggerla.
Poi la prima raffica terminò e Kinana li sentì ricaricare i proiettili.
Più stupidi di quanto credessi!”.
Abbassò la barriera e afferrò due piccole sfere da una tasca della cintura; le strinse tra le mani e un paio di lame curve uscirono dai loro poli.
Le lanciò contro due nemici; le sfere fischiarono in aria e si conficcarono tra i loro occhi, i due mugugnarono un gemito di dolore e si accasciarono al suolo.
Gli altri finirono di ricaricare e ricominciarono a sparare, ma lei non aveva paura: la terra era dalla sua parte.
Batté un'altra volta il piede e delle spine di roccia sbucarono dal terreno, impalando molti nemici.
Iniziò a correre, anzi, a slittare sul suolo, evitando con maestria i proiettili che potevano esserle fatali; giunta in prossimità di un avversario, gli balzò addosso e, coltello in mano, lo sgozzò con un colpo secco.
Altri quattro, dietro al primo, le rivolsero contro i fucili, ma lei prontamente afferrò il cadavere, lo girò e lo usò come scudo.
PEW PUW PEW
I brandelli di carne del morto volarono dappertutto, infine Kinana con un poderoso calcio alla schiena lo fece volare addosso ai compagni, non prima di avergli applicato una Bomba Magica sul dorso, così, quando li raggiunse, esplose, e loro con lui.
Quindi Kinana prese altri due Globi Artigliati e uccise un altro paio di nemici; adesso ne rimaneva solo una decina.
Si piegò in avanti e, usando il terreno sotto i suoi tacchi come propulsore, si avventò su un altro mercenario; questi le scaricò contro l'intero caricatore, ma anche stavolta Kinana lo anticipò e spiccò un salto in avanti, sorvolando.
Quello, come previsto, alzò lo sguardo e Kinana, una volta sopra di lui, gli prese il mento con una mano, appoggiò un piede sulla sua schiena, spinse in avanti e...
CRACK
La colonna vertebrale dell'altro si ruppe e lui crollò al suolo; Kinana, invece, atterrò rotolando, diretta verso altri nemici.
Quando fu a portata di tiro di uno di essi, si mise seduta e riprese a scivolare sulla sabbia; contemporaneamente prese dalla cintura due pistole e BANG BANG, lo colpì al petto prima che potesse farlo lui; dietro di lui ne trovò un altro e gli riservò lo stesso trattamento, continuando così per altri tre.
Stava per eliminarne un altro quando vide che lui le stava lanciando addosso una granata; rapida lei lanciò un pugnale che la fece detonare a mezz'aria.
Kinana sorrise un'altra volta, ma il ghignò le si gelò all'istante, perché un proiettile del tipo le trapassò la spalla destra.
-Urgh!- Gemette.
Prima che potesse ferirla di nuovo, però, alzò l'altra mano e gli scaricò tre colpi sul cuore.
Kinana smise di slittare e si rialzò, premendo la ferita con la mano.
Le sembrava di avere un riccio che si agitava sopra la sua clavicola, crivellandola con spine d'acciaio.
Grandioso, Magia dell'Espansione.
Soffocò la smorfia di dolore che le stava salendo in viso e si apprestò a rifugiarsi dietro a una colonna, salvandosi da una scarica che l'avrebbe sicuramente uccisa.
Si sporse appena per vedere quanti ne erano rimasti.
Digrignò i denti.
Quattro.
E si stavano avvicinando rapidamente.
Batté il tacco e altre due spine ammazzarono altrettanti nemici; ma Kinana sapeva di non avere abbastanza magia per poter usare quel trucco ancora.
Mise via la pistola destra: stava gradualmente perdendo la sensibilità al braccio, o meglio, stava perdendo la capacità di muoverlo, mentre un fottuto serpente infuocato si divertiva ad attorcigliarsi sulle sue ossa; almeno era il braccio con l'occhio cieco.
Avvicinò la pistola rimanente al viso e contò i colpi.
Il nervo pulsò di nuovo.
Quattro.
Due per ciascuno dovrebbero bastare-kina.” Pensò.
Si sporse di lato e sparò due volte; ma il dolore alla spalla le offuscò la mira, e riuscì solo a ferirne uno alla coscia, facendolo zoppicare.
Un secondo prima che l'altro riprendesse a sparare si rimise al sicuro.
Merda!” Pensò.
Me la devo rischiare!”.
Inspirò profondamente e contò fino al tre; allora, gridando come una forsennata, si gettò di lato e sparò in direzione del mercenario non ferito, che reputava giustamente il più pericoloso.
Ma l'essersi buttata sul lato ferito non aveva giovato alla sua vista, e il bossolo non lo sfiorò nemmeno.
Fu quasi sicura di averlo visto sogghignare mentre riprendeva a sparare, e Kinana pensò di essere davvero finita.
Ma per qualche miracolo la raffica si limitò a farle esplodere il fianco sinistro, e lei, stringendo i denti, sparò il suo ultimo colpo.
Il proiettile trapassò l'uomo alla gola, lui si inginocchiò e cadde riverso al suolo.
Kinana si fermò e alzò il viso al cielo, contorcendosi dal dolore e maledicendosi per quel momento di panico che aveva appena avuto.
Però sapeva bene che non era ancora finita: rimaneva ancora lo zoppo.
Solo che la ferita doveva essere più grave del previsto, perché notò con la coda dell'occhio che se la tamponava con aria afflitta.
Tsch! Per un taglietto del genere-kina? E io allora che dovrei fare?”.
Comunque non poteva certo sprecare un'occasione del genere: non riuscendo più a muovere il braccio destro, fece leva con il sinistro e si rimise forzatamente in piedi.
Le due ferite le procuravano un dolore indicibile, ma a quello ci avrebbe pensato dopo: prese di nuovo in mano il coltello e lo lanciò in aria; il pugnale roteò un paio di volte e si conficcò nel petto del mercenario.
Lui si immobilizzò, infine crollò al suolo.
Kinana affannò più volte, e si ritrovò ad alzare un angolo della bocca in un ghigno di vittoria.
Bene, e anche questa è fatta! Ora devo solo fermare l'emorragia...”.
Ma ecco che sentì il rombo di un motore avvicinarsi dal vicolo davanti a lei, e il rumore di due paia di ruote pesanti sfrecciare nella sabbia.
Kinana indietreggiò e dalla strada emerse un possente camion di colore scuro, alla cui guida c'era un tipo simile a una scimmia, dalla bizzarra capigliatura afro viola con al centro il simbolo bianco di una mezzaluna e con due vistosi occhiali da sole sugli occhi, affiancato da un secondo tizio somigliante anche lui a una scimmia, ma pelato e con due profonde occhiaie che gli conferivano un aspetto un po' vecchio.
Però quello che la preoccupava sul serio era il terzo scimmione, dai lunghi capelli biondi allungati in alto in un ciuffo e con lo stesso simbolo del primo sul naso, che stava in piedi sul tetto del camion e imbracciava un lanciarazzi.
Kinana si accigliò.
Naked Mummy!”.
Maledizione a te, Rose!”.
Il gorilla sorrise poco amichevolmente, rivelando numerosi denti d'oro, e fece fuoco.
-Merda!- La ragazza corse di lato ed evitò per un pelo il razzo, che esplose alle sue spalle; il boato fu assordante e la forza d'impatto la mandò gambe all'aria facendola cadere in avanti, Kinana batté la fronte nella sabbia e per poco non perse i sensi.
Il camion si fermò a pochi metri da lei e sentì gli sportelli aprirsi, o forse erano le sue orecchie che si divertivano a torturarla.
Rialzò la testa che pesava come un macigno e notò che gli atri due primati erano scesi e si dirigevano verso di lei, sogghignando con i loro fottutissimi denti d'oro e puntandole contro i loro fucili d'assalto; il gorilla, invece, con un balzo atterrò al fianco della scimmia dall'aspetto anziano.
-Eheheh!- Ridacchiò la scimmia afro.
-Che strano modo di rincontrarci, Cubellios!-.
-Zatow, maledetta scimmia pulciosa!- Sbottò lei, non riuscendo a trattenere numerosi ansimi di dolore.
-Tu e la tua gilda non eravate stati catturati-kina??? E come fai a conoscere il mio vecchio nome???-.
-Eheheh! Rustyrose ci ha liberati e ci ha raccontato tutto! Voi bastardi di Oracion Sèis vi siete sempre imposti sulla nostra gilda e ci consideravate dei semplici sgherri! Ma ora la situazione si è ribaltata, giusto fratello Gatow?-.
Il gorilla grugnì, caricando un altro razzo.
-Maledetti!- Ringhiò furiosa Kinana, cercando di rialzarsi; ma se già le risultava praticamente impossibile rimanere sdraiata con tutto il dolore che stava provando, l'idea stessa di risollevarsi le costava spasmi in tutto il corpo.
-Non ti muovere!- Urlò la scimmia anziana, facendo per fare fuoco.
-Eheheh! Stai tranquillo!- Lo bloccò Zatow.
-Lascia pure che ci provi! Sarà più divertente vederla esplodere!-.
Kinana abbassò di nuovo il viso, digrignando i denti per le fitte ma soprattutto per l'umiliazione.
Scoprì addirittura una lacrima scendere dalla benda, e capì che non era solo vergogna, ma paura.
Non voglio morire così! Non posso morire così!”.
Erik...”.
Sopra i continui rimbombi che le distruggevano le orecchie, la ragazza sentì la voce roca e sibilante dell'unico uomo che l'aveva fatta sentire amata, nonostante se ne fosse ricordata solo da poco tempo, in quelle che erano state le sue ultime parole.
Si trovava al centro di un cratere, inginocchiata, tra le mani il corpo malridotto di un uomo dai corti capelli viola e una cicatrice sull'occhio destro.
-Sei ferito gravemente. Se c'è qualcosa che posso fare per te...- Disse lei.
-Non toccarmi!- Sbottò lui.
-Sei stato tu a chiamarmi-kina?- Chiese lei.
Lui sussultò.
-Lo sento...-.
Si alzò di scatto, la prese per le spalle, la spinse a terra e si mise sopra di lei, fissandola con aria quasi spaventata.
Lei arrossì sorpresa e un po' imbarazzata, poi gli accarezzò una guancia.
Il suo viso era così bello, i suoi lineamenti erano appuntiti e aggressivi, ma avevano un che di maturo e ammaliante.
E di familiare.
-Tu... il tuo occhio...-.
Lui la guardò sorpreso, poi distolse lo sguardo.
-Ho rinunciato ad esso per avere più potere...-.
Si rimise seduto e lei fece altrettanto.
-Non preoccuparti, mi basta sentire le voci...-.
-Come ti chiami?- Domandò lei.
-Erik.- Rispose lui.
-Erik.- Ripeté lei.
Poi lui si voltò di scatto e lei si allarmò.
Sul bordo del cratere apparvero due uomini, uno dall'aspetto raffinato, vestito di un lungo mantello bianco, e l'altro molto trasandato, abbandonato a sé stesso.
-Immagino tu sia Cobra degli Oracion Sèis.- Disse il primo.
-Abbiamo già catturato i tuoi compagni, quindi seguici senza fare storie.- Aggiunse il secondo.
-Il Concilio, eh?- Ringhiò Erik.
Kinana si piegò in avanti, appoggiando le mani a terra.
-Aspettate-kina! Quest'uomo è... lui è...-.
Kinana percepì le sue mani farsi più calde e il terreno sotto di lei iniziare a bollire, ma quasi non se ne accorse: non voleva che lo portassero via, non dovevano portaglielo via, o ne avrebbe sofferto, ne avrebbe sofferto molto!
I due uomini si allarmarono.
-Magia? Hai intenzione di fare resistenza?-.
Erik trasalì, tirò un lungo sospiro, poi urlò: -Ok, ragazzi, vengo!-.
Kinana si immobilizzò.
-Tu vai.- Le disse gentilmente.
-Ma...-.
Erik si voltò e si incamminò verso i due.
-Aspetta-kina!- Lo supplicò lei: -Eri tu quello che mi chiamavi, vero? Ehi!-.
L'uomo si fermò.
-Non so di cosa parli.- Disse freddamente, senza nemmeno girarsi.
Quelle parole le fecero male.
Però capì subito le sue vere intenzioni.
-Chi è quella ragazza?- Chiese il tipo con il mantello.
-Mai vista prima.- Rispose Erik, riprendendo a camminare.
-Sembra sia capitata qui alla ricerca di un amico.-.
-Capisco.- Fece l'altro.
-Molto bene.-.
Erik si voltò quasi impercettibilmente verso Kinana.
-Sai, è una bella cosa sapere di avere un amico. Ha un effetto tranquillizzante. Ti auguro di trovare il tuo.-.
Detto ciò, i tre si allontanarono.
Kinana rimase sola, con le lacrime che affioravano sul suo viso.
-Erik.- Sussurrò.
-Mi hai chiamato, non è così?-.
Alzò la bocca in uno strano sorriso, come se dietro al dolore di averlo perso sentisse una sorta di gioia, gioia di averlo finalmente rivisto, gioia di poter sperare di rivederlo ancora, gioia di avergli potuto parlare dopo tanto tempo.
-Hai sentito la mia voce?-.
Erik...”.
TUNF
Batté un pugno sulla sabbia.

No, non morirò così! Non prima di averti vendicato!”.
Mise le labbra a terra e iniziò a mangiare la sabbia.
Come il primo granello di quella terra maledetta sfiorò la sua lingua, una forza indefinita si mosse nel suo stomaco e risalì nel suo corpo, inondandola di potere.
Appoggiò la mano a terra e la fletté, tentando di rimettersi in piedi.
Subito le fitte si fecero più forti, il rimbombo si amplificò, le risate dei gorilla aumentarono.
Il dolore che sto provando...”.
Piegò le ginocchia.
...non è nulla...”.
Rialzò il viso.
Rispetto a quello che ho provato nel perderti!!! E nel diventare quello che sono ora!!!”.
Cacciò un urlò disumano che fece raggelare le tre scimmie; finalmente il male si affievolì, un fuoco arido attraversò le sue vene, i suoi muscoli si gonfiarono, le sue ossa si rinsaldarono, il suo animo si riprese.
Un'aura marroncina la circondò, mentre sentiva la pelle del suo corpo mutare in scaglie di serpente.
Kinana sapeva cosa le stava succedendo: una magia molto antica e distruttiva, temuta da chiunque fosse abbastanza saggio da conoscerla.
-DRAGON FORCE!!!- Gridò, rialzandosi totalmente.
I tre arretrarono impauriti.
-I...impossibile!- Balbettò Zatow.
-Da dove trova tutta quella forza???-.
Kinana abbassò lo sguardo sui suoi pugni.
-La forza del dolore è potente!!! Più delle vostre stupide armi!!!-.
-Eek! Fratello Gatow! Presto, uccidila!- Urlò terrorizzato Zatow.
Kinana sghignazzò compiaciuta.
Fate bene ad avere paura, stolti!!!”.
Gatow, non meno spaventato del fratello, alzò il lanciamissili contro di lei.
La ragazza piegò bruscamente la testa all'indietro e trattenne in bocca più aria che poté.
Contemporaneamente, udì il razzo partire.
-Ruggito del...-.
La sua gola si riempì di sabbia, si rimise eretta e soffiò un potentissimo getto che investì i tre nemici.
-...DRAGO DI TERRA!!!-.
BOOOOOOOOOOOOOOM
Ci fu una grande esplosione davanti a lei, era il missile, ma Kinana non si fermò, e continuò a soffiare fino a che non si ritrovò senza più un alito in bocca.

Allora smise e ansimò, contemplando il suo operato.
Il camion era esploso, Gatow e Zatow erano volati in direzioni opposte e avevano sfondato i muri di un paio di quelle che erano state case, la terza scimmia, invece, era finita addosso all'autoveicolo, e ora giaceva incastrata sul cofano, in una posizione a croce, coperta di sangue da capo a piedi.
Eppure respirava ancora.
Infine scivolò giù dal cofano e atterrò sulle gambe, anche se Kinana sapeva che sarebbe crollata subito.
Ma decise di anticiparlo e, con uno schiocco di dita, lo fece affondare nel terreno lasciandogli fuori soltanto la testa; lui alzò gli occhi bianchi al cielo e soffiò un sospiro che pareva la sua ultima esalazione.
Kinana gli si avvicinò a grandi passi; ogni volta che poggiava il piede a terra, la sabbia tremava tutta, mai si era sentita tanto forte in vita sua.
Poi, quando arrivò davanti alla scimmia, sollevò un piede in aria, lo tirò all'indietro e gli sferrò un poderoso calcio sulla fronte.
Il membro di Naked Mummy piegò violentemente il capo di contraccolpo e spalancò la bocca.
Vedendolo in quella posizione, alla ragazza venne un'idea “divertente”; dopo averla messa in atto, gettò una rapida occhiata ai buchi sulle pareti, senza riuscire però a scorgere nessuno degli altri due scimmioni; allora prese la pistola carica dalla cintura e la puntò verso quello a destra, preparandosi a far fuoco.
Ma ecco che la terra iniziò a vibrare; Kinana udì nuovamente il suono di un autocarro che si stava avvicinando, ma stavolta era molto più potente, perché, come capì subito, ne stavano per arrivare in massa.
Merda!” Pensò Kinana.
Percepì l'aura attorno a lei attenuarsi e il dolore iniziare a ricomparire.
La Dragon Force si sta esaurendo-kina!”.
Iniziò ad indietreggiare, portandosi fino al centro della piazza, dove gli ultimi resti dei piedi di Kain si stavano sbriciolando.
Puntò la pistola davanti a sé, pronta a sparare non appena avesse visto un veicolo avvicinarsi; ma sapeva già di avere le spalle al muro, e di trovarsi in una brutta situazione.
Il rumore si fece più vicino, infine dalle varie vie intorno alla piazza sbucò uno sciame di camion neri, che si posizionarono con un gran fracasso davanti a lei e ai suoi lati.
Kinana ne studiò attentamente uno, il più vicino a lei.
Impossibile non riconoscere la croce ansata sul suo fianco.
Le Mosche dell'Esercito.
Guardò alle sue spalle con la coda dell'occhio.
La via era libera, ma seminarli in quelle condizioni era impossibile.
Gli sportelli dell'Espada che puntava si aprirono e ne uscì un uomo imponente e muscoloso, dalla testa tonda e calva e con una lunga barba ondulata, vestito di un kimono scuro e di un paio di sandali geta; era seguito da un ragazzo con brillanti capelli azzurri raccolti in una lunga coda e con due grosse sopracciglia squadrate, vestito di una tunica verde e con in testa un vistoso copricapo verde; dopo di lui scese un ragazzo...cane, con un paio di orecchie canine tra i lunghi capelli castani, un piccolo nasino marrone scuro e un viso simile ad un muso, vestito solo di un paio di jeans e col petto scoperto.
Kinana li riconobbe subito, tutti ex-membri di spicco di Lamia Scale, ormai sciolta: dall'ultimo sceso erano Toby Horhorta, Yuka Suzuki e infine Jura Neekis, meglio conosciuto come “Iron Rock Jura”, uno dei Dieci Maghi Sacri.
Kinana non poté non sobbalzare preoccupata dal suo arrivo, perché anche se fosse stata in condizioni normali non avrebbe avuto molte possibilità di batterlo.
Il nervo sopra il suo occhio palpitava come impazzito, e ciò non l'aiutava certo a concentrarsi.
Doveva trovare una via di fuga, o l'avrebbero arrestata e per lei sarebbe finita; già, ma come?
-Kinana-dono.- Disse Jura.
-Abbiamo rintracciato te e i contrabbandieri, ma a quanto pare siamo arrivati troppo tardi per loro; ora ti prego di seguirci senza fare resistenza.-.
Il suo tono era calmo, ma imperioso, il suo era un ordine più che una richiesta.
-Seguirvi? Scordatelo-kina! Non voglio certo marcire in galera prima di aver raggiunto il mio obbiettivo!-.
Jura si lisciò la barba arruffata con una mano.
-È vero, normalmente verresti imprigionata per tutti i crimini che hai commesso, tuttavia le circostanze attuali non consentono che un mago potente come te possa finire in prigione, ed essendo anche un ex-componente di Fairy Tail...-.
Kinana sputò a terra in segno di stizza.
Fairy Tail? Quando prima aveva riconosciuto Cobra come l'unica persona con cui si fosse trovata bene, non aveva pensato alla sua vecchia gilda; è vero, con loro aveva passato bei momenti, ma ormai non aveva più niente da spartire con quegli smidollati.
-Se è un invito ad arruolarmi, sappiate che...-.
Si dovette interrompere; una fitta più forte delle altre le lacerò il fianco.
Istintivamente, tentò di coprirsi la ferita con la mano destra, ma il braccio la fulminò di nuovo.
-Urr!- Gemette.
Yuka aggrottò le sopracciglia, -Oooon!- fece Toby, Jura continuò a lisciarsi la barba.
-Kinana-dono, quelle ferite sono molto profonde. Se accetti di venire con noi, le guariremo.-.
Kinana fece una smorfia con la bocca, per coprire con la strafottenza il dolore.
-Come se avessi bisogno del vostro aiuto!-.
Jura smise di grattarsi la barba e appoggiò la mano sul fianco.
-Kinana-dono, non riuscirai mai a sconfiggere E.N.D. da sola.-.
Quelle parole la fecero raggelare.
Cosa?! Sono già a conoscenza del mio obbiettivo-kina?! Sono davvero così prevedibile?!”.
Squadrò uno ad uno gli altri autocarri; non ne era ancora uscito nessun soldato, ma sapeva che erano solo in attesa di un gesto di Jura per farsi sotto.
Se mi hanno trovato così facilmente allora è proprio così!”.
Merda! E ora che faccio?”.
Come l'ebbe pensato, alle sue spalle strombazzò un clacson.
-Uh?- Kinana si girò, perplessa, non poteva essere un Arrancar.
Dalla strada dietro di lei arrivò improvvisamente un camioncino bianco, molto più piccolo dell'Espada, con le porte scorrevoli sui fianchi, che si fermò sterzando di lato sul limite del colonnato, sollevando un polverone.
Lo sportello si aprì di colpo e tre uomini si sporsero in avanti, allungando le mani verso la ragazza.
Uno era un uomo dai tratti molto spigolosi e il naso a punta, dai capelli neri coperti da una lunga bandana blu; il secondo era molto più grosso del primo, a stento stava nel furgoncino, e aveva lunghi capelli argento raccolti in una coda di cavallo, due cuffie nere sulle orecchie, un collare sul collo ed era senza maglietta; il terzo era il più basso, aveva lunghi capelli biondi sparati in aria in due ciuffi obliqui a v, lunghe basette e indossava una giacca di pelle nera.
-Kinana-sama!!! Venga, presto!!!- Gridarono facendo anche traballare il mezzo.
Tra lo sconcerto generale per quella strana apparizione, Kinana non riuscì a bloccare un risolino.
Guarda guarda, sembra che i miei “inseguitori” siano la mia ultima speranza-kina!”.
Ma ci starò lì dentro?”.
-Ehi!- Esclamò Yuka.
-Ma voi siete di Quatro Cerberus!-.
-Kinana-sama!!!- Ripeterono i tre.
Kinana sbuffò rassegnata.
Essia!”.
Si lanciò verso il camioncino, anche se con quelle due ferite non era semplice.
-Kinana-dono!- Urlò Jura.
-Fermati!-.
Kinana arrivò davanti al camioncino e si girò di profilo, ghignando.
-Fossi in voi, invece di guardare me, guarderei alle mie spalle!- E, alzando il pulsante del detonatore, lo premette.
I tre si girarono e si accorsero solo allora che in bocca alla scimmia mezza sotterrata alle loro spalle c'era una bomba.
-Dannazione!- Yuka e Toby si coprirono gli occhi; Jura, dal canto suo, batté un pugno sul pavimento, creando una cupola di roccia attorno alla scimmia, contenendo l'esplosione.
Ma queste cose Kinana le vide di sfuggita, nell'ultima fessura creata dallo sportello prima di chiudersi totalmente, poi si sedette affannando.
-Kinana-sama!- Fecero i tre avvicinandosi; a dirla tutta lo spazio era così piccolo che quasi ce li aveva addosso.
Kinana gettò una rapida occhiata al sedile del guidatore, e vide che era occupato da un quarto uomo, di cui era visibile solo una grande pelliccia di cane marroncina che gli faceva da poncio e una strana cresta rossa sul capo, mentre di fianco a lui era seduto un tipo grosso come quell'altro, se non di più, che aveva in testa un cappello da giullare con tanto di cappello a sonagli.
Ci sono tutti e cinque...”.
-Kinana-sama!- Fece naso-a-punta.
-Come si sente???-.
Lei lo trucidò con lo sguardo.
-Mi hanno sparato due volte e ora sono stretta in un furgoncino con voi addosso, come vuoi che mi senta???-.
Al che i tre trasalirono spaventati; allora Kinana, rivolta al guidatore: -Sbrigati prima che ci sparino anche loro!-.
Anche lui sobbalzò e premette il pedale sull'acceleratore; solo che ripartirono un po' bruscamente, e Kinana volò tra le braccia di capelli-a-v; lui la guardò arrossendo, e lei ricambiò con un'occhiata furibonda.
-Levami le mani di dosso!-.
-Eek!- Lui la spinse in avanti e per poco non finì a terra.
Che razza di idioti!”.
Cercò di rialzarsi per vedere dove stavano andando, ma subito i tre la fermarono.
-Kinana-sama, non si alzi!-.
-State zitti-kina!- Sbottò lei, riuscendo finalmente a mettersi in piedi e a guardare dal cristallo del guidatore.
Come temeva, non stavano andando molto lontano.
-Siamo troppo pesanti! Ci raggiungeranno subito!-.
Capelli-a-v ghignò.
-Warcry, hai sentito la signorina? Metti il turbo!-.
-Ok!- Rispose Warcry, stranamente piangendo, tirando una leva vicino al cambio.
Subito Kinana si sentì di nuovo spingere all'indietro, ma stavolta la sensazione non durò solo un attimo, bensì molto più a lungo; e, guardando fuori, notò che gli edifici di fianco a lei schizzavano via a una velocità incredibile.
Questo mezzo è stato potenziato con magia di alto livello!” Intuì.
Forse ho sottovalutato questi tizi...”.
Poi però vide che il lato destro della strada si era sollevato di qualche metro, inclinando pericolosamente il percorso.
-Dev'essere stato Jura-kina!- Esclamò: -Dannazione! Se solo avessi ancora un po' di magia...-.
-Ci pensiamo noi!- Esclamarono i tre.
-No, dovete evitarla!- Replicò lei, trucidando con lo sguardo quel branco di idioti.
Come risposta, loro spalancarono lo sportello.
-Ah!- Gridò lei, incredula e infuriata.
-Ma che fate??? Così peggiorate la situazione, lo capite o no???-.
I tre unirono le braccia sopra le loro teste, si piegarono di lato sulle ginocchia e ulularono.
-Auuuuuuuuuuuuu!!!-.
Kinana, con l'occhio bianco dalla rabbia e dall'indignazione per essere trattata così, spalancò la bocca e li puntò con un dito.
-Che significa “Auuuuuuuuuuuuu”??? Siete davvero così stupidi???-.
-Non si preoccupi, Kinana-sama!- Fece naso-a-punta, alzando un pollice.
-Si tenga stretta e lasci fare ai Wild 4!!!-.
-Certo che mi preoccupo-kina!!! E poi siete in tre, più due cinque, non in quattro!!!- Sbraitò, mentre la conversazione cadeva sempre più nel ridicolo.
Fece appena in tempo a guardare in avanti che si sentì scivolare verso lo sportello aperto, segno che avevano preso la rampa.
Dannazione!”.
Si aggrappò ad una sbarra che correva trasversalmente nello sportello del bagagliaio, e si ritrovò immediatamente a penzolare: ormai erano capovolti.
Solo che i tre si abbassarono, misero le mani a terra, che tra l'altro sfrecciava a sì e no ottanta chilometri orari, e fletterono le braccia.
-Wild...-.
Kinana sgranò l'occhio.
Non vorranno mica...”.
-FOUR!!!-.
Stesero le braccia e contro ogni pronostico ribaltarono il camioncino prima che si rovesciasse del tutto.
-Urr!- Gemette Kinana schiantandosi sul pavimento del mezzo.
La montagna di muscoli chiuse lo sportello e i tre si misero di nuovo in quella posizione stramba ululando.
Kinana li fissò allibita.
Non si erano schiantati? Aveva funzionato? Ci erano riusciti con la sola forza delle braccia?
-Ben fatto ragazzi!- Dissero i due davanti.
I tre sogghignarono.
Kinana aprì la bocca per parlare, anche se non sapeva esattamente cosa avrebbe detto, ma una fitta incredibile la attraversò in tutto il corpo, e sentì di iniziare a perdere i sensi.
-Argh!- Urlò, tenendosi la spalla ferita con una mano.
-Signorina!- Si allarmarono i tre.
Nonostante lei cercasse in ogni modo di impedirlo, le palpebre di Kinana si socchiusero; vide i tre grugni farsi sempre più vicini, poi la vista l'abbandonò e svenne.



La porta del laboratorio si aprì scorrendo sul muro.
La giovane demone, all'apparenza una ragazza molto bella e formosa, dagli occhi viola e dai lunghi capelli scuri tra i quali spuntavano due corna da ariete, e vestita di un kimono azzurro leopardato senza scollatura, si fermò sull'uscio a osservare il silenzio e l'oscurità che avvolgevano quella stanza, interrotti solo dai luccichii e dai bip delle macchine rigenerative.
Quindi, superando con scarso interesse alcune capsule, si avvicinò al fondo del laboratorio, dove giacevano i suoi compagni, i Nove Cancelli dell'Ade.
Il suo volto impassibile fu attraversato da un lampo di preoccupazione.
Kyouka-sama...”.
TUNF
-Uh!-.
Un forte rumore la fece sussultare; si girò e vide che nella capsula di fianco a lei il Cambiato numero 298 aveva battuto il pugno sul vetro, e ora contorceva il volto in modo ripugnante.
Ha perso un braccio durante l'ultimo scontro.” Ricordò lei.
Al contrario di noi Demoni di Zeref, per i Cambiati la guarigione accelerata è fonte di grandi supplizi. Ma è la punizione giusta per aver tentato di imitarci.”.
Ancora non capiva come mai il Master concedesse ad alcuni umani di schierarsi dalla loro parte, né aveva tollerato la trasformazione a suo tempo di Doriarte e di Minerva: quegli scarafaggi dovevano essere eliminati dal primo all'ultimo, senza eccezioni.
TUNF
Il demone batté la fronte sul vetro e urlò; ma il suono apparve distorto dal liquido rigenerante, e dalla sua bocca sembrarono uscire solo bolle d'aria.

Sayla decise di ignorarlo e di passare oltre: aveva già perso abbastanza tempo con quell'umano.
Fece per spostarsi quando un'ombra nera la oltrepassò, camminando speditamente per il corridoio distante due file di capsule dal suo.
Sayla si voltò e intravide nell'oscurità una chioma di capelli bianchi sparire oltre la porta.
Ad un primo stupore si sostituì una gran furia.
Già, anche lei doveva morire; anzi, soprattutto lei.
Con una smorfia di indignazione sulle labbra, si avvicinò frettolosamente all'ultima area del laboratorio; una volta arrivata, si fermò davanti alla prima capsula alla sua sinistra.
Attaccata ad una decina di tubi alle braccia, alle gambe, al corpo e a un respiratore al viso, c'era una giovane donna dai lunghi capelli verdi, vestita di un mantello a righe con alcuni manicotti alle braccia e di un reggiseno viola; i lunghi artigli, le zampe rapaci e il volto affilato le conferivano un aspetto che assomigliava a quello di un aquila, mostrando un'eleganza e maestosità che la rendevano bella come una dea.
Sayla appoggiò il palmo aperto sul vetro e lo fece scivolare, emulando una carezza.
-Kyouka-sama...-.
La donna continuava a tenere gli occhi chiusi, e respirava appena.
Sayla strinse le dita e soffocò il pianto.
Quanto pativa nel vederla in quello stato! Era così vicina a lei, ma anche così lontana!
Una crudele barriera invalicabile le separava, molto più spessa del semplice vetro, e molto più dolorosa per entrambe.
Ogni giorno veniva a controllarla, ogni giorno si rendeva conto che non migliorava affatto.
Non era semplicemente stata sconfitta o disintegrata, era stata uccisa: il suo corpo era collassato dallo sforzo, il suo cuore si era fermato.
Ma avrebbe ripreso a battere se lei non l'avesse abbandonata, ne era certa, per questo non doveva perdere le speranze, doveva continuare a vegliare e a prendersene cura, come Kyouka aveva sempre fatto con lei, cosicché un giorno avrebbero potuto finalmente tornare insieme.
Prese dalla tasca del kimono un volume, lo guardò un po' insicura e lo aprì.
-Kyouka-sama, ieri abbiamo finito il libro, perciò oggi ne inizieremo un altro...-.
Lei non rispose.
Sayla alzò titubante lo sguardo: il petto dell'Etherious si alzava e si abbassava ritmicamente, come al solito.
-...anche se è una storia scritta dagli umani, ma il Master ha insistito perché te lo leggessi. Non l'ho ancora letto, perciò lo scopriremo insieme, è contenta?- Concluse sorridendo, ricordandosi di come il suo sorriso l'avesse sempre rallegrata.
Non ottenendo alcuna risposta, però, abbassò lo sguardo sul libro e aprì la prima pagina.
Quindi iniziò a leggere.
-“In una caverna sotto terra viveva uno Hobbit. Non era una caverna brutta, sporca, umida, pieni di resti di vermi e di trasudo fetido, e neanche una caverna arida, spoglia, sabbiosa, con dentro niente per sedersi o da mangiare: era una caverna hobbit, cioè comodissima...[1]-.
La sua voce lenta e melodiosa si perse nei corridoi laboratorio, che le rispose con un attento silenzio.



[1]Citazione dal primo capitolo de “lo hobbit o la reconquista del tesoro” di J. R. R. Tolkien

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Capitolo 8
*** Addio ***


So let the light guide your way
hold every memory as you go
and every road you take
will always lead you home
It’s been a long day without you my friend
And I’ll tell you all about it when I see you again
We’ve come a long way from where we began
Oh I’ll tell you all about it when I see you again
When I see you again
 
(See You Again-Wiz Khalifa ft. Charlie Puth)


La stanza era scura, illuminata solo in un angolo, e silenziosa.
L'unico rumore, quasi impercettibile, era quello di una penna che scriveva frettolosamente su un foglio, con segni rapidi e decisi.
Lei la teneva tra le dita dei piedi, perché la cintura di forza le teneva bloccate le mani, e scriveva, scriveva, scriveva...
Dietro di lei erano ammucchiati a pile un sacco di fogli, alcuni recanti strani alfabeti runici, altri disegni più o meno abbozzati, altri ancora storie, sia lunghe sia corte, che terminavano tutte con la morte tragica e splatter dei protagonisti.
Proprio una di quelle storie era quella che stava finendo di scrivere in quel momento.
Il macigno cadde sulle loro teste... no; la roccia della montagna tradì la sua solidità e... no; la frana li travolse in un attimo... sì, li travolse... li travolse....
La frana li travolse in un attimo... va bene, mi piace... e poi: i loro corpi furono schiacciati dai massi, le loro ossa frantumate come bastoncini, i loro crani rotti come uova, da cui colò il liquido citoplasmatico del loro cervello....
Citoplasmatico... Mi piace, sì, mi piace. L'uovo è una cellula, la cellula contiene citoplasma, il cranio contiene il cervello, sì, e quando la testa si spacca, il cervello... il cervello....
Gettò via la penna e batté più volte la testa sul foglio.
Spezza i propri legami intermolecolari... si frantuma... si rompe!”.
Rialzò la fronte, che stranamente sentiva calda e umida.
Ecco, si rompe, sì!”.
Alzò il viso verso l'invisibile soffitto e, passato il momento di goduria, sospirò.
Che noia...”.



Il rumore delle lancette l'aveva sempre infastidita.
Era incessante, bombardava le orecchie, sembrava lo scatto di un grilletto di un fucile.
Ecco, quell'ultima cosa l'aveva associata nell'ultimo anno, prima non aveva mai visto nemmeno una pistola.
Però le lancette erano sempre state fastidiose.
In particolar modo, le davano fastidio quando da piccola aveva una scadenza: e per il lavoro alla gilda, e per il disegno da mostrare a Elf-nee-chan, e per l'appuntamento con Natsu...
E adesso aveva le ore contate: doveva decidere, andare con Freed e scoprire perché la principessa l'avesse chiamata o rimanere lì ad aiutare tutti gli altri.
Non era affatto facile.
In passato avrebbe chiesto aiuto a chi era più grande di lei, soprattutto a Mirajane; ma ora era lei l'adulta, e Mira-nee non c'era più.
Era crudele dover scegliere tutto da sola, ma inevitabile.
Lisanna scosse la testa, sapeva di non potere andarsene prima di aver parlato con Flare e Ginger; ma era già passato un giorno, e ancora non aveva avuto il coraggio di uscire dalla sua stanza.
Il suo sguardo cadde sulle sue gambe, fasciate fino alle caviglie.
Non avrebbe avuto particolari problemi a muoversi, anzi, già le sentiva quasi guarite; Wolf Soul eh?
Quello che le mancava era il coraggio di affrontarle.
Non sapeva neanche come stavano, non sapeva neanche se Ginger fosse ancora viva o se Flare fosse fuggita.
Però era suo dovere, sì, era suo dovere, dopo tutto quello che era successo, accertarsi che stessero bene, almeno questo, e poi se ne sarebbe andata.
Proprio allora bussarono alla porta.
Per un attimo Lisanna pensò fossero le due ragazze, ma era impossibile.
-Avanti.- Invitò.
La porta si aprì e un ciuffo di capelli blu entrò nella stanza.
-Buongiorno, Lisa-san!- La salutò Wendy sorridendole come solo una bambina sa fare.
-Come stai oggi?-.
-Un po' meglio, grazie, Wendy.- Rispose malinconicamente l'albina.
Wendy però non smise di sorridere: doveva aver promesso a sé stessa che non sarebbe uscita di lì senza averle rimesso il buon umore, pensò Lisanna.
-Ne sono felice. E anche le tue gambe sembrano guarire in fretta, dovresti già essere in grado di camminare.-.
-Sì, me ne sono accorta ieri...- Borbottò lei tra sé e sé, ma troppo piano perché la Dragon Slayer la sentisse.
-Uh?- Domandò infatti.
-Grazie alla tua magia.- Finse di ripetere Lisanna, cercando di ricambiare il sorriso.
Wendy arrossì per l'imbarazzo.
-Dimmi,- Esordì allora Lisanna per cambiare argomento: -dove sono Happy e Charle?-.
-Charle-san è andata a visitare alcuni pazienti, e Happy-san l'ha accompagnata; è bello vederlo di nuovo felice.-.
Lisanna annuì, ripensando alla sua disperazione nei primi mesi dopo il cambiamento di Natsu.
-Wendy, hai già incontrato Freed?-.
Wendy sussultò e fece di sì con la testa.
-Mi ha raccontato che ti ha offerto di andare con lui. Lisanna-san, tu...-.
Dunque non gli aveva detto dei suoi sospetti; meglio così.
-Non lo so ancora, Wendy.-.
Aggrottò la fronte, e si decise a chiederglielo.
-Ma prima di scegliere vorrei vedere Ginger e Flare, se possibile.-.
Wendy parve un po' sorpresa da quella richiesta, ma ne sembrò entusiasta.
-Certo, mi pare un'ottima idea! Vieni, ti accompagno io...-.
-Ti ringrazio, Wendy-san.- Disse lei stringendole la mano che le porgeva e rialzandosi.
Wendy la aiutò a muovere qualche passo, quindi le chiese: -Da chi vuoi andare per prima?-.
Lisanna non lo sapeva proprio: chi delle due aveva più bisogno di vedere? Poi si ricordò che c'era un'altra persona che veniva prima.
-Vorrei andare a trovare Laki.-.
Wendy abbassò lo sguardo e annuì.
-È ancora nell'obitorio dell'ospedale. Sei sicura di volerla vedere adesso?-.
-Sì.- Rispose fiaccamente lei.
Wendy allora aprì la porta e insieme uscirono dalla stanza.
Lisanna si guardò intorno: da quel poco che poteva vedere, non era molto diverso dall'albergo di qualche settimana prima, se non che c'erano più stanze, e un ascensore, verso il quale si diressero.
Wendy premette il pulsante e aspettarono il suo arrivo.
-Ora dov'è Freed?- Chiese la ragazza.
Wendy parve pensarci su, poi rispose: -Mi pare che adesso sia giù in città a rifornirsi. Certo che è stato davvero eroico da parte sua essere partito solo per aiutarti.-.
Già, era stato davvero... un momento, c'era qualcosa che...
Un DING le avvertì che l'ascensore era arrivato, e Lisanna abbandonò quel pensiero.
-E dimmi, c'è qualcun altro qui?- Domandò entrando.
Wendy scosse la testa.
-Gli altri sono tutti lontani, non so neanche dove siano.- Premette il bottone per il piano interrato.
-So solo che fino a un mese fa Warren-san era in una missione segreta a Veronica, ma non so dove sia ora.-.
Lisanna si fece scura in viso.
-Purtroppo, lui, Vijee e Max sono stati uccisi due settimane fa.-.
Wendy sussultò.
-Sono... no...- Inconsapevolmente le strinse forte la mano.
-Ma come... com'è possibile?-.
Lisanna fissava gli sportelli metallici davanti a sé, ma senza riuscire a vederli, persa nei ricordi.
-Io e loro tre siamo stati mandati lì per chiedere rinforzi, dato che avevamo perso ogni comunicazione con il Principato; eravamo solo noi quattro, perché era una missione speciale.-.
-Lisa-san...- Fece la bambina, spaventata dal suo cambiamento di tono.
-Siamo arrivati senza problemi.- Continuò l'albina.
-Ma abbiamo trovato praticamente solo macerie, i demoni erano già passati; siamo giunti nella capitale, che era l'ultima città ancora in piedi, e il principe ci ha consegnato una missiva con cui ci informava della sua resa.-.
-Lisanna...-.
-Il giorno dopo che siamo ripartiti, abbiamo visto dei fumi salire dalla città, ma ormai era troppo tardi per agire.-.
-Li...sanna...-.
Lisanna la ignorò ancora, ignorò la sua voce sempre più preoccupata, e la sua sempre più fredda.
Si sentiva come se stesse leggendo qualche vecchio rapporto estratto da uno scaffale impolverato, come se la storia non la riguardasse.
-Volevamo tornare indietro per aiutarli, lo volevamo sul serio. Ma non potevamo fare più niente, purtroppo. E così siamo tornati indietro con la coda tra le gambe, e ce l'avevamo quasi fatta.-.
-Ci eravamo accampati a qualche chilometro dal confine per passare la notte; Warren era uscito per cacciare, perché le provviste erano finite da qualche giorno, e avevamo fame, mentre noi tre siamo rimasti alla tenda.-.
-Lisa...san...-.
-Sul sorgere dell'alba lui non era ancora tornato, e stavamo per andare a cercarlo, quando ci ha contattato telepaticamente.-.
Scosse la testa.
-No, in realtà ci ha detto solo una cosa.-.
Serrò la mascella, sentendo improvvisamente il peso del ricordo.
-“Scappate!”, ha urlato. Mezzo secondo dopo gli alberi attorno a noi sono diventati neri, e noi, come un branco di conigli, siamo corsi via.-.
-Lisanna... non c'è bisogno... smettila...-.
-Non lo so per quanto abbiamo corso; quando eravamo quasi arrivati, mi sono voltata e ho visto che anche Max era sparito. E quando sono riuscita a mettermi in salvo, anche Vijee se n'era andato.-.
Lisanna si guardò la mano libera, e fu colta come da uno spasmo; con l'altra, sentì il sudore del palmo di Wendy e il suo battito cardiaco accelerato.
-Con questa mano che stai stringendo in questo momento, io ho tirato Visitor a me, con tutte le mie forze. Ma alla fine l'ho... l'ho mollato.-.
Strinse il pugno.
-Con questa mano che tu stai stringendo, io l'ho lasciato andare, e mi sono salvata da sola.-.
Socchiuse le palpebre, lasciando solo una fessura lucida.
-È giusto che lo sappia: alla fine, io sono debole e codarda.-.
Lisanna si aspettò che Wendy la mollasse inorridita, o che si appoggiasse a lei in pianto, o che iniziasse a urlare.
Invece sentì il suo corpo caldo stringersi sulla sua vita e le sue mani accarezzarle la schiena.
La guardò incredula, e vide che appoggiava una guancia sulla sua pancia e teneva gli occhi chiusi; in viso aveva un'espressione dolce e consolatoria, ma anche empaticamente addolorata.
Sembrava che lei, che aveva circa quattordici anni, la stesse invitando a sfogarsi, che ne aveva ormai venti.
Com'era impazzito il mondo...
DING
Le porte si aprirono e Lisanna si trovò davanti a una piccola stanza quadrata, buia e fredda, con tante celle frigorifere alle pareti.
Un obitorio.
Lisanna deglutì, pensando che forse un giorno ci sarebbe stata lei dentro a quelle specie di cassetti metallici, nuda, fredda, morta.
La voce di Wendy la strappò dai suoi pensieri.
-Lisanna-san, sei sicura di volerlo fare?-.
La ragazzina si era staccata da lei e la guardava ora con apprensione che (era impossibile, lo sapeva) aveva una punta di materno.
-No, ma devo.- Rispose lei.
Wendy la accompagnò davanti a un cassetto, prese una maniglia e lo aprì.
Anche se era un cliché, Lisanna pensò che Laki sembrava star dormendo: teneva gli occhi chiusi e il volto, puntato in alto, era rilassato, forse non sereno, ma tranquillo, come quello di chi appunto sta sognando non un bellissimo sogno, ma nemmeno un incubo.
La ragazza era stata denudata, e Lisanna poteva facilmente vedere il foro, anzi, il cratere al centro dello stomaco che la trapassava da parte a parte; eppure il cadavere dava un senso di compostezza ed eleganza, quasi a fregiarsi della ferita come una medaglia, un premio, un piacere.
Laki, che da quando la conosceva non aveva avuto paura nemmeno una volta, anche allora sembrava conservare la sua ambigua spavalderia: le braccia, ad esempio, erano stese lungo i fianchi, ma rigide, non rilassate, tanto che Lisanna si aspettava di vederle muoversi da un momento all'altro.
Su quelle braccia indugiò molto, fino a soffermarsi sulle sue mani, aperte ma con le dita piegate, di modo che toccasse il gelido metallo con i polpastrelli.
Una grande disperazione la fulminò quando capì che stava solo cercando di illudersi, e Lisanna si inginocchiò davanti all'amica, prendendole la mano sinistra tra le sue e piegando il capo in avanti, in modo da sfiorarle i capelli con la testa.
-Laki!- Singhiozzò: -Mi dispiace! Mi dispiace! È colpa mia! Non sono stata abbastanza forte da salvarti! Non sai cosa darei per essere al tuo posto! Mi dispiace! Mi dispiace!-.
E mentre lei si abbandonava alle lacrime, Laki non perdeva minimamente il suo equilibrio, ormai inevitabilmente imperturbabile.
Una sottile ironia velava quel momento, la ragazza morta sembrava essere più forte di quella viva, e forse Lisanna l'avrebbe colta se solo avesse avuto la forza di rialzare lo sguardo.
Persino in questo Laki la superava.
Dopo qualche minuto, Lisanna si rialzò e si asciugò le lacrime con il braccio; Wendy, che fino a quel momento si era messa in disparte, richiuse il cassetto, riconsegnando il povero corpo all'oscurità della morte.
“Addio, Laki.” Pensò.
“So che ci rivedremo un giorno, amica mia.”.
-Lisanna-san, stai bene?- Domandò Wendy.
Lisanna scosse la testa, tirando su con il naso; poi si massaggiò gli occhi con due dita e cercò di riprendere la calma.
-Mi dispiace averti fatta preoccupare-.
-No, non serve che ti scusi, Lisa-san.- E le porse di nuovo la mano.
Lisanna la guardò perplessa: davvero era pronta a tenerla ancora per mano dopo quello che le aveva raccontato?
Il candido sorriso della ragazzina fu una risposta più che sufficiente, e Lisanna intrecciò le dita alle sue.
-Andiamo.-.



-
FATEMI USCIRE DA QUI-DECHI!!!!!!!!-.
Lisanna e Wendy si bloccarono; da dietro la porta provenivano urla disumane.
-Ginger-san deve essersi liberata dal bavaglio...- Borbottò Wendy.
-Bavaglio?- Domandò l'altra.
Wendy sobbalzò e arrossì per la vergogna.
-Io...- Balbettò con voce acuta: -ho pensato che... scusa...-.
-
VI BRUCIO TUTTI!!! VI GELO TUTTI!!! LIBERATEMI!!!-.
-Forse sarà meglio entrare...-.
Lisanna aprì la porta e una forte luce l'abbagliò, tanto da costringerla a proteggersi gli occhi.
Era stata avvertita che tenevano la stanza illuminata a giorno per controllare ogni suo movimento e per impedirle di concentrarsi e fuggire, ma così era troppo!
-Wendy-san, si potrebbero abbassare le luci?-.
Wendy, che si copriva anche lei il volto con le mani, annuì.
La luce si attenuò un poco, permettendo a Lisanna di tornare a vedere senza problemi.
Intanto Ginger aveva smesso di gridare e stava cercando di capire chi stesse entrando e chi avesse abbassato le luci; cosa non facile, perché era legata alle ringhiere del letto per i polsi e per le caviglie, e anche il suo corpo era tenuto fermo da una corda attorno alla sua pancia.
Era vestita così come l'aveva lasciata, evidentemente nessuno osava avvicinarsi per cambiarla...
-
Uh? Ma tu sei...-.
Ginger iniziò a sghignazzare.
-
Guarda guarda chi si rivede, la puttanella dentro l'iceberg! Sai quanto tempo sono stata bloccata qui per colpa tua, bastarda-dechi???-.
Lisanna trasalì, incerta su come rispondere; decise però di non farsi sottomettere da lei, perché altrimenti non ne avrebbe cavato fuori niente, se non insulti.
E anzi, si sentiva carica di una qualche stamina che sfiorava nell'orgoglio, come se si credesse superiore all'essere che le stava davanti.
-Ti ringrazio per avermi salvata, ma anch'io l'ho fatto, quindi ora siamo pari.- Affermò sicura.
Wendy parve sbalordita dal suo atteggiamento, ma Lisanna non si fermò.
-Quindi non rivolgerti a me con quel tono! Ricordati che sei totalmente indifesa in questo momento!-.
Ginger ghignò eccitata e divertita, come uno squalo quando sente l'odore del sangue.
-
Cos'è, tiri fuori gli artigli, gattina??? Ma se speri di farmi paura, sappi che non ci riuscirai! Tu sei solo un misero umano, mentre io sono un demone!-.
-Un demone che si è fatto catturare e immobilizzare non una, ma ben due volte, da delle misere umane.- Ribatté Lisanna.
Ginger si stizzì.
-
Già, a questo proposito, quand'è che potrò vedere l'altra bastarda, eh??? Ho un conto aperto con lei-dechi!!!-.
Lisanna si incupì.
-Laki è morta.-.
Ginger sussultò, evidentemente stupita; ma a Lisanna sembrò che una vena di tristezza avesse attraversato i suoi occhi, o forse era solo la sua immaginazione, perché poi disse: -
Si è fatta uccidere, eh? Solo i deboli si fanno ammazzare, ciò dimostra quanto fosse patetica!-.
Un lampo di rabbia attraversò la ragazza.
-Non osare dire una sola parola su di lei, puttana!- Prorompette infuriata.
Sia Wendy che Ginger non si aspettavano una simile reazione, e a dirla tutta nemmeno Lisanna.
-
Perché, che cosa mi farai, eh???- Replicò la Cambiata arrogante.
-
Non hai il fegato nemmeno per...-.
Non finì la frase che Lisanna si era spostata rapidamente di fianco al suo letto e l'aveva colpita allo stomaco con un pugno.
-
Urgh!- Gemette Ginger.
-Lisa-san!- Esclamò Wendy.
Lisanna digrignò i denti, mentre nel movimento i capelli le erano scesi sulla fronte e ora le coprivano gli occhi.
-Per favore, Wendy, potresti lasciarci sole?- Chiese con una tesa cortesia.
-V...va bene...- Wendy indietreggiò fino alla porta e uscì dalla stanza, chiudendola con fretta e furia.
Come l'ebbe fatto, Lisanna alzò un altro pugno.
-
Ehi, che vuoi...-.
Glielo sferrò dritto sulla guancia, e lei piegò la testa dall'altra parte per il contraccolpo.
-
Maledetta-dechi!- Gridò: -Aspetta solo che mi liberi e...-.
Un terzo pugno, stavolta sull'altra guancia.
-
Urr!-.
Lisanna si mise a cavalcioni sopra di lei, alzò ancora la mano e cominciò a colpirla ripetutamente, meccanicamente.
-Rimangiati quello che hai detto su di lei!- Le intimò.
-Rimangiatelo subito!!!-.
Ginger sputò un grumo di saliva in segno di menefreghismo.
-
Mai! Era debole e patetica, nemmeno sapeva torturare come si deve!!! Una come lei meritava di morire!!!-.
Un pugno più forte degli altri le fece affondare la testa sul cuscino.
-Non è vero!- Urlò Lisanna, continuando ininterrottamente a colpirla.
-Non è vero, e tu lo sai! Perché tu non sei una persona cattiva!-.
Ginger trasalì.
-
Che stai dicendo, stupida umana???-.
L'ennesimo colpo la zittì.
Lisanna inghiottì un boccone amaro, quindi continuò.
-Io lo so che dentro sei ancora buona! Io lo so che Ginger di Twilight Ogre è ancora viva!!!-.
-
Chiudi la bocca-dechi!!!-.
-TU MI HAI SALVATO LA VITA!!!-.
Ginger ammutolì di nuovo.
-NON IMPORTA QUELLO CHE DICI!!! NON IMPORTA PERCHÉ L'HAI FATTO!!! TU MI HAI SALVATA!!!-.
Lisanna si fermò per ansimare e riprendere fiato, poi aggiunse: -Avresti potuto abbandonarmi, anzi, avresti potuto uccidermi! Invece mi hai salvata, due volte!!!-.
Ginger strinse i denti, la sua arroganza era stata intaccata.
-
Io quel tipo col cappuccio volevo ammazzarlo, e il ghiaccio attorno a te mi serviva!!! E poi quell'energumeno avrebbe potuto ferire anche me, se non l'avessi...-.
-TI HO DETTO CHE NON M'IMPORTA!!!-.
La colpì sul naso, facendola gemere più di prima.
-Anche se hai pensato a te stessa, le tue azioni non cambiano! Prima pensavo che per te fosse troppo tardi, ma ora sono convinta che dentro di te c'è ancora del buono!!! E ti colpirò fino a farti rinsavire, lo giuro, dovessi metterci un anno intero!!!-.
Per la prima volta, Ginger parve rendersi conto che Lisanna faceva sul serio, e ne fu spaventata.
-
Dannata!!! Ti credi tanto forte perché sono in catene, ma non appena mi libererò...-.
-Allora liberati!!! So che puoi farlo!!!-.
Ginger impallidì e sgranò gli occhi.
-Anche se hai gambe e braccia legate, puoi usare la tua coda, no???-.
La Cambiata boccheggiò più volte.
-
Come diavolo...-.
Lisanna non le rispose e prese a colpirla ancor più forte, tanto da iniziare a spellarsi le mani.
-Liberati allora!!! Bruciami, congelami, dammi il tuo peggio!!! Quando ti sarai liberata dalla tua ira, allora riprenderò a colpirti, e a colpirti, e a colpirti ancora, fino a farti tornare umana!!!-.
La ragazza proseguì quel massacro a senso unico per chissà quanto tempo; infine, quando le sue nocche sbucciate stavano per raggiungere ancora una volta la Cambiata, questa gridò: -
Basta, ti prego!!! Basta!!!-.
Ti prego.
Lisanna si fermò, e le sembrò di svegliarsi da un sogno lucido; sotto di lei, Ginger teneva gli occhi chiusi, i denti stretti e il suo petto si alzava e abbassava velocemente, come se stesse andando in iperventilazione.
-Basta...- La supplicò.
Il suo tono era cambiato, era più fievole, la sua voce stessa era più dolce, più umana.
-Basta... non ce la faccio più... smettila...-.
Lisanna aprì la mano e le carezzò la guancia, come aveva fatto la volta prima, e come allora Ginger sussultò.
-Già, basta così.- Le sussurrò, continuando ad accarezzarla e guardandola con affetto, come ad un bambino.
-Abbiamo già sofferto abbastanza, non credi anche tu? Smettiamola di combatterci; ormai, dopo tutto quello che abbiamo passato, non posso che considerarti una mia compagna... un'amica-.
Ginger trattenne il fiato, chissà da quanto tempo non si sentiva chiamare così.
-Non so cosa ci aspetta... temo altra sofferenza, altro dolore... ma vorrei sostenerli insieme a te, che ne dici? Ginger, mago dei Twilight Ogre, ragazza umana, te lo sto chiedendo, vuoi accettarmi come tua amica?-.
Ginger la guardò allibita ma anche con un timore reverenziale, come se davanti a lei avesse una visione e non una persona; poi serrò occhi e bocca e si irrigidì tutta, urlando: -
Non ti aspettare che questo cambi le cose-dechi! Io sono il demone del ghiaccio e del fuoco, e un demone non piange! Quindi non ti aspettare di vedermi piangere, capito??? Solo i deboli piangono, e io non sono debole!!! E tu rimani un'umana inferiore, non scordartelo!!!-.
Lisanna sorrise, soddisfatta dalla sua reazione che, seppur aggressiva, malcelava un lieto consenso alla sua proposta; quindi, come aveva fatto l'altra volta, le slegò mani e piedi e anche il corpo, lasciandola distesa sul letto, ancora sulla difensiva.
Scese dal lettino e si voltò, notando improvvisamente Wendy sull'uscio della porta che la fissava ad occhi sgranati e con le mani sopra il cuore.
Certo, doveva essere entrata con tutto quel rumore, doveva aver assistito alla scena.
-Lisa-san...-.
-Wendy-chan... io non volevo che tu...-.
Wendy scosse la testa.
-No, penso tu abbia fatto bene, guarda tu stessa.-.
Lisanna si girò e vide infatti che ora Ginger si era raggomitolata da una parte e soffocava pianti e singhiozzi, con una lunga coda nera che ondeggiava sopra il lenzuolo.
Coda che Lisanna aveva percepito mentre portava Ginger in braccio ormai due settimane prima, evidentemente la ragazza poteva ritrarla a piacimento.
Non l'aveva usata per liberarsi perché, in fondo, non voleva farlo: dopo tutto quello che le era successo, il Cambiamento, la cattura, l'attacco, e ora questo, quella povera ragazza doveva essere terrorizzata, se non di più; ma adesso ci sarebbe stata lei, non doveva più avere paura.
Mentre pensava a queste cose, Wendy le si avvicinò e la prese per mano.
Ancora una volta, Lisanna si sorprese a quanto potesse essere gentile quella bambina, e quanto volesse ancora aiutarla ad andare avanti.
Ma ora doveva andare dall'ultima persona che rimaneva, quella con cui aveva più paura di parlare.
Wendy percepì la sua agitazione e cercò di confortarla delicatamente, ma Lisanna rimase tesa fino a quando non raggiunse la camera di Flare.
Davanti alla sua porta esitò ancora, e Wendy le strinse la mano.
-Coraggio, Lisa-san, sono qui con te.-.
Lisanna annuì.
-Ti ringrazio, Wendy.-.
Allungò la mano verso la maniglia, che in quel momento le sembrava essere distante come la Terra dalla Luna.
Ma alla fine riuscì ad afferrarla; stringendo il palmo sudato, la girò e spinse appena la porta.
Una fessura si aprì sulla stanza dell'ospedale; dentro poteva scorgere la ragazza che, seduta sul letto disfatto, vestita del suo solito abito rosso, le dava le spalle, e non si era accorta del suo arrivo.
Sembrava comunque stare bene; allora se ne poteva anche andare, no?
Invece spinse ancora un po' e mise un piede nella stanza.
Flare alzò il capo e si voltò.
Quel semplice gesto era di un secondo, ma agli occhi di Lisanna appariva lento, come se dovesse durare un'eternità.
Quale sarebbe stata la sua reazione? Cosa le avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto?
Quando si fu girata del tutto, Lisanna vide che la guardava con aria sorpresa.
Non arrabbiata, contenta o triste.
Solo sorpresa.
-Bianca?-.
Lisanna trasalì. Non sapeva il perché, ma l'essere chiamata così la angosciò non poco.
-Flare-san...- Biascicò.
-Io sono... sono solo venuta a vedere come stavi... me ne vado subito...- Fece per voltarsi e correre via, ma la voce della rossa la fermò.
-Aspetta!-.
Lisanna la fissò stupita.
Flare si era distesa di traverso sul letto e aveva allungato un braccio verso di lei, e la guardava come se fosse spaventata dall'idea che se ne andasse.
Voleva davvero che lei rimanesse.
Le labbra dell'albina tremolarono in cerca di qualche parola, ma non ne trovò nessuna.
Flare abbassò il braccio e si rilassò.
-Resta qui, per favore.-.
Lisanna annuì debolmente ed entrò completamente nella stanza.
Fu allora che Wendy le mollò la mano, rimanendo fuori.
-Chiamami se hai bisogno di me, Lisanna.- E rinchiuse la porta.
Le due ragazze rimasero da sole, e Lisanna era terrorizzata: il solo pensiero la soffocava, e tremava all'idea di come potesse reagire Flare.
Lei aveva invaso il suo mondo, le aveva fatto ricordare eventi tragici, aveva fatto leva sul suo dolore, l'aveva ingannata, l'aveva strappata via da casa sua e l'aveva messa in pericolo di vita; abbastanza da guadagnarsi il suo odio eterno.
E poi quelle... quelle parole...
Ma invece di aggredirla Flare si girò di schiena e sfiorò con una mano il materasso di fianco a lei.
Un invito a sedersi.
Lisanna rimase ferma, incapace di muovere un solo muscolo.
-Vieni qui, Bianca.- La chiamò dolcemente Flare.
Lisanna deglutì a vuoto e finalmente riuscì a muoversi; così, con un paio di passi meccanici, si ritrovò davanti al letto della rossa.
Lei teneva ancora la mano sopra il materasso, e continuava a rimanere girata.
Lisanna allora decise di sedersi dalla parte del letto su cui si trovava, mettendosi quindi di fianco a Flare ma dandole la schiena.
Riusciva però con la coda dell'occhio a vedere il suo viso di profilo, ma la rossa lo teneva basso e nascosto dai capelli, come d'altronde faceva lei.
-Come... come ti senti?- Domandò Lisanna.
-Bene, grazie.- Rispose Flare con un tono molto fievole, simile a quello di un sospiro.
-Tu come stai, Bianca?-.
Lisanna non le rispose e tra le due calò il silenzio.
-Per quello che può valere- Disse Lisanna: -mi dispiace per quello che ti ho fatto passare.-.
Flare trasalì.
-Bianca...-.
-Se tu ora dovessi odiarmi...- Lisanna si bloccò, con un groppo alla gola che quasi le impediva di parlare.
-Se tu dovessi odiarmi... mi farà male, ma io... io lo capirò, e ti starò lontana...-.
Si fermò a riprendere fiato, sfinita dal peso delle sue parole.
-Però voglio che tu sappia che io... io non avevo alcuna intenzione...-.
Contrasse il viso in una smorfia di rammarico.
-...mi dispiace, Flare! Anche se non vale niente, sappi che mi dispiace!-.
-No!- Esclamò la rossa, uscendo dal torpore nel quale era caduta.
-Non dire così, Bianca! Non sei tu quella che si deve scusare!-.
Lisanna sgranò gli occhi.
-Tu hai sempre cercato di aiutarmi, ma avevo troppa paura e ti ho lasciata sola! E... e se fossi stata più forte, la tua amica sarebbe ancora viva! Io ero venuta per salvarti, e invece è stata lei a salvare me! Se non fossi arrivata io...-.
-Se non fossi arrivata tu saremo morte tutte quante!- Obbiettò Lisanna, prendendola per le spalle, ma non ottenendo alcuna reazione particolare: -Flare, io ti devo la vita! Tu mi hai salvata! E io... io ti ho detto delle cose orribili...-.
Se il ricordo di quella mattina era sfuocato, quelle parole erano impresse nella sua mente come se fossero state marchiate a fuoco.
MALEDETTA!!! ACCIDENTI A TE!!! TI DETESTO, FLARE CORONA!!! TI ODIO!!! SEI COSÌ DEBOLE E MISERABILE!!! HO PROVATO PENSA PER TE SIN DA QUANDO TI HO VISTA LA PRIMA VOLTA, MA ADESSO MI FAI SOLO SCHIFO!!! GIURO CHE TI UCCIDERÒ, FLARE!!!.
Ancora non si capacitava di aver detto delle cose simili, ma l'aveva fatto.
-Ma avevi ragione, Bianca. Io sono così debole e miserabile... io che ho pensato a me stessa mentre la mia famiglia soffriva... io che non sono riuscita ad aiutarti... sono io che devo chiedere scusa...-.
-No! Sono io che sono stata un mostro con te! Io, non tu!- La scrollò un poco, ma lei continuò a guardare in basso.
Lisanna strinse le palpebre e i denti.
-Flare, per colpa mia ti sono successe cose terribili... e non ho alcuna scusa per questo... ma io vorrei... io vorrei...-.
Già, cosa voleva? Voleva il suo perdono? Voleva che continuasse a vivere senza di lei?
No, la verità è che voleva solo una cosa.
-Io vorrei starti vicina ed essere tua amica!- Urlò tutto d'un fiato.
Flare sobbalzò e si voltò verso di lei.
Lisanna si perse negli occhi cremisi della ragazza, spalancati per la sorpresa.
Sì, voleva essere sua amica; nonostante non ne avesse alcun diritto, lo desiderava ardentemente.
Lisanna le lasciò le spalle e ammutolì.
Flare la fissava, anche lei silenziosa, e per quanto avesse la sensazione di poterle leggere l'anima attraverso quei due giganteschi occhi rossi, non riusciva ad avere la più pallida idea di cosa stesse pensando.
Se l'avesse rifiutata, com'era giusto, l'avrebbe capito.
Se invece l'avesse accettata, allora...
-Sì.-.
Lisanna sussultò.
Flare socchiuse gli occhi, che luccicarono dalla commozione.
-Vorrei anch'io essere tua amica, Bianca!-.
Anche lei socchiuse le palpebre e, quando lei l'abbracciò, si sentì immensamente felice.
È proprio vero che alcune volte le persone hanno solo bisogno di un abbraccio per stare bene: non delle parole, non dei sorrisi, ma di un caldo abbraccio.
Quando alla fine la lasciò, sul suo volto si dipinse un velo di tristezza, e abbassò di nuovo lo sguardo.
-Io devo dirti una cosa...-.
-Una cosa?- Ripeté lei, non capendo il suo repentino cambiamento.
-Prima di... prima di morire, Viola mi ha parlato.-.
Quelle parole catturarono la poca attenzione che ancora Lisanna non aveva su Flare.
-Quando lei è caduta tra le mie braccia... io ho provato a guarirla, ma non ci sono riuscita... e allora lei mi ha detto... ha detto...- Flare sembrò restia a continuare, e subito la ragazza capì il perché.



Flare guardava incredula Bianca.
Il terrore del combattimento di prima ancora la attraversava, i suoi pensieri erano sconnessi e mischiati luno all'altro, il suo sconvolgimento emotivo si rifletteva sul suo corpo, teso e spaventato.
Bianca...
Era davvero lei quella che stava lottando? Perché aveva le orecchie e la coda? E perché si comportava come se fosse anche lei un... demone?
No, che andava a pensare, Bianca era Bianca, non un mostro!
Davanti a lei, girata di schiena, fino ad allora immobile, la ragazza dai capelli violetta tossì.
-Dannazione...- Borbottò.
-Per me è finita...-.
-Viola...- La chiamò lei.
-È proprio una stupida, vero?-.
Flare trasalì.
Viola tossì ancora, poi lo trasformò in un riso.
-Lisanna è quasi patetica... beh, non dovrei dirlo io che sono in questo stato... tu guarda come ci siamo ridotte...-.
-Sai, ho l'orma di pensiero che tu sia importante per lei...-.
Importante? Quella parola la fece arrossire.
-Allora a te posso raccontarlo... magari la farai ragionare... e riuscirà a perdonarmi, chissà...-.
-Perdonarti?- Ripeté Flare.
Che cosa stava dicendo?
-Quando un anno fa si è frammentato tutto... ho visto morire tanta di quella gente per colpa dei demoni... che sono diventata anch'io una di loro... se non peggio...-.
-Io uccidevo la mia disperazione in quella altrui... e mi piaceva... ma poi è arrivata lei.-.
-Lei, che con l'animo a pezzi sorrideva di spirito... lei, che ha osato... compatirmi... e compatirci tutti... lei, che ha osato farmi nutrire una nuova speranza...-.
Si interruppe per tossire, poi proseguì.
-Ora inizio a sperare come lei che tutto possa tornare a posto... ma non credo sia possibile... e quando lo capirà, io vorrò esserci... per riderle in faccia! Ahahah!-.
Flare la guardava stupefatta.
Ma chi era quella ragazza? Perché si comportava in modo così strano?
Viola smise di ridere.
-Oh, mi sa che stai per crepare pure tu...-.
Flare voltò il capo di lato e vide che il demone con cui aveva combattuto prima ora era sopra Neko, e la minacciava con una lancia ghiacciata; Neko, però, invece di difendersi, le stava puntando contro il pugno, come se volesse colpirla.
Perché la voleva attaccare? Non era anche lei amica di Bianca? Forse la voleva punire per aver perso? Forse era cattiva anche lei? Forse voleva attaccare anche Bianca?
La voce sibilante del demone la riportò bruscamente alla realtà.
-Flare Corona... Sei un bersaglio di primaria distruzione...-.
Il panico la assalì di nuovo, e iniziò ad ansimare.
-Cos-
-Raven Tail deve essere eliminata.-.
-Il Villaggio del Sole deve essere eliminato.-.
-Flare Corona deve essere annientata.-.
Flare Corona doveva essere annientata?
Lei doveva essere annientata?
Il suo corpo fu preso da tremiti, e un sudore freddo le imperlò la fronte.
Annientata? Stava per essere annientata?
Annientata???
Neko rizzò il dito contro di lei.
Flare chiuse gli occhi e si portò le mani davanti al viso, non avendo nemmeno il fiato per urlare.
Bianca, aiutami!!!”.
Poi una voce sconosciuta.
-Solid Script: Blast!-.
Quindi il rumore di un tonfo sordo.
Flare, ancora tremante, riaprì gli occhi, e vide che il demone era sparito, mentre al suo posto era arrivato un ragazzo dai capelli verde chiaro, con una lunga spada in mano.
Che fosse anche lui un amico di Bianca?
-Oh, arriva la cavalleria.- Mugugnò Viola.
Flare si volse per guardarla e l'attimo dopo le cadde addosso a peso morto.
-Viola!- Esclamò atterrita.
Viola respirò affannosamente.
-...Ma non ci sarò...- Sospirò.
-Non potrò esserci... ma non posso nemmeno perdermi la scena...-.
Flare la strinse a sé.
-N-non parlare!- Le circondò le ferite con i capelli e iniziò a guarirla, ma il danno era irreparabile.
-Dalle questo, allora...- Proseguì Viola, porgendole un oggetto che inizialmente Flare non riconobbe.
-L'ho fatto... l'altro pomeriggio... dopo che l'ho incontrata... in realtà era per ucciderla... ma ormai l'ho perdonata...-.
Flare lo prese tra le mani; che significava quello?
Laki alzò gli occhi morti su di lei, cercando di guardarla tra le palpebre gonfie.
-Beh, ormai mi è inutile... ma forse a lei no... glielo darai?-.
Flare, ancora scossa, annuì velocemente.
-Me la potresti chiamare... ah, ma sta già arrivando da sola...-.
La rossa alzò lo sguardo e vide che effettivamente Bianca stava correndo verso di loro, ma era ancora trasformata nel mostro.
Per un attimo, guardando il sangue sul suo viso, le sue fauci e i suoi artigli, temette il peggio; ma quando si fermò davanti a lei e accarezzò Viola tra le lacrime, capì che era tornata la sua Bianca.



Lisanna fissava Flare a bocca aperta.
Laki...”.
Flare strinse le mani che aveva appoggiato sopra le ginocchia, e spostò il viso in modo da nasconderlo tra i capelli, come se si vergognasse.
-Non ero sicura se dartelo...- Ammise: -...dopo quello che ti era successo... avevo paura... non sapevo cosa fare...-.
-Ehi, non preoccuparti.- La rassicurò dolcemente Lisanna.
-Non sentirti obbligata; puoi anche fare a meno di darmelo, se pensi che...-.
-No!- Fece Flare.
-Io devo dartelo... era l'ultimo desiderio di Viola...-.
Si alzò e prese qualcosa dal cassetto del comodino, e lo porse a una stupita Lisanna.
-Ma questo è...-.
Un coltello, anzi, un pugnale interamente di legno, con la lama poco più lunga del manico.
Lisanna lo prese titubante e lo studiò attentamente.
Notò alcuni strani segni runici sull'impugnatura, ma non sembrava esserci traccia di magia.
-Ecco... grazie, Flare.- Disse mettendoselo in tasca.
Flare arrossì.
TOC TOC TOC
Wendy bussò alla porta.
-Lisa-san, va tutto bene?-.
-Sì, grazie Wendy!- Lisanna fece per rialzarsi, ma non riuscì a muovere le gambe come voleva.
-Aspetta, ti aiuto...- Flare fece il giro del letto e le porse la mano, che Lisanna afferrò saldamente, sorridendole per ringraziarla.
Flare rispose con un piccolo abbozzo e arrossendo ancora; quindi tirò verso di sé e Lisanna si ritrovò finalmente in piedi.
-Posso entrare?- Domandò Wendy.
-Certo, Blu...- Rispose piano la rossa.
La porta si aprì e Wendy entrò, guardando prima Lisanna, poi Flare, e poi le loro mani ancora unite.
Sussultando, Lisanna lasciò la mano di Flare.
-Come... come state?- Chiese Wendy.
-Bene, grazie Wendy.- Rispose Lisanna.
-S...sì...- Confermò Flare con aria quasi insicura.
-Ne sono contenta.- Le sorrise lei, un po' stupita dalla sua timidezza.
-Fortunatamente le tue ferite non erano gravi, ed è stato facile guarirti. Però se dovesse servirti qualcosa o dovessi avere male da qualche parte, dimmelo.-.
Flare arrossì di nuovo e borbottò un: -Gra...grazie...-.
Lisanna inizialmente non capiva perché fosse così sulla difensiva, come se volesse evitare qualsiasi contatto con...
Poi si ricordò della sua situazione: Flare era decisa a rimanere isolata da tutti, per questo era scappata nella foresta, ma ora era circondata da sconosciuti, che però la trattavano amichevolmente.
Doveva essere confusa, se non spaventata, povera ragazza.
Poi si ricordò di un'altra cosa.
-Senti, Flare-san, posso farti una domanda?-.
Lei la guardò con aria interrogativa.
-Quando mi hai trovata nella foresta, io ero stanca e ferita, ma la mattina dopo mi sentivo come nuova; come hai fatto?-.
Se prima pensava che Flare arrossisse di continuo, ora ne ebbe una conferma, perché il suo viso diventò di uno scarlatto acceso come quello dei suoi capelli, e riprese a guardare il pavimento.
-Io ho... io ho...- Si fermò su quelle due parole per una decina di secondi, e Lisanna e Wendy si scambiarono uno sguardo confuso.
-Io ho... ho usato... il metodo... il Metodo Kurotsuchi...- Riuscì a dire alla fine.
Il Metodo Kurotsuchi? E che cos'era? Non l'aveva mai sentito!
Guardò di nuovo Wendy, sperando in una sua spiegazione, ma quello che vide la sorprese: la ragazzina aveva sgranato gli occhi e spalancato la bocca, e il suo colorito era diventato come quello di Flare.
-Eh?- Fece Lisanna incredula.
-Wendy?-.
-Tu hai... tu hai... tu hai...- Ripeteva la bambina.
Lisanna sbatté le palpebre, sempre più spaesata da quella reazione.
-Tu hai... voi avete... voi avete...-.
Voi due? Cioè loro due? Cioè lei e lei?
-Cos... aspetta! Cosa intendi dire, scusa?- Domandò sgomenta.
Spostò lo sguardo ancora su Flare, ma lei fissava il pavimento senza riuscire ad alzare il volto; poi di nuovo su Wendy, che pure continuava a balbettare.
-Voi avete... voi avete... ah!- Lanciò un gridolino come se davanti a lei si fossero appena materializzati due alieni.
-Wendy, ma... ma di che stai parlando?- Ora Lisanna era spaventata sul serio, si sentiva come quando aveva sentito parlare alla gilda per la prima volta di quella punizione senza che nessuno le spiegasse cosa fosse e quanto fosse effettivamente terribile; si mosse in direzione della Dragon Slayer, ma lei indietreggiò, seppur involontariamente.
-E-ehi! S-si può sapere cos'è il Metodo Kurotsuchi???-.
Per tutta risposta Wendy continuò a tremare e alla fine si voltò.
-S-s-scusa, d-d-devo andare a fare due passi...- E uscì, anzi, scappò via.
-Aspetta!- Urlò Lisanna.
Gettò l'ennesima occhiata a Flare, ma lei era ancora immobile, così si precipitò fuori nel corridoio.
-Wendy!!! Wendy!!! Torna qui!!! Cos'è il Metodo Kurotsuchi???-.
Manco a dirlo, tutti nel corridoio si voltarono verso di lei e la fissarono straniti; uno dopo l'altro, tornarono rapidamente nelle loro camere o si dileguarono.
Lisanna ora era praticamente in lacrime.
-Wendy-chan!!! Wendy-chan!!!-.
Si inginocchiò a terra, allungando la mano verso la porta dietro la quale la ragazzina era sparita, e poi battendola sul pavimento, singhiozzando e ripetendo il nome dell'amica.
Ma cosa cavolo poteva essere di così tremendo???
Sentì dei passi alle sue spalle e una voce stupita chiamarla; si voltò e si trovò davanti a Freed, che la squadrava da capo a piedi.
-Lisanna? Che stai facendo?-.
-Freed-san!!!- Esclamò piangendo disperata, aggrappandosi addirittura alla sua giacca.
-Che cos'è il Metodo Kurotsuchi??? Perché nessuno vuole dirmelo???-.
Se mai vide Freed imbarazzato in vita sua, capitò forse solo quella volta.
-Igh!- Il verde si tirò indietro, mettendo le braccia tra sé stesso e Lisanna, in segno di difesa.
-L-Lisanna! Perché mi domandi una cosa del genere??-.
-FREED-SAN!!!- Lo implorò singhiozzante.
-Che cosa mi hanno fatto di tanto orribile???-.
-Ecco, “orribile” non è la parola esatta...- Arrancò lui.
-Ehm... ma guarda, quella non è Wendy?-.
Lisanna si voltò di scatto.
-Wendy!-.
Invece non c'era.
-Ma che...-.
-Yami no Écriture: Swoon!-.
Lisanna si sentì improvvisamente le palpebre pesanti e svenne.



Sayla alzò la testa.
Cos'era stato?
Aveva sentito un suono indistinto da qualche parte, ma non riusciva a capire da dove provenisse.
TUNF
Aggrottò la fronte, alla ricerca di quel tonfo; davanti a lei, Kyouka continuava a dormire nella capsula.
Si alzò in piedi, poggiando il libro sulla sedia e volgendo il capo da una parte all'altra alla ricerca del rumore.
CRASH
Un forte suono di vetri infranti e di acqua che si riversava sul pavimento.

Sayla sbarrò gli occhi.
Non è possibile! Non sarà che...”.
Percorse vari corridoi fino a trovarsi davanti a ciò che aveva previsto: una teca era infranta, il liquido si stava espandendo sul pavimento, e in piedi, in mezzo ai cocci di vetro, c'era una figura maschile, dai muscoli scolpiti e dal volto nascosto nell'ombra, che le dava le spalle.
Sayla deglutì: eppure avrebbe dovuto metterci ancora un paio di giorni...
Il Cambiato si guardò attorno, cercando di capire dove si trovasse, facendo scricchiolare rapidamente le ossa del collo e delle spalle.
-Demone.- Lo chiamò Sayla, pur odiando chiamare un insetto come quello con quel titolo.
Lui si immobilizzò ma non si girò.
-Ricordi cosa ti è successo?-.
Il demone alitò, poi rispose: -Sì...-.
-Ricordi la tua missione?-.
-Sì...-.
-Ricordi di aver fallito?-.
Questo lo chiese aspettando maliziosamente le sue umili scuse, oppure che negasse e arrancasse qualche pretesto patetico.
Invece lui rispose con un terzo: -Sì...-.
Sayla aggrottò la fronte, una vena di rabbia la attraversava.
-Non ti hanno insegnato a trattare con più rispetto i tuoi superiori?-.
Agitò le dita e usò il Macro per inclinargli la colonna vertebrale all'indietro, facendogliela scricchiolare.
Il Cambiato rantolò qualcosa, e Sayla si lasciò scappare un sorriso.
Gli umani erano tutti uguali, talmente facili da manipolare...
Sobbalzò.
Una punta ghiacciata, spuntata alle sue spalle, le sfiorò la schiena all'altezza del cuore.
Impossibile! Come poteva usare le Maledizioni in quello stato?
Il demone continuò a mugugnare e la sua schiena a stridere, mentre Sayla avvertiva il ghiaccio iniziare a pungerla.
Sentì la rabbia inondarla come un'onda impetuosa, e fu tentata di farla finita con quel tizio, sì, con quell'arrogante essere che si credeva suo pari; ma alla fine riuscì a contenersi e lo liberò dal Macro.
La punta si ritrasse, il Cambiato scrollò le spalle e piegò il collo un paio di volte per poi allontanarsi nell'oscurità.
Sayla si massaggiò la fronte con una mano.
Non andava bene, stava ancora per farsi sopraffare dalle emozioni, dalla rabbia e dall'orgoglio, mentre lei riconosceva solo l'amore per Kyouka-sama e l'odio per gli umani.
Questo almeno prima di Fairy Tail...
Fairy Tail...
-No, non devo perdere la calma.- Si disse.
-Kyouka-sama mi aspetta, devo tornare da lei.- E così fece.



Angolo dell'autore
Forse un giorno mi toglierò il vizio di pubblicare a queste ore. Forse. O forse no.
Allora, continuo a ringraziarti, Midnight_1205, per le tue recensioni e spero che la storia continui a interessarti! Altrettanto spero per tutti gli altri, che invito a recensire (invito, ma leggete obbligo).
E niente, per la faccenda del Metodo Kurotsuchi ho da dire solo una cosa.
Bleach.
Buonanotte XD!

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Capitolo 9
*** Una bella giornata ***


Quiero que el mundo se mundo se mundo se
quiero que mundo se una mi amor
quiero que el mundo se mundo se mundo se
quiero que mundo se una mi amor

se una mi amor

Yo quiero que este sea el mundo que conteste
del este hasta oeste
y bajo el mismo sol
ahora nos vamos
sí juntos celebramos
aqui todos estamos
bajo el mismo sol

(El Mismo Sol-Alvaro Soler)

Kinana appoggiò la testa alla roccia su cui era seduta, gemendo.
-Resista, Kinana-sama!!! Le mie lacrime la guariranno!!!- Singhiozzò Warcry, che bagnava con una cascata di lacrime la ferita alla spalla della ragazza.
Si erano fermati in un'area pseudo-desertica vicino al covo di Kinana per poterla medicare, dato che farlo in quello stretto furgoncino era impossibile.
Da quando era scesa il suo nervo era impazzito, fenomeno che ricollegò all'ansia di non essere nel suo amato nascondiglio ma in mezzo al nulla con cinque sfigati.
Sfigati che le stavano appiccicati, riempiendola di: -Come si sente?- e di: -Vuole che facciamo qualcosa???-.
Che spariste.” Pensava lei, ma era troppo stanca per rispondere.
Solo che proprio non capiva perché continuassero a seguirla e perché l'avessero aiutata.
Soprattutto, come pensavano di guarirla piangendole addosso.
Lasciò vagare il suo occhio distratto in alto, ritrovandosi a fissare la volta celeste più luminosa che mai; era strano, il giorno era sempre arido, la notte invece era limpida, sembrava dire: “il vostro mondo è finito, io invece esisto ancora!”.
Poi, improvvisamente, ebbe uno spasmo e si piegò in avanti rigurgitando.
-Kinana-sama!- Esclamò il colosso col cappello da giullare, Semas se non sbagliava.
-Idioti, mi state facendo stare peggio-kina!- Ringhiò furiosa.
I cinque sobbalzarono spaventati.
-Nono, è normale che lei vomiti!!!- Disse... uhm... Novally?
-Così espelle la magia contenuta nel proiettile!-.
-Ma che stai dicendo-kina? È impossibile una cosa del genere!- Difatti per rimuovere la magia di un proiettile bisognava prima rimuovere il proiettile stesso, ed era solo il primo passo!
Vomitò di nuovo.
-Gliel'abbiamo detto, le lacrime di Warcry hanno anche effetti curativi!- Obbiettò il capo dei cinque, Rocker.
-Infatti adesso dovrebbe farle meno male...-.
Kinana storse la bocca stizzita, ma in effetti le sembrava che il dolore alla spalla diminuisse poco a poco...
-Bene, e ora non resta che rimuovere il proiettile!-.
Kinana sussultò.
-Sapete come fare? Se persino io ci riesco a malapena...-.
TUNF
L'altro gigante, Yeager, batté un piede sul terreno, facendolo tremare.

-Un vero uomo impara sulla pelle!!! WILD!!!- E dicendolo alzò il lembo della caviglia sinistra dei suoi pantaloni, lasciando intravedere tre cicatrici circolari.
Anche Semas fece lo stesso, ma con la manica destra, e Kinana vide che il braccio era crivellato di fori; così Warcry due sulla pancia, Novally uno sulla fronte, mentre Rocker, il più impressionante, ne aveva la schiena piena.
Kinana li guardò allibita: mai avrebbe pensato che quel gruppo di dementi potesse...
-WILD FOUR!!!- Si misero in posa, facendola sospirare sconsolata.
Poi dalla roccia alle sue spalle spuntò una liana che si attorcigliò attorno alla sua bocca.
-Uh!- Fece sorpresa.
-È per stringerla con i denti.- Spiegò Yeager.
Novally si fece avanti e si abbassò alla sua altezza, scrutandola attentamente con due occhi da segugio.
-Che stai facendo-kina?- Domandò stizzita e per niente intimorita, anche se la pianta mutò le sue parole in mugugni sconnessi.
-Uhm...- Lui continuò a osservarla attentamente, poi inaspettatamente sgranò gli occhi e con un gesto rapidissimo... Beh, Kinana vide solo che tra le unghie aguzze stringeva una cartuccia.
Il dolore fu ancora più improvviso e la fulminò da capo a piedi, facendola urlare e piantare i denti nella liana.
-URR!!!-.
-Warcry, disinfetta!- Ordinò Rocker.
Warcry riprese a piangere e a bagnare la lesione.
-Semas, aria fredda!-.
Semas si accucciò e iniziò a far girare vorticosamente la mano davanti alla ferita, e una brezza gelata le attenuò il male.
-Yeager, anestetizza!-.
Dei fiorellini spuntarono sulla pianta e spruzzarono delle spore dentro la ferita, e il dolore praticamente si dimezzò.
Davvero incredibile, non sono così sprovveduti!”.
Ma adesso dovevano fare la stessa cosa con il fianco, e sarebbe stata ancora più dura.



Lisanna si risvegliò nel letto della sua camera d'ospedale.
Si mise seduta e guardò fuori dalla finestra, ma le persiane erano abbassate; dal silenzio fuori dalla porta, intuì che fosse notte.
Si stropicciò gli occhi, tentando di ricordare cosa le fosse successo.
Laki, Ginger, Flare... arrossì quando ripensò a quel “Metodo Kurotsuchi”.
Ma che cos'era? Aspetta un secondo, Freed! L'aveva fatta addormentare! Per non parlargliene? Davvero Freed si era ridotto a una cosa del genere?
Provò a muovere le gambe, e sorprendentemente ci riuscì senza problemi.
Anche le altre ferite, ora che lo notava, erano praticamente guarite.
Incredibile, davvero la trasformazione le aveva dato un fattore rigenerante così potente?
GROW
Il suo stomaco brontolò.

Si mise in piedi, stupendosi ancora di quanto le risultasse nuovamente facile, si mise le ciabatte e uscì dalla stanza.
Guardò a destra e a sinistra, ma il corridoio era vuoto.
No, c'era un carrello con della frutta a una decina di metri da lei.
Chissà chi l'aveva lasciato lì! Ma d'altra parte, se si fosse presa una mela, nessuno avrebbe potuto arrabbiarsi...
Così corse fino al carrello e osservò con aria famelica la frutta.
Mmm... hanno l'aria gustosa...”.
Scosse energicamente la testa.
No, solo uno! Non so neanche per chi sono!”.
Allungò la mano per prendere un frutto, quando si accorse di una presenza sotto di lei.
Abbassò lo sguardo e...
-Happy!-.
-Aye!-.
Il gattino blu la fissava con la sua solita espressione un po' tonta, ma nel senso carino, ingenua, ecco, ingenua e carina.
-Cosa ci fai qui?- Gli domandò lei.
-Wendy ha detto che puoi mangiare, quindi ti stavo portando il carrello di frutta e pesce!- Rispose allegro.
-Da solo?- Fece lei stupefatta; poi, accucciatasi, gli grattò teneramente la testa con una mano.
-Grazie, ma non dovevi fare questo sforzo, potevi chiedere all'infermiera.-.
Poi, alzando lo sguardo e aggrottando la fronte: -Ma io lì non vedo del pesce...-.
-L'ho mangiato io!- Esclamò impassibile Happy.
Ah, adesso è chiaro!” Pensò sorridendo: “Voleva approfittarne, eh?”.
-Lisanna, mi piace il tuo nuovo occhio, sai?-.
Lisanna si accarezzò l'occhio sinistro.
-Ti piace davvero?- Chiese malinconica: -Non ti spaventa?-.
-Mi ricorda quello di Natsu!- Rispose felice lui.
L'albina trasalì.
Natsu... il solo nome la riempiva di tristezza... e di nostalgia... e Happy? Lui non ne provava?
No, guardandolo attentamente, nei suoi occhi intontiti si vedeva che gli mancava molto, ma lui era pur sempre... Happy!
-Ti ringrazio ancora.- Disse quindi.
-Sono contenta che almeno a te piaccia.-.
-A te no?- Domandò Happy.
-Ti rende tanto... così!- E si mise in una posa bizzarra, girandosi di profilo, mettendo la mano a palmo aperto davanti a un occhio, digrignando i denti e assumendo un volto concentrato.
Lisanna ridacchiò: voleva dire che la faceva sembrare una ragazza tosta, una dura.
A pensarci, anche Ginger aveva gli occhi di due colori diversi, e quanto all'essere dura non c'era niente da ridire.
-Ehi, Happy, ti va di farmi un po' di compagnia?- Domandò rialzandosi.
-Aye!- Esclamò Happy, tornando al suo solito sorriso; poi, voltandosi: -Ma non posso: ho promesso a Charle-san che sarei tornato da lei con il pesce, e lei ci conta!-.
O, più probabilmente, gliel'aveva improvvisamente proposto ed era uscito prima di avere una risposta che comunque sarebbe stata negativa.
-Beh, allora vai!- Lo incitò l'albina.
-Aye!- Happy iniziò a correre, anzi, a zampettare via, facendo sorridere di nuovo Lisanna.
Eh sì, quel gatto portava sempre l'allegria dovunque andasse, Natsu aveva scelto il suo nome proprio bene.
Natsu...
No, non era a lui che doveva pensare quella sera: doveva decidere se partire la mattina dopo o restare lì con Wendy e gli altri; da una parte voleva capire perché la principessa l'avesse convocata, dall'altra voleva rimanere con Flare e Ginger... se solo avesse potuto portarle con se sarebbe stato più semplice, ma l'invito era solo per lei e...
Un momento! Forse un modo c'era... in effetti, loro due erano...
Sì, forse poteva funzionare!



Tirava un vento sinistro quella notte.
Al centro della piazzola si ergeva ancora il masso da cui penzolava il braccio inerte di Rustyrose.
Non c'era stato verso, da parte dei soldati, di riuscire a spostarlo o a romperlo, così avevano dovuto lasciarlo lì; nemmeno Jura era riuscito a distruggerlo, cosa impossibile, impensabile, inimmaginabile.
PAF
Il braccio si spezzò in due e la mano cadde a terra di palmo, dove giacque immobile.
Ma dopo un paio di secondi le dita fremettero e si rizzò sui polpastrelli; poi si ingigantì, il pollice e il mignolo retrocedettero, le unghie caddero, la punta del medio si coprì di capelli grigi, spuntarono due occhi e una bocca, e in pochi istanti la mano si era ritrasformata in Rusty, che ora, ancora accovacciato a terra, ansimava sudando.
-Anf... anf... anf...-.
-Per un pelo...-.
Guardò dietro di sé, focalizzando la caviglia sinistra che, monca, grondava sangue.
-Ma ho lasciato il piede lì dentro...- Si passò una mano tra i capelli e rialzò lo sguardo.
-Pazienza, ne dovrò immaginare uno nuovo.-.
Così fece, e poté rialzarsi.
Si guardò intorno: faceva piuttosto freddo e la sabbia, mossa dal vento, si mescolava al sangue per terra.
-La terra copre da sola le sue ferite.- Commentò poeticamente.
Poi spostò lo sguardo su un mucchietto di cenere in mezzo alla piazza; con uno schiocco, lo fece dissolvere.
-Oh, accidenti!- Esclamò, massaggiandosi la nuca con una mano mentre con l'altra indicava con l'indice il punto dove prima c'erano i resti di Kain.
-Ci avevo messo così tanto a replicarlo! Ah, immagino che la vita ti sia stata privata una seconda volta!-.
Poi il suo viso si incupì e i suoi occhi brillarono inquietanti nel buio.
-È così che sei diventata, Cubellios? Davvero sorprendente, ti sei evoluta da serpente... a verme, quale già eri.-.
Questo lo disse torcendo la testa di lato e con una vena pulsante in fronte.
-Non mi resta che ucciderti, immagino.-.
-E tornerai il cadavere che l'inferno ha risputato!-.



Era una bella giornata.
Wendy respirò appieno l'aria mattutina.
Ah, che frescore! L'aria di città era energica, un po' frenetica ma speziata, e quella di Margareth aveva un gusto particolare, che metteva allegria.
Quel giorno si era svegliata presto, lasciando Charle-san e Happy-san a dormire, quest'ultimo doveva anche digerire l'abbuffata di pesce che Charle aveva rifiutato la sera prima e che quindi aveva mangiato tutta lui.
Era anche il suo giorno libero, così decise di fare una passeggiata; mentre camminava per la strada, ripensò al giorno prima, a Lisa-san, a Ginger-san e a Flare-san, a come si erano rappacificate, ma chissà ora cosa gli sarebbe successo,; e poi chissà cos'aveva deciso Lisanna, sarebbe partita o rimasta?
E mentre lo pensava dall'angolo davanti a lei sbucò proprio l'albina.
-Lisanna-san!- Esclamò Wendy, sorpresa: -Cosa ci fai qui?-.
Lisanna abbassò lo sguardo e solo allora la notò (la storia della sua vita).
-Oh, buongiorno Wendy-chan. Sta' tranquilla, riesco di nuovo a camminare, vedi?- E le mostrò una gamba.
In effetti, riusciva a muoverla fluidamente e liberamente, come se non si fosse mai ferita! E anche il resto del corpo era come nuovo!
-Wow, incredibile!-.
-In realtà, Wendy-chan, stavo cercando proprio te.- Aggiunse la ragazza.
-Me?- Ripeté Wendy.
Lisanna annuì: -Volevo chiederti se per te è possibile...-.
Wendy la ascoltò attentamente, poi spalancò la bocca.
-Allora, che ne pensi? Può funzionare?- Domandò speranzosa Lisanna.
-Beh... non saprei...- Fece Wendy.
-In effetti, se la metti su questo piano, forse potresti, ma dovresti prenderti la responsabilità di Flare-san e Ginger-san...-.
-Me la assumo completamente.- Rispose sicura lei.
-In questo caso... in questo caso dovresti parlarne con Freed-san...-.
-Ho già preparato il mio zaino, ora devo solo andare da lui e chiederglielo; sai dove posso trovarlo? Non mi ha detto dove ha messo il suo Espada...-.
-Dunque, vediamo...- Wendy ci pensò su qualche secondo, poi rispose: -Ieri mi ha detto che aveva trovato un posto interessante. È il giardino botanico, sai dove si trova?-.
-Sì, ti ringrazio Wendy-chan! Ci vediamo più tardi!- Lisanna si voltò e corse via.
Cavolo, riusciva persino a correre!
Wendy la guardò allontanarsi e decise di tornare all'ex-dormitorio di Lamia Scale, dove ora viveva, quando vide Charle e Happy volarle incontro a gran velocità.
-Wendy!!!- Urlava il gatto blu con aria spaventata.
Cosa poteva essere successo? Forse qualche problema in ospedale?
-Charle, Happy-san! Cosa succede?-.
I due exceed atterrarono davanti a lei; avevano l'aria di dover dare una notizia terribile, ma dovettero prima riprendere fiato.
-Wendy... abbiamo saputo... una cosa...- Ansimò Charle.
Wendy sussultò, doveva essere davvero grave.
Charle strizzò le palpebre e disse, con voce addolorata: -È arrivata una notizia in ospedale; io penso tu debba saperla...-.
-Charle-san...-.
-Aspetta, Wendy!- La interruppe Happy.
-È solo una voce! Non è detto che sia così!-.
-È... è vero!- Concordò Charle: -In realtà è solo una diceria!-.
Ma non c'era un briciolo di speranza nel suo tono.
Wendy iniziò a provare paura: un brivido freddo le risalì lungo la schiena e sentì che le stava per mancare il fiato.
Quasi con terrore chiese: -Charle, Happy-san, che cosa dovete dirmi?-.
I due si scambiarono un'occhiata preoccupata, poi Charle le rispose.
Inizialmente Wendy non capì; sentì solo un nome e altre parole sconnesse, come un puzzle rovesciato sul tavolo.
Poi però i pezzi andarono al loro posto, mentre il suo spirito crollò come un castello di carte, in quella bella giornata di sole.



Freed chiuse gli occhi, inspirò ed espirò.
Era proprio una bella giornata.
Attorno a lui, sentiva i pesci guizzare nello stagno, gli insetti ronzare tra i fiori, gli uccelli pigolare nei nidi; ma erano suoni distanti, assopiti, o forse lo era lui in quel momento.
Gli piaceva quel posto: non tanto per la pace e la tranquillità che vi regnavano, quelle le poteva trovare anche in un cimitero o su un campo dopo la battaglia, no, a lui piaceva il tepore, l'odore umido e fresco della natura, l'armonia dell'ambiente, l'idea che un ecosistema così grande potesse essere racchiuso in uno spazio così piccolo.
-Freed-san!-.
Freed riaprì gli occhi e si girò.
-Ecco... ti disturbo?-.
Freed squadrò attentamente Lisanna, che indossava una maglietta azzurra a maniche lunghe e degli shorts verdi; aveva un aspetto trafelato, stava ancora riprendendo fiato, e in effetti dal rumore dei suoi passi aveva già intuito che stesse correndo.
-Ora non più.- Rispose Freed.
Vedendo lo sbigottimento dell'albina, aggiunse abbozzando un sorriso con un angolo della bocca: -Stai tranquilla, se non avessi voluto essere disturbato sarei andato in un posto più riservato.-.
-Oh... bene...- Lisanna si riscosse agitando la testa: -In ogni caso devo dirti una cosa!-.
-Hai deciso di venire con me?- Domandò allora Freed.
-Sì!- E più che una risposta era un'esclamazione.
-Bene, allora possiamo...-.
-Però a una condizione!-.
Freed si bloccò.
-Sentiamo.-.
Lisanna inspirò profondamente, e disse con un sol fiato: -Vorrei che Flare e Ginger venissero con noi!-.
Freed ammutolì.
Dopo un po' Lisanna chiese, più mestamente: -Freed-san, possono venire, vero?-.
Freed socchiuse gli occhi, focalizzando con l'unico scoperto il viso della ragazza.
Dunque era così...
-Certo, non ci sono problemi.-.
Lisanna parve sorpresa della sua risposta; strano, perché dava l'impressione che fosse quello che volesse.
-D-davvero? Cioè, ovviamente mi prenderò io la responsabilità per le loro azioni...-.
-Lo so bene, altrimenti non me l'avresti chiesto.-.
Le labbra della maga tremolarono, incerte su cosa dire.
-Oh... è vero, ma...-.
-In effetti- La fermò lui: -in tempo di guerra i maghi non potrebbero spostarsi a loro piacimento, men che meno a Crocus.-.
-Tuttavia siamo in due casi particolari: Ginger non è un mago, ma un demone nemico, pertanto dovrebbe venire scortata al più presto nella capitale, e per farlo è sufficiente un mago della Squadra Reale, come me; Flare, invece, è una maga, ma risulta morta in tutti gli archivi, pertanto trasferirla all'Ufficio Anagrafe di Crocus è una scelta logica, soprattutto se vuole arruolarsi.-.
-Immagino tu abbia pensato più o meno questo.-.
-S...sì... più o meno...-.
Freed sorrise di nuovo.
-Scusami, non ho saputo resistere, a volte sono superbo. Anche se a dire il vero, speravo che tu arrivassi a questa conclusione.-.
-Lo speravi?-.
-Già, infatti ho già predisposto il trasferimento di entrambe.-.
A ogni sua frase Lisanna era sempre più incredula.
-Beh, una ragazza gentile come te non avrebbe mai permesso che potesse succedere qualcosa a due persone per le quali avevi già rischiato la vita; d'altra parte, un'udienza con la principessa potrebbe essere d'aiuto sotto molti aspetti, perciò è normale che tu abbia cercato una via che conciliasse questi due fattori.-.
-E tu... tu questo quando l'hai capito?-.
-Più o meno quando non mi hai risposto subito quando ti ho dato la lettera.-.
-Ma... ma perché non me l'hai detto subito?-.
-Era una cosa che dovevi capire da sola.-.
Poi socchiuse ancora gli occhi, lasciando trapelare una sinistra maliziosità.
-E poi te l'ho detto che sono un po' superbo.-.
Si alzò dalla panchina e le si avvicinò; lei lo fissava ancora stupita.
-Avanti, Lisanna, andiamo a prendere le tue amiche.-.
Lei annuì, ma ancora con uno sguardo vacuo.
Forse era un po' troppo superbo.



Lisanna trovò Ginger seduta sul suo letto con le braccia incrociate e con un'espressione scocciata in volto.
-Si può sapere che diavolo sta succedendo? Perché tutto d'un tratto devo partire-dechi?-.
-Ginger-san, so che è improvviso, ma è per il tuo bene...- Cercò di calmarla lei.
-Per il mio bene? E dove mi porti per il mio bene? In un laboratorio, o in un altro posto dove mi sminuzzeranno e mi studieranno???-.
Lisanna trasalì, intuendo quanto, sotto la rabbia, Ginger fosse preoccupata.
-No, questo non lo permetterò mai!-.
-Oh-dechi? E perché dovrei crederti?-.
-Perché... perché noi siamo...-.
-Come-come??? Pensavi che bastasse uno stupido discorso sull'amicizia per farmi cadere ai tuoi piedi???-.
Lisanna non sapeva cosa rispondere.
-Non mi fido di voi umani! Figurati se vi lasciate andare un'occasione come questa di studiare il nemico-dechi!-.
-Ma... ma di me ti puoi fidare!-.
-Anche se fosse? Con quale autorità puoi garantirmi che non verrò uccisa, eh???-.
Lisanna raggelò, comprendendo quanto effettivamente Ginger avesse ragione: come poteva lei, un semplice mago, assicurarle che sarebbe andato tutto per il meglio?
Ginger alzò un sopracciglio e sospirò.
-Diavolo, sei davvero una ragazzina ingenua... oh, a proposito di ragazzine!- Ginger alluse qualcosa alle spalle della ragazza, che si girò e vide entrare Flare; alla giovane era stato dato una strap shirts rossa, che le risaltava il seno prosperoso, e un paio di leggins azzurri, mentre i suoi capelli erano lasciati lisci dietro la schiena e raccolti con un fiocchetto rosa quasi sulla punta.
Come avrebbe detto un ragazzo, era proprio uno schianto; e in effetti persino Lisanna si sentiva imbarazzata, ma mai quanto Flare, che, al solito, aveva il viso in fiamme.
-B-buongiorno, Bianca.-.
-B-buongiorno Flare.-.
Ginger ridacchiò divertita.
-Ma guarda, hai cambiato look; in effetti, è da giorni che indosso gli stessi vestiti, iniziano a stufarmi-dechi...- Per non dire puzzare.
Si leccò le labbra con fare famelico.
-Sembri un bel bocconcino, comunque.-.
Chissà se era una minaccia un complimento.
-G-grazie, Neko-san.- Gemette Flare, abbassando lo sguardo.
-Neko? Ci mancava pure questa... I miei vestiti sono dentro l'armadio, giusto?- Ginger si avvicinò al mobile e lo aprì, analizzando attentamente i vari abiti; poi, quando ne ebbe scelti un paio, si tirò via la tuta e iniziò a spogliarsi.
-Ma... ma che fai! Non ci fai uscire prima???- Esclamò shoccata Lisanna.
-Uh?- Ginger si girò di un quarto, guardandola incuriosita: -Perché mai dovrei farlo? Dalle mie parti facciamo sempre così-dechi.-.
-Sul serio? Ma non ti vergogni?-.
-La vergogna è per voi stupidi umani.- Rispose seccamente lei come per chiudere la questione, ma poi aggiunse sogghignando: -...e poi voi due dovreste essere le ultime a scandalizzarvi, circolano certe voci qui dentro...-.
-Cos... aspetta! Vuol dire che anche tu lo sai???-.
-E chi non lo sa-dechi?- Ribatté l'altra, finendo di rivestirsi.
Beh, per esempio io!”.
Ginger si voltò completamente, e Lisanna vide che si era messa un tube top che le scopriva la pancia dai bizzarri colori azzurro e rosso acceso che si mescolavano in un vortice al centro, e dei pantaloni di tela neri, dentro i quali la coda sparì in un guizzo.
-Ecco, ora sembro quasi una patetica umana.- Disse sistemandosi i capelli con una manata.
Certo che non mancava mai di insultarle... però stava davvero bene, non fosse stato per le orecchie e per gli occhi poteva davvero passare per una ragazza normale.
In realtà, tutte e tre in quel momento potevano sembrare delle ragazze normali.
-Adesso, mi aiutate a fare la valigia o rimanete lì a fissarmi come due sceme?-.
Lisanna incrociò le braccia.
-Potresti chiedercelo più gentilmente, sai?-.
Ginger sbuffò.
-Per favore-dechi?-.
Già qualcosa.
In quella bussarono alla porta.
-Posso entrare?- Domandò la voce di Freed.
-Eh? E chi è?-.
-È Freed, è...- Lisanna cercò una parola per descriverlo.
-...un amico. Entra, Freed-san!-.
Freed entrò, gettando una rapida occhiata su ciascuna ragazza, talmente velocemente che Lisanna vide appena la sua pupilla guizzare da una parte all'altra prima di fermarsi davanti a sé.
-Volevo informarvi che possiamo partire, se siete pronte.-.
-Sì, ci manca solo da finire di sistemare la valigia di Ginger-san.- Lisanna si voltò verso la ragazza per indicarla a Freed, gesto inutile ma spontaneo, ma vide che fissava Freed... come dire... sbigottita? No, non era solo sorpresa, sembrava anche... imbarazzata? Possibile?
-Ma tu sei quello dei Grandi Giochi della Magia-dechi!- Esclamò puntandolo con un dito.
-Quel tipo sugli spalti!-.
La faccia di Freed divenne più o meno quella che Lisanna aveva visto il giorno prima quando gli aveva chiesto del Metodo Kurotsuchi, blu di paura mista a vergogna mista a sorpresa.
-Igh!-.
-BRUTTO DEPRAVATO PERVERTITO!!!-.
Lisanna aggrottò la fronte.
Brutto depravato pervertito?
Freed?
-G-Ginger, cerca di calmarti...-.
-Col cavolo!!! Non dopo quello che mi ha fatto!!!-.
-Guarda che sei stata tu a venirmi addosso.- Puntualizzò lui.
-NON TIRARE FUORI SCUSE-DECHI!!!-.
Ginger stava per saltargli addosso quando Flare si frappose tra i due; anzi, in realtà si mise davanti a Freed borbottando a testa bassa qualcosa che Lisanna non sentì.
Freed inclinò la testa di lato, confuso.
-Uhm, non serve che mi ringrazi, ma perché mi hai chiamato Raijin?-.
Lisanna sorrise, carino come soprannome.
-In ogni caso- Riprese Freed: -vi aspetto qui sotto.-.
-EH??? NON PENSERAI DI ANDARTENE BASTARDO!!!- Ginger si lanciò in avanti, ma Lisanna ebbe la prontezza di balzarle contro e PUM, le due si scontrarono e finirono a terra, proprio mentre la porta si richiudeva.
-Ohi-ohi!- Fece Lisanna massaggiandosi la nuca.
-Stupida umana!!! Perché sei sempre tra i piedi???- Ginger si rialzò e tirò una mano all'indietro, creando una palla infuocata nel palmo della mano e puntando la porta.
-Ma non mi sfuggirà così!!!-.
Fortunatamente, ancora una volta Lisanna la anticipò e le bloccò il polso con una mano, impedendole di lanciare la sfera.
-E lasciami-dechi!-.
-No, e anche se non so perché ce l'hai tanto con lui non puoi fare certe cose in ospedale!-.
Ginger strinse i denti e ringhiò sommessa, poi spense il fuoco.
Lisanna tirò un sospiro di sollievo e la lasciò andare; sbuffando, la Cambiata si diresse verso la valigia, che era ancora vuota.
-E allora muovetevi, stupide umane!-.
Sospirando sconsolata, Lisanna seguita da Flare la aiutò a mettere dentro i vestiti (non tanti, trovati chissà dove), infine prese il suo zaino e insieme uscirono dall'ospedale, ritrovando Freed che le aspettava davanti all'Espada.
Cavolo se era grosso quell'autocarro! Completamente nero, con un 4 bianco sui fianchi, era grande come due camper. Aspetta, un 4? Tra tutti gli autocarri, gli Arrancar erano l'élite, e i dieci Espada l'élite dell'élite, e lui aveva il quarto?
Anche Flare e Ginger erano rimaste stupite dall'imponenza del mezzo, ma quest'ultima si riprese quasi subito e ricominciò a ringhiare contro Freed, che arretrò intimorito.
-Uhm, le tue amiche possono salire dietro.- Disse indicando il vano di carico.
-Eh??? Lì dentro??? Dovrei fidarmi a salire in quella prigione a due ruote???-.
Anche Flare non sembrava felice all'idea.
-No, non preoccupatevi!- Cercò di rassicurarle Lisanna.
-Non avete nulla da cui temere! Se volete, salgo anch'io con voi!-.
-Bla bla bla, odio questo tuo fare da saltarellina-dechi!- Sbottò Ginger; poi, afferrando il braccio di Flare: -Coraggio, muoviamoci!- e la trascinò dentro, incurante dei suoi deboli: -A-aspetta, Neko-san!-.
Lisanna le guardò entrare con aria preoccupata: dovevano sentirsi davvero spaventate a entrare lì dentro, in effetti.
-Sta tranquilla, staranno bene.- Disse Freed, quasi leggendole nel pensiero.
-Lo spero...-.
-Su, sali dall'altra parte.- La invitò Freed; Lisanna fece per obbedire, quando vide il ragazzo alzare la testa sorpreso e fissare qualcosa alle sue spalle; lei si voltò e solo allora notò Wendy, che era ferma all'entrata dell'ospedale insieme a Happy e Charle.
-Wendy-chan!- Esclamò raggiungendola.
Wendy le sorrise.
-Stai partendo, Lisa-san?- Le chiese.
Lisanna annuì.
-Ti ringrazio ancora di avermi aiutata, spero di rincontrarti presto.-.
Wendy scosse la testa.
-Avrei solo voluto poterti aiutare di più...-.
-Mi hai già aiutato abbastanza, Wendy.- Poi si corrucciò.
-Va tutto bene?-.
Infatti, Lisanna aveva notato una punta di tristezza nella sua voce, il suo sorriso e il suo modo gentile avevano un che di forzato; e anche Charle e Happy sembravano nervosi.
-Sì, sono solo triste che te ne vada.- Le rispose la ragazzina.
-Anch'io vorrei restare qui con te, però...- Lanciò un'occhiata all'autocarro, ripensando a Flare, a Ginger e alla principessa.
-Non fa niente, solo...- Wendy ebbe una specie di blocco: le sue labbra tremarono, la sua voce si interruppe, i suoi occhi diventarono lucidi.
-...solo ritorna viva, ti prego.-.
Lisanna sussultò.
Wendy...”.
-Certo, ci puoi contare!- Esclamò esuberante: -Vedrai, ci rincontreremo presto!-.
-È una promessa?-.
Quelle parole suonarono strane: non era da Wendy quell'atteggiamento supplicante, forse un tempo era stata così, ma ora era maturata; eppure sembrava sull'orlo di lacrime.
-Wendy, io...-.
Si fermò quando sentì qualcosa di caldo attorno alla caviglia; abbassò lo sguardo e vide che Happy la stava abbracciando.
-Happy...-.
-Lisanna, torna viva!- Urlò anche lui.
La ragazza cercò qualche aiuto in Charle, ma anche lei pareva scossa.
-Te lo prometto, Wendy.- Disse alla fine.
-Tutto questo finirà, allora tornerò da voi, e non me ne andrò mai più.-.
Wendy finalmente sembrò sollevata, e Happy si scrollò dalla sua caviglia, ma tenendo il viso basso e con le lacrime agli occhi.
Lisanna si piegò sulle ginocchia e gli mise una mano sulla testa.
-Ehi, guarda che l'ho promesso anche a te, Happy. Su, sì felice!-.
Happy rantolò qualcosa, poi annuì debolmente; quindi Lisanna si rivolse a Charle.
-Prenditi cura di Wendy.-.
L'exceed sembrò sorpresa della richiesta, ma anche lei, occhi lucidi, annuì.
Lisanna quindi rialzò il viso su Wendy.
-Ci vediamo, Wendy!-.
Wendy deglutì quello che era sicuramente un boccone amaro.
-Ci vediamo presto, Lisa-san!-.
Lisanna le sorrise e, con il cuore in mano, la lasciò lì, tornando da Freed che intanto era già salito nel posto del guidatore, mettendosi di fianco a lui.
Dietro di lei sentiva Ginger lamentarsi per lo spazio stretto e scomodo e Flare cercare pacatamente di calmarla; Freed mise in moto e uscirono dal parcheggio dell'ospedale.
Lisanna appoggiò la fronte sul cruscotto, sospirando.
Vedrai, Wendy, ritornerò!”.



Wendy osservò l'Espada allontanarsi per strada, senza riuscire a proferire una parola.
Charle la strattonò amichevolmente per la mano.
-Wendy, perché non gliel'hai detto?-.
La ragazzina non smise di fissare davanti a sé, e fu quasi tentata di non risponderle.
-Non potevo farlo. Aveva preso la sua decisione, se gliel'avessi detto avrebbe cambiato idea solo per me. Non sarebbe stato...-.
Si interruppe e scoppiò in singhiozzi.
-Però una parte di me vorrebbe che fosse rimasta! So di essere egoista, ma non voglio perdere anche lei!-.
-Wendy...- Fece triste Happy.
-Non sei egoista, Wendy.- Disse Charle.
-Sei solo... umana.-.
Wendy si coprì gli occhi con un braccio e cercò di soffocare i singhiozzi, ma inutilmente.
Non riusciva a non pensare a quel nome, non riusciva a credere che non l'avrebbe mai più rivista, non riusciva a sopportare quel peso. Non ci riusciva, ed era giusto così, perché quello che era successo non era giusto, non era affatto giusto.
Non in una bella giornata come era stata quella.



Kinana riaprì gli occhi: il furgoncino si era fermato.
-Siete andati dove vi ho detto?-.
I cinque idioti annuirono.
-Ma, Kinana-sama, che posto è questo?- Domandò Rocker.
Aiutata da Yeager, Kinana si rimise in piedi, per quanto potesse stare in piedi in quello spazio così angusto.
Soffocò un rantolo di dolore nel muovere la spalla e il bacino, ricordandosi che una volta scesa avrebbe dovuto trattare meglio quelle due ferite.
-Non è ovvio? È la mia base, scemi!-.
I maghi si scambiarono un'occhiata confusa.
-Certo, ma questo posto è...-.
-Sì, lo so cos'è-kina.-.
Kinana aprì lo sportello e scese dal furgoncino; era una bella giornata, con l'occhio vagò sulla distesa di campi incolti e casette ridotte in rovina, il tutto immerso in uno scenario di colline verdi, fino a fermarsi al termine di una lunga strada, dove sorgeva una villa un tempo bianca e sontuosa ma ora piena di squarci alle mura, circondata da ciò che rimaneva di un giardino fiorito con tanto di fontana centrale, ovvero una distesa di erbacce ingiallite e un rudere sporco e semidistrutto.
Eppure non poteva trovare posto migliore per accamparsi, dato che aveva un'ottima posizione staccata dalle vie principali ma non eccessivamente distante da esse, era facile da difendere ma anche da abbandonare in caso di fuga; e poi era uno di quei terreni morti che piacevano a lei, gli spettri di rancore in quel luogo erano palpabili tra le dita.
Sì, si era scelta un buon covo usando la vecchia Villa Heartphilia.



Angolo dell'autore
Yawn! Buonasera a tutti! Vi strappo quest'ultimo secondo per  dire a gallade01 che mi sa che ci sta azzeccando... e considerate la cosa del Metodo Kurotsuchi come un Easter Egg o che so altro.
Poi niente, verrà il giorno in cui aggiornerò ad un orario decente, ma non è questo il giorno!
Buonanotte XD!

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Capitolo 10
*** Inganno ***


Preso dal panico
non piangere
Fermati un attimo
posso farcela
Perché se vai più giù
più giù
Forse non torni più
forse non torni più
Cerchi di uccidere
nemici
Quello che hai dentro te
non lo dici
Ma fare come fai
come fai
poi te ne pentirai
te ne pentirai

(Panico-Neffa Ft. Fabri Fibra)

Non ci provava poi tanto gusto.
A differenza degli altri demoni, vedere qualcuno rantolare ai suoi piedi non gli piaceva questo gran che.
Lui preferiva vedere la gente morta ai suoi piedi, non quella ancora in vita, per quelle persone provava sempre un certo... non proprio un dispiacere, più una noia nel doverli guardare negli occhi per finirli; con i morti era più semplice, non si muovevano, non gli parlavano, non lo guardavano, stavano zitti e si facevano massacrare per bene; a pensarci bene, questo fastidio era più forte da quando era tornato.
Si lasciò scappare un sospiro nello squadrare la ragazza inginocchiata ai piedi del trono, tenuta immobile da due demoni in armatura, una giovane dai lunghi capelli rosa che ricadevano sciolti sul suo viso graffiato e sullo sporco vestito rosso, privi delle consuete cuffie.
-Finalmente ti abbiamo presa, Meldy. Mi annoio, suggeriscimi un modo originale con cui potrei ucciderti.-.
-Aspetta!- Lo supplicò lei.
Natsu girò gli occhi: “Ecco che ricomincia...”.
-Aspetta, Natsu, ti prego!- Singhiozzò: -Io lo so... lo so che sei ancora lì dentro! So che tu non vuoi tutto questo!-.
Quante volte aveva già sentito quelle parole? Ormai aveva perso il conto fino a diventarne insofferente, e con un cenno ordinò alle guardie di sbatterle il viso sul pavimento; e quando i due, tirandola per i capelli, la costrinsero a rialzare lo sguardo, non si curò più di tanto del sangue che colava dalla sua fronte e dalla sua bocca.
Provò a parlare, ma uscì solo un gorgoglio rauco, quindi E.N.D. la precedette.
-In realtà sono sorpreso che proprio tu stia tentando di “aiutarmi”, dopo che ho ucciso davanti a te tutti i tuoi compagni di gilda.-.
Meldy trasalì, e E.N.D. capì di aver colpito nel segno, così sporgendosi in avanti scandì: -Io ho polverizzato Gerard davanti ai tuoi occhi. Te lo ricordi, vero? Quella volta te la desti a gambe levate mentre li ammazzavo, ricordi?-.
Meldy deglutì e abbassò il viso, ma i due demoni la costrinsero a rialzarlo, così Natsu si ritrovò a guardarla negli occhi.
Ecco, ancora quello sguardo, aveva fatto a pezzi il suo animo ma in fondo a quegli occhi lacerati brillava ancora chissà quale fioca speranza. Che gusto c'era nell'eliminare qualcuno con quegli occhi? Ma, d'altra parte, Crime Sorcière era troppo pericolosa anche per subire il Cambiamento, doveva essere eliminata totalmente, com'era successo a quel villaggio di giganti o a Raven Tail. Beh, con loro era stata più antipatia personale.
Tornò a sedersi su quel trono scomodo e riprese: -Non mi odi del tutto, te lo leggo negli occhi. Sono quello che dovresti volere morto più di tutti, ma non ci riesci. Sei patetica.-.
E, giusto per fare più effetto, la fece sbattere ancora sul pavimento, lasciandola stavolta un po' di tempo sdraiata, per darle l'illusione di un attimo di tregua.
Non gli piaceva molto, ma sapeva bene come infierire.
Anche se una certa soddisfazione la provò quando, rimessa forzatamente in ginocchio, vide che non aveva neppure più la forza di tenere alta la testa, che le cadeva continuamente in avanti, e dopo che le guardie la obbligarono a guardarlo ancora una volta, notò che la sua espressione era finalmente cambiata: le sue palpebre erano livide e umide, il suo viso era insanguinato, la sua bocca era socchiusa e i suoi occhi si erano ormai spenti, non riuscivano più a guardarlo, si limitavano a fissare il vuoto in mezzo a loro, e vuoti erano loro stessi.
Era morta, almeno dentro.
-Mi irriti. Sei morta troppo velocemente. Sei una codarda, fino ad adesso non hai mai fatto nient'altro che scappare, e ora che ti abbiamo catturata ti arrendi subito. Non meriti neanche di farmi divertire.-.
Alzò la mano e la avvampò, preparandosi ad incenerirla, quando quella scosse violentemente la testa.
-No! Io non mi arrendo! Io ti riporterò in te, Natsu, e farò finire tutto questo!-.
-Oh.- Si finse sorpreso lui: -Sono curioso di vedere come farai.-.
Rialzò improvvisamente lo sguardo, e lui sobbalzò.
Il suo sguardo... non era la prima volta che qualcuno si risvegliava all'ultimo momento, ma non aveva mai avuto quegli occhi: di solito la disperazione e la paura li riaccendevano, invece i suoi erano ancora vitrei, come se si fosse rassegnata a morire... o forse era altro? Premeditazione? Stava aspettando quel momento?
Si rese conto solo allora della sua posizione, con l'energia sul braccio era calata la sua difesa, ma era impossibile che...
-Sbagli a dire che mi avete presa. Io mi sono lasciata prendere!-.
In un attimo le sue mani erano libere e puntavano il volto dei due demoni che furono trafitti da due spade spuntate dai suoi palmi; no, era stata perquisita, non poteva... ma quelle non erano spade, erano le sue ossa! Aveva estratto le ossa dalle braccia! Ma che razza di magia...
Meldy lo puntò con entrambe le braccia; una mossa palesemente inutile, non sarebbe mai stata più veloce di lui ad attaccarlo, allora perché stava sorridendo?
Poi, però, le ossa si ritrassero e il polso destro di Meldy si illuminò.
Uh?” Natsu abbassò il braccio e se lo esaminò; era caldo, ma non per la fiamma, era più un tepore, un formicolio.
Poi lo vide: un cerchio rosa attorno al suo polso, con un cuore al centro.
Quest'incantesimo... non sarà...”.
Alzò sulla ragazza due occhi indemoniati, a cui lei rispose con un ghigno superbo.
-Maguilty Sense: Sensory Link. Ora i nostri sensi e le nostre emozioni... anzi, le nostre stesse vite, sono collegate dalla mia magia.-.
E.N.D. socchiuse le palpebre, con la netta impressione che la cosa stesse prendendo una brutta piega.
Le nostre vite?”.
-Se ora mi colpisci, morirai insieme a me, Natsu.- Spiegò lei: -Quindi tenta... di riprendere il controllo di te...-.
Avrei dovuto colpirla prima...” Intuì lui: “Ma ora che vuole fare? Vuole eliminarci entrambi?”.
Meldy chiuse gli occhi e unì le mani, sembrò concentrarsi.
Poi successe qualcosa di strano.
Fairy Tail.
Cosa? Perché ho pensato questo adesso?”.
Fairy Tail.
No... non sono stato io...”.
Poi arrivò il resto.
Natsu strinse le mani tra i capelli, cercando di contenere le immagini e le sensazioni che si stavano introducendo nella sua testa. Che lei stava introducendo.
Calore.
Affetto.
Amicizia.
Amore.
Lucy.
-Natsu.-.
E.N.D. sbiancò nel risentire quella voce, per un attimo i ricordi si concentrarono su un'unica persona; alzò il viso sulla ragazza e vide che era stata lei a parlare, ma la sua voce non era la sua.
Era più limpida, e dolce, e bella.
Era...
-Smettila!!! Che cazzo stai facendo alla mia testa???-.
-So che mi puoi sentire.- Proseguì lei, ogni parola era un colpo al cuore con quella voce.
-Ti tirerò fuori da lì, resisti ancora un po'. Tornerai a essere ciò che sei realmente, e torneremo a casa insieme.-.
No, no, no, perché stava accadendo questo??? Cos'era quel dolore che sentiva??? Perché rimpiangeva quella voce???
Felicità.
Gioia.
Rimpianto.
Fairy Tail.
Un'altra figura si insinuò nella sua mente, quella di una giovane donna dai capelli neri che fluttuava nel vuoto, e la vide bella; e lui era davanti a lei, ma era in un corpo minuto, che non era il suo, e pensò di amarla, ma non era lui a pensarlo; vide la donna aprire le braccia e avvicinarsi a lui, eppure non tentò nemmeno di scappare, anzi, desiderò di andare da lei, e corse da lei, e si fece abbracciare da quelle morbide braccia.
Provò l'impulso di piangere, e di abbandonarsi a lei, e di amarla, e così fece.
Perché quella donna era Ultear, ed era tutto per Meldy, ed ora era tutto per lui.
-Natsu.- Lo chiamò lei.
-Torna da me. Torna, Natsu.-.
Forse urlò, o forse fu Meldy a urlare, non riuscì a capirlo, strinse le mani così forte da provare dolore, eppure quelle sensazioni erano più forti di quel dolore o di qualsiasi altro, si fecero strada nella sua mente sconvolta, penetrarono nell'angolo più buio della sua anima e...
-Ti è piaciuta?-.
Natsu rialzò la testa, scrollando il collo.
Meldy trasalì, fermando il flusso dei suoi pensieri.
Aveva capito che qualcosa non andava, lo percepiva.
-L'ultima volta che ho recitato ho impersonato un drago un re demoniaco, e penso che mi si addica. Ma non me la sono cavata male nemmeno oggi, non credi?-.
La ragazza aggrottò la fronte, tentando di riprendere a contaminarlo, ma invano.
-Oh? Come, non ci sei ancora arrivata? Non hai capito il punto debole del tuo piano?-.
Meldy sgranò gli occhi, finalmente iniziava a capire.
-Tu hai pensato: “introdurrò le mie emozioni umane nel suo corpo e risveglierò i suoi ricordi assopiti, così da indebolire E.N.D. e liberare Natsu dalla sua mente.”, come se un po' di Lost Magic sarebbe bastata a sconfiggere l'anima di un demone... In ogni caso, sei partita da un presupposto errato.-.
-“Natsu è intrappolato nel suo corpo.”, è questo che credevi. Che io e lui fossimo due cose distinte. Sbagliato. Io non sono E.N.D. o Natsu, io sono E.N.D. e Natsu.-.
-Non mi capisci, lo sento. Vedi, quello che tu chiami “Cambiamento” è in realtà quella che voi umani chiamate “Evoluzione”: non ho eliminato i ricordi di Natsu, né li ho rinnegati, li ho aggiunti agli altri. E anche le sue emozioni, le ho aggiunte alle altre. Le ho solo messe in fondo al resto. Mi sono evoluto da umano a demone, senza cancellare niente di ciò che ero, solo riassemblandolo seguendo il mio istinto, che è di ammazzarvi.-.
-Detto in parole povere, non c'è niente da risvegliare, sono già completamente sveglio. Sono solo cambiato.-.
-E allora tu mi chiedi: “Cosa ne hai fatto delle emozioni che ti ho inviato?”. È molto semplice: le ho incassate, catalogate e aggiunte alle altre. “Ma allora cos'era quello che mi tornava?”; niente di meno che sensazioni e memorie che avevo già aggiunto e che ho estratto per mostrartele.-.
-Se non te ne sei accorta è colpa tua e della tua magia. Con il Link sei abituata a condividere ciò che vuoi e a ricevere tutto il resto, perché lo hai usato sempre su maghi al tuo stesso livello o più deboli; ma io, che sono molto più potente di te, ho usato il tuo stesso trucco, ti ho rispedito ciò che volevo e ho presto da te tutto. Tutti i tuoi ricordi. Tutti le tue emozioni. Tutti i tuoi pensieri. E l'ho aggiunto, tutto quanto.-.
-Beh, quasi tutto, è solo la prima volta che uso questa magia.-.
-“Ma se avessi preso informazioni da me, l'avrei sentito.”, hai pensato. Certo, era quello che ti ho fatto pensare.-.
Meldy spalancò la bocca, era rimasta in silenzio per tutta la sua spiegazione immersa in chissà quali... no, sapeva bene che cosa aveva provato, e che cosa stava provando.
Incredulità.
Stupore.
Paura.
-Proprio così, ho usato la tua stessa magia su di te. E ora posso controllare ogni tuo pensiero. Posso controllarti.-.
Posso controllarti, il solo pensiero lo fece eccitare, si leccò la lingua e si sporse in avanti.
-Posso farti suicidare, posso farti ripudiate tutto quello in cui credi, posso farti uccidere le persone che ami di più, e posso farti divertire nel fare tutto questo.-.
-No...- Biascicò lei, solo perché lui decise di darle un po' di forza per parlare. Che non si dicesse che non fosse gentile.
Meldy scosse lentamente la testa, i suoi occhi si inumidirono di paura.
-No, non posso crederci...-.
-Ah, hai ragione in effetti. Non te l'ho permesso ancora. Se l'avessi fatto mi sarei risparmiato tutto il discorso; ma poi dove stava il divertimento?-.
-No, tu menti...- Sembrava una bambola inespressiva, e stavolta lui non c'entrava niente. Quasi.
Natsu alzò un angolo della bocca e Meldy si irrigidì tutta.
-Odio. Per un secondo ti ho fatto odiare Ultear con tutta la tua anima.-.
L'impatto fu forte, se Natsu non si fosse preparato a incassarlo avrebbe potuto anche subirne.
Lo percepì chiaramente, quella ragazza era andata in pezzi.
-No... ti prego, Natsu...- Il bel viso della ragazza si contrasse in una smorfia di terrore e iniziò a piangere copiosamente: -Ti prego, Natsu! Ti prego, Natsu! Ti prego, Natsu!!!-.
Natsu si riappoggiò sul trono, tutta quell'estasi l'aveva quasi fatto alzare in piedi, e alzò gli occhi.
Ecco che partivano le suppliche, ecco che partivano le lacrime, ecco che partivano i “no” aspri con la testa, e i pugni sul pavimento, e le testate eccetera.
-Non può essere vero! Non ci credo! Non posso crederci! Dimmi che non è vero! Dimmi che ci sei ancora, Natsu!!!-.
Dolore, sconforto, panico, Natsu li provò tutti assieme a lei, e decise che doveva finire, la faccenda era già diventata noiosa.
Così decise di accontentarla: voleva entrare nella sua anima e la fece entrare.
Non fu tanto per lo stato in cui si trovava, quanto per il fatto che un cervello umano non poteva sopportare simili visioni, che la ragazza non durò che qualche secondo: scattò in piedi, cacciò un urlo terrorizzato e sbarrò gli occhi, crollando a terra come una bambola rotta.
Era stato relativamente buono con lei, dicevano che l'infarto non faceva male ed era molto rapido.
Mentre si rigirava il polso, libero dal marchio che le aveva fatto disattivare un secondo prima che morisse, pensò che in fondo infierire sui vivi non era poi così male.



Lisanna, fronte sul finestrino, fissava annoiata il paesaggio sfrecciarle davanti agli occhi.
Erano in strada da circa mezz'ora, e Freed non aveva ancora aperto bocca, limitandosi a guardare la strada senza staccarle gli occhi di dosso; qualche volta Ginger irrompeva con un'imprecazione su quanto fosse stretto lì dietro, ma poi si zittiva e rimaneva a bofonchiare tra sé e sé, mentre Flare taceva sempre.
In un altro momento quell'azzurro che non vedeva più da mesi l'avrebbe colpita, ma adesso era troppo giù di morale per rilassarsi, anche se non sapeva spiegarsi il perché.
Probabilmente era solo triste per aver lasciato Wendy.
Già, a proposito di lei, ora che ci pensava c'era qualcosa che non le tornava.
-Freed-san, potrei farti una domanda?-.
-Certo, dimmi pure.- Rispose lui impassibile.
-Wendy non... non ti è sembrata strana?-.
-In che senso?-.
-Nel senso che... mi pareva triste...-.
-Beh, stavamo partendo.-.
-Sì, ma non era solo per quello... i suoi occhi erano... come dire... erano spenti, sembravano morti, come se stesse soffrendo.-.
-Uhm...-.
Lisanna si voltò, sembrava essergli venuto in mente qualcosa, ma il suo profilo con l'occhio nascosto dalla frangia non le lasciava conferma.
-Ho sentito una voce, in effetti. Ti ricordi di Sherria, la God Slayer del Cielo?-.
Sherria? Ah, sì, era un'amica di Wendy. Se non sbagliava faceva parte di Lamia Scale, prima che si sciogliesse, e si erano conosciute ai Grandi Giochi della Magia.
-Perché, che c'entra?-.
-È morta.-.
Il cuore di Lisanna smise di battere per qualche secondo.
-Co...cosa?-.
-È solo una diceria, ma sembra che la squadra di cui faceva parte sia stata decimata qualche giorno fa.-.
-De...decimata? E lei... anche lei è...-.
Sherria... morta? No...no, non era possibile! Ora se la ricordava, ricordava i suoi capelli rosa scuro raccolti in due nastri arancioni e il suo sorriso cordiale sempre in volto, ricordava i suoi modi goffi ma gentili, ricordava la sua innocenza nel parlare con Wendy e il suo coraggio nel combattere, ma era solo una bambina, come poteva essere morta?
-...no... non posso crederci... non ha senso... Wendy... oh mio Dio, Freed, dobbiamo tornare da lei!-.
Freed non le rispose, lei lo scosse per il braccio.
-Freed!-.
-Sai che non possiamo, Lisanna.- Fece calmo lui.
-Ma che dici! Come possiamo pensare alla missione se Wendy ha appena perso la sua migliore amica???-.
-Le ho parlato, prima di partire.-.
-Davvero? Cosa ti ha detto? Come si sente???-.
-Non ha voluto dirmelo.- Rispose lui.
-Mi ha solo detto... mi ha detto di non tornare indietro, qualunque cosa tu dicessi.-.
Lisanna scosse la testa.
-Ma che stai dicendo? Come posso non tornare indietro? Non pensi a quanto stia soffrendo??? Povera Wendy... non possiamo abbandonarla ora!-.
-Wendy me l'ha chiesto pensando a te, Lisanna. Avevi preso un'importante decisione, non voleva che tu cambiassi idea a causa sua. È per questo che non ti ha detto niente, né lei né Charle o Happy.-.
-Ma lei è...-.
-Se ora tu tornassi da lei, la faresti soffrire più di quanto non soffra già.-.
-Non posso lasciarla sola!-.
-Devi farlo, o la farai solo stare peggio.-.
Lisanna lo guardò con lacrime supplicanti agli occhi.
-Ascolta, Lisanna, io capisco come ti senti, dico davvero, anch'io ci tengo molto a lei. Ma a volte dobbiamo lasciare da soli i nostri amici, se vogliamo dar loro una mano.-.
Lisanna strinse i pugni, Freed aveva ragione, aveva dannatamente ragione, lo sapeva, l'aveva capito fin da subito; ma che doveva fare? Come poteva pensare di abbandonare Wendy adesso? Come poteva agire da amica standole lontana mentre soffriva??? Era ingiusto, era stupido, era... era...
Era quello che voleva lei...
-Hai ragione...- Sospirò: -ma dopo aver parlato con la principessa io... io tornerò da lei!-.
-Sono d'accordo con te. Come ti ho detto, anch'io sono preoccupato per lei.-.
È vero, Wendy era una delle prime con cui Freed aveva legato dopo che Laxus era stato cacciato dalla gilda, gliel'aveva detto Na...
Abbassò istintivamente lo sguardo, trovandosi a fissare le mani al volante del ragazzo, e non poté non rimanere a guardare, quasi ipnotizzata, il graffio scarlatto che lampeggiava sul suo marchio verde.
-Freed-san... non ti ho ancora ringraziato come si deve per averci salvate...-.
-Non serve che tu lo faccia.- Replicò lui senza ancora guardarla.
Alzò un lieve sorriso, non riuscendo a capire, come sempre, se fosse modesto o arrogante.
Poi, però, si rese conto che qualcosa non quadrava.
-Ma come sapevi che ero in pericolo?-.
Freed aggrottò la fronte.
-Non lo sapevo. Ero in viaggio per il fronte e ti ho trovata nella foresta.-.
-Ma perché sei passato per la foresta? Non era la via migliore... e poi ieri Wendy-chan mi ha detto che avevi sentito che ero nei guai, e perciò sei... però a pensarci bene è impossibile, sono rimasta lì solo un giorno...-.
Freed rimase impassibile, ma quel suo silenzio assunse una punta di imbarazzo, e Lisanna lo guardò incuriosita.
-Cosa stai nascondendo, Freed?-.
Il ragazzo non rispose per qualche secondo, poi sbuffò e rispose: -Ero in missione.-.
-In missione?- Ripeté Lisanna.
-Sì.-.
Rimasero in silenzio per un po', lei a guardarlo di traverso e lui a fissare davanti a sé chiaramente imbarazzato, poi lui aggiunse: -Dovevo recuperare qualcuno.-.
-Recuperare...- Lisanna sgranò gli occhi, poi si girò di scatto.
-Dovevi recuperare Ginger???-.
Freed sussultò senza dire nulla, ma fu un chiaro assenso.
-Eh???- Esclamò quella dietro la parete di ferro che la divideva dal guidatore che evidentemente non era abbastanza spessa da non farle sentire niente.
-Cos'è questa storia???-.
Feed non parlò ancora, allora Lisanna lo incalzò: -Freed-san, ti prego, puoi essere più chiaro?-.
Lui sospirò, evidentemente resosi conto di non avere altra scelta.
-Va bene, la mia missione è quasi finita, quindi posso parlarne.-.
-Qualche settimana fa, è arrivata la notizia che, sul confine, avevano catturato un demone, che dovevamo ovviamente recuperare; ma, come sai, Laki era abbastanza... gelosa dei suoi prigionieri, così mi hanno mandato per prenderla anche con la forza.-.
Lisanna guardò allibita il ragazzo, non riusciva a credere che potesse dire una cosa del genere così facilmente, Laki era anche una sua compagna!
-Ma mentre arrivavo ho percepito una forte energia demoniaca, e ho capito che c'era un problema; poi ho avvertito il potere di due Cambiati dentro la Selva Oscura, anche se uno era molto debole, e in seguito il tuo; quindi sono entrato e ti ho trovata, il resto lo sai. Ho predisposto il suo trasferimento, poi è arrivato il tuo invito e le cose si sono un po' complicate.-.
Lisanna aprì bocca per parlare ma, prima che potesse dire qualcosa, Ginger urlò: -MA ALLORA VOLETE DAVVERO CATTURARMI-DECHI!!!-.
Lisanna si sentì sbiancare, e si voltò lentamente verso Freed, guardandolo con sinistro terrore.
Dietro a quella sua apparente calma voleva catturare Ginger per farle dio solo sapeva cosa, e lei era stata sua complice.
L'altra, intanto, si stava scaldando, in tutti i sensi, la parete di metallo alle sue spalle iniziava a scottare.
-TU, BASTARDA!!! SAPEVO CHE NON POTEVO FIDARMI DI TE!!! E ADESSO COSA MI SUCCEDERÀ??? MI IMPRIOGIONERETE, MI TORTURERETE, MI UCCIDERETE???-.
-No! Non glielo lascerò fare!- Poi, rivolta a Freed: -Freed-san, allora la tua intenzione era di portarla via fin dall'inizio! Mi hai ingannata!-.
-In effetti si può dire sia stato così.- Ammise tranquillamente lui, senza ancora degnarla di uno sguardo.
-Prima che ti svegliassi avevo applicato un marchio a voi tre per teletrasportarvi da me, una volta nell'Espada.-.
-Perché tutte e tre, scusa? Non ti bastava Ginger???-.
-Sì, ma l'ho trovata con voi due, dovevo capirne il motivo. E, come ho scoperto dopo, tu dovevi riferire della caduta di Veronica e venire a Crocus, mentre Flare era un morto vivente.-.
-Cos... tu come sai della mia missione?-.
-Il marchio era anche una ricetrasmittente, vi ho tenuto d'occhio... d'orecchio.-.
A Lisanna si mozzò il fiato, in pratica Freed l'aveva spiata fin dall'inizio! E... e non si faceva nessun problema a dirglielo!
-Ma... ma è spaventoso! Tu... tu mi hai usata!-.
-Se la vuoi mettere su questo piano...-.
-Ma... ma io sono una tua amica!-.
Lisanna era sempre più scandalizzata, non provava nemmeno un po' di rimorso per quello che aveva fatto???
-Certo che lo sei, e non ti ho mentito quando ti ho detto che ci tengo molto a te, ma la mia missione era chiara, doveva rimanere un segreto. Non ne ho parlato nemmeno con Wendy, se è per questo.-.
Lisanna rimase ad annaspare come un pesce, la sua incredulità lasciava spazio alla paura, poi biascicò: -Come hai potuto ingannarmi, Freed?-.
A quelle parole finalmente Freed la guardò, ma in modo terrificante: girò appena il viso e la squadrò con una gelida pupilla, costringendola ad arretrare d'istinto e a distogliere lo sguardo, la stava guardando come faceva con un nemico, anzi, con un intralcio in mezzo ai piedi, e quell'occhio lo sentiva graffiarle la pelle.
-Non sei nella condizione di criticarmi dopo avermi quasi ucciso, immagino.-.
Lisanna spalancò la bocca, trovandosi senza fiato in gola: era rimasta spiazzata dal comportamento insensibile del compagno, ma soprattutto dalla crudeltà che aveva usato nel rinfacciarle ciò che la tormentava ancora.
Non le rimase che accucciarsi e stringersi le mani tra i capelli, cercando di rimanere calma, con il cuore in petto che pompava a mille e il fiato che si faceva sempre più corto.
Non era possibile, non era possibile! Non poteva averla usata come uno strumento, non poteva essere stato così crudele!!!
Una subdola idea si insinuò nella sua mente, che tentò di scacciare senza riuscirci, anzi, si nutrì della sua disperazione e ne trasse forza per dominarla.
Freed era di fianco a lei, aveva le mani sul voltante, era indifeso! Le sarebbe bastato azzannarlo alla gola e fargliela pagare!!! Sì, quel bastardo sarebbe morto!!!
Si morse la lingua tanto da iniziare a piangere, doveva rimanere lucida, non era lei a pensare a certe cose! Era il Take Over, non lei! Non lei!
-EHI, TU, VERDINO DEL CAZZO-DECHI!!! FAMMI USCIRE SUBITO DA QUI!!! OPPURE TI GELO E TI BRUCIO!!!-.
Basta, stai zitta!” La supplicò mentalmente Lisanna.
-E LO STESSO VALE ANCHE PER TE, UMANA!!! MI HAI TRADITA!!! MI VUOI CONSEGNARE AI MIEI CARNEFICI, NON È COSÌ???-.
Stai zitta! Ti prego, stai zitta!!!”.
-TI GIURO CHE TI ELIMINERÒ, FOSSE L'ULTIMA COSA CHE FACCIO-DECHI!!!-.
Stai zitta! Stai zitta, ti ho detto!!!”
-SEI UN VERME INFAME, COME LA TUA STUPIDA AMICA DAI CAPELLI VIOLA!!!-.
-BASTA, STAI ZITTA!!!-.
L'unica spiegazione logica era che il metallo stesse già fondendo, e quindi fosse poco solido; se lo dovette ripetere più volte, più tardi, per convincersi del tutto.
Quanto si rialzò e si girò di scatto, col viso solcato di lacrime tanto da non riuscire più a distinguere niente che non fosse il grigio bollente, sentì il suo pugno affondare nella parete ferrosa fin sopra al polso.
Ginger ammutolì di colpo, e Lisanna rimase immobile per qualche secondo, ancora troppo agitata per capire cosa avesse fatto; quando, dopo numerosi sospiri, riuscì a mettere a fuoco, vide che la sua mano era incastrata in un buco di qualche centimetro verso il quale si era deformata l'intera parete.
Ancora immobile per lo stupore, sentì a poco a poco la sua mano scaldarsi, e vide un rigagnolo di sangue gocciolare fuori dall'incavatura e arrivare fino a terra; poi arrivò il dolore.
-Urr!!!- Estrasse la mano e se la strinse davanti al viso, cercando di non urlare.
Piegò la testa all'indietro, stringendo occhi e bocca in una smorfia straziante, gemendo e soffiando tra i denti digrignati.
Inaspettatamente, però, il male iniziò rapidamente ad attenuarsi e lei a calmarsi, come per magia.
Magia?
Spalancò le palpebre e si guardò la spalla, che sentiva calda, notando uno strano segno viola che la illuminava.
Di fianco a lei vide Freed ansimare e tenere congiunte le mani, sforzandosi anche lui di non gridare.
-Freed, ma cosa...?-.
Dal suo naso cominciò a uscire del sangue.
-Freed!-.
-La tua rabbia...- Annaspò lui.
-È grande... molto, molto grande...-.
La sua rabbia? Un momento... la Scrittura d'Ombra poteva controllare le emozioni delle persone!
-Smettila! Smettila, Freed! Toglimi il tuo marchio!-.
Come lo disse il segno sparì e Freed si calmò.
Lisanna lo guardò piegarsi sul volante e riprendere fiato; poi la rabbia, il dolore e la disperazione tornarono a fulminarla, ma erano meno forti, stavolta riuscì a gestirli, o quasi.
In uno spasmo batté la testa sul finestrino, notando solo allora che si erano fermati; si concentrò sul panorama, un campo di grano che talvolta si piegava sotto la spinta del vento, e riuscì a calmarsi.
-F...Freed... come ti senti?- Chiese voltandosi.
-Freed!-.
Il giovane mago teneva la testa piegata in avanti, i capelli gli cadevano sul viso nascondendolo ai suoi occhi disperati.
Avevano fatto un incidente? Erano sbattuti contro qualcosa? Perché non si muoveva?
-Freed! Freed, rispondimi!-.
Freed ebbe un sussulto e si rimise dritto, massaggiandosi la fronte con aria dolente.
-Sto bene... sto bene, Lisanna, dammi solo un momento...-.
Qualcuno gemette dietro la parete d'acciaio e Lisanna si girò di scatto, l'improvvisa paura che fosse successo qualcosa a Ginger o a Flare non le permise nemmeno di urlare i loro nomi; se si fossero ferite non se lo sarebbe mai mai perdonato!
-R...Ragazzina...-.
Ginger non l'avrebbe mai chiamata così, non con quel nome, non con quella voce, doveva essere successo qualcosa di terribile, e lei ne era la causa!!!
-Ginger! Ginger!- Riuscì finalmente a chiamarla, la voce rianimata dalla speranza di sentirle rispondere, in qualsiasi modo, anche con grida d'odio: -Cos'è successo??? State bene???-.
-Io sto bene, ma lei non... non...-.
Non le lasciò il tempo di finire frase perché si precipitò fuori dallo sportello, cadde anche per la foga e si sbucciò le ginocchia, ma si rimise subito in piedi e corse dietro al camion, spalancando gli sportelli e tuffandosi nella cassa d'acciaio; Ginger era in piedi e la guardava allibita, grazie al cielo non era ferita, ma Flare dov'era???
Poi sentì un sussurro, un mugugno, un rumore talmente basso da sembrare un ronzio, ma non poteva essere che lei, la cercò con lo sguardo fino a trovarla, rannicchiata nell'angolo di fianco a lei, la testa tra le gambe e le mani tra i capelli, mentre borbottava gemiti sommessi.
-Flare!- Provò a scuoterla, ma fu più o meno come toccare una bambola di legno, ondeggiò un poco ma non si mosse né parlo.
Perché non rispondeva? Oddio, e se si fosse ferita?
-Flare, rispondimi, ti prego! Flare!-.
-...die...-.
Stava parlando, stava dicendo qualcosa, ma cosa?
Si accucciò alla sua altezza, chiuse le palpebre e si mise in ascolto.
-Blondie... Blondie... Blondie...-.
Blondie...”.
Una volta un mostro le aveva lacerato il petto, ora quella ferita le sembrava essersi riaperta.
Quel nome era peggio delle zanne e degli artigli, era la prova della sua impotenza, stavolta non del suo fisico, ma del suo animo.
Non era in grado di aiutare la sua amica.
Anzi, peggio, era lei che la faceva soffrire.
-Mi... mi dispiace, Flare... Io non sono lei... io non sono...-.
Si rialzò e si voltò, non riusciva a rimanere lì dentro con lei, ma proprio quando stava per mettere un passo fuori dal carro, sentì qualcosa di caldo aggrapparsi all'altra caviglia e trattenerla.
-Bianca...-.
Stupita, per non dire sconvolta, Lisanna si voltò verso Flare, e la vide avvinghiata alla sua gamba, tenendo il viso premuto sulla sua pelle.
-Rimani qui...-.
Cos...”.
-Per favore, rimani con me...-.
Non pianse.
Non l'abbracciò.
Non la guardò neanche.
Ogni gesto in quel momento sarebbe stato inutile, inopportuno, di fronte a una ragazza così... buona.
Non c'era un altro modo per definirla, era semplicemente buona, forse anche troppo per chiunque altro. Per lei, soprattutto.



Kinana si lasciò andare sulla sedia dietro alla scrivania, sospirando come se stesse esalando l'ultimo respiro.
Tant'è che i cinque cretini si allarmarono.
-Kinana-sama, si sente bene?-.
Kinana socchiuse l'occhio e li squadrò annoiata; non aveva nemmeno voglia di rispondere, voleva solo dormire un po'.
-Sentite, nell'ala est della villa ci sono le camere per gli ospiti, prendetene una e non rompete.-.
Al che i cinque sobbalzarono e la guardarono esaltati, chissà quali pensieri sconci stavano frullando nelle loro teste.
-Non fatevi strane idee, non vi sto invitando a vivere con me. Vi sto solo dimostrando la mia gratitudine per avermi aiutata colle Mosche, ma domani sloggiate-kina.-.
-Kinana-sama è troppo generosa!- Esclamò Rocker: -E anche lei è stata grandiosa quando ha preparato quella trappola!-.
Parlavano della conca che aveva creato pochi metri sotto la sabbia davanti all'entrata del villaggio; né i mercenari né l'esercito se ne erano accorti, l'aveva creata a grandezza tir, e tutti gli Arrancar ci erano finiti dentro; al contrario, quel furgoncino era troppo leggero per farla scattare.
Beh, roba da niente, l'aveva creata con uno schiocco di dita, anche se in realtà era destinata ai mercenari. Però a pensarci bene era stata troppo precipitosa nel scegliere la strada del massacro: certo, non aveva soldi da spendere, ma doveva immaginare che alcuni mercenari si sarebbero piazzati sui camion; niente da dire, quei cinque tizi le avevano salvato il culo.
Il che era umiliante.
-Sì, sì, lo so da me-kina. Adesso vedete di... uh!-.
Sgranò l'occhio, il suo nervo puzzava impazzito.
Questo odore...”.
Improvvisamente la maniglia della porta della stanza si illuminò, poi diventò enorme e fece collassare la porta, sollevando un polverone.
I Wild Four si girarono di scatto.
KLENG KLONG KLENG
Dalla polvere emerse la sagoma di un cavaliere; per un secondo Kinana ebbe un orrido presentimento, poi però si rese conto che la figura era maschile.
-Ehi tu!- I cinque si piazzarono davanti alla porta e il cavaliere si fermò.
-Chi diavolo sei???-.
Gli occhi della sagoma nera scintillarono come due stelle ad altezza viso, poi urlò qualcosa di incomprensibile.
SWISH
Ci fu una forte folata di vento che attraversò i Wild, e improvvisamente Kinana si trovò davanti a un ragazzo dai corti capelli cremisi e dagli occhi magenta, vestito di una corazza argento e armato di lancia e scudo e con un enorme sorriso esuberante in faccia; ma quello che più la colpì erano gli occhi a forma di cuore e lo sguardo poco rassicurante con cui la fissava.
-Quella voce! Quegli occhi! Quella bocca! Quei capelli! Quel seno! Quella vita! Quelle gambe! L-O-V-E!- E mimò ogni lettera con il corpo: -Questo è amore! True Love!!!-.
-Eh?-.
-Stai lontano da Kinana-sama!!!- Rocker gli balzò addosso ma si trovò faccia a terra, mentre l'altro con un paio di capriole in aria arretrò fino alle macerie della porta; lì tornò a fissarla estasiato, e inginocchiandosi su una gamba urlò: -Devo conoscere il nome di cotanta bellezza e perfezione!!! Come ti chiami, angelo del cielo?-.
Per quanto fosse una cosa stupida, Kinana non poté non voltarsi a destra e a sinistra per essere sicura che parlasse proprio con lei.
-Ehm... chi... chi sei tu?- Domandò imbarazzata.
Warcry e Novally tentarono di saltargli addosso ai lati, ma lui poggiò le mani a terra e li colpì con due calci al mento facendo la spaccata in aria, senza scomporsi minimamente.
-Io sono Dan Straight! Cavaliere di Zentopia e nonricordochegrado dell'Esercito! Ma qual è il tuo nome, oh splendida donzella???-.
-Ki...Kinana...- Balbettò lei, sbigottita per la sua eccentricità, imbarazzata per il suo tono e anche... nonostante tentasse di nasconderlo anche e soprattutto a sé stessa... lusingata per la sua gentilezza e affascinata dai suoi modi così cortesi.
Insomma, era pur sempre una ragazza!
-Kinana-tan! Che melodia questo suono per le mie orecchie!- Riprese intanto l'altro, stendendo gli ultimi due cani rabbiosi con un paio di pugni distratti.
-Mi farebbe l'onore di diventare la mia dama?-.
D-Dama?” Pensò Kinana, sentendo le guance avvampare.
Rocker, rimessosi in piedi, ruggì imbestialito e lo attaccò di nuovo, prima con un pugno, poi con un calcio alto, poi con un altro pugno, ma lui li evitò tutti e tre con facilità, scansando il viso di lato, piegandosi in avanti e quindi all'indietro.
Che stile impeccabile... e anche l'aspetto non era male, chissà quanti muscoli aveva sotto quella corazza...
Scosse violentemente la testa, ma che le prendeva??? Perché si stava comportando come una ragazzina al primo appuntamento??? Ed era addirittura arrossita!!! E per chi, poi, per un fusto dell'Esercito, un suo nemico, e anche forte da quel che poteva vedere!
Così, prima che quello potesse rimettersi dritto, prese una pistola e gli sparò un colpo in fronte.



-Non ho parole per esprimere il mio rincrescimento, Master.-.
Sayla era inginocchiata a terra col viso premuto sul terreno, le mani sopra ai capelli che cadevano sciolti sul pavimento.
Natsu si irrigidì sullo schienale e guardò perplesso la donna.
-Per... cosa... Sayla-chan?-.
-Per la mia negligenza Lei è stato contaminato dalla lurida magia di quell'umana.-.
Non capiva come potesse essere colpa sua, ma quella ragazza era abbastanza deviata che si sarebbe sentita in colpa anche se si fosse preso un po' di mal di pancia (e parlava per esperienza); però, alla fin fine, le piaceva anche per questo suo lato... diciamo protettivo.
Se poi si trattava di lealtà o di timore era tutto un altro discorso.
-Sì... ecco... non lo fare mai più...-.
Ma Sayla non si mosse; e come avrebbe potuto, ripensando a tutte quelle volte che l'aveva massacrata per i più stupidi motivi? Ma questo prima che tornasse, perché non capiva che era cambiato??? Perché sì, con Meldy non era stato completamente sincero, tutti quei ricordi e quelle emozioni l'avevano reso un demone nuovo, più... odiava dirlo... più umano.
In ogni caso, ora si aspettava una dura punizione; e francamente iniziava ad essere abbastanza esasperato dalle sue scenate, una qualche ripercussione fisica gliel'avrebbe concessa volentieri, senza contare che lei era una bella ragazza.
Ma se avesse provato ad alzare il braccio, già sapeva che si sarebbe morso la spalla fino a rompersi il tendine pur di non colpirla.
Quindi che poteva fare?
Sayla strinse le dita e si schiacciò ancora più in basso fino a farsi male, sembrava volersi punire da sola, e probabilmente se non si fosse deciso lui l'avrebbe fatto davvero.
Poi l'illuminazione.
-Bene, data la tua grave colpa una punizione fisica non è sufficiente, non ti sembra?-.
Nessuna reazione.
-Quindi io ti ordino che, da ora in poi...-.
-...dovrai darmi del tu.-.
-M...Master?- Balbettò Sayla, rialzando timidamente la fronte.
-Natsu.- La corresse: -E ora lasciami solo, e non dimenticarti che la prossima volta... beh... non deve essercene una.-.
Sayla lo guardò come non l'aveva mai guardato prima, tra tutte le punizioni che gli aveva mai inflitto quella doveva essere la più strana; ma di una cosa era sicuro, che fosse per paura o per lealtà non gli avrebbe mai disubbidito.
Due piccioni con una fava.
-S...Sì, Master.-.
-Natsu.-.
-S...Sì, Natsu-sama.-.
E lui capì che non poteva chiederle altro.
-Bene, puoi andare.-.
Sayla si rialzò frettolosamente in piedi, ancora incredula per quella punizione, fece un rapido ma profondo inchino e uscì quasi scappando.
Natsu sogghignò divertito, doveva averla sconvolta, poi appoggiò la testa sullo schienale, tirando un lungo sospiro, e tornò al pensiero che lo ossessionava da quando era tornato.
Come cavolo lo passava il tempo Mard Geer?
Insomma, non c'era mai niente da fare, e quel trono era così scomodo che non riusciva nemmeno a dormire! E pensare che Mard Geer se ne stava sempre chiuso lì dentro e poteva solo accarezzare il suo Libro Demoniaco fino a impazzire, ora capiva perché fosse così ossessionato dal riportarlo in vita! Lui invece non aveva niente da...
WOSH
E.N.D. abbassò il braccio e fissò con occhi scarlatti il punto annerito e fumante sulla parete.
Che cos'era? Qualcosa si è mosso alle mie spalle!”.
No, più che un movimento era stato un lampo, un istantaneo lampo rosa.
E quella sensazione... gli ricordava quando lo veniva a trovare Zeref, eppure c'era qualcosa di più...
Umano.
Sarà meglio tenere gli occhi aperti...”.



Angolo dell'autore:
Devo dire che i personaggi maschili crudeli e bastardi mi piacciono particolarmente, non so perché, quindi aspettatevi un loro atteggiamento simile per il futuro. Ma soprattutto adoro Dan Straight! Una caricatura di un cavaliere con quel pizzico di Natsu lo rendono un personaggio che mi dispiace sia filler!
...quindi rimedio come posso. Voialtri che ne dite?
Ciao XD!

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Capitolo 11
*** Mostro ***


My OCD is clonking me in the head
Keep knocking, nobody’s home, I’m sleepwalking
I’m just relaying what the voice of my head saying
Don’t shoot the messenger, I’m just friends with the...

I’m friends with the monster
That’s under my bed
Get along with the voices inside of my head
You’re trying to save me
Stop holding your breath
And you think I’m crazy
Yeah, you think I’m crazy
Well, that’s not fair!

(The Monster-Rihanna Ft. Eminem)

Quel giorno era ispirata.
Scriveva tanto velocemente da strappare i fogli con le unghie dei piedi.
Mortemortemortemortemorte!!!”.
Scriveva e leggeva contemporaneamente, era senza penna ma si leccava la punta dell'alluce e la mordeva per far uscire l'inchiostro.
E per farsi male, soprattutto per quello.
Questolouccidoquestolouccidoquestodevemorire!!!”.
Quando aveva già riempito una pila alle sue spalle e il suo alluce pulsava rosso, sentì le sue gambe aprirsi e il suo corpo si incendiò di passione.
-Ahh!- Alzò la testa fino a torcerla dietro la schiena e agitò le dita sotto la camicia di forza, incapace di resistere alla tentazione di toccarsi.
All'apice del piacere, però, si bloccò.
Esaminò con gli occhi la stanza attorno a sé, senza trovare quello che cercava.
-Coshè queshto?- Si domandò abbassando la mano.
Non veniva da lì dentro.
Veniva da fuori.
Si rimise dritta, cioè si diede lo slancio verso l'alto, ma con troppa forza e si trovò piegata in avanti.
Ci mise un po' per capire di stare fissando il pavimento, e un altro po' per capire che non era lì che doveva guardare.
Allora si raddrizzò e si rivolse alla parete di vetro.
-Oh... stai venendo a trovarmi... Lisa-chan!- E scoppiò in una risata isterica.



-Scusami.-.
Lisanna rialzò la testa.
Dopo che Freed si era ripreso erano ripartiti subito, ma lei era rimasta lì dietro, un po' per stare con Flare e un po' per non stare con Freed; ora Flare e Ginger dormivano sui due letti a scomparsa del veicolo, mentre lei si era rintanata in un angolino.
Nessuno aveva più parlato da quando si erano rimessi in strada, e quel pesante silenzio era stato interrotto dall'ultima persona che si sarebbe mai aspettata: Freed.
-Ho sbagliato a trattarti così. Credimi, non l'ho fatto volentieri, io... ultimamente ho problemi a organizzare le mie priorità.-.
-Freed-san...- Lisanna scosse la testa: -No, avevi ragione tu, la tua missione non ti lasciava scelta, sono io che ho sbagliato a reagire in quel modo. Mi dispiace, sul serio. Solo... beh, la prossima volta che vuoi sapere qualcosa su me e sulle mie amiche chiedimelo prima, ok?-.
Freed non rispose, e l'accenno di sorriso che la ragazza si era fatta venire si spense rapidamente; poi, finalmente, un fioco: -Ok.- e poté tirare un sospiro di sollievo.
Ripensò alle sue parole, “organizzare le mie priorità”, e si domandò se questo voleva dire che non sapeva più riconoscere un amico da un semplice obbiettivo; quasi a leggerle il pensiero, lui riprese: -Se pensi che io sia diventato strano... dove stiamo andando ci sono molti vecchi compagni, e alcuni sono cambiati più di me. Perciò ti consiglio di prepararti, Lisanna, perché potrebbe non piacerti.-.
La ragazza abbassò gli occhi, era una cosa a cui aveva già pensato, ma il fatto che Freed la mettesse in guardia la preoccupava abbastanza.
Nell'ultimo anno aveva perso i contatti, se così si poteva dire, con molti suoi vecchi amici, e si era chiesta molte volte come stavano.
E ora le diceva che erano cambiati tanto da poterla sconvolgere.
Gettò una rapida occhiata a Ginger, che scodinzolava sognante sul materasso, pensando che almeno non potevano essere cambiati così tanto.
Non sapeva ancora quanto si sbagliasse.



Il corpo di Dan Straight giaceva immobile al suolo, con le gambe e le braccia aperte a croce e la bocca spalancata.
Kinana abbassò la pistola ancora fumante e la rimise nel fodero.
I cinque cani la guardarono stupiti e lei rispose loro con un'occhiataccia.
-Che avete-kina? Se volete rendermi utile, portate fuori il cadavere.-.
-M...Ma...- Balbettò Rocker.
Kinana non poté non sorridere: ecco, qualunque cosa di buono avessero visto in lei era scomparsa, e ora la vedevano per l'unica cosa che era, un'assassina a sangue freddo.
L'occhio di Kinana ticchettò un paio di volte.
Uh?”.
KLENG
La ragazza trasalì.
-Impossibile!-.
Dan aveva appena rizzato le gambe in aria.
-Kinana-sama!- Esclamò allarmato Semas.
Con uno slancio, il cavaliere si rimise in piedi, spolverandosi le cosce come se fosse caduto accidentalmente.
Non può essere! L'ho colpito in fronte!”.
Poi Dan rialzò la testa e Kinana per poco non sbiancò.
In mezzo alla fronte aveva una grossa ferita da cui grondava sangue fino al pavimento, ma lui aveva ancora quell'enorme sorriso stampato in volto.
Quella ferita... è come se l'avesse colpito una palla da biliardo!”.
E infatti ai suoi piedi, ora che guardava meglio, c'era una sfera di metallo insanguinata e bruciacchiata.
Allora capì cos'era successo, ma la spiegazione era assurda, anche per un mago!
-Come... come diavolo hai fatto???-.
Dan brandy la gigantesca lancia con cui era entrato e che aveva buttato durante il combattimento contro i cinque.
-Kinana-tan, sapevo che oltre che bella sei anche intelligente! Ho usato la mia Habaraki per ingigantire il proiettile, e come una ragazza colta come te saprà, l'aumento di massa implica una riduzione della velocità! Così il proiettile non mi ha ucciso, ma mi ha solo fatto male da morire! Ma un dolore come questo non è niente rispetto al fulmine che ho sentito quando ti ho vista per la prima volta!!! L-O-V-E!!!-.
Kinana strinse i denti, cercando di pensare alla prossima mossa.
Una lancia che ha il potere di ingigantire gli oggetti! In effetti mi pareva di aver visto un lampo... deve averla usata anche contro la porta, però non sapevo esistesse un aggeggio del genere!” Fissò di sottecchi lo scudo che era ancora per terra, chissà quello che magia aveva...
-Ehi, dannato!- Ringhiò Semas: -Non pensare di averla vinta così!-.
Kinana allungò una mano: -No, fermo!- ma si era già lanciato all'attacco.
Con un rapido colpo di punta Dan lo ferì al ventre e lo stese.
Il cavaliere ghignò ma Yeager lo bloccò per le spalle.
-Wild Four!- Urlò Rocker.
-Attacco triplo!!!- Lui, Warcry e Novally si lanciarono addosso a Dan, ma questi piegò le gambe e, inaspettatamente, fece una capriola in avanti, portandosi dietro un incredulo Yaeger.
SBAM
Yeager si schiantò a terra, schiacciando Rocker, mentre Dan si rialzò sogghignando.
Gli ultimi due cani rimasti indietreggiarono stupiti, e Dan lanciò in aria la sua lancia; Novally e Warcry alzarono istintivamente lo sguardo, e il cavaliere con uno scatto sovrumano li afferrò per la testa e li sbatté al suolo, stendendoli sul colpo.
Poi afferrò al volo la lancia e le sorrise come prima, mentre il sangue usciva a fiotti dalla sua fronte.
Certo, se l'Esercito ha mandato solo lui deve essere molto forte!” Pensò Kinana mettendosi in guardia.
Ma forse posso sfruttare il suo strano atteggiamento nei miei confronti a mio vantaggio...”.
Tossicchiò, poi strinse le mani dietro la schiena e lo fissò con l'occhione dolce.
-Dimmi, signor cavaliere...- Fece dimenandosi tutta come un pesce fuor d'acqua: -Perché è venuto fin qui a cercarmi-kina?-.
Come si aspettava Dan ci cascò in pieno, forse anche più di quanto sperasse, perché al getto di sangue frontale si aggiunse quello nasale.
-Kinana-tan!!! Anche tu hai capito il legame che c'è tra noi!!! L-O-V-E!!!- E si mise di nuovo in posa.
Che... patetico! E pensare che all'inizio mi piaceva!”.
Quindi, con voce più sensuale: -Kina... che ne dici se mi rispondi e poi passiamo un po' di tempo da soli?-.
-AH!!!- Dan era paonazzo e Kinana quasi poteva vedere l'armatura in mezzo alle gambe deformarsi: -IL REGNO MI HA AFFIDATO LA MISSIONE DI RIPORTARTI INDIETRO E FARTI TORNARE DALLA NOSTRA PARTE!!! PERCIÒ, MIO AMATO ANGELO, CHE NE DICI DI SEGUIRMI E SCAPPARE NEL NOSTRO NIDO D'AMORE???-.
-Quale nid... ehm... allora che ne dici di precedermi tu e poi ti seguo-kina?-.
-SÌ!!! SÌ!!! LO VOGLIO!!!-.
Mica gli ho chiesto di sposarlo...”.
-...CIOÈ NO!!! MI HANNO DETTO CHE SEI UNA DIAVOLA SEDUTTRICE E CHE NON DEVO FIDARMI DI QUELLO CHE MI DICI!!!-.
-Ah, te l'hanno d... Ah, ti hanno detto questo? Sai che sono solo menzogne, io non farei mai nulla del genere-kina...-.
-IO... IO...-.
Kinana sorrise sotto i baffi.
Sii fiero di avermi fatto usare la mia ultima spiaggia... certo se quei cinque fessi fossero stati ancora svegli non mi sarei mai sognata di...” Poi notò con orrore che non erano svenuti, ma stavano sdraiati a fissarla con occhi spalancati.
Me...Merda!” Pensò arrossendo.
Fortunatamente i cinque smisero lasciando il posto a un'espressione spaventata.
Ecco, dovevano aver capito che poi li avrebbe uccisi... uh... ma che...!
La punta della lancia si illuminò, eppure i suoi occhi continuavano a essere due cuoricini.
-Sono spiacente, Kinana-tan!!! La mia missione è più importante dei miei sentimenti!!! Perdonami, il nostro amore non ha futuro!!! Cerca di dimenticarmi!!!-.
La ragazza non riuscì nemmeno a metabolizzare la frase che un raggio verde la investì.
Le pareti intorno a lei iniziarono a crescere... e anche il cavaliere, e anche i cani... e anche i suoi vestiti!
Si trovò improvvisamente al buio, coperta da strati di fibre nere.
Quella lancia non si limitava a ingrandire!
Emerse dagli abiti e ne ebbe conferma: l'aveva rimpicciolita.
-D...Dannazione!- Esclamò.
-Come hai osato...- Poi si accorse di come i sei la guardavano.
Abbassò lo sguardo e si rese conto del fatto che, se i vestiti erano rimasti grandi, questo voleva dire che...
-Kina!- Si coprì con una mano il seno e con l'altra in mezzo alle gambe, arrossendo fino a fumare.
-C-C-Che hai fatto??? M-M-Me la pagherai!-.
Dan le si avvicinò a quelli che per lei erano grandi passi, sorridendo come un cretino eccitato.
-Ehi! Stammi lontano, pervertito!!!- Urlò mentre la sua ombra minacciosa la oscurava e la sua mano si allungava verso di lei.
-No!- Alzò il braccio e fece sollevare la polvere dal pavimento sotto i piedi del ragazzo, facendolo cadere all'indietro.
-Urgh!- Gemette battendo la nuca.
Ben ti sta, razza di...” Con la coda dell'occhio libero (fortunatamente la benda era rimasta) vide che i Wild Four si erano rialzati e la guardavano sbavando come... beh, come cani.
-E ora cosa avete-ki...- Abbassò il viso.
Alzando il braccio aveva scoperto le tette.
-...na.-.
Una volta, da serpente, Cobra l'aveva fatta accidentalmente cadere in una vasca di crotali maschi in calore; ora si sentiva più o meno così.
-N-no...- Stridette la sua voce, mentre lei si affrettava a ricoprirsi piegandosi su sé stessa per offrire meno spettacolo possibile.
-No!!! Giratevi o vi seppellisco vivi!!! Non osate guardarmi in questo stato!!!- Se fosse un ordine o una supplica non lo sapeva nemmeno lei, ma funzionò, perché quelli si voltarono immediatamente; così corse su per la gamba di Dan, che era svenuto per la botta, e arrivò fino al suo viso; lì sollevò forzatamente una delle sue palpebre e appoggiò una mano sul suo occhio; facendo in questo modo, però, non solo si era scoperta, ma si era piegata in avanti rivolgendo il sedere verso i cinque cani, che pregò Ikusatsunagi non avessero l'idea non tanto improbabile di sbirciare.
-Svegliati! Svegliati subito, stronzo di latta!!!- Urlò infuriata e terrorizzata.
Dan gemette e la sua pupilla si illuminò.
-Kinana-t... WOHO!!!- Kinana si dovette aggrappare al bulbo del ragazzo per non cadere, cosa non facile perché i piedi scivolavano sulla sua fronte insanguinata, mentre questo sussultava e cercava di rimettersi in piedi.
-Rimani seduto oppure ti sbriciolo l'occhio!!!- Sbraitò stringendo le mani ed iniziando ad inaridirle.
Dan allora si fermò, ma così facendo riuscì a mettere ben a fuoco la ragazza su di lui, che ormai era quasi scivolata sulla sua cornea: così cacciò un urlo, girò le pupille e smise di muoversi.
L'ultimo sussulto la fece cadere, e si rialzò ancora confusa; solo dopo qualche secondo si rese conto del fatto che il ragazzo era svenuto.
Il nervo sul suo occhio pulsò fin quasi a scoppiare per la lenta consapevolezza che la stava invadendo.
-Ehi... aspetta un attimo... se lui ha perso i sensi, allora...-.
-ARGH!!! SVEGLIATI SUBITO!!! DEVI FARMI TORNARE NORMALE!!! FARMI TORNALE NORMALE!!!-.
Nessuna risposta.
-NOOOOOOOOO!!!-.



Non si era resa conto di essersi addormentata fino a quando non si era risvegliata.
Eppure la vita che aveva rivissuto in quella breve illusione non poteva che essere un vano ricordo o un blando sogno; ma come poteva accettarlo mentre poteva finalmente lasciarsi andare tra le braccia di Mira o riposare insieme al suo fratellone?
Non era la prima volta che si dimenticava in quel modo del suo presente, e non era solo perché mentre si dorme il sogno si confonde con la realtà, ma anche perché, da un anno a questa parte, la realtà era diventata così incredibile da sembrare essa stessa un sogno, anzi, un incubo.
In ogni caso si era svegliata perché l'Espada si era fermato.
-Freed-san?- Mugugnò ancora assopita.
-Siamo arrivati a Crocus.- Disse la sua voce da dietro la parete di ferro.
-Di... di già?-.
-Hai dormito tutto il giorno, Lisanna.-.
Uh? Tutta la notte? Non me n'ero resa conto!”.
Si guardò intorno e vide che Ginger ronfava ancora, mentre Flare era seduta sul materasso e fissava il pavimento.
-Flare-san?-.
Flare non si mosse, sembrava dormire anche lei, se non fosse che ondeggiava costantemente con le dita e stava troppo immobile.
Lisanna aggrottò le sopracciglia, era da ieri che non parlava con lei, e francamente non sapeva cosa dirle.
Gli sportelli della stanza si aprirono e la luce la abbagliò, costringendola a strabuzzare le palpebre; quando riuscì a riaprirle vide che Freed le faceva cenno di uscire, così si rialzò e scese dall'Arrancar.
Sobbalzò nel vedere il palazzo reale elevarsi davanti a lei in tutta la sua sontuosità; guardandosi attorno capì di essere nel Campo Marzio, l'enorme zona dietro al palazzo dove si allenava la Squadra Reale: plotoni di maghi correvano attorno a un circuito rettangolare, poco più in là maghi arcieri si esercitavano nel campo di tiro, dietro di loro maghi combattenti si sfidavano nella lotta libera senza magia, e ancora così fin quasi all'orizzonte.
Lisanna fece “oh” con la bocca, non aveva mia visto tanti maghi tutti insieme, e sembravano tutti molto più forti di lei! Non poteva non sentirsi un po' fuori posto, e tutto quel rumore la scombussolava.
-Freed-san!- Urlò per farsi sentire: -Perché siamo qui???-.
Freed, che stava aiutando le altre due a scendere, fece per risponderle, ma si bloccò in un sorriso quando vide qualcosa alle spalle della ragazza.
Lisanna si voltò e vide una grossa figura umanoide avvicinarsi a lei; era controluce, e all'inizio la scambiò per un uomo corpulento, ma bastò uno scintillio della sua armatura e l'ondeggio della sua chioma rossa per farla ricredere istantaneamente.
-Erza!-.
Ora che era così vicina poteva distinguere la croce gialla sul pettorale e il simbolo di Fairy Tail tatuato poco sotto la spalla destra, e subito le si gettò tra le braccia in un impeto di gioia.
-Che bello rivederti!-.
Sentì le braccia metalliche della rossa ricambiare l'abbraccio, erano fredde sulla sua schiena ma calde sul suo cuore.
-Sono felice anch'io, Lisanna.- Rispose lei con calmo affetto: -È passato così tanto dall'ultima volta, sei cresciuta molto!-.
Non era la prima volta che glielo dicevano, doveva essersi alzata molto nell'ultimo anno. Di solito non le importava, ma sentirlo dire proprio da lei era tutt'altra storia: per Erza aveva sempre nutrito un grande rispetto, era sempre stata una colonna portante nella sua vita alla gilda, lei ferma e determinata come una roccia ma dolce e comprensiva come una sorella, perciò alle sue orecchie quel “sei cresciuta” era il più grande complimento che potesse farle.
-Tu invece sei rimasta la stessa.- Disse staccandosele a malincuore: -Mi sembra ieri che... ma che dico, mi sembrano secoli!-.
Erza piegò la testa in un caldo sorriso.
-Oh!- Fece poi: -Hai un occhio giallo!-.
Lisanna sobbalzò, ma Erza non sembrava dispiaciuta o intimorita, tutt'altro.
-È una nuova moda? Ooooh, sembra divertente! O forse stai facendo un cosplay?-.
-No, io...-.
-Stai facendo un semaforo?-.
Lisanna trasalì, poi scoppiò a ridere.
Quella proprio non se l'aspettava, si era dimenticata di quanto Erza potesse essere ridicola a volte!
Erza mise le mani ai fianchi e tornò a sorriderle fraternamente.
-È bello saperti sana e salva.- Poi spostò gli occhi dietro di lei: -Ma tu sei...-.
Lisanna si voltò e vide che fissava incredula Flare, che al solito abbassò il volto imbarazzata.
Ancora più stupita guardò Ginger, che invece distolse lo sguardo con una smorfia schifata.
-Capisco... immagino che abbiamo molte cose da dirci...-.
Lisanna ridacchiò un po' a disagio, poi Freed la superò e sembrò volersi allontanare.
-Uh?-.
Freed alzò la mano in cenno di saluto e se ne andò a grandi passi, senza aggiungere altro.
-Ma che gli è preso?-.
-Sai com'è fatto quando si tratta di lui.- Rispose Erza incrociando le braccia: -Per lui niente è più importante.-.
-Lui... intendi Laxus-san?-.
Erza annuì gravemente.
Lisanna sobbalzò.
-Ho sentito delle voci in giro... è vero che... che...-.
Si bloccò, sperando che Erza la interrompesse per rassicurarla e per dirle che no, che erano tutte storie, che Laxus non avrebbe mai fatto una cosa del genere; invece la risposta fu quella che temeva.
-Sì. Dieci mesi fa, Laxus ha distrutto una città con i suoi fulmini.-.
Sentirlo in giro era già terribile, ma sentirlo da Erza era devastante.
-Com'è possibile? Laxus non è quel tipo di persona! Deve esserci un errore!-.
Erza si circondò il mento con due dita, mettendosi a riflettere.
-No, lui stesso ha confessato e ha voluto farsi rinchiudere. Non sappiamo cosa gli sia successo, ma non ha più parlato da allora, anche se...-.
Scosse la testa.
-Non è il caso di parlarne in un posto come questo, e immagino che tu e le tue amiche sarete stanche. Seguimi, ti porterò nei tuoi nuovi alloggi.-.
-Aspetta un attimo, non ho tempo per questo!- Lisanna le mostrò la lettera che teneva in tasca: -Devo andare dalla principessa e...- Si sentì mancare e si sbilanciò in avanti, venendo prontamente presa da Erza.
-Non preoccuparti, ora pensa a riposarti, questi ultimi giorni sono stati duri per te.-.
Lisanna non era d'accordo, ma Erza la strinse a sé e le accarezzò i capelli, riuscendo così a calmarla.
Lei stava bene, nonostante il freddo metallo Erza era così morbida, e la stanchezza ricominciava a farsi sentire; oltretutto non si era svegliata ancora completamente, perciò le venne naturale chiudere le palpebre anche solo per riposare gli occhi; così in un attimo era caduta addormentata tra le braccia dell'amica.



-LOOOOOOOOOOOOOOOOOOVE!!!-.
Per qualche strana ragione più lei affondava il coltello più lui urlava “love”.
Avrebbe urlare “ah” o “ti prego smettila”, non “love”, proprio no.
Così, ancora più infuriata, estrasse la lama e gli ringhiò contro; lui, legato per bene allo schienale sedia, sorrise smagliante, mentre il sangue dalla fronte gli colava sui denti.
-Stronzo di un cavaliere, perché non urli???- Sbraitò.
-Io sto urlando, Kinana-swan! Urlo il profondo sentimento che LOOOOOOOOOOOOVE!!!-.
Niente, anche lì non funzionava, doveva essere un tic, tipo il suo, che tra l'altro non le lasciava tregua: più si incazzava, più le pulsava l'occhio e più si incazzava ancora.
-Ne ho le palle piene-kina!!! Non sono mai stata umiliata tanto in vita mia!!!-.
Gli ficcò la pistola in mezzo ai denti che si erano aperti in un sorriso smagliante a quello che per lui era un fantastico panorama e tolse la sicura con un secco CLICK.
-Cosa dovrei farti per fartela pagare, eh??? Cosa???-.
-Kinana-sama...-.
BANGBANGBANGBANGBANGBANGBANGBANG
Una raffica di proiettili in mezzo ai capelli zittì Rocker e gli altri quattro.
-E voi altri-kina.- Soffiò a denti stretti: -Avete tre secondi per dimenticarvi completamente quello che avete visto, altrimenti...-.
-Cosa? Ma noi...-.
Alzò nuovamente la pistola, minacciando Dan con l'altra, e iniziò a contare; tanto non li avrebbe uccisi.
Beh, non tutti almeno.
-Tre...-.
-Eek! Aspetti, come facciamo a...-.
Solo qualcuno.
-...due...-.
Rocker impallidì e scosse la testa più volte.
-Lo sto dimenticando!!! Lo sto dimenticando!!!-.
-Dimenticando!!! Dimenticando!!!- Fecero eco i Wild.
Kinana levò l'altra pistola dalla bocca di Dan e la puntò contro il mago, prendendo bene la mira.
Il ciccione quasi quasi lo risparmiava.
-...uno...-.
-Ah!- Urlò il cavaliere: -Kinana-tan, sono arrivati anche gli altri!-.
No, facciamo una cosa alla Assassin's Creed, niente testimoni, anche tra gli altri.
-...zer...-.
Uh? Gli altri?
-Quali al...-.
BOOM



Non era possibile.
No, non era proprio possibile.
Era ridicolo, anche se lo vedeva coi suoi occhi non poteva essere.
Non poteva.
-È... è uno scherzo, vero?-.
Di fianco a lei, Erza rimase impassibile, a braccia incrociate.
Non era uno scherzo.
Lisanna accarezzò il vetro con le dita, come se sperasse di raggiungere in qualche modo la pelle della ragazza lì dentro.
Boccheggiò, la gola le scoppiava.
-Erza, non... lei non... come può...-.
-L'abbiamo trovata così.- Rispose lei: -Era stata rapita durante una missione e quando l'abbiamo ritrovata era... questo.-.
Lisanna la guardò cercando una qualsiasi altra spiegazione, ma Erza non gliene fornì alcuna, né parlò più.
Non ci riusciva, come lei d'altronde.
Tornò a guardare la ragazza, sbigottita come se si fosse appena alzata dal letto, e vide che si era messa seduta a fissare il pavimento, dandole la schiena.
-Lo fa spesso. La aiuta a pensare e a rimanere...- Erza faticò per trovare la parola: -lucida.-.
Lucida? Perché diceva questo? Da cosa doveva rimanere lucida? Cosa le stava accadendo? Cosa stava accadendo alla sua amica???
Improvvisamente lei rialzò la testa e si guardò intorno come a cercare qualcosa; poi abbassò bruscamente il capo e sembrò assopirsi.
Lisanna si avvicinò al vetro, in attesa della sua prossima mossa.
Doveva aver abbassato troppo la guardia, perché quando l'altra si buttò bruscamente all'indietro per poco non le prese un colpo.
-Ah!-.
Si girò e, pancia e viso a terra, iniziò a strisciare verso di lei.
Lisanna indietreggiò intimorita, e fece appena in tempo, perché in pochi secondi l'altra aveva raggiunto il vetro e si era rimessa in piedi come un balzo; ma, forse accidentalmente o forse apposta, si diede troppo slancio e finì a ciondolare con la testa all'indietro.
Lisanna deglutì, orrendamente incantata da quella vista, e sussultò quando lei si diede una forte spinta in avanti e iniziò a cozzare la fronte sul vetro.
-Ferma!- Allungò la mano verso la vetrata ma Erza le afferrò saldamente il polso.
-Aspetta! Anche se lei non può vederci né sentirci qui dietro, un rumore così vicino lo percepirà!-.
-Ma io...- Ma Erza l'aveva già mollata e aveva distolto lo sguardo rassegnata, e all'albina non rimase altro che rimanere zitta a guardare.
TUMP TUMP TUMP
-Noia! Noia! Noia!-.
TUMP
-Noia...-.
Strisciò in basso strusciando il viso contro il vetro fino a inginocchiarsi.
-Questo corpo è una noia... è piccolo e insignificante... ma io dentro non sono piccola e insignificante... non lo sono... vero?-.
A quest'ultima parola saettò in alto un occhio seminascosto tra i capelli azzurri, e Lisanna fu certa che si stesse rivolgendo a lei; che l'avesse udita urlare? O forse aveva sentito la sua presenza? Era l'occasione giusta per parlarle, eppure ancora una volta la sua voce si rifiutava di uscire dalle sue labbra, che emettevano solo ansimi.
Forse era quell'occhio a sconcertarla, tanto bestiale e inumano, tanto simile al suo...
Provò il forte impulso di scappare, ma anche stavolta Erza la fermò per il braccio.
Sconvolta cercò una spiegazione, e fu ancora più sorpresa nel vedere che anche lei, solido pilastro della sua vita, sembrava impotente, con il viso tirato, le palpebre chiuse e i denti stretti.
-Erza...-.
-Non ce la faccio più.- Erza si mise l'altra mano sopra gli occhi, massaggiandosi le tempie fino a calcarle.
Se per Lisanna quella era una vista sconcertante, per Erza, che la vedeva ogni giorno, doveva essere massacrante.
-Non ce la faccio più a guardarla così.-.
Quella intanto aveva cambiato posizione: si era messa in piedi e aveva piegato la testa di lato, fissando davanti a sé come ipnotizzata, ricordava un po' Flare.
Lisanna si trovò a fissarla negli occhi.
Erano chiari e profondi, e il suo volto era ingenuo come quello di un bambino quando scopre una cosa nuova.
Ma erano anche vuoti, come se fossero senza fine, e desolati dell'umanità che un tempo lei aveva più di tutti.
Ed erano irritanti, molto irritanti.
Una sensazione di rabbia la assalì all'improvviso e la costrinse a ringhiare contro la Cambiata dietro il vetro, mentre il desiderio di entrare e sbranarla pur di farle cambiare quell'espressione fastidiosa si faceva rapidamente strada tra la sua mente.
Tanto quella non era più la sua amica, quella era un demone che stava indossando la sua pelle, perciò che male c'era a levargliela di dosso?
Erza dovette capire che qualcosa non andava e la chiamò preoccupata, ma lei non le rispose e invece si avventò contro il vetro colpendolo con i pugni.
-Che cosa le hai fatto??? Che cazzo hai fatto alla mia amica, mostro???- Urlò.
-Che cosa le hai fatto???-.
Lei continuò a guardarla come assopita, come se non la sentisse.
-Rispondimi, demone! Che cosa hai fatto a Levy???-.
Lei inclinò di più la testa, facendo oscillare i suoi capelli, no, non i suoi, quelli di Levy, quei bei ricci azzurrini che ora erano sporchi della sua anima fetida.
-Lisanna!- Erza la riscosse per calmarla, ottenendo invece una spinta.
Perché tutti quanti si mettevano di mezzo??? Perché non la lasciavano fare giustizia??? Perché subito dopo si fingevano suoi amici???
-Ridammela!!! Ridammela!!! Ridammi la mia amica!!!-.
Levy, no, il mostro nel corpo di Levy socchiuse le labbra di Levy e parlò con la voce di Levy: -Io...-.
-Stai zitta!!! Stai zitta stai zitta stai zitta!!! Non osare parlare con la sua voce!!!-.
-Lisanna, torna in te!- Un'altra spinta e Erza cadde a terra, smettendola finalmente di parlare, almeno lei.
Tornare in lei? Era già in lei, come non lo era da molto tempo! E lo sarebbe stata di più se avesse potuto azzannare quel collo e far uscire il demone dalla sua amica!!!
-Io... potrei...- Riprese quella, fregandosene del resto.
-Stai zitta!!!-.
-Io potrei... come si dice... farti... ecco, farti la stessa... la stessa... come si dice...-.
TUMP
Stupido vetro che non si rompeva!!! Dove cazzo era la porta???
Il demone schioccò le dita.
-Io potrei farti la stessa domanda! Così si dice, sì, la stessa domanda...-.
Lisanna si bloccò e la trucidò con lo sguardo, soffiando: -Che... stai... dicendo...-.
Levy appoggiò il viso sul vetro e si leccò le labbra.
-“Che cazzo hai fatto alla mia amica, mostro?”-.
Mostro.
Mostro.
Mostro.
Quella parola fu una doccia fredda, fu come risvegliarsi da un torpore e trovarsi a pieni nudi sulla lava.
Si guardò intorno, la vista si era appannata e distingueva a malapena i colori.
Che cosa le era successo? Aveva di nuovo perso il controllo? Come aveva potuto...
Notò una chiazza rossa per terra che non sembrava dovesse esserci nel grigio del pavimento.
Una macchia... forse della vernice... oppure dei...
Capelli!
Erza!
Erza, ora la vedeva bene, era accasciata a terra e si massaggiava la nuca con una smorfia dolorante in volto.
-Erza-san! No! Io non...-.
La ragazza si precipitò dall'amica e la aiutò a rialzarsi; non appena riuscì a rimettersi in piedi, però, Lisanna indietreggiò velocemente.
-Non preoccuparti...- Mugugnò Erza.
Lisanna si trovò con la schiena contro il vetro, e sentì Levy borbottare qualcosa; si voltò d'istinto e si trovò ancora una volta a guardare gli occhi penetranti e assassini della Cambiata.
-Hai fatto male ai tuoi amici... sei davvero un mostro, allora...-.
Quelle parole le trapassarono il cuore, e scappò fuori dalla stanza.



-Porca merda!-.
Kinana sparò una raffica contro la parete che, già inclinata, si distrusse in mille pezzi; il soffitto vibrò, ma se aveva resistito a una cannonata un colpetto del genere non poteva fargli molto.
-Urgh!- Attorno a lei i Wild Four si rialzarono intontiti.
-Kinana-sama, che sta succedendo?-.
A rispondere fu Dan, che si rimise in piedi con un balzo.
-Ah! I miei compagni sono arrivati!-.
TUNF
Kinana lo stese con il calcio della pistola.

Le Mosche dell'Esercito! Maledizione, sapevo che non potevano aver mandato solo lui, ma che mi seguissero fino a qui...”.
-Voi idioti, ascoltatemi-kina! Saltate attraverso il muro, lì c'è l'Espada che ho rubato tempo fa, è carico di armi, prendetelo e andate!-.
-Cosa? E lei, Kinana-sama?-.
-Tsch! Devo liberarmi di questi tizi, o mi daranno il tormento in eterno!- Kinana impugnò l'altra pistola e si avvio verso la porta distrutta.
-Voialtri vi consiglio di scappare il più lontano possibile, e di trovarvi qualcun'altra a cui correre dietro-kina!-.
-Ma...-.
Sì, lo so, non riuscirò mai a sconfiggerli tutti da sola! Pazienza, fuggire sarebbe impossibile!”.
Si bloccò e inspirò profondamente.
E comunque, anche se sono fregata...”.
Kinana si girò verso i cinque ragazzi.
-Kinana-s...-.
...proprio non riesco a non sorridere!”.
-Tranquilli, me la caverò!-.
Si voltò, pensando tra sé e sé quanto fosse penoso che si fosse rammollita in quel modo, e fece per muovere un passo, ma si trovò un paio di mani giganti sopra le spalle.
-Ma cos...-.
In un attimo si trovò catapultata in aria oltre la parete, in caduta libera da due piani di altezza.
Scorse per un attimo i cinque cani che si mettevano in posa e Rocker al centro che alzava il pollice vittorioso, dopodiché con un paio di capriole in volo atterrò sul tettuccio dell'Espada.
Idioti!” Pensò alzando lo sguardo nel vano tentativo di intravedere qualcosa.
Che cazzo gli è preso-kina??? Beh, se pensano che tornerò ad aiutarli si sbagliano di grosso, già l'ho fatto una volta e mi hanno perseguitato! Figurati se mi perdo un'occasione del genere per filarmela!”.
Piegò le gambe per saltare giù, ma all'ultimo si sentì mancare le ginocchia e si massaggiò la fronte.
Non posso credere a quello che sto per fare...”.
-Ehi, cretini!- Urlò: -Non fatevi uccidere, o giuro che vi ammazzo-kina!!!-.
Patetica, davvero patetica; addirittura le sembrò di sentirli ululare in risposta, dio se era caduta in basso...
Ma almeno ora si era tolta lo scrupolo, e montò subito nel furgone, partendo in quarta.
Si asciugò il sangue che le colava da sopra l'occhio buono, trovando un profondo taglio al posto del sopracciglio; per lo meno con una botta del genere il tic le era passato.
In ogni caso doveva rifornirsi di nuovo di armi, e c'erano un paio di posti dove poteva andare.



Riaprì gli occhi, aveva caldo.
Era strano per lui avere caldo, ma non gli dispiaceva affatto, anche se non sapeva dire perché.
Forse perché gli piaceva provare sensazioni nuove, forse perché gli piaceva sentire il sudore sulla pelle.
Forse era per lei.
Si mise seduto, appoggiandosi allo schienale e tirando un lungo sospiro.
Bella come nuova sensazione, ma anche sfiancante.
Di fianco a lui, il sinuoso corpo nascosto tra le lenzuola, Sayla dormiva profondamente, con i capelli che le ricadevano sul viso e che si spargevano sul cuscino come una macchia nera.
Si soffermò a guardarla, prima le sue curve che aderivano sudate alle pieghe delle lenzuola e poi il suo bel viso, rosso e imperlato e stranamente sereno, come se l'erotica prestazione di poco prima non l'avesse provata; mah, sarà stata l'abitudine.
Interruppe per un attimo i fiochi respiri e borbottò qualcosa, forse un nome.
Kyouka-sama”, sicuramente.
Perché Natsu era sicuro che durante tutto il tempo Sayla aveva pensato alla sua adorata Kyouka; era anche questo il motivo per cui aveva accettato di farlo con lei (anche se forse era meglio dire che l'aveva costretta), bastava guardarla per capire come le mancava, lei e il fare sesso con lei.
Per Kyouka non poteva farci molto, ma poteva soddisfare la sua fame di sesso, che la stava logorando. Era un po' una fortuna che lei fosse, come avrebbe detto un pervertito, una “macchina per scopare”, cioè una bisessuale sfrenata. Anche se era chiaro che le piacevano di più le donne, soprattutto Kyouka, ma forse per lei provava qualcosa di più di semplice attrazione; boh, per essere bella Kyouka era bella...
Sayla parlò di nuovo, stavolta però ad alta voce.
-Master...-.
Natsu sussultò e distolse lo sguardo, mentre sentiva le guance diventare calde, e stavolta di un calore spiacevole.
Come aveva già avuto modo di osservare, Sayla era una ragazza molto bella, ma solo allora la cosa iniziò a imbarazzarlo.
Improvvisamente gli venne l'impulso di accarezzarle i capelli e stringerla a sé, non seppe perché, né come riuscì a domarsi.
Forse erano i residui di poco prima, o forse era...
-Ah!- Si tirò istantaneamente indietro, stropicciandosi gli occhi per la sorpresa.
Per un attimo i capelli della ragazza erano diventati... no, forse era meglio dire che li aveva visti diventare di un altro colore più... più...
Deglutì a vuoto.
Era passata, aveva avuto solo un'allucinazione e niente di più, però...
Strinse con forza il polso destro fino a farsi male, poi se lo esaminò davanti agli occhi.
Quella non era stata un'allucinazione, quel brillo rosa l'aveva visto; e poi ancora quel brutto presentimento, come se ci fosse qualcuno alle sue spalle.
Dunque, voltarsi poteva essere pericoloso, non temeva tanto di essere ferito quanto di far scappare la presenza, perciò si limitò ad alzare la temperatura della sua schiena a 70 °C.
Nessun urlo, nessun gemito, niente di niente, si girò.
Zero vittime, uno schienale bruciato.
-Natsu... sama?-.
Sayla si rialzò, fissandolo assonnata e confusa.
-Tranquilla, va tutto bene.- La rassicurò lui.
Inizialmente sembrò calmarsi, poi però trasalì e diventò rossa come un peperone; si girò dall'altra parte e si nascose sotto le lenzuola.
-Master... Natsu... io... cioè... non volevo... io...-.
E che, si sentiva imbarazzata? Un po' tardi...
-P...P...P...-.
E.N.D. la guardò incuriosito, ma che stava dicendo?
-...Punizione...-.
Santo Zeref...”.



In piedi sull'altura, con il vento che gli scompigliava i capelli con un soffio leggero, Rustyrose si sistemò gli occhiali, osservando attentamente lo spettacolo sotto di lui come un falco la sua preda.
Se esisteva l'inferno era così che se lo immaginava: un enorme braciere che rischiarava la notte attorno a lui, alto come una colonna babelica, da cui si sentiva attratto come una falena dalla luce.
Come lui, tanti piccoli puntini si stavano radunando attorno a quel fuoco e lo osservavano incantati; eppure eccone uno che si stava allontanando rapidamente, topo in mezzo alle formiche.
Alzò il braccio e immaginò di puntarlo con una pistola, prese bene la mira, sparò, e del topo non rimase che cenere bruciacchiata, carne per qualche serpente di passaggio.
Metafora bizzarra, dato che il topo era anche un serpente.



Angolo dell'autore
Così, a sfregio, un altro capitolo. Più che altro una certa "ora notturna" me la immagino a caricare e ricaricare la pagina in attesa di un nuovo capitolo.
Cioè, dovrei essere a studiare ma...
Vabbeh, alla prossima XD!

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Capitolo 12
*** Piano ***


Where is the moment we need it the most
You kick up the leaves and the magic is lost
They tell me your blue sky's fade to grey
They tell me your passion's gone away
And I don't need no carryin' on

Cause you had a bad day
You're taking one down
You sing a sad song just to turn it around
You say you don't know
You tell me don't lie
You work at a smile and you go for a ride
You had a bad day
The camera don't lie
You're coming back down and you really don't mind
You had a bad day

(Bad Day-Daniel Powter)

Ci sono quei momenti in cui vorresti saper fischiare, tipo quando te ne torni a casa e non hai niente da fare e ti dici: cazzo, perché non ho mai imparato a fischiare? E allora che cosa fai, cerchi una canzoncina da fargli il verso, tipo: “M-M-M-MMMM...”, ma non è mica la stessa cosa. Però ti accontenti, o MMM o niente, e fare niente sarebbe troooooppo noioso.
Cioè, non è che non stia facendo niente, ma è una cosa così semplice che può considerarlo niente; insomma, se fai qualcosa di tanto facile ti metti a fischiare o a MMMare lo stesso, perché è troppo facile.
Quindi via, trova un pezzo qualunque e inizia a MMMarlo (che poi esisterà una parola giusta?).
M-M-M-MMMM
Inizia a prenderci il ritmo, oppure se lo inventa, è una persona creativa.
Ma ci sono i rumori di sottofondo.
M-M-M-MMMM -Aspetta, aspetta ti prego!!!-.
No, minchia, non ci sta! Al massimo aspetta il ritornello!
-Fermati! Non farlo, non f... CRACK
Meglio.
M-M-M-P! Schifo, c'ha sangue in bocca, meglio sputarlo, no, aspetta, come “schifo”, perché cazzo l'ha sputato? Ah, giusto, quel corpo ancora da problemi, troia di merda anche da morta mi rovini il ritmo!
M-M -AAAAAAAAAAAAAAAA!!!- Cazzo si stava dimenticando del tipo senza braccia, pensava di averlo ucciso ma no, pure lui lo incasina.
Con un calcio lo decapita, ma ormai l'ha persa, la canzone intendo.
In compenso è completamente ricoperta di sangue, sulla pallida pelle rosa, sui lunghi capelli bianchi, sulle fottute labbra dalla voce dolce, che proprio non le piace, non si addice a un demone come lei, lui, pure l'abitudine di considerarsi maschio ha perso, è stato troppo tempo tra quelle tette che ha iniziato ad abituarsi.
Cioè, ad abituarsi no, ad abituarsi mai, però a pensarci bene essere femmina ha i suoi vantaggi. Tipo le seghe, quelle sono tutta un'altra cosa di quando era maschio. Minchia, si era perso un mondo.
Ha deciso, appena torna se ne fa una, senza neanche pulirsi, così ci prova più gusto, nel farla e nel vedere quel bel faccino da puttanella contorcersi per leccare brandelli di carne della sua stupida specie.
Merda, se non l'avesse uccisa si sarebbe potuta godere le sue urla; pazienza, chi si accontenta gode... cazzo, un detto umano, che nervi!
Tira un calcio furioso a un cadavere, che insacca come un cuscino.
Ne tira un altro, e stavolta sta ben attenta di sentire le sue ossa rompersi.
Ne tira un altro ancora, e poi un altro, e poi un altro ancora, fino a ridurlo ad un colabrodo.
-Ahahah!- Scoppia a ridere, quanto le piace quel suono! Meglio della canzoncina di prima!
Si mette le mani tra i denti, che trova già occupati da capelli appiccicaticci, e alza gli occhi al cielo nero in preda alla goduria.
Sente le gambe bagnarsi e il sangue fare posto a qualcosa di più caldo, arranca in mezzo al lago di sangue e carne e si inginocchia, battendo i gomiti e la fronte sulla pozzanghera che fa CIACK, oh bel suono anche quello!
Comincia a leccare, buono buono buono, poi si rialza, si guarda intorno famelica, come altro potrebbe umiliarla??? Ci sono un sacco di modi che le vengono in mente, uno più divertente dell'altro, intanto il sangue e i capelli le cadono sulle palpebre, li scosta con una mano e davanti ai suoi occhi blu zaffiro si palesa uno dei tanti cadaveri, forse il più maciullato di tutti.
E le viene un'idea.
Si avvicina a passi grandi e pesanti, leccandosi avidamente la bocca, solo pensarlo la manda in estasi.
CIACK CIACK CIACK
Anche il rumore dei suoi passi è molto melodico, ma non ha tempo di pensarci, e ora è davanti al cadavere, guarda il buco sullo stomaco, allunga la mano e...
Tempo scaduto.
Riesce a pensare solo: “Merda!” prima di abbassare bruscamente capo e braccia e di immobilizzarsi al suolo.
Poi rialza due occhi spenti, si gira e si allontana, diretta verso la sede della gilda.
È stata via a lungo, quindi dovrà riposarsi.
Prima, però, dovrà fare rapporto al Master.
Prima ancora, tuttavia, dovrà rendersi presentabile e farsi un bagno: al Master piace molto vedere il suo corpo pulito, e lei vive per il suo piacere.
Un sordo mugugno la ferma, uno deve essere ancora vivo, ma lo ignora e si rimette subito in marcia.



Si doveva pulire il sangue dall'occhio di continuo, sennò non riusciva a guidare.
Non l'avevano seguita, e questo era un bene, ma sarebbe stato da stupide andarsi a schiantare e crepare perché non ci vedeva; che il cielo fosse scuro poi non aiutava.
Certo che almeno uno dei cinque poteva rimanere con lei... per guidare, ovvio, mica le mancavano.
Figurarsi, anzi, che liberazione era stata, li avesse lasciati morire nelle sabbie mobili non si sarebbe divertita di più! E comunque le Mosche non li avrebbero nemmeno feriti, non erano dei criminali come lei, sarebbero stati bene! Non che la cosa le importasse, ma sarebbero stati bene!
L'altro sportello si aprì ed entrò, dal tettuccio, Dan Straight, con armatura, lancia, scudo e tutto il resto, che si sedette di fianco a lei senza dire niente, solo sorridendo alla strada.
Kinana fece finta di niente e continuò a guidare, in attesa che lui parlasse; probabilmente però anche lui aspettava che lei dicesse qualcosa, infatti rimase muto come un pesce.
-Perché sei entrato solo ora-kina?- Si decise a chiedere, sperando di spiazzarlo.
-Perché ci stavano bombardando, e ho usato il mio scudo per proteggerci!- Rispose pronto lui: -Poi un colpo mi ha preso in pieno e sono svenuto fino ad adesso!-.
E rimanerci secco no...” -E allora perché mi stai seguendo?-.
-Perché la mia nuova missione è proteggerti!-.
-Oh, davvero?- Si finse colpita, anche se in realtà voleva chiuderla lì e sbatterlo fuori dal camion: -Ma non dovevi riportarmi indietro-kina?-.
-Se lo facessi subito, non potrei più chiamarmi cavaliere!-.
-E perché mai?-.
-Perché nessun cavaliere lascerebbe sola una donna triste!-.
Kinana sobbalzò, poi distolse lo sguardo, quelle parole le facevano bruciare la gola.
-Lasciarmi triste? Non hai capito il punto, non puoi farci niente. Io sono triste da un anno, e anche se voi mi catturaste mi basterebbe scappare e ricominciare da capo. E sarei triste come lo sono ora.-.
Dan incrociò le braccia e scosse la testa con vigore, inaspettatamente si era fatto serio: -Questo non è vero, io ti ho vista felice solo qualche ora fa.-.
-Ma che stai dicendo-kina? Quando mai io...- Le parole le morirono in gola.
Proprio non riesco a non sorridere!”.
-...no...- Balbettò: -io sorridevo perché... era solo perché...-.
-Tu ti senti molto sola, vero?-.
Kinana tirò una brusca frenata e guardò incredula il ragazzo.
Che era successo al suo tono di voce? E cos'era quello sguardo profondo che le rivolgeva? Non riusciva nemmeno a reggerlo!
-Eri felice perché sapevi che i tuoi amici sarebbero stati bene; però il tuo cuore piangeva, perché avevi paura di rimanere sola di nuovo. Se io ora ti catturassi, saresti di nuovo sola. Se poi tu fuggissi, saresti comunque sola. E nessuno vuole la solitudine.-.
-Ti sbagli.- Lo interruppe lei.
-Ti sbagli. Ti sbagli.- Lo ripeté più volte finché non fu in grado di dire altro; allora lo puntò con un occhio di fuoco e scandì: -Già, ti sbagli. Io stessa ho scelto di rimanere sola, perché sapevo che se fossi rimasta felice, se fossi rimasta con degli...- deglutì: -...amici, non sarei riuscita ad ottenere la mia vendetta. Io voglio essere triste, perché così sarò forte. Perciò, io voglio rimanere sola.-.
-E allora perché piangi?-.
Kinana si bloccò, si accarezzò la guancia, si esaminò le dita.
Erano umide.
-No... no...-.
Vendetta! Vendetta! Non doveva pensare ad altro, non era possibile che pensasse ad altro, non era giusto che pensasse ad altro!
Impugnò la pistola e la puntò contro Dan.
-Esci di qui-kina.-.
-Se lo facessi, rimarresti ancora sola.- Rispose calmo lui.
-Ti ho detto di uscire!-.
BANG
Nemmeno si era accorta di aver premuto il grilletto che lui era caduto all'indietro.
La ragazza rimase scioccata per qualche secondo, poi si riscosse e rimise via la pistola.
Idiota, stupido idiota, doveva uscire finché ne aveva il tempo! Doveva ascoltarla, doveva andarsene subito, era colpa sua se l'aveva...
No, un momento, perché si preoccupava tanto? Non era la prima persona che uccideva e non sarebbe stata l'ultima, quindi che le importava? Tanto se ne sarebbe dimenticata preso!
Mi farebbe l'onore di diventare la mia dama?”.
Nessun cavaliere renderebbe triste una donna!”.
...se ne sarebbe dimenticata presto...
-L!-.
Cosa???”.
-O!-.
Kinana si voltò di scatto.
-V!-.
Impossibile-kina!”.
-E!-.
Dan si rimise dritto, urlando: -LOOOOOOVE!!!-.
Al centro della fronte c'era il foro del proiettile da cui uscivano spruzzi di sangue, eppure lui sorrideva.
Che cazzo... che cazzo è questo??? Nessun essere umano può sopravvivere a un colpo del genere!”.
Poi notò che il suo aspetto era cambiato: i suoi capelli e i suoi occhi erano diventati giallo chiarissimo, i suoi denti si erano allungati e attorno ai suoi occhi si era creato una specie di alone nero.
Da stupido il suo viso era diventato inquietante.
Ma allora lui è... è un Cambiato!?”.
Il cavaliere tornò alla normalità.
Può anche cambiare forma? Pensavo fosse un processo irreversibile!”.
-Ah! Scusami se ti ho spaventata, Kinana-tan, questa volta pensavo di essere davvero morto! Ma il nostro amore mi ha dato la forza di rimettermi in piedi!-.
Kinana ansimò ammutolita, ma dopo un paio di secondi si riebbe.
Va bene, può darsi che l'abbia sottovalutato, ma questo non cambia le cose!”.
-Se sei ancora vivo buon per te, però ora esci di qui!-.
Dan sorrise così tanto da dover chiudere gli occhi.
-Se vuoi farlo allora dovrai uccidermi sul serio!-.
Kinana lo fissò alibita, poi strinse i denti e picchiò la testa sul volante.
-Merda!-.
Riaccese il motore e girò l'Espada.
-Lo faccio solo perché sono in debito con loro, sia chiaro.- E partì verso Crocus.



Il rumore dell'armatura di Erza rimbombava assordante nel corridoio.
I passi di Lisanna, invece, erano impercettibili, taciturni, come era diventata lei la sera prima.
Non era normale, Erza lo sapeva bene, non era da Lisanna tacere per così a lungo.
Non una parola su come stava, non una parola su Levy, non una parola sulle due ragazze che aveva portato con sé, sembrava essersi chiusa in un'armatura indistruttibile e invalicabile, da cui nessuno poteva farla uscire: il silenzio.
La vista di Levy in quello stato doveva essere stremante, ma dovevano essere state le sue parole a ferirla in questo modo: solo che lei non le ricordava, era incredibile ma la botta che aveva preso (che Lisanna le aveva fatto prendere) aveva confuso i ricordi di quel dialogo. Ricordava che Levy aveva detto qualcosa di terribile, però proprio non riusciva a focalizzare, era come vedere un'immagine sott'acqua.
(A sua discolpa c'era da dire che subito dopo che Lisanna era uscita il colpo aveva cominciato a farsi sentire e le aveva fatto perdere i sensi per qualche minuto.)
Arrivarono davanti alla sala dove le attendeva la principessa; senza dire una parola e nemmeno bussare Lisanna spalancò la porta, ed entrarono in un salotto dalle pareti lucenti e dal mobilio sfarzoso, un equilibrio incantevole tra luce ed oggetti; ma l'albina non ne sembrò colpita.
Hisui E. Fiore, la giovane principessa del Regno dai capelli verdi come la giada, le aspettava seduta su una poltrona, senonché apparve sorpresa del loro arrivo (in effetti, Lisanna era praticamente irrotta nella stanza), ma si ricompose subito e sorrise cordialmente.
Erza e Lisanna si inginocchiarono, e Hisui fece un cenno con il capo di risposta.
-È un piacere vedervi.- Disse con tono accogliente, alzandosi e avvicinandosi a Lisanna.
-Non ci siamo ancora presentate, sono lieta di fare la tua conoscenza, Lisanna-san.-.
-Il piacere è mio.- Rispose l'albina rialzandosi.
Hisui la guardò sorpresa, prima per la sua voce fredda e poi, quando l'ebbe vista in volto, per il suo occhio policrome, che Erza iniziava a sospettare non essere una nuova moda.
Però le sarebbe stato bene comunque.
Intanto Hisui aveva ripreso il sorriso: -Spero ti sia riposata...-.
-Molto bene, Vostra Altezza, la ringrazio.-.
...Ok, era vero che Lisanna era educata, ma tutta questa formalità era inquietante, anche la Principessa ne era sorpresa.
-Ehm... puoi chiamarmi per nome se ti va, Lisanna-san...-.
-Come desidera, Principessa Hisui-sama- Probabilmente non era quello che si aspettava: -ma se possibile vorrei saltare questi convenevoli e parlare del motivo per cui mi ha chiamata qui.- sicuramente non era quello che si aspettava.
-C-certo, come vuoi...-.
-Lisanna!- La richiamò Erza: -Non credi di essere...-.
-Non era mia intenzione.- La anticipò lei: -Mi scusi se sono stata irriverente. Scusami anche tu, Erza-san.-.
Dopo avrebbe dovuto parlarci. Seriamente.
-Non preoccuparti...- Il sorriso della principessa si era fatto teso, e quando andò a risedersi sembrava praticamente scappare.
-...ma accomodatevi pure...- E indicò loro un paio di poltrone di fianco alla sua, Lisanna si mise a sinistra e lei a destra.
Tra il suo sguardo imbarazzato, quello nervoso della principessa e quello impassibile della ragazza l'atmosfera si era fatta pesante, e ancora dovevano parlare di quella cosa...
-Ecco,- Iniziò Hisui: -potremmo iniziare quando sarà arrivata anche...-.
La sua voce fu interrotta da un bussare alla porta.
-Ah, è arrivata. Entra pure!-.
Il portone si aprì e ne fece capolino una giovane dai capelli argentati, tra i quali spuntava una rosa blu, vestita di un abito bianco senza scollatura.
-Buongiorno, Principessa.- Disse inchinandosi; poi, rivolta a lei: -Buongiorno, Erza-sama.-.
-Ciao, Yukino!-.
Yukino Aguria, questo era il nome della giovane maga, si rivolse un po' stupita a Lisanna; era bizzarro come quelle due ragazze si assomigliassero, anche Mirajane a suo tempo aveva trovato una...
-Buongiorno, Lisanna-sama! Sono molto felice di rivederti, come stai?-.
Yukino era visibilmente nervosa, e un motivo c'era: Lisanna doveva ricordarle molto Mira, a cui Yukino doveva non dico la sua vita ma sicuramente la sua felicità; Erza poteva capire che amarezza sentisse la maga degli Spiriti Stellari quando la guardava, e sì che sperava che fosse lei a tirarle su il morale...
-Bene, grazie, Yukino. Sono molto felice di vederti, anche se sono sorpresa.- Da come parlava però non sembrava né l'una né l'altra cosa: -Ho saputo che hai tu le chiavi di Lucy.-.
Ecco, ci mancava solo pronunciare quel nome; già ad Erza provocò una fitta al cuore, Yukino invece abbassò la testa come mortificata.
-S...Sì, Leo-sama è venuto da me e me le ha date. Inizialmente io non volevo, però...-.
-No, non serve che ti scusi.- Replicò Lisanna, finalmente con una punta di dolcezza.
-Anzi, sono certa che lei ne sarebbe felice.-.
-Grazie...- Fece Yukino arrossendo.
Erza vide un abbozzo di sorriso sul viso della Strauss; chissà, magari si rispecchiava in qualche modo nell'altra ragazza.
Ma tornò subito seria quando si rivolse a Hisui.
-Hisui-sama, quindi il motivo per cui sono qui è collegato a Yukino?-.
Hisui annuì gravemente.
-Sì, in realtà siete qui entrambe per lo stesso motivo. È una faccenda molto delicata e potrebbe... potrebbe non piacervi.-.
Yukino trasalì mentre Lisanna si limitò ad aggrottare la fronte, in attesa di altre spiegazioni. Chissà se sarebbe rimasta ancora così impassibile, Erza non c'era riuscita.
-Purtroppo la guerra con i demoni si sta protraendo da un anno, e temo che non riusciremo a resistere ancora per molto.-.
A quel punto Yukino, così come Erza ricordò di aver fatto a suo tempo, esclamò: -Hisui-sama, perché dice questo?-.
-Anche se sono restia ad ammetterlo, è la verità.- Rispose lei abbassando gli occhi: -Loro ci stanno logorando, in poco tempo ho davvero paura che riusciranno a sopraffarci.-.
Yukino strinse i pugni, Erza era sicura che l'avesse già capito da tempo, ma sentirselo dire dalla Principessa era tutt'altra cosa.
-Per questo motivo noi dobbiamo essere più veloci. Dobbiamo attaccarli fintanto che possiamo, e finirli con un unico colpo decisivo.-.
Lisanna, che non pareva per nulla colpita, incrociò le braccia e chiese: -Quindi proporrebbe un attacco frontale?-.
Hisui scosse la testa: -No, anche questo è impossibile, equivarrebbe a un suicidio. O almeno, se puntassimo tutto su questo.-.
-Che intende dire?-.
La principessa rimase in silenzio qualche secondo, facendo calare un'atmosfera d'attesa.
-Parlo del vero motivo per cui ho istituito la Squadra Reale. Non è per la mia protezione, questo è solo quello che i nostri nemici devono continuare a pensare; no, la sola idea di usare i maghi più forti del Continente per proteggermi mi ripugna, insomma, come potrei farmi chiamare principessa se anteponessi la mia sicurezza a quella dei miei sudditi?-.
Nel dire questo si era infiammata, Hisui teneva al suo regno tanto da passare per una principessa debole e codarda pur di proteggerlo, il suo coraggio avrebbe dovuto essere un esempio per tutti.
-Il vero motivo per cui ho assemblato questa squadra d'elite è per addestrare i maghi più forti e potenziarli per sferrare questo attacco, in modo che imparino a lavorare come una squadra e a compensare i propri punti deboli.-.
-Ma così facendo a combattere rimangono solo i maghi più deboli.- Obbiettò Lisanna.
Hisui chiuse gli occhi e trasse un profondo sospiro, poi rispose: -Ne sono consapevole, e me ne assumo ogni responsabilità.-.
-Responsabilità?- Ripeté Lisanna; il suo volto si era fatto improvvisamente scuro, non prometteva nulla di buono.
-Con tutto il rispetto, Lei pensa che sia solo questione di responsabilità? Che sia questione di non dormirci la notte o di finire processata?-.
-No, mi rendo conto che molte persone moriranno...-.
-Molte sono già morte, anche miei amici.- La interruppe bruscamente Lisanna: -Il senso di colpa non vuol dire niente, se poi la gente muore lo stesso. E se il suo piano è farne morire di più, non voglio averci nulla a che fare.-.
La principessa sostenne bene il colpo.
-Assolutamente no: come ti ho detto prima, il piano per sconfiggere i demoni non prevede solo l'attacco, anzi, forse è meglio dire che l'attacco è un'esca.-.
-Per fare cosa?-.
-Per fare uscire Natsu Dragneel.-.
Le tre ragazze trasalirono all'unisono; anche Erza, che sapeva già tutto, sentire nominare Natsu era una fitta allo stomaco, non riusciva nemmeno a immaginare come si sentissero Yukino e Lisanna.
-Natsu-sama? P-Perché?-.
-Il nostro vero intento è sconfiggere lui.- Spiegò Hisui.
-Lui è il vero ostacolo alla vittoria, senza di lui sconfiggere i demoni sarà un'impresa perlomeno praticabile.-.
Tacque, e così fecero le altre; la rossa guardò in agitazione Lisanna, che aveva portato le mani davanti alla bocca e si era messa a riflettere. Se già prima aveva reagito male, ora aveva davvero paura di quello che poteva dire.
-Perché dovrebbe uscire?-.
Come? Aveva davvero chiesto questo? Come poteva rimanere così calma?
Hisui non sembrò reggere ancora lo sguardo di Lisanna e disse: -Non è facile da dire... e per voi non sarà facile da sopportare... tuttavia le mie fonti mi assicurano che...- si interruppe, ora veniva la parte difficile, Erza a quel punto per poco non aveva pianto.
-...che esaminando le sue mosse... risulta comprensibile che... che almeno una parte di lui...-.
Lisanna socchiuse le palpebre, Yukino trattenne il fiato.
-...dentro di sé, è ancora umano.-.
Calò il silenzio, ed Erza si illuse che il suo sconcerto non potesse che diminuire.
-Ok.-.
No.
Questo era impossibile.
-L-L-Lisanna, che cosa hai...-.
-Ok.- Ripeté: -Questo lo so già.-.
-Lisanna-sama!- Esclamò incredula Yukino: -Che cosa vuoi dire?-.
-Erza-san.- Disse Lisanna incrociando di nuovo le braccia: -Proprio tu che conosci Natsu quanto me dovevi saperlo già.-.
-I-Io... io ovviamente l'ho sempre sperato, come tutti...-.
-Non parlo di “sperare”, io parlo di “essere certi”. Natsu non è il tipo da farsi sconfiggere dal primo demone che possiede il suo corpo, Natsu non è quel tipo di persona. Natsu non si arrende mai, Natsu lotta sempre finché ha fiato in gola, Natsu è più forte di qualsiasi mostro di Zeref, per questo io so che lui c'è ancora, io so che lui sta combattendo con tutte le sue forze E.N.D., e so che vuole tornare dalla sua famiglia.-.
-Lisanna, hai perfettamente ragione a dire questo, Natsu è senza dubbio la persona più tenace che io conosca. Tuttavia lui non è stato semplicemente posseduto, lui stesso è E.N.D., lui lo è sempre stato, perciò...-.
-E con questo?- Lisanna la trucidò con il suo occhio elettrico, non le aveva mai visto addosso uno sguardo così bestiale, faceva quasi paura, le sue parole uscivano vuote di sentimento.
-Se davvero è sempre stato E.N.D. come dici tu è una ragione in più per avere fiducia in lui, vuol dire che è sempre stato dalla nostra parte!-.
-Come può essere dalla nostra parte in un momento come questo? La verità è...- Erza digrignò i denti e ancora una volta il fiato le si mozzò in gola: -La verità che quando E.N.D. si è risvegliato Natsu è cambiato!-.
Quelle parole sortirono un certo effetto a Lisanna, che infatti ebbe un sussulto, ma non si scompose: -Va bene, forse è così, ma questo significa che può cambiare di nuovo!-.
-Questo è... questo sarebbe bellissimo, ma ormai ha passato il punto di non ritorno!-.
-Come fai a dirlo?-.
-Perché ha ucciso i suoi stessi amici! Ha scatenato una guerra!-.
-Anche Gerard l'aveva fatto!-.
Erza si bloccò.
Ge...rard...”.
Erza.”.
Il volto del ragazzo dai capelli blu sconvolse la sua mente, la sua voce risuonò atroce, e una lama crudele le ferì gli occhi.
-C...cosa c'entra lui?-.
-C'entra eccome Anche lui era diventato un mostro, ma siete stati tu e Natsu a redimerlo!-.
Non dirlo.
-Voi l'avete fatto tornare quello di un tempo!-.
Non dirlo!
-Voi l'avete salvato!-.
Non dirlo!!!
-Lui l'ha salvato!-.
-E allora perché l'ha ucciso???-.
Per la prima volta Lisanna rimase senza parole; Erza pensò che fosse rimasta sorpresa dalle sue parole, solo dopo si rese conto che stava fissando incredula le lacrime che scendevano dalle sue guance.
-Perché l'ha ucciso??? Se è ancora il nostro Natsu come ha potuto farlo??? Come ha potuto???-.
Erza si coprì gli occhi con una mano, non tanto per bloccare le lacrime quanto per cercare di reggere la testa che sentiva crollare sotto il nome di Gerard.
-Perché l'ha fatto??? Perché??? Perché???-.
Quando riuscì a calmarsi un poco sentì Lisanna borbottare qualcosa.
-Mi dispiace, Erza, non lo sapevo. E non vorrei ferirti con le mie parole, però anche Gerard aveva ucciso molti suoi amici; ma non per questo ti sei arresa, e come hai fatto tu allora anche noi adesso dobbiamo fare il possibile per salvare Natsu!-.
Erza sussultò un paio di volte, poi si rilassò un poco.
-Hai... hai ragione. Scu...scusatemi tutte.-.
Calò un pesante silenzio, che veniva interrotto dai singhiozzi della rossa.
Calmati, calmati Erza! Non devi pensare a lui! Non devi pensarci! Ti farà solo soffrire di più!”.
-In ogni caso, non capisco cosa voleva dire, Principessa.- Riprese Lisanna.
-Ah, ehm, quello che stavo dicendo era... sì, insomma, la parte umana di Natsu non resisterà nel vedere i suoi vecchi amici che combattono vicino a lui, quindi è più che probabile che scenderà in campo.-.
-Ma è la personalità di E.N.D. a essere determinante in questo. Lui è un demone molto particolare, si può dire che viva per combattere, anela la guerra ed è sempre stato alla ricerca di un avversario degno di essere sconfitto; soprattutto, adora la distruzione più di ogni altra cosa, e dalle sue mosse recenti risulta chiaro che non riesce più a stare segregato nel suo castello.-.
-Come fa a dirlo?-.
Hisui sospirò di nuovo, poi rispose: -All'inizio di questa guerra molti dei nostri maghi più potenti sono morti. Tutti uccisi da Natsu. Però, nonostante questo, eravamo sul punto di vincere, e sapete perché? Perché E.N.D. trascurava il suo esercito, era troppo occupato ad attaccare chi gli capitava a tiro, e ci regalava vittorie semplici; alla fine, però, deve essere rinsavito e si è ritirato, assumendo un ruolo di comando. Ma la sua sete di distruzione non è stata sedata, molte volte è stato sul punto di lottare in prima linea, e non penso che riuscirà a resistere quando vedrà così tanti validi avversari corrergli incontro. Insomma, entrambe le parti saranno focalizzate su un unico obbiettivo, noi.-.
-E poi, cosa succede? Pensa che saremo in grado di batterlo?-.
-No.- Stavolta fu Erza a parlare: era un modo per dimostrare agli altri ma soprattutto a sé stessa che si era ripresa, nonostante non ne fosse sicura lei per prima.
-Non è questo il nostro intento, noi dobbiamo solo sfiancarlo.-.
-Il nostro problema- Erza fu felice che la Principessa avesse deciso di riprendere il discorso, già non ce la faceva più: -è che non abbiamo il tempo per allenarci a sufficienza. Perciò dobbiamo trovare il modo di guadagnarcelo.-.
-Guadagnare... tempo? E quanto pensa ci servirà? Un mese? Due?-.
-Dieci...-.
-Mi sembra un p-.
-...anni.-.
Sarebbe stata una di quelle scene comiche in cui il tipo che beve la bibita la sputa fuori per la sorpresa, se Lisanna avesse avuto una bibita e se non ci fosse stato nulla di comico in quel momento.
-Dieci anni??? Ma è impossibile!!! Come pensate di riuscirci???-.
L'albina cercò gli sguardi delle due ragazze, che però avevano distolto come imbarazzate.
-Si tratta di... un vecchio progetto in grado di viaggiare nel tempo...-.
Uno.
Due.
Tre.
-Il Progetto Eclipse!-.
Non fu Lisanna a parlare, ma Yukino; buffo, Erza quasi si stava dimenticando della sua presenza.
-Co... Eclipse?! Come può essere? Insomma, il... il... il portale è andato distrutto!-.
-Siamo riusciti ad aggiustarlo.-.
-Come?-.
-Con la nostra magia.- Erza si accorse di aver risposto troppo tardi, quando già stava continuando: -Curiosamente il metodo di costruzione è simile a quello dell'R-System, e io... ho fornito le mie conoscenze. Insomma, spediremmo Natsu dieci anni nel futuro, e lì, stanco e senza più un esercito, riusciremo a sconfiggerlo.-.
-Ehi-ehi-ehi!- Esclamò la maga del Take Over: -Ammesso che funzioni correttamente, come pensate di farci arrivare Natsu? Volete costruire il portale in mezzo al campo di battaglia o...-.
-Magia di Teletrasporto.- Rispose Hisui: -Sposteremo il portale da qui. Il problema principale è che anche se siamo riusciti ad aggiustarlo non ci è possibile aprirlo.-.
Lisanna alzò le mani: -E allora il piano salta!-.
-No, perché l'energia c'è, ma le nostre riparazioni consentono di aprirlo solo alle ultime maghe degli Spiriti Stellari che hanno usato la loro magia su di esso: nel nostro caso, quelle che lo hanno distrutto.-.
-Questo spiega Yukino, che ha anche tutte le Chiavi d'Oro, ma io che c'entro? Al massimo vi servirebbe... beh, Lucy!-.
-Purtroppo questo è vero. Tuttavia noi abbiamo un asso nella manica, anzi, un jolly.-.
-Sarebbe?-.
-Il tuo Take Over.-.
Lisanna parve non capire, o forse si sforzava di non farlo.
-Ormai sei una dei pochi maghi nel continente a possedere quel tipo di magia, e sei anche molto simile a Lucy, perciò riteniamo che con il Take Over tu possa prendere il suo posto.-.
Lisanna si fece scura e abbassò la fronte con aria minacciosa: -Principessa, non amo parlare di queste cose, ma sono certa che Erza gliel'ha detto: forse, e dico forse, sarei in grado di assorbire la sua magia dal suo cadavere, e magari riuscirei perdino a usarla, ma Lucy è stata incenerita da E.N.D. in un istante, anzi, non ne sono rimaste nemmeno le ceneri, perciò io non posso fare nulla.-.
-Non è del tutto esatto. Yukino-san, puoi mostrarci le tue chiavi?-.
-Uh? Certamente...- Le prese dalla cintura e gliele porse; le aveva unite in un unico anello, proprio come faceva Lucy...
-Anche se non abbiamo il suo corpo, lo Spirito dei Gemelli, Gemini, può prendere il suo aspetto, mi sbaglio?-.
Yukino scosse la testa: -Ha ancora quella trasformazione disponibile, non... non ho avuto cuore di cancellarla.-.
-Certo, posso capire. Ma questo torna a nostro vantaggio: Gemini deve agire come Spirito Stellare, ma tu puoi assorbire parte della sua anima mentre è trasformato in Lucy, e prendere il suo posto.-.
Lisanna rimase in silenzio e iniziò a fissare il pavimento, assorta nei suoi pensieri. Tutto dipendeva da come avrebbe risposto, da come avrebbe reagito, da cosa avrebbe pensato; ma era un compito enorme, un sacrificio troppo alto, dover rimpiazzare Lucy era orribile solo a immaginarlo, eppure era quello che doveva fare, che razza di amici erano se le chiedevano una cosa simile?
-Potrei- Lisanna alzò la testa di scatto, eppure sfuggiva agli sguardi delle altre tre: -potrei anche riuscire ad assorbire Gemini: in fondo, senza volerli offendere, gli Spiriti sono simili agli animali, quindi potrei assimilarlo; e potrei anche aprire il portale al posto di Lucy; ma resta il fatto che l'intero piano è una gigantesca cavolata.-.
-Lisanna!- Non è che si aspettasse un sì, ma almeno che rimanesse nei limiti della cortesia!
-Lisanna-san, io posso capire i tuoi dubbi, ma...-.
-Principessa, il tuo piano si basa su troppe supposizioni e troppo irrealistiche: “se Natsu reagirà in questo modo”, “se il portare funzionerà”... e comunque solo pensare di usare di nuovo Eclipse è una follia! Non si ricorda cos'è successo l'ultima volta? Riprovarci è pericoloso!-.
-Con tutto il rispetto, Lei è una grande stratega, ma questo piano fa acqua da tutte le parti. E ammesso che funzioni tutto, che Natsu venga spedito dieci anni nel futuro e che lì possa essere sconfitto, non posso credere che non abbia considerato due incognite importanti.-.
-Due incognite?- Ripeté Yukino.
Lisanna annuì: -La prima è Acnologia.-.
-Il Re Drago?-.
-Se E.N.D. adora la distruzione, Acnologia la venera, uno scontro di tali livelli tra noi e Natsu lo attirerà di certo. E il fatto che non sia ancora apparso dopo un anno è preoccupante, non pensa anche lei, Hisui-sama?-.
Hisui si fece buia in viso, tanto da far sobbalzare anche Erza; ma non era arrabbiata, era più dispiaciuta.
-Acnologia per il momento non può combattere, non interverrà.-.
-Come fa ad esserne sicura?-.
Hisui non rispose, e quando Lisanna cercò lo sguardo di Erza lei si era già premunita.
-Si tratta del... Master...- Borbottò la rossa.
-Cosa? Che c'entra il Master?- Ecco, la sua voce si era alterata, stava presagendo qualcosa di terribile.
-Come hai detto tu- Disse Hisui: -Acnologia adora distruggere, e quando E.N.D. si è risvegliato ha rilasciato una potente energia negativa, sono certa che voi che eravate lì l'avete percepita.-.
Percepita? No, non l'avevano percepita.
Ne erano stati travolti.
-E Acnologia, che già in passato aveva lottato contro E.N.D., l'ha sentita meglio di chiunque altro, ed ha reagito correndogli, volandogli incontro. Non subito però, perché come Erza-san mi ha spiegato lo scontro contro Igneel dell'anno prima lo aveva ferito, perciò ci ha messo un mese a riprendersi abbastanza da spostarsi.-.
-Noi lo abbiamo intercettato subito, sapevamo che dovevamo fermarlo mentre era stremato, perciò Makarov-sama ha ingaggiato un duro scontro con lui.-.
-Il Master? Perché non ne sapevo niente?-.
-Nessuno ne sa niente, nessuno ne deve sapere niente, perché se i demoni ne dovessero venire a conoscenza ci attaccherebbero con più forza, e questa è l'ultima cosa che ci serve. Vedi, Lisanna-san, forse nemmeno lui se ne rende conto, ma Natsu ha davvero paura di Acnologia, perciò è sempre alla ricerca della sua posizione. E finché lo fa, non può concentrarsi appieno su di noi: anche per questo non combatte, rischierebbe di attirarlo.-.
-E lui dov'è? Non mi direte che il Master l'ha ucciso!- Non sembrava nemmeno scettica, sembrava davvero poterlo credere, sembrava davvero volerlo credere. E forse ci riuscì finché Hisui non rispose: -No.-.
Allora quel poco di speranza che si era accesa si spense come una candela messa controvento e tornò cupa: -Quindi il Master è...-.
-Il Master si è sacrificato per noi.- Disse Erza, quello sapeva di doverlo dire lei: -Ha lottato strenuamente contro Acnologia, ma sapeva di non poter vincere. E allora ha compiuto un gesto peggiore della morte...-.
Era difficile parlarne, era difficile dover ricordare quel giorno, per lei che aveva assistito alla scena in prima persona, per lei che non era riuscita a fare niente; però era ancora più difficile tacere: -Ha usato un'antica magia con cui ha intrappolato sé stesso e Acnologia in un'altra dimensione.-.
-Ma allora è ancora...-.
Il silenzio di Erza fu una risposta chiara.
-Era ferito quando l'ha usata, e quell'incantesimo l'ha prosciugato di ogni energia. Mi dispiace, Lisanna.-.
-Però... però almeno Acnologia-sama è in trappola!- Un tentativo disperato di risollevare loro il morale, ma nemmeno Yukino ci credeva.
-Per ora è così, ma l'incantesimo si esaurirà tra una ventina d'anni, e Acnologia sarà di nuovo libero. Ma allora saremo pronti!-.
L'energia della principessa contagiò anche Lisanna, che annuì quasi come se l'idea la convincesse almeno un po'.
-E va bene, Acnologia non rappresenta un problema, ma c'è anche la seconda incognita, che è molto più pericolosa.-.
-Ovvero?-.
-Zeref.-.
Certo, chi se non lui, l'unica vera causa di tutto?
Hisui aprì la bocca per rispondere, ma un'altra voce la sovrastò.
-Zeref non interverrà.-.
Era arrivata anche lei alla fine, forse sarebbe riuscita a far ragionare Lisanna, che intanto la fissava a bocca spalancata.
-Primo Master!-.
Mavis Vermilion, il primo master di Fairy Tail nonché sua fondatrice, dall'aspetto di una bambina dai lunghi capelli biondi nonostante avesse più di cent'anni, era appena apparsa in fondo alla sala, e si stava dirigendo verso di loro.
-Il Primo mi ha aiutato a architettare questo piano, anzi, praticamente l'ha ideato da sola.- Spiegò sorridendo Hisui.
-Non dica così, Principessa, io...-.
-Io...- Le interruppe Yukino: -Io non credo di capire...-.
Erza la guardò incuriosita e vide che si squadrava intorno con aria confusa, come se non vedesse...
Ma certo! Non poteva vederla!
-Yukino, il nostro Primo Master è un fantasma che solo chi ha il marchio della gilda può vedere.-.
-Un fantasma? C'è un fantasma qui?- Improvvisamente Yukino sembrò spaventata, che avesse paura dei fantasmi?
-Non preoccuparti, ti spiegherò meglio dopo, ma il Primo è una brillante stratega, possiamo fidarci di lei.-.
-Ehi, aspettate!- Irrompette Lisanna: -Principessa, lei riesce a vederla?-.
Hisui annuì e si girò di schiena, abbassando un poco il vestito sotto la spalla: sulla sua scapola destra brillava il simbolo di Fairy Tail, di un vivace colore verde giada.
-Ho pensato che sarebbe stato difficile comunicare con la Principessa se lei non poteva vedermi, così le ho applicato il marchio.- Spiegò Mavis.
-Ah, ho capito...- Lisanna parve non convincersi del tutto, ma si riscosse subito: -Cosa diceva di Zeref?-.
-Zeref non interverrà, lo so per certo.- Mavis era serissima, quando spiegava i suoi piani era sempre così: -Lui è più che deciso a non interferire con questa guerra, non mi spiego ancora il perché ma lo conosco molto bene, e so che non sta mentendo.-.
-Mentendo? Un momento, vuol dire che gli ha parlato?-.
Mavis annuì gravemente: -Lo tengo costantemente d'occhio, si sposta molto velocemente, io stessa fatico a raggiungerlo ogni volta. Ma non ha mai dimostrato di voler attaccare, raramente entra nella sede di Tartaros e comunque ci rimane solo qualche secondo. Inoltre mi ha rivelato che a lui non interessa chi vinca o chi perda, vuole essere solo uno spettatore di questo massacro... è persino peggio di Acnologia...- da seria era diventata arrabbiata, Erza sapeva bene che si sentiva frustrata per non poter intervenire di persona, per non poter fare di più, e non capiva che in realtà stava già facendo molto.
-È sicura che Zeref non interverrà?-.
-Sì, e sono anche sicura che Eclipse sia la nostra unica possibilità. Non devi preoccuparti, non perderemo il controllo stavolta: Mirai Rogue era riuscito, probabilmente istruito da Zeref, ad usarlo aprendolo solo nel presente, ma se noi lo riapriremo dieci anni nel futuro non ci saranno problemi di alcun tipo. Niente draghi, in pratica. Così, spediremo Natsu nel futuro, tra dieci anni saremo in grado di sconfiggerlo, e cercheremo di riportarlo alla normalità.-.
-Crede che si possa fare?- Lisanna strinse i pugni, si era aperta una nuova speranza che non aveva intenzione di chiudere.
-Come hai detto tu, Natsu è ancora lì dentro, e noi lo tireremo fuori. Dobbiamo farlo. E con lui dalla nostra parte, riusciremo a sconfiggere anche Acnologia, ne sono certa. Ma per farlo dobbiamo aprire il portale Eclipse.-.
Lisanna si massaggiò il mento.
-Certo, se lo dice lei, Master... non per offendere la principessa, ma...-.
Hisui ridacchiò divertita.
-No, no, non preoccuparti, se Mavis non fosse continuamente impegnata a cercare Zeref sarebbe lei l'unica responsabile del piano, in confronto a lei io non sono nulla!-.
-Questo non è vero!- Esclamò Mavis: -È troppo severa con sé stessa! Manca solo di esperienza!-.
-Così mi lusinga...-.
Lisanna schioccò le dita.
-Un momento, e se usassimo Fairy Heart?-.
Fairy Heart, il corpo cristallizzato di Mavis, una fonte infinita di magia, era proprio quella che ci sarebbe voluta ora. Ma se avessero potuto utilizzarla, avrebbero già vinto.
Mavis tornò seria.
-Non possiamo. Ho ragione di credere che Tartaros abbia una sorta di Heart che contrasta il nostro e lo rende inutilizzabile, persino l'Etherion è stato reso inservibile...-.
Erza aspettò una risposta dall'albina, che però arrivò dopo qualche secondo.
-Ho capito, quindi le cose stanno così.- Lisanna chiuse gli occhi e si mise a pensare, dopo qualche secondo disse: -Ho ancora delle riserve, ma vi aiuterò.-.
-Scu...Scusate...- Yukino, rossa in viso, non sapeva chi doveva guardare.
-Master, forse è il caso di applicare il marchio anche a lei.- Suggerì Erza.
-Lo penso anch'io, provvederò subito.-.
-Yukino, per poter vedere il Master dobbiamo applicarti il simbolo della gilda.-.
-Cosa? Di Fairy Tail? Ma io non so se posso... voglio dire, io non sono...-.
-Come si suol dire, siamo tutti sulla stessa barca; e poi tu hai lo spirito giusto per far parte della gilda, non ho ragione, Master?-.
Mavis annuì e Yukino guardò Erza imbarazzata.
-Ecco, se possibile allora vorrei averlo di fianco a quello di Sabertooth...-.
Mavis alzò la mano e la pancia di Yukino si illuminò; la ragazza alzò il vestito e Erza poté vedere il nuovo simbolo argenteo che ora campeggiava alla destra di quello nero.
Yukino, ancora stupita, alzò il viso e si accorse solo ora della presenza del Master, che le sorrideva maternamente.
-Benvenuta nella famiglia.-.
Yukino, rossa in viso, boccheggiò un: -Grazie...-; Erza fu così compiaciuta dalla scena che si accorse solo all'ultimo che Lisanna si era alzata e si era avvicinata alla porta.
-Con permesso, devo andare.- Disse spezzando l'atmosfera piacevole che si era così duramente creata.
Le quattro la guardarono uscire incredule, Erza capì che doveva assolutamente parlarle, così si inchinò frettolosamente alla principessa e corse fuori dalla stanza; trovò Lisanna che si stava allontanando lentamente nel corridoio e la raggiunse subito.
-Ehi, che ti è preso?- Le mise una mano sulla spalla e lei si fermò, ma senza girarsi.
-Niente.-.
-Lisanna! Non è da te comportarti in questo modo! Se è per ieri sera io...-.
-Non è per quello.-.
-E allora cosa c'è? Se c'è qualche problema dimmelo, io sono tua amica! Per me sei come una...-.
Il rumore dell'impatto la fece ammutolire, Erza sgranò gli occhi mentre i frantumi dell'intonaco della parete si sbriciolavano sotto il pugno dell'albina.
-Perché devi rendere tutto così difficile???-.
-Cosa... cosa stai dicendo?-.
Lisanna si scrollò via la mano di Erza e abbassò la testa, scoppiando in singhiozzi.
Lisanna...”.
L'albina si voltò di scatto e, con il volto sfigurato dalle lacrime, le gridò in faccia: -Erza, io sto morendo!-.



Non mi freghi.”.
Non mi freghi proprio per niente.”.
La tua tattica è fin troppo chiara. I tuoi attacchi insistenti in solo un paio di giorni mi fanno capire quanto sei disperata, mi colpisci sempre quando abbasso la guardia, ma non tenti di uccidermi, sei solo alle mie spalle; vuoi solo stancarmi, la domanda è per cosa? Qual è il tuo vero obbiettivo? Cosa speri di ottenere?”.
Natsu riaprì gli occhi e guardò davanti a sé, fingendo di non notare il bagliore con la coda dell'occhio.
Si avvicinava, e anche velocemente, ma finse comunque di non vederlo; era una tattica azzardata, ma doveva fargli pensare che iniziasse a disperare e che non sapesse come reagire.
Ora era vicino, il suo occhio destro ne era quasi accecato, eppure continuò a fissare dritto davanti a sé.
Non ancora.
Non ancora.
Ora!
Si voltò di scatto e non vide nulla; ma, con la mano sinistra protesa dall'altra parte, strinse la gola dell'intruso.
No, era più corretto dire che lo bloccava con la magia, dato che non sentiva né una gola, né un battito cardiaco, né qualsiasi altra cosa, se non un lieve tepore.
-Vediamo di finirla, che ne dici?-.
Si girò lentamente, in modo da assaporare il momento.
-Lo sai, oggi sei sfortunata...-.
Fissò attentamente il volto traslucido, e quei due occhi rosa sgranati per la sorpresa.
-...Perché non ho problemi ad infierire sui morti.-.






Sbadiglio dell'autore
Un po' moscio come capitolo, e forse ci ho messo un po' troppe cose. Ma dai prossimi farò chiarezza su molti background, tipo PERCHE' CACCHIO NATSU HA SCATENATO LA TERZA GUERRA MONDIALE.
Comunque.
Non sto a dire quanto la scuola mi prenda, ma l'aggiornamento dei capitoli potrebbe subire un leggero... omicidio, sì.
Auguriamoci che non sia così, e buonanotte a tutti XP!

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Capitolo 13
*** Non ti lascerò sola ***


Baby, I’m preying on you tonight
Hunt you down eat you alive
Just like animals
Animals
Like animals

Maybe you think that you can hide
I can smell your scent from miles
Just like animals
Animals
Like animals


(Animals-Maroon Five)

La sera prima Lisanna era distesa nel letto di camera sua cercando di non pensare a Levy e, ovviamente, come le accadeva ogni volta che non voleva pensare a una cosa, ci pensava più intensamente.
Hai fatto male ai tuoi amici... sei davvero un mostro, allora...
Si rannicchiò e nascose la testa tra le gambe, stringendo le ginocchia sugli occhi fino a farsi male.
Che cosa mi sta succedendo??? Cos'è che sento dentro???”.
TOC TOC
Qualcuno bussò.
Chi poteva essere? Forse era Erza?
Il pensiero la fulminò, l'idea di parlarle la devastava, e non perché temeva che la accusasse, ma perché sapeva che non l'avrebbe mai fatto. Non l'avrebbe mai odiata, non avrebbe mai avuto paura di lei, come invece avrebbe dovuto, come lei stessa faceva, ma avrebbe cercato di capire, avrebbe preteso risposte che lei non aveva.
TOC TOC
Poteva far finta di non esserci; invece inghiottì un boccone e disse: -Avanti.-.
La porta si aprì e Lisanna si strinse più forte, in attesa della voce di Erza.
-Uh... Sorellina?-.
Lisanna trasalì e riaprì gli occhi.
Sull'uscio della stanza, con ancora la maniglia in mano, c'era suo fratello Elfman.
-Onee-chan...- Borbottò piano; poi scattò in piedi e corse ad abbracciarlo.
-Fratello mio!!! Non sapevo fossi qui!!!-.
Elfman ricambiò stringendola con le sue mani possenti: era grande il doppio di lei, l'unica cosa che avevano in comune erano i capelli bianchi, per il resto lui era muscoloso e possente e lei piccola e gracile.
-Come stai, sorellina?-.
Sto bene”, stava per rispondergli in preda all'entusiasmo; ma subito il suo sorriso si spense, e quindi anche quello del ragazzo.
Lisanna si staccò dal fratello e indietreggiò fino al letto, su cui si sedette mogia.
Elfman la raggiunse e si mise di fianco a lei, facendo abbassare il materasso di qualche centimetro.
-Lisanna, cosa ti succede? Non sei contenta di rivedermi?-.
-Certo che lo sono, Elf-nee-chan, però io...- Non riuscì a finire la frase e abbassò il volto, nascondendosi gli occhi tra le mani; sentì il palmo del fratello appoggiarsi sulla sua spalla.
-Che cos'hai? Stai male?-.
Si sforzò di guardarlo, in modo che vedesse il suo occhio sinistro.
Elfman ebbe un sobbalzo.
-Ma cosa...-.
A Lisanna venne da piangere, e subito si coprì di nuovo il viso.
-Fratellone, io... io... io non so cosa mi stia succedendo! Io non so cosa stia diventando! Io sento qualcosa dentro di me che si agita, come se mi stesse cacciando, come se volesse mangiarmi e prendere il mio posto! Io ho paura, ho paura, ho tanta paura! Ti prego, aiutami!-.
Era scoppiata in lacrime, perciò non si accorse subito del silenzio di Elfman; quando iniziò a trovarlo strano, però, lui iniziò a parlare.
-Nostra sorella...-.
Quel nome la paralizzò.
Mira? Stava parlando di lei?
Riuscì a guardarlo, ma anche lui si era piegato in avanti ed era diventato scuro in volto.
-Elf-nee-chan, cosa... cosa vuoi dirmi?-.
-Niente.- Rispose cupo lui: -Niente, non è niente di importante, era solo una storia...-.
Lisanna lo prese per il braccio e lo guardò con tutta la disperazione che aveva.
-Fratello, tu lo sai cosa mi sta succedendo, tu sai cosa c'è dentro di me, vero? Ti prego, ti prego dimmelo!-.
Elfman scosse la testa, ma più per allontanare un pensiero insistente che per non darle una risposta.
Perché lui la sapeva la risposta, perché quel pensiero insistente era la risposta, una risposta che lui non voleva darle.
-Ti prego, fratello mio! Ti prego! Io devo saperlo!-.
-Anche se lo sapessi che importanza avrebbe???- Urlò lui, facendola spaventare.
-Cosa pensi che cambierebbe? Ti farà stare solo peggio, starai solo più male!-.
-Come potrei sentirmi peggio di così?- Le lacrime tornarono a rigare il suo viso, ma lei continuò con tutta la voce che aveva: -Come posso stare peggio di ora che sto facendo del male ai miei amici e non so neanche perché???-.
Poi si appoggiò alla sua spalla e si lasciò andare al pianto, come faceva da piccola, quando si stringeva sui suoi fratelli per cercare il loro affetto.
Ma stavolta non trovò affetto, solo rammarico.
Perché non poteva avere nemmeno quella soddisfazione??? Perché diavolo il mondo era così ingiusto???
-Ho paura... ti prego, fratello... ho così paura... ti prego, parlami... dì qualcosa... non lasciarmi sola...-.
Elfman la prese per le spalle e le gridò in faccia: -Tu non sei sola!!! Non pensare nemmeno per un istante di essere sola!!!-.
Ma le sue parole non la raggiungevano, era sempre più distrutta, sempre più angosciata, e non contava più i singhiozzi.
Lui dovette capirlo, perché la lasciò andare e si avviò verso la porta.
Se ne stava andando.
Se ne stava andando!
No, no, non lasciarmi sola, non lasciarmi sola! Ti prego! Ti prego, ascoltami, non lasciarmi qui!!!”.
Non lo fece; si fermò davanti a un angolo della parete e ci si appoggiò con una mano.
-Nostra sorella me ne parlò dopo che io... dopo che tu andasti ad Edolas.-.
I sussulti scemarono fino a rimanere muti, lasciando posto all'incredulità.
-Quando io avevo perso il controllo e ti avevo... uccisa, sorellina. Mi spiegò perché l'avevo fatto, mi spiegò com'era successo.-.
In che senso? Cosa c'era da spiegare? Aveva perso il controllo, il mostro lo aveva...
Il mostro lo aveva...
Il mostro...
Un
                                        momento
Elfman si mise l'altra mano in viso, ridendo isterico.
-È così logico, ci arriverebbe chiunque! È quasi ridicolo che non ci fossi arrivato da solo, ti pare?-.
Cosa?
Un
momento
-È così semplice da spiegare, l'ho capito persino io!-.
Un
                                        Cosa?
momento
-Noi non possiamo controllare tutto il potere che assorbiamo! Il Take Over è così potente che non può non avere degli effetti collaterali, non è ovvio? Se assorbiamo troppe anime e il nostro spirito diventa debole si ritorce contro di noi! Non siamo più noi a controllare loro, sono loro che controllano noi!!!-.
                                        Cosa?
Il
                                        controllo?
Loro
                                        Cosa?
il
                                        controllo?
-Mi dispiace, sorellina! Mi dispiace così tanto! Ma in quest'ultimo anno sono successe così tante cose... il tuo spirito si è... il tuo animo...- Ora era lui a piangere, mentre lei rimaneva immobile.
                                        Cosa?
Loro
                                        No
controllo
                                        No
Cosa?
                                        No!
Loro
                                        la
                                                                                stavano
                                                                                                                        uccidendo
-No...-.
-No...-.
Cadde all'indietro, il corpo si afflosciò sul materasso.
-No...-.
Quanti mostri aveva assorbito nell'ultimo anno? Quanti animali pericolosi, per salvare sé stessa, per salvare gli altri, per diventare più forte?
Aprì la bocca per negare ancora, invece le scappò una risata.
Elfman smise di singhiozzare e si girò stupito.
Cosa potesse vedere, anzi, cosa vide lei non lo sapeva, non sapeva che espressione avesse in volto, a malapena sapeva di stare ridendo.
Era davvero ridicolo che non ci fosse arrivata prima!
Era così semplice, un vaso di argilla non può contenere della lava! E lei quanta ne aveva ingurgitata negli ultimi mesi???



Ora però non rideva più, ora le lacrime perforavano l'armatura di Erza su cui si era accasciata dopo averle raccontato tutto.
Erza non riusciva neanche ad alzare le mani per stringerla, fissava davanti a sé mortalmente impassibile.
-Io-io-io sto diventando un mostro!!! Io st-sto diventando come lei!!! Succederà anche a me, succederà anche a me!!! Non-non voglio, non vo-voglio, non voglio mo-morire!!! Ti-ti prego, non voglio morire!!! A-aiutami, E-Erza, aiutami!!! Non lasciarmi, ti prego!!!-.
Cosa?
Perché diceva una cosa così stupida?
La prese per la nuca e la staccò da sé, in modo da poterla guardare in viso; poi le sferrò una testata sulla fronte.
Le lacrime si fermarono, lasciando il posto a un gemito di dolore.
Dolore ben meritato.
-Che razza di domande fai, baka???- Sbraitò infervorata: -È ovvio che non ti lascerò sola!!! Come puoi pensare a una cosa del genere??? Come puoi pensare che non ti aiuterò, razza di...- testata -...stupida!!!-.
-Ah!- Gemette la ragazza, barcollando all'indietro; Erza la trasse a sé e la baciò riuscendo a calmarla, per non dire che la paralizzò.
Allora la colpì di nuovo, e stavolta cadde a terra, massaggiandosi la fronte e rotolando stordita.
-Che ti passa per la testa??? Pensi davvero che qualcuno possa voltarti le spalle, soprattutto in un momento come questo???-.
-Però... però io diventerò un mostro...- La sua voce era ancora spaventata, ma era meno disperata di prima.
-...potrei diventarlo da un momento all'altro... potrei cercare di farti del male!-.
Erza scrocchiò i pugni.
-Oh, è così? Allora forza, fatti sotto!-.
-Cerca di prendere la cosa seriamente!-.
-Io lo sto facendo!- La rossa le prese la mano e la aiutò a risollevarsi: -E tu?-.
-Certo che sì!- Replicò lei, già con un barlume di coraggio sugli occhi.
-Allora perché ti stai arrendendo?-.
-M-Ma...-.
-Quindi hai intenzione di mollare!-.
-N-no, io non...-.
-Non ti sento!!!-.
-No, io non voglio arrendermi!- Urlò: -Io non voglio arrendermi!-.
-Bene, allora prendi la tua sicurezza- Strinse un pugno e glielo sferrò sul petto, facendola piagnucolare ancora: -e usala per vincere la guerra che hai dentro!-.
-Ma non è questione di forza di volontà! È come se fossi malata, lo capisci?-.
-Per ogni malattia c'è una cura, e in questo caso è la forza di volontà!-.
-Co...-.
-E il nostro amore.- La abbracciò di nuovo, schiacciandole il viso sul pettorale.
-Bene, e adesso...- La atterrò con uno schiaffo e le schiacciò la testa con un calcio: -Vatti subito a scusare con la principessa per come ti sei comportata!!! Forza, non farmi ripetere!!!-.
-S...sì!- Lisanna scattò in piedi e corse via, chissà perché i suoi occhi erano diventati due spirali. Neanche fosse confusa dal suo comportamento, che invece aveva avuto il preciso intento di rincorarla: l'aveva colpita per convertire il suo dolore emotivo in fisico, poi l'aveva baciata per dimostrarle il suo affetto e togliere quel dolore, poi l'aveva colpita ancora per non metterle in testa strane idee, poi l'aveva lasciata riprendere scherzando sulla situazione, poi l'aveva incitata a non demordere trattandola come uno zerbino e per enfatizzare l'aveva prima colpita e poi abbracciata. Il colpo finale era ovviamente slegato dal resto.
Poteva aver lanciato un paio di segnali contrastanti qua e là, ma il senso si capiva, la logica era stringente.
Forse Lisanna era proprio stupida.
Io st-sto diventando come lei!.
No, questo non l'avrebbe permesso, o Mirajane non gliel'avrebbe mai perdonato.



1 anno prima, locazione sconosciuta
E.N.D. levò uno sguardo stanco su ciò che rimaneva di Plutogrim: macerie, rocce, polvere.
Distruzione.
Ma non era lì per godersi lo spettacolo.
-Plutogrim, ricomponiti.-.
Aspettò qualche secondo che potesse recepire il messaggio, poi la terra tremò e i detriti attorno a lui iniziarono a sollevarsi da terra e a ricomporsi; quando ebbero finito, E.N.D. si trovò davanti a un castello dalle dimensioni enormi, un maniero con quattro torri laterali e un portone, completamente nero e con lo stemma di Tartaros che campeggiava sulla parete frontale.
Plutogrim era morto, farlo tornare alla forma Cube era impossibile; era stata solo la fedeltà al suo padrone a far rivivere momentaneamente quel cadavere smembrato, ma era riuscito a ricomporre solo il castello che una volta si trovava sulla sua groppa.
Pazienza, meglio di niente, la cucina doveva essersi rimessa in piedi.
Prima di incamminarsi, si rivolse alla ragazza alle sue spalle.
-Hai intenzione di seguirmi ancora a lungo?-.
Il volto impassibile dell'albina rimase silenzioso.
-Che è successo alla tua personalità? È stata cancellata dentro quel corpo?-.
Se era così allora lo stava seguendo solo perché attratta dal suo potere diabolico, l'unico modo per liberarsene sarebbe stato distruggerla.
No, prima era meglio controllare che non ci fosse nessuno.
E.N.D. socchiuse gli occhi, poi puntò il braccio contro di lei.
-Parla.-.
La ragazza spalancò la bocca e trasse un profondo respiro, piegandosi in avanti.
-Anf... anf... anf... cosa? Cosa? Sono fuori?-.
Scoppiò in una risata isterica.
-Ahahah! Porca puttana! Sono libero! Libero finalmente da quella troia!!!-.
Poi si bloccò e si guardò le mani.
-Ehi, aspetta un attimo! Che cosa è successo alle mie mani? E che cazzo di voce ho?-.
Spalancò le palpebre, indietreggiando di colpo: -Ma questo non è il mio corpo!!! Che cazzo è successo al mio corpo???-.
-Non l'hai ancora capito?-.
Il demone sembrò accorgersi solo allora della presenza di E.N.D..
-La tua coscienza è riaffiorata, ma sei ancora prigioniero lì dentro.-.
-Come? E tu chi sei, moccioso?-.
-Io sono E.N.D., il Demone Cremisi, il più potente Etherious mai creato.-.
-Il più potente...- L'altro piegò la testa di lato e ridacchiò di nuovo: -Ma che minchia stai dicendo? Sei solo un ragazzino! Io sono un vero d...-.
Non finì la frase che si ritrovò faccia a terra.
-Ah! Che cosa...-.
-Buffo.- Commentò E.N.D.: -Non riesci a reggere nemmeno un decimo della mia aurea demoniaca sotto questa forma.-.
-Un decimo? Ma che cazzo stai...- Riuscì ad alzare la testa giusto per ritrovarsi il piede di E.N.D. schiacciato contro il viso.
-Fai silenzio ora, rifiuto.- Gli ordinò.
Quel tipo già non gli piaceva, tantomeno gli piaceva il suo contenitore.
-Bas...tardo... come osi...-.
E.N.D. si abbassò di colpo e prese tra le mani i capelli dell'altro, puntandolo con due fari infuocati.
-Devi-ubbidire-ai-miei-ordini-feccia.-.
Finalmente quello capì il messaggio, si tirò indietro di scatto e si rimise faccia al suolo; ma E.N.D. aveva fatto in tempo a vedere il suo volto passare da strafottente a terrorizzato in un attimo.
-Chiedo... chiedo scusa...-.
-Rialzati.-.
-S-sì...- Il demone fece come gli era stato ordinato.
-Qual è il tuo nome, feccia?-.
-I-io mi chiamo... io mi chiamo...-.
-Non costringermi a ripetermi!-.
Quello sussultò e scosse la testa: -Mi perdoni, mi perdoni, non riesco a ricordare il mio nome! Io... io temo di essere stato lì dentro per troppo tempo!-.
-Ah sì? E allora come dovrei chiamarti? “Feccia”?- E.N.D. sorrise divertito dalla sua reazione forzatamente accondiscendente, ma poi trasalì, improvvisamente gli era venuta in mente una cosa.
-Non so perché, ma se ti guardo ho come l'impressione di conoscere il tuo nome... Mi...ra...jane... Mirajane.-.
Mirajane si irrigidì e sgranò gli occhi: -Odio quel nome!!! È il nome di questa puttana!!! Non riesco a sopportarlo!!!-.
-Odi quel nome, hai detto?- In un lampo si spostò davanti a lei, le prese il mento con due dita e la obbligò di nuovo a fissarlo negli occhi.
Lei gemette per la sorpresa, e lui ricambiò con un sorriso serpentino.
-Allora penso che ti chiamerò così, Mirajane. Hai capito?-.
Una domanda che non contemplava una risposta negativa, e infatti lei annuì leggermente.
-Voglio sentirtelo dire, Mira-chan, hai capito?-.
-S..sì, ho capito.-.
Si avvicinò al suo orecchio e sussurrò: -Molto bene.-.
Poi però quella si tirò indietro e iniziò ad urlare, coprendosi il volto con le mani.
-Che cosa succede??? Sento le mie forze svanire!!!-.
Lui non c'entrava, perciò era sorpreso quanto lei; poi però capì.
Deve essere una sorta di incantesimo che ha lanciato la ragazza prima di sparire.”.
Fece per dirglielo, ma lei alzò il viso al cielo e si immobilizzò.
-Uh? Sei morta?-.
Nessuna risposta.
E.N.D. le si avvicinò e le tamburellò un dito sulla fronte.
Come pensavo, Assopimento Forzato. Ora è priva di volontà finché non si sveglierà di nuovo; uhm... ci metterà più o meno una settimana, ma non penso riuscirà a mantenere il controllo a lungo prima di addormentarsi di nuovo. Feccia di basso rango..
Chiunque fosse questa ragazza, doveva essere molto brava con la magia.”.
Un momento, ma a che sto pensando??? Di solito un bersaglio così facile lo distruggerei in un attimo!!!” Prese il suo viso con palmo della mano e si preparò a fare fuoco, ma non ci riuscì.
Non capisco, forse devo recuperare a pieno le forze... deve essere colpa di quel fetido umano che mi indossava...”.
In ogni caso, può essermi utile senza volontà, se gliene do io una.”.
-Mirajane, ti ordino di seguire i miei ordini.- Il suo Macro era sempre stato scarso, ma per un soggetto del genere doveva bastare.
E infatti l'albina si inginocchiò e disse: -Sì, mio signore.-.
Bene, molto bene, che ne è ora della tua aria da spavaldo, feccia?”.
-Avanti, leccami le scarpe!-.
-Obbedisco.- Mirajane si abbassò e iniziò a leccargli il piede sinistro.
Gli venne in mente un'idea: tirò indietro la gamba e le sferrò un calcio in fronte.
Mirajane fece un sordo mugugno e crollò a terra, mangiando il fango; rimase così per un po', poi con le mani tremanti, si fece forza per rimettersi come prima e ricominciò a leccare.
E.N.D. si leccò la lingua e la colpì di nuovo; lei, più instabile di prima, tornò subito a leccare, lui la calciò di nuovo e continuò così per un'altra decina di volte.
Alla fine Mirajane non riusciva più a sostenere il proprio peso, le mani minacciavano di crollare da un momento all'altro; così lui le colpì i polsi e lei cadde di nuovo.
-Ahahah! Che spasso!!! Dai, ora rimettiti in piedi!-.
Tremava tutta, piagnucolava anche, ma si rialzò; i suoi occhi azzurri erano vitrei, E.N.D. poteva rimanere a guardarli per ore intere senza smettere di ridere, ma improvvisamente il suo naso si arricciò.
-Uh? Questo odore l'ho già sentito!- Si avvicinò alla ragazza e cominciò ad annusarla, senza che lei si muovesse.
-Aspetta... possibile che... Sayla?-.
Era una dei Nove Cancelli dell'Inferno, la Luna Gelida, quella ragazza con le corna fissata con Kyouka! Come faceva ad avere il suo odore?
-Ehi, Mirajane, perché hai l'odore di Sayla?-.
-Circa un anno fa Fairy Tail distrusse Tartaros.- Rispose lei.
-Cosa??? Mi stavo chiedendo cosa fosse successo ma... come cavolo hanno fatto degli umani???-.
-Lei li comandava.-.
-Già è più realistico.-.
-Questa ragazza, Mirajane Strauss, combatté e sconfisse Sayla, poi usò il Take Over e la assorbì dentro di sé.-.
-Il Take Over? Dunque si chiama così questo tipo di magia... e quindi ora Sayla è intrappolata in questo corpo, giusto?-.
Mira annuì.
L'Etherious scoppiò a ridere.
-Ahahahahahahah!!! Ma dai!!! Proprio quello che si merita a farsi battere!!!-.
Poi si bloccò.
-Ehi, e che ne è stato degli altri Cancelli? E di Mard Geer?-.
-Sono stati uccisi tutti, i loro corpi non sono riusciti a rigenerarsi perché Mirajane Strauss aveva distrutto il Cuore. Mard Geer invece è stato ucciso da Zeref.-.
E.N.D. sbiancò dalla sorpresa, non si era mai aspettato molto da loro, tuttavia...
-Questo è impossibile! Mi stai prendendo in giro!-.
-Non lo sto facendo.-.
E.N.D. strinse i pugni.
-D'accordo, fammi vedere Sayla.-.
Mirajane prese l'aspetto del demone, era tale e quale a lei se non fosse stato per un ciuffo sopra la fronte tenuto in piedi da un elastico.
E.N.D. trasse un profondo sospiro.
-Intendo dire: espellila dal tuo corpo.-.
Il problema dei senza-volontà era che seguivano gli ordini troppo alla lettera.
-Non è possibile.-.
-In che senso? La sua personalità è stata cancellata?-.
-No. Il demone che Lei chiama Mirajane non è riuscito ad assimilarla, ma le sue onde vitali sono deboli, insufficienti a una vita propria. Inoltre il Take Over degli esseri umani ha il difetto di essere irreversibile.-.
-Mmm...- E.N.D. fece finta di assentire, poi trafisse la ragazza con un pugno infuocato facendole sputare uno schizzo di sangue.
-Il problema è che io ho ordinato di espellerla. Non esiste che tu non lo faccia. Quindi espellila.-.
Le labbra di Sayla, Mirajane, o chi cazzo fosse, tremolarono, poi lei borbottò: -Non... è... possibile...-.
E.N.D. spinse più in profondità, sospirando pesantemente.
-Ho capito, dovrò fare tutto io...- Frugò tra le sue carni fino a trovare l'anima di Sayla, un giochetto da ragazzi per un Etherious come lui, poi la estrasse violentemente, trovandosi nella mano insanguinata una sfera azzurra che gettò a terra; la palla brillò, poi si espanse e formò il cadavere immobile di Sayla.
Il Cremisi infuocò la mano: non poteva credere di stare per usare la Maledizione di Resurrezione e sprecarla per i prossimi sette anni, ma per far funzionare il laboratorio e resuscitare quanti più demoni possibile Sayla era necessaria, e poi si voleva divertire un po' con lei; così conficcò la mano in pieno petto, trapassandola da parte a parte.
Sayla spalancò la bocca e urlò tanto da costringerlo a tapparsi le orecchie e farsi indietro; lei sgranò gli occhi e strinse il terreno tra le dita, sollevando il petto in uno spasmo e iniziando a gridare e a piangere per il dolore.
Che fastidio! Ma anche in quel caso il Macro avrebbe dovuto funzionare.
-Ti ordino di smettere di urlare!-.
Sayla si fermò per un istante, boccheggiò un paio di volte e si rese conto di essere senza voce.
Molto meglio, ora non c'era più quel rumore.
Però.
E.N.D. si crucciò, qualcosa non andava: osservò attentamente l'Etherious contorcersi per terra e aprire la bocca per cercare di urlare, la osservò soffrire in silenzio, eppure non ci provò nessun gusto, anzi, quasi lo seccava.
Poi vide una guancia rigarsi di una sua lacrima e, per un istante, incrociò i suoi occhi disperati; una voragine si aprì sul suo petto e si inginocchiò a terra, sentendosi mancare il respiro.
C-che mi succede? Cos'è questa sensazione???”.
Non riusciva a levarsi di dosso quello sguardo agonizzante, sentì crescere dentro di sé un forte dispiacere e anche un forte dolore.
-E-Ehi, t-ti ordino di smettere di piangere!-.
Sperava in questo modo, anche se non sapeva perché, di placare quella sofferenza; invece il vederla privata del pianto e della voce, costretta a rotolare a terra, a puntare gomiti e ginocchia sul terreno, a stringere la polvere, a dare testate e a graffiarsi le guance sfigurandosi il viso per contenere il dolore lo fece stare ancora peggio.
Merda, così non andava bene, così non andava bene!!! Non riusciva a rimanere lucido, non riusciva a stare calmo!!! Perché stava così male??? Perché gli veniva da piangere??? Perché non voleva che soffrisse ancora???
Sayla intanto si era rannicchiata su sé stessa e si scorticava le corna, stringendo i denti e soffiando versi incomprensibili, e E.N.D. non riusciva più a staccarle gli occhi di dosso.
Ti prego non soffrire, ti prego non soffrire, ti prego non soffrire!!!”.
-BASTA!!! TI ORDINO DI NON SOFFRIRE PIÙ!!!-.
Sayla si bloccò, stavolta sembrava l'ultima.
Ce l'aveva fatta? Aveva smesso di stare male?
SBAM
Sayla si schiantò a terra boccheggiando e sussultando in preda alle convulsioni, i suoi occhi sembravano sul punto di schizzare via e il suo corpo tremava come se stesse per esplodere.
E.N.D. arretrò, sentendo il suo animo nero cadere a pezzi di fronte a una nuova e terribile emozione: la paura.
Paura che lei morisse.
Paura di perderla.
Paura di farle del mare.
Paura di farle del male.
Paura...
-Aiuto...-.
Quella parola appena sussurrata gli arrivò come una freccia al petto.
Le aveva impedito di urlare, le aveva impedito di piangere, le aveva impedito di soffrire, ma non le aveva impedito di supplicare.
-Aiuto... aiuto... aiuto...-.
Non si rese conto di essersi mosso fino a quando non si ritrovò abbracciato a lei.
-Mi dispiace...- Si sentì dire.
-Mi dispiace... mi dispiace... mi dispiace...-.
La strinse forte a sé, come se avesse paura che potesse sfuggirgli via da un momento all'altro.
-Mi dispiace! Mi dispiace!!! Mi dispiace così tanto! Ti prego, perdonami! Perdonami!!!!-.
Diceva quelle parole ma non sapeva perché, piangeva quelle lacrime ma non sapeva perché, non riusciva a fermarsi e non sapeva perché.
-Urla, piangi, soffri, sfogati! Non tenerti tutto dentro! Non ti lascerò andare! Non ti lascerò sola!!!-.
Le grida, il pianto, il dolore ricominciarono, e lui la strinse ancora più forte; quando poi anche Mirajane si accasciò a terra, stremata dalla ferita al petto, lui, il più grande tra tutti i demoni, l'Etherious in grado di uccidere Zeref, la abbracciò e pianse con lei.
Lui, che era anche Natsu Dragneel.



Le stesse due ragazze che aveva abbracciato ora erano inchinate al suo cospetto e gli stavano parlando; o meglio, Sayla parlava, mentre Mirajane rimaneva in silenzio.
-Natsu-sama, sono qui per aggiornarla sulle condizioni dei Nove Cancelli.-.
-Mmm...- Annuì lui: -E tu, invece?-.
-Per lo stesso motivo.- Rispose l'albina.
Dietro di lui, il fantasma, anzi, il residuo dell'incantesimo di Meldy, gli stava parlando all'orecchio.
-Natsu, quella volta hai riconosciuto queste due donne come tue compagne, perciò sono sicura che puoi considerare di nuovo anche noi tuoi compagni!-.
Ostinata a seguire la stessa strategia anche da morta!
Comunque, cercare di bruciarsi il polso non serviva a niente, colpirla era inutile, ucciderla facendola scoppiare di nuovo sembrava essere inefficace, quindi aveva deciso di ignorarla; e poi solo lui era in grado di vederla e lei non poteva interagire con nient'altro, perciò bastava fare in modo che non gli leggesse pensiero ed emozioni per vanificare i suoi sforzi.
-Ho cercato di spiegare a quest'umana che sono più che sufficiente per riferire a lei, ma non mi ha dato retta.- Riprese Sayla.
Oh, no, ecco che ricominciavano a litigare.
-Fossi nel Master, di te non mi fiderei molto, Sayla-chan, dopotutto non mi pare tu abbia delle buone notizie da dargli...- Fece l'altra con un falso sorriso.
-Considera poi che qualunque cosa tu faccia...- Si trasformò in Sayla: -...posso farla anch'io.-.
-Avanti, Natsu, ascoltami!- Lo supplicò Meldy: -Quello che hai fatto non è irreparabile, puoi ancora tornare da noi!-.
-Natsu-sama sa benissimo- Replicò Sayla senza nemmeno guardare l'altra: -che anche se tu avessi tutti i miei poteri, cosa che non è vera, ti mancherebbe l'esperienza e la conoscenza del Cuore dell'Inferno anche solo per assistermi.-.
Mirajane, tornata normale, allargò il sorriso in un ghigno malefico e fece passare più volte l'indice nel cerchio formato dal pollice e dall'indice dell'altra mano, alludendo alla ragazza, che fece finta di niente.
-Sbagli, cara Sayla, l'unica cosa che E.N.D.-sama sa è che dopo tutto questo tempo non c'è alcun miglioramento.-.
-Natsu, guardami, guardami! So che mi senti! So che siamo ancora importanti per te! Il modo con cui tratti gli altri demoni è la prova che tu sei ancora tu! Sei ancora Natsu Dragneel di Fairy Tail, il figlio di Igneel!-.
Si parò davanti a lui e lo pregò in ginocchio, ma lui fece finta di guardarle attraverso.
-Natsu-sama sa che questo è dovuto dalla gravità delle ferite subite e non da altri motivi; e comunque non è vero che non c'è alcun miglioramento, tutt'altro: il recupero di Jackal-san sta subendo un incremento notevole.-.
-Natsu! Ascoltami, non puoi fingere di non sentirmi! Continuando così ne soffrirai! Ti prego, io sento quello che provi! Sento che dentro di te c'è ancora del buono!-.
-Ah, sono davvero contenta per Jackal-san! E dimmi, come procede invece Kyouka-san? Eh, come va? Male, vero? Molto male! Sai, mentre tu eri svenuta quest'umana ha visto come è morta, vuoi che te lo racconti?-.
Sayla le lanciò un'occhiata gelida.
-Vatti a masturbare in qualche angolo, putrida umana.-.
-Ehh??? Come-come??? Hai deciso di rivolgermi la parola???- E si mise a sghignazzare.
-Natsu! Natsu! Ti prego, parla, di qualcosa, fatti sentire! Non posso parlarti se mi escludi in questo modo! Ti prego, io voglio solo aiutarti!-.
-Ehi, e se la assorbissi dentro di me??? Potresti finalmente rivederla in piedi! E chissà, se fai la brava un giorno potrei essere lasciva quanto vado a dormire, eh???-.
Sayla si voltò totalmente verso di lei.
-Osa solo toccare Kyouka-sama con la tua sporca esistenza e ti rispedirò nelle profondità di quel buco che tu chiami “corpo”.-.
Mira scattò in piedi.
-Mi stai minacciando??? Tu che giocavi alla Bella Addormentata mentre io mi sbattevo il culo per uccidere ogni altro demone che veniva assorbito per non schiattare???-.
-Natsu, basta solo che ci ripensi, basta solo che ricordi un momento felice a Fairy Tail!- Meldy iniziava a piangere, cominciava ad essere noiosa: -Basta solo questo, lo giuro, devi solo ricordare, poi farò tutto io! Farò tutto io e me ne andrò, tu tornerai normale e io sparirò, te lo prometto!-.
-Oh?- Sayla si alzò a sua volta, con un'espressione mortalmente calma in volto: -Vuoi forse dirmi che non sei riuscita a eliminarmi nemmeno mentre ero incosciente, con un anno intero di tempo, misera umana?-.
-Mi basterebbe un secondo per metterti a tacere una volta per tutte, Testa di Corno!-.
-Ripensa ai tuoi amici! Ripensa a com'eri felice con loro! Ti scongiuro, ricorda come eri!-.
-Fatti sotto allora, sistemiamo la cosa una volta per tutte.-.
-Ripensa al Master!-.
-Ahahah! Non chiedo di meglio! Ti metterò a tacere, e poi ti racconterò per filo e per segno come la tua Kyouka si sia fatta battere da un umana cieca e sorda!!!-.
-Ripensa a Gray!-.
-E poi mi farò Kyouka davanti ai tuoi occhi, anzi no, diventerò lei e mi masturberò di brutto!!!-.
-Ripensa a Happy!-.
-Il mio primo ordine sarà quello di farti cavare gli occhi e farteli rimangiare.-.
-Ripensa a Erza!-.
-Poi ti farò violentare da qualche demone di basso rango, che ne dici di un demone-orso?-.
-Ripensa a Lisanna!-.
-Fatti sotto, puttana cornuta!!!-.
-Ripensa a lei!-.
-Ti aspetto, viscida umana.-.
-Ripensa a Lu...-.
-No.- Natsu si alzò dal trono e le tre ragazze si fermarono.
E.N.D. percepì Meldy sperare che si stesse rivolgendo a lei, che l'avesse interrotta quando stava per dire il suo nome, che avesse raggiunto una qualche sorta di contatto.
Invece lui le passò attraverso come niente e si frappose tra le due demoni, che erano quasi giunte allo scontro.
-Non pensate di aver esagerato abbastanza? Perdere così il controllo davanti al vostro Master... sono molto deluso da entrambe!-.
Le due abbassarono lo sguardo e arrossirono per la vergogna.
Natsu allungò le mani verso i loro visi e le due chiusero gli occhi d'istinto, ma si limitò a pizzicare loro le guance.
-E poi ho già messo in chiaro che non voglio che litighiate per delle sciocchezze, non ho ragione?-.
-Shì, Mashter...- Borbottarono imbarazzate.
-E ricordate che siete entrambe uniche e insostituibili, perciò l'ultima cosa che voglio è che una di voi si ritenga superiore all'altra.-.
-Shì, Mashter...-.
-Il passato è passato, che siate state sconfitte in battaglia oppure siate state degli esseri umani, ciò che conta è quello che siete ora: due demoni di Tartaros.-.
-Shì, Mashter...-.
-E due preziose compagne.- Le lasciò andare e le abbracciò come aveva fatto quella volta.
-Bene, ora andate e cercate di andare d'accordo.-.
O perlomeno di non uccidervi.
-Sì, Master...- Si avviarono insieme alla porta, il che ad un primo sguardo poteva sembrare l'inizio di una buona cooperazione, se non fosse stato che ognuna cercava di arrivare prima dell'altra e che anche mentre uscivano si erano quasi incastrate tra gli stipiti passando insieme.
Certo che Sayla era molto orgogliosa a dispetto delle apparenze, e Mirajane... ah, proprio a lui doveva capitare un duo così sgangherato!
Si voltò e quasi sobbalzò nel vedere Meldy che, in piedi sulla gradinata, lo fissava allibita.
Le era chiaro, l'ultima parte del discorso era anche per lei, e ora Natsu sentiva bene quanto fosse spiazzata; ma rivolgerle la parola ora avrebbe rovinato tutto, così ancora una volta la trapassò e si risedette.
Quando si mise comodo, se comodi si poteva stare su quel trono, Meldy era sparita, e già sapeva che non si sarebbe più ripresentata fino al giorno dopo.
Allora il demone si lasciò scappare un ghigno divertito, levarsela di torno era un traguardo sempre più raggiungibile.
Sono sicura che puoi considerare di nuovo anche noi tuoi compagni!.
Ti scongiuro, ricorda come eri!.
Un po' gli faceva pena, gli dispiaceva per lei, come faceva a non capire che non aveva nulla di cui ricordarsi? Che ora i suoi compagni erano i suoi demoni, la sua gilda di Tartaros? Eppure dava a tutti gli umani che ne erano degni la possibilità di diventare suoi Cambiati, oppure di morire con onore, non era anche quello un modo di riconoscere il loro valore?
E poi, cosa più importante, spazzare via gli esseri umani era la cosa che lo divertiva di più, era un po' come una persona che mangia la carne: a volte pensa agli animali che sono stati uccisi e che ora sono sul suo piatto, cionondimeno non smetterà mai di mangiare carne, per il semplice fatto che ci è abituato e gli piace il sapore. Era lo stesso principio, non è che si aspettasse che un'umana l'avrebbe capito, ma era così.
Già, doveva essere per quello che perseverava, non poteva capire la sua posizione; uhm, forse poteva condividere quel pensiero con lei, così avrebbe deciso di smettere di tormentarlo.
Oppure sarebbe esplosa come la volta prima, in ogni caso si sarebbe levata di torno.
Sì, l'indomani avrebbe fatto così.



Lisanna chiuse la porta alle sue spalle e sospirò.
La principessa e il Master erano stati molto comprensivi, e ovviamente avevano deciso di aiutarla a stare meglio; solo allora capiva quanto era stata ingiusta con loro, e si sentiva davvero in colpa, il giorno dopo già sapeva che ne sarebbe morta di vergogna.
-Ehm... Lisanna-sama?-.
Lisanna sussultò quando, riaprendo gli occhi, vide che davanti a lei era apparsa Yukino.
-Yukino?-.
-Ecco... non volevo origliare... ma ero qui fuori e ho sentito tutto... mi dispiace davvero tanto, Lisanna-sama... se hai bisogno di qualcosa, non hai che da chiedere.-.
-Ti ringrazio.- Le sorrise lei: -In realtà vorrei conoscerti un poco.-.
-Me?-.
Lisanna annuì: -Mira-nee mi parlava spesso di te, ti era molto affezionata.-.
-Capisco...- Yukino arrossì, Lisanna sapeva che era una ragazza timida.
-Quindi, se non ti dispiace, vorrei diventare tua amica.- E le porse la mano.
Inizialmente titubante, la maga degli Spiriti Stellari gliela strinse con delicatezza.
-Certo, mi farebbe molto piacere!-.
Un po' più felice di prima, Lisanna si incamminò lungo il corridoio, passo passo con la sua nuova amica.
Ma non si era certo scordata di quelle vecchie.



Angolo del redivivo
E rieccomi dopo due settimane di silenzio! Spero vi piaccia il nuovo personaggio che ho introdotto, perché per Mira ho dei progetti molto, molto divertenti... (risata malefica)
Cooomunque, nel prossimo capitolo mi metto a raccontare il background della storia yep!
Notte.

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Capitolo 14
*** Volontà ***


As he begins to raise his voice
You lower yours and grant him one last choice
Drive until you lose the road
Or break with the ones you've followed
He will do one of two things
He will admit to everything
Or he'll say he's just not the same
And you'll begin to wonder why you came
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life


(The Fray-How to save a life)

Lucy riaprì gli occhi.
Il suo corpo era pesante.
Bruciava, agonizzava, ed era pesante.
Perché era così pesante?
-Natsu...-.
Quelle parole uscirono spontanee dalle sue labbra.
Si rese conto solo allora di cosa era pesante.
-Natsu!-.
Si rialzò di scatto, incredula, confusa, e con un senso di terrore in gola, tenendo stretto il corpo del compagno.
-Natsu! Natsu!- Lo scosse, ma lui non rispose.
-No... no...-.
Lo distese a terra, continuando a chiamarlo e a scuoterlo.
-Natsu! Natsu! Avanti, rialzati! Rial...-.
Poi le vide, il suo corpo ne era pieno, il suo corpo... oddio... il suo corpo... il suo corpo era a pezzi... era lacerato da ferite così... così rosse... e così profonde... così profonde! Perché, perché, perché c'era tutto quel sangue???
E capì.
Natsu era sopra di lei quando si era risvegliata, e lei era praticamente incolume.
-Mi hai protetta... mi hai protetta, non è vero Natsu? Lo fai sempre, non è vero?-.
Le venne da ridere, perché era così ridicolo, ma anche da piangere, perché era così ridicolo.
-Che-che razza di stupido! Perché pensi sempre agli altri? Perché non pensi mai a te stesso? Per-perché???-.
Scoppiò in singhiozzi, poi scosse la testa.
-No, non puoi farmi questo!- Prese la sua testa tra le mani, accarezzando le sue guance sporche e piangendo sulle sue palpebre chiuse e fredde, e lui era freddo, e non era mai stato così freddo.
-Dobbiamo tornare alla gilda! Avanti, stupido, rialzati, torniamo a casa! Torniamo a casa insieme!-.
La voce le mancò di nuovo, ma non smise di parlargli, non poteva lasciarlo andare via.
-Torniamoci insieme...torniamoci...torniamoci...insieme...- ripeté quella parola più volte, insieme, insieme, insieme, iniziava a capire solo ora quanto voleva stare con lui, solo ora che lo stava per perdere.
Appoggiò la fronte sulla sua, cercando il suo respiro, cercando il minimo segno che fosse ancora vivo, che non l'avesse lasciata sola.
-No... no...-.
Strinse gli occhi, incapace di vederlo ancora in quello stato.
Tante volte era caduto, tante volte si era rialzato, perché questa volta non era così???
-Natsu...Natsu...Na...tsu...-.
Ogni volta, ogni volta che l'aveva chiamato, ogni volta le aveva risposto, ogni volta era corso da lei, ora non chiedeva questo, ora voleva solo che si rialzasse, voleva solo che gli rispondesse, voleva solo che riaprisse gli occhi, solo quello, solo che riaprisse gli occhi.
-Riapri gli occhi...solo questo...riapri gli occhi...e torniamo a casa...riapri gli occhi...Natsu...gli occhi...riaprili...torniamo...a casa...insieme...Natsu...insieme...N-.
Una mano forte la prese per le spalle e la sollevò, trascinandola via dal ragazzo.
-No! No! Lasciami! Lasciami!!!- Graffiò il terreno, sbracciò, urlò, si oppose in ogni modo, ma lui era sempre più lontano e irraggiungibile, perché non riusciva a raggiungerlo???
-Lasciami andare! Ti prego! Lasciami! Fammi tornare da lui! Fammi tornare da lui!!!-.
-NATSU!!!-.
Lucy si svegliò di soprassalto, sentendo male al cuore.
Respirò profondamente, massaggiandosi il petto e tentando di non far uscire le lacrime.
Era solo un sogno... era solo un sogno... solo un incubo...”.
Ma per quanto ancora lo sarebbe stato? Domani, domani che avrebbero combattuto contro Zeref, come poteva non pensare che sarebbe potuta finire così?
-Mmm... Lucy...-.
Natsu si girò nel letto, ora la guardava, ma lei gli dava le spalle.
Si era addormentata con lui, sentiva il bisogno di avere qualcuno a fianco, sperava che potesse allontanare le sue paure per quella notte; invece sembrava solo averle aumentate.
-Scusa se ti ho svegliato.- Gli disse.
-Stai bene?-.
Lucy annuì, poi non le riuscì più, già la gola le bruciava.
-Scu...scusa... ho solo... solo fatto un incubo...-.
Sussultò, Natsu l'aveva presa per i fianchi e aveva appoggiato la testa sulla sua schiena.
-Natsu?-.
Il ragazzo non le rispose, e Lucy capì che si era riaddormentato.
Eppure era bastato quello: quel semplice gesto, quella sensazione di contatto, anche se solo per qualche istante, aveva fatto sparire le sue paure, era come se sapesse che sarebbe andato tutto bene, come se sapesse che Natsu avrebbe vinto, così come le altre volte.
Come se non avesse mai fatto quell'incubo.



-Allora?-.
-Allora cosa?-.
Kinana sospirò.
-Parlo dei capelli biondi-kina.-.
-Ah! Mi donano, nevvero, madamigella Kinana?-.
La ragazza mugugnò spazientita, poi si schiarì la voce e gli fece l'occhio dolce.
-Sai, io odio i demoni, e non vorrei che tu tentassi di tradirmi...-.
Come previsto, Dan ci cascò in pieno.
-Mia signora, non la tradirei nemmeno se me lo chiedesse lei in persona!-.
Perché diavolo dovrei... argh!”.
-Allora... ecco... mi chiedevo perché tu fossi... n-on che mi metta in soggezione, s-sia chiaro-kina...-.
L'ultima parte, detta volutamente con tono di inferiorità, lo colpì nel segno.
-Invero successe qualche mese fa! Stavo lottando strenuamente al fianco dei miei compagni per la gloria dell'umanità, quand'ecco che, quando l'agognata vittoria sembrava essere stata raggiunta, un demone fellone mi attaccò alle spalle!-.
-E ti stese e ti rapì, giusto?-.
-No, affatto. Mi voltai e lo uccisi, ma nel gioire inciampai su un sasso e svenni, poi fui catturato a tradimento dagli altri demoni; ma ecco che mi risvegliai e mi liberai dalle catene, ingaggiando battaglia.-.
-Fammi indovinare: fosti sconfitto-kina.-.
-Proprio no. Vinsi e scappai, ma sbagliai strada e finii accidentalmente nel covo dei nemici, dove fui ahimè rapito e sottoposto a ignobili esperimenti.-.
-Oh, povero cavaliere...-.
-Nevvero? Mi misero in una strana vasca idromassaggio senza le bolle per giorni e giorni, iniettando nel mio corpo temprato una strana sostanza che sospetto fosse alcool...-.
-No, secondo me era succo di limone. Poi?-.
-Ah! Storia interessante! A un certo punto iniziai ad avere freddo, sa, madamigella, l'acqua era umidiccia, e decisi di uscire, poi, così come suol fare un cavaliere in difficoltà, mi diedi alla fuga.-.
-Immagino riuscisti a seminarli.-.
-Non esattamente, anzi, stavano per raggiungermi, ma inciampai su un altro sasso; e così l'esercito di canaglie mi passò sopra e caddero nel burrone nel quale stavo per cadere io stesso. Così, rialzatomi, ripresi a scappare e tornai a casa, dove sfoggiai trionfante i miei nuovi capelli biondi, che purtroppo non furono ben accolti e mi costrinsero a nasconderli.-.
Kinana non capiva se era più stupido o più fortunato, il punto era che quel tizio poteva trasformarsi a suo piacimento e aveva mantenuto quel briciolo di cervello che aveva già da prima, ma come diav
-Non è difficile.-.
Kinana trasalì.
-C-Come-kina?-.
-Mia dama, lei si starà chiedendo come riesco a sopportare codesto fardello, giusto?-.
Lei non rispose, non si aspettava l'ennesimo cambio di tono; d'altra parte, era pur sempre un Cambiato...
Dan incrociò le braccia e sorrise.
-È la mia volontà! Una mente di ferro che mi permette di portare avanti il mio obbiettivo nonostante tutto!-.
Kinana aggrottò la fronte.
La volontà, eh?”.
-E quale sarebbe-kina?-.
-Seguire il codice del cavaliere e difendere i bisognosi!-.
-Già, lo immaginavo...-.
-E lei?-.
-Io?-.
-Certo, lei. Le sue azioni devono pur essere motivate da un grande obbiettivo, considerata la malvagità che palesa con esse.-.
Kinana si scurì in volto.
-Non è una motivazione adatta a un cavaliere, diciamo.-.
-Ah, quindi parla dell'odio.-.
Kinana abbozzò un sorriso con la punta delle labbra.
-Sei perspicace, Dan. Già, io voglio vendicarmi, anzi, voglio vendicare l'uomo che amavo. Quelle che tu chiami “azioni disumane”, per me sono solo un mezzo per arrivare al mio unico obbiettivo: uc...-.
-KINANA-SWAN MI HA CHIAMATO PER NOME!!!-.
Kinana ebbe un sobbalzo, Dan aveva di nuovo i cuoricini negli occhi e sembrava che il suo cervello (ammesso e non concesso che ce ne avesse uno) fosse partito per mete migliori.
Di tutto il discorso ha ascoltato solo quello... Ah, tra tutti gli alleati che potevo trovarmi...”.



DIDING DIDING DIDING
Ginger tastò la mano sul comodino e spense la sveglia; poi mugugnò per qualche minuto, ma alla fine si alzò.
Si stropicciò gli occhi e sbadigliò, poi si stiracchiò.
-Yawn! Buoooooooooongiorno Vietnam!!!- Urlò al finto specchio davanti a lei, ostentando per bene le sue nudità.
Bene, ora che poteva fare? Era indecisa tra “niente”, “niente” e “assolutamente niente”.
Che palle, da quando l'avevano rinchiusa lì dentro l'unica cosa che faceva era maledire chiunque le venisse in mente, la gallina dai capelli bianchi per prima.
Vabbeh, tanto valeva trovare un modo per fuggire; dunque, a parte il letto non c'era nulla, le avevano inibito i poteri e la tenevano d'occhio, quindi non sarebbe stato semplice; poteva fingere un malore, ma no, non ci sarebbero cascati, allora poteva fingere di dare di matto, però l'avrebbero sedata, e allora poteva mostrarla al vetro, una qualche reazione avrebbe sortito...
In quella la porta si aprì.
-Uh? E tu chi sei?-.
Squadrò la donna appena entrata: giovane, 21... no, forse anche 23 anni, capelli mori, lunghi fino alla spalla, con due trecce e due dango laterali, e col viso truccato tipo da... quelle prostitute giapponesi... da geisha, ecco, e per il resto era vestita con un lungo abito nero orientale e un paio di guanti bianchi.
Non le piaceva l'espressione maliziosa che aveva in viso, e sembrava anche molto forte per essere un'umana; però emanava un'aura strana, sembrava oscillare tra la luce e le tenebre, così decise di annusarla.
Trasalì, facendo un passo all'indietro.
-Che cosa sei-dechi?-.
Lei sorrise con aria compiaciuta, già le stava sulle palle.
-Il mio nome è Minerva Orland.- Disse con una voce profonda e altezzosa.
-Ti ho chiesto cosa sei!-.
Minerva sembrò godere della sua rabbia.
-Io sono esattamente quello che sei tu.-.
Lei ci mise un po' a capire.
-No... Non ti credo...-.
Minerva allora allargò le braccia e un vapore nero l'avvolse; quando si disperse, l'aspetto della donna era... cambiato. Letteralmente.
Un lungo mantello nero, dei guanti dello stesso colore, delle corna tra i capelli e una benda sull'occhio destro.
Non c'era alcun dubbio, era diventata un demone.
Poi tornò normale.
-Mi credi, ora?-.
Ginger le soffiò contro: -Che razza di magia stai usando-dechi? Nemmeno la Trasformazione può farci tornale normali!-.
Minerva alzò le labbra in un sorriso.
-Non è una trasformazione, anzi, non è nemmeno magia.-.
-E allora cos'è???-.
Aprì di nuovo le braccia.
-Controllo. Puro... e semplice... controllo.-.
-Controllo?- Ripeté Ginger.
-Ma non farmi ridere! Pensi che non abbia controllo di me stessa???-.
-Ti stai già irritando.- La riprese lei: -Non puoi controllare di te stessa se prima non controlli la tua rabbia. Ma io posso insegnarti a farlo, io posso insegnarti a tornare umana... almeno in parte.-.
-Oh??? E se io non volessi???-.
-Potrei anche costringerti, ma non ce n'è bisogno.-.
-Ah! E perché no-dechi?-.
-Tu hai già provato a tornare umana, non è vero?-.
Il ghigno di Ginger si spense in un attimo, d'un tratto le farneticazioni di quella donna non erano più divertenti nemmeno un poco.
Minerva alzò due dita.
-Quando hai detto “Nemmeno la Trasformazione può farci tornale totalmente normali”, mi hai svelato due cose: la prima è che consideri l'aspetto umano “normale”, la seconda è che sai con certezza che la Trasformazione non funziona, e questo è possibile solo se ci hai provato.-.
Ginger strinse i pugni.
-Cosa ti credi di essere??? Io ti brucio, io ti gelo, se non stai zitta, anzi, vattene!!!-.
-Vuoi che me ne vada? Va bene, allora ti faccio una proposta.-.
-Cioè???-.
-Colpiscimi.-.
Ginger alzò un sopracciglio.
-Se mi colpirai anche solo una volta, ti lascerò in pace; ma se non ci riuscirai, allora mi starai ad ascoltare.-.
Ginger si leccò le labbra.
-Con molto piacere-dechi!-.
Si gettò all'attacco, caricando un pugno, peccato solo non poterlo incendiare.
Mirò dritto al suo sorrisetto compiaciuto, sicura di fare centro; invece quella si scansò di lato, e l'attacco andò a vuoto.
Come se non se l'aspettasse! Fece perno con un piede e tentò di colpirla alla caviglia, ma Minerva la eluse con un salto.
Troppo facile, un bersaglio in volo! Para questo pugno, cretina!
PUC
Dechi???”.

Minerva si era piegata all'indietro mentre atterrava, e il colpo l'aveva appena sfiorata; non solo, ma si era rimessa dritta prima di atterrare e le aveva dato un buffetto sulla fronte.
Ginger rimase alibita, come diavolo era riuscita a fare quei movimenti???
Ma col cavolo che si arrendeva! Attaccò di nuovo, stavolta poggiando le mani a terra e usando un calcio volante.
Non ci riuscì, Minerva si abbassò e le diede un altro buffetto, quand'era ancora a testa ingiù.
-ARGH!!!-.
Non demordette.
Testata, calcio, pugno, buffetto, pugno, morso, ginocchio, buffetto, calcio, gomito, sputo, buffetto, buffetto, buffetto e ancora buffetto!!!
-MALEDIZIONE!!!-.
Fece una giravolta, fingendo di calciare all'indietro; invece estrasse la coda e la usò come frusta.
PAF
Minerva gliel'aveva afferrata al volo.
I...Impossibile! Come può avermi anticipato se ci ho pensato all'ultimo momento???”.
La donna diede una tirata e a Ginger si rizzarono i capelli.
-Eek!-.
-Molto interessante, dunque sei in grado di ritrarre la tua coda. E sei anche astuta, ne sono colpita.-.
-Mollami! Mollami subito la coda-dechi!!!-.
Minerva ridacchiò.
-Costringimi.-.
-Grrrrrrr...-.
Ginger rimase immobile, digrignando i denti ma senza reagire.
-Brava, ammettere la sconfitta è un p
PUM
Minerva aggrottò le sopracciglia.
-Ottimo tentativo.-.
Le torse la caviglia con la mano, facendola scricchiolare.
-Urr!-.
-Ammetti la sconfitta.-.
-Mai!-.
CRACK
-Ah! Va bene! Va bene! Mi arrendo! Mi arrendo!-.
Minerva la mollò e lei si girò, guardandola furibonda.
L'altra invece rise e le pose la mano.
-Avanti, vieni con me.-.
Ginger la squadrò diffidente, poi sbuffò.
Accidenti a te, Lisanna!”.



Lisanna si sgranchì il collo.
-Bene, iniziamo.-.
Yukino alzò le 12 chiavi, che si posizionarono fluttuando sui 12 cerchi del portale.
-Lisanna-sama, è pronta?-.
L'albina si guardò le mani, percependo la magia di Lucy scorrerle nelle vene.
Ora doveva trasformarsi in lei, e sapeva che non sarebbe stato facile.
Ma ci riuscì senza nemmeno troppe esitazioni.
Non sentì neanche un gran cambiamento, era alta più o meno come prima, si sentiva solo i capelli più lunghi e... ok, il seno più grosso.
Però ora avrebbe dovuto parlare, avrebbe dovuto sentire di nuovo la sua voce.
Vacillò per un po', poi trasse un respiro e lo fece.
-Apritevi, Dodici Portali dello Zodiaco!-.
Ebbe appena il tempo di pensare: “Quindi è così che si sente da dentro” che un raggio di luce circondò lei e Yukino, a cui era abbracciata, privandola rapidamente dell'energia magica.
Che... potenza... assurda!”.
Poi un KLENG metallico e cadde in ginocchio, riuscendo finalmente a parlare.
-Anf... anf... stai bene, Lisanna-sama?-.
Lisanna annuì.
-Si, e tu?-.
Yukino ammutolì e fece cenno di sì.
Giusto, era ancora nel corpo di Lucy.
Tornò subito normale e le mise una mano sulla spalla.
-Tutto bene?-.
Yukino annuì di nuovo, ma con viso sofferente, e Lisanna la aiutò a rimettersi in piedi.
Poi un bagliore la illuminò e Lisanna si sentì togliere altra energia.
-L'anima di Lu... di Gemini è scomparsa.-.
Le chiavi si depositarono sulla mano di Yukino.
-Chiudere il portale deve averla separata, immagino.-.
Già, peccato solo che il resto non potesse andarsene via allo stesso modo.
-Uff!-.
-Lisanna!- Yukino la afferrò al volo.
-Scusami, sono solo stanca.- Le disse lei.
-Stanca morta, a dirla tutta.-.
La ragazza le sorrise, e lei fece altrettanto.
Era passato solo un giorno dalla sera in cui si erano parlate, ma già stavano legando profondamente.
Che dire, ognuna ricordava all'altra sé stessa e Mira, ma non abbastanza da far male, non troppo almeno.
-Perciò... è finita?-.
Lisanna guardò il portale, non sembrava essere cambiato niente.
-Sì, ce l'avete fatta.-.
Le due ragazze si voltarono, Hisui era appena sopraggiunta, e di fianco a lei c'era...
-Flare!- L'albina si gettò tra le braccia dell'amica, lasciandola dopo qualche secondo.
-Come stai?-.
Flare, come al solito, abbassò il viso e arrossì.
-Bene, grazie.-.
-Perdonami se non sono venuta da te prima, ma ho dovuto...-.
-Non importa, Bianca, Giada-sama è stata molto gentile con me.-.
Hisui le accarezzò la spalla, poi le quattro uscirono.
Subito il rumore di spade che si incrociarono arrivò alle orecchie della ragazza, che si guardò intorno, fino ad individuare due persone che, al centro di uno spiazzo, lottavano scambiandosi affondi.
Uno era Freed mentre l'altra, in grado di tenergli testa e che anzi sembrava in leggero vantaggio, era una ragazza dai lunghi capelli castani, vestita di una giacca bianca a metà tra una divisa scolastica e una militare, dallo stile molto particolare, perché teneva la katana nel fodero.
Una tecnica inconfondibile, come lei d'altra parte.
Kagura Mikazuchi, ex stella di Mermaid Heel, forte quasi come Erza; anzi, era in grado di combatterla anche senza usare la magia, perché era un eccellente lottatrice e spadaccina.
Nel momento in cui li aveva visti erano bloccati a spade incrociate e Kagura stava vincendo, perché Freed stava lentamente portando indietro il bacino, segno di cedimento; da quel che sapeva Lisanna, i colpi di Kagura si basavano su forza e velocità, mentre quelli di Freed erano più equilibrati, perciò doveva essergli difficile resistere, ma se l'avesse fatto avrebbe recuperato il vantaggio.
Invece mollò la presa sulla spada e si scansò rapidamente di lato, mentre Kagura si sbilanciò in avanti; Freed provò un gancio, ma Kagura piantò la spada per terra e la usò come appoggio per tirargli una scarpata che lo colpì sulle nocche facendolo indietreggiare; allora si rialzò, spazzò un colpo con la spada e lo colpì al fianco.
O meglio, l'avrebbe colpito se lui non fosse riuscito a buttarsi all'indietro e a schivarlo; ma era pur sempre disarmato, e si trovò in balia dei colpi dell'avversaria, che lo costrinsero al suolo.
-Hanno fatto entrambi molti miglioramenti da quando sono qui.- Disse Hisui.
-Soprattutto Kagura-san.-.
Kagura aiutò Freed a rialzarsi, poi se ne andò senza dire nulla, così come Freed.
Nessuno dei due era mai stato un tipo socievole.
-Lisanna-san!-.
Lisanna alzò lo sguardo e vide correre verso di lei una giovane ragazza dai capelli azzurri, vestita con un cappotto autunnale e un colbacco.
-Juvia!- Lisanna la accolse nel suo abbraccio, stringendola a sé.
I suoi capelli erano bagnati, così come le sue guance e il resto del suo corpo; ma non le dispiaceva, anzi, sarebbe potuta rimanere lì ancora chissà quanto.
-Juvia! Che bello, vederti!-.
-Lisa-san! Juvia è così felice! Juvia non sapeva Lisanna era arrivata!-.
-Neanch'io mi aspettavo di trovarti qui!-.
Flare borbottò qualcosa.
-Uh?-.
-Rivale in amore...-.
-Eh???-.
Le due si separarono, ma Flare continuò a guardarla storta.
-Ehi! Perché guardi Juvia in questo modo?-.
Flare si comportava in modo stranissimo, era scura in volto e borbottava chissà cosa, sembrava proprio Juvia quando qualcuno importunava Gray.
Già, Gray, uno dei suoi più vecchi amici... e svanito nel nulla.
Neanche voleva pensare che quel mostro che aveva affrontato nella foresta poteva essere lui; ma da quanto tempo non si faceva più sentire? Dove poteva essere finito?
Chissà quanto stava soffrendo Juvia per questo... anche se non in quel momento, perché, cosa rarissima, stava pensando ad altro.
-Rivale in amore...-.
-Juvia non capisce cosa dici!-.
-Sparisci...-.
-Lisanna-san, aiuta Juvia!-.
Fortunatamente intervenne la principessa, che fece calmare Flare; in quei giorni doveva aver acquisito un certo ascendente sulla rossa, perché lei abbassò il capo e borbottò delle scuse.
Lisanna si grattò la nuca, scusandosi anche lei con Juvia, quando un paio di voci maschili la interruppero.
-Ohi-ohi, mi era sembrato di aver sentito un odore familiare...-.
-Già, anche i miei cuccioli l'avevano sentito!-.
Lisanna si voltò a occhi sgranati, non riuscendo a credere che fossero proprio loro.
E invece era così, davanti a lei ora c'erano un ragazzo dai lunghi capelli neri con molti piercing sul viso e un altro sospeso a qualche metro da terra circondato da cinque pupazzetti di legno, vestito con una specie di armatura medievale.
-Scusa, come hanno fatto ad annusarla se non hanno il naso?- Grugnì Gajeel.
Bickslow tirò fuori la lingua: -Ghuardha che posshono annushare le coshe anche mehglio di the!-.
-Annusare, annusare!- Fecero eco le bambole.
-Ah, è così?-.
-Ragazzi!- Li richiamò Lisanna.
I due si ricordarono finalmente della ragazza.
-Oh, giusto, come stai L...- Gajeel non finì la frase che lei gli saltò addosso e lo cinse in un abbraccio.
-E-Ehi! Che ti salta in mente!-.
-Ahah! Sei così morbido, Gajeel-kun!-.
-Morbido? Io sono il drago di ferro! Io sono tutto meno che morbido!-.
-Eheheh!- Bickslow si abbassò un poco e iniziò a canzonare l'altro.
-Il draho d'ahhaio ha il huore d'horo!-.
Lisanna si girò verso di lui e lo baciò sulla guancia.
-Sei sempre il solito, Bickslow-kun!-.
Bickslow arrossì e per poco non perse l'equilibrio, e Lisanna scoppiò a ridere.
Gajeel e Bickslow erano due dei suoi compagni che la divertivano di più, il primo perché si mostrava un duro ma in realtà era molto tenero e il secondo perché era imprevedibile come nessun altro.
-Rivali...-.
Lisanna si voltò, intimorita da quel tono di voce, e vide che attorno a Flare si era formata un'aura nera che aveva fatto allontanare le altre, e la fissava con due occhi assatanati.
-Ehi, Ju... no, volevo dire Flare, cerca di calmarti, ok? Oppure ti sbrano.-.
Quando si rese conto di quello che aveva detto sbiancò e si tappò la bocca.
No... no! Non posso averlo detto! Non posso anche solo averlo pensato!”.
Flare distolse il viso e mormorò: -V-Va bene, scusami Bianca...-.
Spaventata.
Era spaventata.
Per colpa sua.
-No, aspetta!- Si affrettò a dire lei: -Io non volevo dire...-.
TAP
Gajeel le mise una mano in testa e le arruffò i capelli.
-Ma dai, hai ancora quel vizio?-.
-Cosa... quale vi-
-Non shi credho! Thi shappa anhora quell'eshpresshione!- Intervenne Bickslow.
-Come? Ma di che state p-
-Pensavo che avessi smesso di fare così per dare enfasi alla frase! Te l'ho già detto: “Devi smetterla, oppure la gente ti fraintenderà”! Tu mi hai ascoltato? No!-.
-Non preoccuparti, ragazzina dall'orientamento strano!- Disse il secondo rivolto a Flare.
-Dice così solo alle persone a cui vuole bene, se si sente in imbarazzo! È un po' pazza!-.
-Pazza, pazza!-.
Flare arrossì.
-D-Davvero?-.
Lisanna boccheggiò, iniziando a capire solo ora di come la stavano salvando: -Ah... ehm... sì... certo, è così! Sì, a volte mi scappa!-.
-Ah, ok... Scusa se ho frainteso...-.
-Ma no, è colpa mia, che dici?-.
-Vabbeh, noi ce ne andiamo!- Gajeel e Bickslow si girarono e alzarono i tacchi.
-Ehi, aspettate, dove andate?- Lisanna non poteva permettere che se ne andassero senza averli almeno ringraziati; e invece alzarono una mano in segno di saluto e fecero finta di niente.
L'albina rimase con un palmo di naso, troppo imbarazzata per rivolgersi di nuovo verso Flare; ma, per fortuna, intervenne la principessa: -Flare, che ne dici se ti accompagno a fare un giro? Fino ad oggi sei rimasta chiusa in stanza, immagino vorrai sgranchirti ancora un po'.-.
Flare non parlò per un po', Lisanna incrociò le dita; poi, all'ultimo, disse mestamente: -Va bene, allora ci vediamo dopo Bianca...-.
-A-Ah, certo!- Rispose lei senza riuscire a guardarla: -Ci vediamo dopo, sì!-.
Quando si furono allontanate, Yukino e Juvia la raggiunsero.
-Lisanna-san, stai bene?-.
-In realtà... scusatemi, ma non ne voglio parlare...-.
Juvia e Yukino la guardarono dispiaciute, mentre lei non riusciva nemmeno a rialzare la testa.
-Senti, Juvia.- Disse per cambiare discorso: -Ho visto Freed e Bickslow; Evergreen invece dov'è?-.
La parte cinica della sua mente già si pentiva di averlo chiesto, in attesa di una brutta notizia; invece Juvia le mise una mano sulla spalla e le rispose sorridendo.
-Ah, Ever-san è qui, e sta bene! Anzi, più che bene!-.
Lisanna aggrottò le sopracciglia.
-In che senso?-.
-Beh, ti sembrerà incredibile, ma lei è...-.



Un fallimento.
Non capiva dove aveva sbagliato, ma il suo piano era stato un fallimento.
Non diceva di essere bravo nel capire le emozioni umane, non lo era mai stato, ma con il Link attivo avrebbe dovuto essere un libro aperto per lui.
-Perché ti ostini a non capire, Natsu?-.
-Questo sono io che dovrei chiederlo a te!- Replicò lui.
Aveva provato di tutto: prima semplici parole, poi pensieri, poi emozioni e poi ricordi addirittura, ma lei era rimasta irremovibile.
-Come fai a essere ancora convinta di aver ragione?-.
Meldy si mise una mano al cuore.
-È questa convinzione che mi tiene in vita, Natsu. Che tu sia ancora buono, che ci sia ancora qualcosa di umano in te.-.
-Ti ho già spiegato che c'è! C'è eccome!-.
-E allora com'è possibile che tu faccia tutto questo?-.
-Perché io sono un demone! Anzi, io sono il Re degli Etherias! Io seguo il mio istinto prima di tutto!-.
-Il Natsu che conosco io non faceva così! Se davvero sei anche lui, dovresti saperlo meglio di me!-.
-Ma che dici? Anche da umano, lui... cioè, io, agivo seguendo l'istinto!-.
Meldy strinse i pugni.
-Non se questo feriva i tuoi amici! Non se faceva del male a chi non se lo meritava!-.
-Tu non ci arrivi proprio! I miei unici amici ora sono i miei compagni demoni!-.
-Allora questa è la prova che tu non sei Natsu! Perché se tu lo fossi non ti dimenticheresti di noi!-.
Natsu digrignò i denti, era stufo di ripeterlo.
-Io non me ne sono dimenticato! Io l'ho solo messo in secondo piano!-.
Ecco le parole che lei stava aspettando, perché a quelle si infervorò più che mai.
-Una cosa del genere non si può mettere in secondo piano! Come puoi anche solo pensarlo? Non è un semplice dato, non è solo un'informazione, è un sentimento, un intero sentimento, capisci, è quello che ti rende un essere umano! L'amore, Natsu, l'amore per i tuoi compagni! Tu non puoi semplicemente accantonarlo come se nulla fosse!-.
-Io ho dovuto farlo! Io ho dovuto, io non volevo ma ho dovuto farlo!- E.N.D. si bloccò per qualche secondo, non l'aveva mai ammesso neanche a sé stesso.
-Se io avessi continuato ad amare i miei compagni... se io l'avessi fatto... come avrei potuto amare anche i demoni? Come avrei potuto proteggerli?-.
-Natsu ci sarebbe riuscito! Natsu li avrebbe protetti tutti! Natsu li avrebbe amati tutti! Perché ti riesce così difficile credere che umani ed Etherias non possano andare d'accordo?-.
-Perché... perché...- Il demone non sapeva neanche da dove cominciare.
-...perché si odiano a vicenda! I demoni sono fatti per distruggere gli umani, e gli umani... per non essere distrutti! È impossibile che possano andare anche solo d'accordo, figuriamoci vivere insieme!-.
-Come fai a dire che è impossibile se non ci hai nemmeno provato??? E poi...- Meldy ammutolì, abbassò le spalle e il suo tono si fece dolce, era come diventata più... morbida.
-Hai davvero così poca fiducia in noi? E anche in quelli che tu chiami ora compagni?-.
-Non pensi che potremmo... che potremmo superare noi stessi?-.
E.N.D. trasalì, la sua bocca come il suo animo erano privi di una risposta.
-Io lo so com'eri prima, E.N.D.. Prima tu eri un mostro che distruggeva tutto e tutti, che fossero Etherias, umani o chiunque altro, tu li distruggevi e basta; guardati adesso, invece! Guarda come ti comporti con gli altri demoni, e come cerchi di portare anche gli umani dalla tua parte! Tu stesso sei la prova che non si può rimanere vincolati alle proprie origini, tu stesso, Natsu!-.
Si sentì vacillare, rodere dal dubbio di aver commesso un fatale errore.
Superare noi stessi... e se fosse... possibile... se lei... avesse ragione... se io stessi sbagliando... ma no... il fatto... sì, il fatto che sono cambiato... è la prova che io... che io sono ancora Natsu... altrimenti come potrei essere... ciò che sono ora? Già, certo, è solo grazie a lui! È grazie a lui che... è cambiato come vedevo gli altri demoni... ma non ha senso... Natsu era un umano, e amava gli umani... non i demoni... anzi, lui li odiava... e anche E.N.D. li odiava... ma allora se io dovessi amare qualcuno... dovrebbero essere gli umani... se fossi ancora Natsu dovrei amarli... ma io amo i demoni... e odio gli umani... ma allora... io chi... chi dovrei essere... chi sono io... che cosa sono... che cosa sto facendo...”.
La voce di Meldy arrivò tenera come quella di un angelo.
-Sei confuso... lo sento, lo sento che sei confuso... e che hai paura... hai paura di sbagliare... hai paura che tutto quello che hai fatto non abbia alcun senso... e hai paura di rimanere solo... hai paura che nessuno riuscirà a perdonarti... ma non devi averne... se ti guardi attorno, puoi già vedere... sì, sono sicura che puoi già vederle, tutte queste mani che sono tese solo per te! Afferrale, Natsu, non aspettano solo altro!-.
Mani? Afferrarle? No!
No!!! No!!! Io... Io... Io non so più... non so più cosa fare!!! Io non so... io non so... che cosa diavolo sono???”.
E.N.D. strabuzzò gli occhi, si strinse le mani tra i capelli, digrignò i denti, urlò.
Che cosa sto facendo??? Che cosa posso fare adesso??? Io non voglio rimanere... non voglio rimanere solo!!! Io non... io non... non...”.
-Natsu, prendi la mia mano.- La voce di Meldy si era fatta vicina, doveva essere davanti a lei, eppure non riusciva nemmeno a guardarla.
Com'è possibile che voglia aiutarmi dopo quello che le ho fatto??? No, com'è possibile che qualcuno voglia ancora aiutarmi dopo tutto quello che ho fatto? Come posso pensare... come posso anche solo sperare che... io... io...”.
-Natsu.-.
Il suo cuore si fermò.
Lu...cy?”.
-Natsu, prendi la mia mano.-.
E.N.D. alzò la testa di scatto.
Il palmo della ragazza era teso davanti a lui, ma Lucy non c'era, lei non era Lucy, eppure il suo sguardo, i suoi occhi, il suo sorriso, la sua mano... la sua voce...
Non si accorse nemmeno di stare alzando il braccio, non si accorse nemmeno delle lacrime che gli stavano salendo agli occhi.
Le sue dita sfiorarono quelle incorporee della donna, che iniziarono a chiudersi sulle sue.
Io... io...”.
-No.-.
No.
Di una cosa si era accorto, aveva cambiato idea troppo in fretta.
Ritrasse subito la mano e si rialzò in piedi.
-Natsu, cosa stai...-.
-E.N.D.- La corresse lui.
-Il mio nome è E.N.D, non Natsu Dragneel.-.
-Aspetta, calmati N...-.
-Tu, umana, sei un gradino sotto lo sterco, perciò non sei nemmeno degna di guardarmi in faccia. Sparisci.-.
Non seppe bene come, ma riuscì a farla cadere giù dalle scale, o meglio, a spingerla.
Non era importante, non la interessava più neanche un po'.
-Devi esserti... non so come... infilata ancora nella mia testa.-.
-No, no, ti giuro che non è così, io non ho zzz zzz zzzzzzz
Un fastidioso ronzio, ecco quello che sentiva.
-Sai, stavi quasi per fregarmi. Mi hai quasi... convinto... che io ho... bisogno di voi sudici umani...- Si nascose il volto con una mano, solo pensare simili stronzate lo faceva ridere.
-Che io... dovrei... sperare nel vostro perdono... e... eheheh... che dovrei tradire la mia natura...-.
-No, io questo non l'ho mai detto, io non-.
E.N.D. si piegò in avanti, sganasciandosi dalle risate.
-Come se potessimo convivere insieme! Ahahah! Che colossale cazzata!-.
-No, no, non dire così! C'eravamo quasi, Natsu, eri quasi...-.
L'Etherious aprì due dita e la spiò con un occhio spalancato.
-Stai zitta.-.
Meldy ammutolì, boccheggiò e arretrò.
-Inginocchiati.-.
Tremando, lei obbedì.
-Cosa... cosa mi stai facendo...-.
-È davvero sorprendete... come voi insetti... siate così difficili da uccidere... siete come...-.
-...“un'infestazione nel mio giardino”, già.-.
-N...Natsu...-.
-Sdraiati.-.
Gli obbedì.
E.N.D. sogghignò, ecco il posto che le spettava: ai suoi piedi, strisciante.
-Tuttavia c'è una cosa in cui devo darti ragione: non sta bene che “ami” i demoni, non l'ho mai fatto, quindi non dovrei farlo nemmeno ora. Eh sì, mi sono ammorbidito, e uno come me non dovrebbe essere così debole...-.
-N-No, non è così, credimi, non è debolezza!-.
-Oh, sì invece, lo è eccome.-.
Iniziò a scendere la scalinata, avvicinandosi allo scarafaggio rosa.
A cinque gradini da lei, si fermò.
-Ti do cinque secondi per sparire.-.
-T-Ti prego, ti prego, non fare così!!!-.
Adorava il suo tono supplicante, peccato doverlo cancellare insieme a lei.
-Uno.-.
Primo scalino.
-Non deve finire in questo modo!-.
-Due.-.
Secondo scalino.
-So che hai paura, m-
-Cinque!-.
Le balzò addosso, schiacciandola con un piede, lasciando una macchia incendiata nel pavimento.
-Eheheh... ahahah!- Alzò il viso al cielo, scoppiando in sonore risa di gioia, nemmeno sapeva per cosa ma di una cosa era sicuro.
Si stava divertendo un mondo.
Continuò per qualche minuto, poi si calmò, rimanendo a fissare il soffitto nero.
-Keh!-.
Abbassò il viso, assaporando un ghigno che non aveva più da tempo.
-Bene, ricominciamo da capo!-.

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Capitolo 15
*** Crudeltà ***


Back in black, I hit the sack
I been too long, I'm glad to be back
Yes I'm, let loose from the noose
That's kept me hanging about
I keep looking at the sky cause it's gettin' me high
Forget the hearse cause I'll never die
I got nine lives, cat's eyes
Using every one of them and runnin' wild

'Cause I'm back
Yes I'm back, well I'm back
Yes I'm back
Well I'm back back
Well I'm back in black
Yes I'm back in black

(Back In Black-AC/DC)

Si concesse qualche respiro profondo prima di riaprire gli occhi.
-Lucy, stai attenta.-.
Annuì, sapeva anche lei che non era il momento di distrarsi.
Alle sue spalle, i membri della gilda si mossero lentamente in avanti, in primis Erza, perché sentì la sua armatura cigolare.
-Kukuku...-.
Lucy strinse i denti, nonostante fosse in netta inferiorità numerica Zeref li guardava con strafottente superiorità, tenendo tra le mani il libro di E.N.D..
Lo avevano localizzato, lo avevano circondato, lo stavano costringendo alla resa; era pazzo, lo sapeva, ma di lì a poco sarebbe stato sconfitto, forse anche ucciso, eppure lui non ne era minimamente turbato.
-Vi do il benvenuto, umani.-.
La sua voce la fece trasalire, così calma e tranquilla che nella bocca di qualcun altro l'avrebbe fatta assopire.
-Zeref!- Ringhiò Natsu al suo fianco, lui molto più aggressivo e forte, il suo esatto opposto.
-Calmati, Natsu, non c'è alcun motivo di essere agitato. Questo perché la sorte di tutti voi è già segnata.-.
-Ma che diavolo stai dicendo???-.
Lucy trattenne l'impeto del compagno mettendogli una mano sul petto.
-Sapete quanta energia diabolica avete rilasciato distruggendo l'intera gilda di Tartaros?- Continuò l'altro: -Abbastanza da permettermi di riaprire questo libro.-.
-Io lo distruggerò quel libro!!!-.
Stavolta non fu Natsu a parlare, ma Gray, poco dietro di lui.
-Distruggerò quel libro e il mostro dentro di lui!!!-.
-Giusto, il mostro. No, non posso permettere che tu lo uccida. Sarebbe spiacevole dopo tutti i miei sforzi, anzi, mi aspetto che voi insetti stiate buoni a guardare cosa succederà. Non durerà molto, comunque.-.
Lucy si sentì montare dalla rabbia, come poteva pensare che sarebbero stati immobili mentre lui distruggeva tutto quello che amavano???
-Noi ti fermeremo, Zeref!-.
Zeref rise di nuovo, ma non più compostamente come prima, era una risata molto più sincera, molto più folle.
-Ahahah! Proprio non capite! Io non posso essere fermato da voi, perché d'ora in poi non esisterà più nessun “voi”!!!-.
Detto questo spalancò il libro maledetto.
Lucy deglutì, preparandosi al peggio, pronta ad affrontare qualunque cosa sarebbe uscita.
Invece non successe niente.
Che sta succedendo? Il suo piano è fallito?”.
No, il sorriso diabolico sul suo viso era ancora lì, tutto stava procedendo secondo i suoi piani stava silenziosamente dicendo.
Natsu iniziò a fremere.
-Che significa? Che cos'è quest'odore?-.
Odore?” Ripeté Lucy: “Ma cosa...”.
L'aria davanti al libro iniziò a tremare, poi un raggio nero saettò fuori dalle pagine e si diresse verso di lei.
Lucy sgranò gli occhi, non l'avrebbe mai schivato in tempo.
Mi colpirà! Sta per colpirmi! Qualcuno mi aiu...”.
Ma non colpì lei.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Lucy indietreggiò, proteggendosi gli occhi con le mani.
-Natsu!-.
Una specie di nube scura circondava il ragazzo, turbinosa e assordante, ma non abbastanza da coprire le sue grida agonizzanti.
-NATSU!!!-.
Tutto intorno a lei perse di importanza, l'unica cosa che poteva vedere era il nulla al posto del compagno.
No! No!!! Sta succedendo davvero!!! Natsu è... Natsu è...!!!”.
-NO! NON FINIRÀ COSÌ!!!-.
Allungò le mani in avanti, camminando faticosamente contro vento.
L'aria sferzò sulla sua pelle incidendola come una lama invisibile, e la graffiò sugli occhi, portando lontano le sue lacrime.
-Reagisci, Natsu!- Urlò con tutto il fiato che aveva: -Esci da lì! NATSU!!!-.
All'improvviso il vento si placò e Lucy rovinò a terra.
-Urgh!-.
Per un attimo la vista le mancò e vide il nero del terreno; poi i colori iniziarono a tornare, insieme a un forte dolore alla guancia.
Gemendo, piagnucolando, per niente pronta al peggio, rialzò il viso.
Natsu era lì, fermo, immobile, ritto davanti a lei, testa bassa e respiro affannoso, con i capelli ritti in aria del colore del fuoco.
Ma, grazie al cielo, sembrava stare bene.
Per qualche strano richiamo quella situazione la fece ripensare alle parole del suo sogno.
Dobbiamo tornare alla gilda!”.
-Natsu!- Lo chiamò, sperando con tutto il cuore che le rispondesse che andava tutto bene, che stava bene, che era tutto un fuoco più di prima; già si immaginava il suo volto sorridente e la sua mano tesa per stringere la sua, e la sua voce dire: -Forza, Lucy, torniamo a casa!-.
Non successe nulla di tutto questo.
Lui smise di ansimare, ma non si mosse, né la guardò.
Tutti gli altri si erano avvicinati a lui, ma lo osservavano incantati senza riuscire a dire nulla: Erza, Gray, persino Zeref.
Avanti, rialzati!”.
Le mani della ragazza tremarono, un brivido gelido le attraversò la schiena, le sue labbra si schiusero appena mentre guardava quello che sempre di meno le sembrava il suo Natsu.
Torniamo a casa insieme!”.
-N...Natsu?-.
In un istante, Natsu alzò un braccio verso di lei e il suo indice si illuminò, poi partì un colpo.
-Eh?-.
Torniamo... a casa...”.
Rosso, e più niente.



Per poco non le era venuto un colpo.
Ora teneva la bocca spalancata ma senza riuscire a dire nulla, e non riusciva a staccare gli occhi di dosso dalla ragazza sdraiata nel letto davanti a lei.
-Beh, ne hai per molto?-.
Lisanna si riscosse dalla trance.
-Ah, ehm, scusa... non mi aspettavo... cioè...-.
Di fianco a lei Juvia e Yukino ridacchiarono; bel tiro che le avevano fatto, “una bella sorpresa” si erano limitate a dirle.
-Ma... come... quando... cosa?-.
Evergreen si accarezzò la pancia gonfia, sbuffando contrariata.
-Non lo capisci da sola?-.
-Sì... certo... però Elf-nee non mi aveva detto... cioè... cosa?-.
L'altra soffiò ancora, poi ridacchiò.
-Dovresti proprio vedere la tua faccia, zietta.-.
Ziett...”.
Juvia dovette sostenerla per le braccia.
-Non... non... non sono così vecchia!-.
-Pff! Ahahah!!!- Evergreen scoppiò a ridere.
-Non c'è niente da ridere! Ma... ma... ma non avete usato delle protezioni???-.
-Eravamo un po' alticci...-.
-Ma fino a prima non vi eravate nemmeno baciati!-.
-Eravamo molto alticci...-.
TOCTOCTOC
La porta si aprì ed entrò proprio il ragazzo in questione.
-Uh? Nee-san? Non sapevo che tu fossi...-.
-Quando pensavi di dirmelo, Elfman???- Gli urlò contro.
L'omaccione arretrò intimorito.
-Volevo dirtelo l'altra sera, però poi tu hai...-.
-Non dare la colpa a me! Dovevo dirmelo appena sei entrato!!!-.
Elfman incassò la testa tra le spalle, abbassando il viso per la vergogna; Lisanna, alta metà di lui, mise le mani ai fianchi e lo guardò furibonda.
-Insomma, non ti ho nemmeno abbracciato!-.
Elfman rialzò il volto, sorpreso, e Lisanna gli fu subito addosso.
-Congratulazioni, Elf-nee-chan!-.
-Già, bravo Elf-nee-chan!- Fece eco Evergreen.
-Bravo proprio, mi hai lasciato in questo stato e te ne sei andato in giro a far la guerra!-.
-Però, Ever, se tu sei già qui allora...-.
-Nah, è solo un controllo, poi torno a casa; però sto per partorire, a dirla tutta...- Fece spallucce.
Elfman prese la parola.
-Senti, Lisa-nee, riguardo all'altra sera...-.
Lisanna si grattò la nuca, imbarazzata.
-Eheheh! È un bel problema, sì, ma sono sicura che in un modo o nell'altro ne verrò fuori!-.
-...Mi dispiace, Lisanna. Vorrei solo che fosse successo a me.-.
-Ah, ma a te non può proprio succedere, fratellino!-.
-Uh? E perché?-.
Lisanna gli batté un pugno sulla spalla.
-Perché tu sei un vero uomo!-.



Girò il cucchiaino per mescolare lo zucchero, poi assaporò il caffè.
Era amaro, e non c'era dolcificante che potesse reggere; ma ne mise ancora, sperando di renderlo più accettabile.
Fallendo.
Ecco il problema dei caffè di centro città: erano cattivi, pieni di caffeina e costavano un occhio della testa.
E si era preso un cappuccino.
Posò la tazzina, lasciò i soldi sul tavolo e si rialzò; si passò una mano tra i capelli, sospirò e scrocchiò il collo.
Prossima destinazione: Crocus.
Solo si chiedeva perché Kinana si stesse dirigendo proprio lì.



Yukino era rimasta sorpresa quando aveva trovato Lisanna dalla principessa.
In realtà fino ad allora l'aveva solo intravista un paio di volte, più che altro era stata Mirajane a parlargliene, perciò non ci aveva mai parlato, e un po' aveva paura di farlo.
Mirajane si era affezionata a lei perché le ricordava Lisanna, e lei temeva che parlando con lei avrebbe scoperto di essere effettivamente solo una sua copia, un gioiello di poco valore, aveva paura di scoprire che quello che Mira provava per lei era... compassione.
E in effetti aveva capito che Lisanna era energica, leale, determinata, mentre lei era molto più riservata e timorosa; avrebbero potuto passare per sorelle, ma Lisanna sarebbe stata la maggiore.
Eppure Lisanna su una cosa aveva insistito: se non all'inizio, Mira non l'aveva mai confusa con lei, anzi, di lei le piaceva proprio quel carattere pacato che la rendeva delicata ma tenace, come una rosa dalle robuste spine, mentre Lisanna si era autodefinita una stella alpina, “coraggiosa ma sempre in mezzo ai guai, come se non fossi in grado di crescere su posti meno pericolosi!”.
Yukino le aveva detto che non doveva essere così dura con sé stessa, ma Lisanna le aveva fatto presente della situazione in cui si trovava, e lei non aveva saputo che risponderle.
Quando l'aveva sentita da dietro la porta, aveva avuto paura che la sfortuna fosse tornata a perseguitarla, perché aveva già perso due sorelle e ora stava per perderne un'altra; e come poco dopo ne aveva parlato con Lisanna, lei aveva ribattuto: -Cioè io sto per morire e quella sfortunata sei tu?-.
Al ché le era montato un gran imbarazzo.
-Ah! Scusami!-.
-Ahahah! Non preoccuparti, stavo solo scherzando!-.
Ma dietro quelle risa Yukino sapeva bene quanto Lisanna fosse devastata, quanto tremasse al solo pensiero di sparire in quel modo, di trasformarsi in...
-Lisanna-sama, io farò di tutto per aiutarti, perciò non arrenderti. Vedrai, troveremo una soluzione.-.
-Grazie, Yukino, lo apprezzo molto.-.
Poi, quando erano arrivate davanti alla camera di Lisanna e Yukino stava per andarsene, l'altra le aveva chiesto: -Rimarresti a dormire con me?-.
Yukino l'aveva guardata sorpresa e Lisanna era arrossita, balbettando: -N-Non in quel senso! È solo che mi hai ricordato... cioè, io e Mira a volte... non importa! Scusa, non so che mi è preso!-.
Si era voltata in fretta per entrare nella stanza, ma la bocca di Yukino fu più veloce di lei, nonché della sua mente: -Non preoccuparti, mi farebbe piacere!-.
E in quattro e quattr'otto si erano messe nel letto a due posti di Lisanna e si erano addormentate, schiena contro schiena, rigide come bastoni e rosse in viso come papaveri ma con una punta di sorriso sulle labbra.
E ora eccole insieme, loro due e Juvia, a parlare come vecchie amiche e a sorridersi l'un l'altra, come se in quel momento non fossero più nel più grande baluardo contro l'apocalisse ma stessero andando tranquillamente per negozi.
-...e allora Elf-nee-chan è scoppiato in lacrime e non si è ripreso per due giorni!-.
-Davvero? Perché aveva schiacciato un millepiedi?-.
-Sì! E dovevi vedere quando aveva pestato la coda di un gattino!-.
-Anche lì ha pianto?-.
-Certo, ma perché gli stava scorticando la faccia!-.
Le tre scoppiarono a ridere, poi, quando si furono calmate, Lisanna chiese: -Comunque dove stiamo andando?-.
-Devo mostrarti una cosa, Lisanna-sama, ci stiamo lavorando da quando abbiamo scoperto i primi Cambiati.-.
-Ah sì? E cos'è?-.
-Ecco... è una specie di cura...-.
Lisanna sgranò gli occhi.
-E funziona?-.
In realtà no, non erano ancora riusciti a guarire un Cambiato e a... farlo rimanere in vita.
-Beh, ci stiamo ancora lavorando...-.
Lisanna si massaggiò il mento.
-Magari Ginger potrebbe...-.
Si riferiva al demone che aveva portato con sé, quella ragazza dai capelli viola che avevano dovuto sedare per portarla nella sua camera; da quello che ne sapeva ora se ne stava occupando Minerva-sama, però non
-Senti, Lisanna-san...- Juvia spezzò il silenzio che si era creato, attirando l'attenzione delle due.
-Juvia si chiedeva se.... Lisanna aveva sentito... qualcosa... su Gray?-.
Gray era il ragazzo che piaceva a Juvia, e apparteneva anche lui a Fairy Tail, ma di lui si erano perse le tracce, e Juvia era ogni giorno più preoccupata.
Lisanna camminava davanti a Juvia, che quindi non poteva vederla in faccia; invece Yukino era di fianco a lei, e quando lei si fermò per qualche istante notò bene il suo terrore.
-No, mi dispiace.-.
Mentiva, ma Yukino non disse niente.
-Capisco, grazie lo stesso.-.
Juvia doveva aver sperato molto nell'albina, perché ora sembrava davvero angosciata; e se Lisanna la lasciava in quello stato doveva voler dire che se le avesse detto la verità poteva stare solo peggio.
Fortunatamente erano arrivate al laboratorio, e Yukino riprese la parola: -Seguitemi.-.
Le condusse dentro l'edificio, oltrepassò le varie stanze fino a giungere davanti ad una porta d'acciaio con un lettore digitale per entrare.
-Ecco, qui dentro stanno lavorando alla cura...-.
-Davvero? Beh, allora...-.
BOOOOOOOOOOOOOM
Yukino si bloccò con la mano sul lettore.
-Yukino-san...-.
-Cosa c'è, Lisanna-sama?-.
-Sbaglio o c'è stata un'esplosione lì dentro?-.
-...No, non lo credo possibile.-.
-Anche Juvia l'ha sentita!-.
-...No, vi sbagliate.-.
La porta si spalancò all'improvviso e il fumo dell'esplosione le circondò.
-LIBERTÀ!!!- Una donna vestita in camice bianco con un cappello da cowboy e gli occhiali tondi si precipitò fuori dalla stanza, dirigendosi proprio verso di loro; si bloccò, con un piede alzato e il pugno verso l'alto, solo quando le vide, fermandosi proprio davanti a Yukino.
Mentre le altre due tossivano, Yukino fissava Daphne alibita, e quella a sua volta.
-Daphne-san, stavi cercando di scappare?-.
-Ehm... no...-.
Partì l'allarme e le luci rosse, ma nessuna delle due si mosse.
-...ok, forse sì...-.
-Cof! Yukino, ma chi è questa???- Domandò Lisanna.
Per Yukino fu piuttosto imbarazzante rispondere.
-La... nostra... scienziata... capo...-.
Daphne abbassò braccia e gamba, mentre alle sue spalle sopraggiungevano due guardie bruciacchiate che la puntarono con le lance.
-Non ti muovere!-.
Partirono le docce antincendio.



Mirajane (ormai era abituata a chiamarsi così, e anche a parlare di sé come donna) sbuffò scocciata.
Lo Scemo Sputafuoco l'aveva convocata proprio mentre era intenta nella sua attività preferita, ovvero segarsi, e sembrava anche di pessimo umore.
Bah, era un pappamolle, avrebbe potuto fare la cazzata più grande del mondo e non le avrebbe fatto nemmeno pulire i cessi, per capirci; ah guarda, aveva cambiato look, un bel completino nero e... wow, un tatuaggio rosso sul petto, che paura! Che era poi, una croce? Non vedeva bene.
Come se non bastasse aveva chiamato anche la Troia Cornuta, al solito composta e perfettina in ginocchio ai suoi piedi (lei invece si era appoggiata al muro incrociando le braccia).
Urr, quanto la odiava quella!
Scemo Sputafuoco le fissava con aria distratta, dall'alto del suo trono con un'ombra nera sugli occhi che sbrilluccicavano di rosso, si era alzato proprio male quella mattina...
-Sayla- Iniziò a parlare: -tu mi tradiresti?-.
Mira aggrottò la fronte, se c'era una cosa di cui era sicura è che Sayla avrebbe preferito uccidersi piuttosto che tradire lo Scemo.
E infatti lei disse, sgomenta tra l'altro: -Non lo farei mai, Natsu-sama!-.
-Mmm...- Rimase in silenzio per un po', poi riprese: -Allora mi sei leale?-.
Troia era un sacco stranita, ma riuscì a ricomporsi, come sempre.
-Ovviamente, Natsu-sama.-.
-E obbediresti a qualunque mio ordine?-.
Mira non capiva dove voleva andare a parare, sapeva meglio di lei che gli avrebbe leccato il cazzo se glie l'avesse chiesto.
-Certamente, la mia lealtà nei Suoi confronti è assoluta.-.
-Ah, bene. Allora ucciditi.-.
Mira per poco non si strozzò con la saliva, per non parlare della Troia, che si immobilizzò.
-Scu...scusi... temo di... di non aver capito...-.
Lo Scemo si sturò un orecchio.
-Eh? Sei sorda forse? Ti ho detto di ucciderti! Forza, fallo, che aspetti?-.
Non era tipo da scherzare su queste cose, lo sapevano bene entrambe; ma allora che gli prendeva?
-M-M-Mi perdoni, non capisco... l'ho forse delusa in qualche modo... oppure l'ho offesa?-.
Lo Scemo ci pensò su.
-Non recentemente mi pare.-.
-Allora... io non capisco... perché vuole che...-.
-Non ti ho ordinato di farmi domande.-.
Il suo tono era cambiato, era così duro da far quasi paura, e anche il brillio agli occhi si era attizzato.
-Non ti ho ordinato di capire perché. Ti ho ordinato di farlo, quindi fallo.-.
-Ma se ci tieni a saperlo, non c'è un motivo. Mi va e basta.-.
La demonietta rimase in silenzio, tremava tutta e ansimava rivolta al pavimento.
-Le... va... e... basta...-.
Sembrava ripeterlo perché non riusciva a capirlo; e in effetti anche Mira non ci capiva niente, sul serio voleva ucciderla per capriccio? Non era il tipo, proprio no!
-Io... io non...-.
-Oh... cosa c'è, non obbedisci?- Lo Scemo parlava come se fosse sorpreso, anche se si capiva che si stava divertendo un mondo, e a dispetto del suo odio per la Troia a Mira la cosa non piaceva affatto.
-Mi stai forse tradendo? La tua lealtà non era assoluta, Sayla?-.
Sayla non rispose, in effetti neanche lei ci sarebbe riuscita.
-Beh, sono molto deluso. Ma dato che mi piaci particolarmente ti darò una seconda possibilità, contenta?-.
Silenzio.
-E rispondi!-.
Sayla riuscì a balbettare un debole e spaventato: -La... ringrazio...-.
-Ecco, meglio. Tanto ci voleva a parlare? Sono troppo buono con te...-.
-Ha... ragione... la ringrazio ancora...-.
-Sì, sì, lo so che ho ragione. Allora, per farti perdonare, devi fare una cosa davvero davvero semplice, ci riuscirebbe chiunque.-.
Beh, cosa poteva esserci di più difficile del suicidio?
-Uccidi Kyouka.-.
Ah.
La faccia che fece Sayla in quel momento era impagabile, gli occhi stavano per uscire dalle orbite e boccheggiava come se stesse soffocando.
-C...C...Cosa?-.
-Ma sì, eliminala! Tagliala in due, falla esplodere, mangiatela, fa' qualcosa che mi diverta!-.
Mira iniziò a ricredersi su Natsu: non era così saltarellino, anzi, e a ben pensarci non le dispiaceva come trattava Sayla.
Ehi, un momento, quand'è che aveva iniziato a chiamarli per nome?
-Q-Q-Qualunque c-c-cosa...- Singhiozzò Sayla, poverina, le sarebbe colato giù tutto il trucco: -Q-Qualunque cosa m-ma non q-questo... la p-prego... la s-supplico...-.
Ah, come ci stava godendo! Che spasso vederla in quello stato!
-Ahahah! Mi piace come piagnucoli! Ma credi che darò a un verme come te un'altra possibilità? No-no, uccidila e basta.-.
Sayla fremeva come una foglia, stava quasi per esplodere, e si era anche messa a piangere; poi lentamente scosse la testa.
-L-la supplico... la imploro... i-io non p-posso farlo... io n-non posso...-.
-Ohi-ohi, “io non posso” non esiste. Puoi solo dire “certo” o “subito”, e mi stai facendo perdere la pazienza.-.
L'aria si fece pesante, e quella attorno a E.N.D. si stava deformando per il calore, forse era il caso di calmarlo.
-L-La scongiuro... i-io... i-io mi ucciderò... sì, io mi ucciderò... lo farò, lo prometto, lo farò, m-ma lei... lei lasci in pace Kyouka! La scongiuro, i-io farò tutto quello che v-vuole, ma la prego!!!-.
Natsu era sempre più furioso, Mira cominciò a temere sul serio per la sua vita, decise quindi di intervenire.
-M-Master, che ne dice se assimilo Kyouka e la umilio da dentro? Così sarà più divertente, le pare?-.
E gli sorrise, dato che gli piaceva quando sorrideva con quel visino.
Sia chiaro, non lo faceva per aiutare Sayla, lungi da lei, ma per non sciogliersi.
-Uhm...- Il demone sembrò pensarci su, e l'aria si fece più respirabile.
Mira sospirò sollevata, ma all'improvviso Natsu alzò un dito.
-Non parlare se non ti interpello.-.
PUM
Il suo occhio sinistro esplose.

-AAAAAAAAAAAAAARGH!!!-.
Si buttò all'indietro, spruzzando sangue dalla palpebra monca.
CAZZOCAZZOCAZZO!!! CHE MALEEEEEEE!!!”.
Gli era saltato, porca puttana, gli era saltato via!!!
CHE CAZZO TI PRENDE???” Stava per sbraitargli addosso; ma lui la freddò con: -Chiudi la bocca.-.
E lei gli obbedì.
Cioè, era incredibile, le veniva da urlare fino a strapparsi le corde vocali e usarle per strozzarlo ma non riusciva nemmeno ad aprire la bocca.
Strinse i denti e soffocò il dolore, tastandosi l'orbita sanguinante.
-Ma, a dirla tutta, il tuo suggerimento mi ha dato un'idea...-.
Un'idea??? E se gli avessi fornito un piano intero cosa mi avrebbe fatto esplodere???”.
-Sayla-chan, dato che sei così ostinata a proteggere un essere che, di per sé, è inutile, patetica, debole, a qualche scalino sotto la sua stessa merda...-.
Sayla, ancora raggomitolata a terra, forse in uno slancio masochista, strinse i pugni e gridò: -La smetta!-.
Che cavolo, sei scema??? Guarda come cazzo mi sono ridotta a parlare senza che lo volesse, idiota!!!”.
Natsu però sembrò non accorgersene, o forse continuò proprio perché se n'era accorto: -...pietosa, penosa, impedita, scarsa, brutta, imbarazzante, troia, uno sfregio per la sua stessa razza...-.
Sayla piagnucolò come la sgualdrina che era, ma forse un po' di cervello le era rimasto per calmarsi.
-...la...smetta...la...supplico...non...la...chiami...così...-.
-...un insetto incapace di sconfiggere un'umana mezza morta, e potrei continuare, ma dato che sei persino peggio di lei e mi susciti tenerezza, no, in realtà mi diverte e basta vederti così, ti darò un solo, ultimo ordine... sentiti pure libera di ringraziarmi...-.
-Sì... grazie... grazie... la ringrazio...-.
-E di scusarti per la tua infedeltà... e anche di insultarti, perché no...-.
-...sì... mi scuso... per la mia infedeltà... sono una troia... sono una troia ingrata... non mi merito il Suo perdono...-.
-...brava, dicevo, ascolta bene e vedi di non farmi ripetere.-.
-Sì... ascolto...-.
E.N.D. sghignazzò.
-Tu non devi uccidere Kyouka, affatto. No, ora tu farai quello che ti dico. Andrai da lei, ti fermerai proprio davanti alla sua capsula, ok? La aprirai, la tirerai fuori e le sussurrerai all'orecchio così: “Mi raccomando, urla forte.”, ci sei fin qui?-.
-Poi prenderai un coltello e le taglierai le dita, prima quelle delle mani e poi quelle dei piedi, giusto per stimolarle la gola; poi le amputerai le braccia e le gambe, sentirai che urla, poi le mammelle, quelle prugne esageratamente grosse che si ritrova, poi le orecchie, e il naso, e la lingua e infine i denti, e assicurati che urli sempre, e che urli tanto, tanto tanto, finché non le taglierai la gola, allora potrà smettere, ma non prima. Poi la ributterai dentro e la farai guarire quello che basta a ritirarla fuori e fare tutto daccapo, tutto quanto, dita, arti, seno e volto, la rimetterai dentro e la ritirerai fuori, e ancora, dita, urla, arti, urla, seno e volto, dentro, fuori, urla, dita, urla, arti, seno e volto, urla, dentro, urla, fuori, urla, dita, urla, arti, urla, urla, urla...-.
Quasi smise di provare dolore.
Persino per lei tutto questo era troppo, anche se si trattava di Sayla.
Tutto questo era... era semplicemente... crudele... troppo crudele.
Sayla fissava il pavimento con le palpebre e le labbra spalancate, le pupille piccole come puntini, i capelli incollati sul viso e la pelle fradicia, forse stava anche per, ecco, aveva vomitato.
-Ah, e un'ultima cosa: mentre fai tutto questo, fai così.-.
Mira aveva quasi... no, aveva davvero paura a rialzare il viso per vedere che stava facendo.
E quando ci riuscì rimase pietrificata.
Si stava indicando il viso con un dito e... dio stava... come cavolo riusciva a fare...
Trentadue denti, gli occhi chiusi e divertito come un'adolescente al primo orgasmo.
-Fai un bel sorriso.-.
Le cedettero le gambe.
Che razza di mostro aveva davanti??? Come poteva sperare di uscirne viva??? Come poteva...
-No!-.
...
Non l'aveva detto.
Non poteva averlo detto sul serio.
E invece sì, Sayla si era sdraiata a terra, schiacciando il viso sul terreno e piangendo disperata, aveva detto no; e non si era fermata, tra le lacrime si sgolava: -N-Non pos-sso farlo! Io non-non posso farlo! No-Non posso! Io n
TUNF
Natsu si schiantò sulla sua schiena, facendole alzare il viso incredulo al cielo.

Mira nascose la testa tra le mani, graffiandosi la pelle delle tempie.
Ora mi ammazza ora l'ammazza ora ci ammazza tutte e due!!!”.
PUM PUM PUM
Lo sentì colpirla più volte, e sentì le sue urla atroci che lo supplicavano di smettere, dopo nemmeno un minuto già non ce la faceva più a sentire tutto questo.
Smettila! Ti prego, smettila! Non riesco a sopportare tutto questo! Lasciala stare!!!”.
E d'un tratto basta, smise di colpirla.
Titubante, rialzò il viso.
Natsu teneva Sayla sollevata a mezzo metro da terra stringendola al collo, mentre lei penzolava inerme, piena di lividi e di bruciature, ansimando esanime.
Maledizione... in un minuto... l'aveva ridotta... in quello stato???
Lui le dava di spalle, se voleva fuggire era la sua occasione; allungò una mano verso la porta, ma se la trovò inchiodata al muro, con il piede di Natsu che le spaccava il polso.
CRACK
-ARGH!!!-.
-Pensavi di scappare? Pensavi che mi fossi dimenticato di te, eh? Verme codardo, vali meno di lei!-.
-Mi lasci! Mi lasci andare!-.
Natsu si abbassò alla sua altezza, puntandola infuriato.
-E portami il rispetto che mi devi! Tu, un demone qualunque nel corpo di una fetida umana, dovresti venerarmi come un dio! Perciò fallo!-.
Lei, incapace di reagire, continuava a urlare, il suo occhio vuoto continuava a esplodere mentre la suola del ragazzo si divertiva a macinarle le ossa; poi fu preso dall'ira e le sbraitò in faccia: -HO DETTO DI FARLO!!!-.
Mira urlò più forte, mischiando terrore allo spasmo, e le parole le uscirono singhiozzanti.
-Va be-ne! Va bene! Lo fah-rò! Mio sih-gnore, mio re, mih-o dio! L-La prego, non mi-i uc-cida! No-n voh-glio morire! La pr-
Lui prese anche lei per il collo e la sollevò in aria, iniziando a strangolarla, mentre lei piangeva ancora.
-L-La prego! No-n voh-glio mo-rire!-.
Natsu rantolò furioso, guardando prima una e poi l'altra.
-Voi due mi avete stufato! È ora che ricordiate con chi avete a che fare!-.



-Sob!-.
Daphne sospirò, mentre le guardie le toglievano le manette.
-Sergente Yukino, è sicura?-.
Yukino, forse la più desolata tra tutte, annuì, e i Cavalieri delle Rune mollarono Daphne.
-Umpf! Ma che modi! Comunque grazie.- Quest'ultima frase rivolta a Yukino.
-A proposito, che vuoi?-.
Yukino le spiegò, con non poco imbarazzo, che era venuta per mostrare a Lisanna la cura.
-Eh? Quale cura? Ah, intendi dire quella per i demoni, quella per cui sono stata rinchiusa qui, quella che non mi permette nemmeno di uscire senza farmi sparare???-.
-Ehm... sì...-.
-Beh, guardala allora!!!-.
Daphne spalancò un cassetto per poco rompendolo e tirò fuori una specie di fucile laser sagomato in acciaio dalla forma molto particolare.
-Il mio “Cannone Neo Armstrong Cyclone Jet Armstrong DRAGOOOOON!!!”-.
Lisanna batté le palpebre un paio di volte.
-...il... Cannone... Armstrong...-.
Entusiasta, circondata da un arcobaleno roteante, Daphne ripeté.
-Cannone Neo Armstrong Cyclone Jet Armstrong DRAGOOOOON!!! (Il “DRAGOOOOON” mi è venuto pensando ai draghi).-.
-...-.
Sorridendo come una scema, il volto bloccato in quell'espressione gioiosa, Daphne annuì.
-...ok, e perché assomiglia a un
-Drago?-.
-...no, non era quello che stavo per dire.-.
-Ti spiego come funziona: allora, ruotando queste due sfere ai lati del fucile la base si illumina, poi la luce bianca risale lungo tutto il tubo e alla fine spara un raggio laser sottile che colpisce il Cambiato e lo fa tornare normale! Come un drago che sputa fuoco, no?-.
-... … …sì, va bene, diciamo che sembra un drago... ma funziona, almeno?-.
Daphne alzò un dito e sorridendo rispose: -No.-.
Lisanna si piegò in avanti, si sentiva svuotata anche dell'energia per rispondere.
-Beh, ci sto ancora lavorando al vaccino vero e proprio, un po' di pazienza insomma!-.
Un po'... di pazienza... ma non poteva... prima lavorare al vaccino... e poi al coso gigante?
Daphne se lo strinse al viso e iniziò ad accarezzarlo con le mani.
-Sì, lo so, è un design bellissimo, vero?-.
Le tre ragazze si coprirono la bocca per non vomitare.
-Comunque per ora è caricato solo con un raggio letale. Oh, mi sa che sta per partire un colpo...-.
Detto questo la canna si illuminò e Daphne la puntò contro Lisanna.
Eh?”.
Il raggio partì e si diresse verso di lei.
EH???”.
-Lisanna-sama, attenta!!!-.
Juvia la colpì alla spalla, facendola cadere di lato.
-Urgh!-.
Rimase a terra stordita, non capendo cosa fosse successo di preciso.
Davvero voleva colpirla con un raggio letale??? Se Juvia non l'avesse... oh, no! Oh, no!!!
-Juvia!!!-.
Rialzò la testa, sperando che il colpo non l'avesse colpita.
Invece l'aveva presa in viso.
Juvia era in piedi, paralizzata, un'espressione sorpresa in volto e al centro della fronte... un liquido biancastro-appiccicoso che la stava infradiciando tutta.
Lisanna non si mosse, continuando a fissarla allibita, così come Yukino; invece Daphne si stava sganasciando.
-Ahahah!!! Paura??? Per un po' di vernice??? Che stupide!!! Dovevate vedere le vostre facce!!! Ahahah!!!- Smise solo quando le due guardie la minacciarono con le lance e si fece piccola in un angolo.
-Ecco... Juvia... stai bene?-.
Lisanna si rialzò e la scosse, ritrovandosi i palmi appiccicaticci, ma lei era rimasta come incantata.
-Juvia, rispondi! Yukino, aiut... Yukino?-.
La bianca le guardava rossissima in viso e con le mani sulle labbra; solo dopo qualche secondo Lisanna capì cosa aveva colpito Juvia.
E vomitò sul serio.



Le due carcasse caddero al suolo, insaccando il colpo senza sentire male.
Non che fosse loro più possibile, ogni nervo era bruciato con il resto della loro carne, lasciando spazio a polpa affumicata dall'odore incredibilmente appetitoso.
Cazzo, le veniva fame ad annusare il suo stesso corpo.
Oh, bene, quindi aveva ancora il naso.
Lo stesso non si poteva dire per gli occhi.
Qualcosa dovette camminarle sul braccio, perché sentì una sorta di pressione che liberò altro buon odore.
Schiuse le labbra, ma quali poi, e cercò almeno di bofonchiare.
-Vuh...V...-.
Una voce potente le massacrò le orecchie, maledizione, quelle ancora funzionavano!
-EH??? HAI ANCORA LE CORDE VOCALI???-.
Probabilmente nemmeno stava urlando, ma lei sentiva esplosioni e basta.
-Vu...Va...-.
-COME???-.
-...ff...fanculo...-.
Ecco, c'era riuscita, tanto ora l'avrebbe
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
ARGH!!! MI STA ESPLODENDO LA TESTA!!!”.
-MA DAI, SUL SERIO??? LO SPIRITO NON TI MANCA!!! PECCATO CHE LA COSA MI FACCIA INCAZZARE!!!-.
PAF
Ecco, doveva averle staccato il braccio.

Poi boh, la sua voce si era allontanata, ed era anche più bassa.
-Rialzati.-.
Ma scherzava??? Come pensava che si sarebbe rimessa in piedi???
-Cortesemente, alza il culo.-.
Ma fot...
Le sue gambe si mossero da sole e la risollevarono.
Uh? Cos'era diventata, il suo cagnolino? Ah, doveva essere il Macro, in quello stato l'avrebbe controllata persino una scimmia.
-Anche tu.-.
Si rivolgeva sicuramente a Sayla, ma a quanto pare lei non gli obbedì, perché poi disse: -Non ti alzi? Oh, ti ho macinato le ossa, non puoi. Va bene, allora prendila in braccio.-.
E con quali braccia?
Con nessuno, ma coi denti.
-Ora andate nel laboratorio e rigeneratevi.-.
Mira fece dietrofront e arrancò verso quella che... ehi, a pensarci non riusciva a vedere la porta.
-A sinistra.-.
Ah, grazie.
Si trascinava Sayla per... qualcosa di succulento, un braccio?
-È una gamba.-.
E che cazzo, la leggeva nel pensiero?
-No.-.
Fiu, che sollievo.
-Vi do tre... no, facciamo 4 ore per riprendervi. Non un minuto di più.-.
Mi pare ovvio...”.
-Dopodiché preparate l'esercito, ci muoviamo.-.
Ci muoviamo? E dove?”.
La risposta arrivò lampante.
-A Crocus. Schiacciamo l'umanità.-.

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Capitolo 16
*** Attacco ***


White knuckles and sweaty palms from hanging on too tight
Clench of jaw, I’ve got another headache again tonight
Eyes on fire, eyes on fire, and the burn from all the tears
I’ve been crying, I’ve been crying, I’ve been dying over you
Tie a knot in the rope, trying to hold, trying to hold,
But there’s nothing to grab so I let go

(Blow Me (One Last Kiss)-Pink)


Era tutto così irrealistico.
Era come se avesse visto tutto da dietro lo schermo di una lacrima, come un film.
Un film horror, ed il mostro aveva appena mietuto la sua prima vittima, di cui ora non restava altro che un mazzo di chiavi fumanti sul terreno.
Nemmeno le ceneri rimanevano della sua amica.
-N...Natsu...- Si sentì dire: -Cos'hai fatto?-.
Natsu, questo era il nome del mostro, rialzò solo ora la testa, e si guardò intorno con innaturale tranquillità.
-Chi ho... appena ucciso?-.
STANK
La spada le cadde dalle mani.
Chi... Come poteva... chiedere chi...
Come poteva... come poteva non sapere...
Come poteva chiedere... come poteva... aver fatto... una cosa simile...
-Che significa???- Urlò Gray al suo fianco: -Che significa tutto questo???-.
Natsu alzò di nuovo la mano, ed ogni muscolo della ragazza fremette dalla paura.
Cosa avrebbe fatto? Chi avrebbe attaccato? Chi sarebbe morto???
Si grattò, semplicemente, la nuca.
-Ehi, dove sono? Che ci faccio qui?-.
-Bentrovato, caro E.N.D..- Commentò Zeref.
Erza sbiancò a quel nome.
E...N...D... quello è... lui è...”.
-Uh? Zeref? E tu che ci fai qui? Anzi, che ci faccio io qui? Anzi, dov'è qui?-.
-È una storia un po' complicata.-.
Natsu si squadrò rapidamente intorno, con aria famelica, come alla ricerca di qualcosa.
-E dov'è Igneel??? Dov'è quel dannato drago??? Stavo combattendo contro di lui fino a un attimo fa!!!-.
-È morto.-.
-Come??? E chi l'ha ucciso???-.
-Uhm... si può dire che sia stato Acnologia.-.
Per la prima volta dall'inizio di quell'inquietante dialogo Natsu titubò nel rispondere.
E proprio a quel silenzio si aggrappò Gray.
-Tu sei E.N.D.??? Tu stai usando il corpo del mio amico???-.
-Eh?-.
Solo allora Natsu parve accorgersi di tutti loro, e si girò.
No, quello non era Natsu.
I suoi capelli erano accesi come tizzoni ardenti, e le sue sclere erano rosse come il sangue.
Bastò quello sguardo furioso per far ammutolire Gray e tutti gli altri; poi si girò di nuovo verso Zeref.
-Perché questa feccia umana mi sta parlando?-.
-Come ti ho già detto, è una storia lunga.-.
-Beh, la cosa mi fa arrabbiare, quindi se non vuoi che ti disintegri, rispondimi!-.
Erza tirò un lungo respiro, il fiato iniziò a mancarle e si mise in ginocchio.
Caldo, caldo, aveva caldo, tanto caldo da non riuscire più a tenere l'armatura.
-Tu... maledetto... tu!!!-.
Forse per le sue abilità di mago del ghiaccio, Gray riuscì a rimettersi in piedi.
Stupido, stupido, cosa stava facendo, così rischiava solo di finire come Lu...
Oddio, Lucy, Lucy, Lucy era morta!!! Lucy era stata uccisa da Natsu!!!
-Lascia il suo corpo!!!- Urlava intanto Gray: -Lascialo stare!!!-.
E.N.D. lo guardò distrattamente, poi chiese a Zeref.
-Ma di che sta parlando? Gli umani non fanno altro che farneticare, ma di solito dicono qualcosa di minimamente sensato! Che sciocchezze dice questo? Il corpo di un loro amico? Di un umano? Io, il re degli Etherias???-.
-Non ha tutti i torti, cerca di perdonarlo.- Rispose pacificamente il nero: -Vedi, Demone Cremisi, sono passati 400 anni dal tuo scontro con Igneel.-.
-400 anni??? Ma che dici???-.
-Prima che tu potessi abbatterlo, lui usò una certa magia per sigillare il tuo spirito all'interno del tuo libro e lasciare vuoto il tuo corpo... o meglio, trasformarlo in quello di un umano.-.
-Il corpo di... cosa??? Mi stai dicendo che per 400 anni un umano ha usato il mio corpo???-.
-Non esattamente. Sei stato tenuto in stasi per 376 anni, e non è stato un umano a usare il tuo corpo, ma è stato il tuo corpo a svilupparsi come umano.-.
-Starai scherzando!!! Io, il grande E.N.D., non solo sconfitto da un drago ma reso un misero uomo???-.
-E non solo, Igneel ti ha allevato come suo figlio.-.
-Cosa??? Questo è troppo!!! Come ha osato??? Dov'è ora??? Voglio distruggerlo!!!-.
-Te l'ho già detto, l'ha ucciso Acnologia.-.
-E allora distruggerò lui!!! Lui e tutto il genere umano!!!-.
Ogni traccia di esitazione era scomparsa, lasciando spazio alla pura rabbia, e persino Gray dovette piegarsi al calore che fondeva le pietre attorno al demone.
-No! No, questo non è possibile! Natsu non può... Natsu non può essere E.N.D.!!!-.
Ma a Erza invece tutto appariva lampante
E.N.D.... Natsu è E.N.D.... no... per tutto questo tempo... lui era... lui è sempre stato...”.
SWISH
Un lampo bianco le passò di fianco, scompigliandole i capelli.
-RHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!-.
Erza sgranò gli occhi.
-Miraj-
TUNF
-ARGH!!!-.
-Che rabbia!!! Che vergogna!!! Intrappolato in un libro!!! Posseduto da un umano!!! Allevato da un drago!!! Io!!! IO!!!-.
Natsu teneva bloccata Mirajane parando il suo pugno con una mano, e la stava ardendo viva con il calore del suo corpo, continuando però a sbraitare senza nemmeno accorgersi di lei.
No... Non anche lei... Non Mira... Non anche lei!”.
Le sue grida erano assordanti, Erza si sentiva paralizzata a terra, schiacciata dall'immane peso dell'impotenza.
Mirajane!!! Non anche tu!!! No!!! MIRAJANE!!!”.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
-MIRAAAAAAAA!!!-.
...
Silenzio.
Natsu smise di urlare.
Mira anche.
Erza rimase immobile.
Mi...ra?”.
Natsu la lasciò andare e si passò una mano tra i capelli.
-No-no-no.- Disse scuotendo la testa: -Così non va bene, non va affatto bene. Zeref, io esisto per distruggerti, quindi...-.
Ma lui era sparito.
-Tsch! Tipico di lui, se ne va proprio mentre sto per ammazzarlo! Ah, vabbeh, mi sono svegliato male, sono di pessimo umore.-.
TUNF
Mira si inginocchiò a terra, tirando la testa all'indietro con gli occhi mortalmente spalancati.
-Mi...ra...jane...-.
A quella visione, le sue gambe si ribellarono e la rimisero in piedi.
-Mira...-Borbottò avvicinandosi: -non anche tu... ti prego... non anche tu...-.
-Uh?- Fece Natsu: -E tu chi sei?-.
-Natsu... che fai... perché ti comporti così... Natsu... non puoi essere... torniamo a casa... Natsu... torniamo a casa...-.
Era quasi arrivata, le sue gambe e le sue mani tremavano, i capelli le coprivano gli occhi, ma poteva vederli, erano entrambi lì, di lui non vedeva il suo viso ma era lì, doveva solo riportarlo indietro e... tornare alla gilda, si sarebbe risolto tutto, sì, sarebbe passato tutto... era... era solo un incubo, non poteva essere vero... Natsu non avrebbe mai ucciso Lucy, non Natsu, Natsu non le avrebbe mai fatto del male...
GRIN
Dietro a quei capelli rossi, Natsu aveva sorriso.
-ERZA ATTENTA!!!-.
Un lampo rosso, poi una figura scura le saettò davanti ma la luce la costrinse a chiudere gli occhi.
-URR!!!- Urlò qualcuno.
Confusa abbassò lo sguardo, e vide con orrore che accucciato ai suoi piedi c'era Gray, che si tamponava una spalla ustionata.
-Il mio... il mio braccio! Che male! Maledizione!!!-.
Poi rigurgitò, si accasciò a terra e smise di muoversi.
Smise di muoversi.
Aveva smesso di respirare.
Da capo, le ginocchia le cedettero, si mise le mani tra i capelli e diede sfogo alle lacrime.
-Ah!!! No!!! No!!! Gray!!!-.
Rinsavì abbastanza da scuoterlo per farlo svegliare, ma non abbastanza da riuscirci.
Non anche lui! Non anche lui! Non lo permetterò!!!”.
Digrignò i denti e equipaggiò una spada, rialzandosi di scatto e pronta a partire all'attacco.
Lucy, Mirajane, Gray, era troppo, non poteva accettarlo! Non poteva perdonarlo!!!
-Ragazzi, ascoltatemi!!!- Si voltò verso gli altri, ma li trovò tutti a terra, che si contorcevano dal dolore.
Cosa... quando??? Possibile che con l'attacco di prima abbia fatto tutto questo???”.
-Ahahah!-.
La risata di E.N.D. la fece girare di scatto, ormai era furiosa come una belva.
-NATSU!!!-.
-Ahahah! Dovresti vedere la tua faccia! Davvero impagabile! Avanti, fatti sotto,umana!-.
Non se lo fece ripetere, urlando gli si gettò all'attacco.
Lui nemmeno accennava a spostarsi o a contrattaccare, se ne stava lì a sganasciarsi, come se non fosse minimamente preoccupato.
Dannato!!! Te la faccio passare io la voglia di ridere!!!”.
Alzò la lama, pronta a colpirlo.
Ma, un attimo prima che potesse spaccargli il cranio, l'immagine del suo compagno si sovrappose a quella del demone.
Natsu! Non posso...”.
-Davvero patetico!- L'immagine svanì e Erza sentì la mano di E.N.D. perforarle l'armatura e arrivare alla sua pancia.
-Cosa?-.
Erza si sbilanciò davanti, finendo fronte contro fronte con l'etherious, i suoi occhi spalancati dalla sorpresa su quelli sgranati dalla pazzia dell'altro, la sua bocca sporca di sangue davanti a quella sorridente di quel mostro.
Il suo sguardo era disumano, abominevole nella sua malvagità, terrificante e selvaggio come quello di una bestia.
E divertito nella sua perversione.
-Addio!-.
Un forte calore le trapassò la carne e alle sue spalle esplose una forte luce, come quella di un razzo.
Co...sa...”.
I suoi capelli scarlatti si bagnarono del suo stesso sangue vermiglio.
Aprì la bocca per gridare, di stupore, non di dolore, quello nemmeno lo sentiva, ma uscì solo un debole sospiro, e cadde di lato come un corpo morto.
Le forze iniziarono ad abbandonarla, i suoi occhi diventavano sempre più scuri, intravide Natsu voltarsi e allontanarsi da lei, poi più niente.
-No... no!-.
Alzò le mani e si graffiò le guance, provocandosi un forte spasmo che le ridiede l'energia necessaria per riprendere i sensi e rimettersi in piedi.
-FERMO! FERMATI!!!-.
Natsu si fermò, l'aveva sentita, eppure non si voltò.
Erza vomitò un fiotto di sangue, poi mosse un passo verso di lui, non si sarebbe arresa, non avrebbe lasciato che se ne andasse così.
Senonché qualcuno le passò di fianco e la urtò, facendola scivolare di lato.
La caduta le apparve al rallentatore, vide Mirajane superarla e, senza guardarla, seguire Natsu, che riprese ad allontanarsi.
Mirajane... Natsu... non andatevene...”.
Allungò le mani, strisciò quanto poté, si scorticò le dita cercando di raggiungerli.
Invano.
Non...”.
Alla fine il suo corpo smise di risponderle, non riuscì a far altro che appoggiare la fronte al pavimento e bagnarlo di lacrime.
Infine le sue palpebre si chiusero.
Andate...”.



Debole, debole, debole!”.
Era quello che pensava ogni volta che si guardava allo specchio.
Lei, Titania, la maga più potente di Fairy Tail, in un giorno aveva perso i suoi amici e il suo mondo.
Non era stata abbastanza forte da proteggere Lucy, non era stata abbastanza forte da salvare Mira, non era stata abbastanza forte da far rimanere Gray, non era stata abbastanza forte da sconfiggere Natsu, né da liberarlo dal demone che lo possedeva.
Quella volta cosa aveva fatto? E dopo? Oltre a piangere, cosa aveva fatto? Quanti giorni era rimasta a terra senza reagire???
Se il mondo ora era in rovina era tutta colpa sua, sua e della sua debolezza!
Un rumore metallico la riportò alla realtà.
-Ehi, nee, fermati!-.
Erza si ritrovò sopra di Kagura, le puntava la spada al mento mentre la sua era volata via.
-Ah, scusami!- La aiutò a rialzarsi e a rispolverarsi.
-Che ti è preso? Non sembravi più tu!-.
-Hai ragione, scusami tanto Kagura.-.
Lei era una delle poche cosa che le erano rimaste, la sua “sorellina minore”, con cui ormai passava la maggior parte del tempo.
-Fa niente. Ehi, ho sentito che la tua vecchia compagna è arrivata qualche giorno fa.-.
Erza annuì.
-Lisanna, non te l'ho ancora presentata?-.
-Non ci siamo ancora parlate, no. Ma se è tua amica, allora è anche amica mia.-.
Le piaceva quel lato sorridente di Kagura, che a dispetto dei tempi tirava fuori molto spesso, ma forse solo con lei. In realtà sospettava che provasse qualcosa di più di amore fraterno, però...
-Ti piacerà, vedrai. Anche se...-.
Aggrottò la fronte, ripensando all'ultima conversazione avuta con lei.
-Tutto bene?-.
-Sì, è solo che... beh, immagino che sai come sta.-.
Kagura annuì gravemente.
-Mi dispiace molto per lei.-.
-No, non preoccuparti, sono certa che la risolveremo!-.
E non lo diceva tanto per dire, non sapeva come, tutte le possibilità erano contro di loro, però se lo sentiva. Sperava solo che non fosse una bieca illusione.
Un alito di vento freddo sollevò i loro capelli, costringendole a risistemarli dietro le orecchie.
-Sai, nee, ho una brutta sensazione.-.
Erza fissò Kagura sorpresa.
-Non lo so, ho come l'impressione che stia per succedere qualcosa. Forse è solo la mia immaginazione, oppure fremo solo di combattere, non saprei, però...-.
Erza la prese attorno alle spalle, sorridendole calorosamente.
-Stai tranquilla, andrà tutto bene.-.
Era questo che voleva sentirsi dire, come tutti del resto. Come anche lei.
Kagura arrossì e distolse lo sguardo, poi si separarono e ripresero l'addestramento.



Se l'era chiesto molte volte.
Come si sentiva un fiore mentre sboccia?
Quale sensazione poteva avvertire? Come avrebbe percepito il distendersi dei suoi petali? Avrebbe pensato di morire o temuto di nascere?
Se lo chiedeva soprattutto da quando Kyouka-sama, una volta, l'aveva paragonata a un giglio ancora chiuso, per la sua purezza e la sua timidezza.
Al che lei era arrossita, e Kyouka aveva commentato che era diventata una rosa.
Comunque ora lo sapeva.
O meglio, stava succedendo la stessa cosa anche a lei, il suo corpo martoriato stava lentamente riprendendo forma: ossa, muscoli, pelle, capelli...
E quello che sentiva non era paura, né gioia, né dolore, né trepidazione.
Ma niente, solo e soltanto un totale niente.
Percepiva gli occhi ricrearsi, le dita rispuntare, il suo seno rigonfiarsi, eppure dentro era vuota, come se dovesse rigenerarsi una parte di lei che però rimaneva rotta, necessariamente mancante.
Cosa poteva essere? Perché aveva questo vuoto dentro? Forse un danno interno? No, non era quello.
E allora cosa? Cosa causava questa sua mancanza? La perdita di Kyouka? No, quella era un'altra cosa, era un'angoscia che non l'abbandonava mai, questa invece era una cosa nuova, diversa.
Eppure... eppure in un certo senso ci assomigliava, sì, era come se l'avesse persa di nuovo.
Ma non lei, un'altra lei, qualcun altro di importante per lei. Però non c'era nessun altro, lei aveva avuto sempre e solo Kyouka, solo recentemente era rimasta senza di lei, perciò chi...
Un momento... e se fosse... Natsu-sama?
No, lei era una sua servitrice e niente di più, era sempre stato così, perché avrebbe dovuto...
Il passato è passato, che siate state sconfitte in battaglia oppure siate state degli esseri umani, ciò che conta è quello che siete ora: due demoni di Tartaros, e due preziose compagne.”.
Perché quelle parole ora la facevano piangere? Sì, ne era sicura, i suoi occhi stavano piangendo, ma perché?
Oh, forse aveva capito.
Era delusa.
Senza rendersene conto aveva iniziato a provare qualcosa per il suo Master, qualcosa di più del terrore di un tempo. Ma ora quello che le aveva fatto aveva distrutto ogni sua speranza, e aveva lasciato solo vuoto, un vuoto disilluso e triste.
Ah, ecco come si sente un fiore quando sboccia.
È triste, perché vede che il mondo vuole solo estirparlo.



-Sai cosa mi piace della città?-.
-Che cosa, Kinana-sama?-.
-Il suo totale menefreghismo. Insomma, guardati intorno, nessuno ci sta fissando, passiamo completamente inosservati.-.
In effetti, notò Dan, nonostante camminassero in mezzo alla folla lui in armatura e lei in tuta da sexy-spy, nessuno sembrava far caso a loro.
Oh brava gente! Così operosa nelle proprie mansioni da non prestare attenzione agli stranieri!
Guardate ad esempio quelle due persone laggiù! Così vicine, così intime, seppur entrambi uomini, ma cosa facevano? Ah, ecco, uno dava all'altro dei soldi, che gentilezza d'animo, e quello lo ricompensava con una deliziosa busta di polvere bianca, zucchero probabilmente!
E che dire di quell'uomo che aiuta quella vecchietta ad attraversare la strada? Quanta cortesia, le sta addirittura prendendo la borsa!
-Ehi, Dan,- La voce dura dell'angelica Kinana lo distrasse dal finale dell'azione, sicuramente positivo: -dove pensi li abbiano portati?-.
-Ah! L'operosità dell'Esercito non conosce eguali con i disertori! All'ergastolo, certamente!-.
-In prigione, quindi. Come temevo...-.
-Nono, cielo, non in prigione, quella è per i criminali! Ai disertori spettano le segrete, all'interno dell'acropoli!-.
Kinana lo guardò confusa, com'era splendida con quell'aria stralunata in viso!
-Ne sei sicuro? Se volevano che mi unissi a loro!-.
-Cosa, davvero? E perché mai ha rifiutato, mia dama?-.
-Perché il quoziente intellettivo medio dei soldati è pari al tuo, Dan. Ed è solo l'ultima delle varie ragioni.-.
Che bel complimento!” Pensò trionfante lui.
-Effettivamente, le procedure in tempo di guerra cambiano! Orbene, l'alternativa è che siano stati dislocati in postazioni segrete per la rieducazione!-.
-E dove si trovano queste postazioni segrete-kina?-.
-Non lo so, sono segrete.-.
-...Ok, allora come facciamo a scoprire dove sono?-.
KLENG
Dan batté lo scudo a terra, e sorridendo rispose: -Le informazioni passano per il castello, è lì che bisogna dirigersi!!!-.

Kinana, in un impeto d'amore, gli balzò addosso e gli tappò la bocca.
-Parla più piano!-.
Meraviglia! Kinana-sama non è mai stata così vicina a me!!!”.
Infatti, non fosse stato per quel palmo, le loro bocche avrebbero suggellato il bacio tanto atteso da entrambi; ma povera donna! L'imbarazzo per lei era troppo forte, e lo lasciò.
-Comunque ho capito, dobbiamo introdurci lì. Va bene, ma prima riposiamoci, ho il culo rotto per il viaggio-kina.-.
-Che lessico ricercato! Orsù, madamigella, conosco un albergo dove si dimora splendidamente!-.



Hisui si lasciò cadere sul letto, era esausta.
Mise una mano sulla fronte, iniziando rapidamente a cadere nel sonno.
Le ci voleva una dormita, era stata una giornata dura, occupata a gestire i vari fronti, a scegliere quali soldati salvare e quali sacrificare, quali città conquistare e quali cedere.
Era un enorme stress psicologico oltre che fisico, e ogni tanto aveva bisogno di staccare un paio d'ore... tipo adesso...
Sgranò gli occhi e balzò seduta, non era il tempo di addormentarsi! Doveva rimanere sveglia il più possibile, chissà cosa sarebbe potuto succedere mentre dormiva!
Si avvicinò al comodino, aprì il cassetto, mise la mano dentro, tastò fino a trovare lo scomparto nascosto e prese una pillola.
La rigirò tra le mani, quella piccola lacrima bianca piena di potere magico e stimolanti era diventata il suo caffè quotidiano. Se la mise in bocca e la ingoiò senza masticare, perché era dura come un sasso.
Proprio allora bussarono alla porta.
Hisui, allarmata, chiuse il cassetto e si rialzò, invitando ad entrare.
-Principessa, La disturbo?-.
-Affatto, Arcadios-san.-.
Il cavaliere entrò nella stanza, guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa.
Dio, che sapesse delle pastiglie?
-Per caso il Primo è qui?-.
Hisui scosse la testa.
Arcadios, per qualche strana ragione, si era rifiutato di farsi marchiare il simbolo di Fairy Tail, e quindi non poteva vedere Mavis. Ogni volta che glielo faceva notare, lui evitava la domanda, ma era chiaro che non si fidava di lei.
-Molto bene. Principessa, ultimamente mi sembrate particolarmente tesa, state bene?-.
Ok, sapeva della pastiglie, il suo tono tradiva almeno un forte sospetto.
Ma era brava a mentire.
-Certo, non sono mai stata meglio.- Un po' esagerato, ma rendeva l'idea.
-Ne siete sicura? Siete così pallida...-.
-Vi dico di sì. Piuttosto, Voi, di cosa volevate parlarmi?-.
Se era venuto da lei una ragione doveva esserci, almeno sperava.
-Ecco, in realtà volevo parlarVi del Progetto Eclipse. A mio parere... dovremmo abbandonarlo.-.
Hisui aggrottò la fronte.
-Mi sorprende che proprio Voi diciate questo, Arcadios-san. Ne siete sempre stato un grande sostenitore, come me.-.
-Sì, è vero, ma dopo l'ultima volta...-.
-Avete ragione, l'ultima volta abbiamo commesso un errore imperdonabile: volevamo cambiare il passato. Adesso, invece, vogliamo cambiare il futuro.-.
-Ma se aprendo il portale dovesse passare una minaccia proveniente dal futuro?-.
-In questo caso lo abbatteremmo all'istante con le cariche esplosive, ora che non è più indistruttibile.-.
-Lo so, tuttavia...-.
Tuttavia il fatto che l'avesse suggerito Mavis non lo convinceva.
-Credimi, Arcadios, anch'io ho alcune riserve su questo piano. Ma le alternative quali sono? Non si tratta più di fidarsi di qualcuno che dice di venire dal futuro, ma di noi stessi.-.
-Non di noi, principessa, ma di quella donna.-.
Hisui abbassò le spalle.
-Davvero non capisco perché non ti piaccia. Quand'era in vita ha partecipato alla Seconda Guerra Commerciale come stratega, e ha fatto vincere la sua fazione.-.
-Causando così tante morti da proibire per sempre le lotte tra gilde.-.
-Sì, ma questa è una guerra contro invasori esterni, non tra maghi.-.
Arcadios scosse la testa.
-Sono io che non capisco come possiate ritenere così tanta fiducia in lei. E se vi mentisse?-.
-Perché dovrebbe? Ho fatto molte ricerche su di lei, so bene con chi ho a che fare; e poi i maghi di Fairy Tail ci hanno sempre aiutati, anche quando io stessa ero il loro nemico, e Mavis è la loro fondatrice.-.
-Ma uno di loro è il capo dei nemici.-.
Hisui abbassò la testa, accusando il colpo.
Già, Natsu Dragneel, quello che considerava forse il più buono si era rivelato essere E.N.D., il più grande nemico dell'umanità, anche prima di Zeref.
-Scusatemi, principessa.- Disse Arcadios, vedendola abbattuta.
-È che non riesco a fidarmi di un fantasma. Voglio dire, a suo tempo si era innamorata di Zeref...-.
-L'amore non si può controllare.- Rispose prontamente lei: -Ma la ragione sì. E la ragione l'ha allontanata da lui. Credimi, Mavis Vermilion è l'esatto contrario di Zeref, ed è un'amica dell'umanità.-.
Arcadios sospirò e scosse la testa.
-Lo spero. Ma ho il presentimento che sita per accadere qualcosa di terribile.-.
Sì, anche lei lo sentiva, ma ormai c'era abituata; però, se anche Arcadios si prospettava una cosa del genere, allora c'era poco di cui star tranquilli.



Era passata una settimana da quando era arrivata a Crocus.
Quella mattina, Lisanna si era svegliata stranamente felice.
Aveva dormito profondamente quella notte, aveva persino fatto un bel sogno.
Decisa a godersi più che mai quel breve momento di serenità, si girò sul fianco, preparandosi a farsi cullare ancora un po' tra le coperte.
-Buongiorno Bianca.-.
-Ah!!!-.
Balzò fuori dal letto, cadendo a terra con la schiena.
-Ohi...-.
-Bianca, stai bene?-.
Flare accorse dalla ragazza, aiutandola a rialzarsi.
-Sì, sì, non mi sono fatta niente... ma tu che ci fai qui?-.
-Ho dormito con te tutta la notte.-.
Lisanna mollò istintivamente la mano che Flare le aveva porto, e crollò di nuovo.
-Cosa???-.
-Scherzavo, sono entrata adesso.-.
Lisanna si rialzò dolorante.
-E perché, scusa?-.
Flare arrossì e distolse lo sguardo.
-Mi mancavi, ecco...-.
Lisanna sussultò.
-Flare...-.
Non l'aveva più vista da quella volta, più che altro tra Yukino, Erza e tutti gli altri non aveva avuto tempo.
Ma no, che diceva? Non c'era nessuna scusa, era stata imperdonabile, non l'aveva cercata per una settimana, si era accontentata di sapere che stesse bene, solo che rivedere Juvia e gli altri... ecco, cercava una scusa.
-Scusami, scusami davvero, l'ultima volta io sono stata... uh?-.
La rossa tremava tutta, sembrava stare per esplodere.
-Ehi, ti senti male?-.
Flare le saltò addosso, stringendola in un abbraccio.
L'albina arrossì, irrigidendosi tutta.
-M-Ma cosa...-.
Flare la lasciò, tenendo lo sguardo basso.
-Scusami... ma mi sei mancata tanto e...-.
Si bloccò, tremolando con le braccia.
Lisanna abbassò le spalle, sorridendole con affetto.
-Dai, va tutto bene, mi hai rivista no?-.
Flare annuì leggermente.
-Che ne dici se andiamo a fare colazione insieme?-.
Lei sobbalzò, rialzò il viso ed era raggiante, tanto che Lisanna ne fu un po' intimorita.
-V-Va bene, lascia che mi vesta...-.
-A me piaci anche così...-.
Dopo che si fu cambiata, uscirono per fare colazione.
Fu lì che arrivò la notizia.



Il vento le scompigliava i capelli neri, e le avrebbe anche infastidito gli occhi se non avesse disinibito il senso del dolore.
Non sarebbe durato a lungo, ma era una modifica necessaria per la battaglia.
Battaglia... non ne trovava un motivo, erano troppo pochi e troppo deboli per infliggere danni seri; ma non era suo compito ragionare, il suo compito era ubbidire, e se N... il Master aveva deciso così, sicuramente sapeva cosa stava facendo.
Anche se cooperare con quel plotone di umani Cambiati non le piaceva affatto, soprattutto per la scelta.
Il n° 143, il n° 298, i n° 444, 445 e 446, il n° 709, il n° 830 e la diavolessa Mirajane, oltre a svariati demoni di rango minore; e il fatto di spostarsi proprio grazie alla magia del primo la repelleva ancora di più.
-Stiamo per arrivare. Da lì vi scaricherò e me ne andrò.-.
-Eh??? Come-come, non rimani anche tu??? Non vuoi divertirti-nya???-.
-Ah...-.
-Io voglio eliminare solo una persona, e non si trova lì. Voialtri fate come volete.-.
-Keh! E non hai paura di finire polverizzato da quello?-.
-Su, ragazzi, trovo ammirevole il suo obbiettivo focalizzato, non dovremmo biasimarlo per questo.-.
-Nya! Non siete nella posizione di parlare! Anche voi volete uccidere chi-sapete-voi e basta!-.
-Infatti! Che cavolo vuol dire: “uccido solo lui”??? Si uccidono tutti, è la regola, più ammazzi e più ti diverti!-.
-Sadica, la sete di sangue è un punto debole...-.
-Oh??? Che vuoi saperne tu, cuore di ghiaccio???-.
-Infatti. La mancanza di istinti animali è forza. A mio avviso siete tutti deboli, anche se chi più di altri...-.
-Keh? Vuoi botte, stronzo, vuoi botte?-.
Una squadra ben poco compatta, sembrava averla mandata solo a morire.
Pazienza, il piano era di dividersi e di attaccare in più punti, perciò avrebbero agito individualmente.
Strinse l'oggetto che teneva tra le mani, quella piccola sfera che le era costata sei mesi di ricerca.
Pensare di doverla usare per... Cambiare un umano... ma non aveva scelta, il Master l'aveva incaricata di trasformare quella persona, e non voleva deluderlo.
Non poteva permetterselo...
-Siamo arrivati. Preparatevi a scendere di 20mila piedi.-.
Bene, iniziava a mancarle l'aria a quell'altezza.



SLAM
-Ever, stai bene???-.
Lisanna si precipitò dentro la stanza, seguita da un'affaticata Flare.
Evergreen ed Elfman la guardarono stupiti, una sdraiata e l'altro seduto al suo fianco.
-È stato un falso allarme, il medico non te l'ha detto?-.
-Non vuol dire niente! Mi hai fatto prendere un colpo!!!-.
Evergreen sorrise maliziosamente.
-Tranquilla, non sei ancora zia, Lisa-chan.-.
Lisanna trasalì a quella parola.
Come suonava da vecchia...
-Bian...ca...-.
Lisanna si voltò verso Flare, che aveva il fiatone.
Beh, avevano corso fin lì, e lei con quell'impacciante vestito.
-Scusa se ti ho fatto correre...-.
-No... no... solo... vado a bere un po' d'acqua...-.
E uscì dalla stanza.
Lisanna sbuffò, in effetti era stanca anche lei...
-Nee-chan, come ti senti oggi?-.
Era tutti i giorni che glielo chiedeva, non è che da un giorno all'altro si sarebbe trasformata... forse...
-Bene, anche se ho avuto un risveglio un po' traumatico...-.
-Uh? Che intendi?-.
-Ah, lasciamo perdere...-.
In quel momento Lisanna sentì un tuono, come quello di un terremoto.
-Cos'è stato?-.
I due si guardarono intorno, ma ne capivano quanto lei.
-Sembrava un boato e...-.
RUUUUUUUUUUUUUUM
La stanza tremò tutta e Lisanna per poco non cadde.

Ah! Ma che... si è schiantato qualcosa???”.
In quel momento iniziò ad avere freddo.



Intanto, in tutte le parti del palazzo, ogni mago stava osservando qualcosa che aveva dell'incredibile.
Delle fiammelle di meteora stavano piovendo dal cielo e stavano atterrando in giro per la città.
-Sorellona, questo è...-.
-Sì, lo vedo.- Erza sguainò la spada.
-Ci attaccano!-.

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Capitolo 17
*** Cambiamento ***


La Terra vista dallo spazio è una palla
azzurra e silenziosa
ma se ci vivi ti rendi conto
che è tutta un'altra cosa
niente combacia ci sono crepe
e dalle crepe passa un po' di luce
che si espande nell'universo
prendi tutto quello che ti piace
ho diamanti sotto ai miei piedi
ho un oceano dentro alle vene
ognuno danza col suo demone
e ogni storia finisce bene

Safari
dentro la mia testa
ci sono più bestie che nella foresta

(Safari-Jovanotti)

-Ronf-zzz... Ronf-zzz... uh? Ah! Ho fatto un sogno stranissimo!-.
Levy balzò in piedi, guardandosi intorno.
-Ma non è un sogno! Guarda guarda quanta gente!-.
Creature bellissime, unicorni, peluche giganti e altro ancora la stavano salutando, ed erano tutte intorno a lei! Una, due... cosa veniva poi... vabbeh, tante!
-Che bello!!!-.
Spalancò le braccia e si gettò addosso a un orsetto gigante, lasciandosi abbracciare.
-Oh, che coccolone! Ti chiamerò Droy!-.
Strinse le mani dietro alla sua schiena, dicendo: -Ti voglio bene, Droy... oh, che bel cavallo!-.
Corse dal puledro e abbracciò anche lui: -Tu invece sei Jet! Sorridi, Jet!-.
E gli torse il collo.
Dietro di lei, il pupazzo decapitato crollò al suolo.
Levy si rialzò, sghignazzando entusiasta, rivolgendosi a tutti gli altri.
-Ghihihihih! Ora mi divertirò un sacco!-.
Ma proprio allora si risvegliò sul serio.
Si trovava sdraiata a terra, nella solita stanza quadrata, con la bocca spalancata e la bava che colava.
-Oh, accidenti, sul più... sul più... uhm... bello, si dice bello.-.
Abbassò il viso.
-Uh? E questo cos'è?-.
No, aspetta, veniva dall'alto, non dal basso, si confondeva sempre.
Allora meglio accucciarsi.
-Ehi, che stai facendo?-.
Levy si bloccò.
Era nella sua testa? No, dovevano essere le due guardie fuori dalla cella.
-Ohi-ohi, razza di mostro, sei impazzita del tutto? Eh? Ahahah! Ma guardati! Sembri uno struzzo che ficca la testa in mezzo alla sabbia!-.
Uno struzzo che ficca la testa in mezzo alla sabbia, non male come paragone, se lo sarebbe tenuto per le sue storie.
-Rispondi, verme! Cosa fai?-.
Levy sospirò.
-Uffa! È ovvio! Mi preparo all'impatto!-.
-Impatto? Ma di che s-
BOOOOOOOM
Una nube di polvere scese sulla sua schiena, seguita da delle macerie che la schiacciarono al suolo.

-Ahi.-.
Si rialzò, tutto intorno a lei era distrutto. Così si incamminò verso il buco nella parete da cui poteva vedere l'esterno.
CIACK
Alzò il viso, poi lo abbassò, aveva pestato qualcosa.
Bah, era solo sangue e una mano.
Uscì dalla stanza e si gettò in strada.



Quella sensazione era inconfondibile.
Solo una volta si era sentita così.
Quei brividi, quella paura, quell'euforia...
Stava... stava arrivando!
-Lisa-nee! Lisanna!-.
Le mani possenti di Elfman la riscossero.
-Forza, dobbiamo andarcene di qui!- Le urlava.
Andarsene?
No!
Non ci pensava proprio, non ora che lui era così vicino!
La porta della stanza iniziò a congelarsi e la temperatura scese drasticamente.
-Maledizione! Ma che sta succedendo???-.
-Eheheh...- Lisanna si scoprì a ridacchiare, soffiando nuvolette di vapore condensato.
-Eheheh... finalmente...-.
CRACK
Una crepa si formò nel legno ghiacciato della porta che andò in mille pezzi.

Subito, con uno scatto felino, Lisanna si gettò addosso alla figura incappucciata.
MUORIMUORIMUORI!!!”.
Percepì le sue unghie trapassare il suo fianco e fermarsi poco prima delle ossa, poi le sue dita si bagnarono di qualcosa di freddo.
-Ah...-.
Il demone indietreggiò, estrasse la sua mano e la superò senza accusare alcun dolore, con il buco allo stomaco ricoperto di ghiaccio.
E non la guardava neanche.
Dove vai???”.
Lisanna si voltò, o meglio, ci provò, ma non riuscì a muoversi.
Cosa? Perché non riesco a girarmi? Cos'è questa roba sulla mia pelle? Ghiaccio?”.
Non è possibile! Mi ha bloccata!!!”.
Alle sue spalle sentì Elfman gridare: -Maledetto! Cosa le hai fatto???-.
I passi dell'altro si fermarono.
No, no, no, corri, fratellino, corri! Questo qui è troppo forte!”.
Poi qualcosa si abbatté sulla sua schiena e la fece volare fuori dalla stanza, facendola finire addosso alla parete del corridoio.
Si schiantò a terra, gemendo e sputando sangue, costretta a chiudere gli occhi per il dolore al dorso.
ARGH!!! COME HA FATTO!!! DANNATO!!!”.
Tentò di rialzarsi, ma le gambe le restarono inchiodate al suolo.
Così, nonostante provasse a rimettersi in piedi con tutte le sue forze, non poté far altro che assistere immobile alla scena.
Un istante prima, Elfman alzava il pugno furibondo sull'incappucciato, che aveva ancora il braccio tirato all'indietro per il pugno; un istante dopo era dietro di lui, mentre suo fratello era congelato sul posto.
No! Rimaneva solo Evergreen!
Accidenti, perché non si alzava da quel letto???
Poi capì, le sue coperte erano congelate, e lei era paralizzata dal terrore.
Questo voleva dire che...
-Bersaglio.-.
Alzò l'indice, che brillò azzurrino.
-No fermo!!!- Gridò a squarciagola: -Non farlo!!! Non farlo!!!-.
-Aspetta un bambino fermati!!!-.
A queste parole, incredibilmente, si fermò sul serio la sua falange si spense.
Appoggiandosi con un braccio al muro, Lisanna riuscì faticosamente a rialzarsi.
-È incinta!- Continuò: -Lei aspetta un figlio! Se hai un briciolo di cuore, non farle del male!-.
Il Cambiato non rispose, si limitò a squadrare da capo a piedi Ever che lo guardava inorridita.
Lisanna quasi non poteva crederci, possibile che davvero non l'avrebbe colpita?
Lui si portò le dita sul mento.
-Non era previsto...-.
Non era previsto... se diceva così, allora c'era ancora la possibilità di ragionare con lui!
I suoi pensieri andarono subito a Laki, solo ipotizzare di parlare con un mostro del genere la ripugnava ma non c'era altra alternativa.
-Ascolta, ascoltami bene! Io non so perché tu voglia eliminarla, ma non vuoi uccidere suo figlio, vero? Perciò ti prego, non colpirla! Ti prego, colpisci me se vuoi, ma non lei, ti prego, non lei!!!-.
-No, un attimo!- Ever trovò la forza di parlare: -Se devi uccidere qualcuno allora uccidi me! Ma ti prego, lascia prima che partorisca!-.
No, no, che stava facendo??? Così avrebbe rovinato tutto!!! Non avrebbe mai-
-Proposta accettata...-.
Il demone appoggiò le sue orride mani sul suo viso e Ever fu presa da un sussulto.
-Lasciala stare! Lasciala!!!- Urlò Lisanna per corrergli incontro; ma neanche mosse un passo che si trovò di nuovo a terra.
Rialzato il viso, vide che l'incappucciato l'aveva lasciata andare e si era scostato.
-Evergreen! Evergreen, mi senti???-.
La maga annuì leggermente: era pallida come la neve, ma pareva stare bene.
-Sì... ti sento...-.
Il demone si voltò e si incamminò verso l'uscita, oltrepassando prima Elfman e poi lei.
-Ehi, dove credi di andare??? Che cosa le hai fatto???-.
Arrivato in corridoio, e solo allora, si fermò.
-Quando partorirà, la lastra di ghiaccio che ha nel cervello si espanderà e la ucciderà. Rimuoverlo è impossibile, guarirla è impossibile. Gli ordini sono questi, Fairy Tail deve morire.-.
Fairy Tail... no, questo non poteva essere vero! Natsu non poteva aver detto una cosa del genere!
CRASH
-URR!- Elfman si liberò dal ghiaccio e caricò contro il demone, che al contatto con lui però svanì nel nulla.

-Maledizione! Maledizione!- Sbraitò, doveva aver sentito tutto.
-Elf-nee, calmati!-.
-Come fai a dirmi di calmarmi??? Hai visto cos'è successo!!! Quel pazzo vuole uccidere Ever!!! Io lo ucciderò per questo!!!-.
-Bestione, mantieni la calma!-.
Inaspettatamente era stata Ever a parlare, e i due si volsero verso di lei.
Era straordinariamente tranquilla nonostante la situazione.
-A me possiamo pensarci dopo, ti pare? Siamo sotto attacco nemico!-.
-No che ci pensiamo dopo! Non sappiamo quando potresti partorire! Potrebbe succedere da un momento all'altro!-.
Ever si accarezzò dolcemente la pancia.
-Il piccolo ha smesso di scalciare, si è calmato. Suo padre dovrebbe fare lo stesso.-.
Elfman ammutolì, poi si inginocchiò e si coprì gli occhi con le mani.
-Che razza di padre sono, se non sono riuscito a fare niente per proteggere la madre di mio figlio??? Che razza di uomo sono???-.
-No, non è colpa tua, fratellone!- Intervenne Lisanna: -È colpa mia! Mia e della mia arroganza! Se non mi fossi gettata all'attacco come una stupida, forse...-.
-Darsi la colpa non servirà a niente!- Fece ancora Evergreen: -Dio, ma le sentite le esplosioni? Io sono bloccata qui, ma voi no, quindi andate ad aiutare gli altri!-.
-Ma non riesco neppure a salvare la donna che amo...-.
Quella frase zittì persino Ever.
Chissà se le aveva mai detto che l'amava. Forse non si era mai reso conto quanto fosse urgente.
-Senti, rialzati e smettila di piagnucolare! Comportati da uomo e va' la fuori!-.
L'albino strinse le dita sul pavimento, singhiozzando.
-Elf-nee-chan...-.
TUNF
-Fratello!-.
Elfman era crollato a terra.
-Elfman!- Urlò Evergreen mentre Lisanna si precipitava dal ragazzo.
Lo girò e vide un profondo squarcio sul suo addome.
-Deve averlo colpito quando l'ha congelato! Elf-nee, rispondimi!!!-.
Elfman aggrottò la fronte e si contrasse sofferente.
-Ha bisogno di cure immediate! Che possiamo fare???-.
-Bianca!-.
Lisanna alzò il viso e vide che sulla porta era comparsa una trafelata Flare che, a parte qualche livido, sembrava stare bene.
-Flare! Flare, presto, mi serve il tuo aiuto!-.
Flare la raggiunse, gli occhi spauriti ma la voce sicura: -Cosa devo fare, Bianca?-.
Lisanna aprì la bocca per rispondere, ma le mancò il fiato.
Che doveva fare, che doveva fare lei, che dovevano fare tutti??? Ever stava per morire, Elfman era ferito, erano sotto attacco, chi doveva aiutare per primo??? E cosa poteva fare???
-Bianca! Cosa devo fare?-.
Doveva mantenere la calma, si stava facendo prendere dal panico, se fosse crollata adesso sarebbe stato tutto perduto.
-Flare, ascoltami, devi rimanere qui per curare mio fratello e per proteggere Evergreen.-.
-E tu che farai?-.
Lisanna si prese un momento per respirare.
-Io devo andare ad aiutare gli altri.-.
-Ma sei ferita! E...e poi... non voglio che tu...-.
-Lo so, scusami, non vorrei mai darti questo peso ma non c'è altra scelta! Ti prego, rimani qui, ti giuro che tornerò presto!-.
-Ma se... se tu dovessi...-.
La prese per le spalle, ancora una volta doveva far leva sui suoi sentimenti.
-Non accadrà, te lo prometto, non mi succederà niente!-.
Flare titubò qualche secondo, poi annuì.
-Va bene, ci penso io...-.
-Grazie, grazie!- Si rialzò in piedi e corse fuori dalla stanza, più volte in corridoio fu sul punto di cadere ma riuscì sempre a rimanere cosciente.
Con un pugno... con un solo pugno l'aveva ridotta così... se avesse voluto l'avrebbe uccisa in...
Un momento.
Aveva detto che i suoi ordini erano di eliminare Fairy Tail. E aveva tentato di uccidere sia Evergreen con il ghiaccio che Elfman con il taglio ma... ma allora perché lei non l'aveva uccisa subito? Perché se n'era andato risparmiandola, esattamente come l'altra volta?
-Lisanna!-.
Senza accorgersene era uscita dall'ospedale e qualcuno la stava chiamando.
-Yukino!-.
La maga degli Spiriti Stellari la raggiunse, anche lei esausta ma incolume.
-Yukino, hai idea di cosa stia succedendo?-.
Yukino scosse la testa.
-No... anf... so solo... anf... che hanno volato più in alto dei nostri radar... anf... e ci attaccano dappertutto...-.
Lisanna annuì, era difficile da metabolizzare ma in pochi secondi era tornata in guerra.
-Hai visto qualcun altro?-.
-No, sono corsa qui perché ho visto il fumo nell'ospedale. Ci sono dei feriti?-.
-Mio fratello e Evergreen, ma...-.
Il suo corpo ebbe un formicolio.
-Attenzione!-.
Afferrò Yukino per un braccio e indietreggiò.
-Lisanna-sama! Cosa succede?-.
-Guarda in alto!-.
Yukino alzò lo sguardo e la vide anche lei.
Una giovane donna di bell'aspetto, vestita di un completo leopardato e con due corna tra i capelli, fluttuava sopra l'ospedale con in mano una sfera di metallo, osservandole con un'espressione quasi macabra.
Sapeva chi era, era di Tartaros, era lei che l'aveva catturata due anni prima e che aveva controllato suo fratello.
-Oh, che fortuna, ti ho trovata subito.-.
Lisanna capì immediatamente che si stava riferendo a lei: allora era proprio come pensava, per qualche motivo Natsu aveva ordinato di risparmiarla!
Il demone alzò la sfera sopra la sua testa, e quella si illuminò come una lampada.
-Non mi piace, Lisanna-sama!- Esclamò Yukino.
-Andiamocene di qui!-.
-Non possiamo farlo.-.
-Come non possiamo?-.
-Tu riesci a muoverti?-.
Dovette accorgersene solo ora; d'altronde lei soltanto in quel momento si era ricordata del suo potere.
-Può controllare le azioni degli altri. Non c'è scampo per noi.-.
-E allora cosa possiamo fare?-.
Lisanna non ne aveva idea, solo sua sorella Mirajane era riuscita a batterla perché su di lei la Maledizione non funzionava, però adesso...
-“Non sarà doloroso.”- Disse la ragazza cornuta.
-Ti direi così se fosse vero. Ma lo sarà, e molto, perciò preparati.-.
Lisanna digrignò i denti.
-Yukino, lei vuole concentrarsi su di me, tu approfittane e scappa.-.
-No! Che stai dicendo? Non posso lasciarti sola!-.
Improvvisamente il mazzo di chiavi di Yukino si illuminò e davanti alle due ragazza apparve dal nulla un ragazzo dai capelli castani in giacca e cravatta.
-Non temete, principesse, il vostro cavaliere è qui!-.
Loki, lo Spirito del Leone, si gettò addosso alla demonessa che trasalì incredula.
Certo, su di lei funzionavano solo gli attacchi a sorpresa, e Leo era in grado di comparire a suo piacimento!
-Regulus Impact!-.
Loki la colpì allo stomaco con un pugno letteralmente esplosivo, scaraventandola all'indietro, mentre la sfera le cadde dalle mani.
Lisanna riuscì di nuovo a muoversi.
-Ah! Yukino, ce...-.
Un lampo giallo scoppiò alle sue spalle, poi Yukino le saltò addosso e la buttò a terra.
Batté la fronte al suolo e poco ci mancò che perdesse i sensi, ma riuscì a riprendersi.
Vide che la sfera si era sfracellata al suolo tuttavia, lo capì dopo, ne era partito un raggio proprio verso di lei, e Yukino si era messa in mezzo.
-Yukino!-.
La giovane ragazza era a terra, con una brutta ustione allo stomaco e gemeva dolorante, le si precipitò affianco e le afferrò la testa tra le mani.
-No!- Esclamò: -Perché l'hai fatto? Non dovevi!-.
Yukino abbozzò appena lo spettro di un sorriso.
-Non... potevo... lasciare... che ti...-.
Poi chiuse gli occhi e piegò la testa di lato.
-Yu...Yukino! Riprenditi, Yukino! Yukino!-.
-Lisanna...-.
Loki le mise una mano sulla spalla, ma lei scosse la testa, già sapeva cosa le avrebbe detto e non l'avrebbe mai lasciata lì!
-No! No, non lo accetto!-.
-Lisanna, lasciala...-.
-Non voglio lasciarla! Yukino! YUKINO!!!- La strinse a sé, cercando il suo respiro.
Niente.
-Fa' qualcosa Loki! Non possiamo permettere che...-.
Loki la prese per le braccia e la risollevò di peso, sbattendo la fronte contro la sua.
-Ora ascoltami! Yukino mi ha ordinato di proteggerti a qualunque costo! Quindi ora dobbiamo- Non finì la frase che venne sbalzato via.
-Maledizione! Per colpa tua ho fallito! Non la passerai liscia!-.
La ragazza cornuta avanzava furiosa, con un braccio teso teneva Loki sollevato da terra, strangolandolo con la sua Maledizione, fino a che questi non scomparve.
A quella vista e al corpo disteso di Yukino Lisanna si sentì montare da una rabbia incontrollabile, la stessa di prima, no, più forte, era come quella volta nella foresta, sete di furia e distruzione e odio per l'essere che le stava davanti, percepiva quella stessa rabbia e quello stesso aspetto che la trasformava.
-Voi.. VOI!! Chi altro volete portarmi via??? Quante altre vite volete spezzare ancora???-.
Le si lanciò addosso dando sfogo a tutta la sua furia.
-Fermati, è un ordine!- Le intimò lei, e le sue gambe si puntarono sul terreno.
Cosa? Bastava questo per fermarla??? No, no, no!!!
-NOOOO!!!-.
Abbassò le braccia e si recise i muscoli delle cosce con le unghie, poi si accucciò a terra e iniziò a correre con le mani.
-Cosa? Ferma! Ti ordino di-
Aspro, il suo braccio era un po' aspro, ma gli strappò via un lembo di pelle lo stesso.
-Ah!!!- Quella indietreggiò e l'albina atterrò sulle ginocchia, sputando via la carne che le era rimasta in bocca.
-Pfui! Dove credi di andare???-.
Tastandosi il braccio la demonessa si lasciò scappare una smorfia compiaciuta: -E tu cosa pensi di fare con quelle ferite?-.
Lisanna si rimise in piedi sogghignando: -Ma quali ferite???-.
Lo stupore nel suo viso era impagabile, anche se pure lei era sorpresa da quanto fosse guarita in fretta.
Ma meglio così, anzi, si sentiva benissimo, un fervore appagante le inebriava la mente e il corpo, sentiva di poter fare di tutto, che bella sensazione, che eccitazione, che estasi, che potere!!!
Poi però sentì l'urlo.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Si voltò e vide che Yukino si rotolava a terra, in preda agli spasmi.
-È cominciato...- Borbottò la demonessa alle sue spalle.
Cosa? Cosa era cominciato? Che stava succedendo???
-Yukino! Resisti!-.
Come le fu vicina lei si rizzò in piedi e la colpì con una testata.
-Urgh! Ma che...-.
Yukino conficcò le unghie sul terreno e il suo aspetto cominciò a mutare.
Dalle sue scapole emersero come due protuberanze nere che si allungarono per una decina di centimetri, poi curvarono verso le sue gambe; contemporaneamente la rosa blu che Yukino aveva tra i capelli diventò nera, e Lisanna sentì come le sue radici piantarsi nel cranio della ragazza; intanto i suoi denti si erano allungati e acuminati e così le sue unghie e infine, quando le due sporgenze arrivarono alle caviglie, si cosparsero di piume corvine e formarono due possenti ali da corvo.
No...”.
Era la prima volta che lo vedeva, ma sapeva cosa le stava succedendo.
E ne ebbe la certezza quando la giovane maga alzò la testa e, digrignando i denti come una belva, la guardò con iridi gialle immerse nel nero.
-Mio dio...-.
Trasformarla in un demone.
Ecco qual era il loro piano.
Si girò verso la demonessa, ma lei era sparita.
No! Doveva trovarla! Doveva farla tornare normale!!! Doveva...
-Li...san...na...-.
-Yukino!- Tornò a rivolgersi a lei e la trovò in piedi che le ringhiava contro.
-Ce..cerca di rimanere calma! Vedrai, o...ora starai meglio!-.
-Tua... è colpa tua...- Soffiò.
Lisanna scosse la testa: -No, ascoltami, ti prego, non-
-È colpa tua se mi è successo questo!!!-.
Le sue mani si serrarono sul suo collo, costringendola a piegarsi e a sdraiarsi a terra.
-Yu..ki...no...-.
-È colpa tua! È colpa tua! È tutta colpa tua!!!- Ruggiva lei, iniettandola con quegli occhi malvagi.
-No... non... fare...- La vista le si annebbiò e chiuse gli occhi, le mani che aveva portato sopra le braccia della Cambiata caddero pesanti a terra.
-Scu..sa...mi...-.
I sensi le vennero meno, e respirò un ultima volta.
Poi, a un attimo dal sonno, finalmente l'aria gonfiò i suoi polmoni.
-Anf... anf... anf...-.
Si mise seduta, divorando a bocca spalancata il prelibato ossigeno.
-Io... io...-.
Yukino si era accucciata e la fissava costernata, confusa, impaurita, graffiandosi le tempie tanto da sanguinare.
-Yukino!- La chiamò, per dirle che non era successo niente, che sarebbe andato tutto bene; ma invece la terrorizzò.
-Che cosa ho fatto? Cosa stavo facendo???-.
-No, no, ascoltami, tu non...-.
Yukino corse via facendosi strada tra i detriti di un edificio, inciampando sulle sue pesanti ali e cadendo più volte, senza mai smettere di correre, strisciando se necessario.
-Aspetta! Aspetta, non scappare! YUKINO!!!-.
Si rimise in piedi e le gambe scoppiarono in fiamme.
-Tsch!-.
Non mi fermo così neanche morta!!! Ti riporterò indietro Yukino!!!”.



-Ky-ah!-.
Kagura spaccò l'elmo del demone con un colpo di spada, uccidendolo sul colpo.
Di fianco a lei crollò un secondo soldato, che aveva una ferita a x sul petto.
-Era l'ultimo?- Le domandò Erza rinfoderando la spada.
-Sì.- Kagura guardò con ribrezzo il demone ferito: -Ma perché non l'hai ucciso?-.
Erza scosse la testa.
-Sai che non uccido mai se non mi trovo costretta.-.
-Non sono d'accordo. Siamo in guerra, e queste non sono nemmeno persone.-.
-Ma sono sempre esseri viventi.-.
Kagura distolse il viso, perdendo la battaglia di sguardi che si era creata tra le due.
-Immagino che sia impossibile convincerti del contrario. Fai come ti pare.-.
-Avanti, Kagura, non prendertela per questo.- Erza le accarezzò un braccio ma lei si irrigidì.
-Guarda che non me la sto prendendo.-.
CLOMPCLOMPCLOMP
Dei passi affrettati di armature pesanti le interruppero.
Kagura li contò.
-Tre, quattro... cinque in tutto. Ci penso io.-.
Come spuntarono dal fondo del corridoio, si lanciò all'attacco, brandendo la spada infoderata.
Erano tutti e cinque armati di lancia; i primi due non capirono nemmeno cosa stesse succedendo, il terzo e il quarto non lo fecero in tempo, mentre il quinto riuscì a parare il colpo.
I due contendenti rimasero con le armi incrociate per qualche secondo, poi si allontanarono con un salto.
Ha una gran forza nelle braccia, non può essere un demone comune.”.
L'altro roteò la lancia, ma invece di usarla allungò improvvisamente la mano e sparò un filo grigio che si appiccicò sulla punta della guaina.
Magia? È un Cambiato? Ma perché utilizza l'uniforme comune?”.
Provò a spostarsi per spezzare il filo ma si accorse di avere i piedi incollati a terra.
Cosa? Quando è riuscito... Accidenti!”.
Il nemico si era lanciato di nuovo all'attacco.
-Kagura, resisti!-.
-No, è mio Erza!- Allungò la mano e aumentò la gravità intorno all'avversario di quattro volte.
Subito quello iniziò a piegarsi e ad affondare nel terreno, e la sua armatura si riempì di crepe.
Non aveva più scampo, anche se gli concedeva che l'aveva costretta a usare la Magia.
CRACK
La parte dell'elmo attorno all'occhio destro andò in pezzi, rivelando un'iride marrone chiaro e una pelle scura da cui spuntava un ciuffo di capelli neri e ricci.
Kagura si sentì mancare.
Non può essere! Ma quella è...”.
CRASH
Il pavimentò franò e il demone scomparve dalla sua vista; Kagura corse e si affacciò sul buco, ma vide solo il corridoio vuoto del piano inferiore dell'edificio.

-Kagura, tutto bene?- Erza accorse da lei e guardò in basso.
-È fuggita. Perché non hai voluto che ti aiutassi?-.
-È colpa mia, volevo cavarmela da sola. Scusami, sono stata arrogante.-.
Ma era ben altro a preoccuparla, nonostante quell'occhio fosse iniettato di odio non poteva essersi sbagliata.
Dovrei dirglielo? ...No, devo esserne sicura prima.”.
-Forza, seguiamola e troviamo gli altri.-.
Erza annuì e saltarono nel buco.



-Yukino! Yukino!-.
La chiamava a gran voce, ma lei non accennava a fermarsi, anzi, la stava seminando.
Le gambe mi stanno per scoppiare! Di questo passo non la raggiungerò mai!”.
Poi vide un masso a terra e lo afferrò.
Scusami, scusami, scusami!”.
Lo lanciò con tutta la forza che aveva, colpendo Yukino in mezzo alle scapole e facendola cadere in avanti.
-Yukino!!!-.
Mentre la raggiungeva quella stava tentando di rimettersi in piedi e di allontanarsi, però le saltò addosso e la bloccò a terra.
Lei si divincolava in tutti i modi e urlava ma riuscì comunque a stringerla a sé, nonostante le larghe ali.
-Cerca di calmarti! Torna in te!-.
-Lasciami andare!- Ruggiva lei, più bestia che donna: -Allontanati da me! Non voglio ferirti ancora!-.
-Tu non hai fatto niente, ok? Non hai fatto niente!-.
-Ti prego, sono pericolosa, vattene! Non sono più quella di prima!-.
Le ali iniziarono a spiegarsi e ad allontanarla, ma lei rimase irremovibile, digrignò i denti e tenne duro.
-Non chiedermelo neanche! Ti ricordi cosa mi dicesti l'altra sera, quando ero spaventata da me stessa?-.
-Non conta più! Ti prego, ti scongiuro, non riesco a controllarmi!-.
-Mi promettesti che mi staresti stata vicina! Ora sono io che te lo prometto! Di qualunque cosa si tratti, la risolveremo insieme, d'accordo???-.
Le dita quasi scivolarono via dai suoi fianchi, ma lei piantò le unghie e strinse più forte.
-Ti supplico, non voglio farti ancora del male!-.
-Non lo farai, so che non lo farai!-.
-Come??? Come fai a saperlo se non lo so nemmeno io???-.
-Perché ti conosco, Yukino! Ti conosco, sei una ragazza dolcissima, non faresti mai del male ai tuoi amici!!!-.
-Non mi conosci più ormai! Non mi conosco più nemmeno io! Ti scongiuro, vattene finché puoi!-.
-Non me ne andrò! Non me ne andrò mai! Mettitelo in testa, io non ti lascerò mai sola così!!!-.
Yukino smise per qualche secondo di agitarsi, appoggiando la fronte sul terreno e singhiozzando.
-Fa ma-le... fa ma-le dappertutto... i-il mio corpo... è c-come se bruciasse... t-ti prego, no-n riesco più a sopportarlo!-.
-Lo so, lo so, vedrai che troveremo una soluzione! Te lo prometto, lo giuro sulla mia vita, starai meglio! Tieni duro ancora un po'!-.
-Non ce la faccio... N-Non sono così f-forte...-.
L'albina appoggiò la guancia sulla sua schiena, scaldandosi a ritmo del suo battito frenetico.
-Certo che lo sei! Sei la persona più forte che conosco! Sei quella su cui posso sempre contare!-.
-Ma ora sei tu che puoi contare su di me!-.
Yukino continuò a piangere, e Lisanna la aiutò a rialzarsi.
-Fa male... il mio corpo... fa male...-.
-Starai meglio, vedrai, starai meglio!-.
La prese sotto il braccio e insieme zoppicarono fino a uscire dal vicolo, arrivando al campo di addestramento principale.
Era pieno di crateri e di soldati feriti, quelli in piedi accorrevano verso il palazzo.
C'è così tanta gente, però nessuno sembra essere grave. Ma dove sono gli altri?”.
-Erza! Erza! Dove sei?-.
Non la vedeva da nessuna parte; un momento, e se avesse incontrato il Cambiato di ghiaccio???
-Lisanna!-.
Si voltò e vide che Erza e Kagura si facevano strada tra la folla e le stavano raggiungendo. Avevano alcuni tagli, forse avevano combattuto, ma sembravano stare bene.
-Lisanna! Grazie al cielo stai... ah!-.
Le due si impietrirono quando videro Yukino.
-Cosa ti è successo?-.
-Io... io...-.
Le bastò uno sguardo per capire che non era in condizione di parlare.
-È stata uno dei demoni, l'ha Cambiata.-.
-Cosa? Com'è possibile?-.
-Penso non fossimo gli unici a lavorare ad un arma del genere.-.
-Ehi, aspettate- Intervenne Kagura: -avete incontrato dei demoni?-.
Lisanna annuì.
-Un Cambiato del ghiaccio e un ex membro di Tartaros.-.
-Oh, capisco...- Kagura sembrò voler chiedere altro, ma rimase in silenzio.
-Di Tartaros? Pensavo che li avessimo uccisi tutti due anni fa.- Osservò Erza.
-Lo pensavo anch'io... Ma non è il caso di parlarne adesso. Dov'è la principessa?-.
Erza indicò alle sue spalle.
-Lily la sta facendo evacuare dal castello, è al sicuro. Avete notizie degli altri?-.
-Elf-nee e Evergreen sono stati feriti ma... stanno bene.- Era meglio non farle preoccupare in un momento simile: -E ho lasciato Flare ad aiutarli. Degli altri non so nulla.-.
-Ora cosa facciamo?- Gemette l'argentea.
-Tu devi riposarti, ti reggi a malapena in piedi.-.
-No, non posso, devo... aiutare...-.
Le sue ginocchia cedettero, Lisanna riuscì a tenerla a malapena.
-Non se ne parla neanche, tu ora vai a distenderti.-.
-Ma io...-.
Erza le diede manforte.
-Yukino, ha ragione, è meglio se ti riposi. Penseremo noi a tutto, e poi ti guariremo.-.
-No, posso farcela, inizio ad abituarmi a questo corpo.- Yukino si staccò dalla ragazza, rimanendo incredibilmente in piedi.
-Posso aiutarvi, e poi non riuscirei a rimanere con le mani in mano mentre tutte voi vi date da fare!-.
Lisanna scosse vigorosamente la testa
-Yukino, tu hai già fatto abbastanza, non lo capisci? Se non fosse stato per te io...-.
Si bloccò, come faceva a dirlo quando solo il senso di colpa le stringeva la gola?
-Io non posso permettere che ti succeda qualcos'altro!-.
Yukino la guardò dispiaciuta, volgendole un sorriso desolato.
-Lisanna-sama, cos'altro potrebbe essere peggio di questo?-.
Calò il silenzio.
Lisanna ammutolì nel riconoscere le stesse parole che aveva detto al fratello la sera del suo arrivo; e la dolcezza con cui le diceva non era sufficiente a rassicurarla.
-Se posso dire la mia- Intervenne Kagura: -se Yukino se la sente, dovrebbe combattere. In una situazione come questa, più siamo a lottare meglio è.-.
BOOOOOM
Un'esplosione a qualche decina di metri dietro di loro le fece sobbalzare, Erza si riebbe per prima.

-Kagura, andiamo!-.
-No, Erza-sama, voi due dovete rimanere all'interno e proteggere la Principessa. Lisanna-sama, andiamo noi!-.
Ogni traccia di paura e di dolore nella sua voce era scomparsa, forse era per l'adrenalina ma sembrava essere tornata quella di prima.
Così, seppur per niente convinta, annuì.
-Va bene, andiamo!-.



Il cielo rosso iniziò a piovere sui suoi capelli.
Il grifone maculato le sfiorò le ginocchia, e le si rivolse come ad un bimbo.
-Uccidi Uccidi Uccidi.-.
Buona idea. Dopo.
I cadaveri maciullati si rivoltarono, gli edifici feriti si sciolsero nella tela bianca, e la terra si aprì in una voragine verde.
-Paura Paura Paura-.
Paura, il corvo gracchiava sulla sua spalla, paura, un ruggito lontano, paura, la mazza si abbatté sul cranio.
-Tutto bene, Yukino?-.
-Sì, ho solo un po' di mal di testa.-.
Dolore, il suo stomaco eruttò il fuoco nel suo cuore, le sue viscere volarono via, il leone le prese, l'albero lo divorò, il vento lo sradicò, arrivò la tempesta, il vento e la tempesta, il vento e la tempesta, un tornado di nulla la stava travolgendo!!!
-Si sta... alzando il vento.-
-Uh? Dici, non me ne ero accorta.-.
Il suo viso si scompose in un vortice, le sue ossa vennero risucchiate, i suoi capelli le coprirono, un dragone la sovrastò e la spazzò via con le sue ali, si protesse ma volò via.
-Yukino, sei sicura di stare bene?-.
-Bene Bene Bene-.
-Bene. Sì, sto bene.-.
-Se hai bisogno di fermarti...-.
-Continua Continua Continua-.
-No, posso continuare.-.
-Uccidi Uccidi Uccidi-.
-Lo farò.-.
-Uh?-.
-Nulla, tranquilla.-.
Procedette danzando sullo specchio d'acqua infinito.



Angolo dell'autore:
Merry Natale!!! In ritardo.
Chissà poi perché Santo Stefano venga dopo Natale. Mah.
Non so come mi sia venuto il trip finale, era da un po' che ci stavo lavorando però.
In ogni caso aspettatevi capitoli pieni di combattimenti, feels e ancora combattimenti, come piace a me!
Eh sì ora che escono...
Ciao!!! XP

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Capitolo 18
*** Isteria ***


oshiete oshiete yo sono shikumi wo
boku no naka ni dareka iru no?
kowareta kowareta yo kono sekai de
kimi ga warau nanimo miezu ni
kowareta boku nante sa iki wo tomete
hodokenai mou hodokenai yo
shinjitsu sae freeze
kowaseru kowasenai kurueru kuruenai
anata wo mitsukete
yureta yuganda sekai ni tatta boku wa
tsukitootte mienaku natte
mitsukenaide boku no koto wo
mitsumenaidedareka ga egaita sekai no naka de
anata wo kizutsuketaku wa nai yo
oboetete boku no koto wo
azayaka na mama
mugen ni hirogaru kodoku ga kurumaru
mujaki ni waratta kioku ga sasatte
ugokenai hodokenai ugokenai hodokenai
ugokenai ugokenai yo
Unravel ghoul
kawatte shimatta kaerarenakatta
futatsu ga kurumaru futari ga horobiru
kowaseru kowasenai kurueru kuruenai
anata wo yogosenai yo
yureta yuganda sekai ni tatta boku wa
tsukitootte mienaku natte
mitsukenaide boku no koto wo
mitsumenaide
dareka ga shikunda kodoku na wana ni
mirai ga tokete shimau mae ni
oboedashite boku no koto wo
azayaka na mama
wasurenaide wasurenaide wasurenaide wasurenaide
kawatte shimatta koto ni Paralyze
kaerarenai koto darake Paradise
oboetete boku no koto wo
oshiete oshiete
boku no naka ni dareka iru no?

(Unravel-Tk)

TUMP
L'ultimo soldato crollò tramortito quasi pestandole i piedi.
-Uff! Contento? Non li ho uccisi-kina.-.
Dan sorrise come il demente che era.
-Sapevo che Lei era una donna buona in fondo!-.
-Tsch!- Kinana distolse lo sguardo.
Tanto lasciarli svenuti sul campo di battaglia avrà lo stesso effetto...”.
-Ordunque, come ci muoviamo? Sentirei il disio di aiutare i miei compagni...-.
-E invece aiuti me, Dan. Poi ormai lo sapranno già che li hai traditi.-.
KLENG
Dan batté lo scudo talmente forte da farla sobbalzare.

-Traditi mai! Un cavaliere non tradisce mai i propri amici! Un cavaliere aiuta le donzelle in difficoltà anche andando momentaneamente contro di loro, ma mai li rinnega!-.
-Sì, sì, dillo come ti pare-kina... Certo che è bastato poco per mettere in ginocchio la capitale...-.
Erano penetrati nel campo dietro al castello, ma nemmeno il resto della città poteva dirsi illeso, anche se più che i demoni erano stati i cittadini a fare tutto il baccano laggiù.
-Non dica così! Vedrà che si risolleverà a breve!-.
-Tu dici?-.
-Deve farlo! La principessa è il nostro stendardo, i soldati la nostra bandiera, la sopravvivenza il nostro ideale! Non si può uccidere un ideale!-.
-Ma che bella frase fatta-kina... su, uomo-bandiera, andiamo.-.
-E dove, di grazia?-.
Kinana si massaggiò la fronte.
-Ah! Ma non è ovvio?-.
Caricò le pistole.
-Dentro al castello-kina!-.



...focaia, focale, focalizzare...”.
-Fermati!-.
CRACK
Con un giro di mano, Sayla torse il collo dei tre umani davanti a lei.

Sospirò e si tamponò la ferita al braccio.
...focalizzazione, focatico, focato, foce, focena...”.
Ho fallito. Io ho fallito. Ho fallito la mia missione, ora Kyouka-sama pagherà per questo. Io sto facendo del male a Kyouka-sama, io ho fallito.”.
Si appoggiò al muro.
...fochista, focolaio, focolare, focomelia...”.
Ho fallito, il mio obbiettivo era davanti a me e io ho sbagliato, il Master ucciderà Kyouka-sama perché io ho fallito. Io ho ucciso Kyouka-sama, io ho fallito.”.
...focomelico, foco...sità... no, focomelia! Focomelia! Ho sbagliato! Ho sbagliato! Ho fallito e lei morirà, ho fallito e l'ho uccisa! Io l'ho uccisa!!!”.
PUM PUM PUM
Batté il pugno sulla roccia tre volte, maledicendosi per la sua incompetenza.
Focomelia, focomelia, focomelia!!!”.
Poi si calmò.
Si rimise dritta e chiuse gli occhi.
Ho fallito una missione. Posso ancora completare la seconda. Sì, devo solo...”.
Si lanciò in avanti.
Chi è? Chi è???”.
Qualcuno, qualcuno di potente, era apparso alle sue spalle, e si voltò pronta ad attaccare.
Nessuno.
Forse si era sbagliata, forse stava perdendo il controllo.
Forse stava impazzendo.
No, no, devo calmarmi!”.
...Focomelia, focosità, focoso...”.
-Yo.-.
-MACRO!!!-.
Scagliò le macerie con un gesto del braccio, voltandosi tanto velocemente da farsi male il bacino.
SBAM SBAM SBASBASBASBAM
Ansimò, boccheggiò, respirò, mise a fuoco.
Ma quello è...”.
-Ahi. Meno male che c'era del ferro lì in mezzo.-.
A parlare era stato un ragazzo muscoloso dai lunghi capelli neri e ispidi, con molti piercing in viso e sul corpo.
Sayla quasi non riusciva a crederci.
-Beh, sei rimasta di sasso? Ghihihihih, succede spesso, nessuno se ne accorge mai!-.
-Uh? Ma che fai? Ridi?-.
Rideva? Certo che sì, non poteva farne a meno, non davanti a una fortuna così sfacciata.
Dal seno del suo kimono estrasse il volume scuro.
-E quello che sarebbe?-.
Socchiuse le palpebre, appoggiò il libro sul suo petto e lo accarezzò.
-Siete Voi, mio signore.-.



Sin dall'inizio sapeva che non era una buona idea.
Yukino sarebbe dovuta rimanere a riposarsi, dopo tutto quello che le era successo per colpa sua non sopportava l'idea che la sua vita fosse messa di nuovo in pericolo, tremava al pensiero che potesse soffrire ancora di più.
Eppure lei non si era voluta fermare, si era rimessa in piedi e camminava fiera davanti a lei; ma, come temeva, quelle maestose ali sulle sue spalle erano troppo pesanti per i suoi piedi stanchi.
-Yukino!-.
Accorse dall'amica, che era caduta sulle sue ginocchia e ansava rivolta al terreno.

-Cos'hai? Cosa ti prende???-.
-Io non... ce la faccio... a rimanere...-.
Non serviva che dicesse altro.
-Va bene, torniamo indietro!-.
Yukino strinse gli occhi, che si bagnarono delle sue lacrime.
Nere.
-Scusami... avrei voluto... volevo solo...-.
-Non dirlo nemmeno.- La aiutò a risollevarsi e si incamminarono verso il campo.
-Hai già fatto più di tutti noi, Yukino, non hai niente di cui chiedermi scusa, né a me né a...-.
-Ah!!!-.
Yukino la spinse via, facendola sbattere contro la parete di quella che era... cosa, un dormitorio forse?
-Argh! Argh!!!-.
Yukino si scorticava le guance, le sue ali sbattevano all'impazzata e le sue labbra grondavano di sangue scuro.
Si precipitò da lei, le ali la colpirono più volte, ma riuscì ad afferrarla per le braccia.
-Va via!!! Vattene!!! Allontanati da me!!!-.
Lo capì subito, per com'era ora calmarla era impossibile.
Dovrò colpirla. Scusami, scusami, scusami!”.
Arrancando per non perdere la presa fece scivolare le mani fino al suo collo, iniziando a stringere.
Scusami!!!”.
Cinque secondi, poi sarebbe svenuta.
Uno.
Due.
Tre.
BOOOOOM
La sua visuale roteò nell'azzurro del cielo per qualche secondo, poi il grigio del pavimento e una fitta alla fronte.

Conosceva già quella sensazione: vista annebbiata, formicolio alla testa, i sassi che aprivano gli occhi.
Mosse le dita, ci riusciva ancora.
Si conficcò l'unghia del pollice la i polpastrelli.
Non bastava, si morse la lingua, e finalmente la scossa che aspettava: mise le mani a terra e si rialzò.
Era tutto sfuocato, si rendeva conto di essere seduta, ma davanti a lei non distingueva quasi niente, se non il cratere dell'esplosione alle sue spalle.
Si guardò intorno; Yukino era di fianco a lei, occhi sbarrati puntati su qualcosa di indistinto.
Seguì il suo sguardo, cosa poteva aver visto di tanto sconvolgente? Ma cosa... cos'è?
C'era una figura, in piedi, doveva essere vestita di nero perché così vedeva il suo corpo, e doveva avere anche una gonna, perché la parte sotto era molto gonfia.
Non si muoveva, le sembrava che le stesse puntando con una mano, probabilmente era da lì che era partito il colpo.
Una cosa non capiva: era un umanoide, ma non distingueva di che colore fossero i suoi capelli: sembrava che non ce li avesse, perché la sua testa era completamente rosa, magari era calvo, o forse i suoi capelli erano rosa, oppure b
...
Ogni volta che si trovava in presenza di qualcuno, il suo corpo emetteva inconsciamente dei segnali.
Se era un amico la sua faccia si rilassava automaticamente.
Se era qualcuno di antipatico si metteva all'erta.
Se era un estraneo piegava il collo di lato per squadrarlo meglio.
Se era un nemico i suoi muscoli erano tesi.
Ora invece erano rilassati, non aveva la testa piegata, non si sentiva all'erta.
Perché la persona davanti a lei la conosceva bene.
-Ma dai? Che fortuna, proprio quelle che cercavo!-.
Camminò verso di lei, lentamente, inesorabilmente.
Il corpo di Lisanna non si mosse, rifiutò ogni ordine di alzarsi.
Impossibile.
Non aveva alcun senso.
Impossibile.
-Guarda-guarda, Sayla-chan ha fallito di nuovo. Penoso, vabbeh che vi assomigliate ma sbagliarsi così è proprio stupido!-.
La realtà l'abbandonò, lasciando spazio al sogno, ad un sogno impossibile.
Yukino si mosse, non fece alcun rumore, però la sentì muoversi; che strano, strano davvero, ora era tutto quanto bianco, pareva uno sfondo di gesso.
Che stranezza, era tutto così irreale, percepiva le lacrime solcarle il viso ma erano acide, bruciavano come il fuoco.
-M...Mi...Mi...-.
Strano, non muoveva le labbra, ma sentiva la sua voce parlare, o forse era quella Yukino?
-Fuah... fuah... no, non ci riesco. Non ricordo, voi sapete fischiare? Se vi strappo via le labbra e me le metto addosso, poi imparo?-.
Bianco, era tutto bianco, anche i suoi capelli erano bianchi, la sua pelle era bianca, le sue mani, le sue unghie, le punte delle sue dita.
Ma non gli occhi.
Erano blu, due zaffiri luminosi incastonati nel suo viso niveo.
-E se vi uccido direttamente, poi imparo?-.



Gajeel capiva poco di quello che la tipa gli stava dicendo.
Capì la parte del libro con dentro un demone, ok, capì la parte in cui lo chiamava per nome, ok, ma quando gli diede del Generale degli Etherias entrò un po' in confusione.
Boh, magari aveva sbattuto la testa.
-Ma che cavolo dici? Puoi spiegarti meglio?-.
La tipa mezza svestita chiuse gli occhi, sospirò, poi disse: -Capirà non appena avrò aperto questo libro.-.
Fece appunto per aprirlo, ma Gajeel la fermò.
-Ah-ah. Riprova con una risposta migliore, oppure quel libro lo distruggo prima che possa sollevare la copertina.-.
-...molto bene, allora proverò a rispiegarLe. La prego, stia bene attento.-.
E che palle, un'altra spiegazione! Ma tanto poi a che serviva, prima o dopo l'avrebbe pestata comunque!
-Come Lei sa, gli Etherias sono demoni creati da Zeref-sama grazie a dei libri, e il mio Master, che voi chiamate “Natsu”, è il suo demone più potente.-.
-Ma quando Zeref-sama creò i primi della mia specie, nel mondo dominavano i draghi. Così generò cinque demoni, tra i quali il Master, affinché apprendessero una magia in grado di sconfiggerli.-.
Cinque demoni... uhm, perché quel numero gli era familiare?
-Erano detti “Cavalieri dell'Apocalisse”, la cui forza superava la comprensione umana. Comunque, purtroppo non furono in grado di uccidere i draghi e anzi ne vennero battuti. Però, per una ragione che ignoro, questi decisero di risparmiare loro la vita e utilizzarono una magia che rinchiuse nel libro degli Etherias la loro anima demoniaca, trasformando il corpo rimanente in quello di un bambino umano. In tal modo, li crebbero come dei figli e come dei... disgustosi e volgari umani.-.
-Uno di quei cinque, il secondo in ordine di forza e famoso per la sua crudeltà verso la feccia umana pari a quella del Master, era Lei, Gajeel Redfox-sama.-.
Lui alzò un sopracciglio.
-Aspetta, mi stai dicendo che sono stato creato da Zeref e che in realtà sono un demone?-.
-Precisamente. A parte lei, gli altri tre Cavalieri dell'Apocalisse sono quelli che conoscete come Wendy Marvell, Sting Eucliffe e Rogue Cheney. Gli ultimi due, ahimè, sono stati uccisi da E.N.D.-sama mentre non aveva recuperato ancora tutti i suoi ricordi, ma mi è stato ordinato di guarire Lei e Wendy-sama.-.
Gajeel incrociò le braccia, iniziando a pensarci su.
-Mmm... storia interessante...-.
-Non mi crede?-.
-Ti credo, non ha senso che tu mi menta così. Però, diciamo, guardando quello che è successo a Salamander preferisco rimanere così come sono.-.
La tipa lo guardò con aria distratta, poi riprese.
-Temevo che potesse dire questo, ma non Si preoccupi, sarà come svegliarsi dal sonno.-.
-Non hai capito. Io non voglio svegliarmi.-.
Lentamente abbassò le braccia, trasformandole in lance di ferro.
Lei continuò a fissarlo come prima, poi chiuse gli occhi.
-Questo non posso accettarlo.-.
Le rocce attorno a Gajeel schizzarono in aria e si diressero verso di lui.
-Asta del Drago di Ferro!-.
Con una spazzata se ne liberò e si gettò contro l'altra, che nemmeno si mosse di un millimetro, anzi, rimase con le palpebre abbassate a stringere il volume.
Che riflessi scarsi!”.
-Spada del Drago di Ferro!-.
Trafisse il libro, fermandosi con la punta sulla sua carne.
-Ghihihihih! E ciao ciao al demoniaco me stesso!-.
Alzò gli occhi in segno di vittoria, e si trovò a fissare suoi, incredibilmente calmi e composti.
-Spero non abbia pensato che fossi così imprudente da mostrarLe il Suo vero libro.-.
-Uh?-.
Con la coda dell'occhio, vide un rettangolo marrone fluttuare alle sue spalle e poi allargarsi in un uno bianco.
-Oh mamma.-.
Un fulmine lo colpì sulla schiena e fu morto prima ancora di rendersene conto.



Il cervello umano è un organismo complesso.
Ogni azione, pensiero, emozione o sensazione a cui sono soggetti i nervi periferici, ogni stimolo insomma, è coordinato dal sistema nervoso centrale.
Esso suddivide le varie funzioni in lobi diversi che sono circondati da una corteccia che ne permette la comunicazione con le altre parti del sistema nervoso; il tutto protetto dalle meningi, dai muscoli e dalle ossa del cranio.
Eppure basta il minimo danno per compromettere questo sistema; in particolare, una lesione al lobo frontale può portare alla paralisi del corpo, così come una frattura del midollo spinale o un forte shock nervoso.
O, come nel caso di Lisanna, uno shock emotivo.
Non riusciva a staccare gli occhi dalla donna che procedeva davanti a lei; non che avesse altra scelta, perché il suo corpo era piantato al suolo e non accennava a rispondere ai suoi comandi.
Bugia.
Non stava dando alcun comando.
-Dunque, immagino che dovrò portarvi con me nella gilda. Ah, povera me, mi tocca fare il lavoro degli altri!-.
La sua voce, il suo viso, i suoi passi, l'ondeggiare dei suoi capelli, le pieghe del suo vestito, tutto era uguale a quelli di sua sorella.
Era così uguale... anzi, era proprio lei, non c'erano dubbi, non poteva essere qualcun altro se non lei.
-Mi...ra...-.
-Oh? Riesci a parlare?-.
No, non ci riusciva, non lo voleva nemmeno. Non era stata lei.
-Mira...sama...-.
Yukino, il suo nome campeggiò nella sua mente, era lei ad aver parlato; se solo avesse avuto la forza di girarsi verso di lei avrebbe potuto vedere che si era alzata.
Sul viso di Mirajane si dipinse un dolce sorriso, il suo sorriso.
-È passato molto tempo, vero, Yukino?-.
Yukino? Perché parlava con lei? Perché la ignorava? Sono qui, sono qui, Mira-nee, sono qui, guardami, parlami, abbracciami, sono io, sono tua sorella!!!
-Mirajane-sama... io sono... io sono...-.
Mirajane allargò le braccia.
-Vieni qui.-.
Questo era troppo, scattò in piedi gridando il suo nome.
-Sorellona!!!-.
Mirajane, tenendo le palpebre chiuse nel suo candido sorriso, finalmente la guardò.
-Ci conosciamo?-.
CRACK
Il suo cuore si ruppe in mille pezzi.
Non la riconosceva.
Non riusciva a vederla.
Ci conosciamo. Ci conosciamo. Certo che ci conosciamo. Sono io. Sono la tua sorellina. Sono quella con cui sei cresciuta. Ci conosciamo da quando sono nata. Certo che ci conosciamo. Perché non ricordi. Perché dici questo. Perché sei così crudele. Cosa ho fatto per meritarlo. Cosa ho detto. Dove ho sbagliato. Sono stata una cattiva sorella. Non ti amo abbastanza. Tu non mi ami. Aiutami. Riconoscimi. Abbracciami. Ti prego. Mi manchi. Ti prego. Torna da me.”.
-Yukino-san, per favore, potresti liberarti di questa ragazzina importuna?-.
Yukino sussultò.
-Liberarmi... di questa... ragazzina... certo... se è quello... che vuoi...-.
Cosa. Perché. Perché dici questo. Perché mi tratti così. Perché mi odi. Perché non mi riconosci. Riconoscimi. Non può essere la verità. Non puoi odiarmi così. Io ti voglio bene. Non puoi trattarmi come un'estranea. Io ti voglio bene. Mirajane. Io ti voglio bene. Io
Una morsa si chiuse sul suo collo e tutti i suoi pensieri si interruppero.
Ah, ecco cosa si provava.
Gliel'aveva fatto prima, era giusto, se lo meritava.
Anche come la stava trattando Mira, se lo meritava. Doveva essere così. Doveva aver sbagliato lei. Non c'era altra spiegazione, era colpa sua.
Era colpa sua se non l'aveva salvata.
Era colpa sua se Laki era morta.
E se Yukino era Cambiata, era solo colpa sua.
Va bene.”.
Chiuse gli occhi, le venne difficile respirare.
Va bene così...”.
-No...-.
Quella fievole voce la riportò alla realtà.
Riaprì le palpebre, Yukino la stringeva ancora, ma con gli occhi si opponeva in ogni modo.
-No! Non voglio questo! Non puoi chiedermi questo! Mirajane non lo farebbe mai!-.
Sgranò gli occhi, aveva ragione! A che stava pensando??? Mirajane non avrebbe mai chiesto questo, a nessuno, specialmente a Yukino!
-Certo invece, lo sto facendo ora. Avanti, uccidila, uccidila e poi staremo insieme.-.
Sì, uccidimi, è giusto, me lo merito.
Ma le lacrime della maga la convinsero del contrario.
-Non voglio... Lisanna-sama è una mia cara amica... non voglio farle del male!-.
L'aria tornò a scorrerle in gola.
-Sì, invece, lo vuoi eccome. Questo è un ordine, Yukino.-.
Ordine.
Ordine.
Ordine?
Chi aveva già detto quella parola?
Fermati, è un ordine!”.
Ah, giusto, la ragazza con le corna.
Lei usava gli ordini.
Lei aveva colpito Yukino.
Lei doveva pagare.
Chi dava ordini doveva pagare.
-Chi da gli ordini... deve pagare...- Sussurrò.
Quelle parole non sfuggirono a Mira.
-Hai ragione, Lisanna-nee-chan! Hai proprio ragione!-.
Lisanna sorrise, che gioia, che gioia, l'aveva riconosciuta!
-Chi da gli ordini deve pagare! Perciò che ne dici di uccidere la ragazza davanti a te? È un consiglio, non certo un ordine.-.
Yukino? Perché avrebbe dovuto? No, lei era sua amica, non le avrebbe mai fatto del male!
-Come, non l'hai sentita? Mi ha ordinato di non interferire mentre ti attaccava! Forse non l'hai sentita perché stavi svenendo! E chi dobbiamo ringraziare per questo? Una persona che diceva di essere tua amica, sbaglio? Guarda invece come sei ridotta ora per colpa sua!-.
L'aveva fatto? Doveva essere così se lo diceva lei! Era vero, aveva detto di essere sua amica, ma aveva mentito! Ancor prima di incontrare Mira era impazzita! Voleva ucciderla, voleva rubarle sua sorella!!!
-Bugiarda... bugiarda!-.
In un impeto d'ira alzò le mani e la strangolò a sua volta, il suo collo era così sottile e fragile da sembrare di vetro.
-Bugiarda! Mi hai mentito! Volevi ingannarmi! Io mi fidavo di te! Io mi fidavo!!!-.
-Lisanna... aspetta... quella non è...-.
Silenzio silenzio silenzio!!! Non voleva sentire un'altra singola parola da lei!!!
Sentì l'arteria carotide pulsare impazzita, i suoi muscoli ribellarsi, il suo respiro agitarsi, e allora lei strinse più forte, più forte, più forte!!!
-Bugiarda, bugiarda, bugiarda! Come hai potuto??? Eri mia amica!!! Eri una sorella per me!!!-.
Non rispondeva più, non rispondeva più quella stronza, neanche si muoveva, che ne era stato di tutta la sua foga di poco prima, eh??? Perché non si dibatteva più adesso???
Già, perché non lo faceva?
Insomma, aveva acquisito una forza sovrumana, perché non la utilizzava per proteggersi? Era una bugia anche quella? No, l'aveva visto, non era così, anzi, era fortissima!
Allora perché non voleva difendersi?
Non voleva?
Perché non voleva?
Perché non reagiva?
Yukino-san, sono contenta di averti conosciuta. Ti ringrazio, è come se avessi incontrato di nuovo mia sorella.”.
Cosa? Quello che c'entrava? Perché pensava a quella volta? La sua prima sera con lei, quanto era passato?
N-Non serve che mi ringrazi! Anch'io sono contenta di essere tua amica! Ma perché parli così?”.
Già, perché le parlava così? Cosa aveva fatto per meritarlo?
Se non dovessi... se non dovessi riuscire a sopravvivere... almeno sarò contenta di averti incontrata.”.
Non era nemmeno sicura che fosse andata così, anzi, probabilmente quei ricordi erano una delle sue bugie! Bugie bugie bugie!!!
Non dire questo! Non è ancora finita! Non lo permetterò!”.
Anche se dici questo, ormai...”.
Lisanna-sama, prenda la mia mano! Io le giuro che non la lascerò da sola! Io lo prometto, io aiuterò la mia amica!!!”.

...grazie, Yukino, lo apprezzo molto.”.



COSA CAZZO STO FACENDO???”.
Due morsi alle spalle e le braccia le caddero sui fianchi.
Yukino si accasciò a terra, Lisanna le fu subito addosso.
Viva.
Grazie al cielo.
-Ehi! Che stai facendo? Come hai fatto a liberarti dal Macro?-.
Macro? Era con quello che le aveva controllate? Era con quello che l'aveva costretta a ferirla? Era con quello che le aveva fatto pensare quelle cose???
Bolliva, il suo sangue bolliva, la sua saliva bolliva, la sua pelle bolliva.
Si voltò, troppo furiosa per parlare, troppo furiosa per non ringhiare.
Mirajane, no, il demone con il suo corpo, arretrò impaurita.
Paura? Paura? Faceva bene ad averne! Non sapeva cosa la stava aspettando!
-Fermala! Questo è un ordine assoluto!-.
Un paio di mani la presero per sotto le braccia e la bloccarono.
Yukino!”.
La ragazza la teneva ferma, ma non era ancora cosciente, i suoi occhi erano appena schiusi.
Anche così non la lasci in pace??? Anche così vuoi farle del male???”.
BLINK
La punta della Chiave del Toro brillò davanti alla sua gola.
Merda!!!”.
Anche il mostro col corpo di Mira era furioso.
-Accidenti! Per un attimo mi hai fatto pisciare addosso! Questa me... questa me la paghi!-.
Ghignò malefica.
-Ho un'idea! Ho una fottutissima idea! Le vostre scene yuri mi stanno eccitando, quindi perché fermarle?-.
Ma che sta farneticando???”.
Mira si schiarì la voce.
-Ascoltatemi entrambe, è un ordine! Io vi comando di... eheheh...-.
Si leccò una mano spalmandosi la saliva sul viso, guizzando le pupille estasiate al cielo.
-...fatelo qui in mezzo al campo! Qui, ora, davanti a me! Ahahah!!!-.
Ma che diav-
Lentamente, strisciando, la mano sinistra di Yukino si staccò dalla sua spalla e scivolò verso il basso.
Scattava, Yukino si stava opponendo in ogni modo, ma alla fine arrivò al suo seno.
-Yu...co...non...-.
Fece per alzare le braccia e liberarsi, ma ancora una volta non volettero muoversi.
No, non era come prima, se non riusciva a muoversi era colpa di quel maledetto Macro, e anche i suoi pensieri si facevano sempre più... confusi... la sua rabbia... svaniva... come neve al sole...
Ah! Cos'era stato? Le sue dita le avevano sfiorato il... ah... ah... quel solletico... che... ah... piacere...
Ora girava... la sua unghia girava attorno alla coppa... sentiva un... ah... un soffice pizzicore... un'estasi dei sensi... di più... di più, ne voleva ancora...
Avvampò, non di vergogna.
No...non dovrei... questa non sono io... io non voglio questo...”.
Poi il massimo.
Yukino infilò la lingua nel suo orecchio, facendosi strada nel condotto uditivo e mordicchiando il padiglione.
Me...Me...Meraviglioso! È così incredibile! Non avrei mai pensato che potesse essere così... ahh! Fantastico! Ancora, ne voglio ancora!!!”.
Ma, mentre quei soffici polpastrelli accarezzavano la parte più proibita del suo corpo, mentre l'eccitazione iniziava a farsi sempre più forte, sempre più concreta, sempre più desiderabile, la sentì sussurrare quella parola.
-Aiu...tami...-.
...
Aiutami.”.
Mi sta chiedendo di aiutarla, mentre io...”.
Io...”.
Io.”.
Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io.”.
Ioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioio.”.
IOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!”.
-IO QUESTO NON ME LO PERDONERÒ MAI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Il tempo si fermò, il mondo andò in pezzi.
Una voce entrò nella sua testa.
Vuoi ucciderla?”.
Chi sei???”.
Vuoi ucciderla?”.
Chi sei???”.
Ha importanza?”.
Ne aveva?
No!”.
Con il gomito colpì Yukino, facendole perdere i sensi.
Mentre si trasformava, mentre il suo corpo cambiava, mente diventava quello di una bestia, mentre soffriva, si contorceva, tremava, urlava, ruggiva, piangeva, impazziva, si distruggeva, rideva, moriva, rinasceva, a una sola cosa pensava.
Scusami, Yukino, ma questo non devi vederlo.”.



-Kagura, cosa ti preoccupa?-.
Le due ragazze si erano messe in testa al plotone e procedevano verso il rifugio della principessa.
-Non so di cosa tu stia parlando, Erza-nee.-.
Non ne voleva parlare, sapeva com'era fatta: se c'era qualcosa che la turbava invece di dirlo si chiudeva in sé stessa, come faceva lei un tempo.
-Riguarda forse quel demone che ci è scappato?-.
-No.-.
Bingo.
Ma era strano che si crucciasse per così poco; forse era l'ambiguità della sua magia, ma non era la prima volta che incontravano un nemico insolito.
Doveva esserci qualcos'altro.
-Se vuoi posso aiutarti a trovarlo, non penso che sia...-.
-Non serve. Era solo un soldato, no? Perché dovremmo preoccuparci per lui?-.
Non lo sapeva, forse perché non era un semplice soldato, forse perché era un Cambiato, forse perché prima che Cambiasse lo conosceva...
-Hai ragione, tuttavia...-.
Kagura sfoderò Archenemy.
-Erza, se il destino vorrà che ci rincontreremo lo mieterò io stessa.-.
Va bene, se aveva estratto la sua spada la cosa era molto seria.
Ma preferì non insistere: -Capisco, però sappi che se c'è qualcosa di cui vuoi parlarmi, io sono qui.-.
Kagura ripose la katana e rimase in silenzio.
Chissà, forse il destino non li avrebbe mai più fatti rincontrare e sarebbe finito tutto lì.
Senonché percepirono entrambe quattro potenti auree demoniache, una delle quali... beh, accidenti al destino.
Prima che potesse fermarla Kagura corse via, diretta verso il demone isolato, facendo disperare Erza.
-Accidenti! Soldati!- Si misero sull'attenti: -Seguitemi e fate molta attenzione!-.
E si diresse verso le altre tre auree.



Non riesco a muovermi.”.
Non riesco a pensare.”.
Non controllo più il mio corpo.”.
E mi piace.”.
Mipiacemipiacemipiacemipiacemipiacemipiacemipiacemipiacemipiacemipiacemipiacemipiace!”.
MI PIAAAAAAACEEEEEEEE!!!”.
Si vide attaccare Mirajane con tutta la sua furia, colpirla con una raffica di pugni senza darle un attimo di tregua.
Come funziona qui dentro??? Devo attaccare e basta, giusto??? Attaccareattaccareattaccare!!!”.
Ogni colpo che dava la sua coscienza andava in pezzi, come se la usasse a mo' di mazza fino a romperla, e a ogni pugno che dava le sue mani si riempivano di tagli, doveva far male e invece era dannatamente divertente.
Quindi è così che ci si sente! L'ebbrezza della battaglia, la sete di sangue, la voglia di uccidere! Perché non l'ho capito prima???”.
Così morirò.”.
E allora??? Non ne vale la pena forse???”.
Non voglio morire.”.
Hai paura? Lisanna, hai paura di morire??? Sei così debole???”.
Sì, ho paura di morire.”.
Se non rischi la vita non puoi prendere quella degli altri!!!”.
Non voglio uccidere nessuno.”.
È troppo tardi, non pensi?”.
Riemerse dal sogno, di botto, come sotto l'acqua fredda.
Si trovava in piedi, un braccio alzato pronto a calare, e sotto di lei Mirajane, in ginocchio, sguardo a terra e lacera di rosso.
Che... cosa...
BLINK
Un goccia di sangue colò dalla mano artigliata sulla sua guancia, e poi un'altra e un'altra ancora, e lei stava... lei le stava... oh mio-
Leccando.
Le stava leccando.
Che cosa hai fatto?”.
Che cosa ho fatto?”.
-PERCHÉ HO FATTO QUESTO???-.
Si colpì la testa, una, due, tre volte.
Non sono io! Non avrei mai fatto niente del genere!!!”.
Sì invece, l'hai fatto. E ti è piaciuto. Tanto.”.
Non è vero!!! Esci dalla mia testa!!!”.
Mai! Sarò sempre qui dentro, appena ti distrarrai uscirò di nuovo!!! Vivi nel terrore, Lisanna!!! ”.
NO!!! ESCI DA ME!!!”.
Ti romperò!”.
Non ci riuscirai!”.
Ti farò impazzire!”.
Non lo farò!”.
Ti ucciderò!”.
Non sarò uccisa da te!!! Vattene!!! VATTENE!!!”.
-...dimi...-.
La fievole voce della sorella ammutolì le urla nella sua mente.
Tutte, silenzio assoluto, quasi letale.
-Uccidimi... Lisanna, uccidimi...-.
Il bracciò le crollò sul fianco.
-Mira...jane...-.
Parlava, era lei, era proprio lei, era proprio lei!
-Ti prego, uccidimi finché puoi!-.
Mirajane rialzò il viso, guardandola con degli occhi disperati che non le aveva mai visto addosso.
Era tornata in sé, anche se solo per quell'istante.
Lisanna invece si sentiva assente, intorpidita, vacua.
-Cosa... cosa stai dicendo? Perché mi chiedi una cosa del genere?-.
-Ti prego!- La supplicò: -Non sono in grado di controllarmi! Tutto quello che ho fatto... tutto le cose spaventose che mi ha fatto fare... ti prego, poni fine a tutto questo!-.
Lisanna guardò la sorella scoppiare in lacrime, non riusciva a dire nulla, non riusciva a strangolare, sentiva di nuovo la presa di prima ma più forte, più angosciante, più crudele.
-N-Non posso! S-Se sei di nuovo tu, allora puoi combattere! Tu s-sei fortissima! So che puoi farcela!-.
Lei scosse la testa, singhiozzando più forte.
-Ci ho provato! Ci ho provato tante volte! Tu sei la mia sorellina, non ti chiederei mai una cosa del genere se non... se non...-.
Lisanna indietreggiò, non si illudeva di poter scappare ma lo cercava con tutta l'anima.
-Non puoi dire questo! Risolveremo tutto! Riusciremo a... noi... noi riusciremo...-.
Perché non riusciva a dirlo? Perché non riusciva a dire: “Ti salveremo”? Perché non riusciva nemmeno a crederlo, nemmeno a pensarlo, perché, perché?
Mira batté la fronte a terra, non aveva mai fatto così, non l'aveva mai vista in quello stato in tutta la sua vita: -Ti prego, ti scongiuro! Poni fine alle mie sofferenze! Non voglio più vedermi fare del male alle persone che amo!-.
Lisanna scosse la testa, non voleva più sentire quelle parole, non poteva più reggerle.
-Risolveremo tutto! R-Risolveremo tutto! Noi torneremo... torneremo una famiglia!-.
Ma si accorse con orrore di stare lentamente rialzando il braccio sopra la testa.
Cosa... devo fermarmi! Fermati!!!”.
Come ho detto, è troppo tardi.”.
No!!! Non è tardi!!! Ti prego!!! Ti prego no!!!”.
Mirajane smise di piangere e si asciugò gli occhi.
-È vero... tu sei la mia amata sorella minore... e questo non cambierà mai... ma almeno...-.
Rialzò di nuovo il viso, sorrideva, ma non come quel mostro di prima, no, era quel candido sorriso di quando da piccola la stringeva a sé per cullarla, quello che ancora le scaldava il cuore ogni notte, e anche in quel momento. E in quel momento le diede la forza e il coraggio che le servivano.
-...sono contenta di averti rivista ancora una volta...-.
Mi...ra...”.
-Sei cresciuta molto, Lisa-nee.-.

Addio.”.
Lisanna chiuse le palpebre, gridò e colpì.



Sayla sbarrò gli occhi.
Era svenuta per qualche secondo, non capiva come, allora decise di muoversi ma non ci riuscì.
Qualcosa di freddo e doloroso le bloccava il braccio destro, e si accorse di averlo inchiodato al muro da cinque aste d'acciaio.
Dolore? L'inibizione è finita... ma cos'è successo? Dove mi trovo?”.
Dentro a uno stadio, evidentemente, o quello che ne restava; ma che ne era di Gajeel-sama?
Gajeel-sama! Ora ricordo, mi ha attaccata! Ma per quale motivo? Possibile che non si sia ancora trasformato?”.
Ed eccolo apparire in mezzo al polverone, ma era diverso, molto diverso da prima, aveva la pelle coperta di ferro, una lastra grigia al posto del viso e i capelli appuntiti rizzati in aria.
No, quella è la sua forma, Gajeel il Senza-Faccia. Ma allora perché si comporta così?”.
Delle fauci sembravano schioccare dietro alla maschera mentre le si avvicinava sempre di più.
-S...Si fermi! Cosa le succede, Signore?-.
Gajeel puntò il braccio contro di lei che si allungò in un'asta di ferro e la colpì allo stomaco.
-Ah!-.
Sputò un grumo di sangue mentre l'asta affondava sempre di più nella sua pancia.
-Bluagh! Si-signore! Si fermi, la prego!-.
Strinse la mano libera sulla lancia tentando di levarla, ma senza nemmeno smuoverla.
-Gajeel-sama! La scongiuro! Lei deve... lei deve seguirmi... la pr-bluagh!-.
Era sempre più difficile respirare, la gola si stava otturando con il suo stesso sangue, le sue parole ora erano ridotti a gorgoglii.
-Gaj... dev... asc...-.
Spalancò la bocca, cercò l'aria, ma trovò solo altro liquido.
Se non... la riporto indietro... se fallisco anche ora... Kyouka-sama... Kyouka sarà...”.
La sua voce, la chiamava per nome, e il ferro si distrusse sotto le sue dita.
-DEVO SALVARE KYOUKA-SAMA!!!-.
Libera da quella morsa opprimente, ordinò a sé stessa di rimuovere i propri limiti e passò in forma Etherious.
-PERCIÒ ORA MI SEGUIRÀ, GAJEEL!!!-.

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Capitolo 19
*** Euforia ***


You’re not alone
Together we stand
I’ll be by your side
You know, I’ll take your hand
When it gets cold
And it feels like the end
There’s no place to go
You know, I won’t give in
No, I won’t give in

Keep holding on ‘Cause you know we’ll make it trough,
we’ll make it through
Just stay strong
Cause you know I’m here for you,
I’m here for you
There’s nothing you could say
(nothing you could say)
Nothing you could do
(nothing you could do)
There’s no other way when it comes to the truth
So keep holding on
Cause you know we’ll make it trough,
we’ll make it trough

(Keep Holding On-Avril Lavigne)

PAF
CLA-CLA-CLACLACLACLA
Diede un calcio ad un sasso, facendolo rotolare e saltellare tra gli altri come una cavalletta in mezzo all'erba.
-Hai avuto un'ottima pensata, Kinana-chan. Attaccare quando il nemico è più debole, banale ma efficace.-.
Si sistemò gli occhiali, sorridendo.
-Eppure hai commesso un errore di valutazione. Il nemico è più debole non mentre viene attaccato...-.
Si passò la mano tra i capelli, leccandosi le labbra famelico.
-...ma mentre attacca a sua volta, mio caro serpente! Ahahahahahahah!!!-.
Continuò a ridere fin quando non si rese conto di essere patetico, quindi si calmò e proseguì la marcia tra i ruderi.



Era successo tutto in un secondo.
Guardò la sorella cercando invano di dire qualcosa.
Che... significa...”.
Il sangue cominciò a sgorgare dal suo ventre, scendendo per il braccio fino alla spalla.
Mirajane piegò la testa di lato e cominciò a leccare con estasi il liquido vermiglio.
-Mmm... che ottimo sapore...-.
Lisanna indietreggiò, facendo uscire la mano della sorella dalla sua pancia.
-Non è possibile... tu hai...-.
-Ahahah!!!- Rise lei rialzandosi.
-Quindi basta così poco per spezzare un legame fraterno? Eri davvero pronta a uccidere la tua stessa sorella, eh?-.
Le labbra di Lisanna tremarono mentre iniziava a capire la verità.
-Ma lei... lei ha detto...-.
Mirajane rise ancora, i capelli insanguinati oscillavano a ogni suo sussulto.
-“Ti prego, poni fine a tutto questo”, “tu sei la mia amata sorella minore”... eheheh! Mi sono proprio divertita!-.
D-Divertita... ma allora... allora...”.
Mirajane aggrottò le sopracciglia in una smorfia sadica.
-Non hai capito? Ti sto dicendo che sono sempre stata io!-.
-Non avresti comunque ucciso tua sorella, perché l'ho già fatto io molto tempo fa!-.
Lisanna rimase senza parole, ma in fondo, in fondo se l'aspettava.
Già, sospettava da tempo che quella volta Mirajane fosse scomparsa, e pensava di averlo quantomeno compreso, non accettato, ma almeno capito.
Ma allora perché... perché... perché non riusciva a non piangere?
-Mira...nee... non può... essere vero... devi essere... ancora lì dentro... ti prugh!- Sputò un fiotto di sangue e cadde in ginocchio.
-Eheheh! Eheheh! Ahahahahahahahah!!! AHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
Mirajane si piegava in due dalle risate, mentre lei non la smetteva di singhiozzare.
-Non è giusto... tutto questo... non è giusto... perché, sorella... perché? Ugh!-.
Mira l'aveva sollevata e la teneva per il collo, squadrandola con due disumani occhi ebbri di piacere.
-Perché, mi chiedi? Sei davvero una ragazzina stupida, allora! Lo sai, io so tutto quello che sapeva tua sorella! Già, io ti vedo come ti vedeva lei: una mocciosa debole, incapace di badare a sé stessa, una palla al piede che ha bisogno di protezione e che non riesce a difendere chi ama!-.
-IN PRATICA LEI PROVAVA PENA PER TE, COSÌ COME LA PROVO IO ORA!!!-.
Pe...na...
Mira provava... pena?
No...
-Non ci credo...-.
Le afferrò il polso e scalciò, tentando di liberarsi.
-Non credo a una sola parola di quello che dici!-.
Mira socchiuse gli occhi: -Keh, forse ce l'hai un minimo di cervello. Già, sei davvero cresciuta da quando ti ho vista l'ultima volta...-.
-Non parlare... come se fossi... mia sorella...-.
-Uh? Non mi riferivo a quello. Davvero non hai capito chi sono io?-.
Strinse di più la mano, ma non abbastanza da farla soffocare.
-Non ti ricordi di me, formichina?-.
Lisanna sussultò.
Ora si ricordava di lei.



-Blast Energy!-.
Sayla colpì Gajeel in pieno petto, mandandolo gambe all'aria.
-Non mi costringa a continuare, Signore! Si arrenda e mi segua, dopodiché potrà farmi tutto ciò che vuole!-.
Gajeel finse di non sentirla e corse verso di lei.
Un'altra carica non poteva incassarla.
Dovrei richiamare quelle due ragazze... no, non sono riuscita a suggellare nessun patto con loro! Devo cavarmela da sola!”.
Spiccò un salto e si fermò a mezz'aria, poi creò una decina di libri che scagliò a raffica contro l'avversario.
-Lei è molto forte, ma al momento è estremamente vulnerabile!-.
Lui però con un semplice salto la raggiunse in aria e spazzò un calcio, trasformato in spada.
Sayla virò di lato e schivò l'attacco, ma non riuscì a parare la raffica di kunai che la costrinse ad atterrare.
Gajeel non le diede un attimo di fiato e le fu subito addosso, tentando di colpirla con una mano trasformata in martello.
Ora che è vicino!”.
Evitato l'attacco e utilizzò il macro per torcergli il braccio.
Mi perdoni, lo farò ricrescere nel laboratorio!”.
Ma lui con un colpo di lama si staccò il braccio e ne rispuntò subito un altro, con cui le diede un pugno in viso.
Sayla cadde rotolando a terra, rialzandosi a fatica.
Non gli tengo testa nemmeno con il primo rilascio! È davvero un Cavaliere dell'Apocalisse!”.
Sfuggita all'ennesima pioggia di punte d'acciaio, Sayla aumentò la propria aura e contrattaccò, stavolta con dei massi.
Ma io sono una dei Nove Cancelli dell'Ade!!! Non mi farò sconfiggere!!!”.
KLENG KLENG KLENG
Le rocce si ruppero a contatto con la pelle di metallo, e lentamente Gajeel riprese ad avanzare.
-Blast Energy!-.
BOOM
Lo centrò in pieno, facendolo barcollare, e in questo modo si trovò in balia della pioggia di rocce.
Ancora, ancora, ancora!!!”.
BOOM
Ancora, ancora, ancora!!!”.
BOOM
Ancora, anc
SWISH
Gajeel si materializzò, in aria, davanti al suo volto.
-Eh?-.
Dentro alle sue gambe sentì muoversi degli ingranaggi, e queste si rizzarono contro di lei.
-Che v-
Scattarono come delle molle e la tempestarono di attacchi in viso, a ogni passo che retrocedeva veniva martoriata una decina volte.
Impossibile! Non riesco nemmeno a vederle!”.
Alla fine smise di colpirla, e lei si accasciò a terra, tornata esanime alla forma umana.
Non riusciva nemmeno a muoversi.
Che forza spaventosa... Nemmeno Kyouka-sama sarebbe riuscita a...”.
Kyouka-sama! Non posso arrendermi ora! Non posso permettere che le accada qualcosa!”.
Si rimise in piedi, ma fu inutile, perché lui le sferrò un potente pugno allo stomaco.
-Urr!- Si piegò in avanti, e lui la colpì di nuovo al viso, poi ancora all'addome con una ginocchiata, quindi un gomito sulla guancia, un montante al mento, e avanti così, riempendola di colpi lenti ma devastanti.
Però non cedette.
Non poteva farlo.
Per Kyouka-sama... io mi rialzerò sempre!!! Mi rialzerò sempre!!!”.
PUM
L'ennesima testata la rimise in ginocchio.
Mi rialzerò...”.
Cadde.
Sempre...”.
Chiuse gli occhi.
Kyouka-sama...”.
La sua caduta fu interrotta bruscamente, e sgranò le palpebre.
-Cosa...-.
Gajeel la teneva stretta per un corno e la risollevò di peso, mettendola faccia a faccia con lui.
Per un secondo la lastra grigia rifletté l'espressione stupita della donna, poi si aprì in una gigantesca fauce gremita di denti di ferro.
Un possente ruggito la investì in pieno.
-RAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!-.
Il cuore le esplose, la sua fronte pianse sudore, il suo intero corpo si paralizzò, mai prima d'ora aveva provato nulla di simile, nemmeno con il Master.
M-Mi ucciderà! Non ho scampo!”.
Lacrimava, forse per l'alito pesto che le inondava le narici, o forse per la paura.
Era quella la paura? Era questo che si provava prossimi a morire?
No! No! Non voglio morire qui!!!”.
Le fauci si fecero più vicine, sempre di più, già le sentiva pungere.
No! Io devo rivederla! DEVO RIVEDERLA!!!”.
KLENG
La bocca si chiuse con uno scatto, lasciando posto ad un'altra lamina piatta.
TUTUMPTUTUMPTUTUMP
Il suo cuore batteva all'impazzata, non accennava a rallentare, voleva forse ucciderla in questo modo?
Cosa sarebbe successo? Cosa avrebbe fatto? L'avrebbe risparmiata? L'avrebbe uccisa? Cosa doveva fare? Doveva scappare? Rimanere lì? Implorare? Stare zitta? Nascondersi? Combattere? Perché non riusciva a ragionare? Perché non riusciva a decidere? Perché non riusciva a rimanere calma? Perché non riusciva a rimanere lucida? Era questa la paura?
No! Lei era un demone di Tartaros! Lei non conosceva... rinnegava ogni... lei... lei... lui... perché... non si... muoveva più... e perché lei... non... riusciva... a muoversi?
Poi, improvvisamente, il demone iniziò a ruotare su sé stesso portandosela dietro, inizialmente trascinandola e poi facendola volare, dopo qualche giro la scagliò in aria spedendola lontano nel cielo.
Ahh!!! Cosa? Mi ha lanciata! Non riesco a fermarmi!!!”.
La sua vista, che girava in modo stomachevole, fu catturata da un punto grigio che diventava a ogni giro sempre più grande, fino a raggiungere la forma di un vortice d'acciaio.
-N-
La travolse, maciullandola, e un attimo prima di perdere i sensi per il dolore si rese conto di stare precipitando.



Non sentiva niente se non il respiro di quel mostro sulla pelle.
Si rannicchiò, continuando a tremare.
-Ti p-prego, lasciaci andare!-.
Il demone si allontanò da lei e lo udì avvicinarsi al fratello.
-C-che cosa vuoi farci?-.
-Mmm...-.
Si grattò il mento: anche se quello che faceva e il suo aspetto sembravano quasi quelli di una persona, anche se aveva dei lunghi capelli bianchi che gli scendevano davanti agli occhi fino ai piedi e quella graziosa coda di lucertola, solo lo stargli vicino era spaventosissimo.
Aveva sentito che c'era un demone in quella chiesa, ma non pensava che poteva essere vero! Mira-nee diceva sempre che non entravano nei posti sacri!
-Vediamo... quel libro sopra quel tavolo dice che i tipi come noi mangiano i bambini... non male come idea!-.
Si avvicinò a Elfman, che gemette, e allora lei gridò: -N-Non ci mangiare! Ti prego, signor demone, lasciaci andare!-.
-Pregare?- Il demone guardò prima lei e poi la bibbia: -Qui non c'è scritto così, cara formichina. Non si pregano i diavoli, no... si implora inutilmente per avere salva la vita!!!-.
Afferrò Elfman per le spalle e lo sollevò di peso, portandolo vicino alle sue fauci spalancate.
-Elf-nee!!!-.
-Fermati!-.
Lisanna riconobbe quella voce.
-Mira-nee!-.
La sorella guardava arrabbiatissima il demone, e in mano teneva numerosi sassi.
Fece per andarle incontro, ma il mostro la bloccò con la sua coda e lei sobbalzò spaventata.
-Guarda che fortuna, un'altra ragazzi...-.
Mirajane gli tirò un sasso sulla fronte e lui si zittì, brava sorellona tiragliene ancora!
-Libera i miei fratelli! Liberali o ti colpirò di nuovo!-.
Il demone mollò Elfman, che cadde a terra, e si girò verso la prode sorella.
-Ehi, mi hai fatto male!-.
Corse verso di lei e la prese per il braccio, trascinandola verso di sé.
Lisanna, che era andata dal fratello, gli saltò sulla coda per fermarlo.
-Non fare del male a Mirajane!-.
Ma lui se la scrollò di dosso e la fece volare contro il muro.
-Ah!-.
Lisanna si appoggiò sul pavimento, piagnucolando per il dolore.
-È tua sorella, formichina?- Le chiese lui, stringendo il polso a Mira e facendola gridare: -Allora inizierò dalla più grande!-.
-Ti prego, lascia andare i miei fratelli!- Pianse la povera Mira: -Prendi me al loro posto!-.
Il diavolo sbuffò: -Voi umani siete tutti uguali, così stupidi! Io prenderò tutti e tre e vi mangerò! Anzi, anzi... in quel libro c'è scritto che i diavoli possono possedere gli uomini... vediamo se è vero!-.
Scaraventò Mirajane al suo fianco, ma prima di poterla stringere prese lei per i fianchi e la sollevò in aria.
-Ah!!! Lasciami!!! Sorella, aiutami!!!-.
-Cosa dovrei farti, formichina?- Tuonò leccandosi le labbra: -Un buco in mezzo al petto e passarci dentro? Oppure allargarti la bocca?-.
-No! Non farmi del male, non farmi del male!!!-.
-Non toccare mia sorella!- Mirajane gli afferrò un braccio e lo strattonò.
-Non toccarla!!! Non te lo permetterò!!!-.
-Ahahahah!!!- Il demone scoppiò a ridere, facendola piangere ancora di più: -E cosa vorresti... uh?-.
Le mani di Mirajane brillarono, sorprendendo tutti e tre, il demone allora la mollò e lei cadde, fortunatamente Elfman la aiutò a rialzarsi e insieme videro una scena incredibile.
-Ehi! Che stai facendo??? Che stai facendo???-.
Le mani di Mirajane iniziarono, come dire, a risucchiare il diavolo, che urlò delle parole bruttissime fino a quando non sparì del tutto.
Mirajane indietreggiò e rischiò di cadere, ma i due fratelli la presero al volo.
La ragazza teneva gli occhi chiusi e non si muoveva.
-Mira-nee! Mira-nee!!!-.
Poi, finalmente, spalancò le palpebre e respirò forte.
-Lisanna, Elfman! Siete voi! Cos'è successo?-.
I due si guardarono preoccupati, ripensando alle parole del diavolo.
-Ah!- Mirajane si strinse il braccio destro, come se le facesse male, eppure non l'aveva ferita!
-Sorellona! Cosa ti prende???-.
CRACK
La sua pelle si riempì di crepe e si sbriciolò, e al suo posto si formò una specie di legno pieno di bolle blu.

Lisanna ed Elfman si allontanarono spaventati, mentre Mirajane guardava impaurita il suo orrendo braccio.
Li guardò con le lacrime agli occhi e con il viso terrorizzato, urlando: -Io sono... sono stata posseduta!-.



Ora non c'era più terrore in quel volto, solo una rabbia incontrollabile e una strafottente spavalderia.
-Per nove anni! Per nove lunghi anni sono rimasta intrappolata dentro il suo corpo, e sono stata usata dalla vostra maledetta sorella a suo piacimento, come se fossi una sua proprietà!-.
-Non è possibile...- Gemette Lisanna: -Non puoi essere tu...-.
-Ho cercato fin da subito di uscire, ma non ci sono riuscita! Io, un diavolo, intrappolato dentro a una ragazzina ancora sporca di latte! Allora ho influenzato la sua personalità per renderla più simile alla mia!-.
Cosa? Quindi il suo comportamento sempre arrabbiato e duro era colpa sua?
-Bastardo... hai controllato mia sorella per anni...-.
-Già, ma poi hai avuto la bella idea di farti uccidere, e tutti i miei sforzi sono stati vani! Per colpa tua, formichina, non solo era diventata una persona gentile e amorosa, ma non riuscivo più a suggestionarla in nessun modo! Vedere con i suoi occhi tutti quei gesti affettuosi... argh!!! È stato il mio tormento peggiore!!!-.
-Il tuo tormento? Tu sei... tu sei... pff! Ahahah!-.
-Che hai da ridere???-.
-Niente... se solo l'avessi saputo prima... ahahah! Mi sarei divertita un mondo! Ugh!-.
Mirajane sbarrò gli occhi infuriata: -Cosa fai, deliri ora??? Cerchi di rimandare l'inevitabile???-.
Lisanna sorrise, alludendo a un punto alle spalle del demone.
-No, ti sto solo distraendo.-.
-LASCIA ANDARE LA MIA AMICA!!!-.
Yukino l'afferrò per le spalle e la scagliò via.
Lisanna atterrò ridacchiando, nonostante il dolore insopportabile alla pancia e la confusione in testa quell'ultima parte l'aveva alquanto divertita.
-Bel colpo!-.
-Lisanna-sama! Sei ferita?-.
Lisanna si coprì il buco con una mano, tentando di fermare la perdita di sangue.
-Niente di serio... Urr! Ma penso che non potrò aiutarti per un po'...-.
Yukino prese una chiave e si voltò verso Mirajane, che si stava goffamente rialzando.
-Ho capito, lascia fare a me!-.
-Eh??? Come se una bamboccia sfigata come te potesse fermarmi! Ma non scherziamo!!!-.
-Apriti, Portale della Vergine: Virgo!-.
Una voce squillante si levò da sottoterra.
-Mi ha chiamata, principessa?-.
Il terreno ai piedi dell'avversaria tremò e ne uscì a gran velocità una giovane cameriera dai capelli rosa che la colpì al mento con una testata.
-Cosa???- Gridò cadendo nel cratere alle sue spalle.
Virgo, rapida e ineccepibile come ricordava, atterrò e si rivolse a Yukino con un viso a metà tra l'imperturbabile e il ridicolo.
-Ho colpito il nemico. Devo essere punita, giusto?-.
...già, proprio come se la ricordava.
-...No, non serve Virgo.- Rispose imbarazzata la “principessa”, facendola sparire: -Apriti, Portale dello Scorpione: Scorpio!-.
Ai margini del buco apparve un ragazzo abbronzato con i capelli rossi e bianchi e una coda corazzata con un cannone sulla punta.
-We are! Sand Buster!-.
Sparò un getto di sabbia che inondò il cratere, impedendo a Mirajane di uscire.
Yukino prese un'altra chiave, ma si fermò.
-Sembra che con questo corpo non riesca a usare lo Star Dress.-.
Lisanna trasalì sbigottita.
Lo Star Dress? È arrivata a una tale sintonia con gli spiriti in meno di un anno? Yukino, sei davvero incredibile!”.
-Apriti, Portale dei Gemelli: Gemini!-.
-Piri piri!-.
I due esserini blu comparvero al suo fianco, prendendo subito il suo aspetto e scagliandosi a loro volta tra la sabbia.
Impressionante! Non le lascia un attimo di fiato! Possibile che il Cambiamento le abbia donato tutta questa energia?”.
BOOOOOOOOOOOOOM
Una colonna azzurra si elevò fino al cielo, spazzando via Gemini e Scorpio.
-DANNATA MOCCIOSA!!!-.
Ne emerse Mirajane Satan Soul, che, ali spiegate, si avventò su Yukino, furiosa come non mai.
Ma la ragazza non si fece intimorire: -Apriti, Portale della Bilancia: Libra!-.
Una donna formosa, dall'aspetto simile ad una danzatrice del ventre, si materializzò davanti a lei.
-Ai tuoi ordini.-.
Da quel che sapeva era uno spirito in grado di controllare la gravità: e infatti Mirajane si schiantò a terra, faticando a rimettersi in piedi.
-Me la pagherai!!!-.
Di risposta Libra aumentò la gravità.
-Anf...- Yukino si accasciò a terra, respirando a pieni polmoni.
Doveva essere a corto di forze ma Mirajane non accennava ad arrendersi, anzi, stava riuscendo a vincere la magia dello spirito.
-Temo di non avere altra scelta, devo evocare lei.-.
Capì subito a chi si riferiva.
Oh, no! Lei no!”.
Con una mano prese una chiave d'oro, con l'altra una fiala d'acqua, l'aprì e la versò sulla chiave.
-Apriti, Portale dell'Acquario: Aquarius!-.
PUF
-CHE TI SALTA IN MENTE DI EVOCARMI IN UN MODO SIMILE, RAGAZZINA???-.
Yukino tremò tutta: -Ecco... io... Acquarius-sama, questa è la prima volta che ti evoco, non sapevo che...-.
-EH??? PRIMA RUBI LA MIA CHIAVE POI MI USI PER APRIRE QUELLO SCHIFO DI PORTALE E ORA CERCHI SCUSE???-.
-Ma siete stata Voi a darmi la vostra chiave...-.
La sirena dai capelli azzurri brandì il vaso, la sua arma, sbraitando furiosa: -MI STAI GIÀ SUI NERVI!!!-.
PEW
Un raggio passò tra la maga e lo spirito, esplodendo una decina di metri dietro di loro.

-Ehi, spero non vi siate dimenticate di me.-.
Mirajane teneva per la testa un'esanime Libra, la sua espressione irata si addiceva al demone che la possedeva, ma non al dolce viso di sua sorella.
Libra sparì e Mirajane avanzò verso le due, facendo tremare il terreno a ogni passo.
-Tsch!- Fece Aquarius stizzita: -Che vuole questa?-.
-Ecco...- Balbettò Yukino: -Ti ho chiamata appunto per chiederti di aiutarmi contro di lei...-.
-Eh??? “Ti”??? Credi di potermi dare del tu solo perché hai un contratto con me???-.
-Ah! N-No! M-Mi scusi!-.
PEW BOOM
Le mancava apposta, però a ogni passo si infuriava di più.
-Ohi-ohi, ora mi avete proprio rotto il ca...-.
-NON VEDI CHE STIAMO PARLANDO???- Aquarius la attaccò con un'onda potentissima, solo che invece di colpire solo lei travolse chiunque le capitasse a tiro.
Ovvero lei Yukino.
Aquaius-san non è cambiata di una virgola accidenti!!!” Pensò Lisanna mentre girava nel vortice creato dalla sirena.
-Danna-blub!- Mirajane provò a spiegare le ali per volare, ma finì sott'acqua.
-Lisanna-sama!- Yukino la chiamava ma riusciva a malapena a non affogare, perciò non aveva idea di dove fosse.
Quello era il problema con Aquarius: probabilmente colpiva i nemici, sicuramente gli amici.
All'improvviso una mano artigliata emerse dal vortice e Lisanna vide che emanava scintille elettriche.
-Oh, n...-.
La scarica le spedì in aria, fece sparire Aquarius e la mise di nuovo al tappeto.
Urgh! Non riesco a muovermi! Deve avermi paralizzata!”.
Yukino, invece, era riuscita a rimanere in piedi, e si preparava a lottare corpo a corpo.
L'aria era cambiata, come se fino ad allora si fossero appena riscaldate e solo ora volessero dare sul serio.
Stai attenta Yukino!”.
Ma anche se avesse avuto la forza per dirlo ad alta voce, non sarebbe servito a niente.
Semplicemente, era una lotta impari.
Con uno scatto invisibile allo sguardo Mirajane si portò davanti a Yukino che, impreparata, subì un pugno allo stomaco e si piegò in due.
-Argh!-.
Invano cercò di rimettersi dritta per difendersi, Mira le sferrò un montante in viso e con un calcio la lanciò in aria, dove la seguì con le ali.
Lisanna non era in grado di starle dietro, vide solo numerosi esplosioni in aria, poi qualcosa si schiantò pesantemente al suo fianco.
-Oh no! Yukino! YUKINO!!!-.
La ragazza era coperta di sangue, le sue ali erano spezzate in più punti e il suo respiro sembrava sul punto di collassare da un momento all'altro.
Ed erano bastati pochi secondi per ridurla così.
-Yukino! Apri gli occhi! Rispondimi!-.
Cercò disperatamente di andare da lei, ma il suo corpo non rispondeva.
Si rivolse allora al demone, che se ne stava lì a guardarle col sorriso stampato in faccia.
-Te la farò pagare! Ogni ferita che le hai fatto la subirai due volte, bastarda!!!-.
Quella inclinò la testa, sghignazzando.
-Oh, davvero? Ma che paura...-.
Alzò un dito, sopra il quale si formò una sfera viola che iniziò a ingrandirsi.
Lisanna sbiancò, Yukino non avrebbe resistito ad un altro attacco del genere.
-Aspetta! Aspetta! Ti chiedo scusa, ti chiedo scusa!!!-.
La palla sparì com'era comparsa, e Mira abbassò il braccio.
Si è-
-Pum.-.



Erza equipaggiò l'Armatura del Volo, sguainando le due spade.
Non si sarebbe mai aspettata di incontrarla di nuovo, specialmente in quel modo, specialmente considerando che la riteneva morta anni prima.
Il suo aspetto era cambiato, la sua pelle era più pallida, i suoi capelli erano diventati scuri e il suo corpo era riempito di macchie e strisce nere, sembrava una rocckettara così come i suoi due compagni; ma non c'erano dubbi, era proprio lei.
-È forse sorpresa, Lady Erza?- Chiese impunemente con un lieve sorriso sulle labbra, a cui rispose con uno molto più marcato e deciso.
-Ovviamente, ma certo non sono spaventata.-.
Ikaruga estrasse la katana, agitandola un paio di volte in aria prima di tenderla al suo fianco.
-Mi chiedo se le sue armature siano più resistenti dell'ultima volta...-.
-Puoi stare tranquilla, e garantisco anche sul filo della spada. Ma di questo te ne accorgerai tra poco.-.
-Certo che siete davvero diversi da nove anni fa, specialmente tu.- E indicò il capellone.
-Come? Semmai è il contrario! Sono quello cambiato di meno io!-.
-Ah, tu dici?-.
-Uh uh!- Bubolò il tipo-civetta: -Stai attento! Questa malfattrice cerca di distrarre noi, paladini della giustizia!-.
-Cosa???- Si infuriò l'altro, inforcando la chitarra elettrica.
Adesso! Sonic Claw!”.
Colse l'occasione al volo, gli si lanciò contro e lo trafisse al fianco, mettendolo KO.
-Uh uh!-.
Come prevedeva, gli altri due le si gettarono addosso, l'una correndo e l'altro volando con lo zaino-razzo.
Bello quello zaino-razzo, ne voleva uno anche lei!
-Requip! Armatura del Purgatorio! Spada del Purgatorio!-.
Menò un fendente quando furono alla sua portata; alle sue spalle sentì la civetta crollare a terra e Ikaruga fermarsi senza problemi.
-Uhm! Mi ricordo di quell'armatura!-.
Erza sogghignò, voltandosi: -Che tu ci creda o no, l'ho riparata sperando di poterla riutilizzare contro di te.-.
-Allora testiamola!-.
Ikaruga si lanciò di nuovo all'attacco, spada sguainata e pronta a colpire. Ma, prima di raggiungerla, si fermò e spazzò un colpo.
-Garuda Flame!-.
Ricordava bene quella mossa, in grado di distruggere, senza nemmeno toccarla, persino l'Armatura dell'Imperatore fiammeggiante.
Questo un tempo.
-Tutta qui la tua forza?-.
Con l'armatura assolutamente illesa, Erza caricò l'avversaria, che da stupita passò velocemente a compiaciuta.
-Daymoniki Styl: Phoenix tou Skotous!-.
Un'aura oscura circondò la spada di Ikaruga, ed Erza retrocedette impaurita; appena in tempo, perché dalla lama partì una specie di fendente nero, che spaccò l'aria in due e lasciò un solco sul terreno.
Erza ansimò, ma in cuor suo provava una gioia che non sapeva spiegarsi, come se vedere quanto fosse diventata forte la spronasse a dare più del suo massimo.
E così fece.
-Preparati, Ikaruga! Sto arrivando!-.



Ti chiedo scusa, sorella, non sono riuscita a salvarti.”.
Lisanna e Yukino erano immobili, sedute sulle ginocchia, sguardo vitreo rivolto al cielo e ogni traccia di sangue o ferita bruciata insieme al resto.
Mirajane atterrò a qualche passo da loro, avanzando verso di loro con lo stesso cammino pesante di prima.
Ti chiedo scusa, Yukino, ti ho tradita.”.
Mira tornò alla forma umana, i lunghi capelli bianchi le coprirono il viso.
Ti chiedo scusa, Flare, ti ho ingannata.”.
-Io odio voi umani, odio la vostra arroganza.-.
Ti chiedo scusa, Ginger, ti ho usata.”.
Mirajane era a un passo da loro.
-Vorrei uccidervi, lo vorrei davvero. Però questo corpo... questo corpo mi fa provare un forte desiderio...-.
Ti chiedo scusa, fratello, ti ho ferito.”.
Mirajane allungò le mani verso di loro, e Lisanna capì di non avere più tempo.
Ti chiedo scusa Cana, ti chiedo scusa Laki, ti chiedo scusa Lucy, ti chiedo scusa Natsu...”.
Il palmo bianco sfiorò la sua guancia.
Ti chiedo scusa Erza ti chiedo scusa Juvia ti chiedo scusa Freed ti chiedo scusa Levy ti chiedo scusa Evergreen ti chiedo scusa Max ti chiedo scusa Warren ti chiedo scusa Visitor ti chiedo scusa Bickslow ti chiedo scusa Gray ti chiedo scusa Master ti chiedo scusa Laxus ti chiedo scusa Wendy ti chiedo scusa Gajeel ti chiedo scusa Loki ti chiedo scusa Happy ti chiedo scusa Charle ti chiedo scusa Lily ti chiedo scusa Alzack ti chiedo scusa Visca ti chiedo scusa Macao ti chiedo scusa Wakaba ti chiedo scusa Romeo ti chiedo scusa Reedus ti chiedo scusa Jet ti chiedo scusa Droy chiedo scusa chiedo scusa chiedo scusa chiedo scusa a tutti!!!”.
Un soffice cuscino premette sul suo viso, mentre la mano delicata della sorella le circondò la schiena e la accarezzò dolcemente.
-...io voglio solo... abbracciarvi, e nient'altro...-.
Una goccia di pioggia cadde sui suoi capelli e scese sul suo viso, solcando le sue ferite incendiate, che si ribellarono, che urlarono per il dolore, perché non capivano, come mai faceva così male?
Ne scese un'altra e un'altra ancora, sempre più forti, sempre più dolorose, una pioggia incessante di sale.
No, non era pioggia.
Sorella mia, perché piangi?”.
-...vi prego... rimanete con me...-.
Affondò il viso sul suo seno, così morbido, così materno, così caldo.
Con te... Mirajane... sorella mia...”.
Ora le sue lacrime si mischiavano a quelle dell'altra, bagnando le sue ginocchia che gemevano per quell'amaro calore.
Vorrei... vorrei tanto stare con te... vorrei tanto dimenticarmi di tutto... vorrei tanto il tuo affetto... ma non posso...”.
No... perché non posso averlo... perché non posso meritarlo... perché non possiamo rimanere qui da sole... perché tutto questo...”.
Che male c'era, in fondo?
Che male c'era se voleva di nuovo sua sorella?
Come potevano biasimarla se voleva rimanere così fino alla fine?
Cosa potevano saperne gli altri?
Cosa potevano sapere di come si sentiva? Chi erano loro per giudicarla?
Chi erano per separarle ancora? Chi erano per ferirle di nuovo?
Lei voleva solo quell'abbraccio, quello chiedeva, quello e nient'altro, perché volevano toglierglielo?
Voleva abbandonarsi in quel tepore per tutto il resto della sua vita, com'era giusto che fosse.
Ma ecco che una mano strinse la sua destra, chi era? Ah, doveva essere Yukino, era di fianco a lei, Mirajane aveva accolto anche la ragazza tra le sue braccia.
Non c'era alcun problema, anche lei poteva rimanere lì con loro.
Era quello che voleva dirle, vero?
Allora perché, per quale motivo quella mano era così dura? Perché era così ostile, perché era così fredda, perché era così... triste?
Perché sei triste, Yukino? Perché non sei felice? Perché non riesci a... non riesci ad accettare... non riesci...”.
Le sue lacrime cambiarono di tono, erano molto più aspre di prima.
Perché tutto questo era così sbagliato??? Perché non poteva essere felice??? Perché, perché, per quale motivo non poteva riposarsi tra le braccia di sua sorella???
Lo so, lo so dannatamente bene, lo so che non è vero! Lo so che lei non è davvero Mira! Lo so, lo so, lo so! Ma non ce la faccio, non posso, non voglio separarmi ancora da lei!”.
Non ci riesco... non posso riuscirci... non riesco a fare la scelta giusta... ti prego... ti prego, aiutami, Yukino!”.
Improvvisamente, lo sentì, era nella tasca posteriore dei suoi jeans lacerati, una specie di bastone rigido che le graffiava la pelle.
Un momento, possibile che fosse...
Lo prese con la mano libera, non c'erano dubbi, era il coltello di Laki, quello che le aveva dato Flare.
Le venne da ridere, chissà da quanto tempo ce l'aveva addosso, chissà perché lo sentiva solo ora, chissà perché l'aveva fatto passare nell'altra mano e ora lo stringeva insieme a Yukino.
Chissà perché tenerlo era così doloroso eppure la faceva ridere, esaltazione, come altro chiamarla, “euforia”?
No, non poteva farlo, non poteva chiederle una cosa del genere, non lo accettava! Non voleva, non poteva, non l'avrebbe mai fatto!
Non ci sarebbe riuscita da sola.
E Yukino l'aveva capito.
Nessuna delle due ce l'avrebbe mai fatta da sola, nessuna delle due aveva la forza necessaria per opporsi a quella dolce tentazione.
Per questo l'avrebbero fatto insieme.
Ti chiedo scusa, sorella, non sono riuscita a salvarti.
Un colpo, allo stomaco, profondo.
Il suo braccio si irrigidì attorno alla sua schiena mentre lei dava sfogo a tutto il suo dolore per quel gesto crudele.
Crudele.
Lei e Yukino si alzarono all'unisono spingendo con loro Mira, e affondarono di più il coltello.
La sentì urlare, una pugnalata peggiore di quella che le stavano infliggendo.
Estrassero il coltello e si allontanarono, piangendo sotto i colpi devastanti delle sue grida.
-MALEDETTE!!! MALEDETTE!!! ME LA PAGHERETE CARA PER QUESTO!!!-.
Lei si tamponava la ferita con una mano, ma la sua rabbia era tale da cancellare ogni traccia di dolore dal suo viso.
-AVETE FIRMATO LA VOSTRA CONDANNA!!! POTEVAMO ESSERE FELICI INSIEME, POTEVAMO DIMENTICARCI DI TUTTO!!!-.
Lisanna si graffiò le guance, si sentiva un mostro per quello che aveva fatto, quelle parole erano peggio di tutti gli attacchi che aveva subito fin'ora.
-Scu-sa-mi! Scu-sa-mi, ti pre-go, cer-ca di per-do-nar-mi, so-rel-la mia!!!-.
-PERDONARTI??? PERDONARTI??? IO TI ODIO!!! TI ODIO!!!-.
Cadde sulle ginocchia, sentirla dire quelle parole era la tortura peggiore.
All'improvviso la sua mano si scaldò, vide che il manico del coltello si era illuminato di alcune rune rosa e trasudava magia.
-Ma che... che stai facendo???-.
Dal terreno erano emersi dei serpenti di legno, lunghi come liane e grossi come leoni, che si stavano avventando contro Mirajane e la stavano stritolando.
-Lisanna-sama! Che razza di magia è questa?-.
Laki, non c'era alcun dubbio, ma era troppo sconvolta per poterle rispondere.
-TU, PICCOLA... ARGH!!!- Mira sbracciava per distruggere i serpenti, ma più ne faceva a pezzi più ne spuntavano; ma non sarebbero durati a lungo.
-Yu...ki...no...-.
Yukino la prese sotto il fianco e la aiutò a rialzarsi, ma era inutile, lo sapeva.
-Scap...pa... io... non riesco... a...-.
-Che stai dicendo? Non ti abbandonerò qui! Non lo farò mai!-.
Non mentiva, i suoi occhi glielo urlavano, ma lei non poteva ascoltarli.
-Ti... scongiuro... fuggi... lasciami... qui... me... la... caverò...-.
-Smettila di dire così! Non me ne andrò senza di te! Che diritto avrei di chiamarmi amica se ti lasciassi qui???-.
Ecco, ora la sua vista tremolava, non riusciva più a distinguere il suo viso, e sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe visto.
-Yukino... ascoltami... io...-.
CRACK
Schegge di legno volarono dappertutto, mentre Mirajane-Satan ruggiva al cielo come una belva inferocita.

Non c'era più tempo, fuggi, Yukino, fuggi!
Invece le strinse di nuovo la mano, puntando i piedi sul terreno e gridando: -Qualunque cosa accada la affronteremo insieme!!! È così che fanno gli amici!!!-.
Quelle parole la commossero.
Oh, Yukino, perché, perché sei voluta essere amica di una come me? Ti ho solo causato guai, che diritto ho di essere tua amica?”.
Mirajane, ormai più bestia che demone, alzò un braccio creando una sfera di energia nera.
Lisanna chiuse gli occhi, pronta al peggio, sperando solo che Yukino si salvasse.
Ti prego, ti prego, almeno lei, ti scongiuro, risparmiala!”.
Poi, inaspettatamente, la sua mano si illuminò di nuovo, accumulando ancora più magia di prima, ma stavolta non teneva il coltello.
Incredula, mossa da quella fioca speranza, si rese conto che non era solo la sua mano a brillare, ma anche quella di Yukino.
Questa è... no, questo è impossibile!”.
Le due ragazze si guardarono sconcertate, ma entrambe avevano capito.
Era la loro ultima possibilità di salvare almeno una delle due, e non l'avrebbero sprecata.
Si voltarono verso Mira, tirarono indietro le braccia e caricarono la magia con tutta l'energia che avevano in corpo.
Prima che lei potesse attaccarle, forse appena un attimo prima che lanciasse la sfera, la colpirono allo stomaco, urlando il nome di quell'incantesimo che avevano miracolosamente sbloccato.
-UNISON RAID!!!-.
Lisanna poté giurare di vedere, anche se forse fu solo una labile visione, che dalle loro mani si staccò un lupo candido dotato di ali piumate, il quale si abbatté sull'incredula Mira in un'esplosione di luce bianca.
Ma fu solo per un attimo, prima che le sue palpebre si abbassassero definitivamente.



Si accorse solo allora di essersi dilungata troppo nel combattimento.
Sì, solo adesso che Ikaruga era ai suoi piedi e la minacciava con la spada, comprendeva di essersi fatta inebriare dalla battaglia e di aver lottato inutilmente per diversi minuti solo per divertirsi, quando poteva semplicemente chiudere lo scontro in una dozzina di secondi.
Si pentì per questo, e contemporaneamente rimpianse di aver già finito.
-Perché non mi finisci, Erza?-.
-Io non elimino i miei nemici, chiunque essi siano.-.
-Anche se abbiamo ammazzato tutti i tuoi uomini?- Ridacchiò l'altra.
Erza si guardò intorno, nessuno del suo plotone respirava più. Ma erano stati uccisi appena arrivati, lei stessa si era protetta all'ultimo secondo.
-Pagherai per il tuo crimine, ma non sarò io il tuo giudice. Non è così che agiamo noi umani, dovresti saperlo anche tu.-.
-Kukuku! Ricorda che ancor prima di trasformarmi in questo mostro ero un killer spietato, Erza-sama. E poi sono spiacente di informarti che, sin da allora, il fallimento non era contemplato!-.
Il suo ventre si illuminò e iniziò a gonfiarsi come un palloncino, lo stesso stava accadendo agli altri due.
-Che stai facendo???-.
Un sorriso diabolico ma soddisfatto si stampò sul suo volto morente. Conosceva bene quel sorriso, era lo stesso che aveva visto sulle labbra di Kyouka due anni prima, quello di colei che aveva già accettato propria morte.
-Addio, Erza-sama. Averti incontrata di nuovo è tutto quello che chiedevo.-.
Equipaggiò l'Armatura Adamantina appena in tempo, poi tre esplosioni la assordarono e la mandarono gambe all'aria.
Rimase a terra per qualche secondo, contorcendosi per la botta alla schiena, poi sobbalzò.
Quest'energia demoniaca... oh, no!”.
Si rialzò, dando un ultimo sguardo ai tre resti fumanti dei Cambiati, poi corse verso le auree di Lisanna e Yukino che, rapidamente, si stavano spegnendo.





Angolo dell'autore
Allora.
Allora.
Allora allora allora.
Questa cosa che mi piace Bleach mi sta sfuggendo di mano. Sì perché ho deciso di mettere una lingua diversa a ogni Cambiato; solo che mica studio lingue, e quindi vado di Traduttore Google. Perciò se qualche madrelingua/studioso/appassionato troverà (e li troverà sicuramente) degli errori... fate errata corrige e riferitemi.
E... sono in un periodo che sparo one-shot, perciò aggiorno lentamente.
Ma fatevi sentire con le recensioni! Ditemi se vi piace come sta prendendo la storia!
Ciao XD!

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Capitolo 20
*** Umano contro umano, umano contro demone, demone contro demone ***


A long time ago, we used to be friends
But I haven’t thought of you lately at all
If ever again, a greeting I send to you,
Short and sweet to the soul I intend.
We used to be friends a long time ago.
We used to be friends a long time ago.
We used to be friends a long time ago.
We used to be friends,
A, ah-ahh-ahh-ahh
A, ah-ahh-ahh-ahh
A, ah-ahh-ahh-ahh
A, ah-ahh-ahh-ahh

(We Used to Be Friends-Dandy Warhols)

Non sono ancora morta.”.
Ci sto provando, giuro che ci sto provando.”.
Le braccia fanno male.”.
Le gambe fanno male.”.
Le ali fanno male.”.
Il mio corpo fa male.”.
Muovermi fa male.”.
Respirare fa male.”.
Rimanere ferma fa male.”.
Perché non posso morire?”.
Con l'occhio destro ancora aperto, forse ormai senza più una palpebra per chiuderlo, vide una sagoma nera spostarsi di fianco a lei, la sua pelle era bruciata e il suo viso era bloccato in un'orribile smorfia di furia e dolore.
-IL BRACCIO!!! IL BRACCIO!!! MI AVETE DISTRUTTO IL BRACCIO!!!-.
-VI DISTRUGGO!!! VI DISINTEGRO!!!-.
Sì, ti prego, fai in fretta, non ce la faccio più.”.
Ti prego, uccidimi, uccidimi, non chiedo altro.”.
ZAM
-Argh!!!-.
Una spada le si era conficcata in petto, poi una voce si levò alle sue spalle, una voce familiare, chissà, forse lei l'avrebbe uccisa.
-LASCIALE STARE!!!-.
Una seconda spada fischiò in aria ma mancò la donna, perché era indietreggiata e ringhiava sommessa.
-Non ti darò un'altra possibilità!- Continuò la voce: -Arrenditi ora, oppure affrontami!-.
Arrendersi? Dopo, dopo ci sarebbe stato tempo, dopo che sarebbe morta poteva arrendersi, dopo...
L'altra gridò, poi indietreggiò ancora e un portale nero si aprì dietro di lei.
Dove porta? Forse nell'aldilà? Ti prego, ti prego, portami con te!”.
Ma non lo fece, e scomparve da sola.
No! Perché se n'era andata senza finirla? Perché era stata così crudele?
KLENG
Erza Scarlet atterrò davanti a lei con un fragore metallico.

Erza? Lei era buona, era sempre stata gentile con lei, di certo l'avrebbe accontentata, avrebbe posto fine a quel dolore!
Invece voltatasi verso di lei fece cadere le spade che teneva.
No, come farai a uccidermi senza spade? Raccoglile, raccoglile ti prego!”.
Corse da lei e le prese la testa tra le mani, urlando il suo nome.
Così mi fai male, Erza! Perché mi fai questo? Avanti, ti prego, uccidimi! Ti prego!”.
La lasciò andare e si girò da un'altra parte, chi è che stava scuotendo adesso?
Torna qui, ti prego. Torna qui, Erza. Uccidimi, ti prego. Erza, sei mia amica, fallo, ti prego.”.
Uccidimi, uccidimi, non ti chiedo altro, per favore, uccidimi.”.
Erza tornò da lei e la sollevò, appoggiandola sulla sua schiena.
No, no, che fai? Uccidimi, uccidimi Erza, non farmi soffrire più!”.
Raccolse qualcos'altro da terra, una carcassa informe, era lei che scuoteva prima?
Cosa fai? Guardami, guardami, guarda me, lascia perdere il resto! Avanti, uccidimi!”.
Uccidimi!”.
UCCIDIMI!!!”.



Un'ora prima
Juvia riaprì gli occhi, si sentiva letteralmente a pezzi.
Dov'è Juvia? Cosa le è successo?”.
Qualcosa la stava schiacciando e la costringeva alla forma liquida.
Fluì fuori da quella prigione e tornò normale; vide che era un grosso masso, piovuto da chissà dove, che l'aveva travolta.
Un momento, un masso? Da dove veniva? Ah, cos'era successo al palazzo?! Era distrutto! L'ultima cosa che Juvia ricordava era un grosso boato, e poi... e poi...
Si massaggiò la fronte, si sentì mancare ma si riprese subito.
Juvia non aveva tempo da perdere, Juvia doveva trovare gli altri! Sì, ma loro dov'erano, e dov'era Juvia?
-Ah...-.
Il suono di un sospiro gelido la fece sobbalzare.
Alzò la testa e vide, in mezzo a uno spiazzo, una figura incappucciata che avanzava trasversalmente rispetto a lei, lasciandosi dietro una scia ghiacciata che congelava la terra.
Juvia trasalì.
Ma quello è...”.
In mano stringeva, alzandola e abbassandola al ritmo dei suoi passi, la testa di un uomo.
...Nab-san! No! No! Non è possibile!”.
-Chi sei tu???- Gli gridò.
La persona misteriosa si fermò.
CRACK
La testa mozzata esplose in mille schegge di ghiaccio, e lui si volse verso di lei.
Vide due bagliori verdi brillare sotto il cappuccio, e percepì un grande pericolo.
E infatti due spine ghiacciate attraversarono il suo corpo d'acqua e si schiantarono sulla parete alle sue spalle, distruggendola definitivamente.
-Maledetto! Juvia te la farà pagare!!!-.
Il nemico abbassò il braccio con cui aveva spazzato per colpirla, e soffiò un alito ghiacciato.
-Juvia... Loxar...-.
-Come conosci il nome di Juvia? Chi sei tu?-.
Chiunque fosse si lanciò all'attacco, scivolando tra i sassi come su un terreno ghiacciato.
-Water Slicer!-.
Gli lanciò contro due lame d'acqua, ma come quelle lo toccarono, diventarono di ghiaccio e sparirono, e con il suo stesso movimento lui le spedì addosso due lance ghiacciate.
Può farlo anche Juvia!”.
Le lame la trapassarono di nuovo senza ferirla, allora lei ricoprì le mani d'acqua formando due artigli, preparandosi a colpirlo quando fosse arrivato alla sua portata.
-Water Claw!-.
Ma il nemico unì le mani e creò una spada di ghiaccio, pronunciando l'imprevedibile.
-Ice Make: Sword...-.
I due attacchi cozzarono l'uno sull'altro, e i contendenti scattarono all'indietro, squadrandosi attentamente.
Juvia era sconvolta.
Quella magia... non è possibile! No, Juvia non può crederci!!!”.
Il suo avversario sospirò di nuovo, avvicinando di nuovo le mani.
-Non farlo!!! Non puoi essere tu!!!-.
-Ice make: Lance...-.
Sulle sue mani si modellò una lancia di ghiaccio che puntò contro di lei.
Juvia era disperata, più la verità diventava palese più la rifiutava.
No!!! Dite a Juvia che non è vero!!! Ditele che è solo un brutto sogno!!!”.
Ma la lancia che la trapassò le gridò il contrario.
Mise una mano sulla ferita, stavolta in parte aveva accusato il colpo.
Però non era quello che le faceva male.
-Perché? Perché fai questo???-.
Ma lui la ignorò ancora.
-Ice Make: Snow Tiger...-.
Una tigre di ghiaccio si avventò contro di lei.
Juvia strinse i pugni.
-Juvia non lo accetta! Juvia non può accettarlo!!! SIERRA!!!-.
Il suo corpo, portato a una temperatura sovrumana, iniziò a bollire.
-WATER RUSH!-.
Si gettò sulla tigre, sciogliendola, e poi sul demone, che nemmeno tentò di schivarla.
Semplicemente gli passò attraverso, senza che si piegasse o gemesse.
Juvia si fermò, voltandosi verso di lui, mentre lentamente si raffreddava. Era pericoloso rimanere a lungo in quello stato.
Eppure lui non la guardava neanche, teneva il volto visso davanti a sé dandole le spalle.
CRACK
Il suo mantello si riempì di crepe e iniziò a fumare.
Cosa? Si sta sgretolando? Ma il mio Sierra non è in grado di...”.
-È il ghiaccio.-.
La sua voce serpentina, dal tono mostruosamente freddo, la fece impallidire.
-Ah.. La reazione del ghiaccio con l'acqua bollente ne scinde la superficie e lo fa sublimare in nebbia.-.
Era ancora girato e parlava con molta tranquillità e scioltezza, come un maestro ai suoi alunni, il suo mantello però stava sparendo rapidamente, mostrando un paio di pantaloni larghi di un azzurro chiarissimo e una schiena possente coperta da una folta chioma di capelli arruffati, ma anche quelli stavano evaporando, circondandolo di una nebbia che lo rendeva quasi evanescente, come uno spettro dall'alito vacuo.
-La mia pelle è coperta di ghiaccio, e così il tessuto di cui mi vesto. Perciò non sorprenderti per quello che mi sta succedendo, Juvia.-.
Il modo in cui disse il suo nome lo fece rabbrividire, era come se stesse nominando un qualche composto chimico, un soggetto di studio, una cosa per cui provare un interesse distaccato.
Non era possibile che fosse lui a chiamarla così, non poteva credere al ragazzo che le era davanti.
-Perché.... perché tutto questo?-.
Il Cambiato la guardò di profilo, il viso nascosto dal vapore se non per la pupilla smeraldina con cui le trapassava il cuore.
-Juvia...-.
-Lyon-sama???-.



BANGBANGBANGBANGBANGBANGBANGBANG
Kina!!!”.
Kinana rotolò a terra e ricaricò le pistole.
-Manchi di convinzione, Kinana.-.
Delle rune si illuminarono attorno a lei, facendola saltare in aria.
-Urr!-.
Si rimise in piedi e ricominciò a sparare, ma il ragazzo schivava con facilità tutti i proiettili.
-Ti sbagli!!! Io so cosa sto facendo!!!-.
-Non è quello che ti sto dicendo.- Ribatté lui, estraendo la spada.
-Sai bene ciò che stai facendo.-.
SWISH
Se lo ritrovò davanti, lanciato verso di lei, con la sua lama che le stava per trapassare l'occhio.
Cosa???”.
-È solo che non ti piace.-.
SBAM
-Invero il Vostro cavaliere è qui, Lady Kinana!!!-.
Freed barcollò di lato, e Kinana si ritrasse, poi sogghignò.

-Sei forte, forse anche più di me-kina.-.
Dan alzò la lancia, preparandosi a colpire.
-Ma da solo non ci sconfiggerai mai!-.
Il damerino digrignò i denti, comprendendo il suo svantaggio. Questo per circa due secondi, poi si calmò e si rimise dritto.
-Ah, vi chiedo perdono se mi sono espresso male. Quando mai ho detto di essere solo?-.
-Quando? Quando?-.
Kina alzò la testa di scatto, quelle voci erano di...
-Shià, huando?-.
Cosa?”.
Bickslow fluttuava sopra di lei a testa ingiù.
-Bleah!- Tirò fuori la lingua, spostandosi più in alto.
Tsch! Certo, loro due sono sempre insieme-kina!”.
Si guardò intorno, cercando i cinque pupazzi che di solito lo circondavano.
Non ci sono, eppure ho sentito le loro voci!”.
Poi li vide, in alto.
Ma non erano le solite marionette di legno.
Granate???”.
I tappi saltarono e le cinque bombe iniziarono a cadere su di loro.
-Ordunque, me ne occuperò io!-.
Dan usò il raggio della sua lancia per rimpicciolirle prima che toccassero terra, e detonarono come dei petardi.
-No!!! I miei cuccioli!!!- Si disperò Bickslow, mettendosi le mani in testa.
Che melodrammatico, sapeva meglio di lei che poteva controllare le loro anime e spostarle in altri oggetti!
-Tu!- Indicò Dan:-Me la pagherai!-.
Lei fece spallucce.
-Uhm! Ma sì, pensaci pure tu!-.
-Sì, mia signora!-.
Il cavaliere tentò di saltargli addosso, ma lui si spostò all'indietro e Dan atterrò senza averlo nemmeno sfiorato.
-Perdinci!- Balzò di nuovo, e Bickslow si scansò di nuovo; così, a furia di saltare e volare, i due si allontanarono, lasciando Kinana e Freed da soli.
-Kina! Molto bene, dovrò solo occuparmi di te!-.
Si voltò verso di Freed; il ragazzo era seduto a gambe incrociate, con le palpebre abbassate e il braccio proteso a scrivere rune in aria.
-Non riesco proprio a capire perché vuoi combattere contro di me, Kinana.-.
-Io??? Sei tu il primo che ci ha attaccati!!!-.
-I tuoi ricordi ti tradiscono. Io vi ho fermati e tu ti sei messa a spararmi addosso come una pazza.-.
-Oh? Come, così?- Alzò la pistola e fece fuoco.
PEW
Il proiettile svanì nell'aria prima di raggiungere il mago.
-Proprio non capisco. Un tempo eravamo compagni, non dovremmo lottare tra di noi.-.
-Eh? Compagni? E poi cosa, “amici”? Ahahahahah! Ma non scherziamo! Non ci parlavamo nemmeno, e poi proprio tu parli di questo, che hai quasi distrutto la gilda???-.
-Sei iniqua. Considera che anche tu, quando facevi parte di Oracion Seis...-.
Kinana trasalì.
-Tu! Cosa sai del mio passato?-.
Freed aggrottò la fronte.
-Uh, chi può dirlo. Perché dovrei condividere un'informazione con te, mia cara traditrice?-.
Kinana strinse i pugni, fissandolo con un occhio di fuoco.
-Che diritto hai di tenermi nascosto il mio passato-kina???-.
-E tu che diritto hai di chiedermelo, kina?-.
In preda alla rabbia, gli scaricò addosso la pistola, fallendo di nuovo.
-Merda!!! Damerino del cazzo!!! Non ho mai pensato a te né come amico né come uomo, ma da ora ti considererò come un nemico da uccidere!!!-.
Freed smise di tracciare le rune e sospirò.
-Questo mi ferisce molto. E io che non ho mai smesso di pensare a voi tutti.-.
Riaprì l'occhio, tinto del nero della notte.
-Peccato, dovrò proprio rivedere le mie priorità.-.
Kinana gettò l'arma ed estrasse la spada.
-Ora ti uccido, stronzo-kina!!!-.



-Miao!-.
Millianna scattò sulle quattro zampe, atterrando addosso al soldato, poi con un miagolio e un morso gli strappò via la spalla.
Il tipo urlò, e lei si rimise sulle due zampe, pulendosi il sangue dalla bocca.
Alzò il piede per schiacciargli la testa, ma PUM! Una palla di fuoco la colpì al fianco e la fece volare via; la gatta fece un paio di giravolte e atterrò sugli artigli, squadrando con viso vispo la persona che l'aveva colpita.
-Oh? Ma sei tu, senpai! Ti trovo bene per essere morta!-.
La senpai, nascosta nell'ombra di un corridoio crollato, sputò a terra.
-Pfui! Ma proprio tu dovevi capitarmi-dechi? E cos'è questa storia che sono morta?-.
Millianna sbatté le palpebre un paio di volte, continuando a sorridere.
-Ma senpai, proprio tu me l'hai insegnato! Chi fallisce viene ucciso, e tu hai fallito un saaaaaaaacco di volte!-.
-Guarda che quella regola valeva solo per te, e solo io potevo applicartela-dechi!-.
La coda della gatta scodinzolò e lei si mise a graffiare la parete alla sua destra per affilare le unghie.
SCRAW SCREW SCRAW SCREW
-Però, senpai, voglio mostrarti che ho fatto tesoro dei tuoi insegnamenti, nya!-.
SCRAW SCREW SCRAW SCREW
-Perciò permettermi di ammazzarti-nyah!!!-.
PUM
Con un pugno, la senpai distrusse la parete
-Tsch! Lo sai, io non ti ho mai sopportata, e non vedo perché dovrei cominciare ora!-.
Le labbra di Millianna si alzarono in un sorriso maligno che tradì la sua finta spensieratezza, così come i suoi occhi felini che guizzarono da un punto all'altro del corpo di Ginger per cercare un punto debole.
E ne trovò molti.
-Sei completamente scoperta, senpai-nya.-.
-Ma dai? Parla quella in calze e reggiseno! Cosa dovresti essere, una neko-mistress???- Gridò l'altra battendo i pugni, e il suo corpo prese fuoco.
Millianna si leccò le labbra: -Ti farò a fette, senpai!-.



Juvia si schiantò a terra, urlando per il dolore.
Il braccio! Juvia non ha più il braccio!!!”.
Il suo braccio sinistro, infatti, ce l'aveva ancora in mano Lyon, che la sovrastava.
Lyon, quel ragazzo era Lyon, il suo viso, il suo corpo muscoloso, i suoi occhi appuntiti, tutto erano di Lyon.
Tutto meno la sua anima.
Juvia tentò di rialzarsi, ma lui la bloccò.
-Non lo fare, non ne vale la pena... farò in modo che tu non soffra...-.
-Ma che stai dicendo, Lyon-sama??? Perché fai questo a Juvia??? Non ti ricordi di lei???-.
Lui non la ascoltava, e le puntava contro l'indice, che si illuminò d'azzurro.
No! Perché faceva così? Com'era potuta accadere una cosa del genere? Perché, perché, perché era diventato un demone???
-Cosa ti è successo, Lyon-sama?- Singhiozzò: -Non ricordi che Juvia è tua amica? Lyon-sa
Il raggio le passò in mezzo agli occhi, e lei smise di muoversi.
Lyon la guardò distrattamente per qualche secondo, poi alzò i tacchi.
-Juvia Loxar... eliminata...-.

Eliminata?
Le dita di Juvia si chiusero sulla terra, mentre la ferita sulla sua fronte si richiudeva con uno schizzo d'acqua.
Eliminata?
Aveva davvero...
Aveva davvero...
Provato a uccidere Juvia!!!
SPLASH
Il braccio in mano a Lyon esplose in una pozzanghera d'acqua e si ricongiunse alla spalla a cui apparteneva.
-Ah...-.
Il Cambiato si voltò proprio mentre lei si rimetteva in piedi.
-Tu hai provato a uccidere Juvia... tu sei un nemico...-.
La sua voce uscì roca mentre avvertiva l'interno del suo corpo cambiare, mescolarsi, indurirsi in una lastra di ghiaccio.
Se avesse potuto guardarsi allo specchio, avrebbe visto i suoi capelli e i suoi occhi diventare di ghiaccio; ma la trasformazione maggiore era dentro di lei.
Ghiaccio...
Lo sentiva scorrere nelle sue vene e infiammarle i muscoli, lo sentiva ridarle forza e riempirla di rabbia, cieca rabbia, come mai ne aveva provata prima.
Lyon inclinò la testa di lato.
-Hai assorbito il mio ghiaccio... non è possibile...-.
Faticando a contenersi, Juvia gli rispose: -Il ghiaccio... non è che acqua solida... e Juvia controlla l'acqua... quindi controlla anche il ghiaccio! WATER CYCLONE!!!-.
Unì le mani e sparò un getto d'acqua ghiacciata, Lyon lo dissipò con un gesto della mano.
-Interessante... allora io posso dire che l'acqua è ghiaccio liquido... e quindi che io controllo l'acqua...-.
-Però non assorbirai Juvia!!! Water Jigsaw!!!-.
Si lanciò contro di lui roteando su sé stessa fino a diventare un vortice, ma ancora una volta Lyon non ne fu intimorito.
-Occhio...-.
Quando lo attraversò sentì due punte gelide sfiorarle il viso, poi quando si fermò si accorse di non avere più l'occhio sinistro.
Cosa???”.
Si voltò e vide che Lyon giocherellava con una mano con il suo bulbo ghiacciato, fino a sbriciolarlo in tante piccole schegge.
Ma lei non sentiva dolore, solo freddo.
-Maledetto! Jigsaw!-.
Stesso attacco di prima, stessa reazione, stesso esito, stavolta l'altro occhio.
Ora non ci vedeva più, tuttavia le bastò concentrarsi per ricreare con l'acqua un nuovo paio di bulbi.
-Questo genere di attacchi sono inutili con Juvia!-.
Lyon lanciò l'occhio strappato in aria, riprendendolo in mano e ripetendo il gesto un paio di volte.
-Nemmeno se... ti strappassi il cuore?-.
A quelle parole Juvia portò istintivamente le mani sul petto, Lyon ne approfittò e le scagliò contro il bulbo che le trapassò i palmi e poi il seno.
-Argh!-.
Acqua, ghiaccio e sangue uscirono dalla sua bocca, e si trovò in ginocchio, senza più difese.
-Ice Make: Eagle...-.
Delle lame, anzi, delle vere e proprie aquile di ghiaccio saettarono verso di lei.
No! Juvia non sarà ferita dall'acqua! Juvia è acqua!!!”.
Non seppe come ma riuscì a sciogliere le aquile e ad assorbirle nel suo corpo. Sentì più freddo, e il terreno sotto i suoi piedi iniziò a ghiacciarsi.
Gelava dalla furia.
-Lyon-sama!- Lo chiamò: -Juvia non capisce, Juvia non potrà mai capire perché sei diventato così, ma sappi che anche se un tempo eri suo amico lei non si tratterrà! Perché ora sei un nemico dei suoi amici!!!-.
-Anf... la cosa non... mi interessa affatto... perché sia tu che i tuoi amici... morirete a breve...-.
-Questo Juvia non lo permetterà!!!-.
-Non te lo chiesto...-.
-Stai zitto!!! Whirlpool!!!-.
Furiosa scagliò una lancia d'acqua che si sarebbe dovuta trasformare in mulinello davanti a Lyon, per prenderlo di sorpresa. Ma lui sembrò scomporsi in tanti fiocchi di neve e sparire.
Come? Dove...”.
-Juvia... eppure dovresti saperlo...-.
La sua voce sibilava nell'aria attorno a lei, eppure non riusciva a vederlo, né a percepirlo.
-Se l'acqua è ghiaccio liquido... il vapore è ghiaccio aereo... e io posso diventare ghiaccio... come acqua... come anche gas...-.
Gas? Era diventato di gas? Ma allora come faceva a colpirlo???
TAP
Un tocco gelido sulla sua schiena, poi la sua voce.

-Ice Make: Phanter...-.
...
Non capì bene cos'era successo.
Vide solo una pantera di ghiaccio spuntare dal suo corpo e fermarsi davanti a lei.
Poi venne il dolore.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Il suo grido rimbombò tra gli edifici distrutti come il ruggito di una tigre, ma il cacciatore alle sue spalle non ne fu né spaventato né eccitato; rimase calmo, col dito sul grilletto.
La pantera si disgregò e Juvia, esanime, cadde in avanti; ma Lyon la afferrò per i capelli e la tenne in piedi, nonostante le sue ginocchia fossero ormai collassate.
Una lama gelata le graffiò il fianco del collo, per poi allontanarsi di lato, pronta a decapitarla.
-Lyon-sa-ugh-bluagh!- Rigurgitò altra acqua e altro sangue, alzando le pupille morte al cielo.
-Arrenditi, e sarò rapido.-.
Arrendermi... non posso farlo... ho promesso ai miei amici... ho promesso a Gray-sama...”.
I suoi pensieri andarono di nuovo a Gray, al dannato giorno in cui se n'era andato.
/-Gray-sama!!! Gray-sama!!!-.
Juvia si appoggiò all'uscio del cancello, esausta per la corsa.
Gray era lì, di spalle, che si allontanava da lei senza dirle niente.
-Gray-sama!!! Dove stai andando???-.
Lui non rispose, non rallentò, non diede segno di averla sentita.
Eppure lo sapeva, lei lo sapeva che la stava ascoltando, allora perché la ignorava?
-Gray-sama! Aspetta! Ti prego!-.
Mosse un piede per raggiungerlo, ma si accorse del ghiaccio che lo bloccava.
-No... no! Torna indietro, Gray-sama!!!-.
Lui era sempre più distante, presto sarebbe sparito dalla sua visuale, allora le gambe cedettero e si mise in ginocchio.
-Gray-sama... io ti prometto... ti prometto che Juvia diventerà più forte! Quando tornerai Juvia sarà abbastanza forte da starti accanto!!!-./
Juvia ha promesso che... Juvia ha promesso che...”.
-JUVIA HA PROMESSO CHE NON AVREBBE PIANTO PIÙ!!!-.

-Stai piangendo.-.
ZAK



Le corde schioccarono ai suoi piedi, fendendo la roccia.
-Miao! Le hai schivate di nuovo!-.
-Tsch! Colpetti del genere non mi farebbero male nemmeno se mi prendessero!-.
Corse attorno alla rompiballe, incendiando i pugni.
-Nyah! Allora perché le hai schivate tutte?-.
-Non è ovvio-dechi?-.
Spiccò un balzo, intrecciando le dita in un unica, grande farf... no, cioè, ci assomigliava per la forma.
-Perché soffro terribilmente il solletico!-.
La colpì alla nuca, lei cacciò un miagolio e si spiaccicò a terra.
-Dechi!- Ginger sbuffò, allontanandosi a grandi passi.
-Uffa! Io speravo di divertirmi un po'-dechi!-.
-Neko!!!-.
Ginger si scansò di lato e Millianna si schiantò dov'era prima.
-Sarò felice di accontentarti, senpai!-.
Ginger girò gli occhi, ma non si arrendeva mai? Considerando che la sua nuca spruzzava sangue come una ragazza col ciclo... Eppure lei sorrideva come una tonta.
-Ora farò sul serio-nya!-.
Allungò gli artigli e iniziò a ruotare le braccia attorno alle spalle, fino a farle diventare due trottole appuntite.
Ginger abbassò le spalle, sconsolata.
-Quante volte hai provato a colpirmi con quella tecnica-dechi?-.
-Uh?-.
Qualcosa le aveva graffiato la guancia.
Merda!”.
Si tuffò indietro, rimanendo colle gambe piene di tagli.
-Ma che... dannazione!-.
Riuscì a rialzarsi congelando le ferite, ma dovette indietreggiare ancora per non farsi prendere.
-Sei sorpresa, senpai? Ho imparato a usare lo spostamento d'aria per aumentare il raggio d'azione-nya! Sei fiera di me?-.
Fiera” non era la parola giusta, più che altro nera di rabbia.
Millianna avanzò di un passo e l'aria tornò a graffiarla, costringendola ad alzare le braccia per difendersi.
Solo che stavolta sentì qualcosa di strano.
Un momento, queste sono...”.
Spazzò un braccio e l'afferrò, e una delle trottole smise di girare.
-Aria-dechi? Mi prendi per il culo? Tu stai usando delle corde sulle punte delle dita, vero?-.
Millianna abbassò anche l'altro braccio.
-Miao! Sei proprio intelligente! Certo che quelle corde sono in grado di spaccare il metallo, mi sorprende che tu riesca a prenderne una in mano!-.
Heh, in effetti stava sanguinando, ma pazienza.
-Non c'è niente che non possa prendere, e non c'è niente che non possa bruciare o congelare! Io sono il demone del ghiaccio e del fuoco!!! Ehi, non osare farmi l'eco!!!-.
Detto questo incendiò il filo, risalendo fino alla sua mano che si incendiò.
Millianna se la guardò entusiasta.
-Ehi, che figo, le dita mi bruciano! Cioè, ahi, che male, le mie dita bruciano-nya!!!-.
Rialzò il viso solo per trovarsi un calcio congelato sopra di lei.
-GELA ALL'INFERNO!!!-.
Notò solo all'ultimo il sogghigno stampato sul suo volto, e l'altra mano allungarsi verso il suo ventre.
Dechi!
Non riuscirò a schivarla in tempo!
Mi prenderà!
Oppure io prenderò lei!
Chi ucciderà chi?
Oh, che eccitazione!!!
Che eccitazione-dechi!!!
Ma all'ultimo la gatta sparì, lasciando il posto al paesaggio distrutto alle sue spalle.
No, anche quello era cambiato, quindi la colpa poteva essere solo sua.
E infatti lei era al suo fianco.
-Sensei, bastarda! Perché ti sei messa in mezzo-dechi? La posso sconfiggere da sola-dechi!!!-.
-Scu-scusa.- Fece Minerva: -Mi pareva che fossi in pericolo.-.
-Grrrrrrrrrr...-.
-Nyah!- Miagolò Millianna, che ora era a una decina di metri da lei.
-Come hai fatto a finire laggiù?-.
Con la magia scema del teletrasporto, ecco come!”.
Con un pugno spedì Minerva lontano.
-Non importa, ti assicuro che non saremo più interrotte-dechi!-.
Millianna scrocchiò le dita.
-Non spero altro, nyah!-.
CRACK
La sua testa si piegò di lato sotto il peso della scarpata, poi volò via e finì addosso a un cumulo di macerie.
Ginger rimase esterrefatta, non l'aveva neanche visto arrivare.
-Keheheheh!-.
Il ragazzo biondo appena comparso scoppiò in una risata isterica.
-Hai fatto il tuo tempo, micetta! Ora tocca a me divertirmi!-.
Teneva le ginocchia aperte e le braccia alzate, come se fosse ubriaco, e anche i suoi occhi non sembravano tanto sobri, dato che erano delle spirali rosse, oppure dei cerchi concentrici, non capiva.
-Eh? E tu chi saresti?-.
-Keheheheh! Io sono Zancrow, ex-membro dei Sette Fratelli del Purgatorio!-.
Ginger alzò un sopracciglio.
-Non mi dice niente-dechi.-.
Zancrow rimase con un palmo di naso.
-Come? Vuol dire che non hai mai sentito parlare di Grimoire Heart???-.
Ginger si scaccolò.
-Che è, un cornetto?-.
L'aria intorno al biondo iniziò a tremare. Un momento, era calore?
-Vuol dire che non sai chi sono? Io sono Zancrow, il God Slayer del fuoco!!!-.
Ginger si bloccò e abbassò il viso a terra, fulminandosi i piedi da sola.
-Ehi-ehi, fammi capire bene-dechi...-.
-Prima un tipo del ghiaccio...-.
-Poi una ragazza-gatto...-.
-E ora un bastardo del fuoco...-.
Un tornado di fiamme la circondò, dando sfogo alla sua ira.
-COS'È, CERCATE DI SOSTITUIRE IL MIO PERSONAGGIO-DECHI???-.
E Zancrow, invece di tremare, se la rideva di gusto.
-Keheheheh! Meraviglioso! Sembrano delle fiamme davvero ottime!!!-.
-Oh, ti piaceranno!!! Ma mai quanto piaceranno a me!!!-.
E si gettò all'attacco, mentre il suo corpo era diventato tutto un fuoco.



Il corpo decapitato di Juvia crollò al suolo.
La sua testa penzolava inerme tra le mani di Lyon, che ne stringeva i capelli.
La girò in modo di guardarla negli occhi.
Teneva le palpebre socchiuse e la bocca appena aperta, probabilmente colta nel momento in cui il dolore stava lasciando posto alla paura.
Stava per lasciarla cadere a terra, quando dalle sue labbra uscì un fievole fiato.
Viva? Non posso crederci...”.
Eppure ben presto l'alito si trasformò in un soffio vero e proprio.
Non capisco come sia possibile... chiunque non sopravvive con la testa mozzata... forse è immortale?”.
E poi l'inspiegabile: la testa stessa sparì nell'aria con un ultimo, grande soffio.
Non sarà che...”.
Guardò a terra, anche il corpo si stava dissolvendo.
-Ah...-.
Davanti a lui si formò una nube di vapore bianca, che iniziò a vorticare.
-Se Lyon può trasformarsi in gas, allora può farlo anche Juvia!-.
La voce della ragazza era inconfondibile, dunque si era salvata in quel modo.
Poco male.
Alzò un braccio e iniziò a soffiare una brezza gelata.
-Forse sei in grado di diventare di gas, ma in quella forma è difficile non disperdersi...-.
E difatti la nube cominciò a dissiparsi.
-Cosa? Eh? Aiuto! Aiutate Juvia!-.
Sfortunatamente ebbe la prontezza di condensarsi in acqua e di cadere sul terreno, per poi ricomporsi in forma solida.
-Anf, anf, anf...- La ragazza era in ginocchio e ansimava, ma era ancora viva.
-Sei ripetitiva... se morissi adesso ti risparmieresti molta sofferenza...-.
-No... no, Juvia non può arrendersi!-.
La ragazza si rimise in piedi, eppure quelle rapidi trasformazioni e quelle esperienze di premorte ripetute avrebbero fatto crollare la psiche di chiunque. Quella ragazza... cosa la spingeva a rialzarsi ancora?
-Juvia non può... Juvia non può tradire i suoi amici!-.
Strano, strano davvero, i suoi occhi erano gelidi per il ghiaccio assorbito, e allora cos'era quel fuoco che ardeva nelle sue increspature azzurre?
Nulla di importante, solo un flebile bagliore che doveva essere spento.
-Ed è per questo motivo che Juvia riuscirà a salvare anche te, Lyon-sama! È una promessa!!!-.
Lyon ascoltò attentamente quelle parole, che risuonarono vuote nelle sue orecchie.
-Invece è per questo che tu non riuscirai mai a sconfiggermi...-.
Juvia sussultò.
-Che cosa intendi?-.
Lyon sospirò.
-Vedi, se si trattasse di forza fisica, o di potenza magica, forse avresti l'1% di possibilità di battermi... ma il tuo problema è che non vuoi uccidermi... sei debole, ti fai controllare dalle emozioni, e perdi lucidità...-.
-No! Ti sbagli, L-
-Sei tu che ti sbagli... anzi, l'umanità intera sbaglia... le emozioni, a cui date tanto peso, a cui i tuoi stupidi compagni si affidano ciecamente, vi condurranno al disastro... sono motivazioni tanto fragili e volubili che basta poco per modificarle e per stravolgerle, e quindi per abbattervi...-.
-Prendiamo te: se ora ti ritieni forte, è solo perché segui un'emozione che ti fa ritenere tale, è la stessa cosa... ma se la tua emozione cambiasse, e diventasse disperazione, la tua forza mancherebbe, e perderesti, anzi, ti arrenderesti di tua spontanea volontà... anche la pietà che provi nei miei confronti è quanto di più simile alla disperazione che il tuo coraggio può farti provare... disperi di vedermi così, e quindi mi compatisci... e non sei pronta a eliminarmi, perché le tue sciocche emozioni te lo impediscono... ma tu pensi che ti diano forza, e qui sbagli...-.
-Ora capisci la tua contraddizione, Juvia Loxar? Per sconfiggerti basta farti disperare, ovvero farmi compatire, ovvero farti rialzare ancora, finché non crollerai da sola... è per questo che ti ho detto di arrenderti subito, perché quando capirai il tuo errore, cadrai nella vera disperazione... e, inesorabilmente, ti autodistruggerai...-.
Juvia scosse la testa, ma le lacrime ai suoi occhi erano la prova inconfutabile che implicitamente gli dava ragione.
Lyon chiuse gli occhi, pronto a darle il corpo di grazia verbale.
-Io non seguo le emozioni, io seguo solo gli ordini... la fedeltà ai superiori, e la stretta attinenza alla missione, garantisce la mia totale vittoria... su di te, sui tuoi sciocchi amici e sulle tue emozioni...-.
PAF
Riaprì gli occhi di scatto, e si trovò sbilanciato di lato, con un insolito calore alla guancia.
Riuscì a ritrovare l'equilibrio, e vide che Juvia era davanti a lui, con il braccio proteso verso la direzione su cui stava cadendo.
Gli aveva dato... uno schiaffo?
Il colbacco le copriva gli occhi, il suo viso era serrato in una smorfia di disgusto.
-Non accetto che tu dica questo. Tu puoi criticare Juvia. Tu puoi prendere in giro i suoi sentimenti. Tu puoi dire che lei è debole, e superficiale, e volubile.-.
Lyon sussultò nel vedere lo sguardo con cui lo minacciava.
Era lo stesso della ragazza-lupo della foresta... era lo stesso che l'aveva fatto tremare... e che lo faceva tremare anche adesso.
-Ma non accetto che tu insulti i suoi compagni!!! Perciò ritira, ritira subito quello che hai detto su di loro!!!-.
Per un secondo, Lyon non seppe cosa dire.
Poi scoppiò a ridere.
-Ahahah! Ahahahahah!-.
Si mise una mano sullo stomaco, le ferite iniziavano a farsi sentire, ma le palpitazioni del suo petto erano troppe per farle smettere.
-Ahahahahahahah!!! Non ci posso-non ci posso credere!!! Ma non capisci, Juvia, non capisci???-.
Sgranò gli occhi, sentendosi il corpo infervorare di una fiamma ostile, pericolosa, dannosa, ma che non voleva affatto spegnere.
-È questa, è proprio questa la prova! Mossa dalla tua putrida compassione, mi hai dato un semplice schiaffo quando potevi uccidermi!!! E anch'io, che mi sono fatto prendere dall'arroganza, ho abbassato la guardia tanto da farmi attaccare così stupidamente! E ora, ora che sto ridendo, sono così distratto da non riuscire a muovermi come vorrei! Le emozioni, le emozioni sono il nostro cancro, le emozioni sono la nostra rovina!!!-.
Juvia resistette al suo sguardo folle con uno più deciso che mai.
-Tu ti sbagli! Tu dici che siamo stupidi perché le nostre emozioni possono tradirci da un momento all'altro! E forse hai ragione, forse siamo stupidi, forse siamo deboli, ma è così che siamo noi umani, e non lo cambierei per nulla la mondo! Siamo deboli, deboli per natura, impotenti rispetto ai mostri come voi, eppure sopravviviamo, e vinciamo, e a volte ci sacrifichiamo pur di vincere! E sono i nostri sentimenti a muoverci, sono loro la nostra forza inesauribile, senza di essi saremmo solo macchine, incapaci di ragionare, in balia dei più forti, come sei tu ora! E quello non vuol dire vivere, vuol dire semplicemente esistere, vuol dire essere tristi, vuoti e deboli! Quella è la vera debolezza! Non è la compassione, non è la sconfitta in battaglia, e non è nemmeno la morte, ma è la fuga dai propri sentimenti!!!-.
Si mise una mano sul petto, infiammandosi sempre di più e versando lacrime di ghiaccio, scatenando onde di brividi caldi sulla schiena del ragazzo, lo stesso incendio che si stava propagando col gas che gli usciva dalla bocca.
-E forse i sentimenti sono incostanti, forse ci portano alla sconfitta, forse mi porteranno a morire! Ma sta a noi fare in modo che non sia così! Sta a noi non farci vincere dalla disperazione! Sta a noi decidere come vivere!!! È la nostra vera forza, la libertà di non seguire gli ordini degli altri, la libertà di provare sentimenti, e la libertà di esserne padroni!!!-.
-E sappi che io non voglio ucciderti, ma non perché provo compassione! Tu non mi susciti pietà, no, mi susciti disgusto, collera e tristezza! Però se questa rabbia che provo mi guidasse, allora avresti ragione tu, sarebbe meglio non provare niente, e rifugiarsi nei tuoi freddi ordini! Ma quello che provo per te non è solo rabbia, e non è solo compassione! È amicizia! È affetto! Ed è...-.
Deglutì, prendendosi un secondo per dire quell'ultima parola:- Ed è amore!-.
-Io ti amo, Lyon-sama!!!-.
...
Silenzio.
Lui non rideva più.
Io ti amo, Lyon-sama!”.
Perché...”.
Perché quella frase mi risuona in testa?”.
Perché di tutto il suo futile discorso, proprio questa frase?”.
Ah, ecco perché.
Perché l'amore era la malattia più infida.
-Irrilevante...-.
Alzò la mano e le fendette il ventre.



Si guardò intorno, la cella era come l'aveva lasciata nove mesi prima.
Piccola, buia e sporca, com'era la sua occupante, avvolta in un nero mantello da cui trasparivano ciocche bionde, per il resto nuda e tremante.
Non sapeva che ci faceva lì, non sapeva perché aveva smesso di guardare Sayla e Mirajane venire pestate per andare a trovare quella persona.
Lei era raggomitolata ai suoi piedi, e a parte le labbra che fremevano, non si muoveva, forse nemmeno si era accorta di lui.
Meglio così, si girò e si avviò verso la porta.
-Na...tsu...-.
Sentirla pronunciare il suo nome con quel soffio leggero fu come se la stanza intera stesse collassando su di lui.
Si fermò, ma non si voltò.
-Sei tu, Natsu?-.
Non le rispose.
Gli era bastato sentirla parlare per capire che in tutto quell'anno non era cambiata affatto.
Ancora era aggrappata al lui di un tempo.
Lei sorrise, lo capì dal fatto che ora la sua voce era più rapida e acuta.
-È bello rivederti, Natsu.-.
Rivederlo? Buffa scelta di parole, bastava uno sguardo per capire che non apriva più gli occhi da mesi.
-Come... stai, Natsu? Mangi abbastanza? Sei diventato... più alto?-.
Lui rimase zitto, e lei rise.
-Sembro tua madre, scusami. È solo che... sono felice che tu sia qui...-.
Ora stava lacrimando.
E.N.D. sbuffò, proprio non era cambiata di una virgola.
-Non riuscirò mai a capirti, Lucy Heartphilia.-.
Lucy sorrise di nuovo, doveva piacerle quando la chiamava per nome.
-Noi ci siamo sempre capiti, Natsu, non ricordi?-.
Fece per ammonirla di non chiamarlo per nome, ma poi lasciò perdere, con lei era inutile.
Doveva aver perso parte delle sue capacità mentali quando l'aveva “uccisa”.
-Hey, perché non porti qui anche Happy e gli altri la prossima volta? Vedrai, ci divertiremo, noi ci... ci...-.
Scoppiò a piangere, e gli fece male, profondamente.
Più che altro per il fastidio che gli dava quel suono.
Si voltò e la prese per il collo, sollevandola da terra.
-Ohi, piantala, mi fischiano le orecchie.-.
Lei si zittì e lo “guardò” a bocca aperta senza capire.
-Tsch!-.
La mollò e lei ricadde seduta.
Alzò un piede per darle un calcio ma, come temeva, non ci riuscì.
-Merda. Non riesco ancora a colpirti. Speravo di riuscirci ora che sono cambiato, invece...-.
-Cambiato? No, che dici? Sei come ti ricordavo. I tuoi capelli rosa, come posso dimenticarli?-.
I capelli? Ridicolo, erano la cosa che era cambiata di più, essendo diventati rosso fuoco!
Ah, ma che ci stava a fare lì???
-Ancora non capisco perché finsi di ucciderti quella volta. Natsu non sapeva di poterti teletrasportare, e E.N.D. non ne aveva alcun motivo; è come se il questo corpo si fosse mosso da solo. E tutt'ora...-.
Mise una mano sotto il suo mento, ma invece di strangolarla la accarezzò dolcemente.
-...non posso ferirti, anche se ci provo. Tu sei il mio punto debole, quello che mi lega ancora alla mia umanità. E alla mia debolezza.-.
Lucy scosse la testa, stava piangendo di nuovo.
-Non è debolezza... è forza... è la nostra forza... è il legame che ci unisce, Natsu... è il legame della nostra gilda...-.
Il Cremisi, che più lei parlava più si sentiva infuriato, a quella parola scoppiò.
-Basta con queste sciocchezze! Non esiste più nessuna gilda! In questo preciso momento io sto recidendo tutti i membri di Fairy Tail, tutti, dal primo all'ultimo!!!-.
Ok, non proprio tutti, la ragazza dai capelli bianchi (Elisarianna, o una cosa simile) e il fesso di ferro voleva trasformarli in demoni per farli ammazzare a vicenda, ma comunque la sostanza era quella.
Lucy rimase senza parole, boccheggiando incredula, ed era così voleva vederla, a pezzi e disperata!
-No, non posso crederci... Natsu, non faresti mai una cosa s-
Stavolta riuscì a strozzarla, seppur per qualche secondo; dopodiché la sua mano si aprì in uno spasmo e lui indietreggiò sconvolto.
Ma si riprese subito.
-Invece lo sto facendo, e proprio adesso mi sto godendo lo spettacolo! Stanno tutti dando di matto, sai? Si stanno uccidendo tra loro!!!-.
Lucy strisciò come un verme fino a lui, implorandolo: -No! Ferma tutto questo! Fermati finché sei in tempo!!!-.
-Fermarmi? Ahahahahah! Questo è solo l'inizio!!!-.
-Non è vero! I tuoi compagni! I tuoi amici! Loro sono la nostra gilda! Fairy Tail!-.
-Io appartengo a Tartaros, anzi, agli Etherias! Non appartengo più agli umani, e non appartengo più a te! Anzi, anche se ora non ci riesco, presto riuscirò a distruggerti, e quel giorno ogni mia debolezza svanirà con te!!!-.
-Non farlo! Non ucciderli! Farai del male te stesso in questo modo! Ne soffrirai, ne soffrirai più di tutti! Ti prego, ti scongiuro, torniamo a casa! Torniamo a casa! Torniamo...-.
Ma lui già non c'era più.

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Capitolo 21
*** Null Schwert ***


Meravigliosa creatura
Sei sola al mondo
Meravigliosa paura
Di averti accanto
Occhi di sole
Mi tremano le parole
Amo la vita
Meravigliosa

(Meravigliosa Creatura-Gianna Nannini)

La lama spezzata roteò in aria e si conficcò vibrando al suolo.
Freed, corazzato con l'Absolute Shadow, ansimò. Con una mano tastava il fianco sanguinante.
È diventata enormemente forte... quasi non la riconosco...”.
Comunque.”.
TUNF
Kinana crollò a terra, stringeva ancora l'elsa della katana distrutta.

Il ragazzo scrisse altre due volte la scrittura “Pain” e la fece gemere, poteva sembrare una mossa sadica ma almeno ora era certo di averla sconfitta.
Avanzò lentamente verso di lei, alzando la spada.
-Dichiarati vinta e non ti colpirò ancora. Rialzati e sarò spietato.-.
Kinana borbottò qualcosa, a dirla tutta era sorpreso che fosse ancora cosciente.
-Ripeti ad alta voce, per favore.-.
Kinana strinse le dita tra la sabbia e rialzò il viso, puntandolo come una belva inferocita, mentre dalla sua bocca uscivano fiotti di terra.
-Ho detto: “Dragon Force”.-.
All'improvviso si sollevò una tempesta di sabbia, che lo costrinse a proteggersi gli occhi.
L'ho sottovalutata!”.
E infatti, quando tornò a vederci, lei era in piedi, circondata da un'aura marroncina e con la pelle ricoperta di scaglie di drago.
Freed le puntò contro la lama, gridando: -Yami no Écriture...-.
-Bickslow kick!!!-.
Kinana finì faccia a terra, Freed fissò stranito l'amico appena comparso.
-Hai già finito con quell'altro?-.
La risposta gli arrivò di corsa, nel senso che Bickslow corse verso di lui sghignazzando.
-Eheheh! Sì, a questo proposito...-.
BOOM
Dietro di lui atterrò il cavaliere di prima, ma i suoi capelli erano diventati biondi e le sue sclere mancavano delle pupille.
Brutto segno.
-RHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAR!!!- Ruggì.
-Ma che gli è successo?- Chiese a Bickslow caricando un colpo con la spada.
-Boh! Io lo stavo colpendo con i miei cucciolotti quando è andato in berserk!-.
-Non mi dire... ho capito, ci penso io- Bickslow lo superò e, quando il cavaliere gli fu addosso, lo colpì secco allo stomaco.
-Urgh!- Volò all'indietro per qualche metro per poi cadere a peso morto.
Freed si voltò verso il compagno che aveva smesso di scappare: -Ehi, adesso aiutami con lei.-.
-Uh? Dov'è finita?-.
Freed sussultò, si voltò e vide che Kinana era scomparsa.
-Oh cav...-.
-UAGH!!!-.
Bickslow gli volò addosso, seguito a ruota dalla Dragon Slayer che gli azzannò la spalla.
I cocci della sua armatura volarono dappertutto, lui rotolò a terra e si rialzò a fatica.
Che forza incredibile...”.
-Kukuku! Sorpreso, Freed-san? Questo è solo l'inizio-kina! Ruggito del Drago di Terra!-.
-Solid Script: Shield!-.
Riuscì a creare uno scudo, ma anche questo andò in frantumi.
-Davvero notevole!- Si lanciò all'attacco, Kinana preparò i pugni, ma si era dimenticata dell'altro ragazzo.
-Andate, babies!!!-.
Cinque marionette gli schizzarono davanti e si avventarono su Kinana, mandandola gambe all'aria.
-Ora Freed!-.
Freed annuì e saltò, intercettandola e colpendola.
-Solid Script: Explosion!-.
BOOM
-URR!!!- Kinana si schiantò a terra, lo stomaco bruciato, e Freed atterrò di fianco a Bickslow.
-Ghahahah!- Rise quello con la lingua all'infuori.
-Li abbiamo shishtemati, eh?-.
-Già.- Annuì lui.
Poi un forte tremore alle loro spalle li fece sobbalzare.
-KINANA-SAMA!!!- Ruggì una voce cavernosa.
Quindi il rumore cigolante di passi affrettati in avvicinamento, ed entrambi capirono che il cavaliere li stava caricando.
Scuri in volto, Freed alzò il pugno sinistro, Bickslow il destro.
-Ehi bastardo...-.
-Ma non hai capito...-.
Si voltarono di scatto, sferrando due pugni sui pettorali corazzati del Cambiato.
-CHE È ORA DI ARRENDERSI???-.
L'attaccò fu devastante, il cavaliere gridò e fu scaraventato all'indietro, andandosi a schiantare contro una parete e svenendo sul colpo.
I segni dei due cazzotti ancora fumavano.
I due si scrocchiarono le mani che sanguinavano copiosamente, facendo però finta di nulla.
-Non erano male, che dici?-.
-Shià, ma nehheno niente di shpeshiale.-.
Poi Freed ebbe un presentimento.
-Sopra di noi!-.
I due alzarono lo sguardo e videro che Kinana li sorvolava, la testa tirata all'indietro.
-Ruggito del...-.
Si tuffarono di lato.
-DRAGO DI TERRA!!!-.
L'impatto fu accecante, Freed finì a terra, il lato sinistro del corpo sembrava bruciare. Soprattutto la gamba era piegata in maniera innaturale, e proprio sulla gamba atterrò Kinana, facendogli vomitare l'anima.
Era come se un carro armato stesse sostando sul suo piede.
-Dannazione!!!-.
CLICK
Kinana gli puntò la pistola alla testa, nel suo occhio spalancato campavano euforia e sete di sangue.

-Dichiarati vinto e ti colpirò ancora-kina. Rialzati e ti colpirò lo stesso!-.
Soffocando un gemito di dolore, Freed notò qualcosa sopra di loro.
-Dunque è finita per me?- Sputò insieme a un fiotto di sangue.
Come risposta, lei allargò il sorriso diabolico.
E Freed le sorrise a sua volta.
-Beh, morirò sorridendo, ci sei cascata di nuovo.-.
Kinana si accorse solo ora della granata che le stava piovendo in testa.
-MERDA!!!-.
Rapidi come saette, due pupazzi di Bickslow gli si infilarono sotto le braccia e lo trascinarono via, una vera gioia per la sua gamba.
Poi l'esplosione, le due bambole si fermarono e rotolarono a terra, e lui tra le fitte allucinanti si sforzò di alzare il viso per vedere cosa fosse successo a Kinana.
La vide barcollare, ansimante, piena di ferite e con un braccio a penzoloni, verso il Cambiato, prenderlo per sotto l'ascella e allontanarsi zoppicando, poi nero.



Come facesse a stare in piedi, non lo sapeva neanche lei.
Di certo sapeva che un dolore così non l'aveva mai provato.
Stava perdendo, non c'erano dubbi, era riuscita appena a scalfirlo.
Ma non si sarebbe arresa, no! Gli avrebbe mostrato che il coraggio non le mancava, che non sarebbe caduta nella disperazione come diceva lui!
Dentro di sé, però, fosse non vedeva vie d'uscita.
Se solo riuscissi... a trovare un punto debole...”.
Lui si mosse lentamente verso di lei, alzando l'indice.
-Non crucciarti ancora... Se può farti stare meglio, hai combattuto bene... Non avevi speranze fin dall'inizio...-.
Non aveva... speranze? No, la speranza non le mancava, non le sarebbe mai mancata! Finché avesse avuto un'anima in corpo, avrebbe continuato a sperare... e sperare... e sperare ancora... che tutto si sarebbe risolto per il meglio... che avrebbe vinto, che avrebbe rivisto Gray-sama, che sarebbe riuscita a riportare Lyon alla normalità....
Che sarebbe finito tutto.
Nemmeno quel dolore le avrebbe portato via la fede.
-NON MI ARRENDO! TI COLPIRÒ FINO A SCONFIGGERTI!!! SIERRA!!!-.
Il suo corpo iniziò a bollire, e forse questo lo intimorì perché bloccò l'attacco.
Ma le sue parole dissero altro.
-Come prevedevo, non ragioni più.-.
Ma che stava dicendo, lei era...ah...ah...ARGH!!! Cos'era quello spasmo??? Perché sentiva il corpo andare in pezzi???
Il ghiaccio! Juvia ha assorbito il suo ghiaccio, e ora sta diventando calda da una temperatura sottozero! Il corpo di Juvia non può reggere...”.
Un momento. E il suo?”.
Lyon-sama può assorbire l'acqua di Juvia, ma... ma prima deve farla diventare ghiaccio! E se lei variasse la temperatura della sua acqua di continuo, forse lui non ci riuscirà!”.
Non aveva altra scelta, doveva affidarsi a quell'ultima, fievole speranza, doveva riuscire a passare da freddo a caldo e viceversa ogni secondo.
Eppure anche solo allora il suo corpo sembrava esplodere, come ci sarebbe riuscita? No, non importava come, non importava a che prezzo, lei doveva farcela!
-Water Rush!!!-.
Trasformatasi in acqua si gettò contro Lyon, che inizialmente non parve capire le sue intenzioni.
Ogni fibra, ogni molecola del suo corpo la pregava di smettere, ma lei continuò a scaldarsi, a gelarsi e a correre, sputando sangue a ogni passo guadagnato.
Juvia non si arrende! Juvia non si arrende!!! JUVIA NON SI ARRENDERÀ MAI!!!”.
Quando gli fu vicino, e lui poté vedere il vapore e il ghiaccio che uscivano insieme dalla raffica, capì di trovarsi in pericolo. La sua unica soluzione fu diventare gassoso.
-Oh, no, tu non scapperai così da Juvia!!!-.
Se può farlo lui posso anch'io, era a questo che aveva pensato per tutta la battaglia; e ora che il suo corpo bruciava e ghiacciava, ora che era riuscita a metterlo sulla difensiva, ora che persino lo spasmo era poco più che solletico, non riusciva a pensare ad altro.
Ed evaporò anche lei.
Proprio come prima si sentiva leggera come non mai, ma anche instabile, faticava a rimanere intera.
-I miei complimenti per essere arrivata fino a qui...- Sibilò la voce del ragazzo.
-Forse, con un altro po' di esperienza, saresti riuscita anche a ferirmi seriamente. Ma ora facciamola finita...-.
Percepì il suo corpo venire invaso da un altro vapore, più freddo e cattivo, che tentava di disperderla.
Il controllo di Lyon sotto quella forma era decisamente superiore al suo, ma l'eccitazione le impediva di provare la minima paura; eccitazione, come descriverlo altrimenti, ce l'aveva praticamente in pugno, ogni altra cosa non contava, nemmeno la sua stessa vita, solo vincere!!!
Questo prima di quello.
Senza neanche volerlo tornò in forma solida, divorando ossigeno, e si strappò via il colbacco un secondo prima che svanisse del tutto.
Cosa era stato? Quel brivido non era... non era nemmeno paragonabile alla paura o al freddo! Era molto, molto più destabilizzante, e molto più letale!
-Anf... per poco...-.
Anche Lyon era tornato concreto... no, non era del tutto vero: era circondato da vapore, come se fosse appena uscito da una sauna, e sembrava anzi essere composto più da quello che da materia solida; i suoi addominali scolpiti, le sue braccia muscolose, i suoi occhi verdi, i suoi capelli grigi, erano tutti circondati da quella nebbiolina che lo rendeva grande e fragile allo stesso tempo, come lo spettro di un titano.
Soprattutto, la spada che aveva in mano emanava vapore bianchissimo, e più di tutto il resto sembrava esserne composta.
-Questa spada è il mio asso nella manica... Null Schwert, Spada Zero...-.
Spada Zero? Suona... freddo...”.
-Tu sai cos'è lo Zero Assoluto, Juvia? È la temperatura che teoricamente annulla il volume di un corpo, le cui particelle diventano talmente vicine da non occupare spazio. Capisci che una simile condizione è irraggiungibile... se non con le Maledizioni.-.
Juvia indietreggiò, possibile che quella spada...
-Vedo che hai capito... la punta della mia lama raggiunge quella temperatura... e cosa pensi succederebbe se ti ferissi con essa?-.
Svanì nell'aria, e Juvia si paralizzò sul posto, incapace di scappare o anche solo di muoversi, la paura l'aveva travolta come una valanga.
Una cosa del genere... come, come poteva affrontarla???
-Già, spariresti nel nulla...-.
Riapparve davanti a lei, con la spada già sguainata e diretta al suo cuore.
Il suo cuore?
Il suo cuore                                   sarebbe sparito?
E lei                               sarebbe sparita?
Non sarebbe                       rimasto nulla                 nemmeno su cui piangere?
No
No                     vi prego                       questo no
Morire così                         è troppo                 spaventoso
Morire così                         è troppo                 spaventoso
Juvia ci ha provato, Gray-sama. Telo giuro, non volevo che finisse così.”.
La prego... dì tu agli altri... che a Juvia dispiace...”.
E dì anche... che si scusa profondamente...”.
PER ESSERSI DIMENTICATA COSA VUOL DIRE FAR PARTE DI FAIRY TAIL!!!”.
Le sue mani si chiusero sulla lama della spada, non sulla punta ma più in basso, strisciando sul suo filo fino ad arrivare all'elsa e a bloccarla.
-Ah...-.
Juvia si rimise dritta, allontanando a mano a mano la punta da lei.
-Se hai detto che la punta è letale, vuol dire che il resto non lo è, giusto???-.
CRACK
Le sue dita si congelarono e saltarono; lei ne ricreò di nuove, ma l'impatto psicologico era stato forte.

-Anf... forse non è allo zero assoluto, ma non vuol dire che non sia letale...-.
Juvia strinse i denti, poi sorrise.
-Però ora non puoi schivare il colpo di Juvia!-.
E gli sferrò una testata dritta alla fronte, facendolo gemere.
-Water Cane!-.
Trasformò le braccia in fruste d'acqua e lo tempestò di colpi.
-Urgh!-.
Lyon indietreggiò stordito, e Juvia intensificò gli attacchi.
Non posso morire! Non qui! Non in questo modo!”.
In questo momento gli amici di Juvia stanno combattendo strenuamente, lei non può essere da meno!!!”.
Lyon unì le mani: -Ice Make: Eagle!-.
-Water Slicer!-.
I due attacchi si scontrarono a mezz'aria, annullandosi a vicenda, ma la distrassero abbastanza da perdere di vista il ragazzo.
Alzò lo sguardo e vide che stava calando su di lei, brandendo due spade.
Si scansò ed evitò ripetutamente i suoi stocchi fatali, ma ogni volta si facevano più rapidi e più imparabili, finché uno non le tagliò una ciocca di capelli.
-Acc... Wave!-.
Due onde si schiantarono su Lyon, permettendo a Juvia di distanziarsi.
Vide con orrore che i suoi capelli si stavano accorciando, e si tagliò la ciocca prima che raggiungessero il cranio.
-Übel Eis: Sturm!-.
Un vento gelido le congelò le gambe, bloccandole mano a mano il resto del corpo.
Lyon si attaccò alla sua schiena, puntandole le spade incrociate alla gola.
-Come avrai intuito, Übel Eis è una magia espansiva... mi basta un taglio per...-.
SWISH
Juvia evaporò, lasciandolo a bocca asciutta.

-Juvia ha capito il tuo punto debole! Lyon-sama, tu parli troppo!-.
Fece per tornare solida, ma lui la raggiunse e glielo impedì.
-Allora sarà l'ultima voce che sentirai...-.
Lottarono sotto quelle sembianze, poi divennero liquidi, poi solidi e poi ancora gassosi, e così via, senza riuscire a mettere segno il colpo decisivo.
Erano in stallo, Juvia lo sapeva; il problema era che anche Lyon l'aveva capito, e non gli piacque. Si condensò in acqua e la circondò mentre era ancora aerea.
Che cosa vuole... oh no!”.
Lo sentì solidificarsi mentre era ancora dentro di lui, e ben presto non riuscì più a muoversi, né a vedere niente, né a sentire niente.
Era in trappola.



Minerva rinvenne da un sogno davvero bizzarro, uno di quelli che ti fanno vergognare al solo ripensarlo. Il peggio è che non aveva idea di quale fosse, o forse era una fortuna?
Si guardò intorno, cercando di ricordare cosa fosse successo.
-Quella ragazzina!- Esclamò: -Non posso credere che sia così avventata! Non le ho insegnato niente?-.
Vide dei bagliori rossi e neri alzarsi al cielo dietro alcuni edifici, lo scontro doveva svolgersi lì.
Sì, ma con chi? Non sembrava la ragazza di prima, quelle fiamme nere non erano sue.
Decise di accorrere per andare a vedere, ma udì da qualche parte una voce familiare sbraitare.
-Accidenti! Come ha osato quella sottospecie di divinità minore-nya???-.
Davanti a lei emerse la ragazza-gatto di prima, con la testa bruscamente piegata di lato e il collo rotto.
-Ehi! S-Stai bene?-.
-Nyah?- Con un sonoro scrocchio si rimise il capo a posto, allora si rivolse a lei, sgranando gli occhi felini in un gran stupore: -Ma tu sei quella donna!-.
Lei aveva osservato tutto il suo scontro con Ginger, conosceva bene le sue mosse, il suo stile e la sua psicologia, non poteva perdere; però aveva come la sensazione di averla già incontrata prima, di aver già visto la sua magia.
E infatti lei l'aveva riconosciuta.
-Tu sei... lei! Quella... quella dei Grandi Giochi della Magia!-.
Tutto le fu chiaro come la luce del sole.
-La ragazza di Mermaid Heel... l'ultima sfida dei giochi... eri tu!-.
La pelle della Cambiata si riempì di strisce tigrate, i suoi denti e le sue unghie si allungarono e il suo viso si deformò come quello di una tigre infuriata.
È in grado di mutare forma... no, più importante, possibile che sia proprio lei quella ragazza...”.
-Preparati!- Soffiò lei, con una voce che era più bestiale che umana: -Te la farò pagare per tutto quello che mi hai fatto!!!- .
Minerva ansimò, sentiva il respiro mancarle in gola mentre ai ricordi si sostituiva l'oppressione della colpa.
-Io... io non...-.
Urlando come una belva la ragazza le si avventò contro, i suoi artigli lacerarono le carni della sue spalle, da cui schizzarono gocce di sangue scuro.
Minerva cadde all'indietro, ma la ragazza la afferrò per le braccia e la risollevò di peso, in modo da poterle mordere il collo con i suoi canini, e li sentì scavare nella sua gola, perforare l'aorta e sfiorare le ossa. Un umano sarebbe morto, ma non una Cambiata come lei.
No, lei doveva soffrire di più.
E così fu.
La ragazza continuò a scorticarla, portandosi via pelle, ossa e sangue, recidendo con precisione chirurgica le parti più sensibili del suo corpo, c'era della logica nella sua furia.
La tagliò, e tagliò, e tagliò, aggiungendo a un dolore lancinante uno insuperabile e poi uno più atroce ancora.
Ma più strazianti erano le sue parole.
-Tutto quello che mi hai fatto provare-nyah!!! Tutte quelle torture!!! Le mie grida!!! Le mie lacrime!!! Non erano abbastanza-nya??? Ti imploravo di fermarti e tu mi colpivi con più forza!!!-.
In confronto al rimorso che provava quelle ferite erano poco più di un solletico, non erano certo quelle a farla piangere.
Mi dispiace! Mi dispiace! Restituiscimi due, tre, cento volte tutto quello che hai sofferto quel giorno!”.
-Io urlavo! Non ne potevo più! Volevo morire! E tu ridevi!!!-.
Non bastano, non bastano, lo so! Non basterebbero mai a farmi perdonare!”.
-Tu ridevi!!!-.
Mi dispiace!”.
-PROPRIO COME FACCIO IO ORA!!! AHAHAHAHAHAHAHAAHAHAH!!!-.
Minerva sgranò gli occhi.
Cosa?”.
-Grazie, grazie di tutto quello-nya! Mi hai insegnato cosa vuol dire far soffrire gli altri, mi hai insegnato cosa sia l'oscurità!-.
No...”.
-Mi hai salvata durante il Cambiamento!-.
No!”.
-Mi hai donato questo potere-nya!!!-.
NO!!!”.
-E ORA LO USERÒ SU DI TE!!!-.
Alzò di nuovo il braccio, e stavolta Minerva percepì la sua aura omicida.
Ma le bloccò il polso come se nulla fosse.
Millianna, ora ricordava il suo nome, proprio ora che non le apparteneva più, smise di ridere.
-Quello che ti ho fatto...- Rantolò, ricacciando l'acido nello stomaco.
-Quello che ti ho fatto quel giorno è un peccato orribile... io merito di essere colpita per ore da te... con ancora più forza di adesso...-.
-Però non posso... perché se lo facessi non potrei aiutare i miei compagni... e commetterei un delitto ancora peggiore...-.
Millianna mugugnò, gridò, ruggì, ma lei non la lasciò, anzi la strinse più forte come se le volesse strangolare la mano.
-Ma prima di tutto... perché non posso accettare... che il mio peccato ti influenzi in questo modo!!!- Alzò il viso, batté la fronte sulla sua e la puntò con due occhi infuocati.
-E che tu abbandoni per colpa mia la via della luce!!!-.



Lyon fu attraversato da alcuni scossoni prima di riuscire a rimettersi dritto.
-Ah...-.
Juvia era imprigionata dentro di lui, e non sarebbe potuta uscirne. Gli sarebbe bastato tornare alla gilda ed eliminarla definitivamente nel laboratorio.
Senonché un forte dolore alla pancia lo fece ricredere.
-Che sia...-.
La sua pelle esplose e ne uscì il braccio destro di Juvia, che si agitò come per cercare un appiglio.
Si stava liberando, davvero imprevedibile, ma d'altronde era la prima volta che tentava una cosa simile.
Poco male.
Brandì la Null Schwert, pronto a trapassarla non appena fosse sbucata anche la testa.
Non hai scampo, Juvia... non puoi che morire... in un modo atroce...”.
All'improvviso il braccio smise di divincolarsi e penzolò inerme dal suo stomaco.
Lyon rimase in attesa, non capendo cosa stesse facendo. E poi... il braccio monco cadde a terra.
Un groppo gli salì per tutto l'esofago fino ad arrivargli in bocca, crescendo sempre di più fino a prorompere di getto.
Scheisse
La sua mascella esplose in una miriade di frammenti, e dalla sua bocca deforme uscì un torrente d'acqua che si riversò sul terreno.
Lyon rimase con la testa rizzata in alto per il contraccolpo, incapace di muoversi perché ogni suo muscolo era andato a pezzi.
Abbassando all'estremo le pupille, riuscì a vedere Juvia.
La ragazza aveva ripreso la sua forma originaria, respirava a fatica e si teneva una spalla, ma era ancora in piedi.
-Juvia non... non poteva arrendersi... e non l'ha fatto! I suoi sentimenti l'hanno mossa fino alla fine!-.
Se il suo volto paralizzato avesse potuto esprimere qualche sensazione... sarebbe stata noia.
Noia per le sue parole, noia per la sua ostinazione.
-Lei ora ti riporterà a ca...-.
E noia per la tua stupidità
Juvia abbassò gli occhi, l'ombra del sorriso congelata sul suo volto.
La Schwert la trapassava da parte a parte all'altezza dello stomaco.
-Ah... a-ah...- Boccheggiò.
Fece un passo indietro e la spada si sfilò, cadendo ed evaporando.
Lyon rilassò il braccio faticosamente alzato, che oscillò un poco prima di fermarsi.
Anf... come avevo detto... non avevi speranze...”.
Il suo ventre iniziò a sparire, e con lui le gambe e il petto.
-N-No...- Sussurrò Juvia.
-Juvia non può... Juvia non vuole sparire... Juvia non...-.
Rassegnati, nemmeno io potrei ritirare la maledizione.”.
Ah, è inutile che tu provi a scaldarti, non esiste temperatura che possa salvarti.”.
Oh, anche evaporare non serve a nulla... Solido, liquido o gas, lo Zero distrugge tutto...”.
Ormai le tue gambe sono sparite, e anche le tue braccia... cosa fai, piangi? Bizzarro, anche le tue lacrime spariscono...”.
Cosa, i tuoi amici? Non sarò io a ucciderli, se può consolarti... Vorresti rivederli? Non li rivedrai mai più...”.
Non hai più un cuore, eppure tue lacrime non si fermano... ecco cosa ti hanno portato i sentimenti, la tua forza... se almeno non li provassi, non avresti tutta questa paura, e tutto questo rammarico...”.
La tua fine è... meravigliosa, direi... svanirai nel nulla... non finirai putrefatta nella terra... sarai per sempre meravigliosa nei miei... oh... i tuoi sentimenti hanno vinto su di me...”.
Ah, sto affondando... il portale si è aperto... e noi due non ci rivedremo più, Juvia Loxar...”.
Le sue ultime parole gli arrivarono quando era immerso fino al collo.
-G-Gray-sa-sama... a-aiu-uta Ju-uvia...-.
Il suo viso stava sparendo, persino la sua bocca se n'era andata, era rimasto un solo occhio ma la sentiva ancora dire quel nome.
Gray-sama
Gray-sama
Gray-sa

Addio, Juvia.”.
Per quello che vale, ti amavo anch'io.”.



I loro respiri si mischiavano, sia per la loro vicinanza, sia per la loro pesantezza.
Millianna la spiò da un occhio semichiuso, chiedendole perché la risparmiava.
Perché non la uccideva.
Perché non fermava il suo dolore.
Minerva, china su di lei, non le rispose.
Le sue lacrime caddero sulle sue palpebre, e poi scesero a terra, mescolate anch'esse alle sue.
Già sapeva tutto, non aveva bisogno di parole.
Già sapeva cosa voleva dire diventare un demone, e quale dolore dover sopportare costantemente.
Già sapeva che una ragazza come lei non poteva sopportarlo senza perdere il senno.
Già sapeva che, d'ora in poi, si sarebbe presa cura di lei.
E lo capì anche Millianna, perché si addormentò tra le sue braccia.
Minerva le accarezzò la guancia con la punta delle dita.
Povera ragazza. Riposati ora.”.
Ora però doveva pensare all'altra sua ragazza.
Quello che più la preoccupava era che il suo scontro con il misterioso avversario sembrava essere improvvisamente finito.
Spero che abbia vinto lei!” Si augurò mentre accorreva.
Ma, superati gli edifici, le sue peggiori previsioni si avverarono.
Un ragazzo dai lunghi capelli biondi le premeva il piede sulla nuca, e lei, immersa in un lago di sangue, non si muoveva.
-Ginger!- La chiamò: -Ginger!!!-.
A risponderle fu il Cambiato.
-Keheheheh! Tu chi saresti, sua madre? Beh, sappi che questa micetta era poco più forte di una caccola!-.
-Non osare dire una cosa simile su di lei!-.
Si trattenne a fatica dall'attaccarlo come una pazza; con quelle ferite non poteva permettersi di commettere simili sciocchezze, e anche lui era poco più di un ragazzo. Voleva aiutare anche lui, nonostante il suo istinto le dicesse di polverizzarlo.
-Beh, che c'è, non ti fai avanti? Sei una vigliacca come tua figlia forse?-.
Le sue dita iniziarono a bruciare, ma di un fuoco nero, malvagio.
Voleva istigarla per poi colpirla, era chiaro, era allenata per questo; eppure riusciva a contenersi a fatica.
Quella posa spavalda, quel ghigno superbo, quella risata strafottente, la facevano infuriare, e quelle gambe aperte le urlavano di dargli un calcio alle...
-Allora comincerò io!-.
Dalle sue dita saettò un lampo nero che le ustionò la spalla.
-Urgh!-.
Che stupida!” Pensò tamponandosi la ferita.
Normalmente l'avrei evitato senza problemi, e invece ho abbassato la guardia!”.
Creò una sfera magica nel palmo della mano, preparandosi a scagliargliela contro.
-Keheheheh! Non mi sfiorerai nemmeno! Scommetto che sei persino più debole di lei, troietta!-.
Lei ne creò una seconda sull'altra mano, ma poi vide con stupore che Ginger si era rialzata.
-Ohi, bastardo...-.
Era piena di ferite, tanto che il sangue le incollava i capelli sugli occhi, e le sue ginocchia tremavano per sorreggere il suo peso.
Ciononostante faceva paura solo guardarla.
Mise una mano sulla spalla del ragazzo, che iniziò a fumare; lui, però, non abbandonò la sua espressione compiaciuta, si limitò a rivolgergliela direttamente.
-Keh! Sei ancora viva?-.
-Tu non devi azzardarti... per nessun motivo... a parlare in questo modo... o a trattare in questo modo... la mia maestra... davanti a me... hai capito-dechi?-.
I suoi occhi brillarono rossi sotto la sua frangia, e affondò le dita fino a farlo sanguinare.
E quello ancora rideva.
-Perché? Sennò che fai?-.
Lei lo ignorò totalmente, e anzi si rivolse a Minerva, che era rimasta immobile.
-La maledizione di questo qui è stronza... ti fa perdere il controllo delle tue emozioni... su una come me non cambia molto... perciò non serve che si sporchi le mani per uno come lui-dechi...-.
Perdere il controllo delle emozioni... ecco perché mi sentivo così arrabbiata!”.
Il biondo scoppiò a ridere: -Keheheheh! Sporcarsi le mani? Semmai potrebbe toccare qualcosa di meraviglioso!!!-.
Si girò spazzando un calcio laterale, che Ginger schivò con un salto.
In aria, Ginger mise le dita in una strana posizione, contorta ma elegante.
-Gato Diablo: Ala Azul!-.
Il suo graffiò calò rapido come un'aquila, lasciandosi dietro una striscia azzurra, e squarciò il petto del biondo.
Schegge di sangue congelato volarono in aria, mentre il Cambiato indietreggiava ferito.
Ginger alzò di nuovo la mano, muovendo ancora le dita ma stavolta tracciando una traiettoria rossa.
-Gato Diablo: Cola Roja!-.
Stavolta però il nemico non sembrò accusare il colpo, anzi, lo incassò mangiandolo.
Un momento... mangiava il fuoco! Era un Dragon Slayer???
-Keheheheh!- Rise il ragazzo allontanandosi da lei.
-Hai dimenticato chi sono??? Io sono Zancrow, il God Slayer del Fuoco! Il motivo per cui la mia Maledizione, Raiva, non c'entra nulla con la mia magia, è perché quella è potente da sola!!!-.
Ginger però non l'ascoltava, era talmente furiosa che l'aria attorno a lei bolliva, la sua stessa immagine era traslucida, le dava un che di soprannaturale.
Stava cadendo nella Raiva? Oppure era arrabbiata come sempre?
-Merda!!!- Soffiò a denti stretti.
-Io, la regina del ghiaccio e del fuoco, ho il controllo assoluto delle mie fiamme!!!-.
Tirò indietro un pugno che iniziò a caricarsi di vampate fino a diventare brillante come una meteora.
-Fermati! Non funziona contro di lui!- Le gridò, inutilmente, perché Ginger lo sferrò con tutta la furia che aveva.
-Demonio Rojo!!!-.
Zancrow aprì la bocca, in attesa del cibo.
No! Così farai solo il suo gioco!”.
GRIN
Minerva sussultò.
Sta sorridendo?”.
-Ángel Azul!-.
Improvvisamente la fiammata cambiò di colore, e Zancrow iniziò a urlare e a sputare ghiaccio.
-Puah! Che schifo!-.
-Ahahahahahahahah!!!-.
Ginger alzò i pugni, uno infiammandolo e l'altro congelandolo.
-Ho il controllo delle fiamme-dechi! Nel senso che posso gelarle quando voglio-dechi!-.
Zancrow si teneva la faccia tra le mani, non vedeva la sua espressione ma era palesemente furibondo.
-Mi hai ingannato! Non la passerai liscia, gattina! Kagutsuchi!-.
Una gigantesca palla infuocata circondò Zancrow che si diresse sbraitando contro Ginger, la quale rispose creando tra le mani una sfera metà rossa e metà azzurra, incredibilmente amalgamate tra loro.
Stupendo... non ho mai visto niente del genere...”.
-Riuscirai a mangiare solo il fuoco-dechi? Oppure ti farai colpire in pieno-dechi???-.
-Gato Diablo: Lucifer!-.
Un vortice accecante travolse il ragazzo e Minerva si dovette coprire gli occhi.
Come ha imparato quell'attacco? Non sarà che voleva usarlo contro di me?”.
-Ahahah! Ingozzati e crepa, dio di un bel niente!-.
Poi un ultimo lampo e finalmente poté guardare di nuovo.
Ugh! Ce l'ha fatta!”.
Alla fine di un lungo solco, infatti, Zancrow giaceva esanime, mentre dall'altra parte Ginger se la rideva sguaiatamente, incurante del sangue che spillava.
-Dechi-dechi!!! È questo il massimo che hai da offrire? Hai visto, sensei? L'ho ucciso di brutto-dechi! Sono stata brava-dechi!-.
Minerva annuì un poco, ancora scossa, ma un'altra risata malefica la fece gelare.
Non può essere!”.
E invece era così: Zancrow si era rialzato e rideva, come se invece di essere stato colpito si fosse ristorato del tutto, eppure nemmeno lei sarebbe uscita illesa da un attacco del genere!
Persino la rabbia di Ginger vacillava davanti al suo ghigno spudorato.
-Ehi! Perché non sei morto-dechi?-.
L'altro si indicò la bocca con un dito.
-Keheheheh! Perché il tuo attacco l'ho ingoiato!-.
Ginger boccheggiò incredula, poi scosse la testa.
-No, non esiste! Lucifer mischia le fiamme al ghiaccio a livello molecolare, non puoi essere riuscito a mangiare solo il fuoco-dechi!-.
-E chi ha mai detto di aver mangiato solo il fuoco? Io l'ho divorato tutto quanto!-.
-Non è vero!-.
Ginger e Zancrow la guardarono, una confusa e l'altro arrogante, mentre lei riprendeva a parlare.
-Se sei uno Slayer del fuoco puoi nutrirti solo di esso! È un vincolo che non si può superare!-.
Zancrow esplose dalle risate.
-Beh, io l'ho fatto! E sai perché? PERCHÉ SONO FORTE!!!-.
Un'aura azzurrina lo avvolse, sollevando attorno a sé folate gelide di vento.
-MODALITÀ DIO DI FUOCO E GHIACCIO!!!-.
A quelle parole Minerva capì.
Usò la sua magia per spostare Ginger di fianco a sé, appena in tempo per schivare una palla infuocata lanciata dal biondo.
-Uh? Ehi, potevo pararla quella-dechi! Che ti è preso???-.
Minerva la strattonò per il braccio: -Ascoltami, mi sono sbagliata prima.-.
-Cosa?-.
-Non è vero che gli Slayer mangiano solo il loro elemento, possono anche mangiarne altri e prendere in prestito i loro poteri, anche se dopo stanno male. Pensavo potessero solo con elementi affini, ma questo ragazzo è riuscito a combinarne due di opposti: in pratica ora controlla sia fuoco che ghiaccio, non è più un avversario che puoi gestire!-.
-Questo lo dici tu, sensei! Posso sconfiggerlo senza problemi, anch'io mescolo i due elementi come voglio-dechi!-.
-No, non hai capito! Devi ritirarti! Tutti i tuoi attacchi sono inutili ade...-.
Al posto delle parole uscì saliva, mentre si inginocchiava sotto il pugno allo stomaco della Cambiata.
-Ascoltami bene, Minerva.-.
Minerva alzò lo sguardo, ritrovandosi a fissare quello furioso di Ginger.
-Interrompimi ancora e ti spacco quel bel visino da Geisha che ti ritrovi, chiaro? Il mio scontro è mio-dechi, è solo mio, mi hai capita?-.
Non l'aveva mai vista così arrabbiata, nemmeno tutte le volte che l'aveva sconfitta nella settimana precedente.
-C...chiaro...- Balbettò.
-Bene.- Ginger si voltò, volgendosi verso Zancrow che stava preparando una sfera gigantesca sopra di sé.
-...ma ti prego... stai attenta...-.
-Attenta? A cosa-dechi? Si crede pure forte, ma in realtà non... urgh!-.
Si piegò in avanti e vomitò un fiotto di sangue.
-Ginger, cosa... oh mio dio...-.
Solo allora Minerva vide il buco che trapassava l'addome della ragazza.
-Non fa nemmeno male-dechi... e dovrebbe essere un colpo fatale, ma per favore!- Prima che potesse fermarla, e di certo l'avrebbe fatto, si gettò all'attacco, schivando con un salto la sfera nera.
Che quindi si diresse verso di lei.
Il tempo di teletrasportarsi ed era partito il corpo a corpo, in una sinfonia di esplosioni, di pugni e di morsi.
-Ti colpirò fino a massacrarti di botte-dechi!!!-.
-Keheheheh! Ti farò arrosto gattina!!!-.
La tattica di entrambi era la stessa, menar botte a raffica, provare e riprovare fino a dare il colpo decisivo, a parità di magia solo la volontà più forte avrebbe vinto.
-I tuoi attacchi me li mangio e li risputo!-.
-Questo solo se riuscirai a ingoiarli!-.
Erano ormai pieni di ustioni e lacerazioni, eppure non davano cenno di fermarsi, erano ammirevoli solo per la loro tenacia, ma era la loro energia ad essere stupefacente.
Devo intervenire... no, non me lo perdonerebbe! Ma se non dovesse farcela io...”.
Anche se era stata con lei pochi giorni le si era affezionata, sotto quella scorza aspra aveva visto la sua paura, il suo dolore, il suo smarrimento nel trovarsi all'improvviso in un corpo nuovo, diverso, mostruoso.
Gliel'aveva raccontato il terzo giorno, di come la sua gilda fosse stata distrutta, di come lei stessa fosse stata uccisa e di come l'avessero riportata in vita trasformata in un ibrido orrendo, e di come avrebbe preferito rimanere morta piuttosto che vivere in quel modo.
Eppure vederla impegnarsi ogni secondo, sentirla parlare così tristemente e percepirla piangere abbracciata al suo seno, la rendevano più umana di chiunque altro e più meravigliosa di qualsiasi altra donna, e già le voleva bene come a una figlia... ehm, sorella minore.
-KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Continuavano a massacrarsi a vicenda, eppure nessuno dei due cedeva; ma le ferite della ragazza erano troppo profonde, non avrebbe retto per molto.
Devo fare qualcosa! Non m'importa come, devo aiutarla!”.
Le sue mani si mossero da sole, fecero da imbuto alla bocca e poi urlò: -Coraggio, Ginger!!! Ce la puoi fare, io credo in te!!!-.
Per quanto poco era quello che le era concesso di fare; e bastò, perché Ginger, tirando un pugno più focoso degli altri, gridò: -SÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌ!!!-.
E poi BOOM, il colpo in pieno viso fece tremare l'aria.
No, non avrebbe funzionato, lui stava incassando il pugno con la bocca!
Però Ginger l'aveva previsto, e d'un tratto le fiamme si dissiparono tutte meno quelle sul gomito, che si accesero come due propulsori.
Minerva poté giurare di vedere il volto di Zancrow contorcersi per lo stupore, un attimo prima di essere proiettato in aria e sparire lontano nel cielo.
Minerva era incredula.
-Ce l'hai... ce l'hai fatta! Hai vinto, Ginger!-.
La donna raggiunse in fretta la Cambiata, che si era immobilizzata con il pugno teso in avanti e i denti serrati.
-Ginger! L'hai sconfitto! Nemmeno io ci sarei riuscita!-.
Beh, sì, faceva per dire.
-Anf, anf... eheheh... eheheh! Dechi-dechi-dechi!!!- Ginger esplose in una sonora risata, a cui si mischiavano saliva e sangue, tanto che Minerva ebbe paura che potesse collassare.
-Chi è forte-dechi??? Eh??? Sono io forte! Sono la regina del ghiaccio e del fuoco-dechi!!!-.
-Sì, sì, sei fortissima, ma ora calmati, hai bisogno di cure!-.
-Ahahah! Sono proprio forte-dechi! Sono... cof!- Sputò un grumo vermiglio e si accasciò, Minerva la sorresse a fatica.
-Ehi! Ginger!!!-.
Tutta la sua euforia era svanita in un baleno, lasciando posto a una smorfia di dolore.
-Mi sono sbagliata anch'io-dechi... fa male davvero... argh!- Si strinse una mano al cuore, sopra al buco nello stomaco che grondava come una cascata.
La paura l'aveva spiazzata totalmente.
-Resisti! Ti porto al sicuro subito!-.
Fece per teletrasportarsi, ma Ginger la fermò con una mano.
-Minerva-sensei, aspetti...-.
-Sì, sei stata brava, ma ora non parlare!-.
-Sensei... io ti... ringrazio di tutto-dechi...-.
Con orrore, Minerva vide che le punte delle sue mani e dei piedi iniziavano a bruciare.
-No... no! Ginger!-.
-Grazie che... anche se sono un mostro... mi hai voluto bene-dechi...-.
-Cosa, cosa stai dicendo? Non sei un mostro! Tu sei bellissima, hai capito? Sei fantastica, sei meravigliosa, sei... sei...-.
Le sue gambe e le sue braccia erano completamente incendiate, le loro fiamme le avvolgevano in una calda vampata che si levava alta nel cielo, come se vi stesse tornando dopo tanto tempo; e mentre Minerva trasaliva per lo stupore, lei chiuse gli occhi.
-Non piangere per me-dechi... addio...-.
-No! Ginger! Ginger! GINGER!!! NO!!!-.
Si sentì mancare il fiato, ansimò senza respirare nulla, coprendosi la bocca con una mano e scuotendo la testa, incapace di accettare una simile crudeltà.
-No! Ginger, questo no! È colpa mia! Dovevo proteggerti! Se fossi stata un'insegnante migliore! Se ti avessi aiutata come dovevo! È colpa mia! È tutta colpa mia!-.
Ginger riaprì una palpebra.
-Ohi-ohi, c'è gente che vuole dormire-dechi.-.
La donna si paralizzò, mentre le fiamme si spensero di colpo svelando gli arti illesi della ragazza.
-C-Cosa?-.
Ginger scoppiò a ridere.
-Ahahah! Ci sei cascata-dechi! Dovevi vedere la tua faccia!!!-.
Minerva non riusciva a metabolizzare, improvvisamente anche il fuoco attorno era sparito lasciando posto ai ruderi di prima; e Ginger si sganasciava.
-Dechi-dechi-dechi! Ugh!- Sputò altro sangue, ebbe un giramento di capo e perse i sensi.
E l'altra rimase così, ferma, con un palmo di naso, con il corpo ronfante di Ginger tra le braccia e una forte confusione in testa.
Poi arrivarono rabbia e vergogna.




Angolo dell'autore
Cioè, io non mi intendo di lingue straniere e vado di Translate, ma potrei stare scrivendo orrori grafici da girone dell'inferno. Nel caso, errata corrige.
Ringrazio Midnight_1205 che ormai considero mia seguace! Ricevere recensioni è sempre bello!

Alla prossima XP!

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Capitolo 22
*** Écriture ***


The day that booty movin’ I cant take no more Have to stop what I’m doing so I can pull her close
I’m trying to find the words to describe this girl without being disrespectful Damn You’re a sexy bitch, a sexy bitch
Damn you’re a sexy bitch, damn girl Damn You’re a sexy bitch, a sexy bitch
Damn you’re a sexy bitch, damn girl
Damn You’re a sexy bitch, a sexy bitch
Damn You’re a sexy bitch, a sexy bitch

(Sexy Bitch-David Guetta ft. Akon)

Dalla cima dell'edificio, Rusty esplorò i ruderi davanti a lui.
L'aveva cercata dappertutto nel campo e nei dintorni del castello, c'era quasi rimasto e ora era tornato in città, ma nemmeno lì di Kinana non c'era traccia.
Eppure era certo di aver percepito la sua magia, non poteva essere distante.
Che mi abbia notato e si stia nascondendo? No, cercherebbe di uccidermi ora che sono così scoperto. Ma il suo fiuto dovrebbe avermi captato, o forse è così impegnata da...”.
Poi la sua attenzione fu catturata da delle grida dietro a un gruppo di edifici.
Incuriosito allungò lo sguardo, e vide spuntare una strana figura umanoide, piccola, bianca dai lunghi capelli azzurri e senza braccia.
No, un momento, era una camicia di forza quella?
-Jet! Droy! Dove siete???- Urlava a gran voce.
Aspetta un momento, mi sembra familiare...”.
-Ehi, laggiù, sei di Fairy Tail vero?- Gridò.
Quella, era una ragazza, si voltò e lo vide; ma, invece di rispondergli, gli chiese: -Ohi, tu che sei alto, no cioè in alto, hai visto i miei amici???-.
Sì, la riconosceva, una degli scriccioli dell'Isola Tenrou.
-Droy è un tipo grosso così, e Jet invece sembra un...-.
Con uno schiocco di dita fece esplodere il terreno sotto di lei.
Si sistemò gli occhiali.
Un altro sputo ripulito dalla faccia della Terra.”.
-Guarda che è maleducazione interrompermi mentre parlo.-.
Il ragazzo si voltò di scatto, trasalendo dalla sorpresa.
Nulla.
Che cos'è stato? Possibile che sia ancora viva???”.
Si girò di nuovo e se la ritrovò davanti.
-Non si fa!-.
Con un calcio allo stomaco lo fece scivolare all'indietro, Rusty riuscì a fermarsi sul bordo.
Non posso crederci! È addirittura illesa! E a giudicare dalla ferita deve avermi rotto qualche costola!”.
-Ma che razza di forza hai nelle gambe???-.
-Eh? Non so di che parli...- Fece lei come una finta tonta, alzando un piede fino a grattarsi le tempie.
Davvero mostruoso, deve essere un demone... ugh!” Si tamponò la ferita con una mano, asciugandosi la bava con l'altra.
-Comunque mi hai fatto davvero arrabbiare! Io ti... uhm... massacrerò, ecco!-.
Da come sbottava (e anche per l'altezza) sembrava una bambina a cui aveva fatto un dispetto, non fosse stato per il “massacrerò” e per il colpo di prima non l'avrebbe nemmeno presa sul serio.
Rusty si passò una mano tra i capelli, ma con tanta foga da strapparsene un paio.
-Tsch! Ragazzina, avresti fatto meglio a morire subito.-.
Lei rispose con un sorriso a trentadue denti che lo fece rabbrividire, sembrava il soffio di una vipera.
-Sei orrenda! Che ci trovi da ridere, non prendi sul serio la tua vita?-.
-Mannò, che dici?- Ghignò: -È che non vedo l'ora di sgranchirmi un poco con te!-.
Rusty allargò le braccia, scoppiando anche lui a ridere di fronte all'arroganza di quella... quella... “Quella troia!”.
-Sgranchirti? Non hai capito, bellezza! Ai miei occhi, tu sei già morta!-.



Il vento le alzava i capelli, e così alla donna davanti a lei. Solo che adesso erano biondi, non più quelli neri di poco prima.
Il demone scagliò la lancia, ma senza convinzione, come per spezzare la trance che si era creata, e Kagura la distrusse prima che la raggiungesse.
Nel suo unico occhio scoperto, iride d'oro su sclera nera, non leggeva che un'anima vuota.
Eppure doveva capire a chi appartenesse.
-Questa è la sola possibilità che ti do di arrenderti.-.
Nessuna reazione.
-Chi sei tu?-.
Stavolta la risposta arrivò quasi automatica.
-Cambiato numero 55...- Poi si bloccò per qualche secondo, agitò un po' la testa, borbottò qualcosa e poi ammutolì.
-Perché indossi quell'armatura?- Le domandò allora.
Di nuovo silenzio.
Kagura si fece prendere dalla rabbia.
-Allora non ti dispiace se te la distruggo!-.
E così fece, la disintegrò in tanti pezzettini.
Era convinta che avrebbe finalmente capito chi fosse, ma invece non ci capì più nulla.
Ora davanti a lei c'era una giovane donna dai capelli verdi chiaro e vestita di una tuta aderente marroncina solcata da un reticolato.
I suoi occhi erano ancora neri, ma batté le palpebre e diventarono quelli di un umano.
Kagura sentì un tonfo al cuore.
-Questo non è possibile... ma chi diavolo sei?-.
La risposta fu automatica.
-Il mio nome è Arania Web, ex-membra di Mermaid Heel.-.
La sua voce era fredda come quella di un'automa, non era di certo quella della sua compagna, la più solare della gilda!
-Ho ventitré anni e uso la Magia della Tela.-.
Kagura scosse la testa, l'essere davanti a lei non era Arania.
Non poteva.
-Amo l'Oden e lo cucino spesso, invece odio i ragni.-.
-No, stai mentendo...-.
-Ho partecipato a 156 missioni di cui 40 di classe S, e a 3 Giochi della Magia.-.
-Basta, smettila...-.
-E tu sei Kagura Mikazuki, la più forte della gilda e mia...-.
-Smettila...-.
-...grande amica.-.
-NON È VERO!!!-.
Si lanciò all'attacco brandendo la spada infoderata e gridando a squarciagola. Arania era più di un'amica, era una sorella, e quello, quell'obbrobrio, non era sua sorella!!!
Quando era davanti a lei, improvvisamente il suo volto neutro si animò in un ghigno malefico, e tra le mani creò una ragnatela che usò per bloccare la spada.
-Già, Kagura-chan, noi due siamo amiche per la pelle!-.
Kagura stringeva i denti e bolliva dalla furia, se osava dire un'altra parola con la sua voce l'avrebbe spaccata a metà!
-Sporco essere... mostro mutaforma...-.
-Mutaforma? Che dici? Kagura, sono io, sono la tua amica! Non ti ricordi di me?-.
Kagura ebbe un sobbalzo, quel tono sorpreso sembrava così vero, ma poi si riscosse.
-Mi ricordo della mia compagna, ma di te non ho alcuna memoria!-.
Le due si separarono, e il demone la guardò incredula e dispiaciuta.
-Perché dici questo? Non ricordi la nostra prima missione insieme? Tu mi salvasti, e io ti giurai che saremmo state insieme per sempre! Ti sei dimenticata anche di questo?-.
La loro prima missione... come dimenticarla? Come dimenticare qualsiasi cosa di lei? No, no, la voleva confondere! Era un trucco, tutto un trucco, anche il suo viso sconfortato era un trucco, anche le lacrime che le scendevano, anche quelle erano solo un trucco!!!
E allora perché non riusciva nemmeno a muoversi, perché sentiva quel peso al cuore, perché quel senso di colpa?
-Dannata... dannato demonio... dannato demone! Sparisci dalla mia vista!-.
A quelle parole sparì davvero, tanto che Kagura inizialmente non comprese.
Ma che... un clone?”.
Percepì il terreno di fianco a lei smuoversi e Arania sbucò da sottoterra; ma era tutt'altra persona rispetto a prima. Gli occhi sgranati, la bocca spalancata, la lingua innaturalmente lunga, era protesa verso di lei e le aveva afferrato il capo con una mano e il fianco con l'altra.
-Mi piaci...-.
L'orrore le impedì di muoversi, solo quando quell'orrida lingua si infilò nel suo orecchio riuscì a reagire.
-Ah!!!- Spazzò un colpo e la colpì al bacino, facendola allontanare da sé.
Ansimante, la vide atterrare sulle quattro zampe e rimettersi in piedi ringhiando, puntandola con due occhi sbarrati dall'ira.
Ma anche lei si riprese subito e brandì di nuovo la spada; inaspettatamente, però, l'altra si rilassò e sorrise con perversa dolcezza.
-Ara-ara, non ce la faccio, hai un viso troppo carino...-.
Alla fine aveva svelato la sua vera voce, deforme come quella di tutti i suoi simili.
-Te lo ripeterò un'ultima volta: chi sei tu?-.
Ancora una volta il suo sorriso mutò, stavolta in malizia.
-Come ti ho detto prima, io sono la tua amica Arania-ara.-.
-Menzogne!-.
Il demone alzò un dito, non per attaccare, ma per tamburellarsi la fronte.
-Io sono lei, perché lei è in me, cara Kagura.-.
Kagura sbarrò gli occhi.
-Tu... tu sei un parassita!-.
Il demone fece una smorfia infastidita.
-Ara-ara, parassita”, che termine poco bello. Non si addice a una persona magnifica come me.-.
-Esci dal corpo della mia amica, parassita.- Ribadì lei: -Esci immediatamente.-.
-Uhm! E se mi rifiutassi? Che faresti? Riusciresti a combat-
Mezzo secondo dopo volava di lato sotto il suo calcio e si schiantava a terra sollevando un gran polverone.
-Sì, ci riuscirei.-.
L'altra rimase immobile qualche secondo col viso affondato nel terreno, poi si rimise faticosamente in piedi, ciondolando con il capo.
-Non avevo... considerato... la tua professionalità...-.
-Non è professionalità. È rabbia.-.
La demonessa ebbe dei sussulti, come dei singhiozzi, poi si rese conto che stava ridendo.
-Ara-ara... eheheh...-.
Kagura storse la bocca.
-Ma non fai altro che ridere?-.
-Come potrei non farlo?-.
Rialzò il volto, era completamente trasformato, dai capelli lunghi e neri alla pelle scura, dagli occhi nocciola al ghigno divertito.
-Se penso che tra poco diventerai la mia troia???-.



Levy tracciò due rapidi solchi in aria con la punta dell'alluce.
Il gigacoso metallizzato esplose in mille scintille.
-Boom... che figo...-.
Ma chissàpperché al damerino coi capelli alla cazzo non gliene fregò niente, anzi, ridacchiava come una iena ossigenata.
Ehi, non male questa, “iena ossigenata”, rendeva bene.
-Stupendo, davvero stupendo! Questa situazione disperata mi stimola!-.
-Uh? Ti stimola? Sei anche tu uno scrittore?-.
-Scrit... cosa? No!- Tentennò per un po': -Beh, diciamo che mi considero un poeta.-.
-Un poeta? Quelle scimmie che farneticano rime insensate?-.
-Scimmie che farn... ora è personale! Spada dell'Oscurità!-.
La sua mano si allungò e gli spuntarono i... ossi bianchi della bocca... denti, ecco come si chiamavano.
-Ehi, sai che la mossa è una citazione a... vabbeh!-.
Con un Solid Script Fire gli incendiò la lingua, però quello non si fermò.
Capito...”.
Saltò, fece una giravolta all'indietro, mise la fronte a terra e bloccò il braccio con i piedi.
-Ahahah, sembra che cammini sul soffitto!-.
Lui schioccò le dita e sotto la sua testa esplose; fece qualche metro in alto (o in basso?) e poi iniziò a cadere.
Ora atterro...”.
PAM
Ahi!”.
Si rialzò, massaggiandosi la testa cogli alluci.
-Cadere coi piedi è bene... cadere con la testa è male...-.
Il damerino scoppiò a ridere.
-E tu vorresti battermi se non sai nemmeno come si cade?-.
-Eh? Tanto che importa? Io devo ammazzarti, mica fare paracadutismo!-.
Quello si sistemò i capelli, poi boom di nuovo.
-Va bene, foooooooorse hai ragione...-.
E al tipo partì il cervello.
Cioè si era messo a fare un ballo strano.
-Ma che... uh come si dice... ti è preso?-.
Grigetto ridacchiò, più scemo a ogni secondo.
-È la mia mossa finale, non posso liquidarla solo con una frase effetto!-.
Levy sbuffò e si risedette si risedette.
-E adesso che fai?-.
-Ovvio, aspetto. Tanto non mi farai niente!-.
Già che c'era cominciò a scrivere il contrattacco.
Un po' di questo, un po' di quello e un segno qui...”.
Finirono insieme.
-Va bene, sono pronta.-.
Lui inspirò a pieni polmoni, poi si mise a intonare: -La primavera sboccia nel lago di sangue...-.
Levy alzò un sopracciglio: -Cacchio dici?-.
Grigetto si bloccò col naso all'insù.
-Mi hai rovinato il verso.-.
-Pensavo vomitassi...-.
-Ma muori e basta!-.
Levy sentì una grande luce viola accendersi alle sue spalle e ne venne tipo risucchiata.
-Cos...-.
Si voltò a mezz'aria e vide che dallo squarcio nel cielo stavano uscendo due mascelle enormi.
-Merd...-.
La bocca si chiuse con lei dentro.



Bella.
Bellissima.
Tra tutti i vestiti che aveva visto, lei era la migliore in tutto.
Quei capelli vellutati, quello sguardo deciso, quel corpo formoso ma severo, dove poteva trovare una simile perfezione, una simile armonia di opposti?
Non che desse ascolto a questi pensieri, era troppo eccitata, si metteva le mani in bocca e si torceva le labbra impregnate di saliva.
Ora aveva assunto l'aspetto di Risley Law, non nella forma grassa, per carità, in quella carina.
Kagura-chan era visibilmente nervosa, era un peccato vedere quel visino contratto, ma presto sarebbe stato liscio, profumato, toccabile... suo...
-Cosa... hai fatto... alle mie amiche?- Soffiava intanto, e quell'aggressività era un gioiello stupendo nella sua voce.
Si lasciò scappare un risolino e si arricciò un ciuffo di capelli attorno all'indice.
-Kagura-chan, qual è la cosa a cui ogni persona aspira?-.
Lei digrignò i denti, che gioia per i suoi occhi quelle gemme bianche così esposte!
-La perfezione, è ovvio. Che sia la perfezione nella guerra, nella fede, nel lavoro, nell'amore, ognuno ambisce al proprio ideale di perfezione.-.
-Ma la perfezione più grande, quella a cui tutti guardano per primi, è la bellezza, la perfezione del corpo. Ed io, nonostante sia già bellissima, non sono perfetta. Ma lo diventerò!-.
La terra tremò, Kagura sbraitava.
-Smettila con queste sciocchezze!!! Dimmi che cosa hai fatto!!!-.
Si imbronciò, era un po' delusa, ma doveva essere la rabbia che le accecava la mente.
-Ara-ara! Le ho indossate! Le ho assorbite grazie alla Jiwa Manusia che ho ricevuto durante il Cambiamento, e ora sono parte di me! Non è bellissimo? Mi perfezionano! Prendo le loro parti migliori e le aggiungo alle mie, fino a raggiungere la perfezione!-.
Che splendida parola! Che lussuria di suoni! Perfezione! Perfezione! Perfezione!!!
Poi, d'un tratto, la terra smise di tremare.
Tornò in sé dall'estasi in cui era caduta, tra l'altro rendendosi conto che si stava toccando.
Però la cosa sorprendente era la calma di Kagura. Non riusciva a leggere il suo viso, lo teneva nascosto dall'ombra dei capelli, ma la furia sembrava essere cessata.
-Divorare...-.
-Uh?-.
-Ti limiti a divorare ciò che ti piace.- Ripeté lei: -Per raggiungere un obbiettivo impossibile. “La perfezione”, “la bellezza”, quante assurdità. Non ti accontenterai mai, cercherai sempre un pasto migliore. Quante altre vite hai preso? Quante altre ragazze prenderai ancora?-.
Quante? E perché contarle? C'era un limite da non superare per un obbiettivo così splendido, così perfetto? No! Proprio per questo era venuta lì, dov'era pieno di bei vestiti!!!
Kagura strinse l'impugnatura della spada, sentì la gravità intorno a lei iniziare a pesare.
-Tu, per un motivo così stupido... tu, per la tua folle ambizione...-.
Finì viso a terra prima ancora di capirlo.
-TU HAI MANGIATO LE MIE AMICHE!!!-.
Qualcosa piovve dal cielo schiantandosi sulla sua schiena, non fece in tempo a provare dolore che venne sbalzata in aria e colpita al fianco, volò di lato ma si trovò ancora schiacciata al suolo, e così via.
Nemmeno un attimo di tregua, non una sola esitazione, anche se ho l'aspetto della sua amica!”.
Sorrise, un dente le volò via.
Ara-ara! Così ti voglio! Spietata nella tua bellezza! Ti voglio sempre di più!!!”.
A dirla tutta era stufa di farsi colpire, così una volta a terra scavò una fossa e ci si nascose.
Beth Vanderwood, mi sei utile alla fine, nonostante sia così brutta!”.
Ma mentre scavava, ancora una volta, il terreno si smosse.
Ancora gravità? No, è... Magia della Terra?”.
-Ah! Sei una continua sorpresa, io
Uscì all'esterno e ricevette un colpo di fodero allo stomaco.
-Ugh!-.
Indietreggiò e lei la colpì alla testa, costringendola ad inginocchiarsi.
Alzò il volto insanguinato e la vide, controluce, gli occhi saettanti nell'ombra in cui era avvolta, una terribile e magnifica mietitrice che la fece rimanere a bocca aperta.
-Liberale.- Disse: -Ora.-.
Ancora incantata scosse la testa.
-Impossibile... ormai sono una parte di me...-.
Già, purtroppo lo era anche quel fetido e brutto demone che aveva indossato per prendere il suo posto e intrufolarsi lì.
-Ho detto- La gravità la schiacciò più forte: -liberale!-.
Riuscì a rialzare la testa quel tanto che bastava per leccarle le scarpe.
-Mmm... delizioso... sei bellissima anche così, ara...-.
La scarpata che ricevette, ne fu sicura, scavò un cratere sotto la sua guancia.
Ah!!! Che dolore!!! Eppure anche il dolore che mi provoca è nettare per me!!!”.
Non ci riesco, devo averla ora!!! Ma prima voglio spremerla ancora!!! Mostrami il tuo massimo, mostrami la tua bellezza!!!”.
Scappò ancora sottoterra e riemerse poco lontano, con già le mani pronte.
-Magia del Fuoco: Fireball!-.
Kagura la evitò spostandosi di lato, alle sue spalle comparve un suo clone.
-Magia di Clonazione!-.
La copia la bloccò per le braccia, impedendole di muoversi.
-E ora, Magia di Autoesplosione!-.
La copia esplose alzando un gran polverone.
Ma poteva vedere la sagoma di Kagura ergersi in piedi, come nulla fosse.
Incolume! Ancora incolume! Mai visto niente del genere! Sei sempre più perfetta! Ti amo!!! E ti voglio ara!!!”.
-Conosci molte magie...-.
La voce di Kagura echeggiava nell'aria come quella di un angelo, nonostante continuasse a stare immobile.
-Ovviamente! Uso i poteri delle persone che indosso! E ora sto indossando 459 abiti!-.
Strano, si sarebbe aspettata una minima reazione, e invece lei rimase immobile.
Che crudeltà, sembrava che tutti i suoi sforzi non la colpissero nemmeno! Che male al cuore, che sofferenza dell'anima, che piacere dei sensi!
Ignorami ancora! Continua a ignorarmi! Continua a ferirmi in questo modo bellissimo!!!”.
CRAK
La sagoma si sbriciolò in mille pezzi.
Così il suo cuore.
-No! No! Cos'ho fatto??? Ho distrutto il più bel vestito che abbia mai visto!!! No!!!-.
Si accasciò, strappandosi guance e capelli per la disperazione.
-Ah, che tragedia!!! Dove ne troverò uno simile??? Come farò adesso???-.
Ma, proprio allora, qualcosa la rischiarò dall'alto.
Che sia... il suo fantasma?”.
No, era un raggio di fuoco.
-Cosa???-.
Alzò le mani appena in tempo e creò uno scudo d'acqua che la protesse, però appena le fiamme si dissiparono vennero le scosse.
-ARGH!!!-.
Ne fu colpita in pieno e si rizzò in piedi, tentò di muoversi ma non ci riuscì.
Davanti a lei, da un soffio di vento, apparve Kagura.
-...purtroppo per te, anch'io conosco molte magie!-.
Mise la mano sul suo petto (tocco sublime!) e la spinse indietro con tanta forza che volò per una decina di metri.
-Magia dei Fili!-.
Ancorandosi a un masso riuscì a fermarsi, ma le fu subito addosso, spada ancora al fodero.
-Magia dell'Eviscerazione!-.
Il suo petto iniziò a squarciarsi.
-Magia della Guarigione!-.
Si risaldò, ma Kagura agitò rapidamente le dita componendo alcune rune in aria.
Quei segni...”.
Notò con la coda dell'occhio che la cicatrice sulla sua pancia stava assumendo la forma di un marchio.
Geniale!”.
-Yami no Écriture: Torsion!-.
Le sue ossa del bacino scricchiolarono e si contorsero.
-Urr! Sei davvero brava! Quella magia è difficile... ara-ara!-.
-Perché ridi?-.
-459 abiti, no?-.
Due segni in aria e un marchio nero apparve sulla spalla dell'altra.
-Yami no Écriture: Pain!-.
Kagura si inginocchiò urlando, tamponandosi la spalla.
-Pain pain pain!!!-.
Urlava, bocca e occhi spalancati, sangue misto a saliva, che musica soave quelle grida, con che bellezza dimostrava il proprio dolore! Ancora, che lo mostrasse ancora!
Ma il segno sparì all'improvviso, Kagura scattò in piedi e la puntò con due occhi di fuoco, nel senso che le sclere erano arrossate. Parlò con una voce roca dal sangue in gola.
-Non fa nemmeno male.-.
Irrigidì le dita formando una lancia con la mano e la trapassò allo stomaco.
-Bluagh!- Rigurgitò, quel dolore non era piacevole.
Era assuefacente.
Kagura alzò il braccio e la sollevò da terra, poi batté la fronte sulla sua.
-Hai delle ultime parole?-.
Lei sorrise.
-Sei bellissima!-.
Allungò la lingua quel tanto che bastava per leccarle le labbra insanguinate, o forse gliele sporcò lei, e Kagura non riuscì a capirlo in tempo per ritrarsi.
-Ti amo!-.
Kagura le morse la lingua.
-Tu non sai cosa significhi.-.
Si liberò dai suoi denti, riprese a sporcarla e si bagnò con le sue lacrime, oh che gocce prelibate!
-È quello che provo per te! Quello che provo davanti a ogni bell'abito che vedo! Lo ammiro, lo adoro, lo prendo e lo vesto! Non è amore questo?-.
-È solo fame di possesso.-.
Slinguazzò ancora un attimo, poi concluse.
-Allora sfamami!-.
Anche questa volta Kagura se ne accorse troppo tardi.



Rusty si sistemò i capelli.
-Uhm! Ho vinto, direi. Povero scarafaggio che mi è passato tra i piedi!-.
Doveva ancora scendere dal tetto però. Poco importava, avrebbe saltato.
SWISH
Impossibile.
Si girò, e invece era così.
-Ah, appena in tempo!-.
Si sgranchì le braccia, ora libere dalla camicia di forza, mentre ai suoi piedi le rune sparivano.
Teletrasporto. Dovevo immaginarmelo.”.
Ghignò a quella parola.
Immaginarmelo!”.
Schioccò le dita.
-Sei ancora viva, che peccato. Per te, intendo!-.
La ragazza sembrava dargli appena retta, continuando con lo stretching.
-Uh? Ah, ma allora esisti davvero, pensavo che fossi un'allucinazione.-.
Rustyrose sussultò.
-Usi parole potenti, demonietta senza ali. Non hai idea di cosa sia una vera allucinazione, e di cosa non lo sia.-.
L'aria tutto intorno all'edificio si tinse di rosa al suo solo pensiero, e finalmente la ragazza si rese conto di chi aveva davanti.
Il Re dell'Immaginazione.
-Ma lo scoprirai molto presto: ammira il mio Mondo Immaginario!-.
Si sentiva come un bambino con in mano un pastello e un foglio di carta, che ora erano il suo dito e il pianeta intero. E lo ridisegnò come più gli aggradava: due soli nel cielo, per primi, poi alcune pagode saettanti tutte intorno, e al posto del pavimento, sotto il palazzo, creò il mare; lo fece verde, perché stava bene sul rosa. Ah, poi decise di riempire tutto quanto con figure mostrose enormi, prese da una qualche fiaba antica.
Peccato che la grafica fosse piatta, ma d'altronde una simile trasformazione era limitata solo nello spazio. Poco male, contava sull'effetto psicologico.
-Ohi-ohi, che posto è questo?-.
-Benvenuta nel mio regno, la mia Arca della Creazione! Qui tutto ciò che penso è legge!-.
-Perché, tu pensi?-.
Per poco non si strozzò con la saliva.
-Ma certo che... argh! Ti detesto!-.
Si ricompose, figurarsi se perdeva la calma o qualsiasi cosa contro quella lì!
-Ovviamente dai solo aria alla bocca... e se te la tolgo?-.
Così fece.
La ragazza si accasciò, boccheggiando in cerca di ossigeno.
Non l'avrebbe trovato.
Bene, e ora che... uh?”.
Aveva rialzato la testa, e la scritta traslucida “Air” gliel'avvolgeva tutta.
Gli fece una pernacchia e per poco non perse le staffe, tanto che gli prese un tic all'occhio.
-Allora è così che la metti! E se invece aggiungo qualcosa?-.
Qualcosa come la pressione dell'aria?
CRACK
Il braccio destro le diventò piatto come una frittata, eppure lei se lo guardò impassibile, anzi, incantata.
-Oh, che bello, vola...-.
Si mise l'altro pollice in bocca, soffiò, il braccio si rigonfiò e con un colpo di frusta lo rimise a posto.
-Cos... come diavolo hai fatto???-.
Aprì bocca per rispondere, ma si bloccò.
-Non ne ho idea...-.
Rustyrose si mise una mano tra i capelli, si sentiva esplodere a parlare con questa qui!
-Basta-basta-basta! Non ce la faccio più a sentire le tue sciocchezze! Solo pensarti è fastidioso!!!-.
-E allora non farlo, ti riesce bene...-.
Rusty pestò, sbraitò, alzò gli occhi al cielo implorando pietà, poi gli venne un'idea.
-Nulla sfugge alla mia immaginazione, nemmeno tu! Ora capirai cosa si prova ad averti tra i piedi!!!-.
Il tetto vibrò e si riempì di crepe, e una dopo l'altra emersero dieci figure piccole, minute e bruttine, tutte uguali.
-Ho analizzato i tuoi poteri, ne ho immaginati altri e ho creato dei corpi adatti... il tuo!-.
La ragazza guardò i vari cloni, che avanzavano ciondolando, poi sbadigliò.
-Yawn! Quelle dovrei essere io? Sembrano scarse...-.
-Se lo sono è perché lo sei anche tu! Attaccate!-.
Si mossero di colpo, fameliche come lupi e pronte a sbranare la preda.
-Hop!-.
Si mise in verticale e girò su sé stessa fino a diventare una trottola.
Uhm! Non spererà che questo basti a... un momento! Non può essere!”.
-Ferme!-.
Ma ormai era troppo tardi, si erano già gettate all'attacco.
ZAM ZAM ZAM ZAM
Solid Script ad alta velocità! Scritti con le dita dei piedi! Come cavolo fa?”.
In un attimo fu davanti a lui; alle sue spalle, i dieci cloni si sgretolarono.
Vuol dire che non ha dato neanche il 10% finora???”.
La demonietta incrociò le dita, per la prima volta stava per usare le mani.
-Ritenermi così debole è... come si dice... un insulto! E questo mondo fa schifo!-.
Tre rapidi colpi di dita e il paesaggio tornò come prima.
Cosa??? Cancellato così???
-D...Dannazione! Credi di avermi colpito? La mia immaginazione non può essere sconfitta da niente!-.
Lei alzò le mani e agitò le dita; il suo viso, prima strafottente, era diventato serio, e ora Rusty poteva palpare il pericolo con le mani.
-Io sono una scrittrice! Io non sfuggo dall'immaginazione, la comando a mio piacimento!-.
Le lenti dei suoi occhiali andarono in pezzi, il potere magico che sentiva era mostruoso.
La demonietta conficcò un dito sul suo petto, facendolo gridare.
Non ha senso! Paura e dolore dovrebbero stimolarmi! Invece non riesco neppure a pensare a qualcosa! Io-Io-Io sto per morire!!!”.
Lei alzò e abbassò il dito più volte, mozzandogli il fiato nei polmoni, poi finalmente indietreggiò.
-B-Bastarda! Questa me...-.
-Solid Script!-.
Le lettere sul suo petto si illuminarono e poté leggerle.
Sbiancò.
B-Black Hole?”.
-No, no fer-
-Buco Nero!-.
Il petto gli esplose in un vortice oscuro.



Paura.
Paura.
Lei aveva paura.
Quel tremore alle gambe, quel bruciore agli occhi, quel gelo al cuore, erano anni che non li sentiva così. Così forti. Così opprimenti.
-Qualcuno! Qualcuno mi sente?- Gridò al buio.
-Qualcuno...-.
Si sedette, stringendosi le spalle e tremando.
Non voglio rimanere da sola!”.
Poi il paesaggio si dipinse di rosso.
Cielo? Fuoco nel cielo? E queste case... no! No!!!”.
E invece vide una bambina dai capelli castani correre tra le case in fiamme urlando e piangendo, seguita da un ragazzo più grande che la spronava a correre.
Fratellone!”.
Poi da dietro l'angolo spuntò un gruppo di figuracce nere che si avventarono sui due ragazzi.
No! Lasciateli stare!”.
Il ragazzo pestò i piedi all'uomo che lo tratteneva e si liberò, per poi gettarsi su quello che teneva la bambina.
-Corri, Kagura!-.
-Fratellone!-.
Fratello!!! No!!! Resta con lui!!! Non scappare!!!”.
-Fuggi!-.
La bambina si voltò e scappò via piangendo, inseguita da un paio degli uomini. Ma Kagura sapeva che non l'avrebbero raggiunta.
Simon!!!”.
Allungò la mano per prendere il fratello, ma una vampata la accecò e cancellò tutto.
-No... no! Fratell-
Dallo sfondo nero, all'improvviso, emersero due figure, un ragazzo dai capelli azzurri e un tatuaggio sul viso e un altro davanti a lui, più grosso e con una benda sul capo.
-Simon!- Lo riconosceva, era lui, ma era così lontano, non riusciva a raggiungerlo!
Il ragazzo tatuato alzò la mano contro Simon.
-FERMATI!!! TI PREGO GERARD FERMO!!!-.
Un raggio di luce trapassò Simon, che cadde al suolo e svanì nel nulla.
Il suo corpo cedette di nuovo, Kagura si accasciò e scosse la testa, incapace di accettare ancora quel dolore.
-Fratello! No! Non è giusto! Non di nuovo! Simon! SIMON!!!-.
-...tua...-.
Quel sussurro la fece trasalire.
Alzò lo sguardo sulla persona davanti a lei.
-F-F-Fratello?-.
-È tutta colpa tua.- Ruggì da dietro la maschera.
-No! Simon, io-
-Sei tu che mi hai ucciso.-.
Le mancò il fiato, le sue mani annasparono all'indietro e la trascinarono via.
-T-Tu non sei reale! Tu non sei mio fratello!-.
Qualcuno la prese per sotto le braccia e la risollevò di forza.
Era Millianna.
-Ci hai uccise tutte.-.
Dall'oscurità emersero altre tre figure, erano Arania, Risley e Beth, ma sembravano più dei mostri che le sue amiche.
-Assassina. Assassina. Assassina.-.
Kagura negò con tutta la voce che aveva, ma le loro parole erano più forti. Come potevano non esserle, se erano la verita?
-Scu...scusatemi... scusatemi... scusatemi!-.
Allungarono le mani verso di lei, Kagura non reagì, se non continuando a urlare.
Nella sua testa rivedeva tutta la battaglia di prima, ma adesso sentiva le loro grida mentre le colpiva, le feriva, e le uccideva.
-Scusatemi! Scusatemi! Scusatemi!!!-.
Poi tutto intorno a lei si colorò di rosa, e un piacevole torpore invase le sue membra.
Cos'è questa stanchezza... non riesco più a rimanere sveglia...”.
Non voglio... rimanere sola...”.



-Hop! Hop!-.
A mano a mano che i pezzi del soffitto si sollevavano sotto i suoi piedi, Levy saltava su uno più in basso fino a raggiungere il pavimento del piano di sotto.
Guardando in alto vide che Grigetto fluttuava ancora col buco nero in pancia, che non era abbastanza potente da comprimere il suo corpo del tutto, e avanzavano ancora testa e gambe. Strano, non aveva molto senso, d'altronde così era più figo.
Due minuti dopo il buco nero si spense e le due metà del damerino caddero davanti a lei.
-Beh, penso di aver finito. Vado... uhm... ah, giusto, cercavo Jet e Droy!-.
CLOMP CLOMP CLOMP
Passi?”.
Si girò.
Cosa?”.
Grigetto si stava sistemando gli occhiali, ed era... come si diceva... illeso.
Illeso?
No, lì per terra c'erano ancora le sue gambe; quindi doveva essersi rigenerato o qualcosa di simile.
-Sei guarito, eh?-.
-Guarito?- Ripeté lui, passandosi una mano tra i capelli: -Se dici così, immagino sia vero.-.
Questa mi sa di citazione...”.
-Direi che è ora di aprire la terra e chiudere il tuo cuore, piccolo scarafaggio azzurro.- Le puntò la mano contro: -Torna nella discarica da dove sei scappato.-.
Un forte colpo di vento la costrinse a coprirsi il viso con le mani, mentre coi piedi scrisse: -Solid Script: Shield!-.
-Mmm... i tuoi piedi sono fastidiosi... ma immagina che strano se diventassero di stoffa...-.
Uh? Ah!” D'un tratto si trovò seduta a terra, e le sue gambe si erano tipo sciolte.
Grigetto si avvicinò camminando tranquillamente.
-Ehi, come ci sei riuscito?-.
-Ma tu pensa, non fai più la spavalda, scarafaggio?-.
-Che dici? Mica non ero preparata!-.
Con le mani affondate nella stoffa scrisse: “Bones” e poté rimettersi in piedi.
CRACK CRACK
-Scricchiolano un po'...-.
Il damerino si fermò, Levy pensò che fosse per la sorpresa, invece si accorse che ghignava malefico.
-Contro una come te dovrò dare sfogo a tutta la mia immaginazione!-.
Uno strano vortice blu lo circondò e il suo corpo si ingrossò ricoprendosi di scaglie e lame, le sue dita si allungarono in artigli, i suoi gomiti diventarono due spessi scudi, le sue gambe si snellirono e si incurvarono, i suoi occhiali si appiccicarono agli occhi ricostituendo le lenti grige scure, la sua bocca e i suoi denti si annerirono e il suo viso raggrinzì quello di una rana pescatrice.
-Questo è quello che immagino quando penso la parola “mostro”.- Rocò socchiudendo appena i denti.
-E non c'è niente di meglio di un mostro per distruggerne un altro.-.
Detto questo quattro tentacoli dalla sua schiena si levarono al cielo e schioccarono in aria.
-Cacchio, ma quanti manga leggi?-.
I tentacoli partirono all'attacco e riuscì a schivarli per poco.
Le gambe non si muovono come vorrei...”.
Se lo trovò improvvisamente davanti, il suo brutto muso dritto in faccia.
-Ih!-.
La colpì con un artigliata al viso portandogli via l'occhio destro. Se non si fosse mossa in tempo ci avrebbe perso più di mezza faccia.
Si distanziò in fretta, tamponandosi il buco al posto dell'orbita.
-Bastardo! Mi hai preso per la tua prostituta e vuoi farmi ciò che vuoi???-.
-Prostituta?- Ruggì lui: -Sei un po' bella, non lo nego. Comunque hai quattro cose che proprio non mi piacciono.-.
-Eh? E sarebbero?-.
-Degli arti.-.
PLOP
Levy si accorse di essere di nuovo a terra, provò a rialzarsi ma non riuscì a muovere né gambe né braccia; anzi, non se le sentiva proprio.
Oh merda! Merda! Merda!!!”.
STUMP
Grigetto
le pestò la faccia spaccandole il naso. Grandioso, un altro occhio e un altro orecchio e diventava un noppera-bō.

Gli artigli al posto delle unghie si chiusero sul suo cranio. Ok, era un orecchio più vicina.
-Normalmente comporrei una poesia per la tua morte.- Ringhiò.
-Ma non ne ho proprio voglia.-.
-Urr!-.
La stretta era sempre più forte, il suo capo stava cedendo.
-Brutto bastardo carino! Ti giuro che-
CRACK
Grigetto alzò il piede.
-Finalmente la smetterai di blaterare.-.
Alzò il piede per andarsene, ma Levy gli si era attaccata.
-Devo averla premuta troppo.-.
Invece ricadde al suolo con la lingua all'infuori.
-Ah! Lo speravi eh!-.
Grigetto sobbalzò, doveva averle visto l'occhio rimanente completamente nero.
-Devo farti i miei complimenti, è la prima volta che ci provo!- Rise lei.
Grigetto ebbe l'accortezza di guardarsi sotto la suola.
-Cos'è questo segno?-.
-È la mia maledizione, Écriture de Tombe!-.
Il damerino indietreggiò, grattò il piede sul terreno come per cancellare il marchio.
-Indovina cosa fa! Indovina cosa fa!-.
-Non mi importa più di molto. Mi basta immaginare di non morire.-.
Levy si leccò la lingua.
-Ne sei sicuro? Lo sai perché si chiama “tombe”, cioè “tomba”? Perché è tutto quello che rimarrà di te!- E scoppiò a ridere, vedendo come continuava a grattarsi il piede inutilmente.
-Perché dovrei crederti? Anzi, perché sto perdendo ancora tempo? Facciamola finita!-.
Tornò da lei e alzò di nuovo il piede sopra la sua faccia; e trovarsi di nuovo a fissare il marchio la fece sbellicare ancora di più.
-Ahahah! Usa un po' il cervello, sexy poeta! Se la Magia di Scrittura copia le altre magie, la Magia di Scrittura Oscura quelle oscure, una Maledizione di Scrittura cosa pensi che copi?-.
Fermò il piede a un palmo dal naso. Ora aveva capito, e si stava cagando in mano!
Scioccò la lingua in aria e completò la scritta, Grigetto si guardò la suola del piede e la lesse.
-Che cosa significa?-.
Levy si leccò le labbra, sganasciandosi fino a strozzarsi col sangue che sputava.
-Significa che ti ho mentito! Di te non rimarrà nemmeno una lapide!-.
-Troia! Che cos'è questa scritta???-.
-Sei un po' scarso col latino, eh? Tutto alla fine muore, dovresti tenerlo sempre a mente! Ma a te un simile privilegio non sarà concesso! Svanirai nel nulla, ti si addice perfettamente!-.
-Crepa!-.
Fece per schiacciarla con il piede, ma Levy si teletrasportò ai piedi dell'edificio e si levò appena in tempo.
Solid Script: Arms! Legs!”.
Si rimise in piedi.
Ah, e anche Eye!”.
Yuppi, che bello vederci di nuovo a tre... uhm... dimensioni!
SBAM
Un muro in alto esplose e Grigetto incazzato si affacciò.

Bene, stava già iniziando a sbrilluccicare.
-Non scapperai da me!-.
-Scappare? No, mi sto solo mettendo in salvo! E ora ammira la Maledizione definitiva, l'asso della manica di Mard Geer Tartaros!-.
Non sapeva bene come funzionasse, quindi si sorprese un poco quando vide uno squarcio aprirsi nel cielo sopra il damerino-rana; poi da esso fuoriuscì una cascata di gas nero che circondò il palazzo.
Il brutto grugno di Grigetto spuntava appena dalla nube.
-Devo andarmene di qui!-.
-È inutile! La Maledizione è tutta per te!-.
Il gas iniziò a vorticare impetuosamente, alzando un gran vento.
-Ahahah! Che spettacolo! Forza, trascendi la vita e la morte e svanisci per sempre, mia bella troia!!!-.
-MALEDIZIONE ASSOLUTA: MEMENTO MORI!!!-.
Un forte lampo di luce le bruciò gli occhi, ma guardò fino alla fine, e con il sorriso stampato in volto, il palazzo e il damerino venire disintegrati.



-Anf... anf.. anf...-.
Si rimise dritta, guardandosi le mani, che trovò guantate.
-Anf... a... ara... ara-ara! Ara-ara-ara! Ahahahahahahah!!!-.
Si mise le dita sulle guance, le massaggiò, prese un ciuffo di capelli e se li mise in bocca.
-Ahahahahah! Ce l'ho fatta! Ora sei mia, Kagura!-.
Una mano sul seno e l'altra sotto la gonna e iniziò a stimolarsi.
-Uh... ah... sì... ah...-.
Uno specchio, dov'era uno specchio??? Che stupida, poteva crearne uno!
-Ah! Ah! K-Kagura-chan! Sì!-.
Quegli occhi ebbri, quelle guance rosse, quella lingua saettante, quel corpo agitato e ribelle, quella voce implorante... sarebbe bastata solo quella visione a farla eccitare, anche senza tutto il piacere fisico!
Si schiantò sullo specchio insistendo con più vigore, appannando il vetro con il suo fiato bollente e la sua saliva viscosa, e strusciandosi su e giù, su e giù, su e giù!
-Ara... Kagura-chan... Kagura-chan... sì... ti voglio... sì... ah...-.
Si sdraiò a terra, inspirando a pieni polmoni; abbassò lo sguardo sul seno coperto dall'uniforme così simile ad una scolastica... ah, geniale! L'avrebbe vestita da scolaretta! Oh, sì, che bel vestito si era presa!
Si rizzò in piedi, a quello poteva pensare dopo! Con quel vestito addosso poteva prenderne altri, a centinaia! Da chi cominciare? Certo, da Erza Scarlet! Era molto amica di quell'abito, le si sarebbe avvicinata con facilità e... ma prima si sarebbe divertita un poco con quel vestito... sì... due abiti così belli l'uno sull'altro... oh, oh, oh!
Ecco, aveva ripreso a toccarsi.
Si guardò intorno, dove poteva essere Erza? Vediamo, secondo la memoria di Kagura era al castello, e lei era scesa in città... uhm, si sarebbe dovuta teletrasportare, nessun problema.
Casualmente la mano le finì alla cintura, dove Kagura teneva la spada.
Ma le dita si chiusero a vuoto.
Cosa? Dov'è la sua... la mia spada? Che sia caduta nello scontro?”.
No, non la vedo da nessuna parte. Non capisco, non capisco proprio!”.
Poi un forte dolore alla schiena.
-Urr! Che succede??? Non è bello! Non è affatto bello!!!-.
Sentì come aprirsi uno squarcio luminoso e qualcosa volò fuori; lei cadde in avanti per il contraccolpo.
Ansimando, ma sentendo il dolore diminuire rapidamente, volse lo sguardo dietro di sé.
Piegata, di spalle, una mano a terra e l'altra sul fodero conficcato, c'era lei.
Bellissima.
Si rimise in piedi e si voltò, squadrandola con quegli occhi furibondi che solo lei aveva.
No, un attimo, come poteva averli ancora lei? Quel vestito, quegli occhi, ora erano suoi!
-Ti sei liberata dalla Jiwa Manusia, la mia maledizione bellissima? Non è possibile! Nessun vestito è mai fuggito dal mio armadio!-.
-Già, ho visto. Dovevo essere sicura che non ci fosse più nessuno dentro di te. E purtroppo è proprio così.-.
-Ma come? Come?-.
L'altra Kagura le porse la spada, ora sguainata e affilata.
-Avevo previsto che un giorno sarebbe potuto succedere qualcosa di simile. Così, ho fatto in modo che il rilascio del sigillo di Archenemy mi liberasse da qualsiasi Maledizione Coercitiva.-.
È... è vero! Ora lo ricordo! E così si è liberata in questo modo! Davvero magnifico! Ma quello che è davvero magnifico è che...”.
-NUDA!!! SEI COMPLETAMENTE NUDA!!! CHE SPLENDORE!!! CHE BELLEZZA!!! AH!!!-.
Riprese a palparsi con foga, concentrandosi sulle due puntine rosa che trasparivano dai capelli sciolti della ragazza.
-Tsch! Sei rivoltante...-.
Quella parola la bloccò.
-“Rivoltante” io? Ti sbagli, quella rivoltante sei tu. Tu sei un mio vestito, nessun vestito fugge dal proprio armadio. Ara-ara... e poi... come puoi vedere... io sono ancora te... non sei uscita del tutto! Quindi non c'è bisogno che tu rimanga fuori! Ahahah! Kagura-chan, non c'è bisogno di due noi! Ahahah! Quindi torna dentro di me o muori!!!-.
Si lanciò in una sonora risata bellissima, ovattando gli sproloqui dell'altra sé.
-Ma come ringraziamento per questo splendido vestito, ti finirò con la mia vecchia magia, Machina Soul!-.
Era un po' un peccato nascondere quei begli abiti con la sua vecchia armatura magenta placcata, ma uno sguardo allo specchio le bastò per cambiare idea.
Oh, com'era bella con l'ombelico scoperto e la cuffia in testa e tutto quanto! Ah, sexy-bot-Kagura!!!
-Mi fai schifo!-.
L'altra Kagura si gettò all'attacco, allora lei exquipaggiò una spada e rispose all'offensiva.
Si scambiarono un paio di fendenti, ma l'altra Kagura era decisamente in svantaggio, l'avrebbe anche finita subito se non fosse distratta dalle sue nudità.
Eppure continuava a combattere, senza ombra di vergogna! Ah, che professionalità! La voleva tutta!!!
-È inutile resistere! Dentro di me c'è la tua forza, più quella di altri 459 vestiti, e infine la mia! Non puoi sconfiggermi! Sono più bella e forte di te!-.
L'altra Kagura non perse la sua calma: -Più forte di me? Ho capito.-.
In un attimo si trovò seduta a terra, stordita, mentre l'altra si allontanava da lei con un salto e si fermava a una decina di metri dal suolo.
-Allora userò un incantesimo che ucciderebbe anche me!- E alzò la spada, che si illuminò.
-Uhm! Non so che attacco vuoi fare, ma ho l'abilità di 123 maestre di spada dentro di me! E questa è tutta la loro forza messa insieme!-.
Tese la lama all'indietro, caricandola di magia esplosiva.
-Stile Mono
-Sai.- La interruppe l'altra: -C'era una persona che odiavo a morte. Ma era forte, molto più di me; così imparai la sua stessa magia per sconfiggerlo.-.
Ma che sta dicendo? Vuole distrarmi? Beh, invece caricherò di più il mio attacco bellissimo!”.
Un'aura gialla circondò l'altra Kagura, mentre la sua spada emise delle scariche sempre più grandi.
-Purtroppo però lui fu ucciso prima che potessi incontrarlo, e non saprò mai se sarei in grado di batterlo... Comunque, ora ti mostrerò io qualcosa! Magia del Corpo Celeste!-.
Magia del... cosa? Cosa sono quei sette bagliori in cielo? N-Non riesco a trovare niente nella sua memoria, perché? Perché non riesco... nemmeno a cercare... i-io... c-cos'è questa sensazione... paura???”.
-Spada delle Sette Stelle!-.
Una specie di linea gialla unì uno dopo l'altro i sette bagliori e infine la spada, la cui lama si alzò come una colonna luminosa fino al cielo.
O-Ora ricordo! Ho sacrificato tutto per ottenere questa magia, questa bellezza! Non posso bloccarla! I-Io non voglio bloccarla! No, q-questo vestito mi sta contagiando!”.
Tre figure nere si stagliarono in mezzo al raggio, incantandola come per un incantesimo.
R-Ragazze! Voi siete dentro di me! Non è possibile! Dovete stare... libere... no! Non è quello che penso! Devo muovermi! Devo spostarmi! Io... io...!!!”.
Brillarono, e poi sparirono nel bianco.
...non voglio...”.
E così rimase immobile, bloccata in posizione d'attacco, mentre la lama di luce si abbatteva su di lei con tutta la sua potenza.
...scusatemi...”.

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Capitolo 23
*** Fastidio ***


I spent a lot of nights on the run
And I think oh, like I’m lost and can’t be found
I’m just waiting for my day to come
And I think oh, I don’t wanna let you down
Cause something inside has changed
And maybe we don’t wanna stay the same
I got guns in my head and they won’t go
Spirits in my head and they won’t go
I got guns in my head and they won’t go
Spirits in my head and they won’t go
But the gun still rattles
The gun still rattles, oh
But the gun still rattles
The gun still rattles, oh

(Spirits-The Strumbellas)

Ragazze.”.
Se vi ho ferite facendo questo, scusatemi.”.
Le vostre voci nella mia testa, io non le dimenticherò mai...”.
No, è più corretto dire che non le ho mai dimenticate.”.
E non mi hanno mai lasciata.”.
Kagura atterrò rinfoderando la spada. Aveva di nuovo i vestiti, quindi ipotizzò che la parte di anima sottratta fosse tornata da lei.
Le mie mani sono bruciate. Immagino che il mio corpo non sia ancora pronto...”.
Si sentì mancare e si appoggiò a terra.
Infatti! Mi reggo a malapena in piedi! Chiunque fosse quel mostro, io...”.
Alzò lo sguardo sul solco che si allungava per circa cento metri, e alla fine...
...devo ancora finirlo.”.
La raggiunse zoppicando, lei giaceva svenuta e la sua armatura era praticamente distrutta, ma aveva ancora il suo aspetto. A dir poco inquietante.
Alzò la spada sul suo petto, ma si fermò lì.
Perché stava ridendo?
-Ara-ara... ahahah! Non me lo sarei mai aspettato un finale del genere... io sdraiata qui... e tu che stai per uccidermi... non è bellissimo?-.
Che stranezza vedere i suoi stessi occhi ridere così follemente.
-Prima che ti elimini, dimmi, chi eri un tempo?-.
-Un tempo? Che t'importa? Ara-ara! Ora sono un essere bellissimo, non ti basta?-.
-No.-.
La trapassò allo stomaco e lei urlò.
-Molti pensano che una morte rapida sia indolore. Scoprirai che non è così.-.
-Che dolore! Ma va bene! È un dolore bellissimo!-.
Kagura si schifava di più a ogni secondo che passava, era tentata di finirla lì e subito, ma la facevano vacillare forse la sete di vendetta o forse l'eccessivo sdegno, così continuava ad infierire senza darle il colpo di grazia.
Già, non se la sentiva di graziarla in nessun modo.
-Sei molto fortunata, Kagura-chan! Chi altro può assistere alla propria morte?-.
-Presumo ogni uomo in fin di vita.-.
-Ah! Che spudorata! Ti adoro!- Tirò fuori la lingua e iniziò a leccare l'aria girando gli occhi.
Disgustoso.
Si abbassò fino al suo viso, scrutandola attentamente.
-Heh? Cosa fai?-.
-Mi ripugni. Voglio guardarti morire.- Premette ancora.
-È tuo diritto guardarmi in faccia.- Poi ebbe un soprassalto, ma non per il dolore: -Ah, faccia! Voialtri non vi rendete conto della vostra fortuna di averne una!-.
Kagura aggrottò la fronte: -Che intendi dire?-.
-Nulla di importante! Ma la tua mi piace tanto! Assomiglia alla mia immagino!-.
La ragazza girò il manico tra le mani, sembrava funzionare a farla parlare.
-Ugh!-.
-Perché dici “immagino”? Un momento... non ti ricordi più il tuo vero volto?-.
-Eheh! Sei davvero intelligente! Mi piaci sempre di più!-.
-Patetico.-.
-Patetico? Mmm, forse hai ragione, ma sei davvero nella condizione di giudicarmi? Non hai idea di quello che ho passato!!!-.
Kagura si fermò, quella furia era nuova.
-So cosa pensi di me, è tutto qui dentro!- Si toccò la fronte con un dito: -Che sono pazza, ma vorrei vederti al mio posto! Anch'io ho perso quello a cui tenevo: i miei amici, e poi il mio corpo! Ma lo sai almeno cosa si prova a diventare un demone, Kagura-chan? Dolore, tristezza, paura? Niente di tutto questo! È il vuoto! Un'enorme voragine che divora tutto, perché ti è stato tolto ciò che eri e ciò che potevi diventare, la tua stessa umanità, e allora cosa ti rimane? Niente! E ognuno cerca di riempire il vuoto con qualcosa: fedeltà, sete di distruzione, follia, nel mio caso la ricerca della bellezza! Una nobile ricerca, a dirla tutta! Ma io sto solo cercando di riottenere ciò che mi è stato tolto, il mio corpo, la mia anima! Puoi biasimarmi per questo, Kagura???-.
Era chiaro, cercava la sua compassione, invece aumentava il suo ribrezzo.
-Non mi fai pena. Non arrancare scuse per i tuoi crimini, non puoi uccidere chi ti pare per una cosa effimera come la bellezza.-.
-Ah, ma per vendicarsi va bene, Kagura-chan?-.
...
-Ecco perché mi piaci, perché siamo simili, dentro e fuori! È facile parlare di giustizia fintanto che tieni la spada per l'elsa, ara? Fintanto che non hai perso nulla di importante!-.
A quelle parole, Kagura si sentì incendiare dentro.
-Bada a come parli! Tu hai divorato le mie compagne! Almeno io rivolgo la mia rabbia verso chi la merita, non su persone innocenti!-.
-Se davvero la pensi così, allora finiscimi, forza!-.
Kagura si fermò.
Dunque era questo che voleva.
-Muoviti a uccidermi! Non mi odi forse? Allora fallo!-.
Aveva nascosto il viso con una mano, ma riusciva comunque a scorgere le lacrime che trapelavano da sotto il palmo, per quanto provasse furiosamente a ignorarle.
-Fallo e basta! Non ce la faccio più! Ti prego, voglio solo che tutto questo finisca!-.
Possibile che... possibile che adesso fosse tornata in sé?
No, non dopo tutto quello che aveva fatto! Non poteva provare pietà per lei!
-Ti eliminerò, ma non per farti un piacere!- Le urlò.
-Va bene, va bene qualsiasi cosa, ma fallo, ti scongiuro! Non voglio più... non voglio più fare del male a nessuno!-.
Kagura strinse i denti, sul suo cuore premeva un peso che non riusciva a spiegarsi: quello davanti a lei era un autentico mostro che aveva ucciso chissà quante persone, che aveva tentato di uccidere anche lei, che stava usando la sua stessa faccia solo per farsi compatire!
Forse era proprio quello il motivo, forse una parte di lei sentiva la sua stessa angoscia e voleva essere al suo posto: sconfitta, agonizzante, ma finalmente prossima alla pace.
Si rialzò e mosse più a fondo la spada, questa volta non per infierire; sentì uno scricchiolio ai suoi piedi, abbassò lo sguardo e vide che ora l'altra lei sorrideva serenamente al cielo.
Con due dita asciugò le lacrime che si erano fermate sulle sue ciglia, poi le abbassò le palpebre.
Allora il suo corpo si illuminò e ne uscirono delle spirali dorate che si alzarono in aria, come dei tentacoli luminosi.
Kagura, con lo stupore tra le labbra, le guardò dissolversi in tante sfere gialle, piccole lucciole, che sparirono anch'esse, poi sentì un tocco caldo alla spalla come quello di una mano; e, voltatasi, per un istante vide tre fantasmi brillare e poi scomparire nel nulla.
I suoi occhi si inumidirono, perché le aveva riconosciute, le aveva riconosciute tutte e tre.
Si strinse la bocca con una mano e, chinato il viso, pianse sul corpo morto della nemica, lasciando che le lacrime cadessero mischiandosi a quelle anime di nuovo libere.
Quando, dopo eterni secondi, riuscì a tornare in sé, si accorse di stare guardando il corpo di una giovane ragazza bionda vestita di un elegante abito viola, ormai lacero e consunto.
Impossibile... Jenny! No... io non immaginavo che... no!”.
La sua stessa voce la riscosse dallo shock.
-Sono vivi!!! Sono tutti vivi, hai capito???-.
L'aveva presa per le spalle e la scuoteva per svegliarla, perché sapeva che si sbagliava, e voleva, doveva dirle che nessuno dei suoi compagni era morto.
Ma i suoi occhi ormai lo erano.
Strinse il corpo della ragazza al suo, piangendo sulla sua spalla. Neanche sapeva perché stesse così male, la conosceva pochissimo, ci aveva parlato al massimo una volta e le era pure stata antipatica, per non parlare di quello che era appena successo. Eppure... eppure pensare che una ragazza solare come lei potesse... potesse essere diventata una cosa del genere... e aver sofferto così tanto per... per... per nulla... non era giusto... non era giusto!
-Ah...-.
Jenny aveva schiuso la bocca per emettere un debole respiro; ma le sue palpebre rimasero mortalmente abbassate, e sotto di esse le pupille non si muovevano più.
-Quella persona...- Iniziò quando già il suo corpo iniziava a sbriciolarsi tra le sue braccia.
-...quella che odiavi... che volevi morta...-.
-...la odi ancora?-.
Kagura non riuscì a risponderle, se non quando l'ultimo granello di sabbia le sfuggì dalle dita e cadde a terra.
-No.-.



Bastarda!!!”.
Troia!!!”.
Ti odio, ti odio!!! Me la pagherai cara, Levy McGarden!!!”.
Avrebbe forse trovato strano l'essersi ricordato il suo nome solo allora se non avesse dovuto preoccuparsi del fatto che gli mancava praticamente l'intero lato destro del corpo, a parte la testa.
Che comunque gli stava scoppiando per il rimbombo.
Cazzo!!! Cazzo!!! Non finisce qui!!! Te la farò pagare per questo!!! Argh!!! Che dolore!!!”.
Non riusciva a immaginare che passasse, non riusciva a immaginare che il suo corpo ricrescesse, in realtà non riusciva a immaginare proprio un cazzo! Si mordeva le labbra e soffocava le urla, che altrimenti avrebbero attirato quel piccolo demone bastardo dall'altro lato del cratere. Sì, perché con quell'attacco aveva cancellato l'intero palazzo.
E ora la poteva scorgere mentre gioiva saltellando come una cavalletta da un piede all'altro e urlando strani versi animali.
Questo dolore è insopportabile! Ma ancora di più l'onta di cui mi sono macchiato! Te ne farò pentire, Levy!!!”.
Poi si immobilizzò.
C-Cosa??? Questo potere... è assurdo! Nemmeno comparabile al suo! Ma chi è???”.
Spiò ancora una volta e vide che la ragazza non si era accorta di nulla, ma alle sue spalle una minacciosa ombra umanoide si stava rapidamente avvicinando: era lei la fonte di quel potere.
Un demone, ma non uno qualunque! Dev'essere uno di quegli Etherias! Se mi scopre è la mia fine di sicuro!!! Merda, tutte a me capitano!!!”.
In quella, Levy si bloccò e si voltò.
-Gajeel-kun!- La sentì gridare.
L'immenso ragazzo dal corpo metallico e... cosa... senza faccia, si fermò davanti alla piccola demonietta.
Non riusciva a vedere bene, ma a un certo punto Levy si piegò in avanti, barcollò e cadde su di lui, che doveva averla colpita.
Se la caricò in spalla e alzò i tacchi; ma proprio quando il ragazzo pensava di essere in salvo quello si voltò e guardò, se così si poteva dire, verso di lui.
Rusty sentì il suo cuore fermarsi e una goccia di sudore più fredda delle altre gli solcò la tempia.
Poi però l'altro alzò i tacchi e scomparve, e Rustyrose poté di nuovo respirare.



-Ahahah! Ahahah! Che... che spasso!-.
E.N.D. fece roteare la sfera di cristallo sulla punta dell'indice, ridendo mentre guardava una dopo l'altra le varie scene della battaglia.
Erano persino più spassose di quanto sperava, insomma, sapeva che un bel massacro era in ogni caso divertente, ma questo... cioè, Zancrow stava ancora volando con un razzo sotto il mento, la tipa col cavaliere stava fuggendo con la coda tra le gambe, per non parlare dei soldati che saltavano in aria, cadevano a pezzi, perdevano la testa o implodevano, un po' suoi un po' dei loro, ma che importava, lo spettacolo era sbellicante!
-Tutto come avevo previsto! Anzi meglio ancora! Figurati se quei deficienti indemoniati sconfiggono il Paese intero, ma resistono anche più di quanto pensassi! Mmm, peccato non essere lì anch'io a uccidere qualche bel mago! Un po' ti invidio, lo sai, Lyon?-.
Si rivolgeva al verme insanguinato che usava come tappetino per i piedi. Non poteva parlare senza la bocca (scena impagabile), ma gli leggeva la mente.
Anf... se sapevi che avrei perso... perché mi stai punendo?.
-Eh? Non ti sto punendo per aver perso, non è colpa tua; solo che vederti sconfitto mi ha fatto infastidire. Mi fischiano le orecchie. Questo è il motivo, non la sconfitta, ma il fastidio.-.
Ah... capisco...”.
Davvero? Ah, bene: lui pensava di essere impazzito.
E.N.D. contemplò la sua carcassa maciullata ancora per un po', poi gettò un'occhiata distratta alla sfera. Qualcosa lo colpì e lo fece guardare con maggior interesse.
-Uh? Non mi dire! Lei è ancora in gioco, eh? Dovresti imparare da lei che cerca di rimediare al suo fal... Lyon?-.
Toh, era svenuto.



Non capisco. Avverto il suo potere nell'aria, ma non riesco a vederla.”.
Dovunque Kagura guardasse c'era ghiaccio, spine e crateri con ghiaccio, ma della maga dell'acqua nessuna traccia.
Dove sei, Juvia? Ho seguito la tua magia fin qui, perché non riesco a trovarti?”.
Si asciugò il sudore dalla fronte, cercando di concentrarsi.
Sono troppo stanca... se non si fa vedere lei, temo che non...”.
Poi lo vide.
No... no... no, no, no!”.
No!!!”.
Arrancò fino a trovarselo tra le mani, ma subito indietreggiò scuotendo la testa.
Non può essere! Non anche lei! Non anche Juvia!!!”.
La sua voce le risuonò in testa, la sua immagine sorridente invase i suoi pensieri, sapeva che era stupido e che non la conosceva bene, però era così irreale, così impossibile che fosse morta!
Ma quel braccio rinsecchito steso al suolo era una prova inconfutabile.
No! Ci deve essere qualcosa che posso fare! Io... io... io...”.
Batté i pugni sul terreno, una, due, tre volte.
Merda! È inutile! È andata! Non posso riportarla in vita! Come farò a dirlo a Erza e agli altri? Non... non c'è nemmeno un corpo su cui piangere!”.
Corpo.
Un momento.
E se...
Riprese in mano il braccio, esaminandolo attentamente.
Potrei... forse... almeno devo provarci!”.
Acqua, doveva iniziare con l'acqua; e, per sua fortuna, sapeva crearla. Ma modellarla per riformare il corpo di Juvia... ne avrebbe avuto la forza?
Dalla parte mozzata ricreò la spalla, poi il busto e l'altro braccio, quindi le gambe; ma, giunta alle ginocchia, vacillò.
Sono senza forze! Se solo...”.
D'improvviso sentì un bagliore rischiararle le spalle, e vide le sue mani corazzarsi di un'armatura fucsia.
Questi guanti e quest'incantesimo... possibile che una parte di lei si sia...”.
Ma non era il tempo di pensare a questo: se aveva ricevuto altra energia, l'avrebbe usata.
Completò gambe e capo, ma ora sarebbe venuta la parte difficile, quella su cui non aveva alcun peso.
Doveva essere Juvia a prendere il controllo del suo corpo d'acqua, lei doveva riunire la sua magia... però c'era davvero una “lei”? Non si stava solo aggrappando a una vana speranza? Non era forse morta? Cosa poteva fare lei o chiunque altro per rimediare a tutto questo???
-Ah!-.
Il corpo d'acqua ebbe uno spasmo, si increspò in mille onde, poi impallidì fino a diventare di un bianco quasi opaco.
Lei osservò tutto con il cuore in gola, poi quando Juvia spalancò gli occhi e riprese i colori per poco non cadde.
-K...Ka...gu...ra?-.
-Juvia... Juvia!- La scosse e oscillò tutta, sembrava molle come un budino e spenta come un cadavere.
-Juvia! Juvia, come stai? Riprenditi, Juvia!-.
La aiutò a rialzarsi, lei ancora muta e vitrea... ma viva!
-Ka...Kagura... Juvia è... morta...-.
-Non preoccuparti, adesso è finita. Su, forza, ti porto al sicuro!- Le prese la mano per portarla con sé, ma la trovò irremovibile.
-Juvia, ma cosa...?-.
Le parole le morirono in gola quando la guardò negli occhi.
-Juvia era sparita... Juvia non c'era più... lei non c'era più... lei... lei era morta... lei è morta... Juvia è... Juvia è morta! Juvia è morta! Juvia non c'è più! Lei non c'è più! Lei è morta! Lei è morta!!!-.
Con una mano dietro la testa e l'altra attorno al fianco Kagura la strinse a sé, asciugando le sue lacrime con la guancia.
-Juvia era morta! Juvia era morta! Juvia era morta!!!-.
-Juvia! Tu sei viva, Juvia!!! Sei viva!!!-.
Continuò a ripeterglielo finché non la percepì accasciarsi su di lei priva di sensi; allora se la caricò sulla schiena e si diresse, precipitandosi, verso l'aura di Erza.



I piedi le stavano esplodendo, i polmoni bruciavano, non ce la faceva più a correre.
Ma non considerava nemmeno l'idea di fermarsi a riposare.
Non ne aveva il lusso.
Ancora un poco, resistete solo un altro poco!”.
Finalmente ecco l'ospedale, ed Erza rallentò il passo, colta dall'illusione che i novanta metri già percorsi avessero già colmato i dieci rimanenti.
Comunque certo non pensava a questo, l'ordine dei suoi pensieri era: -entro -trovo qualcuno -mi assicuro che si riprendano pestando chiunque me lo vieti.
Poi arrivò un'altra informazione che le scombinò i piani.
Ma che diavolo è successo qui?”.
Dovevano essere decine, no, forse un centinaio, tutti al tappeto, ansimanti o immobili, morti o moribondi.
Ma chi era stato? Chi poteva averne sconfitti così tanti? Persino lei con quel numero... beh, non tutti erano come lei!
La risposta zoppicò fuori dall'ospedale.
-Anf...-.
-Anf...-.
-Bian...ca...-.
-Flare!- Esclamò Erza.
-Mio kami, come sei ridotta???-.
Era lacera e ferita praticamente dappertutto, si doveva appoggiare al muro solo per respirare, sembrava un miracolo che fosse ancora in piedi.
-Bian...ca...- Continuava a ripetere; ma a che si riferiva? Cos'era bianco? Un momento, era così che chiamava Lisanna! Aspetta, e se l'avesse vista in quello stato?
Ma quando rialzò il viso capì che non c'era pericolo.
Sì, perché che sollevasse quella linea scarlatta al posto delle palpebre era pressoché impossibile.
Erza rimase senza parole, fu Flare a parlare: -Bianca... sei tu, vero?-.
-...li ho sconfitti tutti, Bianca... sono... sono stata brava...-.
Dalla bocca della rossa uscì un suono gutturale, tipo il rumore dello scarico.
-Ah, che gioia, sei qui... com'è bella la tua voce... ma non la sento bene, io... ho come dei suoni in testa... fanno male... ah! Perché urli... ah! No, chi è che urla? Ah!!!-.
Flare si piegò in avanti, stringendosi le mani tra i capelli.
-Ti prego, non urlare così! Basta!!!-.
TUNF
Era crollata.
Erza si riscosse solo allora: -Flare!-.
Fece per andare da lei, ma qualcuno le sfrecciò davanti e la anticipò.
-Erza-nee, ci penso io a lei!-.
La rossa guardò confusa Kagura, poi si rivolse a Juvia, che si era fermata di fianco a lei.
-Juvia, tu come...-.
Ma Juvia fissava il vuoto davanti a sé, bocca schiusa e occhi sgranati, pareva una bambola inanimata.
-Ehi! Ragasshe!-.
Erza si voltò e vide che stava sopraggiungendo anche Bickslow, che sorreggeva per sotto il fianco uno stordito e altrettanto malridotto Freed.
-Bickslow! Freed! Che vi è successo?-.
-Ah! Non indovinerete mai chi abbiamo incontrato! Ehi, e a loro due che è capitato?-.
-Cosa? Oddio, come ho fatto a dimenticarmene? Presto, dovete aiutarmi a portarle dentro!-.
Intanto il mago si era spostato davanti a Juvia e le scuoteva la mano all'altezza degli occhi, senza che lei reagisse.
-Mi sembra che nemmeno lei stia bene...-.
Insomma, del resto chi tra loro non era ferito? Lei forse, lei che non aveva preso sul serio il suo scontro, lei che avrebbe potuto salvarle e invece era-
-Erza-nee, attenta!-.
L'aveva appena percepita anche lei, un'aura demoniaca era appena apparsa alle sue spalle; e così anche Bickslow, che si voltò insieme a lei.
Ci mise un po' a riconoscerla: i capelli neri le cadevano davanti al viso in ciocche appuntite e unte di rosso, mentre dei vestiti rimaneva qualche straccio sul seno e in pochi altri punti. Sotto l'unico occhio scoperto, sgranato come da un terrore primordiale, stringeva le unghie fino a graffiarsi; e avanzava zoppicando, ingobbita in avanti, oscillando avanti e indietro col braccio rimanente. E, come il suo aspetto, il suo potere era fiacco, ferito, appena superiore a quello delle due ragazze che Erza portava con sé.
Sembrava un cadavere, e avrebbe dovuto esserlo, eppure quelle due corna ai lati del cranio erano inconfondibili.
-Tartaros.- Sussurrò: -Tu eri di Tartaros.-.
-Uccisa...- Biascicava quella, senza dar cenno di averla sentita: -Io l'ho uccisa... uccisa... è colpa mia...-.
Erza trasalì a quelle parole.
Cosa? Uccisa? Chi ha ucciso???”.
Equipaggiò una spada e gliela puntò contro, ma lei non si fermò.
-Ho fallito... e ora morirà... lei... per colpa mia...-.
Da quel poco che capiva non si riferiva a uno di loro, ma non era il caso di chiederle altre spiegazioni.
-Non ti muovere!- Le intimò: -Non fare un altro passo e gettati a terra!-.
Ancora una volta non l'ascoltò.
-Che fastidio... questo stridio... fa male! Kyouka-sama! Argh!!!-.
-Sorella.- Kagura le se era avvicinata: -Finiamola finché siamo in tempo.-.
Erza si riscosse da quello spettacolo ambiguo e orribile.
-Aspetta, non ce n'è bisogno! Ormai non è più un pericolo!-.
-E con questo? È un nemico, come tale va eliminato.-.
-Ma non possiamo farlo!-.
-Senti ne ho le scatole piene!!!- Le gridò in faccia. Erza ammutolì, non l'aveva mai vista perdere le staffe in quel modo.
-Tu non hai idea di quello che ho passato! Ora fammela uccidere finché rimane così semplice!-.
-Basta!!!-.
Le due ragazze sussultarono: l'Etherious si era accovacciata su sé stessa e gridava a squarciagola.
-È tutta colpa vostra! Fetidi umani! Urr! La mia testa esplode! E lei morirà! Per colpa vostra! Vi odio!!! CREPATE!!!-.
Una folata di vento si alzò all'improvviso, e Erza sentì come il rumore qualcosa di viscido che esplodeva di fianco a lei; all'inizio non capì, poi guardò Kagura: la ragazza era impallidita di colpo, aveva sbarrato gli occhi e un filo di sangue le usciva dalla bocca. Le sue mani stringevano ancora l'elsa di Archenemy, la cui lama spuntava insanguinata dalla schiena.
-Er...za...-.
La rossa aprì la bocca per parlare, ma al posto dei suoni uscì un risucchio smorzato e un fiotto vermiglio.
Abbassando lo sguardo, notò che stava ancora spingendo in dentro la sua spada.
Cosa...”.
Lo stomaco bruciò e dovette perdere i sensi, perché un secondo prima stava guardando la demonessa che rideva sguaiatamente e quello dopo il terreno.
Percepì qualcosa al suo fianco sollevarsi da terra, alzò a fatica gli occhi e vide che Lisanna stava fluttuando sopra di lei, le braccia distese a croce e il capo piegato in avanti.
-Tu ora verrai con me.- Disse la demoniessa.
No! Non te lo lascerò fare!” Era quello che voleva urlarle, ma non riusciva nemmeno a tenere la testa alta.
Non di nuovo! Non può succedere di nuovo! Non posso perdere anche lei!!! Se solo riuscissi a muovermi! Se solo riuscissi... a... rimanere...”.
Svenne di nuovo.



SCREEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
Ahahah!
No perché rideva? Non era divertente no.
Quel rumore assordante non le lasciava tregua, quel... ruggito metallico... maledizione, la stava ancora colpendo, la stava ancora torturando!
Torturando.
Non era la tortura che le piaceva, non era estasiante, non era bella, non era quella della nobile Kyouka!!!
SCREEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
La nobile Kyouka.
Quella piccola infima umana era la sua unica speranza di salvarla.
Eheheh... un'umana... un insetto, anzi peggio... eheheh...
SCREEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
ARR!!! NON LA SMETTE!!! PERCHÉ NON MI LASCIA IN PACE??? BASTA!!! KYOUKA-SAMA, AIUTO!!!
-Fatelo smettere, fatelo smettere, fatelo smettere!!! Non ce la faccio più!!! È tutta colpa vostra, umani!!!-.
SCREEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
HE
Finito.
Tutto d'un tratto.
Com'era stato possibile?
Ah, l'avevano colpita in testa, ecco perché.
Ma chi, chi era stato? Chi aveva osato???
-Gheheheh! Shembra che ti shia dimentihata di me!-.
Che voce fastidiosa, ancora più di quello stridio!!!
Sayla si rimise in piedi e guardò infuriata l'umano ancora cosciente. Il dolore la rendeva lucida, e dava un senso alla sua furia. Lo aveva paralizzato, come aveva fatto quell'uomo a liberarsi??? Un momento, era ancora immobile, e allora cosa l'aveva colpita???
Lentamente, intanto, quello stridio stava tornando, anche se era ancora un sibilo, appena un ronzio.
Ahahah! No non c'era niente da ridere.
Maledetto! Lo avrebbe finito prima che tornasse del tutto!
Alzò un braccio e strinse il pugno verso di lui per stringerli il collo con il Macro; ma qualcosa le sfrecciò davanti al viso e la distrasse.
Ma che...”.
Si fermò, vide che era un cilindro di legno con disegnata una faccia sorridente.
Cosa diavolo è questo???”.
La faccia si illuminò di verde e Sayla si abbassò appena in tempo per evitare che il raggio le finisse in faccia.
Criiiiiiii...
Merda!”.
Altri quattro di quei cosi erano alle sue spalle.
Telecinesi dunque! Non è un problema!!! Ahahah!!! Ora lo uccido!”.
Bloccò i cinque pupazzi e li compresse fino a distruggerli.
-No!!!- Urlò l'umano: -I miei cuccioli!-.
Scriiiiiiiii
Merda! Ma almeno non è più un problema!!!”.
-Sheeerzoooo!!!-.
L'umano aveva tirato fuori la lingua e cinque pietre ai suoi piedi si sollevarono schizzando verso di lei.
Non riuscì a evitarli e la graffiarono in viso e nel corpo
-Tsch!-.
Agitò la mano e distrusse anche quelle.
-È tutto inutile!- Slinguazzò l'altro: -Thantho posso trashferirli dove voglio!-.
SCREEEEEEEEEEEEEEE
-Ah! Allora ucciderò te!!!-.
Lo alzò da terra tenendolo per il collo, lui si agitò qualche secondo e infine penzolò inerme.
SCREEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
-AHAHAH! Finiamola con questa storia! E tu...- Si rivolse alla ragazza dai capelli bianchi, che aveva lasciato cadere; invece la sua attenzione cadde sull'umano impiccato che rideva di gusto.
-AHAHAH!!!-.
-Ci cascate tutte!-.
AHAHAH!!!
Cinque oggetti tondi piovvero dal cielo sopra di lei.
Ahah... ah?
Ah, finalmente silenzio.



-Dovresti andare.-.
Natsu trasalì.
-Sei ancora viva, eh? Oh, no, non è il termine giusto per te...-.
Meldy era riapparsa davanti a lui, era la prima volta che la vedeva seria, anzi, quasi impassibile.
Però ora taceva.
Natsu sogghignò: -Keh! Perché dovrei andare? Ormai è finita, non ha alcun senso, forse la prossima volta...-.
Meldy spostò lo sguardo sulla lacrima con Sayla.
E.N.D. non poté che sghignazzare: -Dovrebbe importarmi qualcosa? Che muoia, se è debole.-.
Meldy rimase muta ancora per un po': -Non ti importa nulla di lei?-.
Schiuse le labbra per riderle in faccia, ma si bloccò.
-No.- Rispose semplicemente: -Per nulla.-.
Alzò un angolo della bocca in un ambiguo sorriso.
-E poi se la cava da sola.-.



-Ehi, state tutte bene?-.
Bickslow si precipitò da Erza e Kagura, scuotendole ma ottenendo solo dei flebili colpi di tosse.
Beh, perlomeno erano vive no? Ahah, avevano la pellaccia dura!
Però la rossina laggiù e angelo d'argento sembravano parecchio giù di corda... e Lisanna? Oh, era di nuovo in aria... ma non era scesa prima?
D'improvviso le gambe gli si piantarono a terra.
Oh cazzo.”.
Il fumo dell'esplosione si diradò velocemente, rivelando la diavoletta di prima; solo che adesso aveva la pelle scura e sembrava alquanto incazzata.
-Questo rumore è doloroso. Voi umani dovete pagare. Eheheh... voi umani... siete deboli... disgustosi... fastidiosi... un ronzio alle orecchie peggiore di quello che sento ora... e spetta a me mettervi al silenzio!-.
L'aria attorno a lei iniziò a vorticare impetuosamente.
-Soprattutto il Master mi ha incaricato di una missione! E se fallissi deluderei Kyouka-sama! Perciò non esiste dolore né fastidio in grado di fermarmi adesso!!!-.
Bickslow alzò gli occhi, quando iniziavano a parlare così le cose si mettevano male...
E infatti si trovò di nuovo appeso all'aria per la gola.
-Diventerò più forte!-.
Si sentì schiacciare a terra da una forza immensa e si schiantò dolorosamente.
SBAM
-Più potente!-.
Tornò a volare, e giù di nuovo.
SBAM
-Kyouka sarà orgogliosa di me!-.
SBAM
-E questo rumore!-.
SBAM
-Nella mia testa!-.

SBAM
-Finirà di tormentarmi!-.
SB -OK OK VA BENE!!!-.
Si fermò a un centimetro da terra, a testa in giù, perché le ultime due cadute le aveva fatte così.
Ahi, tra parentesi.
-Va bene, sei arrabbiata, ho capito! Ma credi di essere l'unica con le voci in testa, eh???-.
Lei non rispose, così continuò a parlare.
-Beh, è da quando è iniziato tutto questo schifo che ce le ho anch'io, che ce le abbiamo tutti! Di persone che abbiamo ucciso, di quelle che amavamo ma sono morte e anche di chi abbiamo tradito! E cazzo se fanno male! Quindi congratulazioni, benvenuta nel club dell'intera umanità!-.
-“Oh-oh, bu-uh, povera me, sono una ragazzina arrabbiata e ho il ciclo”! Non vuoi deludere chi ami? Sorpresa-sorpresa, questa è una guerra, una delusione continua! E poi che ne vuoi saperne tu di delusione o di amore? Tu nemmeno provi niente, sei solo una macchina assassina con due cuscini sul petto! Ma cavolo se fai sangue! Minchia, sei proprio una bellezza, quanto mi verrebbe voglia di prenderti e... oh sì, sì cazzo! Ma comunque non cambia che non hai capito niente di niente!-.
Si fermò per riprendere fiato, così l'altra prese la parola.
-Ma che diavolo stai dicendo?-.
Bickslow tirò un sospiro.
-No, niente di serio, stavo solo prendendo tempo per lui.-.
La ragazza ebbe un sobbalzo e si mise sulle punte dei piedi, mentre Freed alle sue spalle rigirava lo stocco nella sua schiena.
Uhm, certo che era davvero figo, coperto di sangue con solo un occhio che si vedeva e con la faccia tutta incavolata!
E poi usò l'Absolute Shadow e la sollevò da terra, piegandosi all'indietro in modo che la demoniessa scivolasse fino all'elsa e rimanesse a pancia all'aria.
ZAM
Estrasse la lama e la buttò a terra, e lei tornò bianca. Era più carina così.
-Wow! Bel colpo! Che stile!-.
-Grazie.- Rispose lui: -Che sciocca, avrebbe dovuto premunirsi anche su chi era a terra.-.
Poi tornò da lui camminando come niente.
-Ma non ti eri rotto la gamba?-.
-E chi se la sente più.- Fece passandogli accanto. Bickslow rise, poi sentì che la demonietta stava mugugnando.
-Uh, è ancora viva? Sono sorpreso, Freed! Freed? Oh, sei mogio, ti vedo a terra... sei svenuto? Ahah! L'hai capita, “a terra”... no, non l'hai capita.-.
-Bickslow! Cosa è successo?-.
Erza e Kagura si stavano rialzando, la seconda addosso alla prima.
Uhm, quante misure al vento...
-Freed l'ha sconfitta ma è ancora viva, che facciamo?-.
Erza si sistemò la bruna sulla spalla, ansando prima di rispondere.
-Anf... Non serve fare nulla... ormai è svenuta... però dobbiam-ugh! Pensare a noi!-.
-Cosa dici, Erza?- Replicò Kagura: -Non vedi quello che... urr! Quello che ci ha fatto??? Se non ne sei in grado tu, sarò io a eliminarla!-.
Ecco, ora si mettevano a litigare come al solito. Personalmente non gli importava se morivano o no, cioè li picchiava e poi boh, erano a terra e punto.
-Ehi!!! Laggiù!!!-.
Bickslow si voltò verso le voci e vide due individui, uno grasso e uno magro, correre verso di loro mentre tenevano in mano un grande coso di metallo per le due estremità.
-Ce lo abbiamo! Daphne l'ha finito!-.
Oh, erano Jet e Droy! Ma di cos'è che parlavano? Del pube?
-Ha completato la cura per il Cambiamento?- Chiese loro Erza.
I due, ora arrivati, annuirono.
-Ma voi come state? Che vi è successo?-.
Eh, era tutto il giorno che glielo chiedevano.
Aspetta, avevano appena detto “cura per il Cambiamento”?
Ebbero tutti la stessa idea e si voltarono verso la demoniessa a terra.
-Vorreste- Iniziò Erza: -provare su di lei?-.
-Erza-nee, lei è un Etherious vero e proprio, quindi...-.
Bickslow alzò le spalle: -...beh, quindi non c'è nessun problema no? Mal che vada muore e basta. E poi dovremo pur provarlo prima di usarlo sugli esseri umani.-.
Su questo nemmeno Erza ebbe da obbiettare, cioè forse ce l'aveva ma non era il caso di dirlo, e Jet e Droy iniziarono a trafficare con l'arnese.
-Scusate come dovrebbe funzionare? Comunque quella lì si sta riprendendo, farete meglio a muovervi!-.
Però ecco che, incredibile ma vero, una voce ben conosciuta si levò di nuovo.
-Luridi... umani...- Allungò una mano verso di loro e la conficcò a terra in modo da trascinarsi.
-Mmm...- Bickslow fece le dita a pistola e le puntò contro la ragazza, poi la sua spalla esplose.
-Ah!!!- Rotolò di lato, tamponandosi la ferita con l'altra mano.
-È inutile che ti agiti tanto, te l'ho slogata.-.
Tirò fuori la lingua e la canzonò: -Ora non fai più la sbruffona, eh? Ahahah!-.
-Bickslow!- Esclamò contrariata Erza.
-Che c'è? È divertente!-.
-Qui abbiamo finito!- Dissero i due, puntando il “cannone” e sparando un raggio luminoso che colpì la ragazza. Niente di spettacolare, solo un flash.
Lei smise improvvisamente di rantolare e si immobilizzò a terra.
Bickslow guardò lei, poi la bocca fumante del cannone, poi ancora lei e poi ancora il cannone.
-Ecco, l'abbiamo ammazzata.-.
Non fece in tempo di dirlo che un urlo si levò alle sue spalle, talmente forte da fargli mettere le mani nelle orecchie; e aveva pure il casco in testa!
La demoniessa, colle vene a fior di pelle, si era messa sulle quattro zampe e attorno a lei girava un vortice d'aria che spandeva le sue urla raggelanti tutte intorno.
Bickslow indietreggiò, urtando Erza e Kagura, che si erano coperte anche loro le orecchie.
Che sta succedendo? Devo vedere la sua anima... ma è... è... che cavolo...???”.
Alzò bruscamente la testa e spalancò la bocca dalla quale schizzò un vortice nero come la pece che si elevò in cielo; uno spettacolo orrendo, vomitava tutta quella roba che nemmeno pensava che poteva starci in un corpo così piccolo... kami, come faceva a gridare ancora?
-Cosa stai facendo???-.
Erza aveva preso per il braccio Kagura che si stava dirigendo a spada sguainata verso la rigurgitamelma.
-La elimino! Almeno così la smetterà!-.
Erza scosse la testa: -No, noi dobbiamo...-.
-Guardala!- Per un secondo riuscì persino a ovattare le sue urla: -Sta persino piangendo quello schifo! Nemmeno lei si merita questo!-.
-Io penso che Kagura abbia ragione!- Intervenne lui: -E poi forse è meglio così per tutti!-.
Erza si bloccò, titubò, poi annuì. Ma Kagura non fece in tempo a stringere la spada che le grida cessarono, il turbine sparì, e la demoniessa si accasciò premendo la fronte a terra. I lunghi capelli erano sciolti come una chiazza di petrolio, poi con un lieve scricchiolio le sue corna si riempirono di crepe. E CRACK, si sbriciolarono in mille pezzi e altre due ciocche di capelli caddero facendo compagnia alle altre.



Im...possibile... questo non ha senso...”.
Meldy alzò un sopracciglio
-Te l'avevo detto.-.
La sfera si sbriciolò sul terreno, mentre il Demone Cremisi scattava in piedi e correva verso la porta.



Eh?”.
Cosa mi sta succedendo?”.
Dove sono... le mie corna?”.
Il regalo di mia madre... di Kyouka...”.
Dove sono?”.






Angolo dell'autore
Ehm.
Sono in ritardo.
Già.
Se è rimasto qualcuno batta un colpo... Volevo anche fare un supercommento ma è meglio tacere e conservare un minimo di credibilità.
Comunque sia ci avviamo verso il finale, nel senso che il prossimo capitolo è l'ultimo (seh, ora che esce...).
Tenetevi pronti e caldi, ho ancora delle belle idee in testa (risata malefica).

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Capitolo 24
*** FUOCO ***


Yume wo otte mayoikonda kokoro no mori no oku
Kagami yori sunda izumi utsuru yuganda Smile
Koboreta namida wa (Don't Cry) kin demo gin demo nakute
Arifureta namida (Fall From My Eyes) megami mo kizukanai
Masayume Chasing Chasing
Koero motto jibun shijou saikou no
Ima wo Chasing Chasing
Sou egaita jibun ni natte moyase mune no hi wo
Na na na na na na na Oh
Na na na na na Hey Hey
Na na na na na na na Oh
Kakenukero Hero
Na na na na na na na Oh
Na na na na na Hey Hey
Na na na na (Hey) na na na (Oh)
Moyase mune no hi wo (My Life... Yeah)
Me wo tojite mimi sumaseba kasukani yobu koe
Daremo inai hazu no mori de miageta sora no ao
Koko he ha modoranai (Good Bye) kodoku toiu na no moudoku no
Amaku Kaoru Hana (Fill up the sky) sakihokoru sekai ni
Sayonara Changing Changing
Koero motto jibun shijyou saikou no
Egao Changing Changing
Sou Onegai ha Kanau wa kitto terase mune no hi yo
Na na na na na na na Oh
Na na na na na Hey Hey
Na na na na na na na Oh
Kakenukero Hero
Na na na na na na na Oh
Na na na na na Hey Hey
Na na na na (Hey) na na na (Oh)
Terase mune no hi yo
Hey mou mechakucha haato de hontou no jibun ga dareda ka
Wake up shite make up enen mainichi kurikaeshite Fade Out (Ah...)
Konna akumu kara (La...) No Way Baby (No Way Baby)
(na na na na na) Nukedasu ni ha (Go Gotta Go Now) me wo samasu shika nai
Mabushii asahi abite me wo korasu saki ni
Ano hi ni mita mirai ga te wo hirogeteru
Whoa Whoa
Masayume Chasing Chasing
Koero motto jibun shijou saikou no
Toki wo Chasing Chasing
Sou egaita jibun ni natte moyase mune no hi wo
Na na na na na na na Oh
Na na na na na Hey Hey
Na na na na na na na Oh
Kakenukero Hero
Na na na na na na na Oh
Na na na na na Hey Hey
Na na na na (Hey) na na na (Oh)
Moyase mune no hi wo

(Masayume Chasing-BoA)

Tutto è per Zeref.
Esisto solo per Zeref.
Non c'è nulla che non sia per Zeref.
Apro gli occhi per la prima volta pensando a questo.
Occhi, io ho degli occhi.”
Mi guardo intorno, ma vedo poco, non sono ancora abituata alla luce.
La luce, cioè ciò che vedono i miei occhi.”.
Però io... chi sono?
Etherious, la più pura razza demoniaca che esista, creata dal Sommo Zeref.”.
Tutto è per Zeref.”.
Io sono un Etherious.”.
Io sono per Zeref.”.
Come le so queste cose?”.
Finalmente ci vedo bene.
Ci sono altri Etherias (come so che lo sono?) qui con me, e sono molto, molto grandi... no, sono io a essere piccola (piccola, il contrario di grande); se fossi stata un'umana, avrei avuto l'aspetto di una bambina di otto o nove anni (come faccio a saperlo? Umana, cos'è un'umana?).
Non che sia importante, sono tutti per Zeref, come me.
Uno che sembra un grosso polipo (che cos'è un polipo?) mi squadra con la bava tra le labbra.
-Una nuova? Chissà se è saporita...-.
Faccio un passo indietro, deglutendo a vuoto. Queste parole mi fanno... paura. Paura? Cos'è? Non mi piace...
-Heh! Boom!- Un demone poco più grande di me (dodici anni fosse un umano, e ci assomiglia, ma ha delle orecchie e un naso da ocelot; cos'è, un animale? E un animale, cos'è?) schizza da una parte all'altra della stanza, facendo esplodere oggetti al suo tocco.
Esplodere... questo concetto è difficile...
Poi ce n'è uno più grosso, corazzato d'acciaio e con l'aspetto di un pesce, mi scruta con aria diffidente (come so tutte queste parole?).
-Sarà davvero utile alla nostra causa? È piccina.-.
Gonfio le guance, questo mi ha messa a disagio. Ma non so perché, e non so nemmeno cosa sia il disagio. Anche questo, immagino, mi mette a disagio.
-Tutto è utile se è creato da Zeref.- Tuona qualcuno, è qualcuno di importante, lo sento; e io mi inginocchio a terra, abbassando lo sguardo d'istinto.
Questa voce è di Zeref-sama? No, è di... M...Mard...Geer-sama? Mard Geer, chi è? Io gli devo... obbedienza... totale obbedienza.”.
Anche gli altri si sono inginocchiati, persino il felino scalmanato; Mard Geer, chiunque egli sia, è alle mie spalle e quindi non lo vedo, ma sento la sua presenza schiacciante che mi immobilizza.
Una figura in fondo, però, si alza e mi si avvicina; è in ombra, poi la vedo bene, una giovane ragazza (ancora il linguaggio umano) di circa vent'anni, dai lunghi capelli verdi ispidi tra i quali spuntano orecchie appuntite, o forse è solo la sua acconciatura, non lo capisco; ha due labbra scure e sottili come petali di rose nere, dei lineamenti appuntiti e aquilini, ma soprattutto ha un grande seno prosperoso e accogliente, le mani artigliate e forti e le gambe rapaci, affilate per lacerare la carne e capaci di afferrare un uomo e scagliarlo lontano... oppure di prendermi e portarmi via.
Prendimi con te...
Mamma?”.
Arrossisco.
Cosa sto pensando? Tutto è per Zeref, perché ho pensato quelle... parole strane?”.
La ragazza si abbassa alla mia altezza, allunga la mano e mi accarezza le guance. Le sue dita pungono, fanno un po' male... ma è piacevole... è molto piacevole...
-Il mio nome è Kyouka. Il tuo qual è?-.
Nome? Ma non serve, è tutto per... un nome... però il suo è bello...
Kyouka alza un poco le dita, sfiorandomi i capelli.
-Che ne dici di Sayla? Ti piace?-.
Io la guardo confusa, non so cosa dire. Percepisco tante farfalle volare nel mio stomaco, e la testa è tanto calda.
Kyouka mi sorride, allora mi sento mancare, il mio cuore ha fatto una giravolta: non ho idea di cosa sia, e anche se mi sembra faccia male in realtà... è piacevole... molto piacevole... che bello...
-Sì!- Esclamo di getto, qualunque cosa detta da lei è musica per me.
Uhm, dunque è questa la mia voce. Non è brutta, ma mi piace di più quella della nobile Kyouka.
-Bene, sono contenta. Sei molto bella, Sayla-chan.-.
Mi sento di nuovo mozzare il fiato.
-Grazie...- Riesco a sussurrare, e in viso devo essere paonazza; che vuol dire rossissima.
Kyouka aggrotta la fronte.
-Però penso che potrei renderti unica... se mi permetti.-.
Io, Sayla, annuisco, lei può fare qualunque cosa voglia con me. Ora è come se esistessi anche per lei.
Così, lentamente, Kyouka allontana le mani dal mio cranio e, sempre lentamente, sento la testa diventare... diventare pesante.
Mi metto le mani tra i capelli, incontrando qualcosa di duro. Tastando capisco che sono due corna. Due splendide corna, due regali di Kyouka.
-Allora, ti piacciono?- Lei sorride di nuovo, stavolta con un lieve rossore alle guance; e io, oh, io non riesco a trattenermi! Il mio petto batte fortissimo, allora le salto addosso e la abbraccio più forte che posso, tuffandomi in quelle morbide mammelle.
Dopo un paio di secondi mi immobilizzo in quella posizione, temo di aver commesso un errore irrimediabile; ma poi le braccia di Kyouka mi cingono la schiena, massaggiandola delicatamente.
Ancora quella sensazione di felicità, e quella parola strana in testa.
Mamma.”.



Non ci sono...
Non ci sono
Non ci sono più
Non ci sono più.
Non ci sono più!
Non ci sono più!
Non ci sono più!!
NON CI SONO PIÙ!!!
Controllo ricontrollo mi strappo i capelli devono esserci sono sempre state lì perché non riesco più a sentirle perché non ci sono più??? Dove dove dove sono dove so-
Ah...
Sono...
A terra...
Eccole, sono a terra, ma...
Sono così...
Così piccole... sono scheggie così piccole, non riesco nemmeno... nemmeno a tenerle tra le mani... non... a...
Per... ché...
Perché... per... quale... motivo... per quale motivo??? Per quale motivo è successo questo perché le mie corna non ci sono più perché il suo dono non c'è più perché perché perché PERCHÉ PERCHÉ PERCHÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ???
-RHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!-.
Quel ruggito mi esce dalla bocca mischiato a sangue e particelle di anti-ethernano, e con essi si spiaccica a terra in una pozza scura e densa.
Urlo, urlo e urlo più forte, alla fine la voce mi viene meno e non mi resta che piangere.
E piango, piango tutto quello che mi rimane, tutto il dolore, la paura, la disperazione, lo piango così, col vomito.
-K-Kyouka-sama! I-Il suo-suo regalo! Le-Le-sue-i-io-c-co-cosa-ho-f-fatto??? Co-Cosa-ho-fa-tto???-.
L'ho tradita, ho permesso che-che quello che mi aveva dato... che quello che mi aveva dato... che le sue corna... le sue... n-noh! No-oh! No-hoh!!! No!!!
Senza rendermene conto mi sono sdraiata e mi giro tra la polvere, singhiozzando e rigurgitando insieme. Del resto mi sono dimenticata, degli umani, della missione, dell'umiliazione subita, persino del dolore che mi incendia tutto il corpo; è quello in petto a fare davvero male, per averla delusa, è per questo che mi strappo i capelli e urlo anche se non ho più una voce che mi appartenga.
-Pe-er-do-nami! Per-donami! Perdonami, Kyouka-sama! Per-do-dona-a-mi!!!-.
Caldo
Ssento caldo; è il mio corpo?
No, no, non posso essere io, io non... No, dall'alto, viene dall'alto ed è sempre più forte, così tanto che le mie lacrime nemmeno si versano più; e anche del rigurgito sul terreno non rimane altro che una macchia sbiadita.
Poi una forte esplosione mi mozza il fiato e mi acceca; ma nella mia iride rimane impressa la sagoma di fuoco che ora si erge furiosa davanti a me.



Quanto era passato? Dodici... forse tredici mesi... non riusciva a ricordarlo...
Balle.
Tredici mesi, due settimane e quattro giorni; quello era il tempo passato da quando l'aveva visto l'ultima volta.
Poco più di un anno dunque, ed era cambiato molto da come se lo ricordava; e quel giorno lo ricordava bene, molto bene, maledettamente bene.
I capelli erano un po' più lunghi, infatti un ciuffo quasi gli copriva l'occhio destro, e avevano assunto la tonalità scarlatta che quella volta aveva dominato la rosea solo per un paio di istanti; ma ora avevano anche le punte nere come la pece. Era diventato più alto, forse più di lei, anche se un po' più asciutto; la sua pelle era bruciata in più punti, fumava; le braccia e le gambe erano coperte di bende, ma portava anche dei pantaloni neri anch'essi ustionati; il tatuaggio di Fairy Tail ora era su entrambe le spalle, rosso anch'esso, ma spento e sovrastato da quello scuro di Tartaros; e lo stesso simbolo era marchiato a fuoco, un marchio recente, sul suo stomaco.
E i suoi occhi erano...
Malvagi.
Prima erano carichi di vita e tanto buoni, ora erano come infuocati dall'ira, dalla sete di distruzione, però anche anneriti da un lieve strato di fuliggine che conferiva loro un senso di vuoto abissale.
Ma a cambiare più di tutto era la sua aura: era stravolta, era devastante solo percepirla, e soffocante per il calore che emanava.
Era furioso, come mai l'aveva visto prima.
Eppure era proprio lui, era il suo Natsu, il suo compagno di gilda, il suo amico, il suo allievo, il suo compagno di bagno, dopo tutto quel tempo finalmente lo rivedeva, poteva parlargli, poteva-
PEW
L'orecchio sinistro ebbe come un botto, lo sentì bruciare, poi venne l'odore di capelli bruciati.
I suoi.
Una ciocca intera era stata portata via; voltatasi, vide che lo stesso era successo al cannone Armstrong.
E ai petti di Jet e Droy.
I due, sotto il suo sguardo esterrefatto e impotente, aprirono la bocca, sputarono un fiotto sanguigno e crollarono a terra. E si sentiva come se avesse colpito anche lei.
-Avrei potuto accettare- Iniziò lui: -che l'aveste semplicemente sconfitta.-.
N...No... questo... non è possibile...”.
-Avrei potuto accettare che l'aveste ferita.-.
Ha appena... lui ha appena... no...”.
-Avrei potuto accettare... sì, persino che l'aveste uccisa, perché eravate suoi nemici. Io questo l'avrei accettato.-.
No... non di nuovo... non di nuovo...”.
Si inginocchiò, l'orecchio scottava come un carbone vampante, scaldava le sue lacrime rendendole lava sulle guance.
-Ma non posso... io non posso assolutamente accettare che l'abbiate fatta piangere in questo modo!!!-.
Una ventata d'aria calda le sferzò i capelli, ridandole un momento di lucidità.
Per questo allora... per questo tu... per averla fatta piangere...”.
Ma poi il calore diventò insostenibile, e dovette piegarsi per sputare la bile che le otturava la gola.
-Non posso... non posso... NON LO POSSO ASSOLUTAMENTE ACCETTARE!!!-.
Erza sentì il sangue nelle vene ribollire, ogni singolo capillare si accendeva di rosso tracciando un reticolato su tutta la sua pelle; poi se la portò via, tutta quanta, la vide annerirsi e sbriciolarsi davanti ai suoi occhi, scoprendo i nudi muscoli, quindi sparirono anche quelli, poi le ossa, poi i capelli, poi il cranio, poi tutto quanto, di lei non rimaneva che una fuliggine nera e poi sparì anche quella.
Rimase solo il calore, e l'odore di carne bruciata e...
Quel rumore.
Quel rumore indescrivibile, possente, tonante, bruciato; spaventoso, tanto spaventoso.
E non una semplice paura, come quella del buio o dei fantasmi, né l'angoscia durante una battaglia che aveva già incontrato molte volte.
No.
Era il terrore primordiale di trovarsi di fronte a un demonio, di essere una flebile candela davanti a un interminabile incendio e di venire divorata da esso.
-Voi brucerete, brucerete tutti, umani.-.
Natsu parlava tenendo i denti stretti e il tono basso, come un ringhio sommesso ma scandito in ogni parola: -Non mi fermerò finché non sarete tutti cenere sotto le mie scarpe. Perciò tremate ogni secondo della vostra inutile vita, perché io tornerò, e voi implorerete pietà.-.
Pietà
Pietà
Era quello

Che le spettava?
No.
Cazzo no.
Si rialzò; risentì il cranio, i capelli, le ossa, i muscoli, il sangue nelle vene, e sguainò la spada contro di lui (doveva essere una figura patetica vista da fuori, tremolante e balbuziente al limite del ridicolo. Già, doveva essere così. Chissà.).
-T-Ti sbagli.-.
Lui già non la badava più, si era voltato e aveva preso tra le braccia la demoniessa; però lei non si mosse, continuò a tenere alta la lama, il braccio stava collassando ma non per questo si sarebbe arresa.
Non un'altra volta.
-Q-Q-Questo non cambia nulla... questo non cambia proprio nulla.- Sputò fuori; una fiammata lo circondò, l'aveva capito, stava per andarsene di nuovo. Allora riprese.
-Faremo di tutto per fermarti. Se tu ci brucerai, noi arderemo, ma non ci consumeremo fino a quando non capirai.-.
Natsu si fermò.
-Capire cosa?-.
Era difficile parlare ancora, le mancava il fiato, eppure riuscì a rispondergli ghignando.
-Che ti stiamo aspettando, Natsu.-.
-Non vediamo l'ora che tu ritorni.-.
Natsu ammutolì, poi il fuoco lo nascose e, quando la vampata si attenuò, lui era scomparso.
Allora, finalmente, abbassò il braccio e inspirò a pieni polmoni. O quello che ne restava.
Bickslow e Kagura erano rimasti a terra, e così Freed, Lisanna, Yukino, Juvia e Flare; Jet e Droy, poco più indietro, non si sarebbero rialzati più.
Versò una lacrima per ognuno di loro, poi le altre vennero da sole.
Si mise a carponi e sfogò al cielo tutta la sua rabbia, fino a quando non riuscì più a tenere gli occhi aperti.



Il mostro di ferro grugnì sotto la maschera, il suo sembrava un respiro scatarrato amplificato al megafono; i suoi capelli ispidi si rizzarono all'indietro mentre guardava il diavolo sparire nel fuoco, pizzicando il piccolo essere sulla sua schiena, il cui unico occhio aperto non si spostava dai due cadaveri.



E.N.D. non aveva mai avuto una buona memoria; o almeno, nulla di eccezionale.
Perciò a volte si perdeva in quel castello, a dirla tutta non sapeva neanche quante stanze avesse; a sua discolpa era davvero molto grande, il che poteva essere divertente in alcune situazioni: per esempio lasciava in giro Mirajane quando era in stato passivo e si divertiva a monitorare la sua reazione quando si svegliava.
Ma in quel momento ricordava tutto e anche di più.
Ripercosse a partire dal trono ogni passo di sette settimane e due giorni prima. Dieci passi nel corridoio di destra, che rimbombavano offuscati dai lamenti di Sayla.
-Scusi... sigh... mi scusi... ho fallito... sigh... mi scusi...-.
Strinse i denti, oltre le due porte in fondo, quindi a sinistra.
-La prego... io... mi scusi... sigh... non volevo... ho provato... io ho provato a...- Gli vomitò addosso.
Otto metri poi di nuovo a sinistra.
-Sigh... la prego... non punisca... non la punisca... sigh... è solo colpa mia... la prego...- Ancora vomito.
Due, cioè tre passi a sinistra e... cazzo quanto ancora???
-È colpa mia... sigh... l'ho delusa... ho deluso tutti... sono un fallimento... sigh... così patetica...-.
Eccola finalmente, sfondò la porta con un calcio ed entrò nella “stanza da ricchi sposati” come la chiamava lui.
-Mi odierà... le ho perse... lei mi odierà... sigh... sono diventata... una di loro... sono patetica... sono...-.
Le mise un polpastrello sulle labbra, finendo di sistemarla nel letto, e lei si zittì. Muoveva le pupille sotto le palpebre chiuse come se cercasse di vederlo, ma per il resto ora era immobile.
Lui alzò le dita e le fece passare tra i suoi capelli, fermando un ciuffo di capelli tra pollice e indice.
Sayla borbottò qualcosa, schiudendo appena le labbra.
-Sola... non mi lasci sola... la prego...-.
La guardò, rimase a lungo su di lei, era composta anche in quella posizione: teneva il mento alto e lo sguardo rilassato, nonostante fosse solcato da mille lacrime; ed era bella, bella davvero.
Era doloroso guardarla, un dolore al cuore, e se lo strinse.
Poi la sentì.
-Mi dispiace.-.
Lui non si voltò neanche, si immaginava la sua faccia dispiaciuta e questo gli bastava.
A stomacarlo.
-Voi umani siete dei mostri.- Disse invece.
Buffo, era la prima volta che se ne rendeva conto; ah, lei non capiva, lo percepiva, e il suo dubbio era irritante.
Strinse i pugni, guardare Sayla ancora gli faceva salire una tale rabbia, e ripensare alla voce di Meldy, quel “mi dispiace” così desolato... e le parole di quella donna, ancora disposta a riaccettarlo, che gli parlava così dolcemente nonostante tutto quello che aveva fatto, era... era...
-Mi fate schifo! Siete tutti uguali! Tutti!!!- Glielo urlò sulla sua faccia stupita, poi la attraversò e uscì; era da tanto che non sentiva quel tipo di fiamme in corpo, quella furia e quella voglia di vendetta, quella rabbia, non per lui, ma per qualcun altro, verso quegli umani bastardi, che mai come allora aveva voluto schiacciare sotto le sue suole e ridurre in polvere, lentamente, penosamente, e gustarsi le loro grida disperate mentre...
Da quel momento tutto si fece vacuo, non sapeva come né perché ma era finito in quella stanza.
-Na...tsu?-.
Quel tono confuso era benzina sul fuoco.
-Cos'è che non capisci? Non posso stare qui forse???-.
-No, no... sono contenta...-.
La vide, rintanata in un angolo, stretta in quella coperta lurida, un misero verme sputato dal terreno, così come l'umanità intera, sì, quella non era solo Lucy, era tutta quanta la feccia.
E vederla tutta insieme lo bruciava ancora di più.
-Come... come fai a essere contenta??? Come fai a...-.
E lei sorrise.
Quel sorriso, quelle lacrime commosse, furono l'ultima goccia dell'umanità.
Con due grandi passi si spostò davanti a lei e le sferrò un calcio nello stomaco, all'umanità.
Lei mugugnò e si sdraiò a terra, il suo legittimo posto, offrendogli ancora il ventre.
Accettò.
-Bugiarda!- Calcio: -Sei una bugiarda!- Calcio: -Come tutti gli altri umani!- Calcio: -Distruggete tutto, fate del male, ma non siete come noi! Noi ce l'abbiamo in testa, non possiamo scegliere! Voi invece lo volete fare, e poi dite che vi dispiace! Che non volevate! Mi fate schifo!!!-.
Un mancamento, buio, poi la sua voce.
-È tutta colpa tua!-.
Buio.
-Tu mi hai ammorbidito!-.
Buio.
-Tu mi hai reso questo... questo ibrido! Tu mi stai facendo soffrire, lo capisci??? Tu, tu, tu!!!-.
-Tu hai permesso tutto questo! Tu hai fatto in modo che io lo permettessi!-.
-Per colpa tua io l'ho mandata lì! Per colpa tua lei si stava scusando con me!-.
-Lo capisci??? Lei vomitava, e piangeva, e soffriva!-.
-E si stava scusando! Con me! Non mi perdonerò mai per questo, lo capisci??? È tutta colpa
Mia
Già.
Sua.
Gli umani non c'entravano nulla.
Era solo sua la colpa.
Già.
Sua...
Sangue?
Ho il pugno che sanguina.” Pensò subito.
No, era coperto di sangue. E di muco. E scottava. Strana sensazione, a dire il vero.
Uh, nell'altra mano teneva qualcosa; alzò il viso e si chiese cosa fosse quella... cosa. Poi lo capì, e con uno scatto di orrore la lasciò andare.
Lei cadde, e neanche un cadavere cadeva così.
Non l'aveva colpita solo allo stomaco, era piena di lividi e di ustioni anche sulle braccia, sulle gambe, sul seno, sulla schiena. Sul viso. Tanto, sul viso. Era ormai irriconoscibile.
Tra le dita sentiva ancora il pesto delle sue carni e il duro delle sue ossa.
Si allontanò, passandosi una mano sul viso per calmarsi; non una bella mossa, perché si imbrattò di sangue anche lì.
Meldy, apparsa da chissà dove, era piegata sulla carcassa di Lucy, piangeva e le chiedeva se poteva sentirla. Che sciocchezza, sapeva anche lei che nessun altro a parte lui poteva sentirla, insomma, neanche esisteva veramente.
Certo, se avesse collegato col Link anche Lucy l'avrebbe vista. Uhm, e se avesse collegato il suo esercito, non avrebbe facilitato le comunicazioni? Perché non ci aveva pensato prima? Non era da scartare come idea, anzi, quella magia poteva essere il suo asso nella manica, sì, avrebbe subito provveduto a
CAZZO!!!
CAZZOCAZZOCAZZO!!!
Si piegò e si rigurgitò sui piedi, poi si sentì venir meno e uno strano fischio alle orecchie gli fece quasi perdere l'equilibrio; presto capì che non era un fischio, ma le grida di Lucy che solo allora gli arrivavano alle orecchie.
Vomitò di nuovo.
Rialzatosi, notò che due soldati erano apparsi sulla porta e lo fissavano come impietriti.
-Curatela.- Si sentì dire.
I due sussultarono.
-Ma signore, noi non...-.
Il pugno si schiantò sul muro, lasciando uno SPLAT al posto della sua testa.
Il corpo del soldato si accasciò a terra, mentre l'altro mollò la lancia e indietreggiò terrorizzato.
Natsu lo puntò, si scrocchiò il pugno dolorante e ripeté l'ordine, e stavolta il demone non perse tempo per prenderla tra le braccia.
Il Cremisi barcollò ancora, scavalcò il cadavere e uscì dalla stanza; le fiamme della rabbia si erano estinte ma ne percepiva le ceneri urticanti, quelli del rimorso.
Per Sayla, per Lucy e per sé stesso. Soprattutto per sé stesso.
Si sedette nascondendo la testa tra le mani, lasciandosi inondare da un nuovo fuoco, liquido, estraneo, acido, che usciva dagli occhi con le lacrime e dalla bocca col vomito.
Più tardi scoprì che lì dentro era rimasto mezz'ora.



***



Era stata una giornata molto dura. Un'altra, come tutte.
Si abbandonò sul morbido materasso, addormentandosi quasi subito. Dormì un paio d'ore, poi si svegliò sudata.
I soliti incubi.
Andò al bagno, si sciacquò il viso e si specchiò.
-Buongiorno.- Disse al mostro dall'altra parte.
Rientrò in camera, tirò le tende e si sdraiò di nuovo nel letto.
Si girò, girò e rigirò immersa nei suoi pensieri, fin quando non sentì uno svolazzio d'ali alla finestra.
-Wendy, sei sveglia?-.
-Mmm.-.
Si rialzò sbadigliando, come se avesse appena dormito, quando erano mesi che non ci riusciva più.
-Buongiorno Charle.-.
-Non hai dormito neanche stanotte?-.
Dritta al punto, come sempre.
-Un po' meglio delle altre volte, grazie. Dov'è Happy?-.
Charle fece spallucce, ma sorrideva.
-E chi lo sa!-.
Wendy ridacchiò, ormai quel gatto blu era l'unica cosa che la faceva ridere ancora.
A volte.
Comunque Charle sembrava portare delle buone notizie.
-Wendy, sono arrivate delle persone che vogliono vederti. Scendi, ti piacerà.-.
Incuriosita, la raggiunse al piano terra del condominio, dove trovò anche le “persone”.
-Men! Il tuo parfum non è cambiato, Wendy cara!-.
Come al solito si fecero avanti uno alla volta.
-Secondo me invece sei sempre più affascinante.-.
-Non è che ti trovi più matura...-.
-Puoi chiamarmi fratellone, se ti va.-.
-Eheheh...- Wendy indietreggiò un po' imbarazzata, anche loro erano sempre uguali.
-Men...- Un exceed con il volto di Ichiya si mise ad annusarla.
-N-Nichiya-san... è un piacere rivederti... e rivedervi tutti, è ovvio.-.
-Kunkunkunkun... men!-.
Ecco, era con loro da un minuto e già si sentiva a disagio.
Ma i “rinforzi” stavano entrando proprio in quel momento.
-Yo, Wendy!-.
La dragon slayer si voltò, sobbalzò, si illuminò.
-Ragazzi! Non ci posso credere!-.
Asuka corse da lei e la abbracciò; accidenti, era cresciuta tantissimo!
-Ciao Wendy-nee!-.
-Ciao Asuka! È da un po' che non ci si vede, eh?-.
Alzack e Bisca la raggiunsero, seguiti da Macao e Wakaba, tali e quali a quando li aveva lasciati mesi fa; si salutarono, si sorrisero, poi si chiesero l'un l'altro come stavano. Quelle che un tempo erano domande di formalità ormai erano le uniche davvero sincere.
-Noi tre viviamo vicino a Magnolia.- Iniziò Alzack: -Anche se spesso io devo partire per qualche missione.-.
-Magnolia? Ma non è un po' vicino al confine?- Si preoccupò Wendy.
Alzack e Bisca si scambiarono un sorriso malinconico.
-È pur sempre casa nostra. E poi è sicura.-.
-Già, anche noi viviamo lì.- Annuì Macao.
-Parla per te, vecchietto! Io mi do ancora da fare!- Fece Wakaba.
-Certo, tra un bar e l'altro!-.
-Calmi, calmi, non mettetevi a litigare...-.
-E tu, Wendy?- Le chiese Bisca.
-Io?-.
-Già, sei qui a Margareth.-.
-Onee-san, vieni a trovarci?- Domandò Asuka.
-Ma certo, Asuka.- Sorrise a quel bel visino roseo: -Non faccio molto, aiuto all'ospedale.-.
-Io invece ho sentito altro.- Intervenne Ichiya.
-Dicono che tu sia la migliore qui, men!-.
-No, che-che dite...-.
-Invece è proprio così.- Charle atterrò al suo fianco, guardandola indispettita: -Anzi, lavora anche troppo.-.
-Nee, non dovresti esagerare! Mamma e papà dicono sempre che fa male!-.
Era strano vedere quella faccina imbronciata contro di lei, anzi, era strano che all'improvviso tutti la stessero rimproverando. Fortunatamente Asuka tornò tra le braccia di Bisca, che le grattò amorevolmente la testa.
Poi entrarono gli ultimi due.
Uno era un uomo dai capelli metà neri e metà bianchi, vestito con un kimono da samurai e con una spada alla cintura; l'altro invece era un ragazzino dai capelli violacei e gli occhi appuntiti, più o meno della sua stessa età.
-Romeo!-.
-Ciao Wendy!-.
-E lui è...- Cercò di ricordare chi fosse l'altro uomo, se Romeo era entrato con lui e non con suo padre dovevano avere un certo legame, ma non le pareva di averlo mai visto prima...
-Il mio nome è Totomaru.- Disse quello con asprezza come leggendogli nel pensiero.
-È il mio maestro.- Le spiegò Romeo.
Poi, a bassa voce: -Tranquilla, non è cattivo come sembra.-.
Uhm, speriamo...”.
-Cì!- Happy sbucò dalle spalle dell'uomo: -Mi ha persino comprato del pesce prima!-.
Totomaru lo gelò con lo sguardo, e Happy si rifugiò tra le sue braccia.
-Ehm... comunque, è bello vedervi, ma cosa ci facciamo tutti qui?-.
-Come, non lo sai?- La apostrofò Wakaba: -Non hai anche tu questo?-.
Tirò fuori dalla giacca un foglio di carta. L'aveva già visto, tra le mani di Lisanna.
Non può essere...”.
Tutti gli altri ne tirarono fuori uno identico.
-Ho io il tuo, ragazzina.- Totomaru glielo porse, e Wendy non osò chiedergli come mai lo aveva lui.
Proprio quello che pensava, un invito per Crocus.
-Ma... ma perché? Perché adesso?-.
-Beh...- Macao fece per parlare, ma vacillò; e mandò un qualche segnale muto al figlio, perché lui disse: -Asuka, che ne dici di uscire a giocare?-.
-Sì! Posso mamma?-.
-Certamente. Non correre trop-
Già era corsa fuori.
-Vedi, Wendy,- Riprese Macao: -dopo quello che è successo due settimane fa molti nuovi maghi sono stati chiamati nella capitale, soprattutto quelli che ancora non combattevano.-.
Due settimane fa... quando le era arrivata la notizia era rimasta sconvolta... a pensarci bene era da allora che aveva intensificato il lavoro. Un'altra volta.
-No, un momento! Io volevo andare lì fin da subito, ma non me lo hanno permesso! E ora che sto facendo così tanto qui, mi chiedono di andarmene?-.
-Wendy, capisco quello che vuoi dire.- Disse Alzack: -Però...-.
-No, non puoi capire!.
Tutti ammutolirono, persino lei era incredula nel sentirsi parlare in quel modo.
-Sono io che ho mandato lì Lisanna! Se solo l'avessi trattenuta qui, se solo non le avessi detto di andare, ora non sarebbe...-.
Fu Bisca a interromperla stavolta: -Wendy, non dirlo neanche per scherzo! Non è affatto, in nessun modo, colpa tua, e nemmeno lei lo pensa!-.
Lo penserebbe.” La corresse mentalmente.
-Men! Ognuno di loro avevano scelto di essere lì, in quel momento, e sapevano il rischio che correvano.-.
-E poi come potevi immaginare che sarebbe successa una cosa simile?-.
Tutti ora cercavano di confortarla, tutti volevano essere gentili con lei; ma se solo quella mattina le avesse detto di rimanere a Margareth, ora Lisanna sarebbe stata bene.
-Considera tra l'altro- Wendy si sorprese, era Totomaru a parlare adesso: -che non è detto che sarebbe cambiato qualcosa. Non è detto che la tua amica, chiunque sia, sarebbe rimasta solo perché tu glie l'avresti chiesto. Oppure sarebbe rimasta solo per qualche giorno, e poi sarebbe partita. O forse se ne sarebbe andata da qualche altra parte, e ora sarebbe morta laggiù. O chissà, sarebbe rimasta ma le sarebbe successo qualcosa di grave qui. Non puoi saperlo, quindi non ha senso che ti autoincolpi.-.
Wendy boccheggiò, era rimasta senza parole. Non-non l'aveva mai vista in questo modo...
Sussultò quando Charle la prese per mano.
-Wendy, loro hanno ragione.-.
La blu annuì leggermente.
-Non è strano che ci chiamino solo adesso.- Riprese Macao: -Dopo un attentato simile, se ognuno non fosse rimasto al proprio posto, immagina il caos che si sarebbe creato. Anch'io avrei voluto precipitarmi lì, ma dovevano riorganizzarsi; almeno ora potremo dare una mano.-.
Wendy abbassò la testa per la vergogna.
-Avete ragione, scusatemi tutti.-.
Gli altri le sorrisero comprensivi, poi Bisca le fece la domanda.
-Allora, vieni con noi?-.
Wendy distolse ancora lo sguardo: non c'era cosa che desiderava più al mondo in quel momento di andare a Crocus per aiutare i suoi amici; ma non se la sentiva più di abbandonare Margareth, forse l'avrebbe fatto nell'impulso di quindici giorni prima, però adesso...
-Prr...- Happy si era messo a fare le fusa tra le sue braccia.
Per chissà quale richiamo del subconscio, ripensò a quel giorno.
Non fa niente, solo... solo ritorna viva, ti prego.”.
Certo, ci puoi contare! Vedrai, ci rincontreremo presto!”.
È una promessa?”.

-Va bene, vengo con voi.-.
-Bene, allora prepara i bagagli, partiamo tra poco.-.



CRASH
Spaccò il vetro con un pugno e atterrò sul pavimento del Cuore dell'Inferno con un tonfo rimbombante.
TONF
Aprì e chiuse le dita un paio di volte.
Era bello essere di nuovo vivi.
CRASH CRASH
Si voltò, aggrottando la fronte.
TONF TONF
Altri due Cambiati, che non aveva mai visto, grossi quanto lui (e non era cosa da poco) avevano fatto probabilmente lo stesso pensiero.
Uno era un uomo dalla pelle scura e i capelli bianchi, pieno di segni neri in viso e con gli occhi scarlatti; l'altro era più anziano, con la barba e i capelli ispidi e grigi e una zona pelosa al centro del petto.
Emanavano entrambi un'aura potente, molto più grande della sua.
Non che fosse un problema, per due motivi.
Il primo, ovvio, era che stavano dalla sua parte.
Il secondo...
-Che hai da guardare? Vuoi essere distrutto?- Grugnì il nero.
Sogghignò.
...era che tanto poteva farli diventare più deboli di una formica.
E piccoli abbastanza da essere calpestati.



Si svegliò per un alito di vento in viso; socchiuse gli occhi, non aveva chiuso bene la grotta.
Si trascinò lungo la parete a furia di spallate, prese in mano un fascio di foglie a terra, lo intinse nel fango e lo sistemò sul buco.
Ansimò, non aveva più le forze per tornare indietro, quindi rimase lì.
Senonché sentì bagnato sul fianco, abbassò lo sguardo già addormentato e vide che la ferita si era riaperta.
Grandioso, le bende erano di là. Si sdraiò a terra, allungò la mano e iniziò lentamente a trascinarsi.
Ogni metro guadagnato era una fatica, un lamento e cinque minuti di pausa: ci mise mezz'ora ad arrivare, e già il sangue inzuppava le fasciature.
Si sbendò, lavò, disinfettò, ricucì e rimise tutto a posto.
Gettò una rapida occhiata alle altre ferite. Stavano guarendo, o almeno non spruzzavano più pus in giro.
Bene, nel giro di un mese sarebbe riuscito ad abbandonare quel posto e cercare di tornare a casa.
Certo che Acnologia l'aveva spedito davvero lontano... ma non vedeva l'ora di rivedere i ragazzi.
Un mese... sperava che il mondo non sarebbe finito per allora.
Si appoggiò alla parete, tutto eccetto la spalla.
Quella era rimasta in aria.
...facciamo due mesi.”.



-Il Primo Arco finisce così.-.
-Kukuku! Lo so, non è così che avresti voluto finisse, eh?-.
-Ma è così che vanno le storie. Partono, accelerano, rallentano, si fermano, e non si può mai sapere quando o per quanto. E poi ripartono. Forse.-.
-Sono tutte uguali, non trovi? Una ripetizione ciclica di... distruzione. Non succede altro. Si annientano l'una con l'altra, e poi che rimane se non le ceneri?-.
-Ah, guarda questa Luna, e queste stelle, si vedono così bene qui, sdraiati su questo tetto. Gli umani tendono a pensare... bizzarro, che tutte le loro storie inizino o finiscano con esse.-.
Alzò il palmo aperto sulla Luna, poi la strinse.
-Per questo le distruggeranno. Le renderanno polvere al vento, è tremendo, non credi?-.
-Oh! Pensa un po', questo stesso mondo che mi rifiuta, io lo voglio salvare da coloro che pensano di proteggerlo. È così, la cosa più orribile di loro è che in molti... no, tutti credono di essere nel giusto.-.
-Ma non hanno visto tutto quello che ho visto io. Di me dicono che porto la distruzione, si sbagliano. Io le pongo fine.-.
-Io odio la morte. Essa è sempre con me, anzi, è alle mie spalle, perciò non mi raggiunge mai. Eppure la vedo ovunque posi il mio sguardo.-.
-Perché essa è essenziale, per questo la amo. Ecco, io non porto la distruzione, io porto la morte, e forse un giorno lei mi raggiungerà.-.
Volse lo sguardo di lato, sorridendo al tomo appoggiato al suo fianco.
-Anche tu porti la morte, per questo ti amo. E porti la distruzione, per questo ti odio. La tua storia è entrambe, tu sei il fuoco epuratore, e quindi tu metterai fine a tutte le altre.-.
-Anche questa città. È un peccato, è così bella... la Capitale dei Fiori, e questo palazzo, il Palazzo Reale. Ma è necessario, purtroppo, ogni traccia di umanità deve sparire da questo mondo; la ricostruiremo però. O forse lo farò solo io. O chissà, magari mi sorprenderai e lo farai solo tu.-.
-Forse ti chiederai cosa ne è delle storie ancora in corso. Non ne è niente, non ne sarà niente, se non sono già finite esse finiranno presto, come le altre, perché non sono nel giusto.-.
Si rialzò, riprendendo in mano il volume scarlatto e sorridendo alla Luna.
Ma non c'era Luna quella sera.
-Tu sei nel giusto, tu e io lo siamo.-.
-Natsu, mio adorato fratello minore.-.







Il mio ultimo angolo
Wow
A dire il vero ho pensato a lungo a cosa scrivere, ma adesso non mi ricordo niente, quindi improvviso.
Cosa dire, se non:
niente
No dai così fa schifo; allora, io mi sono sicuramente divertito, ma sono anche dell'idea che una storia per essere davvero bella debba rimanere almeno un po' dentro chi la legge. Ci sono riuscito? Magari no. Ditemelo voi.
Comunque per chi se lo chiede ho intenzione di chiudere così, con un finale aperto, piuttosto che chiuderla male come sicuramente farei.
Quindi ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito (colpo di tosse x2): INU16, Lucy_ 05, Yuki263, JMCA, Redestinity, _cercasinome_, Barbara24Marzo92, Dragon slayer, Gre__92, ilenia esposito, Kushi2195, Veiss, _purcit_; per le recensioni gallade 01, Xenon2180, Marcy 1999 (che per caso sei lo youtuber?) e soprattutto Midnight_1205! Se ho dimenticato qualcuno/scritto male qualcuno chiedo umilmente vena, e so che altri mi avranno letto... anche se solo una volta, grazie mille, grazie di cuore.
Premere il tasto “fine” a una storia così lunga per me... capperi è strano, però spero che continuerete a supportarmi anche per le prossime; nel frattempo vi saluto col mio modo cancerogeno, ovvero con un grande XP!








AH, CREDEVATE CHE SMETTESSI COSÌ EH???
Non è vero niente del finale aperto, sto già preparando il seguito! Ammesso e non concesso che vogliate ancora sopportare questa palla al piede quale sono io.
Quindi, scuola permettendo e voi permettendo, riprenderò quanto prima possibile (penso, non so, 'sta estate?).
Ciao a tutti e anche oggi, come le altre volte, spero non vi siate aspettati un orario di pubblicazione decente :)

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