Valentine's Cocktails

di Rue Meridian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Amaretto Alexander ***
Capitolo 2: *** 2. Godmother ***
Capitolo 3: *** 3. No drinks allowed ***



Capitolo 1
*** 1. Amaretto Alexander ***


Titolo: Valentine's Cocktails

Autore: Rue Meridian

Fandom: Bartender

Sotto-bando: Equanime

Rating: Per tutti

Genere: Romantico, Introspettivo

Avvertimenti: Raccolta in tre capitoli di tre flashfic

Betareader: Shatzy

Conteggio Parole: 1800 parole, 600 esatte a capitolo (Conteggio OpenOffice)

Note: Fa riferimento soprattutto al capitolo 14 del manga; non fa riferimento alcuno all'anime.

Il primo capitolo è incentrato su Yukari, il secondo su Miwa Kurushima, il terzo su Ryu Susukara.

Disclaimer: Non possiedo Bartender, né i suoi personaggi che sono proprietà di Joh Araki e di Nagatomo Kenji. La citazione iniziale di ogni capitolo è in realtà una citazione unica di Charles Bukowski, spezzata per esigenze della fanfic.



Valentine's Cocktails




Amaretto Alexander

Quando sei felice bevi per festeggiare...

Si era proprio presa una cotta. Decisamente.

D'altronde, Susukara-san era il prototipo dell'uomo perfetto: alto, moro, bei lineamenti, attento e cortese nei suoi confronti, un buon parlatore, colto, capace nel suo lavoro.

Soprattutto quest'ultima qualità l'aveva colpita: le sue mani rapide, ma eleganti, versavano liquori dosandoli con sicurezza, senza commettere errori o avere tentennamenti.

Il risultato, poi, era divino: d'altronde non era un caso se Kurushima-san diceva che i suoi cocktail erano definiti universalmente “i bicchieri degli Dei”.

Era stato naturale rimanere affascinata: i suoi movimenti, le sue mani stesse le erano parsi così sexy!

L'aveva incontrato a causa del suo lavoro: era impiegata, insieme a Miwa Kurushima, nel reparto catering di un albergo di prossima apertura. Proprio quel giorno il suo capo l'aveva ripresa poiché in un ordine aveva confuso i calici Goblet con dei bicchieri Tumbler: a quel punto, Kurushima-senpai aveva pensato di portarla in un bar per poter fare un po' di esperienza.

Il Lapin l’aveva stupita, tuttavia: quello non era affatto un posto dove gli anziani andavano per bere, come aveva sempre pensato, evitando quindi quei locali fino al punto di non metterci mai piede.

Dietro la pesante porta d'ingresso, si era ritrovata in un locale estremamente pulito ed ordinato, dai mobili in mogano, che riscaldavano l'ambiente, ed un caldo “benvenuta” al suo ingresso; Susukara-san poi aveva preparato per lei un raffinato e profumatissimo cocktail: l'Alexander.

E, oggi, a pochi giorni dal nostro primo incontro, è San Valentino: di certo, un segno del destino!”

Era stata una decisione improvvisa, tanto che aveva dovuto mentire per prendersi un giorno di ferie! Aveva comprato gli ingredienti necessari e ci aveva lavorato l'intera giornata; poi, la sera aveva preso il suo treno e si era diretta verso il Lapin. “Ero così su di giri che non mi sono accorta fino all'ultimo della tragedia!”

Si era spezzato. Il suo cuore si era infranto.

Il cuore di cioccolata su cui aveva lavorato tanto si era rotto nella calca del vagone: “Ero a pezzi... sono arrivata a pensare ad un segno del destino!”. La sua cotta era finita in dolcissimi frammenti di cioccolato; era talmente amareggiata che era arrivata al bar come in trance e neppure le gentili domande di Susukara-san erano riuscite a scuoterla. Kurushima-senpai l'aveva trovata col groppo in gola e le lacrime agli occhi, e questo probabilmente l'aveva salvata da una sfuriata per le ferie fintamente motivate.

Aveva spiegato all'altra ragazza il suo problema, ovviamente glissando sulla persona alla quale era destinato il piccolo regalo, ed a quel punto aveva avuto la conferma che Susukara fosse l'uomo perfetto: pensando che si trattasse di un dono di San Valentino per il suo fidanzato, l'aveva confortata ed aveva “risuscitato” il suo regalo.

Aveva sciolto il cioccolato, preparando una variante dell'Alexander, in cui vi aveva mescolato la “bevanda dell'Amore”, così l'aveva definita, da quello sconosciuto nome straniero: Amaretto.

Che meraviglia! Ed il bello è arrivato proprio alla fine...”

Infatti, quando aveva rivelato al barman che il cuore di cioccolata era un regalo per lui e che, di conseguenza, l'Amaretto Alexander gli era destinato, il bel moro aveva accettato di berlo!

Non si era educatamente rifiutato, come in precedenza, “perché ai bartender non è permesso bere di fronte ai clienti, se non per testare l'alcoolico”.

Ha accettato il simbolo dei miei sentimenti!”

Che giornata meravigliosa! Il sapore di cacao e mandorla le addolciva ancora la bocca, mentre sorrideva senza motivo apparente, tornando a casa dopo la lunga ed esaltante giornata.

Si era proprio presa una bella cotta!


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Capitolo 2
*** 2. Godmother ***


Godmother

Quando sei triste bevi per dimenticare, …


Sette decimi di Vodka, tre di Amaretto Disaronno versati allo stesso momento direttamente in un bicchiere di tipo “Old Fashioned”.

Rigorosamente “on the rocks”.

Era strano come le ricette della maggior parte dei cocktail fossero così brevi ed apparentemente semplici; eppure, riuscire a dosarli esattamente, a bilanciare i sapori e le densità dei diversi ingredienti richiedeva un'abilità che i più ottenevano in anni di duro lavoro.

Aveva sempre ammirato i bartender per la loro incredibile destrezza, tuttavia riteneva che la qualità che più rendeva questo mestiere complesso era la capacità di comprendere il cliente ed i suoi desideri. Realizzarli di per sé richiedeva solo una certa dose di vari ingredienti e l'abilità nell'adoperarli; intendere cosa il cliente ti stesse dicendo con lo sguardo, la posizione del corpo, delle mani, con le parole non era per nulla semplice.

Per questo motivo aveva ammirato sempre Susukara-san e la sorprendente facilità con cui riusciva ad esercitare il suo mestiere, mettendo a loro agio i suoi clienti: “Eppure stasera, Ryu, non riesci proprio a capirmi!”

Miwa sorseggiava il suo Godmother piano, assaporandone il sapore di mandorla, non mortificato dal gusto poco intenso della Vodka.

Tuttavia, come le aveva giustamente fatto notare Susukara, non per questo era meno forte, anzi; ma, al momento, le pareva un dettaglio trascurabile. In quell'istante, desiderava qualcosa che le risollevasse il morale, scacciando quel retrogusto amaro che aveva in bocca da quando il giovane barman aveva bevuto il cocktail offertogli da Yukari... proprio di fronte a lei!

Come osa essere così frivolo con Yukari-chan!”

Anche in quel momento, a due passi da lei, stava chiacchierando educatamente con la sua collega, “Ma non si rende conto che lei sta apertamente flirtando con lui?”. Si era irrigidita sullo sgabello ed aveva ordinato il suo drink con una certa durezza, tanto che Susukara era rimasto inizialmente interdetto; alla fine, però, le aveva preparato e servito il suo ordine, lanciandole solo un'occhiata confusa.

Questa volta non si è fermato a raccontare la storia del mio cocktail o dei suoi ingredienti... Per me, non fa certo tanto sforzo!”

Eppure, la storia del Godmother non era meno interessante di quella di altri drink: con il suo gemello, il Godfather, che alla Vodka sostituiva del Whisky scozzese, era stato creato in America nel 1969, in onore del capolavoro di Mario Puzo, poi reso immortale dall'interpretazione cinematografica di Marlon Brando: “Il Padrino”, per l'appunto.

Conosceva perfettamente la storia di quel cocktail, come quelle di tanti altri: tuttavia, aveva lo stesso l'assurdo ed infantile desiderio che Susukara gliela raccontasse, mentre le serviva un altro dei suoi “bicchieri degli Dei”.

Si sentiva tradita, delusa ed irritata, il tutto senza ragione apparente: “O forse un motivo c'è, ma io proprio non voglio ammetterlo...”.

Era gelosa.

E questo fatto, se possibile, la irritava maggiormente con sé stessa: cosa pretendeva? Lei non aveva alcun rapporto con Susukara, se non quello fra barman e cliente: non poteva accampare alcun diritto su di lui.

Inoltre, lui non si era mai mostrato interessato a lei: probabilmente la giudicava una ragazza un po' troppo saccente e prepotente, che accettava le critiche con uno sbuffo e veniva fin troppo divorata dal lavoro.

Sono pure uscita dall'ufficio prima per comprargli del cioccolato! A questo punto, però... Non glielo posso certo dare!”

L'ultimo sorso del liquido ambrato le scivolò in gola, mentre il ghiaccio tintinnava nel bicchiere, mentre lo poggiava sul bancone in mogano.

Evidentemente, neanche il liquore dell'amore bastava ad addolcirle la vita.

O anche solo a scacciare quell'amaro in bocca.


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Capitolo 3
*** 3. No drinks allowed ***


No drinks allowed

quando non hai nulla per essere triste o essere felice,

bevi per fare accadere qualcosa.

(Charles Bukowski)


Ryu Susukara asciugava con attenzione e meticolosità il bancone, attendendo con calma l'orario di chiusura. Approfittando del fatto che ormai il locale si fosse svuotato, risistemava la postazione di lavoro, lasciando che i suoi pensieri vagassero liberi su quella strana serata.

Per la prima volta, dopo anni di servizio impeccabile, aveva trasgredito una fra le regole fondamentali del buon barman, i cosiddetti Bar Commandments: “Non si fuma, non si mangia, non si beve e non si mastica il chewing-gum. Non è professionale, esci dal bancone e recati in un altro posto per farlo. ”

Affinché il cliente si trovi a suo agio e sia servito a dovere, infatti, un bartender non può permettersi di lasciar passare il messaggio di essere occupato a fare altro o di essere troppo stanco per servirlo.

Ciononostante, quella sera, si era ritrovato a bere un drink durante l'orario di lavoro: l'aveva fatto più per empatia professionale verso un cliente che avrebbe certamente sofferto un rifiuto, che per un reale affetto verso Yukari-san.

Inizialmente, aveva pensato che sarebbe stato un gesto privo di conseguenze ed ora si ritrovava a desiderare di tornare indietro nel tempo: prima di tutto, il cocktail gli avrebbe impedito di rincasare in vespa. Infatti, se qualche poliziotto si fosse accorto che guidava dopo aver bevuto, sarebbe stato un bel guaio!

Inoltre, anche nei confronti di Yukari-san probabilmente non era stata la scelta migliore: quel cocktail era stato donato dalla ragazza non come un segno di amicizia, ma come qualcosa di più profondo che lui però non ricambiava.

A tutto ciò, si aggiungeva lo strano comportamento di Miwa-san, che non riusciva proprio a capire! Dopo avergli visto bere quell'Amaretto Alexander, si era irrigidita ed aveva ordinato un Godmother; poi, al suo tentativo di farle notare quanto fosse forte quel cocktail, lo aveva fulminato con gli occhi ed aveva insistito nel suo ordine. Per il resto della serata, era rimasta in silenzio con un'espressione fra il pensieroso ed il depresso: ci aveva fatto attenzione, osservandola con la coda dell'occhio, mentre cercava di tenere a bada l'esuberanza di Yukari-san.

Quel comportamento specialmente l'aveva lasciato interdetto: era sicuramente dovuto a lui, perché fino a quel momento lei gli era sembrata normale, tuttavia non riusciva a capire come avesse potuto infastidirla in quel modo. Non era normale che Miwa-san si comportasse così: lei era, in ogni situazione, esuberante ed energica, sia che si ritrovasse con le sue amiche, sia che cercasse di ottemperare alle richieste del proprio capo.

Silenziosa e triste non l'aveva mai vista e sinceramente non si augurava di rivederla più così: era come ritrovarsi di fronte una persona diversa, più triste, e questo fatto lo spiazzava e lasciava dentro di lui un senso di colpa che non riusciva a motivare. “Era rimasta delusa perché, per una volta, non sono stato un perfetto barman?”

Scosse la testa per l'ennesima volta nella serata e pensò che se non fosse stato l'alcool a fargli venire un mal di testa, sarebbero bastati Miwa-san ed il suo insolito modo di fare. A quel pensiero, gli scappò un piccolo sorriso, pensando nuovamente a quel diavolo di donna con cui aveva ultimamente a che fare.

Sorrido? Pensando a Miwa-san?”

Si bloccò, reggendo a mezz'aria una bottiglia che avrebbe dovuto riporre negli scaffali dietro il bancone, un'espressione totalmente stupita: “E da quando penso a Miwa-san?”. Sbatté le palpebre, la bocca spalancata, non riuscendo a trovare alcuna risposta alle sue domande.

Ok, d'ora in poi i cocktail li servo solamente!”




Allora, provo a ricordarmi tutto ciò che devo inserire: se mi dimentico di qualcosa o deliro, voi ignoratemi.
Iniziamo:


- Questa ff partecipa alla (che numero era?) V Disfida di Criticoni. Inoltre, tenta (inutilmente) di tenere alto il nome dello “Sky Eagle Team” e si attiene al minibando Equanime, che riporto:

SakiJune vs Rue Meridian: EQUANIME
Fandom ammessi: Originali, Fanfiction (qualsiasi fandom), RPF (qualsiasi fandom).
Limite minimo/massimo di parole: 300/30000.
Generi ammessi: Qualsiasi genere.
Rating ammessi: Per tutti, VM14, VM16, VM18.
Warning ammessi: Tutti (compatibilmente con il bando principale).
Tematica del bando: Scrivere tre storie, o una storia in tre capitoli: qualsiasi sia la scelta, i protagonisti devono essere tre personaggi di uno stesso fandom, oppure tre personaggi originali accomunati da uno stesso prompt.
Ulteriori limitazioni: Le tre storie, o i tre capitoli, devono avere esattamente lo stesso numero di parole.


(Copia-incolla dal sito: notare la pigrizia/stanchezza/incapacità della sottoscritta al fine di evitare il link)


- Secondo punto, ma direi primo per importanza. Questa ff deve TUTTO (e non è un eufemismo) a Shatzy. Questa meravigliosa donna che ha avuto l'incredibile sfiga di dover fare da beta a tale ff ha fatto il suo dovere in maniera esemplare. Non ha solo fatto notare con solerzia e gentilezza gli errori e le mancanze: mi ha “caldamente invitata” (leggasi costretta tramite senso di colpa) ad ampliare quello sgorbio iniziale di 900 insipide parole ed a raddoppiarlo letteralmente fino a produrre la suddetta ff. Inoltre, non mi ha mai fatto mancare né incoraggiamento, né sostegno, né frustrate se non mi davo da fare. Perciò, dico:

“Grazie mille Shatzy!!”


- Ringrazierei volentieri l'autore della colonna sonora di “Bartender”, ma non conosco. E' stata un grande aiuto.


- Ogni dettaglio di questa ff è frutto di numerose ricerche su cocktail, barman e le loro tecniche. La realtà è che ci sono motivi personalissimi legati a questo mestiere per cui questa FF nonostante tutto mi è molto cara. Perciò, vorrei dedicarla ad una persona che purtroppo non potrà mai leggerla perché sono anni che non c'è più: mio nonno. In un certo senso, c'è anche parte di lui qui e del suo meraviglioso lavoro.


- Inizialmente, la storia per la Disfida doveva essere tutt'altra ed ambientata in tutt'altro fandom. Tuttavia non mi ha mai soddisfatto né l'idea né la mia realizzazione. Per fortuna, proprio ad inizio di questo mese ho scoperto questo splendido manga. Il mio consiglio è: “Leggetelo! E' un piccolo gioiello!”

Purtroppo, tale manga è pressoché sconosciuto in Italia... Tanto che questa FF potrebbe addirittura essere la prima FF italiana su Bartender. Se qualcuno di voi conosce qualche ff che la precedesse me lo dica: perché vorrei veramente leggere qualcosa di bello su questo meraviglioso manga.


Altro???


Boh!!


Ah, sì... Se recensite mi fate felice, ma se anche solo leggete è per me un piacere.


Vostra stanca e malaticcia, Rue

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