La storia di dopo

di Zahlen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L' incidente ***
Capitolo 2: *** Se sapesse ***
Capitolo 3: *** Impiccata ***



Capitolo 1
*** L' incidente ***


« Asahi Shinbun


Il XX XXXX XXXX


Cronaca : Incidente stradale tra Tokyo e Osaka. Quando un autobus incontra un animale, è l' animale ad avere risparmiata la vita.


Dal XX al XX, di notte, un autobus giacqui dopo essersi cappottato. Alcuni passeggieri, così come il conduttore del veicolo lui stesso, descrivono il passaggio di un animale selvatico sulla strada. Velendo evitarlo, avrebbe accidentalmente fatto una mossa troppo pericolosa, fattore che non prese in conto, e con schiacciò il freno e giro il volante bruscamente. Per ora, il conduttore, principale sospetto, è inteso dalla polizia. Rischia più anni di prigone per omicidi involontari. Ci sono state quattro vittime : Misao Aizawa, Yoshiki Tachibana, Miyuki Morishige e Li Shaoran, un allievo delle elementari in uno scambio scolastiico che stava tornando da lui, a Hong Kong... »


Sommerso dall' emozione, Yuki pose il giornale sul tavolino del salotto della casa della famiglia Kinomoto. Le mani sulle ginocchia e la testa abbassata, il suo sguardo portava verso il pavimento, uno sguardo di lutto. A poco a poco, dell' acqua si depose sulle lenti dei suoi occhiali; erano lacrime. Touya, seduto in una poltrona di fronte a lui, le braccia incorcciate, non staccava gli occhi di adosso al suo amico lacrimevole e dietro alla sua facciata dubitativa un pizzico di amarezza stringeva il fondo della sua gola.

“-Ora capisco meglio... Perché...” Incominciò Yuki.

“-Perché se ne sta in camera sua da giorni senza voler né uscire né vedere qualcuno.” Finì Touya.

“-S... Sì” Disse Yuki sotto voce.

E mentre giungeva le sue mani al suo volto, il suo compagno venne a sedersi accanto a lui. Le loro divise scolastiche adosso, rimuginarono su questo per lunghi minuti. I singhiozzi di Yuki rompevano puntualmente l' ambiente silenzio da chiesa.


Nel frattempo, al piano di sopra, in una stranza da ragazzina dove i peluche si ammucchiavano sui cassettoni, Sakura, in pigiama, gli occhi rossi con alle code sottili gocce di acqua e il cuore compresso a tal punto che si stava quasi per strappare si rannicchiava con un lungo traversino qui prendeva nelle sua braccia, piantandoci le unghie.


“-Io ho capito i miei sentimenti! Ti voglio bene” Aveva detto Sakura a Li prima che salisse sul bus.

-Tornerò sicuramente... Quando avrò finito quello che devo fare a Hong Kong” Le aveva risposto.

-Aspetterò quel giorno perché... Shaoran è la persona a cui voglio più bene!”.


Ripettutesi queste ultime parole che lei e il suo amico di cuore si potettero rivolgere, lei chiuse gli occhi, sconvolta dal dolore, e pianse. Niente, né la magia, nel il suo custode, potevano ammorbidire questo male.


Qualche giorno dopo, la giovane ragazza, l' espressione di destruzione ostentata sul viso, trovò la forza per scendere al piano di sotto e fare colazione. Era ancora presto. Dalla finestra il sole muto urlava, sotto forma di raggi caldi arancioni lo stesso sbadiglio della catturacarte amareggiata. Suo padre manteneva un sorriso quieto sulle labbra, come di consueto. La salutò e le servì un copioso piatto. Suo fratello fece la stessa cosa e finì la sua frase con un solo punto invece del “mostricciatolo” che lo accompagnava di solito. Mangiò senza vero appetito e anzi ne lasciò una buona parte. Poi tornò in camera sua, infilò i suoi abiti da scuola, scese un' altra volta le scale, calzò i rollerblade e uscì da casa. Touya rimase stupito dal comportamento di sua sorella, ma lo stupì molto più quello del padre che continuava a sorridere.

“-La lasci partire? Gli chiedò

-Già. L' aria fresca e la compagnia delle sue amiche le farà molto bene.” rispose.

-Pensi che ce la farà?

-Non bisogna che si preoccupi tanto. Il suo amico è tornato alla terra come vostra madre prima di lui. Vedrai, tutto andrà per bene.”


Arrivata a scuola, Sakura riprese le sue abitudini. Rimpiazzò i rollerblade con le sue scarpe nere classiche, salì su per le scale penetrò nell' aula di classe silenziosamente e si accomodò al suo banco con tuttora il viso lungo. Alle sue spalle c' era il banco del suo amico defunto.

I suoi compagni di scuola che le volevano più bene vennero da lei per riconfortarla. Così Rika le parlò di un negozio che aveva aperto poco fa e che vendeva accessori decorativi per vestiti, per borse e anche per cappelli. Naoko le raccontò la trama del nuovo romanzo di avventura che aveva preso in prestito dalla biblioteca scolastica; una storia con delle fate e un eroe molto coraggioso che doveva compiere una ricerca. Chiharu le mostrò un volantino di un evento festivo tradizionale a cui la invitava. Yamazaki provò pure lui, disperatamente, a tirarle su il morale grazie ad una delle sue invenzioni magnoliquente rigardo i primi funerali.

“Sapete che le prime bare di tutta la storia sono stati fabbricati dai Maori di Nuova Zelanda? All' inizio erano fatti perché ci venissero conservati le ossa degli animali i cui si nutrivano le tribù nomadi. Era per loro segno di rispetto : sebbene avessero tolto la vita perché sopravvissero loro, riportavano le spoglie dalla propria iniziativa sperando che la loro colpa venisse riscattata dallo sboccio di una pianta sul luogo dovo il cadavere era sepolto. D' altronde, era per questa stessa ragione che erano bucate, perché le radici giungano un giorno le spoglie e che ci siano connesse ad esse.”

Però, i diversi tentativi per distarla fallirono. Sakura non rialzò il capo che era nascosta tra le sue braccia inchiodate sul banco. Tomoyo arrivò nell' aula e, comprensiva e rispettuosa, si accontentò di un saluto amicale caricato di compassione, la videocamera in fondo alla sua cartella. Poi si susseguì con un tempismo perfetto l' entrata del professore, il signore Terada, che cominciò la lezione del giorno senz' altra introduzione che concedere uno sguardo veloce.


Nel tardo pomeriggio, in stanza sua Tomoyo guardava continuamente una delle innumerevoli trasformazione della sua cugina che poi sigilava la carta di Clow con l' estremità del suo bastone. Un giornale riposava sul suo tavolino.

Inaspettatamente, sentì qualcuno suonare alla porta. Non fece in tempo a chiedersi chi la stava infastidendo nel bel mezzo del suo settacolo preferito che l' attrice del suo programma si si gettò nelle sue braccia e scoppiò in lacrime. Andanrono tutte e due nella camera di Tomoyo, si sederono sul letto e l' ospite ordinò delper la sua invitata. La signorina, le mani porse sulla tazza bollente, bevve un minimo sorso del liquido aromatizzato al gelsomino. Quando la sua familiare l' interrogò sulla ragione che l' aveva spinto a casa sua, le rispose che si sentiva il bisogno irrefrenabile di espiare tutto quello che non poteva più sopportare e che le sembrò l' unica persona in cui aveva abbastanza fiducia per poter farlo. Tomoyo ascolto, in silenzio.

“-Non so se ce la farò a vivere senza lui... Mi sento perduta... È come se un avvoltoio vi stesse beccando il seno per rissucchiare il mio cuore...” ripeteva.

“-Ma dai Sakura, su con la vita.” le consigliò Tomoyo. “Un' eroina non deve piangere, quanto la sua anima è tormentata. Sei una guerriera.”

“-No...”

“-No...?”

“-No, sono troppo debole per battermi.”

“-Ma come, debole.”

“-Debole, simplicemente debole. Non c' è verso. Questa volta non mi riprenderò”

“-Non è questo la Sakura che conosco. Lei non avrebbe mai detto una cosa simile.”

I pianti di Sakura ripresero.

“-Sakura!” esclamò Tomoyo. “Io ci sono! Tuo fratello, tuo padre, i nostri amici a scuola, tua madre. Insieme ti aiuteremo, tu che la partenza di Shaoran rende la più triste!”

“-Tomoyo...”

E con un gesto non retenuto, Sakura si buttò nelle braccia della sua migliore amica. Queste erano lacrime di gioia, di tenerezza che le scendevano lungo le guance. Ciononostante, le ormone di Tomoyo ebbero la meglio su di lei. Afferò il mento della sua amica tra il pollice e l' indice e le loro bocce s' incontrarono.

Sakura non ci credeva. Fu un tale schok per lei di vedere, impotente, il suo primo bacio rubato dalla sua confidente. Con una violente repulsione, si divincolò dalla stretta della sua amica e uscì fuori dalla stanza con un balzo lampo che sbatté la porta. Le mani sulle labbra, Tomoyo espulsò anche lei i sentimenti pesanti. Per via di un muovimento che non controlò, forse aveva persa l' essere a chi voleva più bene.

Chiuse gli occhi lacrimevoli e cantò :

“È ogni secondo che ti amo

Ogni minuto che io rallento

Dovunque i sogni ti portino

Tu sei qui e io ti guardo


È ogn' istante che assaporo

Ogn' immagine che memorizzo

E ben prima che sorga il giorno

Di te gli occhi non tolgo”


(Traduzione personale di “Si je manquais de ta peau”, di Pascal Obispo, un cantante francese)

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Capitolo 2
*** Se sapesse ***


« -Dici sul serio ? », disse Yuki stupito. « Ieri, appena tornata a casa, si è sveltamente tolta le scarpe, ha gettato la sua cartella contro il muro dell' ingresso, elle spedito il suo berretto per terro provando mentre provava a mirare all' appendiabiti e se n' è andato in camera sua senza dire parola, la testa abbassata e le lacrime alle code degli occhi. »

« -Esatto », ripose chiaramente Touya posando un bicchiere d' acqua quasi vuoto, «  e questo dura dalla notta scorsa. Rifiuta di uscire da sua stanza. Papà ha provato a chiederle quello che l' aveva reso così. Niente risposta. Infatti non è nemmeno riuscito a chiederle ; si è chiusa a chiave. L' ha chiamato più volte ma ha sentito soltanto mia sorella che stava piangiando. Credo che anch' io fossi ruiscito a sentirla benché fossi in cucina al piano di sotto. Insomma, mio padre non ha insistito ed è sceso con questo sorrisetto che mi fa incazzare quando penso a quel che sta succede laggiù. »

Infatti, da svariati giorni un sole oscuro risplendeva sulla casa della povera Sakura. Aveva avuto tanto male nel rinunciare completamente a Li Shaoran, il ragazzo che amava, morto nell' autobus che lo riportava a Hong Kong, ed ecco che Tomoyo, la sua migliore amica, aveva provato subdolamente in un attimo di debolezza. Da allora, non smetteva di pensare all' istante in cui le loro due bocche di giovani ragazze s' incontrarono e questo ricordo scattava in lei un flusso ininterrotto di lacrime e una stretta al cuore, l' organo che, dalla notte dei tempi, si addice al sentimento amoroso.

Touya, in quanto fratello preoccupato, invitò il suo amico da loro perché ne aspettava qualcosa. Sli era venuto in mente un piano per estrarre la piccola dalla sua tana : se non ci potevano avvicinarsi a Sakura né lui, né il padre ; sperava che Yuki lo poteva fare. Dopotutto, la sua sorellina lo ammirava da molti anni e ogni volta che piombava di sorpresa a casa dei Kinomoto il suo spirito era in festa. Però, ce la fece a stento a chiedere questo favore al suo compagno.

« -Ascolta, Yuki... », balbettò,« Io... Tu... Vorrei che... »

E quest' ultimo, come un indovino, finì la frase incompleta del suo collega.

« -Vorresti che vada a parlare a Sakura, sbaglio? »

Touya annuì con il capo, la faccia contratta per via di una tensione ritenuta a malapena. L' invitato dai capelli argentei e dagli occhiali dalle lenti rotonde ostentò il suo sorriso più bello si alzò, si voltò e si avviò verso le scale dando le spalle al fratello Kinomoto.

« -Cercherò di provare qualcosa. » Disse.

Il fratellone rimase seduto sul sofà del salotto, le braccia incrocciate e gli occhi chiusi, il suo volto esprimeva un' espressione di pietra come quello di consueto.


Nella sua camera dove i pupazzi si ammucchiavano sui mobili, la ragazzina che l' occupava aveva ritrovato la sua posizione sdraiata, rinnacchiata contro il lungo pelochon a forma di tubo. Non smetteva di visualizzare in mente la stessa scena : il suo primo bacio che aveva dato senza che l' avesse voluto. Tutt' ad un tratto, sentì che qualcuno bussava.

« -Sakura! » Urlò Yuki.

Per via di quest' invettiva, aprì gli occhi, travolta da uno shock che alimentò il mecanismo che faceva battere il suo cuore, il cui impazzì improvvisamente.


« -Sakura! », ripetté, « Sono io, Yuki. »

Fuori, piazzato sulla soglia, di fronte alla porta della stanza della fanciulla, continuava a supplicare preché gli rivolga una semplice parola.

« -Ho sentito dire che non sei uscita da tua stanza nelle ultime ventiquattro ore. Sai, sono preoccupato per te. Dai, di' qualcosa. »

E per tutta risposta percepì il tranquilizzante rumore di un saliscendi che girava. La porta si aprì e Sakura comparve. Indossava tuttora la sua divisa scolastica. Si gettò nelle braccia del giovane aduto, gli occhi e le guance, fradice di lacrime, rossi. I singhiozzi rotti risuonavano nel corridoio fino a Touya, sempre seduto nel salotto, che espirò un sospiro di soddisfazione, comprendendo che la speranza che che vedeva nel suo amico si era accertata.


L' adolescente entrò nella stanza della piccoletta che lo pregò, calmata, di sedersi sul letto. Le tende coprivano la finestra in modo a far penetrare poca luce nella camera nella quale il colore dei muri e gli animaletti di stoffa diffondevano un' atmosfera di felecità che né l' uno né l' altra provavano. Sakura si pose al fianco all' amico di suo fratello che non misi molto a domandare la il motivo che la spingeva a inzuppare le sue lenzuola e i suoi cuscini con il suo fluido corporale. Spegò della maniera più inprecisa possibile, ma non abbastanza perché capisca, quello che successe la viglia con Tomoyo.

« -È stata Tomoyo a fare questo? » disse Yuki stupito.

« -Sì. Adesso che ci penso, dev' esser per questo che non smette di registrarmi ovunque vada e qualsiasi cosa faccia. Ma perché così tanto, questo non lo capisco. Cosa potrebbe fare con tante video di me? »

Dopo un attimo di silenzio confuso, l' uno si fissarono gli occhi dell' altra che ricambiò con un' espressione ebete. Sakura s' immaginò una risposta che fece risalire le sue interiora fino alla sua trachea. Dovette mettere una mano sulla sua bocca per impedire a lei che vomiti davanti al suo confidente.

« -Oh...No... », mormorò. « Non mi dire che... »

Una nuova risalita di cibo in decomposizione scosse l' eroina, forzandola ad inarcarsi, sporgendo la sua fronte alle sue ginocchia, affinché la piccola parte della copiosa collazione che aveva mangiato la viglia, rimanesse all' interno del suo stomaco.

La nausea di Sakura si terminò.

« -Ascoltami, », le consigliò, « domani torni a scuola e va' a parlare con Tomoyo. Penso che abbiate entrambe bisogno di spiegarvi l' una a l' altra riguardo all' accaduto. Ti vuole tanto bene, non credo che voglia ferirti. Vedrai, tutto andrà per bene. »

E con le sue braccia protettive come ali d' angelo, avvinghiò la ragazzina pura che ricominciò la sua sinfonia di pianti.


L' indomani, alla prima mattina, la sveglia squillò e una mano sottile si abbettette sul pulsante. Era davvero incredibile, l' eterna dormitrice era già svgliata, vestita, pettinata, pronta. Anche il suo guardiano rimase sorpreso di una tale autonomia all' inizio della giornata. Scese i gradini della scala a tutto spiano e saluto raggiante suo padre e suo fratello. Poi inghiottì il pasto e filò infilare i suoi rollerblade per andare a scuola. La reazione del fratello si scattò appena sentì la porta sbattere. Restò a bocca aperta tenendo una tazza di caffè. Non immaginavo che la discuzione che aveva intrattenuto con Yuki l' avrebbe sollevata così tanto. Gli pareva assai strambo.

« -Non riesco a crederci. », disse.

« -Vedi? » formulò il padre. « Tutto si finisce per il meglio. Non bisogna preoccuparsi. »

« -È strano. C' è qualcosa che non fila in questa faccenda. »


Sakura arrivò nell' edificio e scattenò il suo programma abituale che consisteva nel sostituire il suo mezzo di trasporto preferito dalle piccole scarpe nere coi lacci. In seguito salì su per le scale e andò direttamente nell' aula. Ma non era per niente affollata. Erano presenti Rika che leggeva un libro sui lavori di cucito, Yamazaki che scriveva in un quaderno e pochi altri compagni. Purtroppo, quella che sperava trovare, ossia Tomoyo, non c' era. Pensò che si sarebbe fatta vedere tra poco e si sedette al suo banco. La porta scorrevole si aprì una vintina di volte prima dell' entrata del professor Terada, ma di Tomoyo neanche si vedeva l' ombra. Secondo le sue amiche non era venuta neanché la viglia. “Ma come mai non viene a scuola?” esclamò Sakura nella sua mente. “Lei è sempre qui.” Cos' era il meglio da fare? Preoccuparsene? Andare a trovarla da lei dopo le lezioni? Esitava.


In mezzo ad una vasta landa che soltanto un fiumetto tagliava, Tomoyo era sdraiata su una lunga tovaglia come di quelle che servivano per i pranzi fuori. Indossava solo un vestitino bianco e o suoi capelli correvano liberi. Gli occhi spalancati e lo sguardo triste, cantava. Ecco il testo che accompagnava la melodia suonata dagli elementi naturali:

« -Se sapesse qual' anima ferì

Lacrim del cuor se potesse vedervi

Se 'sto cuor pieno del suo pensiero

D' esprimerlo mantenesse il controllo

Cambiar così non fu stato possibile

Fier di nutrir la speranza che deluse

A tant' amore fu stata commossa

Se sapesse.»


Si formò un po' per riprendere fiato, ma in modo improvviso senti il suo nome che qualcuno pronunciava di modo sonoro affinché la destinataria la riceva. Si giro e vide Sakura, gli occhi brillanti per la felicità e il sorriso angelico disegnato sul volto, venirle incontro porgendo le braccia. Pure lei portava un vestitino corto bienco e i suoi capelli galleggiavano liberi. Tomoyo la colse al volo nelle braccia ma il peso della bambina era troppo elevato, quindi ricadde sulla tovaglia. Entrambe scoppiarono in risate, l' una contro l' altra.

Ma ad un tratto, Sakura scomparve a poco a poco, prima le gambe, poi la vita e infine il viso su cui un sorriso reggiava tutt' ora. Et lo scenario intorno a Tomoyo divenne un paesaggio infernale ; il cielo si tramutò in cenere, l' erba in fiamme, l' acqua in magma e la tovaglia su cui Tomoyo era piazzata in una gigante ragnatela.

« -Sakura! », urlava. « Sakura! Dove sei Sakura! Ti amo, rimani vicina a me! »

Mentre si lamentava per via della separazione con la sua amica, la ragnatela si strappò, il suolo si spaccò, il corrante traboccò e fu trascinata negli abissi del pianeta senza modo per risalire perché questo apenna volatilizzato in una nube di luce.

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Capitolo 3
*** Impiccata ***


Un urlo stridente esplose all' interno del gran maniero della famiglia Daidoji, un grido che mandò in frantumi tutti i vetri, tutte le finestre, tutti gli specchi dell' edificio. Le domestiche, fortemente incuriosite e preoccupate da un tale fragore di voce, andarono di corsa verso la camera della loro giovane maestra, dal punto dove proneviva questa raffica sonora. Tutte accorsero, le simplici dipendenti che si occupavano della tenuta e le guardie del corpo che, in base a questo rumore, avessero fallito. All' esterno della stanza di cui la porta era spalancata, sulla soglia, la madre della piccola maestra, la signora Daidoji, seduta per terre, le gambe appiccicate al pavimento che partivano da ambo le parti come ali di pipistrello, le braccia penzolavano lungo i fianchi e le mani spingevano contro il suolo, la schiena dritta e il capo alzato verso il soffitto. Apriva la bocca di modo ad ostentare tutti i denti che conteneva. I suoi occhi, che due sotttilissime pupiglie bucavani, dipingevano uno sguardo spezzato, spaccato, sopraffato. Tutte le sue membra tremevano come se fossero state scosse da un terremotto.

Arrivate davanti all' uscio, girarono la testa verso il cammino imboccato sconvolto della loro maestra. Ebbero tutte un sobbalzo di orrore da farle rimanere momenteaneamente nello stesso stato d' anima del loro capo. In mezzo alla camera, sul tappeto tessuto con materia brillante, una sedia era rovesciata, lo schienale toccava i fili luccicanti. Sopra, il corpo di una ragazzina vestita con poco galleggiava a mezz' aria, mantenuto con una corda attaccata al lampadario che si avvolgeva intorno al suo collo. La piccola Tomoyo Daidoji si era impiccata.

Alcune guardie si precipitarono verso la loro maestra per portarla lontano da questo luogo atroce. Le servitrice, aiutate da quelche donne in nere, rimuovevano la corda la faciulla che servivano aveva usato. Alcune di loro sotto spingevano il cadavere verso l' alto, così che les altre, salite su delle sedie, tagliarono lo spago. Spostando la sedia per terra, una dipendente trovò un foglio di carta. C' era qualcosa di scritto sopra :

« -Se sapesse qual' anima ferì

Lacrim del cuor se potesse vedervi

Se 'sto cuor pieno del suo pensiero

D' esprimerlo mantenesse il controllo

Cambiar così non fu stato possibile

Fier di nutrir la speranza che deluse

A tant' amore fu stata commossa

Se sapesse.»


Queste parole risuonavano in essa come una lettera d' addio.


L' indomani, il sole sorse come di consueto, come se nulla fosse successo. Era nello stesso stato d' animo che Sakura, preparata, pulita, pettinata e vestita, anticipò per la seconda volta di fila la sua sveglia elettronica. Scese nuovamente le scale con una velocità fulminea e salutò di nuovo i suoi familiari con un sorriso angelico. Ancora una volta inghiottì la sua collazione e volò in un solo balzo fino alla porta per eseguire i suoi affari di tutti i giorni, animata dal desiderio di spiegarsi con la sua amica. Nella cucina, con un' espressione meno entusiasta, Touya guardava suo padre con uno sguardo inquisitore.

Non le hai detto niente, sbaglio?” Domandò

“In effetti” ,disse il padre, “non mi pareva il momento giusto per annuciarle la notizia.”

“Sarebbe stato meglio se fossimo stati noi a farglielo sapere come ce l' aveva chiesto la madre di Tomoyo.” ribatté Touya.

“Non penso proprio.” ,rispose, “anche se la verità è molto crudele questa volta i primi ad asciugare le lacrime di Sakura dovranno essere le sue amiche. Si consoleranno insieme, tra gente che portano il lutto.”

“Ma non temi che torni con più lacrime da far fuoriuscire degli giorni precendenti?”

“Se tale fosse il caso, toccherebbe a noi prendersi cura del suo malessere.” , concluse saggiamente, “ma il nostro ruolo avviene dopo. Non ti preoccupare per lei, andra tutto per bene.”

E Touya, rabbuiatosi dal dubbio, uscì da casa e s' incamminò verso il liceo. Sentiva che le cose non si sarebbero sistemate tanto facilmente e che il più terribile stesse ancoa per piombare su sua sorellina. Incontrò Yuki per il percorso. Quest' ultimo si era trasformato in una vera fontana viva. Touya ne dedusse che non aveva più bisogno di raccontargli della morte precoce dell' amica di sua sorella e provò a consolarlo.


Arrivata a scuola e le scarpe oscure calzate, Sakura salì su per le scale con uno slancio enorme per raggiungere la sua aula il prima possibile. Doveva rimanere meno di dieci minuto all' entrata del professor Terada perché iniziasse la lezione. Quindi, poiché era stata apposita lenta ad andare a scuola, quella in cui si augurava imbattere per forza sedeva al suo banco piazzato alla destra del suo. Ma nella sala nella quale avave penetrato con un' aura sfavillante attorno, il malumore ambiente che affoggava nell' aria che che ogni scolaro con la divisa nutriva soffoccava quest' energia. Si meravigliò vedendo tutta quest' atmosfera cupa e si chiedò cos' accadde perché tutti avessero abbassato gli occhi. Si diresse verso il suo grupetto abituale, ossi Rika, Naoko e Chiharu. Di fronte alla finestra, Yamazaki aveva un viso lungo.

“Buongiorno a tutte” ,esclamò Sakura

“Buongiorno Sakura” ,le rispose amareggiata Rika.

“Eh...”, cercò le sue parole, “ qualcuna mi potrebbe spiegare perché tutti stano deprimendo?”

“Credi di esser divertente?” Le disse secca Chiharu, “Come se non fossi al corrente.”

“Insomma, Chiharu,”, intervenne Chiharu, “calmati.”

“No... Non ce la faccio.

Sakura rimase perplessa. La sua mente la mitragliava di domande.

“Dai! Qualcuno mi vuole mai spiegare che sta succedendo?”

“Ti ho detto che non era per niente divertente.” Le gridò Chiharu.

“Aspetta”, calmò la voce di Rika, “sul serio, non sai nulla? Mi stupirebbe da parte tua ma visto che sei arrivata così felice...”

“È successo qualcosa di grave?”

“È a proposito di Tomoyo.”

“È successo qualcosa di grave a Tomoyo?”

“Sì...”, esitò, “Tomoyo... lei è...”

Ma l' irruzione del profesor Terada la interruppe mentre stava finalmente per svelare la ragione che tormentava le anime di ogni alunno. Sembrò pure lui colpito da questo misteriosi evento.

“Buongiorno a tutti.”, incominciò, “Suppongo che siate stati avvisati ma preferisco ripetervelo lo stesso. Le lezioni del mattino finiranno quindici minuti prima della solita ora per il minuto di silenzio. Vi dico un' ultima volta come si svolge un minuto di silenzio. Vi dovrete togliere il berretto, dovrete stare tutti in piedi e soprattutto dovrete zittirvi.”

“Un minuto di silenzio?”, soffiò Sakura tra sé e sé, “Qualcuno è morto? Ma chi sarà?”


Infine questo momento arrivò. Tutte les classe, tutti gli studenti, tutti gli insegnante, tutte le personne che lavoravano nella scuola scesero in cortile. Tutti si radunarono atorno alla grande striscia di sabbia che quattri edifici imprigionavano. In mezzo ad essa qualcosa dall' altura di uno scolaria qualunque era coperto da un lenzuolo bianco. La cacciatrice di carte s' interrogò sul oggetto che nascondava. Poi il signore Terada se ne avvicinò e pronunciò un corto discorso molto solenne:

“Per prima cosa, tengo a ringraziare tutti per esser venuti oggi. In effetti, gli eventi dramatici di ieri ci spingono ad organizzare questo minuto di silenzio. E per onorare in modo più correcto possibile la memoria della nostra cara scomparsa, uno di voi, che non si vuole fare conoscere, ha dipinto un ritratto di lei assai realista e positivo. Adesso lo scopro. Questo accompagnera il nostro minuto di silenzio.”

E il ritratto di Tomoyo che sorrideva fu mostrato all' assemblea. Sakura gemette per via dello stupore quando vide questa cornice. Era la sua amica sul telo, non ne poteva dubitare. I suoi occhi si spensero anche loro, brividi le corsero longo la schena, la sua anima si dilianò. Guinse le mani alle labbra e s' inginocchiò, sentendosi pesante.

Ecco fatto, fiat lux. Sapeva chi se n' era andato. Ma non capì come una tela cosa poteva succedere, proprio adesso. Senz' altra spiegazione, il tragico di questa scena la riacchiappò inevitabilmente.

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