La storia di dopo di Zahlen (/viewuser.php?uid=959866)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L' incidente ***
Capitolo 2: *** Se sapesse ***
Capitolo 3: *** Impiccata ***
Capitolo 1 *** L' incidente ***
« Asahi
Shinbun
Il
XX XXXX XXXX
Cronaca
: Incidente stradale tra Tokyo e Osaka. Quando un autobus incontra un
animale, è l' animale ad avere risparmiata la vita.
Dal
XX al XX, di notte, un autobus giacqui dopo essersi cappottato.
Alcuni passeggieri, così come il conduttore del veicolo lui
stesso, descrivono il passaggio di un animale selvatico sulla strada.
Velendo evitarlo, avrebbe accidentalmente fatto una mossa troppo
pericolosa, fattore che non prese in conto, e con schiacciò il
freno e giro il volante bruscamente. Per ora, il conduttore,
principale sospetto, è inteso dalla polizia. Rischia più
anni di prigone per omicidi involontari. Ci sono state quattro
vittime : Misao Aizawa, Yoshiki Tachibana, Miyuki Morishige e Li
Shaoran, un allievo delle elementari in uno scambio scolastiico che
stava tornando da lui, a Hong Kong... »
Sommerso
dall' emozione, Yuki pose il giornale sul tavolino del salotto della
casa della famiglia Kinomoto. Le mani sulle ginocchia e la testa
abbassata, il suo sguardo portava verso il pavimento, uno sguardo di
lutto. A poco a poco, dell' acqua si depose sulle lenti dei suoi
occhiali; erano lacrime. Touya, seduto in una poltrona di fronte a
lui, le braccia incorcciate, non staccava gli occhi di adosso al suo
amico lacrimevole e dietro alla sua facciata dubitativa un pizzico di
amarezza stringeva il fondo della sua gola.
“-Ora
capisco meglio... Perché...” Incominciò Yuki.
“-Perché
se ne sta in camera sua da giorni senza voler né uscire né
vedere qualcuno.” Finì Touya.
“-S...
Sì” Disse Yuki sotto voce.
E
mentre giungeva le sue mani al suo volto, il suo compagno venne a
sedersi accanto a lui. Le loro divise scolastiche adosso,
rimuginarono su questo per lunghi minuti. I singhiozzi di Yuki
rompevano puntualmente l' ambiente silenzio da chiesa.
Nel
frattempo, al piano di sopra, in una stranza da ragazzina dove i
peluche si ammucchiavano sui cassettoni, Sakura, in pigiama, gli
occhi rossi con alle code sottili gocce di acqua e il cuore compresso
a tal punto che si stava quasi per strappare si rannicchiava con un
lungo traversino qui prendeva nelle sua braccia, piantandoci le
unghie.
“-Io
ho capito i miei sentimenti! Ti voglio bene” Aveva detto Sakura
a Li prima che salisse sul bus.
-Tornerò sicuramente... Quando avrò finito quello che
devo fare a Hong Kong” Le aveva risposto.
-Aspetterò quel giorno perché... Shaoran è la
persona a cui voglio più bene!”.
Ripettutesi
queste ultime parole che lei e il suo amico di cuore si potettero
rivolgere, lei chiuse gli occhi, sconvolta dal dolore, e pianse.
Niente, né la magia, nel il suo custode, potevano ammorbidire
questo male.
Qualche
giorno dopo, la giovane ragazza, l' espressione di destruzione
ostentata sul viso, trovò la forza per scendere al piano di
sotto e fare colazione. Era ancora presto. Dalla finestra il sole
muto urlava, sotto forma di raggi caldi arancioni lo stesso sbadiglio
della catturacarte amareggiata. Suo padre manteneva un sorriso quieto
sulle labbra, come di consueto. La salutò e le servì un
copioso piatto. Suo fratello fece la stessa cosa e finì la sua
frase con un solo punto invece del “mostricciatolo” che
lo accompagnava di solito. Mangiò senza vero appetito e anzi
ne lasciò una buona parte. Poi tornò in camera sua,
infilò i suoi abiti da scuola, scese un' altra volta le scale,
calzò i rollerblade e uscì da casa. Touya rimase
stupito dal comportamento di sua sorella, ma lo stupì molto
più quello del padre che continuava a sorridere.
“-La
lasci partire? Gli chiedò
-Già. L' aria fresca e la compagnia delle sue amiche le farà
molto bene.” rispose.
-Pensi che ce la farà?
-Non bisogna che si preoccupi tanto. Il suo amico è tornato
alla terra come vostra madre prima di lui. Vedrai, tutto andrà
per bene.”
Arrivata
a scuola, Sakura riprese le sue abitudini. Rimpiazzò i
rollerblade con le sue scarpe nere classiche, salì su per le
scale penetrò nell' aula di classe silenziosamente e si
accomodò al suo banco con tuttora il viso lungo. Alle sue
spalle c' era il banco del suo amico defunto.
I
suoi compagni di scuola che le volevano più bene vennero da
lei per riconfortarla. Così Rika le parlò di un negozio
che aveva aperto poco fa e che vendeva accessori decorativi per
vestiti, per borse e anche per cappelli. Naoko le raccontò la
trama del nuovo romanzo di avventura che aveva preso in prestito
dalla biblioteca scolastica; una storia con delle fate e un eroe
molto coraggioso che doveva compiere una ricerca. Chiharu le mostrò
un volantino di un evento festivo tradizionale a cui la invitava.
Yamazaki provò pure lui, disperatamente, a tirarle su il
morale grazie ad una delle sue invenzioni magnoliquente rigardo i
primi funerali.
“Sapete
che le prime bare di tutta la storia sono stati fabbricati dai Maori
di Nuova Zelanda? All' inizio erano fatti perché ci venissero
conservati le ossa degli animali i cui si nutrivano le tribù
nomadi. Era per loro segno di rispetto : sebbene avessero tolto la
vita perché sopravvissero loro, riportavano le spoglie dalla
propria iniziativa sperando che la loro colpa venisse riscattata
dallo sboccio di una pianta sul luogo dovo il cadavere era sepolto.
D' altronde, era per questa stessa ragione che erano bucate, perché
le radici giungano un giorno le spoglie e che ci siano connesse ad
esse.”
Però,
i diversi tentativi per distarla fallirono. Sakura non rialzò
il capo che era nascosta tra le sue braccia inchiodate sul banco.
Tomoyo arrivò nell' aula e, comprensiva e rispettuosa, si
accontentò di un saluto amicale caricato di compassione, la
videocamera in fondo alla sua cartella. Poi si susseguì con
un tempismo perfetto l' entrata del professore, il signore Terada,
che cominciò la lezione del giorno senz' altra introduzione
che concedere uno sguardo veloce.
Nel
tardo pomeriggio, in stanza sua Tomoyo guardava continuamente una
delle innumerevoli trasformazione della sua cugina che poi sigilava
la carta di Clow con l' estremità del suo bastone. Un giornale
riposava sul suo tavolino.
Inaspettatamente,
sentì qualcuno suonare alla porta. Non fece in tempo a
chiedersi chi la stava infastidendo nel bel mezzo del suo settacolo
preferito che l' attrice del suo programma si si gettò nelle
sue braccia e scoppiò in lacrime. Andanrono tutte e due nella
camera di Tomoyo, si sederono sul letto e l' ospite ordinò
delper la sua invitata. La signorina, le mani porse sulla tazza
bollente, bevve un minimo sorso del liquido aromatizzato al
gelsomino. Quando la sua familiare l' interrogò sulla ragione
che l' aveva spinto a casa sua, le rispose che si sentiva il bisogno
irrefrenabile di espiare tutto quello che non poteva più
sopportare e che le sembrò l' unica persona in cui aveva
abbastanza fiducia per poter farlo. Tomoyo ascolto, in silenzio.
“-Non
so se ce la farò a vivere senza lui... Mi sento perduta... È
come se un avvoltoio vi stesse beccando il seno per rissucchiare il
mio cuore...” ripeteva.
“-Ma
dai Sakura, su con la vita.” le consigliò Tomoyo. “Un'
eroina non deve piangere, quanto la sua anima è tormentata.
Sei una guerriera.”
“-No...”
“-No...?”
“-No,
sono troppo debole per battermi.”
“-Ma
come, debole.”
“-Debole,
simplicemente debole. Non c' è verso. Questa volta non mi
riprenderò”
“-Non
è questo la Sakura che conosco. Lei non avrebbe mai detto una
cosa simile.”
I
pianti di Sakura ripresero.
“-Sakura!”
esclamò Tomoyo. “Io ci sono! Tuo fratello, tuo padre, i
nostri amici a scuola, tua madre. Insieme ti aiuteremo, tu che la
partenza di Shaoran rende la più triste!”
“-Tomoyo...”
E
con un gesto non retenuto, Sakura si buttò nelle braccia della
sua migliore amica. Queste erano lacrime di gioia, di tenerezza che
le scendevano lungo le guance. Ciononostante, le ormone di Tomoyo
ebbero la meglio su di lei. Afferò il mento della sua amica
tra il pollice e l' indice e le loro bocce s' incontrarono.
Sakura
non ci credeva. Fu un tale schok per lei di vedere, impotente, il suo
primo bacio rubato dalla sua confidente. Con una violente repulsione,
si divincolò dalla stretta della sua amica e uscì fuori
dalla stanza con un balzo lampo che sbatté la porta. Le mani
sulle labbra, Tomoyo espulsò anche lei i sentimenti pesanti.
Per via di un muovimento che non controlò, forse aveva persa
l' essere a chi voleva più bene.
Chiuse
gli occhi lacrimevoli e cantò :
“È
ogni secondo che ti amo
Ogni minuto che io rallento
Dovunque i sogni ti portino
Tu sei qui e io ti guardo
È ogn' istante che assaporo
Ogn' immagine che memorizzo
E ben prima che sorga il giorno
Di te gli occhi non tolgo”
(Traduzione
personale di “Si je manquais de ta peau”, di
Pascal Obispo, un cantante francese)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Se sapesse ***
« -Dici
sul serio ? », disse Yuki stupito. « Ieri,
appena tornata a casa, si è sveltamente tolta le scarpe, ha
gettato la sua cartella contro il muro dell' ingresso, elle spedito
il suo berretto per terro provando mentre provava a mirare all'
appendiabiti e se n' è andato in camera sua senza dire parola,
la testa abbassata e le lacrime alle code degli occhi. »
« -Esatto »,
ripose chiaramente Touya posando un bicchiere d' acqua quasi vuoto,
« e questo dura dalla notta scorsa. Rifiuta di uscire da
sua stanza. Papà ha provato a chiederle quello che l' aveva
reso così. Niente risposta. Infatti non è nemmeno
riuscito a chiederle ; si è chiusa a chiave. L' ha chiamato
più volte ma ha sentito soltanto mia sorella che stava
piangiando. Credo che anch' io fossi ruiscito a sentirla benché
fossi in cucina al piano di sotto. Insomma, mio padre non ha
insistito ed è sceso con questo sorrisetto che mi fa incazzare
quando penso a quel che sta succede laggiù. »
Infatti,
da svariati giorni un sole oscuro risplendeva sulla casa della povera
Sakura. Aveva avuto tanto male nel rinunciare completamente a Li
Shaoran, il ragazzo che amava, morto nell' autobus che lo riportava a
Hong Kong, ed ecco che Tomoyo, la sua migliore amica, aveva provato
subdolamente in un attimo di debolezza. Da allora, non smetteva di
pensare all' istante in cui le loro due bocche di giovani ragazze s'
incontrarono e questo ricordo scattava in lei un flusso ininterrotto
di lacrime e una stretta al cuore, l' organo che, dalla notte dei
tempi, si addice al sentimento amoroso.
Touya,
in quanto fratello preoccupato, invitò il suo amico da loro
perché ne aspettava qualcosa. Sli era venuto in mente un piano
per estrarre la piccola dalla sua tana : se non ci potevano
avvicinarsi a Sakura né lui, né il padre ; sperava che
Yuki lo poteva fare. Dopotutto, la sua sorellina lo ammirava da molti
anni e ogni volta che piombava di sorpresa a casa dei Kinomoto il suo
spirito era in festa. Però, ce la fece a stento a chiedere
questo favore al suo compagno.
« -Ascolta,
Yuki... », balbettò,« Io... Tu... Vorrei
che... »
E
quest' ultimo, come un indovino, finì la frase incompleta del
suo collega.
« -Vorresti
che vada a parlare a Sakura, sbaglio? »
Touya
annuì con il capo, la faccia contratta per via di una tensione
ritenuta a malapena. L' invitato dai capelli argentei e dagli
occhiali dalle lenti rotonde ostentò il suo sorriso più
bello si alzò, si voltò e si avviò verso le
scale dando le spalle al fratello Kinomoto.
« -Cercherò
di provare qualcosa. » Disse.
Il
fratellone rimase seduto sul sofà del salotto, le braccia
incrocciate e gli occhi chiusi, il suo volto esprimeva un'
espressione di pietra come quello di consueto.
Nella
sua camera dove i pupazzi si ammucchiavano sui mobili, la ragazzina
che l' occupava aveva ritrovato la sua posizione sdraiata,
rinnacchiata contro il lungo pelochon a forma di tubo. Non smetteva
di visualizzare in mente la stessa scena : il suo primo bacio che
aveva dato senza che l' avesse voluto. Tutt' ad un tratto, sentì
che qualcuno bussava.
« -Sakura! »
Urlò Yuki.
Per
via di quest' invettiva, aprì gli occhi, travolta da uno shock
che alimentò il mecanismo che faceva battere il suo cuore, il
cui impazzì improvvisamente.
« -Sakura! »,
ripetté, « Sono io, Yuki. »
Fuori,
piazzato sulla soglia, di fronte alla porta della stanza della
fanciulla, continuava a supplicare preché gli rivolga una
semplice parola.
« -Ho
sentito dire che non sei uscita da tua stanza nelle ultime
ventiquattro ore. Sai, sono preoccupato per te. Dai, di' qualcosa. »
E
per tutta risposta percepì il tranquilizzante rumore di un
saliscendi che girava. La porta si aprì e Sakura comparve.
Indossava tuttora la sua divisa scolastica. Si gettò nelle
braccia del giovane aduto, gli occhi e le guance, fradice di lacrime,
rossi. I singhiozzi rotti risuonavano nel corridoio fino a Touya,
sempre seduto nel salotto, che espirò un sospiro di
soddisfazione, comprendendo che la speranza che che vedeva nel suo
amico si era accertata.
L'
adolescente entrò nella stanza della piccoletta che lo pregò,
calmata, di sedersi sul letto. Le tende coprivano la finestra in modo
a far penetrare poca luce nella camera nella quale il colore dei muri
e gli animaletti di stoffa diffondevano un' atmosfera di felecità
che né l' uno né l' altra provavano. Sakura si pose al
fianco all' amico di suo fratello che non misi molto a domandare la
il motivo che la spingeva a inzuppare le sue lenzuola e i suoi
cuscini con il suo fluido corporale. Spegò della maniera più
inprecisa possibile, ma non abbastanza perché capisca, quello
che successe la viglia con Tomoyo.
« -È
stata Tomoyo a fare questo? » disse Yuki stupito.
« -Sì.
Adesso che ci penso, dev' esser per questo che non smette di
registrarmi ovunque vada e qualsiasi cosa faccia. Ma perché
così tanto, questo non lo capisco. Cosa potrebbe fare con
tante video di me? »
Dopo
un attimo di silenzio confuso, l' uno si fissarono gli occhi dell'
altra che ricambiò con un' espressione ebete. Sakura s'
immaginò una risposta che fece risalire le sue interiora fino
alla sua trachea. Dovette mettere una mano sulla sua bocca per
impedire a lei che vomiti davanti al suo confidente.
« -Oh...No... »,
mormorò. « Non mi dire che... »
Una
nuova risalita di cibo in decomposizione scosse l' eroina, forzandola
ad inarcarsi, sporgendo la sua fronte alle sue ginocchia, affinché
la piccola parte della copiosa collazione che aveva mangiato la
viglia, rimanesse all' interno del suo stomaco.
La
nausea di Sakura si terminò.
« -Ascoltami, »,
le consigliò, « domani torni a scuola e va' a
parlare con Tomoyo. Penso che abbiate entrambe bisogno di spiegarvi
l' una a l' altra riguardo all' accaduto. Ti vuole tanto bene, non
credo che voglia ferirti. Vedrai, tutto andrà per bene. »
E
con le sue braccia protettive come ali d' angelo, avvinghiò la
ragazzina pura che ricominciò la sua sinfonia di pianti.
L'
indomani, alla prima mattina, la sveglia squillò e una mano
sottile si abbettette sul pulsante. Era davvero incredibile, l'
eterna dormitrice era già svgliata, vestita, pettinata,
pronta. Anche il suo guardiano rimase sorpreso di una tale autonomia
all' inizio della giornata. Scese i gradini della scala a tutto
spiano e saluto raggiante suo padre e suo fratello. Poi inghiottì
il pasto e filò infilare i suoi rollerblade per andare a
scuola. La reazione del fratello si scattò appena sentì
la porta sbattere. Restò a bocca aperta tenendo una tazza di
caffè. Non immaginavo che la discuzione che aveva intrattenuto
con Yuki l' avrebbe sollevata così tanto. Gli pareva assai
strambo.
« -Non
riesco a crederci. », disse.
« -Vedi? »
formulò il padre. « Tutto si finisce per il meglio.
Non bisogna preoccuparsi. »
« -È
strano. C' è qualcosa che non fila in questa faccenda. »
Sakura
arrivò nell' edificio e scattenò il suo programma
abituale che consisteva nel sostituire il suo mezzo di trasporto
preferito dalle piccole scarpe nere coi lacci. In seguito salì
su per le scale e andò direttamente nell' aula. Ma non era per
niente affollata. Erano presenti Rika che leggeva un libro sui lavori
di cucito, Yamazaki che scriveva in un quaderno e pochi altri
compagni. Purtroppo, quella che sperava trovare, ossia Tomoyo, non c'
era. Pensò che si sarebbe fatta vedere tra poco e si sedette
al suo banco. La porta scorrevole si aprì una vintina di volte
prima dell' entrata del professor Terada, ma di Tomoyo neanche si
vedeva l' ombra. Secondo le sue amiche non era venuta neanché
la viglia. “Ma come mai non viene a scuola?” esclamò
Sakura nella sua mente. “Lei è sempre qui.” Cos'
era il meglio da fare? Preoccuparsene? Andare a trovarla da lei dopo
le lezioni? Esitava.
In
mezzo ad una vasta landa che soltanto un fiumetto tagliava, Tomoyo
era sdraiata su una lunga tovaglia come di quelle che servivano per i
pranzi fuori. Indossava solo un vestitino bianco e o suoi capelli
correvano liberi. Gli occhi spalancati e lo sguardo triste, cantava.
Ecco il testo che accompagnava la melodia suonata dagli elementi
naturali:
« -Se
sapesse qual' anima ferì
Lacrim
del cuor se potesse vedervi
Se
'sto cuor pieno del suo pensiero
D'
esprimerlo mantenesse il controllo
Cambiar
così non fu stato possibile
Fier
di nutrir la speranza che deluse
A
tant' amore fu stata commossa
Se
sapesse.»
Si
formò un po' per riprendere fiato, ma in modo improvviso senti
il suo nome che qualcuno pronunciava di modo sonoro affinché
la destinataria la riceva. Si giro e vide Sakura, gli occhi brillanti
per la felicità e il sorriso angelico disegnato sul volto,
venirle incontro porgendo le braccia. Pure lei portava un vestitino
corto bienco e i suoi capelli galleggiavano liberi. Tomoyo la colse
al volo nelle braccia ma il peso della bambina era troppo elevato,
quindi ricadde sulla tovaglia. Entrambe scoppiarono in risate, l' una
contro l' altra.
Ma
ad un tratto, Sakura scomparve a poco a poco, prima le gambe, poi la
vita e infine il viso su cui un sorriso reggiava tutt' ora. Et lo
scenario intorno a Tomoyo divenne un paesaggio infernale ; il cielo
si tramutò in cenere, l' erba in fiamme, l' acqua in magma e
la tovaglia su cui Tomoyo era piazzata in una gigante ragnatela.
« -Sakura!
», urlava. « Sakura! Dove sei Sakura! Ti amo, rimani
vicina a me! »
Mentre
si lamentava per via della separazione con la sua amica, la ragnatela
si strappò, il suolo si spaccò, il corrante traboccò
e fu trascinata negli abissi del pianeta senza modo per risalire
perché questo apenna volatilizzato in una nube di luce.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Impiccata ***
Un
urlo stridente esplose all' interno del gran maniero della famiglia
Daidoji, un grido che mandò in frantumi tutti i vetri, tutte
le finestre, tutti gli specchi dell' edificio. Le domestiche,
fortemente incuriosite e preoccupate da un tale fragore di voce,
andarono di corsa verso la camera della loro giovane maestra, dal
punto dove proneviva questa raffica sonora. Tutte accorsero, le
simplici dipendenti che si occupavano della tenuta e le guardie del
corpo che, in base a questo rumore, avessero fallito. All' esterno
della stanza di cui la porta era spalancata, sulla soglia, la madre
della piccola maestra, la signora Daidoji, seduta per terre, le gambe
appiccicate al pavimento che partivano da ambo le parti come ali di
pipistrello, le braccia penzolavano lungo i fianchi e le mani
spingevano contro il suolo, la schiena dritta e il capo alzato verso
il soffitto. Apriva la bocca di modo ad ostentare tutti i denti che
conteneva. I suoi occhi, che due sotttilissime pupiglie bucavani,
dipingevano uno sguardo spezzato, spaccato, sopraffato. Tutte le sue
membra tremevano come se fossero state scosse da un terremotto.
Arrivate
davanti all' uscio, girarono la testa verso il cammino imboccato
sconvolto della loro maestra. Ebbero tutte un sobbalzo di orrore da
farle rimanere momenteaneamente nello stesso stato d' anima del loro
capo. In mezzo alla camera, sul tappeto tessuto con materia
brillante, una sedia era rovesciata, lo schienale toccava i fili
luccicanti. Sopra, il corpo di una ragazzina vestita con poco
galleggiava a mezz' aria, mantenuto con una corda attaccata al
lampadario che si avvolgeva intorno al suo collo. La piccola Tomoyo
Daidoji si era impiccata.
Alcune
guardie si precipitarono verso la loro maestra per portarla lontano
da questo luogo atroce. Le servitrice, aiutate da quelche donne in
nere, rimuovevano la corda la faciulla che servivano aveva usato.
Alcune di loro sotto spingevano il cadavere verso l' alto, così
che les altre, salite su delle sedie, tagliarono lo spago. Spostando
la sedia per terra, una dipendente trovò un foglio di carta.
C' era qualcosa di scritto sopra :
« -Se
sapesse qual' anima ferì
Lacrim
del cuor se potesse vedervi
Se
'sto cuor pieno del suo pensiero
D'
esprimerlo mantenesse il controllo
Cambiar
così non fu stato possibile
Fier
di nutrir la speranza che deluse
A
tant' amore fu stata commossa
Se
sapesse.»
Queste
parole risuonavano in essa come una lettera d' addio.
L'
indomani, il sole sorse come di consueto, come se nulla fosse
successo. Era nello stesso stato d' animo che Sakura, preparata,
pulita, pettinata e vestita, anticipò per la seconda volta di
fila la sua sveglia elettronica. Scese nuovamente le scale con una
velocità fulminea e salutò di nuovo i suoi familiari
con un sorriso angelico. Ancora una volta inghiottì la sua
collazione e volò in un solo balzo fino alla porta per
eseguire i suoi affari di tutti i giorni, animata dal desiderio di
spiegarsi con la sua amica. Nella cucina, con un' espressione meno
entusiasta, Touya guardava suo padre con uno sguardo inquisitore.
“Non
le hai detto niente, sbaglio?” Domandò
“In
effetti” ,disse il padre, “non mi pareva il momento
giusto per annuciarle la notizia.”
“Sarebbe
stato meglio se fossimo stati noi a farglielo sapere come ce l' aveva
chiesto la madre di Tomoyo.” ribatté Touya.
“Non
penso proprio.” ,rispose, “anche se la verità è
molto crudele questa volta i primi ad asciugare le lacrime di Sakura
dovranno essere le sue amiche. Si consoleranno insieme, tra gente che
portano il lutto.”
“Ma
non temi che torni con più lacrime da far fuoriuscire degli
giorni precendenti?”
“Se
tale fosse il caso, toccherebbe a noi prendersi cura del suo
malessere.” , concluse saggiamente, “ma il nostro ruolo
avviene dopo. Non ti preoccupare per lei, andra tutto per bene.”
E
Touya, rabbuiatosi dal dubbio, uscì da casa e s' incamminò
verso il liceo. Sentiva che le cose non si sarebbero sistemate tanto
facilmente e che il più terribile stesse ancoa per piombare su
sua sorellina. Incontrò Yuki per il percorso. Quest' ultimo si
era trasformato in una vera fontana viva. Touya ne dedusse che non
aveva più bisogno di raccontargli della morte precoce dell'
amica di sua sorella e provò a consolarlo.
Arrivata
a scuola e le scarpe oscure calzate, Sakura salì su per le
scale con uno slancio enorme per raggiungere la sua aula il prima
possibile. Doveva rimanere meno di dieci minuto all' entrata del
professor Terada perché iniziasse la lezione. Quindi, poiché
era stata apposita lenta ad andare a scuola, quella in cui si
augurava imbattere per forza sedeva al suo banco piazzato alla destra
del suo. Ma nella sala nella quale avave penetrato con un' aura
sfavillante attorno, il malumore ambiente che affoggava nell' aria
che che ogni scolaro con la divisa nutriva soffoccava quest' energia.
Si meravigliò vedendo tutta quest' atmosfera cupa e si chiedò
cos' accadde perché tutti avessero abbassato gli occhi. Si
diresse verso il suo grupetto abituale, ossi Rika, Naoko e Chiharu.
Di fronte alla finestra, Yamazaki aveva un viso lungo.
“Buongiorno
a tutte” ,esclamò Sakura
“Buongiorno
Sakura” ,le rispose amareggiata Rika.
“Eh...”,
cercò le sue parole, “ qualcuna mi potrebbe spiegare
perché tutti stano deprimendo?”
“Credi
di esser divertente?” Le disse secca Chiharu, “Come se
non fossi al corrente.”
“Insomma,
Chiharu,”, intervenne Chiharu, “calmati.”
“No...
Non ce la faccio.
Sakura
rimase perplessa. La sua mente la mitragliava di domande.
“Dai!
Qualcuno mi vuole mai spiegare che sta succedendo?”
“Ti
ho detto che non era per niente divertente.” Le gridò
Chiharu.
“Aspetta”,
calmò la voce di Rika, “sul serio, non sai nulla? Mi
stupirebbe da parte tua ma visto che sei arrivata così
felice...”
“È
successo qualcosa di grave?”
“È
a proposito di Tomoyo.”
“È
successo qualcosa di grave a Tomoyo?”
“Sì...”,
esitò, “Tomoyo... lei è...”
Ma
l' irruzione del profesor Terada la interruppe mentre stava
finalmente per svelare la ragione che tormentava le anime di ogni
alunno. Sembrò pure lui colpito da questo misteriosi evento.
“Buongiorno
a tutti.”, incominciò, “Suppongo che siate stati
avvisati ma preferisco ripetervelo lo stesso. Le lezioni del mattino
finiranno quindici minuti prima della solita ora per il minuto di
silenzio. Vi dico un' ultima volta come si svolge un minuto di
silenzio. Vi dovrete togliere il berretto, dovrete stare tutti in
piedi e soprattutto dovrete zittirvi.”
“Un
minuto di silenzio?”, soffiò Sakura tra sé e sé,
“Qualcuno è morto? Ma chi sarà?”
Infine
questo momento arrivò. Tutte les classe, tutti gli studenti,
tutti gli insegnante, tutte le personne che lavoravano nella scuola
scesero in cortile. Tutti si radunarono atorno alla grande striscia
di sabbia che quattri edifici imprigionavano. In mezzo ad essa
qualcosa dall' altura di uno scolaria qualunque era coperto da un
lenzuolo bianco. La cacciatrice di carte s' interrogò sul
oggetto che nascondava. Poi il signore Terada se ne avvicinò e
pronunciò un corto discorso molto solenne:
“Per
prima cosa, tengo a ringraziare tutti per esser venuti oggi. In
effetti, gli eventi dramatici di ieri ci spingono ad organizzare
questo minuto di silenzio. E per onorare in modo più correcto
possibile la memoria della nostra cara scomparsa, uno di voi, che non
si vuole fare conoscere, ha dipinto un ritratto di lei assai realista
e positivo. Adesso lo scopro. Questo accompagnera il nostro minuto di
silenzio.”
E
il ritratto di Tomoyo che sorrideva fu mostrato all' assemblea.
Sakura gemette per via dello stupore quando vide questa cornice. Era
la sua amica sul telo, non ne poteva dubitare. I suoi occhi si
spensero anche loro, brividi le corsero longo la schena, la sua anima
si dilianò. Guinse le mani alle labbra e s' inginocchiò,
sentendosi pesante.
Ecco
fatto, fiat lux. Sapeva chi se n' era andato. Ma non capì come
una tela cosa poteva succedere, proprio adesso. Senz' altra
spiegazione, il tragico di questa scena la riacchiappò
inevitabilmente.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3517476
|