Dalla parte del nemico

di Orbita Infinita
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Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Speranza ***
Capitolo 2: *** Rimpianto ***
Capitolo 3: *** Orgoglio ***



Capitolo 1
*** Speranza ***


Dalla parte del nemico 1

Eccoci qui, Orbita Infinita è tornata, questa volta con una raccolta un po' particolare che era stata concepita già ai tempi della nostra prima fan fiction, circa un anno fa, ma che per motivi organizzativi, (ispirazione, impegni personali, ecc.) ha ritardato un bel po' a vedere la luce.
Finalmente sembra che la situazione si sia sbloccata e abbiamo deciso di dare il via alla raccolta.

“Dalla parte del nemico” sarà un viaggio esclusivo nella mente degli antagonisti e di come questi considerano il Capitano, di come si è evoluto il rapporto con lui e soprattutto dei sentimenti che il pirata più temuto dello spazio ha suscitato in loro. Per questo motivo, per ogni nemico, si analizzerà un particolare aspetto, un sentimento, predominante su tutti gli altri, al di là ovviamente del bisogno (o desiderio) di combatterlo. Concentreremo la nostra attenzione soprattutto su nemici poco trattati, quelli che magari sono comparsi solo per un singolo episodio o che magari non sono tanto famosi.
Inoltre, se avrete delle richieste su un nemico che vi intriga in modo particolare, ci farebbe piacere se ce lo faceste sapere così da organizzarci per le prossime pubblicazioni.
Le orbitine che parteciperanno a questa raccolta verrano specificate di volta in volta, saranno infatti delle One Shots scritte e pensate da una sola autrice.

Sperando che la raccolta sia di vostro gradimento vi auguriamo buona lettura

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Dalla parte del nemico...

Speranza


Si sta facendo tutto buio intorno a me. Sento la voce di mio fratello. Mi chiama piano, tenendomi tra la braccia. Sta piangendo... L'ultimo ricordo che avrà di me sarà questo dunque, e la cicatrice sul suo volto sarà il mio saluto d'addio... Yama, fratello mio, ho passato tanto, troppo tempo immerso nell'odio. Non vedevo nulla. Non capivo nulla. Il mio desiderio di vendetta, la rabbia, la frustrazione, dopo quel maledetto incidente, mi hanno accecato. Non ho compreso la tua sofferenza, ed anzi ho fatto leva sul tuo senso di colpa per costringerti a prendere parte ad una missione suicida, contro colui che reputavo il nemico numero uno, il MIO nemico. Capitan Harlock, ricercato su vasta scala, Codice S-00999... Se già in precedenza quel pirata era il mio principale obiettivo, mio e della Gaia Sanction, dopo aver perso l'uso delle gambe mi concentrai così tanto su di lui da dimenticare me stesso e le persone che avevo accanto. Lo odiavo, come se fosse stato lui il responsabile di ogni mia sciagura. Così come odiavo te, Yama, per ciò che mi avevi fatto, a me e a Nami... Nami, mia moglie, il grande e unico amore della mia vita. Non avevo capito quanto lei mi amasse. E solo nella sua ultima accorata dichiarazione l'ho compreso davvero... Nami, mia dolce sposa, presto ti raggiungerò. Mi spiace, fratello, abbandonarti così. Mi sono reso conto che sei cresciuto, maturato. E ciò almeno mi consola... Sarai forse l'uomo che io non ho saputo essere...

Le forze mi stanno abbandonando. Non sento più nemmeno il dolore della mortale ferita che quel pirata mi ha inflitto, per salvare te, Yama...

Capitan Harlock. L'immortale comandante dell'Arcadia. Non riuscivo a comprendere cosa lo spingesse ad andare avanti, a vivere, a lottare contrastando la Gaia Sanction. Non capivo come potesse sopravvivere al dolore per il grave peccato di cui si era macchiato, devastando la superficie terrestre con la Dark Matter. Lo reputavo un essere spregevole, senza scrupoli, senza emozioni. Un disertore. Un traditore. Finché, quando me lo trovai davanti, prigioniero nella sua stessa nave, in catene, privo di forze, mi disse qualcosa che mi colpì dritto al cuore.

"Oggi a mezzogiorno tu e il tuo equipaggio verrete giustiziati. La maledizione che grava su di te può essere sciolta neutralizzando il motore a Dark Matter, fonte della tua immortalità... Lo hai sempre saputo. Perché non ti sei tolto la vita? Non mi dirai che pensavi davvero di poter attuare il tuo piano?": così io gli parlai, con superiorità e durezza. E lui con poche parole mise a tacere il mio orgoglio e la mia superbia, costringendomi ad aprire gli occhi:

"A volte bisogna affidarsi a qualcosa anche se si sa che è una semplice illusione. E' questo che fanno gli esseri umani."

In quel momento, quel pirata, quel fuorilegge, quell'UOMO, mi restituì la mia libertà. Ed io presi la mia decisione. Decisi di proteggere la Terra. Ad ogni costo. Nonostante ben diverso fosse il volere dei Decani...

Forse la battaglia di Harlock non è poi così assurda. Forse la Gaia Sanction ha davvero imboccato una strada sbagliata... E forse sarà proprio il Capitano dell'Arcadia a restituire dignità e libertà agli esseri umani disseminati nel cosmo...

Sospiro socchiudendo gli occhi. Davanti a me si distende un magnifico prato fiorito. I fiori di Nami, li vedo. Sono bellissimi. E lei, splendida come sempre, mi appare in una candida veste, tendendomi le mani. Amore mio, eccomi. Accoglimi nel tuo abbraccio. Sono tornato da te. E questa volta, non ti lascerò più...

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Testo e fan art di Arvati77

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Disclaimer:
Tutti i personaggi di Capitan Harlock sono © di Leiji Matsumoto. Questa raccolta è stata scritta senza fini di lucro.

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Capitolo 2
*** Rimpianto ***


Rimpianto

RIMPIANTO



NOTA: questa one shot è basata sulla puntata “La capitana” della serie SSX; alcune frasi e situazioni sono quindi riprese dalla trama originale di questo anime. Questo personaggio mi incuriosisce, perché nell’anime è chiaro che nel passato ha avuto qualche legame forte con Harlock, lavoravano insieme ma a me è parso che ci fosse qualcosa in più… visto poi come va a finire, ho pensato che tra di loro ci fosse stata una storia d’amore.


Ringrazio di cuore la mia amica, nonché bravissima autrice e disegnatrice, Angel Of Fire, per avermi dato preziosi consigli su alcune parti della fic, e degli utili suggerimenti per la stesura della stessa.


Buona lettura!


MiciaSissi




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Da tanti anni, ormai, non pensava che l’avrebbe mai più rivisto; lui era sempre nei suoi pensieri, anche adesso che era passata dalla parte di quelli che molti definivano dei nemici, e non degli alleati: gli Illumidas.

E poi quell’incontro inaspettato su quel pianeta, che l’aveva fatta fremere, ma che l’aveva anche spaventata, perché i sentimenti non erano cambiati, nonostante tutto. E rivederlo era stato come ricevere una pugnalata nel petto… Quella sera si erano ritrovati a cenare insieme, con alcuni suoi compagni, il capo ingegnere dell’Arcadia, Tochiro Oyama, e un ragazzino del suo equipaggio. Entrambi avevano chiacchierato per quasi tutta la cena, mentre Harlock era rimasto abbastanza silenzioso davanti a lei. E quando Tochiro e il giovane se n’erano andati per sbrigare una faccenda, loro due erano rimasti soli, al tavolo vicino alla grande vetrata del ristorante. Leotard non riusciva a staccare gli occhi da lui: aveva quella divisa da pirata, che non aveva ben pensato di nascondere, con le maniche arrotolate sugli avambracci, forti e vigorosi, segnati da qualche cicatrice. Harlock era un guerriero, lo era sempre stato, e quella pelle segnata gli conferiva un’aria ancora più affascinante e decisa, denotava che era un combattente che non si sarebbe fermato davanti a nulla. Così com’era stato in passato e com’era ora con la sua nave pirata.

- Ti sei sposato, Harlock? – Gli chiese, sorseggiando del vino.

Lui posò il piccolo bicchiere che si era appena portato alle labbra – no… la donna che dovevo sposare, Maya, è morta alcuni anni fa, quando decisi di disertare – rispose, alzando lo sguardo – persi lei e un occhio nello stesso periodo –

- Mi spiace, Harlock… non hai avuto neanche tu una vita facile, vero? – Mormorò, scoraggiata, posando il bicchiere che aveva in mano.

- La vita che faccio l’ho scelta io, non ho rimpianti, Leotard. Ma forse tu sì – rispose con voce ferma.

Lei distolse lo sguardo e fissò attraverso la vetrata, che però le rimandava l’immagine di lui.

- Sai, dopo la sconfitta in cui persi la mia nave lasciai l’esercito… sono diventata un corpo senz’ anima, tu invece hai continuato a seguire i tuoi ideali – ammise con amarezza.

- Sì, non ho mai rinunciato a seguire quello che sentivo nel mio animo –

Leotard si voltò – non ha senso, Harlock, quello che hai fatto non ha senso, quello che sei diventato non lo potrò mai capire – rispose con voce dura.

Lui sorrise, sarcastico – sempre meglio che diventare un corpo senz’anima, Leotard – si alzò dal tavolo e la salutò – addio, torno alla mia nave –

Leotard lo seguì con lo sguardo, la schiena ritta nella divisa nera, i capelli sempre folti e ribelli come tanto tempo prima, come quando si erano conosciuti e amati…


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7 anni prima


Leotard accarezzava piano il petto scoperto di Harlock, stesa al suo fianco nella cabina appena illuminata da una candela accesa. Ad Harlock piaceva la luce tenue e calda delle candele, non amava molto le luci artificiali che era costretto a vedere tutto il giorno, a bordo dell’astronave che comandava. E nella sua ampia cabina preferiva usare quelle alla sera e durante la notte.

L’uomo dormiva profondamente, ma Leotard, nuda nel suo letto e stretta a lui, non riusciva a chiudere gli occhi. Gli accarezzava piano il petto ben modellato, glabro e liscio, interrotto solo da una piccola cicatrice vicino alla spalla. Non riusciva a dormire perché doveva trovare il coraggio di dirgli quello che aveva deciso, e che avrebbe per sempre cambiato la sua vita, la loro vita.

Era da alcuni mesi imbarcata sulla nave di Harlock, una nave militare della Federazione Terrestre, la Death Shadow, che lui comandava già da alcuni anni nonostante non fosse ancora trentenne. Era stata orgogliosa di prestare il suo lavoro come primo ufficiale dell’ ammiraglia, comandata proprio da lui, da un uomo che tutti sapevano avere grandi doti di comando e di stratega. Ma ben presto quell’ammirazione professionale si era tramutata in passione e poi in amore, e Leotard era diventata la sua donna dopo poche settimane da quando aveva iniziato a lavorare al suo fianco.

Ma adesso doveva parlargli, dirgli quello che aveva deciso… e non era facile, perché non aveva smesso di amarlo, e sarebbe stato difficile per entrambi affrontare quello che doveva rivelargli. Attese che si svegliasse, e quando si girò verso di lei per abbracciarla e baciarla, Leotard lo strinse forte a sé, poi lo guardò intensamente.

- Cosa c’è ? – Mormorò Harlock, i capelli spettinati e lo sguardo sonnacchioso. Si accorgeva sempre quando c’era qualcosa che non andava, anche se si era appena svegliato.

Leotard si sciolse dal suo abbraccio e si mise seduta, tirandosi il lenzuolo contro il seno e rannicchiandosi con le gambe contro al torace, come per proteggersi – Devo dirti una cosa, Harlock… avrei dovuto farlo già da due giorni, ma ho trovato solo ora il coraggio – disse, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé.

Harlock intuì che era qualcosa di importante e si mise seduto anch’egli – è così grave? – Chiese, accarezzandole un braccio.

Leotard si voltò verso di lui, bello e serio alla luce della candela quasi consumata – sì… l’Alto Comando mi ha offerto di diventare il capitano della Belle Blue, e io… ho accettato –

La frase rimase come sospesa nel vuoto; Harlock staccò la mano dal suo braccio. Sapevamo entrambi quello che significava: non si sarebbero più visti, avrebbero comandato navi stanziate in settori spaziali differenti e con compiti differenti, le loro vite si sarebbero separate per sempre. Durante quel periodo passato insieme, sulla stessa nave, Leotard aveva avuto dei dissapori professionali con lui, il quale spesso faceva fatica a seguire gli ordini, spesso assurdi, che gli venivano imposti dall’esercito, asservito agli Illumidas. Aveva compiuto alcune missioni al limite del suo grado di capitano, ignorando alcuni divieti e aiutando molti profughi, nonostante gli fosse stato sconsigliato dai suoi superiori. Per lei era inconcepibile agire così, l’esercito era la sua vita e ubbidire a qualsiasi ordine era sempre stata la sua legge, così come lo era nella sua famiglia.

- Non sono stato informato di questo… cambiamento – commentò, stupito. Come suo superiore il Comando avrebbe dovuto avvisarlo subito di quella decisione sul suo equipaggio. Poi capì – è stato tuo zio, vero? –

Leotard annuì; la sua famiglia era potente, suo zio era il comandante dell’esercito terrestre, e sua madre era un ammiraglio della flotta stanziata in quel settore. Era bastata una sua richiesta per tenere segreta la cosa.

- Perché non ne hai comunque parlato con me, prima? – Chiese lui.

- Perché avevo paura di cosa mi avresti risposto, di non avere più il coraggio di accettare – sussurrò Leotard, i lunghi capelli scuri che le ricadevano ai lati del viso tirato. Harlock sapeva che mirava a diventare comandante di astronave, aveva studiato duramente e aveva fatto una lunga gavetta prima che il Comando le offrisse quel posto che tanto anelava. La sua era una famiglia di militari di alto rango, e una parte di lui capiva la sua scelta.

- Quando prenderai servizio sulla Belle Blue? – Domandò con voce atona.

-Tra tre giorni… domani credo ti arriverà la comunicazione ufficiale di accompagnarmi alla base spaziale B678 e di scegliere il tuo nuovo primo ufficiale – spiegò, spostando lo sguardo da lui.

Harlock scostò il lenzuolo e si alzò, attraversò la cabina, nudo, e si mise i boxer appoggiati lì vicino.

- Harlock… lo so che non ha senso chiederti perdono, ti chiedo solo di capirmi – disse Leotard, stringendo il lenzuolo contro il seno.

L’uomo la fissò – voglio rispettare la tua decisione, Leotard, in fondo questa è l’occasione che attendi da una vita, no? E nella vita spesso bisogna prendere delle decisioni molto dolorose, ma bisogna anche avere il coraggio di seguirle. E tu lo hai fatto, sei rimasta coerente con te stessa -

- Harlock… - mormorò lei, commossa dalle sue parole. Harlock era sempre stato un uomo giusto, onesto, rispettoso di tutti e tutto, e lo stava dimostrando anche questa volta. Era un uomo raro, un uomo che aveva ben poco da spartire con il governo corrotto e subdolo a cui doveva ubbidienza.

E così tre giorni dopo se n’era andata, salutata ufficialmente dall’equipaggio mentre Harlock, con la divisa rossa e immacolata, che esaltava la sua figura prestante e vigorosa, restava ritto sul ponte di comando e la osservava in silenzio.

Mentre lasciava l’ammiraglia, Leotard aveva avuto la brutta sensazione di star facendo lo sbaglio più grande della sua esistenza; eppure stava per iniziare la vita che aveva sempre desiderato, essere il capitano di una nave tutta sua.

Ma quella sensazione, nel corso dei due anni che seguirono, era stata premonitrice; al fianco dei suoi successi professionali come capitano, anche l’insoddisfazione per la propria vita personale, per aver perso Harlock, erano cresciute in modo esponenziale. Si era resa conto che l’amore per lui non l’abbandonava, aveva avuto altri due uomini ma tutto era finito molto presto. Voleva tornare da lui, la vita che tanto anelava le sembrava ora senza senso, se non poteva vivere con un uomo come Harlock.

Aveva chiesto così di essere di nuovo assegnata alla nave ammiraglia, accettando un ruolo anche di minor grado pur di tornare da Harlock; ma quando aveva saputo che l’uomo che tanto amava aveva disertato, lasciando la flotta militare terrestre asservita ormai agli Illumidas, e diventando un pirata, il mondo le era crollato addosso.

Lo aveva perso per sempre, lei non avrebbe mai potuto opporsi al governo e agli Illumidas, diventando una fuorilegge, non ci sarebbe mai riuscita.

Così aveva cercato di dimenticarlo, di buttarsi di nuovo sul suo ruolo e sul suo lavoro, fino a diventare il braccio destro del capo delle forze Illumidas nel Sistema Solare. Era diventata una donna dura, disperata e spietata, era come impazzita… e aveva deciso di passare dalla parte del più forte, per sentirsi ancora viva, per sentirsi utile, per sentirsi qualcuno: era passata dalla parte di quelli che Harlock adesso considerava nemici, accettando di far parte a tutti gli effetti del loro esercito. Era l’unico modo che aveva trovato per soffocare dentro di sé la disperazione che provava, e che ancora urlava dentro di lei, per aver lasciato Harlock.


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L’aveva rivisto il giorno dopo; aveva tentato di far sabotare la sua nave, ma Harlock l’aveva scoperto e aveva ucciso l’ufficiale Illumidas, il quale insieme a lei, stava per giustiziare a sangue freddo il meccanico che aveva riparato un pezzo importante del motore dell’Arcadia.

Ormai erano nemici, e di questo sia Leotard che Harlock ne erano consapevoli; i dissapori che li avevano divisi durante il loro passato di coppia, sugli ordini da eseguire per conto degli Illumidas, alla fine li avevano portati a quello.

- Vieni fuori! – Esclamò Harlock verso la donna che aveva amato, incitandola a uno scontro decisivo.

Leotard, avvolta in una lunga mantella scura, lo seguì all’esterno della povera casa del meccanico e di sua moglie, sotto la pioggia scrosciante dell’improvviso temporale.

Harlock estrasse la sua spada laser, con il lungo mantello rosso e nero che si muoveva nel vento freddo: era bello e fiero, serio e triste. Leotard si tolse la mantella, rivelando di indossare la sua vecchia divisa di capitano della Belle Blue, la sua nave che aveva perso in una battaglia.

Sarebbe stato un duello che andava ben oltre lo scontro tra due persone; era lo scontro tra due ideali, tra chi si era piegato al nemico potente, per sentirsi ancora vivo, e chi invece aveva fatto della lotta contro quel nemico la propria bandiera di libertà.

Leotard si scagliò contro di lui, e duellarono sotto la pioggia; la spada della donna ferì Harlock al fianco, ma aveva controllato l’arma in modo da non provocargli danni. Non sarebbe mai riuscita a ucciderlo, ma voleva che lui capisse quanto stava sbagliando con quella vita che aveva deciso di portare avanti. Ma era proprio così? Chi stava sbagliando? Chi si sentiva un corpo senz’anima, chi aveva tradito il proprio popolo? Era questo che Harlock ora rappresentava: era la sua sconfitta, era la prova che aveva sbagliato tutto.

Lui la costrinse contro un albero, mentre il temporale infuriava, e le posò la lama alla gola; Leotard non poteva fare nulla, Harlock l’aveva vinta.

Ma Leotard sapeva che cosa doveva fare, come avrebbe potuto mettere fine a quello strazio, come avrebbe potuto smettere di soffrire per le proprie scelte. Sapeva che dopo quell’ultima missione non sarebbe più stata capace di collaborare con gli Illumidas, ma non poteva tornare indietro, aveva perso Harlock tanti anni prima. E se doveva venir giustiziata per aver fallito quell’incarico, preferiva morire in altro modo, combattendo contro di lui.

Alzò il braccio che reggeva la spada, e due lacrime le scesero lungo le guance, nascoste dal casco militare che indossava, mentre un fulmine scendeva su di lei e si scaricava sulla punta acuminata dell’ arma, fino ad arrivare al suo cuore.


F I N E


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Testo di: MiciaSissi


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di Leiji Matsumoto. Questa storia è stata scritta senza scopo di lucro. Qualsiasi cosa inventata in questa fic sono copyright dell'autrice e pertanto ne è vietata la sua riproduzione totale o parziale sotto ogni sua forma; il divieto si estende a nomi, citazioni, estratti e quant'altro sia frutto della sua immaginazione. Non ne è ammessa la citazione né qui né altrove, a meno che non sia stata autorizzata tramite permesso scritto della stessa autrice.

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Capitolo 3
*** Orgoglio ***


Orgoglio

Questo nuovo capitolo è ispirato al sedicesimo episodio della serie classica: "La canzone del commiato", e la protagonista è Saki, la piccola mazoniana che si spaccia per la sorellina invalida di Kazuya, ex fidanzato di Kei Yuki. Testo di metaldolphin. Buona lettura!

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Orgoglio


Interrotta quella musica ossessiva, Kei lo aveva accusato di tradimento e di essere una spia, poi aveva ripreso a suonare. D’improvviso, lasciato lo strumento, si era messa in piedi per sollevare l'arma contro di lui. Il coraggio di ucciderlo era giunto improvviso e lo sparo ancora riecheggiava nell’aria, più forte della risacca; venne disperso dal vento insistente e le onde rimasero da sole a rompere il silenzio, cantando la loro monotona canzone infrangendosi sulla battigia e sugli scogli, mentre lo shamisen cadeva sulla sabbia all’unisono con quel corpo pesante, ormai senza vita.


Il vecchio relitto di legno antico continua a resistere agli assalti insistenti di quel mare inquieto ma, onda dopo onda, cede un pezzetto di sé e un giorno non sarebbe rimasto più nulla di lui. Anche quegli stupidi umani si credevano forti da resistere all'onnipotente Mazone, ma anche loro, uno ad uno, sarebbero scomparsi nell'oblio della storia.
Li guardi da lontano senza nascondere una certa sorpresa soddisfazione. Non avresti mai detto che Kei ci sarebbe riuscita ma, sparando a Kazuya, la biondina ti ha fatto un favore: un umano, un illuso di poter collaborare col tuo antico popolo, uno in meno da uccidere. Adesso non ti resta che eliminare anche lei, così Harlock avrebbe avuto un alleato in meno su cui contare.
Chissà se ne avrebbe sofferto... Tanto meglio se così fosse stato, e sorridi cinicamente a quel pensiero.
Raflesia ne sarebbe stata felice, puoi già immaginarne il suo volto regale e le sue labbra perfette lodare la tua impresa... Nonostante il fallimento dell'attentato all'Arcadia sulla spiaggia dell'Ottava Isola dei Pirati, ne saresti uscita pulita: se quell'idiota di Kirita se li era fatti scappare non era mica colpa tua! Certo, avresti anche dovuto chiarire il fallimento degli interrogatori al laboratorio, ma era possibile che il Secondo ufficiale di Harlock non fosse davvero a conoscenza del segreto di quella nave. Forse l'identità del quarantaduesimo a bordo era nota solo al Capitano, quel Capitano che da solo stava rendendo così difficile alle vostre avanguardie l’affermarsi su quel pianeta abitato da quei ridicoli esseri umani.
Come tutte le Mazoniane lo conosci di fama, dato che la sua esistenza sembra ossessionare la Regina… ed è l’unico motivo che ti spinge ad essere un po' più cauta di quanto lo sei normalmente con gli altri umani: Raflesia non aveva mai mostrato interesse per uno solo di quegli esseri inferiori, ma lui era stato un’eccezione. Con Kazuya era stato facile, gli avevi promesso di risparmiarlo se ti avesse aiutata a scoprire il mistero dell’Arcadia, e si era piegato obbediente. Ma eri stata informata su Harlock: un uomo totalmente diverso da tutti gli altri, che da solo aveva avuto l’ardire di mettere la sua misera astronave tra la Terra e la vostra sterminata flotta. Ai tuoi occhi, alla fin fine, è una mossa ridicola, ma rispettando la percezione della tua Regina, sai che se ti capiterà di affrontarlo, cercherai di non sottovalutarlo, di ricordare che è un avversario di tutto rispetto.
Sai che può essere ferito, che può essere ucciso, dopotutto non è mica diverso dagli altri. Ma sembra non curarsene, come se sapesse di essere protetto da un invisibile custode, forse lo stesso che ha fatto muovere l’Arcadia senza che ci fosse nessuno a bordo. Ti da’ un brivido, questo pensiero… se davvero così fosse, eliminarlo potrebbe essere davvero un’impresa difficile da portare a termine.
Sposti il tuo pensiero verso una maggiore razionalità, adesso è lontano con la sua preziosa nave, ma la sua figura continua ad incuriosirti, nonostante ti abbiano fatto studiare tutti i dati su di lui in vostro possesso. Dopotutto non rivelano nulla di particolare, è solo un uomo, un uomo che è odiato e considerato fuorilegge dai suoi stessi simili che cerca di proteggere con tutte le sue forze.
Cosa spera di ottenere? Te lo sei chiesta più volta, senza giungere a qualsivoglia risposta sensata. Forse è solo un pazzo, un miserabile seguito da quarantuno discutibili soggetti… anzi, quaranta, dato che Kei è sbarcata dall’Arcadia e adesso sta per morire per mano tua. Quaranta pazzi come lui, che lo seguono con devota cecità.
Sai già che i terrestri fanno troppo affidamento ai sentimenti e che quello è il loro punto debole e Kazuya aveva avuto ragione quando ti aveva assicurato che Kei non avrebbe mai dimenticato quello che c'era stato tra loro. Ma non aveva tenuto conto che, di fronte alla terribile verità sulla fine dei suoi genitori prima e col tradimento all'equipaggio di pirati poi, quel sentimento si sarebbe trasformato in odio, così forte da farle riuscire a sollevare l'arma contro il suo antico amore.
Per te è difficile capire se l'abbia fatto solo per vendetta, però è turbata al punto che non ti ha sentita avvicinare. Ormai Kei sa che quella della sorellina Saki sulla sedia a rotelle è solo una copertura, ma in quel momento, sconvolta per aver ucciso quell'uomo, sembra non curarsene. Forse non sa bene cosa fare, senza l’appoggio di Harlock. Forse neanche immagina che tu saresti potuta giungere sin lì in quel momento.
Nell’udire il fruscio secco, come di un'ampia stoffa che sbatte nel vento quasi come una bandiera che garrisce fiera, ti rendi conto di aver commesso un grave errore: avresti dovuto saperlo, avresti dovuto capire che lui non l'avrebbe mai abbandonata, che sarebbe rimasto a proteggerla. Gli umani e i loro sentimenti... Come quel terrestre che giace morto sulla sabbia, li hai sottovalutati. Che sciocca sei stata, sarebbe stato così facile prevederlo, data la rettitudine che contraddistingue Harlock, ma non l'hai fatto. Anche se non ti volti a guardarlo, sai che sta lì, eretto e fiero, col mantello che sventola alle sue spalle e capisci che il tuo tempo è finito. Mentre stai per premere il grilletto, ti colpisce senza battere ciglio, senza farsi impressionare da quella forma di ragazzina che nasconde il cuore di una mazoniana senza scrupoli.

Bruci, come bruciano tutte le tue sorelle e la Regina non avrà per te più nessuna parola, né di lode e nemmeno di biasimo. Sono migliaia le guerriere di Mazone, la tua assenza non farà certo la differenza, in poche ti ricorderanno, nella vostra aliena quotidianità troppo lontano dal vissuto di quegli umani così testardi e imprevedibili. E anche Harlock continuerà la sua silenziosa battaglia per proteggere chi nemmeno conosce il suo sacrificio, dimenticando in fretta la ragazzina dall’aria fragile che sembravi essere. O forse no. Forse serberà il ricordo di una nemica che ancora una volta ha usato subdoli mezzi per attentare alla vita di qualcuno a cui vuole bene.
E sulla spiaggia dorata dal grande sole al tramonto, la cenere non rimane che pochi secondi, prima di essere spazzata via dal vento che culla nuove note a suggello di un legame ritrovato.

* * *

Disclaimer: Tutti i personaggi di Capitan Harlock sono © di Leiji Matsumoto. Questa raccolta è stata scritta senza fini di lucro.


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