Cicatrici

di gaiiaa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Harry Potter ***
Capitolo 3: *** Ronald Weasley ***
Capitolo 4: *** Hermione Granger ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ognuno ha la propria cicatrice, quel segno che porta magari con rammarico, con gioia, magari come trofeo, come ricordo di un atto coraggioso. È un segno che non si può coprire, è così e basta, a dare una perenne dimostrazione della mortalità e della sensibilità dell'uomo. Certo, vi sono cicatrici più visibili e altre più nascoste, ma non è questo ciò che conta, in una cicatrice conta la storia, triste, felice, gloriosa o banale che sia non è mai da rimuovere, perché ci ricorda di un passato che purtroppo o per fortuna non si può cancellare. Ed è questo passato, queste storie che cambiano le persone, le modellano, le fanno maturare, le fanno diventare più felici, hanno su loro, su noi, un impatto che in un modo o nell'altro ci ricorda chi siamo, ci porta a credere in noi stessi, ad essere noi stessi, e quando ciò succede non c'è alcun ostacolo che può abbatterci. Può ferirci, indebolirci, certo, ma alla fine siamo noi che decidiamo quando mollare. Quindi non date la forza ad un ostacolo di abbattervi, magari avrete qualche cicatrice in più, certo, ma avrete anche un'altra storia da raccontare a coloro che quelle cicatrici non ce le hanno ancora, semplicemente perché hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a superare gli ostacoli, e, tanto per togliervi dei possibili dubbi, quel qualcuno siete voi, o meglio, siamo noi. 
Estratto dal discorso di Harry Potter al 16° anniversario della fine della Seconda Guerra Magica.


Ehi persone!
Allora, questa storia, che poi è una raccolta di mini-fiction - tanto per non dire one-shot - è una semplice conseguenza della mia incapacità di scrivere long, o meglio, di finirle. Perché ho decine di long iniziate nelle mie note e non una finita. È più forte di me, non posso farci nulla. E così ho deciso di pubblicare  questa raccolta, e, sia ben chiaro, gli aggiornamenti non saranno per niente regolari e ci saranno one shot che saranno decisamente più lunghe delle altre. 
In pratica ho deciso di scrivere episodi che hanno portato una cicatrice nella vita dei personaggi che la Rowling ha gentilmente inventato^_^. Non prometto nulla, sappiatelo.
Alla prossima:)
P.s. Non tutte le storie saranno one-shot, ci saranno probabilmente anche diverse flashfic ma nulla di sicuro ^U^

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Capitolo 2
*** Harry Potter ***


Personaggio: Harry Potter
Parole: 502



Harry Potter si guardò allo specchio. Erano le 6.20 di mattina, e grazie al cielo era già sveglio per ragioni diverse del pianto di un neonato che non smetteva un secondo di lagnarsi. Già, perché ormai Albus Severus Potter aveva smesso di piangere per tutta la notte. Certo, tre o quattro volte ancora succedeva, ma confrontato al record di dodici volte, certo era una grande, grandissima conquista. Ovviamente quel periodo di fantastica pace sarebbe stato molto breve in quanto ormai dopo quattro mesi la gravidanza di Ginny era ormai stata confermata e annunciata a tutti, e ormai si trascinava avanti da quelli che erano tre mesi. Ancora due mesi e Lily Luna Potter sarebbe nata. Detto ciò, Harry Potter si stava ancora guardando allo specchio. Cosa strana, certo. La verità era che la sua attenzione non era stata catturata dalla macchia sporca che si allargava sulla camicia bianca o dallo spazzolino che stava tenendo sospeso a mezz'aria da un buono minuto, ma bensì da un particolare che spesso nella sua giovinezza aveva notato e contemplato, ma che da un po' non popolava i suoi pensieri. La cicatrice sulla sua fronte. Anche se ormai da un pezzo quella non era più la sua cicatrice sulla fronte, ma una cicatrice sulla fronte, una come tante altre. Gli era capitato più volte dopo la fine della guerra che qualcuno l'avesse fermato per chiedergli se lui, proprio quell'uomo che sembrava come tanti altri, fosse il Salvatore del Mondo Magico e di mostrare la cicatrice. Inizialmente rispondeva che no, lui era semplicemente Harry Potter e nient'altro e quella non era altro che una cicatrice come le altre. Il fatto che l'avessero guardato come se stesse parlando in greco antico era certamente stato l'input che l'aveva fatto cessare di esporre quella teoria a chiunque gli chiedesse di confermare la sua identità. Fissò quel segno dalla forma tanto strana e si rese conto di quanto i tempi fossero cambiati, di quanto la sua vita ma soprattutto lui fosse cambiato. Niente più guerre da vincere - a parte quella col pianto del figlio, ovvio - niente più vite da mettere a rischio. Era semplicemente un auror. Certo, il capo-squadra, ma di un gruppo che ogni giorno adorava sempre di più. E quella cicatrice l'aveva fatto crescere, non solo per la storia che si portava dietro, quel complicato ingarbuglio di imprevisti e colpi di scena, ma anche per quello che era diventata, ovvero una cicatrice come le altre. Tante volte gli era capitato di concentrarsi su un caso particolare che ogni volta l'aveva fatto crescere. Ma ormai era acqua passata e doveva concentrarsi sul presente e sul futuro, e fu proprio questo pensiero a fargli dare una mossa e a fargli finalmente accorgere della macchia di dentifricio che si era ormai allargata sulla camicia nera. Così, invocando ogni preside di Hogwarts, uscì dal bagno lasciando alle spalle il suo passato e guardando al presente che gli urlava ormai in tutti i modi che anche quella mattina sarebbe arrivato in ritardo al lavoro.


Note dell'autrice
È un po' corto come capitolo, lo ammetto, e non parla neanche molto di storie vere e proprie su cicatrici ma details, mi girava di farlo:)
Ditemi se vi è piaciuto (modo gentile per dirvi di recensire;D)
Alla prossimaa
Ah, e se volete un capitolo su uno specifico personaggio ditemelo o in recensione (se la fate) o nei messaggi normali^_^

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Capitolo 3
*** Ronald Weasley ***


Personaggio: Ronald Weasley
Parole: 1303
 
                                                           Miseriaccia, ho perso l'equilibrio!
 
Avevo parato quelle pluffe solo come un vero portiere sapeva fare, tutti mi ritenevano un re e non solo più mia mamma (e lo specchio strano che Harry mi aveva fatto vedere da bambini), ero stato acclamato a gran gioia da tutti e i miei compagni mi avevano festeggiato esultanti. Avevo pure dato il mio primo bacio, non che l'avessi programmato, o almeno, non con quella persona, ma nella mia testa le parole di Ginny erano rimaste appiccicate per giorni e notti, finché non ci ero sceso a patti: io non avevo mai baciato nessuna ragazza. Harry sì, Ginny pure e anche Hermione. Tra l'altro quella notizia aveva scatenato dentro di me un grande caos, quella di Hermione e Krum. Intanto perché non credevo che Hermione fosse così tanto attratta da lui - e ciò mi aveva dato un leggero senso di fastidio, che avevo creduto fosse perché non me lo aveva detto -, e poi perché (miseriaccia!) aveva baciato Krum! Come fai a baciare Krum e tenerlo nascosto?!
Comunque in ogni caso avevo baciato Lavanda Brown. Sarei potuto andare da Ginny e dirle che io una ragazza l'avevo baciata, e non in segreto come loro tre, ma davanti a tutti, come un vero eroe. Vidi tra la folla Harry che parlava con Ginny la quale aveva una faccia disgustata, magari aveva finalmente lasciato Dean. Non ebbi tempo di pensare altro che Lavanda riiniziò a succhiarmi la faccia - perché credetemi, era proprio ciò che stava facendo - e non potei fare altro che ricambiare. Poi pian piano iniziammo a camminare uno avvinghiato all'altro in uno spettacolo che doveva essere molto divertente agli occhi del resto della casata e riuscimmo ad uscire dalla Sala Comune. La trascinai nella prima stanza che trovammo, e fui abbastanza sorpreso nel vedere Harry ed Hermione là dentro; o almeno, ero sorpreso di vedere Harry fuori dalla sala comune, mentre il fatto che Hermione avesse deciso di stare da sola durante una festa non mi stupiva più di tanto. Fatto sta che le loro facce non sembravano così contente, il che mi sembrava strano, avevamo appena vinto una partita di Quidditch e mi ero trovato la ragazza, avevano molti motivi validi per essere felici, no? Invece no, Hermione preferì lanciarmi addosso come missili degli uccellini e non parlarmi per settimane. E non fate quelle facce, credete che degli uccellini addosso siano niente? Beh, guardate! Ho ancora una cicatrice di quelle bestiacce. Come non la vedi? E' enorme! Comunque, continuiamo questo fantastico racconto. Dove eravamo? Ah già, allora, Hermione non mi parlò per settimane, ma dopo che rimasi quasi ucciso da un veleno indirizzato a Silente ci siamo riappacificati, tanto che è rimasta tutto il tempo in infermeria con me! E una volta uscito ho lasciato Lavanda Brown una volta per tutte.
Arriviamo così al settimo anno (o almeno si fa per dire, visto che io e Harry non l'abbiamo mai fatto) ed è qua che ho capito quanto quella donna che ritenevo la mia migliore amica (anche se ormai sentivo qualcosina di più nei suoi confronti) fosse speciale, come capirete dopo. Sapete già che durante quell'anno io, Harry ed Hermione abbiamo cercato tutto il tempo di sconfiggere Voldemort, sì esatto, quello senza naso, beh, e nel farlo, per un certo periodo abbiamo dovuto portarci una collana dietro, ma non come quella di Rosie, no. Quella era una collana cattiva, ti faceva pensare, fare e dire cose cattive, e un giorno, mentre la indossavo, ho litigato con Harry ed Hermione e sono scappato via. Li ho lasciati lì a vedersela da soli. Per le prime ora tormentate in cui sono scappato ho dato la colpa di tutto a quel medaglione del caspio, ma poi ho capito che il problema maggiore non era il medaglione, ma io. Mi era infatti successa una cosa che capiterà anche a voi, non temete (anche se spero in modo meno drastico): avevo perso l'equilibrio. E certo, quell'horcrux (la collanina di prima, intendo) aveva aiutato, ma prima o poi sarebbe comunque successo. In poco tempo mi sono così trovato nel bel mezzo di un bosco sconosciuto, pieno di rimorsi e una voglia pazza di tornare da quegli strambi di Harry ed Hermione, ma senza avere la minima idea di come farlo. Così, la sera, sono giusto arrivato in tempo ad un villaggio di cui non saprei neanche dirvi il nome, insomma, un paesino piccolo, e mi sono accampato lì. Dovete sapere che quella notte è successo un evento secolare se non millenario: io, Ronald Percival Weasley, non ho dormito tutta la notte. Non ho chiuso occhio! E lo vedo dalle vostre facce che è difficile crederci, ma è proprio così. Già solo questo può farvi capire la portata di quella situazione: mi mancavano, mi mancavano un sacco, ma non potevo tornare e neanche aiutarli in alcun modo, e cosa peggiore, non sapevo se stavano bene o male, se erano in pericolo o meno. Insomma, mi sentivo uno schifo. A riparare la questione fu una cameriera, anche se l'ha fatto in modo quasi incosnsapevole. E' partito tutto un pomeriggio, quando mi sono accorto che puzzavo proprio tanto - e già il fatto che io me ne fossi reso conto voleva dire che una doccia era più che urgente -. Così mi sono insaponato per bene, ma come sono uscito non c'era un asciugamano. Mi sono quindi vestito in fretta e furia e sono andato gocciolante dalla receptionist, che ovviamente non c'era. Cerca, cerca, e l'ho trovata in uno sgabuzzino, tutta rannicchiata ad ascoltare la radio. Non mi ci è servito molto a capire che le voci trasmesse erano quelle di zio Fred, Remus, Shacklebolt e Lee, e a farmi beccare ad origliare, spaventando a morte la ragazza che si mise a scagliarmi contro incantesimi di ogni genere. Capito che ero un innocuo mago e assicuratasi che stessi dalla parte dei bravi, mi spiegò questa cosa. Era una trasmissione radio (Radio Potter si chiamava), anzi, la Trasmissione Radio, l'unica che riportava le vere e autentiche notizie su ciò che stava accadendo. Beh, dire che ci stetti attaccato per tutte le settimane successive è un'ovvietà, però mi bastò a far cessare le immagini sulle possibili brutte sorti dei miei amici durante le notti insonni. Poi un giorno quei due hanno detto il mio nome, il deluminatore di Silente si è azionato (un giorno ve lo spiegherò meglio) e una palla di luce mi ha guidato da Harry, che era in una situazione leggermente critica in quel momento. L'ho salvato, ovviamente, e insieme - perché ricordatevi bambini, tutto si affronta insieme, nel bene e nel male - abbiamo distrutto il medaglione. Però vostra mamma rimase arrabbiata con me anche dopo, e io mi chiedevo il perché.
Ma pensandoci su, ho capito che lei aveva realizzato subito perché ero andato via, ed è qualcosa che probabilmente non comprenderete appieno, ma io ve lo dico comunque: io avevo bisogno di perdere l'equilibrio. Perché per come ero fatto io, la cosa di essere il migliore amico imbranato del magnifico Harry Potter e della migliore maga della sua età Hermione Granger mi aveva sempre un po' destabilizzato. E questa cosa di andarmene via era qualcosa che mi era sempre stata in testa (e questo mi aveva anche spinto a mettermi con Lavanda Brown) semplicemente il medaglione l'aveva rafforzata. Ma vostra madre ha intuito tutto subito e quando l'ho capito, beh, l'ho baciata (perché è così che si fa Hugo, quando sei sicuro che ti piace, prenditela, mi raccomando). Eh beh, da quel momento in poi, altro che equilibrio! con vostra madre ormai ero un funambolo! Cosa? Sì tesoro, sto ancora raccontando la favola della buonanotte, com'è andata al lavoro? Eh, sì, effettivamente è tardi, ma con la storiella che ho raccontato ne vale la pena, fidati! Guarda, se vuoi la racconto anche a te! Buonanotte amori miei, ci si vede domattina, e mi raccomando, ricordatevi dell'equilibrio!
 
NdA
Ciao!
Allora persone, ecco qui per voi alcune precisazioni:
1. le cicatrici del capitolo sono due: quella dei canarini su Ron, e quella del medaglione/ Hermione
2. il bacio di cui parla Ron è lo stesso del film nella camera dei segreti
3. non pubblico da Ottobre (ups), ma ho intenzione di essere più attiva
Ehi! Prima di tutto grazie per essere arrivati fin qua e ammetto che questo capitolo è un po’ un azzardo, quindi ditemi se vi è piaciuto o vi ha fatto schifo, grazie mille e alla prossimaa! (con un personaggio per nulla prevedibile XD)

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Capitolo 4
*** Hermione Granger ***


Titolo: Ehi horcrux, tu sei là, io sono qui!
Personaggio: Hermione Granger
Parole: 353 (è un po' cortino)

Mi dovevo muovere, ma era difficile, direi impossibile. Avete presente quando il vostro corpo semplicemente non risponde, non fa quel che tu vuoi che faccia ma neanche per sbaglio? Ecco, se avete presente io in quel momento mi sentivo esattamente cosi, e se non avete capito potrete immaginare che non è niente di troppo piacevole. Lo vedevo, il mio obiettivo era davanti a me, non ero in pericolo, eppure era difficile, era difficilissimo. Mi venivano i brividi a pensare che sarebbe toccato a me avvicinarmi, e con in mano la zanna distruggerlo. Perché? Oh, guardate, non me avevo idea, ma purtroppo capii che l'aurea negativa dell'horcrux non centrava nulla. Pff, come potevo essere io una grifondoro se davanti a un piccolo passo da cui dipendeva la vita del mio migliore amico e dell'intero mondo magico mi bloccavo. Cacchio, Hermione Granger non fa cose del genere, lei è sempre concentrata sull'obiettivo, lei sa quando buttarsi alle spalle le proprie paure e agire per gli altri - i suoi genitori ne erano una prova -, lei sa e basta. È una sicurezza, puoi contare che non deluderà mai nessuno. Eppure, l'horcrux era lì per terra, la zanna era nella sua mano e lei era impalata, non sapendo cosa fare. Erano questioni di secondi e Ron sarebbe intervenuto, doveva sbrigarsi, non l'avrebbe sopportato, lei non si faceva aiutare in questo genere di cose, lei trovava sempre sempre sempre un modo per fare tutto, lei... . E poi mi sono accorta che non è "lei". È "io". Sono io. Io sono Hermione Granger, io avevo in mano l'arma per uccidere Voldemort, io potevo farcela. Non c'era nessun altro. Nessuno a dirmi chi ero, cosa dovevo fare, quanto fossi brava, quanto tutti contassero su di me, a farmi notare quante aspettative la gente nutrisse nei miei confronti. L'avrebbero sempre fatto, è naturale, ma sapete cosa? Non è così brutto, non finché tu sai chi sei tu, cosa vuoi tu e cosa puoi fare tu. Ovviamente tutto questo lo pensai dopo, quando l'horcrux era solo un ricordo e le mie labbra erano attaccate a quelle di Ron.

Eh, l'amour.

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