Non fidarti di quella st****@ della Evans!

di Ashley More
(/viewuser.php?uid=925853)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lily vs la veggente ***
Capitolo 2: *** Lily vs Petunia ***
Capitolo 3: *** Lily vs Severus ***
Capitolo 4: *** Lily vs Sirius ***
Capitolo 5: *** Lily vs James ***



Capitolo 1
*** Lily vs la veggente ***


Prima parte: Lily vs la Veggente.


Il Signore e la Signora Evans erano molto conosciuti, nella cittadina industriale di Cokeworth.
La loro era l’unica casa della zona con un prato ben curato e un’alta siepe a delimitarlo; quel tentativo di crearsi una privacy aveva suscitato molte chiacchiere in tutto il quartiere.
Il tetto azzurro della casetta a due piani spiccava, nel grigiore di quella periferia anonima, ma tutti sapevano che Gilbert Evans avrebbe fatto qualsiasi cosa per accontentare sua moglie: Olive.
Il punto era proprio questo: nessuno aveva idea di come, quella donna bellissima, avesse potuto sposare un uomo così anonimo e noioso.
Olive aveva un passato oscuro alle spalle; nessuno sapeva da dove arrivasse esattamente ma, una cosa era certa, tutti ricordavano il giorno in cui era arrivata a Cokeworth al braccio del mite Sig. Evans che, invece, viveva là, in quei luoghi, da sempre.
Gli uomini avevano srotolato il mento, con gli occhi fuori dalle orbite; mentre le donne avevano stretto la mascella e poi, nel giro di un paio d’ore, l’avevano dipinta a dovere, sussurrando alle sue spalle.
Quei due, gli Evans, erano sembrati impermeabili a quella pioggia di cattiverie abbattutasi su di loro, continuando la loro vita senza sbavature e, dopo un paio d’anni, nessuno aveva più osato insinuare cose del tipo: “Lei, di certo, viene da uno di “quei” quartieri di Londra!” “Quei capelli rossi sono tinti, si vede lontano un miglio!” “Lui deve avere un patrimonio nascosto da qualche parte, altrimenti non si spiega!”.
I due coniugi aveva continuato a camminare per le strade di Cokeworth sottobraccio, si erano presentati a qualsiasi evento insieme e così avevano messo a tacere tutti.
Poi era nata la loro prima figlia: Petunia.
Olive aveva stretto le labbra perfette, quando aveva visto quella neonata rugosa color latte inacidito.
“Migliorerà crescendo!” si era detta, cercando di ignorare quanto somigliasse a suo marito e, soprattutto, alla zia di lui, una donna dal volto simile a una tartaruga con dei capelli di un biondo spento.
Crescendo Petunia non era migliorata affatto, anzi.
Era una bambina malaticcia e bruttina, solitaria e silenziosa; il suo aspetto ricordava quello di una vecchietta in miniatura: aveva modi compìti e severi, insoliti per una bimba di tre anni.
Il Sig. Evans l’amava molto, la teneva per mano e se la portava in ufficio, nella sua piccola ditta che produceva bulloni e rondelle.
Petunia, quando era insieme a suo padre, cambiava: sorrideva molto, chiacchierava e ascoltava rapita le spiegazioni incomprensibili che lui le narrava del suo lavoro noioso.
Quando arrivava sua madre, invece, si chiudeva in se stessa, incassando i rimproveri aspri che la invitavano a essere meno schiva, paurosa e remissiva.
Poi era nata Lily.
Olive aveva esultato intimamente, notando la sua peluria rossa e leggera come il piumaggio di un pulcino.
Da subito aveva amato quella figlia, così simile a lei: bella, solare e femminile.
Petunia era stata del tutto eclissata da quella sorellina così graziosa, divertente e furba.
Aveva i capelli rossi e gli occhi verdi e brillanti, aveva un sorriso aperto, un visetto paffuto e amabile.
Lily era perfetta.
Anche Gilbert se n’era innamorato immediatamente ma era stato l’unico a non mettere Petunia da parte.
Con il passare degli anni, le due sorelline Evans avevano preso a stare sempre insieme, inseparabili, dietro preciso ordine di Olive che aveva intimato a Petunia di non perdere mai di vista Lily.
La bambina aveva accettato di buon grado quel compito ma aveva serbato per sé il terrore che sua sorella le incuteva...si, terrore.
La maggiore delle sorelle Evans non lo avrebbe ammesso mai ma sua sorella era spaventosa.
Quando gli altri non la vedevano, Lily le tirava dei violenti pizzicotti e poi scoppiava a piangere, accusando lei di averle fatto male.
Lily rubava i rossetti di sua madre e poi li usava per colorare l’asfalto; si impossessava del profumo di Olive e lo spargeva sul prato, ridendo soddisfatta quando sua madre non capiva come mai la boccetta fosse vuota.
Ma quello che terrorizzava Petunia non era nemmeno questo; queste erano cattiverie si, ma abbastanza normali.
Quello che la lasciava con l’angoscia addosso era lo sguardo di Lily quando le metteva in atto e, sopra ogni cosa, il fatto che riuscisse a compiere certe azioni usando solamente la forza del pensiero.
Sapeva far volare gli oggetti e spostarli, senza toccarli.
Accendere e spegnere la luce senza muoversi da letto; far volare i cuscini o farli esplodere dopo averli gonfiati a dismisura durante uno dei suoi eccessi di rabbia.
Quindi, l’obbligo di stare sempre accanto a sua sorella, per Petunia era una vera tortura.
Si, aveva paura di Lily.

 

Giugno 1969:

 

- Dai ‘Petonia’, muoviti!- Lily aveva riso e l’aveva invitata a seguirla.
- Lily! Smettila di chiamarmi così! Guarda che lo dico a papà!- aveva arrancato dietro sua sorella, molto più agile e svelta di lei.
- Tanto non ti crederebbe! - la dileggiò la ragazzina - Lo sanno tutti che sei acida e antipatica! E che sei invidiosa di me…- e strinse gli occhi con cattiveria.
- Cosa dici?! - Petunia si era bloccata di colpo: lei invidiosa?
- Me lo dicono sempre Elinor e Magdaline...dicono che, siccome io sono bella e tu sei brutta come una lucertola, sei invidiosa...dicono che devo stare attenta…- si avvicinò di un passo a sua sorella maggiore.
Petunia arretrò involontariamente, odiandosi per la paura che sentiva quando sua sorella le piantava quegli occhi verdi e inquietanti addosso.
- Secondo me, sei tu che devi stare attenta a me, PeTOnia...vero?- schioccò la lingua - Io so fare cose speciali, mentre tu no! Io sono speciale...e tu no…-
Le cicale frinivano in modo insistente e il caldo afoso era quasi palpabile.
- N-non sono invidiosa…- Petunia non trovò di meglio da dire, ma sua sorella sembrò soddisfatta.
- Allora muoviti, voglio arrivare alla fiera prima che le giostre chiudano!- e così si erano avviate insieme, in silenzio.
Una volta arrivate là, Lily era corsa via, gridando alla sorella che non voleva che le vedessero insieme, piantandola da sola in mezzo alla piccola sagra paesana che si svolgeva una volta l’anno, animando quei luoghi tristi e noiosi.
Petunia sospirò, andò a prendersi un’orzata fresca e si dispose ad aspettare sua sorella, sapendo che l’attesa sarebbe stata lunga: Lily aveva scucito alla mamma un bel po’ di sterline.

 

“Finalmente libera!”  Lily scosse i lunghi capelli ramati e lisciò il prendisole a piegoline: aveva solo nove anni ma era molto consapevole di sé e del suo bell’aspetto.
Tutti non facevano che sciogliersi davanti ai suoi occhi smeraldo e ai suoi capelli rossi così speciali e lei si beava di quelle attenzioni, fingendo una modestia che non sentiva ma che, lo capiva bene, agli altri piaceva molto.
Incontrò le sue amiche, giocarono al tirassegno, entrarono della casa labirinto, si guardarono negli specchi deformanti, ridendo fino a farsi uscire l’aranciata dal naso.
Un paio di loro compagni di scuola si unirono al gruppetto e presto iniziarono a pavoneggiarsi per attirare l’attenzione di Lily.
- Oggi ho beccato quel rospo di Snape, giù vicino al torrente delle rane, proprio!- disse Paul, un ragazzino dalla faccia piatta e abbronzata - Mia mamma mi ha detto di stargli lontano, così gli ho tirato un sasso e lui è corso a nascondersi, come una biscia di fiume...dicono che suo padre rapisca i bambini!-
Le ragazzine lanciarono gridolini spaventati, ma Lily no.
- Snape è quello con i capelli lunghi e magro da far spavento?- chiese interessata, mangiando il suo zucchero filato.
- Frequenta la scuola pubblica, quella vicina alla fabbrica. Mio cugino dice che nessuno vuol giocare con lui e che lui non parla non nessuno. Gli tirano la palla medica per fargli male, dicono sia un vampiro e forse sa volare! Nessuno riesce mai a prenderlo!-
Erano tutti spaventati all’idea, ma Lily no.
Lei disprezzava la debolezza negli altri, sapeva di essere forte e speciale.
Se quel Snape era un vampiro le importava poco, lei sapeva fare cose strabilianti e, di certo, avrebbe saputo rimetterlo al proprio posto.
Continuarono a fare illazioni per un po’, ma ad un certo punto Lily sbadigliò, annoiata.
- Io vado a cercare Petunia, ci vediamo!-
I ragazzini cercarono di convincerla a restare, la corteggiarono facendo gli sciocchi e offrendole le loro biglie di vetro più rare.
Lei finse di essere imbarazzata, si mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio e rise piano, sbattendo gli occhi.
L’effetto fu immediato: i maschietti si sciolsero, le femmine l’ammirarono e le vollero ancora più bene.
Alla fine Lily si allontanò con una smorfietta soddisfatta.
Ad un certo punto vide la tenda della Chiromante.
Era viola con grandi stelle dorate e invitava ad entrare per conoscere il proprio futuro.
Aveva ancora qualche spicciolo, in tasca, e decise di entrare.
C’era una luce fioca all’interno e una puzza di incenso, mescolata a quello che sembrava odore di patate marce.
Tossì e si pentì di essersi lasciata tentare, stava per fare dietrofront ma vide il tavolino rotondo con sopra la palla di cristallo e si bloccò.
- Vieni mia cara…- le sussurrò la donna vecchia, o così le parve, che sedeva su una specie vecchia poltrona dall’aspetto trasandato.
Lily si avvicinò e si sedette sullo sgabello instabile, posando i suoi spiccioli su un piccolo vassoio.
La sfera di cristallo le ricordava tanto il lampadario che c’era all’ingresso di casa sua e, probabilmente, non era che questo: un inutile coccio di vetro.
- Mh...sei una bambina molto buona e brava, a scuola hai ottimi voti e sei felice…- sussurrò la presunta veggente.
- Che noia! Dimmi cose che non so!- le ordinò Lily, facendo sussultare la donna.
- Sei molto decisa…- mormorò la vecchia, studiandola in viso con più attenzione, e poi si concentrò di nuovo sulla sfera.
- Uhm…- per un po’ rimase in silenzio, scrutando con sempre più impegno quella palla luminescente.
- Non ho tanto tempo, devo rientrare per la cena…- sibilò Lily, infastidita.
- Tutti ti amano eppure tu non ami alcuno, vuoi bene solo a te stessa…- la voce della chiaroveggente ora era diversa, più dura e fredda - Sei piccola, eppure dentro di te hai tanta di quella cattiveria che nemmeno in cento assassini può esistere...solo in un’altra persona ho visto questo, ma era un uomo già adulto e di grande potere…-
- Cosa dici? Come ti permetti?!- nessuno le aveva mai parlato a quel modo e Lily era sconvolta.
Gli assassini uccidevano la gente, lo sapeva.
- Vedo l’oscurità che ti accompagna e, la cosa peggiore, è che la diffondi tutto attorno a te...sei una jettatrice! Chi avrà la sfortuna di amarti farà una fine orribile...tu stessa interromperai la tua esistenza quando ancora sarai troppo giovane per aver compreso il senso della vita!-
Lily scattò in piedi, non aveva capito tutto ma quelle parole le fecero provare una cosa mai provata prima: paura.
- Smettila!- urlò, piena di furore. - Volevo che mi dicessi se da grande mi sposerò e se a Natale avrò il regalo che desidero tanto!-
La vecchia veggente rise.
- Ma certo...ti sposerai...sarai una sposa bellissima...ma il giorno del tuo matrimonio le stelle piangeranno, per tutta la sofferenza che causerai negli altri e la sventura che porterai a chi ti sarà vicino!-
Lily sentì un calore, una rabbia profonda, provenirle dal petto e la palla di cristallo si infranse in mille pezzi.
- Ah!- la veggente si coprì il volto con le mani - Sparisci, demonio! Jettatrice!-
Senza fiato per la paura, Lily corse via e, per una volta, fu felice di ricongiungersi a Petunia.
- Che succede?!-
Il viso pallido e sudato della sua sorella minore la spaventò.
- N-niente...andiamo a casa?- Lily sembrava sconvolta.
Così ritornarono a casa e, la sera a tavola, la ragazzina cominciò a chiedere il significato di alcune parole nuove che aveva scoperto: jettatrice e sventura, per esempio.
I suoi genitori si agitarono, esigendo una spiegazione, e allora lei finse di averli letti su un cartellone che pubblicizzava un film.
Petunia la guardò ma non disse nulla, continuando a mangiare la sua minestra.
Il giorno dopo, Lily ritornò alla fiera, decisa ad andare di nuovo dalla vecchia veggente per farle rimangiare tutte quelle menzogne, ma la tenda con le stelle gialle non c’era più.


Il delirio dell'autrice: ho scritto questo in un momento di cattivo umore, ciò non toglie che io detesti Lily Evans: la più perfetta delle perfette.
Ho pensato di ripercorrere la sua storia gettando una luce diversa sui retroscena, sulle motivazioni e sulle scelte che ha fatto.
Siccome sono abbastanza umorale, cercherò di postare in modo regolare ma anche seguendo l'ispirazione del momento. (del resto ho in piedi altre due storie, quindi mi scuso se ci saranno ritardi)
Il titolo è ispirato alla sit-com "Non fidarti della str***a dell'interno 23" che, a dire il vero, non ho mai seguito ma della quale mi piace molto il titolo, appunto.
Dedico questa storia a Pervertsoul90 che, con la sua meravigliosa raccolta "Hunger",  mi ha portato alla luce questo bolo d'odio per Lily, che covavo da tempo!
Ho scritto chiaramente che è OOC e che non è roba per gli amanti della Evans, quindi siete avvisati...^^ grazie a chi leggerà!

note: pur essendo incompatibile con la tecnologia ho creato una pagina fecebook. Per trovare anticipazioni o annunci riguardo le mie storie cliccate -->QUI

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Lily vs Petunia ***


Lily vs Petunia

 

Luglio 1969:

 

Petunia era una ragazzina diligente e per bene.
Non aveva mai dato di che preoccuparsi ai suoi genitori, amava i passatempi semplici e la lettura, non era molto brava negli sport e, a dirla tutta, non ne aveva mai praticati e non se ne preoccupava.
In educazione fisica, a scuola, era mediocre: non un disastro, non un portento.
Nelle altre materie aveva una buona media e, nel complesso, si riteneva soddisfatta.
Ovviamente, quando Lily aveva cominciato a frequentare la sua stessa scuola, lei ne era stata del tutto eclissata.
Erano tutti molto perplessi, notando la differenza tra le due sorelle.
“Davvero? Sei la sorella della Evans?” guardavano Lily con gli occhi fuori dalle orbite, paragonandola a lei, Petunia.
La rossa e bella Lily, con i capelli di fiamma e gli occhi di smeraldo, l’incarnato perfetto e il sorriso dolce?
Lei, quella ragazzina leggiadra e bravissima in tutto, sorella di Petunia?
La scialba, sbiadita, mediocre Petunia?
La sorella maggiore sospirava e incassava: sapeva di sparire al fianco di Lily ma non se ne aveva a male.
Era una personcina troppo pragmatica e concreta per struggersi su qualcosa che non poteva mutare.
Ma, da quando Lily aveva palesato i suoi poteri speciali, i suoi “regali” come amava chiamarli lei, Petunia non riusciva più a dormire tranquilla.
Era ossessionata da qualsiasi cosa facesse o dicesse sua sorella minore, ne aveva il terrore più assoluto e, la cosa spaventosa, era che, oltre a lei, nessuno sospettava, vedeva o capiva.
La Sig.ra Evans, Olive, trovava le peripezie acrobatiche di sua figlia Lily eccezionali; la donna era orgogliosa di vederla compiere balzi altissimi, di sentire il suo insegnante di educazione fisica elogiarla e spandersi in mille complimenti per le sue doti innate.
Le caute perplessità di Petunia, che cercava di farle comprendere quanto fosse pericoloso, per la sua figlia più giovane, compiere simili gesti, la irritavano ma, per non sembrare una mamma snaturata, ammoniva Lily e le raccomandava di essere prudente.
In fondo, Olive credeva che Petunia fosse solo invidiosa della sorella, viste le sue scarse qualità e attitudini.
Lo credeva lei, che era la loro madre, e lo credevano tutti gli altri.
Se cercava di farli ragionare, veniva zittita: Lily era un vanto per tutta la famiglia.
Il Sig. Evans era l’unico a non trattare Petunia come una piccola vipera gelosa della sorella ma, con somma sofferenza della sua figlia maggiore, la trattava con una certa condiscendenza.
Sembrava giustificarla e perdonarla per quella gelosia, amandola nonostante la credesse un’inguaribile invidiosa.
Quell’estate, torrida e irrespirabile, stava passando così: Petunia sempre alle calcagna di sua sorella, che girava per il paese elargendo fascino, mangiando granite, ridendo con i suoi amici.
Solo che, da un po’ di tempo a quella parte, Petunia aveva colto un cambiamento in Lily: sembrava distratta eppure, senza che nessun altro lo notasse, aveva preso ad interessarsi di un argomento in particolare.
All’iniziò pensò di essere troppo ossessionata dalla propria sorella minore e cercò di ignorare quei segnali, finché un giorno comprese di avere ragione e di aver visto giusto.
Si trovavano al parco giochi vicino alla scuola, Lily e i suoi amici erano gli unici che lo frequentassero, era sempre esposto al sole e i pochi giochi presenti erano così impregnati dal calore da essere poco invitanti.
Magdaline ed Elinor, le due amiche del cuore di Lily, non facevano che occhieggiare Petunia, per poi sussurrare e ridacchiare all’orecchio della sorella.
Lei lo vedeva, scorgeva il lampo divertito e soddisfatto di Lily, eppure la ragazzina, per non sminuirsi agli occhi degli altri, all’ennesima presa in giro verso Petunia, assunse l’espressione più dolce e combattiva del mondo, fulminando le altre due bambine e sussurrando, in modo udibilissimo : “Smettetela...è mia sorella, le voglio bene...non è brutta come una biscia d’acqua, come dite voi…”.
Paul, John e Michael, i tre ragazzini che orbitavano sempre attorno alla bella Evans, scoppiarono a ridere di gusto.
- Non mi importa quello che pensate…- borbottò Petunia, arrossendo proprio malgrado.
La sua uscita così misera aumentò l’ilarità del gruppetto.
Lily scattò in piedi, stringendo i pugni.
- Smettetela! Non dovete permettervi...se non la piantate me ne vado!-
Gli altri smisero di colpo e indirizzarono a Petunia delle scuse poco sentite; Lily sorrise in modo fulgido e i tre si sciolsero d’amore per lei.
Petunia ignorò i tre ragazzini, continuò a dondolarsi piano sull’unica altalena disponibile e, con un guizzo di rincrescimento, colse la linguaccia ilare che sua sorella le rivolse, badando di non farsi vedere da nessun altro.
In ogni caso, dopo quello scambio, la conversazione deviò verso uno degli argomenti preferiti di Paul.
- Vabbé...ehm...se parliamo di bruttezza, nessuno batte Severus Snape, il mostriciattolo di Spinner’s End!-
Petunia lo vide, lo colse davvero: lo sguardo di bramosia che si accese negli occhi verdi di sua sorella.
La vide mordicchiarsi le labbra, per la voglia trattenuta di porre delle domande su quel ragazzetto inquietante.
- Ah! L’ho visto al mercato con sua mamma!- squittì Elinor, che era una bambina dai capelli ricci e il viso simile a quello di un topolino - Mia zia, che le vende sempre il latte, ha raccontato a mia mamma che, per pagare, la Sig.ra Snape deve sempre fare debiti…-
Michael scosse la testa, sbuffando.
- Cosa ce ne frega dei debiti di sua madre?!- sbottò, lanciando un’occhiataccia alla ragazzina ricciuta - Io so che più di qualcuno ha subito dei danni a causa sua, di quel marmocchio rachitico! Phil, mio cugino, lo ha visto letteralmente volare oltre una recinzione per scappare da un gruppo di ragazzi più grandi!-
Magdaline, che era robusta e sgraziata, represse un gridolino.
- Sono panzane!- rise John, guadagnandosi un manrovescio sulla nuca da parte del suo amico.
- No! Alcuni dicono di essere stati colpiti da delle pietre spuntate da chissà dove, mentre cercavano di rimetterlo al suo posto! Gli hanno preso la merenda per scherzo e si son ritrovati in mano una lucertola gigante!-
Ovviamente erano favole, dicerie.
Eppure le due sorelle Evans sapevano che cose così, eventi simili, erano possibili.
Lily ascoltava in silenzio ma, alla fine, non poté trattenersi.
- Queste cose che fa...tutto questo, succede solo quando ha paura o è agitato?-
Gli altri cinque la fissarono sorpresi.
Lei assunse la sua migliore espressione innocente, che fu interpretata a modo loro dai suoi amici.
- Senti Lily, se li merita quei dispetti, credimi! E’ un bambino inquietante e suo padre è un uomo cattivo, sua madre elemosina vestiti e cibo. Da quello che so i guai se li cerca; so che tu sei troppo gentile per capire, ma non devi provare pietà, fidati!-
La ragazzina sbatté gli occhi e, per un attimo, parve spiazzata ma si riprese in fretta.
- E’ solo che mi dispiace...non penso esista qualcuno davvero cattivo!-
Petunia la fissò con gli occhi sgranati: come ci riusciva? Come poteva apparire così quando, lei lo sapeva, in realtà era tanto diversa?
Sulla via del ritorno, Lily era meditabonda.
- T-ti interessa quello Snape? Pensi che anche lui...sappia fare le cose che fai tu?-
Sua sorella la fulminò con lo sguardo.
- Nessuno sa fare quello che faccio io! Nessuno!-
Il piccolo volto si distorse e apparve meno celestiale di quello che non fosse di solito.
Eppure Petunia sapeva che era proprio quello che Lily temeva: non essere unica e speciale.
Capì anche che quel Severus, che conosceva solo di vista, era diventato l’oggetto della rabbia vendicativa di sua sorella e, quindi, era in pericolo.
“Ma anche lui sa difendersi…” pensò, restando senza fiato per il sentimento di trionfo che provò all’idea di sua sorella Lily sconfitta da qualcuno.
Quella sensazione di giubilo si spense in un attimo: in fondo al suo animo, Petunia sapeva che nessuno riusciva ad essere determinato e cattivo quanto Lily.
Non voleva pensare questo di sua sorella, si sentiva anche in colpa quando lo faceva ma, non poteva farne a meno.
Quando era sola e a distanza di sicurezza, si permetteva di aprire quel cassetto mentale e pensare: “Si...Lily è cattiva...e pericolosa…”.
Poi respirava a fondo, piena di terrore, e cercava di sigillare tutto ciò in fondo al suo cervello e al suo cuore.
Presto le paure di Petunia si rivelarono fondate: Lily la costrinse a fare estenuanti passeggiate, lungo gli argini del fiume che delimitava la zona paludosa.
Ogni giorno muovevano qualche passo in più e ogni giorno si avvicinavano, sempre di più, alla strada denominata ‘Spinner’s End’.
- Perché veniamo in questo posto?- riuscì finalmente a chiedere Petunia, quando, alla fine della settimana, erano giunte davanti ad un parco giochi derelitto e pieno di erbacce.
- Perché sono stufa dei soliti giochi: Elinor mi ha detto che qui c’è un’altalena più alta e uno scivolo a forma di castello, volevo vederli.-
Petunia lanciò lo sguardo a quel parco e non vide altro che un comune scivolo di latta, mezzo rotto, e un’altalena quasi del tutto divelta.
- Beh, la tua amica ti ha mentito, andiamo via! E’ pieno di zanzare qui…- si sentiva sulle spine, voleva tanto scappare via, ma non poteva lasciare sua sorella e ritornare da sola a casa.
Lily non le badava, dondolandosi sui talloni e osservando le casette tutte uguali che si estendevano ai loro piedi.
Sembrava molto concentrata su qualcosa e, dopo un attimo, anche la maggiore delle due sorelle Evans notò un movimento.
Un bambinetto, basso di statura e molto magro, stava passando il tempo stanando dei grilli lungo il sentiero.
Sembrava l’adulto più piccolo del mondo, con quel viso aguzzo e i vestiti assurdamente grandi.
A Petunia ricordò tanto l’immagine, vista in un vecchio libro di favole, che ritraeva il Mago Tremotino.
Era buffo e faceva un pochino pena, quel bambino dal taglio di capelli assurdo, dal naso troppo grande per stare su quella faccia sottile e giallastra. Faceva quasi tenerezza, Severus, mentre saltellava dietro ai grilli, con quella giacca nera che gli svolazzava attorno come il mantello di un prestigiatore.
Petunia si chiese cosa ci trovassero di così pauroso in quella specie di gnomo malcresciuto.
Si voltò verso Lily e la vide profondamente assorta.
- Dai, andiamo via! Quel Snape non ha nulla che non va...a parte il suo aspetto e la sua famiglia…- mormorò, notando gli occhi verdi di sua sorella stretti a fessura.
- Fatti gli affari tuoi, Tuna!* - le sibilò, senza perdere di vista il bambino.
- Non chiamarmi così!- si lamentò, odiando la propria voce incerta - E se mamma sa che siamo state qui, nei quartieri bassi, ci batte con il mestolo di legno!-
- Sei così noiosa!- la voce di Lily era aspra - No-io-sa! Petunoiosa dovevano chiamarti!-
- Quel che sia! Andiamocene prima che lui ci veda!- e prese a tirarla per la gonna, cercando di arretrare.
Lily la fulminò con lo sguardo, ma si rifugiò dietro ad un cespuglio con sua sorella.
Sembrava in attesa di qualcosa e, passato qualche istante, Petunia capì finalmente che cosa.
Paul e Michael stavano arrivando e si guardavano attorno, alla ricerca di qualcuno o meglio, intuì la ragazzina, alla ricerca di Lily.
Si fermarono confabulando e poi scorsero il piccolo Snape, poco lontano.
Le due sorelle, dal loro nascondiglio, li videro ridacchiare e parlottare ma senza muovere un muscolo, anzi, dopo aver atteso qualche minuto, i due ragazzini cominciarono a risalire la strada per andarsene.
Non servì nemmeno che Petunia si voltasse verso sua sorella per comprendere che era furiosa e che, i suoi amici, non stavano facendo quello che si era aspettata da loro.
- Gliel’ hai detto tu di venire qui?- le sussurrò, lanciando uno sguardo veloce a Snape che, ignaro di tutto, stava contemplando l’insetto che aveva infine catturato.
Lily non le rispose e, in preda alla rabbia, si alzò di scatto, pronta a raggiungere Paul e Michael ma il suo furore li raggiunse prima di lei e delle grosse pietre, che limitavano il sentiero, si sollevarono da terra e si scagliarono contro i due ragazzini.
Furono colti di sorpresa, cercarono di scansarle e presero a gridare, spaventati e doloranti.
I sassi li colpivano ovunque, producendo un rumore sordo, e i due si accucciarono l’uno accanto all’altro per provare a proteggersi.
- Ahi! Snape! Ahi! Che cavolo fai, ahi, stronzo!- urlò Michael, che aveva imparato da poco quella parolaccia e la usava non appena poteva.
Severus si raddrizzò di colpo e sembrò rendersi conto solo in quel momento della presenza degli altri due ragazzini: appariva del tutto spiazzato e, anche a distanza, la sua ansia si percepiva perfettamente.
Il grillo, faticosamente conquistato, gli sfuggì dalle mani e lui si passò le dita tra i lunghi capelli neri e incolti; poi, mentre scattava per scappare via, spiccò un salto innaturalmente alto, come se fosse sollevato da un’improvvisa folata di vento, andando a rifugiarsi sull’unico albero che avesse vicino e mimetizzandosi tra i suoi rami.
Petunia strabuzzò gli occhi e rimase inchiodata al suo posto; Lily scattò, con gli occhi vividi e un’espressione incredibile sul volto, corse dai suoi amici e poi, quando giunse da Paul e Michael, che finalmente non erano più i bersagliati dai sassi appuntiti, recitò la sua parte alla perfezione.
- Paul! Michael!- la sua voce era spezzata dalla paura e dall’angoscia - Che cosa vi è successo? Chi vi ha fatto del male?- le lacrime presero a scorrerle lungo le guance e allora accadde qualcos’altro: l’erba tutto intorno ai tre ragazzini si seccò di colpo e si afflosciò, sbriciolandosi e annerendosi come se fosse stata divorata da un incendio.
Anche le foglie dell’albero presero a cadere, in modo repentino e innaturale, e il piccolo Snape si ritrovò esposto agli sguardi.
Petunia lo osservò scivolare lungo il tronco e correre via ma, prima di sparire tra le case anonime di Spinner’s End, lo vide lanciare un’occhiata di meravigliata comprensione a Lily che, come un’attrice consumata, se ne stava in piedi in mezzo alla scena, con il volto rigato dalle lacrime fasulle che si era spremuta dai suoi straordinari occhi verdi.

 

Il ritorno a casa si svolse nel silenzio più totale.
Dopo che Michael e Paul si erano rialzati, facendo a gara per tranquillizzare la loro beniamina, si erano allontanati tutti e quattro da quel luogo.
Man mano che si riavvicinavano alle loro case, i due erano divenuti sempre più spavaldi, modificando l’accaduto e ingigantendolo.
- Quelle pietre cadevano direttamente dal cielo! Poi si è levato quel vento strano...Ho sentito Snape ridere in modo davvero cattivo!-
Lily li aveva ascoltati e consolati, lasciandosi scappare ancora qualche lacrimuccia.
- Mi dispiace...volevo solo fare un giretto diverso dal solito! Non volevo che vi succedessero cose così brutte!-
L’avevano rassicurata ancora e ancora e poi, giunti all’incrocio principale della cittadina, si erano separati.
I due ragazzini avevano continuato a ciarlare eccitati, le due sorelle si erano avviate verso casa, molto pensierose.

 

Petunia si sentiva inquieta e dormiva male in quel periodo.
Rammentava lo sguardo calcolatore di sua sorella mentre osservava quel bambinetto brutto e sgraziato.
La maggiore delle due sorelle aveva sentito una piccola stretta al cuore osservando quel ragazzino ossuto, vestito come un clown, che giocava con i grilli e non faceva male a nessuno.
La verità era che lui le aveva fatto pena.
Passarono un paio di giorni e la sensazione di essere osservate, anche mentre erano sul portico di casa, andava crescendo.
Lily sembrava serena ed era stranamente quieta, dopo la visita a Spinner’s End; mentre Petunia sentiva che c’era qualcosa che le sfuggiva.
Quello fu anche il periodo in cui i “regali” di sua sorella si palesarono in modo assai più frequente e, stranamente, senza essere mai sgradevoli.
Lily si comportava come un angelo e, di conseguenza, eseguiva magie da angelo: faceva fiorire splendidi gigli tra i capelli di sua sorella, ridendo felice, mentre nugoli di farfalle le volteggiavano attorno.
Sembrava proprio un altro atto della recita che la vedeva come assoluta protagonista e Petunia comprese che, in effetti, c’era un unico spettatore a godere di quella perfetta interpretazione: Severus Snape.

 

Accadde un pomeriggio di luglio.
Gli Evans erano in casa, cercando un minimo di refrigerio con le persiane socchiuse e il ventilatore acceso.
Ad un certo punto, qualcuno bussò alla porta.
Olive si alzò, sistemandosi la sottoveste e sbuffando per quella visita inattesa alle due del pomeriggio di un giorno torrido.
Petunia stava leggendo un libro, mentre Lily era andata in cucina a prendere una limonata fresca.
Si sentì un breve scambio di battute provenire dal vestibolo e poi la Sig.ra Evans rientrò in salotto, seguita da due uomini: il pastore della loro parrocchia e un sacerdote con il colletto bianco.
Petunia sentì il suo cuore perdere un battito e fu tentata di alzarsi e scappare via: non poteva credere che quel prete l’avesse tradita!
Il reverendo Stubbins salutò il Sig. Evans e poi i quattro adulti si accomodarono, occupando divano e poltrone.
- Scusate l’improvvisata, siamo qui perché Don O’Sullivan è venuto a cercarmi, interpellandomi in quanto vostra figlia, Petunia - e tutti si voltarono verso di lei, inchiodandola al pavimento con i loro sguardi - Si è recata fino alla sua parrocchia, seppur di confessione cattolica, in cerca di conforto e aiuto.-
Cadde un silenzio assordante.
Il buon reverendo, pastore della chiesa anglicana della zona, sembrava dispiaciuto e deluso che una sua pecorella non si fosse rivolta a lui.
La ragazzina deglutì più volte e, con la coda dell’occhio, colse un movimento nel disimpegno che portava alla cucina: Lily si era bloccata e, chiaramente, stava origliando.
- Mia cara, ti chiedo perdono ma non ho potuto fare altro, la tua angoscia mi ha toccato profondamente....- il prete cattolico si voltò verso i suoi genitori - Ho dei vincoli e non posso rivelare cosa vostra figlia mi abbia detto in sede di confessione, ma posso farmi portavoce della sua preoccupazione.-
Olive aveva gli occhi sgranati, incredula per quello che stava sentendo; la sua coscienza, non del tutto linda e pulita, si contrasse: Petunia si era forse lamentata di lei?
Lanciò un’occhiata raggelante alla sua figlia maggiore.
Gilbert sembrava più che altro preoccupato e dispiaciuto.
- Detto questo, avrei piacere di parlare con la vostra figlia minore...Lily, se non ricordo male.-
A quel punto la sorpresa era davvero ai massimi livelli.
Un fruscìo li fece voltare contemporaneamente verso la porta del salotto e Lily apparve sulla soglia.
Non appena la sfiorò con lo sguardo, Petunia capì di essere spacciata.
Sua sorella stava là, con il suo delizioso abitino verde smeraldo che si intonava ai suoi occhi, sgranati ed innocenti.
I capelli rossi erano annodati in una lunga treccia, drappeggiata con grazia sulla spalla.
Avanzò nella stanza leggiadra come una ballerina e andò a rifugiarsi tra le braccia di suo padre.
Padre O’Sullivan sembrava davvero sconcertato: evidentemente si era aspettato tutt’altro.
- Ho fatto qualcosa di male..?- la vocina sottile della ragazzina sembrò completare quel quadro di delicatezza e beltà.
I quattro adulti si prodigarono per farle comprendere che no, non doveva preoccuparsi, lei mai avrebbe potuto fare qualcosa di sbagliato.
La mezz’ora che seguì fu la più lunga che Petunia ricordasse nell’arco dei suoi undici anni di vita.
Il silenzio di sua madre era pesante come una condanna; la voce costernata di suo padre cercava di farle confessare il motivo di quel suo viaggio segreto, affrontato in solitudine, cambiando ben due autobus.
Il reverendo Stubbins le rammentò la sua fede anglicana e la sua porta sempre aperta per i suoi parrocchiani.
Don O’Sullivan la ribadì che l’avrebbe accolta sempre a braccia aperte ma che la ricerca della confessione doveva avvenire in stato di grazia e sincerità.
Alla fine, l’unica cosa certa era che nessuno si interessò di capire cosa si celasse dietro l’angoscioso tentativo di ricevere conforto di Petunia, ma tutti l’ammonirono dal rifare quell’esperienza e, sopra ogni cosa, fu chiaro che Lily venisse assolta, anche da accuse sconosciute.
Alla fine, il prete cattolico chiese di restare due minuti solo con Petunia.
- L’invidia e la menzogna non si sposano con Cristo- le disse con voce grave - Quando sei venuta a confessarti e mi hai rivelato ciò che sai su tua sorella, paventando addirittura una sua possessione da parte del Demonio, e dichiarandoti preoccupata per un bambino a cui tua sorella potrebbe fare del male, ho avvertito angoscia sincera in te.-
La ragazzina teneva la testa bassa per nascondere le lacrime di desolazione, che minacciavano di sgorgare dai suoi anonimi occhi castani.
- Ma, ora che ho conosciuto la tua sorella minore, che ho parlato con il tuo pastore e con i tuoi genitori, devo prendere atto che l’angoscia che provi è originata dal senso di inferiorità che senti verso la piccola Lily - sospirò e le mise una mano sulla spalla - Ricordati che Gesù ama e vede solo quello che abbiamo dentro di noi, ciò che è all’esterno non lo riguarda e a noi non deve interessare. Cura e coltiva la tua anima, Petunia! Sei giovane, puoi rimediare...prendi esempio da tua sorella e sarai salva.-
Petunia sentì il rancore invaderla, consapevole, in modo devastante, che quel pomeriggio avrebbe segnato per sempre la sua vita.
- Se mi comporterò come mia sorella, la mia anima brucerà all’Inferno…- gli disse, piena di rancore.
Lui dilatò le narici e poi scrollò le spalle, scuotendo la testa e lasciandola sola con se stessa.
Petunia tirò su con il naso e si voltò, incontrando gli occhi verdi di Lily.
- Mamma e papà sono davvero furiosi con te - esordì la ragazzina - Per consolarmi e per farti perdonare, vogliono che mi porti a mangiare un gelato.-
La maggiore delle sorelle Evans sospirò e chinò la testa, troppo affranta per opporsi e, del resto, quando mai aveva lottato contro quelle imposizioni?

 

Aspettarono che la massima canicola si fosse attenuata e poi uscirono, Lily puntò subito a Spinner’s End e Petunia la seguì in silenzio.
Giunsero al parco giochi e la ragazzina dai capelli rossi si mise sull’altalena scalcinata, dondolandosi veloce e ridendo sempre più forte.
Riusciva a raggiungere un’altezza innaturale e pericolosa.
- Lily, non farlo! La mamma ti ha detto di non farlo!- la riprese Petunia, stancamente.
Ma sua sorella si lanciò dall’altalena, librandosi nell’aria e sostandovi più a lungo del normale, atterrando poi con grazia.
- Dai Tunia, vieni, guarda cosa so fare…- e mostrò a sua sorella uno splendido fiore raccolto da terra, poi lo strinse nel palmo della sua mano e, quando la riaprì, il fiore sembrava vivo, muovendo i petali e quasi respirando.
Era una cosa così bizzarra e, al tempo stesso, così bella che Petunia, per una volta, si rammaricò davvero di non saper compiere simili prodigi.
- Non è giusto…- sussurrò proprio malgrado - Come fai?-
A quel punto Severus Snape saltò fuori da un cespuglio, proprio accanto a loro.
- E’ ovvio, no?- urlò un po’ troppo forte il bimbo rachitico, rivolgendosi alla minore delle due.
Petunia prese paura e corse a rifugiarsi a qualche metro di distanza, poi si girò e la vide: quell’espressione calcolatrice sul viso di sua sorella.
Lily dava le spalle a Severus e, prima di voltarsi verso di lui, le sue labbra perfette si arricciarono all’insù, in un sorriso di trionfo.



note: *quando Lily chiama Petunia 'Tuna' , non è un refuso di 'Tunia', intende proprio apostrofarla come 'Tonno'...detto ciò, grazie delle recensioni, ho risposto a tutte ma i problemi sul server Efp non mi ha consentito di capire se le mie risposte sono arrivate e, anzi, una recensione (proprio la tua Pervertsoul!) non è più visibile.
A presto per il prossimo capito: Lily vs Severus.
Ho aperto una pagina facebook, se avete voglia di restare informati sull'evolversi delle mie storie basta cliccare -> 

 
QUI

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Lily vs Severus ***


Lily vs Severus

 

 

Agosto 1969:


Imbarazzante.
Ecco, non sapeva come altro definirlo, se non: imbarazzante.
Ma utile.
Lily cercava di non lasciar trapelare questi sentimenti, mentre sedeva per terra, di fronte a Severus, godendosi il bel fresco all’ombra degli alberi.
Non lasciarsi scappare i propri pensieri era una dote che le apparteneva e le riusciva naturale come respirare.
Nulla, nel suo volto dolce e bello, faceva filtrare in superficie ciò che realmente stava pensando in quel momento.
Dopo che Severus le si era avvicinato al parco giochi, facendo allontanare lei e Petunia con i suoi modi impacciati e quasi sgarbati, il loro rapporto si era pian piano ampliato e i loro incontri moltiplicati.
Lily si aggrappava ad ogni goccia della sua pazienza per non sbottare contro di lui e per sopportarne le chiacchiere saccenti e, spesso, noiose.
Per non parlare del suo abbigliamento, a dir poco terrificante, dei capelli sporchi o del volto brutto e dall’aria malata.
Per fortuna, il ragazzino era molto restìo a farsi vedere in giro e così lei aveva un’ottima scusa per incontrarlo solo in luoghi isolati, lontani dagli occhi del Mondo e, in particolar modo, da quelli dei suoi compagni di scuola.
E proprio in un posto ben celato, si trovavano quel pomeriggio caldissimo.
Lily aveva scoperto che, tra le mille chiacchiere su rivalse o problemi a casa sua, Severus era una vera miniera d’oro di informazioni sul mondo magico.
All’inizio si era risentita per essere stata definita “strega” , poi, una volta chiarito l’equivoco, aveva dovuto fare i conti con la consapevolezza di non essere la sola a saper fare cose strabilianti, a possedere quel dono.
Era stato un boccone amaro da buttare giù, un senso di rabbia sconfinato che l’aveva travolta negandole il sonno.
Petunia, dal canto suo, non aveva facilitato le cose, lasciando trasparire il proprio gaudio per quella delusione, quella prima sconfitta, patita dalla sorella.
Lily l’aveva fissata con odio, gli occhi verdi fiammeggianti, sibilandole “Stammi alla larga o ti faccio uno dei miei regali, chiaro?!”.
- E’ vero per noi!- la voce di Severus la riscosse da quei cupi pensieri - Non per lei. Ma noi riceveremo la lettera, io e te.-
Il ragazzino le stava spiegando tutto ciò che riguardava Hogwarts, rispondendo con infinita pazienza e dedizione a tutte le sue domande.
Lily era avida di sapere, ogni rivelazione, ogni dettaglio, era di vitale importanza: voleva capire.
Solo ed esclusivamente per questo, per le sue conoscenze, per la sua utilità, lei si ostinava a frequentare quel bambinetto imbarazzante e inquietante.
Secondo quanto lui le aveva raccontato, la lettera per Hogwarts sarebbe giunta appena tra due anni, ciò significava avere a che fare con Severus ancora per un bel po’.
“La cosa importante è che non si faccia vedere in giro nel mio quartiere, che non mi ronzi attorno fuori da scuola o vicino a casa…”
Studiò il volto emaciato e giallastro del suo compagno di giochi, osservò con un brivido la camiciola, dal sesso indefinito, che indossava; notò il taglio netto e irregolare dei capelli.
Si, era imbarazzante, lo era davvero e, prima o poi, se ne sarebbe liberata; ma non era quello il giorno giusto.
- E’ diverso se si è figli di babbani?- gli chiese, strappando un ciuffetto d’erba e facendolo vorticare davanti a loro con abilità.
Gli occhi di Severus brillarono di ammirazione e gioia.
Ma sembrò esitare, come se stesse cautamente scegliendo le parole.
- No - disse alla fine, parlando lentamente - Non è diverso…-
- Meno male!- Lily si mostrò sollevata ma i suoi occhi verdi si strinsero sospettosi: l’esitazione di lui era lampante.
“Brutto scarafaggio deforme, cosa mi nascondi?!”
- Tu hai un sacco di magia...l’ho visto, ti guardavo sempre…- la voce di Severus era flebile.
“Come se non lo sapessi! Hai visto quello che io volevo farti vedere!”
Per quel pomeriggio decise di lasciar perdere, finse di interessarsi a lui ma, quando si separarono, batté un piede a terra, con stizza.
C’era qualcosa che Severus non voleva dirle, e lei avrebbe scoperto cos’era!

 

L’occasione si presentò un giorno in cui i signori Evans andarono a trovare dei vicini, portandosi dietro Petunia.
Lily finse di stare poco bene e, dopo tante parole e proteste, decisero di assecondarla e lasciarla sola a casa.
Poco dopo, Severus venne a chiamarla per giocare insieme: era sempre molto abile a non farsi vedere da nessuno, strisciando tra i cespugli ben curati del giardino.
- Vieni, entra! - gli ordinò, facendogli un cenno con la mano - Sono sola!-
Il ragazzino rimase fermo sulla soglia per qualche istante, indeciso. Poi, davanti all’espressione sorpresa di Lily, mosse un passo ed entrò, con la stessa cautela che avrebbe potuto mantenere camminando su un pavimento di vetro soffiato.
Si guardò attorno con gli occhi scuri pieni di meraviglia: quella casa era pulita, luminosa ed elegante.
Tutto quello che mancava nella sua squallida casupola di Spinner’s End.
Anche l’odore era buono.
Lily controllò l’impazienza, dinnanzi al suo viso colmo di meraviglia, e poi lo sospinse delicatamente verso le scale.
- Saliamo, possiamo andare in camera mia! -
La prima ora mise a dura prova i nervi della ragazzina: dovette attendere che Severus dominasse la propria emozione.
La sua cameretta era tutta nei toni delicati del verde e del rosa antico, un miscuglio di infantile femminilità e sapiente eleganza.
Lui si sedette per terra, spiccando come una macchia d’inchiostro su un’elegante carta da lettere, stringendo le ginocchia al petto e occhieggiando le tende impalpabili, il copriletto raffinato, la bella lampada in stile liberty.
- Sembra che tu viva in una grotta!- sbottò Lily, lasciandosi scappare un piccolo sbuffo.
Severus la guardò stupito, ma troppo abituato a sentirsi inferiore al resto del mondo per cogliere la punta di impaziente cattiveria contenuta in quelle parole.
Lily si riprese in fretta, schiarendosi la voce e offrendogli un bicchiere di succo di frutta.
- Chissà come sarà eccezionale Hogwarts, no? Un vero Castello!-
Severus si rasserenò subito, sorrise apertamente, sembrando il bambino che era e non un vecchietto in miniatura.
- Si! Mia mamma dice che potrebbe contenere tutta Cokeworth! Che la Torre di Astronomia arriva fin quasi al cielo e che la Sala Grande ha un soffitto incantato!-
Ecco, adesso si che le interessava ascoltarlo, non come quando lui le raccontava dei suoi guai o di suo padre, che era sempre ubriaco e cattivo, perennemente di malumore.
Lily anelava informazioni; superata la delusione di non essere la sola a possedere quei poteri meravigliosi, si riempiva le orecchie di quei dettagli, quei racconti di bacchette magiche, animali speciali e poteri assoluti.
- Parlami delle Case! Voglio sapere di più!- si entusiasmò, sporgendosi verso di lui: gli occhi verdi sgranati e i capelli rossi illuminati dal sole.
Severus la guardò incantato e poi le parlò sorridendo.
Le raccontò di Serpeverde, la più nobile e la più importante. Delle altre, antiche, si, ma non paragonabili alla Casa del magnifico Salazar.
- Allora voglio essere una Serpeverde!- Lily batté le mani, immaginandosi vestita di verde -argento: magnifica tra i magnifici.
L’espressione e il pallore quasi spettrale di Severus la riscossero dalla visione meravigliosa di se stessa portata in trionfo da tutti.
- Che c’è? Perché hai quella faccia? - “quella brutta faccia…” aggiunse dentro di sé con cattiveria.
- E-ecco…-
Era impacciato e indeciso, due difetti che lei riteneva inaccettabili.
- Severus…- cambiò strategia e divenne tutta uno zucchero, sedendoglisi al fianco, sfiorando la sua spalla e lasciando che lui aspirasse il buonissimo profumo alla Violetta che sua madre le aveva prestato.
Un rosso mattone accese le guance scarne del ragazzino e lui si stropicciò la maglietta lisa.
- T-tu sei...hai tanto potere…- le sussurrò, sbattendo gli occhi, inerme davanti alle deliziose lentiggini che lei sfoggiava sul suo nasino all’insù - M-ma, sai, sei Nata Babbana… capisci, non hai sangue magico nelle vene...ecco, le persone che, come te, non hanno genitori maghi o streghe, almeno uno dei due, non verranno mai smistate a Serpeverde…-
Cadde un silenzio pesantissimo.
- Cosa dici…?-
La voce di lei era curiosamente quieta, mortalmente calma.
- E’ così, Salazar voleva solo maghi o streghe dal sangue puro...al massimo mezzosangue, niente sanguspor…- si bloccò, inorridito.
- Finisci la frase, Severus.-
Lily sorrideva incoraggiante ma, dentro di sé, urlava di rabbia e delusione.
- Alcuni maghi usano un brutto termine per definire quelli come te, quelli che hanno genitori babbani- deglutì, grattandosi la testa - Vi chiamano: ‘Sanguesporco’.-
Lo disse tutto d’un fiato, prima di perdere il coraggio.
- Sangue...sporco?-
Lily era basita: sporca, lei?!
Disprezzata? Accantonata? Esclusa?...Lei?!
- Bene - mormorò con voce bassa - Quindi non saremo nella stessa Casa, dopotutto!-
La cosa sembrò schiacciare Severus, che sgranò gli occhi bui e scuri.
- Io credo che tu abbia tanta di quella magia in te, sai, la domini in modo perfetto! Io lo so questo! Quindi penso che il Cappello ti smisterà nella Casa più potente di tutte! Non sei certo una Tassorosso e, di sicuro, non sei una Grifondoro!-
L’ultima parola gli uscì dalla bocca con violenza e antipatia.
Lily annuì ma, da quel momento in poi, decise di congedare Severus il prima possibile, la sua sopportazione era arrivata al limite, per quel giorno.

 

Gennaio 1971:


I due anni che seguirono passarono in modo lento ma inesorabile.
Ad ogni fiera paesana Lily girava tra le bancarelle, sperando di ritrovare la tenda viola della veggente.
Voleva presentarsi là e farle presente che non era un mostro ma una strega destinata a fare grandi cose.
La sua amicizia con Severus andava avanti, lei si era abituata al suo aspetto e le conoscenze del ragazzino sulla magia le erano molto utili.
Le aveva spiegato che la materia più affascinante, oltre a Incantesimi, Trasfigurazione e a tutto ciò che aveva a che fare con le Arti Oscure, era senza alcun dubbio Pozioni.
- Unendo bene gli ingredienti giusti, puoi fare qualsiasi cosa!- le disse un giorno, sognante e rapito alla prospettiva di un calderone pieno di potere.
Lily assorbiva qualsiasi nozione e, insieme, passavano ore  a leggere “Pozioni avanzate” un vecchio libro appartenuto alla mamma di Severus.
E poi, finalmente, arrivò la lettera.
Severus corse da lei, sventolando la pergamena che lo invitava a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Lily la lesse con avidità, strappandogliela di mano e sospirando di aspettativa ed emozione.
Il trenta gennaio di quell’anno, in occasione del suo undicesimo compleanno, i Signori Evans avrebbero voluto regalarle una bella festa con i suoi amici ma, stupendo tutti, Lily declinò l’offerta, asserendo di preferire un semplice pranzo in famiglia.
Petunia la fissò in modo penetrante ma non disse nulla.
In quei due anni, la frequentazione assidua con quello Snape aveva distratto Lily da lei, regalando alla ragazza più grande un periodo di pace e l’occasione di staccarsi un pochino da quella sorella così spaventosa.
E poi accadde: la bomba esplose in casa Evans.
Giunse la lettera e, soprattutto, giunse il Professor Horace Lumacorno, a spiegare ciò che quella lettera significava.
L’uomo era deludente, Lily si sarebbe aspettata un mago imponente o una strega dai lunghi capelli corvini e il volto affascinante ma, quell’uomo piccolo e rotondetto, dal volto lucido e curioso, era identico a un qualsiasi omunculo babbano che si poteva incontrare in giro per Cokeworth.
Al contrario, invece, lui rimase piacevolmente colpito dalla bellezza e dall’umiltà della sua futura alunna.
Ne studiò ammirato i capelli rossi, gli occhi incredibili, il viso bello e gentile.
Ci volle un bel po’ per far comprendere la situazione ai genitori di Lily che, davanti a una pietrificata Petunia, si esaltarono e abbracciarono la loro figlia minore con trasporto.
- Speciale! Lo sapevo! - si entusiasmò Olive, splendendo di orgoglio.
Lily gettò uno sguardo di trionfo a sua sorella, da sopra la spalla materna.
Il sorriso di scherno colpì l’altra ragazza come uno schiaffo in pieno volto.
Le spiegazioni furono lunghe e dettagliate, il Professore era affascinato da Lily e da sua madre, godeva delle loro lusinghe e attenzioni.
Quando se ne andò, dopo aver lasciato tutte le istruzioni del caso, Gilbert andò a prendere una bottiglia di champagne, che teneva in serbo per le occasioni speciali, e lui e Olive brindarono, concedendo anche alle ragazze di bagnarsi le labbra con quel liquido fresco e frizzante.
Petunia era livida e, avendo ascoltato attentamente tutto ciò che Lumacorno aveva detto, poteva dare un senso a ciò che aveva udito dire a quello Snape.
Quel povero ingenuo che pendeva dalle labbra di sua sorella e che aveva il destino segnato perché lei, Petunia, la vedeva: quella luce malata negli occhi verdi di Lily, mentre lui e tutti gli altri ne sembravano del tutto ignari.
I loro genitori non potevano smettere di leggere la pergamena giunta da Hogwarts e la lista delle cose da comperare.
- Andremo a Londra! - si entusiasmò Olive.
Petunia colse l’occasione e salì di sopra, nella sua camera, si sedette al proprio scrittoio e iniziò una lunga lettera.
Poi la mise in una busta e scrisse il destinatario: ‘Egregio Sig. Albus Silente, Preside della Scuola Hogwarts, Scozia’.
Quindi uscì di nascosto e corse alla posta del paese vicino, rabbrividendo per il freddo gelido che le ghiacciava le ossa.

 

- Ti giuro che l’ho vista!-
Il tono di Severus era stranamente spavaldo, mentre, coperto da un lungo e logoro cappotto, sedeva sull’altalena del parco giochi deserto.
- Che ragione avrebbe Petunia di scrivere ad Albus Silente? - Lily aggrottò le sopracciglia delicate, sentendo un certo sospetto farsi strada in lei.
- Non lo so, ma ero con mia madre e lei è arrivata la dentro, non mi ha nemmeno visto. - si strinse nelle spalle - Sventolava la busta e io ho letto chiaramente l’indirizzo! Che poi, se non c’è un mago lì, alla posta, nessuno saprà mai come far arrivare quella lettera al destinatario!-
Lily si tormentò i capelli rossi e poi gli disse: - Vieni, a casa mia non c’è nessuno, voglio vedere se le è arrivata una risposta! Io credo voglia impedirmi di partire…-
I suoi occhi luccicarono di lacrime create apposta per l’occasione e Severus scattò in piedi, in allarme.
Si intrufolarono come ladri nella stanza di Petunia e rovistarono ovunque, facendo attenzione a non mettere nulla fuori posto.
Alla fine la trovarono: la risposta giunta proprio da Albus Silente.
Con mani tremanti Lily l’aprì e la lesse rapidamente.
Sollievo liquido le scese dalla gola allo stomaco insieme a una certa voglia di ridere della stupidità di sua sorella.

Gentilissima Sig.na Evans, La ringrazio per la Sua missiva così cortese e ben strutturata. Purtroppo non posso che risponderLe negativamente: Lei non ha manifestato alcun sintomo di magia, dote necessaria per accedere alla nostra scuola. Questa assenza, ne sono certo, è compensata da immense doti umane, sentimentali e intellettive. La prego di sviluppare le Sue attitudini, realizzandosi nella vita come merita, e di non preoccuparsi per Sua sorella: ne avremo cura noi. Con profonda stima, Albus Wulfric Percival Brian Silente, Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

“Puttana!”
Lily non diceva mai le parolacce ma le pensava eccome, e quella fu la prima che le venne in mente.
Cosa mai aveva scritto sua sorella al Preside? Quali paure gli aveva manifestato?
Riuscì a non scattare di rabbia ma il suo pallore era spettrale.
Fece un cenno a Severus e, dopo aver riposto la lettera, sgattaiolarono fuori dalla stanza.

 

Settembre 1971:


- Credi che io voglia essere un mostro?!-
Petunia era sulle spine, non voleva essere su quel binario in mezzo a quei maghi inquietanti ma, allo stesso tempo, non vedeva l’ora che Lily partisse.
- Non sono un mostro, è una cosa orribile da dire! - Lily fingeva una sofferenza che non sentiva e, non appena notò che i suoi genitori erano distratti, si chinò verso Petunia.
- Non pensavi fosse una scuola per mostri, quando hai scritto al Preside per supplicarlo di ammetterti!-
Notò con piacere l’agitazione di Petunia e non esitò a farle capire che era colpa di Severus se aveva scoperto quella cosa.
Non appena la sorella si allontanò, furiosa e umiliata, Lily se la prese con il suo amico.
- Hai visto? Ci hai fatto litigare! - gli occhi erano pieni di lacrime e, davanti al volto contratto e agli occhi sbarrati del ragazzo, avvertì solo un grande fastidio: non aveva alcuna dignità, santo cielo!
- Non era mia intenzione, davvero!Dai, saliamo insieme! Possiamo indossare subito la divisa!-
Ma lei gli voltò le spalle e corse dai suoi genitori, li salutò in fretta e poi salì sul treno.
Non aveva voglia di farsi vedere da tutti con ‘Impiastro Snape’, rovinandosi da subito la reputazione; aveva visto un sacco di gente interessante in giro e voleva iniziare con il piede giusto.
Si fermò davanti ad uno scompartimento, indecisa: dentro c’erano due ragazzini presumibilmente al primo anno, come lei.
Uno era smilzo e con una gran zazzera di capelli neri e, agli occhi di Lily, risultò piuttosto insignificante; l’altro non riusciva a vederlo.
Con un sospiro aprì la porta ed entrò, mormorando un saluto.
Era abituata a stupire tutti con il colore dei suoi capelli, con quello dei suoi occhi e con il suo bel viso, quindi si sedette nel posto più lontano, pur sapendo di essere ben visibile, e assunse un’aria malinconica.
Nel mentre la sua testa lavorava frenetica: doveva sbarazzarsi di Severus e piuttosto in fretta anche.
Aveva notato lo sguardo che gli altri studenti gli avevano riservato, vedendolo arrivare così brutto e sciatto, con una mamma brutta e sciatta almeno quanto lui.
Fino ad ora le era stato utile ma, forse, era giunto il momento di scaricarlo.
La porta dello scompartimento di aprì e, dopo un secondo, si ritrovò davanti proprio Severus, seduto di fronte a lei.
Discussero qualche istante, cercando di non farsi udire dagli altri occupanti dello scompartimento.
Poi, quando lei sembrò ammorbidirsi nei suoi confronti, Severus non riuscì a contenere la gioia.
- Speriamo che tu sia una Serpeverde!-
Lei gli sorrise, resistendo alla voglia di insultarlo :”Idiota! Sei tu che, per primo, hai escluso la possibilità che io possa diventarlo!”
- Chi vuole diventare un Serpeverde?!- la voce del ragazzino smilzo e occhialuto li distolse dalla loro conversazione, sia lei che Severus si voltarono verso di lui.
Aveva un’aria tronfia e una divisa nuova di zecca e inamidata, fatta su misura.
- Io credo che lascerei la scuola, e tu? - proseguì il ricco ragazzino, rivolto al suo compagno di viaggio.
Lily spostò lo sguardo verso l’altro studente, guardandolo per la prima volta.
Rimase senza fiato: non aveva mai visto una persona così bella in vita sua.
Era seduto mollemente, con le mani in tasca; la sua divisa non aveva nulla da invidiare a quella del suo amico occhialuto, solo che lui la indossava con un’eleganza innata, un portamento insolito in un undicenne.
I lunghi capelli corvini erano folti e setosi, non spettinati come quelli dell’altro ragazzino, non sottili e incolti come quelli di Severus.
Gli occhi erano di un grigio splendente.
- Tutta la mia famiglia è stata in Serpeverde! - ghignò il ragazzo, sfoderando dei denti perfetti e un’aria sicura e sbruffona che lo rendeva ancora più attraente.
Lily non seguì più nulla della conversazione, non sentì quasi più niente, pensava solo ad una cosa: se lui finiva a Serpeverde, voleva andarci anche lei!
Voleva stare vicino a quel ragazzo stupendo.
Alla fine, troppo agitata e scombussolata, lasciò lo scompartimento cercando di darsi un tono, seguita da Severus.
Turbata, capì che c’erano ancora un mare di cose che non sapeva su Hogwarts e la magia, un sacco di persone nuove da conoscere e valutare, quindi decise che Severus le sarebbe stato ancora utile, ancora per un po’.

 

Quando avvenne lo smistamento, il ragazzo bellissimo fu chiamato tra i primi.
- Black, Sirius! - chiamò la strega che si era presentata come ‘Professoressa McGranitt’.
Lui salì con aria baldanzosa, girandosi verso gli altri studenti con un gran sorriso spavaldo.
Lily sentì Severus sbuffare e il ragazzo ricco e spettinato ridere con ammirazione.
- Grifondoro! - urlò il cappello.
Lei guardò Sirius avvicinarsi al tavolo dei suoi compagni, con le mani in tasca, scuotendo i lunghi capelli folti e lucenti; non poté non notare che le ragazze, anche quelle più grandi, allungavano il collo per guardarlo.
Lily sentì la propria determinazione crescerle dentro: era consapevole che Serpeverde le era preclusa, ma almeno, adesso, aveva la sua alternativa, la sua meta da raggiungere.
- Evans, Lily!- chiamò la McGranitt.
Lily avanzò con la schiena dritta, assumendo un’aria umile e innocente che catturò subito l’attenzione dei ragazzi e dei professori.
Prese il cappello e vide il Professor Lumacorno, dal tavolo degli insegnanti, rivolgerle un saluto molto caloroso.
Non si accorse, invece, dello sguardo azzurro di Albus Silente puntato su di lei con grande interesse.
Quando il Cappello le calò sugli occhi, lo sentì esitare un po’, mormorando qualcosa tra sé e sé.
“Senti, lo so io e lo sai tu! “ pensò, molto decisa e impaziente “ Non sarò mai una Serpeverde, il mio sangue parla chiaro. Non sono certo una Tassorosso e, tra Corvonero e Grifondoro, sono più adatta a quest’ultima casa! La divisa si intona ai miei capelli!”
Il Cappello sembrò quasi irrigidirsi sulla sua testa.
- Sei sfacciata e insolente! Hai un cervello insolito, che lascia passare solo quello che vuoi tu...credimi, se non fosse la Casa a rifiutarti, ti spedirei a Serpeverde, dove staresti divinamente ma, in fondo, non c’è ombra senza luce. Non esiste penombra per te, mia cara: o buio totale o luce accecante. O tenebra o GRIFONDORO!-
Lei sorrise, andava bene così.
Si tolse il vecchio cappello e andò a sedersi tra i nuovi compagni, ignorando il volto contratto e disperato di Severus.
Sirius le fece posto, lei finse di infastidirsi ma si sedette su quel tratto di panca, trovandosi esattamente dove desiderava: vicino a Sirius Black, nello splendore della ribalta.


Giugno 1976:


- Oh! Mia cara! - Horace Lumacorno aveva gli occhi umidi e il volto arrossato.
- Non faccia così Professore…- si schermì Lily, accarezzandogli un braccio - Non è altri che un piccolo pesciolino, un omaggio, per lei che mi tratta sempre con tanto riguardo!-
Lui si soffiò il naso, commosso.
In quegli anni, Lily era diventata una ragazza bellissima, dal volto perfetto e la pelle diafana, apparentemente immune ai difetti della sua età adolescenziale.
I capelli erano splendidi come non mai, il suo corpo era letteralmente sbocciato, proprio come i gigli dei quali portava il nome.
Tutta Hogwarts era ai suoi piedi, tutti adoravano Lily Evans, Prefetto di Grifondoro, e lei si beava di questo, viveva per questo.
Il suo apparente attaccamento a uno studente controverso come Severus non faceva che aumentare la stima che avevano di lei, era chiaro a tutti che non lo abbandonava per pura pietà e bontà d’animo.
Nessuno poteva immaginare quanto lui l’aiutasse in tutte le materie scolastiche, specialmente in Pozioni nella quale, apparentemente, erano rivali per ottenere la media migliore.
- Ma dimmi, mia cara…- Lumacorno la richiamò alla realtà - Come mai sei qui, prima di un esame importante..?-
- Non è semplice, Professore…- la voce si incrinò e lei scoppiò in un pianto dirotto.
- Oh, oh! - il Professore era realmente sconvolto e crollò sulla sua poltrona, troppo annichilito davanti a quell’esplosione di dolore.
- Non so come fare, non voglio tradire il mio migliore amico ma…io sono un Prefetto, ho dei doveri! - e si accasciò tra le braccia di Lumacorno, sedendoglisi in braccio e nascondendo il volto, umido di pianto, nel suo collo.
Lui si agitò e poi si irrigidì, ammaliato dal profumo dei suoi capelli e dal lieve peso di quel corpo divino sulle sue gambe.
Il brav’uomo riuscì a controllare le proprie reazioni, perché nutriva troppo affetto per quella meravigliosa creatura, per sfiorarla anche solo con il pensiero.
- So che Severus è della Sua Casa, non voglio danneggiarvi ma...sa...la coscienza…- sollevò il volto, piantando gli occhi verdi, che brillavano come smeraldi, sul viso lucido e sudato di lui - Gli ho detto che non deve farlo eppure...so con certezza che è riuscito a procurarsi le domande del compito di Pozioni e anche il nome della Pozione che dovremo preparare!-
Lumacorno trasecolò: Severus, fare una cosa simile?
Pensare che lo aveva sempre aiutato, in virtù della sua grande abilità e nonostante il suo scarso fascino.
- S-sei una creatura così onesta! - si soffiò il naso rumorosamente, sinceramente commosso dal conflitto interiore di lei - E hai così tanto talento! Ti ringrazio, davvero mia cara...grazie! Adesso penserò cosa fare...e grazie del tuo splendido dono…-
Lei annuì e poi se ne andò, una volta fuori dalla porta si ripulì il viso e poi risalì ai piani superiori, pronta a dare il suo esame di Pozioni.


Severus era pensieroso e non del tutto sereno: il suo esame era andato bene ma non era stato perfetto.
Non capiva come mai, era convinto di aver fatto tutto a regola d'arte.
Lily aveva preso il massimo dei voti, una bella E, mentre a lui era toccata solo una O.
La ragazza gli aveva sorriso a mo’ di scusa, dispiaciuta, ma lui l’aveva rasserenata con un sorriso: gli bastava vederla felice per esserlo anche lui.
Era sorpreso a un pochino deluso ma Lily gli dava la forza di non abbattersi.
Camminò a passo spedito, con la testa tra le nuvole, rimuginando su cosa avesse sbagliato in quel dannato compito di Pozioni.
All’improvviso si trovò a testa in giù e, con sommo orrore, sentì la divisa scivolargli sugli occhi, mentre qualcuno si divertiva a farlo penzolare a mezz’aria, appeso a un filo invisibile.
Il sangue gli ronzava nelle orecchie, percepiva risate e la voce odiosa di quel Potter maledetto; poi sentì lei.
La voce di Lily pose fine a quel gioco e lui si ritrovò bruscamente a terra.
Ed ecco l’umiliazione sommergerlo e quel senso di insoddisfazione dovuto all’esame fallimentare, fallimentare per lui e per le sue aspettative, alzare la testa dentro il suo petto e schiacciarlo.
Sollevò appena lo sguardo e vide la ragazza che amava con le mani sui fianchi, il volto duro, e Potter che cercava di giustificarsi, mentre Black se la rideva bellamente.
Quel sentimento di umiliazione, quella disperazione immane, salì da lui come una specie di fiume di lava : - Nessuno ha chiesto il tuo aiuto, schifosa sanguesporco!-
Capì il danno fatto non appena vide gli occhi di lei farsi di ghiaccio.
- Se le cose stanno così...arrangiati, Mocciosus!- sbottò lei - Siete tutti uguali, te compreso Potter!-
Se ne andò a passo di carica, gettando una fuggevole occhiata a Sirius che si rotolava per le risate.
Poi, per Severus, fu solo umiliazione e disperazione.


Aveva quasi rischiato di tradirsi.
Mary e Alice l’avevano guardata perplesse: loro non amavano affatto quello Snape, così brutto e inquietante, ma si erano aspettate da lei una qualche reazione, quando Potter e gli altri lo avevano aggredito in quattro, facendolo levitare a testa in giù.
Lily non aveva avuto alcuna intenzione di intervenire e rischiare di discutere, per l’ennesima volta, con Sirius; ma non voleva nemmeno passare per quella che abbandona gli amici nel momento del bisogno.
Così, di malavoglia, si era alzata e aveva recitato la sua parte, rischiando di tradirsi in modo idiota quando era quasi scoppiata a ridere vedendo le mutande e le gambe secche di Severus, esposte all’ilarità generale.
E poi, il capolavoro: il ragazzo, umiliato e sotto shock, l’aveva chiamata ‘sanguesporco’.
Lily aveva esultato dentro di sé: l’idiota si era fregato da solo.
Erano secoli che cercava un motivo valido per scrollarselo di dosso, quel peso morto dal naso enorme e dai capelli unti.
Ma, ogni volta, lui si rivelava utile e lei rimandava.
Severus era un genio, sapeva tutto anche delle Arti Oscure e frequentava gente affascinante e potente.
Ma, soprattutto, sembrava sapere cose che pochi altri conoscevano, come ad esempio la vera identità del grande Mago Oscuro che nessuno voleva nominare.
Adesso però, finalmente, ottenuti i propri G.U.F.O con i voti più alti di tutta la Scuola, non aveva più bisogno di lui.
Lily non voleva infangarsi agli occhi del mondo, voleva restare pulita e luminosa, proprio come uno splendido giglio bianco.

 

- Mi dispiace!- Severus la stava letteralmente supplicando.
- Risparmia il fiato! - tagliò corto lei, impaziente di rientrare nella Sala Comune dei Grifondoro.
Lui era disperato, Lily lo poteva sentire, proprio come un cane da caccia che annusa il terrore della propria preda: poteva sentire la paura che il ragazzo aveva di perderla per sempre.
“Per Morgana, quanto è fastidioso e patetico! Come fa a non capire!”
Era giunta l’ora di chiudere, non aveva più tempo da perdere con lui; in fondo ci aveva speso anni, avrebbe dovuto considerarsi più che fortunato.
Invece la supplicava con quel viso scarno, quel naso sgraziato dalla punta arrossata a causa della grande agitazione.
Era altro quello che lei voleva, altre compagnie…
- Non posso più fingere! Tu hai scelto la tua strada, io la mia! - la sua voce era come una frusta infuocata: tagliava e bruciava.
- No, senti...io non volevo…-
- Chiamarmi ‘schifosa sanguesporco’? Ma chiami così, tutti quelli come me, Severus! Perché io dovrei essere diversa?!-
E, per una volta, fu felice di esserlo, per una volta questa cosa le era davvero utile.
Lo vide chiaramente, poté sentire il rumore: il cuore di Severus che andava in frantumi.
Ma, come per l’antico vaso di cristallo di sua madre, che aveva rotto di proposito per incolpare Petunia, quel rumore le diede solo una grande soddisfazione; una specie di brivido di piacere e nessun senso di colpa.
Gli voltò le spalle, lasciandolo solo con il suo dolore.
Non aveva tempo da perdere con lui, aveva altro a cui pensare...qualcun altro a cui pensare, a dire il vero.
Voleva dedicarsi al ragazzo più bello di Hogwarts e del mondo intero: Sirius Black.


note: la odiate? odiate me? diciamo che, se odiate qualcuno, ho raggiunto il mio scopo...mi dispiace per Severus, davvero tanto, ma almeno sarà in buona compagnia...a presto con il prossimo capitolo: Lily vs Sirius...vi ricordo che ho una pagina facebook, se volete anticipiazioni etc basta cliccare sull'icona del mio profilo...a presto! ps: cosa mai avrà scritto Petunia a Silente?

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Lily vs Sirius ***


Lily vs Sirius

 

 

Ottobre 1976:

 

La festa di Halloween si avvicinava, Hogwarts si preparava alla consueta cena sontuosa e alle ricche e spettacolari decorazioni a tema.
Gli alunni del sesto anno avevano molto tempo libero, ore di buchi tra una lezione e l’altra quindi, quel giorno, la Sala Grande era piuttosto affollata, nonostante fosse metà mattina.
Lily fingeva di leggere il suo testo di Incantesimi Avanzati, una delle tante materie che aveva deciso di portare avanti ai suoi M.A.G.O.
Non avere più Severus con il quale studiare era una lacuna notevole, ma se la cavava ugualmente e poi c’erano Mary e Alice, che erano due secchione impenitenti, quindi i suoi voti mantenevano la loro media altissima.
Si sentì osservata e lanciò una veloce occhiata davanti a sé, cogliendo lo sguardo buio di Severus su di lei, il ragazzo distolse in fretta gli occhi, con il volto contratto.
“Ecco bravo, brutto muso, lasciami in pace…” inveì dentro di sé la ragazza, lasciando vagare di nuovo lo sguardo per la Sala.
Alla fine, i suoi occhi verdi si posarono su un punto poco lontano del tavolo dei Grifondoro.
Quello che vide non le piacque per niente, strinse spasmodicamente la penna tra le dita sottili, cercando di dominare il fastidio enorme che sentì nascere dentro di lei.
Sirius Black era seduto accanto al suo amico Potter e, invece di studiare o fare l’idiota con i suoi amici, come sempre, stava facendo il lumacone con Mary McDonald.
L’amica di Lily aveva un viso passabile, grazioso ma senza grosse pretese, un fisico normale e piacevole ma, quello che davvero spiccava in lei, era il seno incredibilmente generoso.
Non c’era abito che potesse mimetizzare quell’esplosione mammaria e Sirius ne sembrava particolarmente attratto.
Quella mattina, poi, Mary non indossava la sua divisa ma una camicetta babbana semitrasparente; i disegni geometrici e le maniche ampie mimetizzavano la sottile trasparenza del tessuto, ma il seno occhieggiava furbescamente dalla scollatura.
“Zoccola…” pensò Lily, al colmo del fastidio.
Più della metà dei maschietti presenti guardava lei, la Prefetto Evans, ammirandone i capelli rossi e splendenti, gli occhi di giada, il fisico perfetto e il bel portamento ma lei, Lily, riusciva a capire una cosa sola: Sirius Black non era uno di quei maschi.
Dopo aver rotto la sua amicizia con Severus, la ragazza aveva deciso di non farsi vedere troppo baldanzosa, non aveva esibito la gioia di essesi tolta dal suo cammino quella palla al piede, perché un’aria di leggera sofferenza si addiceva di più alla sua immagine di fanciulla rigorosa ma dolce.
Alice e Mary l’avevano consolata a lungo, spargendo la voce su quanto la dolce Lily soffrisse per aver riposto così male i propri sentimenti di tenera amicizia.
Tuttavia non era ancora riuscita a trovare il modo di avvicinarsi a Sirius, lui si accompagnava sempre a quegli impiastri dei suoi amici: Potter, Lupin e Minus.
“Uno più sfigato dell’altro”, pensò con un guizzo rabbioso.
Inoltre, lui passava il resto del suo tempo a correre dietro a tutte le gonnelle della scuola, segnando colpi a suo favore senza difficoltà.
Ad un certo punto il suo sguardo incontrò quello di James Potter, gli occhi nocciola del ragazzo si accesero di interesse e le rivolse un piccolo cenno speranzoso.
Lily si irrigidì: era da almeno un anno che aveva la certezza che quel nanerottolo spettinato le languisse dietro, aveva sempre approfittato del suo essere sbruffone e nemico di Severus per tenerlo alla larga, ma ora lui sembrava aspettare solo un appiglio per farsi avanti.
Non sapeva che farsene di lui...erano ben altre braccia che voleva. Braccia, gambe e tutto quello che stava nel mezzo, ad essere chiari.
La risatina soffocata di Mary le perforò le orecchie: Sirius le stava sussurrando qualcosa di, evidentemente, divertente all’orecchio.
Lily sentì una specie di rabbia sorda salirle dalle viscere, voleva umiliare Mary, così come si sentiva umiliata lei per essere ignorata apertamente dal ragazzo che voleva.
Si ricordò che la sua amica, sotto la sua bella gonna di velluto, indossava una specie di panciera perchè aveva una contrattura muscolare alla schiena.
Così, quando la ragazza si alzò per uscire dalla Sala, seguita da Sirius, Lily non fece altro che sfiorare la sua bacchetta e sussurrare un lievissimo: ‘Diffindo…’.
La cerniera della gonna si divise a metà e l’indumento scivolò con grazia lungo le gambe, piuttosto tornite, di Mary.
Ci fu un attimo silenzio generale e, mentre la povera ragazza cercava di raccogliere la sua gonna, finita ai suoi piedi, scoppiò un boato di risate.
Lily represse un sorrisetto soddisfatto: Sirius era uno di quelli che rideva più forte.
Quando vide Alice scattare in direzione di Mary, per aiutarla, mentre dal tavolo dei Serpeverde si levavano fischi e insulti, Lily si alzò di colpo e recitò la sua parte.
Fulminò con gli occhi i ragazzi della casa di Salazar :- Se non la piantate parlerò con il vostro Capocasa, chiaro? -
Era fiera e determinata, sicura di sé e bellissima ma, soprattutto, era la cocca del Professor Lumacorno.
La tavolata verde argento si zittì e lei colse appena lo sguardo pieno di rimpianto e amore di Severus.
“Fai bene a disperarti…” pensò la ragazza, ignorandolo.
Passò accanto a Potter e gli assestò uno scappellotto sui capelli ribelli poi, con un movimento fluido e aggraziato, rivestì la sua amica, avendo cura di sporgere i suoi fianchi sottili ma femminili verso Sirius, quindi si rialzò, guardando negli occhi il bel ragazzo, con uno sguardo lampeggiante e magnetico :- Sei un vero idiota, Black! Vergognati!- poi si voltò verso la persona più vicina alla scena, Frank Paciock :- E tu...credi che non ti abbia visto?!-
Il ragazzo dal viso bonario la fissò a bocca aperta, brandendo la bacchetta con cui si stava esercitando per la lezione successiva.
Alice si voltò di scatto verso di lui, con il volto rosso di rabbia :- Frank! Non pensavo fossi in grado di fare cose simili!-
Le tre ragazze si allontanarono dalla Sala, Mary era in lacrime, singhiozzava e non faceva che ripetere :- Avete visto come ha riso? Odio Sirius, lo odio con tutto il cuore!-
Lily dovette mordersi le labbra per non scoppiare a ridere, invece le circondò le spalle con il braccio e le mormorò parole consolatorie fino alla sala comune.


- Evans, ehi! Evans!-
Lily si voltò, invitando Alice a precederla a lezione e poi si fermò, assumendo un’aria leggermente scocciata ma molto paziente.
- Black, sia io che te abbiamo lezione di Incantesimi, se non ricordo male…-
Lui si fermò a pochi passi dalla ragazza, in una posa rilassata che gli veniva del tutto naturale.
I capelli neri erano folti e lucenti, gli occhi grigi scintillanti e sovrastati da splendide sopracciglia dall’arco deciso.
Il naso era dritto e perfetto, così come perfetta e senza difetti era la sua pelle bianca; la bocca era un capolavoro da baciare e la mascella squadrata e volitiva.
Era bello da mozzare il fiato e Lily sentì quel desiderio di lui crescere, contorcerle le viscere e infiammarla ovunque: lo voleva, tutto per sé.
Aveva deciso che lui doveva essere il primo ragazzo della sua vita, voleva che lui si prendesse quella verginità che iniziava a pesarle come un macigno.
Era tutto deciso nella sua testa, voleva stare con lui ma, sopra ogni cosa, voleva che quel ragazzo stupendo perdesse la testa per lei.
Non voleva essere una delle tante, voleva essere LA ragazza del suo cuore.
- Lo so Evans. -
Il tono aveva un ché di sopportazione e Lily comprese improvvisamente che, recitando la parte del Prefetto perfetto, non avrebbe ottenuto nulla con lui.
Non se voleva andare al di là di una botta e via.
“Che stupida...lui e quegli altri buoni a nulla dei suoi amici sono dei ribelli...lui è uno sbruffone che detesta ogni sorta di vincolo, è ovvio che una persona ligia ai doveri e alle regole non possa interessargli…”
Quella specie di illuminazione le fece vorticare decine di pensieri nella testa.
- Non penso che il Professor Vitious avrà da ridire granché, se arriviamo qualche minuto in ritardo - Sirius sillabò le parole come se le stesse impartendo una lezione di vita - Ma aveva davvero bisogno di parlare con te per qualche minuto...lontano da orecchie indiscrete…-
Normalmente avrebbe assunto l’aria della donzella oltraggiata e offesa da una simile proposta, ma sapeva che non era il caso di atteggiarsi a super Prefetto.
- E’ così importante? - era davvero curiosa e lui annuì, molto serio in viso.
- Va bene…- spinse in fuori il labbro inferiore con aria da monella - Ma si, questo sole autunnale mi invoglia più di un’aula polverosa...in effetti…-
Si voltò verso di lui come se si sentisse imbarazzata e avesse detto più di quello che voleva.
Sirius parve colpito da quel fugace cambiamento e le si avvicinò di un passo :- Ok, allora troviamoci tra due minuti vicino al Platano Picchiatore…-
- D’accordo...ma è meglio che io mi presenti a lezione e poi trovi una scusa per assentarmi...potrebbero trovare strano che io e te spariamo insieme…-
Sirius aggrottò le sopracciglia, sinceramente stupito.
- Sono un Prefetto, ma anch’io ogni tanto cedo alla tentazione...non sono un Auror inflessibile…- si giustificò lei, arrossendo in modo del tutto naturale.
Andò tutto per il meglio: Lily si presentò in aula, scusandosi per il ritardo, e, dopo pochi minuti, si presentò pallida e sofferente davanti alla cattedra del Professor Vitious adducendo un malessere.
Alice e Mary la guardarono preoccupate, quindi rivolse alle ragazze un sorriso stentato ma rassicurante.
Anche Potter pareva in pensiero ma lei lo ignorò e uscì dall’aula, pian piano accelerò il passo e andò al suo appuntamento.


- E mi hai fatto saltare una lezione per questo?!-
Lily dovette raccogliere tutto il proprio autocontrollo per non insultarlo: sembrava che la bellezza fosse l’unica dote di quel ragazzo, dopotutto.
- Ti rendi conto che hai accusato Frank di qualcosa che non avrebbe mai fatto, mettendolo in cattiva luce davanti ad Alice? - Sirius teneva le mani in tasca ed era leggermente inclinato in avanti, verso di lei.
- Non lancio mai accuse a caso, ho visto quello che ho visto e tu, se non fossi stato troppo impegnato a ridere di Mary, forse avresti notato quello che ho notato io!-
Nonostante tutto lui si lasciò sfuggire un sorrisetto.
- Non volevo ridere di lei, ma devi ammettere che era molto divertente...andiamo, dei mutandoni bianchi sotto quella gonna sexy...Per Merlino, sembrava strizzata in un enorme colino per pozioni!-
Ciò che Sirius vide passare sul viso di Lily fu esattamente quello che lei volle che lui cogliesse: un principio di ilarità, prontamente nascosto dal senso di colpa.
Il ragazzo sorrise :- Andiamo, fattela una sana risata...non devi per forza essere legata a quella spilla che porti sul petto!-
“Bene...e sia, lasciamoci andare…tre, due, uno…”
La risata argentina di Lily riempì le orecchie di Sirius, il suo volto era deliziosamente disteso, la fossetta le comparve, ammorbidendole la guancia e donando fascino aggiunto al suo bel viso di fata.
Per un attimo, ne fu certa, Sirius rimase spiazzato e incantato, tanto che le andò dietro e risero insieme.
- Mi sento un mostro…- sospirò Lily poco dopo, lasciandosi cadere in mezzo all’erba, seduta con le gambe negligentemente raccolte al petto.
Il ragazzo scivolò accanto a lei e si distese, posando il capo sulle braccia reclinate all’indietro e chiudendo gli occhi.
- Ma no, sei solo umana...e mi fa piacere dirlo! Credimi, vista dal di fuori sembri quasi irreale, sempre così calma...beh, tranne quando ti arrabbi e difendi Mocciosus…- socchiuse un occhio e, anche in quel frangente, colse ciò che lei aveva preparato appositamente per lui.
Il bel profilo della ragazza era inquinato dalla tristezza mista a delusione.
Sirius si sollevò sui gomiti, osservandola attentamente :- Sai, me lo sono sempre chiesto...come potevi amare la compagnia di quella specie di pipistrello malnutrito? -
Lily sospirò “Cielo, pensavo ci provasse dopo due minuti...invece parla, parla...tutto quello che ho sentito di lui è falso? Perché mai fa il bravo ragazzo e mi rispetta?!”.
- Io sono...sai...Nata Babbana...lui sapeva molte cose di questo mondo…- si passò una mano sul volto - Diciamo che ha saputo come irretirmi...poi, ogni volta che cercavo di tagliare il nostro rapporto di amicizia, mi ricattava...con i sensi di colpa, implorandomi e poi...sai…- contrasse le spalle - Passava alle minacce, voleva raccontare falsità su di me…screditarmi...-
Si portò una mano sulla bocca, voltandosi verso Sirius con gli occhi verdi sgranati e le guance esangui :- Ti prego...ti prego...non avrei dovuto dirtelo…-
Sirius sembrava furioso e disgustato.
- Mi ha sempre fatto senso quel tipo! Ce lo chiedevamo tutti del perché insistessi a frequentarlo, James non si dava pace. Non mi piacciono i tipi che si approfittano delle donne!-
Le mise un braccio attorno alle spalle, senza pensarci troppo.
“Bene...e ora la stoccata finale…”
- Non dirlo a nessuno…- sussurrò Lily, piantando il suo sguardo smeraldo in quello di grigio di lui.
I loro nasi erano vicini e il seno della ragazza sfiorava delicatamente l’addome del ragazzo.
Allora la sentì...la sentì davvero, quella scossa che arrivò a Sirius e che lo colse del tutto di sorpresa.
Il giovane si scostò leggermente ma, lei lo percepì chiaramente, i suoi occhi, per un solo istante, corsero verso la scollatura della divisa.
Sirius si alzò in piedi di scatto, aiutandola a rialzarsi.
- Senti, l’importante è che tu e Mocciosus non vi frequentiate più…James farà i salti di gioia - le disse, con la voce più burbera - Ti prego solo di mettere una buona parola per Frank con Alice, lui è un tipo a posto...e chiedi scusa a Mary da parte nostra, lo farò anch’io, naturalmente…Ti prego, fammi questo favore, fallo per le tue amiche, farà piacere anche a loro, ne sono sicuro...- esitò un attimo, ancora turbato.
Lei gli rivolse un sorriso timido e gentile, si passò una mano tra i capelli ramati, esponendoli maggiormente alla luce del sole, che li colpì traendone la massima lucentezza e bellezza.
Inclinò leggermente la testa, guardandolo per un solo istante con tutta la dolcezza che seppe simulare :- Lo farò…- Sirius le sorrise apertamente - ...per te...solo per te…- e poi scappò via, lasciandolo pietrificato e del tutto soggiogato da lei.


Novembre 1976:

 

- Sir, ehi Sir!-
Sirius si riscosse dai suoi pensieri, rendendosi conto di avere il collo contratto e la fronte corrugata.
- Scusa, Jamie…- si appoggiò all’albero, intirizzito e con i piedi gelati.
- Ah, non chiamarmi Jamie, per Merlino, lo odio…- James sbuffò - Sei certo che passerà di qua?-
Sirius si limitò ad annuire.
- Di solito sono io quello che scatena queste cose...voglio dire, so che lo odii almeno quanto me ma io avevo un motivo in più per detestarlo, no? Il fatto che fosse sempre appresso alla Evans…- e la voce si affievolì.
Sirius strinse le labbra: il suo amico amava quella ragazza praticamente da sempre, di certo dal secondo anno.
Per lui esistevano solo Lily e il Quidditch, oltre ai Malandrini, ovvio.
- Mi da sui nervi quello sgorbio unto! - sbottò il ragazzo, rammentando il volto pieno di sofferenza di Lily, quando gli aveva accennato ai motivi che l’avevano legata a Snape.
- Ok Felpato, ma sai che sto cercando di mettermi in riga...siamo già al sesto anno, la Evans nemmeno mi guarda, nonostante abbia vinto più partite e coppe di chiunque altro...delle volte penso che possa già interessarle qualcun altro - e il volto afflitto del suo amico colpì Sirius come uno schiaffo.

 

“Lo farò...per te…solo per te...”

 

Lo aveva detto in quel modo particolare, con quegli occhi incredibili, con una dolcezza tutta per lui.
E il giorno dopo Alice aveva accettato le spiegazioni del suo amico di sempre, Frank, e Mary aveva accolto le scuse di tutti loro.
Di fatto Lily aveva agito come un angelo, riportando l’armonia e l’unione in seno ai Grifondoro.
Tutto merito suo, di quella creatura bellissima.
Le ragazze per Sirius erano un passatempo, lei, in particolare, non l’aveva mai nemmeno presa in considerazione. Certo, le aveva dato qualche occhiata perché era bella e su questo non ci pioveva.
Ma quel giorno, era come se avesse aperto davvero gli occhi ed era come se lei si fosse lasciata sfuggire qualcosa che custodiva da tempo.
Lanciò a James un’occhiata piena di sensi di colpa: voleva bene al suo amico, gli doveva molto...ma Lily…non faceva che pensarci, in tutti i modi, anche i più sconci.
Per fortuna Severus apparve all’orizzonte, era solo e stava con il suo lungo naso immerso nei suoi libri malridotti.
“Sei mio...ricattatore di fanciulle…” pensò Sirius, sentendo montare il furore.
Nel giro di pochi minuti Snape fu sistemato, ridotto davvero male e pronto per l’infermeria.
I due Malandrini si erano dileguarono prima dell’arrivo dei soccorsi.
- Cavolo amico, eri una furia! Ma cosa diavolo ti ha fatto Mocciosus?!-
Sirius non rispose ma la rabbia che sentiva ancora dentro di lui, alla sola idea di Snape che si approfittava di Lily, gli fece capire di essere nei guai.


Dicembre 1976:

 

Lily era molto nervosa in quel periodo prenatalizio, non c’era nulla di gioioso in lei, nessuna sensazione di bontà e gaudio.
Due mesi, due accidenti di mesi.
E niente, Sirius non l’aveva più cercata, non le si era avvicinato e non l’aveva nemmeno più guardata.
In compenso, si era fatto vedere in giro incollato a quella sgualdrina di Frances McAllister, una Tassorosso tutta tette e zero cervello.
Poi era passato a Carrie Swann, una Corvonero molto carina ma tremendamente noiosa.
Non poteva credere di aver fallito nei suoi intenti, eppure quella scossa, quella corrente, l’aveva sentita perfettamente.
Del resto era stata lei a crearla.
Alla fine prese una decisione: non sarebbe ritornata a casa per Natale.
Aveva saputo con certezza che Sirius sarebbe rimasto a scuola, mentre James doveva partire con i suoi per un viaggio. Quasi tutti gli altri Grifondoro avrebbero raggiunto le loro famiglie e, quindi, era un’occasione d’oro, da non perdere.
L’unico motivo per il quale non era soddisfatta di non rientrare a casa era che Petunia sarebbe stata più che felice di non averla attorno.
Ma anche infastidire  quell’orrido manico di scopa di sua sorella passava in secondo piano, davanti a Sirius Black.
Finalmente le settimane passarono e giunsero le vacanze, Alice e Mary si dissero dispiaciute di non saperla a casa, ma lei le abbracciò, rassicurandole che sarebbe stata benissimo.
I primi due giorni Sirius non si fece vedere, era sfuggente e la cosa cominciò a darle sui nervi.
La cena per i pochi rimasti fu un vero banchetto, lei e Sirius erano praticamente gli unici al tavolo dei Grifondoro, se non si contavano due ragazzini del secondo anno che la guardavano da lontano come se fosse una Dea.
Lily fece in modo che Sirius notasse il suo volto pallido, le spalle curve e il modo in cui piluccava il cibo.
Tutto da lei trasudava tristezza e malinconia e, come previsto, Black ne fu colpito.
“Non ti sono indifferente, allora…” ma certo, come aveva potuto dubitarne?
Una volta terminata la cena, mentre la ragazza stava per uscire dalla Sala Grande, lui la fermò :- Auguri Evans…- le mormorò, guardandola negli occhi.
- Non rientri in Sala Comune?- gli chiese, piccata, riuscendo a dissimulare con naturalezza anche quel sentimento: sembrava solo terribilmente addolorata - Allora auguri anche a te…-
Vide la sua mascella contrarsi.
- Rientro più tardi, faccio quattro chiacchiere con i ragazzi di Tassorosso…- si strinse nelle spalle e la lasciò là.
“Sei un osso duro, ma io non mi faccio mettere sotto da nessuno, Black dei miei stivali!”
Inviperita, ritornò alla torre dei Grifondoro a passo di carica, poi, una volta rientrata, salì al dormitorio delle ragazze ed estrasse il suo baule.
Tirò fuori un vecchio paio di shorts babbani e una maglietta ormai troppo piccola, andò a farsi una doccia e poi si infilò quegli abiti succinti che lasciavano ben poco all’immaginazione.
“Ti piacciono le ragazze che indossano abiti babbani? Vediamo se hai mai visto dei vestiti così...e una babbana come la sottoscritta!”
Scese nella sala comune a piedi nudi e si sdraiò su un divanetto, sparpagliando artisticamente i capelli sul cuscino, sollevò un braccio a coprirsi gli occhi e rimase così, in attesa.


Sirius procrastinò il suo rientro al dormitorio il più a lungo possibile, dormire a pochi passi da lei, sapendo che erano praticamente da soli sotto lo stesso tetto, era un tormento.
Non capiva nemmeno lui come ci fosse rimasto invischiato, ma era come se avesse finalmente aperto gli occhi e compreso il perché James la amava alla follia e non voleva che lei.
“Se capisce che mi interessa proprio la sua adorata Evans, mi ammazza…”
Non era da Sirius essere così in difficoltà: lui impazziva per le ragazze formose, tette grandi, enormi, possibilmente.
“Mentre lei non ha di certo un seno prosperoso...ma solo una stupenda perfetta, soda ed eccitante terza…”
Non poteva crederci, lei era là, in mezzo alla sala, stava dormendo con addosso...il nulla, o quasi.
Mini shorts che lasciavano libere le gambe perfette e, chiuse gli occhi sentendosi perso, una consunta t-shirt che accarezzava, avvolgeva e a malapena copriva un seno sublime.
Il Demone del sesso, che viveva potente in lui, si destò di colpo, fiutando l’aria.
Sirius capì di essere perso quando la ragazza si svegliò di colpo dal suo sonno e si alzò in piedi di scatto, con quel suo corpo stupendo, il viso adorabile arrossato dal calore del caminetto e i capelli leggermente scarmigliati.
- Sirius! - esclamò la fanciulla, con tanta dolcezza ed emozione.
A James ci avrebbe pensato più tardi.
Un secondo dopo la stava divorando di baci, spingendola sul divano e facendole capire quanto l’apprezzasse e la desiderasse.


Lily avrebbe voluto ridere vittoriosa, strappare i vestiti a Sirius e accertarsi che lui fosse bello di sotto così come lo era sopra ma, visto e considerato che aveva un’apparenza da mantenere, dovette contenersi.
Non era un gran conquista andare a letto con uno che aveva fama di riuscire a far sesso anche con le pietre, non era solo questo che lei voleva: Lily lo voleva ai suoi piedi, pazzo di lei, indifferente a tutte le altre.
Rispose ai baci con passione, si lasciò accarezzare e restituì le carezze.
- Se vuoi mi fermo…- ansimò il ragazzo - So che per te è la prima volta, se vuoi…-
- N-no...se è con te va bene...avevo paura che mi odiassi…- le lacrime comparvero tra le sue ciglia al momento giusto.
- No, non credo ci sia una persona al mondo che possa odiarti...Lily…- la sua voce era appassionata e il suo corpo caldo.
- Allora non ho paura…- sussurrò la ragazza.
“E vediamo di farla finita…”
Cercando di contenere la frenesia gli slacciò i pantaloni, denudandolo e ammirandolo poi, mordendosi le labbra per non lasciarsi sfuggire delle vere e proprie porcherie, si lasciò accarezzare.
Era indubbiamente entusiasmante fare sesso con un ragazzo bello come una statua.
Lui sembrava impazzito, la ricopriva di baci e poi, con tanta devozione, la deflorò.
Lily non sentì alcun male, come se il suo corpo fosse fatto per l’amplesso, per quel genere di azioni così animalesche, ma non stava bene essere così, lei era un fiore candido e bellissimo, bianca e pura come la più pura delle creature.
Quindi gemette di dolore, come si conveniva ad un angelo che dona la propria purezza; si irrigidì e si contrasse, lasciando che lui la coccolasse per farla rilassare, e poi pianse, dolcemente e silenziosamente, come la più cara delle ragazze, emozionata e confusa dopo aver perso la propria verginità con il ragazzo amato.
Sirius sentì di non aver mai provato nulla del genere, di non aver mai avuto un onore più grande, un amore così profondo per nessuno.
Semplicemente amava quella ragazza meravigliosa.
- Ti amo…ti adoro...- le sussurrò, subito dopo aver raggiunto l’apice del piacere dentro di lei.
Lily dovette stringere le labbra e nascondere il volto nella spalla del ragazzo, per non scoppiare in una risata trionfante.
Ma certo, ovvio, lui l’amava. Poteva essere altrimenti?
- Anch’io…- gli rispose, sollevando il viso dove non c’era più traccia di trionfo o ilarità, ma solo un’emozione incontenibile.
Quell’emozione che la gente chiamava amore e che per lei era solo vittoria.


Aprile 1977:


Lily picchiettava sul tavolo della biblioteca con le dita sottili: stava aspettando Sirius, si erano dati appuntamento là, subito dopo cena,  per non dare nell’occhio.
Erano stati mesi interessanti, essere amata da Sirius equivaleva a tanta passione e anche un discreto divertimento, l’unica cosa che lei non gradiva era la clandestinità.
Avrebbe voluto esibire la devozione del mitico Black per lei, anche per divertirsi alle spalle di Severus: “Indovina, Mocciosus, tra un brutto rospo viscido e un bellissimo cigno nero...chi potevo scegliere, eh?”
Se c’era una cosa che non sopportava, tuttavia, erano le lagne e, accidenti, Sirius diventava lagnoso quando si contorceva dai sensi di colpa nei confronti del suo amichetto Potter.
Lily sapeva che il capitano del Quidditch aveva una cotta per lei ma, onestamente, non lo aveva mai preso in considerazione: troppo basso, troppo spettinato, troppo ordinario.
A lei, che sapesse governare una scopa, non importava nulla.
Così eccola qui, mentre aspettava che il suo amante trovasse una scusa per raggiungerla; onestamente era stata tentata, più e più volte, di lasciar scoppiare la bomba del loro rapporto e goderne gli effetti devastanti, ma il sesso con Sirius era troppo gradevole per rischiare una rottura prematura.
Sfogliò con stizza un vecchio volume che parlava dei cimeli più famosi del mondo magico e, ad un certo punto, da una delle pagine, scivolò fuori una vecchia foto ingiallita.
Lily la guardò con fare annoiato e, subito dopo, si immobilizzò e le spalle si contrassero.
Era una foto scattata in uno dei corridoi di Hogwarts, uno di quelli che portavano ai sotterranei. Il soggetto era un ragazzo che, all’epoca in cui era stato effettuato lo scatto, non poteva avere più di sedici anni; non poteva capire quanto fosse alto, perché era una foto a mezzo busto, ma di certo aveva spalle ampie e un torace proporzionato.
Ma quello che folgorò Lily, oltre a un viso così perfetto che nemmeno Sirius riusciva ad eguagliare, fu l’espressione del giovane: nella foto animata, egli si voltava verso l’obiettivo e poi accennava ad un sorriso timido e umile, leggermente imbarazzato.
Per la ragazza fu come guardarsi in uno specchio, come vedere qualcosa che lei conosceva da sempre: un attimo prima di assumere quell’espressione così per bene, un millesimo di secondo prima di aprirsi in quel sorriso così compìto, gli occhi del ragazzo brillavano di gelo e si capiva che stava calcolando al millimetro l’inclinazione della testa, l’apertura delle labbra, lo sgranare degli occhi.
Lily incrociò quello sguardo immortalato per sempre dalla pellicola e qualcosa si mosse dentro di lei.
Aveva trovato un proprio pari, un suo eguale.
Un attimo dopo si ritrovò cinta alle spalle dalle braccia di Sirius, forti e protettive.
La ragazza represse la voglia di insultarlo per averla strappata a quella sorta di estasi e si voltò, ricambiando l’abbraccio e, da sopra la spalla di lui, osservò la foto e la breve dedica che vi era stata apposta dietro: “ Al caro Tom, il più splendido dei ragazzi, con ammirazione e affetto H.L.”.
Sirius la stava baciando appassionatamente sul collo, lei lo lasciò fare e finse di sospirare ma era persa nei propri pensieri: non aveva voglia né tempo per Sirius Black, non più.
Era ora di liberarsi anche di lui, doveva  scoprire chi era questo Tom e poi doveva assolutamente incontrarlo.





note: sempre più adorabile, vero? Al prossimo capitolo: Lily vs James!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Lily vs James ***


 

Lily vs James

 
 

Luglio 1977:

 
 

Lily sbuffò, cercando di scollarsi l’abito leggero dalla pelle diafana e sudata.
L’estate era insopportabilmente calda e umida e, non poteva che prenderne atto, terribilmente noiosa, almeno fino a quel momento.

 

Gli ultimi mesi, a scuola, erano stati impegnati e tediosi oltre ogni dire. Aveva continuato a frequentare Sirius, traendo dai loro incontri il massimo piacere possibile ma, in realtà, la sua mente era stata del tutto occupata a pensare a Tom, il misterioso studente che l’aveva stregata attraverso una sola, singola, foto.
A dire il vero, il mistero dell’identità di quello splendido sconosciuto era stato svelato in poco più di due settimane.
Quando era riuscita a rimanere da sola, aveva preso a studiare quella fotografia con attenzione, carpendone ogni dettaglio e quindi aveva compreso che lui era un serpeverde, all’epoca dello scatto era un Prefetto e che, a giudicare dal modello di divisa che indossava, doveva essere stato studente a Hogwarts prima o durante il secondo conflitto mondiale.
Poi, con Silente divenuto preside, erano state fatte delle sostanziali modifiche, rendendo le divise delle quattro case perfettamente identiche.
Non ci aveva messo molto nemmeno per capire chi aveva immortalato il ragazzo sulla pellicola e gli avesse poi fatto una dedica.

 

Al caro Tom, il più splendido dei ragazzi, con ammirazione e affetto H.L.”

 

Il modo di esprimersi, la scelta del soggetto e le iniziali erano state sufficienti a Lily per risalire a Horace Lumacorno.

 

“Vecchio idiota, leccaculo viscido…”

 

Anche se non era della sua casa la ragazza era la sua allieva prediletta e, con un certo cinismo, aveva la sensazione che il buon professore avrebbe voluto ben altro che un pesce in una palla da lei.
Lily reggeva ai suoi complimenti e ai suoi atteggiamenti confidenziali solo ed esclusivamente perché le era assai utile, la privilegiava in tutto e aveva la tendenza a parlarle di tutto, anche di cose molto private e segrete.
Così, dopo aver appurato ciò e colto quegli indizi, aveva deciso di sfruttare la debolezza di quel vecchio inutile a proprio vantaggio, una volta di più.
- Professore…-
Lo aveva chiamato un giorno, con la voce più dolce e gentile che sapesse riprodurre.

Lui si era subito voltato, accarezzandola con lo sguardo, sciogliendosi alla vista di lei, splendida in una giornata di tarda primavera.
- Mia cara…- le aveva teso la mano, sorridendole come se fosse una visione celestiale.

 

“Quanto ti piacerebbe portarmi a letto, eh, stupido porco…”

 

- Mi scusi se la disturbo, ma avrei tanto bisogno di un favore.-
L’aveva invitata a sederglisi accanto e Lily aveva continuato a sorridergli come se fosse la persona più cara che avesse al mondo.
- Per te qualunque cosa…-
- Sto facendo una ricerca sugli alunni che, negli anni, hanno reso Hogwarts la scuola celebre che è. Mi piacerebbe poter capire, attraverso questo studio, quale possa essere la mia strada, una volta terminati gli studi.-
Lui aveva annuito, molto colpito, e aveva posato una mano sulla sua.
Poi aveva preso a snocciolare una sfilza di nomi, Serpeverde e non solo, studenti a cui aveva insegnato ma anche nomi storici assai famosi.
Tutti, li aveva elencati tutti senza esclusione, tranne uno.
Il solo che lei volesse udire da quelle labbra bavose e ributtanti.
- Incredibile, lei è davvero eccezionale! Ha una memoria invidiabile! - lo aveva interrotto, lusingandolo con uno sguardo così sinceramente ammirato che il professore aveva gonfiato il petto con orgoglio.
- Ma no, una sciocchezza, davvero…-
- Sono impressionata, invece.- aveva sbattuto gli occhi ammaliandolo del tutto - Eppure, mi sembra manchi un nome…- aveva finto di consultare la lista - Un Serpeverde che ha studiato qui a cavallo tra gli anni trenta e quaranta...il problema è che me lo ha detto lo scorso anno il prefetto Parkinson, che ora ha terminato gli studi, ma non ricordo il nome completo, so solo che si chiamava Tom…- aveva visto chiaramente un irrigidimento in Lumacorno, ma aveva finto di non notarlo -Non lo vedo qui nella lista...forse Parkinson mi ha solo preso in giro, sa, parlavamo degli studenti che hanno portato lustro alle nostre rispettive case…-
Si era stretta nelle spalle con aria dispiaciuta.
- Si, beh, tutti quelli che hanno un certo peso sono lì, in quella lista!-
Il tono era duro e distante, gli occhi gelidi, le labbra serrate.
Lily aveva sentito la curiosità esploderle dentro, una brama di conoscenza che non aveva mai avvertito prima.
Chiunque fosse quel Tom, Horace Lumacorno ne temeva persino la memoria.

 

“Come faccio a farlo parlare, questo ridicolo grassone…”

 

Si era portata una mano alla bocca, sgranando gli occhi verdi.
- Professore...ho detto qualcosa che l’ha indisposta? Mi scusi, non volevo disturbarla...non intendevo offendere Parkinson, so che è stato un ottimo prefetto per Serpeverde, mi creda, non volevo intendere più di quello che ho detto! Io e lui siamo sempre andati d’accordo e abbiamo sempre scherzato sulla rivalità tra le nostre case…-
Lumacorno aveva rilassato le spalle, combattuto interiormente tra la voglia di rassicurarla e quella di mettere fine a quel dialogo.
- Mia cara, nulla di ciò che tu possa dire o fare mi indisporrà mai.- si era schiarito la voce - Si, hai ragione, manca il nome di uno studente ma devi capire, mia cara, che non tutti gli studenti brillanti poi diventano uomini meritevoli. Quel Tom di cui parli fu persino insignito del premio per i Servigi resi alla scuola e, tuttavia, una volta lasciata Hogwarts, non ha combinato nulla di buono.-
Le aveva sorriso debolmente, il volto madido di sudore.
- Non va bene per la tua ricerca, per questo non l’ho nominato...dimenticati di lui, ragazza mia, hai materiale a sufficienza per il tuo studio.-
Aveva chiuso il discorso e l’aveva congedata con una scusa e, a quel punto, la curiosità di Lily era insanabile.
Una volta lasciato quell’idiota, era scappata nella zone delle bacheche della scuola e aveva setacciato tutti i premi e, nascosto dietro agli altri, impolverato e ossidato, c’era quello che cercava: “Premio per Servigi resi alla Scuola a Tom O. Riddle, Giugno 1941”.
Era firmato dal preside e dal Ministro dell’epoca e Lily aveva letto e riletto quel nome, incidendolo nella propria mente, assaporandolo a fior di labbra: Tom Riddle, l’unico uomo che sentiva essere un suo pari.
Doveva incontrarlo.

Nei giorni seguenti avrebbe voluto capire come mai Lumacorno ne aveva un così grande timore, ma aveva compreso che parlare ancora con il professore non avrebbe portato a nulla.
Una sera, dopo che lei e Sirius avevano fatto del sesso molto appagante, in una torre isolata e rischiando di essere sorpresi da Gazza, lei aveva cominciato a chiacchierare tanto per riempire il tempo atto a congedare il ragazzo.
Alla fine, obbedendo alla voglia di nominare Tom, aveva buttato là il suo nome, asserendo di aver visto per caso la targa con il premio a lui dedicato e chiedendosi quali servigi avesse mai reso alla scuola quel giovane.
Con sua somma sorpresa aveva sentito Sirius irrigidirsi e lanciarle uno sguardo stupito.
- Come...non lo sai? - si era raddrizzato, staccandosi da lei per guardarla bene in volto - Mi stupisce che quella targa sia ancora la...Tom Riddle è il nome di ‘Tu - sai - chi...sai’, Voldemort...quello era il suo nome prima che decidesse di cambiarlo e assegnarsene uno nuovo!-
Era stato come ricevere una scossa interiore.
- V-Voldemort..?-
Sirius le aveva sorriso, baciandola sulle labbra.
- Non essere così sconvolta, quel pazzo è stato giovane, un comune studente come tutti, prima di diventare un pericoloso mago oscuro! -
Il ragazzo che occupava i suoi pensieri, che sentiva così simile a sé, che l’aveva letteralmente soggiogata da una vecchia foto, era l’uomo più potente, il mago oscuro più temibile del mondo.
 

“Comune studente un corno! C’era già la grandezza in lui!”

 

Era un essere speciale, ecco perché l’aveva sentito come un proprio uguale.
Una scarica di eccitazione le era risalita e, senza riuscire a controllarsi, aveva assalito le labbra di Sirius, si era spinta addosso a lui, cercando sollievo e appagamento.
Il giovane era rimasto spiazzato ma poi, con un gemito eccitato, l’aveva presa in braccio, divorandole la bocca, assaporandola con la lingua.
Lily, per una volta, non si era curata di sembrare casta e pudica, pur contenendo la libido, si era lasciata andare  alla passione.
Gli aveva aperto i pantaloni, lo aveva accarezzato, chiudendo gli occhi e fingendo che fosse Tom Riddle a gemere di piacere.
Si era scostata le mutandine e, sedendosi a cavalcioni su di lui, aveva accolto il membro di Sirius dentro di sé, muovendosi rapidamente, su e giù, ansimando e mordendosi le labbra per non gridare il nome di Voldemort, per non urlare :”Prendimi, prendimi, sono tua...Tom! Lord Voldemort, mio signore, possiedimi in ogni fibra….rubami l’anima!”.
Alla fine, aveva raggiunto l’orgasmo con un grido vittorioso, illudendosi che quella perfetta unione fosse con l’uomo che ormai faceva parte del proprio essere e non con un insignificante, seppur  bellissimo, studente privo di doti particolari.
Sirius era rimasto folgorato da quell’amplesso e, stringendola forte, le aveva sussurrato : “Ti amo, l’idea di separarmi da te mi uccide...forse è giunto il momento di affrontare James e rendere pubblico il nostro amore…”
Lily si era ridestata da quella specie di estasi e si era messa in allarme: non aveva alcuna intenzione di rendere pubblico un bel niente, non ora che aveva deciso di lasciare Sirius e comprendere come raggiungere l’unico uomo che fosse degno di lei, l’unico essere umano che avesse un senso ai suoi occhi: Lord Voldemort.

 
 
 

Un lieve bacio sul collo la fece riemergere dalle acque tormentate dei suoi pensieri.
Sopportò con pazienza, fingendo di gradire.
Sirius le aveva chiesto di potersi incontrare, anche in mezzo ai babbani, perché la lontananza era una tortura per lui e l’idea di aspettare fino a settembre lo distruggeva.
Così Lily aveva preso due autobus e gli aveva proposto di incontrarsi a metà strada, lontano da occhi indiscreti.
Era riuscita a farlo desistere, per il momento, dal rivelare tutto a James e a rendere pubblica la loro storia e, francamente, non vedeva l’ora di darci un taglio, il punto focale era: come liberarsi di lui senza sporcare la propria immagine?
Lily poteva sopportare tutto ma non di venire giudicata male o di perdere la propria fama di ragazza splendida, dentro e fuori.
Non le importava nulla delle persone ma del loro giudizio si, eccome.
Essere immacolata, come il candido giglio di cui portava il nome con tanta grazia, era qualcosa che l’aveva sempre affascinata: riuscire a ingannare tutti senza perdersi il divertimento della vita.
- Sei ancora più bella di quello che ricordavo e sono passate solo tre settimane da che ci siamo separati…- le sussurrò Sirius, sfiorandole la spalla con le labbra.
Lei si voltò, offrendogli le labbra distese in un sorriso.
Poi presero a camminare mano nella mano e, le occhiate piene di ammirazione e di invidia che suscitavano al loro passaggio, le restituirono il buon umore.
Sirius era un bellissimo oggetto da esibire agli occhi del mondo.
- Sei molto a tuo agio in questa fiera babbana! - gli disse, notando il modo disinvolto con cui si muoveva il ragazzo.
- Di certo più a mio agio qui che in mezzo alla mia famiglia dal sangue puro…-

 

“Che lagna: la mia famiglia è tanto cattiva, sono brutti e malvagi! Idiota! cresci tu in una squallida periferia babbana in mezzo a delle scimmie senza una sola scintilla di magia!”

 

Gli accarezzò il braccio con comprensione porgendogli le labbra per un bacio.
Ma, mentre lui si chinava su di lei, lo sguardo di Lily fu attratto da una tenda viola con grandi stelle gialle.
Si voltò di scatto e il bacio di Sirius si perse tra i suoi capelli.
- Hei!-
La rimproverò bonariamente.
Ma Lily lo sentì appena, gli occhi verdi puntati su quella stoffa vivace, sulla scritta luminosa, sulla sensazione di deja vù che la colse con prepotenza.
- Voglio andare dalla chiromante!- buttò là, un po’ troppo bruscamente.
- Cosa?! -
Sirius rise di cuore :- Ma non ti basta Divinazione? Poi lo sanno tutti che i babbani non sono capaci!-
Lily lo fulminò con lo sguardo, facendogli morire un’altra risata sulle labbra.
- Non esiste solo la magia, ci si può affidare ai pianeti e alla lettura dei segni, all’intuito...io vado, tu aspettami qui…-
Sirius la fissò sparire incredulo.
Sbuffò irritato: non era così che aveva immaginato di passare il tempo con la sua ragazza.

 
 

Lily entrò nella tenda senza esitare, con passo sicuro e il cuore in tumulto: era da anni che aspettava quel momento.
Lo stesso identico odore di otto anni prima le solleticò le narici, la stessa atmosfera fumosa e la sensazione di squallore.
- Accomodati...-
La voce la fece sussultare e, con un moto di rabbia ed esultanza insieme, riconobbe anche quella.
Si sedette davanti al tavolino rotondo dove troneggiava una palla di cristallo.
- Bene, a quanto pare ci si rivede…-
Proprio malgrado Lily sussultò: la veggente l’aveva già riconosciuta.
- Bene, a quanto pare ti ricordi perfettamente di me…- le sibilò, fissandola con gli occhi verdi che lampeggiavano di cattiveria - Quindi ti ricorderai anche quello che mi hai detto la prima volta che ci siamo incontrate.-
La donna sorrise, fissandola con uno sguardo ingiallito dall’alcool; la pelle mostrava segni di cedimento, il viso aveva un colorito malsano.
- Naturalmente e, non solo, ti ho osservata per tutto questo tempo. Hai seguito esattamente la strada che ti è più congeniale, non hai deviato il tuo percorso nemmeno di un passo.-
-  Certo che no, la mia vita è un successo: sono popolare, abile, amata. Secondo quello che mi avevi detto, avrei distrutto me e le persone che mi stanno accanto! Come vedi hai sbagliato su tutta la linea!-
La donna non perse il suo sorriso.
- Un successo? Allora perché io so che il tuo è un sonno agitato e inquieto? Io so cosa ti turba e, te lo posso garantire, il tuo più grande desiderio non è realizzabile.-
Lily sentì una vampata di odio risalire dallo stomaco, insieme a una cosa che non provava mai: paura.
- Avanti, dimmi cos’è che, secondo te, non è realizzabile per una persona come me!-
La donna scosse la testa con un sorriso malvagio sul viso sciupato.
- Non lo raggiungerai mai, non lo incontrerai mai, non sarai mai sua eguale…-
Lily ansimò, atterrita da quelle parole.
- Non potrai mai incontrarlo come amico…- proseguì la donna, con un tono di voce mistico e inesorabile - Ma solo ed esclusivamente come nemica!-
- Tu menti!- la voce della ragazza era irriconoscibile.
- Lo sai che non è così, sei tu che menti a te stessa. Ecco perché non riesci più a riposare serena: lui è il tuo più grande desiderio ma sai che il tuo sangue è un ostacolo insormontabile. - le sorrise, felice di annientarla - Lui disprezza quelli come te.-
- Bugiarda! Stai zitta!- Lily scattò in piedi, i pugni stretti, il volto livido.
- Se vuoi incontrarlo, se vuoi sfiorarlo, se vuoi entrare nella sua vita devi diventare una sua grande nemica!-
La ragazza si rimise a sedere lentamente, senza staccare i suoi occhi verdi dal viso della donna.
- Spiegami.-
- Finché resterai quella che sei sarai solo un puntino in mezzo a un mare di esseri identici. Ciò che devi fare è elevarti, spiccare nella massa di coloro che lo ostacolano, diventare unica e speciale. -
La veggente si sporse verso di lei attraverso il tavolino rotondo.
- Devi unirti al più puro dei combattenti, al sangue più nobile, ad una casata senza macchia. Sposa un uomo che sia limpido come l’acqua, forte e integerrimo. Lava il tuo sangue con il suo e allora, credimi, il tuo destino si intreccerà a colui che desideri con tutta l’anima.-
Lily sorrise incredula, scuotendo le spalle.
- Sto già con un uomo del genere: è il più bello tra i belli, il suo sangue è purissimo e nobile!-
La donna fece una smorfia.
- Niente affatto! Il sangue della sua famiglia è intaccato, lui ha tradito quel sangue e rinnegato la purezza! Ciò di cui hai bisogno è la limpidezza totale di chi discende da Godric ‘il saggio e puro’, di chi è sempre rimasto incontaminato e fiero senza macchia alcuna!-
- E dove diamine lo trovo uno così?!-
La voce di Lily si alzò in modo pericoloso, carica di frustrazione.
- E’ vicinissimo, credimi…- la veggente si alzò - Sono certa che troverai la strada. Ora va, la tua vicinanza mi stanca, lasciami i soldi e sparisci...io e te non ci incontreremo più!-
- Se ciò che voglio non si realizzerà - sussurrò Lily, alzandosi e gettando delle monete sul tavolo - Sarò io a trovarti e, credimi, per te non sarà un bel momento!-
Si lasciarono così: una ghignante e l’altra furiosa.

 
 

Ottobre 1977:

 

Alice parlava, parlava.
Lily si chiese cosa avesse fatto di male per meritarsi un’amica così noiosa.

 

“Non basta Sirius, che piagnucola perché non ha il coraggio di parlare con il suo amico idiota, pure Alice...ma chi li sopporta…”

 

Si massaggiò le tempie con le dita.
- Oh, scusa Lily! -
La sua amica dal viso rotondo la fissò con affetto.
- Ti sto annoiando, vero?  A te il Quidditch non piace, no?-
- Ehm, non molto ma non mi dai fastidio, solo che ho un mal di testa assurdo! - finse splendidamente, come sempre.
Alice la guardò ancora un attimo e poi si schiarì la voce.
- Ascolta Lily, dovrei parlare con te un attimo.- sembrava indecisa ma poi si fece coraggio - A te non interessa James Potter, vero?-
Ci mancò un niente che la mandasse a quel paese, lei e le sue guance paffute tinte di rosa.
- No, lo sai che lo trovo piuttosto fastidioso…- cercò di controllare la voce.
Alice sembrò rianimarsi di colpo.
- Bene! Cioè, mi dispiace per lui, lo sai che ti adora praticamente da sempre, ma se a te non interessa allora forse ho una possibilità…- rise coprendosi gli occhi con le mani.
L’interesse di Lily si ridestò di colpo.
- Ti piace Potter??-
- Sh...non urlare! - Alice si agitò - Diciamo che lo trovo carino, simpatico ed è un portento come cercatore...si, mi piace…-
Proprio in quel momento James Potter passò di là vestito con la divisa dei Grifondoro, la sua scopa lucente al seguito.
Le vide e le salutò gentilmente e, quando i suoi occhi si posarono su Lily, si accesero di una tale passione, ammirazione, devozione assolute che la ragazza fu come folgorata.
Sapeva che lui le andava dietro ma non aveva capito fino in fondo a che punto il ragazzo fosse infatuato di lei.
No, non era infatuazione, era amore puro e semplice.
Le parole della veggente si fecero largo dentro di lei: sangue puro e nobile, rettitudine assoluta, discendenza da Godric Grifondoro...lui se ne vantava sempre.
Scattò in piedi, lasciando Alice di stucco.
- Scusa, mi sono ricordata di una ricerca che devo fare per Lumacorno...ci vediamo a pranzo, Alice?-
L’amica le sorrise e la congedò senza problemi.
E Lily corse fuori dalla sala comune, corse a rapide falcate lungo il corridoio, corse incontro al suo destino.

 

Dicembre 1977:

 

Sirius aveva il volto pallido e tirato e la guardava con gli occhi colmi di sofferenza.
- Hai ragione…- le disse, passandosi una mano tra i capelli neri - Lo so...ma non riesco a superare questa cosa, lo so, è colpa mia! Ma James è come un fratello per me, non ce l’ho fatta a dirgli di noi, lui ti ama disperatamente da anni!-
Lily si coprì il viso con le mani: aveva paura di scoppiare a ridergli in faccia.

 

“Cielo, ma gli uomini sono tutti così idioti? Si trasformano in gelatine! Severus, che fa il grande Mangiamorte, ogni volta che mi vede si ammoscia come un sacco vuoto! Sirius, bello e fiero, è sull’orlo delle lacrime...non sono questi i maschi che mi interessano!”

 

- Avrebbe dovuto essere il nostro anniversario ma…- sussurrò, simulando il pianto tra le dita - Ormai sono mesi che sento in te la disperazione, io credo che tu non mi ami abbastanza e io così non reggo più...sento che i nostri sentimenti non sono più quelli di prima, che sono cambiati. Meglio finirla qui prima che distruggiamo anche l’affetto che ci lega!-
Sirius sembrava disperato ma Lily non gli diede il tempo di pensare, si voltò e gli mormorò :- Addio!- dandosela a gambe levate prima che lui decidesse che la sua donna valeva più del suo amichetto.

 

“Idiota, immaturo!”

 

La loro storia finì così, dopo un anno d’amore, per lui, e di sesso, per lei.

 
 

Febbraio 1978:

 

In seguito, e dopo un tempo ritenuto ragionevole, Lily aveva cominciato a mutare il proprio atteggiamento nei confronti di James.
In realtà, aveva iniziato subito dopo aver parlato con Alice, il giorno stesso in cui aveva compreso che, forse, era lui l’uomo-trampolino da usare per raggiungere il Signore Oscuro.
Gli era corsa dietro, bloccandolo in mezzo al corridoio.
- Potter! Scusa, Potter!-
Lui si era fermato e l’aveva guardata con gli occhi spalancati e increduli.
- Evans!-
La sua voce era così emozionata e il viso così pieno di gioia che lei era stata tentata di dirgli : “Senti, sei troppo basso, spettinato e insignificante per me, quindi fattene una ragione e smettila di sfiorarmi anche solo con il pensiero, chiaro? Ah si, mi faccio scopare dal tuo migliore amico da mesi, sai? ”.
Sarebbe stato meraviglioso vederlo sgretolarsi sotto i colpi di quelle parole.
- Scusa se ti disturbo, in realtà ho bisogno di chiederti una cosa...ed è una cosa delicata…- aveva abbassato la voce, fingendo di essere indecisa.
- Dimmi, se posso aiutarti…-
James era soggiogato e rapito dalla possibilità di scambiare più di due parole con lei.
- Ti prego solo di non dire a nessuno quello che sto per rivelarti…- lui le aveva fatto un cenno di assenso e Lily aveva proseguito- C’è una mia amica che è molto interessata a te, saresti disposto a concederle un appuntamento?-
James si era ingobbito.
- Ehm...io sono libero ma, a dire il vero, c’è già una ragazza che mi interessa e non è l’amica di cui parli, chiunque ella sia…-
Lily aveva sospirato.
- E’ Alice…sei sicuro che non ci sia speranza?-
James si era raddrizzato, con il volto allarmato.
- Cosa?? No, no...voglio bene ad Alice, ma non posso fare questo a Frank!-

 

“Frank Paciock?? Ah, beh! Bella coppia di sfigati...in effetti sarebbero perfetti insieme, chissà che bei figli...bleah!”

 

- Lui la ama da quando sono bambini, non potrei nemmeno se volessi...e non voglio...senti…- aveva proseguito James e poi aveva esitato -...Evans, te lo dico ora, perché non so se mi darai mai più l’occasione: la persona che mi interessa sei tu!-
Lily aveva finto di restare scioccata e aveva indietreggiato, coprendosi il volto con le mani.
James aveva parlato con urgenza.
- E’ un secolo che volevo dirtelo e voglio anche scusarmi per quanto accaduto con Moccio...Snape...cioè, lui è un pessimo soggetto ma non avrei dovuto metterti nella condizione di doverlo difendere...perdonami se puoi e riflettici! Non mi interessa nessun’altra ragazza, se sei disposta a darmi una chance saprò farti ricredere su di me!-
Era appassionato e le parlava con il cuore in mano.
- I-io...n-non pensavo...non speravo…- aveva balbettato ad arte e poi era fuggita via, lasciandolo scosso e speranzoso.

 

Dopo la rottura con Sirius, che aveva pianificato a tavolino, sferrando colpo su colpo, Lily aveva simulato una sorta di depressione e abbassato la guardia con James, così, i due ragazzi, avevano iniziato a parlare e a rompere il ghiaccio e, sotto gli occhi di tutti, avevano intrapreso un rapporto di amicizia.
Erano i più popolari della scuola, erano ammirati e, finalmente, sembravano andare d’accordo.
Due perfetti attori su un palcoscenico che non lasciava spazio a nessun altro, con buona pace dei cuori spezzati e spettatori di Sirius, Alice e Severus.
Il primo ingoiò il proprio dolore per amore delle due persone più importanti della sua vita, del resto era solo colpa sua se aveva perso l’amore di Lily.
La seconda comprese che era nato tutto per caso, tra la sua migliore amica e il ragazzo dei suoi sogni, non recriminò nulla e ritrovò il sorriso tra le braccia di Frank.
L’ultimo si rotolò nel dolore e nel rimpianto, condendo il tutto con l’incredulità e un profondo senso di ingiustizia e frustrazione: perché, tra tutti, proprio James Potter??!

 

Finalmente giunse San Valentino e Lily decise che era il momento di concretizzare il suo rapporto con James.
Lui non voleva forzare la mano, perché aveva paura di perdere tutto il terreno guadagnato in modo così insperato; lei fremeva: stavano per concludere i loro studi, c’era una guerra e Lord Voldemort sembrava ancora una chimera.
San Valentino cadeva di sabato e quindi avrebbero potuto andare a Hogsmeade, ma Lily aveva altre idee in mente.
Si preparò con cura, badando di non farsi vedere dalle sue compagne: indossò della lingerie nera, tutta pizzi e trasparenze, si profumò a dovere e poi si infilò un maglione babbano fintamente casto ma che le sottolineava il seno perfetto e esibiva i capezzoli in modo malizioso.
Al suo arrivo in sala comune avvertì almeno due paia d’occhi accarezzarla e soffermarsi su di sé: quelli di Sirius erano scuri di desiderio, lui sapeva perfettamente cosa si celava sotto quegli gli abiti e la rottura tra di loro non aveva appiattito il desiderio.
James deglutì a vuoto: Lily era splendida nella sua semplicità, e lui si sentiva devotamente eccitato.
La voleva ma, allo stesso tempo, sentiva una specie di timore reverenziale alla sola idea di sfiorarla.

 

“Ovviamente dovrò fare tutto io…”

 

Lily sospirò con impazienza, osservando il viso da opossum di James.

 

“Speriamo ne valga la pena...o il pene: se sotto ha la stessa personalità che esibisce di sopra, dovrò usare tutta la mia fantasia per eccitarmi…”

 

Per un attimo rimpianse Sirius, almeno lui aveva la bellezza dalla sua, anche se, caratterialmente, non era molto meglio del suo amichetto Potter.
Quando giunse il momento di andare a Hogsmeade con Mary, Alice e i ragazzi, iniziò la sua recita.
Gettando uno sguardo vago al gruppo, mormorò un: “Scusate, non me la sento, ci vediamo più tardi…” e si allontanò con aria infelice, andando a passeggiare vicino al Lago Nero.
Alice pensò che la sua amica si sentisse in colpa nei suoi confronti per essersi avvicinata a James, e l’amò ancora di più per questo.
Sirius credette che per la ragazza fosse penoso stargli accanto in un giorno dedicato agli innamorati, magari perché combattuta tra i sentimenti che provava per lui e quelli che sentiva per James, e il suo cuore ebbe un balzo.
Tutti gli altri la guardarono allontanarsi con la testa inclinata, sospirando pieni di dispiacere: lei, così bella e così triste!
- Vado a parlarle, voi andate avanti!-
James prevenne chiunque e la raggiunse, suscitando nel gruppo sentimenti dolorosi ma anche pieni di partecipazione: quei due erano perfetti insieme.

 

Per fortuna, per una volta, James Potter fece la cosa giusta agli occhi di Lily: le corse dietro e le mostrò ogni sorta di sollecitudine.
Passarono la giornata insieme e, finalmente, i due ragazzi più popolari della scuola divennero una coppia, con buona pace di chiunque.
Unico neo: la bellissima biancheria non servì quel giorno, James fu troppo gentleman e non la sfiorò nemmeno con un dito, salvo per un casto bacio sulle labbra.

 
 

Aprile 1978:

 

James e Lily facevano coppia fissa da due mesi.
Eppure lui non sembrava aver fretta di approfondire la loro conoscenza fisica.
L’astinenza non si addiceva a Lily e lei decise, con una certa rassegnazione, di far accadere la cosa, prima di provare l’istinto di cercare di nuovo Sirius.
L’occasione si presentò durante le vacanze pasquali: James la invitò a casa sua per conoscere i propri genitori.
Lei non aveva alcuna voglia di incontrare i suoi, eventuali, futuri suoceri, anche perché aveva saputo che Petunia sarebbe ritornata a casa e avrebbe condotto con sé il suo fidanzato nuovo di zecca.
Lily moriva dalla curiosità, ovviamente, e avrebbe tanto voluto vedere in faccia l’uomo che aveva il coraggio di scoparsi sua sorella.
Ma il tempo non le sarebbe mancato, decise così di assecondare James e, il primo giorno di vacanza, i due giovani partirono insieme per Godric’s Hollow.

 

Tutto andò per il meglio, lei si fece amare e ammirare dai genitori di James e, con grande soddisfazione, la ragazza ebbe un assaggio di quale eredità spettasse al proprio fidanzato: i Potter erano ricchi sfondati.
Mancava solo una cosa per assicurarsi la vittoria totale: il sesso.
La stanza degli ospiti che le avevano assegnato si trovava accanto a quella del ragazzo e così, a notte inoltrata, eccitata proprio malgrado per la difficoltà della situazione, Lily scivolò fuori dalla propria camera e si infilò in quella di James.
Lui era già disteso a letto ma era ancora sveglio, e si sollevò sui gomiti fissandola con gli occhi nocciola pieni di stupore.
- S-scusa...posso entrare?- gli sussurrò, fissandolo con le lacrime agli occhi - Ho fatto un incubo...sai, le notizie su Tu-sai-chi...quell’attacco terribile a quei poveri babbani...sono sconvolta…-
- Certo, vieni!- James scattò fuori dalle coperte e la raggiunse, chiudendo la porta alle sue spalle.
Si ritrovarono vicini e si guardarono negli occhi per un lungo momento.
- Stando così vicina a te, mi sento molto meglio…- gli sussurrò e mosse un passo verso di lui per sfiorarlo con il proprio corpo.
James ansimò piano e la strinse forte a sé, cominciando a baciarla con un amore e una passione infiniti.
Lily rispose ancorandosi al suo corpo, intrecciando la lingua alla sua, accarezzandogli la schiena.
In un attimo si ritrovarono sul letto, lei sopra di lui.
Si sollevò per sfilarsi la maglia e James gemette eccitato vedendola a seno nudo :- Per Godric, sei bellissima...non sai quanto ti voglio!-

 

“Lo sento tra le mie gambe quanto mi vuoi!”

 

Rotolarono ancora e questa volta Lily si ritrovò schiacciata sul materasso, con James sopra di lei.
- Se mi vuoi, prendimi…- mormorò, piantando i suoi occhi verdi in quelli di lui - Voglio solo te, ora, subito!-
Lo accarezzò, abbassandogli i boxer e percorrendo ogni millimetro della sua virilità, portandolo al delirio.
- Oh, ah…- il ragazzo aveva gli occhi chiusi e faticava a parlare - Sapevo che poteva essere bello ma non così...ti desidero così tanto, da così tanto tempo! Solo te, sei l’amore della mia vita...ah...-
Per poco Lily non si bloccò, scoppiando a ridere: James era vergine! Si era conservato per lei?
L’idea era a dir poco esilarante!
Si sfilò gli slip e allacciò le gambe ai suoi fianchi, conducendolo dentro di sé, guidandolo, muovendosi e regalandogli piacere.
- Ah, si...ti amo!- sospirò lui, cercando di non gridare mentre raggiungeva l’orgasmo con poche e decise spinte.
Non si accorse nemmeno del mutismo di Lily, vide solo il volto della ragazza trasfigurato di bellezza e le lacrime gli punsero gli occhi: lei, il suo desiderio più grande, la sua gioia, finalmente tutta per sé.
Felice e commosso si addormentò poco dopo, con il viso su quel seno perfetto.
Lily restò sveglia a lungo, aspettando il momento migliore per sgattaiolare via e farsi una doccia: ormai James le apparteneva totalmente, era stato una conquista talmente facile da non darle nemmeno soddisfazione.
Il resto della vacanza andò benissimo e, quando rientrò a Hogwarts, Lily sfoggiava il più bello e prezioso degli anelli di fidanzamento.

 
 
 

10 agosto 1978:

 
 

- Vi dichiaro marito e moglie…-
La breve cerimonia, svoltasi poco prima della mezzanotte, si concluse davanti ai pochi presenti.
Remus era commosso, Peter osservò gli sposi con lo sguardo acquoso velato di invidia, Alice e Frank si guardarono negli occhi decidendo, silenziosamente, di imitare i loro amici quanto prima.
La guerra era violenta e sembrava non finire mai, tutti loro facevano parte dell’Ordine della Fenice, ormai, e il destino sembrava qualcosa di fragile e incerto.
Sirius osservò i due ragazzi con il cuore stretto in una morsa di sofferenza: avrebbe potuto esserci lui là, accanto a Lily, splendida come un candido giglio nel suo semplice abito bianco.
Eppure il giovane riuscì ugualmente a gioire per il suo amico James: gli voleva troppo bene per non partecipare alla sua felicità.
Quella sera, le stelle caddero numerose; il cielo sembrò piangere tutte le sue lacrime.
Lily osservò gli astri lucenti solcare la volta celeste, catturandoli con i suoi straordinari occhi verdi, ed espresse un unico desiderio, pronunciò un solo nome all’infinito, dentro di sé: Tom, Tom, Tom...

 
 

note: dite la verità, James vi ha fatto un pochino pena?
Non amo propinare capitoli così lunghi ma dopo un’attesa tanto prolungata, e con la storia ben delineata in testa, ho preferito non dividerlo in due.
Ah, ho cambiato rating da rosso ad arancione, penso basti e avanzi.
A presto con il PENULTIMO capitolo di questa storia: Lily vs Voldemort!

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3523545