Hurricane

di 9Lou_Lou9
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** #Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** #Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** #Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** #Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** #Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** #Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** #Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** #Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** #Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** #Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** #Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** #Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** #Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** #Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** #Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** #Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** #Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** #Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** #Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** #Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** #Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** #Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** #Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** #Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** #Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** #Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** #Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** #Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** #Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** #Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** #Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** #Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** #Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** #Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** #Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** #Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** #Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** #Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** #Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** #Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** #Capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** #Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** #Capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** #Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** #Capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** #Capitolo 47 ***
Capitolo 48: *** #Capitolo 48 ***
Capitolo 49: *** #Capitolo 49 ***
Capitolo 50: *** #Capitolo 50 ***
Capitolo 51: *** #Capitolo 51 ***



Capitolo 1
*** #Capitolo 1 ***


"Lilith sveglia, devi andare".
La voce di mia madre era inconfondibile, erano le sette e dovevo svegliarmi.. A quanto pare l'inferno mi aspettava anche oggi.
"Si, Janette arrivo" dissi con la mia voce impastata col sonno.
Chiamo sempre mia madre con il suo vero nome, non so perchè ma è una cosa che ho da quando sono piccola. Potrà anche essere una cosa stupida, ma cerco di differenziarmi anche nelle cose più stupide e banali, come queste ad esempio.
"Lil, lì sopra c'è la tua colazione, io scappo, sai che è tardi per me. In ogni caso mandami un messaggio quando arrivi a scuola, e non fare cavolate.. Vabbè che te lo dico a fare, a malapena parli con qualcuno, figurati se da un giorno all'altro inizi a commettere idiozie! Ciao tesoro ci sentiamo stasera".
Eccola lì, mia madre che mi sputtana in faccia il mio essere asociale, quasi come se ci provasse piacere.
Però devo darle ragione, purtroppo non sono una persona che ama stare con gli altri, sono più un lupo solitario, adoro stare sola con la mia musica e la mia arte.
Per tutti sono quella strana, solo perchè non sono come gli altri in quella scuola di merda, non vedo l'ora di andarmene. Tutti uguali, tutti fatti con lo stampino. 
Ed eccomi davanti alla California High School, nuovo anno, nuova merda.
Menomale che le cuffie nelle orecchie non mi fanno sentire le voci insopportabili di queste oche che mi stanno passando accanto, anche chiamate da me come "La odiosissima trinità".
Avete presente le solite Barbie da collezione che non fanno altro che squadrarti dalla testa ai piedi? A destra troviamo Roxy, capelli rosso fuoco, corti e scalati, con in faccia un mascherone che appena le passi accanto senti solo puzza di fondotinta; a sinistra Jane, classica brunetta dalla gonna un po' troppo corta; e poi c'è lei, Hailie Wallen, la classica bionda da copertina, mai un capello fuori posto, sempre vestita come se dovesse andare chissà dove. 
In ogni caso devo trovare la classe di biologia ed eccolo che arriva: Brian McGreen. Sinceramente non do molta importanza nè alle persone, nè ai ragazzi ma lui è il mio prototipo di ragazzo perfetto. Uno per i fatti suoi, con i capelli ricci, neri e morbidi che gli cadono delicatamente sulla fronte, quasi a coprirgli quegli occhi verdi/gialli e alto. Mi siedo al secondo banco a destra, ascoltando la noiosissima lezione e disegnando qualcosa di strano, una luna credo con scarabocchi all'interno. Fortunatamente le lezioni passano subito e, solitamente durante la ricreazione, vado a sedermi nel prato di fronte la scuola. In quei pochi minuti scrivo, osservo, compongo.. Cose che invece tutti i miei coetanei non fanno perchè sono troppo presi dal postare una foto su qualche social network. 
Dove trovano tutta questa voglia di far sapere al mondo intero cosa fanno?
Guardando un po' intorno noto Brian, ma continuo il mio disegno. Cosa fa qui? Non l'ho mai visto da queste parti, e se mai l'avessi visto sarebbe stato con Hailie dato che stanno insieme. Non importa, la ricreazione passa e questa volta ho matematica, fortunatamente una delle mie materie preferite. Si, una delle poche al mondo, lo so! Raggiungo velocemente l'aula arrivando, fortunatamente in orario. Questa volta il mio banco è l'ultimo a destra, ma noto una nuova faccia seduta accanto al mio posto. Il prof. Ridley arriva con 5 minuti di ritardo e con la sua voce "forte" inizia a parlare. 
"Ragazzi, come potete aver notato, abbiamo una nuova allieva, lei è Sophie McKain e arriva dal Canada, datele un benvenuto caloroso, conto su di voi!". 
Ah i grandi sbagli dei professori, come fanno a contare su degli adolescenti immaturi e viziati? Certo, non facciamo di tutta l'erba un fascio, ma direi che può andare.
Sophie ha dei grandi occhi verdi, capelli neri e delle lentiggini sul naso, è molto carina, ma al mio solito non le rivolgo parola.
"Siete tutti così silenziosi in California?" chiede.
Mi fece rimanere a bocca aperta la sua domanda, più che altro la pensavo più timida ma ognuno di noi può parlare.
"Oh no, fidati, a volte la gente parla anche troppo, devi solo conoscerla. Io sono un caso particolare, parlo anche meno di zero, mi dispiace che tu sia capitata accanto a me, potevi avere compagnia migliore". Le risposi.
"Sembri interessante, non dispiace a me per tua sfortuna". E sganciò uno dei sorrisi più belli che io abbia mai visto.
Finita la lezione andai a casa, ma come al solito andai a guardare il mare, o meglio, il golfo, solo per rilassarmi. 
I miei occhi andarono a colpire un ragazzo seduto sulla sabbia, con in mano una chitarra e un blocco su cui scrivere.
Purtroppo notò la mia presenza, si girò e mi salutò con la mano.
Ovviamente non ricambiai.





Salve!  Ancora non c'è nulla di così accattivante, ma è solo per presentarvi la vita di Lilith e da chi è circondata! 
Se volete e la storia vi sembra interessante recensite!
Ci si vede al prossimo aggiornamenento.
9Lou_Lou9

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Capitolo 2
*** #Capitolo 2 ***


Sedendomi vicino alla riva, presi il mio solito quaderno e ricominciai a comporre quella canzone che avevo iniziato a ricreazione.
Quel ragazzo che prima mi aveva salutato stava iniziando a cantare, e appena sentì la sua voce mi girai di scatto. Era incantevole, e mi riportava tanto a qualcosa già sentito.
Comunque ho continuato per la mia strada e quando mi accorsi che erano le due e mezza e che dovevo tornare a casa, mi alzai velocemente e andai via. 
A casa ero ovviamente sola, mia madre partiva spesso per lavoro e quindi la casa restava a me.. E per quanto riguarda mio padre, mai conosciuto, morì in un incidente prima che nascessi.
Non so se una figura maschile avrebbe migliorato il mio carattere o lo avrebbe formato diversamente, ma sono dubbi che non potrò mai risolvere.
Aprendo il frigo noto che mia madre mi ha lasciato della pasta con sopra un biglietto "Tesoro ci vediamo tra due settimane, scusa se non te l'ho detto prima, ti amo".
Fantastico, poi mi chiedono cosa io ci trovi nella solitudine! Io amo la mia quiete.
Riscaldo la pasta e intanto provo a fare qualche compito ma come al solito non li inizierò e più o meno starò a contemplare i libri sperando che quei problemi di trigonometria si risolvano da soli.
Mentre sto per dare il primo boccone alla mia porzione di pasta, qualcuno bussa alla porta.
Considerando che non ho amici, non ho idea di chi possa essere, credo il postino.
"Chi è?" chiedo.
"Ehi ciao, sono il ragazzo che hai incontrato al golfo, ti è caduta una cosa e te l'ho riportata".
Cosa? Mi aveva seguita? Decido di aprire solo per incazzarmi.
"Tu mi hai seguita? Ma come ti è venuto in mente? Grazie per ciò che mi hai riportato anche se non so cosa ma questa cosa mi inquieta quindi sei invitato ad andartene, grazie".
Mentre lo dicevo, non mi rendevo conto di con chi stessi parlando.. Lui era Jared Leto, ne ero più che sicura, ma non gli feci capire nulla e lo trattai come se non sapessi il suo nome.
"Ehi, ehi, ehi, calma!" rispose lui "Hai perso il tuo quaderno, e non ti ho mica seguita cara emh, Lilith forse? All'interno della copertina c'è scritto il tuo nome, il tuo cognome e dove abiti. Mi è solo sembrato carino portartelo, ma se vuoi me ne vado, ma il quaderno lo porto con me, potrebbe servirmi".
Lo disse quasi con un'aria di sfida, il ghigno sotto i denti e la risata tra i suoi occhi color ghiaccio.
"Potrebbe servirti a cosa, scusa?" chiesi molto infastidita.
"Beh, ho visto qualche canzone, potrebbe servirmi per il mio gruppo!". Pronunciò questa frase come se si stesse prendendo gioco di me, mi dava terribilmente fastidio.
"Senti caro, non potresti solo darmi il quaderno e andartene? Grazie".
"Come sei scortese. Te lo ridò ad una condizione".
"Ovvero?" chiesi quasi scioccata. 
"Esci con me, stasera". Disse sorridendomi. Cazzo, era Jared Leto, uno tra i miei cantanti e attori preferiti, ma non lo conosco nemmeno. 
"Non dovrei e non potrei". Gli risposi, semplicemente perchè non sapevo nemmeno intrattenere una conversazione, sappiamo tutti dove i ragazzi vogliono arrivare e dato che lui è una persona di fama mondiale è abbastanza ovvio che non si aspettasse un rifiuto.
"Ah perdono Madame, lei è fidanzata?" mi chiese quasi preoccupato.
"Si, con me stessa e se non le dispiace, questa sera avevo proprio programmato una cenetta romantica tra me e me, non so se comprende!". 
"Beh, a me non son mai dispiaciute le cose a tre, specialmente se si tratta della stessa persona. Quindi, lei e il vostro partner siete d'accordo se vi vengo a prendere intorno alle otto? Niente vestiti eleganti, qualcosa di informale. Non accetto un "no", a più tardi!".
E, senza nemmeno avere il tempo di replicare, lui se ne andò dalla mia porta sorridendo.
In realtà non ci credevo nemmeno, una persona come lui interessata ad una come me. Certo, davvero strano il mondo.
Non ero sicura di andare a cena con lui, ma lui era Jared Leto ed io ero nella merda.
--

 

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Capitolo 3
*** #Capitolo 3 ***


Erano le sei del pomeriggio e la mia testa non faceva altro che rifiutare l'invito a cena, ma come?
Non avevo il suo numero, di certo se avessi chiesto a qualcuno il numero di Jared Leto mi avrebbe riso in faccia. Certo, come credermi? Non ci credevo nemmeno io. 
Nella speranza che la mia testa si calmasse, mi preparai un caffè.
Avrei dovuto iniziare a preparami, ma il mio corpo aveva bisogno di dormire e quindi mi addormentai sul divano guardando una serie tv.
Mi svegliai in tempo grazie ad un urlo di quella serie tv che avevo lasciato prima di addormentarmi e, guardando il cellulare, mi ero resa conto che erano le sette e che era già tardi.
Ergo, mi infilai subito in doccia, shampoo e tutto il resto e più o meno erano già le sette e mezza. Aveva detto niente di formale, giusto? Quindi optai per un jeans nero, una semplice maglietta bianca e delle sneakers nere.
E no, niente trucco, io lo odio. Mi da fastidio, forse perchè falsando anche di poco l'aspetto di una persona mi sembra di ingannare quella che mi guarda. Infondo il trucco è solo una copertura, tutti noi abbiamo paura di mostrare chi siamo veramente, sia fuori, sia dentro.
Non so perché ma non ero nervosa. Anzi, ero perfettamente a mio agio, più che altro ero intimorita. 
Preparai la mia borsetta, infilai chiavi di casa, cuffie, portafoglio e infine il mio solito quadernetto. 
Nell'attesa mi sdraiai sul divano e continuai a leggere un libro che avevo iniziato la settimana scorsa e intanto in testa mi frullava l'idea che come poteva arrivare da un momento all'altro, poteva pur non arrivare. Allora iniziai a preparami psicologicamente ad una cosa del genere, e probabilmente la prossima volta ci avrei pensato due volte prima di parlare agli estranei. Poi sentì bussare alla porta e lo vidi, era lì.
"Buonasera Madame, non vorrei disturbarla, ma questa sera si è presa un impegno con il sottoscritto". Disse sorridendomi, con quel sorriso che avevo sempre visto dietro ad uno schermo, era tutto così..strano.
"Si, ricordo.." dissi facendo finta di nulla, ma forse ero felice. Potevo mettere da parte il mio essere scontrosa e magari risultare più una persona normale, anche se non lo ero mai stata.
"Puoi uscire dalla porta di casa o hai deciso che la serata si svolgerà tu dietro la soglia di casa tua ed io fuori?" disse ridendo.
"Nono scusa, prendo la borsa ed esco, un secondo". 
Era cambiato tutto, ero spaventata ma curiosa. La sua presenza mi metteva in soggezione.
Così, un po' confusa, presi la borsa e uscì. Lui mi aspettava davanti alla portiera della sua auto, una BMW nera lucida, e indossava un paio di jeans chiari e una camicia bianca, scarpe nere anche lui.
"Madame.." e mi aprì la portiera. Gli sorrisi come per ringraziarlo, ma quel gesto mi faceva ridere, nessuno aveva mai fatto qualcosa del genere per me.
"Dove andiamo?" gli chiesi quando anche lui salì in macchina.
"Ora vedrai, vuoi della musica?"
"Beh, si grazie". La musica mi aiuta a non pensare, se penso troppo rischio di esplodere, specialmente in una situazione del genere.
Prende un disco dei 30STM e parte Kings and Queens, ovviamente la sapevo a memoria ma feci finta di non conoscerla nemmeno. Mi ricordai, sentendo questa canzone, che lui ancora non mi aveva rivelato il suo nome, anche se lo sapevo già.
Lui è stato in silenzio per tutto il viaggio, con lo sguardo serio, avrei pagato oro per capire cosa stesse passando per la sua testa.
"Arrivati", si limitò a dire solo questo.
Scesi dalla macchina ed era un posto stupendo. Era un ristorante sul mare, ma c'era solo un tavolo. Forse preferiva l'anonimato e che le persone non sapessero di lui.
"Wow" è tutto quello che uscì dalla mia bocca, che idiota.
"Addirittura? Ti piace?" disse lui quasi sorpreso dalla mia reazione.
"E' stupendo".
"Dai, sediamoci al tavolo, la notte è lunga". Era divertito da tutta questa situazione, lo si vedeva negli occhi e dal modo in cui parlava.
Nello stesso momento in cui ci siamo seduti, il cameriere arrivò chiedendo cosa volessimo portato da mangiare e da bere.
"Io vorrei solamente una pizza Margherita, grazie". A quelle parole Jared rise.
"Io ti porto qui e tu ordini semplicemente una pizza? Sei davvero strana". Disse continuando a ridere.
"Lo so, grazie" e gli feci un occhiolino, quasi per prenderlo in giro di quella affermazione che aveva appena detto.
"Io vorrei il piatto migliore che avete, e del vino rosso, non badi a spese, mi sto fidando di lei". 
Il cameriere andò via e tra noi cadde il silenzio.
Io non sapevo che dirgli e la stessa cosa lui. Anzi si, avevo troppe domande ma non usciva nemmeno un suono per sbaglio dalla mia bocca.
"Non ti facevo così silenziosa, sembri una con un bel carattere".
Mi osservava, e quegli occhi ti congelavano pure l'anima.
"O con un bel caratteraccio, sono punti di vista". Risposi io.
"Non credo, comunque scrivi bei testi, complimenti" e sorrise.
Lui mi aveva fatto dei complimenti sui miei testi, ma scherziamo? Non poteva essere tutto reale.
"Ok, ora basta": Lui mi guardò sconvolto. Continuai "Perchè tutto questo?".
"Scusa non ti capisco, questo cosa?"
"La tua gentilezza, portarmi qui, non mi conosci nemmeno". Forse avevo sbagliato tono, forse ero troppo seria, ma non ce la facevo.
"Semplicemente mi hai colpito. Tutto qui, non è da tutte stare sola in spiaggia e scrivere. Non si trova più una persona del genere. Poi ho letto i testi, e ho pensato di conoscerti, ecco".
"Scusa.. Mi volto sempre male con le persone, solo che non sono abituata a ricevere tutte queste attenzioni".
"Lo so, lo vedo, per questo non mi sono innervosito più di tanto".
E mi guardò facendomi un sorriso rassicurante.
"So chi sei, per questo tutto ciò mi sembra strano". Dissi sostenendo il suo sguardo.
"Dillo". E continuava ad osservarmi.
"Sei Jared Leto, per questo motivo non mi hai mai svelato il tuo nome da quando ti sei precipitato a casa mia".
Lui mi guardò un po' con un'aria dispiaciuta e disse: "So adesso che questo cambierà tutto, penserai più alla mia fama che a me, quando il mio intento era solo di avere un'amica":
Lui che voleva un'amica, qualcuno con cui parlare e viene da me, la persona più sociopatica del mondo, sembrava una barzelletta.
"Si vede che non mi conosci, Jared". 

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Capitolo 4
*** #Capitolo 4 ***


Lui a quella frase mi sorrise, ma io ero ancora sconvolta.
"Ti ho portato a cena fuori per questo, per conoscerti. Niente secondi fini, davvero". 
Era molto serio, e questo a me faceva piacere, sinceramente io non ho mai avuto un amico, iniziare da lui non era male.
"Devo essere sincera, prima avevo pensato che tutto questo era solo per portarmi a letto. Insomma, nella mia vita non avrei mai pensato che una persona come te si potesse avvicinare ad una come me e l'unico motivo era, beh, quello". Dissi con un'aria piuttosto seria.
Purtroppo sono una persona abituata a vedere il peggio nelle persone, sono realista tendente al pessimismo.
"Ne ero sicuro, per questo te l'ho detto. Parlami di te, della tua vita, sempre se vuoi. Puoi anche andartene se non ti va di stare qui con me". 
Lui mi guardava con una espressione quasi vuota, ma non capivo perchè.
"Io resto, ma devi prima tu parlarmi di te. Io ti conosco tramite uno schermo e delle canzoni, non so chi si nasconde dietro quel viso". Era interessante averlo davanti, poter osservare tutte le sue espressioni, di come teneva le mani appoggiate sul tavolo, e come accennava un sorriso con quelle sue labbra perfette.
"Qui c'è il vino signore, ora arriveranno i piatti". Comunicò il cameriere. Me ne ero totalmente dimenticata, eravamo così dentro la conversazione, quasi una gara a chi conoscesse prima l'altro, che il tempo era volato.
"La ringrazio - disse al cameriere, poi rivolgendosi a me - tu bevi?". 
"Si, grazie" e risi di gusto. Era tutto così irreale, il mare, una bottiglia di vino, e lui con me. Era una cosa che mi faceva ridere.
"Perchè ridi?" disse sorridendo.
"E' tutto questo che mi fa ridere, scusa" e continuai a ridere.
"Hai la risata contagiosa -disse versandomi del vino nel bicchiere- e quindi tu hai ascoltato delle mie canzoni?" era compiaciuto.
"Ma scherzi? Credo di saperle tutte a memoria, devo dirti grazie".
"Grazie? Ma per cosa?" chiese incuriosito.
"Questa è una cosa che adesso non puoi sapere, te la racconterò quando lo riterrò opportuno". Amavo non svelare niente di me, o comunque molto poco. Era un mio piccolo vizio, ma che mi serviva per stabilire un muro tra me e gli altri. E' sempre sbagliato mostrarsi subito alle persone.
"Ah quindi adesso facciamo le persone misteriose". Disse quasi come se dovesse prendermi in giro. 
"Si, piccolo vizio, scusa" gli risposi e assaggiai quel vino che mi aveva versato poco prima.
"Beh allora, parlami su! Hai degli amici, un ragazzo credo, no?" Era curioso, voleva sempre sapere di più ed io non sapevo cosa rispondere. Insomma, un ragazzo non lo avevo di certo e non avevo nemmeno amici. Ero sola e a me stava bene. Arrivò il cameriere con la mia pizza e con il piatto di Jared.
"Desiderate altro signori?" rivolgendosi verso noi.
"No, grazie" risposi prontamente io e lui fece cenno col capo, era d'accordo con me.
Iniziai a mangiare e continuai a non rispondere a quella domanda. Lui mi guardava ed ero sicurissima che avesse capito il mio stato di vero e puro disagio in quel momento.. 
"Comunque non erano questi i patti" dissi.
"A cosa ti riferisci?"
"Se io restavo, eri tu a dover parlare di te, non io di me" dissi non guardandolo in faccia.
"Già è vero" rispose e poi, spostando il piatto che si ritrovava davanti e prendendo il vino si alzò. "Dai su, vieni, andiamo sulla spiaggia.. Tranquilla porto il vino!" e venendo dietro di me mi spostò la sedia per farmi alzare.
Io lo seguì e non parlai, e poi continuò: "Se ti togli le scarpe è più bello, la sabbia fresca rilassa" e mi sorrise.
Allora feci quello che mi ha consigliato di fare e, aveva ragione.
Arrivati in riva ci siamo seduti li, sulla spiaggia, proprio di fronte al mare con la luna piena che lo illuminava. Mi venne in mente una poesia di Baudelaire, non che io fossi amante della poesia, ma quella mi piaceva particolarmente. Allora iniziai a dirla, quasi sussurrando.
"Sempre il mare, uomo libero, amerai.." e fissai Jared mentre beveva ancora da quella bottiglia, seduto alla mia sinistra, un po' più avanti rispetto a me.
"Perchè il mare è il tuo specchio; tu contempli nell'infinto svolgersi dell'onda l'anima tua, e un abisso è il tuo spirito non meno amaro".
Se prima ero sconvolta, ora non avevo nemmeno più le parole. La conosceva, sapevo di cosa stavo parlando.
"Come fai a conoscerla?"
"Eh Lilith, questa poesia mi ha accompagnato in un periodo nero della mia vita". Era molto serio, e mi porse la bottiglia. Ne presi un goccio, onestamente l'alcool mi piaceva abbastanza, ma non volevo dargli l'impressione di una ubriacona. 
"Racconta, voglio saperne di più su di te".
"Arriva un momento della tua vita, piccola Lil, che non sai più se sia giusto vivere o no. Non sai se alla gente stai ancora bene o se la tua non-esistenza sarebbe meglio per tutti, a volte anche per te stesso. E lì cadi, ti infili dentro ad un tunnel lungo e buio e prendi strade che ti hanno sempre detto di non percorrere.." 
Era triste, sconsolato. Dalle sue labbra uscivano parole pesanti da sorreggere.
"Anche se per la mia età potresti non crederci, so bene di che parli". Ed era vero, suicidio, strade sbagliate, io avevo già percorso tutto a soli 17 anni.
"E dimmi, cosa fai nella tua vita? Tu sai bene cosa io faccia nella mia, ma io non so davvero nulla di te". Il suo stato d'animo era cambiato da un momento all'altro. 
"Su di me non c'è molto da dire, sono una ragazza strana di diciassette anni che frequenta il liceo, che non ha amici, ma ha molto tempo per la musica".
"Non hai amici? Non ci credo" disse serioso.
"Zero, nemmeno uno. Non amo stare con gli altri, sono una persona molto solitaria e anche scontrosa per certi versi, per questo non ho amici".
"Dovresti averne migliaia di amici, ti spaventi?"
"Scusa Jared, ma spaventarmi di cosa?"
"Degli altri, del giudizio, del dolore che potrebbero provocarti.."
"No, non ho paura di ciò che potrebbero farmi. Sono gli altri ad avere paura di me, credo di avere troppa sicurezza nei miei atteggiamenti e solitamente i miei coetanei non sanno mantenere su una conversazione interessante, ed io mi stanco facilmente. Se mi stanco poi, sono io ad andarmene".
"Non andartene via da me, Lilith".
"Tu non farmi stancare".

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Capitolo 5
*** #Capitolo 5 ***


"Hai proprio un bel sorrisetto da stronza stampato in faccia!" disse ridendo anche lui con lo stesso identico sorrisetto. 
Il problema è proprio questo, non è che io abbia solo il sorrisetto stronzo, ero io ad essere totalmente stronza.
"Dai, non dovrebbe notarsi molto" dissi io.
"Non troppo, miss-che-si-stanca-facilmente". Replicò prendendomi in giro. 
"Ah quindi ora sfotti pure?"
"Ma chi, io? Jared Leto che sfotte una povera e indifesa ragazza stronza? Mai!" Quanto tono ironico e beffardo c'era nelle sue parole.
"Senti, frontman, adesso puoi ridarmi il mio quadernetto? E' importante.." dissi con tutta la calma e innocenza del mondo.
Eravamo a cena fuori insieme, come da patto, ora volevo ciò che mi apparteneva. In quel quadernetto c'è tutta la mia vita, tutti i miei lavori. Ci sono giornate intere e tutti i miei sentimenti. Era mio e dovevo riaverlo.
"Si, certo, certo.. L'ho in macchina, ti riaccompagno adesso se vuoi, così questo preziosissimo quaderno ritorna alla proprietaria".
Aveva lo sguardo perso, quasi deluso. Forse non gli andava bene che la serata fosse finita, ma effettivamente era già tardi e l'indomani avevo scuola.
"Va bene" mi limitai a dire. 
Cosi ci alzammo, e ci incamminammo verso la macchina.
"Sai, mi sono preso il diritto di leggere ciò che c'era all'interno del quaderno, e ho notato molte cose" mi disse quasi come se avesse paura.
E doveva averne, come si era permesso? Solo perchè lui è Jared Leto può fare tutto ciò che gli passa, violando anche la privacy degli altri?
"Non credo di avertene dato il permesso" gli risposi molto seriosa.
"Lo so, scusa e mi vergogno davvero tanto. Questa volta la mia curiosità l'ha avuta vinta, e non mi pento di averlo aperto".
"Perchè? E piccolo consiglio, dovresti, invece".
Eravamo già arrivati davanti alla macchina, lui mi prese per mano e mi fece appoggiare a questa accanto a lui. 
"Sei molto più di quel che dimostri. Non so bene perchè tu abbia deciso di non avere amici, ma riconosco in te ciò che ero anche io. Attraverso i tuoi testi ho capito tutto ciò che ti porti dietro, tutte le cicatrici che non vuoi far vedere. Sei grande Lilith, non nasconderti".
"Jared, ascolta. Io non voglio criticarti o, peggio, offenderti, ma non ne avevi il diritto. Solo perchè tu sei un cantante conosciuto in tutto il mondo non ti dà il permesso di sbirciare tra le mie cose. Se quel quaderno vale qualcosa per me è perchè dentro ci ho infilato di tutto, dalla rabbia all'apatia. Non volevo qualcuno lo leggesse, e poi tu, il mio cantante preferito va a leggerlo. Si, hai capito bene, ero una piccola sfigata che, non potendo venire ai tuoi concerti se li guardava in live nello schermo di un pc o quando uscivano qualche giorno dopo. Quindi ora ti prego di riaccompagnarmi a casa e di ridarmi il quaderno, grazie". 
Probabilmente avevo usato un tono troppo autoritario, ma ero infastidita. Non sono abituata ad aprirmi con la gente e in quei fogli mettevo tutta la mia frustrazione. Mi sentivo violata internamente. 
E così lui se ne andò silenziosamente verso il lato guida ed io entrai in macchina.
Il viaggio di ritorno è stato uguale a quello dell'andata, nessuno di noi due proferiva parola. Sentivo la tensione aumentare tra noi due, e il suo sguardo era più che incazzato, anche se non ne aveva motivo. Eravamo arrivati davanti casa mia e lui, anche se eravamo fermi in macchina, guardava davanti a se, non mi degnava di un suo sguardo, nemmeno per sbaglio.
"Il quaderno è dentro il cruscotto". Pronunciò quella frase in una maniera così fredda e secca che quasi mi gelò.
"Grazie di tutto, ciao Jared". E cosi me ne andai, senza guardarlo. Scendendo dalla macchina non mi girai nemmeno un secondo, poi io aprii la porta e sentì la sua macchina andarsene.
Era finito tutto in peggio, lo sentivo e mi sentivo pesante. Avevo appena passato una sera con lui, Jared Leto, ma si era concluso tutto brutalmente. Brava Lilith, riesci sempre a rovinare tutto, complimentoni.
Così mi spogliai e mi misi nella vasca, avevo bisogno di non pensare. Finito, mi misi i miei soliti pantaloni maschili larghissimi e rossi e una canottiera, odiavo i pigiami e così me li inventavo. Era l'una di notte, ma avevo una grande voglia di comporre e suonare sotto le stelle, così presi la mia chitarra acustica nera, e nel tetto avevo creato un mio spazio, era il mio mondo. C'era un gazebo in legno, coperto con delle vetrate, quasi circolare, bianco, illuminato da lucine gialle, e al centro una sedia, con un tavolo e le altre mie chitarre. Ne avevo sei, ma quella nera era la mia preferita. Forse perchè è stata la mia prima chitarra, forse per il colore che rispecchiava la mia anima. Così mi sono seduta nella sedia e ho iniziato a comporre e suonare. 
<> \\ <>.
Non so da dove venivano le mie parole, ma uscivano e io avevo bisogno di scriverle. 
Dopo un po' di tempo andai a letto, anche se la mia mente non mi aiutava a dormire, dato che soffrivo di insonnia, ma intorno alle tre e mezza presi sonno.
La sveglia iniziava a suonare e dovevo andare a scuola. Purtroppo la mia voglia di andarci era meno di zero, ma dopo essermi preparata la colazione, lavata e vestita, uscì di casa e dopo dieci minuti ero già arrivata. Da lontano notai Sophie, e a quanto pare lei si accorse di me e in meno di due secondi me la ritrovai accanto.
"Buongiorno Lilith, sei pronta?" disse con un sorriso sgargiante, quasi non vedesse l'ora di entrare.
"Non è proprio un buongiorno e no, non sono nemmeno pronta ad affrontare una giornata scolastica. Voglio solo andare a casa e sprofondare nel letto". 
"Ei Lilith, non ti vedo molto felice, è successo qualcosa?" mi chiese quasi dispiaciuta.
Così accennai un sorriso "No, nulla di realmente importante, ti ringrazio".
"Ringraziarmi di cosa?" e si mise a ridere.
"Diciamo che sei la prima persona che si interessa di come sto, dopo mia madre" le risposi.
"Non hai molti amici, vero?"
"Cosa te lo fa pensare Sophie? - e ridendo - Si, non ho amici, ma è stata una scelta personale".
E lei fece una faccia strana..
"Che c'è?" le chiesi.
"No nulla.. Ma mi sembra molto strano, poco fa ero con Brian e i suoi amici e sapevano perfettamente chi eri".
Brian McGreen sapeva chi ero, wow.
"Sicuramente ti avranno detto che sono strana o stronzate varie, non hanno torto".
"Mah.. Si certo, hanno accennato al fatto che tu fossi strana ma mi hanno chiesto se ti conoscessi e loro mi hanno detto che, a quanto pare 'ero fortunata'." E mi sorrise.
"Ah figo, ma tanto non mi importa". Risposi con molta indifferenza.
"Non ti importa avere degli amici?" 
"No, non molto. Senti, mettiamo in caso che io ti ritenga una mia amica, puoi lasciarmi fuori da quel mondo?" chiesi.
"Quale mondo, scusa? Non credo di seguirti". E si leggeva chiaramente una espressione interrogativa nel suo volto.
"Il mondo di quegli idioti, a me non piacciono, va bene?".
"Non preoccuparti, sei un buone mani Lil". Disse porgendomi un sorriso rassicurante.
"Lo spero, Sophie". E ricambiai il sorriso.

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Capitolo 6
*** #Capitolo 6 ***


Suona la campanella e ho arte. Adoro arte, ma quella classe la frequenta Hailie e dire che la sua sola presenza mi irrita il sistema nervoso è dir poco. Così entro, secondo banco centrale e mi immergo in ogni singola parola che dice il mio professore.
Fino a quando inizia un discorso..
"Ragazzi, l'arte non è solo quella che vediamo in un quadro, o in qualche monumento. Ognuno di noi è arte, ma vi starete chiedendo 'come?'. E' molto semplice. L'arte la trovi negli occhi di una persona che sa già chi sei, ma non vuole dirtelo. L'arte di capire gli altri, è un arte, non credete? Anche il nostro creato è arte. So perfettamente che sto facendo un discorso distaccato dalla solita lezione di sempre, ma la scuola deve insegnare pure questo. Guardatevi e guardate pure gli altri, non fermatevi alle apparenze. Puntate agli occhi, sappiate leggere chi non conoscete".
Inutile dire che mi venne in mente Jared con i suoi occhi color ghiaccio. Ma più pensavo a lui più mi angosciavo.
Avevo tra le mani l'unica persona che mi sono permessa di sognare e l'ho fatta scappare. Ho una grande e incredibile capacità di rovinare tutto, non finirò mai di ringraziarmi.
Accanto a me avevo di nuovo Sophie e la cosa non mi dispiaceva.
"Soph, posso farti una domanda?" 
"Certo Lil, dimmi pure!". Io non capivo come faceva ad essere sempre sorridente, davvero.
"Che ci fai qui in California, come mai ti sei trasferita?"
"A causa del lavoro dei miei, lavorano in una azienda e hanno aperto una nuova sede in California e li hanno trasferiti". 
"Non sei molto felice di questa scelta, vero?"
"Sai Lil, in realtà si. Non vedevo l'ora di cominciare una nuova vita, e mi sto ambientando molto bene. Per questo sono molto felice. Non amavo molto la mia vita in Canada". Disse tranquillamente.
"Ah va bene, scusa se sono stata invadente". A quanto pare l'argomento non sembrava turbarla, quindi era tutto ok.
Intanto il professore parlava ancora, ed io avevo lo sguardo perso nel vuoto. Era più forte di me, ho passato la sera dei miei sogni, una cena con lui, che non avrei mai pensato di trovare qui in California, e tanto meno che si avvicinasse a me, una sociopatica.
Non riuscirò mai a perdonarmi.
"Lil, ti va se a ricreazione parliamo un po'? Insomma non ci conosciamo nemmeno e dopo che mi hai nomitato 'tua amica' mi sembra il minimo, no?" Rideva, e adoravo il suono della sua risata, era sempre così rassicurante.
Ci pensai un po' su, era la prima volta che passavo la ricreazione in compagnia, era una cosa strana.. Ma decisi che non c'era nulla di male e allora accettai.
Finita arte avrei avuto economia, e dopo trigonometria e l'unica cosa che notai era il viso di Brian che mi fissava come se dovesse dirmi qualcosa, ma non si avvicinava.
Così, arrivata ricreazione, Sophie venne vicino al mio armadietto. 
"E allora, dove andiamo?" Era impaziente, glielo si leggeva negli occhi.
"Guarda, non che ci siano molti posti qui a scuola, ma solitamente mi metto nel giardino di fronte scuola".
"Ah si, Brian me lo aveva detto. Dice che ti vede sempre li da sola, non capisce ciò che fai".
"Quindi adesso sono diventata il caso umano della scuola? Grande" dissi ironicamente. Tutto ciò mi dava fastidio, a quanto pare tutti sapevano tutto di me ma nessuno si avvicinava nemmeno per salutarmi.
"Non volevo che tutto ciò ti desse fastidio.. scusa.." Era in evidente imbarazzo e non le dissi nemmeno di stare tranquilla, rimasi in silenzio e feci strada.
"Arrivate -dissi ironicamente e sedendomi a terra- Dimmi pure ciò che tu vuoi sapere". 
"Che hai? -mi chiese gentilmente- E' da un giorno che sei giù, ieri non eri per niente così".
"Sophie, se te lo raccontassi tu, probabilmente, non ci crederesti". Ed era vero, insomma dire 'Ehi sai, ho conosciuto Jared Leto, siamo andati a cena fuori e poi ho mandato tutto a puttane' non era molto credibile.
"Fidati, sono abituata alle storie più strane, non mi scandalizzerò per la tua storia".
Cosa voleva dirmi con quella frase? Dopo qualche minuto decisi di raccontargliela.
"Ieri sono andata a cena con un ragazzo, ma non era un ragazzo qualunque.." 
Allora lei ha iniziato subito a blaterare qualcosa sui ragazzi, ma l'ho fermata in tempo.
"Sophie, era Jared Leto". Dissi senza mezzi termini.
La sua espressione sul volto cambiò, era più o meno scioccata dalla notizia e non la biasimo.
"Ma..ma.. Proprio Jared, il cantante.. quello.. Insomma.." Non sapeva che dire.
"Si, proprio lui". Nei miei occhi si leggeva la rabbia che provavo verso me stessa.
"Ora tu devi dirmi come vi siete conosciuti e specialmente, perchè non sei felice? Sei stata a cena con Jared Leto, cazzo! Fossi in te salterei e piangerei di gioia!" E aveva ragione, avrei "saltellato" di gioia se solo fosse finita bene..
"Beh, l'ho fatto, ma ora.. Ora è finito tutto". Non la guardavo negli occhi, preferivo girare lo sguardo verso qualcos'altro, evitarla.
"In che senso?" domandò lei.
"Nel senso che è finito tutto una merda, Sophie! La mia felicità è durata un paio d'ore, capisci perchè non ho amici? Riesco ad allontanare tutti, capito? Tutti!" Stavo alzando il tono, ma ero arrabbiata, cosi me ne andai via da lei, forse per scappare dalla realtà, forse perchè avevo bisogno di rifugiarmi nuovamente in me stessa.
"Lilith! Dove vai?" Urlò per farsi sentire, ma nonostante tutto non mi voltai e decisi di ignorarla.
Non avevo proprio voglia di tornare in classe, così andai nei sotterranei della scuola, dove ancora c'era una sala con tutti gli strumenti, inutilizzati ormai, la mia scuola non dava più lezioni musicali. 
Dovevo calmarmi, cosi ho iniziato a suonare il pianoforte, una di quelle canzoni che riuscivano a far uscire in me tutta la rabbia. Cominciai ad intonare le note di Silhoutte di Aquilo, e cantarla e li, in ogni singola parola c'era la mia frustrazione di una vita che non volevo vivere.

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Capitolo 7
*** #Capitolo 7 ***


Sentì degli applausi provenire da dietro di me, e non capivo se avevo la voglia di girarmi e capire chi fosse o rimanere con lo sguardo fisso sul pianoforte.
"Non sapevo sapessi cantare".
Sapevo di chi era quella voce, la conoscevo bene.
"Che ci fai qui?" replicai.
"Ti ho seguita". Disse senza disinvoltura.
"Non avresti dovuto farlo".
"Non mi pento di ciò che faccio".
"Beh allora, buon per te Brian". Non riuscivo a cambiare tono, risultavo sempre scontrosa ma la mia vera rabbia era quella contro me stessa. 
"Grazie, che ci fai qui Lilith?" domandò.
"Mi sembra di averti fatto prima io questa domanda" continuavo a non guardarlo.
"Mi sembra di averti risposto". E intanto sentivo i suoi passi che si avvicinavano verso me.
"Si, ma non mi hai detto il perchè". 
"Tu non me lo hai chiesto. Quindi prima rispondi alla mia domanda, poi magari soddisferò la tua". Così mi girai e la sua compostezza, il suo essere così disinvolto mi metteva in soggezione. 
"Volevo cantare" dissi mentendo a metà, perchè da un lato volevo veramente cantare, dall'altro volevo stare sola e sfogarmi.
"Ok, va bene. Io ti ho seguita perchè ho visto che scappavi e non so, il mio istinto mi ha detto di seguirti". Non mi guardava negli occhi, stava sempre a fissar per terra o in qualche altra direzione.
"Hailie non sarà gelosa che sei qui, dentro un'aula dei sotterranei, con una ragazza?" Il mio tono era, in maniera molto evidente, sarcastico. Tutti sapevano che non la sopportavo, e credo lo sapesse anche lui.
"Tutti che parlate solo di lei.. La volete finire? E' stressante". 
"Brian, sei il suo ragazzo e lei è la ragazza più conosciuta e voluta in sta merda di scuola, cosa pretendi se non che si parli solo di lei? Che si parli di me, per esempio? Ma per favore" e accompagnai il tutto con una risata.
"Lilith, qui dentro si parla più di te che di lei" disse quasi come se volesse farmi un ammonimento.
"Si certo, ed io sono una cantante di fama internazionale!" ironizzai.
"Non credermi, ma qui tutti vorrebbero conoscerti, ma non si capisce perchè respingi chiunque, anche me".
"Brian, meglio non scoprirlo.. Si dice che è meglio prevenire che curare, io lo seguo alla lettera"  E li il mio volto cambiò espressione e diventò malinconico.
"A volte devi correre il rischio, vieni?" e mi indicò le scale, dovevamo tornare in classe e allora gli dissi 'si' con la testa e lo raggiunsi.
Arrivati nell'atrio troviamo lei, la ragazza che più amo al mondo: Hailie.
"Amore, dove sei stato? Ti ho cercato per tutto il tempo!" poi mi guarda, anzi, mi squadra e riprende a parlare con Brian. "Non dirmi che hai sprecato del tempo con questa qui, ti prego" Io la uccido. Se l'omicidio fosse legale, lei sarebbe la mia prima vittima. In ogni caso decido di andarmene.
"Ciao Brian, è stato un piacere" e andai verso l'aula di inglese.
Non so che effetto mi aveva provocato Brian, era strano.. Forse mi ero risollevata e mi sono autoconvinta che il ricordo di ieri deve restare, appunto, un ricordo. 
Finita la scuola, corsi a casa, stavo morendo di fame.. Riscaldai un po' di cibo e lo mangiai. Purtroppo quando mia madre non c'era, mangiavo sempre e solo schifezze come crocchette di pollo o pizza o altro pollo.
Pensavo a ciò che mi aveva detto Brian.. 'A volte devi correre il rischio'.. Il problema è che quando lo facevo, sbagliavo sempre. Sento il cellulare che squilla, e vedo il nome di Sophie sopra lo schermo. L'avevo liquidata malissimo, arrabbiandomi con lei senza motivo dato che ero io arrabbiata con me stessa..
Non ho il coraggio di risponderle, preferisco inviarle un messaggio.
Declino la chiamata e inizio a digitare..
*Sophie scusa, per ora non posso parlare.. Sono desolata per oggi, ma veramente non so cosa mi stia succedendo. Spero tu possa perdonarmi, a domani*
Non sono brava con le parole, anzi tutto il contrario, ma non sono abituata a far uscire fuori delle emozioni o dei sentimenti.
Così uscii fuori, ritornai al Golfo con la chitarra sulle spalle, il mio quaderno e iniziai a suonare. Amavo e odiavo stare sola in casa, ma in questi momenti ho bisogno di non pensare. Mi sto facendo mettere i piedi in testa da una celebrità, da un ragazzo, che mi sta sovrastando l'anima.
Dopo un paio d'ore posai  la chitarra per assaporare il vento che mi scompigliava i capelli, così mi distesi e chiusi gli occhi. Probabilmente mi addormentai perchè mi risvegliai al tramonto e con la pelle leggermente bruciata. 
Mi alzai e sistemai le mie cose, ma notai un foglietto incastrato tra le corde della mia chitarra. Così lo presi e c'era scritto:
"Sei proprio bella mentre dormi.
       -J."
 
J? Era stato Jared? No, mi sto illudendo. Esistono mille altri nomi con questa lettera. E' anche vero che conosco solo lui che ha il nome che inizia con "J". Basta Lilith, torna a casa e riposati, sto dando di matto.
Nel tragitto pensai tutto il tempo a questo fogliettino, che tenevo tra le mani.
Arrivo davanti casa e trovo la sorpresa finale della giornata, i miei vicini traslocano. Fantastico, dovrò sforzarmi di conoscere persone nuove, sopportare i vari trasporti del trasloco e quant'altro. Che odio.
Mentre passo davanti quella casa, vedo due ragazzi e una ragazza. Probabilmente saranno tutti quanti fratelli e se la cosa dovesse essere così mi preoccupa. Spero siano tipi tranquilli, così niente feste nei fine settimana.
Arrivo a casa, mi distendo sul divano e sento il cellulare vibrare.
Chissà chi mi scrive a quest'ora.. Brian?!

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Capitolo 8
*** #Capitolo 8 ***


*Ehi Lilith, stasera andremo al cinema, vieni?*
 
Non mi aspettavo un invito, io non lo conosco nemmeno..
 *Se mi dici chi rappresenta questo "noi" posso pensarmela*
 
Ovviamente ci sarebbe stata quella insopportabile di Hailie, ma se Sophie fosse andata avrei colto l'occasione per chiederle scusa di presenza.. E poi distrarmi poteva farmi bene.
Dopo alcuni minuti mi arrivò il messaggio di risposta.
 
*Hailie, Cameron, Robert, Sophie, Jack, Roxy, Edward, Lucas, Matthew e altri. Vieni? Non farti pregare*
 
Anche se c'era Roxy oltre a quella Barbie odiosa, tutto si ricompensava con Sophie.. Chissà se vorrà ancora parlarmi..
Di Brian non faccio conto perchè dovrà prestare tutte le sue attenzioni ad Hailie, quindi farò solamente finta di star andando li solo per parlare con Sophie e guardare un film.
 
*Verrò, ma non ti aspettare me in versione socievole. Non esiste quella parte in me, a dopo*
 
Così era arrivato il momento di prepararsi, e dopo la solita routine decisi di mettere dei semplici jeans, una camicetta di color bordeaux e le Vans dello stesso colore. No, nemmeno questa volta mi truccai, non mi importava nemmeno mostrarmi un minimo carina nei confronti di questi idioti.
Nel mio disordine, ovviamente, non trovo le chiavi della moto. Fortunatamente è una passione che mi "perseguita" da molti anni, e allora, quando ebbi la prima occasione, comprai quella che oggi è la mia bambina dal colore nero. Forse l'unica gioia della vita.
Finalmente vedo le chiavi seppellite sotto i miei vestiti, le prendo, chiudo casa e salgo in sella su quella che è la mia felicità. In pochi minuti arrivo e, purtroppo, la prima faccia che vedo è quella di Hailie. Poco dopo mi rassereno vedendo quella Brian accompagnata da quella di Sophie.

"Ehi Lil!" e vedo Sophie che si sbraccia salutandomi.
Se si comporta così allora vuol dire che mi ha perdonata, credo.. no?
Mi avvicino verso loro, salutando in maniera sorridente Sophie, mentre Brian mi saluta mettendomi una mano dietro la schiena e avvicinandomi a lui..
Forse è così che saluta tutte, penso sia il suo modo di fare, ma non nascondo il fatto che mi lusinga.
"E tu? Cosa ci fai qui?"
Ed ecco che quella gallina inizia a parlare.
"Senti cara, mi hanno invitato. Se la mia presenza non ti va a genio allora fa finta che non esisto. Io faccio così con te da anni ormai".
Brian si mise a ridere insieme a tutti gli altri, mentre Hailie diventò totalmente bianca.
"Piacere, io sono Cameron" e davanti a me si presenta questo ragazzo alto, capelli mielati con un sorriso perfetto.
"Lilith" e ricambiai il suo sorriso.
"Vedo che già stai facendo conoscenza!" -disse in maniera beffarda Brian- "mi avevi detto che non saresti stata una persona molto socievole stasera".
"Solo perchè ho parlato con una persona non significa che io sia socievole"
"Dai, smetti di fare la acidella e fai uscire la tua parte simpatica" e mi fece l'occhiolino.
Alzai gli occhi al cielo e iniziammo ad entrare nel cinema.
"Finalmente ti conosco.." e accanto me mi ritrovo un ragazzo alto, capelli neri, carnagione molto chiara e dai lineamenti fini e pronunciati.
"Mh.. Tu saresti?" 
So che il mio modo di parlare è sgarbato, ma fa parte di me e non riesco a farne a meno.
"Perdonami, non mi sono presentato, sono Robert".
Aveva uno sguardo intenso, e una voce profonda.
"Quindi contento di avermi conosciuta? Strano"
"Direi molto contento di averti conosciuto, ho sempre voluto avvicinarmi a te, parlarti.."
"Ma non l'hai mai fatto". E cosi, interrompendolo con questa frase, rimase in silenzio e imbarazzato.
Ci eravamo messi nella fila centrale del cinema, e alla mia destra avevo Sophie, mentre alla mia sinistra Brian.
Non appena spente le luci, mi è squillato il cellulare.. Tutti iniziarono a guardarmi, ovviamente mi ero dimenticata di mettere il silenzioso e OVVIAMENTE era mia madre. Grazie mamma, sempre pronta quando devo fare figure di merda.
Dopo alcuni minuti dall'inizio del film Brian mi si avvicina all'orecchio.
"Ti ringrazio per essere venuta" e, anche se al buio, potevo notare il suo sorriso.
Ricambiai, ma il suo sussurro mi provocò un brivido..
Dopo di che vidi la sua mano scivolare dal bracciolo della poltrona alla mia gamba..
Perchè? Perchè lo sta facendo? Ha accanto Hailie, non mi conosce e non dovrebbe.
Sono nel panico, non so che fare, rimanere immobile? Dargli la mano?.. Sono sempre stata troppo razionale nella mia vita e così facendo ho rovinato troppe cose..
"Hai la mano fredda" sussurrò ridendo Brian..
"Scusa, se vuoi tolgo" dissi quasi imbarazzata.
"No, ti prego, è.. piacevole".
"Brian non è corretto.." dissi sperando togliesse la sua mano dalla mia, ovviamente non lo fece. Allora portai via la mia mano e continuai a guardare il film.
Finito il film, ci sedemmo nello spiazzale di fronte, ma ben presto mi stancai di stare in mezzo a quegli idioti e mi incamminai verso la mia moto.
Ancora, però, non avevo parlato con Sophie quindi ritornai indietro.
"Soph, scusa puoi venire un secondo?"
"Ehi si certo, Lilith dimmi!" Era sempre molto disponibile con me, sempre così sorridente.
"Volevo scusarmi per oggi.. Insomma, me ne sono andata, ti ho urlato e tu non c'entravi nulla.. Come avrai capito non sono un granchè nè come persona nè come amica, ma se vuoi posso provarci e rimediare ai miei errori.."
Guardavo a terra. Non riuscivo a guardare negli occhi una persona, perchè effettivamente io non mi sono mai aperta con nessuno, e non intrattenevo conversazioni con nessuno se non con mia madre.
"Lil, lo so tranquilla non preoccuparti! Solo dopo mi sono resa conto quanto la cosa ti faceva male, e non devi scusarti per cazzate del genere. Sei una buona amica, sta serena, ci vediamo domani!" 
"A domani Soph" e le sorrisi.
Poi ripensai a quanto mi aveva detto.. 'so quanto la cosa ti faceva male'.. Già, mai stata male per un ragazzo, ma dovevo ammetterlo: stavo male a causa di Jared Leto.

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Capitolo 9
*** #Capitolo 9 ***


Così ritornai a casa, il viaggio in moto mi liberò la mente da tutti quei pensieri che mi stavano solo danneggiando. Pensavo al fatto di non aver salutato Brian, lo guardai ma non ebbi il coraggio  di andare lì e comportarmi come se nulla fosse successo.
Si, lo so che era solo una mano sopra la mia, ma avere contatti con la gente per persone come me, non è una cosa che succede ogni giorno e, quando avviene, la sensazione che provi è strana. Non sai se stai provando piacere o se magari la cosa ti terrorizza. 
Appena arrivata davanti vidi ancora quel camion dei traslochi, fantastico, chissà per quanto dureranno ancora questi piacevolissimi rumori.
Sulla porta di casa c'era un pacco in cui c'era scritto il mio nome. Mi sentivo un po' come Clay in 13 Reason Why e la cosa mi fece ridere. 
Entrata in casa, mi sono distesa sul divano e lo aprii. Dentro c'era un quadernetto nero, un cd dei 30STM e un biglliettino.
"Spero tu possa scrivere e comporre ancora.
-J".
Questa volta non ero io a immaginare cose assurde, era chiaro fosse stato Jared. Ma perché? Perché non veniva semplicemente davanti casa mia e mi diceva come stavano le cose? Insomma, ha iniziato tutto lui, e questa sua assenza-presenza mi sta dando sui nervi. 
E' tardi e dovrei andare a dormire ma non riuscivo a causa di quel cd e quel quadernetto che una persona mi aveva regalato.
Mi addormentai leggendo "Il mercante di Venezia" e appena mi svegliai capì che era troppo tardi per fare colazione.
Non mi andava di restare a casa e così dopo aver fatto una doccia presi le mie cuffie, le chiavi di casa e uscì per andare a trovare un posto in cui pranzare.
Nemmeno il tempo di mettere un piede fuori casa che mi squilla il cellulare.

*Pronto?*
*Ehi Lilith, sono tua madre! Ieri sera non mi hai risposto, mi sono preoccupata.*
*Scusa Janette, ma ero al cinema con dei miei amici e non potevo rispondere*
*Aspetta, aspetta, aspetta, cosa hai detto? Cinema? Amici?!*
*Grazie Jane per non considerare l'opzione che io abbia una vita sociale*
*Scusami tanto figliola, ma capisci bene che non ti ho mai visto con anima viva e la cosa mi sorprende! Comunque starò via ancora per un po', il lavoro mi sta massacrando.. Spero tu non te la prenda*
*Non preoccuparti Janette, nessun problema*
*Va bene tesoro, bacioni ci sentiamo! Ti voglio bene!*
*Anche io, ciao*

Ero abituata a questo genere di chiamate.. Insomma ero abituata ad una vita solitaria e tutto quello che comportava una vita del genere.
Poi però per strada il mio sguardo cade su una macchina che già avevo visto.. Un auto nera e lucida.. Ero sicura fosse la sua macchina e, dato che purtroppo la mia curiosità mi spinge a fare cazzate, mi avvicinai cercando di fare la persona indifferente.
Attraversai e continuai a camminare sul marciapiede e appena arrivata abbastanza vicina alla macchina scrutai il suo viso.. 
E nel momento in cui lo guardai, lui ricambiò lo sguardo, in silenzio. Uno sguardo serio, di chi non ha proprio voglia di vederti, quindi continuai ad andare avanti, anche se quegli occhi mi avevano congelato l'anima.
Non speravo nemmeno che lui uscisse dall'auto, mi salutasse o qualcosa di simile.
Il suo sparire era stato chiaro, già da quella prima e ultima notte..

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Capitolo 10
*** #Capitolo 10 ***


 Non potevo crederci, era lui.
Era la sua voce, la riconoscevo ovunque, sono cresciuta con la sua voce.
Ero indecisa se girarmi o meno, un po' per paura, un po' per orgoglio.
Era strano sapere e capire che una persona, per molto poco, può mandarti nei casini.
Mi girai quasi d'istinto e rimasi bloccata, ferma, immobile.
Era lui, e si avvicinava quasi correndo verso di me.
Non avevo idea di come comportarmi, insomma il nostro incontro non era finito nel migliore dei modi, è sparito e poi mi ritrovo regali in casa da parte sua.

"Lilith, finalmente ti vedo"
Non capisco, sei tu a sparire e "finalmente mi vedi"?
"Ehi Jared" dissi guardando a terra, in maniera ormai sconsolata e disillusa.
"Come stai piccola Lil? Aspetta, prima di rispondere, sali in macchina ho paura che la gente veda.."
"Ma io veramente.." E cosi, nemmeno il tempo di dire qualcosa, mi ha preso per mano e mi ha fatto salire nella sua auto.
"Perdonami, che stavi facendo?"
"In realtà io stavo per andare a mangiare ma qualcuno mi ha bloccato.." E qui il sarcasmo riprendeva potere. 
"Ah scusa.. beh ti porto io a mangiare fuori, ho un paio di cose da dirti".
Ed ecco che ritornava lo sguardo gelato di Jared, che preferisce evitare qualsiasi contatto visivo con me e rivolgere gli occhi altrove.
Portava gli occhiali, era ovvio che non voleva farsi riconoscere, ma avevo così tante domande da fargli che per l'indecisione la mia bocca rimase serrata.
"Allora, va bene se ti porto in un fast food? Il cibo spazzatura fa sempre bene!" disse sorridendo, come se non fosse mai successo nulla..
Ma allora ero io a farmi problemi che non esistevano? Oppure esistevano e lui li ignorava.
"In realtà sono una persona più salutista, ma va bene comunque".
Continuavo a guardare fuori dal finestrino, non mi andava di guardarlo perché si sarebbe visto in modo palese il mio disagio e tutto quello che provavo per questa situazione.
Arrivati al fast food Jared cercò di nascondersi il più possibile, il tavolo che aveva scelto era quello più all'angolo e nascosto da tutti, non si toglieva né il cappellino né gli occhiali. Nel momento in cui venne la ragazza per chiederci gentilmente cosa volevamo, lui si voltò dalla parte opposta e si limitò a dire "per me niente, grazie", mentre io ordinai un Hamburger.
Restavo in silenzio e guardavo nel vuoto.
Lui faceva lo stesso finché non arrivò ciò che avevo ordinato.
"Perdonami.." Disse con aria quasi straziata, guardando il tavolo.
Non avevo idea di come dovessi comportarmi.. 
"No, perdonami tu.. Il mio comportamento l'altra notte è stato scortese".
"Lilith, avevi tutte le motivazioni di questo mondo per prendertela con me, solo che io non so bene come reagire a queste cose e divento di pietra. Così sparisco, ho anche pensato di aver fatto uno sbaglio invitandoti a cena ma nel momento in cui mettevo su certi pensieri mi pentivo immediatamente.. Non so mai quale sia la cosa giusta da fare e al 90% sbaglio tutte le mie azioni ma posso dirti una cosa.. Incontrarti e parlarti è stata la cosa migliore che potessi fare".
Io a quelle parole rimasi di pietra.. Non ero mai stata una persona troppo espressiva, non arrossivo mai né facevo intravedere le mie emozioni.
Così presi coraggio e risposi..
"Beh Jared davvero non preoccuparti.. Insomma per me tutto questo è assurdo.. Non avrei mai immaginato niente di tutto questo. Tu sei.. tu ecco. E anche se già abbiamo affrontato questo discorso, per me è ancora strano che tu ti sia avvicinato ad una persona come me, che vive nell'invisibilità. Però ricorda che anche io sono una persona e ammetto di essere difficile, non so fino a che punto potrei reggere..".
Lui mi guardò e probabilmente non aveva capito ciò di cui stavo parlando, così continuai il mio discorso.
"Voglio dire, ho una stabilità mentale e odio quando questa viene urtata. Se tu mi fai credere un giorno che hai tutta la voglia del mondo di essere mio amico e ti apri a me e poi sparisci per giorni a me non sta bene. Per me tutto questo è difficile, aprirmi con qualcuno, avere un amico. Io non so bene come si tratti qualcuno e con te i passi sono contati. Ricordati che sei sempre un cantante di fama internazionale".
E finalmente avevo buttato via un po' di cose, dovevo sbloccarmi. Io non potevo continuare così perché mi conosco e non so reagire alle cose.
"Io lo sapevo che questa cosa di essere "Jared Leto" ti avrebbe bloccata! Come tutti.. Io davvero non so più che fare. Riuscite solo a guardare quello. Comunque scusa, mi dispiace.. E' che spesso anche io non so cosa significhi avere qualcuno che ti sta accanto.. Non voglio farti del male".
A quella frase io mi innervosii.. "Pensate solo a quello", come se io guardassi solo la sua fama.
"Jared la popolarità è una cosa da mettere in conto.. Io ti ho guardato e ti guarderò sempre come una persona qualsiasi, ma ricordati che il mondo esterno è diverso e viviamo due realtà differenti".
"Continuo a non capire Lilith... Il mondo è uno solo".
"Si è uno, ma la realtà sono molteplici. Ognuno di noi vive una vita diversa e tutto si può dire tranne che viviamo una vita simile... E la gente lì fuori parla! Guardati, siamo in un fast food e tu sei coperto come se ci fossero -10°C mentre fuori c'è il sole".
Quando ascoltò quella frase il suo volto cambiò. Aveva appena realizzato che qualcosa di "normale" non era possibile e che tutto questo era solo la finzione di un attimo.
"Lo ammetto, hai ragione... Ma questa volta voglio fare qualcosa di giusto per me, almeno una volta. Io con te sto bene, mi sento più leggero. Sento che con te non devo fingere di essere nessun altro. Io..Io non voglio rinunciare a te".
"Allora non farlo, Jared".

Ero molto seria, se stava bene con me allora perché ci rinunciava?
"Va bene. Appena finisci il tuo Hamburger vorrei passare un po' di tempo da te, è un problema?". 
Per me si, era un problema per il semplice fatto che casa mia era il mio rifugio. Non ho mai mostrato a nessuno il mio gazebo, né la mia stanza.. E' un po' simile alla stessa storia del quadernetto: quelle mura sanno tutto di me ed è come se la mia vita fosse quasi spiata da qualcun altro.
Però se era questa la sua richiesta, andava bene. Era solo un po' di tempo con me,  ed io ne potevo solo essere felice, oltre che tremendamente terrorizzata.
"Ehm, si certo.. Nessun problema" 
Forse esitai un po' troppo, ma speravo che capisse il mio punto di vista.
"Piccola Lil, non ne sei molto convinta eh" E via con un altro dei suoi sorrisi spiazzanti.
Quel sorriso avrebbe mandato in confusione chiunque.

Era entrato e aveva scatenato un uragano nella mia vita.
"No, no scusa.. Per me non c'è alcun problema" e cercai di tirar fuori qualcosa simile ad un sorriso.
Finito l'Hamburger mi alzai per andare a pagare ma nemmeno il tempo di fare mezza mossa che Jared mi fermò.
"Ehi, ma che stai facendo?" disse in maniera beffarda.
"Beh, come una persona normale sto andando a pagare, non so poi come sei abituato tu".
Si mise a ridere e continuavo a non capire, perché rideva?
"Beh allora? Cosa c'è da ridere?".
"Lilith, ci ho già pensato io, non preoccuparti" e sorrise.
"Scusa, come? E quando ci avresti pensato? Vedi che io sono contraria a queste cose".
E' vero, odiavo quando mi offrivano qualcosa, perché poi mi sentivo moralmente in debito e dovevo ricambiare con qualcosa, altrimenti non stavo bene con me stessa.
"Mentre mangiavi come una bimba di due anni che guarda il suo cibo preferito io ho mandato un messaggio al mio agente dicendogli che eravamo qui e che doveva pensare a tutto lui. E  questo fatto che "sei contraria" poi me lo spieghi".
Adoravo questo suo modo di fare, parlare in maniera così leggera e sorridente. Mi rassicurava già attraverso i video, figuriamoci di presenza.
Saliti in macchina di mia spontanea volontà presi i cd della scorsa volta ma mi accorsi che ne mancava uno.. Era quello che aveva regalato a me.
"Allora eri davvero tu".

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Capitolo 11
*** #Capitolo 11 ***


  "Finalmente lo hai capito" mi rispose quasi ridendo.
"In realtà lo avevo capito da tempo, ma pensavo fosse solo una grandissima illusione, insomma eri solo sparito.. Non capisco perché tu lo abbia fatto".
"Lilith, non a tutto c'è una spiegazione.. Solo che qui tra i due non sei l'unica ad essere 'misteriosa', sta a te decifrare il tutto".
La malizia nel suo viso la si vedeva da tre km di distanza.
Non capivo perché proprio quell'album.
"Jared, devi girare a destra!" Giustamente dovevo ricordargli dove abitavo, no? 
Girò di scatto, in maniera brusca, ma come biasimarlo..
"Non so, vuoi dirmelo due ore dopo quando devo girare?"
Ecco, io e le indicazioni non andiamo d'accordo.
"Scusa.. Comunque siamo arrivati". Ero felice, sorridevo. In quella frase c'era tutta il mio essere imbranata, e per questo sorrisi.
Però dopo una manciata di secondi mi ricordai che lui entrerà in casa mia, e ovviamente vorrà vedere la mia camera ed io.. Ero restia sul fatto.
Insomma, era il mio mondo, non è mai entrato nessuno. E' il mio mondo sicuro per questo.
Mi bloccai davanti la porta di casa senza rendermene conto.
"Ehm, Lilith..? Tutto bene?"
Giusto, dovevo aprire casa.
"Scusa J, sto bene.. Si, entriamo"
E così presi coraggio, aprì la porta ed entrammo.
"Non c'è nessuno in casa?" Chiese incuriosito Jared.
"No, mia madre è sempre fuori per lavoro.. Vivo praticamente sola".
"E tu porti un uomo come me, a casa tua, dove non c'è nessuno? Questa potrebbe essere un punto in favore per me e di svantaggio per te!" e l'espressione sul suo volto si fece maliziosa. Avevo sbagliato?
"Prova a toccarmi e sei morto".
Risultavo minacciosa, ma andava bene così. Volevo scherzare.
"Mamma mia, se me lo dici così nemmeno ti guardo..!" E scoppiò in una fragorosa risata.
Mentre poggiavo le mie chiavi sul tavolo della cucina, vedevo J con sguardo attento ad ogni minimo dettaglio.
"Sembra che tu stia cercando qualcosa" lo ammonì.

"Beh effettivamente si.. Non c'è niente di tuo in questa stanza".
Cosa intendeva con 'qualcosa di mio'?
"Qualcosa di mio? Eh?"
"Beh, sai Lil, non credo che questi quadretti ti rappresentino". E indicò dei quadri di folle di persone a Barcellona.
"Già, quelli me li ha portati mia madre quando è stata a Barcellona.. Come hai fatto a capire che non erano miei?".
"Tanto per iniziare, non so nemmeno se dipingi e se tu dipingessi di certo non sarà la folla il soggetto".
Io non so come faceva, ma già aveva analizzato ogni mia cosa, ogni mia sfaccettatura. 
Questa cosa mi metteva paura.
"Jared ogni volta mi lasci senza parole.. Comunque si, dipingo"
"Non avevo dubbi.. Dobbiamo rimanere tutto il giorno nel salone oppure mi farai vedere casa tua?"
Giusto, ma ne ero davvero sicura? Mi passavano mille pensieri per la testa e probabilmente lui se n'era già accorto.
"Lilith, se vuoi vado.. Non ti trovo molto a tuo agio" disse ormai quasi sconsolato.
"No Jared, è che per me é molto difficile.. Cioè.. Ecco vedi, sei la prima persona a entrare in casa mia, ed è come se ti stessi dando la chiave per entrare definitivamente nella mia vita.. Non so se sono pronta a questo".
"Io sì. Io sono pronto a far parte per davvero nella tua vita".
Lo disse in una maniera così decisa ma allo stesso tempo dolce che esprimeva tutta veridicità di quella frase.
"Va bene, e allora benvenuto nella mia stanza" e così facendo aprii la porta del mio mondo a Jared Leto.
La mia camera era molto essenziale; c'era un letto ad una piazza e mezza al centro della stanza, attaccato dalla parte della spalliera al muro, una libreria piena di libri, un comodino messo alla sinistra del mio letto, una scrivania in vetro messa a muro, e tanti quadri e luci di qualsiasi colore appese al muro. 
Sulla scrivania avevo lasciato quel che c'era nel pacco che mi aveva lasciato, insieme a colori a tempera e pennelli sparsi..
"Sinceramente non la immaginavo così" disse quasi sorpreso.
"Mh, si nessuno se lo aspetterebbe"
"Queste pareti nere.. Hanno il loro fascino. Hai curato tutto nei minimi dettagli, anche quello" disse e poi sorrise appena indicò quella parte di muro che avevo ricoperto con poster, canzoni e foto dei miei gruppi e cantanti preferiti. Ovviamente c'era pure lui.
"Diciamo che mi piace che le cose abbiano una specie di loro ordine nel mio grande caos"
Non ero più spaventata dall'idea di Jared nella mia vita. Era bello averlo accanto e se dovevo rischiare tutto, era giusto farlo. Ne valeva la pena.

"Questa stanza dice cose di te che tu non vuoi dire"
Stava ancora cercando qualcosa di mio che non mi rappresentasse per capire come ero fatta realmente.
"Ci sono tante cose di me che nessuno potrà mai sapere"
"Ed ecco che ritorna a fare la misteriosa.."
Vagava nella mia stanza, suppongo stesse cercando le chitarre o comunque un qualcosa di strumentale.
"Beh si vive qui e adesso, non si ritorna mai al passato. Io li non vorrei mai ritornarci".
"Ovviamente se ti chiedo il perché tu non me lo dirai mai, vero?"

"Mai no, ma di certo non ora. Devo dire che per te ormai sono fatta prevedibile, eh?"
"Non troppo, ma si quasi" e rise a tutto questo.
Beato lui che riusciva a ridere, io ero tesissima.
Poi la sua faccia si fece stranita e corrucciò la fronte.
"J, tutto bene? Ti vedo un po' pensieroso.."
Lui mi guardò ed esitò un po' prima di rispondere.
"Non sono preoccupato ma ho la sensazione che qui manchi qualcosa.. Insomma, qualcosa di tuo".
"Per te manca sempre qualcosa di mio, anche se dovessi guardare il bagno mi diresti "manca qualcosa"!"
A questa frase lui si mise a ridere, ma poi ritornò serio.
"Si, ma questa volta è diverso Lil, non so manca qualcosa di fondamentale".
E continuava a cercare e a non darsi pace.
Così, capendo ciò che cercava, lo portai nel mio posto.
"Va bene Jared, mi arrendo, seguimi".
Ero felice che si accorgesse anche della minima cosa, era attento e mi sentivo bene.
Usciti dalla mia camera eccola li, la scala che porta nel mio rifugio.
Ed ecco che una volta saliti, c'era la mia vetrata.
"Ecco, ora si che ci siamo!"
Era quasi sbalordito da quello che vedeva, stava lì fermo e non si avvicinava.
"Lo hai fatto tu?"
"Si, da sola, ne avevo bisogno. Ci ho messo un po' di tempo, ma alla fine è venuto bene".
"Lilith, è stupendo.. E dunque è qui che componi..?"

"Si, ma non solo. Anche la spiaggia mi piace molto.. Sentire il rumore delle onde.. Mi rilassa e mi ispira".

Eravamo ancora fuori,  lui non rischiava a fare un passo, e così presi in mano la situazione ed entrai.
Lui mi seguì timidamente, ma era felice che avessi aperto la porta.
"Eccole, anzi.. eccola".
E  si girò e andò verso la mia chitarra, quella color legno, credo sia la mia prima chitarra che ha visto.
"Era lei, stavi suonando quella chitarra.. Poi ti sei addormentata, e ti ho lasciato un biglietto incastrato tra le corde".
Allora non ero pazza, non erano coincidenze, era lui.

"Come facevi a sapere che io ero li?" gli chiesi.

"In realtà speravo di trovarti lì, e infatti c'eri. Ma non volevo svegliarti, eri così bella.. Il sole che ti colpiva la pelle, quasi risplendevi. Mi limitai ad un semplice bigliettino, solo per farti sapere che stavo pensando ancora a te".
Lui non mi guardava, sfiorava le corde di quella chitarra, come se la stesse accarezzando.
"Lo sapevo che eri tu, ma la mia testa lo rifiutava.. Per me era surreale. Posso chiederti una cosa?"
"Certo piccola Lil, dimmi pure" e staccando finalmente gli occhi dalla mia chitarra, mi sorrise dolcemente.

"Perché quell'album? Perché "This is war"?"
A questa domanda mi guardò quasi stupito, ma divertito.

"Strano che tu non te ne sia accorta. In quell'album è contenuta una canzone.."
Prima che finisse la frase mi ritornò in mente..

"Kings and Queen.."
"E' stata la prima canzone che abbiamo ascoltato insieme".
Eri così ipnotizzante quel suo sorriso, quella sua quasi ingenuità e felicità nel sapere che lo avevo ricordato.
Istintivamente andai correndo verso di lui e lo abbracciai.
"Grazie Jared".
E mi strinse più forte.

 

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Capitolo 12
*** #Capitolo 12 ***


Era seduto sull'unica sedia della stanza, con questa mia chitarra che in mano sua sembrava fatta d'oro, ed io ero a gambe incrociate per terra.
Lo guardavo con ammirazione, adulazione, come un bambino che scarta il suo regalo di natale ed era il giocattolo che aveva sempre desiderato.
Era strano ma allo stesso tempo buffo come qualche settimana fa speravo di andare ad un suo concerto ed ora lo avevo in casa mia, tutto per me.
E mentre lui cantava, io sussurravo le  parole di questa canzone.
Bloccò immediatamente la chitarra. Non capivo, aveva infranto la mia quiete.
"Tu sai cantare". Mi guardò dritto negli occhi, e mi gelò in un attimo.
Non sapevo che guardare, ero imbarazzata, girai lo sguardo verso gli altri strumenti, cercai di risultare il più seria possibile, ma niente da fare.
"Ma... No, Jared.. Ma che dici.." e provai a fare un sorriso sincero, ma ovviamente ero in un grande stato di disagio e non servì a molto.
"Ti ho sentito, è inutile che dici di no. Tu stavi cantando!".
"Tu sei solo pazzo J, io non canto. Suono solo" e questa volta cercai di essere il più convincente possibile.
"Ehi, non ti ho mica offeso. Voglio solo che canti, tutto qui"
Era vero, io cantavo, ma non l'ho mai fatto davanti a nessuno e di certo non lo avrei fatto nemmeno davanti a lui. Forse era anche una cosa banale, ma era la mia arte, magari canto anche male e non me ne sono mai accorta.
Lo guardai dritto negli occhi e dissi no con la testa, però questa volta con uno sguardo un po' più dolce.
"Ok Lilith, facciamo una cosa, sarò estremamente sincero. Se tu canti di merda, giuro che ti blocco, ma se canti bene, ti lascerò continuare, ok?"
Era speranzoso, voleva che cantassi.
Dai insomma, ormai gli ho aperto la mia vita, forse lo ritenevo l'unico in grado di potermi giudicare. Certo, averlo davanti era una cosa diversa.. Ho sempre sognato come sarebbe stata una vita accanto a lui, e ora che ho realizzato per il caso il sogno di una vita non ci credo nemmeno.
"Va bene, però suonerò quella" e indicai la mia di chitarra, quella nera.
"Come mai proprio quella?" chiese.
"Semplice, quella è la mia chitarra, ha un valore in più rispetto alle altre".
C'era il tramonto, e nel momento in cui lo guardai vidi quei raggi del sole che erano un misto tra arancione e giallo che gli colpivano gli occhi e rimasi imbambolata dalla sua bellezza.
Chissà cosa pensavano in quel momento.
"Ehi Lilith, siediti qui, mi metto io a terra, così ti viene più comodo suonare!"
Era premuroso in tutto, chi lo avrebbe mai detto.
Così  presi la mia chitarra, il mio plettro, ma avevo un problema: non sapevo cosa cantare.
"Cosa vuoi che ti canti, signor Leto?" che poi a sentirlo "signor Leto" suona davvero male.
" 'Signor Leto'? Ma veramente?" E si mise a ridere. "Non so, mi piacerebbe che cantassi una mia canzone.. Sarebbe bello sentirla da qualcun altro". 

Era davvero incuriosito. Allora mi venne subito in mente The Kill, la canzone che ha praticamente rappresentato la mia vita.
Non dissi nulla, iniziai subito a suonare e a cercare di non pensare che l'autore di questa canzone fosse lì,  proprio per ascoltarmi.
All'intro lui mi guardò sorridente e quasi sussurrando disse "The Kill".
Iniziai a cantare e lui non disse nulla, mi ascoltò senza dire nulla.
Non mi fermò quindi forse la mia voce gli piaceva, ma non mi illudevo più di tanto..
Riuscì addirittura a finire la canzone.
Lui non disse nulla, e io l'imbarazzo prese di nuovo il controllo.
Dopo due minuti, che a me risultarono infiniti, iniziò a parlare.

"Lilith.. Tu sei.. Tu sei incredibile".
Ero sconvolta.
"Cosa?". Era impossibile, non ci credevo.
"Si, la tua voce.. E' cosi bella. Oserei dire ipnotizzante.."

"Jared, hai assunto droghe?" E mi misi a ridere.

"Credimi, sentire questa canzone, le mie parole che uscivano dalle tua labbra... Tu mi hai comunicato ciò che io volevo dire alla gente. Tu hai colto questa canzone in pieno, e la cosa mi ha, come dire.. Sconvolto. Ma sono felice, io lo sapevo che tu non eri come le altre".

E mi guardava con un viso così dolce, ma allo stesso tempo si girava e guardava nel vuoto.. La sua testa era piena di pensieri, e si vedeva.
"Jared.. Non pensavo tu mi dicesti questo... E' la cosa più assurda che potevo immaginare. E' la tua canzone e tu parli di me in questa maniera.. Per me questa canzone ha significato molto nella mia vita, anche se breve, e non a caso eri e sei il mio cantante preferito".
Mi vergognavo quasi un po' a dirglielo, ma era vero.
"Lilith, tu raccogli ogni singola sfaccettatura delle persone. Attraverso le mie canzoni tu ci sei riuscita, tu mi conosci. E sembrava impensabile ma è così. Sono felice di ricominciare da te".
Non sapevo che fare in quel momento.. Era la cosa più bella che potesse dirmi.
"Ricominciare da me?"
Non capivo, cosa voleva dire?
"Ti prometto che quando sarà il momento ti spiegherò tutto.. Ma non roviniamo tutto questo, c'è una bella atmosfera".
Io mi alzai per andare a posare la chitarra, quindi mi girai verso il sostegno per posarla.
"Jared non fare promesse. Queste vengono fatte per.."

Non riuscì nemmeno a finire la frase.
"...Per non essere mantenute".
Mi voltai e c'era lui dietro di me, a due centimetri.

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Capitolo 13
*** #Capitolo 13 ***


Restai ferma, immobile. 
Non sapevo che fare, ero praticamente bloccata tra lui e il sostegno della chitarra.
Lo guardai negli occhi solo per capire cosa aveva intenzione di fare.

Mi guardò sorridendo, mi accarezzò delicatamente con la sua mano fredda.
"Sei molto bella Lilith".
Io restai in silenzio, sorrisi ma avrei tanto voluto guardare a terra. Non ero più abituata ai complimenti.. Molto tempo prima ero molto più sicura, non temevo il contatto.. Ma adesso tutto è cambiato.
Nonostante tutto continuai a reggere lo sguardo dritto nei suoi occhi.
"Grazie J" e sorrisi.

Cercai di ricordami quei sorrisi che a volte risultavano addirittura beffardi per quanto erano sicuri.
Sorrise leggermente a quel mio "grazie", e mi abbracciò, ed era una cosa che non mi aspettavo facesse.
Ricambiai ovviamente l'abbraccio che, come lui, risultava intenso.
In quel momento capii che ero davvero felice ma avevo paura. Stavo cadendo in ciò che mi ha ucciso.
Dopo due minuti ci staccammo e, quasi imbarazzati, restammo in silenzio.
Era già sera e nessuno dei due aveva mangiato nulla.
"J, hai fame? Insomma è ora di cena ed è stata una giornata.. piena".
Era vero, ero stanca, troppe emozioni in una volta e la cosa che più mi sconvolgeva era che a provocare tutte quelle cose in me era lui.
"Beh in realtà si, ma non voglio essere un disturbo".
Io non potevo crederci. Ancora non capiva il tipo di adulazione che avevo nei suoi confronti! Era l'unica persona che avrei voluto incontrare nella mia vita ed ora "ha paura di disturbare".
"J, sei un idiota. In casa non ho molto, possiamo vedere cosa mia madre mi ha lasciato".
"Non preoccuparti, in caso ordiniamo una pizza, non è un problema".
"Dai scendiamo".
Mi seguì per andare in cucina, e aperto il frigo trovai una pizza preconfezionata da mettere in forno.
"Senti, so che non è il massimo, ma io non so cucinare e mia madre lo sa.. Per questo mi lascia solo cose del genere" e gli mostrai la pizza. "Ti va?" gli chiesi  un po' incerta..
"Certo che mi va, voglio vedere le doti culinarie della signora.."
Mi guardò come per chiedermi "qual è il tuo cognome?", perché effettivamente lui non lo sapeva.
"..Dobois" e sorrisi.
"Dobois? E' un cognome strano per essere della California!"
"Infatti non è di qui, è francese" e intanto misi la pizza nel forno.
"Francese? Tu non mi hai mai detto di essere francese" era curioso, come sempre.
"Beh tu non me lo hai mai chiesto. E poi anche tu non mi dici molte cose".
Come al solito tendevo ad essere un po' misteriosa, una persona per avere informazioni da me deve scavarmi a fondo. Io non dico mai nulla sulla mia vita.
"Non so se adoro od odio questo lato di te. Mi incuriosisce ma mi dà fastidio allo stesso tempo" e si bloccò come se stesse cercando quali delle due parti preferiva.

Dopo 5 minuti pieni ricominciò a farmi domande.
"Quindi hai origini francesi?"

"Si da parte di mia madre" e in quel momento il forno suonò perché la pizza, a quanto pare, era pronta.
La presi e ovviamente mi bruciai. Cercai di non imprecare, ma mi venne difficile.. Come al solito.
"Fine la nostra Lilith".
"Perdonami ma mi son scottata con la teglia della pizza. Non sono abituata ad avere ospiti.. "
E lui si mise a ridere.
"Non ti stavo rimproverando. Anzi è bello il tuo essere spontanea, è un qualcosa che mi dice che non fingi di essere qualcun altro".
"Non potrei mai esserlo".
In tutto questo mi ero dimenticata di apparecchiare, quindi rimisi la pizza dentro il forno per non farla raffreddare e apparecchiai.
Lui lo capì e continuò a guardarmi divertito e a quel punto gli lanciai un'occhiataccia quasi ironica.
"Te l'ho detto che non sono abituata ad avere ospiti in casa.."
Ci mettemmo a tavola e mi sentivo più a mio agio.
"Allora, hai da bere o in questa casa siamo astemi?".
Voleva bere e mi misi a ridere per la domanda.
"Astemi? Ma mi hai visto? Secondo te come faccio ad andare avanti?".
Scoppiò in una delle sue risate che ormai erano diventate un segno riconoscibile della sua personalità.

Non sapevo però cosa voleva da bere.
"Jared, cosa preferisci? Vino bianco, rosso o vogliamo andarci giù di superalcolici?".
"Tu tieni tutte queste bottiglie e sei sola? Non so se essere stupito, fare quello più grande che ti fa la predica e cercare di capire se sei alcolizzata, oppure darti la mia stima".
Non riuscivo a non ridere.
"Preferisco l'ultima" e gli feci l'occhiolino.
"Comunque potremmo iniziare con del vino bianco".
Così presi la bottiglia, la stappai e gli versai del vino.
"Solitamente questa è una cosa che fanno gli uomini" disse.
"Io sono l'eccezione che fa la regola".
Era bella la sensazione che provavo, ero più libera.
Insomma avevo abbassato le barriere che mi ero imposta, anche se avevo sempre una gran paura di restarci male.

Ma cavolo era Jared Leto, prima di conoscerlo avrei fatto qualsiasi cosa pur di incontrarlo.
Mentre mangiava la pizza Jared continuò a guardare nel vuoto e a pensare.
"J, a che stai pensando?".
"Eh, cosa?".
Non mi aveva nemmeno sentito..
"Ti ho chiesto cosa stai pensando"-
Volevo sapere, qui non era lui l'unico ad essere curioso.
"No, nulla.. Cioè è strano.. Stavo pensando.. No, niente.. Stavo pensando a niente".
Ma balbettava, non era sincero.
"Jared, vuoi prendermi in giro? Non sei bravo a nascondere le cose".
"Si, è vero, non sono mai stato un gran bugiardo".
E intanto era buffissimo perché stava mangiando la pizza e il suo modo di mangiare mi faceva ridere.
"Allora, mi dici che hai?".
Continuavo ad insistere perché anche io volevo scoprire di più su di lui.
"Ok basta, te lo dico. Tu mi hai detto che il tuo cognome è Dobois poiché è francese ed è da parte di madre ma.. Solitamente uno eredita il cognome del padre ma tu.."
Da ciò che mi diceva capivo che indagava su tutto quello che dicevo. Non si fermava al superficiale, lui voleva sapere.
"Ma io ho quello di mia madre".
So dove voleva arrivare, ma volevo che lo dicesse lui.

"Già.. Posso chiederti il perché?".
Aveva paura di aver sbagliato, glielo si leggeva negli occhi, ma cercava di celarlo il più possibile.

"Si nessun problema. Mio padre è morto prima che nascessi in un incidente stradale, non ho mai voluto sapere altro".
E intanto iniziai a bere quel bicchiere di vino che mi ero versata poco prima.

"Ok, non voglio essere insistente.. Però vorrei capire.. Sempre se tu me lo permetti"-
Non si fermava e non avrebbe smesso, lo capivo.
"Vuoi sapere perché non voglio sapere altro su di lui?"

"Esatto". 
Poco prima che iniziassi a parlare finì di mangiare la sua fetta di pizza, prese il bicchiere e mi osservò attentamente.
"Il motivo è semplice. Odio aggrapparmi a cose che non esistono. Non ha senso farsi in mente un immagine perfetta per poi scoprire che non c'è, non è reale e mai potrà esserlo. E magari poi quella immagine perfetta non è nemmeno quella corrispondente ed era tutt'altra cosa".
A me questo argomento non pesava. Insomma, io la mia vita l'ho sempre condivisa con mia madre, la sua mancanza non è mai stata un problema poiché non sono stata mai abituata a questa.

"Tu sei sempre un passo avanti a me. Non so come fai, ma la tua forza d'animo mi colpisce ogni giorno di più. Tu mi farai male".
Era molto serio, mi guardava ma aveva un'espressione quasi disillusa.
Non capivo, come avrei potuto fargli del male?

"Non potrei mai farti del male".
Nemmeno il tempo di dire quella frase che mi squillò il telefono.
"Ehm, scusa vedo solo chi è".

"Si tranquilla, non preoccuparti" e sorrise, come sempre, con quel suo modo delicato.
Andai in stanza, presi il telefono e..
Brian?!

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Capitolo 14
*** #Capitolo 14 ***


"Pronto?"

"Ehi Lilith, sono Brian, disturbo?"

"Guarda in realtà sono a cena con un... Ehm, dovrei andare a tavola ho solo due minuti, dimmi"
Non potevo di certo dirgli "Ehi Brian, scusa ma sono a cena con Jared Leto, non posso parlare", mi avrebbe preso per pazza.

"Oh scusa, volevo solo chiederti se domani dopo scuola vuoi venire da me per potermi aiutare in matematica. Sai, frequentiamo lo stesso corso e non sono proprio una cima.."

Wow, non so cosa stia succedendo nella mia vita ora, forse qualcuno lassù si è svegliato e ha capito che non posso vivere una vita che è una continua delusione e merda.

Fino a qualche settimana fa non avrei pensato a niente di tutto questo.

Picchiettai il dito sul bordo della porta, non sapevo che rispondere. Non perché non volessi andarci, ma pian piano perdevo la mia sicurezza ed era come se diventassi più timida.

"Ok, ci vediamo domani da te".

"Perfetto Lil, grazie mille a domani!".

Era solo una lezione di matematica, no?

Ritornai da Jared, che stava continuando a mangiare la sua pizza.

"Ehi, eccomi" e gli sorrisi.
"Qualcosa di importante?"

"Oh no, solo un mio compagno che richiede aiuto in matematica" e ricominciai a mangiare, stavo morendo di fame.
"Ah, quindi devo supporre che tu sia una secchiona" e mi guardava con quello sguardo come se stesse per dire "ammettilo".
"Secchiona no, semplicemente stando molto tempo sola impiego il mio tempo come meglio posso".
"Fai bene, e dimmi qual è la tua materia preferita?"
"Chimica" e lo sentì scoppiare in una risata clamorosa, direi la solita risata.

"E poi dici che non sei una secchiona.." E continuò a ridere.

Lo guardai davvero male ma poi come facevi a non ridere con lui, con quel sorriso che ti sbatteva in faccia?
"Sai Lilith, è bello starti accanto, non capisco come gli altri possano lasciarti sola". Ritornò serio, mi guardava in maniera preoccupata.

"Come ti ho già detto Jared, io sono una persona solitaria. E' una mia scelta non avere amici. Sto bene al mio posto, ovvero qui e sola".
"Non ti credo, tu mi nascondi qualcosa. Non è pensabile non volere amici. Una persona ha bisogno di parlare, confidarsi con qualcuno, fare cazzate. Tu.. Tu sei così piena di vita, non è possibile che tu possa stare bene così.. sola".

Quelle parole mi laceravano il cuore un po' alla volta, riaprivano ferite tenute nascoste e che dovevano rimanere tali. Ma come rispondere ad una affermazione del genere?
"Invece si. Stando soli puoi cogliere qualsiasi aspetto del tuo carattere. All'inizio fa un po' paura mettersi a tu per tu con i tuoi pensieri e le tue mille verità, ma poi... Poi inizi a capire le tue debolezze, a prenderle a sberle e a capirti. Dei miei incubi ne ho fatto un'opera d'arte e dei miei silenzi la mia musica preferita".
Guardavo il bicchiere, avevo una faccia che era tutt'altro che spensierata. Non riuscivo a non pensarci, era evidente che non riuscivo a nascondere bene le cose, per lui ormai ero diventata un libro aperto.
Riuscì ad alzare lo sguardo e vidi lui che mi guardava fisso, e aveva la faccia come se lo avessi colpito in pancia con una mazza da baseball.
"Lilith.. Ma"

Non gli feci nemmeno finire la frase.

"Basta Jared, non ne voglio più parlare." e sorseggiai il vino che era ancora dentro il mio calice.
Ci furono cinque minuti di silenzio, io non guardavo lui e lui non guardava me.
Ad un certo punto J si alzò e guardò fuori dalla finestra, sempre col suo calice di vino senza dire una parola e con sguardo impassibile.
Non sapevo cosa pensava, non avevo idea di cosa fare o dire.
Si girò, mi guardò e si mise seduto sul divano poggiando il bicchiere sul tavolo di vetro posto di fronte.
"Lilith, vieni qua" e mise la mano accanto a lui per indicarmi di sedermi lì.

Non avevo altra scelta, così lo raggiunsi.

"Io non so cosa tu abbia passato. Io non so nulla di te e mai potrò saperlo se tu non me ne parlerai.. Ma siamo amici. Io mi fido di te".
Tutto questo lo disse guardandomi negli occhi.
"Come fai a fidarti di me? Mi conosci da pochissimo... Nessuno sì fiderebbe di una come me".
"Perché Lil? Sei una ragazza meravigliosa, intelligente e hai un modo tutto tuo di vivere questa vita! Non trapela falsità nemmeno nel profondo dei tuoi occhi, perché non dovrei fidarmi di una persona trasparente come te?".
Continuava a fissarmi, io cercavo di evitare lo sguardo ma non ci riuscivo, quegli occhi erano una calamita per me.
"Vedi Jared, ci sono cose che non possono essere dette. Ho chiuso con la mia vita passata e non vorrei mai rimetterla in mezzo. Sono arrivata qui per chiudere definitivamente con la Francia e tutto quello che la riguarda. Non voglio essere dura con te, non voglio chiudermi ma... È meglio se certe cose rimangano nascoste nella mia mente".
Avevo la mano poggiata sul divano e la sua scivolò sulla mia.
Con l'altra mi fece voltare verso di lui in modo tale che lo guardassi ancora.
Si avvicinò e mi abbracciò silenziosamente.

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Capitolo 15
*** #Capitolo 15 ***


Non so perché mi avesse abbracciato.
Io non avevo detto nulla che già non sapesse e la situazione era abbastanza tesa. 
In ogni caso rimasi in silenzio in modo tale da poter capire.
Si stacca dall'abbraccio, guarda l'orologio e si alza dal divano.

!Piccola Lil ora devo andare. Domani ho un incontro importante, ma ci vedremo presto, te lo prometto"
"Non fare promesse che non puoi mantenere, ricordatelo".

Prese tutto quello che doveva prendere e lo accompagnai alla porta.

"Lo so, non sono bravo con le promesse. Anzi direi proprio che le faccio perché mi diverte non mantenerle. Ma non con te Lil, tu non lo meriti. Grazie per avermi mostrato il tuo mondo, presto ti mostrerò il mio. Ci sentiamo".
E con il saluto più sgradevole del mondo mi sorrise e mi diede un bacio in fronte.
"Ci sentiamo", seriamente? Non riuscivi a dire qualcosa di meglio? 
Però è sempre Jared Leto quindi ci accontentiamo..
Andai a letto, ormai stanchissima.
Ovviamente non mi alzai in tempo per andare a scuola, anche se avrei dovuto ma ho saltato la prima ora, era un'abitudine ormai.
Non mi andava di andare nel solito giardinetto di fronte la scuola, così andai alle macchinette a prendere qualcosa da mangiare e girai per la scuola. 
Mentre attendevo che la schifezza che avevo comprato cadesse dal distributore mi sento chiamare.

"Ehi Lilith!!"
Non avevo idea di chi fosse poiché ero di spalle ma poi mi voltai e rividi quel ragazzo che era al cinema con me l'altra sera del quale non ricordo il nome! Ovviamente la sottoscritta soffre di Alzheimer precoce e l'unica cosa che ricordavo era il suo sorriso praticamente perfetto.

"Ehi ciao!" Cercai di non dire il suo nome per evitare altre brutte figure...

"Salti la prima ora eh? Svegliata tardi oggi?" Chiese spensierato.
A volte li invidio quelli come lui.. Hanno la mente libera, sono felici e non pensano a nulla.
Io sono una macchina che produce pensieri.
"Si non ce l'ho fatta ad arrivare in tempo.. E tu?"
"Io semplicemente avevo matematica! Sai com'è, non sono bravo e ho saltato l'interrogazione"
Cliché da ragazzo super popolare, sega a scuola ma successo in tutte le altre cose.
"Beh prima o poi ti toccherà farla!"
"Si, ma più tempo ho meglio è, giusto Lilith?" E mi fece un occhiolino.
Stranamente mi stava simpatico anche se ammetto di essere intrisa di pregiudizi nei confronti del gruppo di Brian.. Insomma simpatici ma tremendamente stupidi.

"Ehi Cameron!"
Sentì una voce venire dal fondo del corridoio che mi ricordo immediatamente il nome del ragazzo che avevo di fianco.
E con mia sorpresa ricordavo il nome del ragazzo che lo stava chiamando.. Robert. Non so perché ma lui non mi ha fatto una buona impressione, per questo gli voltai le spalle al cinema.
Quando dici che vuoi conoscere una persona ma poi non lo fai vuol dire che sei codardo. Io so di essere strana e isolata dal mondo ma tu non hai le palle di ammettere che qualcosa in me richiama la tua attenzione perché sarebbe uno "scandalo" qui a scuola.

"Ehi Rob!" E sbracciandosi Cameron gli fece cenno di avvicinarsi.

"Matematica anche lui?" Chiesi a Cam sottovoce per non farmi sentire.
"Già!" E si mise a ridere perché aveva intuito che avevo già capito tutto.
"Che ci fai con Lil?" 
"Intanto nessuno ti ha dato il permesso di chiamarmi "Lil", e poi ci siamo appena incontrati". Era più forte di me ma ho un tono severo e "buio", specialmente con certe persone.
"Ehi calmati mica ti ho offeso.. Comunque Cam non dimenticarti gli allenamenti, abbiamo una partita stasera!" 
Giusto, loro giocavano a Basket.
"Tranquillo, non li salterò questa volta Rob"
Wow, sembravano piuttosto seri, come se parlassero di vita o di morte.
"Ehi Lilith ti va di venire stasera?"
Io che vado ad una partita di Basket per guardare loro? Mai nella vita.
"Ehm no grazie Cam, ma non sono un'appassionata di sport.."
"Dai su, ti divertirai! Vinceremo sicuro e dopo ci sarà una festa! Mi farebbe molto piacere, non solo a me.." e rivolse un'occhiata a Rob, un'occhiata molto compromettente.
"Senti, prometto che ci penserò, va bene?"
"Ci conto mi raccomando" e mi sorrise.
Intanto suonò la campanella e dovevo andare in classe.
Come al solito le ore vanno troppo lente solo che non ho incontrato Sophie oggi.. È strano.
"Ehi Lil, pronta per dare lezioni di matematica ad un muro?"
Era Brian che era spuntato assolutamente dal nulla.
Mi misi a ridere a quella affermazione.
"Se partiamo così partiamo davvero male. Sarà un lungo pomeriggio!"
Non avevo mai dato "ripetizioni" a qualcuno, né studiato insieme a qualche compagno da quando sono qui in California. Magari poteva farmi bene.
"Brian dove abiti?" Dovevo andare da lui ma non sapevo nemmeno dove andare.
"Oh giusto, ti faccio strada io, sei in macchina?"
"Non ho una macchina, sono in moto".
"Ah! Non ti facevo una tipa da moto! Comunque dai ci vediamo all'angolo!"
E mentre raggiungevo la mia bimba vedevo lui che andava da Hailie e dal gruppo. Dopo qualche secondo Hailie però lo allontana dal gruppo e..cosa? Stanno discutendo? 
Bah, non mi importa, lo aspetterò dove mi ha detto.
Finalmente dopo una manciata di minuti arrivò all'angolo.
Casa sua non era molto lontana e da fuori era bellissima. Un grande prato verde, un palazzo color tortora, davvero stupenda. Parcheggiai la moto fuori accanto alla sua auto.
"È molto bella"
"Oh grazie, l'ha progettata mio padre, è un architetto".
Giusto, lui ha una famiglia e io spesso me ne dimentico. 
"Allora carissimo, da cosa vuoi iniziare?"
"Lilith, tanto lo sai che non finiremo mai.."
E si mise a ridere. 
Ero con l'unico ragazzo che mi interessava di più ed ero felice, non credevo potesse essere possibile.
Abbiamo lavorato per due ore intere e poi squillò il suo cellulare. 
"Scusa devo rispondere" e si allontanò.
Lo sentì imprecare e dire "Cazzo è tardissimo!".
Non capivo di cosa stesse parlando.
"Brian va tutto bene?"
"Oh sì solo.. Mi hai fatto dimenticare della partita e avevo promesso ai ragazzi di andarli a vedere. Vieni?"
"Oh no, non è cosa per me."
"Dai fallo per me, però intanto potresti aiutarmi a vestirmi? C'è una festa e di solito fa Hailie queste cose, io.. io non sono tanto bravo".
"Ehm ok" e anche se indecisa lo seguì nella sua stanza. 
Lui si fece la doccia in due minuti e io aprì il suo armadio.
Non sono una stilista ma credo che dei jeans e una camicia vadano bene.
Uscì dal bagno solo con una tovaglia di sopra ed io ero alquanto imbarazzata.
"Oh..ehm scusa, non ci ho pensato. Vabbè non credo sia la prima volta che vedi un ragazzo a petto nudo quindi.. Beh adesso se ti giri mi vesto, ecco.." era diventato tutto rosso, mi stavo quasi per mettere a ridere.
Aveva un fisico scolpito nel marmo e non riuscivo sinceramente a staccare gli occhi dai suoi addominali... In ogni caso mi voltai ovviamente.
"Allora verrai?" Mi chiese.
"Guarda, sai bene che tra me e gli altri non scorre buon sangue, specialmente tra me ed Hailie quindi.. non saprei"
Ero seduta sul suo letto, la sua camera era un casino, c'erano mille paia di scarpe a terra sparse per la camera, jeans, pigiami e zaini vari.
Mentre si stava aggiustando la camicia guardandosi allo specchio inciampò su una delle tante scarpe e finì sul letto, proprio sopra di me.
Non sapevo che fare, ero immobile e lo guardai solamente negli occhi.
"Scusa Lil... Io non volevo... Ecco" disse tutto questo a bassa voce, quasi impercettibile.
"Non fa nul.." e mi baciò. Uno di quei baci che aspetti da una vita e che ti immagini esattamente così come accadono. Durò per vari minuti ma dopo pensai solamente ad una cosa.. anzi ad una sola persona: Jared.

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Capitolo 16
*** #Capitolo 16 ***


Non poteva essere.
Io aspettavo quel bacio da sempre, Brian era l'unico con il quale avrei voluto uscire in due anni.
Da quando sono qui l'unico ad aver attirato la mia attenzione è stato Brian..
Ed ora l'ho qui, sopra di me con la camicia mezza sbottonata, in silenzio che mi guarda ed io non so che fare.

"Brian.."
Lui sorrise, si avvicinò al mio orecchio destro e mi fece venire i brividi.
"Allora, verrai?" mi sussurrò, sorridendo maliziosamente.

Effettivamente con questo bacio ero veramente felice e per una volta potevo anche ritornare chi ero, abbassare questo muro che mi sono sempre creata e dire per una volta "si".

"Va bene, verrò".

"Perfetto" si alzò, mi sorrise e si rimise davanti allo specchio per risistemarsi.
Quando ebbe finito si sedette vicino a me sul letto.
"Sai Lilith.. E' la prima volta che faccio qualcosa di questo genere ad Hailie"
Mi guarda preoccupato.

"Intendi dire la prima volta che la tradisci?".

"Esattamente.. Probabilmente per la cosa che sto per dire risulterò uno stronzo ma.. Mi è sembrato così giusto.. E in qualche modo non riesco a pentirmene anche se da quando ti ho baciata mi sto autoconvincendo di essere un pezzo di merda".

Per lui non è stato un'errore.. Lui lo voleva così come lo volevo io..

"E' successo una sola volta e siamo noi due, non c'è nessuno qui. Sta tranquillo, non lo dirò ad anima viva.. Passaci sopra". 
Tentai di rassicurarlo anche se tutto questo mi metteva tristezza. Gli ho appena consigliato di dimenticarsi di quel bacio, anche se non voglio.
Eppure mentre sto a sentire i suoi pensieri scorrono anche i miei.
Perché ho pensato a Jared mentre Brian mi baciava? Non voglio essere caduta in una specie di vortice dal quale non posso più uscire. Jared è lui e basta, nient'altro, niente storie assurde in mente. E' una celebrità, non posso competere con quel mondo quindi.. Mi limito solo a stargli accanto.
"Quello che sto cercando di dirti Lilith è che ne vorrei altri cento di baci come questi. Dei tuoi baci.. E infondo un po' l'ho sempre voluto, ecco perché non riesco a sentirmi in colpa. Da quando ti ho sentita cantare giù nella vecchia aula di musica non ho fatto altro che pensare a te. E poi il cinema.. Quando io ho messo la mano sopra la tua coscia e tu hai ricambiato il gesto poggiando la tua mano sulla mia.. E' stato uno tra i momenti più elettrizzanti che io abbia vissuto da qui ad un anno".

Wow.
Non pensavo di potere piacere a Brian McGreen ma cavolo.. E adesso?

"Non hai mai pensato che magari la tua relazione con Hailie non ti soddisfi abbastanza? Cioè non fraintendermi... Dico solo che magari c'è qualcosa che non va, ecco tutto"

"Oh, si... Quasi sempre. Lei è così... Non so trovare una parola per descriverla, ma io la amo, e sopporterei questo ancora e ancora"
Appunto, la ama. 
Già stavo mettendo su un mondo che non potrà mai esistere.
Senza accorgermene stavo guardando il vuoto da troppi minuti.
"Lilith, dobbiamo andare" mi ricordo Brian.
Feci un cenno con la testa e ci incamminammo per prendere i nostri mezzi.
Prima di arrivare alla porta Brian mi blocca per il polso.
"Aspetta" e facendomi andare con le spalle al muro mi baciò... Di nuovo.
Era uno di quei baci sicuri questa volta, non timidi.
"Brian sinceramente non so come interpretare i tuoi baci" ed era vero. Lui sta comunque con Hailie e non potrò farci nulla.
"Che ne dici se...No niente, scherzavo".
"Se?" Chiedo. Volevo sapere.
Ma niente, non rispose.
Uscì e salì sulla mia moto. Lo seguì fino davanti a scuola, poiché era li che si svolgeva la partita.
Hailie ci squadrava dalla testa ai piedi. 
Vidi Cameron riscaldarsi e salutarmi con la mano da lontano, Rob mi fece l'occhiolino. Io non lo sopporto. 
Alla fine del secondo quarto c'era Hailie che sculettava davanti a tutti e Brian che aveva occhi solo per lei. 
Mi vibrava il cellulare e notai che era un numero privato. Approfittai della pausa per scendere dalla gradinata e cercare di rintracciare il numero. 
Vidi una persona che già conoscevo appoggiata all'albero del giardinetto.
"Speravo cogliessi il segnale" disse.
Io questa voce però la conoscevo bene, era la sua d ogni volta mi faceva sempre lo stesso effetto.
"J, cosa ci fai qui?" Dissi felicemente.
Mi rallegrava il cuore solo a vederlo.
"Piccola Lil, volevo vederti e sapevo di trovarti qui".
"Io ho la minima sensazione che tu mi stia seguendo".
"Beh è probabile" e mi guardò maliziosamente.
Mi avvicinai e mi abbracciò.
"Senti Lilith, devo dirti una cosa, vieni con me?"
"Certo"
Salì in macchina e riconoscevo la strada, stavamo andando al golfo.
"Vedi? Non sono sparito ho mantenuto la promessa" mi disse sorridente sempre guardando la strada.
"Si ho notato" ero felice di averlo accanto.
Arrivammo al golfo dopo una manciata di minuti e lui mi aprì la portiera, ma questa volta mi strinse per mano e a me si bloccò letteralmente il cuore.
Andammo a riva, mi tolsi le scarpe come era solito suo d'altronde e si fermo.
"Ci ho provato. Davvero piccola Lil, ci ho provato. Ho pensato che era impossibile e che oltre agli anni di differenza tu dovevi essere solo una mia amica. Ma tu.. Tu non puoi essere solo mia amica".
Che.. che sta succedendo?
"Da quando ti conosco ho solo pensato a te, giorno e notte. Mi stai mettendo alla prova e ci stai riuscendo ma non so come tutto questo sia possibile. Quindi..".
Il mondo si è fermato. Era buio, con noi due in riva scalzi e potrei metterci la mano sul fuoco, il mondo in quel momento si è fermato. Jared Leto mi ha baciata.

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Capitolo 17
*** #Capitolo 17 ***


Mi tremavano le gambe, ed ero in confusione. Insomma in un giorno ho ricevuto due baci surreali. 
Era così bello averlo così vicino, guardare i suoi occhi di ghiaccio che risultavano come fari.
Tutto quello che ho sognato per anni era diventato realtà.
"Dammi una possibilità, cercherò di farti capire chi sono realmente"
Mi spostò la ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi tremavano le gambe.
"Jared io... Non ci credo"
Grandioso Lilith, hai questa scena impressa da anni e l'unica cosa che riesci a fare è balbettare.
"Credici Lil, tutto questo è reale".
E lo era davvero, è tutto reale.  
"Mi sento come se avessi dodici anni al primo bacio. Io.. Certo che ti dò la possibilità, non potrei esserne più felice". 
Lui mi prende il viso tra le mani e mi stampa un dolce bacio.
"Sei una calamita per me. Ecco perché mi distruggerai, non riesco a staccarmi da te".
Ma nel momento in cui pronunciò queste parole un attacco di panico si impossessò di me.
Dai Lilith, non fargli capire nulla, respira lentamente, calmati.
"Piccola Lil, tutto bene? Non so, sembri.. strana".
Era visibilmente preoccupato.
"No J, sto bene. Solo che tutta questa situazione mi fa paura".
Ero terrorizzata. L'ultima volta che è successa una cosa del genere non è andata a finire bene e ancora mi porto dietro le cicatrici.
"Che succede?"
Mi teneva la mano. 
Forse è arrivato davvero il momento di dirgli tutto, di capire se resta. È la prova del nove.
"Sicuro di volerlo sapere?"
"Certo Lil, più che sicuro".
"Ok, sediamoci allora... È una storia un po' complicata e riaprire certe ferite non mi è facile".
Così ci buttiamo a terra, di fronte il mare e lo vedevo attentato, cercava di capire.
"Sono qui da un anno. Ho sempre fatto avanti e indietro da Nizza a qui per mia madre. Tutta la mia vita però aveva centro in Francia ed ero felice di vivere lì.
Caratterialmente ero molto diversa... Ero davvero molto sicura di me, davvero molto stronza e mi sentivo onnipotente. Avevo quella strafottenza che faceva invidia a chiunque, ero piena di amici. Poi mi misi con un ragazzo, Alexandre. Storia d'amore perfetta, ma avevo sedici anni e non ero ancora pronta per certe cose. Dopo tre mesi, stufo di aspettare, durante una festa in cui io presi qualche cocktail lui di approfittò di me.. Nel peggiore dei modi. Ero uno psicopatico e non contento, dato che opponevo resistenza, per punirmi prese un coltellino per minacciarmi. Quel coltellino sfiorò tutto il mio corpo ma colpì solo un punto" e gli mostrai il fianco destro dove appunto c'era quella cicatrice.
"Lilith..." Era sconvolto. Guardò quella cicatrice e la sfiorò come se l'avesse lui.
"Da quel momento tutto cambiò. Inizia ad essere più insicura e più trasparente, una specie di formica in mezzo ai giganti. Preferivo rimanere nella mia ombra e non guardare nessuno. Oltre a sentirmi sporca a causa di quel viscido rischiavo pure la morte. E ora mi chiedo come potessi essere io così stupida a credere alle sue parole, a essermi fidata così di una persona. Diventai philofobica, apatica, depressa e anche dipendente dall'alcool. Il bastardo mi fece anche delle foto che girarono per tutta la scuola. Inutile dirti le conseguenze, sono facilmente intuibili. Il pensiero del suicidio non è mancato nella mia vita, finché mia madre non decise di trasferirsi qui per me, ed ora ho iniziato questa nuova vita".
Ero così felice di essermi liberata, di essermi tolto questo masso di dosso.
"Lilith cavolo.. Io non credevo che tu... Insomma. Mi dispiace che a soli diciassette anni tu ancora debba scontare tutto questo. 
E lui? Alexandre? Che fine ha fatto?"
"La giustizia francese fa schifo. È ancora in libertà vigilata.. Il padre è avvocato ed è facile corrompere qualcuno"
Dissi volgendo lo sguardo lontano da lui. Ero frustrata da questa cosa. Involontariamente mi scese una lacrima, queste cose fanno e faranno sempre male..
"Vieni qui" e mi fece appoggiare sulla sua spalla.
"Jared adesso la vita con me è difficile. Convivo con attacchi di panico, molto spesso sono giù a causa della mia depressione e spesso mi sento vuota per la mia apatia. Comunque adesso hai la risposta al mio voler stare sola..."
"Lilith, dopo tutto quello che hai passato io non posso far altro che starti accanto sempre di più. Sarà difficile? Probabilmente. Ma ti svelo un segreto: a me le cose semplici non sono mai piaciute!"
Mi sorrise e quel sorriso mi riempì il cuore. Gli sorrisi per ricambiare e poi sentì vibrare il cellulare.

*Ma dove sei? Sei sparita!*

Cazzo, Brian.

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Capitolo 18
*** #Capitolo 18 ***


Non sapevo se dovessi rispondere o meno. Me ne ero andata e non poteva sapere che ero con lui.
Quindi con J a meno di due cm di distanza presi il cellulare risposi a Brian.

*Scusa sono dovuta andarmene, questioni in famiglia. Spero comunque di poter passare per la festa ;)*

"Con chi parli?"
"Cosa?"
Non avevo sentito.
"Chi è al cellulare?"
"Perché ti interessa?" Gli dissi un po' con aria disinvolta ma che celava un tono scherzoso quasi di sfida.
"Beh no fai pure!" E ironicamente si spostò da me alzando le mani come se fosse in arresto.
"Sei un idiota. Era un mio compagno, Brian, ero con lui prima di venire con te e mi ha chiesto dove fossi. Dopo ho una festa ma non sono sicura di andarci"
"Cosa? Una festa? Andiamoci!"
Andiamoci
Ma è impazzito?
"Che stai dicendo Jared?"
"Da quanto mi hai raccontato non hai molti amici, e quale cosa migliore se non portare una celebrità alla tua festa?"
"Jared ma sei diventato pazzo per caso?"
Si mise a ridere.
"Però mi raccomando... Non dobbiamo dire di quanto accaduto oggi... Sai com'è"
Non gli feci finire nemmeno la frase.
"Si J, posso intuirlo".
Allora mandai un messaggio a Brian.

*Posso portare un amico?*

Dopo poco tempo mi vibrò di nuovo il cellulare, era lui.

*Puoi portare anche un esercito, basta che vieni!*

Vidi Jared che si stava incamminando verso la macchina, ma appena arrivò proprio a due cm dalla macchina si ricordò di aver dimenticato qualcosa...
"Jared... Le scarpe.."
Si guardò i piedi e si mise a ridere.
Dopo che prese le scarpe e se le rimise, entrammo in macchina ma, come al solito, tremendo silenzio.
"Jared vedi che non sei costretto a farlo..."
"Lilith, non vado da un po' ad una festa e non capisco perché tu ti stia preoccupando così tanto"
Era semplice capire la mia preoccupazione. 
Non dovevano vederci insieme, qui nessuno sta mai al suo posto.
"È una cosa pericolosa farci vedere insieme, lo hai detto anche tu.."
"Ci presenteremo solo come semplici amici. Vedi? Ho risolto il problema!"
Semplici amici. Cazzo. Cosa eravamo adesso? Lui voleva una possibilità, ma per essere cosa? 
"Va bene".
"Ehm Lilith, non so nemmeno dove stiamo andando, che dici mi guidi verso la destinazione?"
Giusto. La festa era a casa di Brian quindi gli indicai la strada ma appena arrivati lì davanti non avevo intenzione di scendere.
Non andavo ad una festa da quando era successo tutto quel casino con Alexandre.
Ero terrorizzata, anche se avevo Jared al mio fianco. Anzi, forse il fatto di averlo vicino mi terrorizzava ancora di più.
"Lilith, che aspetti?"
Ero ferma, immobile che guardavo avanti.
"Io... Io non so se voglio scendere"
"Lilith, metti da parte il tuo essere asociale e sociopatica e scendi"
"No J, non si tratta di questo"
"Sono io il problema allora? Perché se vuoi vado via e.."
"JARED! Non vado ad una festa da quell'avvenimento che mi ha rovinato la vita".
Lui non disse niente, si bloccò. Evidentemente non se lo aspettava. 
Dopo qualche minuto mi abbracciò.
"Ci sono io qui, adesso. Non preoccuparti" sussurrò nel mio orecchio e dopo mi diede un bacio in fronte.
Mi rincuorò davvero tanto con queste parole, ma ero comunque terrorizzata.
In ogni caso scesi dalla macchina con lui dietro di me.
"Piccola Lil, un consiglio: sorridi!"
E lo feci, ero ad una festa con il mio artista preferito che non avrei mai sognato di incontrare, e come se non bastasse ero a casa di Brian del quale avevo sempre avuto una cotta.
Ottimo modo per ricominciare da capo.
"Lilith! Sei arrivata!"
"Ehi ciao Brian, si e lui è..."
"Jared Leto, piacere".
Quanto era bello, io non potevo crederci.
"Cosa?? Tu sei amica di Jared Leto e non mi dici nulla?"
"Beh ecco insomma non è una cosa da dire a tutti"
Ero un po' imbarazzato, mentre J si stava divertendo. "Va bene, allora volete qualcosa da bere? Li al tavolo ci stanno rifornimenti per una settimana intera"
Mi misi a ridere e dovevo andare a bere. "Andiamo?" Chiesi a Jared. 
"Ubriacona come al solito, eh?"
Dopo che arrivammo al tavolo vidi Jared sovrastato dalla folla e mi fece un 'ok' per dirmi di stare tranquilla. Gli presi comunque qualcosa e lo aspettai dal lato del tavolo.
"E da quando va avanti?"
Mi voltai ed era Cameron.
"Ohi Cam, siamo solo amici, nulla di che"
"Nulla di che? Sei venuta qui con lui ed è "nulla di che"?!"
Voce inconfondibile, era Sophie.
"Sophie! Che bello sentirti!"
Ero davvero felice di averla accanto. 
Nel giro di pochi minuti avevo finito sia il mio che il bicchiere di Jared ed ero con i ragazzi del gruppo, da Robert a Roxy. 
Era già passata una buona mezz'ora e di Jared nemmeno l'ombra finché finalmente mi raggiunse.
"Scusa non volevo davvero lasciarti sola ma.. ai fans non si può dire di no.. capisci" era davvero dispiaciuto.
"Non importa" ed era vero.
Stavo lì tra quelli che potevano potenzialmente diventare i miei amici, era un modo per conoscerli meglio, per aprirmi.
Intanto Brian ballava con Hailie ma sentivo la pesantezza del suo sguardo su di me. J mi abbracciò e misero "The night we met".
"Ti va se balliamo un po'?"
"Un lento? Ma io non so ballare!"
"Nessuno qui dentro sa ballare, andiamo dai"
E così mi prese per mano, e ci mettemmo a ballare in mezzo a tutti gli altri. Avevo le sue mani sui miei fianchi e lei mie sul suo collo. Avrei voluto tanto dargli un bacio, ma non si poteva, anche perché adesso chissà cosa eravamo...
"Piuttosto di "the night we met" direi "the day we met""
E mi sorrise, ed era incantevole.
Sorrisi timidamente ma ormai la canzone era finita.
Ci mettemmo fuori seduti su una panchina.
"Comunque Brian è un bel tipo" disse "È simpatico e gentile... Insomma mi ha fatto una buona impressione".
"Ah davvero?"
"Si, però non so.. ha un qualcosa che non mi va proprio a genio"
"Beh impressioni" e intanto l'immagine di me e Brian che ci baciamo ritornava nella mia testa.
"Senti Lilith, so che è presto ma... Posso farti una domanda?"
"Certo J"
"Saresti disposta a diventare la mia ragazza? Ufficialmente?"

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Capitolo 19
*** #Capitolo 19 ***


No.
Non ce la facevo.
Non poteva essere vero.
Nella mia testa pensavo "non così presto, ti prego".
La possibilità di rovinare tutto era di nuovo davanti ai miei occhi, ma non ce la facevo proprio a dire di sì.
Non perché non volessi ma non era il momento, erano passati pochi giorni, io non conosco nulla di lui e anche se gli avevo detto qualche ora prima che gli avrei dato una possibilità, quest'ultima ha bisogno di maturarsi col tempo.
Non lo guardai, avevo lo sguardo fisso a terra e non rispondevo.
"Va bene... Ho capito" disse Jared alzandosi dalla panchina.
"No J, per favore" lo implorai.
"Il tuo silenzio parla da solo. Ho fatto una cazzata, sono un'idiota. Ci vediamo Lilith".
Era un misto tra incazzato, deluso e non so che, ma  ormai era di spalle e non si sarebbe girato.
"Mi hai fatto una promessa Jared!" ero in lacrime.
Si voltò, ghiacciandomi. 
"Lo hai detto anche tu, no? Le promesse vengono fatte per non essere mantenute".
Non riuscivo nemmeno a parlare. Con gli occhi pieni di dolore guardavo lui andarsene e le mie gambe tremavano.
Complimenti Lilith, hai rovinato tutto. Di nuovo.
Rimasi seduta per un bel pezzo e preferivo così, preferivo starmene da sola a piangere dal nervosismo.
"Che succede?"
No ti prego, lui no, non adesso!
"Brian per favore, non ne voglio parlare. Va da Hailie".
"Perché stai piangendo? Non mi importa di Hailie in questo momento".
"Io ti ringrazio ma così peggiori le cose... Ho voglia di stare sola e di capire davvero cosa voglio e perché mi comporto così"
Domanda costante nella mia testa, non sapevo più che pensare, cosa fare.
"C'entra Jared, vero?"
"Brian ti prego, non ne posso parlare"
La storia di me e J non doveva uscire fuori.
"Ok, allora beh... Sono qui se vuoi"
E volevo davvero che restasse ma stavo combattendo una lotta interna che non sapevo come vincere. 
"Rimani"
Si avvicinò e iniziai a piangere sulla sua spalla.
"Scusa Brian davvero, non è solito mio fare così"
"Mi piace vedere davvero chi sei, oltre quel muro che ti crei. Con me puoi essere chiunque tu voglia".
Ma eccola lì, la mia migliore amica pronta a rovinare tutto.
"Senti carina, sei venuta qui solo per far capire agli altri che conoscenze hai in modo da attirare ragazzi? Perché in questo caso ti conviene stare lontano dal mio". 
La odiavo, davvero. In quel momento avrei avuto voglia di spararle in faccia tutto quello che era successo. 
Ma non lo feci.
"Senti, Brian non mi interessa, te lo puoi tenere".
So perfettamente a che gioco stavo giocando, gli avevo distrutto tutto quello che aveva creato in un solo giorno, ma dovevo mandarlo via da me.
Le cose con lui sarebbero andate solo peggio, lui che ama Hailie, che bacia me, e poi c'è Jared... E se tutto questo casino si viene a scoprire sarà un incubo. 
Ero solo brava a fare una cosa nella mia vita: allontanare le persone.
"Meglio per te. Brian andiamo!"
E lui si alzò, guardandomi negli occhi quasi come un cane bastonato e se ne andò anche lui.
Ritornai a bere, non volevo pensare e l'unico modo era questo. Anzi, fanculo la festa, mi prendo delle bottiglie e vado via.
Ero a piedi, sola con una bottiglia di whisky in mano, e lo Jäger nella borsa-zaino e non sapevo nemmeno dove stavo andando. Era uno di quei momenti che non sai spiegare e che non vuoi affrontare ma poi ho capito...
Ero sulla strada del Golfo, sulla sabbia, e lo stavo percorrendo sulla riva. 
Era bello non pensare e mi sedetti a terra, dove avrei finito la mia nottata. Non sapevo come ritornare a casa, non ero capace di alzarmi.
Così iniziai a commiserare il nulla, forse il mare di quello schifosissimo golfo dove tutto ebbe inizio. "Fanculo alla vita!" E chi poteva sentirmi, erano le due di notte in un posto dimenticato da Dio.
"Non credi di essere troppo dura con te stessa?"
Io che in quel momento avevo finito la mia bottiglia e stavo per prendere il mio liquore sentì questa voce già a me familiare.
"Dura con me stessa? Io odio vivere" e poi riuscì a capire: era Cam.
"Scusa ma che ci fai tu qui? Sei un altro stalker per caso?" Sapevo benissimo che stessi biascicando parole, che non ero lucida.
"Ti ho seguita. Ti ho visto prendere le bottiglie e non è mai un buon segno. Dai basta bere"
"Chi sei, mio padre?" Mio padre... Ma chi l'ha mai avuto un padre? Non parlai più.
"No Lil, sono qualcuno che ti vuole bene, dammi questa bottiglia"
"Finiscila Cam, io non ho mai avuto un padre. Voglio bere e dimenticarmi chi sono. Ti ringrazio per essere così gentile, ma ora è meglio che tu vada"
Si mise a ridere.
"Certo, per farti stuprare da qualsiasi malintenzionato! Soluzione ottima Dobois!"
"Sono stanca Cam, voglio dormire"
"Vieni qui, dormiamo insieme"
E in men che non si dica , ci siamo addormentati abbracciati sulla spiaggia.
Mi svegliò un forte mal di testa, mi guardai intorno e... Dove sono? Cercai il cellulare ma niente, non lo trovai. C'era la mia borsa, la mia giacca ma nessun altro dentro la stanza.
Si aprì la porta della stanza e non avevo idea di chi potesse essere.
"Buongiorno principessa!"
Cam?!
"Che ci faccio a casa tua?"
Oddio, ero dentro al suo letto e... No, ditemi che è un brutto sogno e che non è successo realmente.
"Oddio, non dirmi che..."
"Lilith tranquilla non è successo nulla, ci siamo addormentati in spiaggia e non sapevo dove tu abitassi così ti ho portata da me! Pancakes?" E mi porse un vassoio con troppa roba da mangiare sopra.
"Ma hai cucinato per una popolazione intera o sbaglio?" 
"Mia madre non vuole sfigurare quando ci sono ospiti" e si mise a mangiare con me.
"Grazie Cameron, sei molto gentile. Davvero, sei un bravissimo ragazzo"
Non capisco perché lui fosse così carino nei miei confronti, ma era bello avere qualcuno accanto che non fosse né J né Brian.
"È questo il compito degli amici o mi sbaglio?" E mi fece l'occhiolino.
"Dai dormigliona, bisogna andare a scuola!"
"Già... Mi preparo e arrivo" poi mi sono ricordata che non avevo idea di dove fosse il bagno.
"Ehm, Cam il bagno?" 
"Quella porta lì!" E mi indicò una porta di fronte al letto.
Mi preparai e scesi con lui, salutai la madre di nome Marilyn, e andammo a scuola con la sua macchina.
Scesi dalla macchina tutti ci guardarono un po' con aria interrogativa, e come biasimarli?
Ci incamminammo per salutare il gruppo che stava proprio lì davanti all'entrata e c'era pure Brian.
"Ciao ragazzi" disse Robert, ricambiammo entrambi ma io non ero tanto felice di stare lì in mezzo.
"Ah Lilith, tieni qui, ieri notte era scarico e te l'ho messo sotto carica ma mi son dimenticato di dartelo a casa mia"
SbemTutti guardavano noi con aria maliziosa. Non dissi nulla se non un grazie quasi imbarazzato.
"Lilith, possiamo parlare un secondo?"
No. Non possiamo. Avrei voluto rispondere questo ma dalla mia bocca uscì ben altro.
"Certo Brian" nemmeno il tempo di finire la frase che mi prese dal polso e con passo spedito ce ne andammo nel giardinetto.
"Ma si può sapere che cazzo fai? Ieri ci baciavamo, la sera hai detto che non ti importa nulla di me e poi vai a scopare con Cameron??"
Era davvero incazzato.
"Senti Brian, proprio da te devo prendere la ramanzina? Intanto con Cam non è successo nulla!"
"Si certo, per questo hai dormito a casa sua e il 'piccolino' si è preso la briga di caricarti il cellulare, cucciolo!" Disse tutta questa frase con un'ironia odiosa che mi dava soltanto nervi!
"Ero stanca, brilla e al golfo, mi ha seguito e dopo essermi addormentata mi ha portata da lui! Tutto qui! Che cazzo, ma poi che vuoi? Sei tu quello fidanzato e che poi mi bacia, io non ti devo proprio un bel niente e nessuna spiegazione! Schiarisciti un po' le idee su cosa vuoi veramente perché io a fare la tua specie di amante non ci sto!"

"Vi odio".
Hailie.

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Capitolo 20
*** #Capitolo 20 ***


Ci mancava solo questa.
"Hailie io..."
C'era Brian nel panico. Non sapeva come giustificarsi, stava sudando freddo.
"Guarda Brian, Lilith è stata molto chiara. Fai il cazzo che ti pare, è finita."
"Hailie davvero posso spiegarti! È stato un errore!"
"È stato un errore"...
E poi l'idiota non dovrei essere io. Prima non desideravo altro che stare con lui e poi? Poi ci baciamo, lo respingo e ci rimango di merda per le sue parole.
"Si, certo! Un errore! Ti sembro stupida?"
Io avrei voluto rispondere 'si'. Lo avrei fatto, se fosse stato il momento giusto. 
Non mi sembrava giusto, la odiavo, lo so, ma dovevo rimediare. Almeno avrei avuto un problema in meno.
"È stata colpa mia".
In quell'esatto momento Brian mi guardò con sguardo interrogativo.
"Cosa?" Disse Hailie.
"Ti ho detto che è stata colpa mia"
Leggevo tutta la rabbia nei suoi occhi ma non mi importava.
"E dimmi, come sarebbe successo?"
In quel momento avrei voluto picchiarla. Si mise con le braccia conserte, si avvicinò a me e in faccia c'era scritto 'odio'.
"Beh, eravamo da lui, lo stavo aiutando in matematica e ad un certo punto l'ho baciato. Tutto qui"
"Questo perché sei una troia"
"Ehi bellezza, di quel che dici non mi importa proprio nulla. Prova a domandarti perché sia stato così semplice, poi magari ne riparliamo. Adieu"
E me ne andai. 
Ero stata calma, sangue freddo e poi la riconobbi... L'apatia.
Era ritornata, era li. Per questo non avevo dato segno di irascibilità.
Probabilmente dopo tutto quello che vivo, è semplice che questa ritorni da me.
Comunque una cosa è sicura: niente più feste.
Mi hanno solo portato sfiga.
Ho bene in mente ciò che voglio fare adesso.
Mi concentrerò su di me, capirò cosa voglio fare nella vita, scriverò di più e non avrò più paura di mostrare al mondo chi sono.
Perché avere paura di cantare davanti agli altri? O di recitare... Mia madre mi ripeteva spesso che ero nata per stare sul palcoscenico. E allora perché non provarci?
Così marinai la scuola e rinnovai anche il mio aspetto. 
Andai dal parrucchiere, e fanculo questi capelli anonimi che mi ritrovavo. Avevo bisogno di qualcosa che facesse per me, qualcosa di anormale... Eh! Ma allora perché non tingersi di turchese? Ok, forse non tutti i capelli, ma qualche ciocca... No? Fanculo il mondo e tutti, lo faccio.
Dopo qualche ora ero soddisfatta dei miei nuovi capelli.
Ritornai a casa e in men che non si dica andai dalla mia chitarra, ma questa volta avevo bisogno di suonare pesantemente. Attaccai l'amplificatore, aumentai il volume al massimo e mi immersi in un repertorio dei Muse che probabilmente i rumori dei lavori del vicinato potevano solo accompagnare la mia musica.
Dopo una quindicina di minuti sento qualcuno che suona alla porta.
"Chi è?"
"Siamo i nuovi vicini"
E adesso cosa volevano?
Apro e mi ritrovo una ragazza dai capelli biondo oro, legati in una coda e occhi castani. Non aveva l'aria di essere simpatica.
Accanto a lei un ragazzo che sembrava un modello. Occhi verdi, alto, zigomi pronunciati, pelle bianca, e capelli biondi come la ragazza accanto, ma con riga centrale e non troppo lunghi e lisci che gli cadevano sul viso.
"Che succede?" Chiedo.
"Dovresti abbassare il volume" disse la ragazza, con un tono che era tutto tranne che gentile.
"Come, prego?"
"Il volume, è alto" risponde il ragazzo.
"Avete mangiato acido a colazione o siete proprio così? Comunque non lo abbasserò, è lecito tenere il volume alto fino a mezzanotte"
"Si chiama inquinamento acustico e vorremmo riposare" risponde ora la ragazza.
"Anche io avrei voluto riposare in questi giorni ma rompete le palle da giorni ormai. Quindi andate via e non suonate più a questa porta".
Chiusi la porta e me ne andai.
Ovviamente risuonarono ed io ritornai al mio posto, in vetrata, con la mia musica e le mie lucine.
Continuai a suonare la mia chitarra, abbassai solo di poco il volume, e questa volta iniziai a cantare e suonare gli AC/DC. 
Guardai il cellulare e avevo due messaggi.
*Grazie per oggi...
                    -Brian*
Lo ignorai.

*Caffè? ;) 
              -Cam*
Cam era un bravo amico.
Accettai molto volentieri, era l'unico che volevo vedere.

*Starbucks?
               -Lil*
Era uno tra i miei posti preferiti.

*Fra venti minuti li!
                  -Cam*

Inoltre lui era uno alla mano, sapeva ascoltare e prendere la giusta decisione.
Mi preparai e andai in moto da Starbucks.
Parcheggiai e lo vidi fuori.

"Ehi Lilith! Wow che cambio!"
Sempre sorridente.
"Ti piacciono? Mi andava di rinnovare qualcosa in me... Ero stufa"
"Ti stanno benissimo! Esprimono il tuo vero io... Una strana artista"
"Un'artista dannata" e gli feci l'occhiolino.
"Allora entriamo?" Mi chiese.
"Certo! Che prendi?"
"Mocha Bianco, tu Cam?"
"Sei la prima persona che lo sceglie qui in California, e lo so perché... Qui lo prendo solo io"
Lo adoravo. Il suo modo di fare era così spontaneo e naturale... 
"In Francia lo prendono quasi tutti!"
"Francia? Sei stata in Francia?" Mi chiese stupito.
Giusto... A lui non avevo mai detto nulla. Nessuno sapeva, tranne lui... 
Così davanti a quel caffè gli raccontai tutto ciò che riguardava la mia vita, lasciando le ferite da parte. Ogni cosa ha il suo tempo.
"Io sono fortunato" mi disse, guardando un punto nel tavolo.
"Sai Lilith, è presuntuoso dire una cosa del genere, ma è così. Ho una vita perfetta, una famiglia perfetta, forse a scuola potrei andare meglio ma... Sono felice della mia vita".
Era bello sentirglielo dire. 
"Beato te Cam, avrei voluto vivere come te..."
"E invece come hai conosciuto Jared?"
"Scusa Cam, possiamo evitare questo argomento?"
Non ne volevo parlare. Mi si apriva una voragine, quell'uragano che mi aveva sconvolto la vita era ritornato per spazzare via tutto quello che era rimasto di me.
Poi mi voltai e... No, non poteva essere vero... Di nuovo quella macchina? La sua?

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Capitolo 21
*** #Capitolo 21 ***


Era la sua, l'avrei riconosciuta ovunque.
Intanto Cam continuava a parlare ed io non lo stavo proprio ad ascoltare...
"Lilith" credo cercasse di riprendere la mia attenzione, mentre io stavo a guardare dietro di me.
"Ehi, c'è nessuno li?"
"Oh... Ehi, scusa Cam, mi sono distratta..."
"Si, ho notato... Allora, perché non vuoi parlare di Jared? Cioè non vorrei essere invadente, però è strano"
"Cosa è strano, Cam?"
"Beh conoscere una celebrità e non volerne parlare..."
"Storia troppo lunga. Invece sai qualcosa di Sophie? Non mi ha più scritto e poi alla festa l'ho vista due minuti e successivamente è sparita"
"Anche a me non risponde per ora... Infatti volevo parlarti di lei"
"Dimmi tutto!" Cam e Sophie? 
"Alla festa lei era un po' brilla e non so come ma nella confusione ci siamo baciati".
"Veramente? Ma perché non me lo hai detto subito?"
Sophie e Cam, chi l'avrebbe mai detto!
"Beh diciamo che avevi i tuoi problemi con l'alcool e non mi sembrava il caso. Solo che dopo il bacio... È sparita".
"Ah. Ma allora non evita solo me"
Da dopo la festa non l'avevo più vista e a quanto pare non ero l'unica.
"Forse è presto ma le opzioni sono due: o vuole evitarmi oppure non saprei"
"Si ma è strano... Lei non sta rispondendo a nessuno"
Volsi lo sguardo ancora indietro per vedere se c'era ancora, e non se n'era andato.
"Ehi Cam, facciamo una passeggiata?"
"Certo!"
Nella mia testa mi dicevo "non devi farlo", "è sbagliato", ma non riuscivo a fermare il mio impulso.
Uscimmo da Starbucks e andai quasi di fianco la macchina. 
Appena fui vicina cercai di intravedere il suo viso dietro quei vetri oscurati.
Era lì, era dentro la macchina e mi stava guardando.
Rallentati il passo e lo fissai, mentre lui stava fissando me ma niente, due passi in più e la sua macchina era già dietro di me.
"Dai fra due minuti scende" mi ripetevo in testa, "dai qualche altro passo e adesso mi ferma", continuavo a darmi speranze.
Ma poi girai l'angolo e Jared non scese, e mi crollò il mondo addosso.
Non so perché, anzi lo sapevo, ero stata io a rovinare tutto, e dovevo aggiustare quel che avevo rotto ma... Avevo paura. Non volevo forzare la mano, non volevo essere invadente.
Il fatto che lui fosse "Jared Leto" mi bloccava in qualsiasi aspetto.
E quando lui non scese, nonostante tutto mi avesse visto... Mi ha ucciso.
"Lilith, mi sa che devo andare, ho appena ricevuto un messaggio da mia madre e mia sorella non può rimanere sola a casa"
"Tranquillo Cam, va pure! Grazie per la compagnia e ti farò sapere al più presto di Sophie!"
Però in quel momento non avevo voglia di pensare a Sophie... 
La mia testa era indirizzata verso un'unica persona...
Tornando a casa pensai a quelle notti, a lui che recitava Baudelaire, a quella sera al ristorante e a quel bacio.
Perché cazzo ho rovinato tutto?
Stavo per arrivare a casa ma, persa nei miei pensieri non stavo bene a guardare dove andavo.
"Ehi attenta!"
E fu così che in meno di cinque millisecondi mi ritrovai sopra il ragazzetto biondo, il mio simpaticissimo vicino.
"Oh! Scusa io... Io non volevo, non ero molto attenta e..."
Che scena pietosa, avevo un tono di voce che non mi apparteneva, come se fossi insicura pure della mia stessa esistenza.
"Ehi tranquilla, non è successo niente! Tu piuttosto stai bene?"
Eh?! Che era successo? Improvvisamente sorride e fa il gentile con me?
"Si, si, sto bene, grazie"
"Menomale! Comunque io sono James, piacere"
Non capivo. Adesso mi porge pure la mano?
"Lilith"
"Volevo scusarmi per ieri, a volte io e la mia sorellastra siamo un po' intolleranti al casino"
"Beh, ho notato. Comunque meglio che io vada adesso, ci si vede"
E lo liquidai. A me non piaceva quel tipo.
Entrai in casa ma sotto la porta di ingresso c'era un bigliettino.

*È stato bello conoscerti, addio.*

Nessuna firma, stessa calligrafia. Era lui e mi ha appena detto addio.
Scoppiai a piangere, come si fa a perdere Jared Leto? Solo perché ho esitato a rispondere lui se n'è andato dalla mia vita. 
Per sempre.
Non sapevo che fare, entrai in panico, non avevo voglia di far nulla. 
Ma già era sera e sapevo cosa fare, anche se non dovevo.
Mi misi in giardino e presi il mio Bourbon.
Prendendo il cd che mi ha regalato, e la cassa fuori, mi sedetti a terra e iniziai a bere.
"Te ne sei andato" e lo ripetevo ad alta voce.
"Devo lasciarti andare".
"Addio".
Le ripetevo in modo da autoconvincermi di stare bene, e che ormai dovevo chiudere con questa storia.
Ma più le dicevo più le lacrime scorrevano giù dal mio viso.
Era l'una e ancora la mia bottiglia non era finita. Non avevo nemmeno mangiato, ma non riuscivo ancora a smettere di pensare.
Non potevo crederci, ma ora la testa iniziava a girarmi e allora decisi di stendermi totalmente in quell'erba umida.
Fissai la bottiglia ma vidi qualcosa.
Qualcosa che già conoscevo.
Non poteva essere lui, di nuovo, non qui.

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Capitolo 22
*** #Capitolo 22 ***


Cercai di alzarmi.
Barcollavo e intanto pensavo che forse avrei potuto mettere un punto con l'alcool.
Finirò per uccidermi di questo passo.
Andai verso quella macchina, volevo rimediare. Dovevo rimediare.
Cercai di avvicinarmi alla macchina ma nemmeno il tempo di fare tre passi che sparì.
Rientrai a casa, mi misi sul divano senza nemmeno mettermi il pigiama. Non ne avevo la forza.
Avevo ancora quel bigliettino tra le mani, ma lo lanciai gridando un grande vaffanculo rivolto al mondo.
Guardo il cellulare, una chiamata e un messaggio.
Finalmente mia madre si era degnata di farsi sentire.

*Chiamami subito.
                  Cam*
Prima riprovo a chiamare mia madre.

*Pronto Lilith!*
*Bonsoir Maman, come stai?*
*Bene, tu Lilith? Non sembra tu stia bene*
*No Janette, tutto bene davvero*
*Lilith mi hai chiamato "Maman", tu non mi chiami mai così. Sei ubriaca?*
*Jane, appena sarai a casa ti parlerò, per favore ora devo andare, ciao Janette*
*Ho capito... A domani tesoro*

Dire a mia madre "Si Jane sono ubriaca a causa di un uomo che ha circa 30 anni in più di me" non mi sembra il caso.
Così chiamami Cam.

*Pronto?*
*Cam, dimmi tutto*
*Lil hai bevuto di nuovo?*
Oh ma che cazzo, posso essere libera di fare ciò che voglio?
*Dimmi!*
*Ho notizie di Sophie*
*Cioè? Avanti parla!*
*È tornata in Canada*
Cosa?
No, ma che giorno è oggi? Venerdì 17?
*Ma cos.. perché lo sai?*
*Mi ha detto qualcosa sulla famiglia, davvero non ho capito nulla, piangeva ed era quasi impossibile comprendere le sue parole*
La voce di Cam era a terra, forse gli piaceva davvero..
*Cam, domani la chiamo, per ora non sto troppo bene, ci sentiamo*

Non volevo pensare a niente, e c'ero riuscita.
Mi continuava a girare la testa, e non riuscivo ad alzarmi.
Collassai totalmente, ma non so come mi svegliai in un luogo con luci fredde, bianche, ed ero su un letto e... Oh cazzo, ero in un ospedale!
Cercai di chiamare un dottore e dopo qualche minuto arrivò.
"Ti sei svegliata! Buongiorno Lilith".
Il dottore aveva l'aria di un brav'uomo, camice bianco, pochi capelli grigi e portava degli occhiali.
"Che mi è successo?"
"Sei stata in coma etilico, per una settimana"
Eh?! In coma etilico?
"Posso sapere chi mi ha portata qui?"
"Certamente, un signore alto, capelli scuri e la barba ma non ho potuto vedere gli occhi, portava gli occhiali da sole, mi spiace".
Era stato lui? No Lilith, finiamola di farci film.
"Non ha detto il nome?"
"No mi dispiace, fuori credo ci sia sua madre. Lei come si sente?"
"Ehm, sto bene, grazie".
Sono andata in coma per aver bevuto troppo. E poi sarei stata io quella a fare del male a Jared.
"Lilith!"
Entrò mia madre tutta preoccupata, e come biasimarla...
"Ehi, ehi Janette, tutto bene, tranquilla"
In realtà mi sentivo un bel po' stordita e avevo tutti i fili dei macchinari attaccati al corpo.
"Tranquilla? Tranquilla? Sei stata in coma ed io dovrei stare tranquilla?"
Era un po' incazzata ma spaventata allo stesso tempo.
"Scusa Jane, hai ragione..."
"Si può sapere perché hai ricominciato? Prima era solo qualche cosa ad una festa, un birra, un bicchierino, ma una cazzo di bottiglia di Bourbon? Sei impazzita per caso? Che cosa ti è successo? Pensavo che qui in America questa fase fosse finita"
"Mamma, ero solo un po' giù".
"Per cosa Lilith? Parlami, sono tua madre. Siamo sempre state una squadra vincente, io e te contro il mondo. Ne abbiamo passate di cotte e di crude, dimmelo".
E che le dovevo dire? Dovevo mentire pure a lei? Era mia madre, lei non mi tradirebbe mai.
"Jane si tratta di un ragazzo".
"Lo sapevo! Ci avrei scommesso! Alexandre non ti è bastato? No che tu non debba avere più un ragazzo Lil, ma prova a sceglierli almeno con un criterio"
La sua voce si era addolcita. Mi stava accarezzando la guancia destra e mi stava tenendo la mano.
"Se ti dicessi che tipo di ragazzo è, non solo ti verrebbe un infarto, ma non sapresti nemmeno cosa dirmi"
"Un ospedale è un ambiente perfetto per farsi venire un infarto, non credi?"
 E si mise a ridere. Quel suo sorriso così caldo, proprio da mamma. Janette era molto bella. Aveva questi capelli ondulati castano chiaro, dei grandi occhi verdi e labbra sottili rosee.
"Jane, lui è un uomo un po' più grande di me e molto, molto conosciuto".
"Più grande di quanto? Qualche anno? Sta tranquilla! E poi sai che qui parlano tutti, probabilmente anche tu sei molto conosciuta e non lo sai!"
"No Janette, molti anni. Conosciuto a livello mondiale".
"Mondiale?"
Iniziava ad avere uno sguardo più intenso, come se dicesse "non capisco".
"Fa l'attore... E il cantante".
"Anche tu sei un'attrice e una cantante, quindi se è qualcuno che hai conosciuto in qualche locale o corso di teat.."
Non voleva capire, così la fermai prima del tempo.
"E' Jared Leto, Janette"
A quell'affermazione le uscirono letteralmente gli occhi dalle orbite, contò fino a dieci e... Si mise a ridere.
"Mi sa che il coma ti ha fatto male tesoro"
"Jane, te lo giuro. Puoi chiedere anche ai miei amici. È venuto con me alla festa di Brian"
"Amici? Festa? E Brian?? Finalmente avete parlato eh!".
Mia madre sapeva tutto di Brian, qualche volta gliene parlavo per farla stare un po' zitta.
"Si. Se vuoi puoi anche chiederglielo".
"Tesoro, so quanto è bello sognare ma non era realtà! Comunque c'è un ragazzo qui fuori, lo faccio entrare?"
Mi voltai e c'era Cam che mi guardava dal vetro del corridoio. Feci un cenno con la testa a mia madre per farlo entrare e almeno lui avrebbe confermato la mia teoria.
"Lilith! Come stai? Mi hai fatto preoccupare, che periodo del cavolo! Stai bene?"-
"Oh sì, si, Cam sto bene, solo un po' stordita."
"Menomale Lil, davvero".
Era preoccupatissimo, ci teneva davvero a me quel ragazzo dai capelli mielati.
"Cam, per favore puoi dire a mia madre con chi ero venuto alla festa a casa di Brian?"
"Certo, eri con Jared, perché?"
"Jared chi?" Chiese mia madre incuriosita per vedere se stessi dicendo la verità.
"Leto, Jared Leto"
"Ora mi credi, Jane?"
"Si, però adesso mi spieghi tutto".
"Cam sai qualcosa su Sophie?"
"No, è sparita, totalmente. Non so dove sia, ho chiesto pure a scuola ma sono informazioni private e non dicono niente a nessuno".
Ero sconsolata. Dove cavolo è andata a finire?
Sento la porta aprirsi, è un infermiere.
"Signorina Dobois?"
"Si, sono io"
"Quando quell'uomo l'ha accompagnata ha lasciato un bigliettino per lei".
Speravo nella mia testa che fosse Jared e quella poteva essere la conferma.
Il mio cuore iniziava ad agitarsi e lo si vedeva benissimo dai macchinari che avevo attaccati al corpo.
Solo un bigliettino.
Era lui.

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Capitolo 23
*** #Capitolo 23 ***


*Spero tu possa riprenderti presto*

Messaggio breve, minimo. Stessa calligrafia.
Né una cosa in più, né una cosa in meno.
"Cam, scusa adesso sono un po' stanca"

Dovevo parlare con mia madre, lei si stava innervosendo e voleva smetterla di aspettare. Voleva delle spiegazioni, e subito.
"Certo Lil, ci sentiamo!"
E uscì dalla stanza.
"Mi spieghi come è possibile che tu sia in contatto con una persona del genere?"
"Jane, tranquilla non è successo nulla. Ero al Golfo, ho perso il quadernetto e lui era lì e me lo ha riportato. Poi mi ha invitata a cena e siamo diventati amici. Tutto qui"
"E perché sei finita in questo stato?"
"Beh, sai come io fossi una sua grande fan e che questo per me era un sogno che non pensavo potesse realizzarsi... Il sogno più grande era stare con lui".
"Va avanti per piacere"
"Ci siamo biaciati. Lui mi ha chiesto se volessi diventare ufficialmente la sua ragazza ed io...Io non ho risposto. Così se n'è andato, incazzato e lasciandomi un biglietto di addio".
"E tu sei andata in coma per lui? Lilith ha trent'anni in più di te! Appartiene ad un altro mondo, lui è troppo diverso da noi"
Sono stata un'idiota, lo so bene.
Solo una povera illusa che voleva abbandonarsi all'idea che qualcuno potesse stare con lei. E se poi questo qualcuno è Jared Leto...
"Quando potrò uscire dall'ospedale?"
"Non so, forse tra un giorno".
"Va bene, ma cerca di pressarli, io sto bene".
Odiavo stare in ospedale, io dovevo tornare a casa a dipingere. Dovevo buttare giù tutte quelle cose che sentivo: rabbia, tristezza, angoscia.
Aprendo il cellulare vidi tante chiamate e tanti messaggi da parte di Brian, Robert e Cam. Chiamate di mia madre. Ma di Sophie nemmeno l'ombra.
Apro la sezione notizie del cellulare e... No, non può apparire Jared in prima vista.
"Intervistato Jared Leto", la sua faccia accanto l'articolo ed io non sapevo se aprirlo o meno.
No. Non devo aprirlo, basta.
Devo andare avanti. 
Ero stanca e mi misi a dormire. Senza accorgermene era già arrivata la mattina del giorno seguente e mi stavo preparando per andare via.
Arrivata a casa speravo di trovare qualche altro biglietto, ma niente di tutto questo. 
"Ehi Lilith!"
Da lontano vidi il mio vicino, James, sbracciarsi per salutarmi.
"Ehi James"
"Ho saputo che sei stata male, adesso come stai?"
"Bene, solo un po' stordita, ma niente di che, grazie per l'interessamento".
"Sono felice che tu stia meglio. Senti, non è che uno di questi giorni ti andrebbe di uscire? Cioè niente secondi fini, giuro, ma qui non conosco nessuno e mi chiedevo se..."
"Certo, tranquillo James. Senti adesso entro a casa, ho bisogno di stare a letto".
"Oh sì, si, scusa! Buon riposo"
Entrai a casa, ancora apparecchiata da quella sera, la bottiglia vuota e i calici sul tavolo.
"Oh, è entrato pure in casa?" Chiese mia madre, che ispezionava casa.
"Si Janette, ha solo cenato qui"
"Se lo dici tu"-E continuò a guardare- "Invece chi è quel modello qui fuori?"
"Jane! È solo il nostro nuovo vicino, si chiama James"
"Nuovi vicini? Allora bisogna invitarli!"
"No, no, per favore. Ti prego non ne ho proprio voglia, non farlo"
"Solo una pizza!"
E nemmeno il tempo che uscì fuori dalla porta e li andò a chiamare. Speravo vivamente che rifiutassero ma...
"Perfetto, stasera alle nove! Ordina cinese Lilith!"
"Ma Jane... A me il cinese fa schifo!" Ero molto seccata.
"Jane, quanti sono in famiglia?"
"Quattro, il padre, due figli maschi e una ragazza"
"Ah, quella lì, non possiamo vederci davvero"
"Lilith, tu stai male! Nemmeno vi conoscete!"
La lasciai sbattere e andai in camera mia, dove c'era ancora quel quadernetto nero.
Lo aprì, volevo scrivere ma quando iniziai a scorrere i fogli ne vidi uno sporco. Così lo apri e non era sporco, era scritto da Jared.
Era solo il testo di Kings and Queen.
Ma in grassetto aveva segnato solo la prima frase del ritornello.
*We were the kings and queens of promise*
Non ci vuole tanto a capire il perché di quella frase.
Le promesse, tutto gira intorno alle promesse. Le nostre promesse infrante.
Lui non sarebbe ritornato e basta, è stato molto chiaro.
Dovevo rinfrescarmi, farmi una doccia e vestirmi per la cena di stasera.
Cercai di asciugarmi i capelli il prima possibile, ogni volta era un'impresa.
Scelsi una maglietta lunga bianca a maniche corte con il simbolo della marca davanti, dei pantaloncini jeans e delle parigine nere con delle Vans bordeaux.
Janette avrebbe mi avrebbe voluto più femminile ma io sono un maschiaccio mancato.
In ogni caso andai giù da mia madre, ordinai cinese e continuai a leggere "Il mercante di Venezia" finché non sentì il campanello suonare. Erano loro, i vicini.
Mia madre tutta entusiasta aprì la porta e li fece accomodare.
Il padre aveva degli occhi dorati, non era molto alto ma sembrava gentile.
Poi c'era la simpaticissima ragazza seguita da un ragazzo più grande, credo dovesse essere il fratello che non conosco, molto più alto rispetto agli altri due con dei capelli scuri all'insù e dei grandi occhi color grigio, e poi James.
Avevano sfornato modelli in quella famiglia, eh!
"Piacere, Lilith" e porsi la mia mano a quello che sembrava essere il padre.
"Piacere io sono Augustus, loro sono Kate, Ryan e James".
Ah, quindi la stronzetta si chiamava Kate.
Ci sedemmo tutti a tavola, ed io ero seduta accanto a mia madre e James.
"Allora Augustus, come mai vi siete trasferiti qui?"
Chiese mia madre.
"Abitavamo in un posto isolato, ma poi ho divorziato da mia moglie"
"La seconda" risponde Kate, con tono acido.
"Beh, si, la seconda... E ho deciso di venire qui"
"Oh, mi dispiace per il divorzio" rispose mia madre.
"E voi? Voi da quanto state qui?" Chiese Ryan.
"Più o meno un anno" risposi, mentre non mangiavo nulla e giocavo con il cibo sul piatto.
Intanto mi vibrava il cellulare, qualcuno mi stava chiamando, ma se avessi chiesto a mia madre di alzarmi dalla tavola mi avrebbe come minimo urlato, dopo quello che le ho fatto e le sto facendo passare.
"Ah, ma quindi sei tu la chitarrista?" Chiese di nuovo Ryan.
"Ehm, si, sono io" risposi.
"Già ti sei fatta conoscere, Lilith?" Chiese mia madre.
"Si, anche troppo per i miei gusti" ribatté Kate.
Alzai la testa come se avesse firmato la sua condanna a morte.
Mia madre cerco di farmi calmare dandomi dei colpi sulla coscia sotto il tavolo.
"Uhm, e tu James? Che fai nella vita?" Cercò Janette di sviare la brutta piega che aveva preso la serata.
"Io vado al college, studio arte. Vorrei fare il restauratore" disse molto contento. Figo, non lo avrei mai immaginato.
"Anche Lilith dipinge, sai?"
"Jane per piacere..."
"Davvero? Non me lo avevi detto Lilith!" 
Un sorriso, un altro.
Guardandolo da vicino era proprio bello, ma non lo sopportavo.
"Beh, dipingo qualcosina, niente di che"
"La sua stanza è inondata dai suoi quadri" affermò Jane. Doveva dirgli qualcos'altro?
"Jared.. -Cosa? Che avevo detto?- Ehm, Jane, la finisci per favore?"
Calò il silenzio.
Avevo detto realmente "Jared".
"Poi posso vederli dopo? Sempre se ti va"
Oddio, un altro che vuole vedere camera mia. No basta.
"Forse, dopo".
Di nascosto prendo il cellulare per vedere le chiamate perse.
Numero Privato.
J?

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Capitolo 24
*** #Capitolo 24 ***


Basta, basta pensarci.
Avevano finito di mangiare, ed arrivava il momento peggiore. Le chiacchere di circostanza che nessuno di noi voleva sentire.
Ci alzammo e ci mettemmo tutti sul divano.
"E allora me li mostri?"
"Cosa?"
"I quadri, posso vederli?"
No. Non puoi. Non salirai in camera mia.
"Ehm, guarda ho un po' di difficoltà a fare salire le persone in camera mia, e poi è in disordine, guarda..."
Mia madre ascoltò tutte le mie scuse pur di non fare salire James in camera.
Così mi chiamò in disparte.
"Lilith, lo sai che non voglio che tu sia scortese, specialmente con i vicini, data la nostra situazione".
Si, perché secondo mia madre, se avessi dovuto avere qualche problema, dovevo andare dai vicini.
"Jane, lo sai che non faccio salire nessuno in camera"
"Avanti Lil, è pure un bel ragazzo! Potrebbe farti dimenticare di qualcuno, in questo momento..."
Mia madre. Janette che mi consigliava letteralmente di usare una persona per dimenticarne un'altra.
"Ehi James, sali" e alla fine ho ceduto.
Gli aprì la porta e subito notò i miei pennelli in disordine sulla mia scrivania.
"Pareti nere... Wow"
Ma che hanno di strano? 
"Ascolti molta musica, vero Lilith?"
"Ascoltare è riduttivo James. Io vivo per la musica".
Poi andò avanti e a mio malgrado avevo lasciato fuori l'unico quadro che non avevo messo nell'album.
"Lo hai fatto veramente tu?" Prendendo quella ne era la mia riproduzione da "Campo di grano con volo di corvi" di Van Gogh. 
"A quanto pare..." E mi sedetti sul mio letto.
"Ma sei bravissima! Quanti talenti ha la signorina Dobois che ancora non so?"
"Oh, tipo la grande capacità di mandare tutto a puttane?"
"Dai, non ci credo... A me non sembri male come persona" e si sedette vicino a me.
"Tu non mi conosci James"
"Nemmeno tu mi conosci, Lilith" e sorrise.
È vero, io non avevo idea di chi fosse.
"Quanti anni hai James?"
"Ventidue, vuoi sapere altro?"
"Beh si, parlami di te, come sei finito qui? E poi perché tua sorella si comporta una questa maniera?"
"Oh, Kate è la mia sorellastra... Sinceramente non ne ho idea, da quando siamo qui è molto... Come dire, scontrosa"
"Ho notato. Sorellastra?"
"Si, io e Ryan veniamo dalla stessa madre ma quando avevo nove anni morì di cancro..."
"Oh cazzo, mi dispiace" Io e il mio tatto...
"No, sta tranquilla, non importa. Ormai sono passati tredici anni, questo dolore è già stato superato"> e mi regalò un sorriso rassicurante.
Magari non era così male come pensavo.
"E allora, tu invece? Come mai Van Gogh?"
"Per quanto possa essere mainstream è uno tra i miei pittori preferiti. Mi piace riprodurre quadri".
"È difficilissimo riprodurre Van Gogh e tu sei stata molto brava. E da quanto suoni?"
"Credo da una vita. In realtà sono più brava con il piano, solo che per suonarlo devo essere molto ispirata. Per me ogni strumento deve esprimere il mio stato d'animo".
Osservava. Stava a mani incrociate, poggiate sulle gambe e si guardava intorno.
"Allora Jared eh? È così che chiama il tuo ragazzo?"
No. O meglio... Poteva.
Sapere che la risposta a questa domanda poteva essere "si" mi alimentava solo la rabbia. 
"James io non sono fidanzata, e no, evitiamo di parlare di qualsiasi Jared esistente al mondo" gli dissi con un tono un po' seccato.
"Oh, ok, scusa!" Sembrava quasi dispiaciuto.
"E tu? Fidanzato?"
"No, felicemente single"
"Davvero? Credevo che dato il tuo aspetto tu avessi molte ragazze dietro"
"Beh è così, solo che... Non so, nessuna mi ha mai colpito veramente.. A differenza tua" e mi guardò negli occhi.
Aveva uno sguardo buono, e anche un tono di voce molto delicato. Non so, sembrava perfetto.
"Come prego?"
"Ti osservo da quando mi sono trasferito. Il tuo modo di fare, come ti esponi, la tua musica che non ti vergogni di far sentire a chiunque. Hai un bel carattere forte"
"Oh grazie James, è sempre bello ricevere dei complimenti" e gli sorrisi.
"Per questo vorrei che tu uscissi con me, ti va?"
E perché no? Era bello, gentile e anche buono. 
"Si, mi va!" E gli spuntò un bel sorriso che in quel viso così marmoreo splendeva come un punto di diamante.
"Perfetto, allora ci vediamo domani alle otto"
"Va benissimo" e sorrisi come un'idiota.
Ci stava riuscendo, stava riuscendo a farmi dimenticare J anche solo per un momento.
Intanto la famiglia di James se ne stava andando -e aggiungerei finalmente- da casa mia.
Così andai a dormire e l'indomani andai a scuola, lasciai che le ore passassero tranquillamente. Non parlai con nessuno dei ragazzi, nemmeno con Cam.
Decisi di andare nel mio negozio di musica preferito, volevo comprare una nuova chitarra e lo feci. Una chitarra semiacustica pronta solo per me.
Tornai a casa ma nel tragitto notai che c'era una macchina, dietro di me, sembrava mi stesse seguendo. Non ho avuto il coraggio di girarmi per vedere chi fosse. Da un lato avevo paura, dall'altro speravo fosse J e non volevo rimanerci male.
Andai a casa e mi preparai per l'appuntamento con James di questa sera. Ero molto tranquilla e leggermente felice. 
Alle otto in punto bussò alla porta.
"È pronta signorina Dobois?"
"Si, credo proprio di si" ed uscì dalla porta.
Abbiamo raggiunto il posto a piedi, era una semplice pizzeria del centro, molto carina e rustica.
"Non male per un primo appuntamento" affermai.
"Ti ringrazio" rispose soddisfatto James.
"James, hai mai avuto relazioni serie?"
Non so il perché di quella domanda. 
"Si, una. Quattro anni, dai sedici ai venti. Ma... l'ho trovata a letto con il mio migliore amico" era di una tranquillità disarmante.
"Cazzo! Spero tu abbia spaccato la faccia ad entrambi!"
"No, no, me ne andai solamente e non parlai più con nessuno dei due. E tu?"
"Diciamo anche io, ma non posso raccontarti la storia adesso" e come poterlo fare... "Sai sono stata accoltellata solo dopo tre mesi", lui non era Jared. 
"Oh, nessun problema tranquilla" e sorrise.
La cena andò molto bene, ero a mio agio e dopo decidemmo di girare un po' il centro.
Ci fermammo sotto un lampione perché c'era una panchina e non c'era molta confusione.
"E così eccoci qua" disse James guardandomi negli occhi.
"Eh già" risposi. Non avevo idea che fare fino a quando...
Beh fino a quando lui si avvicinò abbastanza da darmi un bacio. 
La cosa peggiore è che a me andava bene così, poteva andare bene.
Dopo una decina di minuti inizio a squillarmi il cellulare.
Numero privato. Di nuovo.
"Ehi James, scusa vado a rispondere"
"Fai pure!" Così mi allontanai da lui per rispondere.
*Pronto?*
*Non fare cazzate Lil, già è difficile così. Non bere e va avanti. Ho adorato il tuo modo di fare, ma lo hai detto anche tu, apparteniamo a due mondi diversi. Buona vita*
Jared.

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Capitolo 25
*** #Capitolo 25 ***


Come. Come poteva avere il mio numero.
Cosa voleva ancora da me questa persona? 
Non gli bastava infliggermi già così tanto dolore?
Dolore... 
Quel fottutissimo dolore che avevo sempre placato con l'alcool. E mia madre lo sapeva, capitava spesso che lei ritornasse ed io fossi ubriaca e silenziosa buttata sul divano.
Si perché io dopo quel periodo non parlai più, se non per dire cose superflue. Ero quello che possiamo definire "un'automa", sentimenti spenti e anche i pensieri. Si, perché se pensavo riaffioriva in me la voglia di uccidermi.
Si, esatto, uccidermi. E lui... Lui mi stava facendo impazzire. Non poteva comportarsi in questa maniera, prima c'è e poi non più e mi sembra di aver già affrontato questa stessa questione con lui.
Ma ho come la sensazione che lui non riesca a dirmi veramente addio, dato che è già il terzo bigliettino di "addio".
Ritornai da James, quasi sconvolta.
"Ehi Lilith, stai bene?"
"Si, scusa... Era solo un compagno!"
 Mentii, cercando di essere convincente e sorridendogli debolmente.
"Non so, sembra che tu non stia molto bene" disse James preoccupato.
"Effettivamente James, se non ti dispiace io ritornerei a casa" Guardai il terreno umido ma non avevo davvero la forza di rimanere cob lui dopo quella chiamata.
Non era colpa mia, solo che ogni volta che sentivo quella voce rauca ma allo stesso tempo leggera, mi destabilizzava. Tra l'altro sapere che probabilmente questa è l'ultima volta che la sento solo per me, mi uccideva. 
"Nessun problema" mi sorrise e si alzò dalla panchina.
"È per colpa mia?" Chiese James.
"Cosa?"
"È perché ti ho baciata? Ti ho messo a disagio?" Era dolce vedere la sua preoccupazione negli occhi, si stava dando la colpa del mio malessere.
"Ma no, James! -cercai di sorridergli in modo da tranquillizzarlo- Ho solo mal di testa, credo sia stata l'umidità".
"Oh, ok... Scusa è che hai subito cambiato espressione quando... Beh, da quando ci siamo baciati" Era imbarazzato. Oh, cazzo! È vero, ci siamo baciati.
E adesso? Che succede? Spero vivamente non dica nulla, io non saprei che rispondere.
"Oh no, tranquillo".
Intanto eravamo arrivati davanti casa e non avevo idea di come si sarebbe conclusa la serata.
"Eccoci qua" disse lui. Era molto sicuro di se, lo si vedeva dal modo un cui stava, era cosciente di essere un bel ragazzo e sfruttava questa sua caratteristica per relazionarsi in modo migliore. Probabilmente non aveva mai ricevuto un rifiuto.
"Eh già" risposi io, vagamente.
"Sono stato bene con te stasera"
"Si, anche io" ma adesso non stavo più così bene. La voce di J risuonava nella mia testa, ogni secondo.
"Ne sono davvero molto contento" mi sorrise e fece un passo verso di me, mi prese il viso tra le mani ed io ero totalmente immobilizzata.
"Spero ci saranno altri di giorni così" e mi stampò un dolce bacio sulla fronte.
Si staccò da me e si voltò per andare verso casa sua.
Rimasi ferma per capire cosa stessi provando in quel momento ed era solo confusione. Con James mi trovavo bene, però avevo ancora un punto fisso in mente... Come si poteva dimenticare una persona che ha praticamente segnato la tua vita?
Non si poteva, semplice.

Mi svegliai al solito per andare a scuola, mi chiamò mia madre. Era strano trovarla a casa.
"Andata bene ieri?" Chiese sorridente.
"Sai che non te ne parlerò, però forse avevi ragione"
Non so cosa sarebbe successo con James ma di sicuro per ora era l'unica distrazione che potevo permettermi.
Salutami Jane e andai a scuola. Trovai Brian con Hailie, insieme a Robert, Cameron e le altre.
Cameron fece segno di avvicinarmi.
"Ehi Cam, come va?"
"Lilith! Va bene, ecco. Ho notizie di Sophie"
Finalmente!
"E allora? Che dice?"
"È morta sua nonna, per questo non è venuta a scuola e per questo motivo era in Canada" 
Oh merda. Mi dispiaceva ma l'idea che non fosse qualcosa di peggio mi risollevava l'anima.
"Mi dispiace davvero tanto per lei"
"E tu? Jared lo hai più visto?"
"Per favore, evitiamo... Non credo lo vedremo più nei paraggi" dissi quasi sconsolata all'idea di doverlo lasciare andare.
"Oh... Quindi la cosa è seria" disse Cam quasi dispiaciuto.
Suonò la campana ed entrai.
Con Brian non parlavo nemmeno più. Hailie era soddisfatta del fatto che ormai fosse solo tutto suo e, per quel che mi riguarda, poteva tenerselo.
Fortunatamente oggi avevo solo tre ore di scuola e non vedevo l'ora di andarmene a casa, ancora non avevo provato la mia nuova chitarra.

Le tre ore passarono in fretta e finalmente mi ritrovai davanti alla semiacustica e iniziai a suonarla.
Dopo poco tempo sentì qualcuno bussare alla porta e dovetti scendere perché mia madre era uscita a fare la spesa.
"Chi è?"
L'ultima volta che qualcuno bussò alla mia porta era lui..
"Sono James"
La cosa mi lasciò un po' perplessa, ma aprì comunque la porta.
"Ehi ciao Lil, volevo solo sapere come stavi! Sai, ieri avevi mal di testa e insomma speravo tu stessi bene"
Premuroso. Aggiungerei premuroso alle qualità che aveva questo ragazzo.
"Oh, si sto bene. Vieni, entra". Con me era gentile, e allora perché non esserlo con lui.
"Ti ho disturbata? Stavi facendo qualcosa?"
"In realtà si, ma non importa. Vuoi qualcosa da mangiare? O da bere?"
"Oh, no grazie! Che mi dispiace averti disturbata"
"Non preoccuparti" e gli sorrisi.
Sentivo il mio cellulare squillare ma non ricordavo dove lo avevo posato. Io e il mio Alzheimer precoce.
*Pronto?*
*Lil, sono Cam! Noi tra venti minuti andiamo al parco, vieni? C'è anche una sorpresa per te!*
*Sorpresa? Posso portare un mio -mio che?- amico?*
*No problem, ci vediamo lì*

"Ehi James, ti va di andare al parco? Ci sono alcuni miei amici"
"Quindi arriviamo alle presentazioni ufficiali?"
Mi uscirono gli occhi fuori dalle orbite.
"Lilith vedi che scherzavo! -e scoppiò in una fragorosa risata- Comunque si certo che mi va!"
Così presi la borsa e uscimmo a piedi, il parco distava circa a dieci minuti da casa mia.
Sentì da lontano la voce di Robert che diceva "eccolaaa" riferendosi a me.
E poi riuscì a capire cosa era la sorpresa: Sophie.
"Sophie! Sei qui!" Ero felicissima di vederla. Non so per me era l'unica amica e stavo bene con lei.
"In carne ed ossa!" Era felice tanto quanto me.
"James?!"
Cosa? Loro due si conoscevano?
"Sophie" disse James, girando lo sguardo.
"Ok, adesso mi spiegate come fate a conoscervi".
"Lilith, hai presente quando ti ho parlato della mia longeva storia con una ragazza? E poi com'è finita?"
Oh no.
"Si, ricordo..."
"Ecco, lei era Sophie".
Bene. Quindi io uscivo con un ragazzo che è l'ex dell'unica mia amica.
"Voi due state insieme?" Chiese Sophie un po' stupita.
"Beh potremmo" esclamò James.
Cosa? 
"Ok, ora basta con questi conflitti e andiamo"
Indicai Cam che aveva un pallone pronto a giocare. Era sempre quella persona piena di vita.
Mi voltai e non potevo crederci. Ancora lì? Ancora quell'auto?

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Capitolo 26
*** #Capitolo 26 ***


Ricominciare.
Oggi inizio da questa parola: ricominciare.
Sono passate già due settimane dall'ultima volta che ho visto quella macchina.
Dopo quella giornata in spiaggia è sparita, così come Jared. 
Era davvero un addio, e dovevo accettarlo.
Quindi ho deciso di rimettere la mia vita a posto, come quando dopo un uragano tutti sono costretti a ricostruirsi la propria vita da zero. Uragano.  
Anche questa parola mi faceva pensare a lui.
"The promises we made were not enough [...] 
The secrets that we sold were never known
The love we had, the love we had, we had to let it go... 
[...]
Did you really want me?"

Parole che risuonano nella testa, ma che devo mandare via, come lui ha fatto con me.
Beato lui che non ha avuto nessun problema ad abbandonarmi senza nemmeno volermi parlare, però adesso ho capito com'è realmente. 
Non puoi non dare una seconda possibilità, io infondo non avevo detto nemmeno di no.
Ma dopo giorni a rimuginarci sopra sono arrivata ad una conclusione: è stato il suo orgoglio la colpa di tutto questo.
Lui non aveva mai ricevuto un rifiuto e anche un semplice tintinnio lo aveva mandato in bestia.
No Jared, non ci si comporta così, ma questa è probabilmente la conferma che due mondi diversi non possono coesistere.

*Stasera da Cam, ci sei?
-Soph*

Ultimamente le cose andavano bene, Sophie sembra aver chiarito con Cam, Brian Ed Hailie sono sempre i soliti ma certe cose non cambieranno mai: l'odio per la "odiosissima trinità".
Lauren, la brunetta che sbavava dietro Edward, Robert che non faceva altro che ridere e Roxy che... Beh è sempre impegnata con il suo cellulare a condividere qualsiasi minuto della sua vita sui social.
Portai James con me, avevo pensato bene a cosa saremmo diventati e probabilmente era meglio così.
"Lilith!" Il solito Cam, con quel bellissimo sorriso.
Erano tutti seduti a terra e stavano già giocando a "non ho mai", ma dopo quello che mi era successo avevo deciso di non bere. Questa volta me la son vista davvero brutta e non volevo farmi ancora del male.
"Cam! Tutto bene?" 
"Si! Però dopo se hai un minuto vorrei parlarti"
Era un rapporto semplice il nostro, io ascoltavo lui e lui ascoltava me. Era paragonabile ad un calmante, o ad una droga. Io avevo bisogno di lui come lui di mezzo ed era bellissimo.
"Certo tranquillo" e gli sfoggiai un sorriso.
Per quanto riguarda James beh... Di certo non gli faceva bene stare con Sophie ma era felice, o almeno, era felice per me.
Sembravamo una specie di coppia, ma non lo eravamo. Scappava qualche bacio di volta in volta, ma non di più.
"James tu bevi?" Chiese Edward.
"E me lo chiedi?" E rise, quella risata che mi aveva fatto dimenticare per un momento di Jared.
Ci sedemmo anche noi a terra, ma pur di sapere cosa nascondo mi avevano acconsentito di scambiare l'alcool con l'acqua.
"Ah! Bottiglia su Cam! Avanti!" Disse Roxy, probabilmente aveva già bevuto prima.
"Beh... Io non ho mai... Mh. Ok, io non sono mai stato innamorato".
Bevvero tutti tranne Brianza Hailie, James, Sophie e Lauren. Ed io? Io ero innamorata? Per quel che è successo, ero innamorata di Jared? Certo, amavo la sua musica e l'immagine che ho
sempre avuto di lui, ma adesso? Decisi di bere, tanto era solo uno stupido gioco.
Il gioco continuò ma io decisi di alzarmi e andare fuori. Non ero abituata alla confusione e amavo sentire il vento fresco che mi accarezzava la pelle.
"Ehi Lilith" era Cam, probabilmente voleva dirmi quel che mi ha accennato prima.
"Cam, dimmi pure". Ero appoggiata con la spalla destra al bordo della porta, quella davanti al giardino, a braccia conserte. Sentivo di stare bene, o meglio rispetto a prima. Tutto era tornato al suo posto.
"Posso? Sai... Si tratta di Sophie" aveva uno sguardo sconsolato, nessuno dei due guardava l'altro, eravamo troppo intenti a guardare quel cielo particolarmente stellato quella notte.
"Che succede? Non avevate chiarito?"
"Si, avevamo chiarito, o almeno... Cioè, lei mi ha detto che era solo un bacio e che non ci aveva pensato ma... Io non faccio altro che pensare a quel momento"
Ah, non sai quanto ti capisco in questo momento...
No, no, Lilith devi dimenticarlo. Non devi pensarci!
"Hai provato a dirle cosa provi?"
"Beh in realtà si, ma ogni volta mi blocco. Non trovo mai le parole giuste, mi perdo in parole che... Guarda, per fartela breve, faccio sempre e solo figure di merda"  stava ancora guardando le stelle.
"Allora prova a scriverglielo!" Dissi convinta.
"Cosa?"
"Se ti blocchi e non sai dirlo a voce, scriviglielo! Ma non sul cellulare, proprio una bella lettera, scritta a mano" ero felice di avergli consigliato una cosa del genere. A me piacevano molto le lettere, quando ero in Francia avevo una mia amica che, dato che abitava a km di distanza da me, me le mandava quasi ogni settimana.
"Grazie Lil, ci penserò" e mi abbracciò.
"Lil, andiamo?"
Era James. Ormai quella voce mi accompagnava quasi ogni giorno e non mi dispiaceva.
"Si, scusa, non mi ero resa conto di che ora fossero"
In realtà sapevo bene che non era troppo tardi, ma non sono mai stata troppo socievole, perciò tornare nella mia stanza dalle pareti nere mi faceva bene.
Salutammo tutti, e quando io e James salimmo in macchina accesi la radio, e non potevo crederci. Era appena iniziata "Beautiful Lie" e involontariamente mi uscirono delle lacrime. La sera porta sempre a galla i pensieri più scomodi, e lui lo era. Era davvero un peso.
Buffo però, eh! Quando qualcuno ti alleggerisce la vita giorno per giorno e poi, ad un tratto, te la rovina.
James non si accorse di nulla e parcheggiò la macchina nel suo garage, mentre io ero già scesa.
"È stata carina la serata stasera, no?" Chiese sempre col suo modo gentile di fare, sempre con un sorriso delicato stampato in faccia.
"Si, non male" ma in quel momento avevo solo un masso gigante poggiato proprio sul cuore.
"Lil, ormai è da più di due settimane che ci vediamo e vorrei chiederti qualcosa... Non sentirti obbligata, però rispondi con sincerità"
No, no, ti prego, so cosa stai per fare, per favore, no...
"Ti va di diventare la mia ragazza?"
Ricominciare.
"Si".

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Capitolo 27
*** #Capitolo 27 ***


Era strano. Qualsiasi cosa nella mia mente era strana.
Avevo detto di si a James, ed ero terrorizzata, perché ho la grandissima capacità di complicarmi la vita e rendermela impossibile.
Alla fine perché non provarci? Lui riusciva a prendermi, a rendermi comunque felice anche se, ora come ora, non lo avrei mai detto.
Oggi è domenica, ed io odio la domenica. È uno di quei giorni grigi, che ti dicono che già una settimana è passata e che devi preparti ad affrontare un'altra che probabilmente sarà anche peggio. 
Giro la testa dall'altra parte del cuscino e vedo il mio quadernetto, quello che fece iniziare tutto. 
Sapevo che non dovevo pensarci, ma era impossibile. 
Dovevo solo concentrarmi su James.
Mi alzai e, senza un motivo ben preciso, presi il mio quadernetto, la moto e andai non so dove. So solo che c'era il mare, probabilmente ero alla fine del Golfo, ma non ci feci poi tanto caso. Avevo bisogno di correre, di andare contro vento e prendermi una bella botta di vita perché così non potevo più starci. Non potevo rimanere attaccata ai ricordi, dovevo vivere e adesso.
Posteggiata la moto, mi misi sulla sabbia a scrivere. Era uno sfogo personale, ed era contro lui.
Poi sentì il cellulare vibrare.

*Sei ancora viva?
-Brian*

Brian? Veramente ha il coraggio di scrivermi dopo tutto?

*Per tua sfortuna, si.
-Lil*

*Non fare l'idiota, posso parlarti? Possiamo vederci?
-Brian*

No. Voglio stare sola, non mi interessa quello che dici.
Ma in realtà non volevo stare sola, perché... Perché se stavo sola pensavo a lui.

*Ti invio la posizione, raggiungimi.
-Lil*

Mi guardai un po' intorno e vedevo tanti gruppi di amici felici e spensierati, e vorrei tanto essere al loro posto, invece di essere qui a pensare a tutto ciò che mi era capitato.
Lui non c'era, ma nella mia testa girava in loop la scena del nostro bacio, i piedi sulla sabbia, la notte sopra di noi.

"Ehi fuggitiva!" inconfondibile la voce di Brian...
"Ehi" il mio modo di fare era freddo, io avevo espressamente chiuso con lui.
Dopo le parole che ha detto, il casino che mi ha fatto per Cameron, il bacio che era stato un errore...
Non aveva davvero senso parlare con lui.
"Che si dice?" Chiese lui sedendosi sulla sabbia accanto a me. Io a quella domanda non sapevo rispondere. Sto con James e va bene ma sento una voragine dentro a causa di Jared?
"Normale, tu?"
"Idem" Brian era cosi, sempre un po' vago e non dopo tutto quel tempo passato un po' ad osservarlo a scuola mi è sembrato solo tantissimo tempo sprecato.
"Perché sei venuto? Che vuoi dirmi?"
"Lilith io... Io credo di essermi comportato davvero male con te..."
Complimenti, ti sei svegliato!
"Si, e allora?"
In quel momento mi uscì solo questa specie di frase, ma solo io sapevo quante domande avessi da fargli.
"Volevo semplicemente chiederti scusa..."
"Senti Brian, io non so quale senso di colpa ti abbia spinto a venire fin qui solo per chiedermi scusa. Ma ti posso assicurare che per ora tu sei l'ultimo dei miei problemi e se ritieni che tutto questo sia stato un errore, allora vuol dire che effettivamente era così. In queste ultime settimane ho fatto cazzate su cazzate e sulla mia pelle sto capendo che è impossibile rimediare agli errori">.
Volevo fargli capire che tutto non si elimina solo grazie ad una parola. Sinceramente stavo solo pensando di riordinare davvero la mia vita, e per riordinare intendo dimenticare mister bipolarità e concentrarmi su James. 
"Lilith lo so, sapevo che mi avresti risposto così, ma dammi una possibilità!"
Possibilità. No, non ce la faccio. L'ultima volta che diedi una possibilità sappiamo com'è andata a finire.
"Basta con queste possibilità!" e urlando mi alzai e me ne andai.
Reazione esagerata? Forse. Ma avevo dentro un turbine di emozioni che mi rendevano intollerante nei confronti di qualsiasi persona.
Ritornai a casa e una volta entrata capì che mia madre era partita di nuovo. C'era il solito messaggio attaccato al frigo che diceva che sarebbe tornata tra cinque giorni, per questo era andata a fare la spesa, lei faceva sempre così.
Salendo in camera iniziai a dipingere, utilizzai un colore grigio, spezzato da un rosso fuoco che rappresentava la mia rabbia.

*Ehi Lil, sei pronta? Si sta facendo tardi!
-James*

Oh merda. Mi ero totalmente dimenticata che oggi c'era il compleanno di Robert! Cercai di prepararmi in meno di due minuti, mi truccai davvero poco, solo un po' di rimmel, un rossetto non troppo forte e un correttore per coprire quelle occhiaie reduci dal mio poco sonno.
Chiamai James per comunicargli che ero pronta, ma non rispondeva, così bussai a casa sua.

"Oh Lilith, allora sei pronta! Andiamo" Non riuscivo ad abituarmi alla sua bellezza e al suo fisico statuario. 
Gli porsi un casco e lui mi guardò con aria interrogativa.
"In macchina non arriveremo mai, è domenica e il locale che ha scelto Robert si trova dall'altra parte della città. Oggi guido io!" E gli feci l'occhiolino.
Lui era molto divertito da questa situazione, e aveva davvero una risata perfetta.
"Quindi tu, con un vestitino, porti il tuo ragazzo dietro in moto ad una festa? Giuro che se non esistessi, dovrebbero inventarti!"
"Ecco perché non ho messo i tacchi! Dai sali"
E iniziai a correre, dopo tutto ero abituata. Uno tra i miei sogni proibiti era fare gare motociclistiche, ergo sapevo bene cosa stavo facendo.
"Lilith hai intenzione di ucciderci?" 
"James! Un po' di adrenalina no?" E iniziai a ridere e ad accelerare.
In cinque minuti eravamo arrivati.
C'era un sacco di gente, praticamente tutta la scuola.
Prima di entrare James mi prese per mano. Quella cosa mi mise un po' in imbarazzo, ma da cosa? Lui era perfetto.
La sua presenza a me faceva stare bene e mi ero davvero abituata a lui.
Appena entrammo tutti, e dico tutti ci guardarono. Ormai era ufficiale: io e James stavamo insieme.
"Auguri Robert!" Urlò James cercando di farti sentire, la musica era davvero molto alta. Salutai tutti, ma con Cam ormai ogni giorno ci riservavamo un abbraccio come saluto.
La situazione fra James e Sophie si faceva sempre più strana, c'era molta tensione e ancora non avevo chiesto nulla di questa relazione a James.
"Sei molto bella stasera" era Robert, come al solito cercava di trovare qualche approccio con me.
"Robert ti ringrazio ma smettila di fare il viscido per favore" dissi tutto questo ridendo e poi aggiunsi "auguri" perché lo avevo solo insultato non ricordando che fosse il suo compleanno.
"Signorina Dobois, mi permette questo ballo?"
Il solito Cam.
"Certo! James..." Gli chiesi il permesso con lo sguardo.
"Vai, vai" e continuò a parlare con il gruppo.

"Quindi ormai è ufficiale?" Mi domandò Cam mentre stavamo ballando.
"A quanto pare... E tu con Sophie?"
"Work in progress" disse sicuro di sé, mentre cercavo di non sembrare un'idiota mentre ballavo.
Dopo venti minuti ritornammo dal gruppo ma avevo perso di vista James.
"Edward, hai visto James?"
"Si, stava andando a prendere qualcosa da bere"
Allora mi incamminai verso il tavolo con le cose da bere e nel momento in cui girai lo sguardo lo vidi fuori. Mi avvicinai ma... Era con Sophie.

"James devi andare avanti, io non ti amo più!"
"Sophie non ce la faccio"
"Ma poi Lilith? Non pensi a lei?"
"Si.. Ma cercavo di farti scatenare un qualcosa, che ne so, magari un po' di gelosia"

Cosa? Quindi ero solo un oggetto?

"Io ti amo ancora, Sophie"
"Ah, davvero? Complimenti James, complimenti! Fanculo io che mi stavo iniziando a fidare di te. Ero solo un oggetto... Ma dovevo aspettarmelo. Ed io che cercavo di sforzarmi a dimenticare Jar.. Ehm, una persona. Fottiti"

E di nuovo tutto a terra. Ricominciare eh? Che grande cazzata Lilith. Stavi prendendo in giro te stessa cercando di eliminare una persona che non puoi dimenticare.
Sono stata un'illusa, un'idiota. Che merda. Brian, Jared, James. Probabilmente devo farmi suora a questo punto.
Accesi la mia moto e ritornai a casa con calma. Dato che non correvo, la strada durò venti minuti. Tutto questo alimentava quello che era la mia apatia.
Mezzanotte e mezza passate e niente sonno. 
Arrivai davanti casa e...
"Ciao Lilith".
Jared.

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Capitolo 28
*** #Capitolo 28 ***


Non ci credo. 
Non poteva essere.
Ero appena scesa dalla moto e ho avuto paura che le mie gambe non sarebbero state in grado di sorreggermi, dato il tremore. 
Volevo piangere, non so se dalla gioia o dalla rabbia, avrei voluto correre e abbracciarlo ma no, non potevo farlo. Non dovevo.
Rimasi ferma, ecco cosa feci.
Non riuscivo nemmeno a proferire parola, perché oltre ad essere felice e furiosa allo stesso tempo ero anche terrorizzata.
Questa persona aveva il pieno controllo della mia persona, delle mie emozioni. Nonostante tutto non lo avessi visto per quasi un mese, lui era sempre nei miei pensieri, capace di rovinarmi la più bella delle giornate. Se avessi dato di nuovo questa possibilità a Jared, mi avrebbe uccisa definitivamente.
Era in lontananza, io ero sul marciapiede davanti casa e lui praticamente davanti alla porta.
"Jared..." Uscì un suono debole dalla mia bocca, quasi impercettibile.
Lui iniziava ad incamminarsi verso di me, e più faceva un passo, più il mio respiro si smorzava.
Aveva una maglietta bianca con qualche segno dorato sopra, non so era troppo strana quella fantasia ed io ero troppo incredula per capire cosa ci fosse disegnato sulla sua maglietta, e dei jeans chiari, leggermente larghi.
La sua espressione era quella di uno che si sentiva in colpa, non sorrideva, guardava a terra e i suoi passi erano troppo lenti, quasi avesse paura.
"Come stai?" disse ancora con quello sguardo, non guardandomi in faccia, ma voltando lo sguardo verso qualsiasi altra cosa.
"Bene, tu?" Mentii. Come facevo a stare bene? La mia vita era sull'orlo del precipizio, tutto non faceva altro che andare male. 
Closer to the Edge.
Continuava ad avanzare, ed io iniziavo a recuperare le mie forze da tutte le emozioni che stavo provando.
"Bene" disse. Ok, ora era davanti a me e l'immagine nitida del suo viso mi riportava a tutto quello che era successo. Stavo crollando.
E adesso? Che dico? Cosa faccio?
Con la sua mano destra cercò di accarezzarmi ma feci un passo indietro.
"No, Jared" Era uscita la rabbia, la sentivo.
"Lilith, io lo so che..." 
"Sai cosa, Jared? Cosa è che sai? Sai come mi sono sentita in questo mese? Cosa ho dovuto passare? È stato un inferno. E adesso dovrei fare come se nulla fosse e permetterti di rovinarmi ancora? Jared sono andata in coma etilico per colpa tua, in coma! Nonostante tutte le nostre discussioni e le nostre promesse e quelle possibilità! Quando andavo in giro per strada e vedevo la tua auto, quando speravo tu scendessi e invece sei solo rimasto fermo, e poi sparito. Sono stanca di stare male per te, Jared" e intanto delle lacrime amare scendevano dal mio viso, anche se non avrei voluto.
"Lilith, ti ho portata io in ospedale. Per quanto io volessi dirti "addio", alla fine mi ritrovavo sempre a controllarti a distanza perché... Perché avevo paura. Avevo una stramaledettissima paura di perderti e ci stavo riuscendo. Ti ho visto esanime sul quel divano e non ho fatto altro che prendermela con me stesso. Ma non riuscivo a tornare da te, perché cosa penseranno gli altri? Quando uscirà tutta questa situazione? Cosa dirà la stampa? E allora sia per il mio orgoglio, sia per il bene di entrambi me ne sono andato. Ho pensato che fosse la cosa migliore da fare ma... Mi ha solamente ucciso. Io non riesco a starti lontano, Lilith. Per me sei come una droga, come l'ossigeno. Sono crollato, esattamente come hai fatto tu. E all'ennesima notte in cui non riuscivo a dormire perché l'immagine del tuo volto riafforava nella mia mente, sono venuto da te"
La sua espressione era devastata. Come se non dormisse da giorni, in preda a crisi di pianto che non voleva fare uscire.
"E adesso? E adesso cosa vuoi fare? Tornare e magari sparire di nuovo? Tu non hai idea della fatica che ho fatto per dimenticarti. E anche se stavo con James, tu eri sempre nei miei pensieri e non riuscivo a fare..."
"James?" Chiese Jared stranito.
Cazzo. Lui non aveva idea di chi fosse James. E ora che ci penso, è proprio uno stronzo.
"Si... Il mio nuovo vicino di casa" dissi guardando a terra.
"Sei stata con lui? Ti è bastato davvero conoscere un altro ragazzo per dimenticarmi?"
"Dimenticarti? Ma sei impazzito? Ti ho appena detto che ci ho provato per giorni e giorni, con scarsi risultati!"
Cosa aveva adesso in mente? Di farmi la paternale solo perché mi sono messa con un altro?
Lui se ne era andato!
"E tu stai ancora insieme a questo "James"?"
Chiese quasi infastidito e deluso.
"No. Era tutta una farsa. A quanto pare gli servivo solo per fare ingelosire la sua ex"
"Che coglione" e cercò di avvicinarsi a me.
Io non lo so, da un lato era tutto ciò che volevo, dall'altro...
"Ti prego Lilith, io non ce la faccio senza di te. Non sparirò più, e se non sarai pronta per diventare la mia ragazza in maniera ufficiale, ti darò tutto il tempo che vorrai! Ma ti prego... Non mandarmi via..."
Aveva i suoi occhi di ghiaccio inchiodati ai miei.
E come si fa a questo punto respingere Jared Leto?
Avevo il cuore che batteva a mille e non riuscivo a dire nulla.
"Non andartene".
"Promesso".
E con la sua mano che accarezzava la mia guancia e gli occhi umidi di entrambi, ci unimmo in un bacio che sembravamo aspettare da una vita.

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Capitolo 29
*** #Capitolo 29 ***


Quel bacio fu diverso. In quel bacio assaporai tutto quello che J provava, lentamente.
Un bacio da togliere il fiato, che ti faceva piangere dall'intensità, perché era un bacio che racchiudeva tristezza, rabbia, orgoglio, desiderio, e anche una dose di disperazione.
Ci eravamo mancati, e lo sentivamo sulla pelle.
"Caspita Lilith" disse J, staccandosi dal mio viso.
"Cosa?"
"Perché stavamo rinunciando a tutto questo?" mi chiese tenendo la sua testa attaccata alla mia, con la sua mano dietro la mia nuca.
"Non lo so J, davvero non ne ho idea. È che probabilmente siamo troppo testardi e amiamo farci del male" affermai, accennando un sorriso. 
Quegli occhi... Erano ipnotizzanti. Io non riuscivo a staccare lo sguardo, per me erano una specie di magneti.
"Sono stato un idiota" e si staccò da me, distaccandosi dai miei occhi per guardare nuovamente a terra.
Riuscivo a sentire tutto il suo star male, non aveva nemmeno la forza di guardarmi in faccia. Si sentiva in colpa per avermi provocato del dolore, ma io, in realtà, non ce l'ho avuta con lui nemmeno per un secondo. 
Lui era diventato il centro del mio mondo, anche se fin da principio lo era sempre stato.
"Jared finiscila, abbiamo sbagliato entrambi"
Dissi sperando di alleviare il suo di dolore.
"Lilith, ti ho portata io a questo punto... Hai rischiato di morire per me, ma te ne rendi conto? Se ti fosse successo qualcosa probabilmente mi sarei condannato a eterno riposo" disse camminando nervosamente.
"Ok, basta. Adesso sai che sono viva, e tu mi hai salvata. Di nuovo. Quindi per favore, cerchiamo di andare avanti. Non dobbiamo più soffermarci sul dolore che ci siamo causati, apriamo un nuovo capitolo da adesso"
Lo raggiunsi e gli presi la mano. 
Una cosa continuava a bloccarmi, io non riuscivo a dire "si" alla sua proposta.
Tutte avrebbero pagato per essere al mio posto ed io... Io avevo solo paura. Nel momento in cui avrei detto si, il mondo intero avrebbe saputo ed io non sapevo come avrei reagito a tutto questo.
"Di nuovo?" chiese Jared.
"Si, di nuovo. Adesso calmati ed entriamo a casa" il suo sguardo cambiò. Sembrò più sollevato e dopo di me entrò a casa mia.
"E com'era questo James?" disse mentre si stava sedendo sul divano. Cercò di avere un'aria disinvolta, ma non ci riuscì.
"Era bello, ma niente di che" dissi come se fossi disinteressata all'argomento.
Anche se lui adesso stava lì, al compleanno, io pensavo a come dover passare i prossimi giorni per ignorarlo.
"Più di me?" disse ridendo.
"Si, più di te, mister J. " e gli feci l'occhiolino.
"Non sarete mica.." e cercò di dirlo sperando di non destare sospetti, ma sapevo dove voleva andare a finire. 
"No Jared, tranquillo" e mi misi accanto a lui.
"E tu? Ho visto che sei stato intervistato!"
"Hai per caso letto l'intervista?" ma il suo tono cambiò, così come il suo sguardo. Era... preoccupato.
"No, avrei dovuto?"
"No, tranquilla" ed improvvisamente il suo volto si rilassò.
"Jared è tardi, vuoi dormire qui?" Non so bene perché glielo chiesi, in realtà nel momento stesso in cui queste parole lasciarono la mia bocca ho avuto paura che le stesse interpretando in maniera diversa.
Ma non volevo restare sola, anche se con lui mi sembrava  tutto più semplice.
"Ah, quindi adesso vuoi anche portarmi a letto?" scherzò.
Quell'aria pesante che ci avvolgeva poco prima sembrava essere stata smorzata dalla sua leggerezza.
"Ok, esci di casa" dissi scherzando.
"Comunque si, se non ti dispiace sarei un po' stanco e non me la sento di riprendere la macchina"
"Tranquillo J. Io adesso vado a darmi una sciacquata, tu fa ciò che vuoi" Lui mi prese e mi stampò un altro dei suoi baci, era impossibile farci l'abitudine.
Così dopo essere andata in doccia scesi nuovamente giù e nessuno poteva preparami alla scena a cui stavo assistendo. 
C'era Jared che si era addormentato sul divano, e oltre ad essere estremamente dolce, io non ero abituata a vederlo in quelle vesti. 
Dopo pochi minuti però, lo spettacolo si interruppe. Squillò il cellulare di J.
Jared si svegliò un po' stordito e rispose.
"Ehi... No, no... Ho sonno, domani ne parliamo... Lascia stare, notte" poi si girò e si rese conto che ero stata lì, a fissarlo e questo mi mise in imbarazzo... Non era da me, da Lilith Dobois.
"Lilith, potresti dirmi dov'è il bagno? Vorrei andare a dormire e..."
"Sopra, seconda porta a destra" e gli sorrisi.
Dopo una manciata di minuti lo vidi scendere... In boxer.
Inutile dire il corpo statuario che aveva, vidi quei tatuaggi che già conoscevo su quella pelle bianca. Ero a bocca aperta. Non potrò mai abituarmi a quello spettacolo.
"Ehm, perdonami ma se devo dormire non riesco con i vestiti" mi disse divertito.
Ma no, figurati, se vuoi anche nudo, tanto mica mi viene un infarto, no no.
"N-nessun problema" dissi, cercando di non risultare un adolescente in piena crisi ormonale.
"Dove dormo?"
"Abbiamo una stanza degli ospiti, accanto la mia camera"
Andammo verso la mia camera e gli indicai la stanza.
"Buonanotte piccola Lil"
"Notte mister J" e ripartì un bacio diverso, uno più determinato rispetto agli altri due.
Mi misi a letto ed ero felice. Non stavo più li a dirmi di dimenticarlo, a convincermi che non sarebbe ritornato. Era lì, con me.
Ed era tutto vero.

Dopo un paio d'ore senti un rumore e mi svegliai.
"Lilith, scusa non volevo svegliarti" era Jared.
"Eh? No, no, tranquillo... Tutto bene?" era ancora assonnata, non ero molto lucida.
"Si è che... Non riesco a dormire... Saperti qui, ad una parete di distanza, mi rende nervoso" con quella sua voce roca, che avrebbe fatto girare la testa a chiunque.
E senza dirgli niente si posizionò accanto a me. Ero immobile, ma non gli dissi di no, perché infondo lo volevo accanto.
"Se ti senti a disagio posso anche tornare in camera"
"Rimani" dissi. "Rimani con me" perché con lui mi sentivo meglio.
"Piccola Lil, tu mi distruggerai" disse mentre mi spostava una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi accarezzava.
"Tu lo hai già fatto".

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Capitolo 30
*** #Capitolo 30 ***


Jared

Era incredibile la maniera in cui questa ragazza aveva condizionato ogni mio pensiero. Non riuscivo a smettere di pensare a lei, ma per me starle lontano era la scelta giusta. 
Insomma, lei ha diciassette anni... Diciassette! Questo va oltre la pedofilia, suppongo. Ma cosa potevo farci se ogni volta che penso a lei mi sale su un sorriso?
Come riusciva a provocarmi tutto questo?
«Ancora lei?» chiese Shannon.
Ultimamente mi bloccavo da giorni, era già passato praticamente un mese dal nostro ultimo incontro, e in alcuni momenti fissavo il vuoto pensando a lei.
«Già» dissi con tono di arresa. Sono stato colto in flagrante, di nuovo.
«Jared, devi lasciare perdere, è solo una ragazzina. Dai, sei Jared Leto, non puoi esserti fottuto la testa per quella lì, non è da te!» E aveva ragione, non era assolutamente da me. E poi se avessi continuato, che gran casino. Ma lei era... Diversa. Risuonava in testa il suono della sua voce mentre cantava una delle mie canzoni, la sua risata, i suoi occhi. 
Forse adoravo la fragilità di quella ragazza, ma allo stesso tempo la forza che riusciva a buttar fuori per ricominciare la sua vita una seconda volta. 
Lei non era come la bionda che mi avevano appioppato per l'intervista, sta per uscire un nuovo album e per il mio agente ha pensato fosse una buona idea far uscire qualche scoop sulla mia vita privata. Ma adesso lei, Mandy, iniziava ad essere pesante. Io le ho detto che era tutta una messa in scena commerciale, ma dopo essere andati a letto insieme lei pensa che ci sia qualcosa tra di noi o che almeno, potrebbe esserci.
«Shannon tu non capisci» gli dissi, con la consapevolezza che non avrebbe mai capito.
«No, non capisco. Non sei un tipo da storie d'amore, figuriamoci quelle adolescenziali! Sei per caso in crisi di mezza età, fratello?»
«Fottiti» e andai in studio.
Avevo troppe parole e troppe idee da far uscire per questo album. Così è uscita "Dangerous Night".
Era scritta interamente per Lilith, anche sei lei probabilmente non lo saprà mai.
Dio, quando l'ho vista sul divano senza coscienza mi è mancato il respiro. Continuavo a chiamarla ma lei non rispondeva e dopo pochi minuti avevo già capito... Bottiglia vuota a terra.
Era arrivata al limite della sopportazione a causa mia, perché io, come sempre, sono un grandissimo pezzo di merda.
E mi sento un idiota sentirmi vulnerabile davanti una ragazza che ha trent'anni in meno di me.
Chissà se ha letto quell'intervista... Se la leggerà, mi odierà a morte. Lei non capirebbe e sarebbe di nuovo tutto come prima.
Dopo pochi minuti Tomo entrò nello studio.
«Ehi Jared!» Tomo era uno tra i migliori, se non il migliore. Sempre su di morale, felice e pronto a portare la pace tra i fratelli Leto.
«Tomo!» dissi, cercando di non apparire strano.
«Conosco quello sguardo. Tuo fratello ti ha fatto incazzare per caso?» 
«Potrebbe, però ho scritto una canzone» gli feci ascoltare quel poco che avevo abbozzato e a Tomo sembrava non dispiacere.
«Woo! È stupenda! Certo, leggermente diversa dalle altre ma molto bella. Shannon ha ascoltato?» chiese Tomo.
«No, non ancora» riposi.
«Ascoltare cosa?» ed ecco che parli del diavolo e...
«Jared ne ha scritto un'altra» mi anticipò Tomo.
Così feci ascoltare a Shannon quello che avevo scritto.
«Se quella ragazzina ti fa scrivere queste canzoni, cavolo, ritorna da lei!» disse scherzosamente Shannon.
Tornare da lei...
No, non potevo farlo. Era già stato difficile andarmene, se fossi ritornato non saprei come sarebbero andate le cose.
Per far finta di nulla mi misi a ridere con Tomo, ma non avevo voglia di far niente se non quella di andare a dormire.
Per me Lilith era un capitolo chiuso, ma da quando l'ho fatto le notti, per me, si fecero sempre più corte. 
Mi alzai dicendo loro che ero stanco e che volevo andare in camera.
Ormai erano abituati a scenari come questi, io che me ne vado in silenzio da qualche altra parte, era routine. 
Porca miseria, io non ero così, non lo sono mai stato!

*Più tardi hai da fare?
-Mandy*

Ancora? Seriamente? Fino a quando dovrà durare questa scocciatura?

*No, vuoi uscire?
-Jared*

Almeno se dovevo usarla, lo facevo per bene e mi permettevo qualche beneficio.

*Vieni da me?
-Mandy*

*Certo, alle dieci sarò da te.
-Jared*

Una volta che avevo sganciato la trappola, decisi di riposarmi davvero. La mia testa avrebbe dovuto spegnersi per qualche minuto.

Alzandomi qualche ora dopo, mi preparai per l'incontro di stasera. Mi seccava pure vestirmi bene per Mandy. Lei non aveva colpe ma so a quale direzione puntano i suoi pensieri e sono molto lontani dai miei.

«Eccoti!» e Mandy mi lasciò subito un bacio sulle labbra, con quel fare ammiccante affinché io cedessi alle sue avance. Come se ce ne fosse stato bisogno. Per me poteva pure non parlare, andavamo a letto e poi mi sarei rivestito per tornare a casa. Tutto qui, fine.
Infatti fu così, solo sesso e nient'altro. Tra l'altro nemmeno così entusiasmante, lei era bella ma... Non mi importava. Ero cosciente di trattarla come un oggetto e questo non mi faceva nemmeno sentire in colpa.
Andai in bagno a sciaquarmi e a rivestirmi, ora volevo solo andare a casa.
Il mio sguardo cadde sullo specchio e... Che cazzo stavo facendo? Era davvero quello che volevo? Sfogare tutto quanto su una ragazza "presa in prestito" per il mio album e buttare via tutto quello che mi faceva sentire vivo?
No, non ci stavo. Mi stavo plagiando, mi stavo mettendo idee in testa che non stavano né in cielo, né in terra.
«Mandy, perdonami ma adesso devo proprio andare» dissi, mentre lei stava ancora sul letto.
«Di già?» chiese dispiaciuta.
«Si, mio fratello mi ha mandato un messaggio e lo devo raggiungere, scusa»
E così uscì velocemente da quella casa che lei non ebbe nemmeno il tempo di rispondermi.
Ma non stavo andando da mio fratello.
Lilith
Stavo andando da lei, non avevo altro che bisogno di lei.

Non era in casa, le luci erano spente e anche quando provai a bussare, nessuno mi aprì.
Poi riconobbi il suono di una moto e sapevo fosse lei.

«Ciao Lilith» ero imbarazzato, frustrato e dispiaciuto e totalmente impreparato alla situazione.
Lei mi rispose semplicemente pronunciando il mio nome, ma quasi non la sentivo.
Volevo solo fare una cosa in quel momento: baciarla.
Così mi avvicinai e cercai di prendere il suo volto tra le mie mani ma lei si scansò.
E come biasimarla.


«No, Jared»
«Lilith, io lo so che...» 
«Sai cosa, Jared? Cosa è che sai? Sai come mi sono sentita in questo mese? Cosa ho dovuto passare? È stato un inferno. E adesso dovrei fare come se nulla fosse e permetterti di rovinarmi ancora? Jared sono andata in coma etilico per colpa tua, in coma! Nonostante tutte le nostre discussioni e le nostre promesse e quelle possibilità! Quando andavo in giro per strada e vedevo la tua auto, quando speravo tu scendessi e invece sei solo rimasto fermo, e poi sparito. Sono stanca di stare male per te, Jared» 
Quelle parole mi uccisero, letteralmente. Non riuscivo a guardarla in faccia solo perché non riuscivo a sorreggere il suo dolore, perché ero io il carnefice di tutto questo. Mi odiavo in quel momento.
«Lilith, ti ho portata io in ospedale. Per quanto io volessi dirti "addio", alla fine mi ritrovavo sempre a controllarti a distanza perché... Perché avevo paura. Avevo una stramaledettissima paura di perderti e ci stavo riuscendo. Ti ho visto esanime sul quel divano e non ho fatto altro che prendermela con me stesso. Ma non riuscivo a tornare da te, perché cosa penseranno gli altri? Quando uscirà tutta questa situazione? Cosa dirà la stampa? E allora sia per il mio orgoglio, sia per il bene di entrambi me ne sono andato. Ho pensato che fosse la cosa migliore da fare ma... Mi ha solamente ucciso. Io non riesco a starti lontano, Lilith. Per me sei come una droga, come l'ossigeno. Sono crollato, esattamente come hai fatto tu. E all'ennesima notte in cui non riuscivo a dormire perché l'immagine del tuo volto riafforava nella mia mente, sono venuto da te»
Lei mi guardava, era in piena guerra. Non sapeva se spaccarmi la faccia, o se baciarmela. Io avrei scelto la prima opzione, fossi stato in lei. Non si meritava tutto questo e io non meritavo lei.
Poi disse un nome che non avevo mai sentito e, accostato al suo "stare insieme" mi ha provocato una stretta alla bocca dello stomaco. Non so se volessi davvero sapere chi fosse, ma non saprei nemmeno definire se fossi arrabbiato.
«James?» chiesi infastidito.
«Si... Il mio nuovo vicino di casa» Beh, almeno sapevo dove andarlo a trovare.
«Sei stata con lui? Ti è bastato davvero conoscere un altro ragazzo per dimenticarmi?» Non so perché mi comportavo in maniera così ostinata, ma tutto quello mi provocava solo una reazione: fastidio.
«Dimenticarti? Ma sei impazzito? Ti ho appena detto che ci ho provato per giorni e giorni, con scarsi risultati!»
Avrei voluto rispondere "anche io". Anche io ho provato a dimenticarti e andare avanti ma non ci sono riuscito.
«Ti prego Lilith, io non ce la faccio senza di te. Non sparirò più, e se non sarai pronta per diventare la mia ragazza in maniera ufficiale, ti darò tutto il tempo che vorrai! Ma ti prego... Non mandarmi via...»
Che scena patetica... Io che pregavo di essere perdonato per i miei errori. Ma stando lontano da lei continuavo solo la mia autodistruzione.
Avrei voluto piangere per ciò che sentivo dentro, avevo una disperata voglia di averla, di averla con me, accanto come prima. E quella matta disperazione la racchiusi in quel bacio che ha fatto ritornare me a vivere.

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Capitolo 31
*** #Capitolo 31 ***


Mi alzai dal letto quando accanto a me vidi lui che ancora dormiva.
Da adesso in poi non sapevo come sarebbero andate le cose, ma non nascondo il fatto che averlo accanto mi rendeva felice. Anzi, molto di più. Il mio cuore  scoppiava ad ogni sua parola.
«Buongiorno piccola Lil» la sua voce al mattino risultava dolce. Quando i miei occhi incontrarono i suoi appena aperti non riuscì a nascondere la mia felicità.
«Giorno mister J» dissi sfoderando un leggero sorriso.
Rimase in silenzio per poi avvicinarsi e baciarmi.
Sprofondai tra le sue braccia e se solo avessi potuto, avrei voluto bloccare il quel momento per tutta la vita.
Una leggera aria di spensieratezza invadeva la stanza.
«Dormito bene?» chiesi, volgendo il mio sguardo su di lui.
«Come potrei dire di no?» affermò divertito.
La sua pelle in contatto con la mia mi provocò un brivido che cercai di nascondere difficilmente, ma trovarti a letto con l'uomo che aveva invaso i tuoi pensieri da una vita seminudo, poteva solo recarmi questa sensazione.
«Senti freddo?» chiese J, capendo perfettamente che quel brivido non era dovuto al freddo dato che fuori batteva il sole.
«Si, sto crepando di freddo» dissi in maniera ironica, al punto di stuzzicarlo.
«Ah, allora bisogna riscaldarsi» e nella sua voce si sfumò un tono di malizia.
In men che non si dica mi ritrovai Jared sopra di me, pronto a darmi il più caldo dei baci. Impossibile fermarsi in quella danza dove le nostre lingue si incontravano come se non avessero aspettato altro nella vita. Iniziai a perdere il controllo, ogni mia particella bramava il contatto J, e lui voleva la stessa identica cosa.
Bloccandomi i polsi sopra la testa con le sue mani, si addentrò sul mio collo lasciandomi baci umidi che mi fecero sussultare.
Nei suoi occhi si leggeva solo una cosa:desiderio. 
Ed io non volevo altro che questo. Iniziò a scendere arrivando fino alla mia spalla, scendendo poi per la scollatura della mia canottiera. Quando arrivò in prossimità del mio seno, ansimai ancora una volta.
A quel mio gemito, tolse violentemente quell'impedimento lasciandomi solo con il reggiseno, mi guardò con un sorriso più che malizioso e continuò quello che stava facendo mentre io immergevo la mia mano tra i suoi capelli e l'altra che teneva la sua spalla. Ritornò sulle mie labbra, mentre con le mani accarezzava tutto il mio corpo fino ad arrivare all'elastico dei miei pantaloncini. Ci giocò per un paio di minuti ma capitò quello che speravo non succedesse.
«J, per quanto mi dispiace interrompere questo bellissimo momento, devo andare a scuola» dissi con tutta la forza che avevo, ovvero pochissima. Ero senza fiato, sarei voluta correre via in quel momento, e prendere un po' d'aria, tutta l'aria che il mondo metteva a disposizione, se solo fosse stato possibile.
«Dai Lil, sono sicuro che potrai ritardare di qualche minuto» disse mentre era ritornato sul mio collo, e sorrideva maliziosamente.
«No, davvero J, ho matematica a prima ora, non posso proprio» pregai affinché si spostasse, stavo per iniziare a piangere e non volevo, ma il cuore iniziava a battere troppo forte e l'ossigeno iniziava a mancare più del dovuto.
«Dai non devi per forza andare a scuola, un giorno non cambia nulla» continuò a cercare di convincermi, sussurrandomi all'orecchio, con quella sua voce roca che in qualsiasi altro momento mi avrebbe mandato fuori di testa, ma quello no, non era proprio il momento adatto.
«Jared, per favore, spostati» il mio tono iniziò a cambiare, ad essere più deciso e sapevo che avesse anche colto il mio essere infastidita, ma non era quello che volevo capisse.
«Ok, se è questo ciò che vuoi...» disse con tono arrendevole e si lasciò cadere sul letto.
Mi spostai e velocemente andai in bagno. Scoppiai a piangere e mi abbandonai a me stessa, lasciandomi cadere a terra con le spalle al muro.
Non era colpa sua, ma io ancora non l'avevo superata.
Il ricordo delle due mani viscide sul mio corpo, l'immagine di quel coltellino che sfiorava ogni centimetro della mia pelle e il suo sguardo sorridente pieno di cattiveria... Sono cose che nemmeno dopo anni di terapia riuscirai mai a lasciar andare.
Dopo svariati minuti cercai calmarmi, avevo sempre i miei ansiolitici a portata di mano e anche se mi avevano vietato l'uso di quest'ultimi poiché ne ero diventata dipendente, in quel momento non sarei riuscita a calmarmi se non con qualche goccia. 
Cercai di distrarmi, di prepararmi ma il mio cuore continuava a non volerne sentire di calmarsi. Volevo nascondere quell'attacco di panico a Jared, ma i miei occhi rossi mi tradivano.

«Lilith, va tutto bene?» sentì la voce di Jared subito appena uscita dal bagno.
«Si, mi è solo entrato qualcosa nell'occhio, non preoccuparti» cercai di accennare un sorriso per fargli capire che era tutto apposto.
«Va bene, hai fame?»
No, avevo un masso sopra lo stomaco, non ce la facevo.
«No, però se vuoi ho qualcosa in dispensa» gli dissi, mentre scendevo le scale per raggiungere la cucina.
«Mi accontento solo di un caffè e della frutta, se non è un problema»
«Ah, quindi qui non sono l'unica salutista» cercai di sdrammatizzare.
«Avanti, tu non sei salutista. Mangi continuamente cibi precotti» affermò ridendo di gusto, per prendermi in giro.
E aveva ragione. Poche volte mangiavo bene, però giuro che ci provavo a seguire un'alimentazione sana e corretta.
Gli feci una smorfia in segno di disapprovazione mentre gli preparavo il caffè e lui mangiava la sua mela.
Poi un altro pensiero invase la mia mente. Quando lo avrei rivisto? Jared non era proprio una costante, e avevo paura che non si sarebbe più fatto vivo.

«Quando ci rivedremo?» chiesi.
Jared alzò lo sguardo su di me, sapevo che non aveva una risposta alla mia domanda.
«Presto» e mi sorrise.
Risposta vaga, così come noi due. Non era esattamente una risposta, avrei preferito sentire un giorno, un mese e invece no, "presto".
«Va bene» dissi rassegnata, ma non riuscivo a capire cosa ci trovasse di divertente in tutta quella situazione. 
Aveva finito di mangiare ed io dovevo andare a scuola.
Mi sembrava di vivere secondo un countdown.
«Va bene Lilith, mi sa che adesso è ora di smontare le tende» disse alzandosi dalla sedia.
«Già» asserì, quasi con tristezza. Più che tristezza, direi angoscia.
Presi il mio zaino e andai fuori casa e lui mi seguì a ruota.
Era il momento di salutarci.
«Va bene, adesso vado» 
«Vai a piedi?» mi chiese.
«Si, non prendo mai la moto per andare a scuola» risposi.
«Vieni qui, ti accompagno» disse sorridendo.
Non feci altro che seguire i suoi ordini anche se mi faceva strano sapere che Jared Leto mi avrebbe accompagnato a scuola.
Non mi stupisce il fatto che questo sia l'ennesimo viaggio in macchina silenzioso. 
Io odiavo il nostro silenzio, ma a quanto pare lui non faceva nulla per smorzarlo ed io ormai ero stanca di provarci.
Arrivammo davanti scuola e questo era un momento che vorrei non fosse mai arrivato.
«Buona giornata, piccola Lil»
«Anche a te, mister J» e gli feci l'occhiolino mentre stavo per aprire la portiera ma non ebbi nemmeno il tempo che lui mi bloccò per il polso e mi diede un bacio.
Avevo sperato lo facesse.
«Ci vediamo presto, promesso»
«Vedremo» dissi con aria di sfida. Una parte di me voleva credergli, mentre l'altra sapeva già come sarebbero andate le cose.

«E così adesso ti accompagna pure a scuola? Devi dirmi qualcosa?» disse Sophie con modo ammiccante.
«Finiscila, era qui vicino e mi ha solo dato un passaggio Soph» mentii. Nessuno poteva sapere, nemmeno lei.
«Tu, piuttosto? Devi dirmi qualcosa?» e rivolsi il mio sguardo su Cameron, facendole capire a cosa mi stavo riferendo.
«Quindi lo sai... Non è stato nulla, ero solo un po' brilla» disse col suo modo pacato. 
«Dai, non dirmi che non ti ha nemmeno sfiorato un po' il pensiero di provarci con lui» le dissi divertita.
«Si, lo ammetto. Ma per ora le cose vanno bene così» disse sorridente.
«E allora ragazze, volete marinare la scuola oppure avete intenzione di entrare?»
Disse Cam, mentre ci metteva le sue braccia sulle spalle.
Risi di gusto a quella affermazione, mentre Sophie cercava di punzecchiarlo.
Ero felice.
Per la prima volta nella mia vita le cose andavano per il verso giusto.

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Capitolo 32
*** #Capitolo 32 ***


Erano già passati tre giorni da quando ho salutato J davanti scuola.
James è sparito, scomparso e non potevo essere nemmeno arrabbiata con Sophie perché infondo lei non c'entrava nulla. 
Quando mancava Jared le mie giornate diventavano sempre più vuote, alimentate da quella speranza che potesse arrivare da un momento all'altro... Che speranza sciocca eh? Chi voglio prendere in giro! 
Averlo accanto è solo un altro dei tanti casini mai successi. Non riesco mai a capire che intenzioni abbia, cambia sguardo da un momento all'altro e siamo sempre punto e a capo.
Per non parlare di Brian. Dopo quella volta in cui cercò di chiedermi scusa non mi ha rivolto più parola.
L'unico che non è mai cambiato è Cameron, e di questo ne sono felice. L'aria iniziava a farsi più fredda, ma nulla mi impediva di andarmi a prendere un bel gelato al mio solito posto sempre davanti il golfo.
Stava per tramontare e devo dire che la California iniziava a piacermi... Ma avevo anche nostalgia della Francia, chissà come stavano i miei amici lì.

Dopo essermi presa quel mio buonissimo gelato decisi di rimanere seduta sul muretto, quello che divideva l'asfalto dalla sabbia.
In quel momento non so cosa stessi provando ma avevo solo bisogno di tranquillità.

«Chi non muore si rivede» sapevo di chi fosse quella voce ma onestamente avrei voluto sparisse.
«A quanto pare» il fastidio della sua presenza era abbastanza evidente.
«Mi sa che dobbiamo parlare»
«Oh no, vedi che per me è già tutto chiaro, James»
Non dovevamo assolutamente parlare di nulla, avevo sentito tutta la discussione con Sophie e non avevo alcun dubbio.
«Dai Lilith, solo una parola» disse mentre si mise accanto a me sul muretto.
«Una sola» gli ammonì.
«Lo so che sono stato un bastardo, che ti ho usato per arrivare a Sophie, ma in un mese io ho davvero tenuto te, mi sono davvero preso cura di te trattandoti come la mia ragazza! Ho realmente provato interesse nei tuoi confronti e solo dopo aver avuto questo discussione con Soph ho capito cosa io stessi perdendo in quel momento»
«Siamo tutti bravi a pentirci dopo aver compiuto l'errore, vero James?» dissi con tutta quella stronzaggine che avevo in corpo. Ma cosa gli passa per la testa? Gli sembra che io sia nata ieri?
«Lilith... È tutto vero quello che ti ho detto!»
«James, sai qual è la cosa che mi fa più rabbia? È che per un secondo, solo uno, ci avevo creduto. Per me è stato uno tra i periodi peggiori, avevo bisogno di qualcuno accanto e poi dal nulla sei sbucato tu. Mi piaceva averti accanto, mi faceva pensare di meno ai miei problemi. Invece adesso ho solo capito che sei un calcolatore del cazzo, che si è avvicinato a me solo per far ingelosire la sua ex ragazza che ti ha tradito anni fa. E a te non importava proprio un bel niente di me. Non ti perdonerò, sono una persona che non dà mai seconde possibilità».
E con quelle parole James non ebbe più nulla da dire. Guardò la sabbia mentre io mi alzai per andarmene. Avevo pure finito di mangiare il gelato e adesso volevo solo tornare a casa.

Da:Numero sconosciuto
Fatti trovare pronta stasera per le otto, ti porto con me, vestiti bene.
-J.

Quel messaggio mi aveva riportato in vita. Ogni volta che lui ritornava io iniziavo a respirare come se per tutto quel tempo fossi stata in apnea.
Vestirmi bene eh? Ma chi aveva dei bei vestiti? Io odiavo tutto ciò.
Optai per un abito nero, semplice ma elegante. Spacco laterale e incrociato sul seno. E nonostante tutto iniziai a preparami qualche ora prima, erano quasi le otto.
Ed eccolo, il suono del campanello.

«Lei è pronta Mada-» i suoi occhi scrutarono tutto il mio corpo, il suo sguardo cambiò in un secondo.
«Wow» uscì solo questo dalla sua bocca.
Solo dopo mi accorsi che anche lui in quelle vesti risultava impeccabile. Portava dei pantaloni neri, una camicia bianca aderente, e una giacca, anch'essa nera.
«Anche tu non sei male» dissi, accompagnando la mia affermazione da un occhiolino.
Incatenò i suoi occhi ai miei e mi diede un bacio, quasi euforico oserei dire.
«Madame...» il solito idiota che mi apriva la portiera.
«Grazie» avevo un sorriso stampato in faccia in quel momento che nessuno avrebbe potuto togliermelo.
«Dove mi porti?» chiesi. Ero davvero curiosa!
«Nel mio covo, c'è una festa» disse sorridente.
Oddio, questo significava che ci sarebbero stati tutti, e improvvisamente mi venne il panico.
«Tranquilla Lil, è una festa privata!» credo che avesse capito il mio stato di disagio in quel momento.
Istintivamente accesi la radio e trovai una canzone dei Led Zeppelin. Senza pensarci iniziai a canticchiarla.
«Ah e così è questo il genere che piace alla piccola Lil?» chiese divertito.
«J, non sono mai stata una persona tanto tranquilla... Credo fosse scontato che l'unico genere che può accompagnare la ma vita sia questo!»
«Il tuo ragionamento non fa una piega» disse divertito.
C'era un bel po' di strada da casa mia a quella di Jared eppure non me ne resi nemmeno conto. I miei pensieri mi sovrastavano, chi ci sarebbe stato alla festa? Ha detto che era una "festa privata" ma parliamo di Jared Leto. 
Dovevo solo ammettere la mia colpa: avevo paura di entrare nella sua vita.
Avevo fottutamente paura di non essere abbastanza per lui, per quel mondo e che tutto questo mi avrebbe schiacciato. Mi sono sempre chiesta com'è la vita di una celebrità e adesso che sono accanto a lui pronta a scoprirlo, vorrei solo tirarmi indietro.

Come dovevo presentarmi? Chi ero? Potevo o non potevo parlare dei fatti accaduti?

La casa di Jared a Los Angeles era gigantesca. Una piscina immensa, un ambiente accogliente e c'era già una marea di gente.
«Arrivati» disse sorridente.
Io lo guardai impaurita.
«Lilith, tranquilla, sei con me» e cercò di offrirmi uno dei sorrisi più rassicuranti che potesse avere.
«Non lasciarmi sola nemmeno un minuto o giuro che...»
«Ehi, tranquilla starò con te!» e si mise a ridere.

Varcai la soglia di casa sua e potevo ovviamente riconoscere delle facce famigliari come quella di Shannon o Tomo. 
Jared mi sorrise e mi prese per mano, quasi per farmi coraggio.

«Buonasera gente!» urlò pieno di euforia, e tutti gli sguardi si posarono su di noi. Ecco, avrei voluto sprofondare.
Si sentirono tante voci, un brusio infinito e poi ci avvicinammo verso suo fratello.
«Shannon, lei è Lilith!» disse J, presentandoci.
«Ah, e così sei tu quella che manda in tilt mio fratello?» disse ridendo «E comunque ti ringrazio perché così almeno scrive qualcosa!» 
Eh? Jared aveva composto qualcosa a causa mia? Ed ero io che lo mandavo in tilt? Ok, non può essere vero, è un sogno ed è tutta una grandissima stronzata. Cercai di aprire gli occhi nella speranza di alzarmi ma era tutta realtà. Voltai il mio sguardo verso J, che era imbarazzato ma divertito.
«Piacere mio, Shannon» dissi sorridente.
«Dai su, finiscila di fare la timida, fino a qualche mese fa saresti saltata su uno di noi se solo ci avessi incontrato per strada» beh, era ovvio, ora dovevo essere io quella che doveva imbarazzarsi. 
«Grazie J, però forse hai ragione» ammisi, guardando Shannon.
«Quindi Jared sta con una ragazza che è una nostra fan?» la voce proveniva da dietro le mie spalle.
«Proprio così Tomo!» rispose Shannon.
«Ah! Questo non ce lo avevo detto però! Piacere io sono...»
«Si, si, so benissimo chi sei» dissi diventando un po' più sicura di me.
«Però io e Jared no-»
Non ebbi il tempo di finire la frase che...
«Si, lei è la mia ragazza».
Lo aveva detto, ero la ragazza di Jared Leto.

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Capitolo 33
*** #Capitolo 33 ***


Jared

É stato istintivo. 
So per certo che lei non avrebbe mai risposto a quella mia proposta ma era quello che voleva, che volevamo. E lo capì perché nel momento in cui la presentai come la mia ragazza a Tomo e a Shannon, lei arrossì e sorrise.
Ero felice e non volevo che niente potesse interrompere quel momento.
Ma poi la vidi. In tutta quella confusione riuscì a scrutare la faccia di Mandy e ci voleva ben poco affinché lei potesse rovinare tutto. 
Chi l'ha invitata? Perché lei era qui?

«Shannon, che ci fa lei qui?» lo presi in disparte e indicai Mandy con gli occhi.
«Oh, è stato Thom» rispose secco. 
«Bene, ora decide pure chi dobbiamo invitare alle nostre feste?» ero incazzato. Pur di continuare questa farsa de "la vita privata di Jared", era pronto pure a sabotarmela. 
«Dai su J, è solo una ragazza» uscì dalla bocca di Shannon.
«Certo, una ragazza che mi porto a letto da un mese! Senti, lei è Lilith non devono parlarsi e non deve uscire la storia dell'intervista» 
«Aspetta, aspetta, aspetta... Vuoi dirmi che Lilith non sa niente di questa storia? Non sa dell'esistenza di Mandy?»
Guardai in basso... Non glielo potevo dire, o almeno non adesso.
«Ok, adesso vado a parlarle» disse Shannon.

Ritornai da Lilith, e la vidi parlare con Tomo.
«La dovremmo portare a un nostro concerto J» disse lui sorridente.
«È vero... Aspetta ma tu...»
«No, mai. Te l'ho detto, li vedevo il giorno dopo quando uscivamo in streaming o in diretta TV. Ma mai dal vivo» 
Mi venne subito un'idea in mente. 
«Oh, allora recupereremo al più presto!» dissi entusiasta.
Le si accesero gli occhi come se fosse il regalo che aspettava da una vita.
«Tomo, sai che lei canta?»
«Ma J, dai basta, smettila!» 
Lo so che le dava fastidio, ma io mi divertivo da morire a vederla così. Era spontanea e genuina. È questo quello che mi piace di lei.
«Ah, ma allora devi farci sentire qualcosa!» ovviamente Tomo non si faceva sfuggire nulla.
«No, mai. Non esiste assolutamente, no.»
Prevedibile una risposta del genere, era da Lilith. Lei mi lanciava delle occhiate, ma io non riuscivo a smettere di ridere.
«J, è tutto risolto» era Shannon. 
«Davvero?» appena sentite quelle parole riuscì a risollevarmi. 
«Risolto cosa?» chiese Lilith. 
Ed ora? Che le dicevo?
«Oh nulla, un problema con Thom, il nostro agente» è vero che un fratello sarà sempre lì, pronto a coprirti le spalle. Shannon era più di un fratello, era il mio migliore amico, era davvero tutto.

«Jared posso parlarti un minuto?» 
«Mandy per ora non posso» risposi secco, guardando immediatamente Lilith.
«Non è una richiesta» disse in maniera acida.
Lasciai Lilith in mano a quei due che stavano ancora discutendo sul fatto che Lilith dovesse cantare o meno e raggiunsi Mandy.

«Dimmi tutto» 
«Veramente? Con una ragazzina?» ma cosa non capiva?
«Mandy, tu per me non sei nulla. Sei solo stata la trovata pubblicitaria per il mio nuovo album, ma non c'è nessun legame tra di noi» dissi nella maniera più fredda possibile. A me non fregava proprio nulla di lei.
«E quindi vorresti dirmi che quelle notti a casa mia non hanno avuto nessun significato per te?» cercò sempre di persuadermi con fare ammiccante ma no, in quel momento la mia testa era solo per Lil.
«Solo sesso. Non avere strane idee perché non cambierò mai idea su di noi. Non siamo niente Mandy, assolutamente nulla» il suo sguardo cambiò e aveva un'aria un po' più seria.
«Tranquillo Jared, nessun problema» disse sussurandomelo all'orecchio. 
Non ero tranquillo, assolutamente. Avevo paura che potesse rovinare tutto, a non avevo una bella sensazione.

Lilith

Non capivo cosa sentivo in quel momento. Ero ufficialmente la sua ragazza e quelli che un tempo guardavo dietro ad uno schermo erano lì, davanti a me e avrei voluto urlare dalla felicità.
«E quindi come hai fatto a conoscere mister ghiaccio?»
«Perché "mister ghiaccio"? Comunque è stata colpa sua, ha letto un mio quaderno e per farmelo ridare mi ha obbligato a cenare con lui. Non che la cosa mi dispiacesse, è ovvio» risposi a Tomo. Era strana tutta quella situazione, c'era un sacco di gente che continuava a presentarsi a me ma non sono riuscita nemmeno a memorizzare un nome. 
«Non ci credi, è stato J a cercarti?» Tomo Era incredulo.
«Si, perché quella faccia?»
«Solo... Non è da Jared» rise.
«Tomo, sai che lei canta?» sapevo che lo faceva per infastidirmi, ma io non ci trovavo mia di divertente.
«Ah ma allora devi farci sentire qualcosa!» 
Certo che no. Non canterò mai davanti a loro, sono impazziti!
«No, mai. Non esiste assolutamente, no». Non c'era altra risposta.

Tomo continuava ad insistere e lo riferì pure a Shannon ma io non avevo intenzione di cedere. Jared accanto a me non riusciva a smettere di ridere. Avevo il suo braccio intorno al mio collo e stavo davvero bene. Se poteva essere questa la mia vita con lui, la accettavo volentieri.
Ad un certo punto vidi una bionda avvicinarsi verso di noi.
«Jared posso parlarti un minuto?» e lei chi era?
«Mandy ora non posso» la liquidò immediatamente, forse anche un po' troppo velocemente.
«Non è una richiesta» disse con tono secco.
Ok, forse non era nessuno, non dovevo far scattare una molla senza motivo.
Vidi solo Jared allontanarsi da noi mentre stava dietro di lei.

«Ehi Shannon, non per fare la gelosa ma... Chi era quella ragazza?»
«Nessuno, è solo una vecchia conoscenza di Jared» disse quasi in maniera indifferente.
Solo che non riuscivo a smettere di guardarli, a me non sembrava solo una vecchia conoscenza... Se lo stava mangiando con gli occhi. 
Come se non bastasse, si avvicinò un po' troppo a lui ed io iniziavo a non capirci più nulla.
Ma poi lei mi rivolse uno sguardo non per niente amichevole, non so se fosse rivolto a me ma è come se avessi percepito il suo sguardo.

«Scusa piccola Lil, sai, impegni...» era ovvio che stava divagando.
«Quindi adesso i tuoi impegni hanno i capelli biondi?»
«Abbiamo una Lilith gelosa per caso?» alzò il sopracciglio.
«No ma ti stava violentando con gli occhi» dissi come se fosse ovvio. Lui si mise a ridere come se stessi delirando.
«Lilith ma che dici! Dai, vado a prenderti qualcosa da bere così magari ritorni in te!» e mi stampò un bacio sulla fronte e andò via.

«Ehi, scusa»
«Si?» 
«Io sono Mandy, piacere»
E così la biondina si chiamava così.
«Lilith» risposi senza nemmeno accennare un sorriso.
«Ti va di fare due chiacchiere?»
«Guarda io in realtà sto aspettando Jared»
«Vedo che hai preso subito il discorso» disse con un tono quasi di sfida, io non capivo.
«Scusa non ti seguo» risposi tutta d'un tono.
«Jared, cara mia. Parlo di lui. Non so esattamente cosa lo abbia spinto a scegliere una ragazzina ma se vuoi saperlo ti sta solo prendendo in giro» dalla sua espressione avevo avuto la conferma che era esattamente una stronza.
«E tu saresti?» risposi con fare strafottente.
«La sua ragazza» sorrise, sorrise in modo maligno, di sfida.
La sua ragazza.
La mia prima reazione è stata quella di ridere.
«La sua ragazza? Credo tu sia rimasta un po' indietro coi tempi» risposi.
«Ah si? Cerca su internet, così vedrai che non sto mentendo».
Presi il cellulare, digitai il nome di Jared e comparve subito l'articolo dell'altro giorno, quello che non ho voluto leggere. Ma non lessi nemmeno il sottotitolo.

"Jared Leto ci presenta la sua nuova fiamma, Mandy Bright. I Thirty Seconds To Mars stanno lavorando ad un nuovo album? Intervista al frontman del gruppo".

Colpita.

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Capitolo 34
*** #Capitolo 34 ***


"Jared grazie per essere stato così gentile, allora... È vero che i Thirty Seconds To Mars sono di nuovo all'opera?

Si, è vero. Sta per uscire un nuovo album e l'inizio di un nuovo tour!

Meraviglioso! Tutti i vostri fan ne saranno contenti! E invece andiamo a cose più importanti... Anzi, alle cose che ci interessano! Vogliamo sapere se il cuore del nostro Jared è impegnato..

Beh... Effettivamente ho una ragazza.

Sai che non scappi! Vogliamo sapere chi è lei! Non farti strappare le parole dalla bocca.

Si chiama Mandy Bright, l'ho conosciuta per caso. Ero in spiaggia e c'era lei da sola che scriveva su un quaderno ma quando se n'è andata ho visto che le era caduto dalla borsa. Cercai il suo indirizzo per riportarglielo e dato che aveva già attirato la mia attenzione, la invitai a cena... E poi da lì la storia la conoscete, no?

Quindi possiamo dire di avere un Jared innamorato?

Si, Mandy è fantastica. Stiamo insieme da due mesi e non potrei chiedere di meglio!".
 

Ok, basta. Avevo già visto e letto troppo.
Lei che gli stava accanto con un sorriso più che soddisfatto ma poi... Ha raccontato la nostra storia.
Innamorato da più di due mesi? Quindi quello che c'era stato tra di noi era tutta finzione? Non sapevo più che dire, cosa pensare. Sentivo solo mille fitte al cuore e anche la parte esterna di casa sua mi sembrava troppo piccola, l'ossigeno non era mai abbastanza. Gli occhi iniziavano ad essere umidi e rossi, ma non volevo piangere. Perché stare con me se aveva lei? Perché tutte quelle scenate? Perché raccontare ciò che era nostro? Avevo troppi perché e troppe domande e nessuna risposta. Volevo sprofondare o magari ritornare a bere. Lei, Mandy, era ancora dentro. Non trovavo Jared e non so fino a che punto volessi parlargli. Avevo solo bisogno del mio letto e dormire per tre giorni consecutivi.

«Allora sei qui! Ti cerco da venti minuti!»
«Chi è Mandy?» chiesi diretta, con tono grave, non guardandolo in faccia.
«Nessuno, solo una vecchia amica» rispose pacato.
«Jared, chi è Mandy.» cercai di risultare più dura scandendo le parole. Ero davvero arrabbiata e pretendevo delle spiegazioni. Ero stata presa troppe volte in giro da questa persona e adesso ne avevo le palle piene.
«Lilith, è solo una trovata pubblicitaria...» 
«Solo una trovata pubblicitaria Jared?» mi alzai e gli mostrai l'intervista e la loro foto. «E allora che mi dici del fatto che sei innamorato di lei da più di due mesi? Sai cosa vuol dire questo? Che la frequentavi nel momento in cui stavi frequentando me, Jared! E poi hai raccontato la nostra storia spacciandola per quella di Mandy... Fino a che punto vorrai rovinare tutto, eh?» il mio tono era fuori controllo, le mie lacrime che erano solo un mix tra rabbia e delusione.

«Lilith te lo giuro! Era solo una trovata pubblicitaria, infatti quando mi hanno chiesto come ci fossimo conosciuti l'unica storia che mi era venuta in mente era la nostra! Io non la amo, non l'ho mai amata, è tutta una finzione! Ti prego, credimi Lilith, non sto mentendo!»
Era diventato nervoso, cercava di catturare il mio sguardo, ma io stavo fissando il terreno per evitare che le mie lacrime uscissero fuori.
«Allora, se stai mentendo, perché lei mi ha detto di essere la tua ragazza?»
«Lilith, Mandy crede di essere la mia ragazza perché si è creata dei film in testa che nemmeno io sono riuscito a smontare! È vero, abbiamo dovuto far finta di vivere una relazione vera e propria ma a me lei non interessa!»
«Ci sei andato a letto?»
Domanda secca. Avevo bisogno di saperlo.
«Cosa?»
«Mi hai sentito, Jared. Rispondi»
La sua esitazione era l'inizio della sua conferma.
«Si, Lilith» disse rassegnato. Non cercava più i miei occhi, nel momento in cui alzai lo sguardo lui iniziò a guardare a terra.
«Perfetto, mi basta solo questo» dissi fredda. Ormai non facevo altro che incassare colpi, fino a che punto ero disposta a sopportare il suo modo di fare?
«Dove vai adesso?» mi chiese alzando la voce, dato che mi ero allontanata.
A casa non potevo andare, non sapevo come tornarci ma dovevo stare lontana da lui.
Non gli risposi, mi diressi verso l'interno e il primo impulso è stato quello di rintanarmi nella stanza più remota della casa. Aprì l'ultima porta sulla sinistra e non potevo crederci... Ero nel suo studio. Momento perfetto, se non c'era l'alcool c'era la musica.
E senza rendermene conto suonai Fallen soffermandomi su una frase.

"Is this who you are?
Some sweet violent urge
weak fallen man
With the promise of an end?"

Quanto era veritiera quella frase, ed è buffo sapere che l'aveva scritta lui.
Ma adesso avevo smesso di piangere, avevo smesso di crederci.
Mi portava solo guai, solo sofferenza e si, quando stavamo insieme ero maledettamente felice, ma non credo più che ne valesse la pena.
Era bello continuare a cantare senza che nessuno fosse in grado di sentirti. 
Come aveva potuto... Per quanto fosse tutta finzione io continuavo a non crederci. O meglio, a non volevo crederci.

«Lilith, sei tu?»
Sapevo che la mia quiete in un posto così affollato poteva durare ben poco.
«Ehi Shannon, si... »
«Almeno mio fratello su questo aveva ragione!»
«Ti prego, non menzionare Jared» dissi diretta.
«Hai comunque una gran bella voce. Hai mai pensato di intraprendere questa carriera? Comunque so cosa è successo...» disse, mentre continuava ad avanzare per lo studio.
«Ammetto di averci pensato. Perdonami, non ne voglio parlare» avrei preso qualsiasi discorso pur di non parlare di lui.
«Lilith, lo so che mio fratello è un idiota ma non l'ho mai visto così. Lui non è una persona fatta per una relazione, è vero. Era più quel ragazzo che si avvicinava a qualcuna solo con l'intento di portarla a letto e scaricarla la mattina dopo. Ma adesso... Quando sa che non ci sei tu ad aspettarlo si assenta come persona, si blocca nel vuoto perché ha troppi pensieri in testa ma l'unico sul quale riesce a concentrarsi è quello che riguarda te. È stato in silenzio per quasi un mese, era un fantasma. A casa non c'era mai e se c'era era come se non fosse presente. È riuscito a scrivere una canzone, una canzone che parla d'amore! E sono praticamente sicuro che si riferisse a te. Io lo so che non è perfetto e che è difficile, ma tu lo stai cambiando»
Ora capivo chi fosse il fratello buono. E tutte quelle parole mi rendevano incredula... 
Io riuscivo a vedere tutto il dolore che mi provocava ma io non ho mai visto cosa provasse lui. 
Il mio problema era solo uno, ero troppo orgogliosa. Non ero io che me ne andavo senza dir nulla, che per il mio orgoglio preferivo sparire per mesi, che ha avuto una relazione nascosta andando a letto con questa persona.
«Shannon io... Non so cosa pensare»

«Io sì però» la sua voce. Ovunque lui fosse, io riuscivo a sentirlo.
Mi voltai ed era lì, con i piedi piantati davanti alla porta.

«Va bene, mi sa che il mio tempo qui è scaduto» e Shannon si dileguò lasciando me e Jared soli.

Ero in piedi, con le braccia conserte in una stanza che era quasi completamente al buio. Non avevo mai acceso la luce di quella stanza, ho lasciato che questa entrasse dalle luci del corridoio.
La mia espressione non si fece minimamente più dolce, ero ancora troppo incazzata.

«Ho sempre rifiutato l'idea di innamorarmi. Perché dipendere così tanto da una persona? Che tipo di autolesionismo è questo? Fare di qualcuno il tuo mondo e poi rimanere a mani vuote. Non ho mai capito cosa significasse amare perché effettivamente non avevo mai amato nessuno. Ma oggi posso dire che ho compreso il significato di questa parola... Grazie a te»

Ero immobile, mentre lui continuava ad avvicinarsi a me. Di nuovo quella sensazione, il cuore a mille, respiro smorzato ed io che mi perdevo nel blu dei suoi occhi.

«Io ti amo, Lilith»

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Capitolo 35
*** #Capitolo 35 ***


Non riuscivo a muovermi.
Questa volta davvero non respiravo più. 
Lui mi amava, Jared Leto mi amava.

«Anche io»
Da una vita.
Ma adesso è tutt'altra storia. Adesso c'eravamo solo io e lui al mondo, e in quel mondo tutto andava bene.

Lui non fece altro che abbracciarmi, avevo la mia faccia sul suo petto, una sua mano dietro la nuca che mi stringeva. Credo sia durato attimi interminabili.

Lo guardai e... Non posso crederci, di nuovo gli occhi umidi? No, probabilmente erano solo i miei ad essere cosi e mi facevano distorcere la realtà.

«Sono innamorato di te dal primo giorno che ti ho vista. Le tue parole non erano per tutti e tu non sei fatta per nessuno» disse, guardandomi attentamente.
«Tranne che per te» sorrisi.

Io lo avevo sempre sognato. Quante giornate passate sul letto a guardare il soffitto ad immaginare queste scene, di me e il mio idolo che dichiarava il suo amore, come una dodicenne.
Ed ora avevo tutto questo, non riesco nemmeno a descrivere le esplosioni che avvengono all'interno del mio corpo al livello del cuore.

Avrei voluto fare un fermo immagine di quel momento, se fosse stato possibile.
E ancora una volta non stavo sognando, era davvero la mia vita e lui ne faceva parte.

Rientrammo nella sala con tutti gli ospiti, c'era molta musica e le persone sembravano divertirsi.
Solo che Jared aveva un passo spedito, e facevo fatica a stargli dietro. Solo dopo un paio di minuti ho capito dove eravamo diretti, o meglio, da chi.

«Ma si può sapere che cazzo hai in quella testa?»
«Jared, ti ho solo tolto un peso!»
«Forse non hai capito che l'unico peso qui sei tu, Mandy!»
Era parecchio incazzato, ma ero bello vederlo mentre difendeva noi e la nostra storia da quella stronzetta.

«Ma ti stai vedendo? Stai facendo così per una ragazzina. Veramente vuoi lasciarmi per una che ha quanto? Diciassette? Diciotto anni?» disse squadrandomi con disgusto.
«Tu sei pazza. Io e te non siamo mai stati insieme e questa storia dovrà finire. Vado a parlare con Thom, in modo tale da poter sistemare le cose affinché tu possa uscire definitivamente dalla mia vita»

Ero soddisfatta. Questo era un primo passo e vederlo così tanto sicuro di me e di noi, mi riempiva di gioia.

E mentre Jared si allontanava, Mandy si avvicinò a me.

«Non è finita qui» disse con fare minaccioso.
«Sai a volte non basta aprire le gambe per ottenere ciò che vuoi, adieu» e sbattendole il sorriso più beffardo che potessi sfoderare, ritornai da Jared.

«Scusami Lilith, non volevo tu mi vedessi in questa maniera ma tutto ciò mi manda in bestia!»
«Ehi J, tranquillo. Lei non è certamente una normale, non scusarti».

«Jared che succede?» vedo Tomo seguito da Vicki. È la prima volta che la vedo, e ora che mi ci sono soffermata bene, quei due sono nati per stare insieme.
«Mandy è folle. Ho bisogno di parlare con Thom!» Jared Era palesemente nervoso.
«Lilith, per favore mi spieghi? Quando J fa così avrei più probabilità di capire un pesce piuttosto che lui» disse con lo sguardo che diceva "è un dato di fatto".

«Niente, Mandy si è presentata a me come la ragazza di Jared, è uscita fuori l'intervista e insomma non l'ho presa poi tanto bene. Lui ha capito che era colpa della biondina, siamo andati a parlarle e... Questo è il risultato» e indicai Jared con le braccia, il quale era seduto.

«Oh, tu quindi saresti Lilith? Ho il piacere di conoscerti finalmente!» e Vicki mi porse la mano.
«Quindi qui nessuno sapeva della mia esistenza?» dissi ironicamente «Piacere del tutto mio» sorrisi.

«Shannon! Questa cosa deve finire e adesso. Non mi importa di promuovere l'album, io devo pensare alla mia vita! Con questo non sto dicendo che non lo promuoverò, solo odio dover vivere nella bugia e prendere in giro gli altri» disse alzandosi in piedi.
Intanto si era avvicinato Shannon, che stava guardando la scena.
«Mandy, eh? Ok, potremmo tranquillamente dire che tu e lei non state più insieme e tutto si risolverà» era tranquillo. Lui aveva sempre le soluzioni ai casini, non so come faceva, ma era già la seconda in una sera.
«No, non hai capito. Voglio che si sappia la verità» disse d'un tono. Ho sperato che non parlasse di me, non era il caso. 
«Jared è una follia. Con tutto il rispetto per Lilith, lei è comunque minorenne. Questo causerebbe uno scandalo. Ci vuole poco a travisare storie del genere e noi non possiamo permettercelo, o almeno, non ora» asserì Shannon.
Ed era vero, sarebbe stato proprio un grande casino. 
«J per questa volta ha ragione Shannon» confermò Tomo «Abbiamo un'intervista domani, dì solamente che avete rotto».
«Magari potrai dire tutta questa storia una volta che Lilith sarà diventata maggiorenne» intervenne Vicki.
Oddio, avevo scordato il mio compleanno. Avrei raggiunto la maggiore età fra meno di una settimana e lo avevo completamente rimosso dalla mente.
«Una settimana» dissi secca.
«Cosa?» chiesero in coro.
«Il mio compleanno, è tra una settimana» forse non riuscivo a capacitarmene.
«Davvero?» Chiese Jared sorpreso.
«Davvero» risposi.
«Si, ma avrai comunque diciotto anni. Qui si diventa maggiorenne a ventuno» notò Tomo.
«Questo lo so, ma essendo di nazionalità francese, divento maggiorenne a diciotto anni» 
A Jared comparve un sorriso che avrei voluto baciare all'istante ma era comunque strano fare una cosa del genere, quindi lasciai perdere.
«Ecco perché ti amo!» esclamò J, prendendomi in braccio, facendomi ruotare. Mi misi a ridere a quella sua reazione, era così bello averlo tutto per me.
«Cazzo, lo ha detto sul serio!» disse Tomo guardando sconvolto Shannon.
«Lo abbiamo perso» disse arrendevole Shannon, provocando una risata nel gruppo. 

Erano le quattro del mattino, la festa era finita da qualche ora e Jared era sparito con Shannon e Tomo per parlare con Thom.
Eravamo rimaste io e Vicki la quale continuava a farmi domande su me e Jared, di come ci eravamo conosciuti e tutto il resto.

Finalmente li vedemmo arrivare ed ero particolarmente in ansia. Questo era un grande salto. Se avesse accettato, tutti avrebbero saputo tutto. Il mio nome sarebbe spuntato proprio come quello di Mandy, con una particolarità: io e J ci toglievamo trent'anni.

«E allora?» chiese impaziente Vicki.
Ansia.
Troppa ansia.

«Ha accettato!» disse piano Jared, come se volesse tenerselo per se.

Corsi verso di lui, pronta a baciarlo. Non mi importavano se c'erano loro, ero felice.

«Che dite, andiamo a dormire?» chiese Shannon.
Era veramente tardi.

«Sei davvero vecchio, fratello. Non vuoi goderti l'alba? Come ai vecchi tempi!» 
«Shannon, tra un po' ti portiamo in una casa di riposo» disse Tomo sfottendolo.
«Vi odio, trovatevi un nuovo batterista» scherzò Shannon.

Avrei voluto passare le mie intere giornate così, in mezzo a loro che ridevano e scherzavano. Ci siamo distesi sul giardino, tutti e cinque ad aspettare l'alba e intanto loro mi raccontavano di tutte le pazzie che combinavano ai concerti. Ed erano ancora increduli che io non fossi mai andata.
Mi chiesero anche il perché del mio trasferimento ma io preferì mentire. Guardai Jared e lui mi fece un cenno con la testa come per dirmi che ho fatto la scelta giusta.

Erano le sette del mattino e mi alzai mentre c'erano tutti e gli altri dormienti.
Anche se non volevo, dovevo svegliare Jared.
«J, devo andare a scuola. Dovresti accompagnarmi» dissi sussurando.
Fece un mugugno debole.
«Rimani qui e saltarla, dai»
Punto e a capo.
«J, non posso... Vorrei rimanere ma ho un test. Portami a casa, per favore»
«E va bene» disse seccato. Si alzò, prese le chiavi della macchina e si diresse verso questa.
«Non mangi?» chiesi.
«No, ho mangiato fino a qualche ora fa, tu hai fame?» 
Era ancora visibilmente assonnato.
«No, non faccio mai colazione» avevo perso l'abitudine da quando ero qui.

Fece spallucce ed entrammo in macchina.
Questa volta era troppo concentrato a non dormire per parlare.
Arrivammo davanti casa mia e mentre lo stavo salutando per scendere lui mi bloccò.

«No, aspetta. Scendo con te, non si sa mai».
«Mh, ok» dissi tranquillamente.

Scendemmo dalla macchina, J era dietro di me, misi le chiavi nella toppa ma la porta si aprì dall'interno.

Cosa? 
Mia madre? 
E li c'era... James?!

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Capitolo 36
*** #Capitolo 36 ***


Ok, la situazione era alquanto strana.
Posso capire mia madre, ma James?

Mia madre era visibilmente arrabbiata ma le bastò scostare un po' lo sguardo per comprendere tutto.

«Entrate» disse fredda.
«Dai Jane» che seccatura..
«Jane?» chiese Jared stranito.
«Lunga storia» risposi, avviandomi dentro casa.

«Signora, prima che possa dire qualcosa, vorrei assumermi interamente la colpa...» Ok, questa mi mancava, ma non ci volle altra parola per interromperlo.

«E lui che ci fa qua?» dissi voltandomi verso James.

«Lilith, sono entrata in casa e tu non c'eri. Chi altro dovevo chiamare se non il nostro vicino?»
«Quando tua madre mi ha riferito il fatto mi sono immediatamente preoccupato, ti ho cercata per tutto l'isolato» disse alzandosi d divano.
«Oh poverino! Nessuno ti ha interpellato e puoi andare fuori da casa mia!» sbraitai.

«Intanto questa è casa mia!» asserì mia madre «abbassa i toni, signorina»

Guardai Jared, che stava in silenzio davanti alla porta. Probabilmente avrebbe voluto solamente andarsene a casa, ma comprendeva la situazione e stava in silenzio.

«Almeno Jared può andare via?» chiesi a mia madre, sperando capisse.
Porca puttana ora che ci penso hanno praticamente la stessa età.
«Oh no Lilith, tranquilla. Probabilmente tua madre vorrà delle spiegazioni» aveva quel tono pacato e gentile, cercava di rassicurare me, ma specialmente mia madre.

«Vedi Lilith? Nessun problema» asserì Janette.

Girai gli occhi, stava iniziando a infastidirmi.
«Mi spieghi perché sei qui James?»
«Perché sono il tuo ragazzo e tua madre non sapeva da chi andare!»
Oddio, un altro pazzo no!
«Come scusa?» chiese Jared, svegliandosi dal suo sonno.
Lo fulminati con gli occhi, sperando non facesse nulla.
«Eri il mio ragazzo, James. Ora se permetti vorrei stare sola con mia madre, grazie»
Mi guardò in silenzio, salutò mia madre e uscì da casa mia.

«Mi spieghi dov'eri? Grazie»
«Jane, c'era una festa a casa di Jared, tutto qui»
«A proposito di Jared... Devo sapere qualcosa?» disse guardandolo, mettendosi a braccia conserte davanti a me. Jared si avvicinò a me, io avevo terrore negli occhi ma lui... Lui era totalmente tranquillo, forse anche divertito dalla situazione.

«Beh signora Dobois...»
«Mi chiami Janette, per piacere»
«Ok, e allora Janette non darmi del "lei". So che può sembrare strano e anche difficile da accettare ma...»
«Stiamo insieme» smorzai io.

Mia madre era scioccata. 
Non sapeva che dire, che fare, era solo rimasta ferma con la stessa espressione.
Ora capivo da chi avevo preso.

«Ok... E il mondo lì fuori lo sa?» chiese preoccupata, e la capivo. Era ovvio, ora che stavo con lui, lei non sapeva cosa ne sarebbe stato di me e nemmeno io...
«No, o almeno, non ancora» disse Jared.

«Ho compreso» asserì mia madre. «Scusa Jared, potresti venire con me un secondo?»
«Jane, avanti!» dissi seccata. Ma veramente? Lei non c'è mai e si comporta cosi.
«Certo» rispose Jared sorridente, seguendo mia madre e dandomi una carezza sulla spalla.

Quei minuti risultarono interminabili. Li sfruttai per cambiarmi, lavarmi e mettermi più comoda.

«Figurati Janette, non preoccuparti» erano loro, finalmente!
Ormai era troppo tardi per entrare a scuola, quindi guardai Jane sperando non dicesse di farmi qualche assurdo permesso per andare.
Li vidi sorridere e la cosa mi destabilizzava. Un attimo prima era lì, pronta a farmi il cazziatone del secolo e adesso sorrideva?
«Jane, sappi che non entrerò a scuola» dissi quasi per minacciarla.
«Nessun problema, mi fido abbastanza dei tuoi voti per non mandarti» e continuava ad avere quell'espressione sorridente.

«Ma l'hai drogata, per caso?» chiesi a Jared, scherzando.
«Potrei averlo fatto» ammise, sorridendomi.
«Volete che vi prepari qualcosa?» chiese mia madre.
«Si, Jane! Tutta questa situazione mi ha messo fame»
mi girai verso J chiedendogli se anche lui avesse fame e mi fece si con la testa.
«Jane, puoi preparare qualcosa anche a Jared? Però attenta, lui è vegano» e mi incamminai verso la mia camera e non mi sembrava vero, ma finalmente potevo distendermi a letto.
Lui guardò la scena divertito e si distrae accanto a me.

«Come facevi a sapere che sono vegano?» 
«Jared, ma cosa non capisci del fatto che... Vabbè è inutile spiegartelo, non capiresti!» rise.
«Sei brava a dipingere» disse guardando il disegno, lo stesso che notò James.
«Solo un passatempo» dissi.
«Comunque quel James è proprio un coglione»
«Oh, lo so bene!»
«É stato fortunato ci fosse tua madre. Che poi da me passi ad uno come lui? Seriamente?»
Jared e il suo smisurato ego.
«Ehi, io che dovrei dire di Mandy?»
«Ok, ok, mi arrendo» rise e finalmente avevamo raggiunto il punto di tranquillità che avevo sempre sognato.
Lui accanto a me, che si divertiva con me, che mi guardava con quegli occhi dove avrei potuto nuotarci.
Lo amavo ed era la sensazione più bella del mondo.
Lo bacia, e gli accarezzai il viso.
«E così il cuore di ghiaccio della nostra Lilith si sta sciogliendo» mi guardò con un dolce sorriso, ma sempre con quella malizia tipica di Jared.
«Sono accanto le fiamme dell'inferno, è inevitabile» dissi anche io con malizia.
Lui mi prese e mi baciò come se non volesse altro. Io mi perdevo nel suo sorriso, chi lo avrebbe mai detto... Lui accanto a me.

Quella perfetta sintonia venne interrotta dal mio cellulare.
Era strano ricevere una chiamata di mattina, così guardai chi fosse. Cameron? Che vuole?

«Scusa Jared ma Devo rispondere»
«Sei una guastafeste» si lamentò e mi lasciò andare.

*Ehi Cam? Che c'è?*
*Lilith, si tratta di Sophie*
*Cameron, calmati, respira. Che cosa è successo a Sophie?*

*Lei... Ha avuto... V-vedi, lei ha avuto un incidente*

No, no, ti prego. Tutte ma lei no. Tenevo troppo a quella ragazza, mi è sempre stata accanto e non potevo perderla.

*Dov'è adesso Cameron? Come sta?*
*In ospedale, ma vedi... Ha perso troppo sangue... Non rispondeva, ed io... Ti prego vieni qui*
*Sai dirmi come sta, Cameron? Calmati per favore!*
*Non mi hanno detto niente, sono solo andati via e dobbiamo andare Lil, non so come stia*
*Ok, arriviamo*

«Jared dobbiamo andare in ospedale»
«Che succede?»
«Sophie ha avuto un incidente e Cameron è in preda a venti attacchi di panico»
«Devo dire che abbiamo sempre giornate tranquille io e te»
«La vita con me è così, non ti annoi mai»

Presi le chiavi e urlai a mia madre che stavo andando.

«Lilith, ti stavo cercando»
«Oddio, che vuoi ancora James?»
«Prova a toglierti di mezzo, ragazzino»
Ed eccolo lì, Jared con lo sguardo più duro del mondo e una voce grave che non avevo mai sentito. Sorrisi curvando un lato del labbro, era bello anche in queste vesti.
«Non sei nessuno per dirmi cosa devo fare» rispose James.
«Sono il suo ragazzo, posso dirti di stare lontano da lei» disse avvicinandosi sempre più a lui.

«Ok James, evapora. Jared andiamo da Sophie»
«Arrivo»
L'unico mio pensiero in questo momento era lei e non potevo permettermi distrazioni.
Arrivammo e... Non potevo crederci, non poteva essere lei.

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Capitolo 37
*** #Capitolo 37 ***


L'ho vista dietro quel vetro, tutta tumefatta, non si riconosceva.
Il sangue che le bagnava la testa, lei con gli occhi socchiusi e lividi ovunque.

Cameron era senza parole, aveva visto tutta la scena e aveva ancora la sua maglietta bordeaux sporca.
Era in totale stato di shock.

«Cameron!» corsi direttamente da lui, attraversando il corridoio.
«Lilith» disse piano, scoppiando in lacrime tra le mie braccia.
«Passerà tutto, vedrai» cercai di rassicurarlo. Non vorrei nemmeno pensare cosa senta in questo momento Cam, nemmeno immaginarlo.
«Non so come sia successo, ho visto solo la sua macchina ribaltarsi e lei in una pozza di sangue» guardava il vuoto, riviveva quel momento in loop.
«Ehi Cameron, mi dispiace» disse Jared, avvicinandosi a noi.
«Ehi, tranquillo» rispose Cam. Poi lo guardò meglio e guardò me con aria interrogativa.
«Appena sarà il momento giusto ti racconterò tutto, promesso» gli dissi sorridendo.

Ma il mio cuore era pesante, i medici non dicevano nulla e la cosa strana era che non c'era nemmeno l'ombra dei suoi genitori.
Stavano ancora in Canada? 
Erano arrivati pure Brian, Robert, Hailie, Edward e Roxy. 
Inutile dire che non salutai  la coppietta, ma era facilmente intuibile la faccia interrogativa di Brian.

Finalmente dopo un'ora entrò un medico.
«Siete parenti?» chiese a tutti noi. 
«No, i suoi genitori non ci sono» rispose Cameron.
«Però lui è il suo ragazzo» dissi immediatamente. Sapevo che se nessuno di noi si fosse dichiarato vicino a Sophie, il medico non avrebbe detto proprio nulla.

«Allora mi segua» si rivolse verso Cameron e si chiusero le porte alle loro spalle.
Ovviamente quei minuti a me sembravano ore e ringraziai il cielo di avere Jared accanto a me che mi accarezzava la mano per tranquillizzarmi.

Lo vidi rientrare senza il medico, mi si bloccò il cuore.
«É fuori pericolo. Ha avuto una lieve emorragia interna al livello dell'addome, ma è arrivata in tempo all'ospedale. Ha un leggero trauma cranico, dovrà stare qualche giorno in ospedale ma sta bene. Per ora è ancora sotto anestesia» quando queste parole uscirono dalla bocca di Cameron, nemmeno lui ci credeva. Era più sollevato, era molto più calmo.
E con lui, anche io. Sapere che non rischiava più nulla mi fece lacrimare dalla gioia.
«Ehi, la nostra piccola Lil è anche tanto fragile» e mi abbracciò. Non ci pensai due volte a ricambiare, mi faceva stare bene in situazioni del genere.

Ma ovviamente quando tutto va bene, ci deve essere sempre qualcosa che deve interrompere la quiete.
Vidi James entrare dalla porta del corridoio e Jared si irrigidì immediatamente.
«Che ci fa lui qua?» chiese a denti stretti.
«Ti ricordi quando ti ho detto che la nostra relazione era solo un piano per far ingelosire la sue ex?»
«Si, ricordo» disse non togliendo lo sguardo su di lui.
«Bene, indovina chi è la sua ex!» 
«Ma veramente?» mi chiede quasi scioccato.
«A quanto pare...»

Cameron notò i miei sguardi che andavano da Jared a James, e a quanto pare nemmeno a Cam stava troppo simpatico.

«Come sta?» chiese.
«Fuori pericolo» rispose Brian. Ah, ma allora parlava ancora!
«Menomale...» si voltò verso di me e speravo non si avvicinasse, né mi parlasse.
«Lilith, possiamo parlare? Per favore» e invece tutte le mie speranze andarono in fumo. La mano di Jared strinse la mia molto più forte rispetto a prima, chiaro segno di non gradimento a quella proposta. J mi guardò in attesa di una mia risposta.
«Non mi sembra il momento, James» risposi. Jared rise sotto i baffi, lo so che adorava quando assecondavo i suoi pensieri.
James si voltò di spalle e guardò oltre il vetro, dove c'era Sophie.

 

«Fra meno di una settimana è il tuo compleanno e ancora non hai organizzato nulla» disse Jared, mentre ritornavamo a casa.
Dopo la giornata di ieri, abbiamo preferito riposarci e finalmente, dopo un giorno, era di nuovo accanto a me.
Erano le dieci ed eravamo andati a prendere qualcosa da mangiare. Non pensavo di riuscire a vivere certe scene di quotidianità con lui. Probabilmente era solo l'illusione di un attimo, prima che una parola scatenasse l'uragano.
«Jared non festeggerò nulla, scordatelo» 
«Dai, su! Non fare la sociopatica pure nel giorno del tuo diciottesimo compleanno! Hai detto tu che diventerai maggiorenne, non puoi non festeggiare!» continuava ad insistere.
«Sembra quasi che tu lo voglia più di me» dissi scherzando.
«No, semplicemente evito di farti fare cazzate di cui poi potresti pentirtene» disse, mettendomi un braccio sulle spalle.
«Mh... Facciamo che ci penserò, ok?»
«Pensaci bene» mi ammonì.
Eravamo già arrivati davanti casa, e non avevo proprio voglia di lasciarlo andare.

«Vuoi salire da me?» gli chiesi.
«Se non è un problema...» disse ridendo.
«Sei un idiota! Dai, vieni» gli dissi, e lo presi per mano indirizzandolo verso casa mia.
Mia madre era già a letto ma la sua stanza si trovava giù.
Quindi andammo silenziosamente in camera mia e mi misi sul letto.

«Comunque ho capito da chi hai preso... Tua madre ha proprio un bel caratterino»
«Beh, si. Siamo molto simili» affermai.
«Simili? Siete uguali!» affermò ridendo.
Ogni volta che sorrideva mi sentivo morire, era perfetto e così senza pensarci due volte lo baciai.
Continuavo a chiedermi come mai avesse scelto me, una ragazza strana della California. Perché voler rischiare tutto per stare dietro ad una come me? Non facevo altro che farmi domande, quando poi ritornai alla realtà e capì che quel bacio stava prendendo una piega diversa. Jared iniziava a stringermi, desideroso di altro. Io non mi feci altri problemi, lo volevo anche io e sarebbe stato perfetto concludere la serata in quella maniera. Allora mi spostai sul suo collo, facendogli venire un brivido.
«Non sapevo fossi così sensibile» gli dissi con fare ammiccante.
Lui la sentì come una provocazione e ribaltò il tutto. C'era di nuovo lui sopra di me, che mi baciava con foga e che iniziava ad esplorare il mio corpo sfiorandolo con le sue mani. Senza aspettare altro tempo, gli tolsi la maglietta e istintivamente gli toccai il suo tatuaggio sul petto.
«Non pensavo sarei mai riuscita a vederlo così da vicino» ammisi.
«Oh, adesso potrai vederlo quante volte vorrai» rispose.
E dopo quella breve calma, ricominciò quella guerra tra i nostri sguardi, non potevamo più aspettare.
Mi tolse la mia t-shirt, esplorò il mio seno, e continuava a scendere lasciandomi baci umidi.
Ma poi quando arrivò al bordo dei miei jeans, eccolo di nuovo.
Odiavo me stessa per avere quegli attacchi di panico, ma ero ancora bloccata a quell'episodio. 
Posso celarlo, così non feci nessun movimento, lasciai continuare Jared. Dopo i miei occhi si fecero umidi, non riuscì a respirare di nuovo, iniziavo ad avere la tachicardia... La faccia di Alexandre continuava a riaffiorire nella mia mente.
«Ehi J, fermati» dissi con un filo d'aria.
«Cosa? Dai, tranquilla, tua madre non ci sentirà! Anche se sarà difficile non fare rumore» disse maliziosamente.
«No Jared, veramente, basta» dissi, iniziando a lacrimare.
«Non avere paura» continuò a ripetermi.
Non si sarebbe fermato ma io non riuscivo a rilassarmi, avevo paura. Quel trauma era ancora vivo ed io non ero riuscita a superarla.
Così mi tolsi di forza, mettendomi in piedi, dando le spalle al letto. 
Sapevo che il movimento era stato brusco, e che avrebbe potuto interpretare il mio gesto come un rifiuto.

«Ehi, ma che hai?» chiese infastidito.
«N-nulla Jared, scusa» dissi, non voltandomi.
Jared sbuffò e vidi attraverso lo specchio che si era seduto sul letto.
«Senti Lilith, non vorrei sembrare pressante ma è già la seconda volta che cerco di andare a fondo con te e tu mi rifiuti. Se sono io il problema dovresti dirmelo, perché questa è una situazione che, detto sinceramente, non può andare avanti»
Perfetto, si stava incazzando ed io avevo di nuovo una fottuta paura che potesse andarsene e non ritornare.
«Jared non sei tu il problema» dissi.
«E cosa allora? Sono stanco di te che mi provochi e poi non si conclude un bel niente!»
«Jared, porca miseria, calmati! È Alexandre»
Era arrivato il momento di dirglielo.
«Cosa?» chiese stranito.
«Non sono mai riuscita ad andare avanti. Io vorrei veramente andare oltre, ma ogni volta ritorna l'immagine di lui che si approfitta di me e un attacco di panico si impossessa del mio corpo» ammisi. Odiavo mostrare le mie debolezze. Io non ero mai stata così, ero una persona forte. Non mi piaceva stare così.

Lo sguardo di Jared cambiò. Probabilmente credo si sentisse in colpa per aver alzato leggermente la voce.

«Lilith perdonami, io non volevo...»
«Tranquillo Jared, tu non hai colpe»
«Si invece. Come al solito sono stato un fottuto egoista che pensava solo al proprio piacere. Non mi sono nemmeno accorto che tu stessi avendo un attacco di panico... Sono un coglione»
«J veramente, non darti colpe!» dissi.
Sentì lui alzarsi e avvicinarsi a me. Mi abbracciò da dietro, accarezzandomi le spalle.
«Risolveremo questo insieme piccola Lil, promesso»

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Capitolo 38
*** #Capitolo 38 ***


Questa giornata non poteva iniziare peggio.
Mia madre era partita, proprio nel giorno del mio compleanno.
Eh già, oggi compio diciotto anni e si, non avevo organizzato nulla. Non so perché ma non mi andava di festeggiare. Colpa del mio essere sociopatica.

Avevo una tradizione nel giorno del mio compleanno, ma questo anno non poteva essere realizzabile, proprio nell'anno più importante.
In realtà è da quando sono in California che mia madre non rispetta la nostra tradizione. 
Era il nostro giorno, lei stava con me dalla mattina fino alla sera, mi preparava una torta e poi me la portava a letto. Stavamo insieme tutto il giorno, ci guardavamo un film, uscivamo e lei solitamente mi faceva scegliere il mio regalo, cioè un altro dei tanti cd delle mie band preferite. Adoravo stare con lei, era rimasta sempre giovane ed era davvero la mia migliore amica. Ma adesso era inglobata nel suo lavoro e non aveva più tempo per me.

Mi alzai e presi un cappuccino e mi preparai per andare a scuola. Anche se andavo sempre a piedi, nel giorno del mio compleanno volevo godermi la mia moto ogni secondo che potevo.

Così parcheggiai e vidi Roxy e gli altri seduti al solito posto.

«Auguriii!» e vidi Edward avvicinarsi verso di me. 
Io e lui non eravamo mai stati grandi amici, ma c'era un filo che ci teneva uniti.
«Grazie mille Edward!» sorrisi.
«Dai avanti, spegni la candelina!» oh no, c'era Cam con un muffin al cioccolato pronto a cantarmi la canzoncina che odiavo. Tutti stavano iniziando ad intonarla ed io non ero di certo una persona che amava stare al centro dell'attenzione! Spensi velocemente la candelina e ringraziai tutti i quanti, anche Hailie, perché si trovava lì.
«Auguri alla miglior ragazza del mondo» mi disse Cam mentre mi abbracciava. Intanto stavo mangiando quel muffin e mi ci voleva proprio.
La giornata scolastica passò in fretta, ero comunque felice, ma di Jared nemmeno l'ombra.
Nessun messaggio, nessuna chiamata, niente di niente.
La cosa più assurda è che lui aveva il mio numero di cellulare ma io non potevo avere il suo. Mi diceva qualcosa riguardo alle troppe chiamate, alle opportunità di lavoro e stranezze varie.

«Ehi, ehi, tu così non scappi!» 
«Dai Cam, hai già fatto troppo per oggi! Mi aspetta una bella giornata rilassante» dissi mentre mi incamminavo per prendere la moto.
«Si, suppongo che oggi sarai molto impegnata... Con un certo Jared Leto, ad esempio»
«Shh! Non deve saperlo nessuno Cameron, per favore. Anche se in realtà già si vocifera un po' in giro... Comunque no, niente Leto oggi. Non mi ha nemmeno inviato un messaggio» dissi con aria sconsolata. 
«E quindi sarai sola? Proprio oggi?»
«Sembrerebbe di si... Invece di Sophie hai notizie?»
Era uscita dall'ospedale ma è dovuta andare subito in Canada. Secondo me c'era qualcosa che non andava, i suoi erano praticamente invisibili e lei non c'era mai.
«Ancora in Canada» anche lui era sospettoso «Non esiste che non hai niente da fare, ti do solo il tempo di preparati e mangiare, dopodiché ti vengo a prendere!» 
Sempre lui. Sempre il ragazzo pieno di vita.
«No, dai veramente Cam, non mi va» 
«Mi dispiace ma con me queste cose non funzionano. Ci vediamo dopo!» e facendomi l'occhiolino, sparì in mezzo a tutti gli altri studenti.

Mangiai un altro cibo precotto, e mi aprì una bottiglia di vino.
«Tante auguri a me» dissi ad alta voce con finto entusiasmo. E non perché fossi sola, ma perché mia madre non c'era e mi dava tremendamente fastidio.

*Sappi che dovrai vestirti molto bene.
-Cam*

Oh no, ma cosa aveva in mente?

*Ti prego, dimmi che non è obbligatorio e che ovunque andremo potrò venire pure in pigiama!
-Lil*

Nemmeno il tempo di inviarlo che...

*Mi dispiace, ma non sarà così. Mettiti ciò che ti pare, basta che tu sia elegante. È il tuo diciottesimo compleanno, non puoi stare in tuta.
-Cam*

Quando Cameron se ne usciva con certe affermazioni mi faceva dubitare del suo essere etero, ma lui era fatto così e lo adoravo.
Così mi feci una doccia e, dato che mi aveva praticamente obbligato a vestirmi elegante, mi misi un vestito semplice rosso corallo, solo aderente in vita che scendeva morbido fin sopra le ginocchia.
La semplicità era la chiave di tutto.

«Allora, è pronta la signorina Lilith Dobois?» sentì una voce provenire da fuori, e solo dopo capì che era Cameron che stava urlando dal tettuccio apribile della sua auto.

«La finisci di urlare?» dissi ridendo mentre stavo uscendo da casa.

«Se ti avessi vista prima così in queste vesti, non ci avrei pensato due volte a provarci con te» affermò Cameron in maniera maliziosa.
«Peccato, probabilmente ci saresti anche riuscito» risposi.
«Oh no, Lilith! Che colpo al cuore mi stai dando» e finse di avere un malore al cuore, stringendo la sua maglietta al livello del petto.
Mi faceva sempre ridere e sapeva ascoltare. Cam è un amico perfetto.

«Dove andiamo?» chiesi.
«Oh, vedrai. È giusto che tu veda la California da un altro punto di vista» disse sorridente. 
Accesi la radio e non potevo cambiare nessuna stazione perché quella era la sua preferita. Certo, ci stava tutta la musica commerciale che passava in quel mese...
Mi portò su una montagna e poi capì cosa intendeva.
Era stupendo, c'era il tramonto e si vedeva tutta la città da lassù.

«So che sei una tipa dai posti tranquilli, ma oggi volevo regalarti il mio posto. Quando tutto va male, io mi rifugio qui e tutto passa» e mi indicò tutto ciò che ci circondava.
Solo ora notai che era vestito eccessivamente bene. Era in completo.
«Wow Cameron è... È stupendo. Ti ringrazio per aver condiviso una cosa del genere con me... » assaporai quell'aria fresca ancora un minuto.
«Si sta sposando qualcuno e non me lo vuoi dire?» gli chiesi, indicando i suoi abiti.
«Oh no, adesso dobbiamo andare ma dovrai stare ad una regola!»
«Tutto questo mi spaventa» gli dissi guardandolo con la speranza che non avesse qualcosa di strano in mente.
«Dovrai stare bendata per tutto il tragitto» disse ridendo.
«Ok, confermo ciò che ho detto prima» 
E Cam subito si fiondò dietro di me, portando sui miei occhi una benda nera.
«Sicuro tu non voglia sequestrarmi?» chiesi sarcastica.
«Zitta idiota» e rise.

Mi guidò fino alla sua auto e il tragitto fu abbastanza lungo. Per quanto provassi a fargli domande per capire dove eravamo diretti, era impossibile estrapolargli qualcosa.

«Arrivati» disse Cam.
Stavo per togliermi la benda ma mi bloccò immediatamente.
«Mica ti ho detto di toglierti la benda! Te lo dirò io quando sarà il momento»
«Uff, va bene» essendo una persona stramaledettamente curiosa, per me era una tortura tutto ciò.

Mi fece uscire dalla macchina e mi accompagnò diligentemente per tutto il percorso. Non avevo assolutamente idea di dove mi trovassi.

«Ok, adesso puoi toglierla»
Finalmente! Fine tortura.

Appena mi tolsi la benda non potevo credere a ciò che mi ritrovai davanti.

«Sorpresa!» urlarono in coro.
Ero a casa di Jared e davanti a me c'erano tutti loro, Tomo, Vicki, Shannon, c'erano anche i miei amici, da Edward a Brian. Per quanto non fossi felice di quest'ultimo soggetto, ero troppo felice per bloccarmi su un particolare del genere.

«Oh cazzo... Voi siete pazzi!» dissi sorridendo a trentadue denti. Ma guardai immediatamente Jared, era lui che volevo.

«Auguri piccola Lil» e mi stampò un bacio sulle labbra. A quel gesto tutti esclamarono in coro e mi venne da ridere.
«Chi è stato l'artefice di tutto questo?» chiesi.
«Beh ovviamente è mio fratello è colpevole» dichiarò Shannon.
«Si ma anche il tuo amico è complice» aggiunse J, rivolgendosi verso Cameron.

«Vi ringrazio ragazzi, davvero» ero troppo contenta.
Sembravo una bambina ma era proprio così che mi sentivo.
La festa andò alla grande, ovviamente ebbi una specie concerto personale da parte dei Thirty Seconds To Mars e non avrei mai potuto immaginare che il mio diciottesimo compleanno lo avrei passato con loro e specialmente con Jared.

«Posso darti il mio regalo?» 
«J hai fatto già troppo» ed era vero. Per me tutto questo era surreale.
«Ma non abbastanza, dai vieni» e così lo seguì fino alla parte esterna della casa.

«Sai, in quel mese in cui siamo stati lontani a causa mia ho passato uno strano periodo. Anzi, strano è poco. Avevo sempre un grande stato di angoscia, e mi spingeva ad isolarmi e ad assentarmi. Però ha anche dato i suoi frutti e voglio che tu senta»
Il mio cuore era a mille, avrei voluto piangere dalla felicità per la prima volta.
Prese la chitarra e iniziò a cantare...
«We burned and we bled, we try to forget
But the memories left are still haunting...»

E fu così che ascoltai la canzone che Jared aveva composto solo per me, ed era totalmente ipnotizzata da tutta quella situazione.

«Jared è... É stupenda»
Sorrise.
«Aspetta, non ho finito. Dato che abbiamo perso troppo tempo ho pensato ad una cosa che potrebbe riparare tutto quanto...» uscì dalla tasca della giacca due buste «Partiamo?»

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Capitolo 39
*** #Capitolo 39 ***


Partire. Andare lontano con l'uomo che amo e che ho sempre amato. C'era bisogno di chiedermelo? 
«Certo che si» dissi abbracciandolo. Feci fatica a trattenere le lacrime.
«Davvero?» chiese stupito.
«Davvero» e le nostre labbra si unirono in un bacio pieno di felicità.
«Dai vai a spegnere le candeline» e con il sorriso stampato in faccia, entrai in casa continuando a festeggiare il mio compleanno.

«...Tanti auguri a te!» inutile, non mi ascoltavano. Anche se avevo detto che non avevo bisogno di quella canzoncina inutile, loro continuavano a cantarla.

«Lilith, tieni» e vidi Cameron con una scatoletta rossa in mano.
«Cam, ma perché? Non dovevi farmi un regalo» 
Io non sopportavo nemmeno i regali. È un po' come la storia di farsi offrire qualcosa, io mi sento a disagio e in debito.
«Sta zitta ed apri!»
Lo aprì ed era un plettro nero con sopra le mie iniziali.
«So che non sei un ragazza da bracciali e allora ho optato per una cosa diversa»
Aveva azzeccato. Si vedeva davvero che era uno tra i miei più cari amici.
«Sei il migliore!» e lo abbracciai.
«Ti piace?»
«Mi piace? È perfetto! Grazie mille Cam»
«Certo, non può competere con il regalo di Jared...» disse ironicamente.
«Quanto sei stupido» affermai ridendo.

«Da oggi potrebbe cambiare tutto» era Vicki.
«Cosa?» 
«Da oggi sei maggiorenne, quando sarai pronta potrete dire davvero le cose come stanno» rispose.
Cazzo, è vero. 
Potevamo dire al mondo intero che stavamo insieme ma ne avremmo dovuto subire le conseguenze... E non erano poche. 
«Sei spaventata?» mi domandò.
«Se devo essere sincera... Si» E come potevo non esserlo?
«Ti capisco benissimo, ma sai, sei tu a scegliere come andranno le cose. Non voglio mentirti dicendoti che la tua vita non cambierà, però sarai tu a decidere se in meglio o in peggio» riservava uno sguardo amorevole nei miei confronti. Probabilmente lei mi vedeva ancora come una ragazzina ma era dolce, perché comprendeva davvero quello che c'era tra me e Jared.
«Grazie Vicki» e le sorrisi.

«Non so, avete deciso di fottermi tutti la ragazza?» esclamò Jared.
«In realtà io ancora non ci sono riuscito» rispose prontamente Shannon.
Li adoravo quei due!
«Allora, beviamo un po'?» chiese Tomo.
In realtà non so fino a che punto volessi bere, ma fanculo, era il mio compleanno!
Presi una bottiglia di champagne, la stappai e bagnai tutti quanti. Volevo divertirmi davvero, e loro erano la compagnia giusta.
Iniziamo a giocare a beer pong e sia Edward che Lauren avevano una mira pessima. In quei giorni cambiai pure opinione sulla rossa, Roxy, che sembrava essere più simpatica di quanto dimostrava.

«Ehi Lilith, noi adesso andiamo» era tardi, e ovviamente gli altri dovevano andare.
«Va bene Cam, grazie di tutto» lo abbracciai «E grazie anche a voi ragazzi!» dissi voltandomi verso Brian e il gruppo.

«E così siamo di nuovo noi cinque» dichiarò Shannon.
«Ti dispiace, fratellone?»
«Oh certo che no Jared, ma adesso tocca a noi giocare!» e in men che non si dica mi ritrovai a bere come penitenza per qualsiasi cosa. 
«Per quanto possiate competere, non ho mai visto nessuno reggere più di Shannon» affermò Tomo. 
«Perché ancora non hai visto me» dissi facendo l'occhiolino.

Alla fine Shannon reggeva davvero più di me, ma gli feci un'ottima concorrenza.
Mi risvegliai la mattina sul letto di Jared, sopra le lenzuola con accanto lui, entrambi vestiti come la sera appena trascorsa. Mi sa che l'alcool ci aveva fatto collassare senza capire granché e affrontare la sbronza il giorno dopo è sempre stata la cosa peggiore.

Mi alzai e cercai il bagno per lavarmi ma appena uscì dalla porta vidi un viso familiare. 
«Buongiorno» disse educatamente.
«Buongiorno» risposi.
Solo dopo essere entrata in bagno ricollegai la figura...
Oh cazzo, era la madre dei due fratelli, Constance! 
Che figura del cavolo... Non voglio nemmeno sapere cosa pensa.
Ritornai in camera e vidi Jared ancora dormiente. Quest'uomo, se potesse, dormirebbe sempre!

«Jared, io credo che in casa tua ci sia tua madre» gli dissi piano.
«Mh? Shh, parla piano» era lei, la sbronza.
«J credo ci sia tua madre» ripetei. 
«Ah, si... Forse» dissi biascicando le parole.
«E non ti importa che mi abbia visto uscire dalla tua stanza e mi abbia salutato?»
«Tu cosa?» sbem, avevo la sua attenzione.
«Stavo andando in bagno e l'ho incontrata» dissi tranquillamente.
«Adesso mi ucciderà» affermò Jared.
Intanto si stava togliendo una camicia e si mise più comodo, ma per me poteva anche restare senza maglia.

«Sta tranquilla, è solo mia madre» cercò di farmi tranquillizzare.
Ma come potevo? Ero in condizioni pessime e avrebbe potuto pensare di tutto, ma mi sa che anche con lei era arrivato il momento.

Jared

E così mia madre aveva visto Lilith. Certo, Shannon ha detto che nella mia vita c'era una ragazza ma non ha mai dichiarato l'età. Adesso non so come può prendere la cosa.

«Rimani qui» le dissi.

Ed ora il mal di testa non tardava ad arrivare, mi sentivo uno straccio.
Andai in cucina e c'era già una specie di riunione di famiglia, come sospettavo.

«Giorno Jared» disse mia madre. E ho capito da chi ho preso il mio sguardo indecifrabile... 
«Giorno mamma» risposi.
Shannon mi guardava come se mia madre fosse una bomba pronta ad esplodere.

«Quando avevi intenzione di dirmelo?» mi chiese.
«Beh, molto presto lo avresti scoperto...» Mio fratello capiva dove volevo arrivare, e si affogò con il latte che stava bevendo.
«Cosa intendi dire?» mi guardò sconvolta.
«Nulla. Comunque ti prego di considerare anche un altro aspetto» le chiesi gentilmente.
«E quale sarebbe?» 
«Per quanto possa sembrare assurdo, io sono innamorato di lei» ammisi.
La reazione di mia madre? Ridere. Si mise a ridere!
«Figliolo, io ti adoro e lo sai... Ma ha appena compiuto diciotto anni e tu non spicchi per le tue relazioni, ecco» disse tranquilla.
Lo sapevo che purtroppo avevo solo quella nomina, e come biasimarla... Uscivano foto di me con una donna diversa ogni cinque o sei mesi.
«Mamma, non sta mentendo» asserì Shannon «Ho visto Jared in tantissimi modi nella mia vita, ma mai così. Le ha addirittura scritto una canzone!» Sempre lui, il fratellone pronto a stare dalla mia parte.
Mia madre a quella affermazione spalancò gli occhi, incredula alle parole che stava sentendo.

«Sta attento Jared, è una situazione pericolosa» affermò mia madre e aveva ragione, ma non mi importava.
«Dov'è?» chiese.
«In camera mia»
«Falla venire, così conosco la ragazza che ha rapito il cuore di mio figlio» ed ecco che era ritornata lei, la cara e vecchia Constance.
Avrei dato la vita per mia madre, è grazie a lei se io oggi sono qui.

Lilith

Avevo sentito tutto. Ero in imbarazzo, andare lì e presentarmi a lei come la ragazza di suo figlio? Certo, sarebbe una cosa normalissima se non avessimo tutti questi anni di differenza.
Mi sistemai ancora e feci un grande respiro.

«Buongiorno» dissi timidamente. Oh, avanti Lilith! Da quando in qua eri timida?

«Post-sbronza?» chiese Shannon, ridendo. Grazie mille, sempre pronti i fratelli Leto a farmi fare figure di merda.
«Un poco» risposi ridendo.

«Dai vieni, ti preparo qualcosa per farti passare il mal di testa. Sono abituata da anni con loro a queste situazioni e tu sei andata a rinchiuderti in una gabbia di animali!» disse Constance.
Era gentile, ed ero sollevata. Non aveva l'aria di una che giudicava ed io avevo proprio paura per questo.
«Grazie mille» le risposi.
«Sei pronta per oggi?» mi chiese J.
«Oggi?» non avevo idea di cosa stesse parlando.
«L'intervista» disse piano.
Non era oggi. Io non gli avevo detto assolutamente nulla! E adesso? Anche Shannon mi guardava in attesa di una mia risposta, sapeva anche lui.
Ero pronta per stravolgere la mia vita?

«Si, sono pronta»

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Capitolo 40
*** #Capitolo 40 ***


L'ansia mi stava divorando. Eravamo seduti e attendevamo di entrare in quella stanza, pronti a rilasciare un intervista davanti il mondo intero. Anche Jared era nervoso, nonostante fosse abituato a parlare davanti a tutta questa gente... Solo che questa volta è diversa, stiamo per dire che un uomo di quarantasei anni sta con me, una ragazza di diciotto.
Stiamo per sconvolgere la vita di entrambi. 
Con noi c'erano Shannon e Constance, che stavano in silenzio. L'aria era pesantissima e fra meno di venti minuti sarebbe stato il nostro turno.

«Jared se vuoi possiamo anche non dirlo...» gli dissi.
«Vuoi tirarti indietro?»
«No, lo dico per te. È vero che la mia vita cambierà ma è la tua quella a rischio» affermai.
«Lilith, io ti amo. Sarà questa la mia vita, accanto a te. Se le persone la fuori non accetteranno la cosa, non mi importa. Sono stanco di mentire»
Gli diedi un bacio per tranquillizzarlo, ma anche per tranquillizzare me.
Avevo la tachicardia, e avevo paura.

«Entrerete fra due minuti» ci informò l'operatrice.

«Dai ragazzi, forza. Andrà tutto bene» la voce materna di Constance era l'ultima dose di coraggio che ci mancava. Shannon non parlò, scambiò solamente un'occhiata con Jared e rimase per le sue.
Ovviamente l'intervistatrice sapeva tutto, J aveva dovuto scriverle il motivo di volersi presentare lì.

«Signori e signore, ecco a voi Jared Leto!» 
Mi strinse la mano e mi guardò quel poco per farmi capire che ce l'avremmo fatta.
Sentivo il pubblico urlare, Jared era amato da tutti.

«Ciao Danielle, è un piacere rivederti» disse.
Vedevo tutto tramite lo schermo interno alla sala.
«Allora Jared, come va la pubblicazione del nuovo album?»
«Tutto bene, le canzoni fortunatamente continuano ad arrivare e non vediamo l'ora di finirlo» disse sorridente. Era calmo, e non avevo idea di come ci riuscisse.
«Sono molto contenta! Però adesso parliamo d'altro. Meno di una settimana fa hai rilasciato un'intervista in cui confermi che la relazione tra te e Mandy è finita. Come sono andate esattamente le cose? Hai ridato un po' di speranza a tutte le tue fans!»
«Beh mi dispiace doverla distruggere di nuovo, ma ho scoperto l'amore» 
Cazzo, era arrivato il momento. No, no, sarei voluta andare lì per tappargli la bocca, dirgli che era un'enorme cazzata, che potevamo continuare di nascosto.
«Oh! E adesso però vogliamo sapere come lo hai scoperto e chi te lo ha fatto scoprire!»
La presentatrice era molto simpatica, una donna sulla cinquantina d'anni ma molto giovanile.

«Lei si chiama Lilith e ci siamo conosciuti per causa mia... Anzi, ad essere sincero, la vera storia della nostra relazione è quella che ho raccontato per Mandy»

Aveva fatto il mio nome, e stava per dire che tutto quello era una finzione.

«Veramente? Ok, adesso la gente vuole sapere il perché tu abbia raccontato la storia di te e questa ragazza per quella con Mandy»
La presentatrice si fece più seria e anche il pubblico era attento. Io continuavo a giocare con il mio anello, e Constance si trovava proprio accanto a me.

«È una storia troppo lunga, diciamo che al mondo basta sapere che Mandy non è mai stata la mia ragazza effettiva»

Certo, il solito Jared sempre vago. Però questa volta era giusto, doveva fare così.

«E cosa possiamo sapere di questa Lilith? Insomma, vogliamo sapere come ha fatto a sciogliere il nostro Jared!»

«Beh, non è una persona "famosa" ed è molto più giovane di me»

Perfetto, la bomba era stata sganciata. La faccia di Jared era sempre la solita, come se stesse chiacchierando con un vecchio amico in qualche bar.
E la cosa sorprendente era che continuava a sorridere.

«Molto più giovane di te? Ti conosco da anni e non ti smentisci mai! Facciamo entrare la nuova ragazza di Jared Leto, Lilith Dobois!»

Cazzo, cazzo, cazzo! Ora il mondo intero avrebbe saputo tutto e chi io sono. Dovevo entrare e dovevo ricordarmi solo una cosa: dovevo essere me stessa. Sono sempre Lilith, non sono cambiata.
Ok, un respiro profondo. 
Tre, due, uno e...

Il pubblico mi ha accolto calorosamente, e ne ero sorpresa.
Quel gesto mi mise più a mio agio e riuscì a sentirmi meno oppressa da tutta questa situazione.

«Buonasera» dissi rivolgendomi gentilmente a Danielle.

«Caspita Jared, è davvero giovane! Anche se non si dovrebbe fare, possiamo chiederti quanti anni hai, Lilith?»
Sorrisi per nascondere il mio nervosismo.
«Dai, non credo tu voglia realmente saperlo» scherzò Jared.
«Oh si invece» rispose scherzosa.
«Ne ho diciotto» risposi imbarazzata. Danielle, come tutti gli spettatori, spalancò gli occhi.
Ovvio, anche io se fossi stata al loro posto avrei reagito uguale.
«Beh, devo tenermi in forma» rise Jared.
«Wow. E dimmi, cosa hai provato quando ti sei ritrovata Jared davanti la porta di casa tua?»
Stava ancora ridendo, e cercò di smorzare subito l'imbarazzo.
«Anche se non ci crederai, mi ha praticamente cacciato» rispose divertito.
«Si è vero, ma perché ancora non avevo realizzato chi lui fosse. Però alla fine è andata bene!» stavo ritornando in me, ero a mio agio e sapere che mi trovavo in TV a parlare di noi due non mi spaventava più così tanto.
«Quindi già tu conoscevi la figura di Jared? E come vivi la vostra differenza di età?»
«Che domande idiote Danielle, chi non mi conosce?» disse sarcasticamente. Jared e la modestia.
A quella affermazione tutti risero e anche io.
«Se conoscevo la figura di Jared? Forse anche troppo bene. Diciamo che ascolto la sua amica da quando ho più o meno dodici, tredici anni!»
«Quindi stai con una tua fan?» chiese a Jared.
«Beh, possiamo dire di si» affermò sorridente.
«Per quanto riguarda l'età... Lo hai visto? Lui non ha assolutamente età» dissi ridendo. Per me quest'uomo ha fatto un patto con il diavolo alla Dorian Gray, gli avresti dato sempre trent'anni. 
«Jared, qualcosa da dire?» disse ridendo.
«Beh, posso dire solo che l'amore è amore Danielle, non ha età» disse rilassato.
«Hai perfettamente ragione Jared. Salutiamo la nuova coppia del momento, Jared e Lilith Dobois! Grazie per essere stati con noi!»
«Grazie a te, Danielle» risposi. Il pubblico iniziava ad applaudire e sembrava aver reagito bene a questa notizia.
«Ciao ragazzi!» il solito rapporto di Jared e la folla, non sarebbe mai cambiato.
 

«Devo dire che mi hai stupito piccola Lil» mi disse Jared «Sembravi perfettamente a tuo agio»
E lo ero, ma non so da dove avessi trovato tutta quella tranquillità.
«Grandissimi ragazzi, siete stati grandi» disse Shannon contento mentre ci abbracciava.
«Il pubblico sembra aver preso bene questa situazione, eravate formidabili» ci disse Constance.
Ci eravamo rivelati, abbracciai Jared.
«Ce l'abbiamo fatta» affermai.
«Si Lil, lo avresti mai detto?»
«Di ritrovarmi con te, ad una intervista, per dire al mondo che stiamo insieme? Decisamente no» 
Lui rise a questa mia affermazione, e adesso mi sentivo leggera. 
«Adesso dobbiamo solo attendere» asserì J.
«Già, attendiamo»
E poi in un minuto la parte razionale di me iniziò a funzionare e darmi troppi pensieri. Adesso lo sapevano tutti. Da adesso la mia vita sarebbe cambiata.
Da oggi iniziava la vera sfida.

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Capitolo 41
*** #Capitolo 41 ***


Oggi era un giorno diverso.
Era uno come gli altri ma tirava un'aria differente.
Non avevo la forza di fare niente e non avevo nemmeno la voglia. Avevo paura di guardare il cellulare, di aprire internet e di affrontare il mondo là fuori.
Sapevo che tutto, da oggi, sarebbe stato diverso.
Però non potevo rimanere a letto, dovevo affrontare il mio ultimo anno scolastico e non potevo assentarmi ancora.
Guardai il cellulare: quindici messaggi, troppe notifiche e una chiamata persa. Era Janette, ovviamente, e dovevo richiamarla.

*Pronto?*
*Quando avevi intenzione di dirmelo?* Era furiosa.
*Janette non lo sapevo nemmeno io...*
*Stronzate. Avevi il diritto di dirmelo*
*Jane diritto di dirti che? Lo sapevi, sarebbe stata solo questione di giorni!*
*Sono tua madre Lilith, prima di prendere decisioni del genere dovremmo parlarne. Vivi troppo in maniera indipendente per i miei gusti!*
Il tono iniziava ad alzarsi.
*Vivo troppo in maniera indipendente, Janette? Io non ho più una madre da quando siamo arrivate qui. Ti vedo cinque giorni al mese se tutto va bene! Ti sei dimenticata della mia esistenza!*
*Lilith! Non hai il diritto di parlarmi in questa maniera!*
*Che giorno era ieri?*
*Cosa?*
*Che giorno era ieri* dissi scandendo le parole. Seguirono due minuti di silenzio.
*A-amore... Perdonami, mi è passato totalmente per la testa*
*Non avevo dubbi, ciao Janette*.

E così chiusi il cellulare. Andai a scuola a piedi, dovevo sbollire la rabbia.

«E così lo avete detto a tutti» asserì Hailie.
«Così sembra» dissi continuando ad andare avanti.
«Abbiamo la nuova ragazza di Jared Leto qui!» disse urlando, al centro del piazzale della scuola, cercando di dare spettacolo.
Ma che problemi aveva? Che cosa voleva da me questa ragazza? Voleva mettermi a disagio pure nell'unico posto in cui io ero anonima.
Tutti iniziarono a girarsi verso di me e c'erano alcuni che facevano foto, altri che mi guardavano con occhi spalancati e altri che ignoravano totalmente la mia esistenza. Inutile dire che i miei preferiti erano gli ultimi.

«Qual è il tuo problema Hailie?» 
«Si chiama vendetta, Lilith»
Realmente? Credeva di mettermi a disagio in questa maniera?
«Sei proprio stupida» le dissi mettendomi a ridere, e continuai ad andare avanti.

«Quindi sei veramente tu la ragazza di Leto?» chiese una ragazzina, doveva essere qualche anno più piccola di me.
«Proprio così» risposi, cercando di non risultare troppo scontrosa.
«Ti prego, possiamo farci una foto?» 
Foto? Con me? Non ero io quella famosa.
«Beh... Si, certo» ero imbarazzata, stranita però mi faceva un bell'effetto.
«Grazie, grazie!» era un po' troppo esaltata per i miei gusti.

«E così adesso sei tu la bio della situazione?» chiese sarcasticamente Sophie.
Aspetta... Sophie! Era tornata!
«Avevi qualche dubbio, cara?»
E le corsi incontro.
«Sophie dove sei stata? Perché non fai altro che sparire?» le chiesi seriamente.
«Lilith, lo so, scusa... Prometto di raccontarti tutto al fine delle lezioni»
«Promettimelo» le dissi.
«Promesso» e mi rivolse il suo solito sorriso gentile.

La lezione di trigonometria non sembrava voler finire più e chiunque mi guardava. Continuavamo a farmi foto di nascosto, a chiedermi di Jared, e se questo era l'inizio della battaglia, avrei dovuto aspettarmi di perdere la guerra.

«Giardinetto?» chiese Soph, lei sapeva qual era il mio posto.
«Certo» le risposi sorridendole.
«Pronta per scoprire la assurda storia della mia vita?»
«Nata pronta» e ci sedemmo a terra.
«La mia famiglia era piuttosto normale, i miei si amavano e tutto andava per il verso giusto. In Canada la mia vita era perfetta. Poi però cambiò tutto... Mio padre venne licenziato e perse totalmente la testa. Così tanto da iniziare ad essere sempre più aggressivo e... Mia madre lo denunciò. Erano urla continue e arrivò a picchiarci, sia me che mia madre» mi confessò guardando il vuoto.
«Caspita Sophie, ma perché non me lo hai detto prima?»
«Io... Vedi, io non volevo darti altri problemi. Già la tua vita è abbastanza incasinata»
«Per me tu non sei un problema! Ed è per questo che vai spesso in Canada?»
«Si, c'è un processo contro mio padre in atto. Ed io sono la testimone più importante»
«Devi dirmi sempre cose del genere, ok? Non tenerti tutto dentro. Siamo amiche, ricordi?»
«Certo che si! Grazie Lil» 
«Figurati» e le rivolsi un sorriso.

Improvvisamente mi squillò il cellulare.

*Lilith sono Jared*
*Ehi J* dalla voce sembrava abbastanza preoccupato.
*Devi venire subito da me*
*Che succede?*
*Vieni e basta, ti sta venendo a prendere Shannon*
*Ma io ho scuola!*
Solo dopo capì che se ne sarebbe altamente fregato e quindi accettai la sua richiesta vincolatrice.

Guardai Sophie, la quale mi stava rivolgendo uno sguardo interrogativo.
«Problemi con i fratelli Leto» le dissi alzando le braccia.

Dopo una decina di minuti vidi una macchina, e non poteva non essere quella di Shannon, dato che aveva tutti i vetri oscurati. Suonò il clacson e mi diressi verso la macchina.
Tutti guardavano, di nuovo.

«Ehi Shannon, che succede?»
«Hai aperto internet stamattina?»
«No, assolutamente» risposi.
«Ecco perché sei così tranquilla» asserì.
«Mi spieghi cosa cazzo sta succedendo?» dissi alterandomi.
«L'intervista ha raggiunto milioni di views. Il problema è che internet rende tutto più assurdo e adesso c'è un popolo in rivolta che dice che mio fratello è un pedofilo di merda. Dobbiamo risolvere la situazione, e in fretta»
Scontato. 
Ne eravamo tutti consapevoli che sarebbe successa una cosa del genere.
«Cosa dovrei fare?»
«Oggi rilasceremo una nuova intervista e tu verrai con noi. Dirai che è stata una tua scelta e che tutti devono finirla»
«E secondo te mi daranno ascolto?»
«Non saprei. Ma non farlo per farti dare ascolto dagli altri, ma solo per Jared. Lui ti ascolterà e sarà più sollevato. Sta per uscire il nostro nuovo album e si sente responsabile di una specie di fallimento che non è ancora avvenuto».
Rimasi in silenzio. Dovevo farlo per Jared e tutto sarebbe ritornato al suo posto.
Arrivati a casa dei Leto, Jared non mi guardò nemmeno. Stava scrivendo su un pezzo di carta, ma non avevo idea di cosa ci fosse scritto sopra.
Mi vide e ritornò a scrivere.
«Ciao comunque» gli feci notare infastidita.
«Si, scusa... Ciao»
Tolse di nuovo lo sguardo. Ma si può sapere cosa aveva?
Rimasi in attesa qualche minuto, ma lui nulla.
«Si può sapere che hai?»
«Nulla» disse come un automa.
«Jared, dimmi cosa hai» ma lui non sembrava accennare nemmeno ad un saluto.
Dopo svariati minuti si alzò dalla sedia bianca sulla quale era seduto e mi guardò.

«Mi sa che io e te dobbiamo parlare».
Merda.

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Capitolo 42
*** #Capitolo 42 ***


Non mi guardava.
Il suo sguardo era di ghiaccio ed era composto, un pezzo di marmo.
Aveva una infinità di pensieri che gli passavano per la testa, ma nessuno che uscisse fuori.
Ho già conosciuto questo modo di fare da parte sua, e iniziavano a tremarmi le gambe.

«Dimmi Jared» dissi tutta d'un fiato.
Si passò la mano sul viso, coprendosi gli occhi e stringendo pollice ed indice all'altezza del naso.

«Hai letto?» disse preoccupato. 
«Non ancora, non ne ho avuto il coraggio... Ma Shannon mi ha accennato qualcosa»
«Te ne rendi conto? Tutte le scritte ironiche e bastarde che ci stanno sui giornali riguardo me sono ovunque»
Continuava a fare avanti e indietro per la stanza.
«Jared lo sapevamo»
Si fermò di botto.
«Lo so, lo so! Ma questo è troppo ed è insostenibile. Devi venire con noi all'intervista»
«So anche questo ma non ho idea di cosa dovrei fare»
Se avessi potuto descrivere un momento in cui non capivo cosa stessi provando, avrei scritto sicuramente questo.
Jared continuava a non guardarmi, a essere nervoso ed io non potevo farci assolutamente nulla.

«Sei un'attrice, no? La storia di Mandy è diventata tua. Sei tu la trovata per pubblicizzare il nuovo album, inventa che siamo amici di famiglia e che non stiamo insieme»
Cosa?
«Ma come Jared... E tutte le parole che ci siamo detti? Il fatto di voler rischiare e che non ce la facevi più a mentire?»
«È stato solo un errore»
«Errore? Vaffanculo Jared»

Me ne andai da quella stanza, avevo troppa rabbia che scorreva nelle mie vene.
«Ma no Lilith...»
Non lo ascoltai, continuai ad andare avanti.
Non sarebbe mai cambiato.
Era stato chiaro. Dire al mondo della nostra relazione era stato uno sbaglio e adesso dovevamo rimediare.
Si merita un premio per tutte le ferite che mi ha fatto.
Le sue parole mi fecero pensare a troppe cose. Se lui non aveva il coraggio di stare con me e sopportare tutte quelle che sono critiche iniziali, perché col tempo spariscono, allora probabilmente non aveva il coraggio di stare con me.
Per ogni sua mossa buona ce n'erano tre di merda.
Sono io il problema? Certo, mica richiedo una relazione normale, ma perché deve complicarsi sempre tutto?
Ne valeva la pena?

Rientrata nella stanza in cui c'era Jared, sentì anche la voce di suo fratello.

«Non so se vorrà ancora venire all'intervista»
«Jared, Lilith è una persona matura, vedrai che capirà»
«Si ma è stato un mio sbaglio, come sempre. Le sto chiedendo di rimangiarsi tutto quello che abbiamo detto ieri... Pensa la figura che farà quando tutti la etichetteranno solo come una mia trovata pubblicitaria, anche con i suoi amici»

Già, peccato che io non stessi pensando ai miei amici e alle loro possibile parole. Io stavo pensando a noi, a noi e basta. A come sarebbe stato bello poter vivere allo scoperto, senza nascondersi e dire a tutti che stavo con Jared Leto.

«Verrò all'intervista» dissi seriosa.
«Oh grazie al cielo» asserì Jared.
«Grazie Lil» disse Shannon.
«Farò quello che direte, mi rimangerò tutto. Dirò che la nostra era tutta una buffonata e che era solo finalizzata a pubblicizzare l'album. Ma sappi che non sono più disposta ad andare in televisione per pararti il sedere, la prossima ci pensi due volte prima di fare un errore del genere» 
Jared mi guardò, palesemente dispiaciuto e credo anche a disagio per il fatto di aver ricevuto una specie di paternale da una diciottenne. 
Anche Shannon aveva la stessa faccia, capiva che quelle parole, suo fratello, se le era meritate.

«Andiamo?» chiesi.
«Si, si. Andiamo» disse Shannon.

Il viaggio in macchina era stato silenzioso. La tensione si tagliava col coltello, e credo che era tutta causa della mia rabbia che adesso andava indurendosi. Ero fredda, un'automa. Ma questo mi spaventava, perché mi conosco e questo vuol dire che sto per esplodere.

Eravamo arrivati e anche quando ci stavano per microfonare, nessuno di noi ha proferito parola. Poco dopo arrivò anche Tomo.
«Ed ecco a voi i Thirty Seconds To Mars
Di nuovo le stesse cose di ieri, urla, applausi e tanta finta allegria.
«Ieri è venuto solo Jared, ma volevo veniste anche voi! Siete a buon punto con l'album? Non per mettervi ansia ma, dopo cinque anni dall'ultima uscita, non vediamo l'ora!»
«Si, si. Ci mancano davvero pochissime canzoni da ultimare» disse professionalmente Tomo.
«Si potrebbe già stimare una data di uscita?»
«Ragazzi credo sia arrivato il momento»
Di fare cosa, esattamente?
«Siamo felici di annunciarvi che il nuovo album uscirà a fine mese»
In quel momento provai una stranissima sensazione. La parte Echelon di me uscì fuori facendomi sorridere come un'idiota. Aspettavo questo momento da troppo tempo, sentire altre loro canzoni! Dall'altra ero la ragazza del frontman che stava per dire a tutti che tutto questo era una cazzata. 
Questo pensiero mi riportò con i piedi per terra e poi eccola lì, la domanda che Danielle stava per porre a Jared.

«Jared, dai giornali di stamattina abbiamo visto che nessuno ha preso davvero troppo bene la storia con te e Lilith, dato che lei ha diciotto anni»
«Si, ho notato anche io» ammise ridendo «Se non ti dispiace Danielle, io vorrei farla entrare»
Questa era la parte peggiore del film migliore che avessero potuto darmi.
«Certamente! Facciamo un applauso a Lilith Dobois!»
Calma, ce la posso fare. Certo, questa volta non è dire la verità ma mentire, ma sono una brava attrice no? Me lo ha detto anche J.
«Ciao Danielle» sorrisi. Era iniziato il gioco ed io dovevo giocare, anche se avrei voluto solo tornare a casa.
«Ciao Lilith! Allora, come avete preso la notizia?»
«Devo essere sincera? Ho riso. Ho riso tantissimo. E sai perché? Perché era tutto una cavolata! Io e Jared non stiamo insieme, non lo siamo mai stati. È stata solo una semplice trovata pubblicitaria per l'album» dissi tranquillamente.
«Caspita, sapevamo che Jared fosse un ottimo attore, ma tu...! E quindi è davvero falso?»
«Si, si... Io e Lilith in realtà ci conosciamo da sempre, siamo amici di famiglia. Le nostre madri erano amiche» disse sorridente.
Era così facile credergli...
Come io ho creduto alle sue parole, anche tutto il resto del mondo ci crederà, no?
Quanto sono stata stupida. Come fai a fidarti di una persona così? Che mente davanti agli altri e anche davanti a te...
«Ne avete sempre una per pubblicizzare il vostro album, eh? Quale sarà la prossima mossa?»
«Oh Danielle, ancora non hai visto nulla!» affermò Shannon.
«Siete folli. E con la loro ultima canzone appena uscita, salutiamo i Thirty Seconds To Mars e Lilith Dobois!»

Ci ero riuscita.
«Grazie Lilith, davvero... E devo farti i miei complimenti, sei una brava attrice» disse Jared, sperando probabilmente di poter rimediare a qualcosa.
«Grazie. Anche tu sei davvero bravo» dissi guardandolo con uno sguardo serio, non facendo trapelare nulla dai miei occhi. Speravo davvero cogliesse cosa intendessi dire.
«Mh. Cioè?»
«Che anche tu sei un bravissimo attore, Jared. Sei davvero bravo a fare credere agli altre le tue parole, così come ho fatto io» 
«Lilith, io non capisco. Cosa intendi dire?» si stava preoccupando, sapeva che non avevo preso bene la cosa.
«Intendo dire, Jared, che tu sei un bravissimo bugiardo che non fa altro che prendermi in giro per poi pugnalarmi di nuovo alla schiena. Credo sempre alle tue parole anche quando so che menti perché ti amo. In me, la tua figura è idealizzata. Ma non sei per niente come dimostri ed io non ce la faccio più a sopportare tutte queste cose»
«Dove vuoi arrivare, Lilith?» Intorno a noi c'era silenzio, una stanza bianca mentre gli altri ci aspettavano fuori.

«È finita, Jared».

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Capitolo 43
*** #Capitolo 43 ***


Non avevo più sue notizie da una settimana. Da quando Shannon mi aveva riportata a casa da quel fatidico giorno, lui era sparito. Di nuovo.
Però questa volta non c'era la sua auto in giro, non c'erano bigliettini lasciati in mezzo alle corde della mia chitarra. Lui non c'era, e lo avevo mandato io via. 
E allora cosa sto aspettando esattamente? Sono stata io a lasciarlo, cosa pretendo? Che una persona come lui possa tornare indietro dopo una situazione del genere? 
Avevo una voragine nel cuore, e ancora non capivo se avessi fatto bene o male a fare quello che avevo fatto.
Ma è questo quello che odio di lui: non si è mai preso cura dei miei sentimenti! Ha sempre e solo pensato a se stesso senza chiedersi se qualcosa potesse farmi male!

La dimostrazione di tutto questo è stato il silenzio dopo quella frase. Io che giro i tacchi ed esco da casa sua, mentre lui rimaneva lì, fermo, senza dire parola.
E il bello è che ho sempre sognato lui come l'uomo perfetto, dopo anni e anni a fantasticare su ogni cosa che lo riguardasse. E adesso? Adesso mi sento solo un'idiota ad aver perso così tanto tempo con la persona più stronza ed egoista del pianeta!

«Lilith, devi mangiare qualcosa»
Eh già, Janette dopo quel discorso era tornata e mi implorava da giorni di mangiare ma non ci riuscivo. Tutte queste emozioni hanno causato in me una chiusura alla bocca dello stomaco che non so nemmeno come io faccia a reggermi in piedi.

«Ho già mangiato qualcosa, Jane» le dissi mentre continuavo a giocare con la frutta tagliata sul piatto.
«Promettimi che non farai cavolate Lil, per favore. Adesso devi andare o farai tardi» e capivo bene a cosa si riferisse, ma quella Lilith è già morta da un tempo.
Mi alzai, presi lo zaino e uscì fuori di casa. Il mio cervello non riusciva a pensare più a nulla, camminavo per inerzia, facevo le cose solo perché dovevo farle e non perché mi andasse di farle.

«Lilith, come stai?» eccola lì, la mia migliore amica, Sophie. 
«Sto» risposi, ma non sapevo come stavo. Non avevo espressioni, non mi era rimasta nemmeno la rabbia.
«Dai su, adesso è Natale, è l'ultimo giorno di scuola e poi settimane di vacanza!» disse entusiasta.
«Sophie, dovresti sapere che non mi piace il Natale» odiavo questa festa. Tutta questa ipocrisia che fuoriusciva in questo periodo mi irritava.
«Si, si, lo so... Però pensa che non dovremo studiare per un po'» 
«Si, su questo hai ragione» le sorrisi.

«Allora ragazze, verrete stasera?» chiese Cameron, mentre ci stava raggiungendo.
Stasera ci sarebbe stata la festa per le vacanze di Natale a casa di Hailie, e stranamente mi aveva invitato.
«Oh no, non ci penso proprio» asserì. Dopo tutte le feste che avevo avuto e tutte le conseguenze che avevano portato, preferivo starmene a casa.
«Ma dai, Lilith!» disse Sophie.
«Vedrai che ci divertiremo! E a te servono distrazioni in questo momento» affermò Cam.
«No ragazzi, veramente. Mi guarderò qualche film stasera con mia madre, non mi va proprio di uscire, scusatemi»
Come sarei riuscita a divertirmi col cuore in mille pezzi e una testa che non stava ad ascoltare niente e nessuno? 
«Va bene...» disse Sophie.

Era l'ultima ora, e finalmente sarei potuta tornare a casa. Avevo inglese e stavamo facendo un po' di letteratura straniera.
«Ragazzi, aprire il libro a pagina 356. Oggi parleremo di Charles Baudelaire» comunicò la professoressa Sebert.
Fantastico. Ottimo modo per dimenticarmi di Jared. Parlare dell'unico autore che ci univa.
Cercai di non ascoltare la lezione, disegnavo sul banco, mi guardavo in giro... E poi vidi Brian sorridermi. Chissà cosa gli passava per la testa... Ma non mi ci soffermai più di tanto perché sentì la professoressa iniziare a leggere una poesia che conoscevo bene. In realtà conoscevo bene tutto Baudelaire, in Francia è stato uno dei tanti autori già fatti. Fortunatamente la campana suonò prima che potesse arrivare a leggere più di cinque parole e scappai verso casa.

«Jane, sono a casa!»
«Ciao amore, vieni qui. Ti ricordi di Augustus?»
«Si, certo» ma non avevo intenzione di parlare con lui o con mia madre «Janette, non ho fame. Se mi cerchi sono in veranda» 
Sapevo che mia madre si stava davvero preoccupando per me, mi vedeva digiuna da giorni, mangiavo solo frutta e mi rintanavo in camera.
Arrivata nel mio posto, mi cadde lo sguardo su quel quadernetto nero, quello che mi aveva regalato lui. 
Decisi di iniziare a comporre qualcosa, di dare sfogo alle mie emozioni. Era da troppo che non scrivevo e forse mi serviva per tornare un po' in vita. Ma poi mi vibrò il cellulare.

*Stasera verrai?
-Brian*

*No.
   -Lil*

La conversazione si esaurì lì. Ma nemmeno il tempo di posare il cellulare, mi arrivò una email. Aprendo internet mi spuntarono un sacco di notizie in tendenza, tra cui quella che mi riguardava.
"Jared Leto ritira tutto ciò che riguardava quella che sembrava essere la sua ragazza, Lilith Dobois. Sarà vero oppure no?"

"Il frontman dei Thirty Seconds To Mars smentisce la sua relazione con la diciottenne Lilith Dobois. Paura delle critiche o vera trovata pubblicitaria?"

Ce n'erano altre mille di notizie come quelle. I nostri nomi spuntavano ovunque e sapevo che la mia vita era cambiata. In tutti i social network le persone che mi seguivano si erano triplicate, ricevevo messaggi da persone che non conoscevo.

Aprì l'email ed era da parte della conduttrice Danielle.

*Ciao Lilith Dobois, 
Dato lo scalpore delle notizie che riguardano te e Jared in prima persona avremmo l'onore di averti come ospite insieme a Jared nel nostro show. 
Jared ha già accettato, aspettiamo la tua conferma.
               -La redazione"

Speravo fosse uno scherzo. Ci ho sperato fino all'ultimo, ma non era così. E poi veramente Jared aveva accettato? Ma cosa aveva nel cervello? Un criceto in prognosi riservata?
Decisi di non rispondere adesso, avrei risposto domani. Adesso dovevo solo riposarmi.

Mi svegliai a causa di mia madre che continuava a dirmi che alla porta c'era qualcuno per me, ma io non aspettavo nessuno. Così scesi tutta assonnata e andai alla porta.
Non potevo credere a chi mi ritrovavo davanti: Brian.

«E tu cosa ci fai qui?» 
«Hai due scelte, o vieni fuori o mi fai entrare» disse. Così chiusi la porta e mi avviai verso l'esterno della casa.
«Rispondi alla mia domanda, per favore?» gli dissi.
«Tu verrai alla festa» ma che si era bevuto?
«No Brian, assolutamente. Non portano a nulla di buono queste feste e non sono dell'umore»
«Senti Lilith, io lo so che ancora sei arrabbiata con me ma io non ce la faccio più a vederti così. Sono stato in disparte a guardare la tua decadenza, ma adesso basta. Porca miseria, tutti sanno cosa sia successo, e chi è tuo amico sa che non è così che sono andate le cose. Quindi adesso, invece di non mangiare e scappare da chiunque ti rivolga parola tu alzi il culo e reagisci. Una persona così non ti merita, nemmeno se è Jared Leto. Non posso più vederti così»

Non avevo mai visto Brian così e le sue parole, stranamente, mi facevano bene. È così assurdo quando le persone che credi che non ti stiano a guardare si accorgano del tuo malessere. Era sincero e anche incazzato perché mi stavo abbandonando a me stessa. Mi fece venire le lacrime agli occhi.

«Per favore...» aggiunse.

Camminai verso Brian per abbracciarlo e scoppiare in un mare di lacrime.

«Ci sono io qui adesso Lilith, non ti lascerò in questa maniera. Sta tranquilla»

Brian mi faceva sempre lo stesso effetto, mi sentivo a casa con lui.

«Verrò, solo se starai con me. Non posso farcela da sola» ammisi.

«Infatti ce la farai con me» mi sorrise e continuò ad abbracciarmi, dandomi un bacio in guancia.
Era strano come potevi dimenticarti del dolore nelle braccia di chi ti fa sentire bene. Ma mentre mi stavo godendo tutti i benefici di quell'abbraccio lo vidi.
Era lì, la sua macchina stava passando di lì.
E i suoi occhi incontrarono i miei, per un secondo che mi tolse il respiro.
Jared era tornato.

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Capitolo 44
*** #Capitolo 44 ***


Come sospettavo, non scese dalla macchina ma ho odiato il fatto che mi vedesse piangere.
Mi andai comunque a preparare per la festa e l'unica cosa che mi rincuorava era che sarei stata circondata da persone come Sophie, Cameron e Brian. Non avevo troppa voglia di prepararmi bene, quindi optai per un semplice pantalone nero e una camicia bianca.

«Finalmente prendi un po' d'aria!» disse contenta mia madre.
«Non illuderti» le dissi fredda.
«Senti Lilith, potrei parlarti di una cosa?»
Ti prego, fa che non ricominci con il fatto dello psicologo e dei vari farmaci.
«Dimmi pure Jane»
«É da un po' di tempo che mi vedo con un uomo... E volevo che tu lo sapessi»
Mia madre che esce con qualcuno?
«Wow Jane, non me lo aspettavo! Chi è? Lo conosco?»
«Si, lo conosci» era visibilmente imbarazzata, però prima parlavamo spesso e non mi dispiaceva sapere che lei uscisse con qualcuno.
«Avanti, dimmi chi è!»
«Augustus...»
Cosa? 
«Augustus? Il nostro vicino?»
Avevo gli occhi spalancati e non potevo credere che mia madre fosse così stupida.
«Si, lui» disse. Sapevo che era spaventata dalla mia reazione, e faceva bene.
«Tu ti stai frequentando con il padre del mio ex ragazzo? Quello che ha divorziato da due donne? Ma cosa ti passa in mente, Janette! Quella famiglia è strana forte e non permetterò che si intromettano di nuovo nella nostra vita!»
Ero incazzata, probabilmente erano impazziti tutti quanti.
«Lilith, lui è un brav'uomo, mi fa stare bene... È da tanto che non esco con qualcuno e so benissimo chi è però, solo per questa volta, fai l'altruista e accettalo per il bene di tua madre»
«Mi dispiace Jane, ma non ho mai spiccato nell'essere altruista» 
Le mie uscite di scena erano sempre le stesse, io che non volevo più ascoltare e quindi me ne andavo. 
Presi le chiavi della moto, adesso faceva freddo quindi misi il giubbotto da moto insieme ai guanti. In queste strade si scivolava parecchio e l'unica cosa che mi mancava adesso era un incidente.
Arrivata alla festa c'erano proprio tutti e il primo che vidi era Edward.
«Allora la signorina Dobois non si è fatta pregare due volte per venire!» disse ridendo.
«Edward per favore, già è tanto se sono qui»
«Si e sei anche bellissima» era Robert, come al solito.
«Finiscila Rob, lei è roba mia!» Cameron! Finalmente.
Mi misi a ridere e abbracciai Cameron.
«Sophie?» chiesi.
«Oh, non è ancora arrivata» mi rispose Cam «Cosa hai? Sembra che tu abbia appena visto un fantasma!» asserì.
«Beh, ci siamo vicini» ironizzai. Cam mi guardò con sguardo interrogativo e sapevo che non mi avrebbe mollato finché non gli avessi spiegato tutto.
«Diciamo che mia madre sta uscendo con Augustus che, per inciso, è il padre di James e, come se non bastasse, oggi Jared è passato davanti casa mia e non è sceso dall'auto»
Cam mi guardò incredulo.
«Caspita che giornata. Dai vieni qui, adesso ci divertiamo e non ci pensiamo più, d'accordo?» mi chiese abbracciandomi.
«Va bene» e gli feci un debole sorriso.

«Mi dispiace Cameron, ma stasera Lilith ballerà con me!» e mi sentì prendere dalla mano e trascinata via dalle braccia di Cameron. Poi capì chi lui era.
«Ma Brian io...» gli dissi, perché volevo restare ancora con il mio migliore amico.
«Niente ma» asserì.

Così mi porto a ballare, ed eravamo messi al lato della pista da ballo.
«Scusa ma Hailie non sarà gelosa?»
«Non mi importa di Hailie adesso, più tardi sconterò le mie pene» mi sorrise con mezzo labbro.
Non potevo eliminare tutto ciò che avevo provato per Brian in questi anni. Questi occhi tendenti al giallo, questo ciuffo riccio nero che gli cadeva sulla fronte, i suoi zigomi pronunciati. Tutto mi attraeva di lui ma poi, come tutti, si rivelò uno stronzo.
Si avvicinò molto di più a me ma io non avevo testa per pensarci.
«Sei davvero bella Lil»
Sorrisi e non feci nient'altro, continuai a ballare a ritmo di quella musica e mi facevo trascinare da lui.
«Mi chiedo perché tu non mi abbia mai notato» disse lui.
«Mai notato? Ma se passavo ore a guardarti! Al massimo eri tu troppo impegnato con Hailie per notarmi» ammisi.
«Ma che, scherzi? Mi sono sempre chiesto che tipo di ragazzo potesse piacere ad una come te. Insomma hai un bel caratterino Lilith, non sei facile da prendere»
«A me piacciono sempre i ragazzi sbagliati Brian, quelli che non fanno altro che portarmi casini e distruggermi tutta l'integrità acquistata. Quelli che quando li guardi negli occhi leggi la parola "dannati" e la cosa non ti spaventa, ma ti eccita sempre di più» 
«E tu? Tu cosa leggi nei miei occhi?» mi disse questa frase con un filo di voce sfiorandomi l'orecchio con le sue labbra. Un brivido percorse tutto il mio corpo ma cercai di non farglielo notare.
«Vuoi sapere troppo adesso. E a te? Che tipo di ragazze ti piacciono?»
«Beh a me piacciono le ragazze incasinate, quelle che stanno in disparte e che sono stronze da morire. Quelle a cui non piace il romanticismo ma l'adrenalina e che hanno sempre il coraggio di dire ciò che pensano, fottendosene degli altri» disse ancora più vicino a me.
«Mi dispiace deluderti ma non sembra per niente la descrizione di Hailie»
«Infatti è la tua» affermò.
Non so perché, ma tutta quella situazione sbagliata mi faceva bene. Brian era un'ottima distrazione per non pensare a Jared e senza motivo mi ritrovai a seguirlo nello scantinato della casa di Hailie.

«Brian è totalmente sbagliato» gli dissi.
«Lo so, ma è questa la parte divertente no?» disse con fare ammiccante.
Al diavolo Jared, mi tuffai sulle labbra di Brian, in quello che fu un bacio che non era altro che desiderio. Qualcosa di nostro, qualcosa solo per una notte. Un errore che risultava tremendamente giusto in quel momento.
Le sue labbra mi percorsero tutto il collo, io feci lo stesso e alcuni gemiti fuoriuscivano dalla nostra bocca.
Lui iniziò a togliersi la maglietta mentre io mi tolsi la camicia.
«Porca miseria Lilith, ma dove sei stata per tutto questo tempo» disse guardandomi. Non fece nemmeno il tempo di finire la frase che le nostre labbra si unirono di nuovo con foga, mentre i nostri corpi erano in fiamme.
Ma ad un certo punto mi squillò il cellulare. 
«Non rispondere» 
«Non lo farò» affermai.
Solo che il cellulare continuava a squillare e allora lo presi solo per capire chi fosse.
Numero privato.

Quando mi chiamava qualcuno da questo numero era sempre Jared. Dovevo rispondere.

«Brian perdonami è importante» e si staccò da me, anche se controvoglia.

*Pronto?*
*Lilith, sono Shannon*
*Shannon, è importante? Perché io in questo momento sono un po' occupata*
*So che sei alla festa, ho provato a chiamarti mille volte ma risultavo irraggiungibile, così ho chiamato Cameron per sapere se tu fossi con lui. Sono fuori, dobbiamo parlare*
*Shannon, non mi va di parlare di tuo fratello*
*Lilith, è importante*
Sapevo che era cocciuto tanto quanto Jared, e non avevo altre possibilità se non quella di andare da lui.

«Perdonami Brian, devo uscire un minuto»
Mi guardò seccato e come biasimarlo.
«Si, ho capito chi fosse al cellulare. Sta tranquilla, vai. Anche perché poi creeremo sospetti se manchiamo per troppo tempo. Va' prima tu, io arrivo dopo» e così mi rimisi la camicia e lo baciai istintivamente. Era strano ma non mi importava.

«Shannon» lo chiamai mentre stavo uscendo dalla casa di Hailie.
«Lilith devo dirti un paio di cose» disse.
«Ormai sono pronta a tutto» asserì.
«Devi accettare l'intervista di Danielle» disse serioso.
«Ancora non ho dato risposta ma... No, non ci andrò»
«Lilith, credimi, dovresti»
«Non voglio incontrare tuo fratello, non ce la faccio. Poi mi spieghi cosa faceva davanti casa mia?» gli chiesi nervosamente.
«È da due giorni che cerca di parlarti ma non ce la fa. Senti Lilith, non ti sto chiedendo di rimetterti con Jared perché so bene quello che ti ha fatto ma sappiamo chi è la responsabile di tutte quelle parole di merda che sono state scritte nei vostri confronti»
Non riuscivo a capire.
«Spiegati meglio» gli dissi.
«Ti ricordi le testate di giornale cosa dicevano su voi due? Jared pedofilo e relazione ridicola, eccetera?»
«Si certo, come dimenticarle» affermai. Sono state proprio queste a farci lasciare...
«Abbiamo scoperto che non erano questi i veri titoli dei giornali! Dicevano ben altro!»
Spalancai gli occhi perché non riuscivo a crederci. 
«Cioè? Quali erano?»
«Certo, alcuni erano più duri riguardo voi due, ma molti parlavano di come l'amore non avesse età e del vostro coraggio di esporvi in questa maniera davanti al mondo intero» mi comunicò.

«E chi è stato a cambiarli, allora?» chiesi.
«Mandy».

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Capitolo 45
*** #Capitolo 45 ***


Mandy.
Sapevo che sarebbe tornata, ma speravo non di certo in questa maniera. Avrei preferito un attacco più prevedibile come, che ne so, provarci spudoratamente con Jared... Ma non ciò che aveva fatto.
«Perché dovrei accettare l'intervista?»
«Perché solo in questa maniera potete colpirla. Abbiamo le prove in mano Lilith, tutto quello che devi fare è dire che Mandy è solo una grandissima stronza» rispose Shannon.
«Si, ma quello che viene dopo? Ti ricordo che tuo fratello mi ha chiesto di rimangiarmi tutto. Questo come lo spieghiamo agli altri, eh? Dovrei continuare a mentire dicendo di essere semplicemente una sciocca pubblicità?» chiesi.
Shannon rimase in silenzio, sapeva che non avrei accettato una cosa del genere.
«Senti Shannon, sarò molto sincera con te. Non ce la faccio, non puoi chiedermi una cosa del genere... O almeno, non adesso. Tutto ciò che riguarda Jared per me è una ferita troppo aperta e troppo grande. Non voglio crollare nuovamente guardandolo negli occhi, non voglio starci male per la millesima volta solo perché lui è incapace di mantenere una relazione. Ci ho provato, te lo giuro, ci ho provato più di una volta ma.... Non intendo distruggermi di nuovo per qualcuno. Ho chiuso con lui» E con queste parole non stavo solo mettendo le cose in chiaro con Shannon, ma anche con me stessa. Ovviamente non era vero che io non volessi più Jared nella mia vita, ma era meglio così.
«Lilith lo so quanto ti abbia fatto stare male ma è solo un pomeriggio, al massimo due, per mettervi d'accordo su cosa c'è da dire. So bene quanto sia difficile per te stargli accanto ma l'unico obiettivo è gettare via Mandy dalle nostre vite. Ti prego, pensaci» mi pregò Shannon.
«Ci dormirò su» e così dicendo, Shannon mi salutò e andò via.
Che casino... Dovevo andarci o no? Infondo era solo un pomeriggio... Un pomeriggio con Jared. No, no, non posso andarci! Devo pensare a me, non a J.
Rientrai dentro e vidi Cameron con Sophie mentre ballavano insieme e, dall'altra parte della sala, Brian con Hailie. Chissà come si sentiva sapendo che fino a una dozzina di minuti fa era me che stava baciando.
Decisi di sedermi e prendere il solito punch corretto e rilassarmi. Era una serata piuttosto strana.

«Ehi Lilith, posso sedermi accanto a te?» Era Edward.
«Certo Ed, vieni» gli sorrisi e gli feci un po'di spazio.
«Devo chiederti una cosa, ho un dubbio da troppo tempo e ho bisogno di risolverlo»
«Certo, dimmi pure»
«Abitavi a Nizza in Francia?»
E lui come caspita faceva a saperlo?
«Ehm, si perché?»
«Ma allora sei tu!» lo guardai per chiedergli cosa intendesse «Lilith, sono Edward Lyonne!» 
Cosa? 
«Non posso crederci, sei veramente tu? Ma... Non eri così! Come hai fatto a capire che fossi io?»
«Ne è passato di tempo da quando eravamo all'asilo, eh? Mi era subito venuto in mente e poi ho ritrovato una foto di quel tempo e... Adesso non ho più dubbi!»
Eh già, Edward era quello che ai tempi imbarazzanti dell'età dei quattro anni poteva essere definito il mio "fidanzatino".
«Ricordo che ci rimasi malissimo quando l'anno dopo non sei più venuto. Ho pensato che io ti avessi fatto qualcosa, ma poi mia madre mi spiegò tutto» mi misi a ridere e questo rendeva la serata ancora più strana.
La festa stava per finire ed io me ne andai senza salutare nessuno. Dovevo rispondere alla email di Danielle e ancora non avevo deciso assolutamente nulla. Così mi addormentai, magari un po' di riposo mi avrebbe schiarito le idee.

«Lilith, scendi giù, sveglia!» mia madre che riusciva a rompermi le scatole già dal primo giorno di vacanza.
«Ho un regalo per te!» mi disse sorridente. Io, che ero ancora assonnata, non riuscì a cogliere quell'entusiasmo che aveva. Infine mi porse una busta.
«Dai apri» mi disse.
Erano due biglietti aerei per due settimane.
«Si festeggia in Francia quest'anno!»
No, no e no! Era un regalo pessimo, io li non volevo ritornarci, non avevo amici, non avevo nessuno. Si trattava di ritornare nella mia vecchia vita che ho tanto odiato, aprire ferite ancora non cicatrizzate. E se avessi incontrato Alexandre? Tanto, per quel che ne sapevo, era solo ai domiciliari, no? 
O forse non era solo questo il motivo per il quale non volevo allontanarmi da quella che adesso era la mia città... Forse la speranza in me era ancora viva, ma dovevo reprimerla. 
«E allora? Non dici nulla?» 
«Si, Jane... Grazie mille» dissi distrattamente. Troppi pensieri passavano troppo velocemente nella mia testa «ma non verrò»
«Cosa? Perché? Lilith, non puoi» disse mia madre.
«Se è un regalo posso anche rifiutarlo, non posso andarmene proprio adesso» la guardai negli occhi, sperando che avesse capito.
«Signorina Dobois, non esiste assolutamente. Tu verrai con me a Nizza, punto» iniziò ad alzare la voce.
«Ma Jane...»
«Senza "ma". Tu verrai, non si discute».
«Fanculo» dissi a bassa voce e risalì in camera. 
Lei non avrebbe capito, lei non voleva capire. Io ho sempre saputo che la relazione tra me e Jared non le era mai piaciuta.
Risposi alla email di Danielle e non sapevo se avessi fatto la scelta giusta.
Mi preparai e misi su i soliti guanti e il giubbotto da moto, non salutai nemmeno mia madre e saltai sulla moto. Sapevo bene dove stavo andando, e il tempo nemmeno mi aiutava perché scese giù il diluvio.
Non mi importava, dovevo arrivare alla mia metà.
Bussai a quel cancello, che si aprì e vidi subito qualcuno uscire fuori.
Posteggiata la moto, scesi e andai verso lui.

«Non mi importa di quello che vorrai dirmi, non dire una parola» dissi «Non ho mai saputo descrivere il nostro rapporto, non si può nemmeno raccontare e adesso nemmeno parlarne. Tu per me eri una persona diversa, eri tutto quello che qualcuno potesse sognare e adesso sono qui a urlare a questo cielo grigio quanto i sogni facciano schifo. E per quanto io possa amarti, amo anche me stessa e odio distruggermi. Quindi se devi dire qualcosa, dimmi solo che mi ami ma comprendi ciò che ti sto dicendo. Tempo fa mi hai detto che eri sparito perché era meglio per noi due e solo adesso ho capito perché e ti sto dando ragione. Tutta questa situazione è assurda, e deve finire prima che sia troppo tardi. Mentirò per un'ultima volta, ma adesso dobbiamo solo fare una cosa: distruggiamo Mandy, Jared»

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Capitolo 46
*** #Capitolo 46 ***


Bagnata fradicia entrai a casa di Jared, il quale mi permise di asciugare i miei vestiti. Mi diede una delle sue felpe giganti, lui era alto il doppio di me. Non prese il nostro discorso, cercava di avere più che altro un rapporto amichevole. Nel corridoio incontrai Shannon.
«Sapevo avresti fatto la scelta giusta»
«Non cantare troppo presto vittoria, Shann» gli dissi.
Lui mi sorrise.

«Devo ammettere che vestita così mi fai un certo effetto» disse J maliziosamente.
«Finiscila J, parliamo di cose serie. Come iniziamo a parlare di Mandy?»
Rimase deluso dalla mia deviazione del discorso, qualche giorno prima ci avrei scherzato su, ma adesso... Adesso era diverso.
«Il padre di Mandy è il redattore del Los Angeles Times e guarda caso è in contatto con i maggiori esponenti del New York Times. L'altro giorno Mandy era qui con Thom e aveva dimenticato il cellulare qui, in soggiorno. Le era arrivato un messaggio da una certa Cheryl, che le faceva i complimenti per il lavoro compiuto. So che non avrei dovuto farlo, ma sai bene che la curiosità è il mio punto debole e così aprì la conversazione. C'erano le foto della vera testata dei giornali e poi quelle modificate da lei. Mi sono inviato le immagini e adesso abbiamo le prove» mi raccontò.

«Perfetto, anche se potresti essere accusato di violazione alla privacy. E di noi? Cosa raccontiamo?»
Se avesse detto di ritornare alla situazione iniziale, giuro, gli avrei dato un'altra possibilità. Mentirei a me stessa se dicessi che non ci ho sperato. Ti prego, di che non vuoi continuare questa ridicola finzione...

«Beh, io pensavo di...»
«Di?»
Il cuore iniziava a palpitare più forte, i miei occhi scrutavano i suoi, tutti i nervi del mio corpo erano in tensione.

«Di continuare con... Beh, sai, la trovata pubblicitaria... Tra l'altro adesso non avrebbe nemmeno senso, dato che ci siamo lasciati. Anzi, mi hai lasciato» disse, guardandomi dritta negli occhi.
«E ho fatto anche bene» risposi, serrando la mascella. Che stupida che ero, pensare che lui potesse cambiare. Era ovvio che avrebbe preferito la strada della finzione, era tutta una facciata per salvarsi in extremis.

A quella mia affermazione, Jared mi guardò malissimo.
«Quindi per te questa situazione è giusta?» mi chiese.
«Parli di noi due, J?»
«E di chi, altrimenti?» disse infastidito.
«Si, questa situazione è giusta. Voglio solo che questa situazione passi al più presto e poi ognuno per la sua strada» dissi non guardandolo negli occhi.
Lui si alzò e si avvicinò a me.
«Perché scappi via da me?» chiese quasi sussurando.
Rimasi seduta, non mi alzai e mi voltai dalla parte opposta.
«Cosa fai quando vedi un uragano in lontananza?»
Lui mi guardò e capì che era lui l'uragano del quale stavo parlando.
«Dammi un'altra possibilità Lilith»
«Fottiti Jared» gli risposi monotona.

«Vaffanculo» sbuffò, lanciando via dal tavolo quei fogli e quelle penne che ci stavano sopra. Questa sua parte irascibile non l'avevo vista mai. 
Non risposi e rimasi in silenzio.

«Come cazzo ho fatto ad innamorarmi di te? Una ragazzina troppo orgogliosa non disposta a fare nemmeno un favore per me! Sei solo una stronza» sbraitò contro. Era vero che i suoi occhi erano di ghiaccio, ma in quel momento spuntavano fuoco. Il mio sangue ribolliva nelle mie vene, non avrei lasciato correre.

«Se il tuo favore si chiama "sacrificare la nostra storia", no, non ci sto! E poi io sarei la stronza? O forse sei tu troppo codardo per dire al mondo come stanno le cose? Certo, finché le cose vanno tutto bene Jared è tranquillo, ma appena sbuca fuori una parola a suo svantaggio ribalta il mondo per acquistare di nuovo punti!» lui mi guardò freddo, arrabbiato e probabilmente anche deluso ma adesso basta. Non sono mai stata quel tipo di persona che si faceva mettere i piedi in testa.

«Io sarò anche una stronza, ma tu sei solo un fottuto egoista»

E così dicendo, uscì dal soggiorno e andai fuori, anche se faceva troppo freddo. Vidi Tomo entrare in macchina con Vicki, probabilmente adesso avevano prove.

«Ehilà Lilith! Abbiamo interrotto qualcosa?» chiese Tomo, il quale pensò male vedendomi indossare solo la felpa di Jared.
«No, anzi stavo proprio per andarmene» dissi duramente.
Vicki colse la mia rabbia, e mentre Tomo stava per entrare in casa, lei si avvicinò a me.

«Lilith, tutto bene?»
«Non proprio, Vicki. Non so se ti è arrivata la notizia, ma io e Jared non stiamo più insieme e inoltre abbiamo appena discusso»
«Scommetto che è per l'intervista... Jared sa essere troppo impulsivo a volte ma devi lasciar correre Lilith, stare con lui è come stare sulle montagne russe e devi chiederti se sei disposta a salire su questa giostra. So che può essere stancante ma pensaci»
«Vicki lo so che tu vuoi molto bene a Jared ma lui si prende letteralmente gioco dei miei sentimenti e non si preoccupa nemmeno. Mi ha accusato di essere una stronza, il che nella maggior parte dei casi è vero, ma non in questo. Mi sta completamente distruggendo ed io non posso stare più con una persona del genere» le dissi sinceramente.
«Se tu pensi che sia la cosa giusta da fare allora va bene» e mi rivolse uno sguardo amichevole. 
Entrammo nuovamente in casa e vedemmo i tre che confabulavano qualcosa e, più che altro, cercavano di calmare Jared.

«Shannon, se non ti dispiace vorrei riprendermi i vestiti» 
Jared si girò e so quanto gli diede fastidio il fatto che lo chiesi a suo fratello e non a lui. 
«Ehm, si certo. Seguimi» lo seguì in silenzio, con le mani dentro le tasche di quella felpa gigante che portava l'odore di J. Quell'odore che mi riportava alla notte in casa mia e al tocco della mia mano sulla sua pelle marmorea.

«Niente da fare con mio fratello, eh?» chiese Shannon sconsolato.
«Credo che le sue parole mi siano bastate» risposi freddamente.
«Hai intenzione di fare ancora l'intervista?»
«Non lo so, devo pensarci su. Sono sicura che litigheremmo anche davanti alle telecamere» risposi.
E poi mi venne in mente una cosa. Il regalo di mia madre. Forse non era così sbagliato partire, ritornare in Francia e staccarmi da questo casino per un po'. Andai in bagno con i vestiti che mi aveva dato Shann, e mi rivestì.
Ritornai dagli altri e dato che aveva smesso di piovere potevo riprendere la moto è andare a casa.

«Ragazzi, io adesso vado. Ci vediamo il prima possibile» sorrisi e tutti mi salutarono in coro, tranne Shannon che mi diede un abbraccio. 
Uscì fuori e mi indirizzai verso la moto.

«Lilith»
La sua voce mi spezzò il cuore.
Feci finta di non ascoltarlo, e continuai ad andare avanti.

«Dai Lilith, fermati» 
«Cosa vuoi ancora, Jared?» gli domandai, senza mai voltarmi verso lui.
«Parlarti» rispose secco.
Non risposi e continuai con le mie faccende, stavo asciugando quelle parti della moto ancora bagnate.

«Hai ragione. Sono un egoista e non posso farci nulla. Sono sempre stato così perché voglio che la mia vita vada bene. Sono stato un idiota a dirti quelle cose, a smentire tutto quanto. Ma io ti amo Lilith, e ti cercherei pure dall'altra parte del mondo pur di proteggerti.
Non mandarmi via dalla tua vita, sai benissimo che se non stiamo insieme stiamo peggio. We were the Kings and Queens of promise... »

Non poteva farlo, non poteva proprio canticchiare quella frase. È come se in un istante mi fossero passati in mente tutti i nostri momenti.
Lo amavo da morire, ma mi piangeva il cuore per tutta la rabbia che sentivo dentro.

«Troppo tardi, Jared».

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Capitolo 47
*** #Capitolo 47 ***


Potrei mentire a me stessa dicendo di non averci pensato. Di non aver pensato che magari un'altra possibilità l'avrebbe meritata. Che se volevamo, potevamo ritornare probabilmente anche più forti. Ma mentirei ugualmente dicendo che tutti questi pensieri mi facevano stare bene.
Tutto ciò mi uccideva, i suoi occhi, la sua rabbia... Lui.
E non poteva continuare così.

«Janette, sei in casa?»
«Si tesoro, sono in cucina» rispose.
«Senti, ho pensato tanto al tuo regalo e alla fine ho accettato. So anche che non avevo possibilità di rifiutare ma sai come sono fatta e probabilmente non mi avresti ritrovata accanto a te nel viaggio» ammisi.
Si perché se qualcosa a me non andava bene, non l'avrei fatta e non ci vuole molto per escogitare un piano di fuga.

«Lo immaginavo... E come mai questo cambio di programma?»
«Nulla, semplicemente ho un po'di nostalgia» mentii.
Non avevo e non avrei mai potuto avere nostalgia di quel posto. 
Janette mi conosceva troppo bene, sapeva che nascondevo qualcosa.

Mi guardò con fare sospetto, ma fortunatamente lasciò passare. Preparai la valigia e ci misi tutto il possibile, ma anche ciò che a me era di vitale importanza: il mio quaderno e quello che mi aveva regalato J, quello nero.

Inviai un paio di messaggi sia a Sophie che Cam per comunicargli che sarei partita e non sarei stata presente nelle prossime settimane e poi andai a dormire.

Suona la sveglia alle sei del mattino, secondo giorno di vacanza, secondo giorno in cui il mio sonno viene interrotto bruscamente.

«Lilith, sbrigati dobbiamo andare!» e non avevo altra scelta, avrei dovuto alzarmi e partire, non potevamo perdere l'aereo.
Ma appena fui pronta una sorpresa spiacevole si presentò davanti ai miei occhi.

«E tu cosa ci fai qui?» chiesi incazzata.
«Perché, non lo sai? Partiamo insieme!» non poteva essere vero. Ti prego, mia madre non poteva essere così stupida.

«Jane!» chiamai. A dire il vero, lo urlai. Pretendevo delle spiegazioni, e subito.
Mia madre si presentò davanti a me già con fare preoccupato.
«Quando avevi intenzione di dirmelo?»
«Se te lo avessi detto, non avresti accettato e...»
«E scoprirlo in questa maniera magari era meglio?»
«Sia io che Augustus volevamo passare le vacanze insieme e così abbiamo pensato di unire le famiglie»
«Pessima idea» risposi.

Incazzata andai verso la mia macchina e infilai la mia valigia nel bagagliaio.
Non capivo perché Janette dovesse fare in questa maniera. Già era troppo sopportare due settimane in Francia, figurarsi con James e l'allegra famigliola Brown!

Ma tutto pur di sfuggire allo sguardo di Jared.

Per tutto il viaggio rimasi in silenzio, accanto al fratello più grande di James.
«Allora musicista, davvero non puoi così tanto vedere la nostra famiglia?» mi chiese Ryan.
«Si. Non mi state simpatici e di certo la situazione con tuo fratello, tua sorella e i nostri genitori che stanno insieme non aiutano» risposi secca.
«Non tutti i Brown sono uguali» mi disse sorridente.
«Senti, non mi interessa. Queste due settimane saranno le due settimane più lunghe della mia vita e non ho intenzione di giocare alla famiglia felice, perché non lo è. Ti prego solo di lasciarmi in pace» gli comunicai.
Non mi importava nulla di loro, mi davano solo fastidio.
Nella mia testa c'erano solo presenti le parole delle canzoni di Jared e i suoi occhi che mi guardavano freddamente.
Non so bene con quale forza riuscì ad essere così sicura di me e non crollare, ma questa era la dimostrazione che amavo molto più me stessa.

Dodici ore di volo.
Dodici ore in cui la mia sopportazione arrivò al limite. Ryan non faceva altro che pormi domande ed io rispondevo monosillaba. 
Non solo erano due settimane lontano da J, ma anche due vicine a James e la cosa non mi andava esattamente a genio.

Finalmente arrivata a Nizza, andammo in quella che un tempo era la mia casa.
Quanti ricordi... Mi vennero le lacrime agli occhi a ricordare la mia bellissima vita prima dell'inferno.

«Su, coraggio» mi disse Janette, mettendomi una mano dietro le spalle.
Sapeva quello che stavo passando in quel momento e non ce la facevo proprio a rimanere tutta d'un pezzo.
Di tutta quella storia, solo io e mia madre ne eravamo a conoscenza. Nemmeno James, nonostante sia stato il mio ragazzo, non ho mai avuto modo di dirglielo.
Se solo ci fosse Jared...

Entrai in camera mia, ancora tappezzata di foto con i miei vecchi amici, Camille, Julien... Il primo istinto di quello di buttarle e bruciarle.

«Posso?»
«No»
«Dai, fammi entrare» 
«James sei l'ultima persona che vorrei vedere in questo momento, per favore lasciami in pace»
«Non sei felice Lilith. Vorrei sapere solo come posso aiutarti...»
«Magari andandotene da qui, James»
Girò gli occhi, sapeva che quando stavo così non c'era nulla da fare e, finalmente, mi lasciò in pace.

Il giorno dopo mi alzai ed era troppo strano passare il Natale li. Io non avevo comprato nessun regalo, nemmeno a Lilith, perché io odiavo il Natale.

«Auguri Lilith!» disse entusiasta mia madre, la guardai malissimo. Tutto tra me e lei si stava rovinando e lo odiavo.
Capendo che non avrei ricambiato gli auguri mi guardò con rassegnazione.
«Ah giusto» e scrollò la testa.
Vidi i Brown mettersi attorno all'albero, come se non aspettassero altro.
Kate ricevette un bracciale, Ryan una macchina fotografica e James uno stage a Siviglia di restauro. 
La cosa strana era che mia madre non ricevette nulla da Augustus e ci rimase male, glielo leggevo negli occhi.

«Tieni Lilith, questo è per te» e James mi porse un grande scatolo coperto con della carta regalo.
«É da parte di tutti noi» aggiunse Janette.
Ero sorpresa, non mi aspettavo di ricevere un regalo.

Lo aprì e non potevo crederci, questa "vacanza" aveva portato qualcosa di positivo. Era un basso acustico colore legno sfumato e non avevo idea di come sapessero che volevo proprio un basso.

«Io... Veramente, grazie. Non dovevate» dissi, e sorrisi per la prima volta da quando eravamo in Francia.
«Siamo felici che ti piaccia» disse Ryan.

Corsi in camera mia pronta ad esplorare quel nuovo strumento ma uno squillo interruppe la mia quiete.

*Pronto?*
*Dove sei?*
*Buongiorno anche te* dissi sarcasticamente.
*Lilith veramente, dove sei?*
*A Nizza*
*Cosa cazzo ci fai a Nizza?*
*È Natale e sono andata via con mia madre*
*E adesso come faccio per l'intervista?* Si stava alterando.
*Non lo so Jared, sbrigatela un po' da solo. Ormai gli affari tuoi non mi riguardano più*
Ci furono due minuti di silenzio.
*Ehi Lilith* la sua voce rauca era di nuovo presente dall'altra parte del telefono.
*Si?*
*Ti amo*

La chiamata si concluse così. Il mio cuore balzò immediatamente a quelle parole e istintivamente i miei occhi si fecero più lucidi. Mi ricordai che l'intervista era intorno alle sei del pomeriggio e avrei dovuto guardarla, solo per sapere come si sarebbero messe le cose.
Iniziai a suonare le note del basso e senza accorgermene stavo suonando End of all days.

"The maniac messiah,
Destruction is his game.
A beautiful liar,
Love for him is pain".

Solo adesso mi accorsi quanto di Jared ci fosse nelle sue canzoni...

Dopo aver finito il pranzo imbarazzante con Kate che non faceva altro che stuzzicare tutti quanti in maniera da suscitare discussioni, finalmente decisero di andare fuori ma io non volli seguirli. Non volevo ripercorre quelle strade che per me significarono l'umiliazione della mia persona.
Così mi misi sul divano e ripercorsi un po' i miei momenti della mia vita passata, e sorridevo come un'idiota.
Perdendomi nei ricordi mi ricordai che il tempo scorreva e che a breve ci sarebbe stata l'intervista. Accesi la tv e stetti qualcosa come dieci minuti buoni a capire come riuscire a guardare i canali dell'altro continente.

"Diamo il benvenuto a Jared Leto!"
Eccolo lì, l'uomo con l'animo più dannato della terra. Era vestito in maniera orribile, ma sorvoliamo sull'aspetto estetico... Non spicca per avere un buon gusto nel vestire.

"Ciao Danielle, è un onore essere di nuovo qui" disse sorridente.
"Allora Jared, sappiamo che oggi saresti dovuto venire con la tua amica Lilith ma lei non ha accettato" diretta la nostra Danielle.
"Si e... In effetti, adesso vorrei raccontare un paio di cose che sono successe in questo periodo e dirvi tutta la verità" Danielle lo guardò un po' scossa, ma io sapevo a cosa si riferiva ovviamente.
"Qualche settimana fa vi presentai Lilith Dobois come la mia ragazza. La cosa fece scalpore perché lei è molto più giovane di me, e sapevamo che l'indomani tutti avrebbero parlato di noi. Quello che non sapevamo è come e cosa gli altri avrebbero scritto e diciamo che le cose non andarono proprio bene. C'era chi mi prendeva per pedofilo, alcuni scrissero di Lilith che lo faceva solo per la mia fama, chi avesse ipotizzato che l'avessi costretta. Cose che sfiguravano solamente la nostra immagine. Così il giorno dopo smentì tutto dicendo che lei era solo una mano in più per il mio album, un po' come era successo per Mandy. Il problema è che scoprì solo qualche giorno dopo che il casino che era scoppiato sui giornali era proprio colpa di Mandy, poiché voleva farmela pagare per averla lasciata. Come ben sapete, suo padre gestisce il LA Times, ed è in contatto con i maggiori esponenti del New York Times e Mandy fece cambiare tutti i titoli dei giornali che parlavano relativamente bene di questo 'scandalo'. Qui ho le prove".

E sullo schermo vennero pubblicate le foto che J si inviò dal cellulare di Mandy quel giorno. Danielle e anche il pubblico erano visibilmente sconvolti. E in quello scalpore, Jared volle rompere il ghiaccio.

"Ora le cose stanno così. Io e Lilith stavamo davvero insieme, lei non è mai stata una mia trovata pubblicitaria. Ho avuto solo paura perché sono un codardo e lei fu disposta a mentire pur di farmi stare bene. Il problema è che ovviamente lei se n'è andata perché le ho chiesto una cosa che a nessuno andrebbe chiesta e adesso ne piango le conseguenze".

Aspetta, cosa?

"Lilith, se stai guardando, ti chiedo scusa per il dolore che ti ho provocato. Non era mia intenzione farti del male, ma non sono bravo in queste cose e lo sai. 
Non sono nemmeno qualcuno che fa queste robe da idioti ma se serve per riaverti allora sono disposto anche a dirlo. 
Ti amo Lilith, torna da me".

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Capitolo 48
*** #Capitolo 48 ***


Ero lì, davanti al televisore, in preda al panico. 
Lo aveva detto, aveva dichiarato al mondo intero di amarmi, ma allora perché stavo così?
In me correvano mille emozioni differenti, ero felice per ciò che aveva appena fatto ma dall'altro lato ero inerme.
Possibile che la ferita sia stata così grande?
O semplicemente mi stavo complicando la vita e dovevo solo essere contenta per ciò che era successo.

Ero solo così confusa... Jared è un grande incantatore e lui ha già usato questo gioco con me. 
Spensi la tv, avevo bisogno di silenzio.
Non volevo pensare e ricorsi ad un bicchiere di vino finché non mi squillò il cellulare.
Pensavo fosse una chiamata ma solo dopo iniziai a comprendere che erano le mille notifiche dei social network. Ogni volta che J apriva parola qualcosa su internet si smuoveva.

Verso ora di cena rientrarono tutti quanti portando delle pizze.

«Lilith, passato un bel pomeriggio?» chiese James.

«S-si,si...» dissi distrattamente. Come facevo a non pensare alle parole di Jared?
«Ti va se parliamo un po'?» mi chiese mia madre.
Non potevo rifiutare.
Andammo in camera sua, e mi fece sedere accanto a lei sul letto.

«Lilith, che succede?» mi chiese compassionevole.
«Nulla Jane, tranquilla» le risposi, cercando di essere credibile.
«Lil, sono tua madre, so quando nascondi qualcosa. Vorrei solo che tra noi due non ci siano segreti. Per favore, non voglio cadere di nuovo in errore»
Si riferiva a quell'anno. Lei mi aveva dato troppa fiducia, pensava che le cose stessero bene prima di comprendere che sua figlia stava tentando il suicidio. Adesso non dava più nulla per scontato, qualsiasi mia espressione facciale per lei era un interrogativo.
«Jane, si tratta solo di Jared, tranquilla...» le dissi per rassicurarla.
«Cioè?»
«Come ben sai, non stavamo più insieme. So benissimo che hai seguito tutte le nostre interviste e come lui non ti stia particolarmente a genio e avevo davvero messo un punto. Solo che adesso è tornato, e lo ha fatto davanti al mondo intero ed io non so cosa fare» ammisi, guardando il pavimento.
«Davanti al mondo intero? Vuoi dirmi che...?»
«Che lo ha dichiarato in una intervista dicendo che era un idiota»
Mia madre mi guardò sorpresa, sapevo bene che non si aspettava una cosa del genere da parte sua, e sinceramente nemmeno io.
«Lilith, voglio solo darti un consiglio da mamma a figlia. Ho avuto tanti rimpianti nella mia vita, ma di una cosa sono sempre stata sicura. Stai con la persona che ti fa sentire viva, anche se ti provoca dolore. Anzi, se senti questo questo dolore vuol dire che sei ancora viva! Le persone sbagliano Lilith, ma se ammettono le loro colpe allora, a volte, può valerne la pena».

Mia madre e le sue parole che mi colpivano, come sempre, l'anima. Era come se lei fosse sempre presente nei momenti in cui dovessi prendere una decisione. Sono una persona che non accetta mai il dolote, e le pene d'amore non erano fatte per me. Ma non potevo nascondere e sopprimere i miei sentimenti nei confronti di Jared... Quando lui non c'era, io sentivo un masso sopra il cuore, le giornate erano sempre le stesse e l'unica cosa che rimaneva erano i nostri ricordi. Lo amavo e non potevo celarlo dietro la mia inutile maschera. Abbracciai istintivamente mia madre è lei ricambiò immediatamente. Questi momenti erano rari tra noi, io non esprimevo mai i miei sentimenti e lei non mi forzava più di tanto. Sapeva bene che ciò che sentivo lo esprimevo attraverso piccole cose.

Ritornai in camera mia e vidi che avevo mille chiamate perse sia da Cam che da Sophie. 
Solo quando lessi i messaggi capì che volevano parlarmi di quello che aveva detto J.

«Posso entrare?» 
«James, ne abbiamo già parlato, no» dissi infastidita.
«Infatti non sono James, sono Ryan»
Eh? E adesso cosa voleva l'altro fratello Brown?

«Beh, entra» e la porta si aprì lentamente. Era più alto di James, e come avevo già ribadito, questa famiglia ha sfornato modelli.
«Sai, ho sentito... Di te, di Jared» disse sorridendo.
«Davvero?» dissi ironicamente. Con loro non avevo mai preso il discorso.
«È già tutto online... Così Jared Leto, eh? Non ti sembra un po' troppo grande?» disse scherzando. Non so bene perché ma risi anche io, non assomigliava per niente a suo fratello. 
«Non credo l'amore abbia età, o almeno non in questo caso» gli risposi.
«Ti manca?» 
Mi mancava? Oh, non lo so. Mi mancavano le sue labbra e i suoi modi di fare ma... Non mi mancava il dolore che mi provocava.
«Non so risponderti Ryan. A volte credo di sì mentre altre volte...»
«Altre volte ci gioca un po' su il dolore» completò.
«E tu piuttosto? L'amore è arrivato?»
«Era arrivato, poi qualcosa andò storto. Lei era incredibile ma non puoi comandare i sentimenti e così la lasciai» rispose sinceramente.
«Oh.. mi dispiace» dissi.
«Ma no, figurati. Sto bene così, vado riscoprendo me stesso. E James? Cosa ti ha fatto esattamente? È per lui che ci odi, no?»
«A dir la verità, anche per il fare da stronzetta di tua sorella. Comunque nulla, mi ha solo usata per arrivare a Sophie, non so se ti ha mai parlato di lei»
«Oddio, veramente? Sophie è qui? E mio fratello ha fatto davvero una cosa così meschina?»
Ryan era incredulo. Non si aspettava suo fratello facesse una cosa del genere.
«A quanto pare... Ti bastano come motivazioni?» gli chiesi.
«Si, direi proprio di si» disse sorridente «Comunque ti ripeto che non tutti i Brown sono uguali. Sono nella sta za di fronte se hai bisogno, buonanotte Lil» e mi congedò dandomi una carezza sulla testa.

Quel suo gesto mi fece rimanere un po' spiazzata, ma mi fece piacere e andai a letto.

Le giornate seguenti passarono normalmente, stavo spesso in compagnia di Ryan mentre James confabulava qualcosa con Kate.
Ho rivalutato il rapporto di mia madre con Augustus, lui era un tipo apposto.
Stavamo percorrendo il Vecchio Castello di Nizza, quando mi squillò il cellulare.

*Lilith! Sono Cameron!*
*Ehi Cam, come va?*
*Benissimo, tu come stai?*
*Bene, bene... Ancora un po' stranita e scombussolata*
Gli risposi riferendomi a Jared.
*Senti ma domani tu non ci sarai?*
Già, domani era il trentuno dicembre ed io ero bloccata in Francia con la famiglia che più odiavo d'America.
*Ritornerò il tre Cam, purtroppo...*
*Ma dai, davvero? Il nostro primo capodanno insieme e non ci sei?*
*Pensami al countdown* gli risposi a mio modo.
*Sarai il primo pensiero! Mi dispiace davvero Lil, divertiti con i Brown* e si mise a ridere, era ovviamente una frase sarcastica.
*Fanculo Cam, ci sentiamo presto*
Sentì una risata fragorosa dall'altra parte del telefono.
*A presto Lil*

Mi mancava. Volevo ritornare da lui, da Sophie, dai miei amici... Anche da Brian che, nonostante tutto, cercava di farsi sentire. Questa situazione non mi dispiaceva ma era anche invivibile.

Finalmente era sera e avrei voluto chiedere una cosa a mia madre.
«Janette!»
«Dimmi tesoro»
«Senti Jane, avevo pensato una cosa... È il primo anno che ho degli amici e loro stanno organizzando una festa... Vorrei poter ritornare in California, se è possibile» chiesi umilmente.
Mia madre si prese un minuto prima di rispondermi.
«Amore mio, so quanto non ti piaccia stare qui ma... Non puoi. Mancano tre giorni, fai uno sforzo. Ti prometto che alla fine non sarà così male» mi disse, cercando di avere il tono più amichevole possibile. 
«Ma Jane...»
«Lilith, mi dispiace ma non si discute»
Ecco, scontato. Niente da fare, come sempre. 
La mia camera ormai era diventato il mio rifugio, e ancora lì c'era qualche schizzo che feci anni prima. 
Come se fosse stato fatto apposta era il ritratto dei Thirty Seconds To Mars, uno dei miei primi schizzi.
Mi addormentai con la tristezza dentro al cuore, avrei voluto davvero ritornare in California.

Ed eccoci al trentuno dicembre, io a colazione con tutta finta famigliola felice. Che quadro patetico.

«Scusate, mi squilla il telefono» e mia madre si alzò dalla tavola. Era strano che lei ricevesse una chiamata di mattina, tra l'altro dall'altro cellulare, quello personale e non quello per il lavoro.

Continuai la mia colazione, ignorando i discorsi e le chiacchere di circostanza di quella famiglia che mi stava accanto.
Mia madre ritornò al tavolo e subito dopo suonò il campanello. Chi doveva essere alle dieci e mezza del mattino dell'undici dicembre?
«Lilith, puoi aprire per favore tu?» e figurati.

Aprì la porta e non potevo crederci...
«Sorpresa!» c'erano Cam, Lilith, Edward, Brian e Lauren dietro la porta.
Erano venuti qui in Francia solo per me.
«Oddio, ma che ci fate qui?» dissi felicissima.
«Shh!» e Sophie mi bloccò in un abbraccio pieno di gioia.
Salutai tutti gli altri facendoli accomodare in casa.
Guardai mia madre, era lei la complice. Eppure mi mancava ancora qualcosa... E sapevo cos'era, o meglio chi era.
Chiusi la porta e mi dedico ai miei amici ma immediatamente suonò di nuovo il campanello.

«Buongiorno piccola Lil»
«Ciao Jared».

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Capitolo 49
*** #Capitolo 49 ***


Era strano averlo davanti. Era strano parlargli, guardarlo negli occhi.
E se il buongiorno si vede dal mattino...

C'è stato un minuto di silenzio prima che qualcuno aprisse bocca.
«Ehm, entra» dissi, ancora rimasta sul fatto. 
Jared era qui, e per quanto lo potessi respingere, era una mia speranza ancora troppo viva.

«Oddio, ma allora è vero» ah, Kate la stronzetta parlava ancora?
«Vero cosa, scusa?» chiese James.
«Che ci fate qui?» chiesi ai miei amici.
«Se Maometto non va dalla montagna...» iniziò Cam «È la montagna ad andare da Maometto» concluse Soph, sorridente.
Avevo degli amici fantastici. Mi sconvolgeva la presenza di Brian senza Hailie e, come se non bastasse, avevo James, Jared e Brian nella stessa stanza.
«Giuro che sono senza parole» affermai contentissima. 
«Dai, mi preparo e vi faccio vedere un po' quella che era casa mia» e mi cambiai di corsa.
Ritornai giù, e vidi J che parlava con mia madre e Kate che socializzava con Lauren. 
C'era una strana situazione tra James, Cam e Sophie.
Beh, ovvio... Troppi triangoli amorosi in pochi metri di stanza.
«Allora, che ne dite di passare per la Promenade e poi andare su al vecchio Castello?» chiesi.
«Volentieri!» rispose Sophie.
Il mio sguardo si spostò su quello di Jared, il quale stava in piedi appoggiato alla parete bianca, dietro Brian.
Salutai mia madre, e come se fosse d'obbligo, mi portai dietro anche i fratelli Brown.

«Sei felice?»
«Ma scherzi, Cam? Sono felicissima!»
«E di quel dettaglio laggiù che mi dici?» chiese Brian. Già, lui che mi chiedeva di Jared mentre lo indicava infondo alla piccola folla che eravamo.
«Oh, lui non è assolutamente un dettaglio» risposi.

Sophie mi prese per mano.
«Ci andrai a parlare?» 
«Non lo so, credo di si» risposi.
«Ecco, perché non hai scelta. Sta proprio venendo qui da noi» Sophie era entusiasta dal fatto che ci fosse anche J con noi.
E sinceramente, anche io...

«Che ne dici se parliamo un po'?» 
La voce di Jared mi trapassava le ossa. Sapevo che prima o poi questo momento doveva arrivare, ma non so fino a che punto ero disposta ad affrontarlo.
«Certo J» risposi esitante.

Ci distaccammo di qualche passo dal gruppo rallentando il passo.
«Volevo solo sapere se...» 
«Se ho visto l'intervista?» 
«Beh, si» rispose.
«Si, certo che l'ho vista...» 
Sapevo che voleva che dicessi cosa stavo pensando di tutta quella situazione.
Però poi mi accorsi di una cosa, lui non si stava nascondendo dagli altri. Intendo dire, il suo abbigliamento non era fatto in modo tale da essere irriconoscibile, ma era lui, esposto davanti a tutti.
«Scusa Jared ma... Come mai non sei incappucciato o qualcosa del genere?» 
«Sapevo te ne saresti accorta. Ho smesso di nascondermi, o almeno... Con te accanto non mi nasconderò più» disse.
Teneva le mani in tasca, nei suoi jeans ed io ero divisa tra due "me". 
Da un lato c'erano i ricordi di una Lilith spezzata dalle parole dure di Jared, dal suo essere freddo e incapace di trattare i sentimenti di una persona ma dall'altra parte c'era un Jared pieno di parole dolci e di azioni che mi avevano fatto rimanere a bocca aperta.
«Grazie» riuscì a dire timidamente.
«E tu? Non hai intenzione di dirmi nulla?» mi chiese.
Certo, non avevo detto praticamente una parola sul fatto.
«J, credo di aver così tante parole da dire che non riesco a decidere quale fare uscire prima. Non posso che essere felice del fatto che tu abbia deciso di dire al mondo come stanno davvero le cose... Di aver dichiarato il tuo amore per me. Non pensavo fossi in grado di farlo e, giuro, ci ho sperato fino all'ultimo . Avevo bisogno di te, volevo te in ogni momento e ho fatto di tutto per reprimere i miei sentimenti. E se vuoi saperla tutta ho davvero paura, paura che tu possa ferirmi di nuovo, io non so realmente come sei. Hai un'anima cosi di ghiaccio che non ho idea di come trapassarla. Ma io per te sono completamente trasparente e questo mi rende debole ed io odio tutto questo. Mi hai fatto male troppe volte J, chi mi assicura che non lo farai di nuovo?» 
Il suo sguardo era concentrato su ogni singola parola.
«Nessuno, nemmeno io. Con me sei dentro l'uragano , sta a te decidere se ne vale la pena». 
Ne vale la pena? 
Il tocco della sua mano mi fece fermare il cuore per un millisecondo. Come posso mandarlo via se continua a provocarmi certe emozioni?
Gli sorrisi e quando lo feci, il viso di Jared si rilassò.

«Ragazzi, spuntino da Starbucks?» 
«Ma tu pensi solo al cibo, Cam?» gli chiesi.
«Quindi è un si?» chiese ridendo.
Mi ricordai che ancora non gli avevo chiesto nulla di come fosse rimasto con Sophie, e cosa ne pensava di tutta questa situazione.
 

Arrivati davanti Starbucks Jared mi bloccò dalla mano. 
«Lilith, lo so che ti ho appena detto che non mi sarei più nascosto ma... E' un luogo chiuso e vorrei solo bere un po' di caffè macchiato in santa pace... Posso "mascherarmi"?»
Era buffo vederlo un po' in difficoltà, non so bene per quale motivo.

«Certo Jared, non preoccuparti» gli dissi ridendo.

Mentre eravamo al tavolo, io e Cam ci siamo seduti accanto e, mentre ordinavamo il nostro solito Mocha Bianco, ne approfittai per chiedergli di Sophie.
«Sei nella tana del lupo, Cam» gli dissi ironicamente.
«Guarda, non dirmi nulla. Ho già avuto modo di scontrarmi col capo branco, James» disse infastidito.
«Oh, davvero? Io non gli ho rivolto parola per tutto il viaggio. E' una salvezza che ci siate voi»
«Non lo so, è come se sapesse che tra me e Sophie ci sia qualcosa. Da quando siamo usciti da casa tua non ha fatto altro che mettersi in mezzo tra me e lei»

«Aspetta, quindi tu e Sophie...»
«Si, ci stiamo provando» mi comunicò felice.
«Cam! Sono contentissima per voi!» lo abbracciai.
«E tu con il signor Leto che intenzioni hai?»
«Non lo ancora...» ammisi «Dai è tardi, torniamo a casa. Dobbiamo preparaci per stasera» comunicai.

Solitamente per il primo dell'anno sulla costa di Nizza facevano una festa con della musica e fuochi d'artificio. Decisi che per quella sera potevamo stare lì.
Vidi Jared scendere le scale di casa mia con un completo interamente rosso, quell'uomo si faceva sempre notare. Era bello da morire e vederlo così mi mancava il fiato.

Aspettavamo solo Kate per andare.
 

«Vedi, alla fine è tornato» 

«Ehi Ryan, si ho visto...»
«Secondo te se non torniamo proprio sani i nostri ci buttano fuori?» chiese scherzando.
«Dovranno farci l'abitudine» risposi ridendo.
E mentre gli altri ballavano sulla spiaggia e si divertivano, io avevo occhi solo per Jared.
Stava parlando con miss antipatia e almeno sembrava divertirsi.
 

«Dove hai lasciato Hailie?» chiesi a Brian.
«Impossibile non notare la sua assenza, eh? Comunque ci siamo lasciati»
«Davvero? Come mai?» ero davvero sorpresa. Loro erano la coppia storica del mio liceo.
«Beh ha semplicemente capito che il mio cuore appartiene ad un'altra ragazza» ammise.
«Cosa? Tu questo non me lo avevi detto» rimproverai «E chi è la sfortunata?» 
«Lilith... Non è difficile capirlo. Per lei ho rischiato di essere scoperto nella casa della mia ex ragazza mentre la baciavo» mi guardò con fare quasi beffardo ma di uno che stava dicendo la verità.
Porca miseria, quella ragazza ero io.
E adesso? Cosa dovevo fare?
E dire che Brian mi era sempre piaciuto... Ma adesso... Adesso c'era un uomo vestito di rosso seduto su una panca mentre si divertiva con i miei amici con una birra in mano.

«Pour tous les amoureux! Cette chanson c'est pour vous» ecco la voce dello speaker che risuonava nelle nostre orecchie.
Ovviamente i miei amici non potevano comprendere, così feci da traduttore.
«Ragazzi ha semplicemente chiamato gli "innamorati" dicendo che la prossima canzone sarebbe stata per loro»
Jared si voltò verso di me.
Mancavano dieci secondi e nelle casse risuonava Never Say Never dei The Fray.
Era strano vedere che tutti in quei dieci secondi andavano dalla persona che amavano o che comunque significava qualcosa per loro... Come se tutto dipendesse dagli ultimi istanti di questo anno.
Cam stava raggiungendo Sophie, che era insieme e Lauren e Brian. I fratelli Brown stavano tutti con la mano sulla spalla, alla fine si volevano bene.

Sette secondi.
Mi avvicinai a Jared. Lui mi sorrise.

 

Cinque secondi.
Tutti i momenti di questo anno mi passarono in mente. Da quando lo vidi per la prima volta al Golfo fino a quando me ne andai fuori da casa sua furiosa.
 

Tre secondi.
Il fatto è solo, lui era la. Era davanti a me ad aspettarmi e a iniziare insieme questo nuovo anno.
Nonostante tutto, la mia infuriata, il mio mandarlo a quel paese più di una volta, tutti gli alti e bassi... Lui è venuto fin qui, per me.

"Don't let me go, 
don't let me go,
don't let me go.
"

Ero davanti a lui.
I miei occhi affondavano nei suoi.
 

Un secondo.
«Ho pensato Jared che, forse, potrebbe valerne la pena» 
E i nostri due sorrisi si incontrarono in quel bacio che oltre ad aprire di nuovo i nostri cuori, apriva l'inizio di un nuovo anno.
Un nuovo anno con Jared.

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Capitolo 50
*** #Capitolo 50 ***


Sembrava di stare in un sogno. Finalmente era accanto a me, nessun problema attorno a noi e solo l'amore che ci avvolgeva. Eravamo tornati in California ed ero più felice che mai. Tornare alla mia vecchia nuova vita, trovare un motivo in più per andare avanti mi rendeva felice.

«Lilith, devi andare a scuola» e purtroppo era vero, ma oggi era un giorno diverso.
Oggi non vedevo l'ora di scendere dal letto.

Mi preparai in meno di dieci minuti, scesi giù e vidi la colazione pronta. La visione di mia madre che mi cucinava i muffin al cioccolato era un ricordo tanto lontano, e invece dopo tanto tempo, era lì pronta a prepararmeli.

«Ti vedo molto felice oggi» esclamò mia madre.
«Lo sono, Jane!» e prendendo un muffin, uscì fuori di casa. 
Anche oggi lasciai la moto a casa, sapevo che al ritorno c'era Jared ad accompagnarmi.

Ormai a scuola avevano fatto l'abitudine al fatto che io fossi la ragazza di J, e dopo qualche falsa accusa e parole di invidia, tutti i pianeti sembravano essere allineati.

«Bonjour Mademoiselle! Come va Lil?»
«Tutto bene Cam. E voi due? Come state?» chiesi ai due piccioncini che mi stavano difronte.
«Diciamo che Soph ha appena conosciuto i miei»
«Si, ed è stato imbarazzante» ammise Sophie.
Li adoravo. Stavano davvero bene insieme quei due ed ero davvero felice per loro.
Mi voltai e vidi Hailie più acida di prima, la rottura con Brian aveva aumentato il grado di stronzaggine e questo mi terrorizzava. Se avesse scoperto tutto ciò che c'è stato tra me e lui penso sarebbe capace di far scoppiare la terza guerra mondiale.

Prima ora, arte, aula C. Niente di meglio di un'ora a guardare documentari sulla vita di Gauguin.
Solito terzo banco sulla destra, certe cose non cambiano. 
Mi voltai e vidi Brian intento a scrivere qualcosa.
Svariati minuti dopo mi arrivò questo bigliettino, come se fossimo bambini alle elementari e i cellulari ancora non erano stati inventati.

*Ci vediamo a inizio terza, aula musica dei sotterranei. Devo parlarti.
-B*

Accartocciai il biglietto e lo misi in tasca.
Da un lato ero cosciente di cosa volesse dirmi, dall'altro no. Parliamo comunque di Brian, la persona più imprevedibile della terra, solo seconda a Jared.

Così a fine seconda ora scesi e mi recai nell'aula di musica e mi sedetti al piano.

«È iniziata proprio qui la nostra prima conversazione, ricordi?»
«Certo che ricordo, Brian. Ma dimmi, cosa vuoi?»
Intanto si avvicinava a me, sempre con quella giacca nera di pelle, i suoi capelli neri che gli cadevano morbidi sulla fronte e quegli occhi dal colore indefinibile.
«Credo di essere arrivato troppo tardi ormai» disse «ma c'è qualcosa in te che mi tormenta. Non mi lascia in pace e tu rimani qui, sempre nella mia testa» disse.
Sapevo che prima o poi qualcosa del genere doveva uscire dalla sua bocca. Da quando ne abbiamo parlato a capodanno, nessuno dei due ha voluto riprendere il discorso.
«Brian, sai adesso qual è la situazione...»
«Lasciami finire Lilith» e fece un altro passo in più, e ormai eravamo troppo vicini, riuscivo a sentire il suo fiato che mi sfiorava la pelle.
«Adesso c'è Jared, è vero. E forse non ci crederai ma sono felice tu possa stare con lui e vivere ciò che tu hai sempre voluto. Non ti dirò di lasciarlo per stare con me, sarai tu a decidere nel tempo. Mi troverai sempre qui Lilith, ad aspettarti, a sostenerti e a consolarti. Quando sarai troppo arrabbiata se vuoi diventerò il tuo sacco da boxe, quando sarai troppo triste e piangerai sarò la tua spalla... E quando vorrai amarmi... Beh, sarò chi vuoi tu. Ti amo Lilith»
E mentre diceva queste parole, con una mano mi spostava una ciocca dietro l'orecchio e poi... Un bacio.
Un bacio che non aspettavo, un bacio che non avrei dovuto ricambiare. Eppure c'è stato.
Non disse più nulla, sorrise e sparì da quella stanza.
In quel momento non riuscì a capire più nulla.
Decisi di saltare la quarta ora, mi misi nel giardino e cercai di non ascoltare i miei assordanti pensieri.
A volte la solitudine è un buon modo per sopravvivere al caos.
A quinta rientrai e, come se tutto questo non bastasse, test a sorpresa di matematica. Ci vuole poco a rovinare una bella giornata, eh! Fortunatamente per me la matematica non era mai stata un grande problema, ma ero comunque stanca e mi venne un forte mal di testa.
La tanto attesa campana di fine lezione era finalmente arrivata e subito vidi la macchina nera di J. 
Corsi in quella direzione e, aperta la portiera, mi tuffai subito nelle sue labbra.

«Ehi piccola, particolarmente euforica oggi?» chiese scherzosamente.
«No, solo felice di vederti» risposi. Avevo bisogno solo di rilassarmi, quel mal di testa non mi lasciava in pace e volevo dimenticarmi delle parole di Brian.
«Stai bene Lilith? Sei un po' pallida»
Gli occhi osservatori di Jared, non può sfuggirgli niente.
«Ho solo un po' di mal di testa, mangiando qualcosa mi passerà, vedrai» risposi fiduciosa.
Arrivati nella sua casa, vidi un sacco di cibo in tavola, ovviamente non cucinato da lui.

«Ciao Lilith!»
«Ehi Shan» ricambiai. 
«Fratello potevi dirmi che portavi anche lei, almeno così mi sarei sistemato un po'!» effettivamente, ora che me ne rendevo conto Shannon era solo con dei pantaloncini grigi e senza maglietta. Non che mi dispiacesse!

«Non vedo l'ora di ascoltare il vostro nuovo album» andavo in fibrillazione ogni volta che pensavo che sarebbero state nuove loro canzoni.
«Anche noi non aspettiamo altro» rispose Shannon entusiasta.
«È per questo motivo che la prima copia andrà a te. Ma non devi aprirla, non fino a quando te lo dico io» disse Jared.
In realtà mi sembrava piuttosto preoccupato, pensieroso. Quello sguardo perso nel nulla, forse era un po' ansioso per il debutto di "America", il loro nuovo album dopo cinque anni di fermo.

Avevano l'intervista da Danielle tra meno di un'ora, quindi ci alzammo dalla tavola, ci sistemammo e partimmo.

Una volta arrivati, anche in ritardo direi, presi Jared per la mano.

«Sta tranquillo, vedrai che apprezzeranno» gli dissi per tranquillizzarlo.
«Non è questo che mi spaventa Lil» disse.
«E cosa?» chiesi. Domanda senza risposta, tipico di J.
«Jared... È bello sapere che nell'album ci sarà la canzone che hai scritto per me» affermai.
«Lil, qualsiasi cosa accada, non dimenticarti mai di questa canzone» e mi baciò forse come non aveva mai fatto.
Sembrava quasi un addio, adesso ero io ad essere preoccupata.

Entrarono tutti in scena, c'era Tomo ma questa volta non c'erano né Vicki né Constance.

Iniziarono con una performance di "Walk on water" e il pubblico non smetteva di applaudire.

«E questi erano i Thirty Seconds To Mars con Walk on Water, il primo singolo tratto dal loro nuovo album, "America"! Allora ragazzi, che piani avete per questo album?»

«Ciao Danielle, intanto ti ringraziamo per la tua gentile ospitalità. Questo album è frutto di un lavoro durato cinque anni, le prospettive sono abbastanza alte» rispose ovviamente Jared, sempre con la sua solita faccia di bronzo.
Sembrava avesse una sola espressione da utilizzare quando doveva parlare in pubblico.

«Tutti e tre abbiamo lavorato molto a questo album, c'è un pezzo di noi in ogni canzone. È come se finalmente fossimo riusciti ad andare avanti» intervenne Shannon.

«Bravi ragazzi. So che avete un annuncio da fare che renderà molto felici i vostri fans di tutto il mondo...!»

«Beh, si. I Thirty Seconds To Mars andranno in tour!» annunciò con euforia Tomo.

Aspetta... In tour? Questo vuol dire che...

«Un tour che credo non toccherà solo l'America, o sbaglio?»

«No, non sbagli affatto Danielle. Andremo in tour per tutta Europa e poi toccheremo la maggior parte delle città americane!» disse Jared.

Ho sentito il mio cuore andare a pezzi in quel preciso momento. Distanti, un'altra volta e, un'altra volta lui non mi aveva detto nulla.

Lacrimai, perché sapevo che quella era un'ennesima fine tra di noi.

«Quando partirà il tour?»
«Cinque giorni. Cinque giorni esatti ci sarà la nostra prima tappa a Berlino!» rispose Shannon.
«Ringraziamo i Thirty Seconds To Mars per essere stati qui! Mi raccomando, i biglietti sono già in vendita per il loro tour! Grazie ancora»

Cinque giorni.

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Capitolo 51
*** #Capitolo 51 ***


Ero fuori da quella fottuta sala delle interviste. 
Non riuscivo a capire più nulla, non pensavo a niente, ero in quella stanza e i secondi passavano e la terra continuava a girare ma io rimanevo ferma.

E poi lo vidi lì, con i piedi piantati sulla soglia della porta, in silenzio.
I suoi occhi inchiodati ai miei, sguardo preoccupato e come suo compagno c'era la sua ansia.
Non so bene per quale motivo ma non sono riuscita ad aprire bocca.
Lo guardavo delusa, straziata. La mia coscienza mi ripeteva sempre la stessa cosa..."Ad ogni passo che facciamo avanti, ce ne aspettano tre indietro". 
Era questa la sfida più difficile da affrontare con Jared. Per stare con lui ci Volevano nervi saldi ed emozioni controllate. Avrei mandato tutto al diavolo, ma non riuscivo nemmeno a fare un passo. Ero bloccata, inerme e vuota.

«Lilith volevo dirtelo» disse.
Continuai a guardarlo, senza dire parole... Solo una lacrima rigava il mio viso.
Si avvicinò.
«Non ho avuto il coraggio. Sono stato un codardo ma... Non ho trovato altra soluzione» e poi guardò a terra.
«Per quanto starai via?» chiesi duramente.
Jared girò lo sguardo, cercava di non rispondere ma sapeva che doveva dirmelo.
«Jared...» lo richiamai.
«Per ora un anno...»
Perfetto. Un anno.
In quel momento tutta la mia integrità mentale scomparve.
Non ce la facevo più a sostenerlo, continuava a nascondermi delle cose che non dovevano essere nascoste. Chissà da quanto sapeva di questo tour... Non ci stai di certo due giorni ad organizzarlo. Perché non riusciva mai a dirmi le cose?

Uscì da quella sala che iniziava ad essere troppo stretta. Lui mi seguì ma in quel momento volevo solo scappare.
«Lilith per favore...»
«Accompagnami a casa Jared»
Ci furono degli attimi di silenzio. Non voleva lasciarmi andare.
«Per favore J» gli dissi con tono spezzato.
Guardando a terra prese le chiavi dell'auto e l'aprì.

Questa volta durante il tragitto non misi nessuna canzone, il mio sguardo ero freddo tanto quanto il mio cuore e adesso non riuscivo più a fare uscire le parole.
Ero stanca e delusa, di nuovo.

Arrivati davanti casa scesi dalla macchina senza dire niente, senza salutarlo, spedita verso la porta di casa mia. 
«Lilith, per favore, aspetta!» disse Jared scendendo immediatamente dalla macchina.
Mi prese per il polso e mi bloccò.

«Jared ci ho provato... Io ci ho provato davvero ad andare sopra ogni cosa, a sopportare tutto il tuo mondo, ad essere giudicata dagli altri, ad essere constantemente sotto i riflettori per te. Io che amo il mio essere anonima, ho cambiato qualsiasi mia abitudine per starti accanto ed in cambio volevo davvero poco... Solo il tuo amore e la tua sincerità.
Ma a quanto pare chiedo troppo per un uomo come te e adesso mi sento solo presa in giro da tutta questa situazione. Devo sempre venire a scoprire le cose solo quando ormai è troppo tardi, devo sempre controllare qualsiasi tipo di istinto perché con te bisogna sempre pesare le parole. Ma il lupo perde il pelo ma non il vizio, no? Tu sarai sempre Jared Leto e penserai sempre e solo ai tuoi interessi e mai ai miei sentimenti. E adesso ho perso davvero l'ultimo briciolo di speranza che mi dava la forza di continuare questa relazione.
Ti amo da morire Jared, ma adesso è troppo. Ti amo, si, ma amo anche me stessa e con il tuo fottutissimo tour alle porte è giusto che questa cosa vada a finire solo in una maniera... Addio Jared»

Per la prima volta nella mia vita vidi Jared in lacrime. Sapeva che mi aveva perso e le lacrime amare scendevano sul mio viso mentre i miei occhi guardavano i suoi.
Probabilmente per l'ultima volta.

Nei giorni successivi non mi alzai dal letto. La mia depressione era tornata e non ero più tranquilla come prima. Non risposi alle chiamate di Cameron e Sophie. Mia madre era ripartita e non le dissi di quello che stava per succedere.
Oggi è il giorno... E non ero pronta. Avevo ancora la prima copia del CD dentro la mia borsa, ma non lo aprì.
Forse era anche un po' da stupidi ma mi aveva detto che avrei dovuto aprirlo solo quando me lo avrebbe detto lui.

Io non riuscivo a gestire più ciò che provavo e così mi abbandonavo a me stessa.

Poi mi arrivò un messaggio da parte di Shannon.

*Lilith, so quanto stai male ma almeno io vorrei salutarti per bene prima di andare via con gli altri. Se ti può interessare, il nostro volo parte tra un'ora, gate 4. Ti faranno dei problemi perché per loro saresti l'ennesima ragazza che cerca di passare, ma dirò nome e cognome e tu potrai passare. Pensaci, mi raccomando.
-Shan*

E adesso? Cosa avrei dovuto fare? Ero davvero troppo arrabbiata con loro ma allo stesso tempo... Decisi di andare per l'ultima volta. Mi preparai in fretta, mi infilai i primi vestiti che riuscì a trovare nell'armadio, presi la mia borsa a zaino in pelle nera e chiusi casa. Il suono della moto era l'unica cosa che riusciva a farmi stare bene. L'aeroporto distava un bel po' da casa mia e cercai di fare in tempo.

Arrivai ma mancavano solo dieci minuti e quindi cercati di raggiungere immediatamente il gate 4. Un signore mi bloccò dicendomi che non potevo passare e allora gli feci nome e cognome. Lui chiamò Shannon e finalmente lo vidi uscire dall'area dietro il gate.

«Lilith ce l'hai fatta!» disse sorridente.
Correndigli incontro lo abbracciai fortemente.
«Non avrei mai potuto non salutarti. E Tomo?»
«Adesso arriva, era con Jared»
Sentendo pronunciare quel nome spalancai leggermente gli occhi e Shannon mi diede la risposta che stavo cercando.
«Tranquilla, lui non lo sa»
«Grazie...» gli dissi.
Dopo pochi minuti vidi anche Tomo. Sempre col suo capello lungo e nero con un sorrisone a trentadue denti.
«Non pensavo saresti venuta» mi disse.
«Nemmeno io, eppure... Eccomi qui. Voglio solo dirvi grazie per tutto quello che mi avete fatto passare. Nonostante Jared, siete stati più di due amici per me... Non so, quei due fratelli che non ho mai avuto. Non ho dubbi di tutti i sold out che farete in questo anno... -mi bloccai, mi vennero le lacrime agli occhi a pensare che non li avrei rivisti- siate sempre i migliori, mi raccomando» detto questo, li abbracciai e lacrimai... Una sensazione di vuoto stava riempendo il mio cuore.

Sentimmo un suono di una voce metallica, segno che il loro volo stava per partire.

Loro mi abbracciarono ancora e continuavano a farmi raccomandazioni e a dirmi parole estremamente forti.
«Vedrai che riuscirai ad andare avanti Lil, sei forte» mi disse Tomo.
Ma poi sentì una voce proveniente da lontano che conoscevo troppo bene.

«Ehi ragazzi stiamo per part-» Shannon e Tomo sì scostarono lasciando la mia figura scoperta davanti agli occhi di Jared.

Un ulteriore suono di richiamo per il loro volo.
Jared lasciò i suoi bagagli, e camminando velocemente mi raggiunse.
«Lilith...» e, a due centimetri di distanza, prese il mio viso tra le mani.
Non dissi nulla, lo guardai intensamente negli occhi.
Mi baciò.
Quel bacio dal sapore amaro perché sai che è davvero un bacio di addio.
Non avevo più lacrime per piangere, ma il nostro dolore si faceva avanti attraverso le nostre labbra che si incontravano.

«Ti amo» mi sussurrò all'orecchio sinistro.

Poi si staccò e insieme agli altri due raggiunsero l'area del gate. Ogni passo che facevano lasciavano un vuoto fino a quando non li vidi più...
Era finita.
Tutto questo era finito davvero...

«Lilith! Lilith!» 
Jared?!
«Adesso puoi! Apri il cd!»

Lo avevo ancora in borsa. 
Lo aprì e vidi la traccia 10 sottolineata con una frase accanto... "I'm searching for a remedy". 
Ma dal quel cd cadde qualcosa.
Lo raccolsi ed ecco un'altra frase... 
"Le cose giuste accadono sempre nel momento sbagliato".

Voltai il foglietto e non potevo crederci... C'erano due biglietti per la Thailandia.

"Questo sarebbe stato il tuo regalo di compleanno. 
Ti amo.
-Jared Leto".

F I N E

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