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di Miss Halfway
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One step too far. ***
Capitolo 2: *** Northern Skies. ***



Capitolo 1
*** One step too far. ***


Licenza Creative Commons
Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 4.0 Internazionale

Disclaimer: questi personaggi mi appartengono totalmente, così come le frasi, le espressioni e i dialoghi.
Buona lettura.


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1) ONE STEP TOO FAR.


«You can walk too far but still you won't be found,
you can look down on the world.»


Astrea, 1 luglio 1947 (anno terrestre).

     Un vento leggero spirava sulla superficie di un pianeta sconosciuto, in una galassia lontana e remota e dove il tempo scorreva in maniera diversa tanto che sembrava non esistesse. Lì in un solo battito di ciglia era già trascorso un mese sulla Terra, era come se il tempo fosse talmente veloce da non poter essere percepito.
     Tyr inspirò quell'aria fresca e incontaminata. Affacciato alla finestra del suo alloggio in iridio* (un metallo quasi inestistente sulla Terra) dalla forma cilindrica ed essenziale, tipica abitazione degli abitanti di quello strano e ignoto pianeta, osservava il cielo rosso e luminoso. Il satellite Zeus X, la loro luna, brillava di luce bianca e pura illuminandogli il viso malinconico ma allo stesso tempo entusiasta.
     Quanto gli sarebbe mancato tutto ciò, chissà quando avrebbe fatto ritorno, sempre se sarebbe mai riuscito a tornare.
     I preparativi per la spedizione erano quasi ultimati.
     Finalmente, dopo anni di dibattiti, di attese, di indugi e di denuncie, il congresso di Astrea aveva dato il via libera ad attuare un progetto sperimentale alla quale alcuni scienziati avevano dedicato la loro intera esistenza, tra cui Tyr, così come i loro padri e i padri dei loro padri.
     Astrea è un pianeta distante miliardi di miliardi di miliardi di anni luce dalla Terra, molto simile a questa e con la stessa gravità ovvero 9,807 m/s². Si estendeva su una superficie notevolmente più piccolo rispetto al globo terrestre ma possedeva comunque numerosi oceani e sorgenti d'acqua e innumerevoli varietà di piante e specie animali.
     Situato in un'altra galassia, i suoi abitanti sono tanto lontani quanto diversi dai terrestri, non solo fisicamente: quasi del tutto privi di bisogni fisiologici, sono dotati di un'intelligenza superiore e di poteri sovrannaturali: riescono a mutare il proprio aspetto, ma solo due massimo tre volte nella vita che dura, prendendo come unità di riferimento il sistema temporale terrestre, di circa mille duecento anni, perché il dispendio di energie sarebbe troppo grande e li ucciderebbe; inoltre sono in grado di leggere nel pensiero, manipolare la mente, guarire le ferite e creare false visioni. Ovviamente tra di loro questi trucchetti non funzionano.
     Da sempre astronomi e ricercatori, gli Astreani studiarono a lungo l'intero universo e la Terra stessa, fino a che un gruppo di scienziati ideò il progetto Astrea/Terra Spedizione Num 001.
     Il progetto era più che altro un esperimento e costituiva il primo passo verso la colonizzazione futura. Consisteva nell'invio di un gruppo di scienziati scelti sulla Terra con il compito di accoppiarsi con degli esseri umani, assumendone le sembianze grazie al potere della metamorfosi, generando una stirpe di ibridi per studiarne il comportamento, analizzarne i poteri che si sarebbero poi sviluppati e constatare quanto il DNA umano possa incidere nella procreazione di questa nuova razza.
     Questi ibridi a loro volta si sarebbero dovuti riprodurre e dar vita ad altri esseri ibridi per un quarto alieni e per tre quarti esseri umani, e in seguito richiamati su Astrea per altrettanti studi più approfonditi di quelli che si possono fare in una notte nei così detti incontri del quarto tipo all'epoca, nel 1947, non ancora messi in atto.
     Il progetto Astrea/Terra Spedizione num 001 non aveva l'intento di essere un'invasione aliena seguita da un genocidio, ma verificare semplicemente se l'adattamento e la convivenza tra alieni e umani fossero realmente possibili, così come la discendenza e la possibilità di detenere i poteri nonostante la componente umana per rendere poi il pianeta una colonia di Astrea.
     Così, data l'approvazione del congresso, tre fra gli scienziati ideatori dell'esperimento, vennero inviati sul pianeta Terra.
     Analizzate attentamente le proprie “vittime” con il quale avrebbero dovuto affrontare la convivenza a tempo determinato fingendosi comuni esseri umani, i tre alieni sarebbero partiti alla volta del pianeta terrestre di lì a breve. 
     Era il 30 Giugno del 1947 (anno terrestre). Il viaggio sarebbe durato circa tre giorni grazie all'innovativa aeronave spaziale di ultima generazione.
     La destinazione scelta era lo stato di Washington.
     Ovviamente la loro vera natura doveva restare segreta, e qualora questa fosse stata smascherata, avrebbero avuto l'obbligo di cancellare la memoria a chiunque li avesse scoperti per evitare che il progetto andasse a monte e che la loro esistenza venisse scoperta.
     Russel, William e George, questi i nomi che i tre extraterrestri avevano scelto come copertura, salirono sull'astronave appena brevettata, dicendo non addio ma arrivederci ad Astrea.
     Azionati i comandi la navicella sfrecciò rapida in direzione della Via Lattea per raggiungere una realtà parallela.
     «Pianeta Terra, stiamo arrivando!»


«One swallow doesn't make a summer,
but tomorrow has to start somewhere.»


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Note.
Allora...come al solito mi ritrovo a fare delucidazioni a piè di pagina, sperando che queste note non diventino più lunghe dei capitoli stessi.
Vorrei “chiarire” alcuni punti per rendere più chiara questa storia. Ho iniziato a delineare questo racconto anni fa in un tentativo di approdo al genere fantascientifico dopo aver visto per anni Smallville, Taken e Roswell. Ho intenzione di rendere questa storia una sorta di romanzo corale. La storia come avrete capito tratta di alieni e avrà, ovviamente, alcuni spunti di quei tre telefilm che mi hanno dato l'input. Il nome del pianeta, Astrea, l'ho preso da una risposta su yahoo answer questa qua.
Il titolo di ogni capitolo è il titolo di una canzone di Dido (il perchè è semplice: la stessa sigla di Roswell è una canzone di Dido e poi a me piace tantissimo :), seguita da una citazione della stessa che apre e chiude il capitolo, quindi se tutto va bene dovrebbero venirne fuori una quarantina di capitoli che fortunatamente saranno piuttosto brevi xD. La storia sarà raccontata da più narratori (narratore esterno e alcuni narratori in prima persona che si passeranno la narrazione con lo scorrere della storia), a seconda del luogo e del tempo in cui si svolgerà (che specificherò prima del testo vero e proprio del capitolo).

Prima che possiate accantonarla in qualche angolo sperduto del genere fantascienza di EFP vorrei puntualizzare che questa Fan Fiction è principalmente a sfondo romantico e drammatico. Niente guerre nucleari, attacchi alieni o esperimenti su persone/extraterrestri, se non in minimi termini. Affinché possiate capire al meglio ciò che vorrei scrivere aggiungerò delle altre note, spero più brevi di questa xD. Nelle note troverete anche delle delucidazioni riguardo termini che ho usato e i link delle fonti da cui ho preso spunto. Trovate la definizione di iridio in basso ad esempio.
Spero anche di avervi incuriosite/i a seguire questa storia almeno dal primo capitolo anche se, lo ammetto, l'inizio è come dire...noioso, ma è la chiave per capirne il seguito. Non mi sono mai cimentata in una cosa “complicata” e intrecciata quindi spero di riuscirci, tanto meno ho mai scritto qualcosa di genere fantascientifico.
A breve realizzerò il trailer.
Gli aggiornamenti non avranno una cadenza specifica sia per via delle altre storie in corso sia per il fatto che ho degli esami universitari e tra poco riprendono le lezioni.
Infine, mi farebbe davvero molto molto piacere leggere le vostre recensioni.
Ho già detto troppo, un bacio, Miss Halfway =*
*Iridio:"È l’elemento più raro su tutta la crosta terrestre (0,0004 parti per milione), circa 12 volte più raro dell’oro. Secondo alcuni importanti studi scientifici, l’origine del metallo sarebbe extraterrestre, arrivato con lo stesso asteroide che portò all’estinzione dei dinosauri, schiantatosi nei pressi dell’attuale penisola dello Yucatan (Cratere di Chicxulub)". Qui trovate la fonte.
P.S.: se disiderate una copertina per la vostra storia o fan fiction non esitate a chiedere, mandetemi un messaggio privato.

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Capitolo 2
*** Northern Skies. ***




2) NORTHERN SKIES. 


«I have left a million stars
and an ocean light and clearly blue
I have left warmth of the sun
and a million adventures not yet begun.
»


Spazio galattico, 30 giugno 1947 / 2 luglio 1947 (anno terrestre).

     Russel. Era questo il nome terrestre che avevo scelto per la mia nuova identità, un nome anglosassone come il Paese in cui eravamo diretti.
     Ero molto emozionato all'idea di diventare qualcun altro ma ancor di più ero emozionato all'idea di vivere su un altro pianeta. Era la prima volta da quando il nostro universo era nato, migliaia e migliaia di anni fa, che qualcuno degli Astriani valicasse i confini estremi del nostro mondo.
     La leggenda narra di una Dea di nome Astrea, appunto, che scappò dalla Terra poiché inorridita dal comportamento degli uomini e si rifugiò tra le stelle dove poi creò il nostro pianeta. Ma ovviamente questa era solo una leggenda: come gli esseri umani, da sempre affascinati dal cielo e da ciò che vi starebbe al di là, anche noi eravamo attratti e incuriositi dalla vita terrestre.
     In realtà, secondo alcuni studi scientifici compiuti nell'ultimo secolo dai nostri avi, Astrea nacque da un corpo celeste che implose su stesso. Non appena fu conclusa questa fase di collasso, la temperatura dell'astro diminuì permettendo la formazione di piccoli grani di polvere costituiti da roccia e ghiacci di varia natura che a loro volta si fusero tra loro per dar luogo a blocchi di diversi chilometri. La massa residua centrale fu sufficientemente grande e in un lasso di tempo astronomicamente breve (dai 100000 ai 300000 anni) gli altri frammenti poterono così fondersi tra loro per dar luogo, dopo migliaia di fasi di violente collisioni e fusioni con altri corpi simili, il pianeta Astrea, un pianeta tellurico come la Terra e con la sua stessa gravità, da cui poi nacque la vita.
     In poche parole, Astrea nacque da una stella.
     Visto da lontano, il nostro pianeta appariva come una sfera leggermente schiacciata ai poli, completamente azzurra pareva rivestita da un manto blu. La sua superficie era costituita dall'80% dall'acqua, mentre la terraferma si ritrovava sul nostro polo Nord somigliante ad un'isola. Il nostro Sole che brillava alto nel cielo rossastro ci regalava albe e tramonti da togliere il fiato che aprivano e chiudevano le giornate su Astrea sfumando le acque a seconda delle ore di una tonalità che variava dal lilla al viola. Durante la notte il cielo, che di giorno era rossastro, lasciava spazio ad un manto rosso carminio illuminato dalla Luna e dalle stelle. Non mancavano tutti gli altri fenomeni atmosferici: le nuvole che a volte oscuravano il cielo, la pioggia che era la nostra fonte d'acqua potabile e l'arcobaleno: lì si trovava l'Eden dell'Universo, un paradiso incontaminato, naturale, ma allo stesso tempo all'avanguardia, tecnologico.
   
     Sfrecciavamo rapidi tra le stelle mille volte più svelti della velocità della luce incrociando pianeti e soverchiando asteroidi alla volta della Via Lattea.
     Eravamo in viaggio già da un po': superato il confine dell'esosfera di Astrea, il tempo gradualmente cominciava a fluire in maniera differente, sempre più lenta. Erano ormai trascorsi quasi due giorni terrestri e l'eccitazione cresceva sempre di più man mano che ci avvicinavamo al pianeta Terra, con destinazione la capitale americana, Washington, da cui a questo punto solo poche ore ci separavamo dal suolo terrestre.
     «Tyr!» qualcuno urlò il mio nome dalla postazione di pilotaggio mentre ero intento ad osservare il cosmo dall'oblò fantasticando sulla mia nuova vita. Già, anche gli alieni sognano, a modo loro, ma sognano. Dunque se davvero volevo riuscire nel mio intento, dovevo mettere da parte le emozioni. Se volevo essere un umano, dovevo pensare, parlare e comportarmi come tale ed attenermi al ruolo di copertura che ci eravamo costruiri prima di partire.
     «Ricorda che ora siamo Russel, William e George.» rammentai al mio collega, Kemal.
     Essendo l'ingegnere aerospaziale del trio, si occupava del monitoraggio e del comando dell'astronave. Era stato lui ad ideare questa nuova tipologia di aeronave, in realtà era stato il suo progenitore, Kemal l'aveva solo migliorata e portata alla forma e alle capacità attuali. Il suo nome sulla Terra sarebbe stato William.
     L'altro nostro collega, il ricercatore antropologo, si sarebbe invece chiamato George.
     Delof, questo era il suo vero nome, si era occupato di identificare tre giovani donne terresrti con le quali riprodurci ed era stato in grado di farlo grazie a dei satelliti inviati molti mesi prima sulla terra (mesi terrestri!).
     In seguito col passare degli anni (i loro), gli umani avrebbero denominato questo genere di avvenimenti (come per esempio l'avvistamento di oggetti non identificati) con l'espressione incontri del primo tipo, ovvero il primo approccio rudimentale, il primo contatto ancestrale con l'altro, cioè noi per loro e loro per noi. Sempre se fossero stati in grado di avvistarli i nostri satelliti. Questi infatti, posti ad una distanza più o meno ravvicinata (circa 50 km dal suolo terrestre), erano quasi impercettibili all'occhio umano poiché sfruttavano la luce ultrarossa di 721 nanometri, mentre la vista degli uomini permetteva la percezione di una porzione dello spettro elettromagnetico approssimativamente compresa tra 400 e 720 nanometri di lunghezza d'onda. Dotati di un meccanismo di moto perpetuo* (una tecnologia ancora irrealizzabile per i terrestri), questi congegni astrofisici riuscivano a scrutare tutti i movimenti delle tre umane prescelte e ad inviare le immagini direttamente lì su Astrea dove Delof le aveva analizzate studiandone i loro comportamenti e le loro attitudini.
     Erano tre giovani ragazze del posto, frequentavano la Howard University ma non si conoscevano tra loro: Sarah e Anne studiavano entrambe farmacia mentre Josephine, la più combattiva studiava giurisprudenza. Ad ognuno di noi spettava una di queste ragazze, rispettivamente: George, io e William.
     Come detto, Delof (George) aveva studiato le tre giovani, tutte più o meno della stessa età che corrispondevano tutte ai parametri richiesti per portare a compimento il nostro esperimento della durata di almeno settant'anni: buona salute, quoziente intellettivo piuttosto elevato ed altamente fertili.
     Attraverso gli studi del nostro commilitone, ci eravamo costruiti una nuova identità e dovevamo rispecchiare l'uomo ideale delle tre. Dovevamo mostrare interesse per ciò che interessava a loro, accondiscenderle  e compiacerle. Noi per natura non ci innamoriamo, proviamo affetto per i nostri progenitori e per i nostri colleghi ma nulla di più: niente farfalle nello stomaco, niente infatuazione, niente batticuore. Il nostro, di cuore, era solo un organo per pompare il sangue. Il nostro esperimento avrebbe dovuto anche dimostrare se la nostra progenie fosse stata in grado di provare sentimenti ed emozioni umane o mantenere inalterata anche la sfera emotiva. Per far sì che la cosa fosse del tutto normale e naturale, dovevamo far credere sia alle ragazze sia alle persone che le circondavano che eravamo umani, per questo ci prefissammo di non utilizzare (se non in casi eccezionali) l'uso del nostro potere: il controllo della mente. L'unico potere che potevamo usare, anzi che dovevamo usare, era la trasmutazione, ovvero l'assunzione di un altro aspetto ovviamente.
     Ormai avevano appena valicato l'esosfera, il primo strato, quello più esterno, dell'atmosfera terrestre. Eravamo vicini ad atterrare.
     «Abbiamo un problema!» gridò Kemal, anzi William, piuttosto agitato.
     Lo raggiunsi nella postazione di pilotaggio insieme a Delof. Il plotone era riunito al completo.
     «Stiamo perdendo quota!» urlò in preda al panico.
     Fu l'ultima frase che sentii, l'ultimo ricordo dei miei due compagni di viaggio ancora vivi, e poi...lo schianto violento e devastante al suolo.


***


Roswell (New Mexico, pianeta Terra), 2 luglio 1947
 
     Il ricevimento in onore di Jonathan Hamilton per il raggiungimento della nomina di colonnello era appena terminato. 
     Salutati gli ospiti, insieme a sua moglie Adrianne, lasciò il ristorante per avviarsi alla propria auto e far ritorno a casa.
     I festeggiamenti si erano dilungati parecchio, il pranzo si era protratto fino a tarda sera: non capitava spesso che un giovane uomo di soli ventidue anni, proveniente dall'anonima provincia di Roswell, salisse di grado così rapidamente. Per Jonathan il lavoro e l'onore erano i valori più importanti, anche più della famiglia.
     Conobbe sua moglie, la giovane e bella Adrianne Marie Thompson, figlia di alcuni imprendotori che si arricchirono durante la Seconda Guerra Mondiale, quattro anni prima, al college. Lei studiava infermieristica, lui studiava scienze politiche.
     Il matrimonio non fu solo un contratto vantaggioso: Jonathan, pur essendo un burbero e rude militare, era davvero innamorato di Adrienne, a modo suo ma lo era. I soldi e il fatto che lei fosse più ricca stavano decisamente al secondo piano. Era un tipo oltre che austero particolarmente orgoglioso e ambizioso ed avido di potere. Ora che anche lui, finito l'addestramento, era diventato colonnello, avrebbe potuto dare ad Adrienne la casa che desiderava e metter su famiglia. 
     A bordo della loro Mustang, percorsero rapidamente la strada diroccata verso il loro piccolo appartamento, finché un bagliore accecante che baccheggiava nel bel mezzo del cielo notturno costrinse il colonnello Hamilton a fermare l'auto.
     Incredulo, scese dalla macchina per osservare meglio quella scena mentre sua moglie spaventata rimase seduta dentro.
     Distante un chilometro e a circa cinquanta metri di altezza un'enorme sfera luminosa fluttuava a mezz'aria nel blu della notte illumindando tutto il circondario.
     «Incredibile!» esclamò il neo colonnello sgranando gli occhi. I suoi occhi celurei colpiti da quel bagliore luminoso diventarono ancora più chiari e diafani.
     Messa da parte la paura, Adrienne scese dall'automobile per osservare quello strano spettacolo di luci nel cielo.
     Lo sfolgorio che sprigionava la navicella era accecante e Jonathan ed Adrianne dovettero coprirsi gli occhi con l'avambraccio.
     Solo un forte boato glieli fece riaprire dalla curiosità: l'astronave e quella luce non c'erano più. Svanite nel nulla.
     «Oddio, è successo...è successo davvero?» disse la donna stringendogli la mano.
     Il colonnello rimase in silenziò. Attonito.
La bocca spalancata e rigida non riusciva ad emmettere un solo suono. Solo il respiro affannoso e spaventato di lei spezzavano quel silenzio tombale nella strada deserta.
   
  «Dove stai andando John?» ansimò la donna terrorizzata.
     «Sali in macchina Adrianne! Quell'affare è precipitato al di là della collina, andiamo a dargli un'occhiata.» rispose alla donna trascinandola con sé.
     Una sensazione di paura e di curiosità gli attraversarono il corpo come un fulmine.
     Era l'avvenimento del secolo: un oggetto volante non identificato era precipitato nella campagna di Roswell il 2 luglio del 1947, e lui ne era stato testimone.



«And once there was magic here for me
under the wide northern skies.»



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Note.
Non sono brava coi nomi. Kemal è il nome di un mio caro amico Turco, Delof invece l'ho trovato qui, è abbastanza utile se non avete idea neanche voi di come chiamare i personaggi delle vostre storie. Basta scegliere la categoria, inserire dei paramentri e vi darà dei nomi.
*Leggenda di Astrea: l'ho trovata qui su wikipedia;

*Formazione di Astrea: anche la formazione dei pianeti l'ho presa qui da wikipedia;

*Moto perpetuo: qui su wikipedia c'è la definizione, in caso non sappiate cosa sia;
Oltre queste cose, sono presenti (e saranno presenti) diversi elementi e parti fisiche, matematiche, chimiche ecc, in caso di errore da parte mia (visto che io studio tutt'altro e mi sto affidando principalmente a wikipedia) non esitate a farmi notare gli errori e i pastrocchi.
Come vi avevo preanunciato nelle note del primo capitolo la narrazione qui vede il punto di vita di uno dei narratori interni facilmente intuibile. Ed ecco che entrano anche in scena i primi due personaggi umani della storia: il giovane colonello Jonathan Hamilton e sua moglie Adrianne.
Inoltre qui su tinypic ho caricato una foto dove spiego (in base alle mie rudimentali conoscenze matematiche) il sistema temporale Terra/Astrea.
Vi ricordo inoltre anche le altre mie due storie in corso in caso vi vada di dar loro un'occhiata, sono completamente diverse da questa:
1) "Do you believe in Old Legends?": di genere sovrannaturale;
2) "Camille, mon amour.": di genere erotico/romantico.
Al prossimo capitolo (:

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