L'enigma della mano

di ChiaraBJ
(/viewuser.php?uid=626647)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un nuovo incarico ***
Capitolo 2: *** scomparsa ***
Capitolo 3: *** cattive compagnie ***
Capitolo 4: *** Semir, Mathilde & MacGyver ***
Capitolo 5: *** tracce ***
Capitolo 6: *** Particolari agghiaccianti ***
Capitolo 7: *** Ironia, appostamenti e raggiri ***
Capitolo 8: *** l'assalto ***
Capitolo 9: *** epilogo ***



Capitolo 1
*** un nuovo incarico ***


Image and video hosting by TinyPic

Un nuovo incarico.

Era uno stupendo giorno d’inizio estate, il cielo era limpido, sgombro da ogni nuvola e il sole, alle otto di mattina era già sorto illuminando tutta la città di Colonia .
E per i due ispettori dell’autostradale, Semir Gerkhan e Ben Jager, stava iniziando l’ennesima giornata di lavoro.
Semir a bordo della sua BMW si era svegliato piuttosto allegro, aveva fatto colazione con la sua famiglia, salutato Andrea, accompagnato allo scuolabus le figlie per il loro ultimo giorno di scuola ed ora stava andando a prendere il suo collega.
Assieme avrebbero fatto un altro spuntino e poi via a pattugliare le autostrade macinando chilometri accompagnati dal tipico odore dell’asfalto e della benzina.
Ben lo aspettava già sul marciapiede sotto casa sua.
Da quando aveva avuto in affido Livyana il giovane non poltriva a letto come una volta anche perché la piccola aveva una sua sveglia personale nel caso quella di Ben non suonasse o il giovane ispettore dopo averla sentita e spenta non si fosse alzato dal letto.
Il ragazzo quindi si era alzato presto e come ogni mattina da quasi due anni aveva preparato la colazione per sé e per la ragazzina.
Livyana poi aveva preso l’autobus ed era andata a scuola.
Ben stava sbuffando impaziente in attesa del suo socio quando il cellulare suonò.
Senza guardare il display rispose.
“Ehi socio sei in ritardo! Stai ancora festeggiando l’anniversario con Andrea? Mi hai telefonato per dirmi che non vieni?  Posso immaginare…le bambine sono a scuola…inventerai che sei vecchio, la cervicale, la schiena che ha bisogno di massaggi…devo coprirti con la Kruger?” proseguì malizioso.
“Come scusi???”
“Ops…” Ben divenne rosso in viso.
 “Buongiorno capo” esordì il giovane imbarazzatissimo.
“Salve Jager” rispose al saluto Kim Kruger non facendo più di tanto caso alla gaffe del suo ispettore “C’è stato un cambio di programma…lei e Gerkhan venite subito in ufficio: devo affidarvi un nuovo incarico”
“Agli ordini capo” rispose il giovane ispettore “Appena Semir arriva ci precipitiamo da lei…”
“Vi concedo la colazione… così sarete più dolci…” continuò con tono quasi divertito, Kim.
“Temo di non capire” replicò Ben aggrottando la fronte.
“Non si preoccupi…capirà in seguito”

Appena conclusa la telefonata in lontananza comparve la sagoma grigia dell’auto di Semir.
“Il signore ha chiamato un taxi?” scherzò Semir.
“Sì grazie molto gentile, andiamo a fare incetta di zuccheri…cambio di programma, la Kruger ci vuole nel suo ufficio” lo informò tutto d’un fiato Ben.
“Che hai combinato stavolta, hai distrutto la macchina e io non ne sono a conoscenza?” chiese aggrottando la fronte Semir.
“Perché dovrei aver fatto qualcosa che non va? E non ho distrutto nessun’auto! E scusa non potrebbe essere che sia tu quello che…” ma fu interrotto da Semir.
“Io sono riflessivo, posato e razionale…al contrario di te che sei impulsivo e…”
“Uff…la solita solfa” sbottò Ben “Comunque non penso sia per una ramanzina, la Kruger era, come dire rilassata e direi anche divertita…”
“Pensi a una punizione…esemplare o...riabilitativa? Non mi va d’insegnare ancora scuola guida ad una scolaresca di mocciosi, e nemmeno di fare nuovamente il ‘saggio gufo ’ odio indossare la divisa, la cravatta…mi sento già mancare l’aria solo al pensiero” chiosò Semir mettendosi le mani sul collo e facendo finta di soffocare.
“Spererei di no, quella volta sono stato rapito e torturato…” ricordò Ben con un leggero brivido alla schiena.
I due ispettori arrivarono al loro bar preferito, fecero colazione e dopo venti minuti entrarono alla sede della CID.

I due vennero accolti dagli sguardi divertiti dei colleghi, passarono davanti alla scrivania di Susanne che non riuscì a restare seria al loro passaggio. 
Ben quindi gli si parò davanti rivolgendole la parola.
“Tu sai, anzi voi tutti, sapete già quello che deve dirci il capo vero?” chiese con fare indagatore.
“Certo che lo sa, non vedi le facce dei colleghi” proferì Semir “Vieni andiamo dal capo, vediamo di che morte dobbiamo morire”
I due poliziotti bussarono alla porta dell’ufficio di Kim e dopo aver atteso il permesso di entrare si accomodarono davanti alla sua enorme scrivania.
Kim Kruger aveva l’aria serena, rilassata, e questo atteggiamento fu valutato in maniera molto positiva dai due ispettori, almeno che non fosse la quiete prima della tempesta.
“Bene signori” esordì il capo affabile “Devo affidarvi un compito di enorme responsabilità”
Ben e Semir si guardarono compiaciuti, forse su di loro non si sarebbe abbattuta nessuna tempesta, poi tornarono a guardare il loro capo.
“Dunque come ben sapete tra le mie innumerevoli amicizie posso annoverare anche la direttrice della scuola secondaria frequentata, guarda caso da sua figlia” e indicò Semir “ E dalla ragazzina che lei, Jager, ha avuto in affido un paio d’anni fa…”
“Sì certo Livyana e Aida frequentano non solo la stessa scuola, sono anche in classe assieme…” confermò Semir.
“Bene allora ho fatto bene a confermare la vostra disponibilità” e un enorme sorrisone si stampò sul volto della donna.
Ben si avvicinò al socio e anche se riteneva la cosa piuttosto maleducata disse all’orecchio del partner “Questa cosa mi sa di fregatura”
Semir annuì poi si rivolse di nuovo a Kim.
“Di che si tratta precisamente”
“La direttrice è anche un capo scout, quindi amante della natura, della vita all’aria aperta, le notti in tenda, dell’avventura…mi ha chiesto una piccola collaborazione”
“Quindi non dovremmo insegnare ancora educazione stradale, giusto?” chiese Ben alzando un sopracciglio.
“No niente educazione stradale, ma qualcosa in cui sicuramente voi due siete più idonei a svolgere ed insegnare …tecniche di sopravvivenza!”
“Cosa???” fecero all’unisono i due ispettori
“Sì avete capito benissimo” confermò Kim “Da sabato farete alcuni giorni di campeggio in un camposcuola ai piedi dell’altopiano dell’Eifel di proprietà dell’istituto che frequentano le vostre ragazze…vi divertirete…e poi nel gruppo scelto per fare questa esperienza ci saranno anche le vostre ‘figlie’…non potete dire di no, anzi siete obbligati a dire di sì, ho già dato alla coordinatrice la vostra piena collaborazione. So che le vostre ragazze hanno raccontato in alcuni temi le vostre …imprese e quindi…di fatto siete le persone più adatte”

Dopo alcuni minuti i due ispettori erano di pattuglia sulle autostrade di Colonia.
Ben era scioccato, sembrava non trovare pace.
“Ma stai fermo sì o no? “sbottò Semir “Sembra che ti abbia morso una tarantola!”
“Ma ti rendi conto di quello che ci ha appena chiesto la Kruger? Non mi va di fare ancora da baby-sitter ad una scolaresca di mocciosi…” sbuffò Ben.
“Guarda che tra i suddetti mocciosi ci sono anche Aida e Livyana…” lo ragguagliò Semir.
“E va bene, ma due è un conto…quindici sono troppi…e sicuramente anche per te. A me piace il campeggio, con Livyana ci vado spesso, qualche volta porto pure Aida, ci arrampichiamo…”
“Dai vedrai sarà una passeggiata e ci divertiremo, basta solo che rispolveriamo il ‘Manuale delle Giovani Marmotte’ “
“Il che?” Ben guardò il socio esterrefatto.
“Ma sì dai …non ti ricordi? Qui, Quo, Qua e il Gran Mogol”
Semir guardò Ben con un sorriso enorme, in fondo Semir era felice di quella missione un po’ inusuale, al contrario di Ben, ma il ragazzo assecondò il suo partner, in fondo cosa poteva accadere di spiacevole?
“Okay ‘Gran Mogol” lo canzonò Ben “Ci divertiremo in mezzo a una banda di mocciosi che avranno paura di ragni, insetti e di tutto ciò che ha più di due zampe, vedranno occhi rossi e assassini tra i rami degli alberi, di notte ci terranno svegli perché fuori dalle tende ci sono i lupi mannari in agguato pronti a sbranarli…”
“Naaaaa” lo rassicurò Semir “Se non dormiranno sarà perché Aida racconterà loro di quando Mahler ti ha rapito e seppellito vivo…”
Ben annuì, in fondo non gli dispiaceva andare un po’ in campeggio, anche se in compagnia di una banda di ragazzini di città. Quello che invece i due ispettori dell’autostradale non immaginavano ancora era che quella gita si sarebbe trasformata in un’avventura indimenticabile. Nel bene no, nel male decisamente sì.
 
Ho deciso di ripubblicare questo capitolo essendo il primo non più visibile, a breve pubblicherò il secondo. CBJ.

Angolino Musicale: Luciano Ligabue ‘Cosa vuoi che sia’
Per ascoltarlo: https://www.youtube.com/watch?v=zd0RXi0QaKc
Gli occhi fanno quel che possono Niente meno e niente più Tutto quello che non vedono È perché non vuoi vederlo tu Cosa vuoi che sia Passa tutto quanto Solo un po' di tempo e ci riderai su Cosa vuoi che sia Ci sei solo dentro…


 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** scomparsa ***


Image and video hosting by TinyPic

Scomparsa

“Questa storia del campeggio è peggio di una punizione” sbottò Ben, scendendo dall’auto sotto lo sguardo divertito di Semir che lo aveva riaccompagnato a casa alla fine del turno.
“Dai, pensa a quando lo sapranno Livyana ed Aida” replicò Semir, stampandosi in faccia un enorme sorriso “Coraggio vai a preparare l’occorrente, conoscendoti  ci vorrà un’eternità per preparare il tutto”
“Ehi guarda che quello che non ha mai fatto un campeggio negli ultimi dieci anni sei tu, non io…con tende e picchetti so cavarmela benissimo” rimbeccò il giovane.
“Sì come no, ci vediamo sabato mattina davanti alla scuola delle ragazze e mi raccomando non fare tardi”
“Ti ricordo che c’è pure Livyana, lei quando si mette è peggio di una sveglia…sarà già tanto se in questi giorni che la separano dalla partenza riuscirà a dormire per l’emozione …”

Finalmente arrivò sabato, era una stupenda giornata di sole e il gruppetto di quindici ragazzini era in attesa nel piazzale antistante alla scuola del pulmino che li avrebbe accompagnati al campeggio situato alle pendici dell’altopiano dell’Eifel.
Defilati alcuni genitori che li avevano accompagnati e, un po’ più in disparte, c’erano anche Ben e Semir.
L’attesa e l’eccitazione dei ragazzi cresceva man mano che passavano i minuti e in fondo anche quella dei due ispettori.
“Caspita per essere inizio estate è veramente caldo, fortuna che dove stiamo andando l’aria è fresca, io odio il caldo” sbuffò Ben togliendosi la camicia, restando con la sola canottiera.
“Lo spero davvero” continuò Semir sbottonando la camicia, altrimenti mi sparo…odio anche io il caldo, se penso che in tenda l’aria condizionata non c’è…”
“Non potresti mai spararti” replicò ironico Ben “A meno che…mica avrai portato l’artiglieria con te, vero?” chiese con fare accigliato Ben.
“Certo, lo sai che non me ne separo mai” confermò il socio.
“Ma dico io…Semir sei impossibile! Vuoi fare lo splendido e accendere il fuoco sparando ad un accendino?” 
Poi squadrandolo da cima a fondo continuò “Confessa tu non sei capace di accendere un fuoco con dei semplici bastoncini” gli disse sfregandosi le mani come se avesse in mano due legnetti.
“Sì che sono capace caro il mio ‘Qui, Quo, Qua’!” replicò a tono il piccolo ispettore “Anzi sarà bello vederti alle prese con i bastoncini…prenderanno fuoco prima le tue mani che le foglie…senza contare i ragazzini saccenti posizionati tutti dietro alle tue spalle che ti diranno che dovevi portarti dietro un accendino o dei cerini”
“E io da bravo ‘Gran Mogol’ tapperò loro la bocca, accendendolo in due secondi e senza aiutino” replicò mettendosi le mani nei fianchi, poi avvicinò il volto a quello dell’amico “In fin dei conti questo è o non è un corso di sopravvivenza? E comunque tornando alla tua pistola, l’averla portata, trovo la cosa un tantino pericolosa, se qualche ragazzino per gioco…”
“Non ti preoccupare troverò un posto sicuro. Te lo prometto, ne parlerò anche con la direttrice” lo rassicurò Semir.
Ben preferì non continuare il discorso, tanto sapeva che la pistola per Semir era come la chitarra per lui.
Una continuazione, in un certo senso, del proprio corpo.
Il ragazzo stava intavolando un’altra conversazione, quando con la coda dell’occhio vide arrivare la sagoma di un‘auto a lui molto familiare.

Kim Kruger scese dalla vettura e dopo aver dato un’occhiata ai ragazzi si avvicinò ai suoi due ispettori.
“Capo non ci dirà che viene anche lei?” chiese un po’ perplesso Ben.
“No, per carità, odio il campeggio e soprattutto non sopporterei…” il suo sguardo si posò sul gruppetto dei ragazzi e la cosa non sfuggì a due ispettori “Comunque” continuò la donna tornando a guardare i suoi collaboratori “Ho ritenuto doveroso presentarvi personalmente colei che vi farà compagnia, nonché la preside della scuola frequentata dalle vostre ragazze”
E nello stesso istante arrivò il pulmino che avrebbe portato la classe alle pendici dell’altopiano dell’Eifel.
Il mezzo si fermò, le porte si aprirono e dalla scaletta scese una donna che fece restare sia Ben che Semir a bocca aperta.
La donna si avvicinò al gruppetto dei ragazzi salutandoli uno ad uno, disse qualcosa ad ognuno di loro, dispensando sorrisi, consigli e raccomandazioni, salutò velocemente i genitori, poi con passo deciso si avvicinò ai due ispettori e al loro capo.
Era alta, di corporatura robusta, bionda e con stupendi occhi nocciola, quel genere di persone che, pur non essendo bellissime, non passano inosservate. Aveva passato da qualche anno la quarantina e non era sposata.
Tra le due donne ci fu un caloroso abbraccio.
Kim quasi sparì tra le braccia della donna, poi quando fu sciolto quell’affettuoso saluto il commissario presentò la donna ai due ispettori.
“Ispettori vi presento Mathilde Meisner”
La donna sfoderando un bellissimo sorriso porse la mano ai due uomini.
Una stretta vigorosa, salda, che trasmetteva un’aurea di sicurezza e benevolenza.
Il primo a presentarsi fu l’ispettore più anziano.
“Piacere, sono Semir Gerkhan” disse stringendo la mano della donna.
“Ben Jager” fece altrettanto l’ispettore più giovane.
“Considerato che trascorreremo del tempo assieme e che tra noi ci sarà stretta collaborazione, ritengo che potremmo darci del tu se per voi va bene” propose la donna guardando dritto negl’occhi l’ispettore più anziano.
 “Per me va bene…Ben?” chiese Semir non riuscendo a distogliere gli occhi dalla donna.
“Certo che sì” asserì Ben.
“Bene direi che dopo le presentazioni potremmo caricare i bagagli dei ragazzi e le ultime cose sul pulmino. Poi è doveroso che vi presenti ai genitori. Vedrete sarà un’avventura indimenticabile”

Il viaggio si svolse in tranquillità, Ben guidava mentre dietro di lui Semir e Mathilde Meisner conversavano amabilmente. Il ragazzo ogni tanto dava un’occhiata attraverso lo specchietto retrovisore ai ragazzini che stavano seduti composti sui sedili. Incrociò lo sguardo compiaciuto e adorante delle ‘sue’ ragazze e questo lo riempì di gioia. Pensandoci bene si ritrovò a pensare che sicuramente si sarebbe divertito e sarebbe stata davvero un’avventura indimenticabile.
“Ben” propose Semir al socio dopo un’ora di viaggio “Se vuoi ti do il cambio visto che siamo a metà strada, intanto tu potresti deliziarci con la chitarra che dici?”
“Sìììììì!!!” cinguettarono, dietro di lui, Livyana e Aida e il viaggio continuò tra le note e le canzoni di Ben.
Finalmente la comitiva arrivò al campeggio situato sotto le pendici dell’altopiano dell’Eifel.
Era un posto bellissimo, circondato da immensi boschi e in lontananza si sentiva il rumore di una cascata.
Un grande prato alla fine di una strada bianca sarebbe stato il campo base dell’allegra brigata.
Su un lato c’era una casetta in legno adibita a cambusa, mentre i bagni erano defilati, quasi a ridosso del bosco.
Semir scese dal pulmino respirando a grandi polmoni l’aria frizzantina.
“Che posto stupendo…meraviglioso” lo raggiunse Ben “Qui ci venivo da piccolo con mia madre e mia sorella, è pazzesco è restato tutto come allora…non credevo che ci avrei messo più piede troppi ricordi, ma sono felice di essere qui”
Semir diede una pacca sulle spalle al socio “Dai abbiamo del lavoro da fare”
“Agli ordini capo” rispose il ragazzo facendo sparire dal volto quell’alone di tristezza che non era sfuggito al suo migliore amico.
“Forza scendete tutti” ordinò Mathilde Meisner “I ragazzi aiuteranno gli ispettori a montare le tende, mentre le ragazze verranno con me, prepareremo l’occorrente per il pranzo e andremo in cerca di legna. Una volta allestito il campo ad ognuno sarà assegnato un posto così potrete preparare i sacchi a pelo per la notte”
Il resto della giornata fu impegnato quindi a montare le tende, a preparare il falò e tutto l’occorrente per il pranzo e la cena.
La notte poi trascorse tranquilla. Tutte le ragazzine dormirono in un’unica tenda con Mathilde Meisner, i restanti otto ragazzini invece con Ben e Semir in un’altra.

La mattina seguente, dopo colazione ci fu la prima lezione sulle tecniche di sopravvivenza.
Tutti i bambini furono fatti sedere su degli enormi tronchi messi a semicerchio, Semir in piedi davanti a loro stava iniziando la sua lezione quando prima ancora di cominciare fu interrotto da un ragazzino dai capelli rossi che sedeva vicino a Livyana.
“Ispettore…è vero che una volta un criminale che l’aveva presa in ostaggio ha sparato al suo collega che si è salvato grazie ad un cellulare che aveva in tasca che sembrava una mattonella?”
“Certo che sì” confermò il piccolo ispettore, ricordando bene quell’episodio.
Semir ebbe un brivido lungo la schiena: Ben quel giorno, se non fosse stato per quel cellulare, sarebbe morto sotto i suoi occhi. Semir aveva una pistola puntata alla testa, Ben preferì poggiare a terra l’arma, che rischiare la vita di socio. Il criminale, appena vide che il ragazzo aveva messo a terra l’arma, gli sparò senza un briciolo di pietà.
 “Wow” si sentì tra i ragazzini.
“E papà perché non ci racconti di quella volta che zio Ben è stato seppellito vivo?” chiese euforica Aida.
Semir guardò Ben.
Ancora oggi, anche se era passato qualche anno, quell’episodio creava al giovane qualche problema. Ben si svegliava di notte in preda agli incubi, urlando e madido di sudore. Fortunatamente dopo l’arrivo di Livyana questi episodi erano sempre più sporadici.
“Ma perché quando si tratta di raccontare l’episodio più spaventoso della nostra carriera viene sempre fuori di quella volta che mi hanno seppellito vivo?” domandò quasi seccato Ben.
“Beh devi ammettere che tra tutte le nostre avventure, se così si può dire, quella è stata la più spaventosa e non solo per te credimi, è stato un incubo anche per me” ribatté Semir “Ma ora passiamo alla nostra lezione, questo episodio lo racconteremo un’altra volta” poi rivolgendosi ai ragazzi chiese “Chi di voi sa dirmi come ci si orienta in mezzo ad un bosco? Come si fa a capire da che parte sta il nord?”
“Da quanto conosci Semir?” chiese Mathilde Meisner mentre. seduta sopra ad un tronco, con accanto Ben guardava estasiata Semir che spiegava ai ‘suoi’ ragazzi come orientarsi in mezzo ad un bosco.
“Ci siamo conosciuti più di cinque anni fa, entrambi venivamo da una…come dire brutta situazione” raccontò Ben guardando un punto oltre il bosco.
Mathilde lo guardò perplessa.
Il ragazzo la guardò, sorrise poi continuò il racconto tornando a guardare l’infinito. “Io avevo chiesto il trasferimento dall’LKA, lui invece aveva di nuovo perso un partner. All’inizio fu difficile, penso di poter dire che appena conosciuti ci stavamo decisamente antipatici, e non era perché avevamo un approccio diverso nelle indagini o nel modo di affrontare le cose. Forse entrambi avevamo bisogno di stare da soli dopo gli eventi che ci avevano personalmente coinvolti”
“Adesso sembrate fratelli, se non padre e figlio, lo si nota, anche se non me lo avesse detto Kim si vede che siete molto uniti. Sono sicura che ognuno ha cieca fiducia nell’altro”
“Sì e penso che ognuno di noi darebbe la vita per l’altro se servisse a salvarlo…e questo a volte mi spaventa. Io non ho famiglia, ma Semir…”
“Adesso hai una ragazzina a cui badare”
“Sì, hai ragione, ma se dovesse accadermi qualcosa so che posso contare su Semir, se accadesse invece qualcosa a lui…”
Il discorso si stava facendo decisamente serio, ma Mathilde era curiosa.
“Come siete diventati amici? A vedervi così sembra quasi impossibile, cosa cambiò, se posso chiedere”
“Fummo costretti a collaborare, c’è l’ho impose il commissario precedente a Kim Kruger. Dopo qualche dissapore iniziale, tra noi si creò una strana alchimia, un legame speciale…non saprei spiegarlo meglio…sta di fatto che alla fine della nostra prima missione diventammo colleghi e poi amici…veri amici”
“Sì e la conferma viene dai racconti delle vostre figlie…beh Livyana non lo è, ma è come se lo fosse…”
“Sì so cosa vuoi dire…” e Ben guardò la ‘sua’ ragazzina intenta a seguire le spiegazioni del socio.

Semir intanto continuava a spiegare la sua lezione.
“…quindi se doveste perdervi in mezzo ad un bosco sappiate che il muschio presente sui tronchi degli alberi segna sempre il nord e di notte la stella polare…”
Livyana si alzò avvicinandosi a Ben e alla signorina Meisner.
“Signorina Meisner posso andare in bagno?” chiese visibilmente imbarazzata la ragazzina.
“Certo” rispose con tenerezza la donna.
Ben si stava alzando per accompagnarla, ma la signora Meisner lo bloccò.
“Non preoccuparti Ben, i servizi sono qui dietro e poi devi rilassarti, Livyana è sveglia, intelligente, non girerà per i boschi, farà quello che deve fare e tornerà subito qui…lasciale un po’ di …autonomia”
Ben assecondò la signora Meisner, ma nel medesimo istante diede un’occhiata all’orologio: erano le 9 e 11 minuti.
Semir continuava a spiegare, mentre il ragazzo cominciava ad innervosirsi. Erano passati 15 minuti e Livyana non aveva ancora fatto ritorno.
“Vado a vedere io…” disse la donna, anticipando Ben.
Il giovane non rispose fece solo un leggero sorriso, aspettare non gli piaceva, specie se doveva attendere l’arrivo di Livyana.  
Mathilde Meisner ritornò dopo un paio di minuti tutta trafelata e con in viso un’espressione a dir poco sconvolta.
“Livyana…Livyana non è ai servizi…è tornata qui? Ditemi di sì…” quasi supplicò la direttrice.
Ben si sentì mancare il fiato, mentre Semir si avvicinò all’amico.
“Che è successo?”
“Livyana…è andata ai servizi, ma…” Ben non riuscì a finire la frase.
“Non può essere andata lontana…Semir dai un’occhiata ai ragazzi…io e Mathilde  conosciamo bene questi posti…andiamo a cercarla noi…rischieresti di perderti anche tu”
Mathilde e Ben quindi si inoltrarono nel bosco, ma in direzioni opposte.

Il ragazzo era sempre più teso man mano che passavano i minuti e più si inoltrava nel bosco, più la sua paura aumentava.
Nella sua testa cominciarono a materializzarsi i pensieri più spaventosi; Livyana caduta dentro qualche crepaccio, che tra l’altro in quella zona era sicuro che non ce ne  fossero, annegata in qualche laghetto, attaccata da qualche animale strano o peggio ancora sbranata. Se la immaginò anche in balia di qualche serial killer presente tra i boschi e per lui, che ne aveva viste tante quell’ipotesi, non gli sembrò così assurda.

Angolino musicale: che l’avventura abbia inizio…la canzone è spensierata…prima dell’incubo…
P.S. Trovo Mathilde adorabile…soprattutto quella ‘vera’, ma anche la ‘copia’ non scherza!!!
Alvaro Soler ‘Volar’(volare)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=x5SHQShUSSI
Oggi mi alzo senza pensieri Lascio tutto alle spalle e poi metto le mani all'aria, mi lancio a volare senza complicarmi la vita, a divertirmi e voglio di più è come voglio essere niente di più non un minuto da perdere. Volare con il vento E sentire che si ferma il tempo disegnare il momento e le nuvole continuano a perseguitarmi sapere cantare, divertirmi passeggiare per strada e voler volare con il vento E sentire che si ferma il tempo Lasciare il brutto, smettere di pensare cosa potrebbe essere stato e iniziare da subito a vedere che il futuro sta chiamando alla porta...

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** cattive compagnie ***


Image and video hosting by TinyPic
 
Cattive compagnie
 
Il sole era ancora alto nel cielo, la luce filtrava attraverso i maestosi pini del bosco dove Ben e Mathilde Meisner da alcuni minuti stavano cercando Livyana.
“Livyana!” continuava a chiamare Ben sempre più spaventato e lo stesso faceva la donna procedendo dalla parte opposta.
Semir intanto aspettava al campo, se il socio e la preside non fossero tornati in compagnia della ragazzina nel giro di poco tempo, avrebbe subito allertato chi di dovere.
Il giovane ispettore sempre più agitato scostò quasi con furore alcune fronde che trovò alla fine di un piccolo sentiero e come per magia in una piccola radura riapparve Livyana.
“Ma…ma porca miseria Livy!” esclamò Ben nel vedere la ragazzina.
Subito l’abbracciò, più che altro per sincerarsi che la figura che aveva davanti fosse davvero lei e non un miraggio, poi letteralmente la scannerizzò da cima a fondo per vedere se fosse ferita o altro.
Infine dopo essersi sincerato delle sue condizioni, la sua ira non tardò ad arrivare.
“Si può sapere che ti è saltato in mente…accidenti a momenti mi veniva un colpo, allontanarti senza avvisare…”
Ben avrebbe voluto prenderla a sberle, ma in cuor suo era felicissimo di averla ritrovata sana e salva.
Stava comunque per continuare la ramanzina quando fu interrotto bruscamente dalla ragazzina.
“Vieni con me” quasi gli ordinò, sparendo di nuovo nella boscaglia.
“Livy…maledizione, ehi dove vai…” e al giovane non restò altro da fare che seguirla.
“Sbrigati Ben, c’è bisogno del tuo aiuto…” lo esortò vedendo che il giovane non procedeva veloce come voleva lei, quindi tirandolo per la maglia continuò “Dai muoviti…”
“Come? Chi ha bisogno? Cosa è tutta questa fretta?”
“Senti non c’è la facevo più a stare ferma ad ascoltare zio Semir…quelle cose me le hai insegnato tu”
“Cosa??? Mi stai dicendo che il bisogno di andare al bagno era una scusa per allontanarti…fare una passeggiata? Da sola poi…in mezzo al bosco…” Ben si stava decisamente arrabbiando.
Pochi istanti dopo davanti ai due comparve un uomo seduto per terra appoggiato con la schiena ad un albero.
“Ben ti presento Erik, ha diverse contusioni, una profonda ferita ad un braccio, sembra sotto shock…e direi che come minimo è disidratato…” disse con fare saccente la ragazzina.
“Direi che la bambina sa il fatto suo…” rispose l’uomo ansimando.
Ben si avvicinò e diede un’occhiata all’uomo che secondo lui doveva avere all’incirca una cinquantina d’anni.
“Mi sembra che abbia anche una slogatura alla spalla e un ginocchio gonfio…la ferita però non è così grave come dici tu” poi rivolgendosi all’uomo, domandò come si fosse ferito.
“Stavo facendo un’escursione, sono scivolato dal sentiero che sta lassù” e indicò un punto in alto “Fortunatamente le radici, gli alberi hanno attutito la caduta, ma ho perso il cellulare…non ho potuto chiamare aiuto”
“Uno come lei, anzi uno della sua età non dovrebbe fare escursioni…” disse seria Livyana.
“Livy…un po’ di comprensione suvvia” la bloccò Ben.
“Ti assicuro che se uscirò vivo da questo posto non ne farò più, o almeno non in posti così…pericolosi” rispose Erik.
“Non si preoccupi non sembra molto grave, ma sarà meglio chiamare i soccorsi, quella spalla e quel ginocchio avranno bisogno di essere visitati da un medico, ma prima di ogni cosa sarà meglio bloccare la spalla, vedere se ce la fa ad alzarsi e camminare fino al nostro ‘campo base’” lo informò Ben.
“Ben è un poliziotto, ha i canali preferenziali, non si preoccupi, i soccorsi arriveranno in men che non si dica” replicò seria e compiaciuta Livyana.
“Che fortuna…” rispose Erik.
“Bene ora vediamo come immobilizzare la spalla” disse Ben, pensando di usare la cintura dei jeans.
“Aspetta” lo anticipò la ragazzina “Prendi questo” porgendogli il foulard che portava al collo.
Il giovane fasciò la spalla dell’uomo e lo aiutò ad alzarsi, era molto alto e robusto.
Ben lo guardò “Caspita, c’è la fa a camminare da solo? Non penso di riuscire a sorreggerla”
“Sì penso di riuscire a camminare…ho solo preso una forte botta contro un albero rotolando giù dal sentiero”
“Ben ho trovato questo grosso bastone, gli servirà” Livyana si avvicinò ad Erik, ma l’uomo non lo prese.
Stava con il braccio sano rovistando tra le foglie.
“Cerca qualcosa?” chiese curiosa Livyana accanto ad Erik.
“Ora torniamo al campo base, gli altri saranno preoccupati” consigliò intanto Ben estraendo dalla tasca dei jeans il cellulare apprestandosi a telefonare.
Purtroppo nel medesimo istante successe qualcosa di imprevedibile che spiazzò sia lui che la piccola.

“Mi consegni subito il cellulare…” ordinò Erik impugnando la pistola che aveva nascosto tra le foglie pochi minuti prima dell’arrivo di Ben e Livyana.
“Ehi, ma…” Ben d’istinto alzò le braccia.
“Faccia come le dico…lo lanci ai miei piedi” poi rivolgendosi la ragazzina “Aprilo e getta la batteria da una parte e la SIM dall’altra.
Il poliziotto fece come gli aveva detto e altrettanto Livyana.
“Ha con se la pistola?” chiese Erik con un tono quasi feroce tornando a rivolgersi a Ben.
“No…”
“Alzi la camicia, mi faccia vedere, voi sbirri non ve ne separate mai”
“Non ho nessun’arma” ribadì Ben.
“Alzi la camicia o sparo a lei e poi alla mocciosa!”
Ben fece come gli aveva detto l’uomo.
“Si giri, voglio vedere se la porta dietro la schiena” ordinò Erik.
“Sono in vacanza, non porto armi” disse Ben eseguendo quello che gli aveva appena detto l’uomo.
“E adesso mi dica chi sono ‘gli altri’? In quanti siete…l’avverto non ho nulla da perdere, quindi non faccia l’eroe ed è meglio che mi dica ciò che voglio sapere e senza mentirmi”
“’Gli altri’ sono un gruppo di ragazzi” rispose Ben.
“Quanti adulti? Non penso che lei sia l’unico” domandò ancora l’uomo.
“In tutto siamo in tre”
“Ragazzini come lei? Quanti?” chiese ancora l’uomo.
“Quattordici tutti della sua età…senta lasci la ragazzina, prenda me come ostaggio…” negoziò Ben.
“Stia zitto!” intimò di nuovo Erik che si stava visibilmente alterando “Lei è pratico della zona?”
“Sì certo, conosco molto bene questi boschi”
“Bene allora lei sarà la mia guida” ribadì l’uomo “Ma prima sistemiamo gli altri”
“Senta loro non sanno niente, non…” ma Ben venne interrotto.
“Mi porti subito da loro, non voglio che sguinzaglino la forestale non vedendovi arrivare”
Ben si avviò quindi verso il campo base, dietro di lui Erik ed Livyana.

Intanto Mathilde Meisner era tornata al campo, e subito venne raggiunta da Semir.
“Non riesco a trovare la bambina chissà dove è…” la donna era sempre più preoccupata.
“Non ti preoccupare vedrai Ben la troverà, comunque adesso lo chiamo e…”
Semir non fece a tempo a finire la frase che dalla boscaglia vide uscire Ben con le mani alzate.
“Ehi socio, ma…” Ben interruppe subito il suo amico.
“Semir raggruppa tutti i ragazzi…abbiamo un problema…” disse con tono severo.
E dietro di lui apparve Erik che puntava la pistola contro Livyana.
Alla vista della pistola tutti i ragazzini si spaventarono.
Mathilde Meisner si mise davanti a loro come a proteggerli poi si rivolse all’uomo armato:
“Senta non so chi sia lei, ne cosa voglia da noi, ma qui ci sono dei ragazzini li sta spaventando e la prego lasci andare la ragazzina…”
“Stia zitta o le faccio saltare la testa ok?” ringhiò Erik, poi rivolgendosi ai due adulti chiese:
“Siete anche voi degli sbirri? Avete armi?”
“Solo io” rispose Semir e alzando la camicia continuò “E come vede non sono armato, quindi per l’amor del cielo lasci la ragazzina e se ne vada, lo vede quello? E’ il mezzo con cui siamo arrivati prenda le chiavi…avrà tutto il vantaggio che vorrà…”
“Basta! Mi state stancando” e adocchiando la casetta in legno alle spalle del gruppetto di ragazzini ordinò:
“Forza buttate a terra tutti i cellulari e non ditemi che non lo avete, tutti ormai possiedono un cellulare…poi entrerete all’interno del capanno”
Semir estrasse con calma il cellulare dalla tasca dei jeans e altrettanto fece Mathilde gettandoli ai piedi dell’uomo.
“Anche i ragazzini” ringhiò Erik.
“A loro è stato proibito di portarli” replicò decisa la donna.
“Non ci credo!”
L’uomo però non era convinto, e Mathilde notando l’espressione poco convinta dell’uomo decise di perquisire ad uno ad uno i ragazzini.
“Ecco e adesso la prego ci lasci stare…” negoziò di nuovo la donna.
“Non se ne parla nemmeno andate tutti dentro al capanno, svelti, ho già perso troppo tempo”
Anche Livyana fece per incamminarsi verso il capanno.
“Tu non vai da nessuna parte!” gli intimò l’uomo.
“La lasci andare” intimò Semir con un scatto brusco.
E alla vista di quella mossa quasi fulminea un colpo partì dalla pistola di Erik.

Fortunatamente il colpo si piantò sul tronco di un albero vicino al corpo di Semir.
Alcune schegge lo colpirono al viso, ferendolo ad una guancia.
“Papà! “
“Semir!”
“Zio Semir”
Urlarono quasi in contemporanea Aida, Ben e Livyana, mentre gli altri bambini si strinsero forte alla donna come per cercare protezione soffocando un urlo di puro terrore.
“Bastardo maledetto…” sibilò Ben tentando di avventarsi contro Erik, ma questa volta l’uomo non si fece sorprendere esplodendo un colpo che si fermò a pochi centimetri dai piedi di Ben.
“Fai un altro passo e il prossimo colpo sarà l’ultimo rumore che sentirai” gli intimò Erik “Adesso tu verrai con me, considerato che sei pratico della zona…devo arrivare in un posto e tu mi darai una mano”
“Okay, ma lascia qui la ragazzina, ti basto io…” propose nuovamente Ben.
“Non se ne parla nemmeno, la ragazzina verrà con noi, così ci penserai due volte prima di fare l’eroe…ma prima sistemiamo i tuoi amici. Coraggio, tutti dentro al capanno e alla svelta”
“La prego abbia un po’ di cuore, non ci sono finestre e nemmeno un po’ di luce” supplicò la donna.
“Non mi interessa” sibilò Erik senza un minimo di pietà.
“Ci lasci almeno una torcia elettrica” lo pregò ancora la donna “Guardi una è a pochi centimetri dai suoi piedi…ci lasci almeno quella”

Tutti i ragazzi, Mathilde Meisner e Semir entrarono dentro al capanno presente nel campeggio.
A Ben l’ingrato compito di chiudere la porta, ma prima di fare ciò, incrociò un’ultima volta gli occhi di Semir.
Ben con una semplice, ma intensa occhiata cercò di rassicurare il socio, Semir in quello sguardo vi lesse la solita determinazione del ragazzo.
Ben a modo suo gli stava dicendo di liberare i ragazzi, di cercare aiuto.
Livyana l’avrebbe protetta lui, come era solito fare.
Ma Ben?
Chi gli avrebbe coperto le spalle?
Semir stava ancora ‘comunicando’ col socio quando la porta davanti a lui si chiuse, interrompendo di fatto ogni comunicazione.
Mentre chiudeva la porta Ben valutò come avrebbe potuto Semir uscire da quel posto.
La porta aveva un’asse di legno scorrevole tenuta ferma da un grosso lucchetto, lui stesso non sarebbe riuscito a sfondarla, figuriamoci Semir.
Forse costruendo una specie di ariete, ma per quel che si ricordava non gli sembrava che all’interno ci fosse il necessario. L’unica speranza era che a Semir venisse in mente una di quelle ‘genialate’ stile McGyver.
“Prendi i cellulari, togli le batterie e dammele” gli ordinò Erik “Li lasceremo qui, così nessuno potrà rintracciarci e seguirci”
Ben ancora una volta fece come gli aveva detto l’uomo, gettò i due cellulari nello spiazzo davanti alle tende, consegnando le batterie a Erik, l’uomo le avrebbe portate con se o gettate in mezzo al bosco.

Fortunatamente attraverso le piccole fessure della parete all’interno del capanno filtrava un po’ di luce, ma l’aria?
Quanto avrebbero potuto resistere quattordici ragazzini e due adulti?
Ne sarebbe passata tanta da poter far sopravvivere tutti i presenti prima di riuscire ad uscire da quel posto?
Ben diede un ultimo sguardo al capanno, prese un piccolo zaino mettendoci dentro alcune bottigliette d’acqua.
“Forza muoviamoci” intimò Erik.
“I sentieri sono tre come vedi, da che parte…”
“Per dove siamo arrivati” ribatté l’uomo.
Ben si addentrò quindi nella boscaglia e dopo pochi passi fece finta di inciampare, strappando alcune rame come se cercasse un appiglio per non cadere.
“Guarda dove metti i piedi la prossima volta, razza di idiota! Se per caso ti rompi una gamba puoi stare certo che non avrai bisogno di un medico…” lo sfottè sarcastico l’uomo.
“Non mi sono accorto di una radice e ho la scarpa allacciata male…” ribatté prontamente Ben.
Il ragazzo quindi si accucciò slacciandosi e riallacciando la scarpa, ma nel contempo facendo dei segni sul sentiero. Per Erik sarebbero stati insignificanti se anche li avesse notai, ma magari per Semir…
Ben si alzò poi con Erik e Livyana si addentrò di nuovo tra i boschi dell’Eifel.
 
Angolino musicale: Riusciranno i nostri eroi ad uscire dal capanno? E che ne sarà di Ben e Livyana?
Bryan Adams: Everything I Do, I Do It For You (Ogni Cosa Che Faccio La Faccio Per Te)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=ZGoWtY_h4xo
Guardami negli occhi e vedrai cosa significhi per me Cerca nel tuo cuore cerca nella tua anima e quando mi trovi non cercherai più Non dirmi che non vale la pena tentare non puoi dirmi che non vale la pena morire tu sai che è vero che ogni cosa che io faccio la faccio per te…Non dirmi che non vale la pena lottare Non ti posso aiutare non c'è niente che voglio di più Si tu sai che è vero che ogni cosa che faccio la faccio per te…


 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Semir, Mathilde & MacGyver ***


Image and video hosting by TinyPic

Semir, Mathilde & MacGyver

Ben, Livyana ed Erik si addentrarono nuovamente nei boschi.
L’ispettore procedeva davanti a tutti, seguivano Livyana ed Erik. Ogni tanto il ragazzo si voltava, la piccola aveva l’aria spaventata, ma quando vedeva che il suo amico si girava per sincerarsi se stesse bene lei gli sorrideva come per rassicurarlo.
“Senta adesso che siamo lontano da orecchie indiscrete” cominciò a parlare in maniera un po’ ironica Ben “Sarebbe il caso di dirmi dove vuole andare, l’altopiano è molto esteso, da qui partono molti sentieri”
“Deve condurmi verso un grande lago” replicò Erik.
“Laacher See?” domandò Ben, proseguendo per il sentiero.
“Non so il nome, ma l’ho visto…da lontano…stiamo andando dalla parte giusta?” chiese un po’ titubante l’uomo, ma poi riacquistando la sua spavalderia “Ti avverto se scopro che mi stai ingannando o mi fai girare in tondo, ti…” ma fu interrotto da Ben che si bloccò in mezzo al sentiero.
Lentamente si girò incrociando gli occhi di Livyana, poi alzando lo sguardo si rivolse all’uomo.
Il sentiero che conduceva al lago era interamente immerso nel bosco, sarebbe stata una stupenda escursione, purtroppo gli eventi la stavano trasformando in una camminata a dir poco terrificante.
“Ti avverto che la strada da qui è abbastanza lunga e per niente facile, una persona adulta, allenata a questo tipo di escursione ci mette circa tre ore…mentre tu sei decisamente malconcio…”
“Stai zitto sbirro” sbottò infastidito l’uomo che a quanto sembrava non gli piaceva essere contradetto “Vai avanti e cammina ti ho già detto che non ho tempo da perdere…”
Ben prima di girarsi e proseguire guardò ancora negli occhi Livyana, la ragazzina si sforzò di sembrare serena e il ragazzo apprezzò il suo impegno, abbozzando a sua volta un leggero sorriso, infine si voltò proseguendo il cammino.
I tre oltrepassarono la radura dove Livyana aveva incontrato Erik per addentrarsi di nuovo nel bosco.
“Erik, dobbiamo fermarci…guarda quel velivolo in mezzo a quei pini” disse girandosi di nuovo verso l’uomo e mostrandogli cosa aveva appena scorto tra i maestosi alberi “Sembra un deltaplano…dobbiamo avvicinarci qualcuno potrebbe avere bisogno d’aiuto”
“Non se ne parla, vai avanti” replicò infastidito.
“Senti vuoi avere sulla coscienza…” ma Ben non riuscì a finire la frase.
“Vai avanti e basta! Nessuno ha bisogno d’aiuto!” ringhiò l’uomo.
“Altro che precipitato dalla scarpata…” in Ben cominciavano a sorgere i primi dubbi sul racconto fatto in precedenza da Erik.
“Tu sei arrivato con quello…anzi direi che sei precipitato. E’ una fortuna che tu non ci abbia lasciato la pelle” anche se, francamente, Ben pensava che era stata una vera iella che Erik non fosse morto. Lui e Livyana non si sarebbero trovati in quella situazione.
“Bravo sbirro e adesso cammina” replicò l’uomo.
Mentre proseguiva il cammino, Ben si augurò di arrivare a destinazione prima che il sole calasse, con il buio sarebbe anche diminuita la temperatura.
Per lui non sarebbe stato un problema, Erik per quanto gli importava poteva anche crepare di freddo, ma Livyana…
“Laacher See è molto esteso, in che zona vuoi arrivare? E cosa stiamo cercando?” chiese Ben.
“Stiamo cercando un altro deltaplano precipitato, mi interessa trovare l’uomo che lo pilotava” replicò in affanno Erik che cominciava a sentire la fatica e non solo.
“Scusa, ma non capisco…non era più semplice chiamare i soccorsi per recuperare…” Ben si bloccò girandosi nuovamente verso Erik incrociando di nuovo i profondi occhi scuri di Livyana.
“Sta'  zitto e cammina, sbirro! La prossima volta non te lo ripeterò, sparo alla ragazzina! Sono stufo delle tue continue domande e dei tuoi bla bla bla…” gli ordinò Erik  avvicinando pericolosamente la pistola alla testa di Livyana.
“A me non interessa che il pilota sia vivo, anzi meglio se è morto. Ho fatto precipitare io il deltaplano” e facendo cenno con la pistola intimò Ben e la piccola a proseguire il cammino.

Nel frattempo Semir, leggermente ferito ad una guancia, reggeva la piccola torcia elettrica che Erik aveva concesso loro di prendere, mentre Mathilde Meisner con fare professionale si accingeva a medicarlo.  
“Per fortuna che qui dentro non ci sono solo pentole e scatolame, ma anche il necessario per il pronto soccorso” disse  Semir mentre vedeva la donna che rovistava dentro a dei scatoloni estraendo da essi garze disinfettante e quant’altro serviva.
“Già e per fortuna che quel pazzo non ti ha colpito” concluse lei avvicinandosi cominciando a medicarlo.
Mathilde però era visibilmente preoccupata, le mani le tremavano visibilmente.
“Sei preoccupata per Livyana?” chiese quasi sottovoce Semir, non volendo spaventare gli altri ragazzini che assistevano alla scena.
“Sì se le capitasse qualcosa, e anche a Ben…sarebbe colpa mia…”
Anche Semir era in ansia.
Erik era un pazzo criminale che aveva preso in ostaggio due persone per farsi portare chissà dove, gli sembrava spaventato da chissà cosa, e questo lo rendeva ancora più pericoloso e poco lucido, senza contare che era armato e bastava un nonnulla perché dalla sua pistola partisse un colpo.
E Ben non era a volte un campione di diplomazia…
“Per quanto possa sembrarti strano Livyana è in buone mani, Ben non lascerà che le capiti qualcosa di spiacevole”
“Ne sono certa, ma so anche che Ben…insomma Livyana un giorno mi disse che il tuo collega fece scudo con il suo corpo…” Mathilde non osò finire la frase.
“Vedrai ne usciremo tutti sani e salvi…promesso” rispose il piccolo ispettore abbozzando un leggero sorriso.
“Se penso che l’idea di venire qua…una nuova esperienza per dei bambini di città abituati a tutti i confort…insomma sembrava un’avventura…indimenticabile, ma non così” Mathilde si stava avvilendo sempre più.
“Mathilde smettila di pensare che la colpa sia tua, non avresti potuto fare nulla…” cercò di rincuorarla Semir.
“Sarà come dici, ma finché non rivedrò Livyana e Ben sani e salvi…non mi darò pace”
Semir avrebbe voluto rassicurarla ulteriormente, ma adesso aveva altro a cui pensare.
Dovevano uscire da quel capanno e alla svelta.
Finita la medicazione Semir ringraziò la donna, tutti i bambini lo stavano guardando ed erano tutti visibilmente spaventati.
“Vedrete ora troveremo un modo per uscire da qui ok?”
Nessuno dei bambini rispose a voce, ma tutti fecero cenno di sì col capo.
Il piccolo ispettore cominciò a guardarsi attorno, uscire dalla porta era impossibile, chiusa dall’esterno, senza una serratura, anche sfondarla sarebbe stato impossibile e nulla di quello che avevano a disposizione in quell’ambiente sarebbe servito a creare una via d’uscita.
Anche Mathilde Meisner cominciò a pensare un modo per uscire ed alla fine fu proprio lei a trovare la soluzione.
Mentre camminava avanti e indietro notò che le assi sotto i suoi piedi scricchiolavano.
“Semir” esordì la donna “Ha mai visto il film ‘la grande fuga’?”
“Quello con Steve McQueen? Certo…” poi come se avesse avuto una folgorazione “Mathilde sei un genio! Il pavimento…sembra che le assi poggino sul terreno…se riusciamo a sollevarne alcune un ragazzino minuto può….” poi richiamando l’attenzione di tutti “Ragazzi guardate se trovate qualcosa di appuntito…un coltello, anche una forchetta potrebbe andare bene al caso nostro…”
“Tieni papà…ho trovato questo…” in soccorso con un grosso cacciavite arrivò Aida.
Semir si mise a puntellare le assi e dopo qualche sforzo le prime tavole cominciarono a cedere ed ad alzarsi.
Purtroppo le loro speranze di fuga furono azzerate alla vista del terreno.
“Se anche cominciassimo a scavare” constatò sconsolato Semir “Ci metteremmo un’eternità, abbiamo a disposizione qualche forchetta, dei cucchiai…gli attrezzi li abbiamo tutti fuori…la torcia elettrica si scaricherà prima di finire il passaggio”
“Sì sono d’accordo, l’unica soluzione sarebbe far saltar per aria la porta, ma come?” chiese Mathilde mettendosi le braccia sui fianchi esaminando attentamente la porta.
“Hai detto far saltare? Che stupido me ne ero quasi dimenticato, ti ricordi che ti dissi se potevo mettere la mia arma d’ordinanza in un posto sicuro?”
“Trovo impossibile far saltar la serratura visto che si chiude dall’esterno con una grossa asse scorrevole” replicò accigliata “E scardinarla…”
“Una volta io e un mio ex socio, fummo rinchiusi all’interno di una stanza. Jan fabbricò un piccolo ordigno con la polvere da sparo dei proiettili delle nostre armi, ne tenne solo uno integro e con quello colpì l’ordigno che scardinò la porta, se lo piazziamo nel punto giusto potrebbe funzionare di nuovo”
“Cosa ti serve oltre che alla pistola?” chiese compita  la donna.
“Credevo mi dicessi che trovi la cosa decisamente assurda” replicò divertito Semir.
“Al momento ogni soluzione più o meno astrusa mi sta bene…ripeto che ti serve?” chiese di nuovo Mathilde.
“Un contenitore di metallo con un tappo…e dello scotch o qualsiasi altra cosa per fissarlo ai cardini”
“Se funziona MacGyver sarà fiero di te” ridacchiò la donna.
“Già e farò una telefonata di ringraziamento a Jan” si ripromise Semir.
I due quindi sotto gli occhi stupiti dei ragazzi si misero all’opera aiutati dalla fioca luce della torcia elettrica.

Intanto Erik che procedeva zoppicando sempre più vistosamente, Ben e Livyana si stavano sempre più addentrando tra i boschi dell’altopiano.
“Andiamo per di qua sbirro…non vedi l’insegna? C’è scritto Laacher See…” disse saccente Erik.
“Lo vedo, non sono mica cieco” sbottò Ben girandosi verso l’uomo “Il punto è che il sentiero è interrotto a causa di una frana stanno aspettando che il terreno si assesti per poterlo rifare…”
“Sì come no…mi stai fregando…” sibilò Erik.
“Non ti sto fregando è che conosco la zona” puntualizzò Ben “Vengo spesso da queste parti e mi aggiorno se…”
“Basta!” sibilò furioso l’uomo “Tu non sai niente sbirro, tu mi vuoi solo fregare, e sono stufo delle tue chiacchere” e con gli occhi rabbiosi gli puntò la pistola contro.
“Ehi okay, non ti scaldare, facciamo come vuoi” e poi prendendo Livyana per mano l’avvicinò a sé “La strada  da questo punto si fa ripida, lei proseguirà accanto a me” e detto questo si avviò verso il sentiero che conduceva al lago tenendo per mano la piccola.

Erano passate un paio d’ore da quando i tre si erano avviati verso Laacher See.
Ben guardò l’orologio era quasi mezzogiorno.
Il poliziotto quindi si fermò un attimo.
“Beh perché ti sei fermato sbirro? Hai perso l’orientamento?” chiese con fare sbruffone Erik.
“Livyana è stanca, deve bere un po’ d’acqua, falla riposare un po’…e anche tu con quel ginocchio, si sta gonfiando a vista d’occhio, zoppichi…”
“Dalle da bere, ma poi ripartiamo, e niente scherzi, se oltre all’acqua dallo zainetto tiri fuori altro giuro che le sparo”
Ben si tolse lo zaino, qualche minuto di sosta avrebbe fatto bene a tutti.
Livyana bevve alcuni sorsi d’acqua, poi passò la bottiglietta a Ben e poi ad Erik.
Il ragazzo si ritrovò a sperare che l’uomo crepasse o svenisse da un momento all’altro, per lo sforzo a cui era sottoposto tenuto conto che le sue condizioni fisiche non erano ottimali, ma a quanto pareva Erik aveva la tempra molto forte.
Dissetati i tre ripresero subito il cammino.

Intanto Semir aiutato da Mathilde, fissò alla porta del capanno il rudimentale ordigno, fece allontanare il più possibile i ragazzi facendoli raggomitolare su se stessi chiedendo loro di tapparsi le orecchie.
Poi prese la mira e sparò.
L’esplosione non fu forte, ma bastò per scardinare la porta.
Semir poi diede alcune vigorose spallate e la porta cedette dal tutto cadendo a terra sollevando una nube di polvere.

Anche Ben, Livyana e Erik sentirono in lontananza l’ esplosione, ma mentre l’uomo più di tanto non ci fece caso sul volto di Ben comparve un piccolo sorriso.
Non sapeva bene spiegarsi il perché, ma in cuor suo sapeva che quello scoppio lontano era sicuramente opera di Semir.

“Direi che siamo usciti a ‘riveder le stelle’ “ parafrasò Mathilde Meisner uscendo dal capanno e facendo cenno ai ragazzi di fare altrettanto.
“Già ora dobbiamo chiamare i soccorsi” replicò serio il piccolo ispettore.
Purtroppo tutte le speranze di riuscire a chiamare gli aiuti in tempi brevi svanirono alla vista dei loro cellulari lasciati in mezzo al campo.
“Mapporca” inveì Semir “C’era d’aspettarselo. Sono stati aperti, senza batterie…sicuramente quell’Erik le ha portate con se per gettale chissà dove” 
“A quanto pare quel criminale ha messo fuori uso anche la radio dello scuolabus e bucato le gomme…guarda Semir sulla fiancata dello scuolabus…direi che è sangue ed è all’altezza delle escoriazioni che aveva quel criminale alle gambe e alle braccia”
Semir si guardò attorno, ma attorno a lui c’era solo una distesa infinita di pini “Io non sono pratico della zona come Ben, Mathilde ti risulta che da queste parti ci sia un rifugio, un’abitazione…qualsiasi cosa provvista di telefono o radio?”
“Che io sappia no” rispose la donna, ma poi ebbe una folgorazione “Aspetta un secondo, forse possiamo far partire una chiamata di soccorso con i cellulari” disse con fare sicuro la donna.
“E come? Le batterie non ci sono…”
“Beh, tu non è l’unico ad aver visto i telefilm di MacGyver. Ti ricordi ‘Mac’ avrebbe costruito una bomba atomica con un po’ di colla vinilica e un paio di graffette…”  e detto ciò raccolse i telefonini, fece l’occhiolino a Semir avviandosi verso il cruscotto dello scuolabus.
Lì si mise ad armeggiare un po’, staccando qualche filo e con molta attenzione collegandolo alla scheda di un cellulare.
Semir seguiva, assieme ai ragazzi ciò che stava facendo la donna.
“Mathilde sei una fonte inesauribile di idee, ho una vaga idea di quello che hai intenzione di fare… ma sei sicura che funzioni?”
“Beh a parole è un po’ complicato da spiegare, ma se riesco a collegare la batteria del scuolabus al cellulare potrei far partire una chiamata di soccorso…voltaggio e amperaggio devono essere perfetti e stabili, potrei fondere tutto, ma se hai altre soluzioni …”
“Prego accomodati, siamo nelle tue mani Mathilde”

Nel frattempo Erik, Ben e Livyana arrivarono nel punto in cui il sentiero era interrotto dalla frana staccatasi dal costo della montagna.
“Che ti avevo detto?” sbottò Ben “Il sentiero è interrotto…”
“Maledizione!!!” Erik era furioso “Forza muovetevi” e puntando la pistola in faccia a Ben disse “Vedi che la strada stavolta ci porti a Laacher See, altrimenti nessuno di voi due vedrà sorgere il sole domani, intesi?”
Ben non osò replicare, i tre quindi si incamminarono di nuovo imboccando il sentiero appena percorso.
Davanti a sé Ben vide una grossa pietra, Erik dietro di lui cominciava ad ansimare sempre più.
“Ho una scarpa slacciata” fece il ragazzo fermandosi in prossimità della pietra.
“Fai alla svelta, ma prima dammi l’acqua”
“Tieni” disse Ben lanciandogli la bottiglietta.
Ben raccolse la pietra stava quasi per scagliarsi contro Erik, quando inaspettatamente l’uomo si voltò e senza esitare sparò all’indirizzo di Ben, colpendolo di striscio ad un braccio.
Il dolore lo fece inginocchiare a terra e Livyana cercò di avvicinarsi al ragazzo, ma Erik la prese per i capelli con la stessa mano con cui reggeva la pistola.
“Lasciala stare lurido verme!” sibilò il giovane ispettore cercando di avventarsi contro Erik.
“Ho ancora dei colpi in canna, sbirro” gli intimò puntando questa volta la pistola alla tempia della ragazzina “Posso assicurarti che la prossima volta avrò più mira…ammazzo la mocciosa se cerchi di ribellarti ancora intesi?”
“Okay, farò come vuoi, ma stai calmo…” rispose Ben alzando le mani in segno di resa.
“Io sono calmissimo” urlò l’uomo e il giovane ispettore non osò controbattere, Erik inoltre si stava decisamente alterando.
Ben tenendosi sempre il braccio continuò il percorso, ma ogni tanto cercava di lasciare qualche traccia come Pollicino, solo che al posto delle briciole lui avrebbe usato il suo stesso sangue.

Angolino musicale e N.D.A. I telefonini possono funzionare con la batteria di un’auto (lavoro con ingegneri aerospaziali e simili, mi hanno assicurato che la cosa è complicata, ma possibile). L’episodio a cui fa riferimento Semir in cui è presente Jan è ‘Giustizieri’. E se qualcuno non sapesse chi è MacGyver:
https://it.wikipedia.org/wiki/MacGyver
Michael Jackson ‘On the line’(Sulla linea)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=2QiVLwNF-A4
Non ha senso far finta che sia finita I tempi duri non vanno semplicemente via Devi assumerti la responsabilità E’ ora che tu ti apra ed abbia un po’ di fede Nessuna cosa buona viene facilmente Tutte le cose buone vengono a tempo debito Devi avere qualcosa in cui credere Ti sto dicendo di aprire la tua mente Devi mettere il cuore sulla linea Se vuoi farlo nel modo giusto Devi venire fuori e provare…
 

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** tracce ***


Image and video hosting by TinyPic

Tracce

Una goccia di sudore fece la sua comparsa sulla fronte di Mathilde Meisner.
La donna era riuscita ad alimentare il cellulare, ma ora la tensione attorno a lei era palpabile, erano alla prova del nove.
“Semir dammi il numero che devo comporre e se qualcuno ti risponde devi cercare di essere breve e conciso, non so quanto possa funzionare la cosa…”
Il piccolo ispettore gli fornì il numero del distretto della polizia autostradale.
“Bene, inoltro la chiamata…e incrociamo le dita”
Tutti trattennero il respiro, anche il mondo e perfino gli orologi sembravano si fossero fermati.
La chiamata partì e dopo un paio di squilli:
“Polizia autostradale sono Susanne Konig”
Attorno a Semir si levò un unico festante urlo.
“Ehi, mi fate scoppiare le orecchie…” disse la segretaria allontanando la cornetta dall’orecchio.
“Susanne sono Semir, abbiamo bisogno d’aiuto, mandaci soccorsi…subito…siamo sull’altopiano dell’Eifel…il commissario Kruger conosce la posizione esatta…un uomo ci ha rinchiusi in un capanno” disse tutto d’un fiato Semir.
“Ma state bene?” chiese preoccupata la segretaria di fatto interrompendolo.
“Sì” confermò Semir che stava per aggiungere qualcosa, ma fu anticipato dalla segretaria che stava già attivando i soccorsi.
“C’è una piccola stazione di polizia con un paio di agenti della forestale a circa un quarto d’ora da voi, li mobilito subito…” propose Susanne.
“Perfetto, ma non far alzare nessun elicottero, caso mai ti fosse venuta l’idea di mandarci altri aiuti, questo tizio ha in ostaggio Ben e Livyana, non sa che ci siamo liberati”
“Liberati? Ben e Livy ostaggi?” chiese perplessa.
“Sì, senti poi ti spiego, questo al momento è il nostro unico vantaggio…mandate delle auto e riportiamo a casa i ragazzi. Fammi avere un cellulare, meglio se satellitare e caricatori per la pistola. Appena avrò tutto mi metterò sulle tracce di questo criminale…fate presto”
 “Perfetto…” replicò Susanne.
Purtroppo la comunicazione si interruppe.
“Temo che ora sia davvero inutilizzabile ” constatò Semir riferendosi al cellulare “Comunque l’importante è che siamo riusciti a chiedere aiuto, saranno qui nel giro di pochi minuti…spero”
Nell’attesa i bambini furono invitati a preparare i loro zaini, per le tende e il resto ci sarebbe stato tempo più avanti, ora la cosa primaria era riconsegnarli alle loro famiglie sani e salvi.
“Ma come troverai Livyana e Ben? E poi avranno un bel vantaggio…” domandò a Semir Mathilde Meisner.
“Non lo so, davvero, ma un modo lo troverò” replicò il piccolo ispettore.
“Non puoi aggirarti per l’altopiano…è immenso e poi potresti perderti” rimarcò Mathilde, ma Semir sembrava non ascoltarla.

Mezz’ora dopo il piccolo poliziotto si stava issando sulle spalle lo zaino con tutto il necessario per la ricerca del suo amico e di Livyana.
“Semir non sarebbe meglio aspettare i rinforzi?” chiese Mathilde.
“Hanno già troppo vantaggio, prima partiamo meglio è” replicò secco Semir che nel frattempo aveva anche incaricato uno dei due agenti della forestale accorsi sul posto di mandare qualcuno che potesse in qualche modo rilevare impronte ematiche o digitali appartenenti a Erik.
Sapere qualcosa di più su quel criminale, avrebbe potuto rivelarsi utile.
“Papà” si avvicinò Aida ” Riporterai a casa…” e non ebbe il coraggio di finire la frase, le parole le morirono in gola.
Aida voleva molto bene allo ‘zio’ ed ora anche alla nuova ‘cuginetta’.
“Non preoccuparti piccolina riporterò a casa zio Ben e Livy” e detto questo la baciò.
“Semir…vengo con te” propose Mathilde Meisner issandosi anche lei sulle spalle un piccolo zaino.
“Non se ne parla…”
“Esatto non se ne parla” ribadì decisa la donna, che per il modo e la sicurezza che sfoggiava gli ricordava molto il commissario Kruger.
“Senti…” cercò di tergiversare Semir.
“No mi ascolti tu!” tuonò quasi la donna  puntandogli un dito contro.
Mathilde sovrastava il piccolo ispettore di un bel po’ e questa la rendeva quasi minacciosa.
“Come pensi di trovare Ben? Telepatia? E poi tu non conosci queste montagne…io sì e molto bene”
“Senti Mathilde,  capisco le tue ragioni, ma…”
Ma la donna non era decisa a desistere.
“Senti Livyana non è solo sotto la responsabilità di Ben. Io ho organizzato questo campeggio e mia è la responsabilità di tutti i ragazzi…quindi che tu lo voglia o meno io verrò con te e poi so già da che parte sono andati…”
“Come???” Mathilde Meisner era una continua sorpresa.
“Guarda davanti a quel sentiero ci sono dei rami spezzati e alcuni segni a terra…nessun animale lascia delle tracce così…il tuo socio non è uno sprovveduto, sicuramente avrà disseminato indizi ovunque, bisogna solo aver la capacità e la lucidità per vederli”
Semir si avvicinò all’imbocco del sentiero indicatogli da Mathilde.
A terra dei leggeri solchi che per molti potevano essere insignificanti, ma per Semir non c’erano dubbi.
Una ‘B’ e una ‘J’ intrecciate tra di loro a formare una sigla che solo il suo socio era solito usare come firma alla fine dei rapporti.
“Ben” si trovò a dire sottovoce il piccolo ispettore e accucciandosi con le dita sfiorò i leggeri solchi sulla terra.
“Dai muoviamoci, i bambini sono in buone mani, Livyana e Ben decisamente no” propose Mathilde.
“Senti quell’uomo è pericoloso…è armato e decisamente instabile, lo hai visto anche tu” cercò di convincerla ancora una volta Semir, ma poi incrociò lo sguardo severo della donna e alla fine capitolò.
“E va bene…verrai con me…”
“Molto bene” asserì decisa la donna.

I due si misero subito in cammino, con passo svelto, le tracce presenti nel terreno erano ancora fresche.
Mathilde procedeva con passo sicuro. Il piccolo ispettore constatò che la donna era molto allenata, sapeva muoversi bene, mentre lui stesso faceva quasi fatica a starle dietro.
“Ma perché sono andati per di qua?” si chiese la donna fermandosi davanti ad un bivio, notando nuovamente dei strani segni sul terreno “Fra un paio di chilometri il sentiero si interrompe…una frana staccatasi dalla montagna lo rende impraticabile, a meno che non abbiano deciso di proseguire comunque…più avanti c’è un altro bivio” poi fece cenno a Semir di guardare nella direzione che gli indicava “Guarda là…sembra un…uno di quei velivoli ultraleggeri…”
“Sì direi che sembra un deltaplano…” replicò Semir osservando meglio il piccolo mezzo.
I due si avvicinarono ai resti del velivolo, costatando che erano anche in presenza di macchie di sangue.
“Qui attorno non c’è nessuno…nessun cadavere…” sentenziò Semir  dopo aver fatto un piccolo giro di perlustrazione.

Poco dopo il telefono satellitare che aveva con se il piccolo ispettore vibrò.
“Gerkhan, sono il commissario Kruger” disse con tono sicuro, ma Semir l’anticipò.
“Capo abbiamo trovato un deltaplano a motore…direi che è precipitato. Siamo in presenza di sangue, ma attorno a noi non sembra ci sia nessuno, nessun cadavere. Ho il sospetto che chi ha rapito Ben possa essere precipitato con questo velivolo e le ferite che aveva, tra l’altro non gravi, potrebbero essere compatibili con un atterraggio di fortuna…mandi una squadra della scientifica anche qui…potremmo confrontare impronte e DNA”
“Penso che non sia molto lontano dall’aver ragione Gerkhan, so per certo che quella zona è molto frequentata da appassionati di quel tipo di volo”
“Senta da qualche parte sarà pur partito…” chiese Semir.
“Cercherò di farle sapere qualcosa…comunque abbiamo un riscontro sul campione di sangue trovato vicino allo scuolabus”
“Di già? Che efficienza” Semir era sbalordito.
“Sì la forestale dell’Eifel possiede attrezzature atte per ogni evenienza comunque l’uomo che sta inseguendo si chiama Erik Strabe, è schedato mesi fa gli è stata ritirata la patente per guida in stato d’ebrezza…”
“Ma cosa trasforma un piccolo delinquente in un rapitore?” ragionò Semir.
“Questo non lo so, e lei lo deve scoprire oltretutto deve trovare il suo collega e la ragazzina”
“Okay ci aggiorniamo, grazie per le informazioni” concluse la telefonata Semir.
“Mi chiedo cosa spinga un uomo a prendere due ostaggi e addentrarsi in questa…in questa giungla! Non c’è niente di niente…” ragionò ad alta voce Semir.
“Comunque non sono andati per di là” disse la donna indicando il sentiero che si inerpicava “Mentre tu telefonavi ho dato un’occhiata in giro. Guarda le tracce sono anche sull’imboccatura di quel sentiero, Ben gli ha fatto perdere tempo portandolo verso il sentiero interrotto, poi devono essere tornati indietro, le tracce proseguono in quella direzione…verso Laacher See”
I due quindi ripresero il loro cammino.

Intanto Ben, Livyana ed Erik erano finalmente arrivati a destinazione.
Davanti a loro si stagliava Laacher See il più bel lago di origine vulcanica dell’altopiano dell’Eifel.
Le sue sponde a strapiombo erano circondate da una fitta boscaglia ogni tanto si intravedeva una piccola spianata e su una di quelle i tre videro la carcassa di un deltaplano.
“Forza muovetevi, avviciniamoci, là c’è una cosa che mi serve…”

Contemporaneamente Semir e Mathilde Meisner seguendo le orme prima e l’unico sentiero praticabile dopo procedevano a passo sempre più svelto.
Purtroppo i due arrivarono ad un altro bivio.
“E ora?” chiese Semir guardandosi attorno “Da che parte saranno andati?”
“Non siamo molto lontani dal lago e questo sentiero porta dritto verso Laacher See” sentenziò la donna indicando uno dei due sentieri.
“E l’altro dove porta?” si informò Semir.
“L’altro porta verso le cascate,  è ripido alla fine ci sono solo quelle a differenza del sentiero che porta al lago. Da Laacher See poi si possono accedere a vari rifugi, paesi, ci sono strade asfaltate…insomma se vogliamo dirla tutta in caso di fuga le alternative sono molte”
“Mapporca e adesso?” Semir si trovò a dover fare una difficile scelta.
“Io andrei verso il lago” e il tono della donna non fece pensare ad una proposta, ma quasi ad un ordine.
“Vorrei avere la tua certezza, Mathilde, ma se sbagliassimo? E dividerci…non so se sia una buona idea”
“Dovresti avere più fiducia nel tuo collega, forse ti basterebbe la metà di quella che ha Ben in te” sentenziò la donna.
“Scusa, ma temo di non capire”
“Guarda là…a me sembra sangue e vedi quei segni sulla pietra…”
“Potrebbe essere un animale ferito per quello che ne sappiamo noi”  replicò alquanto perplesso Semir.
“Sì però con un po’ di fantasia…a me sembra una freccia”

Semir se ne stava fermo immobile in mezzo al piccolo bivio, indeciso sul sentiero da prendere.
Gli sembrava di essere come in quella scena del film di Indiana Jones in cui il protagonista si ferma con la moto davanti ad una enorme segnaletica  con una miriade di destinazioni.
“Ascolta Semir, Ben non avrebbe potuto segnarti per benino la freccia senza dare nell’occhio, il sangue potrebbe essere di Erik e lui in qualche modo se ne è servito, magari si è ferito apposta…lo hai detto tu stesso mentre camminavamo che Ben ti parla senza le parole…forse dovresti a volte ascoltare di più il cuore e meno la ragione”
“Sì, sicuramente è così…”
Semir quindi prese la sua decisione e il sentiero che conduceva a Laacher See, e più si avvicinava al lago più la sua ansia cresceva.
Mathilde lo seguiva silenziosa, anche lei era in apprensione per la sorte che accomunava sia Ben che Livyana. In cuor suo la donna sapeva che l’ispettore, se avesse avuto per qualche ora il dono dell’ubiquità, lo avrebbe sfruttato  in quel momento.
Non restava altro che sperare che le tracce di sangue fossero un chiaro segnale del passaggio di Ben.

Angolino musicale: Semir che si ‘lancia’ alla ricerca di Ben non si può fermare…e nemmeno Mathilde…Capitolo tutto sommato tranquillo…questo perché il prossimo sarà…da brividi…ringrazio come sempre i miei stupendi recensori e la mia Magnifica Beta Reader…
Bryan Adams Can't stop this thing we started (Non puoi fermare questa cosa che abbiamo iniziato)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=lP4Nnek6DCo
Potresti fermare un uragano Potresti fermare la pioggia che scende…Ma se vuoi fermare me tesoro, non provarci nemmeno Sto andando per una strada, nella tua strada E' un rimedio difficile, lasciateci andare per la nostra strada Non puoi fermare questa cosa che abbiamo che abbiamo iniziato Devi sapere che è vero Non puoi cancellare il percorso che abbiamo tracciato…




 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Particolari agghiaccianti ***


Image and video hosting by TinyPic

Particolari agghiaccianti

Il sole stava tramontando , quando Ben, Erik e Livyana arrivati finalmente in prossimità del lago di Laacher See, si avvicinarono ai rottami del deltaplano.
Tra i resti del velivolo c’era un cadavere.
L’uomo aveva gli occhi sbarrati e una grossa macchia di sangue sul petto.
“Livyana non guardare” e istintivamente Ben coprì gli occhi alla ragazzina avvicinandola a sé.
Erik si avvicinò ancora di più ai rottami del velivolo e senza volerlo diede le spalle a Ben abbassando incautamente l’arma.
Ben non aspettava altro, come una furia si avventò su Erik, e in un secondo lo stese disarmandolo.
“Adesso è meglio che sia tu a stare ai miei ordini” gli intimò Ben puntandogli la pistola contro.
“Getti quell’arma o le faccio saltare la testa” ordinò un uomo alle sue spalle.
Ben per un attimo non credette alle sue orecchie, la sua immaginazione mista a stanchezza gli stava facendo brutti scherzi.
“Non glielo ripeterò nuovamente…getti la pistola”
Purtroppo quello che udì non era un’allucinazione.
Lentamente si girò verso la voce non potendo fare altro che quello che gli ordinò l’uomo, Livyana aveva la canna di una pistola puntata alla tempia.

Semir stava sempre proseguendo per il sentiero quando sentì il cellulare vibrare.
“Sì pronto” rispose sempre più in apprensione.
“Ispettore abbiamo trovato un’auto vicino ad uno dei tanti sentieri che portano a Laacher See” lo informò un collega della forestale “Il veicolo presenta segni di effrazione abbiamo fatto alcuni controlli, risulta rubata. Abbiamo fatto subito dei rilevamenti sul posto e mandato le foto di alcune impronte alla vostra scientifica. C’è un riscontro: Lukas Schiffer, di trentasette anni. L’uomo risulta schedato, ha precedenti per piccoli furti, ma potrebbe anche essere l’artefice di alcune rapine in banca, ma la polizia non è mai riuscito a incastrarlo…so che con la ricerca dei due ostaggi può essere irrilevante, ma…”
“Non si preoccupi, ha fatto bene a telefonarmi, magari potremmo incontrarlo e visto come stanno le cose le precauzioni non sono mai troppe… caso mai se avete altre informazioni aggiornatemi tempestivamente…”
“Senz’altro ispettore” e l’agente concluse la comunicazione.

“Lukas” chiamò Erik alzandosi in piedi e, strappando la pistola dalle mani di Ben, lo colpì violentemente con il calcio della pistola al braccio ferito.
Il ragazzo non fiatò nemmeno, ma si portò istintivamente l’altra mano sulla ferita dolorante e ora nuovamente sanguinante.
“Sei in ritardo e di un bel po’…” rimbeccò l’altro visibilmente stizzito.
“Dovevo atterrare col deltaplano qui, ma il motore si è inceppato e sono finito a chilometri da qui, ma adesso ciò che conta è che abbiamo trovato lui” rispose Erik  additando il cadavere.
“Grazie tante, ma ti sei portato dietro quei due…” lo rimproverò Schiffer e con un gesto brusco spinse Livyana che si rifugiò tra le braccia sicure di Ben.
“Senti di loro ci occuperemo dopo  adesso pensiamo a lui…è già passato troppo tempo, non vorrei che il nostro ‘lasciapassare’ si fosse deteriorato” replicò Erik indicando il cadavere “Hai l’occorrente?”
“Sì eccolo” e avvicinatosi ad Erik Schiffer gli consegnò un grosso machete.
“Che vogliono fare” chiese Livyana spaventata, distogliendo lo sguardo dai due criminali.
Il ragazzo non le rispose, ma tra sé pensò “Non lo so, proprio non lo so…”
“Però che schifo, mentre aspettavi non potevi farlo tu” chiosò Erik avvicinandosi al cadavere.
“Non mi ricordavo se era la destra o la sinistra” rispose riluttante Schiffer “E nella borsa c’è posto solo per una, poi ho avuto un contrattempo con la macchina, ho dovuto rubarne una…sono qui da poco pure io”
Un leggero sorriso apparve sul volto di Ben, non sapeva se in quel momento era in compagnia, tra l’altro pessima,  di due criminali che avevano architettato un diabolico piano, due idioti alle prime armi  o due uomini decisamente sfortunati.
“Balle, non volevi farlo punto e basta…e comunque è la destra, quella con l’anello con lo stemma…” detto ciò con un colpo secco mozzò la mano al cadavere.
Ben girò la testa disgustato, stringendo ancora di più la ragazzina contro di se, ma nello stesso istante si guardò attorno.
Sembrava che in quel momento per loro non ci fosse nessuna via d’uscita, oltretutto erano a pochi metri dal ciglio di una parete a strapiombo sul lago. 
“Ecco ora mettiamola nella borsa refrigerante, le impronte digitali devono conservarsi bene altrimenti tutto il nostro lavoro verrà vanificato…”
Sbottò Erik raccogliendo la mano inorridito, poi la mise dentro un sacchetto trasparente deponendola nella borsa, poi consegnò il tutto a Schiffer.
“Visto non è stato tutto inutile” disse soddisfatto Erik “Adesso però è meglio che eliminiamo quei due, poi mi porti all’ospedale, mi fa male il ginocchio e anche un braccio, non posso fare altro, ma per fortuna che la squadra…” ma fu interrotto dal complice.
“Non puoi andare al pronto soccorso, razza di idiota!” lo incalzò Schiffer “Ti farebbero troppe domande, rischieremmo di essere scoperti”
“Senti voglio godermi la vita quanto te, non preoccuparti mentirò bene” replicò l’altro “Dirò quello che ho detto anche allo sbirro…sono caduto durante un’escursione e una volta eliminati questi due non avremo testimoni”
“Va bene come vuoi”  e senza pensarci più di tanto Schiffer freddò l’uomo con un colpo dritto al cuore.
Erik per un attimo restò come pietrificato sul posto con gli occhi sbarrati poi crollò a terra come un burattino a cui avessero improvvisamente tagliato i fili.
Livyana cacciò un urlo, l’uomo puntò la pistola verso Ben che schioccato aveva assistito alla scena.
Tutto si sarebbe aspettato, ma questo proprio no.
Il ragazzo con a fianco la ragazzina indietreggiò di qualche passo fino all’orlo del precipizio, dietro di lui alcuni sassolini cominciarono a cadere dentro il lago.
“Bene dite le vostre ultime preghiere…” e minaccioso Schiffer si avvicinò ai due.
“Livy” sussurrò all’orecchio Ben alla piccola “Fai un bel respiro, trattieni il fiato più che puoi” poi prendendo in contropiede Schiffer prese in braccio Livyana buttandosi dentro il lago.

Il salto sembrò non finire mai, poi Ben sentì l’acqua come aprirsi sotto i suoi piedi.
Subito allargò le gambe e il  braccio libero per frenare la discesa verso il fondo, ma la cosa non fu così immediata.
Il peso e l’altezza da dove erano saltati facilitò la loro discesa verso il fondo del lago.
Il ragazzo pensò che lui avrebbe potuto trattenere il fiato per alcuni minuti, ma Livyana…
Facendo appello a tutte le sue forze Ben cercò di riemergere dall’acqua.
Emerse dopo quella che a lui sembrò un’eternità, appena in tempo per ritornare velocemente sott’acqua.
Schiffer vedendolo riemergere gli stava sparando contro.

Semir e Mathilde arrivarono nei pressi del lago nel momento in cui Schiffer cominciò a sparare verso Ben, dopo che lo avevano visto saltare con in braccio Livyana.
Senza pensarci due volte il piccolo ispettore estrasse la pistola sparando in direzione di Schiffer, purtroppo non riuscendo a colpirlo.

Ormai al limite dell’affogamento Ben riemerse dall’acqua,  in tempo per vedere da lontano la sagoma di Semir che correva verso la sponda del lago mentre Schiffer fuggiva addentrandosi nella boscaglia.
Semir lo lasciò scappare precipitandosi subito in soccorso di Ben.
Il giovane intanto a grandi bracciate aveva raggiunto la sponda del lago e stava issando la piccola sulla riva quando venne raggiunto da Semir.
“Ho chiamato i soccorsi mentre scendevo, saranno qui a momenti…” disse Mathilde raggiungendo i due ispettori.
Ma Ben non l’ascoltò nemmeno, stava già valutando le condizioni della ragazzina.
“Mio Dio Semir, non respira, non c’è polso…” disse Ben disperato posizionandosi di fianco alla piccola per praticarle il massaggio cardiaco, mentre Semir immetteva nei polmoni della piccola l’aria.
“Bambina mia respira” pensò tra sé il giovane ispettore “Non lasciarmi, non ora…non adesso…” e mentre eseguiva le manovre per rianimarla,   pensò che quel tipo di operazione non l’aveva mai praticata ad un creatura così piccola.
E il terrore si impadronì di lui.
Aveva una paura folle di spezzagli tutte le costole.
Semir come se fosse nella sua testa percepì la sua paura “Coraggio Ben stai andando alla grande e i soccorsi saranno qui a momenti…”
Dietro di loro Mathilde Meisner seguiva in apprensione la scena.

Finalmente dopo poche manovre la ragazzina cominciò a tossire ed a sputare acqua.
La donna, ora visibilmente più rilassata, si avvicinò a Livyana, le tolse i vestiti bagnati facendole indossare la felpa che portava lei.
L’acqua del lago era molto fredda e la piccola tremava vistosamente.
Anche Ben tremava, ma Semir pensò che più che per il freddo la sua fosse la normale reazione alla paura di aver rischiato di perdere Livyana.
Pochi minuti dopo all’orizzonte apparve un’eliambulanza.
La ragazzina fu subito trasportata al più vicino ospedale, ma mentre Semir consigliò Ben di accompagnarla, anche per farsi curare la ferita che aveva al braccio, lui con l’aiuto della polizia forestale e altri agenti accorsi finalmente sul posto si mise alla ricerca di Schiffer.

Erano quasi le cinque di mattina quando Semir decise di raggiungere l’ospedale dove era stata ricoverata Livyana sia per sincerarsi personalmente delle condizioni della piccola che quelle di Ben.
Percorse qualche metro di un lugubre corridoio cui lo aveva indirizzato un uomo di guardia alla reception.
Semir ebbe un leggero brivido lungo la schiena quelle pareti davano l’impressione di essere meandri di un cimitero, tanto erano bianche e spoglie.
Il piccolo ispettore trovò Ben quasi subito, stava dormendo in mezzo ad un corridoio seduto per terra con la schiena contro il muro, la testa appoggiata alle ginocchia. Al braccio sinistro una vistosa fasciatura.
“Considerata la tua avversione per il Pronto Soccorso trovo quasi strano che ti sia lasciato medicare…a meno che…” pensò tra se il piccolo ispettore.
Prima di svegliarlo andò a prendere del caffè caldo al distributore automatico, poi si sedette accanto all’amico quindi lo svegliò.
“Ben, ti ho portato del caffè…bevi ti farà bene” gli disse con fare affettuoso quasi paterno.
Ben aprì gli occhi e quegl’occhi a Semir fecero quasi paura.
Erano rossi e gonfi, segno evidente che il socio aveva pianto e parecchio.
“Come sta la piccola?” chiese Semir porgendogli il bicchiere.
“Ha un principio di assideramento e di annegamento, ma i medici mi hanno rassicurato che starà bene…si riprenderà…” rispose stancamente il collega, stropicciandosi gli occhi, poi prese dalle mani del socio il caffè.
“Grazie al cielo” sospirò Semir che aggiunse “E tu come stai?”
“Come vuoi che stia…male…nessuno è al sicuro con me…sono e sarò sempre maledetto…”
“Oh Ben basta con questa storia…” lo interruppe Semir che ormai non ne poteva più di sentire quella storia dell’essere maledetto.
Ma Ben non lasciò perdere l’argomento “Semir avevo promesso ai suoi genitori che l’avrei protetta, che niente e nessuno le avrebbe fatto del male e adesso guarda…è lì dietro a quella porta…ce l’ho mandata io!” il tono di Ben si fece disperato.
“Ben non essere ridicolo, non potevi fare diversamente, quel pazzo vi avrebbe ucciso…ti stava per sparare! Se non vi foste buttati nel lago adesso non staremmo qui a parlare. E poi smettila di sentirti sempre in colpa. Livyana se ti sentisse parlare così sono sicuro che sarebbe la prima a prenderti a schiaffi. Le hai salvato la vita, di nuovo e lei questo lo sa”
Tra i due calò una specie di gelo, Semir non sapeva come consolare il socio e Ben si era chiuso nel silenzio più assoluto.

Passarono alcuni minuti, poi Ben cominciò a sorseggiare il caffè e a Semir sembrò che il ragazzo cominciasse a riacquistare un po’ di lucidità.
“Avete preso Schiffer?” chiese finalmente.
“No purtroppo ci è sfuggito, abbiamo perlustrando tutta la zona e il buio non ci ha certo aiutati, nemmeno le unità cinofile lo hanno trovato”
“Avete saputo chi era il morto? E perché gli hanno tagliato una mano?” incalzò il giovane.
“Il morto era un certo Gerald Fritz” rispose Semir.
“Non mi dice niente il nome” ribatté Ben facendo spallucce.
“Beh mio giovane Padawan” parafrasò Semir per cercare di alleggerire l’atmosfera “Ti faccio presente che Gerald Fritz è…o meglio era il direttore della ‘Bundesbank’ con sede a Colonia”
“Ah però e che ci faceva a bordo di un deltaplano?”
“Non lo so, ma se vuoi accompagnarmi andremo dalla vedova, le porgeremo le nostre condoglianze, chiedendole come mai abbiano tagliato la mano al cadavere del marito. Ah un’altra cosa, hanno portato il corpo all’obitorio, la dottoressa Brenner, mi ha dato alcune anticipazioni in merito…Fritz non è morto per essersi schiantato col deltaplano. E’ morto in volo, un colpo alla schiena”
“Con un fucile di precisione?” chiese Ben.
“Probabilmente” ribatté Semir.
“Sì adesso che mi ci fai pensare ho notato  anche io che il corpo presentava una grossa macchia di sangue in mezzo al petto…” ragionò Ben che continuò “Potrebbe essere andata così: questo Fritz va a fare un giro in deltaplano…viene raggiunto da Erik a bordo di un velivolo simile, ma a motore. Erik gli spara uccidendolo, poi le correnti e un guasto al mezzo li portano ad atterrare in due punti diversi”
“Sì è una buona ipotesi, Erik però deve ritrovare il cadavere, perché per qualche motivo che noi non sappiamo gli serve la mano…non conosce però la zona e fortuna o sfortuna vuole che incappi in te”
Semir si voltò verso il suo socio.
Era ritornato catatonico, se ne stava fermo e immobile a guardare la porta della stanza dove riposava Livyana.
“Resterà di nuovo sola…” rifletté triste.
“Perché non sei entrato, di solito i medici non fanno storie, anzi i ragazzini solitamente sono sorvegliati sempre dai genitori…” domandò Semir.
“Non sopporterei vederla così, immobile distesa in un letto d’ospedale, circondata da macchinari che fanno solo ‘bip-bip’…”
“Farebbe bene ad entrambi, se le prendessi la mano…sei più di un amico, sei il suo tutore, anzi sei quasi un padre per lei” continuò con fare affettuoso Semir.
“Appunto ‘quasi’ e quindi non lo sono”
Semir non seppe cosa rispondere.
Sapeva quanto bene il ragazzo volesse alla ragazzina, ma anche quanto si sentisse in colpa.
“Comunque non resterà sola a lungo mi ha telefonato Mathilde Meisner, ha detto che considerato che noi saremo impegnati nelle indagini si occuperà lei di Livyana”
Ben non rispose fece solo un piccolo cenno con la testa.

I due ispettori restarono così fino all’arrivo della direttrice, poi si avviarono verso l’abitazione della vedova di Gerald Fritz.
Per strada Semir cercò di intavolare un minimo di discorso, ma tutto si rivelò vano, il socio guardava fuori dal finestrino, con sguardo assente.
Tutt’ad un tratto Ben sembrò riacquistare di nuovo la lucidità, nella sua testa gli parve di sentire la voce di Livyana che lo incoraggiava a ritrovare il poliziotto che era in lui.
Smettila di piangerti addosso, cosa dovrei fare io allora? Ho perso mamma e papà eppure reagisco, vado avanti e ho solo dodici anni, quindi vedi di fare lo stesso anche tu…e poi zio Semir ha bisogno di te”
“Coraggio Semir” esordì Ben “Cerchiamo di darci una mossa, catturiamo quel bastardo, risolviamo l’enigma della mano e torniamocene alla normalità che dici?”
Semir si girò per un attimo verso il suo socio per poi tornare a guardare la strada, odiava gli sbalzi d’umore del ragazzo, ma adesso come adesso lasciò perdere qualsiasi spiegazione più o meno logica.
Il suo partner sembrava aver ritrovato un minimo di serenità e lucidità.
La coppia d’oro della CID era tornata in campo ed ora c’era un caso da risolvere.

Angolino musicale: Sorpresa…aggiornamento veloce…
Bruce Springsteen ‘Cross my heart’ (ho giurato)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=CxpMGDXm64Y
La prima volta che ho giurato ti stavo implorando piccola, per favore a fianco del tuo letto, in ginocchio quando ho giurato piccolina mia su di te La seconda volta che ho giurato la pioggia veniva dal sud ero disteso lì con qualcosa di dolce e salato in bocca quando ho giurato dolcezza mia su di te Beh, puoi pensare che il mondo sia nero e bianco faresti meglio a stare attenta a non scivolare in quella zona di mezzo Dove la notte diventa opprimente ed il cielo si scurisce ti ho afferrata, piccola e tu hai afferrato me e noi abbiamo giurato Beh, la vita non è nient’altro che un freddo duro viaggio non mollerò finché non sarò soddisfattolo giuro, sì, lo giuro
beh, lo giuro, piccola mia, su di te.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Ironia, appostamenti e raggiri ***


Image and video hosting by TinyPic

Ironia, appostamenti e raggiri

Ben e Semir parcheggiarono l’auto davanti ad una lussuosa villa.
L’edificio era circondato da un bellissimo parco ed un’enorme cancellata ne delimitava il perimetro.
I due ispettori suonarono al videocitofono, dopo aver esibito il loro tesserino, furono invitati ad entrare nella proprietà. Percorsero il vialetto a piedi, quindi salirono la scalinata che stava davanti all’entrata della villa.
Sulle scale ad attenderli quello che a loro sembrò il maggiordomo.
L’uomo li fece accomodare in un grande salone, la padrona di casa, la signora Fritz li avrebbe raggiunti immediatamente.
Mentre aspettavano l’arrivo della donna Semir e Ben si guardarono attorno.
“Sembra di essere in un museo” disse Ben scrutando i numerosi oggetti presenti in una enorme bacheca.
“Già e guarda qui” rispose Semir “Ci sono trofei di caccia, animali impagliati ovunque…questo posto mette i brividi…sembra che ti fissino con quegl’occhi…”
“Forse il nostro direttore non era solo amante del volo, ma anche di altro…hai presente quei viaggi ‘safari’?” chiese Ben.
“Quelli in cui prendi l’aereo, vai in Africa in qualche riserva o parco naturale a impallinare animali?” replicò Semir distogliendo lo sguardo da una testa di leone.
“Beh impallinare spererei di no, ma il concetto è quello” sentenziò il giovane.
“Sì ho solo il concetto…ti ricordo che io…” ma Semir fu interrotto.
“Sì , sì la solita solfa… io il riccone sfaticato e tu il povero che suda, si guadagna il pane…”

La loro conversazione fu interrotta dalla comparsa sulla soglia del salone di una donna.
Era giovane, sulla trentina, longilinea e bellissima con lunghi capelli castani.
“Sono Bettina Fritz…avete notizie di mio marito? Ne ho denunciato la scomparsa ieri sera sul tardi, siete qui per …”
La donna visibilmente preoccupata si avvicinò ai due ispettori.
“E’ successo qualcosa vero? Lo vedo dalle vostre espressioni” continuò la donna portandosi le mani al petto.
“Signora “esordì Semir “Forse è meglio che si sieda…”
Bettina Fritz si sedette, poi scoppiò a piangere “Lo sapevo, lo sapevo…me lo sentivo…”
I due ispettori la misero al corrente dell’omicidio del marito avvenuto presumibilmente durante il suo volo col deltaplano, poi la lasciarono sfogare per un po’.
Quando la donna sembrò calmarsi Semir prese la parola.
 “Signora se lei è d’accordo vorremmo farle alcune domande…”
“Certo, qualsiasi cosa…” replicò asciugandosi le lacrime con un fazzoletto.
“Suo marito…aveva nemici, qualcuno che lo volesse morto?”
“Ispettore mio marito è…” poi resasi conto di  aveva coniugato il verbo nel tempo purtroppo sbagliato, correggendosi continuò “Era il direttore della figliare di Colonia della più importante banca tedesca…gli mancava poco per andare in pensione, nessuno che io sappia avrebbe potuto…voluto fargli del male”
“Rapporti con i colleghi, soci in affari?” incalzò Semir.
“Non so molto…ho sempre voluto evitare certi discorsi…l’unico affare di cui parlavamo, se si può usare questo termine …era il nostro matrimonio, la nostra vita assieme, i viaggi”
Semir stava per farle alcune domande, quando Ben distogliendo lo sguardo da una foto che ritraeva un gruppo di cacciatori in posa con i fucili in mano, le porse la seguente domanda:
“Signora Fritz da quanto è…era sposata con il signor Fritz?”
“Da sei mesi….” singhiozzò la vedova notando lo sguardo duro di Ben nel porle la domanda.
“Ispettore” la donna cominciò ad alterarsi “Cosa sta insinuando?”
“Non sto insinuando nulla” ma il tono era tutt’altro che tenero.
“Come no…glielo leggo in faccia; giovane donna sposa ricco uomo d’affari e lo…elimina. La prossima domanda quale sarà? Sa che le dico? Le evito anche di porgermela e le rispondo subito, ispettore…io non ho nessun amante! Io amavo mio marito”
“Il mio collega non voleva insinuare nulla” si intromise Semir in difesa dell’amico.
“E comunque è meglio che ora vi rivolgiate ai miei avvocati, ma tengo a precisarvi che in caso di morte io non avrei ereditato nulla da mio marito…lo sapevo fin dall’inizio. Lui rimase vedovo, poi sposò me. Acconsentii che redigesse un testamento in cui in caso di decesso tutti i suoi beni andassero ai suoi tre figli avuti dalla prima moglie. Io solo il necessario per vivere una vita dignitosa” poi alzandosi dal divano chiamò il maggiordomo.
“Johannes accompagni i due ispettori all’uscita, la nostra conversazione è terminata”
Ma Ben non era deciso a mollare.
“Signora, mi scusi la scarsa sensibilità, ma il cadavere di suo marito…”
“Ben, non mi sembra il caso…dai andiamo”
“Ma Semir…” il socio lo guardò torvo.
“Aspetti” disse la donna bloccando l’uscita di scena dei due poliziotti “Cosa stava dicendo” sì sincerò la donna.
“Il mio collega stava dicendo che il cadavere di suo marito è stato trovato in un luogo sperduto sull’altopiano dell’Eifel…” lo anticipò il piccolo ispettore.
“Sì, a mio marito piaceva molto volare con il deltaplano”
“Veramente volevo chiederle se ha un’idea del perché a suo marito sia stata...amputata una mano, la destra per la precisione” replicò Ben senza tanti giri di parole.
Semir in quel momento pensò che era un bene che il suo socio non avesse voluto intraprendere la carriera di diplomatico. La diplomazia non era decisamente il suo forte.
“Cosa???” lo donna sbiancò letteralmente, sedendosi sul divano che aveva dietro le spalle.
“Mio marito portava un anello di famiglia, era molto antico. L’oggetto è appartenuto a molte generazioni di suoi antenati, lo indossava sempre, il valore era inestimabile… vi era inciso lo stemma di famiglia…non se lo toglieva mai e, a dirla in tutta sincerità, una volta mi disse che era impossibile toglierlo…sa con l’età…le dita si gonfiano…non c’era il rischio che lo perdesse”

Un’ora dopo Ben e Semir erano a colloquio nell’ufficio del loro capo.
Kim Kruger veniva messa al corrente del colloquio definito da Ben ‘burrascoso’ avuto con la vedova di Gerald Fritz.
“Quindi il movente non sembra essere l’eredità del marito” constatò il commissario.
“Già gli eredi sono i figli avuti dalla prima moglie e la vedova non avrà quasi nulla e questo lei lo sapeva, avrebbe vissuto nel lusso solo col marito in vita” concluse Ben.
“Sembreremmo in presenza di un vero amore, un amore disinteressato…” ragionò Semir.
“Sì come no” replicò Ben sarcastico “Insomma siamo sinceri. Semir l’hai vista anche tu la vedova…e stiamo parlando del vecchio Gerald Fritz non di Tom Beck!”
“Chi?” chiese il commissario.
“Sì insomma , non è Brad Pitt” replicò Ben cambiando il termine di paragone “Dico che sembra troppo bello per essere vero”
“Caro ispettore, quando crescerà capirà che per alcune donne non esiste solo un conto in banca con svariati zeri, bei bicipiti, addominali scolpiti, un bel viso e un smagliante sorriso” sentenziò ironica Kim.
“Che stoccata capo! Ben ti sta!” replicò divertito Semir “Sai secondo me il capo stava parlando di te…”
“Okay…faccio ammenda…” disse il giovane alzando le mani in segno di resa.
“Comunque signori” replicò il commissario ritornando decisamente seria “Ciò non giustifica perché a Gerald Fritz  sia stata amputata una mano…a meno che non c’entri l’anello di famiglia”
“Pensa che possa racchiudere la chiave di qualche tesoro nascosto?” propose Ben “Insomma l’unico modo per averlo era…sì insomma, se ci penso, che schifo”
“Non so, ma chiederò a Susanne di fare una ricerca sulla famiglia, potrebbe saltar fuori qualcosa di interessante” consigliò Kim.

E in quel momento alla porta bussò Hartmut che dopo il permesso del capo entrò tutto trafelato.
“Salve capo…Semir…Ben…” salutò il giovane tecnico della scientifica.
“Ciao Einstein” salutò Semir per tutti “Dal tuo sguardo soddisfatto direi che hai delle novità, grosse novità”
“Una manciata!” replicò Hartmut “Ops!” disse vedendo le facce sconcertate dei presenti “Scusate, mi è scappata”
“Dai genio, illuminaci” lo incalzò Ben.
“Sono quasi certo di sapere perché al morto sia stata amputata la mano”
Nell’ufficio del commissario Kruger calò il gelo, nessuno osò dire niente, tutti pendevano letteralmente dalle labbra di Hartmut.
“Beh che siete diventati muti?” domandò il tecnico.
“No e che…dai dicci cosa sai…non tenerci sulle spine” lo incitò Semir.
“Allora insieme a Robert, il mio nuovo collega, quello che suona nella tua band, tra l’altro abbiamo composto una canzone sul nostro lavoro” e parlando Hartmut guardava soprattutto Ben.
“Sì sappiamo chi è Rob…” lo incalzò Semir “Vai avanti e non perderti in ciance ”
“Logico che sapete chi è ….comunque” continuò Hartmut “Abbiamo fatto alcune ricerche su Gerald Fritz insomma la sua vita sembra un romanzo, lo sapevate che ha una collezione di lattine di birra provenienti da tutto il mondo, che roba eh? Senza contare la collezione di animali impagliati...”
“Hartmut, per favore arriva al dunque” sbottò Ben.
“Sì dunque, Gerald Fritz  era il direttore della Bundesbank con sede qui a Colonia, quello che voi non sapete è che all’interno del suo caveau attualmente c’è una collezione di diamanti provenienti da tutto il mondo che ammonta ad svariati milioni di euro”
Hartmut diede una veloce occhiata a tutti i presenti, erano tutti attenti e nessuno osava fiatare.
“Bene per accedere al caveau c’è solo un modo…impronte digitali e un codice segreto che deve essere immesso nella tastiera entro pochi secondi per evitare che  scatti l’allarme e questo codice cambia ogni dieci giorni ”
“Cosa???”
Tutti i presenti capirono subito al volo, ma chi fu più veloce a parlare fu il commissario Kruger.
“Hartmut ci sta dicendo che chi ha mozzato la mano a Fritz ha intenzione di svaligiare il caveau della banca?”
“Secondo voi?” chiese Hartmut.
“Mettiamo che sia così come farebbero ad entrare nella banca i malviventi? E poi la mano…insomma che schifo…dopo…si decompone…” ribadì alquanto orripilato Ben.
“Beh ecco la cosa è…semplice e complicata”
“Si spieghi Freund e noi cercheremo di non interromperla” propose Kim.
“Ecco la cosa è ancora a livello sperimentale, sembra quasi fantascienza, ma provate a pensare ad una stampante tridimensionale che riproduca fedelmente un qualcosa che ha tre dimensioni”
“Ecco perché la borsa termica” ragionò Ben “Per conservare al meglio le impronte digitali”
“Esattamente…e lo vedo dalle vostre espressioni la cosa sembra impossibile, ma vi posso assicurare che non lo è”
“Okay, ma mica posso andare in cartoleria con una mano e chiedere una fotocopia…” chiese Semir “Insomma queste fotocopiatrici non saranno facili da trovare”
“Certo solo laboratori sofisticati possono averli…stiamo parlando di ingegneria molto avanzata…biotecnica” confermò Hartmut.
“Quindi sicuramente questo Schiffer avrà bisogno di un complice o insomma qualcuno che ‘duplichi’ le impronte”
“Sicuramente abbiamo una squadra di criminali decisamente capace…insomma per mettere in piedi una cosa del genere” sentenziò Kim.
“Comunque andare in giro con una mano…vabbè sarà pure finta, ma come fanno ad essere sicuri che aderisca perfettamente allo scanner” chiese sospettoso Ben.
“E’ la stessa domanda che mi sono posto anche io e la risposta me l’ha fornita Rob, il giovane è capace” asserì Hartmut “Non solo con un basso tra le mani”
“Einstein…va avanti” lo pregò Ben che non ne poteva più delle lungaggini del tecnico.
“Ritengo che creeranno una specie di guanto con le impronte digitali di Fritz, aderirà perfettamente allo scanner che funge da congegno d’apertura al caveau”
“Pazzesco questa è fantascienza pura” Kim Kruger era a dir poco basita, come del resto i due ispettori.
“D’altra parte chi ha mai detto che i criminali sono persone sciocche…” disse sconsolato Semir.
“Già tutto questo ingegno al servizio della criminalità, quanto talento sprecato…” sbuffò Ben “E pensare che a prima vista Erik e Schiffer mi sembravano due sprovveduti”
“Comunque signori dobbiamo fermarli…” ribadì il commissario.
“Se mi posso permettere” si intromise Hartmut “Io e Robert abbiamo scoperto anche un’altra cosa, il colpo deve essere fatto entro le otto di domani mattina”
“E perché?” chiese stupito Semir.
“Perché da domani le impronte digitali cambieranno, Fritz ha passato la mano…”
“Per favore Hartmut, sei peggio di Ben quando ti ci metti” sbottò Semir, mentre Ben faceva a fatica a trattenere le risate. Kim dal canto suo era a dir poco sconvolta la cosa era seria, anche troppo eppure in quell’ufficio si stava facendo della sottile ironia.
 “Scusate, ma era più forte di me. Dunque stavo dicendo che la mano non servirà più visto che subentrerà un nuovo direttore, ovvero l’attuale vicedirettore: Jens Weidmann”

In quel momento fece l’entrata in ufficio anche Susanne.
“Ragazzi ho fatto alcune scoperte interessanti…sapete qual è il cognome da nubile di Bettina Fritz? E sapete che lavoro faceva prima di diventare la signora Fritz?”
“Quante domande Susanne…ti prego arriva al dunque, abbiamo già lui” replicò Ben additando Hartmut.
“Dunque” cominciò a spiegare Susanne “Da nubile il suo cognome risulta Schiffer…e prima di sposarsi lavorava in una ditta specializzata in sistemi d’allarme…uffici, musei, banche…”
“Ecco perché alla villa la mia attenzione è stata catturata da una foto…” ragionò Ben.
“Che foto” chiese curioso Semir.
“Una foto ritraeva una battuta di caccia…c’era Fritz, l’attuale moglie e adesso che ci penso sono quasi sicuro che tra loro ci fosse anche Schiffer…adesso porta la barba, ma quello della foto sembrava proprio lui”
“C’è un’altra cosa che dovete sapere, Erik Strabe fino a pochi mesi fa risultava un impiegato della banca dove era direttore Gerald Fritz…poi i tagli al personale…” continuò a spiegare Susanne.
“Quindi” ragionò Semir “Se mettiamo tutti i tasselli a posto…Erik  sa della presenza dei diamanti nel caveau, sa che resteranno lì in deposito per molto tempo, organizza quindi un piano a lungo termine. Restato senza lavoro…in qualche modo deve pur vivere”
“Certo, quindi contatta Schiffer che chissà come ha conosciuto, sa che  è specializzato in rapine in banca e gli propone la rapina del secolo” continuò Ben “Schiffer, chiede aiuto alla sorella che sappiamo ci sa fare coi sistemi d’allarme, circuisce il vecchio restato vedovo da poco e nel giro di poco lo sposa.  La donna oltretutto per ingraziarsi di più l’uomo gli propone di redigere un testamento in cui lei non figuri”
“Fanno passare un po’ di tempo, sanno che l’uomo ama lanciarsi col deltaplano, appena lo farà Erik avvisato da Bettina Fritz lo seguirà, ma con un velivolo a motore” lo seguì nel ragionamento Semir “Erik col il suo mezzo può avvicinarsi a Fritz, quindi gli spara, sa che finirà certamente dentro a Laacher See o nella boscaglia e per un bel po’ Fritz risulterà disperso”
“Solo che la sfortuna vuole che il  velivolo di Erik vada in avaria e precipiti dalle parti del nostro campeggio…il resto lo possiamo immaginare” concluse Ben.
“Complimenti ispettori, direi che le vostre conclusioni sono degne per essere una trama di qualche telefilm poliziesco, ma signori…senza  le prove non si fa nulla” ragionò il commissario.
“Terremo loro un’imboscata…li potremmo tenere sotto sorveglianza” propose Semir.
“Purtroppo con le vostre supposizioni non potrò avere rinforzi, con i tagli che ci sono stati e con il summit che si sta svolgendo in questi giorni qui a Colonia…” la donna era costernata.
“Ce la caveremo con le nostre forze, non si preoccupi commissario, siamo abituati ad agire da soli” la rassicurò Semir.
“Mi preoccupo eccome…quelli sono persone senza scrupoli, non esiteranno a…” ma Ben la interruppe.
“Non si preoccupi, davvero, non daremo loro modo di eliminarci…e poi teniamo entrambi famiglia, vero socio?” disse Ben strizzando l’occhio a Semir, che ricambiò. Il suo socio era tornato attivo.
“Comunque avrete il supporto dell’intero Distretto, vi daremo una mano” e notando ciò che aveva appena detto questa volta alzò lei le mani in segno di scuse, poi continuò “Sorveglieremo tutti i lati della banca…da qualche parte dovranno pur entrare”
“Commissario, intervenne Hartmut e se venissero da sottoterra o dal cielo?”
“Controllo se ci sono condotti vecchi o nuovi che passano sotto la banca. Hartmut ha ragione…me ne occupo io” propose Susanne, quindi uscì dall’ufficio.
“Per quanto riguarda la possibilità che possano arrivare dal cielo, se non sbaglio di fronte alla banca c’è un palazzo molto alto. Ci apposteremo io e Ben” suggerì Semir “Così terremo d’occhio l’entrata e il tetto”
“Okay signori” concluse la Kruger “Avviso Jenny e Bonrath di rientrare in servizio, mentre  trattengo Hans e Jacob, lei Hartmut verrà con me”
“Okay…” Hartmut era euforico, raramente era attivo sul campo e ogni occasione era buona per rispolverare il suo pistolone stile Clint Eastwood.

Come stabilito Ben e Semir si appostarono sopra il tetto del palazzo che stava di fronte alla banca.
Per far passare il tempo Semir chiese a Ben come stesse Livyana.
“Ho chiamato l’ospedale, mi hanno detto che si è svegliata e che sta bene, aveva accanto Mathilde, sarà stata una delusione per Livy non trovarmi accanto…ma non sarei stato capace di affrontarla anche se so che prima o poi dovrò farlo”
“Livyana è una bambina molto intelligente, se l’ha sarà presa e sicuramente te la farà pagare con gli interessi” cercò di sdrammatizzare Semir vedendo che il suo socio si era rabbuiato “Ma capirà, sa che siamo nel pieno di una indagine”
“Già e quando cattureremo quel bastardo…se ne avrò la possibilità lo stenderò a cazzotti per avermi rovinato il campeggio…”

Passarono alcune ore e Semir diede l’ennesima occhiata all’orologio: le 2 e 45.
“Cavoli, ma qui non succede niente…a che ora pensano di fare la rapina? Quando apre la filiale?” sbottò il piccolo ispettore.
E in quel momento il cellulare di Ben vibrò: era il commissario Kruger.
“Signori ho appena parlato con Susanne…siamo stati raggirati e alla grande!”

Angolino musicale: Eccomi di nuovo qui…svelato l’enigma della mano? In parte…
30 Seconds to Mars ‘Closer To The Edge’ (più vicino al limite)
Per ascoltarla https://www.youtube.com/watch?v=5KPvSvvXJuw
Non ricordo ci sia stato mai un momento in cui ho cercato di dimenticare mi sono perso, sebbene io sia migliore quando non sono triste adesso sono più vicino al limite no, non sto dicendo che mi dispiace un giorno, forse ci rincontreremo…



 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** l'assalto ***


Image and video hosting by TinyPic

L’assalto

Semir e Ben velocemente scesero dal tetto del palazzo salendo sui sedili posteriori dell’auto dove erano appostati il commissario Kruger con Hartmut.
“Come sarebbe a dire che siamo stati raggirati?” domandò Ben, anche se in mente aveva una frase decisamente meno fine.
“Tenetevi forte stiamo andando verso il vero obiettivo del colpo, ho già avvisato i colleghi e la sicurezza nazionale, capirete per strada il perché” li informò Kim avviando l’auto e dirigendosi a sirene spiegate verso la periferia di Colonia.
I due ispettori si guardarono alquanto ‘allarmati’; odiavano fare i passeggeri, sui sedili posteriori meno che meno, se alla guida c’era il commissario la cosa era a dir poco terrorizzante.
“Ho mandato anche una pattuglia a casa della vedova di Gerald Fritz e…” continuò la donna.
“Scommetto che a casa non c’era” l’anticipò Semir.
“Esattamente” confermò il commissario “Ma ora ascoltate Hartmut senza interrompere e per quanto le sia possibile Freund sia breve e conciso…”
“Sì ho capito l’antifona cercherò di non dilungarmi” chiosò il tecnico che poi continuò “Ecco ragazzi, poco fa Susanne stava facendo alcune ricerche, stava letteralmente spulciando la vita privata e non dei vari protagonisti di questa faccenda”
Ben stava per interrompere Hartmut, aveva il sentore che, come ogni volta si dilungasse troppo.
“Aspetti Jager, deve ascoltare tutto” puntualizzò Kim, alzando una mano e imponendogli il silenzio.
“Allora stavo dicendo” continuò il tecnico lanciando un’occhiataccia all’ispettore attraverso lo specchietto retrovisore “Tra le varie amicizie di Gerald Fritz c’è un certo Alain Bayer”
“Ne so quanto prima” sbottò Semir “Chi è costui?” chiese Semir.
“Uff” sbuffò Hartmut “Se stai zitto te lo dico e comunque non è Carneade!!!” sogghignò però il tecnico, che amava molto i classici italiani.
“Ma la volete piantare, siete impossibili voi tre ultimamente! Lasciate stare la letteratura italiana, siamo nel bel mezzo di un possibile disastro e voi…Freund prosegua e voi smettetela di interrompere” li rimproverò Kim.
“Dunque questo personaggio è un ingegnere aereospaziale con svariati master, progetta sofisticatissimi sistemi d’allarme per vari edifici e non solo, nel suo campo è molto stimato e conosciuto. I suoi sistemi si avvalgono semplicemente di impronte digitali, combinati poi con un codice numerico fatto di otto cifre…lo stesso sistema usato per il caveau della Bundesbank per intenderci”
“Ma qui entra in gioco l’intuito di Susanne” continuò il tecnico “Alcuni giorni fa l’uomo è stato rinvenuto cadavere in casa sua, e il patologo che ha fatto l’autopsia sul corpo…”
“Non mi dire che anche a questo hanno tagliato la mano…” concluse inorridito Ben.
“Esatto!” esclamò Hartmut facendo schioccare le dita.
“Ma allora che se ne fanno di due…che ribrezzo, solo al pensiero mi viene il voltastomaco” continuò Ben.
“Bayer e Fritz , o meglio le loro mani destre in contemporanea appoggiate su uno speciale scanner associate ad una combinazione di otto cifre danno l’accesso ad un edificio di massima sicurezza dove vi è custodito un notevole quantitativo di plutonio: il Bayer Zentrum ”
“Ah però, ecco perché ha richiesto la sicurezza nazionale” concluse Semir rivolgendosi al commissario.
“Già e a quanto pare questi criminali l’hanno ideata proprio bene, oltretutto, magari senza volerlo hanno creato un depistaggio con i fiocchi…speriamo di arrivare in tempo”

Nel frattempo, mentre gli agenti della polizia autostradale stavano di guardia alla banca ancora ignari del vero obiettivo, due furgoni blindati si stavano avvicinando all’entrata del Bayer Zentrum.
La sbarra che bloccava il passaggio e il conseguente cancello si aprirono. All’interno della guardiola Bettina Schiffer fece cenno all’uomo che stava alla guida del primo mezzo, ora l’accesso era libero. La donna teneva in mano una pistola provvista di silenziatore, ai suoi piedi giacevano i corpi senza vita di due agenti.
La donna con uno stratagemma era riuscita ad avvicinarsi ai due uomini.
Aveva fatto credere ai due agenti di essere in pericolo, di essere stata aggredita da un uomo mentre stava rincasando dopo il turno di lavoro in un pub lì vicino. La macchina aveva avuto un guasto,  lei era scesa ed era stata avvicinata da uno sconosciuto. I due agenti incautamente l’avevano fatta entrare per offrirle aiuto e protezione.
Bettina Schiffer li freddò alcuni secondi dopo.
“Forza salì” la incoraggiò il fratello “Dobbiamo sbrigarci”
“Ho già isolato l’edificio, nessuna telecamera è in funzione, l’intero stabile è letteralmente tagliato fuori dal mondo, impossibile chiedere aiuto dall’interno”
“Molto bene, ho sempre detto che sei il genio della famiglia” e sul volto di Lukas Schiffer comparve un sorriso diabolico.
I mezzi quindi si avviarono verso l’entrata dell’edificio a quell’ora di notte semi vuoto e ora in balia del commando di quattro criminali senza scrupoli.
“Tocca ancora a te sorellina” continuò Lukas Schiffer scendendo dal mezzo.
La donna estrasse da uno zaino un piccolo portatile, lo collegò ad una centralina posta vicino alla porta d’ingresso di quello che sembrava un enorme garage e dopo pochi minuti l’enorme portone si aprì.
“Lukas dobbiamo andare per di là” disse uno dei complici “Ti ricordo che possiamo avvicinarci con i mezzi alla porta dove è stoccato il plutonio. E’ conservato dentro a dell’enormi casse, basterà un piccolo muletto per caricare tutto il materiale. All’ingresso uno opposto all’altro ci sono gli scanner. In quello dove useremo il guanto con le impronte di Bayer dovremo digitare il codice che gentilmente è stato suggerito a Fritz da tua sorella”
“Wenders sapevo che sei un genio, qui eri sprecato, ma forse ti dispiacerà lasciare questi laboratori” scherzò Schiffer salendo su uno dei blindati.
“Neanche un po’…sai a questo posto preferisco il sole dei Caraibi e dopo che avremo venduto al Mercato Nero questa merce…saluti a tutti”
“Coraggio allora” li incitò Schiffer “Dirigiamoci verso il caveau e occhi bene aperti e armi in pugno sicuramente ci saranno guardie armate.

“Commissario” esordì alla radio Susanne “Mi è appena giunta un’ importante comunicazione da parte della sicurezza nazionale. Hanno ricevuto una richiesta d’aiuto da un agente addetto alla sicurezza del Bayer Zentrum. L’uomo ha riferito che l’edificio è stato assaltato da un gruppo di persone armate. I suoi colleghi…purtroppo non ce l’hanno fatta, e anche due del commando sono stai uccisi. Lui è scampato a morte certa fingendosi morto. Appena certo di essere solo ha dato l’allarme”
“Susanne dica  alla sicurezza nazionale di sbrigarsi, noi saremo al Bayer Zentrum  tra pochi minuti, se i blindati stanno uscendo li bloccheremo. La strada che stiamo percorrendo è l’unica che possono fare quei criminali” la interruppe prontamente Kim.
“Dovremmo oltretutto fermarli senza che il carico esploda o i contenitori che lo proteggono  si deteriorino…qui rischiamo un disastro di enorme proporzioni” chiosò il tecnico.
L’auto guidata dalla Kruger sfrecciava tra le campagne limitrofe alla città di Colonia, seguiti a ruota dalle auto di Jenny e Dieter e degli altri due agenti a disposizione.
La strada era poco illuminata e su entrambi i lati c’era un piccolo fossato.
Tutt’ad un tratto la strada si illuminò, sopra di loro in aiuto un elicottero della polizia.
“Che bello arriva la cavalleria” esclamò Semir.
Ma il suo ottimismo fu subito stroncato, davanti a loro a folle velocità stava arrivando un camion blindato.
La strada era troppo stretta per far passare entrambi i mezzi e il camion non accennava a rallentare.

“Che pensi di fare?” domandò preoccupata Bettina Schiffer al fratello, gli unici due superstiti della banda.
“Abbiamo un camion blindato,  se oseranno bloccarci li faremo saltare come dei birilli  e ce li toglieremo dai piedi una volta per tutte” e negli occhi di Lukas Schiffer apparve una specie di lampo.

“Cerchiamo di fermarli facendo un posto di blocco” consigliò Hartmut, ma ormai il mezzo era troppo vicino.
Il camion blindato speronò sulle fiancate le tre auto dei poliziotti facendole finire tutte nel fossato che delimitava la strada.
Ammaccati, ma per fortuna interi tutti gli occupanti uscirono dalle loro auto.
Semir e Ben però non si diedero per vinti, pochi minuti dopo erano già sull’elicottero all’inseguimento del mezzo blindato.
Con manovre più o meno azzardate il pilota dell’elicottero riuscì ad indirizzare il mezzo blindato lontano dai centri abitati, ovviamente la priorità era fermare il mezzo, ma nello stesso tempo evitare che si incendiasse o esplodesse.
Il carico che trasportava era altamente pericoloso.
Il blindato imboccò contromano l’autostrada A59, fortunatamente a quell’ora quasi deserta.
“Vedi se riesce a far uscire il camion alla prossima deviazione” urlò Semir al pilota dell’elicottero.
“Sì grande idea socio” replicò Ben, li vicino c’è la cava, male che vada faremo precipitare il blindato nel lago artificiale che si è creato”
“Già, ma preferirei che quella fosse l’ultima possibilità, non vorrei incappare in qualche disastro ecologico di immani proporzioni. Sei riuscito a vedere chi era alla guida?” urlò ancora Semir a Ben.
“Sì erano i fratelli Schiffer…”
“Che dici facciamo come al solito?” propose il piccolo ispettore.
“Questo volta sarà più difficile, si stanno dirigendo verso la miniera a cielo aperto e l’unica illuminazione che abbiamo e data dal fascio luminoso dell’elicottero, ma non abbiamo scelta dobbiamo fermarli”

Il blindato proseguiva a velocità sostenuta verso la miniera.
“Come pensi di seminarli?” chiese Bettina al fratello.
“Dobbiamo raggiungere le gallerie, la miniera ne ha molte, una volta entrati spariremo dalla loro visuale, forse non tutto è perduto” rispose sicuro Lukas.

“Cerca di avvicinarti il più possibile”  urlò Ben al pilota “Cercheremo di atterrare sopra il mezzo.
“Ma voi siete pazzi” urlò di rimando il pilota.
“Sì lo sappiamo, ma non abbiamo alternative” replicò Semir.
“Aspettate forse ho un’idea un po’meno pericolosa, vi faccio atterrare sopra il ponte che sta qualche chilometro più a valle, il mezzo dovrà per forza passarvi sotto, non torneranno indietro, anche perché stanno arrivando i rinforzi”
Ben e Semir accettarono il consiglio,  e velocemente aiutati anche dall’oscurità si appostarono sopra il ponte.
“E’ una idea folle lo sai vero?” chiese Ben.
“Lo so…cerchiamo di non sbagliare, abbiamo solo questa possibilità” replicò Semir.
“Vediamo di non sprecarla socio” rispose Ben e detto questo si prepararono a saltare sopra il mezzo.
I due atterrarono sopra il tetto del blindato restando ancorati al mezzo per puro miracolo. L’elicottero rifece la sua comparsa e come fosse un faro seguiva il blindato con i due ispettori sopra.
“Dobbiamo liberarci una volta per tutte di quei due sbirri” sbottò Schiffer che era alla guida del mezzo.
“Me ne occupo io” ribatté la donna aprendo la portiera, ma ciò che non si aspettò fu che una mano, quella di Semir,  lo prese per un braccio,  scaraventandola letteralmente giù dal blindato.
Schiffer allora prese la pistola che aveva al fianco, ma non fece tempo a prendere la mira e sparare a Semir dalla sua parte entrò Ben che con un cazzotto lo tramortì.
Nonostante tutto dalla pistola di Schiffer partì un colpo che trapassò il pavimento del mezzo.
“Bene socio adesso puoi frenare…” quasi urlò Semir.
“Lo farei, ma i freni non funzionano, il proiettile…deve averli messi fuori uso…” urlò Ben che con il piede destro cercava invano di frenare “Dai Semir salta…”
“Cosa?” chiese un incredulo Semir.
“Ho detto salta, farò precipitare il mezzo sotto il lago sottostante…dai e lì davanti salta, ho tutto sotto controllo…presto salta non c’è più tempo porta Schiffer con te” urlò ancora più forte Ben.
Semir prese di peso un incosciente Schiffer lo buttò giù dal camion e altrettanto fece lui.
Entrambi atterrarono in mezzo a un’enorme distesa di ghiaia, ma mentre Schiffer non si alzò perché ancora svenuto Semir fece appena in tempo a scorgere  il mezzo mentre sbandava e volava  giù per la scarpata inabissandosi nel lago sottostante, illuminato dal fascio di luce dell’elicottero che non aveva mai smesso di seguirli.

Angolino musicale: Inseguimenti folli…per qualcuno sarà l’ultimo?
Aerosmith Livin’ on the edge (vivere al limite)
Per ascoltarla https://www.youtube.com/watch?v=TuCGiV-EVjA
C’è qualcosa che non va con il mondo oggi Non so cosa sia C’è qualcosa che non va con i nostri occhi Vediamo le cose in maniera diversa E Dio sa che non è il Suo Di sicuro non è una novità Stiamo vivendo al limite Non puoi fare a meno di cadere Dimmi cosa pensi della tua situazione Le complicazioni, i peggioramenti Ti stanno esasperando C’è qualcosa che non va con il mondo oggi E tutti sanno che questo è sbagliato Ma possiamo dire loro di no o possiamo lasciar perdere Ma preferirei tenere duro…
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** epilogo ***


Image and video hosting by TinyPic

Epilogo

“BEN!” urlò con tutto il fiato che aveva Semir.
Zoppicando vistosamente si avvicinò al ciglio della strada, sopra di lui l’elicottero illuminava il camion che lentamente si inabissava nel lago sottostante.
“BEN!” urlò ancora più disperato il piccolo ispettore, cadendo letteralmente sulle ginocchia.
Non poteva crederci.
Dentro la sua testa gli sembrò di sentire Ben che gli diceva di essere maledetto “No Ben” replicò al nulla Semir “Sono io quello maledetto, non ho saputo proteggere e salvare un altro collega”
La disperazione si impadronì di lui, Semir cominciò silenziosamente a piangere, mentre  il fascio di luce dell’elicottero lo illuminava come fosse l’unico attore presente sopra ad un ipotetico palco.
“SEMIR!”
La voce di Ben.
“SEMIR!” ancora una volta…
“Cosa??? BEN!!!” urlò il piccolo ispettore avvicinandosi di più al ciglio della parete a strapiombo sul lago artificiale.
La voce che sentiva non era una sua allucinazione quindi…
“BEN! Dove sei???” urlò ancora di più Semir, e l’elicottero vedendo il piccolo ispettore che si sporgeva  illuminò la parete sottostante.
“Sono qui sotto. Aiutami…non c’è la faccio più”
Semir si sporse ulteriormente e fu allora che lo vide. Ben si reggeva ad un’enorme radice, penzolando pericolosamente.
“Dammi la mano socio”
Ben allungò la mano, altrettanto fece Semir…le loro dita si sfiorarono, ma il piccolo ispettore non riusciva ad afferrare saldamente la mano dell’amico.
Semir cercò di tendere il braccio il più possibile, anche lui aveva trovato una radice con cui ancorarsi al terreno per non cadere di sotto.
Tanti sassolini cominciarono a cadere colpendo il volto di Ben rendendo l’operazione ancora più complicata visto che Ben per proteggere gli occhi li chiuse per qualche istante.
“Non ci arrivo Ben” urlò Semir “Devi cercare di salire come se la radice fosse una corda”
Ben quindi fece quello che gli disse Semir, sapeva che era una mossa azzardata, che rischiavano entrambi di sfracellarsi sugli spuntoni che emergevano dal lago, ma Ben si fidò ciecamente del suo partner e con entrambe le mani si issò di qualche centimetro.
Purtroppo la radice cedette sotto il peso di Ben staccandosi dalla parete. Un secondo prima di precipitare Ben allungò la mano e Semir lo agguantò al volo.
“Tranquillo amico, non ti mollo” lo rassicurò Semir, poi con uno sforzo quasi disumano riuscì ad issare il ragazzo.
“Grazie socio” ringraziò Ben quando finalmente fu salvo.
“Ci mancherebbe socio” e porgendogli la mano, sotto il fascio di luce dell’elicottero i due fecero schioccare un sonoro ‘cinque’.
“Razza di incosciente, a momenti ci rimettevi la pelle” lo rimproverò Semir prendendo fiato dopo l’immane sforzo che aveva compiuto.
“Ho dovuto saltare all’ultimo minuto, anche lo sterzo …se lo avessi mollato qualche secondo prima…il mezzo non sarebbe finito nel lago, ma addosso alla montagna, si sarebbe incendiato ed esploso”
“Sì come no…sempre la solita scusa…” rimbeccò con un sorriso Semir.
“Certo, vuoi essere solo tu l’eroe?” e attirando a se il piccolo socio Ben lo abbracciò.
Alcuni secondi dopo in lontananza apparvero le luci delle volanti accorse in aiuto.
“Sono qui i rinforzi” constatò Ben.
“Già come sempre come diceva mia madre a piatti lavati!”
“E che vuol dire???” chiese alquanto perplesso Ben.
“Arrivano sempre a cose fatte….quando non ne abbiamo più bisogno…insomma dobbiamo sempre arrangiarci, ma che ne sai tu…lavare i piatti, sicuramente hai la lavastoviglie…o la domestica” rispose un divertito Semir.
“Effettivamente hai ragione, ma che vuoi farci socio…è sempre così…”

Il giorno dopo Ben ebbe il coraggio di andare a trovare Livyana all’ospedale.
La ragazzina spesso aveva chiesto alla direttrice Meisner di Ben e la donna le aveva sempre risposto che appena fosse conclusa l’indagine il ‘suo’ Ben sarebbe subito corso da lei.
E così fu.
Il ragazzo stava per entrare nella stanza, quando sentì l’inconfondibile allegra risata di Livyana.
La pelle gli si accapponò per qualche istante e il cuore gli si riempì di gioia, quanto gli mancava quel ‘suono’, lo avrebbe riconosciuto tra mille e adesso come adesso era più che sicuro di non poterne più fare a meno, ma nello stesso istante non poteva non pensare che se la ragazzina era lì era per colpa sua.
 “E’ permesso?” disse affacciandosi sulla soglia.
Nella stanza oltre a Mathilde Meisner e ad Andrea c’erano anche le figlie di Semir.
“Zio Ben!” salutarono festanti Aida e Lily correndogli incontro e abbracciandolo.
Ben baciò entrambe avvicinandosi al letto di Livyana.
La piccola era semi seduta appoggiata con la schiena a due grandi cuscini.
“Bambine è ora di andare” disse Andrea e dopo aver salutato la ragazzina e Ben uscì con le figlie dalla stanza.
Si accomiatò anche Mathilde, non prima di aver salutato Ben e la ragazzina.

“Ciao Livy” esordì Ben avvicinandosi al letto, ma il ragazzo non ebbe il coraggio di guardarla in faccia.
“Ciao Ben” cinguettò Livyana, ma notando che il suo amico aveva l’aria triste continuò “Dobbiamo smetterla di vederci in questo modo… questa scena comincia a diventare monotona, sono stufa di svegliarmi e di ritrovarmi in un ospedale. Se non ci finisci tu, ci finisco io…”
“Hai ragione” continuò il giovane serio “Dobbiamo darci un taglio”
La ragazzina rimase quasi scioccata da quella frase, si aspettava una battuta delle sue, qualcosa per sdrammatizzare e farla ridere e invece...
Ben se ne stava ai piedi del letto, lo sguardo basso, nemmeno il coraggio di guardarla dritta negli occhi.
Livyana capì subito che il giovane era attanagliato dai sensi di colpa.
“Senti quando la smetterai di addossarti tutte le disgrazie di questo mondo, eh?”
“Livy…se…” cercò di dire Ben, ma il resto della frase gli morì in gola.
“Oh adesso basta!” sbottò la piccola “Quel pazzo ci stava sparando, santo cielo Ben, mi hai salvato la vita… un’altra volta…”
“Livyana, ma non capisci con me rischi sempre la vita” e nella sua voce la ragazzina percepì paura e disperazione.
“No  sei tu che non capisci” rimbeccò Livyana “Sei tu che rischi sempre la vita per me…e non te ne rendi conto perché…perché per te è quasi normale mettere a repentaglio la tua vita per gli altri, e ripeto ultimamente soprattutto per salvare me…”
“Con me non sarai mai al sicuro…” la voce di Ben simile ad un sussurro.
“Che vuoi dire Ben?”
Livyana si maledisse subito dopo aver formulato quella frase,  aveva paura di quello che le avrebbe risposto.
“Quello che ho detto” e quella risposta per Livyana fu peggio di una stilettata al cuore, ma ciò nonostante la sua impulsività ebbe il sopravvento.
“Allora se è quello che vuoi, puoi anche uscire da questa stanza…addio Ben”
La ragazzina distolse lo sguardo da lui. Incrociò le braccia e mise il broncio.
Ben restò come pietrificato sul posto.
Aveva appena detto alla persona a cui voleva più bene al mondo che l’avrebbe abbandonata, lasciata di nuovo sola e lei per tutta risposta gli aveva appena detto ‘addio’.
“Livyana…scusami…non volevo ferirti è che a volte…” quasi balbettò Ben guardandosi ancora i piedi.
Ma la piccola ancora una volta si dimostrò più matura di una bambina di dodici anni.
“Sai cosa c’è che non sopporto di te? Il fatto che tu debba sempre considerarti maledetto”
“Perché non è vero forse?” rispose lui e finalmente la guardò negli occhi.
“Per me non lo sei e non lo sarai mai, e non lo sarai mai nemmeno per Semir, la ‘zia’ e tutte le persone che ti vogliono bene”
Ben abbozzò un mezzo sorriso, Livyana non voleva abbandonarlo e nemmeno lui ora avrebbe immaginato una vita senza di lei, non dopo tutte le disavventure che avevano passato insieme.
“Sai a volte mi spaventi, penso che per la tua età tu sia ‘grande’, dimostrando di essere più saggia anche di me”
“Sì e tu sei uno zuccone, e adesso se permetti vorrei un abbraccio, vorrei che come sempre tutto tornasse come prima, voglio l’happy end” e la piccola spalancò le braccia sfoderando un enorme sorriso.
Ben quindi si avvicinò alla piccola l’abbracciò forte baciandola in fronte.
“Ti voglio bene Ben” sussurrò lei.
“Anche io te ne voglio e te ne vorrò sempre” rispose lui stringendola a se.
Ora qualsiasi cosa il destino avesse in serbo per loro, di sicuro niente e nessuno li avrebbe più separati.

Epilogo ‘seconda parte’: niente e nessuno li avrebbe più separati. Questo dipende da me, ovviamente,  e da quello che scriverò nella prossima F.F. Penso di non essere mai stata così perfida con la ‘coppia d’oro’, in particolare con qualcuno…lo so, lo dico sempre, ma stavolta credetemi…Come sempre desidero ringraziare i miei recensori…un immenso GRAZIE a Furia, Claddaghring, Summer_moon e Maty (come sempre mia stupenda Beta Reader e non solo). Ringrazio tutti i lettori e coloro che hanno inserito questa storia in una delle liste e se vorrete lasciare anche un vostro parere…siete sempre i BENvenuti!!! Bacione enorme a tutti e ci sentiamo presto.
ChiaraBJ
 
Angolino musicale decisamente…d’annata!
Rick Astley ‘Together Forever’ (insieme per sempre)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=yPYZpwSpKmA
Se c'è qualcosa di cui hai bisogno tutto quello che devi fare è dirmelo…Insieme per sempre e mai divisi per sempre insieme noi due
e non sai che muoverei cielo e terra per stare sempre con te…Se mai ti faranno soffrire ci sarà sempre qualcosa che potrò fare…





 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3528547