Matrimoni e altre follie

di Fata_Morgana 78
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovo arrivo a Parco Paradiso ***
Capitolo 2: *** ... Di carotine a altre follie ... ***
Capitolo 3: *** ... Di storie fasulle e altre follie ... ***



Capitolo 1
*** Nuovo arrivo a Parco Paradiso ***


Capitolo Uno:
Nuovo arrivo a Parco Paradiso

La vita scorreva tranquilla nella palazzina numero uno di Parco Paradiso; le famiglie che si erano trasferite lì per sfuggire alla confusione della città stavano iniziando a prendere confidenza con l’ambiente e, tra piccole incomprensioni e nuove amicizie, i rapporti tra vicini si andavano consolidando.

Nella palazzina, c’era ancora un alloggio vacante e tutti si chiedevano chi prima o poi, sarebbe andato ad abitare in quell’appartamento.
- Spero vivamente che sia un bell’uomo… distinto… affascinante… - iniziò Giusy preparando la colazione.
- Sì, e gay magari. – rispose dal bagno il suo coinquilino Luciano.
- Ooooh Luciano! – gemette alzando gli occhi al cielo lei – No, gay no.
- Perché no, scusa! – la raggiunse in cucina – Per voi etero, c’è quel fusto di Rocco all’ultimo piano. – sospirò lui – Vorrei provare su di lui le ricette che mette online.
- Lucianooooo! – squittì fingendosi contrariata lei – Però… In effetti tu hai ragione. – si morse le labbra carnose – Rocco è veramente bellissimo.
- Sì, ma è fuori dalla tua portata cara. – la redarguì bevendo il caffè.
- Ma perché, scusa?!
- Perché tu vuoi il grande amore. Lui vuole solo farsi una scopata e poi via. Amici come prima.
- Mmmmmhhhh. – mormorò sconsolata lei – Sono destinata a restare single per sempre allora?
- Ma no… - le prese una mano lui – L’uomo giusto per te c’è, è là fuori. Datti tempo.
- Sì sì… tempo… - borbottò continuando a fare colazione.
I due coinquilini continuarono a mangiare in silenzio, ascoltando la palazzina svegliarsi lentamente.
- Certo che qua si sta proprio bene… - disse Luciano osservando fuori dalla finestra – Mi piace Parco Paradiso.
Giusy stava per rispondere, quando un rumore di freni interruppe la quiete della mattina.
- Dio che fastidio! – gemette alzandosi fluida – Ma chi è che… - iniziò aprendo la porta, era in babydoll e vestaglia trasparente quando si scontrò con Rocco che stava andando a correre.
- Hhmm… - le sorrise sornione lui – Buongiorno anche a te… E’ un invito il tuo?! Invece che correre facciamo un altro tipo di ginnastica?
- Ma che dici, sei scemo?! – urlò lei arrossendo – Non hai sentito che rumore infernale?
- Sì, è un camion che ha frenato qui davanti. – rispose – E tu vuoi uscire così? – le domandò avvicinandosi pericolosamente a lei, il suo odore di maschio invase le narici della giovane donna che restò per un attimo come ipnotizzata dal suo magnetismo.
- Giusy! – la richiamò alla realtà Luciano uscendo in corridoio – Ma cosa… - e si interruppe, rendendosi conto di aver rotto l’incanto tra i due.
- Lucy! – squittì correndo in casa – Grazie…
- Guastafeste! – ghignò Rocco sistemandosi l’asciugamano attorno al collo.
- Puttana. – rispose Luciano entrando in casa.

Rocco, ridendo, uscì dalla palazzina e trovò fuori a discutere la famiglia Guerra e il camionista appena arrivato.
- Ma dico io!!! – si lamentava il signor Guerra – Le sembra questo il modo di parcheggiare?
- Signore. – sospirò il camionista asciugandosi il sudore dalla fronte – Dove dovrei parcheggiare secondo lei? Sono qui per lavoro, se ha notato con che mezzo sono arrivato, sono qui per un trasloco, non sono venuto in culo al mondo per piacere. – guardò l’ometto con cipiglio duro, Guerra sobbalzò facendo un passo indietro, andando a sbattere contro la moglie.
- Andrea, ma lasci in pace il signore? – lo redarguì – Anche a chi sta lavorando devi rompere le balle?
- Cinziaaaa! – si girò ferito – Ma… Ma… Ma… Ha chiuso il nostro ingresso e…
- Non ha intenzione di stabilirsi qui. Sta facendo un trasloco, Andrea. – ripeté sbuffando – Ooh Rocco, buongiorno.
- Buongiorno famiglia Guerra, già a combattere di prima mattina? – sorrise – Signor Guerra, - continuò – lasci in pace questo “camionaro”. – lo indicò con la testa – Non vede che è il quadruplo di lei? Se le dà una pizza, gira una settimana.
- Parole sante… - sospirò Cinzia spingendo via il marito – Signor camionista, ci scusi per la perdita di tempo.
- Ma si figuri signora… - sorrise sincero l’uomo.
- Forza Andrea, saluta il signore e andiamo.
- Uffa Cinzia… - tentò di protestare lui ma, davanti all’espressione dura della moglie, borbottò dei saluti e la seguì fino al garage per prendere l’auto.
- Inquilino nuovo? – chiese Rocco osservando il camion.
- Sì, signore. – annuì il camionista aprendo lo sportello posteriore – Dovrebbe arrivare tra qualche minuto. Ma perché un tipo come lei è venuto ad abitare qui?
- Per tenere lontano le fan. – rise Rocco – Sa chi sono?
- Eeeh, come no. – annuì – Mia figlia è una delle sue… come le chiama?
- Carotine? – domandò distogliendo lo sguardo, un movimento alle spalle del camionista lo aveva distratto: gli era sembrato di vedere un cane correre.
- Esatto sì, signor Rispoli… - sorrise l’uomo iniziando a lavorare – Adesso, se non le scoccia, io inizio a scaricare.
- Mi scusi. Buon lavoro. – lo salutò il giovane uomo iniziando a correre sullo stradello che portava al parco dello stabile.
Rocco correva con la mente libera da tutti i pensieri. Si sentiva soddisfatto, la sua vita era quasi perfetta. Il suo programma di cucina era tra i più seguiti del WEB; nel suo letto c’era ogni sera una donna magnifica e diversa.
Era libero. Libero da legami e da impegni. Faceva ciò che più gli piaceva, senza inibizioni.
Certo, abitare a Parco Paradiso non era il massimo; ma poteva girare le puntate del suo programma di cucina in casa sua, senza spese aggiuntive, sfruttando il fratello come cameramen dato che lo aveva “costretto” a comprare l’attico di Parco Paradiso per farsi pubblicità.
Sorrise al ricordo dell’impacciato fratello e aumentò il ritmo degli esercizi di cardiofitness che stava facendo: lui era il “cuoco nudo”, non poteva certo avere grasso superfluo o un fisico molliccio.
Ne andava del suo lavoro e del suo buon nome di “Casanova”.

Mentre si allenava osservando il panorama circostante, fu raggiunto da Federico, uno dei suoi vicini più o meno suo coetaneo, compagno di Alice e padre del piccolo Emanuele.
- Giorno vicino. – lo salutò Federico con il suo spiccato accento romano.
- Giorno Federico. – sorrise Rocco continuando il suo allenamento.
- Come… Come ti trovi con gli esercizi che ti ho dato?
- Benissimo. – annuì – Sei bravo, sai?
- Grazie. – mormorò imbarazzato.
- Visto che sono arrivati dei nuovi inquilini?
- Hm? Sì sì. – annuì – Sono amici di Alice. O meglio, lei è amica di Alice.
- È un’altra coppia? – domandò mascherando a stento la delusione.
- No Rocco. È una famiglia. Padre, madre e una figlia della stessa età di Alice.
- E bella anche solo la metà di lei?
- Aaah Rocco! – si innervosì Federico – E mo’ basta. Alice è mia.
- Ehi. – sorrise a mezza bocca – Sta calmo, volevo solo sapere.
- Comunque sì, lei è forse anche più bella di Alice. – sorrise - E che vorresti fa. Una spunta nuova sul muro? – lo guardò – Elisa non è la ragazza giusta per una scopata e via.
- È maggiorenne. – si strinse nelle spalle – Lascia che sia lei a decidere. Nessuna resiste al mio fascino ed ai miei magnifici occhi. – rise davanti alla faccia scettica di Federico.
- Se ‘o dici te… - borbottò troncando il discorso.
I due continuarono ad allenarsi in silenzio Rocco, alla fine del suo ciclo di esercizi, salutò Federico e tornò verso casa.

La ditta di traslochi era a metà del lavoro, i facchini stavano lavorando instancabili e, mentre il cuoco del WEB rientrava, arrivò un SUV bianco con rifiniture nere che si fermò davanti all’ingresso, poco dietro il camion.
Dall’auto scesero un uomo ed una donna di una certa età, vestiti in modo sobrio ma distinto che furono raggiunti dal cane color cioccolato che il cuoco aveva notato correre felice per il giardino del Parco poco fa. Rocco li salutò con un sorriso ed osservò curioso la parte posteriore del SUV dal quale stava uscendo una giovane e bellissima donna, seguita a ruota da un altro Labrador color cioccolato dall’espressione serena e assonnata.
- Elisa, amore… - iniziò la donna.
- Sì, mamma… - sospirò lei facendosi baciare dal sole.
Rocco la guardò sentendo la bocca diventare improvvisamente secca, Elisa era alta e slanciata, con un fisico da modella “curvy”, era fasciata in un paio di jeans a vita bassa color navy ed un top color amaranto.
Aveva i capelli corti e sbarazzini, biondo oro; gambe lunghe e il sedere sodo e ben tornito; fianchi morbidi e un seno importante, ad occhio e croce una sesta, messo in risalto dalla scollatura del top.
Rocco la guardava nascosto dietro lo sportello del camion, soffermandosi ora sul sedere fasciato dai jeans ora sul seno prosperoso, ora sul viso seminascosto da un paio di occhiali da sole molto grandi e scuri che coprivano il colore degli occhi.
Ingollando a vuoto, eccitato dalla vista di lei vestita, Rocco scese a guardarle le labbra: erano piene e carnose, perfette per essere mangiate da baci.

Preso com’era dallo studio della ragazza, non si rese conto che i nuovi arrivati si stavano muovendo proprio verso di lui.
Per non farsi scoprire, finse di avere appena finito dello stretching e li accolse con il suo migliore sorriso dicendo:
- Buongiorno vicini! Ben arrivati al Purgatorio!
- Buongiorno. – rispose l’uomo con un sorriso appena accennato.
- Purgatorio? – fece eco la donna – A me sembra un paradiso.
- Ma se fino a cinque minuti fa stavi dicendo che questo posto non è adatto a me. – la zittì Elisa. – Ti basta una presenza maschile prestante per cambiare idea? Ancora speri che qualcuno mi sposi?
- Elisa! – la donna arrossì deliziosamente e Rocco sorrise, felice di aver fatto colpo sui nuovi arrivati.
- Non voglio trattenervi oltre, signori. – intervenne il cuoco suadente – Io sono Rocco Rispoli, abito all’attico.
- L’avevo riconosciuta, sa… - mormorò la donna arrossendo durante il suo baciamano – Io sono Nicoletta De Marco, lui è mio marito Antonio De Marco e lei è nostra figlia Elisa.
- Onorato di fare la vostra conoscenza. – replicò galante Rocco sfoggiando il suo sorriso migliore.
Nicoletta sospirò, il marito alzò gli occhi al Cielo e la giovane donna non fece una piega.
Il sorriso sul volto di Rocco si gelò, non gli era mai successo che una donna non rispondesse al suo magnetismo maschile.
Con un colpo di tosse e qualche parola di scusa, il giovane uomo entrò nella palazzina e raggiunse il suo attico. Ad aspettarlo in casa trovò suo fratello Dado.
- Ehilà atleta! – lo salutò con il suo accento napoletano, i due fratelli erano completamente diversi: per quanto Rocco fosse bello, atletico e “sciupafemmine”; il fratello era mingherlino, brutto e collezionava “due di picche” come se piovesse.
- Ehilà scroccone. – sorrise con affetto – Già qui di mattina?
- Sto aspettando l’arrivo di una famiglia. I De Marco.
- Sono arrivati. – rispose togliendosi la maglia Rocco, Dado lo guardò sospirando e chiedendosi perché Madre Natura non fosse stata tanto generosa con lui.
- Aah sì? – si riscosse – E come sono?
- Educati ed eleganti. – disse entrando sotto il getto della doccia – La figlia una fica fredda.
- Non ci credo. – rise – Con me è sempre stata gentile.
- Non mi ha neanche guardato. A me. – borbottò indignato – Il famoso “cuoco nudo”.
- Aaaahhhh! – rise di gusto Dado – E ci credo che non ti ha considerato, frate’! – disse raggiungendolo – La ragazza è…
La frase si interruppe così, perché suonarono alla porta. Dado, borbottando, andò ad aprire.
- Oooohhhh signorina De Marco! – la annunciò sorridendo a trentadue denti – Siete arrivati, eh?
- Signor Borgia. – rispose lei, e la sua voce risuonò soave alle orecchie di Rocco che, con indosso solo un minuscolo asciugamano sui fianchi, raggiunse di corsa il fratello dicendo:
- Dado, non essere maleducato. Lascia entrare la signorina. – e gonfiò il petto davanti a lei, mostrandosi in tutta la sua mascolina bellezza.
- Grazie. – mormorò compita lei senza degnarlo d’uno sguardo.
- Ma… - balbettò sconsolato Rocco.
- Vatti a vestire fratellino, alla signorina non interessa la mercanzia. – rise Dado accompagnandola ad una sedia.
- È lesbica? – domandò sarcastico.
- Ma noooo… Che dici… - bofonchiò Dado – La signorina è… Cièca… - rivelò cercando di parlare a voce bassa.
Rocco aggrottò le sopracciglia, poi si girò a guardare la giovane donna seduta rigidamente al suo tavolo. Indossava ancora gli occhiali da sole e sembrava a disagio.
- La smettete di parlare come se non fossi in stanza? – domandò d’un tratto – Sono cieca, nel senso di non vedente. – spiegò togliendo gli occhiali – Ma ci sento benissimo.
Il cuoco spalancò la bocca davanti agli occhi vacui e senza vita della giovane donna.
- Sono un demente. – mormorò a mo’ di scusa Rocco – Non volevo offenderti.
- Sono abituata. – sorrise – Bella, intelligente e cieca. – elencò sulle dita – Immagina la mia scarsa vita sociale.
- Io… - lui distolse lo sguardo – Posso offrirti qualcosa per farmi perdonare?
- Non prenderla come un’offesa, ma no, grazie. – rispose con un sorriso sincero – Sono passata per invitarvi nel mio appartamento a prendere un rinfresco. Lo avevo accennato al signor Dado che deve essersene dimenticato.
- Giustoooo! – si batté una mano sulla fronte Dado – Me n’ero scordato! Scusi signorina.
- Ma si figuri… - sorrise ancora lei e Rocco la trovò bellissima, con suo fratello era così a suo agio mentre con lui era tesa ed allerta.
- Mi vado a vestire. Due minuti e arrivo.
- Ok. – annuì lei facendo scintillare la chioma bionda.
Rocco scomparve in camera e si vestì, dopo aver indossato biancheria pulita prese dei jeans ed una T-Shirt, infilò le scarpe e raggiunse il fratello e la ragazza in cucina.

I due stavano parlando serenamente, Dado le stava chiedendo del suo lavoro e suoi hobbies; e lei, pazientemente, gli spiegava che aveva molte passioni tra cui suonare al pianoforte e che aveva avuto la fortuna di trovare un lavoro, pur con la sua disabilità, come insegnante in una scuola per ragazzi non vedenti.
- Eccomi. – si annunciò, anche se Elisa sapeva che era arrivato, ne aveva sentito il profumo ed il suo cuore aveva perso qualche battito.
- Ottimo profumo, signor Rispoli. – gli sorrise voltandosi verso la voce.
- Ti prego, chiamami Rocco e diamoci del tu.
- Hmmm… Ok… - annuì lei, Dado guardava sghignazzando ora l’uno ora l’altro: suo fratello le aveva rivolto il suo sorriso più sexy dimenticandosi della cecità della giovane e bella donna.
Elisa prese dalla tasca posteriore dei suoi jeans una specie di piccola torcia e, avvertendo gli sguardi curiosi degli uomini, spiegò:
- I ciechi con il bastone bianco non sono più di moda. – sorrise – Questa è l’innovazione del classico bastone. – lo accese, mostrando un lettore di oggetti/ostacoli ad infrarossi – Andiamo signori? – domandò.
- Prego signorina… - le aprì galante la porta Dado.
- Grazie signor Borgia… - sorrise lei gentile.
- Elisa… - la raggiunse Rocco – Posso offrirti il braccio?
Un sorriso sghembo incurvò le labbra di Elisa che accettò l’offerta annuendo.
- Che braccio muscoloso, cuoco nudo. – gli disse mettendolo in imbarazzo – Sei un patito del fitness?
- Patito, patito no. – rise – Mi piace tenermi in forma.
- Com’è che si dice… - si intromise nel discorso Dado – Mens sana in corpo resano. – disse fiero, stroppiando tutto il proverbio in latino.
Elisa non riuscì a trattenere un moto di stizza davanti a quell’abominio letterale, Rocco se ne accorse e le sussurrò all’orecchio:
- Sei una professoressa di Italiano?
- Ooppssshhh… - arrossì deliziosamente – Mi hai scoperta.
- Mio fratello è una causa persa. – ridacchiò il cuoco – Dove insegni? – le domandò.
- In una scuola speciale, per bimbi e ragazzi speciali. – rispose con una dolcezza tale che a Rocco mancò il fiato per alcuni secondi.
- Scusa, non volevo essere curioso. – balbettò a disagio, lei si strinse al suo braccio scuotendo la testa.
- È una domanda lecita, è una scuola privata non molto lontano da Parco Paradiso. Ora sono in ferie per un paio di settimane per via del trasloco. – spiegò stringendosi nelle spalle.
- Abiterai qua con i tuoi genitori?
- Mio Dio, no! – scosse la testa inorridendo – I miei torneranno in città, non vedo l’ora che sia lunedì.
- Quindi… - mormorò sensuale – Lunedì primo giorno in casa da sola?
- Ma io non sono sola! – rise Elisa, erano arrivati al suo appartamento, dal quale provenivano voci soffuse.
- Sei sposata…? – domandò mal celando la delusione nella voce, quella ragazza gli stava iniziando a piacere.
- Ma figuriamoci! – rise aprendo la porta – Chi vuole una come me? – domandò mandando la testa di lato, ma Rocco non poté rispondere perché Elisa era stata rapita da Alice.
In silenzio, Rocco e Dado entrarono nell’appartamento trovando già presenti il resto dei condomini.
- Buongiorno a tutti. – parlò Elisa dopo i baci e gli abbracci con Federico, Alice e il piccolo Emanuele – Grazie per essere venuti qui oggi.
- Grazie a te per l’invito tesoro! – le prese la mano Alice – Sono felice che hai deciso di venire a vivere qui.
- Parco Paradiso non è lontano dalla scuola dove andrò a lavorare, - spiegò con un sorriso Elisa – Comunque… Lasciate che mi presenti… Sono Elisa De Marco e sono la nuova inquilina di Parco Paradiso.
Un mormorio di voci e frasi di benvenuto si affollarono dentro la sua testa, lei sorrise ai presenti continuando:
- Vi ho invitato qua per parlare con voi… - sospirò – Signor Borgia, siamo tutti?
- Ad occhio e crocie sì, signorina. – rispose l’amministratore nel suo pesante accento napoletano – Forse manca solo la famiglia Guerra.
- Forse no, signor Borgia. – parlò il figlio dei Guerra – Hanno mandato me.
- Ok… visto che ci siamo tutti, vorrei parlarvi di me.
- Elisa. – la interruppe la madre – Ne sei sicura?
- Sì, mamma. – annuì risoluta lei.
- Io non sono d’accordo. – borbottò la donna alzando le mani in segno di resa.
- Poco importa mamma. – sospirò.
- Nico, - intervenne il padre – lasciala fare.
- Va bene. Va bene! – si arrese.
- Bene… - sbuffò – Scusate questa interruzione… Stavo dicendo… Ah sì… Grazie per essere venuti qui, mi fa piacere la vostra partecipazione a questo incontro. Vi ho invitato per un motivo semplice… Vedete… - era più difficile del previsto, avrebbe tanto voluto avere il suo fidanzato (o meglio ex) di fianco ma lui aveva preferito lasciarla per una relazione più “normale”.
Rocco, intuendo la sua difficoltà, le andò vicino sfiorandola. Solo sentire la sua presenza e il suo profumo, fu sufficiente ad Elisa per sbloccarsi e riprendere a parlare.
- Ho richiesto questo incontro, sia per conoscere i miei vicini, sia per permettervi di conoscere me e la mia coinquilina… - facendo un fischio basso e modulato, Elisa chiamò al suo fianco una coppia di Labrador color cioccolato che Rocco aveva incontrato la mattina.
Un mormorio concitato si diffuse nella stanza, le persone presenti non sembravano molto contente dall’idea di avere “dei cani” come coinquilino.
- Ma i peli… e lo sporco… - diceva una voce femminile.
- E abbaierà giorno e notte. – si intromise una voce maschile.
- Mi dispiace aver creato tanto scompiglio. – sorrise – In realtà il cane che abiterà con me sarà soltanto uno, la mia Perla. – e la cagnolina scodinzolò sentendosi chiamare – Dante, l’uragano, tornerà in città con i miei. – sospirò sentendo ancora un borbottio contrariato – Ero stata avvertita che avrei potuto riscontrare dei pareri contrari, ma spero di riuscire a farvi cambiare idea e farvi accettare la presenza della mia piccola. – sorrise a tutti e a nessuno in particolare – Dovete stare tranquilli di una cosa: non permetterò a Perla di fare i suoi bisogni per le scale, siamo molto educate e pulite. Lei è una cagnolina speciale…
- Oooh andiamo. – la zittì secco l’uomo che aveva parlato prima – Per voi proprietari, tutti i cani sono speciali! Soprattutto i vostri.
- Giusto. – mormorarono altre voci.
- Bravo Lucy. – gli batté le mani la donna preoccupata per i “peli”.
- Statevene zitti! – intervenne arrabbiato Federico, Elisa sobbalzò – Lasciatela parlare.
- Grazie Fede. – gli sorrise grata.
- Ma de che… - borbottò a disagio lui.
- Prima di attaccare briga, - si intromise Rocco geloso del sorriso che la giovane donna aveva rivolto al geometra– lasciatele spiegare le cose.
- Ohmaquestaèbella! – scoppiò a ridere la donna che aveva parlato per prima – Tu prendi le sue difese perché è una gnocca da paura.
- No, perché sono cieca. – urlò Elisa togliendosi gli occhiali e zittendo così le proteste – Rocco era a conoscenza della mia… situazione… - disse mimando con le dita le virgolette sul termine “situazione” – Volevo parlarvi di me in modo meno brusco; ma poi… - si strinse nelle spalle – Ci sono sempre le solite lamentele su Perla ed io perdo la pazienza. Lei è un cane molto speciale, caro signor Lucy. E questo lo dico non solo perché è mia. Di Dante potrei dire che è un amore di cane, ma un uragano di vivacità e non l’ho mai trovato così speciale, pur amandolo come un figlio. – grattò con amore la testa di entrambi i cani e continuò – Perla è i miei occhi. È un cane guida per ciechi. Abbaia pochissimo ed è davvero ben educata. – sorrise – Molto più educata di tante persone “per bene” che ho conosciuto io.
- Siamo stati tutti quanti prevenuti, maleducati e indelicati. – mormorò un’altra voce femminile – Scusaci. Io sono Luisella ed abito al primo piano con il mio futuro marito, Ivan, e le mie tre figlie Letizia; Livia e Luna.
- Piacere di conoscerti Luisella. – sorrise sincera Elisa – Per favore… Non state lì impalati… E’ una specie di festa questa… Divertiamoci… - li pregò.
Alice la prese per mano dicendo:
- Elisa è una delle mie più care e vecchie amiche. Ha un carattere tosto. È testarda. Ma è una persona meravigliosa. Lavora come insegnante. E… - indicò una foto con un cenno del capo – Prima del suo incidente, era una grandiosa ballerina.
- Grazie Alice per aver addolcito la mia presentazione. – le due amiche si abbracciarono.
- Io mi sono occupato dei cambiamenti della casa di Elisa. – spiegò Federico – Ha fatto in modo di insonorizzare il possibile le pareti. Così che non siate disturbati dai suoi movimenti o quelli di Perla.
- Ecco… - balbettò la voce contrariata dai peli di prima –Io sono Giusy e… - la ragazza osservò Rocco, trovandosi gelosa – Mi dispiace per la tua situazione, ma non cambio idea.
- Quale situazione? – domandò duro Rocco.
- Che voglia impietosirci con il suo problema per farci accettare il cane. – sibilò a denti stretti facendo sobbalzare i presenti.
- Signorina Giusy, sarei disposta a rinunciare al mio lavoro o al poter camminare per poter tornare a vedere. – rispose ferita Elisa – Lei non può immaginare cosa significhi dovermi affidare agli occhi di altre persone o a quelli di un cane per fare cose banali come attraversare la strada o andare al supermercato a fare la spesa. – con dignità, la giovane donna aprì la porta dicendo – La festa è finita. Uscite tutti per favore.

In imbarazzato silenzio, gli inquilini di Parco Paradiso uscirono dall’appartamento di Elisa. In casa restarono Rocco, Federico, Alice e il bambino ed i genitori di lei.
- Elise’… - la abbracciò Federico – Me dispiace che sia andata male.
- Ho voi. – mormorò trattenendo un singhiozzo – E questo basta.
- Non piangere tesoro. – borbottò il padre.
- Sono arrabbiata.
- Se vuoi saperlo anch’io. – parlò Rocco serrando minacciosamente gli occhi – E lo chiami rinfresco questo? Forza, portami nella tua cucina. Vediamo di fare qualcosa di commestibile.
Rocco la strappò con dolcezza dalle braccia di Federico e si lasciò guidare in cucina parlando con lei serenamente. Era la prima volta che vedevano il giovane cuoco comportarsi in modo tanto altruista, Alice si sarebbe aspettata una fuga con gli altri ed invece era rimasto ed aveva trovato il modo di distrarre Elisa dal suo dolore e dalla sua rabbia. Gli altri si guardarono sgranando gli occhi; Alice sorridendo disse:
- Mai visto Rocco comportarsi così.
- Sarà buon segno? – domandò Nicoletta preoccupata.
- Boooohh! – scosse la testa Federico.
- Adesso non iniziate a fare strane congetture. – sbuffò il signor De Marco – Nicoletta togliti dalla testa strane idee. Quel tipo è gentile ma sembra provare pena per nostra figlia. – indicò la cucina con la testa – Elisa non ha bisogno di una persona che provi pietà per lei; ma amore e rispetto.
- Hai ragione Tonio. – annuì la donna – Dai… Iniziamo a ripulire.
- Vi diamo una mano noi. – si offrì Alice mettendo Lele a terra.
- Nico, Perla e Dante sono pazienti? – chiese Federico osservando il figlio che li guardava interessato.
- Sopportano Elisa. – rise la donna coinvolgendo gli altri.

La cucina di Elisa era spaziosa ed organizzata molto bene, Rocco si complimentò con lei per la scelta dei mobili e degli elettrodomestici; lei lo ringraziò con un sorriso e prese posto su uno sgabello vicino alla penisola.
- Che fai, signorina, mi aiuti o stai lì a… - stava per dire “guardare”, ma si riprese subito – ascoltare le mie chiacchiere?
- Entrambe? – domandò con un sorriso, grata.
- Mmmh. – borbottò lui fingendosi pensieroso – Le mie chiacchiere sono costose, sai?
- Ahi, ahi… - stette al gioco – Sono in bolletta, come posso pagarti signor Rispoli?
- Una cena. – colse la palla al balzo – Io, te e Perla.
- Signor Rispoli… - si portò un dito sulle labbra, fingendo di pensare – Così lei mi confonde…
Lui la guardò sospirando, fosse stata una delle sue “carotine”, non ci avrebbe pensato due volte si sarebbe chinato a baciarla fino a farla sospirare di piacere; ma… quella ragazza era diversa… non voleva bruciarsi la possibilità di conoscerla.
Continuando a scherzare, Rocco iniziò a cucinare qualcosa di più commestibile, spiegandole che tipo di ingredienti stava usando; chiedendole dove trovare utensili o stoviglie; facendosi aiutare a tagliare.
- Se tua madre si affaccia, - le domandò – ti sgrida perché ti sto facendo tagliare le verdure?
- Dai… - rise – Non sono brava come te, ma so come non morire di fame o avvelenare i miei amici sai?
- Lo credo. – annuì facendo un sorriso sghembo.
- Rocco… - lo chiamò dopo qualche minuto di silenzio.
- Sì? – le si mise di fianco, osservando il minuzioso lavoro di taglio che aveva fatto – Dimmi.
- Posso… - iniziò, ma l’arrivo di Perla interruppe il discorso, perché si frappose tra i due mugolando sommessamente – Scusami… - sorrise al cuoco – Perla, hanno suonato? – la cagnolina appoggiò il muso in grembo ad Elisa come a voler dire “sì”.
- Elise’… - la chiamò infatti Federico – Hanno suonato alla porta.
- Ufh. – sbuffò – Scusami Rocco. Arrivo. – Elisa scese dallo sgabello e prese lo speciale guinzaglio di Perla, facendosi accompagnare alla porta.
Raggiunta la porta, chiese:
- Chi è?
- Sono Dado Borgia. – balbettò la voce dall’altra parte.
- Avanti… - Elisa aprì facendo entrare l’amministratore di condominio – Ha avuto problemi, signor Borgia?
- Sì e no. – rispose enigmatico – Perla bella, tu sei brava vero?
Il Labrador scodinzolò lentamente, poi guardò fuori dalla porta rimasta aperta irrigidendosi leggermente.
- Perla… Chi c’è? – domandò la giovane donna.
- Ehm… ci sarei io qua fuori… - rispose una voce di donna.
- Mi… mi dispiace signorina Elisa… - balbettò Dado – La signorina Giusy e Luciano mi hanno seguito.
- La signorina mi ha abbondantemente insultato poc’anzi. – rispose rigida Elisa, sentendo montare la rabbia – Non è gradita in casa mia.
- Elisa! – la rimproverò la madre.
La ragazza, sbuffando domandò a Perla di riaccompagnarla in cucina; non aveva motivi per stare lì.
Sentendola tornare, Rocco indossò il suo sorriso migliore che gli morì sulle labbra notando la faccia della giovane donna scura ed arrabbiata.
- Elisa? – la chiamò preoccupato – Cos’è successo?
- Lei è qui. – rispose battendo il pugno sul piano di lavoro.
- Le… Lei chi?
- Miss sporco e i peli del cane. – scimmiottò il modo di parlare dell’altra donna.
- Giusy. – rise lui, quella ragazza toscana gli piaceva era sexy provocante.
- Ooh Rocco, ancora qui? – si affacciò Giusy come evocata in cucina – Vedo che fai le due cose che ti riescono meglio: cucinare e fare il provolone.
- Stavo solo preparando qualcosa da mangiare. – si difese sobbalzando, ferito dalla cattiveria malcelata dalle parole di lei.
- Con me le sue moine non attaccano. – incrociò le braccia sotto al seno Elisa – Non vedo sorrisi o sguardi sexy.
- E nemmeno tette che scappano dalla scollatura. – borbottò Rocco sottovoce; ma lei lo sentì e si girò per mettersi a posto la scollatura.
- Grazie. – sorrise rossa come un pomodoro.
- Ma figurati… - il cuoco distolse lo sguardo dal seno di lei a disagio, poi si girò verso il forno estraendo il frutto del loro lavoro: una torta salata alle verdure dal profumo invitante.
- Mmmmhhhh… - mugolò Giusy facendo la gatta, gelosa – Rocco che profumino delizioso… - e gli si strusciò contro il braccio sensualmente.
Elisa restò rigida nella sua posizione, non poteva vedere con gli occhi; ma era molto empatica e certi comportamenti e situazioni la infastidivano molto.
- Vi lascio soli. – si congedò – I miei amici mi aspettano in salotto. – e, senza dare loro il tempo di rispondere, uscì dalla cucina.
Giusy sorrise serafica, si allontanò da Rocco sculettando e raggiunse gli altri in salotto con una scusa.
Il cuoco scosse la testa tristemente, non capiva il perché dello strano comportamento di Giusy; con lei non ci aveva mai provato e non comprendeva il perché del suo astio nei confronti della nuova arrivata.
Sospirando, il cuoco finì di impiattare le cose che aveva preparato con Elisa e sorrise quando notò che lei aveva intagliato delle stelle nei pomodori pachino.
- Frate’! – lo raggiunse Dado – Perché quel sorriso ebete? Tutto bene?
- Sì sì. – annuì – Com’è di là?
- Aria temporalesca. – sorrise – Non trovi che Elisa sia deliziosa? Che dici… Mi butto?
- Sì, dalla finestra. – rispose acidamente.
- Ma… Ma…
- Fratellino, ma ti sei visto? E hai visto lei? – troncò il discorso – Potrebbe mai accettare di stare con uno come te?
- Visto mai… - borbottò Dado deluso – Pensavo che… essendo cièca potessi avere una possibilità.
- Come sei cretino. – scosse la testa sconsolato Rocco – Forza, muoviti e portiamo queste cose di là.
- Agli ordini, capitano. – rispose Corrado, Dado, scattando sull’attenti.

I fratelli Borgia, portarono i rinfreschi preparati dal cuoco in salotto dove trovarono Giusy con Luciano; i genitori di lei, Federico e Alice e il bimbo ma di Elisa e Perla neanche l’ombra.
- Wueeeeeee… - sorrise Dado – Ecco i manicaretti dello chef…
- Che odorino… - squittì Alice – Rocco sei davvero bravo in cucina.
- Grazie Alice… - rispose con un mezzo sorriso guardandosi intorno – E la padrona di casa dov’è? – chiese.
- È uscita con Perla. – spiegò Antonio approfittando del cibo – Tornerà tra poco.
- Spero che raccolga lo sporco del suo cane. – borbottò Giusy masticando, parlando senza pensare a ciò che stava dicendo.
- La smetta. – si arrabbiò Nicoletta – Sta dando della sudicia a mia figlia. Come si permette di giudicarla, brutta maleducata. Nemmeno la conosce ed ha già deciso che è una persona sciatta, sporca e idiota. – guardò la donna – Solo perché, nella sua disabilità, è più bella di lei cosa teme che le porti via qualcosa o qualcuno? – Nicoletta guardò il cuoco e poi la giovane donna, Giusy non replicò – Lei è una persona tanto arida quando triste e sola.
- Nostra figlia è Laureata con il massimo dei voti. Insegna italiano in una scuola per non vedenti. – spiegò il padre – Era una ragazza normale dieci anni fa.
- Nico… Tonio… - li pregò Alice – Ora basta…
- Io… Io… - balbettò Giusy – Mi sono comportata da stupida… - grosse lacrime bagnavano le guance dell’astrofisica.
- La prego di uscire da questa casa. – la invitò Nicoletta, affatto impietosita dalla scena – Elisa ha bisogno di tranquillità. E lei e il suo amico siete tutt’altro che tranquillità.
- Sì sì… - singhiozzò – Vado… arrivederci…
- Oooooooohhhhhhhh… - gemette Alice – Povera Giusy, Nicoletta non è una cattiva ragazza sai…
- Con permesso. – si scusò Luciano – Vado a parlarle.
Non appena i due furono usciti di scena, Nicoletta sprofondò nel divano scoppiando a piangere. Antonio la strinse, facendola sfogare.
- Signora De Marco. – la chiamò dolcemente Rocco – La prego non faccia così.
- Sono stanca. – confessò con un sorriso amaro – Stanca della crudeltà della gente. – spiegò riferendosi a Giusy.
- Sai Rocco, - parlò Alice – Elisa è da sempre stata una ragazza bellissima e piena di vita. Era una ballerina di moderno e hip hop brava come poche. – sorrise – Ha partecipato anche ad alcuni video, sensuale come solo lei sapeva essere.
- Vedo le foto… - annuì con un sorriso.
- Uno stupido incidente d’auto ha cambiato tutto. – continuò Antonio – Stava per morire per colpa del suo fidanzato. E’ stata per un lungo periodo in coma. Durante il suo ricovero, il suo fidanzato era molto presente, non voleva che i giornali dicessero che l’aveva lasciata durante il coma.  – un sorriso amaro incurvò le labbra dell’uomo – Poi Elisa si è svegliata. Abbiamo da subito notato che qualcosa in lei non andava come doveva.
- Un grumo di sangue premeva in una zona del suo cervello. – spiegò la madre – E’ stata operata d’urgenza ma… - alzò gli occhi a guardarlo – La situazione era molto grave e per salvarle la vita, ha perso la vista.
- A quel punto, il suo innamoratissimo fidanzato, anzi ex-fidanzato, l’ha mollata perché ha capito che la sua cecità sarebbe stata permanente.
- Cazzo… - borbottò Rocco.
- Elisa si è dovuta reinventare. – spiegò con un filo di voce Alice.
- Ha imparato a leggere il Braille ed anche a scriverlo.
- Ha imparato a vivere al buio, portando la luce nelle nostre vite.
- Adesso basta frignà, - li pregò Federico – Elisa tornerà tra poco e sapete che non sopporta i piagnistei.
- Giusto. – annuì Antonio baciando la moglie – Forza Nico. Vai a darti una rinfrescata.
- Vi lascio qualche minuto. – sorrise Rocco – Vado ad intercettarla fuori.
- Ottima idea Rocco.
- Rispoli. – lo bloccò Antonio – Spezzale il cuore e sei un uomo finito.
- Ma perché siete tutti così prevenuti con me. Per una volta che non ho intenzione di fare niente. E’ una gran bella ragazza, vorrei aiutarla a ritrovare un po’ di fiducia in sé stessa e nella sua femminilità.  – rispose freddamente uscendo dall’appartamento.
Sbuffando per la pochezza di fiducia nei suoi confronti, Rocco scese rapidamente le scale e trovò Elisa e Perla al sole in giardino. Elisa stava piangendo e dai suoi occhi vacui scendevano grosse lacrime.
- Ehilà prof. – la chiamò Rocco facendola sobbalzare.
- Ro… Rocco… - mormorò pulendo gli occhi e rimettendosi in fretta gli occhiali.
- Tutto ok? – chiese mettendosi seduto vicino a lei, Perla che muoveva la coda con dolcezza.
- No. – rispose trincerandosi dietro un ostinato silenzio.
Rocco si stese sul prato sospirando beatamente, Perla lo imitò gemendo soddisfatta.
- Ma non sapete lasciarmi in pace voi? – chiese serrando le labbra.
- Perché, cosa stiamo facendo di male? – domandò Rocco aprendo un occhio – Questo è anche il giardino di casa mia. Sto rilassandomi all’ombra. Ti do fastidio, va pure via.
Elisa si morse le labbra, avrebbe voluto tenere il muso per più tempo ma non riuscì a tenergli il broncio; così capitolò e si stese appoggiando la testa al torace di Rocco.
Lui sorrise, si aggiustò in modo da farla stare più comoda, poi le accarezzò la nuca con movimenti lenti.
- Perché mi hai seguita? – chiese piano lei.
- Hai organizzato una festa e scappi. – le sistemò i capelli corti dietro l’orecchio, facendola fremere – Codarda.
- Ooh no… - ridacchiò – Arrabbiata.
- Gelosa? – le domandò accarezzandole il collo.
- Perché? – mormorò tremando alle sue carezze – Perché quella lì, Giusy, ci prova con te? Ma figurati… - si mosse a disagio -  Tu non mi piaci. – concluse con una mezza verità.
- E che c’entra questo. Ci conosciamo da due minuti e nemmeno tu mi piaci tutto questo granché. – rispose lui smettendo di toccarla e, reprimendo un moto di rabbia, continuò – Quindi, principessa, sei pregata di smetterla di usarmi come cuscino. – e rotolò via, facendole battere spalle e testa sul prato.
- Ahio! – mugugnò Elisa restando per un attimo senza fiato, Rocco si era alzato e, senza dire una parola, aveva raggiunto l’ingresso della palazzina – Non sono una principessa. – bofonchiò, ma lui non riuscì a sentirla.
Perla, sbuffando per la capacità degli esseri umani di complicarsi la vita, aiutò la padrona ad alzarsi non capiva il comportamento degli esseri umani: nel mondo canino era tutto molto più semplice.
- Ehi… - parlò una voce maschile che non conosceva – Tutto bene signorina?
- Sì, sì… Grazie… - si girò verso la voce – Tutto ok… - sorrise – Anche tu abiti qui? – chiese mentre il nuovo arrivato l’aiutava ad alzarsi.
- No, sono venuto a trovare la mia fidanzata. Mi chiamo Tony. – si presentò prendendole la mano – Lavoro al Club di Tennis di Ivan.
- Ho capito, ho conosciuto Ivan e la sua famiglia poco fa. – stringendo la mano di lui con un sorriso – Sono Elisa De Marco, nuova inquilina.
- Piacere Elisa. – sorrise sincero Tony – E questa meraviglia chi è? – domandò grattando la testa del cane.
- Perla, il mio…
- Cane guida, sì ho visto. – concluse il ragazzino senza peli sulla lingua – Hai bisogno di aiuto per tornare a casa?
Elisa stava per rispondere che no, non aveva bisogno di niente; ma fu interrotta dall’arrivo di una voce femminile giovane, seguita da quella di una bambina.
- Tony… Ehi… - chiamava la ragazza – Ciao… - si scambiarono un bacio a fior di labbra – E’ tanto che aspetti?
- Sono arrivato ora. – la abbracciò – Ciao Luna.
- Ciao Tony. – lo salutò la ragazzina concentrata a coccolare il cane.
- Stavo facendo due chiacchiere con la vostra nuova vicina. – spiegò – Elisa, lei è la mia ragazza Letizia.
- E io sono Luna.
- Piacere di conoscervi ragazze. – sorrise Elisa – Lei è Perla.
- Ti hanno concesso il permesso di tenere un cane? – domandò Luna arricciando il naso.
- Hanno provato a dirmi no. – sospirò Elisa – Ma davanti al mio avvocato hanno dovuto accettare.
- Mio papà è un avvocato, sai? – disse tutta fiera la bambina.
- Veramente? Ed è bravo?
- Uuh sì. – rise Letizia – Bravissimo, a fare casino.
- Tizia, non è vero! – si offese Luna gonfiando le guance.
- Ragazzeeee! – le chiamò una voce maschile – Allora, andiamo in casa?
- Arriviamo Ivan! – sbuffò Letizia – Ciao Elisa, noi andiamo a casa.
- Ciao ragazze, ciao Tony. Piacere di avervi conosciuto.

I tre ragazzi raggiunsero Ivan sul portone, parlando Letizia chiese a Tony perché si fosse fermato a parlare con quella giovane e bella donna e lui, stringendosi nelle spalle, rispose:
- Ivan mi ha insegnato ad aiutare chi è in difficoltà. Tizia… - la abbracciò – Elisa è cieca.
- Cieca? – chiese Luna – Cosa vuol dire?
- Che ha gli occhi malati, Luna. – spiegò Ivan aprendo la porta di casa – E non vede niente.
- Poverina… - mormorò la bambina entrando in casa – Sarà molto triste allora. Senza poter vedere i colori. – con un sospiro Luna entrò in casa, cercando con lo sguardo la madre.
- Ben arrivati. – li accolse Luisella con un sorriso – Luna, amore… perché quel faccino triste?
- Pensavo ad Elisa. – spiegò – Lei non può più vedere il sorriso della sua mamma. O l’Arcobaleno dopo il temporale…
A quelle parole, i singhiozzi di Giusy divennero più forti: Luna le aveva fatto capire quanto fosse stata stronza con la nuova arrivata.
- Giusy! – la consolò Luisella – Piangere come una fontana non cambierà il fatto che sei stata indelicata con la nuova vicina.
- Avete ragione… - tirò su con il naso lei – È solo che…
- Hai ragionato con la vagina, tesoro. – concluse per lei Luciano a denti stretti per evitare che le ragazze e Tony sentissero.
- Tutto sto casino per un uomo? – rise Ivan – E chi sarà mai! Adone!
- Chi è Ado… Adone, Ivan? – domandò Luna trotterellando in cucina – Uno dei tuoi atleti?
- Ma cosa dici Luna! – la derise la sorella maggiore – Adone è un personaggio mitologico. Lo studierai a scuola.
- Nei libri è scritto che fosse bellissimo. – spiegò dolcemente Luisella – E quando un uomo, quello che ci piace e ci fa battere forte il cuore, per noi è bellissimo e lo definiamo un Adone.
- Per te, Ivan, è un Adone? – domandò scettica la più piccola di casa.
- Beh… - ridacchiò la mamma coinvolgendo i presenti.
- Era un Adone in gioventù. – spiegò Tony – Adesso è invecchiato.
- Ah ragazze’! – lo redarguì con un sorriso Ivan – Attento che domani ti spremo come un limone in campo.
- Scusa coach! – sorrise Tony, sentendosi per una volta parte di una vera famiglia.
- Ascolta Giusy. – parlò Luciano – Invece di stare qui a piangere, perché non vai da Elisa e le chiedi scusa?
- Chi? Io?! Oooh no… mi vergogno troppo… Però posso fare qualcosa per farmi perdonare. Oh sì… sì… Le parole di Luna mi hanno fatto venire in mente che lei non può vedere il sistema solare, ma potrei creare io qualcosa di molto speciale per lei.
Così dicendo, Giusy si alzò raccolse le sue cose in fretta e, salutando, raggiunse la porta borbottando che avrebbe studiato il modo di farsi perdonare, a costo di passare la notte in bianco.
Ivan e Luisella si guardarono, la donna si strinse nelle spalle e continuò ad apparecchiare la tavola per la cena. Luciano, scusandosi per lo strano comportamento della sua coinquilina lasciò casa Poletto e salì nel suo appartamento.

La prima sera a Parco Paradiso passò senza gravi incidenti, la famiglia De Marco si sistemò nell’appartamento di Elisa e Nicoletta notò che la figlia era tranquillamente in grado di gestirsi da sola. Grazie all’aiuto prezioso di Federico ed Alice, la casa era stata fatta apposta per lei e per rispondere alle sue esigenze.
Il fine settimana terminò senza altri incidenti. Gli altri inquilini di Parco Paradiso avevano accettato, con mormorii e bofonchi, la presenza di Perla e nessuno (anche il signor Guerra si era arreso) aveva detto che la cagnolina non poteva vivere lì.

I genitori di Elisa tornarono in città domenica mattina, lasciando finalmente la giovane donna libera di stare a casa sua come meglio credeva.
Dopo un’ora dalla partenza dei suoi genitori, qualcuno suonò alla porta. Elisa andò ad aprire trovando sulla porta Alice e Lele.
- Ciao tesoro, ti va di venire al Centro Commerciale con noi?
- Aly ciao… ciao Lele. – sorrise Elisa – Ma grazie no. E non ho intenzione di tenerti Lele. Sai che non lo vedo.
- Lo so. Ma volevo sapere se avevi bisogno di fare un po’ di spesa.
- Mmmh… - scosse la testa – No… Ci abbiamo pensato con mamma e per un paio di settimane sono a posto. Per la frutta e la verdura, potrò andare domani dopo il lavoro.
- Ok. – annuì – E’ che mi dispiace lasciarti qui da sola…
Fu in quel momento che dalle scale apparve Rocco, Elisa colse la palla la balzo dicendo:
- Ma io non sono sola. – Rocco si fermò a salutare – Ho ricevuto un invito a pranzo.
- Belle signore. Buongiorno a voi. – sorrise Rocco galante – Dove andate di bello?
- Io sto andando con Lele a fare compere. Avevo invitato Elisa ma ha detto di no.
- E lo credo bene. Un invito a pranzo è meglio che fare compere da casalinghe. – rispose strizzando l’occhio Rocco – Bene, io vado. – le baciò sulla guancia – Buona giornata ad entrambe.
- Anche a te, Rocco. – mormorò Elisa con un bel sorriso.
- Gra… Grazie… - arrossì Alice – Anche a te.
Elisa ed Alice si salutarono, la giovane professoressa chiuse la porta di casa sospirando: non aveva nessun appuntamento ma la punta di freddezza che aveva sentito nella voce di Rocco le aveva fatto bene al cuore.

Forse anche lui era attratto da lei quanto lei da lui; Elisa dove solo trovare il giusto modo per scoprirlo.

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Capitolo 2
*** ... Di carotine a altre follie ... ***


Secondo Capitolo
… Di carotine e altre follie…
 

La settimana di ferie di Elisa giunse rapidamente a termine; per Elisa e Perla era bello stare a Parco Paradiso. Si stavano ambientando e, per fortuna, non era capitato nessun incidente. La giovane donna stava molto attenta quando portava a spasso la sua cagnolina e, quando non era sicura di riuscire a pulire dove sporcava, pregava la sua amica Alice di accompagnarla nelle passeggiate con il piccolo Lele.
Ad Elisa piaceva molto stare a Parco Paradiso. L’ambiente era tranquillo, lei si stava ambientando bene ed adorava il suo appartamento: era il primo a misura di “cieco”, che lei aveva interamente progettato e ideato con l’aiuto di Federico.

Nella palazzina, aveva stretto amicizia con Luisella ed Ivan e con la famiglia Guerra. Erano un po’ eccentrici, ma la trattavano da persona e non da “diversa” e per lei quello era fondamentale. Poter contare sull’aiuto dei vicini ed avere dei vicini che chiedevano, al bisogno, il suo aiuto.
Aveva accuratamente evitato Rocco e, soprattutto, suo fratello Corrado; ed anche gli inquilini del suo stesso piano Giusy e Luciano, comportamento tenuto accuratamente anche da loro che erano ancora in imbarazzo per l’assurdo comportamento tenuto dall’astrofisica il giorno del suo arrivo a casa nuova.
Elisa sospirò, era dispiaciuta di non avere un rapporto di buon vicinato con tutti; la malattia l’aveva fatta diventare ancora più empatica ed aveva capito, nel tempo, che non poteva costringere le persone ad essere sue amiche se queste erano in imbarazzo in sua presenza.
Le dispiaceva, soprattutto, non aver più passato del tempo con Rocco. Quel giovane uomo l’affascinava, ma sentiva che era un “portatore di guai”; non era pronto per una storia impegnativa, cambiava una ragazza al giorno ed era troppo preso da se stesso e dalla sua carriera per volere qualcosa di più… tranquillo…
Poi c’era il fratello amministratore di condominio, un sospiro sollevò il seno di Elisa, che aveva una cotta da liceale nei suoi confronti e che, francamente, non era minimamente ricambiata. Dal povero Dado, era meglio stare alla larga, non aveva voglia di spezzargli il cuore dandogli l’ennesimo due di picche della sua vita.

Persa nei suoi pensieri, Elisa sobbalzò quando sentì il portone di vetro aprirsi. Soprattutto sobbalzò quando sentì la voce di Rocco e della “carotina” della sera precedente che pendeva dalle sue labbra e che avrebbe fatto di tutto per diventare la sua ragazza fissa.
- Per favore… - la pregò Rocco staccandosi le sue mani dal petto – Ti ho detto che è stato uno sbaglio… non doveva finire così, ieri sera.
- Ma è stato bellissimo Roccuccio mio… - miagolò lei, Elisa a fatica nascose una smorfia di disgusto.
- Mi stai mettendo in imbarazzo! – la allontanò lui – Ti ho detto che ero strano perché avevo litigato con la mia ragazza, o sbaglio?
- Non ti credo. Rocco Rispoli non ha nessuna fidanzata. – mise il broncio.
- Nessuna ufficiale. – sorrise girandosi a guardare Elisa, un’idea malvagia gli si affacciò in mente – Ieri avevamo discusso lei vorrebbe venire ad abitare con me, io le ho detto che non mi sento pronto e così…
- Io sono finita nel tuo letto! –sbottò arrabbiandosi la carotina, abboccando alla sua storia.
- Te l’ho detto che era solo sesso. E niente di più.
- Una notte d’amore con te… - rispose annuendo, Rocco le sorrise – Adesso va…
- Lei è qui? – domandò sobbalzando la ragazza.
Rocco annuì lentamente con la testa, poi le indicò Elisa che aspettava sul vialetto coccolando serenamente Perla.
- Che figura di merda… - mormorò la ragazza arrossendo – Rocco scusami…
- Non è successo niente, - le sorrise accarezzandole teneramente la spalla nuda – sei venuta a prendere ripetizioni di cucina, no? – le strizzò l’occhio e lei ridacchiò allontanandosi.
Quando la ragazza sparì dalla vista, Rocco si sfregò le mani gustando la sua vittoria. Elisa, che era stata in silenzio fino a quel momento, schioccando rumorosamente la lingua, disse:
- Così sono la tua fidanzata di facciata, eh, Rispoli?
- Elisa io… - sobbalzò imbarazzato lui – Scusa non pensavo che…
- Sono cieca, non sorda. – gli ricordò con un sorriso amaro – Gli altri miei sensi si sono acuiti molto, ho sentito la vostra conversazione lacrimevole. Così io sono la stronza che ti mette pressione per vivere insieme. – mandò la testa di lato – Sei solo un coglione Rispoli. – le sue labbra piene erano curvate verso il basso, il corpo era teso e la stessa Perla sembrava arrabbiata.
- Io… - tentò di dire lui, ma l’arrivo del pullmino interruppe le sue vane farneticazioni.
- Buongiornooooo!!!! – scese dal mezzo l’autista sorridendo, era un ragazzo dell’età di Rocco, alto e palestrato, capelli corvini a spazzola ed occhi ambra.
- Ettore! – squittì lei riconoscendo la voce – Ben tornatooooo!!! – i due si strinsero in un forte abbraccio e Rocco distolse lo sguardo, a disagio.
- Allora bella signorina. – le parlò lui dopo averla baciata sulle guance – Come ti trovi quaggiù? E la meravigliosa Perla che dice?
- Ci stiamo ambientando, grazie. – sorrise lei, un sorriso genuino che a lui (a Rocco) non aveva mai rivolto – E tu? Racconta… Il viaggio di nozze alle Maldive?
- Aaaah, tesoro mio! – rispose aiutandola a salire – Una meraviglia! Una sera vieni a cena da noi, così ti raccontiamo tuttissimo.
- Ooh sì… - annuì – Mi siete mancati terribilmente! – ammise prendendo posto.
Rocco era rimasto lì impalato, si sentiva come “sollevato” dall’aver appreso che quell’Adone di Ettore era sposato. E di fresco. Dandosi dell’idiota, perché non dovevano interessargli simili cazzate della vita priva di Elisa, si incamminò verso il garage per andare a fare la spesa al Centro Commerciale non distante da casa sua.
Sul bus, Ettore, dopo aver sistemato tutti gli alunni, domandò ad Elisa:
- Quando sono arrivato, ho interrotto qualcosa?
- Niente di niente, Ettore. – sbuffò.
- Mmm. – storse la bocca – Elisa, io posso vedere le tue espressioni facciali.
- Bleh! – gli fece la linguaccia.
- Bellina sì. – rise – Quello era Rocco Rispoli, vero?
- Cosaaaaaaaaa?! – squittì un’accompagnatrice – Rocco Rispoli? Il famoso cuoco nudo abita dove vivi tu? E’ davvero così bello come dicono?
- Odette… - sospirò portandosi una mano al petto Elisa – Urla un’altra volta in quel modo e, giuro, chiedo a Perla di morderti!
- Scusa… - arrossì – Scusate…
- Non posso sapere se è bello, sai… Ho qualche difficoltà a vederlo.
- Elisa… - sobbalzò Odette – Io…
- Fermati qui! – le chiese con un gesto della mano – Non peggiorare oltre la tua posizione.
- Sìsìsìsìsì… - annuì la ragazza girandosi a controllare che tutti fossero seduti correttamente al proprio posto.
- Come sei stronza stamattina. – sorrise Ettore osservando la strada, attento.
- Dici?
- Un po’. – borbottò – E’ da molto che… - e lasciò in sospeso la frase, bloccato dalla risata di lei.
- A dir la verità, non ricordo l’ultima volta che… - e ricominciò a ridere, coinvolgendolo.
L’autista fermò il pullmino davanti all’ingresso della Scuola, poi aiutò Elisa ed i ragazzi a scendere.
Augurando loro buona giornata, girò il mezzo e se andò.
- Ragazziiii… - li chiamò Elisa – Forza, la prima campanella ha appena suonato. Tutti in classeeee…
- Sì, prof… - mormorarono in coro quelli ancora in giardino a giocare.
- Su, Perla, - disse rivolta alla sua cagnolina – andiamo in classe anche noi.

La giornata trascorse tranquillamente. Elisa seguì un corso con un nuovo gruppo di bambini che si affacciava, con i genitori, al linguaggio Braille e le ore di scuola passarono in un soffio.
- Elisa… - la chiamò Odette –Le lezioni sono finite, il bus sta aspettando noi.
- Cosa? – la ragazza era persa completamente nel suo mondo, stava osservando con le mani un libro di storia dell’arte e pensava a quanto le mancava non poter andare in un museo ad osservare i quadri.
- Ehi… - le si avvicinò l’assistente – Stai bene?
- Sì… -annuì mettendo a posto il libro – Un attacco di malinconia, mi piaceva tanto andare per musei prima. – ammise – A volte capita.
- Dai… Andiamo… - le dette un bacio sulla guancia e la trascinò verso l’uscita, Perla zampettava allegramente dietro di loro.
Il viaggio di ritorno lo fecero cantando a squarciagola le canzoni della radio, Elisa sedeva al suo posto dietro ad Ettore e continuava a pensare che era da tanto che non si metteva in gioco. E che le mancava la sensazione di essere importante per qualcuno.
- Principessa Elisa. – la riscosse dai suoi lugubri pensieri – Siamo arrivati.
- Ti prego, anche tu non chiamarmi “principessa” – sospirò, poi continuò con un sorriso - Grazie Ettore… Ciao a tutti… - salutò scendendo.
- Ooohhh ecco la nostra bella Elisa. – le si parò davanti Dado.
- Signor Borgia, mi sta pedinando? – sobbalzò infastidita.
- Assolutamente no, signorina. – finse di offendersi – La posso aiutare in qualche modo?
- No, grazie. – rispose duramente – E’ stata una lunga giornata a scuola, ho solo voglia di un bagno e di rilassarmi, magari leggendo un libro.
- Ma… se vuole… Diciamo così, compagnia… - continuò Dado aprendole la porta.
- Le ho detto già no, signor Borgia. Per favore la smetta di rendersi ridicolo. Cosa devo fare per farle capire che lei non è il mio tipo? Sono cieca non alla disperata ricerca di un marito. – e, senza aspettare una risposta, la ragazza sparì dentro l’ascensore diretta al proprio piano – Perla… - parlò grattandole la testa – Ma cos’hanno tutti oggi?! – la cagnolina mandò la testa di lato ed uggiolò come a risponderle “ma che ne so io”.
Le porte dell’ascensore di aprirono al piano di Elisa che, uscendo, si scontrò con Rocco che stava arrivando di corsa.
- Oddio, Elisa, scusa.
- Ahio! – si lamentò lei che era caduta a terra – Ma sei scemo?
- No, o forse sì. – la aiutò ad alzarsi – Pensavo fossi Dado.
- E volevi ucciderlo? – chiese massaggiandosi il sedere.
- No, placcarlo. – sorrise osservando le mani di lei che si massaggiava il sedere – Non volevo farti fare male. – mormorò colpevole.
- Ma figurati. – si aprì in un sorriso lei – Scommetto che volevi impedirgli di fare il cretino con me.
- Arrivato tardi, eh? – borbottò muovendosi a disagio sui talloni.
- Un po’. – annuì – Rocco, a scuola è stata una giornata veramente pesante; scusa ma sono molto stanca. Ti spiace se…
- No, no… va pure… E scusa ancora.
- Ma vaaaahhh. – gli sorrise di nuovo e Rocco sentì il fiato mozzargli il petto.
Elisa, resasi conto del suo turbamento, gli andò vicino per toccarlo.
- Tutto ok? – domandò preoccupata.
- Io… Sì, sì… - annuì gustando il calore della mano di lei sul braccio – Scusa, sarà bene che vada.
- Carotina nuova? – chiese con una punta di acidità nella voce.
- Stasera no. Devo registrare. – sorrise di fronte al tono di voce di lei.
- Aaah… allora… Buon lavoro.
- Elisa? – la bloccò un attimo prima che chiudesse la porta – Se… finito di registrare venissi da te per mangiare i frutti della mia fatica?
- In quanto tua fidanzata ufficiosa, devi tenermi buona. – annuì ridendo – E nutrirmi è un’ottima tattica.
- È un sì? – rise stando al gioco.
- Sì. – si unì alla sua risata lei – Ma niente Dado.
- Promesso. – rispose – A dopo.
- A dopo.

Con il cuore in tumulto, Elisa chiuse la porta di casa e liberò Perla dai finimenti di cane guida. La cagnolina si stirò e poi si scosse, felice di essere libera dalla pettorina.
La giovane donna le sorrise, le fece un po’ di coccole e poi si diresse verso la sua camera da letto per prendere degli abiti più comodi, prima di cena avrebbe voluto farsi una doccia tonificante ma i suoi piani furono interrotti dal suono insistente del campanello.
- Arrivoooo!!! – sbuffò dalla camera da letto lei – Eccomi… Eccomi… - continuò raggiungendo la porta, Perla scodinzolava – Chi è?
- Elisa… Sono io, Letizia… - rispose.
- Tizia… - le aprì con un sorriso – Tutto ok? Mi sembri nervosa…
- Non sono nervosa… - sospirò entrando – Ma disperata.
- Problemi con Tony? – le chiese.
- No… - sorrise la ragazzina – Con lui tutto ok… Ho problemi in italiano.
- Chi ti ha detto che insegno? – le domandò.
- La mamma aveva il sospetto che fossi una professoressa e poi ce lo ha confermato Rocco stamattina… - la voce di Letizia era incerta – Mi puoi aiutare?
- Se mi spieghi come, sì… - rise Elisa – Cosa non hai capito o su cosa hai dubbi? Dammi qualche indicazione, perché così è un po’ troppo complicato aiutarti.
- Aaaahhhhh! – Letizia le si strinse contro – Grazzzzziiiieeeeeeee!!!
La giovane donna ricambiò l’abbraccio poi la fece accomodare ed iniziarono a parlare dei dubbi di Letizia su quanto stavano studiando a scuola in quel periodo.
- Ascolta, vai a prendere il tuo testo. Io userò uno dei miei. – le disse – Vedrai che impiegherai poco a capire…
- Ne sei sicura? – sospirò – Mi sento così scema.
- Ma no che non sei scema. – le batté dolcemente su una mano – E’ che hai perso qualche passaggio, e non capisci bene come fare…
- Spero tu abbia ragione. Posso dire a mamma che mi fermo a studiare da te?
- Certo! – annuì Elisa – Adesso vai.
- Volo! – ridendo, Letizia scese le scale e si precipitò nel suo appartamento più serena.
- Tizia! – la sgridò la madre – Che modi!
- Scusa mamma. – frenò la ragazzina – Elisa mi aiuta a studiare italiano.
- Veramente? – le sorrise Luisella – Sono felice.
- Anch’io. È una prof e forse mi aiuterà a capire…
- Quando avete finito, chiedile se devi pagare la ripetizione.
- Va bene mamma. – sospirò Letizia sparendo in camera sua per prendere i libri di testo e il quaderno per gli appunti.
- Mamma… - la chiamò Luna – Dove va Tizia?
- A studiare da Elisa. – spiegò Livia – Tizia non ha capito bene delle cose di italiano.
- Mmmhhh… E come può aiutarla Elisa se lei non vede?
- In due modi, tesoro. – intervenne la madre – Può chiedere a Letizia di leggere ad alta voce le cose che non ha capito. Oppure usare un libro speciale, scritto in modo tale che possa leggerlo usando le dita.
- Che strano… - borbottò Luna mandando la testolina di lato.
- Non è strano… - scosse la testa Luisella – Le persone che non ci vedono, devono imparare a fare le cose in modo diverso rispetto a noi.
- Non sarà facile… - mormorò Luna – Mi piacerebbe farle un disegno… Che dici, mamma…
- Ottima idea tesoro. – annuì Luisella.
- Mamma… Io vado… - salutò Letizia.
- Mi raccomando amore. – la salutò.
- Tranquilla mamma…
Letizia salì i gradini a due a due, fino a raggiungere il piano di Elisa con il fiatone.
- Ragazzina. – le sorrise Rocco – Dove corri?
- Da… - ansimò – Da Elisa.
- Ripetizioni di italiano? – domandò curioso.
- Sì. – annuì – E tu, perché sei sceso dal tuo attico? Cerchi compagnia? – chiese con un sorriso sornione lei.
- In effetti sì. – ridacchiò lui – Vi ruberò solo qualche minuto.
- Ok… - Letizia suonò al campanello di Elisa e la giovane donna aprì dopo qualche secondo.
- Ben tornata. – la accolse.
- Grazie. Ma non sono sola. – si affrettò a dire un po’ sulle spine.
- Hm? – mandò la testa di lato Elisa non capendo.
- Ci sono io. – parlò Rocco improvvisamente a disagio – Volevo sapere se hai qualche allergia o delle intolleranze…
- Ringraziando il Cielo nessuna. – sorrise arrossendo, colpita dal gesto del cuoco.
- Ottimo! – si fregò le mani il cuoco – Vado a cucinare.
- Ok… - gli sorrise lei – Vieni Letizia… Iniziamo…
L’adolescente entrò in casa stringendo i libri al petto, sul viso aveva dipinta un’espressione sorniona e non riusciva a smettere di sorridere.
- Cosa frulla in quella tua testolina? – le domandò Elisa mettendosi seduta.
- Tu e il cuoco nudo… - ridacchiò – Avete una cena romantica stasera?
- Letiziaaaa! – arrossì la professoressa – E’ solo una cena. Niente di più.
- Certo, certo… - annuì – Ed io sono la Fatina dei Denti.
- Rocco mi piace. – ammise dopo qualche secondo di silenzio – Ma non credo di essere né il suo tipo né altro per lui.
- Perché dici questo? – domandò aprendo il libro.
- Perché è abituato a sedurre con i suoi modi di fare le donne. Sorrisi e altro. – si strinse nelle spalle – Con me il corteggiamento “visivo” non funziona. Dopo un po’ gli uomini smettono di provarci con me.
- Quelli che smettono non sono uomini ma banali maschi, Elisa. – sbuffò arrabbiandosi Letizia – Solo imbecilli che si arrendono e non sanno cosa si perdono.
- Grazie piccola. – le sorrise grata – Adesso iniziamo… Mi dici su che testo, di quale autore, state studiando?
- Certamente…
Letizia ed Elisa lavorarono sull’argomento di Italiano che la ragazzina non aveva capito senza interruzioni per due ore circa.
Elisa era molto paziente e divertente, aveva trovato un testo simile a quello usato dalla scuola di Letizia ed era riuscita ad interessare e divertire la ragazzina, facendole comprendere nel dettaglio ciò che il suo insegnante di italiano non era riuscito a fare.
Alla fine della ripetizione, Letizia abbracciò felice Elisa.
- Grazieeee… Grazieee… Grazieeeeeeeeeeeee!!! – le disse felice – Domani ho una verifica e temevo di prendere un brutto voto.
- Hai preso appunti, tesoro? – le domandò ricambiando l’abbraccio.
- Sì, soprattutto nei punti dove avevo più dubbi. – la baciò sulla guancia – Sei una professoressa eccezionale, sai?
- Sei troppo gentile. – arrossì felice del complimento – Mi piace insegnare.
- Mi piacerebbe averti come professoressa, con te sarebbe una figata imparare.
- Peccato che mi sia preclusa l’opportunità di insegnare in una scuola “normale”. – sospirò alzandosi, Perla si mosse dal suo cuscino mugolando – Non fraintendermi, adoro la scuola dove lavoro e amo i bimbi e i ragazzi che ho conosciuto in questi anni. A volte mi piacerebbe potermi mettere più in gioco.
- Credo di aver capito. – annuì – Io… Posso continuare a venire da te per le ripetizioni di italiano?
- Ogni volta che vuoi, almeno mi fai compagnia.
- Grazie prof! – la abbracciò di nuovo – La mamma mi ha chiesto di dirti quanto ti devo per la ripetizione.
- Mmmh… un abbraccio e un favore. – rispose ridendo.
- Ok… - stette al gioco Letizia.
- Mentre vado a farmi una doccia, potresti portare fuori Perla? – domandò implorante Elisa.
- Sì! – annuì Letizia – Posso giocare un po’ con lei?
- Certo! Perla adora giocare! Vicino alla sua cuccia, dovrebbe esserci una scatola con i giochi. Ama le palline.
- Ok… - Letizia si avvicinò alla scatola dei giochi e prese una pallina, scatenando subito la gioia in Perla che le camminava vicino scodinzolando.
- Dal rumore che fa la sua coda, credo che Perla non veda l’ora di giocare con te.
- Lo credo anch’io. – rise felice la ragazzina – Posso lasciare gli appunti un attimo qua, Elisa?
- Certo! Prenditi pure il tempo di cui hai bisogno. – le dette un mazzo di chiavi – Io vado a rilassarmi in doccia.
- Grazie. – sorrise mettendo le chiavi dell’appartamento in tasca.
- Ciao Perla, ciao Tizia. Mi raccomando Perla, dai ascolto alla bimba.
Perla uggiolò, e Letizia si imbronciò un attimo al termine “bimba”, Elisa se ne accorse e disse:
- Non è un’offesa la mia. È che sei giovane ed io, da buona toscana, ti chiamo “bimba”.
- Capito…  - sorrise Letizia – Noi andiamo… Ciaoooooo…
- Ciao.

Letizia e Perla uscirono dall’appartamento, Elisa si diresse verso il bagno canticchiando a mezza voce.
Letizia le piaceva, era una ragazzina vivace e intelligente. Aveva molto potenziale.
Pensando alla cena con Rocco e sentendosi improvvisamente impacciata ed imbarazzata all’idea di passare una serata con un uomo e, a giudicare da ciò che le aveva raccontato Alice, “che uomo”.
Sospirando, si infilò dentro la cabina della doccia lasciando che l’acqua le accarezzasse con dolcezza la pelle.
Insaponandosi, si rese conto che aveva bisogno di un restailing estetico. Non doveva forzatamente finirci a letto insieme; ma… se fosse successo… sarebbe stata pronta.
Ridendo della sua stupidità, la giovane donna finì di lavarsi e, avvolta nel suo accappatoio verde acqua, prese il telefono e chiamò la sua amica estetista.
- Pronto? – rispose Alice – Elisa, tesoro, tutto ok?
- Tutto ok… - la rassicurò sentendola agitata – Alice scusami per il disturbo ma…
- Nessun disturbo sciocca! – la interruppe – Hai bisogno di un passaggio? Sei rimasta per troppo tempo a scuola e ti hanno lasciato a piedi? – rise l’amica, visto che era successo spesso.
- No, sono a casa… La spesa ce l’ho, non mi manca niente. E’ che… - arrossì a disagio – Ho una specie di appuntamento stasera ed avrei bisogno sì… di una mano dall’estetista.
- Arrivo subito tesoro! – rise felice Alice – Lascio Lele a Federico, dammi un quarto d’ora.
- Ok. Ti aspetto, intanto preparo.
Elisa, indossando un completino intimo, prese il suo bastone bianco e si diresse verso la stanza che aveva adibito a studio e che era ancora mezza vuota.
Lì, aveva messo il lettino da massaggi che le aveva regalato il suo ex-fidanzato per un qualche Natale, lo trovò nel suo imballo e lo sistemò rapidamente al centro della stanza.
Da un cassetto della cucina prese un telo di plastica e lo posizionò sulla scrivania, così Alice avrebbe potuto appoggiare le sue cose senza paura di macchiare e/o sporcare niente.
- Amo’… - la chiamò Federico che stava giocando con il bambino – Che succede?
- Mi ha chiamato Elisa.
- Tutto a posto sì? – chiese preoccupato.
- Sì amore… - annuì – Ha bisogno di un restailing estetico.
- Oooh appuntamento?
- Credo di sì. – si chinò a baciarlo dolcemente sulle labbra – Era anche l’ora.
- Direi de sì! – annuì lui – Vai e falla bella.
- Agli ordini! – rise lei uscendo di casa con il necessario per trattare la sua amica.

Nell’androne, Alice incontrò Letizia con la sorella Luna e Perla.
Si salutarono con un sorriso, le ragazzine uscirono ed Alice salì fino al piano dove abitava la sua migliore amica. Trascinando il trolley, raggiunse la sua porta e suonò.
- Aly, sei tu? – chiese dall’interno.
- In persona. – rispose l’estetista.
- Entra, scusa ma in intimo. – nella casa di Elisa c’era un bel sole, anche se non poteva vederlo, la ragazza amava sentire la luce sul viso.
- Come sei bella. – si abbracciarono – E un po’ pelosetta. – la prese in giro – Andiamo… Abbiamo molto lavoro da fare.
- Antipatica! – finse di offendersi Elisa che, in realtà, stava ridendo.
- Ho visto Perla con le figlie di Luisella.
- Hm. Hm. – annuì portandola verso lo studio – Tizia mi ha chiesto aiuto per delle cose di italiano ed io le ho chiesto se poteva portare giù Perla mentre mi facevo una doccia.
- Hai fatto bene. – Alice osservò lo studio in fase di restauro, i suoi occhi caddero sul lettino e continuò – Ma questo…
- Sì, è il regalo del cretino. – annuì – Ma oggi torna comodo, no?
- Perfetto! – sorrise l’estetista – E sentiamo… - indagò facendola accomodare – Con chi hai un appuntamento?
- Vuoi saperlo davvero? – mormorò a disagio la professoressa.
- Assolutamente sì! – rise Alice mettendo a scaldare la cera.
- Con Rocco. – rispose in un sussurro.
- Rocco-Rocco?! – chiese sobbalzando.
- Sì, il cuoco nudo.
- Ah però! – ridacchiò – Un rientro in pista col botto.
- Alice. – la chiamò dopo qualche secondo di silenzio.
- Dimmi tesoro.
- Sii onesta.
- Lo sono sempre.
- Descrivimi Rocco.
- Come ti ho descritto Federico? – chiese per capire.
- Sì. – annuì, grazie alle parole della sua amica, Elisa aveva un’idea su come fosse fatto il suo compagno: non tutti gradivano essere toccati per essere “visti” attraverso i polpastrelli di un non vedente.
Federico non si era rivelato uno di quelli, non appena era entrato in confidenza con Elisa, le aveva preso le mani di lei e si era lasciato toccare il viso in silenzio. Alla fine, Elisa, aveva mormorato “sei più carino di come ti ha descritto Alice, sai?”. E lì, erano diventati amici per la pelle.
- Vediamo… - iniziò Alice stendendo la ceretta tiepida sulla gamba dell’amica – Rocco è alto circa 1.90, ha un fisico molto muscoloso. E’ un patito del cardio fitness e si fa aiutare da Federico che sa essere un duro personal trainer. – sorrise – Ha i capelli castano scuro, tendenti al nero. Li porta lunghi e scomposti sulla testa. Ha un viso dai tratti mascolini, molto marcati. Belle labbra piene, occhi grandi e di un azzurro profondo.
- Ah però… - borbottò Elisa con la gola secca – Non l’hai guardato per niente, eh?
- Mi hai chiesto tu di descriverlo. – borbottò arrossendo la ragazza iniziando a strappare via i peli superflui.
- E Fede lo sa? – sobbalzò Elisa.
- Sa cosa? – chiese chiudendo la cartina con i peli.
- Che Rocco ti fa questo strano effetto, che lui ti trova attraente.
- No. Non lo sa. Rocco è un farfallone, ci prova con tutte. – si difese continuando a depilare l’amica – Oddio scusa… - borbottò dopo alcuni secondi – Ho detto una cazzata.
- Tranquilla. – mormorò Elisa colpita dalle sue parole.
- Non lo conosco così bene. È che… fa il provolone con me ogni volta che lo incontro.
- È affascinante? – domandò.
- Molto. Ascolta una sua trasmissione. Ne vale la pena. – le disse massaggiando la zona depilata con l’olio.
- Lo farò, grazie. – rispose senza calore Elisa, le parole di Alice l’avevano in parte ferita e in parte convinta di non stare facendo la cosa giusta.

L’estetista, conoscendo bene la professoressa, rispettò il suo strano silenzio e continuò a lavorare fino a quando arrivò alla zona bikini.
- Facciamo anche l’inguine, tesoro? – domandò.
- Fa come vuoi. – rispose stringendosi nelle spalle – Non ho nessuno che può restare spaventato dai peli in eccesso. – concluse girando la testa di lato.
- Daiii… - la pregò l’amica – Non volevo ferirti Elisa. Le tue parole mi hanno punta sul vivo. Federico è un ragazzo splendido. Lo amo da morire e sono felice di essere andata a vivere con lui. Lele occupa gran parte delle mie giornate. E… trovare chi ti fa dei complimenti… ti fa sentire donna, nonostante i capelli arruffati e tracce di pappa spiacciate addosso non è facile, è lusinghiero.
Un sospiro fu il preludio al pianto disperato di Elisa. Alice lasciò quello che stava facendo ed abbraccio forte la sua amica, facendola sfogare.
- Ehi… Ehi… - la cullò – Perché piangi?
- Perché vorrei trovare anch’io qualcuno che mi trova carina nonostante tutto.
- Impossibile. – le asciugò gli occhi – Tu non puoi essere solo carina, sai? – la baciò sulla fronte – Sei così bella, Ely.
- Mi sento orribile. – sospirò ancora – Le parole del mio ex mi hanno ferita così tanto che ancora non ho ritrovato fiducia in me stessa.
- E tu buttati. – la cullò ancora – Ritrova la fiducia in te stessa. Fatti una bella scopata stasera.
- E se…
- Ah no. Una scopata non l’amore. – la bloccò – Per quello troverai il ragazzo giusto. – le sorrise – Lui non è quello giusto per creare insieme una famiglia.
- Dici?
- Non è ancora pronto. – annuì – Poi ci sta che tu sia la spinta necessaria a farlo crescere. Ely, abitare con te amarti è pesante a volte.
- Lo so. – annuì – Ne sono consapevole. Per questo sono venuta a vivere qua. Stavo esaurendo il matrimonio dei miei.
- Promettimi che sarai te stessa con lui. – le accarezzò dolcemente la guancia – Non farai la splendida come hai fatto con gli altri ragazzi con cui ti ho vista. Non ti chiudere. Fai capire a Rocco cosa vuol dire avere la tua disabilità. Non dare per scontato che lui sappia. Parla con lui. Fagli conoscere il tuo mondo e permettigli di guidarti nel suo.
- Io…
- Come hai fatto con Federico. – concluse Alice.
- Come ho fatto con Federico. – annuì meditabonda Elisa – Aly… - la chiamò dopo qualche minuto.
- Dimmi tesoro.
- Mi piace Federico. – sorrise – Mi piace il modo che ha di amarti e rispettarti, - continuò – di ridere e prenderti in giro. È la persona perfetta per stare con te. Quella che avrei scelto io per te. Sono felice che sia al tuo fianco e non al fianco di qualche stronza che l’avrebbe reso infelice.
- Oooooooooohhhhhhhh Elyyyyyyyyyyyy!!! – fu Alice che scoppiò a piangere, commossa dalle parole di quella ragazza che considerava una sorella.
- Ti sei offesa… Arrabbiata? Alice io…
- Ma scherzi? Sono felice! Hai detto cose bellissime… All’inizio pensavo tu volessi dirmi che sei innamorata di Federico, poi ho capito…
- Gli voglio bene. – annuì – È il primo che ha saputo accettarmi per quello che sono.
- Una rompiscatole.
- Esatto! – rise di gusto – Hai finito Aly? – chiese con un sospiro.
- Quasi… -  le dette una pacca amichevole sulla coscia – Occupiamoci anche del retro e poi passerò alle ascelle ed alle sopracciglia.
- Sei cattivissima. – rabbrividì Elisa girandosi.
- O per bene o per niente, cara. – le disse ridendo.
Alice era felice per la sua amica, forse Rocco non sarebbe stato l’amore della sua vita. Forse le avrebbe spezzato il cuore; ma Elisa aveva bisogno di un uomo vero, che la facesse sentire speciale, in grado di restituirle fiducia in lei in quanto donna. Quella fiducia che quell’infame del suo ex le aveva strappato via urlandole contro “non posso passare il resto della mia vita con una storpia”.
Lei c’era quand’era successo. Ed aveva raccolto i pezzi della sua amica, uno ad uno. Ricomponendola lentamente.
- Tesoro mio. – le disse d’un tratto – Ho finito.
- Grazie Aly. – sorrise grata – Mi sento più leggera adesso.
- In effetti, sembravi un diavolo orsino. – rise
- Ah ah ah. Simpatica! – le fece la linguaccia – Devo farmi un’altra doccia?
- No. Ho usato una cera speciale e ti ho pulito con dell’olio apposta. Sei liscia come il sederino di Lele.
- Ma grazie… - le sorrise felice – Aly… Quanto ti devo? – domandò indossando la vestaglia che aveva posato sulla sedia.
- Io… - Alice si morse la guancia, certo due soldi le avrebbero fatto comodo; ma… chiederli a lei le scocciava proprio – Mi daresti il permesso di usare questa stanza per le mie clienti? – chiese di getto – A casa non ho posto. Qui potrei lavorare… Quando… Quando tu non ci sei, ovviamente.
- Perché no? – sorrise Elisa – Io passo sette ore a scuola ogni giorno. Mi piacerebbe che tu riuscissi a sfruttare al meglio il tuo potenziale. Sei così brava, Aly.
- Grazie… - si mosse a disagio – Ne parlerò con Fede, poi ti dirò. Tanto il bimbo va all’asilo la mattina, potrei cercare anche qualche mamma che non ha voglia di fare lunghe file dall’estetista.
- Mmmh chiederò anche tra le mie di mamme. – annuì – Sono certa che avrai un gran successo.
- Ma ti scoccia?
- Ascolta Aly, pulisci tutto dopo aver finito? Tieni in ordine le tue cose e il lettino?
- Lo giuro, croce sul cuore.
- Ottimo. La stanza è tua.
- Ottimo! – ripeté felice l’estetista.
Le due amiche si abbracciarono, l’estetista ripose tutti i suoi oggetti dentro il trolley e salutò l’amica in cucina intenta a farsi una tazza di tea.
- Grazie di tutto, Aly. – le sorrise mentre si salutavano.
- Ma figurati. È stato un piacere esserti d’aiuto. – la baciò sulla guancia morbida – Stai attenta e divertiti stasera.
- Farò del mio meglio. Senza pensare. Agirò e basta.
- Ok. – annuì poco convinta la giovane donna, poi si accomiatò lasciandola sola.
Elisa sospirò a lungo, aspettò che il bollitore fischiasse e si servì una tazza di tea agli agrumi. Era molto tesa e sperava vivamente che la serata andasse nel migliore dei modi.
Aveva paura di sé stessa, temeva di lasciarsi andare troppo e di far scappare a gambe levate Rocco.
- Ooh Perla. – borbottò non ricordando che la cagnolina era fuori con Letizia – In che guai mi sono ficcata! – non ottenendo nessun suono in risposta, Elisa si preoccupò che la cagnolina non si sentisse bene; fino a quando la porta si aprì lasciando entrare la ragazzina e la cagnolina.
- Ely, - parlò Letizia – siamo tornate…
- Ciao ragazze! – le accolse con un sorriso – Sono in accappatoio, se non ti sconvolgo troppo puoi venire in cucina.
- Ma che scema sei! – rise Letizia – Perla è stata un angelo! – disse – Posso rubarti un bicchiere d’acqua?
- Ma certo! – annuì – Fai da sola oppure hai bisogno di aiuto?
- No grazie… Credo che la tua cucina sia simile a quella della mamma. – ridacchiò aprendo a colpo sicuro lo sportello con i piatti ed i bicchieri.
- E credo di sì. Più o meno saranno tutte fatte uguali queste cucine. – annuì Elisa bevendo a lenti sorsi il suo tea.
- La tua è molto bella. Secondo me è organizzata meglio di quella di Ivan e della mamma.
- Sai, io non ricordo sempre di preciso dove metto le cose. Per aiutarmi ho creato uno schema ed ho etichettato tutto quello che potevo. – sorrise – Almeno vado a colpo sicuro. Pasta, scatole, cereali. Ognuno al proprio posto.
- Ottima organizzazione. – sorrise Letizia, felice di riuscire a parlare con Elisa normalmente. Temeva di sentirsi imbarazzata a causa della disabilità della giovane donna; ma Elisa era serena e non faceva minimamente pesare il suo essere diversa. – Grazie di tutto, prof. Io ora devo andare.
- Ok Lety. – le sorrise – Grazie a te e torna quando vuoi.
- Grazie…

Letizia salutò con un caloroso abbraccio Elisa, prese le sue cose sul tavolo e, dopo aver coccolato Perla, lasciò l’appartamento della giovane donna canticchiando a mezza voce.
La professoressa sospirò, l’orologio in soggiorno suonò le sette di sera. Aveva circa un’ora per finirsi di preparare.
Senza indugiare oltre, sciacquò la tazza ed il bicchiere e andò in camera per vestirsi.
Dalla sua cabina armadio, prese una gonna a balze nera corta sul ginocchio; un top rosa antico ed un incrociatino nero, tipo quelli che usava quando faceva danza.
Indossò le autoreggenti, poi il completo che aveva scelto.
- Ooh Perla. – gemette parlando con la cagnolina – Cosa darei per potermi vedere.
Il Labrador mugolò e le dette una zuccata come a volerle dire che era bellissima, Elisa sorrise e si passò un gloss rosa chiaro sulle labbra.
Alle venti, puntuale, Rocco suonò alla porta.
- Eccomi qua! – si annunciò il cuoco nudo non appena lei aprì la porta – Sono puntuale?
- Puntualissimo. – sorrise lei facendolo accomodare – Spero di non aver esagerato nell’apparecchiare. – disse a disagio.
Rocco guardò il tavolo in sala, era apparecchiato in modo ricercato ma elegante. Sorridendo per il tocco di femminilità di lei, rispose:
- È perfetto! – le porse una rosa – Come te.
- Oooh grazie… - Elisa arrossì, si portò la rosa alle labbra – Hai avuto un pensiero molto carino.
- Mi fa piacere. La rosa è rossa, amo sceglierne di tonalità più scure rispetto agli standard.
- Mi piacevano molto le rose rosso scuro. – sorrise con malinconia – Dopo uno spettacolo i miei genitori me ne facevano sempre recapitare un mazzo in camerino.
- Ma facevi anche classica? – le domandò aiutandola a sedersi.
- Mio Dio no! – rise appoggiando con delicatezza la rosa sul tavolo – Mi dispiace per le candele a led. Capirai che…
- Sono molto belle. – la zittì prendendole la mano con dolcezza – Trovo che la tavola sia apparecchiata molto bene. Mi piace.
- Grazie Rocco. – Elisa sistemò il tovagliolo con garbo sulle gambe e, mentre lui prendeva gli antipasti, ansimò – Oddio che sbadata!
- Cosa è successo?
- Mi sono dimenticata il vino.
- Non è un problema. – la rassicurò – Ce l’hai o vuoi che salga in casa a prenderne io una bottiglia?
- È in fresco, ma sono una rincoglionita. – scosse la testa – Mi sono distratta perché volevo che tutto fosse perfetto e…
- Vado a prenderlo io. Tu stai comoda e, se vuoi, inizia a mangiare. – le dette un bacio sulla guancia – Ho chiamato questo piatto l’orologio dei sapori, puoi partite dall’alto, le ore dodici o dalle ore sei. L’importante è che mangi andando in senso orario.
- Mmmh… - gongolò sulla sedia – Qualcuno ha fatto i compiti.
- Mi sono informato sì. – ammise ridendo – Spero che la cosa non ti dispiaccia.
- Affatto. – scosse la testa – Mi lusinga. Nessuno lo aveva mai fatto per me.

Rocco, fiero dell’idea che aveva avuto, andò in cucina aprì il frigorifero e prese la bottiglia di vino rosso che trovò in bella vista. Lesse attentamente l’etichetta e si aprì in un largo sorriso: la ragazza aveva ottimi gusti.
- Eccomi. – si annunciò stappando il vino – Non hai mangiato?
- No… - sorrise – Aspettavo te…
- Grazie. Sai, hai scelto dell’ottimo vino.
- Ehm… Merito di mio padre. Io di vino ne capisco il giusto.
- Fai i complimenti a papà tuo allora. – le sorrise divertito dal suo disagio.
- Ok… - annuì – Rocco…
- Dimmi.
- Potrei togliere gli occhiali? – domandò – Sai, quando sono sola in casa non li porto mai. Sono pesanti ed iniziano a darmi fastidio.
- E dov’è il problema?
- I miei occhi. – spiegò – Non riesco a tenerli chiusi. È un riflesso incondizionato. Devo tenerli aperti anche se non vedo niente.
- A me i tuoi occhi non danno fastidio. E quegli occhiali sono veramente brutti. Dovresti proprio cambiarli.
- Uffaaaa!!! – gemette – Mi ha detto una cosa simile anche Alice prima che venissi a vivere qua.
- Quoto Alice. Sei giovane e bella. Quegli occhiali sembrano dire guardatemi, sono malata. Neanche mia nonna, pace all’anima sua, li avrebbe mai indossati.
- Ho capito. Ho capito. Al mio primo giorno libero, andrò al Centro Commerciale con Alice e prenderò un nuovo paio di occhiali.
- Ottimo!!! – annuì vigorosamente.

Il resto della cena trascorse serenamente, Rocco ed Elisa parlano di tutto e di niente. Lui le raccontò di come era nata la passione per la cucina, lei di come aveva iniziato a danzare.
Risero molto e bevvero più di quanto mangiarono. L’atmosfera era distesa e rilassata, era da tanto che Elisa non si sentiva così bene in compagnia di un uomo.
E Rocco, dal canto suo, era da tempo che non riusciva ad essere semplicemente sé stesso senza dover forzatamente dimostrare di essere un tombeur de femme.
- Accidenti quanto ho mangiato! – mormorò Elisa alla fine del pasto – Rocco, sei davvero superlativo in cucina.
- Felice di averti soddisfatto, principessa.
- Dai, ti prego, non chiamarmi principessa. – sorrise – Non lo sono affatto sai?
- Non volevo offenderti, scusa. – alzò le mani in gesto di resa – Di solito vi piace essere chiamate principesse.
- Io mi sento più una guerriera che una principessa. – si strinse nelle spalle lei – Questione di punti di vista. – concluse finendo il vino che aveva nel bicchiere.
- Beh… Warrior Princess, hai posto per il dolce?
- Mmmmhhh… - si morse le labbra lei – Il dolce sei tu? – il vino aveva inibito le sue barriere e Rocco restò per qualche minuto senza parole.
- Però… - mormorò – Sei una che va subito al sodo.
- Troppo esplicita? – sorrise – Scusa, è il vino che mi scioglie la lingua.- ammise.
- Sentiamola questa lingua… - concluse Rocco catturando le sue labbra per un bacio.
Elisa gemendo chiuse gli occhi e si lasciò guidare da lui in quella lenta e sensuale danza di labbra. Quando la lingua di lui sfiorò le proprie labbra, lei aprì la bocca permettendogli di entrare, per intrecciare la sua lingua a quella di lui.
Si separarono senza fiato; Rocco, appoggiando la fronte contro la sua, disse:
- È vero, il vino ti scioglie la lingua… mmm… - e la baciò di nuovo, fino a farla gemere di piacere.

Si separarono a fatica, Rocco prese il dolce dal carrello porta vivande e disse:
- Ho fatto un tiramisù rivisitato. Usando le fragole.
- Mmmh… - gemette lei umettandosi le labbra – Sai che il tiramisù è uno tra i miei primi 5 dolci preferiti?
- Ne sono felice… - le mise davanti il piattino – Aspetta a mangialo, ok?
- O… Ok… - ansimò lei.
Il cuoco nudo, prese un po’ di dolce sul proprio cucchiaino e lo avvicinò alla bocca di lei mormorandole roco di aprirla. Lei fece ciò che lui le chiedeva e restò senza fiato davanti all’esplosione di sapore che avvenne nella sua bocca. Rocco non le dette il tempo di fare niente, perché la baciò nuovamente sfiorando le sue labbra; i denti e la lingua con la sua, assaggiando il dolce mischiato al sapore di vino e di Elisa.
La giovane donna, ansimando, si allontanò da lui e, portandosi una mano sul petto, disse:
- Mai mangiato niente di più buono…
- A chi lo dici. – replicò lui che non stava riferendosi al dolce.
Lei sorrise ma, prima di permettergli di baciarla ancora, lo fermò dicendo:
- Aspe..t…ta…
- Tutto bene, tesoro? – domandò lui continuando a sfiorarla.
- Sì… - annuì – Io…
- Elisa, cos’hai?
- Vorrei toccare il tuo viso con i polpastrelli. Ho bisogno di “vederti”. – rispose d’un fiato.
Rocco scoppiò a ridere, le baciò il viso ovunque (occhi compresi) poi le prese le mani dicendo:
- A patto che io possa toccare te, nello stesso modo.
- Ok… - balbettò con un sorriso incerto.
Il ragazzo chiuse gli occhi e lasciò che le mani di lei, dapprima esitanti, danzassero sul proprio viso per sentirne i tratti e le caratteristiche.
Le dita di Elisa volarono lievi come farfalle sul volto maschio di Rocco, la prima cosa che sentì fu la barba di lui sulle guance; da lì iniziò ad esplorare il suo viso risalendo verso la fronte, trovando la pelle del cuoco morbida come seta.
Ingollando a vuoto, improvvisamente senza saliva, lei gli sfiorò gli occhi e la fronte, dove incontrò la morbidezza dei capelli per poi scendere verso il basso ad incontrare la carnosità delle labbra.
Rocco le prese le mani e le baciò, aveva il respiro corto, sembrava in apnea.
- Adesso basta… - la pregò.
- Io…
- Mi hai fatto eccitare solo toccandomi il viso. – ammise a disagio lui.
- Questo mi lusinga… - arrossì abbassando il viso Elisa.
- Ely… - le prese il mento tra le dita lui – Cosa vuoi fare adesso?
- Andiamo a letto? – gli sorrise audace, davanti al suo mutismo, continuò – Non era quello a cui stavi pensando, Rocco? Mi hai confessato di esserti eccitato… Pensavo che… Ecco… Ti andasse di…
I buoni propositi di Rocco vacillarono per alcuni minuti. Lei era così calda e sexy, rispondeva così bene alle sue carezze ed era talmente brava a baciare che anche durante il dolce aveva corso il rischio di perdere il controllo. Avrebbe voluto rifiutare; ma davanti al sorriso sexy di lei, gli ultimi buoni propositi di Rocco andarono a farsi benedire.
Aveva la certezza di aver bevuto un po’ troppo quella sera, non avrebbe voluto cedere alle lusinghe di Elisa; ma lei era una donna tremendamente sexy ed era abituata ad ottenere ciò che voleva.
E, in quel momento, voleva lui. Lo voleva con tutta se stessa.
Gemendo, il giovane uomo strinse nuovamente a sé il corpo morbido dell’insegnante, riprese a baciarla e toccarla, massaggiandole i seni; la schiena e i glutei, facendola gemere di piacere.
Lasciando una scia di abiti sul pavimento, Rocco la condusse fino alla camera da letto, al centro della quale c’era un enorme letto rotondo su base rialzata.
Quando Elisa toccò la base del letto, si risvegliò dalla trance e disse:
- Rocco aspetta!
- Che… - lui la guardò senza vederla.
- È un materasso ad acqua… - lo avvisò stendendosi sinuosa.
- Mmmmmmmmhhhhhhhhhh… - mugolò lui raggiungendola, un attimo prima di riprendere a baciarla.
Elisa gli accarezzò la schiena e il petto, gemendo quando la bocca di Rocco raggiunse un capezzolo turgido e lo succhiò voracemente.
- Non credo di avere più… - mormorò lui con la faccia affondata tra i seni di lei – Pazienza.
- Nemmeno io. – arrossì avvertendo un’onda di piacere avvolgerla.
- Ottimo… - sorrise contro il suo ventre lui.
La biancheria di entrambi finì a terra, Rocco si posizionò tra le gambe di lei e la penetrò con un unico e fluido movimento.
Elisa squittì di piacere, avvolse le braccia e le gambe attorno al corpo muscoloso di Rocco e si lasciò guidare da lui nei sentieri del godimento.
Si amarono per buona parte della notte, mai apparentemente sazi l’uno dell’altra e si addormentarono sfiniti ed abbracciati.

La prima a svegliarsi il mattino dopo fu Elisa, sentiva una strana sensazione di calore avvolgerla e non ricordava di preciso cosa fosse successo la sera prima.
Muovendosi nel letto, si scontrò con la schiena di Rocco e si svegliò completamente.
Inorridita per lo strano comportamento che aveva tenuto, si alzò rapidamente dal letto, si vestì ed andò in cucina.
- Oooh Perla! – gemette – Sono stata una facile… - si lamentò.
La cagnolina mosse la testa uggiolando, non capiva il perché della tristezza della padrona e non sapeva come aiutarla.
- Inutile piangere sul latte versato. – continuò stringendosi nelle spalle – Prepariamo la colazione dai...
Canticchiando a mezza voce, Elisa iniziò a preparare la colazione dimenticandosi della presenza di Rocco in casa sua. Lui la raggiunse dopo un quarto d’ora, con i capelli arruffati e in boxer.
- Ehilà… buongiorno… - la salutò sbadigliando – Cazzo che mal di testa… - gemette mettendosi seduto.
- Bevuto troppo? – chiese con un sorriso finendo di preparare le frittelle.
- Sì. – annuì massaggiandosi gli occhi – Ho vaghi ricordi della nostra cena… - le sorrise – Tu stai bene?
- Mai stata meglio. – sorrise mettendo le frittelle sul tavolo – Non sono brava come te, ma spero siano buone.
- Grazie… - le prese la mano e la baciò – Nessuna mi aveva mai preparato la colazione, sai? – e si chinò per baciarla dolcemente sulle labbra.
Elisa sospirò, rispose al bacio accarezzandogli dolcemente il collo e la guancia.
- È stato bellissimo ieri sera. – le disse sulle labbra – Sicura di stare bene? Ti vedo strana.
- Allora ricordi!
- Il tuo materasso ad acqua, io e te che abbiamo fatto il miglior sesso di sempre. – le rispose.
- Temevo che… - era a disagio e lui la prese teneramente in braccio.
- Ho solo un po’ di mal di testa… - la rassicurò cullandola – Ricordo tutto, perfettamente. Il calore della tua pelle, le magnifiche sensazioni di stare dentro di te. – la baciò sul naso, era arrossita – E vederti così… mmmmmhhhhhhhh…  - concluse mordicchiandole il collo.
- Rocco! – mugolò rabbrividendo, i capezzoli diventarono duri come sassolini.
- Lo so… devi andare al lavoro. – sospirò teatralmente senza smettere di abbracciarla.
- Lavoro? – ripeté lei – Oggi è il mio giorno di riposo.
- Veramente?!
- Mh. – annuì – Sì, mi ero dimenticata di dirtelo… - lo baciò – Ma se hai altri programmi, non devi per forza…
- Ssssssssshhhhhhhh. – la zittì – Non dirlo per favore. – le accarezzò la guancia – Usciamo un po’?
- Colazione. Doccia. Passeggiata. – lo pregò lei.
- Va bene. – rise Rocco lasciandola andare.

Fecero colazione ascoltando la radio, Rocco era affascinato da Elisa: dalla sicurezza che aveva in cucina, alla spontaneità dei suoi sorrisi, al delicato rossore della sua pelle.
- Rocco. – lo chiamò d’un tratto.
- Hm? – si riscosse – Scusa, ero distratto da te.
- L’ho notato. – rise alzandosi – Io devo sbrigarmi, Perla ha urgente bisogno di scendere.
- Va. Faccio io la cucina.
- Sicuro?
- Sì. Vai. – e la baciò.
Elisa tornò in camera, si fece una rapida doccia e si vestì indossando una tuta color antracite: la cosa più veloce che aveva trovato nell’armadio.
Spazzolandosi i corti capelli, cercò con i piedi le scarpe che erano finite sotto il comò addossato alla parete.
- Rocco… - chiamò andando verso l’ingresso – Io esco…
- Ok. – le rispose lui, ma la voce proveniva dalla sala e non dalla cucina.
- Oh… Sei qui? – gli sorrise
- Sì, ho messo a Perla la bardatura, si chiama così vero?  - Elisa annuì, preoccupata dalla strana freddezza di Rocco – Senti, - era a disagio e si muoveva dondolando il peso del corpo da un piede all’altro, Elisa lo sentiva distante anni luce – mi sono ricordato di avere un impegno di lavoro. Devo andare.  – annunciò d’un fiato, lei stata per rispondere ma lui proseguì rapidamente - Ti è arrivato un messaggio sul cellulare, era Alice. Visto che ti parte la lettura automatica non ho potuto fare a meno di sentirlo. Se non ti dispiace, prendo le mie cose e vado via.
- Ok… - annuì lentamente lei - Mi dispiace che non possiamo stare insieme; ma capisco… Grazie di tutto…
Rocco strinse gli occhi osservandola con malcelata rabbia; poi raccolse i suoi oggetti personali, salutò Elisa ed uscì di casa senza dire una sola parola.

Elisa, sconcertata dal suo comportamento, prese le chiavi ed il suo cellulare ed uscì dall’appartamento.
Parlando con Perla come era solita fare, scese e la portò a fare una lunga passeggiata anche lei aveva bisogno di schiarirsi un po’ le idee.
Appena raggiunse una zona di prato in ombra, prese il cellulare dalla tasca e lo sbloccò andando ad ascoltare i messaggi che aveva ricevuto.
“Elise’… Come è andata la serata con Rocco?” la voce di Alice era strana, sembrava preoccupata “Spero che si sia fermato tutto ad una semplice cena… E’ vero che ti ho consigliato di buttarti e rimetterti in gioco; ma sei sicura che lui sia quello giusto?” ci fu un attimo di silenzio “Sai che lui è tipo da una carotina diversa ogni giorno… E tu, sei ancora molto fragile dopo la rottura con l’idiota. Non vorrei che ti spezzasse anche lui il cuore…” e il messaggio si interruppe, la voce di Alice fu sostituita da quella di Federico che mormorò molto arrabbiato un “Fatti li cazzi tui”.
La giovane donna restò per qualche minuto con il cellulare in mano, tremando di rabbia. Per colpa della sua migliore amica, qualcosa si era incrinato nel suo rapporto (“ma quale rapporto scema”, borbottò una voce nella sua testa), con Rocco.

Piangendo di rabbia, Elisa si accasciò sul fianco di Perla zuppando tutto il pelo della cagnolina di lacrime amare. Perla accolse lo sfogo della padroncina sospirando tristemente, le leccò via le lacrime dalle guance e la lasciò sfogare, era solo un cane altro non aveva possibilità di fare.
Fu Federico a trovarla circa una mezz’ora dopo, semi svenuta, mentre stava andando a correre.
- Elisa! – urlò correndo verso di lei – Ohi. Nun me fa scherzi, eh!?
Il ragazzo la girò dolcemente, togliendola dal fianco di Perla, Elisa aveva gli occhi chiusi e respirava con difficoltà, le sue labbra stavano diventando pericolosamente blu. Lui sapeva che in seguito alle operazioni subite aveva difficoltà a respirare e, di tanto in tanto, era soggetta a gravi apnee.
- Te prego no. – la scosse cercando di farla riprendere – Nun so che fa! Svejiate… Su ragazze’!
- Federico buongiorno. – lo salutò Rocco che stava facendo il suo jogging mattutino.
- È il Cielo che te ne manna! – lo accolse – Aiuteme!
- Eh? – si fermò di colpo il cuoco – A fare che?
- Ma che unno vedi?
- Che non stai con Alice? – fece un sorriso crudele – Sì, l’ho visto ma tanto io sono quello da una carotina diversa tutte le sere. Non ti giudico mica.
- Hai ragione a esse incazzato, ma non è er momento questo.
- Hm?
- Elisa ha una crisi, nun respira e io nun so che fa.
Senza pensarci due volte, Rocco si inginocchiò di fianco a Federico, gli strappò Elisa dalle braccia e la stese a terra. La liberò dagli indumenti stretti e, dopo averle reclinato all’indietro la testa, soffiò l’aria nei polmoni della giovane donna fino a che notò che le sue labbra iniziavano a tornare rosa.
Elisa ingollò aria profondamente, tossendo, cercando di far gonfiare al massimo i polmoni, l’aria bruciava come acido ma lei continuò a respirare. Da lontano sentiva voci maschili chiamarla, ma non capiva di chi fossero.
Aprì gli occhi per un attimo e, come le era capitato in passato, vide il viso di Rocco chinato su di lei.
Rocco sobbalzò, gli occhi vacui di Elisa avevano preso vita per un momento, diventando del più incredibile verde che lui avesse mai visto.
Lei si aggrappò al torace di lui, cercando di respirare il più lentamente e profondamente possibile. Incapace di parlare, troppo emozionata per dare voce ai propri pensieri. Rocco la cullò con dolcezza, era ancora scosso per quanto era successo.

Elisa si riprese lentamente, lo aveva visto per un istante fugace e niente di quanto le aveva detto Alice avrebbe potuto prepararla: non era solo bello, era maschio ed era il tipo per cui la professoressa aveva da sempre perso la testa.
- Come stai? – le chiese aiutandola ad alzarsi.
- Mmh… - annuì – Meglio. È il Cielo che ti ha fatto passare da qui. – borbottò arrabbiata con se stessa per la sciocchezza compiuta.
- Ringrazia il tuo amico Federico. – rispose lasciandola andare, Elisa sentì improvvisamente freddo – Se non mi avesse chiamato lui, non ti avrei notata.
- Ed io sarei morta. – concluse stringendosi nelle spalle, Rocco e Federico sobbalzarono, la giovane donna chiamò Perla, pronta per andare via.
- Hai sentito il messaggio di Alice, eh? – domandò sottovoce Federico guardando la sua amica andare via.
- Sì. – annuì.
- Mi dispiace. – sospirò – Alice vuole molto bene ad Elisa e…
- Elisa è grande e vaccinata! – urlò la diretta interessata – E’ cieca e non sorda. E le piace Rocco. – la sua voce si affievolì – Le piace tanto… - e, con un singhiozzo, scappò via chiedendo a Perla di riportarla a casa.
- Alice è un’idiota e pure io. – gli sorrise triste il giovane geometra – Elisa è una ragazza speciale, Rocco.
- È una ragazza troppo speciale, Federico. – scosse la testa lui – Per un attimo ho visto il colore dei suoi occhi.
- Sì, nun te ‘o so spiegà perché nun ce capisco gniente. È una cosa che le succede quando ha crisi respiratorie molto grosse. È come se… il suo cervello facesse reset, come nei computer.
- Lei mi ha visto. – mormorò dopo un attimo di silenzio.
- E tu hai visto lei. Tu lei la vedi sempre. – borbottò dicendo l’ovvio.
- Già, ma non sono il tipo di uomo adatto a lei. Alice ha ragione. Sono un tipo da una botta e via. Non cerco l’amore né la donna della mia vita.
- Neanche io la cercavo. Poi ho trovato Alice. – gli sorrise Federico.
- Una famiglia. Dei figli. – storse la bocca – No grazie.
- Allora smetti di vederla. –lo pregò – Lei ti ha visto. E tu sei il suo tipo. Non solo esteticamente. Tu la prendi, l’ho visto da come si comporta con te.
Il ragazzo guardò per qualche minuto Federico senza riuscire a dire niente: aveva mille pensieri che gli circolavano in testa.
- Aaah Rocco e mo’ decidete. – lo redarguì – O sì o no.
- Io…
- Fatte trovà ogni giorno con una diversa. Nun esse più gentile con lei. Ignorala e nun salutalla più. fatte odià. Se non ti senti pronto a un impegno non permetterle di innamorarsi. Nun se lo merita.
- Già. – annuì, ma non sembrava convinto.
- Se è sì, corteggiala. Falla sentire speciale e unica. Me raccomanno: unica.
- Ok. Ok. Ho capito. – Rocco sorrise e lo salutò con un gesto della mano, senza aggiungere altro.
Il cuoco nudo tornò verso la palazzina rincorrendo i propri pensieri, non sapeva assolutamente come comportarsi: doveva ammettere che quella giovane donna gli piaceva, ma si sentiva veramente pronto ad un impegno serio?

Perso nei propri cupi ragionamenti, non si accorse che Elisa si era fermata a prendere la posta e le andò addosso, facendola rovinare a terra.
- Ahio… cazzo che dolore! – sbottò lei perdendo la sua compostezza, tremava di rabbia – Scommetto che la frase banalissima sarà “non stavo guardando” alla quale seguirà un attimo di silenzio imbarazzato quando noterai che sono cieca.
- Nessun silenzio imbarazzato. – le rispose facendola sobbalzare– Chi ti ha detto di fermarti come una cretina nel mezzo della stanza? Oltre cieca sei stupida. – le disse con cattiveria facendola alzare con uno strattone.
- Non sono una delle tue carotine. – ringhiò togliendo stizzita la mano da quella di lui – Non sono una stupida. – rispose alzando il mento in segno di sfida.
- Sì, lo sei. – annuì bloccandola contro la parete fredda – E io sono più stupido di te. – e la zittì con un bacio avido, che le tolse il fiato e la eccitò a tal punto da farla gemere di piacere.
Elisa, arrabbiandosi per la risposta del proprio corpo a quei baci violenti, morse il labbro inferiore di Rocco, stringendolo fino a che lo costrinse a staccarsi da lei.
- Non darmi mai più della stupida. – ansimò con gli occhi che mandavano lampi.
- E tu non osare mai più rivolgerti a me come hai fatto prima. – la minacciò per nulla spaventato dalla sua ira.
- Cos’hai, le tue sono gattine da salotto tutte borotalco e moine? – domandò ironica – Non sei abituato alle gatte selvatiche?
Un colpo di tosse imbarazzato interruppe i loro discorsi, era Luisella di ritorno dalla spesa.
- Non vorrei disturbare, ma siete nell’ingresso comune. E le vostre urla sono arrivate ben oltre il primo piano.
- Luisella… - gemette Elisa arrossendo – Io ti chiedo scusa.
- Sì, come ha detto lei. – si strinse nelle spalle Rocco salendo di corsa le scale.

Quando sparì dalla loro vista, Luisella chiese:
- Allora… cosa è successo tra voi?
- Niente. – borbottò stringendosi nelle spalle – Cena. Risate. Sesso. Litigata furiosa. Bacio. Altra discussione. Fine. – e si zittì, dirigendosi verso l’ascensore.
- Come? Come? Come? – la bloccò – Cena e sesso?
- Luisella, - sospirò – con tutto il rispetto ma non sei mia madre. Io sono grande, grossa e…
- Innamorata. – concluse la donna.
- Vaccinata, in realtà. – sorrise triste.
- Vuoi entrare a prendere una tazza di tea?
- No, grazie. – scosse la testa – Ho voglia di andare a casa.
- A fare cosa?
- A suonare il pianoforte. – rispose entrando nell’ascensore – Almeno fino alla prossima passeggiata di Perla.
- Sicura di…? – ma le porte metalliche si chiusero, interrompendo bruscamente la conversazione.
Luisella, si strinse nelle spalle, prese le buste della spesa ed entrò in casa dove trovò ad aspettarla la figlia più piccola in compagnia di una sua compagnia di scuola e di Ivan che stava preparando loro uno spuntino.
- Luna amore, - le sorrise – come mai a casa?
- Oggi c’è sciopero mamma. – rispose con un’alzata di spalle – Ivan ci ha accompagnato ma non ci hanno fatto entrare. Tizia e Lavinia sono in classe, le nostre maestre hanno fatto sciopero. – spiegò.
- Ooh capisco. – Luisella baciò Ivan – E la tua amichetta chi è?
- Mi chiamo Tosca e sono nuova. – arrossì la bimba – La mia mamma lavora e Luna è stata così gentile da invitarmi qua.
- Piacere di conoscerti Tosca. – le sorrise la donna – Hai chiamato la mamma?
- Sì, grazie al signor Ivan. Verrà a prendermi dopo pranzo, se per lei va bene.
- Ma certo che sì, tesoro! – rise Luisella – Adesso, scusate, ma vado a cambiarmi…
- Certo cara. E… - la bloccò – Quelle urla di prima?
- Mmh. – alzò gli occhi al Cielo – Vieni che te lo spiego.
- Arrivo… - si pulì le mani su un canovaccio – Bambine, il panino è pronto.
- Grazie Ivan. – risposero in coro continuando a giocare.
L’uomo seguì la “quasi” moglie in camera da letto, entrò e chiuse la porta per darle la giusta privacy mentre si stava cambiando.
- Erano Rocco ed Elisa.
- Eeeh? – sgranò gli occhi lui – Il macho nudo ha fatto colpo e non sa come togliersi la bella insegnante dalle costole? – ridacchiò.
- Mmh. Credo sia un po’ più complicato di così. – sorrise lei – Sembra che ci sia alchimia tra quei due.
- Non credo che Rocco sia il tipo giusto per Elisa.
- Ma tu che ne sai.
- Ecco… - storse la bocca – Vorresti un Rocco al fianco di una delle tue figlie?
- Vorrei qualcuno che le amasse. – si strinse nelle spalle – Un tipo alla Rocco di adesso potrebbe non piacermi, mi ricorderebbe troppo Orazio. – sorrise triste indossando un abbigliamento più comodo – Ma sexy come Rocco, beh… Sarei felice per loro. – concluse scoppiando a ridere.

Intanto, l’ascensore saliva lentamente verso l’alto ed Elisa restò in silenzio fino a che le porte si aprirono, era così arrabbiata con se stessa che continuava a tremare e Perla guaì avvertendo il suo strano stato d’animo.
- Pensavi davvero che fosse finita lì? – la aggredì Rocco non appena lei uscì dall’ascensore.
- Che altro devi dirmi che non hai già detto? Non sono responsabile del messaggio inviato da Alice. Io ho solo parlato con lei, dicendole della nostra cena. Lei è la mia migliore amica, è stata una delle poche persone che mi è stata vicina quando ho iniziato a rimettere insieme i pezzi rotti della mia vita, cuore compreso. All’inizio, mi è sembrata felice che mi preparassi, esteticamente parlando, per una cena. Quando le ho detto con chi avrei mangiato, qualcosa in lei è cambiato. – mandò la testa di lato – Mi è sembrata tipo gelosa. Quando le ho chiesto cos’avesse, lei mi ha messa in guardia sul tipo di uomo che sembri. – si pulì rabbiosamente una lacrima – Un farfallone mezzo cervello che passa da una sexy donna all’altra. – sospirò -  Ti chiedo scusa Rocco se ti ho messo in una situazione imbarazzante.
Davanti al dolore malcelato in quelle parole, la rabbia di Rocco evaporò e, incapace di dire altro, la fece passare e la osservò entrare in casa triste e sola. Lei non chiuse la porta e, notando che lui non la seguiva, disse:
- Posso offrirti un caffè?
- Grazie. – Rocco entrò in casa stando molto sull’attenti, era teso non sapeva cosa aspettarsi.
- Parliamo? – la voce di Elisa giunse dalla cucina dove stava preparando del caffè.
- Di che? – domandò rigido.
- Di…
- Noi? – chiese cinico.
- Mmmh no. – bofonchiò prendendo le tazzine – Non esiste nessun “noi”.
Quella frase lo gelò e lo sollevò al tempo stesso.
- Volevo essere sicuro. – rispose sottovoce.
- Mi sento in imbarazzo, Rocco. – sospirò sentendolo arrivare in cucina – Non volevo finisse così. È stata una serata magnifica, conclusa con una notte splendida. – sorrise immaginando l’espressione sorniona di Rocco.
- È stata meravigliosa anche per me, Elisa. – annuì lui raggiungendola – E’ stata diversa. Con te, è stato facile essere me stesso.
- Non ricordo l’ultima volta che ho avuto un appuntamento. Ero un po’… - la frase le morì sulle labbra perché la porta si aprì con un tonfo lasciando entrare i suoi genitori.
- Elisa! – era la voce della madre – Elisa tesoro, dove sei?
- Mamma? – la chiamò lei – In cucina, ma che succede perché sei… - ma non terminò la frase che la madre l’aveva avvolta in un abbraccio stretto.
- Dio che spavento mi hai fatto prendere. – mormorò la donna ansimando.
- Mamma! – si staccò dall’abbraccio – Ma cosa diavolo...?
- Il tuo dispositivo Elisa. – le spiegò il padre – Ricordi?
- Oooh! – la giovane donna arrossì fino alla radice dei capelli, aveva un dispositivo di allerta che si attivava in caso di crisi e chiamava i genitori.
- Amore, cosa è successo?
- Io… - sospirò lei – Un po’ di tristezza, ho pianto tanto e…
- Elisa. Dimmi la verità.
- Buongiorno signori De Marco. – si palesò Rocco.
- Ecco, Rocco può dirvi cosa è successo. Ho avuto un attacco di malinconia e lui mi ha rianimata.
- Veramente?
- Non so cosa sia successo. – arrossì a disagio lui – Stavo facendo jogging quando ho trovato lei e Perla.
- Ero uscita per una passeggiata mattutina. – spiegò Elisa ringraziando Rocco per aver retto la sua versione – Mi sono svegliata un po’ malinconica, stavo pensando ai nonni… - e un sorriso triste le aleggiò sulle labbra – Agli amici che non ci sono più e…
- Tesoro!  - la bloccò il padre – Ora come ti senti?
- Meglio papà. – sorrise scivolando tra le braccia dell’uomo – Credo di aver spaventato tantissimo Federico e Rocco. Ma ora sto bene.
- Non finirò mai di ringraziarti, Rocco Rispoli. – sorrise la madre di Elisa – Se non fossi passato tu, non oso pensare a cosa sarebbe successo a mia figlia.
- Non ho fatto niente. – rispose a disagio lui – Adesso vado a casa, ho bisogno di una doccia.
- Rocco… - lo chiamò Elisa.
- Dimmi Ely. – le fu vicino e lei lo abbracciò strettamente causando mormorii tra i suoi genitori.
- Grazie! – mormorò contro il suo petto muscoloso, poi si allontanò imbarazzata.
Lui non disse altro, sorrise ed uscì dall’appartamento di Elisa con uno strano miscuglio di emozioni nel petto.

Sospirando, Elisa raggiunse camera sua seguita a ruota dalla madre petulante.
- Elisa! – la bloccò.
- Dimmi mamma.
- Tu l’hai visto. – non era una domanda – Hai aperto gli occhi dopo la crisi e l’hai visto.
- Sì, mamma. – annuì con un sorriso e, pensò, “non solo l’ho visto, ma l’ho anche scopato” ma preferì tacere.
- Sei innamorata?
- Mamma! – alzò gli occhi al Cielo iniziando a spogliarsi – E’ un bel ragazzo, per quel che ho potuto vedere.
- Non solo è un gran bel ragazzo. È il tuo tipo.
- Era il mio tipo, mamma. – si arrabbiò Elisa – Nell’altra vita.
- Io…
- Basta. Sto bene, è stata una crisi passeggera. Respiro meravigliosamente e non ho bisogno di altro.
- Scusa, hai ragione… - sorrise la donna accarezzandole i capelli – Ascolta, vorresti venire a pranzo con noi?
- Mamma, per favore. – sospirò andando verso l’armadio – Non ho voglia di stare con mammina e paparino. Ho dei compiti da correggere. Mangerò un boccone veloce e poi mi metterò al lavoro.
- Sicura? – chiese preoccupata la donna non convinta di ciò che la figlia le stava dicendo.
- Sicurissima mamma. – annuì Elisa.
- Allora io e papà andiamo. – si arrese Nicoletta sospirando.
- Nico, andiamo! – la chiamò Antonio – Elisa sta bene, e noi possiamo andare.
- Arrivo Tonio. – replicò la donna – Ciao amore, chiama se hai bisogno.
- Tranquilla mamma. – la abbracciò – Ci sentiamo stasera.
- Ok… - la baciò sulla fronte.
- Ciao papone!
- Ciao amore. – rise l’uomo dalla sala.
I signori De Marco lasciarono l’appartamento di Elisa chiacchierando tra loro, erano sempre preoccupati ma la figlia aveva reagito bene alla crisi e non era necessario che si fermassero a farle compagnia; Elisa, sospirando, aspettò di sentire la porta di casa chiudersi, poi si diresse verso l’armadio dove teneva i soprabiti.
Leggendo le etichette in Braille, trovò ciò che stava cercando: lo spolverino grigio perla che indossò sopra la biancheria sexy che aveva indossato.
Restò in ascolto per alcuni minuti, per essere certa di essere sola, uscì dall’appartamento e raggiunse l’attico senza l’aiuto di Perla.
Suonò al campanello di Rocco che aprì dopo alcuni minuti.
-          Ehi, Elisa. – le sorrise – Tutto bene? Esci?
-          Mangiami! – rispose lasciando scivolare a terra il soprabito.
Rocco scoppiò a ridere, prese la mano che lei gli tendeva e la trascinò verso il proprio petto.
Divorandole le labbra di baci, la prese in braccio e la condusse fino alla camera dove la stese sul grande letto che troneggiava al centro della stanza.

Elisa si aggrappò alla maglietta di Rocco e lo tirò contro il suo seno, il cuoco nudo si era ripromesso di non cadere in tentazione ma con lei, così nuda e vogliosa nel proprio letto, non poteva (e non voleva) assolutamente resisterle.
Tempo niente, Rocco si ritrovò nudo e il contatto pelle contro pelle lo eccitò fino a fargli perdere il senno.
La biancheria di entrambi volò sul pavimento, Elisa graffiò il petto di Rocco e lo spinse con la schiena sul materasso, troppo eccitata per poter aspettare un minuto di più.
- Aiutami… - lo pregò mettendosi a cavalcioni sopra di lui, chinandosi a baciarlo.
- Mmmmm gattina… - mormorò lui prendendola per i fianchi – Lasciati guidare da Rocco… - la alzò leggermente e la guidò verso la propria eccitazione, non appena Elisa avvertì la punta sfiorare la sua apertura, si inarcò e lo accolse gemendo dentro di sé.
- Oooooooooohhhhhhhhhhh… - urlò di piacere lei appoggiando le mani sul ventre piatto e teso di lui – Sssssssssssssssìììììììììììììììììì… - reclinò la testa in avanti iniziando a muoversi lentamente.
- Gattina… Gattina… - ansimò Rocco sostenendola durante i suoi movimenti, toccando le sue gambe muscolose; i glutei sodi fino a passare ai fianchi e salire ai seni che prese tra le mani stringendoli con dolce forza.
- Mmmm… - dentro gli occhi di Elisa scoppiavano fuochi d’artificio, sentiva che l’orgasmo si stava avvicinando ed iniziò a muoversi più veloce, famelica –  DioRoccoèbellissimoooooooooo! – urlò aprendo gli occhi vacui raggiungendo l’estasi.
- Sì, gattina sì… - ansimò lui abbracciandola, gli spasmi della vagina di lei lo stavano mettendo a dura prova ma strinse i denti e riuscì a ribaltare le posizioni e, bloccandole le mani sopra la nuca, mormorò seducente – Ora sei mia, gattina selvatica… - e la baciò togliendole il fiato.
Elisa si aggrappò con le gambe al corpo di Rocco, mordendo il collo di lui non appena le lasciò andare le labbra, leccando la pelle che sapeva di sale lasciandosi andare e lasciandosi prendere selvaggiamente, senza paura di mostrare la sua vera natura selvatica.
Il giovane uomo sentì il sangue andare in fumo, sprofondò completamente in lei e la montò con forza e passione, portandola da una vetta di piacere all’altro senza farle riprendere fiato.
Ansimando e, ormai al limite, Rocco si fermò per riprendere fiato.
- Sei un vulcano, gattina… - mormorò dopo un bacio languido e dolce.
- Tu sei uno stallone da monta, Rocco… - sorrise felice, sudata e soddisfatta.
- Adesso, dopo tutti gli orgasmi tuoi gattina, tocca a me. – rise baciandola sul collo.
- Ihihihihihih… - fremette – Così mi fai il solletico…
- Gattina selvatica… - la baciò sulle labbra – Io… - Rocco uscì dal suo corpo accogliente e, dopo averla sistemata su un fianco, rientrò lentamente in lei – Non resisto più… - mormorò a denti stretti iniziando a muoversi con sempre maggiore urgenza e forza dentro di lei.
Elisa non replicò strinse con forza il lenzuolo tra le dita e, mordendosi le labbra, lasciò a Rocco libero accesso al suo corpo urlando il proprio piacere quando il cuoco raggiunse il suo.
Restarono per un lungo momento in silenzio, troppo concentrati sul proprio piacere e sui battiti affannati dei rispettivi cuori per riuscire a parlare.
Quando Rocco scivolò fuori dal suo corpo, Elisa si sentì improvvisamente vuota, allora si voltò e si strinse a lui.
- Gattina… - mormorò con voce roca, ancora più sexy – Sei una fonte infinita di sorprese.
- Nessuna ti aveva mai chiesto di essere mangiata?
- No. – rise – Nessuna, giuro. – Rocco si stese sulla schiena e se la trascinò addosso continuando ad accarezzare la sua pelle nuda.
- Hhhhhhhmmmmmmmmmm… - mugolò – Ora faccio le fusa.
Lui sorrise rilassandosi, gli piaceva la sensazione del corpo nudo e caldo di lei schiacciato contro il proprio, stava per darle un bacio sulla nuca quando la porta si aprì, lasciando entrare suo fratello.
- Wuèèèèèèè, cuoco nudoooo! Ci sei?
- Cazzo è Dado! – mormorò Rocco prendendo il copriletto.
- Rocco! – lo chiamò ancora – Ho visto la tua moto, dove sei?
- Arrivo Dado. – rispose mettendo un dito sulle labbra di lei – Ssshhh gattina… - le sussurrò – O vuoi che tutti sappiano…
- Sono affari nostri. – replicò baciando il dito sensuale – Se lo distrai, io scendo a casa mia.
- Riesci da sola?
- Ho il bastone laser. – sorrise notando il tono preoccupato – Rocco… Grazie… - e lo baciò dolcemente sulle labbra.
Rocco rispose al bacio poi raggiunse il fratello in cucina drappeggiandosi un lenzuolo addosso.
- Oooooooooohhhh alla buon’ora! – lo accolse Corrado – Ma…
- Sì, esatto. Non sono da solo e la signorina non vuole essere vista. – prese il fratello per un braccio e lo trascinò sul terrazzo, impedendogli di vedere dentro casa – Gattina. Via libera. – disse rivolto ad Elisa.
La professoressa, lasciando di proposito la sua biancheria, prese lo spolverino a terra e, dopo averlo indossato lasciò l’appartamento del cuoco.
- Via libera. – sorrise Rocco dopo che lei fu uscita.
- Gattina, eh? – bofonchiò il fratello – Fosse che fosse la volta buona e mio fratello mette la testa a posto.
- Ma vattene va! – sbottò il cuoco – Vado a farmi una doccia, tu prepara tutto per la registrazione.
- Agli ordini capitano! – rise Corrado, non aveva mai visto il fratello così felice; mentalmente ringraziò la misteriosa ragazza che era andata via dall’appartamento del fratello e pregò di trovarcela più spesso perché aveva su di lui proprio un bell’effetto.
Rocco, felice, si chiuse in bagno e si concesse una lunga doccia tonificante. Elisa era complicata, ma con nessun’altra si era sentito completo come con lei.
Pulito e carico, il giovane uomo tornò in cucina con indosso solamente il suo completo sexy da chef.
- Wuelààà fratellino. – rise Dado indicandogli il petto – La signorina è davvero una gattina in calore.
- Tutta invidia la tua. – ridacchiò lui nascondendo il graffio dietro la pettorina del grembiule – Pronto? Dai che iniziamo…
- Prontissimo… - annuì Dado prendendo posto dietro la camera da presa.
Elisa si era rifugiata in casa con il fiatone, dopo essersi fatta una lunga doccia ed essersi vestita, era andata con Perla in giardino per un’altra rapida passeggiata.
Fuori trovò la famiglia Guerra che si stava preparando per una passeggiata in bicicletta.
-          Forza Cinzia, sbrigati.
-          Andrea. Smettila. – sbottò – Non sono dell’umore giusto oggi.
-          Buongiorno signori. – li salutò togliendo la bardatura a Perla, si era portata il suo bastone bianco, così da lasciare libera la cagnolina di giocare.
-          Signorina De Marco. – la salutò rigido Andrea.
-          Oooh Elisa. – le sorrise Cinzia – Vuoi un po’ di compagnia? – la supplicò.
-          Sì, grazie Cinzia. Mi farebbe davvero piacere. – sorrise con dolcezza ed Andrea sobbalzò – Se al signor Guerra non dispiace prestarmi la sua bella moglie per una banale passeggiata.
-          Ecco io… - iniziò burbero l’uomo ma, davanti all’espressione della giovane donna, capitolò immediatamente – Nessun problema signorina De Marco. Si goda la passeggiata.
-          Grazie signor Guerra! – Elisa si illuminò in un magnifico sorriso che fece arrossire l’uomo fino alla radice dei capelli.
Le due donne si allontanarono lungo il sentiero, seguendo Perla che abbaiava felice.
-          Certo che ci sai fare con gli uomini, ragazzina. – rise d’un tratto Cinzia.
-          Perché? – chiese la professoressa muovendo il suo bastone sul terreno.
-          Beh… hai convinto con un sorriso, e che sorriso, mio marito a smetterla di rompere le balle con la biciletta. Impresa non da poco. – ridacchiò – Anche nostro figlio ha delle difficoltà a spuntarla su Andrea.
-          Spero di non aver fatto qualcosa di sbagliato. – arrossì a disagio – Dal tuo tono di voce, mi era sembrato di capire che non avevi voglia di andare in bici. Sai… - mandò la testa di lato – Non vedendo non sempre è facile capire le sfumature di una voce.
-          Hai capito perfettamente invece. – annuì la donna – Andrea è un despota e oggi non avevo proprio voglia di andare in bicicletta. Meglio due passi con te, signorina.
-          Grazie. – sorrise grata Elisa.
Camminarono per alcuni minuti in silenzio, poi Cinzia riprese a parlare:
-          E insomma… Cos’è successo tra te e il cuoco nudo?
-          Mh? – Elisa si strinse nelle spalle – Un po’ di acredine. – spiegò.
-          E quella, tesoro, la chiami acredine? – rise – Quand’ero giovane io si chiamava in un altro modo.
-          Perché?
-          Urla. Parole grosse e poi silenzio. – ridacchiò – Quella mi sembrava più una pomiciata che acredine.
-          Cinzia. Ma figuriamoci. – finse di offendersi – Un uomo come Rocco che osa darmi della cretina e io che poi lo bacio?
-          Io uno come lui non solo lo bacerei, signorina. – ansimò la donna con le guance in fiamme.
-          Eeeeeeeeeeehhhhh… - sospirò teatralmente – Vorrei poterlo vedere. 
-          Oddio scusa…
-          Ma figurati. – le sorrise – Comunque stavo scherzando… Rocco, bacia benissimo. – le confidò.
Cinzia, con la bocca aperta per lo shock, stava per farle altre domande, ma il cellulare di Elisa squillò facendole sobbalzare.
Il numero non era tra quelli in memoria, la ragazza rispose dopo essersi allontanata di qualche passo.
-          Pronto?
-          Gattina!
-          Ciao… - borbottò arrossendo – Non sono sola…
-          Tranquilla, nemmeno io. – sospirò, in sottofondo Elisa sentì la voce di Dado – Sto finendo di girare la puntata di oggi.
-          Ottimo. – sorrise a disagio – Sono felice che hai trovato un minuto per me. Ma non dovevi, sai?
-          Mi andava di chiamarti. Sentire la tua voce è più piacevole piuttosto che ascoltare le cazzate di mio fratello. – sospirò – Volevo avvisarti che vuole provarci con te.
-          Ancora?! – gemette – Non ha capito che non mi interessa?
-          Evidentemente no. Ma posso capirlo, sai? – Elisa restò in silenzio, colpita dalle parole di Rocco, lui ridendo continuò - La gattina selvatica è in imbarazzo. Quanto darei per poterti registrare.
-          Ma dai, smettila… - gemette – E’ frustrante non poterti chiamare in alcun modo! Come hai avuto il mio numero, eh?
-          Rubato dal cellulare di mio fratello. – rise – Potrei essere il tuo gattone?
-          Gattone?! – rise lei in imbarazzo – Ma figurati.
-          Ci vediamo stasera? – domandò sorridendo come un cretino.
-          Sì. Alle 20 da me? – sussurrò a disagio.
-          Tu fatti trovare pronta. – arrochì la voce Rocco – Ho voglia di mangiarti.
-          Dio… - mugolò appoggiandosi ad un albero – Anche adesso sono pronta per essere mangiata! – confidò.
-          Mmmmmmmm… - mormorò lui un attimo prima di chiudere la conversazione.
 
Elisa restò appoggiata contro l’albero respirando affannosamente, erano anni che non le succedeva di eccitarsi con una semplice gioco di parole.
-          Elisa… - la chiamò Cinzia – Stai bene?
-          Hm hm. – annuì – E’ solo che…
-          Una persona che, solo al telefono, ti fa questo effetto è da non lasciarsela scappare.
-          Dici? – ansimò ricomponendosi.
-          Dico. – le sorrise e le accarezzò un braccio.
-          E se io volessi qualcosa di più di questo?
-          Intanto prendi ciò che viene, ragazza mia. – le consigliò sospirando – La perfezione non esiste. La persona che ti ama potrebbe non farti questo effetto qua. Ma non è detto che ti fa sentire così viva non possa imparare ad amarti e continuare ad eccitarti con una semplice telefonata.
-          Hai ragione Cinzia. – sospirò.
-          Vuoi tornare indietro?
-          No, grazie… Adesso lavora e non posso disturbarlo.
-          Lavora eh? Sicura che non sia un cuoco sexy di nostra conoscenza?
Elisa scosse la testa e sorrise, come a voler dire non posso parlarne. Cinzia, sospirando, si accontentò di quella non risposta e la prese sotto braccio per continuare in pace la loro passeggiata.
Rientrarono a Parco Paradiso dopo circa una mezz’ora e nel parco giochi trovarono Alice e il bambino.
- Elisa! – la chiamò la giovane mamma – Elisa tutto ok?
- Ciao Alice. – la salutò rigidamente la professoressa – Non molto, sai, grazie al tuo intervento ho quasi rischiato di mandare all’aria una bella amicizia.
- Io… - gli occhi di Alice si riempirono di lacrime, al che Cinzia intuì che la giovane estetista era a conoscenza di qualche succoso dettaglio su chi era l’uomo capace di eccitare a tal punto la sua collega da farla ansimare appoggiata ad un albero.
- Adesso basta parlare per enigmi. – sbottò Cinzia – Su, su… Qui urge l’intervento di una persona più matura. Entriamo in casa e raccontatemi cosa è successo.
- È presto detto: ieri sera ho avuto una cena con un uomo che mi piace. Io non credo di piacergli nello stesso senso, o almeno non si è ancora sbilanciato. La cena è andata bene. Ci siamo divertiti e abbiamo parlato molto. Abbiamo bevuto e siamo finiti a letto. – sorrise al ricordo – E’ stato magnifico. Erano anni che non mi sentivo così soddisfatta e viva.
- Ely, c’è Lele!
- Oh beh, proprio per questo non sono entrata nel dettaglio! – replicò facendo la linguaccia Elisa.
- E poi? Perché tra voi c’è questa tensione?
- Perché Alice ha pensato bene di inviarmi un messaggio dicendomi di stare attenta e di evitare di andarci a letto, almeno la prima sera. Di prendere tempo per capire meglio le cose.
- È vero, sono stata fuori luogo. – ammise a bassa voce Alice – E’ che siamo amiche ed io ti voglio bene. Non volevo che lui… Beh…
- Io ti ringrazio. Non so come andrà a finire. – sorrise triste pensando ai discorsi che aveva fatto con Rocco non più tardi di quella mattina – Ma è la prima volta, dopo Marco, che mi sento finalmente viva.
- E Marco sarebbe…? – domandò Cinzia che non conosceva tutta la storia di Elisa.
- Il mio ex. Mi ha mollata dicendomi che ero una frigida disabile e che lui con me non poteva più stare, perché io ero un peso alla sua brillante carriera di ballerino.
- Ah però! – si indignò Cinzia incrociando le braccia al petto.
- Per un lunghissimo periodo, - spiegò Alice guardando la sua amica – Elisa si è chiusa in se stessa. Era caduta in una profonda depressione, sfociata nell’uscire sempre con le persone sbagliate. Ha trovato uomini che non si interessavo a lei come Elisa, ma come fenomeno da baraccone o come portafogli senza fondo.
- Già… dire agli amici ehi, io esco con la cieca, - rispose con voce rabbiosa Elisa – faceva figo. – un sorriso triste le incurvò le labbra – Per tutta la vita ho fatto la brava ragazza, quella sempre puntuale sempre precisa. Con la media di voti più alta di tutta la scuola. La migliore della scuola di danza. E poi… Poi per colpa di Marco ho perso tutto. Ed alla fine ho perso anche me stessa.
- Ooh lo ricordo! – rabbrividì Alice – Ho vissuto il tuo periodo dark. – la abbracciò – Adesso stai tornando la mia amica Elisa. Quella bella. Sempre sorridente.
- Piena di vita. – le fece eco Cinzia – Se questa persona, come ti ho detto prima, ti aiuta a sentirti così bene non rinunciare a lei. Anche se, come hai detto tu, non fosse quello giusto viviti il momento.
- Mi trovi d’accordo con Cinzia, Ely. – sospirò Alice – E ti chiedo scusa per come mi sono comportata. Non sono tua madre e non avevo nessun diritto di dirti come comportarti con lui.
- Già. – annuì Elisa – Adesso però, dammi un abbraccio e facciamola finita.
Le due amiche si abbracciarono con calore, Cinzia sorridendo, chiamò l’ascensore e salì fino al suo appartamento.
Era certa che tra Elisa e Rocco ci fosse del tenero ma non aveva ancora abbastanza prove per provare la sua teoria.

Entrando in casa, sentì l’acqua nella doccia scorrere; pensò che potesse essere suo figlio ma quando lo vide in camera sua intento a studiare capì che era suo marito.
Dopo quando successo nel parco attorno alla palazzina, anche lei si era leggermente eccitata e, così, pensò bene di entrare in bagno e fare una sorpresa a suo marito.
- Andrea! – si annunciò – Mangiami!
- Cinziaaaa! – urlò l’uomo che si stava insaponando – Ma cosa dici! E perché dovrei mangiarti? Non si rispetta la privacy?
- Ooo sì vabbeh. – scosse la testa sconsolata – Volevo solo fare del sesso con te, Andrea. Ma, come al solito, hai rovinato tutto. Ciao, eh! – e uscì dal bagno lasciandolo solo come un’ebete.

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Capitolo 3
*** ... Di storie fasulle e altre follie ... ***


Capitolo tre
… Di storie fasulle e altre follie …

 
La strana relazione tra il cuoco nudo e la professoressa andava avanti in gran segreto.
Tutti a Parco Paradiso sospettavano che tra loro ci fosse del tenero; ma nessuno dei due ammetteva o smentiva alcuna voce.
Rocco era il solito “sciupafemmine” scazzone e sorridente di sempre, tentava con tutte e non si lasciava sfuggire l’occasione di provarci ora con Alice ora con Giusy. Quando gli chiedevano se avesse una persona speciale nella sua vita, lui rispondeva dicendo che sì, c’era ed era sua madre che amava moltissimo.
Il suo programma, da quando frequentava Elisa, aveva avuto un’impennata positiva; il numero dei suoi sostenitori (followers) era aumentato esponenzialmente e la produzione era orgogliosa di lui.
Per mantenere la facciata, Rocco si faceva vedere con una ragazza diversa al giorno; ma erano scappate fugaci e la carotina di turno, non si tratteneva mai dopo il tramonto.
Il momento che preferiva della giornata, però, era la sera quando poteva passare del tempo in compagnia di Elisa che lo aspettava vogliosa di essere mangiata.

Elisa, dal canto suo, era come rifiorita. Erano anni che non si sentiva così bella e speciale.
Amava vestirsi bene per piacere a Rocco, curava i dettagli e la scelta dei colori. Indossava autoreggenti e scarpe con il tacco. Evitava di truccarsi per non creare maschere ridicole sugli occhi e guance, si dava solo un tocco di lucido alle labbra per renderle sensualmente lucide.
La mattina, dopo la notte passata insieme, era difficile lasciare il letto soprattutto perché lui faceva il bambino capriccioso e non le permetteva di alzarsi.
- Gattina… - mugolava affondando il viso nel caldo dei suoi seni – Dove vai?
- A… - Elisa si interruppe, stava per dire “amore” – Al lavoro… - si corresse abbracciandolo – Io ho un orario da rispettare.
- Se ti accompagnassi io in moto?
- Sarebbe magnifico, adoro andare in moto. – sorrise - E Perla? Gattone… - gli accarezzò la schiena nuda – Mi dispiace ma non posso.
- Ma puoi darmi un bacio. – le disse poggiando la testa sul palmo della mano.
- Per uno solo non mi spreco. – sorrise lei, felice come non le succedeva da tempo.
- Mmmmmmmhhhhhhhhh… Gatta selvatica! – rise Rocco avventandosi sulla sua bocca.
Elisa rispose al bacio inarcando la schiena contro il suo petto muscoloso, si stava innamorando di quel ragazzo e la cosa la elettrizzava e la spaventava al tempo stesso.
Il cellulare di Rocco suonò, interrompendo il momento di coccole mattutino che si stavano concedendo.
- Scusa gattina… - mormorò baciandola – È la suoneria della produzione, devo rispondere.
- Va pure… io vado a prepararmi.
- Gattina? – la richiamò – Io amo – e il cuore di Elisa perse un battito – il tuo materasso ad acqua.
- Porco! – rise tirandogli il cuscino che non lo colpì, ma lo fece scoppiare a ridere.
Per la giovane donna, la risata di lui era il suono più bello di sempre. Con un sorriso sghembo, lei si alzò e raggiunse il bagno, prima di colazione aveva bisogno di una bella doccia per cancellare le tracce della notte di passione appena trascorsa.
Avvolta in una nuvola di vapore, uscì dalla doccia e sobbalzò quando sentì la voce sexy di Rocco mormorare:
- Sei bellissima, gattina.
- Rispoli! – ansimò – Mi hai fatto prendere un colpo.
- Scusa. – le sorrise – Ah. – il sorriso gli morì sulle labbra.
- Rocco? – lo chiamò preoccupata.
- È colpa mia. – disse.
- Co… Cosa? – balbettò Elisa spaventandosi.
- I lividi. Mi dispiace. – mormorò lui avvicinandosi e sfiorando la pelle del seno dove erano comparsi segni violacei.
- Oooh amore! – le uscì prima che potesse bloccarlo – Mi hai fatta preoccupare.
Al termine “amore”, il corpo di Rocco si tese fin quasi a rompersi. Elisa, con un sorriso finto, uscì dal bagno dandosi della stupida.
- Ely… - il tono di Rocco era preoccupato – Dobbiamo parlare.
- Rocco, scusa. – lo interruppe allacciandosi le scarpe – Ho dato fiato alla bocca senza collegarla con il cervello. – sorrise – Le mie origini toscane mi fanno usare un intercalare che, spesso, è incompreso.
- Non è come pensi. – provò a dire - Tu mi piaci molto…
- Stop. – sorrise – Anche tu mi piaci molto. Mi dispiace di essermi lasciata sfuggire quella parola che ti ha fatto venire l’allergia. – rise -  Forza, va a casa. Avrai molto da fare.
Rocco, senza parole, osservò Elisa andare verso la cucina per fare una veloce colazione prima di andare al lavoro. Lui avrebbe voluto dirle un’altra cosa, magari era vero che quel verbo l’aveva mandato in confusione, ma che, se lei lo avesse voluto, avrebbe potuto provare a rendere più seria ed ufficiale la loro relazione.
Meditabondo, il cuoco nudo del web indossò la sua tuta da jogging poi si diresse verso la porta dicendo:
- Sono pronto. Vado Ely.
- Ok Rocco. – lo salutò con un sorriso lei – Fa il bravo oggi. – poi, resasi conto di ciò che aveva detto tentò di rimediare; ma lui la zittì con un bacio rovente alla fine del quale replicò:
- Il cattivo mi piace farlo con te, gattina.
Elisa scoppiò a ridere, quella fu la prima vera risata che Rocco sentì uscire dalla gola di lei e si ritrovò a sorridere come un cretino.
- Avevo paura… - ammise – Che fossi arrabbiato con me e che non volessi più vedermi.
- Gattina… - scosse la testa – Ti fai troppi problemi e stai facendo tardi.
- O cazzo è vero! – sbottò perdendo la compostezza da professoressa, stavano per darsi un ultimo bacio sulla porta quando le voci di Giusy e Luciano li fecero separare.
- Buongiornoooo!!! – salutò frizzante Giusy – Elisa, che bella mise questa mattina.
- Dici? – la giovane donna si lisciò il completo, aveva scelto un paio di pantaloni neri aderenti ed una camicia color corallo, semplice ma sperava di stare bene – Grazie… che maleducata, giorno a tutti.
- Rocco. – lo chiamò Luciano – Già sveglio a quest’ora?
- Chi bello vuol comparir, un pochino deve soffrir. – rispose Rocco con un sorriso – E poi… Guarda quanta grazia… - continuò rivolto alle ragazze – Mi sarei perso una simile visione fossi arrivato due minuti più tardi.
Elisa si profuse in un sorriso di circostanza, salutò gli inquilini ed uscì dalla palazzina in ritardissimo per l’arrivo dell’autobus della scuola.

Ettore, che arrivò a prenderla dopo un paio di minuti, notò in lei qualcosa di diverso ma non disse niente perché Elisa salì da sola e prese posto dando un affrettato buongiorno e basta.
- Elisa. – la chiamò Ettore guidando sereno – Stamattina sei strana.
- Mh. Mh. – annuì – Ho fatto una cazzata.
- Eh? Tu?
- Ho chiamato “amore” chi, per ora, è solo uno scopamico.
- Oh. Oh. – borbottò – Per te cos’è?
- Qualcosa di più di uno scopamico. – ammise torcendosi le mani, nervosa.
- Ahi, ahi, ahi… - scosse la testa l’autista – Ti sei innamorata?
- Forse… - ammise mordendosi le labbra.
- E lui?
- Lui? A quanto sembra “niente”… - sospirò – Dopo che l’ho chiamato “amore”, è diventato un blocco di ghiaccio. – abbassò lo sguardo - Ma non ci voglio pensare adesso, Ettore.
- Ok tesoro, rispetto il tuo silenzio. Sai che ti voglio bene e che se vuoi parlare sono qui. – sorrise continuando a guardare la strada – Da quanto frequenti questo ragazzo, ti vedo diversa. Sembri felice e non vorrei vederti cadere a pezzi. Fa male.
- A chi lo dici… - borbottò tristemente.
Arrivarono a scuola ascoltando la radio; quel giorno sembrava che nessuno avesse voglia di parlare: i ragazzi erano silenziosi tutti molto concentrati sui compiti in classe previsti; Elisa era chiusa nei suoi pensieri ed Odette aveva il naso ficcato in una rivista di Gossip e stava leggendo le ultime news su Rocco Rispoli ed una sua possibile relazione.
- Ragazzi silenziosi. – li destò Ettore fermando il pullman davanti all’ingresso della scuola – Forza, mettete via i vostri libri. Siamo arrivati.
- Nnooo… - si levò un mormorio dai seggiolini.
- Di giàààà! – fece eco qualcun altro.
- Via via. – parlò Odette chiudendo il suo giornale – Andiamo ragazzi. È ora di scendere.
Lentamente, gli studenti lasciarono l’autobus mormorando sconsolati; Elisa, con la testa fra le nuvole e mille pensieri ad affollarle il cuore, fu l’ultima a scendere dal pullmino, appena toccò terra si sentì afferrare per i fianchi e sollevare.
- Ce l’abbiamo fatta! – urlò una voce maschile che non sentiva da molto e che lei aveva impiegato anni a dimenticare – Abbiamo vintoooooo!!!
- Aaaaaaaaaaahhhhhhh! – strillò Elisa spaventata, subito affiancata da Ettore e dai suoi colleghi insegnanti – Lasciami idiota! Lasciami ho detto.
- Che aspetti a fare ciò che la signorina ti ha detto? – lo intimò Ettore minaccioso.
- Fragolina… - la chiamò ancora quella voce lasciandola andare – Perché fai così?
- Tommaso.  – fece lei allontanandosi di alcuni passi – Tu, cosa ci fai qui? – chiese pulendosi i fianchi, come se lui le avesse lasciato tracce di sporco addosso.
- Non sei felice di vedermi? – le chiese con la solita indelicatezza di sempre.
- No. – rispose al suo posto un’altra voce maschile – Dall’espressione tesa del suo viso, presumo che non sia affatto felice di sentirti.
- Rocco… - mormorò lei girandosi verso l’ultimo arrivato.
- Sono qui. – la abbracciò – Stamattina non mi hai salutato. – senza curarsi dei presenti e dei possibili pettegolezzi, le prese il mento tra le dita baciandola a lungo e sensualmente sulle labbra.
- Ehiiii! – li interruppe Tommaso strattonandola bruscamente – E smettetela! Chi diavolo sei tu?
- Il suo fidanzato. – rispose Rocco facendo ammutolire i presenti.
Elisa mascherò la sorpresa della sua rivelazione nascondendo il viso contro il collo di lui che tremava di rabbia.
- Tu e lei insieme? – rise sguaiato Tommaso – Ma finitela, non avete assolutamente niente in comune. E di cosa parlate?
- Tommaso. – replicò Elisa – Rocco mi ascolta. Parliamo molto di tutto. Abbiamo molte più cose in comune di quanto debba interessarti sapere. Tra cui la passione per la cucina. – abbracciò strettamente il cuoco che continuava a tenerla al sicuro tra le proprie braccia - Non esiste solo il ballo nella sua vita. O sé stesso. – sorrise acidamente – Lui tiene in considerazione le mie idee, i miei sogni e le mie paure. E poi… Mi tiene impegnata in ben più ludiche attività. Va via.
- Tzh. – sbuffò geloso – Una come te, che sogni potrà mai avere? E poi, sei diventata anche sorda? Ti ho detto che abbiamo vinto.
- Non mi interessa. Vattene. – si strinse a Rocco ferita dalle parole dell’ex, poi, girando il viso verso Rocco, chiese – Amore, mi accompagni in classe?
- Certo gattina mia. – rispose lui sorridendo sensualmente facendo cadere la mascella di Tommaso.

I due si allontanarono abbracciati tra il mormorio dei presenti che avevano assistito alla scena.
Quando furono abbastanza lontano, Elisa baciò il collo di Rocco e gli chiese:
- Cosa ci fai tu qua?
- Stavo andando a correre con Federico, - spiegò – e quell’idiota è arrivato chiedendo a gran voce di te.
- Cazzo. – mormorò.
- Gli ho chiesto chi fosse e perché ti cercasse. All’inizio non capivo perché Federico “gl’e volesse menà”. – Rocco sorrise e continuò - Lui si è presentato dicendo che è il tuo fidanzato. Al che, mi è tornato in mente ciò che mi hanno raccontato di lui, di come ti ha voltato le spalle.
- Già. – mormorò triste – Non solo mi ha voltato le spalle, Rocco. Ha detto di me cose irripetibili. Mi ha detto di non avermi mai amata. E di essersi sforzato per venire a letto con me. Che sono grassa e brutta. Che era interessato a me solo perché ero la migliore ballerina del corso. – scoppiò a piangere – E tutto questo, dopo avergli detto che aspettavo un figlio da lui. Avevo diciassette anni. Lui mi ha rovinato la vita. – un singhiozzò frenò il resto della frase che aveva in gola, riprese fiato e concluse – Eravamo in macchina mentre mi urlava contro tutte quelle belle parole, stavamo andando a casa dai miei genitori. Alla casa al mare. Perché, non so se l’hai capito Rocco, ma la mia famiglia è ricca e a lui questo piaceva. – lacrime amare le rotolavano sulle guance – Lui era infuriato. Mi ha detto che avrei dovuto abortire, che un figlio da me non lo voleva, che avrebbe rovinato tutto. Anche quel poco di fisico che avevo. Al mio rifiuto, si è arrabbiato. Ha accelerato per sorpassare un minivan e poi… - si strinse nelle spalle – Come si dice in questi casi… Il resto è storia…
A quella rivelazione, Rocco restò per un lungo momento senza parlare. Non sapeva nel dettaglio cosa fosse successo tra loro e perché la loro relazione fosse finita, lui trovata Elisa non solo una bellissima ragazza fuori ma soprattutto dentro.
- Ho sbagliato a venire a scuola? Io… – le chiese in un sussurro, Elisa si riscosse dai suoi lugubri pensieri e scosse la testa in segno di diniego.
- No, gattone. - sorrise – È stato un bellissimo gesto da parte tua. – si appoggiò contro la sua spalla - E ora? – sospirò affranta.
- Gattina, non ti lasceremo sola in questo momento. Alice e Federico sono sul piede di guerra. Per quanto riguarda noi, fingeremo di stare insieme. Chiamerò la mia agenzia e gli dirò che ho da poco iniziato una relazione. – le accarezzò il viso – Che non vogliamo uscire allo scoperto perché siamo entrambi personaggi pubblici e famosi. – la baciò sulle labbra imbronciate – A Parco Paradiso, indiremo una riunione straordinaria e parleremo con tutti. Nessuno permetterà a quell’idiota di rovinarti la vita un’altra volta. Io non lo permetterò. Mi credi?
- Sì, gattone… Grazie…
I loro discorsi furono interrotti da una voce maschile:
- Professoressa De Marco.
- Preside Bianchi. – sobbalzò lei – B… Buongiorno.
- I suoi colleghi mi hanno raccontato del suo increscioso siparietto di poco fa, signorina.
- Io…  - iniziò Elisa bisbigliando.
Rocco si voltò ad osservare il nuovo arrivato, il preside Bianchi era un uomo di mezza età, molto curato nel vestire e con gli occhi neri come acini d’uva.
- So che non è colpa sua. – la tranquillizzò – Mi hanno detto tutto nel dettaglio.
- Oh.
- Signorina… - le sorrise con calore – Lei sa che sono un appassionato della danza. Che ho seguito la sua carriera di ballerina dagli esordi fino alla sua, prematura, fine.
- Sì, signore.
- So chi è quel tipo che è venuto qua. E so perfettamente cosa le ha fatto. – Rocco notò gli occhi dell’uomo incupirsi – Volevo sapere se sta bene. E volevo proporle di prendersi un giorno di permesso.
Il giovane uomo notò la battaglia interiore di Elisa, e ne approfittò dicendo:
- Preside, io sono Rocco Rispoli e sono…
- Il suo nuovo fidanzato? – domandò con un sorriso.
- Sì.
- La porti via. – concluse dopo avergli stretto la mano – Certi demoni lasciano duri segni.
- Mi trova d’accordo con lei. – annuì Rocco – Andiamo gattina…
- No. – scosse la testa con decisione Elisa - Non permetterò a quel cretino di farmi del male. Questo è il mio lavoro. La mia scuola.
- Ma… - iniziò Rocco.
- Rocco, io ti amo – lo disse di getto, senza pensare alle conseguenze -  ma non posso permetterti di tenermi in una campana di vetro. – lo baciò dolcemente sulle labbra poi continuò – Perla, andiamo in classe.
Quando Elisa si fu allontanata, il preside scoppiò a ridere dicendo:
- È la prima volta che le confessa che l’ama, eh?
- Sì. – mormorò con la gola arida.
- È un uomo fortunato. In tanti hanno tentato di farsi amare da lei ma senza successo.
- Non credo di essere quello giusto. – sorrise triste – Ma potrei sempre diventarlo.
- Non penso che lei si comporterebbe come l’idiota.
- Assolutamente no. – scosse la testa mettendo le mani nelle tasche dei jeans – Elisa è speciale.
- Già. Adesso la saluto signor Rispoli. Mi raccomando, le stia vicino. Quel tipo le ha spezzato il cuore e frantumato l’anima.
- E portato via un figlio. – concluse a denti stretti Rocco.
- Esatto. – i due si strinsero la mano a mo’ di congedo, poi Rocco tornò verso il parcheggio dove aveva lasciato la moto.

La giornata trascorse lentamente, Elisa non era tranquilla, temeva di essere nuovamente “aggredita” da quel cretino del suo ex ed insegnare ai bambini a leggere il Braille non fu affatto semplice quel giorno.
Durante la pausa pranzo, fu raggiunta da Odette che, con il suo cestino del pranzo in mano, le disse:
- Esci con me a pranzo?
- No, grazie. – scosse la testa – Oggi non è il caso che esca, non mi sento molto bene.
- Cos’è successo tesoro? – le domandò Odette preoccupata – Eri così felice in questi giorni.
- Niente tesoro. – le sorrise – È solo una brutta giornata.
- E il tuo pranzo?
- Oh. Mi sono dimenticata di ordinarlo.
Non finì di dire la frase che il custode della scuola le raggiunse dicendo:
- Ho un cestino per la signorina De Marco.
- Eccomi Ugo. – gli sorrise – Ma grazie. Chi lo manda?
- Un bel tipo con il ciuffo e gli occhi azzurri. Ro… Rocco, dico bene?
- Sì. – rise – È andato via?
- No. È all’ingresso.
- Grazie Ugo! – Elisa prese il cestino e chiamò Perla chiedendole di portarla di corsa all’ingresso.
Rocco aspettava sotto al portico dell’ingresso chiacchierando con un gruppo di insegnanti, quella scuola era molto bella ed i ragazzi erano tutti a mangiare sul prato.
- Rocco! – lo chiamò lei.
- Gattina! – sorrise lui aprendosi un varco.
Elisa, con il fiato corto, si fermò a pochi passi da Rocco che, stanco di aspettare, la abbracciò con dolcezza.
- Hai aperto il cestino? – le domandò prima di baciarla.
- Mmmmmmmm… No… - sospirò contro le sue labbra alla fine del bacio.
- Bene, allora lo faremo insieme. Usciamo a mangiare in giardino? – le propose.
- Io e te? – chiese.
- Certo gattina.
Per mano, raggiunsero una porzione di prato libera. Elisa tolse i finimenti a Perla e camminò appoggiandosi a Rocco.
- Questa scuola è molto bella, sai? – le disse baciandole la nuca.
- Mi è stato detto. – annuì – Rocco, cos’hai? – domandò sedendosi a terra.
- Io? Niente.
- Cosa darei per vedere la tua faccia. Spero che sia più bravo a poker di come dici a me le bugie.
- Antipatica! – sbuffò.
- Scusa.
- Prima, parlando con il preside. Hai detto una cosa.
- Cosa? – domandò pensandoci – Rocco che ti ho detto?
- “Rocco, io ti amo”. – ripeté lui a bassa voce.
- Ho detto veramente così?! – ingollò a vuoto, visibilmente a disagio.
- Già. – deglutì lui – Non mi aspettavo una dichiarazione simile dopo una frequentazione così breve. – spiegò – Di solito, quando le carotine mi dicono “ti amo” è per finire nel mio letto e poi tutto termina.
- Non so perché l’ho detto. – sospirò – Neanche mi sono resa conto di averlo fatto.
- Sarà stata la paura? – chiese mettendosi seduto.
- Senz’altro. – annuì – È successo tutto così in fretta. Lui che mi ha aggredito. Il tuo arrivo, il bacio e la tua dichiarazione.
- Dispiaciuta? – domandò abbracciandola.
- Tutt’altro. – sospirò chiudendo gli occhi.
- Sei laconica. “Senz’altro”. “Tutt’altro”. Sembri scocciata. – le fece notare lui un po’ deluso.
- Sono preoccupata Rocco. – spiegò con tono piatto – Lui che si è ripresentato nella mia vita non è buon segno. È una delle sette piaghe d’Egitto.
- Così mi offendi. – rispose lui comparendo silenzioso come un fantasma.
- Ancora tu? – ringhiò Rocco.
- Calmo fidanzato. – rise Tommaso – Sono qui per parlare di affari.
- Non ho niente di cui parlare con te. – sibilò lei a denti stretti.
- Ma perché non vuoi ascoltarmi? – si spazientì il ballerino, Rocco lo odiò.
- Perché le cose che hai da dire non mi interessano. Grazie a te, Tommaso, io non ballo più. – e si tolse gli occhiali, puntando addosso al ballerino i suoi occhi vacui.
Il ballerino sobbalzò e si mosse a disagio, odiava osservare quegli occhi senza vita. Da quando era successo, non era più riuscito a toccarla e non capiva come un bell’uomo come quel Rocco riuscisse a starle vicino senza provare disgusto.
- Non fare la scema egoista Elisa. – sbottò - Sarà la mia occasione per… - iniziò Tommaso, subito bloccato da lei:
- Alt, fermati qui! – lo zittì -  La tua occasione. La tua vittoria. Tu. Tu. Tu. Tu. Sempre e solo tu. Non ascolti niente di quello che ti sto dicendo io. Non te ne frega niente delle mie ragioni. Dei miei no.
- Sei tu che non ascolti. – sbottò Tommaso stringendo i pungi con rabbia – Tu non capisci niente.
Un colpo di tosse interruppe la discussione, Rocco girò la testa e restò per un attimo senza parole: era arrivata la guardia del campus, un gigante d’uomo tutto muscoli.
- Signorina De Marco. – parlò il nuovo arrivato – Il preside Bianchi mi ha detto che c’è un ospite sgradito.
- Che bello sentire la tua voce, Pasquale. È passato molto tempo dal nostro ultimo incontro. – si aprì in un sorriso sincero e pieno d’affetto lei.
- Bello rivederti, signorina. – rispose al sorriso lui. Rocco strinse gli occhi osservando la scena, trovandosi improvvisamente geloso della confidenza e dell’affetto tra i due.
- Mi aiuti ad alzarmi, Pasquale? – chiese alzando le mani.
- Con piacere. – la guardia prese le mani di Elisa tra le sue, la alzò come se fosse fatta d’aria e, senza considerare gli altri due maschi presenti, l’abbracciò dicendo – Mi sei mancata, Elisa.
- Pasquale… – mormorò lei a disagio, cercò di allontanarsi dal suo abbraccio dicendo – Come stai? E tua mamma?
- Io sto meglio, grazie Elisa anche se ho sentito molto la tua mancanza. La mamma non molto bene. – scosse la testa – È caduta in depressione dopo la morte di papà e non ha preso bene la nostra rottura. – e le lanciò un’occhiata carica di sentimenti inespressi. Il cuoco nudo si alzò di scatto, non sopportando più che quel bellimbusto la toccasse e si rivolgesse a lei in quel modo.
- Mi dispiace. – abbassò la testa lei, aveva fatto alcuni passi indietro ed era riuscita a staccarsi dal calore del torace di lui.
- Tranquilla. – le sorrise allungando una mano per toccarla, ma fu interrotto da Rocco che, con tono rabbioso, disse:
- Elisa, che ne diresti di presentarmi a questo armadio umano in divisa?
- Rocco. – arrossì fino alla radice dei capelli lei – Scusami, sono veramente maleducata.
- Ah, ah, ah! Non ci credo! Il fidanzato nuovo è geloso. – rise scortese Tommaso.
- Rocco Rispoli, lui è Pasquale Accurso. È una delle guardie del campus. Per un periodo siamo stati insieme. – sorrise – Pasquale, ti presento Rocco. Il mio fidanzato.
I due uomini si strinsero la mano borbottando un “piacere” completamente fasullo. Rocco non riusciva a nascondere il senso di gelosia che sentiva nascere dentro e Pasquale non riusciva a nascondere il fatto che fosse ancora innamorato perdutamente di Elisa.
- Scusa amore… - si accoccolò contro il suo torace la professoressa.
- Amore… – si rilassò abbracciandola - Dammi un po’ di zucchero… - la pregò un attimo prima di chinarsi a baciarla sulle labbra.
Elisa si strinse alla giacca di pelle di Rocco sospirando di beatitudine, adorava essere baciata da lui.
- Quindi l’ospite sgradito sei tu. – sorrise Pasquale rivolto a Tommaso – Questa è una scuola privata. Tu non sei gradito. Seguimi. O sarò costretto a chiamare la Polizia. - Tommaso, senza replicare, seguì la guardia fino all’uscita, quella battaglia era persa ma lui non aveva alcuna intenzione di arrendersi.


Rimasti soli, Rocco si staccò dalle labbra di Elisa e lasciandola andare lentamente, mormorò:
- Quanti altri ex devo aspettarmi di trovare?
- Scusa? – chiese lei, il cuoco nudo era improvvisamente cambiato, si era incupito.
- Tommaso so che è il cretino che ti ha rovinato la vita. Adesso è comparso quel gigante di Pasquale. – mandò la testa di lato accarezzandosi la barba – Quell’omino della Michelin è ancora innamorato di te. Non ti vede tutta, passami il gioco di parole.
- Questa sembra una scenata di gelosia in piena regola, Rispoli. – si arrabbiò lei – Nessuno ti dà il diritto di essere così geloso delle persone che mi hanno voluto bene. O che ancora me ne vogliono.
- Io sono il tuo fidanzato, maledizione.
- Tu sei il mio finto fidanzato, maledizione. – gli fece eco lei – Mi è passata la fame! – dalla tasca dei jeans prese il suo bastone bianco, lo montò e si allontanò – Vattene Rocco. Non ho bisogno di qualcuno che mi faccia la guardia.
- Certo che no. Tanto c’è Pasquale che veglia su di te. – le urlò alle spalle osservandola andare via.
- Vaffanculo! – gli urlò in risposta senza perdere tempo a girarsi – Stasera chiedi ad una delle tue carotine di scaldarti il letto. So già che avrò un lancinante mal di testa. – concluse prima di entrare a scuola.
Odette, che aveva assistito alla scena, uscì dall’ombra della colonna e si avvicinò ancheggiando provocante a Rocco.
- Scusa Rocco. Non ho potuto fare a meno di sentire.
- Qui tutti hanno sentito. – rispose Rocco girandosi ad osservarla, era una ragazza troppo appariscente anche per i suoi standard; con una chioma di vaporosi capelli rossi; occhi verdi truccati pesantemente e una bocca sottile dipinta di rosso.
- Sei davvero fidanzato con la professoressa? – domandò toccandogli il braccio con la mano – Leggevo un giornale di Gossip stamattina, dove hai dichiarato che non c’è nessuno nella tua vita.
- Quello che dichiaro ai giornali, sono cazzi miei. – le tolse la mano – Come hai detto che ti chiami?
- Mi chiamo Odette Provana. Sono l’assistente di Ettore ed Elisa.
- Credo che abbiamo entrambi del lavoro da fare, signorina Provana. Ti saluto e ti auguro una buona giornata. – e, senza darle il tempo di replicare, le girò le spalle e se ne andò.

Elisa, arrabbiata più con sé stessa e con la strana reazione che il suo corpo in presenza di Pasquale aveva avuto, si chiuse nel suo ufficio chiedendo di non essere disturbata da nessuno e per nessun motivo.
La sua segretaria, una donna di mezza età di colore, accettò con un sospiro rassegnato le direttive della professoressa, fino all’arrivo di Pasquale.
- Signora Milton, - la salutò con un sorriso Pasquale – buon giorno a lei.
- Pasquale. – lo accolse con un ampio sorriso la donna – Qual buon vento?
- Avrei bisogno di parlare con la signorina De Marco.
- Mi dispiace, Pasquale. Ma la professoressa ha dato espressi ordini di non essere disturbata da nessuno. Compreso te. – gli sorrise.
- E per me, non puoi fare un piccolo strappo?
- No. – aprì la porta dell’ufficio Elisa – Un ordine è un ordine. Anche se fai gli occhi dolci.
- Elisa. – la accolse con un sorriso carico d’amore.
- Non pensarci nemmeno Pasquale. – scosse la testa – Non posso vedere il tuo viso; ma conosco quel tono di voce. Non mi incanti ancora con le tue belle parole. Ci abbiamo provato. Per un po’ ci siamo divertiti; ma io non ti amo. Non ti ho mai veramente amato come tu pensi di amare me.
- Non sai quello che dici.
- Lo so benissimo, invece.
- Dammi una possibilità.
- Per favore, non insistere. – lo pregò mentre un’espressione triste le si dipingeva sul viso – Io non sono la ragazza che tu hai idealizzato. Tu cerchi qualcuno da idolatrare. Qualcuno da mettere su un piedistallo e viziare. Io non sono così. Le tue attenzioni sono troppo per me. Mi sentivo soffocare dalla tua presenza costante. Dal tuo modo di trattarmi come una bambina. Dal fatto che non mi lasciavi fare niente da sola, neanche abbottonarmi una camicia. – sorrise ma senza gioia – Mi stavi facendo morire dentro. Mi sembrava di stare con una versione maschile di mia madre.
- Perché non mi hai mai detto niente?
- Io te l’ho detto. Molte, moltissime volte. – scosse la testa.
- Elisa ha ragione, Pasquale. – intervenne la signora Milton andando accanto alla giovane donna – Lei ha cercato di farti capire che il tuo comportamento le stava facendo del male. Ma tu non volevi ascoltare niente e nessuno. Tu avevi una missione.
- Farmi perdere la testa! – concluse con un sospiro lei.
Nello stesso momento che lei completò la frase della signora Milton, una voce maschile nel corridoio disse:
- Tu mi farai perdere la testa!
Il cuore di Elisa perse un colpo, poi un altro. Sbattendo gli occhi dietro le lenti nere, il suo viso si aprì in un ampio sorriso che la illuminò completamente.
- È Rocco. – mormorò alla signora Milton.
- Rocco? – le chiese.
- Sì, Rocco Rispoli.
- Il cuoco nudo del web? – ridacchiò la signora Milton.
- In persona. – annuì Elisa – Scusatemi… Credo che stia cercando me. – con un delizioso rossore diffuso sulle guance, la giovane professoressa uscì dal suo studio cercando Rocco nel corridoio.
- Non so perché sono tornato indietro. Non dopo quello che ci siamo detti. – diceva lui ad alta voce nel corridoio, sulle porte i nomi erano scritti in Braille, tutti in quella scuola sapevano leggere lo speciale alfabeto.
- Perché sei un pazzo. Esattamente come me. – rispose lei con il fiatone. Camminare senza Perla non era facile e, per di più, si era anche dimenticata di prendere il suo bastone.
- Sono pazzo. – annuì lui raggiungendola.
- Completamente. – sorrise a mezza bocca lei.
- E tu?
- Irrecuperabile. – ammise stringendosi nelle spalle.
- Sei impossibile. Irascibile. A tratti viziata.
- Sono la tua versione al femminile. – sorrise ancora – In più ho anche le mestruazioni, che posso usare come attenuante quando sono più insopportabile del solito. – concluse e Rocco scoppiò a ridere.
- Mi dici che mi ami, poi ritratti e scappi via. – le fece notare abbracciandola – Mi accusi di essere un donnaiolo. Ed io ho rinunciato ad una scopata facile per te. – le toccò la fronte con il naso – Ma cosa diavolo mi hai fatto?
- Niente… - scosse la testa lei.
Rocco sospirando, le prese il mento tra le dita e la baciò. Un bacio dolce e avido, che fece accelerare il cuore di entrambi.
La signora Milton prese sotto braccio un triste e cupo Pasquale e lo invitò a tornare alla sua postazione, i due ragazzi avevano bisogno di stare da soli, non avevano bisogno di cuori spezzati e gelosie.
Pasquale aveva il cuore spezzato ma mai, anche quando stavano insieme, aveva visto Elisa così felice.
- Non mi piace come mi fai sentire. – le confidò Rocco quando furono soli – Non ho mai provato questo tipo di sensazioni con nessuna prima di te.
- A tutto c’è una prima volta. – sorrise incerta lei.
- Non so se sono pronto. – scosse la testa – Ma ho preso un impegno e lo porterò a termine.
- Non devi sentirti obbligato a fare niente, sai? – fece un passo indietro lei – Sono Elisa De Marco, non una qualunque. Né una delle tue carotine pronte a tutto per finire nel tuo letto. Ho una Laurea, sono stata una ballerina professionista. Insegno italiano in una scuola. Non sarà l’idiota che è tornato a mettere in pericolo tutto quello che ho costruito usando le mie forze. Non permetterò a nessuno, né uomo né donna, di spezzarmi nuovamente. – estrasse dal maglioncino una collana in argento e ci fischiò dentro, Perla accorse subito al suo fianco.
- Elisa, maledizione, perché io e te finiamo sempre con il litigare?
- Perché siamo due prime donne. – rise lei, ma non c’era traccia di felicità nel suo tono – Adesso scusami, ma la giornata è finita e voglio tornare a casa. – prese le sue cose concludendo – Ciao. Passa una buona serata.

Rocco restò impalato nel corridoio, Elisa era andata via rapidamente troppo stanca per continuare a discutere o parlare con lui.
Il giovane uomo, dandosi dello stupido, girò suoi tacchi prese la moto e tornò a Parco Paradiso. Era pieno di rabbia e voleva farla pagare ad Elisa per averlo fatto sentire così inutile, una volta arrivato a casa, si collegò sul suo sito web ed accettò l’invito ad uscire della prima carotina che lo contattò.

Elisa restò in ostinato silenzio fino all’arrivo a Parco Paradiso, non aveva voglia di parlare di niente né con Ettore né con Odette che, curiosa, voleva sapere succosi particolari sulla sua relazione con il magnifico Rocco Rispoli, il cuoco nudo.
- Elisa, siamo arrivati. – le disse Ettore strappandola dai suoi pensieri.
- Ok. Grazie. – rispose laconica prendendo le sue cose.
- Strano non c’è il tuo fidanzato ad aspettarti. – le fece notare con cattiveria Odette.
- Avrà avuto di meglio da fare. – si strinse nelle spalle Elisa scendendo, ad aspettarla fuori c’erano Alice, Federico e Lele.
- Ely… - la chiamò Alice – Ehi… tesoro, tutto ok?
- No. Ma sorridete come se tutto fosse meraviglioso. – li pregò – Quella stronza di Odette vuole vedermi andare a pezzi.
- Ti va di venire da noi a prendere un caffè? – la invitò Federico – Ci mettiamo a giocare in giardino.
- Bravo amore. Ottima idea.
- Sì, grazie… - annuì con un sorriso stanco – È stata una giornata infernale.
I ragazzi guidarono Elisa verso il loro appartamento, in quel momento arrivò Rocco con alcune buste della spesa in mano, l’aria si tese fino allo stremo ma nessuno dei due disse una sola parola.
Non appena la porta di casa di Alice e Federico si chiuse, Elisa si accasciò sul divano scoppiando a piangere.
- Avrò mai pace io? – chiese a nessuno in particolare.
- Elisa, ma si può sapere cosa è successo? – le domandò Federico con il suo spiccato accento romano.
- Un casino dietro l’altro. – sospirò appoggiandosi allo schienale del divano.
- Racconta sorellina… - la pregò Alice.
Elisa, ad occhi chiusi, raccontò nel dettaglio lo schifo di giornata che aveva avuto. Dalla prima gaffe in casa con Rocco, allo spavento che le aveva fatto prendere Tommaso, alla discussione avuta con entrambi fino all’intervento del preside e non ultimo quello di Pasquale ancora follemente innamorato di lei.
- Elise’… - le strinse la mano Federico – Certo che anche tu…
- E non sapete il bello. – rise sarcastica – Ho detto a Rocco che lo amo. – gemette – Ed ho ritrattato.
Restarono in silenzio per alcuni minuti, poi Lele piangendo iniziò a dire:
- Isaaaa… Isaaaaaaaaa…
- Amore di mamma… - lo cullò Alice – Vuoi la zia Elisa?
- Isaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! – ripeté il bambino disperato.
- Ely, te la senti di prenderlo?
- E me lo chiedi? – sorrise mettendosi seduta più comoda.
Alice le sistemò in grembo il bambino, Emanuele non appena sentì il contatto con il corpo caldo e morbido di Elisa smise di piangere e, dopo essersi messo comodo, chiuse gli occhi e si addormentò.
- Ma guarda questo! – sorrise Alice– Voleva le tette di zia per dormire!
- Chiamalo scemo! – le fece eco Federico.
- Fede! – lo sgridò Alice.
- Oooh Aly. Elisa lo sa che so innamorato delle su tette. È da quanno ce semo conosciuti che glielo dico. Vero?
- Verissimo. – ridacchiò la professoressa – E tu non essere gelosa.
- Gelosa io? Tzh. – rise la giovane estetista.
Elisa si rilassò e, cullando Lele, si dimenticò per un attimo di tutto ritrovando la serenità che aveva smarrito.
Federico, dopo una mezz’ora, le tolse il bambino dalle braccia e lo portò nel suo lettino per farlo riposare meglio.
- Come va? – domandò Alice.
- Hm. – borbottò – Meglio grazie a voi.
- Sei pronta ad affrontare la riunione indetta da Rocco? – chiese la sua amica.
- Riunione? – arcuò un sopracciglio lei.
- Tommaso. Tutti uniti contro il cretino. Ore 21 a casa tua.
- Non credo si terrà nessuna riunione. – scosse la testa lei – Adesso vado. E Perla?
- In giardino al sole. – rispose Federico – Lasciala, te la porto su io tra un po’. Tu hai bisogno di rilassarti.
- Ok… - annuì – Grazie ragazzi.
La professoressa uscì dall’appartamento dei suoi migliori amici, raggiunse l’ascensore e salì fino al piano del suo appartamento. Cercando le chiavi in borsa, Elisa non si rese conto del movimento nel corridoio e quando su sbattuta contro il muro con violenza non seppe come reagire. Ebbe solo la prontezza di schiacciare il pulsante della chiamata rapida al padre nel cellulare, le mani erano rimaste incastrate dentro la sua borsa.
- Sei una troia. – le urlò Tommaso dentro l’orecchio, facendola girare.
La bloccò con la schiena al muro e, facendole sbattere la testa contro la parete, le tappò bocca e naso con la sua mano sudata. Elisa non riusciva a respirare, non riusciva a muoversi né a capire le parole che lui le urlava contro. Era completamente paralizzata dalla paura e dalla rabbia che lui stava mettendo in tutto quello che le stava dicendo e facendo. Sentiva i polmoni bruciare per la mancanza di ossigeno e gli occhi farsi pesanti.
“Non svenire” si ripeteva “Ti prego noooo…” ma il cervello si spense e tutto attorno a lei divenne nero e senza vita. Tommaso gemendo e maledicendosi per il suo brutto carattere, scappò via a gambe levate lasciando Elisa in preda al suo destino. Troppo codardo, ancora una volta, per fermarsi ad aiutarla.

Il cicalino della giovane donna inviò la richiesta di aiuto per arresto cardio respiratorio al 118 ed ai suoi genitori. Dalla centrale operativa del 118 presero la chiamata ed inviarono subito l’Elisoccorso, un’ambulanza non sarebbe mai arrivata in tempo a Parco Paradiso. Dovevano intervenire subito.
Rocco, che era sul terrazzo a raccogliere verdure, vide arrivare l’elicottero e si spaventò pensando subito al peggio.
Urlando al fratello di spegnere i fornelli, il cuoco nudo corse in camera per indossare la giacca della tuta da jogging e, negli scarsi minuti che impiegò a prepararsi, i Soccorritori avevano già raggiunto il corpo senza vita di Elisa ed avevano iniziato le manovre di rianimazione.
Rocco uscì di corsa dal suo appartamento e scendendo rapido le scale si ritrovò davanti ad uno spettacolo che mai avrebbe voluto vedere: Elisa intubata e con le piastre del defibrillatore applicate sul petto.
Il giovane uomo si avvicinò come in trance, sentiva le voci dei Soccorritori ma non capiva niente di ciò che stavano dicendo. Tra loro, c’era un medico che, dopo l’ennesimo ciclo di RCP le iniettò un medicinale sperando che il cuore riprendesse a battere. Il defibrillatore elaborò i dati e le dette una scarica che la fece inarcare. Rocco gemette di dolore, il medico disse:
- C’è battito. Presto. Portiamola via.
I Soccorritori issarono Elisa nella speciale barella, poi scesero le scale di corsa seguiti dal medico e da Rocco.
- Dottore. – lo chiamò – Dottore.
- Sì?
- Si salverà?
- Lei chi è?
- Il fidanzato. – rispose senza staccare gli occhi dal corpo esangue di Elisa.
- Non posso dirle niente. – troncò il medico – Arrivederci. – e sparì all’interno dell’Eliambulanza.

Rocco fu raggiunto dal resto degli inquilini di Parco Paradiso, stavano parlando tutti contemporaneamente, chiedendosi cosa fosse successo ed a chi. Fu solo quando lo guardarono in faccia che capirono che stavano portando via Elisa.
Perla, che Federico teneva al guinzaglio, iniziò ad abbaiare come una pazza aggredendo in modo strano un cespuglio, facendo uscire dal suo nascondiglio Tommaso bianco come un cadavere.
- Tuuuuuuuuu! – urlò Rocco scaraventandosi addosso al ballerino – SEI STATO TU FIGLIO DI PUTTANA!
I due uomini iniziarono a prendersi a pugni, Tommaso sapeva difendersi ma contro la furia cieca di Rocco ebbe in poco tempo la peggio.
Era caduto a terra quando arrivarono i genitori di Elisa ed una pattuglia di Polizia.
- Rocco! – urlò Nicoletta – Rocco smettila!
- Signora De Marco. – si riscosse il cuoco – Elisa è in Ospedale, questo animale le ha fatto qualcosa.
- Sappiamo tutto, Rocco. – annuì il padre mostrandogli con la testa la pattuglia.
- Aiuto agenti. – gemette Tommaso – Questo pazzo mi ha aggredito.
- Signor Tommaso Vermicino, - parlò l’agente – la dichiariamo in arresto per percosse e tentato omicidio di Elisa De Marco.
- Cosaaaaaaaaaaaaaa? – urlò Tommaso, ma Antonio fece partite la registrazione della telefonata ricevuta da sua figlia mentre lui la stava soffocando e insultando.
- Mi fai schifo. – gli sputò in faccia Rocco, gli occhi blu di rabbia.
- Smettila di fare lo scemo, Rocco. – lo sgridò Giusy mettendogli una mano sul braccio, turbata dal comportamento di quel giovane uomo – Corriamo da Elisa.
- In che Ospedale sarà?
- Il Gemelli. – rispose il padre – Andiamo presto.
I poliziotti portarono via Tommaso in manette, gli inquilini di Parco Paradiso corsero verso il garage ognuno alla propria auto desiderosi di sapere qualcosa di più sulla salute di Elisa.
- Dove pensate di andare? – domandò Rocco con voce atona – Andrò io e poi vi farò sapere.
- Ma… - iniziò Giusy.
- Niente ma. – scosse la testa il cuoco salendo sull’auto seguito da Perla.
Il tragitto fino all’Ospedale lo fecero in assoluto silenzio. Ognuno era perso nel proprio mondo ad affrontare demoni e paure. Rocco, non appena chiudeva gli occhi, riviveva la scena orribile che aveva visto davanti alla porta di casa di Elisa.
- Siamo arrivati. – annunciò Antonio – Andate. Io sistemo meglio l’auto.
- Sì. – annuì Nicoletta.
- Le starò vicino io. – mormorò con un filo di voce Rocco.
- Sei un bravo ragazzo. – sorrise – Grazie.
- Non sono un bravo ragazzo. Se lo fossi stato, Elisa non sarebbe in Ospedale adesso. – rispose con voce incrinata, ma non aspettò che l’uomo rispondesse, aveva chiuso lo sportello per seguire la madre della professoressa all’interno della struttura.

Nicoletta e Rocco entrarono nell’Ospedale, la donna dette i suoi dati personali e chiese della figlia. L’infermiere dietro al bancone la indirizzò in Terapia Intensiva.
Il cuore di Rocco perse alcuni colpi, prendendo sotto braccio la donna la accompagnò fino al piano del reparto, dove trovarono il primario ad aspettarli.
- Signora De Marco? – chiese.
- Sono io. – rispose con un singhiozzo – Lui è Rocco Rispoli, il fidanzato di mia figlia.
- Seguitemi. – li invitò muovendosi silenzioso lungo il corridoio – La signorina De Marco è stabile. Il nostro medico d’emergenza è stato molto bravo.
- Quali sono le sue reali condizioni, dottore? – chiese Nicoletta.
- Beh…
- Ha detto che è stabile. E questo non sempre con Elisa è buon segno.
- Nicoletta… - la chiamò Rocco – Stai calma…
- Scusate… - alzò le mani in segno di resa, stanca di tutta quella situazione. Odiava gli ospedali, odiava vedere sua figlia intubata e priva di sensi. Le sembrava di essere tornata indietro di dieci anni in un colpo e di essere invecchiata di cento in un battito di cuore.
- Elisa è stata in anossia per circa un minuto. – spiegò il medico leggendo la cartella clinica, aprì la porta filtro della stanza della giovane donna, invitandoli ad entrare – Adesso è in coma farmacologico e stiamo ripulendo il suo corpo dalle scorie causate dall’anossia.
- E il suo cervello? – chiese la madre dopo un minuto di silenzio.
- Risponde agli stimoli. Fino a che non sarà sveglia non potrò dirle di più.
- Dottore, noi ci conosciamo da tanto vero?
- Sì signora. So che lei è preparata e poco paziente. – le mise una mano sulla spalla, un gesto gentile che fece scoppiare a piangere Nicoletta – Io ho avuto il gravoso compito di dirle che sua figlia sarebbe rimasta cieca. Mi creda, a volte odio il mio lavoro.
- Lei è l’unico che ha capito cosa avesse Elisa e le ha salvato la vita.
- Già. – annuì lentamente e Rocco provò simpatia per quel neurochirurgo, il suo non era affatto un mestiere facile – Sto aspettando gli esami che abbiamo fatto fare in urgenza. Al momento il cuore risponde bene. I polmoni sono affaticati e la stiamo aiutando a respirare, soprattutto per non farle avere delle apnee.
- Ne ha avuta una qualche tempo fa. – spiegò Rocco – Mi ha visto in faccia, sono pazzo dottore?
- No. Non è pazzo, signor Rispoli. – sorrise l’uomo – Non abbiamo ancora capito cosa c’è nel cervello di Elisa che crea una specie di corto circuito. A volte, succede che il cervello la fa andare in apnea per resettare il sistema. E lei, per qualche secondo, riesce a vedere nuovamente il mondo.
- Questa anossia che ha avuto, potrebbe aver… come dire… sbloccato la situazione? – domandò con un filo di voce Nicoletta.
- Non posso pronunciarmi, signora. Non finché la signorina sarà in coma.
- Quanto la terrete così?
- Al massimo una settimana. Se il suo corpo risponde sempre bene come dieci anni fa, tra tre giorni sarà sveglia.
- Rocco, non ci resta che aspettare.
- Con Elisa non potrete stare insieme. Uno alla volta.
- Sì, ricordo ancora le regole dottore. La ringrazio.
- Signora, lei ha il mio numero privato. Qualunque cosa, mi chiami.
- Grazie di tutto.
- Arrivederci. – il medico uscì e Nicoletta scoppiò a piangere disperatamente. Rocco la abbracciò e la lasciò sfogare cullandola. Anche lui si sentiva completamente impotente e non sapeva cosa fare per aiutare la famiglia Di Marco in un momento delicato come quello.

Dopo il pianto liberatorio, Nicoletta si scusò con Rocco e gli spiegò come fare per prepararsi per entrare nella stanza sterile di Elisa. Lei aveva bisogno di parlare con suo marito e poi avrebbe trascorso con la figlia la notte, le sembrava carino lasciarli un po’ da soli.
Rocco la baciò sulla tempia, si preparò ed entrò in punta di piedi nella stanza.
Non era preparato a quella sensazione di vuoto e inutilità, non era mai entrato in una stanza di terapia intensiva ma non gli piacque affatto vedere quella ragazza così piena di vita in quell’enorme letto, piena di cavi e flebo che la tenevano in vita.
Resistette all’impulso di scappare a gambe levate e si mise seduto nella scomoda sedia al suo capezzale. Non sapeva cosa fare, così le prese la mano ed iniziò a parlarle di tutto quello che gli passava per la testa.

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