Could we pretend that we’re in love?

di addict_with_a_pen
(/viewuser.php?uid=615095)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


*Piccola nota inutile*
No, non mi è tornata la voglia di scrivere, e no, non sto proprio benissimo, però ho ritrovato questa “vecchia” (per modo di dire) storia e allora voglio provare a vedere se a qualcuno può piacere e al massimo andare avanti...
Questo è un capitolo insulso, più avanti credo diventerà un minimo più decente (?)
So che la trama non è affatto originale, l’ho presa da un film che adoro che ha a sua volta preso ispirazione da un fatto realmente accaduto, ma pensavo che per una ff potesse andare bene...
Spero che pubblicando questo magari cambierà qualcosa, baci :* :*

 

 






“Te l’ho detto che mi mancherai da morire?”
“Vai a prepararti, ruffiano che non sei altro.”
“Ti amo anch’io Frankie...”
È una mattina come tante, in una giornata come tante e Gerard e Frank hanno appena finito di mangiare una colazione come tante, insieme, seduti al solito tavolo della solita casa in cui vivono da oramai quattro anni, tre e trecentosessantaquattro giorni ad essere precisi.
“Se vuoi il tuo regalo di anniversario, ti conviene raggiungermi di qua, senza vestiti possibilmente!” Urla Gerard dal bagno dove si è appena andato a chiudere.
“Certo, prima però finisco di mettere a posto.” Risponde Frank trattenendo una risata al pensiero della risposta che tra poco suo marito gli darà.
“Fottiti Iero, non scherzare!”
“Arrivo!” Naturalmente... Non c’è modo che possa rinunciare o non accontentare quella diva di suo marito, poi oggi men che meno; Gerard, da bravo artista e marito ingrato che non è altro, ha deciso che è bello partire per un viaggio lavorativo oggi, giorno del loro quarto anniversario di matrimonio e Frank non ha particolarmente gradito la faccenda... Dopo averlo scoperto aveva passato tre giorni senza rivolgergli la parola, anche se alla fine aveva comunque ceduto, poichè Gerard sa sempre come farsi perdonare.
“N-Non posso comunque credere che tu abbia acconsentito di partire quel giorno, il nostro giorno...!” Si era lamentato Frank mentre era a letto, sudato e col fiatone e con accanto Gerard, ugualmente sudato e nudo dopo essersi fatto perdonare come meglio sa fare.
“Lo dici solo perchè dovrai rinunciare alle coccole.” Aveva detto quel bastardo con un sorriso sulle labbra, abbracciando Frank a sè, nonostante sapesse che tra poco si sarebbe ‘ribellato’ a causa di quell’osservazione.
Frank ama le coccole, ci va pazzo, quelle degli anniversari poi sono qualcosa a cui mai potrebbe rinunciare, ma invece Gerard pare aver deciso al posto suo che quest’anno dovrà passare la notte del loro anniversario da solo, raggomitolato sul divano a mangiare schifezze per colmare il vuoto...
A volte odia davvero molto suo marito.
“Piaciuto il regalo?” Mormora Gerard nell’incavo del collo di Frank, abbracciandolo stretto a sè nella doccia.
“Non pensare che con un misero pompino tu abbia risolto la situazione. Rimani comunque uno stronzo, ingrato, egoista, bastardo.”
“Buon anniversario Amore.” E gli chiude la bocca, baciandolo dolcemente e lentamente, mentre l’abbraccio non fa altro che diventare sempre più stretto.
“Non meriti di sentirtelo dire in questo momento, ma ti amo...” Sentite quelle parole, Gerard non può fare a meno di sorridere compiaciuto sulle labbra del suo Frank. Sa che in fondo è già perdonato e la cosa non può far altro che sollevarlo, dato che non potrebbe sopportare l’idea di partire lasciando da solo un Frank arrabbiato e triste, non ne sarebbe in grado.
“Mi chiamerai ogni sera... non è vero?” Chiede Frank in un bisbiglio mentre sta finendo di vestirsi, cercando di evitare a tutti i costi di incontrare lo sguardo di Gerard; non vuole che veda quanto triste sia di rimanere solo per il prossimo mese.
“Prometto Frank... Rimarrò in linea fino a quando non ti sarai addormentato.” E a quel punto, non può che considerare l’incazzatura passata, poichè come sempre, quel ruffiano di suo marito sa come salvarsi e farsi perdonare, farsi amare...
Frank è profondamente innamorato di Gerard, così come Gerard è incondizionatamente innamorato del suo Frank, non potrebbe essere altrimenti. Come dice sempre Mikey “siete peggio della colla voi due” e ha ragione, ha assolutamente ragione. Frank non riesce proprio ad immaginarsi una vita senza Gerard, sai che rottura sarebbe? Niente più baci sul collo che ama così tanto, niente più mutande sporche da lavare sparpagliate per la camera da letto, niente più litigate epiche per il cane che ancora spera di prendere, niente più nottate spese a coccolarsi dolcemente sul divano e... no, Frank non riesce proprio ad immaginarsi una vita senza quel rimbambito.
“Aww se piangi come faccio ad andarmene?” Esclama Gerard, intenerito oltre ogni limite nell’osservare gli occhi lucidi e il nasino già arrossato di suo marito.
“N-Non sto piangendo...” Si difende inutilmente Frank, abbracciando stretto a sè Gerard, cercando di fare il pieno del suo profumo di cui dovrà fare a meno per trenta lunghi giorni.
“Sei il mio Amore...” Risponde Gerard, per poi dargli un bacio tra i capelli.
“Stai attento, cerca di mangiare bene e di andare a letto presto, e non-” Lo bacia. Quando comincia a blaterare a caso, l’unica soluzione è baciare le sue bellissime labbra, non c’è altro modo per far tacere quel nanetto.
“Stavo per dire non innamorarti di qualcun altro...” Il fatto è che, anche se Gerard vorrebbe davvero ridere, non può farlo, poichè il tono usato da lui nel pronunciare quella frase è serio, come se Gerard potesse davvero smettere di amare quell’ammasso di dolcezza, risatine femminili, tatuaggi e lamenti insensati.
“Ho capito, quando torno ci prendiamo un giorno di vacanza e sto qui a riempirti di coccole e baci, va bene?” Sorride entusiasta sentite quelle parole, un po’ più tranquillo e rilassato.
“Buon viaggio Gee...”
“A presto” lo bacia “Ciao Tesoro” e se ne va.
Mentre vede l’auto  diventare piccola per poi scomparire, non può fare a meno di sentire lo stomaco chiudersi e la tristezza montargli addosso, così che si barrica in casa e si impegna in una pesante maratona di film rosa.
Dannatamente gay...
Frank pensa davvero di non potercela fare a stare un mese solo, così come non può fare a meno di preoccuparsi per lui, di pensare se il viaggio in aereo andrà bene, se una volta arrivato a Parigi troverà il suo albergo, se mangerà bene, se si ricorderà di chiamarlo e, sopratutto, se tornerà da lui... Ha sempre avuto la paura che durante uno dei suoi viaggi di lavoro Gerard potesse conoscere qualcuno di migliore di lui e quindi non tornare più indietro, non tornare più da lui, smettere di amarlo, e il fatto che questa sia forse la sua paura più grande è davvero imbarazzante. Si maledice internamente per tutti quei pensieri del cazzo, per poi convincersi a star tranquillo e andare in cucina a prendere un scodella di pop corn grossa quanto una vasca da bagno.
Sono passate a dir tanto quattro ore e Frank già non può fare a meno di sentirsi solo e preoccuparsi, perchè Gee aveva promesso di chiamarlo appena fosse atterrato, ma il suo cellulare ancora non ha ricevuto neanche l’ombra di una telefonata.
Quando finalmente squilla, scatta in piedi e si precipita a rispondere.
“Gee??”
“N-No Frank... S-Sono Mikey...” Un singhiozzo.
“Mikes che è successo...? Tutto bene?” Sono rare le volte in cui Mikey Way si fa vedere o sentire così vulnerabile davanti a qualcuno, quindi questo può solo significare che sia successo qualcosa di grave, qualcosa di brutto...
Un brivido gelido gli scende lungo la schiena.
“N-Non non va tutto bene...” altro singhiozzo “Gerard è... G-Gerard è...” Si blocca per piangere e a quel punto pure Frank scoppia in lacrime, poichè anche se non sa ancora cosa sia successo, non può evitare di entrare nel panico, dato che Mikey sta piangendo disperato e ha pronunciato il nome di Gerard.
“Mikey che è successo!?”
“Gerard ha avuto un incidente e-e ora è in ospedale...” sospira e continua a piangere “...è in coma.”
Buon anniversario...

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


“Giorno Amore. Dormito bene?” Ma, come oramai succede da mesi, Gerard non apre bocca.
“Sì, io tutto bene, grazie per averlo chiesto.” Dice Frank tirando le tende ed illuminando perciò l’intera stanza. Quando si volta verso il letto dove è sdraiato Gerard, il suo Gerard, non può far altro che sospirare e sentire il suo cuore stringersi e appesantirsi. Sono stati i cinque mesi più duri di tutta la sua vita, non riesce davvero a ricordare un periodo più cupo di questo, poichè oramai la sua vita era diventata Gerard, il prendersi cura di lui e della casa, così che questi giorni sono stati solo un grande e buio buco nero di tristezza.
“Sei bellissimo oggi, lo sai Gee?” Dice chinandosi verso il corpo di suo marito, per poi dargli un piccolo bacio sulla fronte e accarezzargli i capelli rossi sbiaditi. Sorride amaramente nell’ammirare quanto bello sia, considerandosi l’uomo più fortunato del mondo per aver avuto l’onore di sposare la persona più meravigliosa che esista al mondo.
“Sai, il medico oggi mi ha fatto il culo...” dice trattenendo una risata e accomodandosi su una sedia accanto al letto “Dice che devo mangiare, si lamenta di continuo dicendo che se mangiassi allora smetterei di svenire, ma non mi va proprio di mangiare, lo sai Amore? Non riesco a mettere piede in cucina, mi ricorda te, vedo la tua figura indaffarata a cucinare in ogni angolo, ma lui non vuole capire...” sospira “Ha detto che non può fare più niente per me se non collaboro e che già sono sottopeso, ma ancora una volta non vuole capire che non me ne frega un cazzo del cibo, delle medicine o della vita in generale.”
A questo punto si alza, cercando di trattenere le lacrime; non vuole piangere davanti a Gerard, non vuole renderlo triste, poichè lui è profondamente convinto che possa sentirlo, capirlo, amarlo... Esiste questa teoria secondo cui le persone in coma possano comunque sentire e ‘vedere’ tutto quello che gli accade attorno e Frank, forse più per disperazione, crede con tutto se stesso che Gerard possa percepire che lui è lì, che gli sta parlando e che sente terribilmente la sua mancanza...
“Come posso mangiare ancora se non sei tu a cucinare...?” dice in un sussurro, voltandosi verso la finestra e dando perciò le spalle al letto “Ti ricordi quanto ti faceva incazzare quando ti davo della ‘brava ed ubbidiente donnina di casa’? Non è colpa mia se ogni volta che decidevi che era il momento di cucinare tiravi fuori quel grembiule ricoperto di fiori e cuori, quell’ammasso di rosa e rosso” ridacchia “Eri ridicolmente adorabile con quel grembiule addosso, lo sai piccolo?” Ma, come sempre, non giunge nessuna risposta.
“Ti saluta Mikey. Ha detto che gli dispiace ma oggi non può passare perchè lavora fino a tardi.” Ritorna verso il letto per fare un’ultima carezza al volto addormentato di Gerard. A volte gli sembra addirittura di star per dimenticare il suono della sua voce, della sua risata, e questa cosa lo terrorizza. È forse questo il motivo principale della sua insonnia e del suo digiuno, la paura di non poter mai più sentire la voce del suo Amore.
“Signore, scusi, ma l’orario delle visite è finito, mi spiace ma deve andarsene.” Dice un’infermiera comparsa improvvisamente sulla porta, così che Frank si asciuga in fretta una lacrima scesa sul suo volto senza consenso e le rivolge un sorrisino veloce.
“Mi lasci due minuti per salutarlo...”
“Certo, faccia pure.” E se ne va, molto probabilmente pensando che sia pazzo, dato che salutare Gerard è totalmente inutile da oramai cinque mesi.
“Loro pensano che io sia pazzo, lo sai Gee? Pensano che tu non possa sentirmi, ma sono loro ad essere pazzi, perchè io sono sicuro che tu mi senti, che sai esattamente che io ora sono qui, con te...” un’altra lacrima scende rapida sulla sua guancia magra “Ti amo...”
Detto questo, esce dalla stanza, veloce e senza guardarsi indietro, diretto verso ‘casa’. Non riesce più a considerare casa quelle quattro mura, non riesce nemmeno più a considerarsi ‘Frank’ senza Gerard accanto, con quella risata dolce e i suoi baci delicati... Ma come diavolo si è ridotto? Magro quanto un malato terminale, sotto ansiolitici e, se continua così, tra poco pure antidepressivi, con due enormi borse perenni sotto gli occhi e vestito come un barbone, poichè che senso ha curarsi ormai?
Entra in macchina, chiude la portiera, si allaccia la cintura e comincia a piangere.
Non si riconosce più, sembra essere pure lui, come il suo Gerard, entrato in un buio e triste coma, senza risveglio, via d’uscita, scampo...
*****
“Gee, ti prego. So che puoi sentirmi...” ma, neanche a dirlo, dalla bocca di Gerard non esce nemmeno un suono “Parlami...”
Le cose sono andate così: dopo altri tre mesi e mezzo di quell’inferno, Mikey se n’era uscito con un ‘si è mosso!’ che aveva fatto schizzare Frank in auto e correre all’ospedale, dove però vi aveva trovato il solito letto freddo con il solito corpo addormentato di suo marito.
Inutile dire che ogni giorno speso in quella stanza si era rivelato un fallimento, poichè Gerard non ha davvero la minima intenzione di aprire i suoi bellissimi occhi.
“Gee ti scongiuro... I-Io non ce la faccio più, non credo di potercela fare ad andare avanti così...” si lascia scappare un songhiozzo di pianto “Lo psicologo continua ad insistere sul fatto che bisogna prendere in considerazione tutte le ipotesi, le soluzioni, se così si possono chiamare, ma sebbene una sia bella, le altre fanno davvero cagare...” altro singhiozzo “Non posso soltanto prendere in considerazione l’idea che ti sveglierai tra anni o, peggio ancora, che non ti sveglierai mai. I-Io non sono forte Amore, dicevi sempre che ero la tua forza, il tuo coraggio, quella cosa che ti spingeva ad andare avanti anche quando non c’erano ragioni per farlo, e-e lo stesso eri tu per me, sei tu per me...” Si blocca per abbandonarsi ad un grande e disperato pianto.
Frank non piange spesso, in genere le volte in cui si concede di piangere sono rare, sono solo a causa di avvenimenti davvero straordinari, cose che lo scombussolano profondamente a livello emotivo e sentimentale. L’ultima volta in cui si era permesso di piangere era stato a causa della morte di suo padre, circa tre anni fa; aveva pianto per giorni, non osando mettere piede fuori casa e non rivolgendo la parola a nessuno. Aveva ricominciato a comunicare con il mondo esterno solo dopo che Gerard non aveva fatto altro che baciarlo, abbracciarlo, fargli complimenti e coccolarlo durante la notte per un’intera settimana, risollevandolo da terra e tirandolo fuori dal suo buco di tristezza, ma ora, ora che il suo Gee è perennemente addormentato da otto mesi, come può smettere di piangere?
“Io ti aspetto Amore, io sono qui ad aspettarti ma, ti prego, cerca di tornare in fretta...” Sussurra per poi posare un bacio leggero sulle labbra fredde di Gerard.
Dopo aver ammirato per il tempo che ritiene opportuno la bellezza di suo marito, si alza e va a raggomitolarsi sulla poltrona vicino alla finestra, unico posto dove può trovare un minimo di pace e conforto. Da dopo l’incidente non vi è stata una singola notte in cui sia riuscito a chiudere occhio, a riposare bene, poichè il letto non può che apparirgli come qualcosa di crudele, come un pezzo di marmo freddo e senza conforto, non può che avere incubi ogni volta che prova a sdraiarsi su quel letto troppo grande per la sua figura magra e sciupata, poichè Gerard non è lì, non c’è nessuno che lo stringe a sè coccolandolo e baciandolo dolcemente, così che la stanza dove oramai è prigioniero da mesi è l’unico posto che può considerare casa, o perlomeno simile ad essa. Si accontenta di sapere che lui è lì, è in quella camera, a pochi metri di distanza, si accontenta di pensare che se lui sta dormendo, allora vuol dire che deve fare lo stesso a sua volta, poichè se sta riposando così sereno e tranquillo, allora non c’è nulla da temere, di cui essere spaventati... non è così?
Si stringe le braccia attorno, cercando di darsi un minimo di conforto e cercando di illudersi che quell’abbraccio sia di Gerard. Patetico, no? Si appisola dopo aver pianto per circa altri dieci minuti, sorridendo amaramente nel ripensare all’ultimo discorso avuto con Gerard in quel lontano giorno in cui avevano festeggiato il loro quarto anniversario di nozze...
Dopo a dir tanto dieci minuti di sonno si sveglia, agitato ed incapace di soltanto pensare di poter ritornare a dormire. Sarebbe volentieri andato accanto a lui, sdraiato sul suo petto per poter sentire il suo cuore battere e il suo profumo cullarlo, ma già una volta in passato, dopo che le infermiere l’avevano scoperto, era stato invitato a scendere e non vuole davvero ripetere la situazione imbarazzante, rivedere gli sguardi di pena e compassione che gli avevano rivolto appena vista la scenetta patetica.
Si stiracchia, anche se non ce n’è bisogno visto il suo breve sonno, per poi raggiungere un’ultima volta il letto e salutare Gerard.
“Torno domani, okay piccolo? Ho promesso a Ray di passare il pomeriggio con lui e quindi devo andare via prima, mi perdoni?” È ovvio che non avrebbe mai potuto rispondere ‘sì’ piuttosto che ‘no’, ma Frank oramai ci ha fatto l’abitudine, si illude di poterlo sentire pronunciare ancora il suo nome prima o poi, ha questa ‘speranza malsana’ che, in fin dei conti, è l’unica cosa che gli rimane...
“Chi sei?” Okay, dovrebbe davvero smetterla di parlargli assieme, poichè poco gli manca prima di impazzire definitivamente; è impossibile che Gerard gli abbia chiesto qualcosa.
“Chi cazzo sei??” Stavolta però alza lo sguardo verso lui e poco gli manca prima di morire sul colpo: Gerard è sveglio! Gee, il suo Gee, suo marito, è sveglio!
“Gerard! Amore mio, finalmente!” dice coprendosi la bocca con le mani e piangendo come una fontana per la gioia “I-Io non pensavo ti saresti svegliato ora!” Fa per chinasi su di lui per abbracciarlo, accarezzarlo e baciarlo dopo tutto quel tempo, ma subito si immobilizza.
“Non toccarmi!” grida Gerard in lacrime “C-Chi sei? Perchè mi hai chiamato Amore...? Cosa mi è successo?”
Due infermiere, allarmate dalla voce terrorizzata di Gerard, si catapultano in stanza, una si appresta a tranquillizzarlo, mentre l’altra afferra la figura confusa e nuovamente a pezzi di Frank per portarlo fuori dalla camera.
“Che cosa gli ha fatto?” Gli chiede la donna con voce severa.
“I-Io l’ho solo salutato... Stavo per baciarlo e-e... ma lui sembra non sapere più chi io sia... C-Che cazzo significa??” Sentite quelle parole, l’infermiera abbassa lo sguardo e sospira, confondendo ancora di più Frank.
“Mi dispiace...” È l’unica cosa che esce dalle sue labbra, prima di rientrare nella stanza e aiutare l’altra infermiera a tranquillizzare Gerard che, in questo momento, sta fissando Frank attraverso il vetro con occhi colmi di terrore.
A quanto pare alcune persone non sono fatte per avere una vita facile...
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


“Mi dispiace molto, ma a volte può succedere. Era una possibilità che avremmo dovuto tenere in considerazione già dall’inizio. Suo marito ha picchiato molto forte la testa ed è probabile che il trauma abbia causato qualche malfunzionamento, per così dire, nella sua memoria. Mi creda, mi dispiace molto, ma penso che non ci sia molto da fare se non aspettare e... sperare.”
È dunque questo tutto ciò che Frank riporta a casa, niente Gerard, niente gioia, niente serenità, niente amore, solo quella fredda diagnosi fatta da un dottore che, sebbene non abbia colpe, Frank non può evitare di odiare con tutto se stesso.
“Mi dispiace Frankie...” aveva detto Mikey restituendogli ‘momentaneamente’ la fede che Gerard non vuole sapere di vedere “Starà un po’ da me, solo per adesso. Quando starà di nuovo bene potrà tornare qui, okay?”
Frank non aveva avuto la forza di dire nulla, troppo preso e distrutto nell’osservare quella fede che, quasi cinque anni fa, aveva posto attorno al dito dell’oramai non più suo Gee.
“Ti faccio sapere come sta. Notte Frankie, ti voglio bene...”
L’aveva stretto forte a sè, ma ancora una volta Frank era troppo dilaniato internamente dalla vista di Gerard che, seduto in macchina, stava aspettando che Mikey tornasse e lo portasse a ‘casa’. Quando poi i loro sguardi si erano incontrati, non ce l’aveva più fatta ed era scoppiato a piangere, correndo in casa e chiudendosi la porta alle spalle.
È dunque questo il motivo per cui ora è accartocciato a terra contro la porta, intento a piangere e tremare al pensiero di dover passare il resto della sua vita da solo. Si trascina in cucina, prende la boccettina di ansiolitici e ne ingoia due in più del previsto, per poi andarsi ad accucciare nel letto e, finalmente, dormire dopo quella giornata che l’aveva privato di ogni forza.
*****
“Hey, Frank. Sveglia nano!”
Non ha neanche bisogno di aprire gli occhi per capire di chi si tratta.
“Fottiti Ray.” Si gira sull’altro fianco, dando perciò la schiena a quello stronzo del suo amico che ora ha preso a picchiettargli la spalla.
“Alzati, dai. Sono le undici e mezzo, devi mangiare, lavarti e uscire con me e Mikey.”
Risponde con un verso simile a un grugnito.
“Non mi va molto di vivere oggi...” Mugugna avvolgendosi fin sopra la testa nel suo piumone, sperando di poter trovare ancora qualche traccia superstite del profumo di Gerard. Già, è otto mesi che non cambia le coperte e si rende conto pure lui che non è una cosa normale, che oramai le lenzuola sono sudice, ma finchè Gee non torna a casa, allora non può neanche prendere in considerazione l’idea di cambiarle.
“Avanti Frankie... Ti abbiamo preparato i pancakes, tutti sanno che ami i pancakes...”
“Amo solo quelli di Gerard.”
E, dopo questo, Ray si arrende, nel senso che si arrende nel provare a convincerlo con le buone, poichè passa allo scoprire tutto d’un colpo il corpo consumato del suo amico e lo fa rotolare giù dal letto, spingendolo lui stesso.
“Che cazzo fai!? Lasciami stare, non ti ho chiesto io di venire a casa mia a cucinare ed accudirmi!”
“No, non lo hai chiesto, hai ragione, ma non posso accettare che il mio migliore amico si lasci andare fino a questo punto, che non si curi e che non abbia nemmeno un minimo di amor proprio. Io e Mikey siamo qui dalle otto di mattina a cucinare, sebbene non sappiamo farlo come Gerard, a mettere a posto la casa, sebbene non sappiamo dove vadano tutte le cose come solo Gerard sa, a cercare di organizzarti la giornata, sebbene, ancora una volta, non sappiamo e non possiamo fare quello che Gerard faceva, ma possiamo fare altre cose, possiamo provare a renderti felice anche noi. Quindi ora ti alzi, ti lavi, ti vesti e vieni giù a mangiare con noi.” Detto questo esce dalla stanza e lascia Frank solo a terra, avvolto ancora nelle coperte che, sa benissimo pure lui, non hanno più nemmeno un vago ricordo del profumo delizioso di Gerard.
Si alza a fatica, come se sollevarsi dal pavimento sia qualcosa di difficile e improponibile, per poi guardarsi allo specchio e rabbrividire: Ray ha ragione... dov’è finito il vecchio Frank di un tempo? Quella figura sciupata e patita è tutto meno che lui, con la sua gioia e spensieratezza e il suo ottimismo ingenuo che, oramai, non sono altro che un ricordo ben sepolto e dimenticato.
“Frank ti conviene darti una mossa! Altrimenti saremo costretti a salire entrambi e portarti giù a forza!”
E allora si muove.
*****
Sono due ore che Gerard è immobile, seduto sul divano letto in sala che Mikey ha preprato apposta per lui, a fissare il vuoto e cercare di capire cosa cavolo sia successo alla sua vita.
Ieri è stato terribile, dopo essersi risvegliato si era ritrovato come investito dalla realtà, schiacciato da una situazione e da una vita che non pensava nemmeno di avere... È gay, è un artista, ha trentatre anni e ha avuto un incidente, sono solo queste le poche cose che ricorda ora, solo questi piccoli frammenti in un mare di ricordi e immagini confuse, tutte mischiate assieme e sovrapposte tra di loro. Poco prima che stamattina Mikey uscisse di casa dicendo “Vado a vedere come sta Frank... Prometti che starai bene senza me?”, era riuscito a strappargli qualche altro pezzetto del suo passato, come il fatto che è felicemente sposato da quasi cinque anni con un uomo e che è appena tornato indietro da un coma durato otto mesi.
Gli dispiace un sacco di aver trattato Frank in quel modo, quell’uomo apparentemente sconosciuto di cui nemmeno sa il cognome, ma con cui ha condiviso così tante cose... Ripensare al suo volto magro e sciupato illuminato da quel sorriso genuino non appena aveva riaperto gli occhi gli fa tristezza, gli provoca un dolore lancinante al petto, poichè lui lo aveva trattato così male, lo aveva respinto, aveva respinto suo marito, e tuttora la cosa gli sembra assurda, nel senso, ha un matrimonio sulle spalle, una casa tutta sua, un lavoro meraviglioso, suo sogno da sempre, e una memoria con delle cancellature enormi e una matita senza punta per riscrivere in quei buchi.
Quando sente la porta aprirsi, scatta in piedi, risvegliato improvvisamente dal suo stato di trance, e corre verso suo fratello che finalmente si è degnato di tornare per ridargli indietro altri pezzi del suo passato sfuocato.
“Hey Gee, tutto bene? Scusa se ho fatto tardi, solo che-”
“Non importa. Dobbiamo parlare.” Detto quato, afferra il fratello per un braccio, lo accompagna in sala e lo fa sedere sul suo divano letto ancora disfatto.
“Ma che...?”
“Silenzio, adesso parlo io.” Dice accomodandosi a sua volta accanto a lui ed elencando sulle dita le sue domande, una per una mentre le pronuncia piano e con sicurezza.
“Prima cosa: perchè ero in coma? Secondo: qualche novità per il lavoro, nel senso, quando dovrò ricominciare? Terzo: quanti film strepitosi mi sono perso? Quarto: perchè ho dei fottuti capelli rossi in testa? E quinto... come sta Frank?” Tira un sospiro, come se tutte quelle domande lo avessero prosciugato e rubato troppe energie, per poi alzare lo sguardo ed incontrare quello del fratello, colmo di confusione e tristezza.
“Gee il medico ha detto di andarci piano, di non riempire subito la tua testa con mille informazioni. Ti farebbe male, non penso di poter rispondere, non a tutto almeno.”
“Ti prego Mikey...” E Mikey sa già che non riuscirà a dirgli no, non dopo tutto quel tempo passato a soffrire e tentare di ricordare i bei momenti trascorsi col fratello mentre lui era in coma, bloccato tra la vita e la morte.
“Okay Gee...” sospira e si passa una mano sul volto “Hai avuto un incidente, un camion è venuto addosso alla tua auto mentre stavi guidando e per ora ti basta sapere questo. Non chiedermi dove stavi andando e cosa era successo prima, non è il momento, okay?” Gerard vorrebbe davvero accontentarsi di quella misera spiegazione, ma non può, non ne è in grado. Si è perso un pezzo troppo grande della sua vita, non può accettare il fatto di non avere spiegazioni.
Guarda Mikey in volto e subito si pente di essere stato così sfrontato e affamato di avere risposte, poichè ciò che ha ottenuto è solo un misero frammento di passato e un fratellino in lacrime da consolare.
“Hey M-Mikey, mi dispiace...” lo stringe forte a sè “Non volevo farti piangere, scusami.”
Lo stringe per alcuni istanti, cullandolo piano e cercando di capire che cosa abbia scatenato quell’ondata di tristezza nel cuore di suo fratello, scartando categoricamente il motivo vero che, sebbene non sia difficile da immaginare, lui non vuole accettare. Non può pensare di averlo fatto soffrire così tanto durante quegli otto mesi di sonno, non può soltanto immaginare la figura magra di suo fratello accucciato nel letto a piangere il suo coma, il suo cuore non può sopportarlo.
“Scusami Gee... è-è che sembra surreale. Fino all’altro giorno eri addormentato e silenzioso, mentre ora sei qui, a parlarmi ed abbracciarmi, quando io oramai avevo perso la speranza... È sempre stato Frank quello positivo, quello che continuava a sperare che ti saresti svegliato, ma io non ce la facevo proprio. Scusami se non ho creduto in te...” E ricomincia a piangere piano sulla spalla di Gerard, dove oramai la maglia è fradicia ed inzuppata dalle sue lacrime colme di tristezza e confusione.
“Ssssht Mikes, va tutto bene... Sono qui ora, non me ne vado più da nessuna parte, okay? Non piangere stupido, non piangere più” gli accarezza piano la schiena, sentendo il suo corpo cominciare a rilassarsi un po’ “Ti voglio bene.” E a quel punto non può che tranquillizzarsi definitivamente nel sentire un sospiro di sollievo provenire dal fratello un po’ meno a pezzi di prima.
“Okay, scusa” ride piano, sciogliendo l’abbraccio e sedendosi meglio “Mi sei mancato un sacco, lo sai? Le maratone di film horror squallidi non erano le stesse senza te. Io e Frank non siamo alla tua altezza  di commenti idioti” sorride appena “Dovremmo rifarlo prima o poi, cioè, quando sarai pronto ovviamente.” Si rabbuia all’improvviso e prende a fissare terra, perchè probabilmente si è reso conto che nominare ancora Frank non è stata una grande idea...
“C-Come sta Frank...?”
Cala il silenzio.
“Beh, lui sta... Frank sta bene, ora che ti sei svegliato meglio.” Rivolge un sorrisino tristissimo al fratello, per poi alzarsi e fare per andare via, cercando di fuggire il più lontano possibile da quella situazione scomoda in cui si è ficcato lui stesso.
“Mikey non mentirmi! Non sta bene, col cazzo che sta bene, sembra un malato terminale, l’hai visto? È-È magro come un chiodo, non puoi dirmi che ora sta miracolosamente bene...”
“Okay, anche se ti dicessi che sta malissimo, che non mangia e che non esce più di casa, che cosa risolverei? Nulla, assolutamente nulla, quindi non pensarci e vatti a preparare che andiamo a trovare mamma e papà.”
Si dirige velocemente verso la sua camera da letto, dopo aver però fatto il grave errore di girarsi e guardare un’ultima volta il volto triste di Gerard.
“Forse sarebbe stato meglio se non mi fossi mai svegliato... Insomma, sto facendo soffrire tutti, se fossi morto allor-”
“Se fossi morto cosa? Eh, Gerard?? Che cazzo stai dicendo? Le cose si possono sistemare, ma i morti non si possono resuscitare. Vatti a vestire e smettila di dire cazzate.” E non può far altro che schizzare in piedi ed ubbidire al  comando severo del fratello.
‘Le cose si possono sistemare’... Non ne è così certo onestamente.
*****
“Ray ci siamo appena visti, cosa c’è?”
Non sono passati neanche dieci minuti da quando Ray se n’è andato da casa di Frank che già lo ha richiamato, con tono felice e speranzoso.
“Vuoi venire a cena da noi oggi? Christa ha cucinato quel piatto vegano schifoso che sa tu ami, l’ha fatto apposta per te, non puoi dire di no.”
“Mi spiace Ray, dille che apprezzo molto quello che ha fatto per me e che non avrebbe dovuto, davvero, ma io non me la sento di uscire stasera...” Sente l’amico sospirare dall’altra parte della cornetta e subito si sente in colpa, un mostro, poichè oramai è buono solo a far soffirre e deludere le persone, non può far altro.
“Okay Frankie, tranquillo, glielo dico io che non puoi venire, non è un problema. Al massimo ti porto io domani quello che ti ha cucinato, o puoi passare tu, va bene?”
“Okay, vedremo...” bugia “Buonanotte Ray.”
“Notte amico, chiamami se hai bisogno di qualcosa, sai che puoi sempre contare su di me.” E mette giù.
Frank sa che dovrebbe reagire, piantarla di piangersi addosso e provare a ricominciare a vivere, ma non ne ha le forze. Dopo tutto quel tempo passato accanto al letto dove viveva suo marito, dopo tutto quel tempo passato ad amarlo incondizionatamente, a credere in lui e ad aspettare il suo risveglio, non può accettare di essersene tornato a casa solo con una fede, la sua fede, e niente di più... L’ha riposta in una scatolina sopra il comodino che sta dalla parte del letto in genere usata dal suo Gee e non può evitare di sentire il suo cuore frantumarsi quando l’occhio gli cade in quel punto. Cosa se ne fa di uno stupido anello? Cosa se ne fa di una casa così grande, gelida e vuota? Cosa se ne fa di tutto questo amore sprecato...? No, lui sa che non andrà mai sprecato, sa che Gerard si ricorderà di lui, della loro storia e della loro promessa di matrimonio in cui si sono giurati amore eterno. Sa che almeno ora che si è svegliato le cose vanno già meglio, perchè sta bene, è vivo, ed è bellissimo. Sapere che almeno sta bene è una gradissima soddisfazione e fonte di tranquillità, sapere poi che è insieme a Mikey, al suo fratellino tanto adorato, gli da ancora più gioia, poichè ogni luogo è meglio dell’ospedale, casa di Mikey poi è perfetta.
Si accuccia sulla poltona che usava sempre lui, unico luogo che forse ha conservato una minima traccia del suo profumo delizioso, per poi stringersi le braccia attorno al busto e cercare di ricordare i momenti felici passati insieme, e non il suo rifiuto straziante o lo sguardo terrorizzato che gli aveva rivolto appena sveglio.
Cerca di ripensare a quel lontano giorno in cui erano andati a fare un pic-nic all’aria aperta e Gee gli aveva detto per la prima volta “ti amo”; cerca di pensare a quando, durante una fredda notte d’inverno, lo aveva stretto forte a sè e lo aveva coccolato per cercare di alleviare il suo malessere dovuto alla febbre alta e per scaldarlo e scacciare via quei brividi; cerca di pensare a quando avevano danzato sotto la pioggia, facendosi prendere per pazzi da tutti, un giorno in cui Gee era triste ed abbattuto per un fallimento lavorativo e di quando poi gli aveva sussurrato all’orecchio “grazie Amore mio...”, talmente piano e talmente a bassa voce che ancora adesso non sa se sia stata la sua immaginazione o se lo abbia detto davvero; cerca di pensare a tutti gli sguardi beati e carichi d’amore che gli ha rivolto, a tutti i ritratti, le coccole, i baci e i sospiri, ci prova davvero, ma chissà come mai non ci riesce...
Prende il cellulare e invia un patetico messaggio a Mikey, sperando che lo capisca e che non pensi sia solo un povero disperato, anche se in fondo lui stesso si considera come tale:
“domani puoi portarmi qualcosa di G? una maglietta, felpa, qualunque cosa, basta che profumi di lui... scusa Mikes, ne ho davvero bisogno.”
Ripone il cellulare sul tavolo, per poi riaccucciarsi sulla poltrona e addormentarsi, almeno crede di essersi addormentato...
Non ricorda di aver mai preso sonno così velocemente in vita sua.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


“Era ora che ti svegliassi! Buongiorno principessina.”
Gli sembra di averla già vissuta questa scena e non molto tempo fa...
“Ray perchè sei sempre a casa mia...?”
“Infatti non siamo a casa tua...”
Frank si volta verso la voce che ha appena parlato e nota che non vi è solo Ray.
“Mikey portalo fuori da camera mia, okay? Non è divertente ragazzi. Va bene che avete deciso di farmi da balia, ma al mattino lasciatemi in pace.”
Fa per voltarsi, in modo da dare le spalle ad entrambi ma appena osa soltanto muoversi un po’ per poco non cade giù. Da quando il letto è così piccolo...?
“Frank. Sei in ospedale, ti ricordi? Ti abbiamo portato qui stamattina...”
Sentite quelle parole, strabuzza gli occhi e si guarda attorno, notando che in effetti i muri blu della camera sono miracolosamente diventati bianchi, il letto a due piazze pare averne persa una ed essere diventato ancora più duro, il soffitto si è alzato e nel suo braccio c’è un ago di flebo.
“Ma che cazzo è successo...?”
Lo guardano con espressione triste e intenerita, per poi avvicinarsi un po’ di più al letto e sedersi accanto a lui.
“Frank... da quanto tempo è che non mangi?”
“Beh...” cerca di ripensare all’ultima volta in cui i suoi denti hanno masticato qualcosa “cinque giorni fa? Boh, forse meno... anzi no, missà sei.”
Ray e Mikey si scambiano un’occhiata carica di preoccupazione e gli ci vuole un po’ di tempo prima di rispondere a loro volta.
“Frankie i medici sono preoccupati, ti hanno fatto una flebo con qualcosa tipo zucchero e altre sostanze, ma hanno detto che sei talmente debole che...” Mikey si blocca, incollando lo sguardo a terra e schiarendosi la voce.
“...che ti stai uccidendo. Poco ci manca che ci lasci le penne.” Finisce Ray che, al contrario di Mikey, ha lo sguardo fermo e severo incollato a quello di Frank.
“Ragazzi, non mi importa più di vivere. Sono serio, io non la reggo più così tanta tristezza, non ce la faccio più...”
“Frank, hey, guarda me” alza lo sguardo e nota che Ray gli si è avvicinato pericolosamente, tanto che pensa che lo voglia ammazzare di botte per tutte le cagate che ha appena detto “A me importa che tu viva, a noi importa di te.”
Al contrario delle sue aspettative, vede l’amico chinarsi su di lui ed abbracciarlo fortissimo, tanto che per un attimo si sente mancare l’aria.
“Frankie la vita può prendere un’altra piega, a volte succede, e anche se questa è davvero brutta e inaspettata, non vuol dire che tu debba rinunciare e arrenderti...” stavolta è Mikey che parla, con la voce spezzata dalle lacrime che sta trattenendo “N-Noi ce la stiamo mettendo tutta e, ti prego, provaci anche tu...” si schiarsice nuovamente la voce, diventata roca per il groppo di lacrime che ha in gola “Ti voglio bene” e lo va ad abbracciare a sua volta.
Frank sa che non è solo, ma allo stesso tempo non può fare a meno di sentire questo vuoto straziante nel suo corpo fragile e debole.
“Aspettate!” chiede allarmato dopo essersi fatto abbracciare e coccolare per bene “Se siete entrambi qui, allora dove avete lasciato Gee?”
“Qui.” No... non può essere.
Frank pensa di essere davvero impazzito quando poi, oltre alla voce, lo vede comparire dietro i corpi di Ray e Mikey.
È... è bellissimo...
“Sicuro Gee?” Pur essendo solo un sussurro, Frank sente Mikey pronunciare questa frase all’orecchio di Gerard e, successivamente, lo vede annuire ed abbassare lo sguardo.
“Ci vediamo dopo Frankie” dice Ray dirigendosi verso la porta assieme a Mikey “Sei in buone mani.”
Dopo averli visti uscire, Frank avverte il panico impossessarsi di lui, prendere il controllo dei suoi pensieri, emozioni e... sì, anche delle lacrime.
“Hey, non piangere, t-ti prego...”
C’è così tanto imbarazzo e freddo in questa stanza, Frank non ricorda di avere mai vissuto un’esperienza del genere con Gerard, non ricorda di essersi mai sentito così a disagio o di aver mai provato vergogna davanti agli occhi di suo marito. Non lo ricorda, ma in otto mesi le cose cambiano...
“Ti ho portato una cosa...” Mormora Gerard, per poi appoggiare una sua felpa sulla pancia di un Frank confuso oltre ogni immaginazione.
“Gee-erard” si corregge “Perchè...?”
“Mikey mi ha detto che ti sarebbe piaciuto avere qualcosa che profumasse di me e allora ho passato tutta la mattina con questa felpa addosso così... così forse adesso sa un po’ di me...”
Frank vorrebbe piangere, se non lo stesse già facendo da quando Gerard ha messo piede in quella camera fredda, allora adesso sarebbe scoppiato di sicuro in un fiume di lacrime.
“N-Non avresti dovuto, io non... Mikey non avrebbe dovuto dirtelo...” sospira e cerca di darsi un contegno con le lacrime “Grazie Gerard...”
“Puoi annusarlo se vuoi, per sapere se va bene o no...”
Frank non ci sta capendo più nulla. Gerard si è appena svegliato, ha appena riaperto gli occhi dopo mesi di buio e sonno, cosa ci fa lì con lui? Il mondo è cambiato, otto mesi sono un sacco di tempo, dubita seriamente che non abbia nulla di meglio da fare se non perdere tempo lì con lui, in quello stato penoso e triste.
“Ti faccio pena, è così?” si porta la felpa al viso e, finalmente, il profumo delizioso di suo marito lo travolge e tranquillizza “Sei qui perchè sono penoso, so che è così.”
Rimane con la faccia immersa in quella stoffa morbida e profumata per minuti, un po’ perchè quell’odore gli è mancato troppo, un po’ perchè ha ripreso a piangere e non vuole farlo vedere e un po’ perchè non ha la forza di guardarlo negli occhi, non in questo momento.
“No Frank” sente il letto affossarsi da una parte, così capisce che Gerard si è appena seduto “sono qui perchè sei mio marito, perchè tieni a me, m-mi ami...” sospira “e perchè voglio ricostruire la mia vita e mettere a posto la tua.”
Sentite quelle parole, Frank non può che togliersi in fretta la felpa dal viso e, finalmente, guardare Gerard negli occhi.
“T-Tu cosa...? Gee-erard” si corregge nuovamente “hey, io sto bene, devi pensare solo a te ora, poi vengo io, adesso non è importante, non sono importante...”
“Beh, però tu sei una parte di me, quindi sono esattamente dove voglio essere” si alza lentamente dal materasso, per poi voltarsi un’ultima volta verso Frank “Ti lascio riposare ora, sarai stanco” gli rivolge un sorriso malinconico “Proverò a ricordarmi di te Frank, lo giuro...”
Ma, Prima che possa uscire, Frank si risveglia un attimo dal suo dormiveglia di vergogna e lo prende per un polso.
“G-Grazie... Non sai quanto abbia significato per me, non lo sai...”
“Spero di saperlo presto anch’io...” altro sorriso “Puoi chiamarmi Gee comunque se vuoi. A presto Frank.” ed esce.
Dopo che la porta si chiude, Frank rimane solo di nuovo, lui, le lacrime, il cuore a pezzi e una felpa dal profumo carico di ricordi e amara gioia.
Non crede di essere pronto a ricominciare a vivere, anzi, combattere, non lo crede proprio...
“Ridatemi il mio Gee...” Sussurra prima di abbandonarsi a un sonno che pare morte.
*****
“Mikey sta malissimo! Io non voglio che qualcuno soffra così tanto per colpa mia, non lo accetto...”
Appena tornati a casa, Gerard non riesce proprio a togliersi dalla testa la figura sciupata e malridotta di Frank, non può proprio far nulla se non continuare a pensare alle sue lacrime, al suo accenno di sorriso dopo aver abbracciato la felpa a sè e ai suoi occhi così bui e spenti, niente a che fare con il ‘meraviglioso color nocciola’ di cui gli aveva parlato Mikey. Si sente un mostro, sa che la colpa non è sua, ma sa anche che se non tornerà presto da ‘suo marito’, allora il prossimo passo non potrà che essere la morte...
Morire dal dispiacere e dal dolore, fino a quel giorno Gerard non avrebbe mai pensato che potesse accadere davvero...
“Morirà...” sussurra fissando il pavimento “Morirà e io ne sono l’assassino...”
“Gee, ma che dici?” Mikey gli si avvicina piano e lo abbraccia “Tu non sei l’assassino proprio di nessuno, okay? È-È una situazione strana, insolita, rara, ma non hai colpe, va bene?”
“Mikey io non posso più vederlo così, non posso!” Esclama avviandosi verso la cucina per tentare invano di distrarsi dalle immagini che ha in testa facendosi un bel caffè.
Quello lo ricorda... perchè ricorda il sapore del caffè e non ricorda Frank? Perchè ricorda di quando era piccolo, ma non ricorda il giorno del suo matrimonio? Perchè ricorda così tante piccole inutili cose, ma non una così importante come lo è Frank...?
“Adesso io e Ray lo stiamo convincendo ad andare da uno psichiatra che gli prescrivi degli antidepressivi, così dopo dovrà star meglio, vedrai...”
Per poco Gerard, sentendo quelle parole, non si ingozza col caffè.
“Psichiatra? A-Antidepressivi!? Mikey, lo sto ammazzando...”
Si accascia su una sedia e abbandona il caffè, dato che il suo stomaco dopo la notizia pare essersi rovesciato come un calzino e rimpicciolito a dismisura.
“Gee n-non è vero, okay!? Andrete entrambi a fare terapia e vi metterete a posto. Ci sto provando, ma se non ci prova lui, allora non posso farci niente...” sospira e si siede al tavolo davanti al fratello “Pensi che non le abbia provate tutte? Ho fatto o-ogni cosa, l’ho portato da più psicologi, ma non ne vuole sapere... C’è stato un periodo, attorno ai sette mesi del tuo coma, in cui io e Ray pensavamo di averlo perso, non si trovava più, e-era scomparso... Dio, quel nano me ne ha fatte passare di tutte...”
Si nasconde il viso tra le mani, addolorato da tutti quei ricordi orribili che hanno preso a vorticare nella sua testa, tormentandolo e facendogli rivivere tutti quei momenti tristi che, a quanto pare, non sono finiti e non hanno la minima intenzione di farlo nemmeno adesso.
“E alla fine dov’era? Cioè, dove l’avete trovato?”
“Lo vuoi sapere davvero...?” Chiede Mikey con un filo di voce, trovando la forza di alzare lo sguardo e vedere il fratello annuire.
“Era tornato nel posto dove vi siete sposati, vestito con l’abito che aveva quel giorno e con in mano un mazzo di fiori. Quando gli abbiamo chiesto che stesse facendo lì, ha risposto “lo aspetto” e quel giorno ho davvero temuto che fosse impazzito, che avrebbe avuto bisogno di cure, farmaci, terapia...” ride, una risata nervosa e isterica “Poi l’abbiamo caricato in macchina a forza, tirato due schiaffi e si è ripreso, ma ha comunque bisogno di aiuto.”
Gerard per poco non si ingozza ancora, stavolta con la sua saliva, dopo quelle parole. Ha condotto una persona alla pazzia... Non ci può credere, non vuole farlo.
“Per questo motivo, adesso che almeno sei sveglio e stai bene, voglio riprovare a proporgli la terapia...” fa una pausa in cui va ad aprire le finestre, per prendere un po’ d’aria “...e anche tu dovrai. I dottoti hanno detto che ogni giorno d’ora in poi andrai dallo psicologo dell’ospedale, specializzato in traumi come il tuo, che ti aiuterà a ricordare e vivere meglio dopo quel che è successo.”
“No, da quando prendi scelte per me scusa?” chiede Gerard, indignato e ancora scosso per la questione Frank “Mi sono appena svegliato, non ho diritto a un po’ di pace?”
“Gee, ti prego, non frankizzarti anche tu e ascoltami...! Ti farà bene, vacci, ti supplico...”
E come può Gerard dire di no a quegli occhi e a quel musettino triste?
“Okay...” risponde infine, cedendo alle suppliche del fratellino “Sai qualcosa del mio lavoro? Cioè, mi hanno contattato o-”
“Sì, ferie per malattia pagate fino a quando lo riterrai opportuno” sorride “Una bella fortuna, no?”
E Gerard non può che essere d’accordo.
“E invece se voles-”
“Gee. Basta domande, un passo alla volta, ricordi? Non serve riempirti la testa di cose, non ora.”
“Volevo solo chiederti se posso tornare a vivere a casa mia...”
Gelo.
“C-Come? Di già? Ma sai che lì ci abita Fr-”
“Dio, sì che lo so!” esclama con forse troppa cattiveria “Ma appunto perchè voglio aiutarlo penso che sia meglio tornare ad abitare con lui. Magari lo convincerò a farsi curare...”
Ci sono alcuni istanti di silenzio, silenzio in cui sia uno che l’altro cominciano a pensare e farsi venire mille dubbi e preoccupazioni, a cui pone fine Mikey.
“Se ne sei sicuro allora... allora va bene...” non sembra molto convinto ad essere onesti “Sei appena tornato Gee, non so quanto potrai trovarti bene lì, non lo so davvero. Frank è... Frank è una persona molto triste adesso, n-non penso ti troverai bene...”
“Mikes, appunto perchè è una persona molto triste voglio trasferirmi da lui e sì, so che sono sveglio da così poco, ma le cose che ho visto e sentito oggi mi hanno fatto capire che prima inizio e prima io e Frank... io e Frank staremo bene.” Pronuncia quelle parole con una sicurezza che nemmeno lui prova in questo momento, ma Mikey pare averci creduto ed essersi finalmente convinto a lasciarlo tornare a ‘casa’.
“Certo, se te la senti... perchè no?” Sorride apppena.
“Domani mattina saremo lì, faccio le valigie.”
*****
Oramai Frank pensa che non proverà mai più la gioia, la felicità, non avrà più l’onore di amare ed essere amato e non sarà più in grado di vedere il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto. Onestamente, lui lo vede proprio vuoto, senza più neanche una gocciolina d’acqua al suo interno, poichè quel “a presto Frank” con cui ieri Gerard l’aveva salutatto, lo ha letteralmente ucciso. L’ultima volta in cui gli aveva detto “a presto”, aveva mentito, poichè per lui Gerard è ancora in viaggio su quell’aereo che otto mesi fa non ha mai preso e sta ancora andando ad esporre la sua nuova idea per un fumetto nuovo a Parigi, città dell’arte e città dell’amore.
Frank sta ancora aspettando che quel Gerard torni dal suo viaggio, ma a quanto pare il volo è stato cancellato e il biglietto non si può cambiare nè ora nè mai.
Oggi è una giornata così soleggiata che gli viene il volta stomaco soltanto a mettere il naso fuori dalla finestra, così che ha deciso di abbassare tutte le tapparelle ed isolare la sua perenne notte interiore dalla vita e dalla gioia del mondo esterno.
Come può una persona ridursi così a causa di un’altra? Le separazioni, i divorzi, le rotture e i “non ti amo più!” sono così comuni al giorno d’oggi, e forse è proprio per questo che Frank ci sta così male...
“Tu pensi che io sia pazzo?”
“No Gee... no Amore mio, no... Vieni qui.”

Ricorda ancora quel giorno, quel giorno lontanto in cui era tornato a casa e aveva trovato suo marito seduto nel bel mezzo del suo studio, circondato da pittura e lacrime per un quadro che proprio non voleva saperne di venire fuori bene.
“Ognuno è normale a modo suo Gee, ricordalo...” Ma forse di normale, Gerard non ha mai avuto nulla.
Loro non erano normali, loro erano il tipo di coppia che va in giro alle tre di notte urlando e facendosi insultare da tutti, quelli che vanno a fare il bagno nudi nel laghetto di qualche giardino pubblico, quelli che fanno apposta ad aprire la porta in mutande e con i ‘capelli da sesso’ agli scocciatori con le loro pubblicità porta a porta e quelli che ad ogni loro anniversario si sono rifatti le promesse di matrimonio, si sono ripetuti il discorso con tutta la storia del “in buona e cattiva sorte” e “in salute e malattia” ed è esattamente questo il motivo per il quale non riesce ad accettare la situazione miserabile in cui sono finiti.
È tutto così normale, tutto così banale e sbagliato... Frank non ha mai capito le coppie che si lasciano, e non vuole di certo venire a capirlo ora.
“Frank? Sei in casa?” Sente qualcuno bussare alla porta e l’unica persona che bussa nonostante esista il campanello, non può che essere Mikey.
“Sì Mikey... Che cosa vuoi?” Cerca di chiedere con tono garbato e ‘solare’
“Wow, sei diventato un vampiro? Sei scemo a tenere tutto così giù?”
“Vaffanculo Michael.” Fine dell solarità.
“Hey, Michael un cazzo! Apri, che ho una sorpresa per te.”
Wow... non vede assolutamente l’ora, si sente proprio in vena di ricevere una sorpresa.
“L’unica sorpresa che vorrei adesso non può farmela neanche Gesù Cristo, ammesso che esista, perchè nè le macchine del tempo e nè Cupido esistono, quindi non sono interessato nella tua sorpresa...” Sospira affranto dopo essersi reso conto di quanto maleducato sia appena stato col suo amico.
“Se non vuoi che chiami Ray allo-”
“No! Ho capito! Arrivo, rompicoglioni...”
Si trascina dietro la porta giusto per vedere Mikey in faccia e cacciarlo una volta per tutte, ma appena la apre, muore sul colpo.
Gerard.
“Stavi dicendo riguardo a Gesù Cristo e le macchine del tempo...?”
“O-Oddio, caz-no! Allora... scusa, mi dispiace, n-non pensavo che ci fossi pure tu, Dio... sono inguardabile, as-aspetta un attimo. Mikey! Potevi chiamarmi prima!”
Arrossisce e scompare in camera per, perlomeno, mettersi dei vestiti decenti, dato che il pigiama non è esattamente ciò che si definisce ‘alla moda’ o semplicemente ‘umano’.
Che vergogna!
Si veste alla velocità della luce e si precipita di nuovo in sala, dove adesso lo sta attendendo solo ed esclusivamente Gerard. Il cuore prende a battergli all’impazzata e le guance gli si tingono di rosso, come fosse in presenza della sua prima cotta.
“Umh... dov’è Mikey?”
“È andato, mi ha solo dato un passaggio.”
“Vuoi che ti riaccompagni a casa dopo? N-No, aspetta non è una buona idea magari...”
“Sono già a casa. Non devi acccompagnarmi proprio da nessuna parte.” Dice Gerard con un sorrisino imbarazzato, rigirandosi tra le mani una vecchia foto di loro due al mare che Frank ama più della sua stessa vita.
“Di che anno è? Mi piacciono i tuoi capelli...” Aggiunge riferendosi all cresta mezza bionda e mezza nera che Frank, in un momento di pazzia, aveva deciso di farsi.
“Emh... credo sette anni fa, magari otto... non ne ho idea.”
“Oh, stiamo insieme da molto, non è così?”
Ma insomma!
Perchè c’è un Gerard Way seduto sul loro divano con in mano una loro foto squallida che mai avrebbe dovuto vedere?
“Già... nove anni.”
E cala il silenzio.
“Gerard che ci fai qui?”
Sentita quella domanda, Gerard si alza dal divano e va a riporre la foto nella vetrinetta dalla quale l’ha presa, per poi voltarsi verso Frank e cercare di sorridergli nel modo più rassicurante che può.
“È casa mia questa, casa nostra, e adesso che sto bene pensavo che... ecco, pensavo che fosse ora di tornare a vivere qui” fissa il tappeto persiano a terra “con te...”
“Con me?” chiede Frank, non riuscendo a trattenersi “Con me Gerard...? Io sono uno sconosciuto per te, q-questa non è più casa nostra, come puoi pensare di poterti trovare bene qui?”
“I-Io voglio provare a farti star bene, non sarà facile, ma io pensav-”
“Beh, pensi male Gerard, poichè di miracoli io ancora non ne ho visti, e in casi come questi ciò che ci vuole è solo questo, solo un miracolo” si lascia sfuggire una lacrima “Non mi serve la tua pietà Gee... Vieni, ti riporto da Mikey, nella tua vera casa...”
Ma prima che possa soltanto avvicinarsi alle chiavi dell’auto sulla mensola dietro la porta, sente il suo polso venir stretto da una presa salda e ferrea. Si immobilizza.
“Pietà? Sul serio Frank? Io, qui per pietà...?” ride amaramente, per poi prendere un’altra foto poggiata sul tavolino, una foto del loro matrimonio, e mostrargliela “Questa non è casa mia? Allora chi è quest’uomo che stai baciando, eh Frank!? Dimmelo, perchè mi sembra di conoscerlo e mi sembra che gli manchi, lo sai? Che gli manchi baciarti e che gli manchi sapere perchè ti ha sposato e amato.”
Frank è senza parole, non era questa la reazione che si aspettava, non lo era di certo. Non può che rimanere fermo, come pietrificato, e fissare quella foto con odio e al tempo stesso amore.
“Non vuoi la mia pietà, ma io nemmeno voglio la tua. Sono qui perchè mi va di stare qui e perchè, Dio, sei magro come sa il cielo cosa, e voglio prepararti il pranzo. Ancora convinto che questa casa non sia mia?
“N-No...”
“Bene. Apparecchia la tavola.”
E Gerard è tornato, tornato come solo gli uragani san fare... “Non sarà facile” oh no, non lo sarà proprio, ha perfettamente ragione.
Forse adesso Frank è pronto...
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Il primo giorno è stato catastrofico...
Freddo, vuoto e imbarazzante, tanto che per un attimo Gerard era addirittura arrivato a pensare di aver sbagliato ad essere tornato a vivere in quella casa tappezzata di ricordi di una vita che non gli appartiene più.
“No, lasciale le foto...” Aveva detto dopo aver visto Frank, armato di scatolone e sguardo triste, attivarsi per togliere tutte le loro fotografie da casa, credendo che così Gerard si sarebbe trovato meglio.
“Sei sicuro? N-Non sono troppo, non so, non è che-”
“Va bene così Frank, tranquillo.”
Ma non andava bene così, come non andava bene il fatto che Frank aveva passato la notte sul divano invece che nel letto, dove già si era acciucciato e da dove, dopo l’imbarazzo di Gerard, era fuggito scusandosi con uno “scusa, forza dell’abitudine... Notte Gee.”
C’erano un sacco di cose che non andavano, e se ne sarebbero sicuramente aggiunte un altro milione, ma Gerard non voleva andarsene, non voleva arrendersi.
Non voleva rinunciare a Frank.
Un’altra cosa sbagliata era stata trovarlo accartocciato sulla poltrona e arrotolato in una coperta quel mattino, e anche l’avergli fatto una carezza e tolto un po’ di capelli sporchi dalla fronte lo era stato, ma il preparargli i pancakes è invece stata la cosa migliore che Gerard avrebbe mai potuto fare.
“M-Mi hai preparato i pancakes...?”
Si volta e vede la figura piccola e magra di Frank sulla porta, con due occhi colmi di sorpresa e... gioia. Mikey aveva ragione, i pancakes lo avrebbero tirato su di morale.
“Certo, bisogna pur mettere un po’ di carne su quelle ossicina che ti ritrovi.”
E, finalmente, Frank sorride dopo tutto quel dolore provato.
“Hai messo il grembiule... oooh sto sognando, ne sono certo...!”
E... sì, Mikey aveva ragione anche per quanto riguarda quel grembiule osceno e vergognoso. Gerard ama davvero molto suo fratello.
“Meno sogni e più pancakes. Siediti, tra poco sono pronti.”
E Frank ubbidisce, ancora convinto di star sognando e convinto che, una volta svegliatosi, Gerard non sarà più qui, in cucina a preparagli i pancakes con il suo grembiule addosso.
Scoppia a ridere
“Sono così tanto ridicolo con questo coso addosso?” Chiede Gerard con un sorrisino timido sulle labbra e mettendo quattro pancakes grossi come una casa nel piatto di Frank.
“Sono felice Gee! Sono così felice, grazie!”
Gerard avrebbe fatto i pancakes più spesso in futuro.
“Ah, quasi dimenticavo...” dice per poi versare una cascata di sciroppo d’acero sulla colazione di Frank “Ecco, mangia e ingrassa più che puoi, okay? Buon appetito.”
“Così mi farai diventare obeso!” Si lamenta Frank continuando a ridere e divorando il suo primo pancake fumante.
“Oh ci vorrà ben altro per farti diventare obeso, sei... sei così magro, n-non...”
“Sì, faccio schifo, lo so...” abbassa lo sguardo, colmo di vergogna, e mette in bocca un’altra forchettata della sua colazione “Non mi sono curato molto nell’ultimo periodo, scusami...”
Gerard, sentita quella frase, strabuzza gli occhi, come se le parole di Frank fossero una pazzia, cosa che in effetti per lui sono.
“Primo, non ho mai detto che fai schifo, okay? Non lo penso nemmeno. Sono solo preoccupato per la tua salute, fine. Secondo... scusa? Dovrei essere io quello a scusarsi qui...”
Rimangono in silenzio per il resto della colazione, mangiando in fretta e bevendo i loro caffè bollenti senza dire una singola parola e a quel punto, Frank si sente un po’ meno pronto e felice di riavere Gerard a casa. Intendiamoci! É euforico del fatto che finalmente lui stia bene, sia vivo, ma non può dire lo stesso per quanto riguarda il loro amore svanito nel nulla che lui è certo non essere capace di ritrovare, di ricostruire.
Frank è stanco, è provato a livello mentale e fisico, sta di merda se vogliamo proprio dirla tutta, e non ha le forze e capacità di prendersi cura di lui e di Gerard, non può farcela. Non può resistere senza dargli il bacio del buongiorno e della buonanotte vedendo che lui è lì, è lì davanti a lui e che, nonostante tutto, è ancora suo marito...
Ha il suo sogno più grande e amato davanti agli occhi, ma i sogni non si possono nè toccare nè avverare...
“Va bene, tra poco passa Mikey a prendermi, finisci pure la tua colazione, tutta, mi raccomando, e poi metti nel lavandino che quando torno lavo. Non osare lavare un singolo cucchiaino, intesi?”
“D-Dove vai!?” Chiede con tono terrorizzato e agitato, vedendolo prendere giacca e portafoglio e dirigersi verso la porta. A Gerard piange il cuore.
“Hey, tranquillo” dice con il tono più rassicurante che può, avvicinandosi a Frank e sforzandosi di fargli una carezza “Vado a fare terapia, sai, i dottori dicono che mi farà bene, ma tra massimo due ore torno, okay?”
“Oh... okay. A dopo Gee.”
Si sorridono timidamente e dopo Gerard esce, appena in tempo prima che Mikey si mettesse a suonare il clacson per chiamarlo.
“Allora? Com’è andata?”
“Oh, b-bene... Gli ho fatto i pancakes e, sai, li adora davvero” ride istericamente “A dire il vero non so neanche come cazzo faccia a ricordarmi la ricetta o-o come cazzo faccia a star lì, cosa ci faccio lì!? Mikey! Non metterò a posto nulla!” E scoppia a piangere sulla spalla del fratello.
“Ce la farete Gee... Ora andiamo e vedrai che sapranno consigliarti, che ti aiuteranno a capire che fare...”
Da un bacio sulla guancia del fratello ancora in lacrime e parte, sperando davvero che questo terapista possa essergli d’aiuto.
Mikey odia sentirsi inutile e, soprattutto, odia vedere piangere suo fratello...
*****
Oggi la giornata è cominciata meglio.
Certo, Frank ha comunque passato la notte raggomitolato sul divano ed è anche vero che Gerard, appena entrato in doccia, era scoppiato a piangere, ma adesso che sono seduti al tavolo a mangiare i loro pancakes, va meglio.
“Dormito bene stanotte?” Chiede Frank, per poi bere un sorso del suo caffè fumante.
“Ecco... a proposito di dormire, io... Frank, voglio che dorma anche tu nel letto, come è giusto che sia. Non posso più vederti sulla poltrona tutto accartocciato mentre io me ne sto bello comodo in un letto matrimoniale a due piazze.”
“Tranquillo, va bene così Gee.”
Ma forse questo non avrebbe dovuto dirlo.
“No! Non va bene così, okay!? Cazzo, non va bene nulla, non va bene esattamente nulla, hai capito!?”
Frank, sentite quelle parole, si sente come pugnalato, si sente morire e si sente umiliato oltre ogni limite, così che si alza, ripone tazza e piatto ancora colmi di pancakes nel lavandino ed esce dalla cucina.
“N-Non hai finito di mangiare...”
“Non ho più fame.”
La giornata è comunque cominciata bene, o almeno, lo era.
Gerard si sente un mostro, sa che deve usare la massima gentilezza e tranquillità quando parla con Frank, sa che ha già sofferto troppo a causa sua e ha anche una dannata paura che il suo piccolo cuore distrutto e debole prima o poi si spezzerà definitivamente, ma non può evitare di reprimere tutta questa rabbia che ha dentro, tutto questo odio che nutre nei suoi confronti per non ricordarsi nulla, così che quando esce fuori, lui esplode, nel vero senso della parola... Il terapista ieri gli ha detto che è normale, che è giusto essere confusi, spaesati e tristi, ma il fatto è che Gerard è solo arrabbiato, molto anche. Lui vuole solo ricordarsi di Frank, è tanto da chiedere?
Beve il suo ultimo sorso di caffè e va a riprendere il piatto colmo ancora di pancakes di Frank, con l’intento di andare a cercarlo, scusarsi e fargli mangiare almeno qualche altro boccone, ma appena dopo essere entrato in camera da letto, butta il piatto a terra e si copre gli occhi con le mani.
D-Dio, Gerard! Si può anche avvertire, esci!”
Sì... Frank è nudo e si sta cambiando, il che è del tutto normale, ma non per Gerard. Chissà quante volte l’avrà visto nudo prima del coma...
“S-Scusami...” Borbotta imbarazzato, prima di girare i tacchi e uscire dalla camera, rosso in volto e ancora più incavolato con se stesso.
“Che cosa volevi? E, soprattutto, perchè avevi il mio piatto in mano?” Chiede Frank dopo essersi vestito in fretta e furia ed essere andato in cucina dove Gerard sta mettendo a posto i piatti.
“Volevo che finissi di mangiare la tua colazione...” mormora senza girarsi e continuando a mostrare perciò le spalle a Frank “E-E poi volevo scusarmi...”
Silenzio.
“Non importa Gerard, non importa” risponde lui con tono piatto e inespressivo, che non fa altro che far sentire Gerard sempre più stupido e crudele “Ci vediamo dopo, vado a lavorare.”
“Al lavoro??” Chiede Gerard, voltandosi all’improvviso e fissandolo come fosse pazzo.
“Sì, perchè?” risponde Frank con una risatina “Cosa c’è di strano?”
“N-No, nulla...! Pensavo che... non so, non ne ho idea.”
Mentre in realtà sia uno che l’altro sanno benissimo cosa intendesse.
“Sto bene Gee, non preoccuparti. Ci vediamo stasera. Non fare disastri mentre sono via e, ti prego, non usare la macchina...”
Si avvicna velocemente a lui e gli da un bacio velocissimo sulla guancia, prima di afferrare le chiavi dell’auto e correre fuori dalla porta, lasciandosi dietro le spalle una scia d’imbarazzo e vergogna.
“Buon lavoro Frank...”
Ma, oramai, è già rimasto solo in casa, con la sua rabbia, odio, tristezza, sensi di colpa e guance rosse per quel bacino ridicolo appena ricevuto.
Ritorna a lavare i piatti per non pensarci.
*****
“Gee non posso dirti come vi siete conosciuti tu e Frank, non è così che funziona! Aspetta che torni dal lavoro e parlatene, okay?”
“Ma Mikey, ti prego! Immaginati la scena! Non posso chiedergli come ci siamo conosciuti, è-è imbarazzante...”
Gerard, seduto in quello che una volta era il suo studio o ‘laboratorio d’arte’, sta cercando di convincere Mikey ad aiutarlo da dieci buoni minuti, senza tuttavia risultati...
Si era stufato di aspettare Frank, aveva passato il tempo da dopo la sua seduta con lo psicologo fino alle sei di pomeriggio ad aspettare che Frank tornasse, ma, non vedendolo più arrivare, allora aveva cominciato a girare per casa e darsi un’occhiata attorno. A quanto pare, amavano davvero molto farsi foto e, soprattutto, baciarsi in continuazione. In circa novecento delle mille foto che ha scovato in giro, ci sono lui e Frank abbracciati, o l’uno in braccio all’altro, o mentre si danno un bacio.
Non sa davvero come ci si possa dimenticare di un amore così bello come lo era quello tra lui e Frank, non riesce davvero a capirlo.
Dopo aver scavato nei cassetti del comodino di Frank alla ricerca di qualcosa e dopo aver trovato la sua fede sul comodino opposto a quello in cui stava curiosando, si era andato a rifugiare nello scantinato che, a quanto pare, non era solo un semplice ripostiglio per i mobili...
Vi aveva infatti trovato tele, quadri, dipinti, schizzi e, soprattutto, un ritratto meraviglioso di Frank seduto sulla poltrona mentre legge, ma lui, come al solito, non ne ha memoria... Non ha nemmeno memoria di aver mai imparato a disegnare e dipingere così bene, non può essere davvero lui l’autore di tutto ciò che è racchiuso qui dentro, ma le firme sui quadri non mentono.
“Gee, devo andare ora, parlane con lui. Ci sentiamo dopo, ti voglio bene.”
“No Mikey asp-”
Ma ha già messo giù.
Si alza da terra, dove si era accucciato e comincia a guardare un po’ tutti quei disegni e ritratti confusi che ci sono. Sfiora le tele con la pittura secca sopra, ammira un tramonto rosato e, soprattutto, rimane sconcertato dalla quantità di ritratti di Frank che ci sono... Gli viene da piangere, non ce la fa, non riesce più a stare immerso in tutti questi ricordi meravigliosi che non riavrà mai più indietro, non riesce nemmeno a ricordare come si fa a dipingere!
‘Al mio unico, solo e grandissimo Amore.
Buon compleanno Frankie.’

E dopo aver letto questa dedica sotto a un quadro, scoppia definitivamente a piangere, buttandosi a terra e sentendosi stanco, spossato e senza scopo. Piange per ore, o forse sono solo minuti, magari secondi, ma ogni volta che prova a rialzarsi e scappare da quel luogo infernale, il suo sguardo ricade sempre su un ritratto o su quella dedica, così che rimane lì bloccato, non può fare altrimenti.
Si sdraia a terra, portandosi le gambe strette al petto e continua a piangere, continua a soffrire e pensare. Dio, non può fare a meno di farsi del male pensando a come tutti questi dipinti siano brutti e senza significato adesso, a come lui e Frank non riavranno più nulla di tutto questo amore perduto e di come questa sia... colpa sua, della sua mente, del suo coma.
“G-Gerard!”
Sente la porta del seminterrato scricchiolare e, dopo di che, due mani tirarlo su  e togliergli un po’ di capelli bagnati per le lacrime dal viso.
“Gee che ci fai qui? Dio, mi dispiace, mi dispiace, credimi, avevo chiuso apposta tutto qui dentro, n-non avresti dovuto vedere nulla, scusami, scu-”
“Frank mi dispiace di averti rovinato la vita!”
E si butta fra le sue braccia, continuando a piangere e sentendosi debole, sbagliato e fuori posto.
“Non dire assurdità! Tu me l’hai migliorata e adesso io la migliorerò a te, giuro che lo farò...”
Lo stringe forte e continua a sussurrargli “va tutto bene...” all’orecchio, fino a quando Gerard finalmente smette di piangere e si fa accompagnare fuori da quella stanza tanto odiata e spaventosa.
“Mettiti sul divano che ora ti porto un po’ d’acqua.”
Gerard si butta sul divano, come dettogli da Frank, e aspetta, aspetta che torni di là da lui e, soprattutto, aspetta che le cose che ha appena visto gli diano pace. È esausto.
“Ecco qui, bevi che starai meglio...” Gli sorride timidamente e gli lascia il bicchiere tra le mani, per poi voltarsi e fare per andarsene.
“N-No Frank, stai qui, ti prego...”
Si sistema meglio sul divano per fargli posto, sperando che lo accontenti e che non lo lasci solo, non adesso.
“Okay Gee...”
Rimangono in silenzio per qualche istante, uno bevendo la sua acqua e l’altro mangiandosi le unghie per l’agitazione, fino a quando Gerard non rompe il silenzio.
“Come ci siamo conosciuti?”
“C-Come scusa?”
“Sì... insomma, in che modo ci siamo conosciuti?”
E a quel punto, il cuore di Frank si sbriciola definitivamente. Non ricorda neanche di averlo mai incontrato, conosciuto, speso del tempo con lui... Si sente solo e sconfitto, ma fa un bel respiro e risponde comunque alla sua domanda.
“Beh, noi... noi ci siamo conosciuti al liceo, poi siamo diventati amici e-e il resto è accaduto col tempo.”
Non basta come risposta, lo sa pure lui, e difatti...
“Frank non aver paura, raccontami tutto, ti prego...”
“N-Noi eravamo due sfigati al liceo, almeno questo lo ricordi, no?”
Gerard annuisce tristemente nel ripensare a quel periodo orribile speso nella miseria e nella depressione totale.
“Ecco, un giorno m-mi hanno chiuso nel tuo armadietto e quando tu l’hai aperto e mi hai trovato lì, tutto solo e frignante, mi hai tirato fuori e... mi hai abbracciato...” sorride tristemente nel ripensare a quel momento “Non mi conoscevi, eppure sei stato lì ad abbracciarmi per ore, nonostante tutti ci stessero giudicando e urlando ‘froci!’ o altre cose del genere. A te non importava... M-Mi hai portato in bagno e mi hai lavato via il sangue che era uscito e poi rappreso sul labbro, sai, di pugni ne ricevevo così tanti, ma non tu... Tu sei stato con me fino a quando non ho smesso di piangere e-e poi da quel giorno siamo diventati inseparabili. Ne facevamo di tutti i colori, Dio mio!” Ride felice nel ricordare quei giorni, così che Gerard non può fare a meno di sorridere a sua volta.
“Una volta, per vendicarci di tutti i bulli, io ho fatto pipì in uno dei loro armadietti e tu hai messo la cacca del tuo cane dentro quello di un altro.” Altre risate.
“Avevo un cane...?”
“Sì” dice Frank annuendo “Si chiamava Bowie.”
“Oh, Dio è vero! Ero proprio uno sfigato...”
Ridono insieme per un po’ e in quel momento sembrano una coppia, lo sembrano davvero, una coppia felice che ricorda il loro passato e che ride amabilmente.
Frank crede di essere fermo ancora ad otto mesi fa, lo crede davvero, ma la domanda che dopo gli pone Gerard, gli fa capire che invece non è così.
“E poi? Poi cosa... ecco... quando ci siamo-”
“Messi insieme?” annuisce “Beh, dopo un po’ di tempo, quando io sono uscito dal iceo, tu mi hai chiesto se volevo venire ad abitare con te dato che avevamo le università vicine e-e io ho accettato...” arrossisce violentemente al pensiero “Poi abbiamo cominciato a conoscerci e ci-ci siamo...” alza lo sguardo a incontra quello attento e rapito di Gerard “ci siamo innamorati, piano piano...”
“Puoi raccontarmi di come ci siamo innamorati...?”
Ormai le guance di Frank sono bordeaux e il suo stomaco è in subbuglio totale; sta accadendo tutto troppo in fretta, non sa per quanto potrà ancora andare avanti a raccontare.
“Non sono troppe informazioni? Mikey ha detto di-”
“Oww fanculo Mikey!” ride “Ti prego Frank... Racconta.”
Frank non pensa di essere pronto, come pensa che non sia pronto nemmeno Gerard, ma come può dirgli di no? Okay, magari ometterà di parlare di quella volta in cui si sono addormentati nudi l’uno sopra l’altro sul divano, quando faceva troppo caldo per la coperta ma troppo freddo per rinunciare al calore dei loro corpi a contatto, e magari ometterà pure di dirgli di quando si sono baciati ‘per sbaglio’ quando ancora non stavano insieme e, soprattutto, ometterà di raccontargli del loro primo bacio vero e proprio e tutto ciò che l’ha seguito, tutte le carezze, i sussurri, le coccole, gli orgasmi e le notti passate svegli a fare l’amore e parlare del loro futuro e della vita che avrebbero passato insieme.
Sì, Frank dovrebbe omettere un bel po’ di cose, ma non può farlo.
“M-Magari un’altra volta Gerard, che ne dici?” dice guardandolo con sguardo triste e supplichevole “Ora ceniamo e magari poi te ne parlerò, va bene...?
“Okay Frank, quando ne avrai voglia, tranquillo...”
Ma Frank non pensa che troverà mai questa voglia.
“Che mi cucini stasera?”
“Se ordinassimo una pizza...?”
“Perfetto!”
Ma veramente è tutto meno che perfetto...
“‘Raccontami di come ci siamo innamorati’ Oooh Gerard... Come faccio a raccontarti di una cosa che per te non sarà altro che la trama di un film rosa ma che per me è la mia vita?” Si limita a pensare Frank, per poi sorridere amaramente e mobilitarsi per chiamare la pizzeria.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


*Piccola nota inutile*
Era da un po’ che non facevo un’intro, per il semplice fatto che non ho idea di che dire, ma pensavo che magari a qualcuno potessero interessare queste due cose (???)
La soria, possiamo dire il film, a cui mi sono ispirata è ‘La Memoria del Cuore’ e, se non l’avete mai visto, vi consiglio di vederlo perchè è davvero bellissimo;
Il titolo della storia è una frase di una canzone di Halsey, ‘Is There Somewhere’ e, anche in questo caso, vi consiglio di ascoltarla. Penso che Halsey mi abbia influenzata più del dovuto negli ultimi tempi ahaha.
Detto questo, baci a tutti e, come sempre, buona lettura :* :*

 








Alla fine della settimana le cose si sono un po’ stabilizzate e, sicuramente, sono migliorate.
Frank ha preso un chilo e sì, è solo un chilo, ma il sorriso di gioia e orgoglio comparso sul volto di Gerard dopo aver visto la bilancia, lo valeva tutto.
Certo, le cose che non vanno rimangono sempre molte, come il fatto che Frank ancora non ha voluto saperne di mettere piede nel letto o come quando Gerard lo ha beccato a piangere in silenzio in bagno, con le braccia strette attorno a quel corpo magro e debole e la schiena ricurva, con tutta la colonna vertebrale in bella vista. Frank è ancora guasto, non è a posto, ma nemmeno Gerard lo è.
“Ti tirerò fuori dall’armedietto ancora Frank, e poi ti abbraccerò, lo giuro...” Aveva sussurrato Gerard una notte al suo orecchio, credendo che stesse dormendo ma sbagliandosi.
Avevano perfino riso, avevano parlato ancora del loro passato sbiadito speso assieme ma, purtoppo, ancora nulla per quanto riguarda il loro matrimonio.
“Gee è presto per parlare di questo... Non correre, c-ci conosciamo solo da poco più di una settimana in fondo.”
E avevano chiuso lì l’argomento.
Adesso, essendo domenica ed essendo perciò entrambi liberi da sedute e lavoro, sono seduti l’uno accanto all’altro sul divano a leggere, così che le cose che non vanno non sono più un loro problema.
“Hey Frank?” Chiama Gerard, strappando Frank dalla lettura intensiva del suo libro.
“Sì...?”
“Posso farti un ritratto?”
Morto.
Frank non riesce a credere alle sue orecchie dopo averlo sentito pronunciare quella frase.
“O-Oddio, un ritratto? Sul serio Gee...? Te la senti?”
Sente Gerard ridacchiare e poi lo vedere alzarsi e dirigersi verso lo scantinato, pronto per prendere tele e pennelli. Certo, gli si stringe ancora il cuore a scendere quelle scale e rientrare in quella stanza, ma dopo che Frank ha coperto e nascosto tutti i dipinti che lo raffigurano e dopo che Gerard lo ha visto ricomparire da sotto con gli occhi lucidi per il dispiacere, si sente come in debito con lui e sente il bisogno di rimediare a ciò che ha fatto.
Spera che fare un nuovo ritratto da capo risulterà molto meno sbagliato di rivedere tutti quelli vecchi e... senza emozioni, lo spera davvero tanto...
“Certo, solo che non credo di ricordarmi come si fa...”
Frank ne dubita davvero molto, ma si limita a sorridere e tenere i suoi dubbi per sè. Un ritratto! Dopo otto mesi, Gee ha deciso di fargli un ritratto! Finalmente la vita sta ricominciando a girare nel verso giusto.
Dopo poco, lo vede spuntare da dietro la porta dello scantinato con pennelli tra i denti, colori sotto le ascelle e una tela tra le mani, così che un sorriso di tenerezza gli nasce sul viso.
Gli è mancato così tanto suo marito e, soprattutto, lo ama con tutta la sua anima.
“Bisogno di una mano?”
Ma, prima che si possa alzare per raggiungerlo e aiutarlo, lo sente mugugnare un “no” tra tutti quei pennelli che tiene in bocca.
Sì, lo ama decisamente molto...
“Okay” sbuffa dopo aver buttatto tutto sul divano, affaticato e coi capelli arruffatissimi “Pronto?”
E Frank non può far nulla se non annuire entusiasta.
Scompare dietro la tela tenuta in piedi da un cavalletto, così che l’unica cosa che Frank riesce a scorgere sono i suoi capelli rosso spento, scompigliati e incasinati.
“Domani ti aiuto a rifare la tinta.” Dice d’un tratto, senza volerlo e senza rendersene conto ma, prima che possa rimangiarsi tutto e scusarsi, vede Gerard sbucare da dietro la tela e sorridergli timidamente.
Il tempo passa, i minuti diventano ore e le farfalle nello stomaco di Frank non si fermano neanche per un istante.
Un ritratto è un po’ come se qualcuno ti prendesse un pezzetto d’anima, di cuore, e lo mettesse su una tela, per preservarlo e tenerlo al sicuro da tutto e tutti, un po’ come un piccolo Universo parallelo dove il tempo non passa mai e la gioia è sempre presente. Frank l’ha sempre pensato e ha frammenti di cuore sparsi in ognuno dei ritratti che il suo Gee gli ha fatto in passato ma, il più grande e importante, ce l’ha Gerard stesso, lo conserva lui e lo proteggerà per sempre.
Frank ama i ritratti fatti da lui, ama ammirarli e vedere la sua anima racchiusa all’interno, la sua anima assieme all’amore che, forse, Gerard prova ancora, ma che ha momentaneamente dimenticato cosa sia...
“Finito! N-Non ho idea di come sia...”
Si alza in fretta e va ad ammirare il dipinto, facendosi scappare una lacrima sul volto.
“Hey, se è brutto lo rifaccio, non piangere...”
“Oooh Gee, è meraviglioso!” Esclama portandosi le mani sul volto e sorridendo come un pazzo.
“D-Davvero?”
“Certo! Però... manca un piccolo particolare.”
“Oh, e sarebbe?”
Sorride ancora di più, per poi prendere il pennello e aggiungere una minuscola lineetta dorata sul suo anulare sinistro.
Oddio. E se ha esagerato...?
“È o-okay...?”
Gerard pare pensarci un po’ sopra, non sapendo bene cosa e come rispondere e non capendo cosa con quel gesto Frank volesse dimostrargli. Decide di mentire.
“È okay...”
E vorrebbe davvero tanto crederlo.

*****

Il giorno seguente, come promesso, si ritrovano entrambi in bagno davanti al lavandino, l’uno con la testa chinata e l’altro con un flacone di tinta nera in mano.
Oggi Frank ha lavorato solo mezza giornata e mentirebbe se dicesse che non è uscito prima apposta, chiedendo un permesso speciale solo per tornare a casa e prendersi cura del suo Gerard. Dopotutto, tutti sanno che ha avuto e ha ancora problemi di salute e tensioni a casa, quindi raramente non gli viene concesso di uscire qualche ora prima del dovuto. Non sa se considerarla una fortuna o meno onestamente.
“Sicuro che vuoi rifarli neri?” Chiede cominciando già a mettere un po’ di tinta sui guanti.
“Sì, il rosso aveva rotto le palle, no?”
Veramente Frank ha sempre amato ogni genere di capelli Gerard si sia mai fatto, sempre adorato ogni colore, taglio e acconciantura nuova, ma non pensa sia il momento e il caso di dire queste cose, così che sorride, annuisce e comincia col suo lavoro.
“Ricordami un attimo di quanti colori mi sono tinto i capelli...”
Frank ci pensa su pochissimo, poichè non potrà ma dimenticare una cosa così ‘importante’ come lo sono le tinte di Gee.
“Beh, al liceo li avevi sempre neri, anche se una volta hai provato col verdino e un’altra ancora col rosso, ma... esperimento fallito.”
Ridono entrambi.
“Oh già! Non ero capace di tingermeli da solo e Mikey non voleva saperne di aiutarmi, lo ricordo. Poi?”
“Poi... beh, poi li hai tinti di bianco, o almeno, biondo chiarissimo, poi ancora neri, rossi, biondi, anzi, gialli, arancioni e infine sei ritornato al rosso perchè, beh, perchè...”
“Perchè?”
“P-Perchè io amo quando li hai rossi...”
Cala un silenzio imbarazzato in cui si sente solo il suono bagnato e viscido della tinta che viene applicata e i loro respiri, e in quel momento Frank si maledice per aver aperto bocca.
“Cos’altro ti piace di me Frank?”
Non si aspettava quella domanda, non se l’aspettava proprio, tanto che poco gli manca per nascondersi il viso tra le mani colme di tinta, andando perciò a fare un casino e rendere tutto ancora più imbarazzante.
“B-Beh... non c’è una cosa precisa, m-mi piaci e basta, cioè! Mi piacevi, n-no, scusa, rifaccio...”
Gerard scoppia a ridere con la testa ancora chinata nel lavandino e a quel punto Frank vorrebbe davvero scappare via e andare il più lontano possibile, scomparire magari.
“Non preoccuparti, è giusto che io ti piaccia ancora...” pausa “N-No?”
“Credo di sì...”
E ricala il silezio.
Anche se le cose vanno meglio, i momenti di imbarazzo sono sempre presenti e ancora non è passato un singolo giorno in cui non siano entrambi finiti con l’arrossire nel parlare di cose normalissime come può esserlo il tempo o, come in questo caso, i capelli di Gerard. Ci sarà da lavorare molto...
“Okay, finito. Adesso dobbiamo aspettare mezz’ora e poi sarai a posto.” Dice Frank, togliendosi i guanti e lavandosi le mani.
“Frank?”
È ancora così strano sentirlo pronunciare il suo nome...
“Dimmi.”
“Grazie.”
Si sorridono timidamente per qualche secondo, per poi uscire dal bagno e prendere ognuno la propria strada; Frank va in camera da letto a cambiarsi la maglia sporca di tinta, mentre Gerard va in cucina a farsi l’ennesimo caffè della giornata.
Si sente a casa, e non lo dice solo per il caffè e il letto comodo in cui dorme, ma per l’atmosfera, per quest’aria di casa  che aleggia e che lo fa sentire protetto e nel posto giusto. L’unico ‘dettaglio’, che più di tanto dettaglio non è, che non torna è... Frank. Certo, è davvero simpatico, premuroso e dolce, ma non è un marito. Gerard sa che solo dopo dieci giorni di convivenza due persone non possono innamorarsi, ma sa anche che se mai dovesse tornare ad amare Frank, tutto quello che hanno passato insieme prima del coma sarà qualcosa che non riavrà mai più indietro. Lui può offrie un amore che Frank non vuole, ma è l’unica cosa che purtroppo può fare.
È assurdo come l’incidente abbia rimosso il loro amore dalla sua mente, assurdo e orribile, poichè lui vorrebbe davvero tanto ricordarsi di un mucchio di cose che purtroppo può rivivere solo coi racconti di Frank. Una volta si era fatto raccontare del loro primo ‘ti amo’, ma dopo aver ascoltato quella storia così adorabile ed estranea, si era messo a piangere dalla malinconia, così che ora Frank racconta sempre meno e... piange sempre più.
Finisce il caffè in fretta e va alla ricerca di Frank, così che possa aiutarlo a sciacquarsi la tinta, ma appena mette piede in camera da letto, si immobilizza: Frank si è addormentato, accucciato nella parte di letto di Gerard mentre abbraccia il suo cuscino, stringendolo forte a sè. Gerard sorride, sorride perchè pensa che sia questo il genere di amore che dovrebbe esserci tra di loro, così che posa una coperta sul corpo piccolo e infreddolito di Frank, chiude la porta ed esce, diretto verso il bagno.
Forse questo piccolo tepore che avverte nel petto è quello che viene chiamato affetto, ma ancora non lo sa, non può saperlo.
Continua a sorrdere nel ripensare alla scena.

*****

“No ragazzi! Dovete aiutarmi, vi prego.”
“Gee dovete provarci voi, non vale così...”
Altre due settimane sono passate, un altro chilo è stato preso da Frank, altre lacrime sono state versate da entrambi nel cuore della notte, altre cose che non vanno si sono aggiunte alla lista e altri momenti di imbarazzo hanno riempito le giornate di entrambi, ma nessun racconto è più uscito dalle labbra di Frank...
“Quando ci siamo sposati?”
“I-In inverno.”
“Mese?”
“Gee, lascia perdere...”
O ancora...
“Quando è il nostro anniversario?”
“Non abbiamo più un anniversario Gerard...”
Frank pare aver gettato la spugna, aver detto ‘basta’ ed essersi arreso, ma se c’è una cosa che Gerard non riesce ad accettare è proprio questa. Se non gli parla del loro passato, come può mettere a posto la loro vita?
È dunque per questo che, nella disperazione più totale, ha chiesto aiuto a Ray e Mikey, uniche due persone che conoscono Frank bene quanto loro stessi e unica sua salvezza.
“Okay Gee... Possiamo dirti qualcosa, ma non parlarti del vostro matrimonio, quello deve essere solo Frank a farlo, okay?”
Naturalmente non è okay, ma Gerard deve per forza accontentarsi, così che sbuffa e comincia a pensare a domande con un minimo di senso e, soprattutto, con alta probabilità di ricevere una risposta.
“Potete dirmi solo cosa lo fa stare bene? Non so, se gli piace stare con la sua famiglia o se prefersice uscire con gli amici, se gli piace la carne o se preferisce le verdure, se adora i film horror come me o se invece è più per le commedie d’amore, se... se gli piace essere abbracciato, essere preso per mano, coccolato, non ne ho idea! N-Non so più cosa fare, okay? Aiutatemi...”
Mikey e Ray si scambiano un’occhiata in cui Gerard percepisce della compassione e anche pena, ma cerca di non farvi caso e spera solo che gli rispondano.
“Frank non ha più una famiglia Gee... Non lo ricordi ovviamente, ma circa tre anni fa suo padre è morto e ha lasciato Frank solo, dato che la madre non c’è più da quando è piccolo. Non ha parenti con cui gli piace stare, ha solo noi, siamo noi la sua famiglia ora.”
Un groppo di lacrime blocca la gola di Gerard dopo aver sentito quelle parole. Lui è la sua famiglia, lui e i suoi due amici, ma oramai non può neanche più fare affidamento su suo marito.
“Poi...” continua Ray “Lui è vegetariano, non mangia carne” questo spiega il rifiuto della polpette dell’altro giorno “E va pazzo per gli horror, come va pazzo per le commedie rosa. Avete gli stessi gusti cinematografici, è così da sempre.”
“Infine...” prosegue Mikey “È la persona più coccolosa e coccolona del mondo. Puoi abbracciarlo, prenderlo im braccio, coccolarlo e tutto quello che vuoi ma, ovviamente, devi sentirtela tu...”
Okay, sono già un po’ di informazioni in più.
“E i fiori gli piacciono...?”
Sorridono entrambi e rispondono annuendo con enfasi, così che almeno ora Gerard sa un po’ da che parte girarsi.
“Gee non correre troppo però, okay? È bello che tu voglia riavvicinarti a lui, ma pensa anche a te, non fare cose che sai di non poter fare ora, va bene? È soltanto un mese che convivete, dovete ancora conoscervi...”
“Dovete ancora conoscervi”, questa frase è talmente sbagliata che Gerard per poco non vomita dallo schifo. Deve ancora conoscere suo marito dopo nove anni di relazione e quasi cinque di matrimonio.
La vita è ingiusta...
“Ultima domanda. Fiori preferiti?”
“Peonie!” Rispondono all’unisono Ray e Mikey, così che Gerard sorride e si alza dal divano, per andare a comprare queste peonie che Frank ama tanto.
“Okay, allora mi conviene andare a comprarle prima che il fioraio chiuda... Voi cosa volete fare? Se volete potete restare qui, non so, vedete voi.”
“Tranquillo Gee, ora ce ne andiamo. Volevamo solo vederti.” Dice Ray, alzandosi a sua volta dal divano e dirigendosi verso la porta.
“Stai attento in macchina, okay?”
Gerard non capisce proprio tutto questo accanimento per l’auto, non lo riesce davvero a comprendere, nel senso, sa di come è avvenuto il suo incidente, ma... gli sembra di essere trattato come un bambino.
“Tranquillo Mikey, starò attentissimo, non succederà nulla.”
Si abbracciano, senza un motivo apparente, e poi escono tutti assieme, ognuno dirigendosi verso la propria auto.
Gerard spera davvero tanto che le peonie funzioneranno...

*****

Dopo aver preso fiori, verdure e polpette senza carne al supermercato, Gerard può finalmente tornare a casa e quindi preparare la cena e sorprendere Frank.
Vuole vederlo sorridere, non può sopportare di vederlo così triste e cupo tutto il tempo, non ne ha più la forza.
Quando apre la porta di casa, subito viene accolto dal solito silenzio e buio che c’è quando Frank non è in casa, così che un po’ si rincuora perchè così avrà più tempo per preparargli da mangiare.
Ma appena mette piede in cucina, si ricrede immediatamente.
“Dove eri finito!? Dove cazzo sei andato, eh Gerard? Hai guidato la macchina, non è così!? L’hai fatto, non è vero?”
Gerard lascia cadere a terra sacchetti della spesa e fiori e rimane di pietra, intento a fissare gli occhi distrutti dal pianto di Frank e il telefono posato sul tavolo, ancora sbloccato e con una chiamata per ‘Gee <3’ persa.
“I-Io volevo solo andare a prendere qualcosa per la cena e-e poi ti ho portato dei fiori... Ti piacciono le peonie, giusto?”
“Non me ne frega un cazzo nè del cibo nè dei fiori, okay!?”
Il cuore di Gerard si spezza sentite quelle parole. Pensava di averla fatta giusta coi fiori, ma a quanto pare ha pensato male...
“Dio! Almeno rispondere a una chiamata, un messaggio, almeno farmi sapere che sei vivo e che sei solo uscito. Gerard! Non ci si comporta così!”
“Ma insomma non sono mica una tua proprietà, okay? Ero stufo di stare in casa e volevo farti una fottuta sorpresa, volevo renderti felice, non fare lo stronzo!”
“Avevamo deciso niente macchina, niente più macchina a meno che non ci sia qualcuno con te che guidi e ti porti in giro. Av-”
“No, Frank, tu l’avevi deciso, io non ho mai acconsentito a questa cazzata del controllo ventiquattro ore su ventiquattro, okay!? Non sono un deficiente, posso anche andare in giro da solo, non ho bisogno di-”
“Ma non con la macchina! Potevi andare qui vicino dal fioraio in fondo alla via, potevi andare a piedi!”
“Ma io volevo anche prendere qualcosa per la cena!”
“Chi cazzo se ne frega della cena Gerard! Chissene importa!”
“Beh, a me frega, se a te non importa nulla di quello che provo a fare per te, allora il problema è solo tuo e non m-”
“Gerard a me importa solo di te!” urla Frank in un mare  di lacrime “Mi importa che tu stia bene, che tu sia al sicuro e lontano dai rischi!”
Si avvicina velocemente e stringe il corpo di Gerard con forza, continuando a piangere sul suo petto.
“Non posso perderti un’altra volta Gee... Ti prego, non posso...”
E Gerard, a questo punto, non può far altro che abbracciare a sua volta Frank e cercare di confortarlo e farlo smettere di piangere e tremare.
Frank è decisamente troppo debole per poter vivere senza lui in questo momento... Gerard ha fatto male i conti, è stato stupido.
Dopo essersi abbracciati per minuti e dopo che il respiro frenetico di Frank si è calmato, Gerard scioglie l’abbraccio e guarda negli occhi quel piccolo uomo distrutto dal dolore e, soprattutto, dall’amore. Avverte una sensazione mai provata in presenza di Frank, si sente quasi triste quanto lui, distrutto e senza via d’uscita, mentre si perde in quegli occhi rossi e morti.
Gerard potrebbe quasi baciarlo, ma non lo fa.
“Beh... Spero che almeno i fiori valgano tutto questo casino.” Dice timidamente raccogliendo le peonie da terra e offrendole a un Frank un po’ meno a pezzi.
“Scusami Frank, non ti farò mai più stare così in pensiero, lo prometto...”
E dopo avergli sorriso ed aver preso le sue peonie mantenendo quel sorriso autentico sulle labbra, Frank si alza sulle punte dei piedi e gli da un bacio leggero sulla fronte.
Le cose andranno meglio, Gerard sa che può fare di più e che può far rinascere sia Frank che il loro amore, ma deve metterci più impegno... Ed è per questo che lo prende in braccio.
“G-Gee ma che fai?”
Frank è adorabile, Gerard non può fare a meno di pensarlo, come non può fare a meno di sentire un po’ di gioia al pensiero che forse questo sia un passo in più verso il loro ricongiungimento. Sorride.
“Mi faccio perdonare... Mi è stato detto che ti piace essere preso in braccio, non è così?”
Frank risponde arrossendo ed annuendo imbarazzato, cercando di combattere l’impulso di spostare le sue mani dalle spalle di Gerard e posarle sul suo volto, per sentirlo, accarezzarlo e, soprattutto, baciarlo. Si limita solo a stringere un po’ di più le gambe attorno al corpo di Gerard e a sorridere, sorridere come un pazzo e sentirsi bene, apprezzato, al sicuro e amato.
“Grazie per i fiori, sono meravigliosi...”
“Ne sono felice.”
Si sorridono ancora e rimangono l’uno perso nello sguardo dell’altro per un’eternità.
Sì, forse le cose stanno andando finalmente al loro posto.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Un’altra settimana è andata e il numero delle cose che non vanno è salito vertiginosamente.
I litigi sono troppi, le urla e i ‘vaffanculo!’ accompagnano ogni giornata e Gerard comincia a pensare che forse il suo impegno non è abbastanza, che forse Mikey aveva ragione con quel “dovete ancora conoscervi”...
“Gerard, cazzo! Smettila di chiedere se puoi guidare l’auto, la risposta sarà sempre no!”
Okay, Gerard sa che il suo coma è stato causato da un incidente stradale, Mikey gliene ha parlato tempo fa, subito dopo il suo risveglio, ma le reazioni disperate e cattive di Frank gli fanno capire che forse c’è altro sotto. Vuole davvero capire cosa nasconde Frank, ma ultimamente sono più le volte in cui si urlano dietro che quelle in cui sono tranquillamente seduti davanti alla televisione a guardare qualche programma ignorante di cucina.
Il giorno in cui poi aveva deciso che era ora di tornare a lavorare, le cose avevano davvero toccato il fondo.
“Che ci fai tutto vestito a quest’ora..?”
“Vado a lavorare.”
Ma era ovvio che per andare a lavorare gli sarebbe servita la macchina...
Era perciò cominciata una lite di quelle cattive e cariche di tensione che ancora adesso, a distanza di tre giorni, aleggia nell’aria e rende la situazione insostenibile.
Gerard si sente un carcerato, si sente in trappola. Capisce la paura di Frank, il suo terrore di riperderlo e magari non trovarlo mai più, ma non può tollerare questo controllo morboso, questa ‘possessività’ e guinzaglio che la paura di Frank gli ha messo al collo e che ogni giorno si stringe sempre più, fino a soffocarlo. L’unica volta che ha messo piede fuori casa da solo è stata quando è andato a prendere i fiori, per il resto lascia quelle quattro mura solo per andare a fare terapia, quell’inutile terapia, sempre accompagnato da Mikey o da Ray.
Questa non è la vita che desiderava una volta svegliatosi, ed è per questo che oggi vuole provare a smuovere Frank e calmare un minimo le acque tra di loro, per il bene mentale di entrambi.
“Frank, stasera voglio che tu mi porti a cena.”
“C-Come scusa?”
“Oggi è domenica e non voglio stare tutto il giorno in casa, quindi sarei davvero felice se mi portassi fuori a cena.”
Ci sono alcuni istanti di silenzio in cui entrambi si guardano negli occhi, ma alla fine Frank abbassa lo sguardo ed annuisce piano.
“Se proprio vuoi... cioè, potremmo anche mangiare qui a casa, di posti belli non ce ne sono molti in zona e-”
“Ti prego Frankie...”
E dopo essersi sentito chiamare così, Frank non può far altro che acconsentire una volta per tutte.
Gerard passa perciò il resto del pomeriggio a cercare dei vestiti un minimo decenti e adatti all’occasione, mentre Frank lo spende davanti allo specchio a prepararsi dei discorsi e a fingere che sia già arrivata l’ora dell’appuntamento. Che poi... appuntamento? Non pensa sia quello il termine giusto per indicare questa uscita, ma si concede comunque il privilegio di pensarlo.
“Oooh Gee, stasera stai benis- No! No così non va bene... Sai che vestito così sei davvero bel- No, cazzo Frank! Svegliati! Hey, ogni giorno diventi sempre più bel- Oww ci rinuncio...”
Si butta sul letto, scoraggiato dopo quel fallimento del discorso e convinto già che stasera sarà un disastro bello e buono e che... beh, e che non riuscirà a far colpo su Gee nè ora nè mai.
“Perchè hai smesso di dire quelle cose? Ogni giorno divento sempre più...?”
Oh no...
“S-Scusa Gee... Non avresti dovuto ascoltare nulla...”
Ma, contrariamente a quello da lui temuto, Gerard gli sorride e si appoggia allo stipite della porta per mostrargli l’outfit da lui scelto per quella serata: pantaloni neri strettissimi, camicia bianca e giacca nera senza maniche, il tutto accompagnato dai suoi capelli ben pettinati e da quel sorriso storto e adorabile.
Frank non può che rimanere a bocca aperta.
“Beh, pensi ancora che sia bello vestito così...?” Chiede Gerard con tono di finta superiorità, visto che le sue guance rosse fanno intendere che invece in quel  momento è tutto meno che a suo agio.
“Sei bellissimo...”
Le parole escono dalla bocca di Frank senza che possa controllarsi ma, ancora una volta, Gerard non si arrabbia, ma gli sorride dolcemente, per poi andarsene e lasciarlo solo a cambiarsi.
“Sbrigati a vestirti! Ho fame!”
E Frank non può far altro che dargli ascolto.
*****
Il posto scelto è così vicino a casa che non serve neanche usare l’auto per arrivarvi e Gerard sorride quando Frank glielo dice.
“S-Scusa...”
Ma lui non gli da retta. Prende le chiavi, si mette la giacca ed esce, aspettando che Frank faccia lo stesso e lo guidi in questo posto.
Per tutto il tragitto casa-ristorante la mano di Frank rimane stretta attorno a quella di Gerard e nessuno dei due dice nulla a riguardo, nessuno dei due sa se sia giusto o meno, ma Gerard pensa che sia una cosa molto più giusta che sbagliata e, sicuramente, adorabile. Quando poi è il momento di attraversare la strada, la stretta di Frank si fa più forte e decisa, mentre apre bene gli occhi e sta sull’attenti, impegnato a trovare il momento più adatto per poter attraversare senza pericoli.
Sì, lo sta stressando e non poco portare in giro Gerard, ha paura che possa succedergli qualcosa di brutto, che possa star male o, peggio ancora, che possa essere investito ancora... Rabbrividisce al solo pensiero.
“Eccoci...” dice timidamente dopo essersi seduto al tavolo ed aver quindi tirato un sospiro di sollievo “Ti piace?”
“È bellissimo.” Risponde Gerard senza nemmeno essersi ancora dato un’occhiata in giro, e il sorrisino che gli rivolge Frank lo fa sentire... bene? Felice? Innamorato...? Gerard non ne ha idea, così che non ci pensa e si limita a togliersi la giacca e sedersi a sua volta, in attesa che portino i menù e quindi poter ordinare.
“Scusa Gee...” Mormora Frank con lo sguardo basso e le guance rosa, non osando alzare gli occhi dal punto del pavimento che sta fissando con così tanto interesse.
“Per cosa?”
“P-Per la mano, non... non volevo farlo, mi dispiace.”
Gerard sorride, non può farne a meno.
“Ti stai scusando davvero per avermi tenuto per mano?”
Frank annuisce, con gli occhi ancora bassi e le guance sempre più rosse.
“Penso che invece dovresti farlo più spesso d’ora in poi.”
E, finalmente, lo vede alzare lo sguardo ed incollarlo al suo. In quel momento Gerard si sente di far parte di qualcosa, di essere davvero il ragazzo di Frank, di essere la persona che lo fa sorridere così tanto in così tanti momenti brutti, ma forse la sua mente sta correndo troppo...
“Dovete ancora conoscervi” e allora, non vede l’ora di farlo.
“Qual è il tuo piatto preferito?”
Frank ci pensa su pochissimo.
“Beh, a parte i tuoi pancakes, direi che vado matto per gli hamburger di soia.”
“Hamburger di soia...? Esistono?”
Frank prende in mano uno dei due menù che il cameriere ha appena poggiato sul tavolo e indica ‘hamburger vegetale di soia con contorno di insalata’ a Gerard.
“Oh... Voi vegetariani siete davvero strani.”
E scoppiano a ridere assieme, forse più per la tensione che pian piano sta scomparendo che per altro.
Dopo essere finalmente riuscito a smettere di ridere ed aver riacquisito un minimo di contegno, Gerard prende a sua volta il menù, ma non fa in tempo a leggere neanche una parola che Frank glielo toglie dalle mani.
“Hey, non ho ancora let-”
“Non ne hai bisogno, tanto so già cosa ordinerai.” Dice Frank, sorridendogli stupidamente e guardandolo con quello sguardo da presuntuoso che sul suo viso da bambino non può che risultare dolce.
“Ovvero?”
“Aspetta e vedrai.”
Alla fine Frank aveva ragione per davvero, poichè le lasagne che gli vengono portate, non possono che lasciare Gerard senza parole e con solo una voglia matta di divorarle tutte.
“Allora? Ti piacciono?”
“Sono buonissime! Come facevi a saperlo?”
“Qualche giorno prima del nostro anniversario ti ho portato qui a mangiare e ti sei innamorato di questo piatto.”
Subito dopo averlo detto, Frank se ne pente amaramente.
“S-Scusa, non era mia intenzione, davvero...”
“Quando riuscirò a farti parlare del nostro anniversario?”
Cala un attimo il silenzio, silenzio in cui entrambi temono di aver parlato troppo e in cui entrambi sono talmente in imbarazzo da non riuscire nemmeno a pensare che un tempo erano sposati e si amavano alla follia...
E alla fine, Frank si sblocca.
“Vuoi sapere cosa è successo al nostro ultimo anniversario?”
Gerard per poco non si strozza con le lasagne, per poi annuire con troppa enfasi e rimanere imbambolato a fissare Frank, in attesa che parli. Il cuore di Frank si scioglie vista quella faccetta dolce, ma anche perchè sa benissimo che di bello nel loro ultimo anniversario, non c’è nulla...
“Avevamo appena finito di fare colazione, era un giorno normale, niente di speciale insomma. Eravamo entrambi stanchi morti perchè la sera prima avevamo fatto tardi, eravamo andati fuori a cena e poi abbiamo camminato fino a notte fonda, semplicemente camminato, ma non siamo mai stati due pieni di energie, sai?” ridacchiano entrambi “Il mattino dopo quindi eravamo stanchissimi, per preparare la colazione mi sono dovuto trascinare giù dal letto a forza, dato che tu non volevi saperne di alzarti, nonostante eri stati tu quello a puntare la sveglia alle sette...”
“Perchè alle sette? Dovevo andare a lavorare?”
Frank sorride amaramente sentita la domanda.
“Sì... Dovevi partire per P-Parigi” si impone di non piangere “Dovevi lanciare il tuo nuovo fumetto, avresti cominciato da lì e poi... e poi...”
“E poi...?”
“E poi avresti avuto successo ovunque, come sempre, m-ma quella mattina non hai preso l’aereo alla fine, sei rimasto a casa...”
Sospira passandosi una mano sul volto, distrutto dal ricordo e da quel ‘sei rimasto a casa’ che non ha nulla di dolce e romantico come invece sembra.
“Oww non volevo lasciarti solo, non è così?” Chiede Gerard mordendosi il labbro, convinto che la risposta sarà ‘sì’, ma sbagliandosi completamente.
“Beh, diciamo che... diciamo che è stata una scelta obbligata” ride istericamente “Stavi andando in aereoporto m-ma un camion è venuto addosso alla tua auto e sei finito in coma, poi in ospedale e ora qui, m-ma va bene così, tu volevi sapere del nostro anniversario e te ne ho parlato, è tu-tutto a posto, adesso stai bene, stiamo bene...!”
Continua a ridere istericamente, per poi scoppiare a piangere, scusarsi e andare fuori dal ristorante, lasciando Gerard solo, spaesato e col cuore pesante quanto un macigno.
Finalmente Gerard capisce un po’ di cose... Capisce perchè Mikey aveva detto di non chiedere perchè era in macchina e dove stava andando quando è successo l’incidente, capisce perchè Frank non vuole che lui usi l’auto e, soprattutto, capisce ogni sguardo morto e spento che gli ha rivolto dopo un “parlami del nostro anniversario” o “quando ci siamo sposati?”.
Gerard capisce troppe cose tutte assieme, cose che non avrebbe mai voluto capire...
Si alza in fretta e paga il conto, sebbene nè lui nè Frank abbiano finito la loro cena, per poi prendere la sua giacca e correre fuori alla ricerca di ‘suo marito’, per scusarsi e consolarlo.
Lo trova accovacciato sul marciapiede sul lato opposto della strada e a quella vista, il suo cuore si appesantisce sempre più.
“F-Frank scusami...” dice con voce flebile appena l’ha raggiunto “Scusami, n-non ne avevo idea...”
“Scusarti per cosa Gee...?” Chiede con voce strozzata lui, alzando lo sguardo da terra e trapassando Gerard da parte a parte con tutta quella tristezza che racchiude.
“Per averti fatto parlare, i-io non ne avevo idea, io non volevo farti ricordare, io n-non...”
“Zitto, zitto stupido che non sei altro...” dice alzandosi e tirando su col naso “Non scusarti per cose di cui non hai colpe...” aggiunge per poi buttarsi nelle sue braccia e stringerlo forte a sè.
Frank potrebbe benissimo spendere il resto dei suoi giorni in quell’abbraccio, potrebbe e lo vorrebbe anche, con tutto se stesso.
“Scusami...”
Ma queste sono le ultime parole che si scambiano per quel momento. Gerard sa che è tutto sbagliato, che quell’abbraccio non sarebbe mai dovuto accadere, ma sa anche che, per una buona volta in vita sua, non gliene frega niente, poichè stringere forte il corpicino di Frank al suo è tutto ciò che vuole fare.
Vorrebbe solo stringerlo talmente tanto da strizzare fuori ogni goccia di tristezza, da fargli tornare il sorriso, farlo star meglio e, soprattutto, vorrebbe stringerlo talmente tanto da reinnamorarsi di lui.
*****
Dopo un mega-abbraccio durato minuti tornano a casa, ancora mano nella mano, in silenzio e con mille domande per la testa.
“Beh, mi spiace di aver rovinato la tua ‘ora di libertà’” Dice Frank con un sorrisino imbarazzato, riferendosi a tutti i divieti e i “non puoi uscire!” che aveva detto a Gerard in quei giorni.
“Ma-Ma spero comunque che tu ti sia divertito...”
“È stato bellissimo Frank, non hai rovinato nulla, tranquillo.”
Si sorridono, ancora imbarazzati, per poi entrare in casa senza dire nient’altro.
Frank è travolto da una nostalgica felicità che non pensava avrebbe mai più provato in tutta la sua vita. È surreale poter andare ancora in giro mano nella mano con Gerard, è surreale tornare a casa dopo una serata spesa assieme al ristorante e, soprattutto, è surreale averlo al proprio fianco, sorridente e felice, dopo tutti quei mesi di triste sonno silenzioso.
“Vuoi una cioccolata?” Chiede Gerard, strappandolo dunque dal suo sogno ad occhi aperti.
“Oh... Sì, ma perchè?”
“Come perchè? Adesso non posso neanche più farti una cioccolata?” Risponde l’altro con un sorrisino che, come al solito, riduce il cuore di Frank in gelatina.
“E poi, nessuno di noi ha finito la cena stasera, e io ho ancora fame, mentre tu devi ingrassare.”
“Va bene Gee, va bene.” Risponde lui sorridendo, mentre si siede al tavolo e aspetta pazientemente che Gerard prepari la cioccolata. Anche questa scena riporta Frank indietro nel tempo, indietro a quando provava questa pace che ora, immerso nella familiarità che li sta avvolgendo entrambi, non può che farlo sentire felice e terribilmente al posto giusto.
“Ecco qui” dice Gerard posandogli una tazza fumante davanti al naso “Spero sia buona...” e comincia a bere.
I dieci minuti successivi li passano in un silenzio totale, ma non un silenzio imbarazzato di chi non sa che dire, ma piuttosto in un silenzio che c’è quando sei assieme a una persona a cui vuoi bene e con cui sei in sintonia, con cui ti piace passare il tuo tempo.
Gerard pensa che se è arrivato a tanto in poco meno di un mese e mezzo, allora la situazione non potrà far altro che migliorare, che andare al suo posto e, finalmente, tornare com’era un tempo. Gerard lo spera davvero con tutto se stesso.
“E questi?” chiede d’un tratto riferendosi ai tatuaggi sulle mani di Frank “Ce li hai da molto?”
“Scherzi?” sorride nel ripensare a quando ha fatto il suo primo “Ce li ho dal liceo, cioè, alcuni... tipo questo.”
Mostra felice le sue mani col primo tatuaggio fatto in assoluto, quello che però forse avrebbe dovuto tenere solo per sè...
“Hopeless Romantic?”
“S-Sì, è... è il titolo di una canzone che ascoltavam- ascoltavo sempre, la adoro ancora adesso...”
Sì, avrebbe decisamente dovuto tenerselo per sè.
“Oh mio Dio! Non parlerai mica della canzone dei Bouncing Souls, vero??”
Non può che annuire, sconfitto e già pentito per ciò da lui appena detto.
“S-Sì è-”
“Amo quella canzone! Davvero ti piace? Non pensavo...”
“Beh, diciamo che me l’hai fatta conoscere tu... me l’hai fatta ascoltare tu per la prima volta al liceo e me ne sono in-innamorato...” ritira le mani e cerca inutilmente di nasconderle sotto il tavolo “Avevamo un po’ gli stessi gusti. Io ti dicevo di ascoltare una cosa, tu un’altra e alla fine ci siamo entrambi fissati con gli stessi gruppi.”
“Oh, non lo sapevo...”
E cala nuovamente il silenzio, uno imbarazzato stavolta. Gerard si sente un idiota totale, pensava che parlando dei mille tatuaggi che Frank ha sul suo corpo, allora avrebbe potuto distrarre un pochino entrambi dalla loro infelice situazione matrimoniale, non credeva di certo di andare a toccare un tasto così delicato come lo è il liceo, come lo è il loro periodo speso a conoscersi ed aiutarsi.
Sì, decisamente un idiota.
“E-E gli altri invece? Che cosa significano?”
Capisce di aver sbagliato ancora subito dopo avergli posto la domanda.
“Oh, hanno tutti un significato diverso, non penso sia il momento di parlarne ora...” si alza con un sorriso triste e sconfitto in volto “Forse è il momento di andare a letto.”
Frank non ha sonno, sa che una volta che si sarà coricato non chiuderà occhio per molto tempo, ma non può più tollerare la giornata di oggi, poichè è stata... troppo, ha bisogno di finirla qui e prendersi un attimo di pausa dalla sua vita faticosa.
“Okay, forse hai ragione.” Dice Gerard alzandosi a sua volta e mettendo entrambe le tazze nel lavandino, per poi azzardare e chiedere a Frank una cosa a cui putroppo sa già risponderà no.
“Vieni a letto? C-Con me?”
Frank vorrebbe piangere.
“Oh no Gee, non preoccuparti. Il divano è comodo in fin dei conti...” bugia colossale “Buonanotte.”
Ma, prima di uscire dalla cucina e andare in bagno a cambiarsi e piangere, Frank viene bloccato un’ultima volta.
“Perchè ricordo così tante cose che non vorrei ma non ricordo nulla di te? Nulla di noi...?”
Stavolta una lacrima se la lascia scappare...
“Già, perchè...?” sospira sconfitto, voltandosi nuovamente verso Gerard “Perchè non ricordi che ci siamo sposati il nove dicembre? Perchè non ricordi che me lo hai chiesto tu l’anno prima, mentre stavamo pattinando sul ghiaccio? Perchè non ricordi che la sera litigavamo sempre per il cane che ancora non hai acconsentito a prendere? Perchè non ricordi che Hopeless Romantic è la canzone che mi hai dedicato tu, tu e solo tu?? Perchè non ricordi che il novantanove percento dei miei tatuaggi li hai disegnati tu?? Perchè non ricordi che mi ami!?”
Silenzio.
Frank non sa più come gestire tutta questa sua rabbia e tristezza, non ne è più in grado. È a pezzi, debole e distrutto, tutta la tensione in cui vive immerso ogni tanto lo fa scoppiare, esplodere, senza che lui possa far nulla per impedirlo.
“F-Frank io-”
“Buonanotte Gerard.”
E corre fuori dalla cucina.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


*Piccola nota inutile*
Un cosa sola: scusate il ritardo!!!, ma la mia scuola ha deciso che le verifiche si mettono tutte nella stessa settimana e i miei compagni invece hanno capito che cedo sempre a quello che decidono per me, alle interrogazioni che vogliono loro...
Beh, questo capitolo mi piace parecchio (????) nel senso che almeno non lo trovo brutto ahaha.
Baci a tutte e buona lettura :* :*
(p.s. Due dei miei gatti che mi hanno reso impossibile gli ultimi dieci minuti di “ricopiaggio intensivo”, vi salutano)

 









Un’altra settimana è passata, altri due chili sono stati presi da Frank ma nessuna parola è più stata detta da nessuno dei due.
Sono già quasi due mesi che oramai Gerard si è trasferito lì, nella sua vera casa, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe stato così difficile... Certo, aveva immaginato che la convivenza non sarebbe stata semplice, nè per lui nè tantomeno per Frank, ma questo silenzio lo sta uccidendo, è soffocante.
“Frank, vuoi venire a cena da Mikey domani sera? C’è anche Ray, vorrebbero vederci entrambi.”
“No Gee, mi dispiace...”
E Gerard aveva perciò chiuso la bocca e accettato la decisione di suo marito. Non lo sente ancora molto come marito, non lo sente nemmeno come fidanzato onestamente, ma sta cominciando a provare questa specie di affetto, questa dolce sensazione che gli scalda il cuore ogni qual volta fa sorridere Frank.
Fiori, film fino a notte fonda, musica, pancakes e ‘oggi stai veramente bene’ che ogni volta fanno illuminare il suo viso un po’ meno sciupato. Oramai però il suo sorriso compare sempre più raramente e la tensione tra di loro li ha imprigionati e incatenati per questi sette lunghi e freddi giorni, non lasciando scelta a nessuno se non... subire.
Oggi ad esempio, dopo una giornata spesa a non parlarsi e stare entrambi nel proprio mondo, Gerard si sente sprofondare nel piccolo divano che stanno condividendo, si sente preso in giro da quella commedia allegra e felice che è trasmessa alla tele e si sente ucciso dagli occhi spenti di Frank mentre stanno guardando tutto meno che il film.
Sembra averci rinunciato, sembra aver detto ‘basta!’ dopo quei due duri mesi scarsi e, soprattutto, dopo aver spiegato a Gerard come veramente sono andate le cose il giorno dell’incidente. Sembra aver deciso che lui e Gerard non torneranno mai più ad amarsi e non condivideranno più nessun momento di tenerezza.
Ce la stavano facendo, Gerard ricorda perfettamente quanto felice e intenerito si era sentito dopo aver preso in braccio Frank, dopo aver visto i suoi occhi inumidirsi da lacrime di gioia e quando aveva addirittura avuto l’umpulso di baciarlo, come Frank ricorda quanta gioia e calore aveva avvertito quando Gerard gli aveva cucinato i pancakes per la prima volta dopo otto mesi, ma adesso, se andranno avanti così, che fine farà tutto questo timido calore che aveva rifatto la sua comparsa...?
“Frank cosa posso fare per farmi amare?”
È proprio per questo che Gerard, nel bel mezzo del film, se ne esce con questa domanda tutto meno che normale e prevedibile.
“C-Come...?” La bocca di Frank pare essersi seccata all’improvviso e il suo cuore tra poco gli bucherà il petto se continua a battere così forte.
“Sì... insomma, penso ti sarai accorto pure tu che oramai non parliamo più, quindi voglio capire cosa posso fare per farmi amare, per farti parlare e... sorridere” distoglie lo sguardo da quello spaventato di Frank “Mi piace quando sorridi...”
“Oh...”
Ma questa non è di certo la risposta che Gerard si aspettava.
“Oh cosa?”
“N-Nel senso che non devi fare nulla Gee, non serve che tu faccia qualcosa per... beh, p-per...”
“Capito, ho sbagliato domanda.”
Frank lo guarda sempre più sorpreso e spaventato, non capendo dove voglia andare a parare e, soprattutto, cosa voglia fare dopo aver finito quel discorso confuso.
“Tu mi ami già, quindi non devo far nulla, ma cosa posso fare io per tornare ad amarti tanto quanto mi ami tu?”
Ecco, era esattamente questo ciò che Frank temeva, era proprio una domanda del genere. Lui oramai... sì, Frank oramai ci ha rinunciato, oramai non ha più le forze per poter provare a ‘riconquistare’ Gerard, dato che, come puoi riconquistare tuo marito quando le ultime parole che ti ha rivolto sono state “a presto Amore”?
Non riavrà mai più indietro il suo Gerard, è inutile continuare ad illudersi.
“Nulla, non devi fare nulla.”
“Frank smettila! Smettila, okay?”
Non si aspettava affatto una reazione del genere... Sta in silenzio e attende che Gerard continui, terrorizzato per quello che dirà.
“Mi sono trasfertio qui per capire perchè ti ho sposato e perchè ti amo, dato che ti amo ancora, per qualche strana ragione io so che ti amo ancora, ma se non collabori, se non cominci a trattarmi come se esistessi e, guarda un po’? come se vivessi insieme a te, allora non  mi ricorderò più di questo amore e andrà tutto sprecato. È questo che vuoi Frank?” scuote energicamente la testa “Bene, allora ricomincia a trattarmi come facevi con tuo marito.”
“E come faccio Gee...? Come devo fare? Ricominciare a trattarti come mio marito? Non siamo più sposati noi due... Non posso accucciarmi accanto a te e baciarti, non posso più farlo” sorride amaramente “Non chiedere cose che sai di non poter avere.”
“Baciami.” Okay, questo è ridicolo.
“Cosa!?”
“Baciami, l’hai detto tu. Vieni qui e baciami.”
A questo punto Frank non può che scoppiare a ridere sonoramente.
“Ma che dici! Ma che cazzo stai dicendo, eh?? Ti diverte giocare con i sentimenti di una persona!? Eri molto meno stronzo prima...”
Si alza dal divano e, senza voltarsi, fa per andarsene da quella stanza prima che cominci a prendere a pugni Gerard o, peggio ancora, cominci a baciarlo ed abbracciarlo con tutto l’amore che ha in corpo.
Non fa molta strada.
“Ti ho detto” sente due mani prenderlo in vita e voltarlo “che puoi baciarmi...” e si ritrova tra le braccia di Gerard, con le sue mani che lo stanno accarezzando piano sulla schiena, i suoi occhi che fissano le sue labbra e le guance rosse.
È sbagliato, è tutto sbagliato, lo sanno entrambi. È tutto tragicamente sbagliato.
“G-Gee ti scongiuro... Basta.”
“Perchè non mi parli più Frank...?” Chiede lui, continuando a stringerlo tra le sue braccia e usando un tono di voce tranquillo e pacato.
“Perchè è inutile, non torneremo mai più come prima, lo hai capito sicuramente pure tu...” si trattiene dall’aggiungere un ‘amore mio’ alla fine “Avrò per sempre dei ricordi inutili nella mia memoria, ricordi che ho condiviso con un Gerard che... un Gerard che non esiste più.”
“Lo so Frank, lo so, ma possiamo costruire un altro rapporto, possiamo tornare ad essere una coppia se solo ci credi...”
Gerard le sta provando tutte, l’ultima cosa che gli manca da fare è pregarlo in ginocchio.
“Mi dispiace Gee... mi dispiace ma non-”
E finalmente Gerard lo fa.
No, non lo bacia sulle labbra, nemmeno lui si sente pronto per questo ad essere onesti, ma gli posa un bacio leggero sulla fronte e un’altro sulla guancia, bloccando perciò tutti quei pensieri che aleggiano nell’aria.
“Riproviamo...” sorride mentre vede le guance rossissime di Frank e i suoi occhi spalancati dalla sorpresa “Adoro quando mi prendi per mano e mi abbracci, quindi dovresti farlo più spesso, molto più spesso”
Sorride sempre più nel vedere che adesso ha pure spalancato la bocca.
“E tu? Che vorresti da me?”
“I-Io, un attimo.”
Ride piano e cerca di liberarsi dall’abbraccio, fallendo ancora prima di provare. Gerard non se lo lascerà scappare, non ora.
“Rispondi Frankie...”
“Primo, il mio cervello è andato un attimo a puttane e quindi non so più come si fa a parlare” ride sempre più  “Secondo... adoro pure io quando mi abbracci e-e... no, nulla.”
“Dai, dillo. Te l’ho chiesto io.”
“Vorrei tornare a dormire con te...”
Gerard pensa di aver capito male.
“Davvero hai finalmente accettato?”
“Beh, so-solo se vuoi... Magari nei prossimi giorni potrem- hey!”
“No” dice Gerard caricandosi Frank in spalla, come un sacco di patate, e dirigendosi verso la loro camera da letto “Si comincia ora, non provare a rovinare tutto. Abbiamo già perso una settimana intera.”
Frank potrà pur essere ingrassato un po’, ma pesa comunque ancora quanto una piuma, così che Gerard riesce a portarselo fino in camera senza fatica.
“D-Dai Gee, mettimi giù...!”
“Okay” sorride “ti metto giù” e lo posa sul letto, per poi togliersi la felpa e andare a infilarsi sotto le coperte accanto a Frank.
“Bene, esaudiamo i nostri desideri” continua a sorridere davanti a quelle guanciotte, non più scarne, arrossate “Tu volevi dormire con me, io voglio tenerti per mano.”
E, detto questo, afferra la piccola mano tatuata e tremante di Frank nella sua.
“G-Gee non so se, ecco... te la senti?”
“Buonanotte Frankie.” È la sua risposta definitiva, prima di spegnere la luce e cominciare ad accarezzare piano la manina sudata che sta stringendo.
“N-Notte Gee...”
Ma Frank sa benissimo che stanotte non dormirà, non chiuderà proprio occhio, perchè troppo preso a godersi questa scena adorabile in cui sta vivendo immerso ora e questo uomo meraviglioso che non vuole saperne di cedere davanti alle difficoltà, come purtroppo lui sta facendo.
Vorrebbe piangere, piangere di gioia, ma non ne può più delle lacrime, ed è per questo che sorride e stringe un po’ di più la mano fredda di Gerard nella sua.
Per la prima volta dopo tempo, Frank crede veramente di potercela fare.

*****

Gerard si sveglia per primo, non per sua scelta dato che sono le sette di una domenica mattina, ma perchè qualcuno ha deciso che usare la sua pancia come cuscino sia una buona decisione.
Sorride.
Questa scena rimane ancora sbagliata, ‘troppo’ rispetto al timido rapporto che stava nascendo pian piano tra di loro, ma il sorriso beato e sereno di Frank mentre dorme addosso a lui fa sembrare tutto un pochino più giusto.
Ieri ha forse creato le fondamenta per la rinascita del loro amore, pensa di aver messo in chiaro le cose ed aver riacceso un pochino il cuoricino spento di Frank, ma c’è sempre questa sensazione di inadeguatezza che aleggia nell’aria e che lo fa sentire un impostore. Lui non è di certo quel Gerard che ora gli sta sorridendo nella fotografia che Frank tiene sul comodino, quel Gerard che nella foto sta abbracciando lo stesso Frank che ora sta dormendo felicemente addosso a lui, perchè quel Gerard è... morto, lui è un’altra persona, un Gerard che non ha niente a che vedere con quello di oramai quasi dieci mesi fa e che, sicuramente, non ha mai sposato nessuno...
Lui è il Gerard sbagliato, un Gerard che non avrebbe mai dovuto chiedere al Frank giusto di dormire assieme.
“Frank...?”
Come risposta, riceve solo l’aggiunta di una manina che si posa vicino al basso ventre.
“Frankie...?”
Neanche un suono.
“Frank, svegliati...”
Sta per avere una crisi, se Frank non la smette al più presto possibile di sorridere e stringersi a lui, allora le timide fondamenta appena createsi crolleranno all’istante.
“Frank!”
“Che è successo!? Stai bene? È successo qual- Oh! Ommioddio scusami Gerard...”
Frank scatta in piedi, con i capelli alla cavolo, gli occhi gonfi per il sonno, una striscia di bava che ancora gli scende dal lato della bocca e la maglia del pigiama sollevata. È adorabile, Gerard non può negare che quella scena sbagliata di poco fa si sia velocemente trasformata in una giustissima.
“Tranquillo, non hai fatto nulla di sbagliato...” si affretta a dire lui “E... emh, hai un po’ di bava qui.”
Sentite quelle parole, Frank arrossisce immediatamennte come un pomodoro e si pulisce meglio che può la guancia fradicia. Si sente un tale idiota, non può credere di aver davvero dormito addosso a Gerard, ha rovinato tutto...
“Dormito bene?”
“Umh... sì, benissimo direi...”
“Meglio del divano allora?”
Sentita quell’ultima domanda, Frank arrossisce se possibile ancora di più, abbassando lo sguardo e indietreggiando, allontanandosi un po’ dal letto e, soprattutto, dal ‘suo’ Gerard mezzo addormentato e ancora sdraiato. Sa che se lo guarda allora nulla potrà fermarlo ed impedirgli di gattonare sul letto, ritornare accanto a lui e riempirlo di piccoli baci del buongiorno, come piaceva tanto ad entrambi.
“S-Sì, è più comodo...”
“Felice che la mia pancia sia utile a qualcosa” ridacchia imbarazzato e si alza a sua volta “Beh, mi cambio un attimo la maglia e poi vengo a farti i pancakes, okay?”
Oh no...
“Mi dispiace Gee, scusa scusa scusa...”
Frank si sente, se possibile, ancora più stupido e in imbarazzo nel vedere il perchè Gerard debba cambiarsi: una pozzetta della sua bava fa la sua gloriosa comparsa nel bel mezzo della maglia nera e gli fa venire una voglia inspiegabile di scomparire dalla faccia della terra.
“Smettila di scusarti Frank” gli si avvicna e gli tira giù un angolo della maglia che ancora era sollevato “Non hai fatto nulla di male, capito?” annuisce piano “E poi, dobbiamo entrambi farci l’abitudine, no?”
“In che senso...?”
“Quanti sensi possono esistere?” dice Gerard ridendo davanti all’ungenuità di Frank “D’ora in poi dormiremo insieme, in questo senso.”
“Oh.”
“Apparecchia, poi pancakes.”
Gli fa una carezza veloce, afferra una maglia a caso e va in bagno per cambiarsi, defilandosi da quella situazione che, ancora una volta, si stava trasformando in qualcosa di sbagliato...
A Gerard sembra di essere su un treno, un treno sul quale devi per forza salire, un treno che non si può fermare, ma lui non è molto convinto di voler essere un suo passeggero... E se la destinazione dovesse essere un luogo che non gli piace?
“Gee ho apparecchiato! Metto su il caffè?”
No, Gerard non è decisamente pronto per questo viaggio, ma non vede comunque l’ora di vedere dove lo porterà.

*****

Sono appena tornati da casa di Mikey e entrambi stanno morendo di freddo.
Alla fine Frank ha accettato, ha deciso di andare a cena e dunque uscire ‘veramente’ dopo tutta quella reclusione in casa.
“Ciao Gee, come s- Frankie!”
Gerard non potrà mai scordarsi la reazione di Mikey e Ray quando, aprendo la porta, si erano ritrovati davanti il loro amico per il quale si erano preoccupati così tanto, non potrà mai cancellare dalla sua memoria i loro sorrisi radiosi mentre si rallegravano nel vedere quanto bene stesse ora, quanto più riposato sembrasse e come le sue guance non assomigliassero più a due palloncini sgonfi.
No, Gerard non potrà mai dimenticarlo, questo niente lo cancellerà mai dal suo cuore.
“Grazie Gee...”
Gli aveva poi sussurrato suo fratello all’orecchio, abbracciandolo e sorridendo felice nel vedere come la convivenza stesse facendo bene ad entrambi. Certo, non sa dei loro momenti di crisi e della lotta per convincerlo e dormire nel letto, ma quelli sono dettagli e questioni che solo lui e Frank sanno e non le condividerà di certo con suo fratello.
Gli piace considerarli i loro ‘problemi di coppia’, anche se per adesso sono tutto meno che una coppia.
“Fa un freddo cane! Vado un attimo a mettermi un maglione e arrivo, okay?” Dice Frank non appena entrano in casa, tremando come una fogliolina e stringendosi le braccia attorno al corpo.
“Vai pure, poi... non so, guardiamo un film?”
“Okay Gee!” Sorride raggiante, neanche lui sa per quale ragione, e si dirige verso camera loro.
“Sono così felice, lo sai?” E scappa via, lasciandosi una scia di gioia dietro di sè.
Gerard pure è felice, ma non per qualche ragione in particolare, solo il fatto di vedere Frank così contento infatti ha automaticamente acceso un piccolo calore anche nel suo petto, l’ha fatto tornare a casa col cuore leggero e nessuna preoccupazione.
Per la prima volta dopo tempo, è felice della sua vita.
“Gee scegli un DVD! Io mi faccio una doccia calda velocissima perchè sto morendo di freddo e arrivo!”
“Okay Frankie, ora scelgo.”
Frankie... a Gerard fa ancora così tanto strano usare quel nomignolo, non sa nemmeno lui perchè lo usa in effetti, ma sente che è la cosa giusta da fare. È una delle cose che fa sorridere un sacco Frank, assieme agli abbracci, al dormire assieme e al prendersi per mano, quindi forse è questo il motivo...
Sorride.
Si toglie giubbotto e scarpe e va a scegliere un DVD, non perdendo il sorriso e immaginando a quanto bella sarà questa serata. Non hanno mai guardato un film assieme, non hanno mai fatto nulla del genere, quindi lo... spaventa, sì, deve ammettere che è un pochino spaventato di tuffarsi così all’improvviso in tutta questa quotidianità e semplicità, è spaventato perchè non sa cosa aspettarsi da Frank. Lui è un po’ come un bicchiere di cristallo in bilico su una credenza, un bicchiere che tu ammiri e sei fiero di avere, da cui ti piace bere, ma che appena cade si rompe subito e va in frantumi.
Gerard non vuole rompere il suo piccolo bicchiere di cristallo, ne ha solo uno e questo vuole tenersi, per sempre...
Dopo qualche minuto in cui fruga nella pila di DVD, finalmente ne trova uno che cattura la sua attenzione: ‘La Memoria del Cuore’. Mikey l’aveva detto che Frank va matto per gli horror così come impazzisce per i film rosa, così che decide che per quella serata di ‘riconciliazione’, questo film è più che perfetto.
Appena apre la custodia però, capisce subito che non si tratta del film che aveva in mente...

‘G+F ; 9/12/11’

Oh no...
Ci mette a dir tanto due secondi per capire che quello è il filmato del loro matrimonio e ce ne mette altrettanti per essere travolto da un moto di curiosità e andare a mettere il DVD nel lettore.
Frank non ha mai accettato di parlargliene, non vuole sentire nominare il nove dicembre, ma Gerard pensa che quello che è racchiuso in questo disco lo potrà aiutare a capire molte cose. Spera solo di non sbagliarsi...
Schiaccia play.
“Buongiorno! Sto cercando di non pensare al fatto che fa un freddo cane e anche che ha cominciato a nevicare, perchè oggi è il giorno più bello della mia vita...”
Un Gerard con uno smoking dalla giaccia nera e pesante e il naso rosso per il freddo fa la sua comparsa sullo schermo, sorridendo come un pazzo mentre parla con chiunque stia riprendendo la scena.
Il Gerard sbagliato... eccolo.
“Oggi sposerò l’uomo più bello del mondo, il mio Frankie, il mio amore, quello con cui riguarderò questo filmato agli anniversari e co-”
Manda avanti, è troppo.
Non è stata una grande idea vedere questo DVD, ma oramai deve andare avanti, non può fermarsi.
Okay, dicono che porti sfortuna guardare la sposa prima del matrimonio, ma Gee non è una sposa, quindi l’ho fatto...”
Frank, stavolta è il turno di Frank, vestito a sua volta con uno smoking invernale e un sorriso luminoso.
Il cuore di Gerard si spezza... Quel Gerard, il Gerard del video, era l’uomo più fortunato del mondo, come ha potuto lasciarsi sfuggire un essere così perfetto come Frank?
“È-È bellissimo... Dio mio, come sono fortunato. Non vedo l’ora di diventare suo marito, aspetto questo momento dal liceo!”
Liceo? Dal racconto di Frank aveva capito che si erano innamorati dopo quel periodo... Questo vuol dire che stavano già assieme dal liceo?
Cerca di non pensarci e si riconcentra sul video.
“Gee, tanto so che riguarderemo questo video milioni di volte, quindi volevo dirti che ti amo, ti amo da morire piccolo mio, ti-”
Troppo. È troppo...
Frank è troppo giusto e lui così sbagliato, ma non può comunque togliere il DVD. Lui vuole arrivare alla ‘scena’ , vuole arrivare al momento in cui si scambiano le fedi e al momento in cui si...
“Gerard! Che cazzo stai guardando!?”
Ha rovinato tutto. Addio riconciliazione.
“I-Io pensavo fosse un film, non credvo che-”
“Perchè proprio quello!?” è in lacrime... Gerard si sente un uomo schifoso per questo “Perchè tra tutti i mille DVD che ci sono tu hai scelto La Memoria del Cuore e lo stavi guardando? Perchè Gerard, perchè!?”
Corre a togliere il DVD e lo rimette a posto, con una cura e un amore che fanno venire i brividi a Gerard. Sa che Frank lo ama, ma non credeva così tanto, non credeva di sapere che lo amasse fino a questo punto, ma le mani tremanti e le lacrime sul suo volto gli fanno capire che forse quel DVD non avrebbe mai dovuto guardarlo.
“Scusa Frank, s-scusami, io ero solo curioso, n-non-”
“Curioso? Gerard questi sono solo miei ricordi, non devi frugare nel mio cuore... Non avresti dovuto.”
Si alza piano da terra e va a riporre il DVD al suo posto, non osando incontrare lo sguardo di Gerard e continuando a piangere piano.
“Che cosa hai visto...?”
Decide di essere onesto.
“Solo l’inizio, solo io che parlavo e poi tu... nient’altro...”
Sorvola la parte dell’ ‘aspetto questo momento dal liceo’ e del ‘piccolo mio’.
“Oh quindi hai capito che ti andavo dietro già al liceo e hai sentito che ti ho chiamato ‘piccolo mio’, giusto?”
Frank conosce a memoria quel filmato, ogni piccola cosa e parola, Gerard non ci aveva pensato in effetti...
“S-Sì...” sospira “Scusa Frank, volevo solo vedere il nostro bacio...”
Vorrebe tanto approfondire la nuova scoperta appena fatta, vorrebbe tanto chiedergli di quando Frank ha cominciato a ‘stargli dietro’ e se anche lui ha un nomignolo che usava sempre, ma non si sente nella posizione di farlo, non ora.
“Il nostro bacio Gee...? Davvero volevi vedere il nostro bacio? E che pensavi di ottenere così, eh?”
“I-Io non lo so! Okay Frank? Non ne ho idea! Se solo mi dicessi le cose giuste quando te le chiedo o se solo mi parlassi allo-”
“In che senso scusa?”
Gerard sa già che andrà a finire male, come sa già che stanotte dormirà da solo in quel letto troppo grande, ma non può fermarsi.
“Avresti potuto dirmi che ti piacevo già da prima della fine del liceo, avresti potuto dirmi che ci chiamavamo coi nomignoli e avresti potuto dirmi che tieni il filmato del nostro matrimonio in una fottuta custodia per film!”
“Bene...” sta usando un tono troppo pacato, non promette bene la cosa “Ti parlerò di quando avevo quindici anni e di quando un ragazzo più grande di me di tre mi ha tirato fuori dal suo armadietto, ti parlerò di quando andavo a casa al pomeriggio e parlavo con suo fratello al telefono per capire come poterlo conquistare, ti dirò anche di quando mi ha riso in faccia, dicendomi che eravamo solo amici una volta che gli ho regalato un mazzo di rose, magari posso anche parlarti di quando un mese dopo mi ha pregato di perdonarlo e mi ha dato un  bacio, uno tra tanti per lui, ma il primo in assoluto per me... Ti racconterò di quando è andato via dal liceo e mi ha portato a fare un pic-nic, dicendomi ‘ti amo’ e anche di quando poi, tornati a casa, abbiamo fatto l’amore per la prima volta, di quando ho perso la verginità. Potrei anche parlarti di tutte le volte che ho chiamato nel cuore della notte questo ragazzo per farmi consolare e sentirmi dire che andava tutto bene e forse potrei finire parlandoti di quella volta che ho finito il liceo e questo ragazzo meraviglioso, oramai mio, era fuori da scuola a braccia aperte ad aspettarmi per portarmi via da quell’inferno. Vuoi che ti parli di tutte queste cose Gerard, o preferisci lasciar perdere?”
Detto questo, rivolge un sorriso triste a Gerard e gira i tacchi, diretto in qualunque luogo meno che quello.
E pensare che fino a dieci minuti fa erano entrambi così felici...
“F-Frank io-”
“Posso parlarti di quella volta che ho perso questo ragazzo, quasi dieci mesi fa in un incidente stradale, e di come questo ragazzo non tornerà più da me... Posso dirtelo questo, magari così la finirai di provare a comportarti come questo ragazzo e proverai a comportarti come te stesso, come il ragazzo che sei e che fino ad adesso non ne ha fatta una giusta ma che io...” si gira un’ultima volta verso Gerard e lo squadra dalla testa ai piedi “ma che io amo ugualmente con tutto me stesso.”
Sorride un’altra volta, senza rabbia, tristezza o compassione, sorride e basta, per poi riavviarsi nella direzione che stava prendendo prima.
“Vieni a letto, ragazzo nuovo?”
E Gerard non può rifiutare.
È scombussolato, si sente rintontito ora, come se qualcuno lo avesse appena preso a botte, ma in fondo è quello che aveva chiesto lui e in fondo dovrebbe solo ringraziare il cielo che Frank non si sia arrabbiato più di tanto.
Adesso comincia a capire che genere di amore Frank provi per lui, comincia a capire che lo ama da tempo, troppo tempo, e che ha ragione: lui non è il Gerard di una volta, ma può comunque provare ad esserne uno nuovo, uno migliore.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


*Piccola nota inutile*
Non sto nemmeno a spiegarvi il perchè ci abbia messo così tanto ad aggiornare, quindi vi chiedo solo scusa (come al solito) e vi auguro buona lettura.
Baci :* :*

 

 




Oramai vivono insieme da due mesi, è ufficale. Quattro giorni fa hanno finalmente passato il loro secondo mese assieme e le cose sembrano andare sempre meglio.
Hanno passato le notti successive al ‘disagio DVD’ a parlare, a stare seduti sul divano fino a tardi per conoscersi e per provare a ricominciare da capo con il costruire il loro rapporto.
Certo, Frank avrà sempre dei ricordi di questo ragazzo che mai riuscirà a cancellare dal suo cuore e certo, Gerard ha ancora troppe domande da fargli, domande che però non può porgli, e carezze che vorrebbe fargli ma che la timidezza e la paura di star andando oltre gli impediscono di fare, ma va bene così, è questa la via giusta da seguire, lo sanno entrambi.
“Frank? Posso chiederti una cosa?”
“S-Sì...?”
“Se adesso... se adesso venissi lì ad abbracciarti per il resto della serata mentre parliamo, a te andrebbe bene...?”
Sì, le cose stanno andando al loro posto.
Ogni giorno che passa il calore che Gerard sente nel petto quando guarda Frank aumenta sempre più e la sensazione di gioia pura che lo pervade quando gli sorride per qualcosa che ha fatto rende sempre più chiaro il fatto che sta facendo giusto, che sta agendo bene.
Hanno fatto più strada in questi quattro giorni che in un mese.
“Oggi è Halloween!” esclama Gerard, contento come un bambino “Cioè... scusa, è che io adoro Halloween...” ride piano e in imbarazzo “A te piace? Vuoi fare qualcosa stasera o...”
“Sì Gee, mi piace.”
Frank non può fare a meno di rattristarsi un pochino nel vedere che, anche questa volta, Gerard non ricorda: Halloween è il giorno del suo compleanno, il giorno in cui... beh, il giorno in cui si mascheravano da ciò che più gli garbava e facevano l’amore col costume addosso per tutta la notte. Era un ‘gioco’ per loro, un gioco un po’ particolare, certo, ma Frank adorava quel giorno non tanto per il compleanno in sè, ma più perchè moriva dalla voglia di vedere il suo Gee in costume e poi mangiarselo tutto.
Chissà quanto tempo ancora ci vorrà per ritornare a farlo e, soprattutto, chissà se mai accadrà ancora...
“È il mio compleanno oggi, sai?”
Gli occhi di Gerard si spalancano per la sorpresa.
“T-Tu compi gli anni oggi? Ad Halloween??”
Questa era stata la stessa identica reazione che aveva avuto anni fa quando lo aveva scoperto, esattamente la stessa. Un sorriso malinconico prende spazio sul suo viso.
“Sì, compio gli anni ad Halloween.”
“Ommioddio, scusami Frankie... n-non ne avevo idea, io non ti ho fatto nessun regalo...”
“Hey, Gee...” gli si avvicina piano e gli fa alzare il viso, in modo che i loro sguardi possano incontrarsi “Non devi assolutamente scusarti, okay? E non mi importa dei regali, p-perchè ho te, e sei il regalo più bello del mondo...”
Frank non sa mai fin dove possa spingersi, non sa mai se abbia esagerato o meno e non sa mai come comportarsi con l’uomo che conosce da anni ma con cui, allo stesso tempo, vive solo da due mesi...
Il bacio che riceve sulla guancia gli fa però capire che forse ha fatto la cosa giusta.
“E c’è qualcosa che posso fare? Nel senso, come lo festeggiavamo il tuo compleanno un tempo?”
Sentita quella domanda, le guance di Frank avvampano e i ricordi di un Gerard sdraiato nel letto con indosso il costume di Batman lo travolgono e lo fanno vergognare oltre ogni limite.
“Oh, niente di che, c-cioè, cose che non possiamo fare ora...” ride istericamente “m-magari possiamo fare altro, no?”
“Oh, v-va bene...”
Gerard non può mentire, ma più volte ha pensato al fatto che prima del coma lui e Frank erano  sposati e che quindi facevano l’amore... Pensare che Frank l’ha visto nudo e pensare che lui ha visto a sua volta il corpo di Frank lo ha sempre fatto imbarazzare molto, troppo.
“Quindi... quindi facevamo, ecco... al tuo compleanno facevamo sem-”
“Gee cosa ti ho detto riguardo al fatto di non provare ad imitare il te stesso del passato?”
Sono entrambi così imbarazzati!
“Okay, allora ti farò una torta, una difficile, e voglio che tu mi aiuti a farla.”
“Ambizioso, non pensi?” ridacchia “Sicuro di sapere come si fanno le ‘torte difficili’?”
“No, non ne ho idea, ma abbiamo tutto il giorno per provarci.”
“Gee hai la seduta con lo psicologo e io devo... umh, devo-”
“Il tuo ufficio è chiuso oggi e io non ho voglia di andare dallo psicologo. Voglio fare una torta con questo ragazzo che sto conoscendo e con cui mi piace un sacco, troppo, stare assieme.”
E a questo punto, Frank non può che arrendersi e seguire Gerard in cucina.
“Che torta vuoi fare?”
“Tu quale preferisci?”
“Adoro il tiramisù, ma non è molto difficile.”
“Bene, allora faremo due tiramisù.”
Frank sorride, sorride perchè questo ‘nuovo’ Gerard è, se possibile, ancora più adorabile di quello di una volta.
“Uno lo facciamo con le fragole?” Chiede andando già a cercare nel frigo quelle fragole che l’altro giorno, tornando dal lavoro, aveva comprato.
“Andata.”
E si comincia.
È un disastro, un vero e proprio disastro, poichè Gerard non è mai stato bravo a cucinare qualcosa al di fuori dei pochi piatti che sua madre gli ha insegnato e dei pancakes, così che quello che viene fuori non è altro che biscotti sbriciolati ovunque, crema sui vestiti e nei capelli e niente succo d’ananas perchè Frank l’ha bevuto tutto l’altra mattina.
“La finiamo qui?” Chiede ridendo e leccandosi le dita sporche di quella crema deliziosa.
“No! Non osare abbandonarmi!”
E continuano a ridere e fare pasticci.
“Possiamo usare il caffè invece del succo...”
“E se invece usassimo il succo di pera? Di quello ce n’è un sacco...”
“Ma che schifo Frank! Il succo di pera no.”
“Oh, mi scusi chef!”
Ridono per tutto il tempo, fino a quando il ‘dolce’ non è finito e pronto per essere messo in frigo a raffreddarsi.
“Il secondo magari lo andiamo a comprare, che dici?”
“Va bene, questa volta ti do ragione.”
Frank è felice, pensa che questo modo di festeggiare il compleanno sia quasi meglio di come lo era un tempo, poichè non ricorda di aver mai visto Gerard ridere così tanto in vita sua.
“Bene, non finiremo mai di pulire.” Osserva Frank puntandosi le mani sui fianchi e aspettando che Gerard si guardi a sua volta attorno e capisca pure lui che per il prossimo anno avranno ancora da pulire della crema superstite dal pavimento.
“Naaah adesso mentre aspettiamo che si raffreddi pulisco io, non ti preoccupare.”
“Ti do una man-”
“No, tu ti siedi e non fai nulla.”
“Ma Gee!”
“È il tuo compleanno Frank e il disastro crema è colpa mia, quindi siediti e non far nulla.”
I livelli di gioia di Frank non fanno altro che alzarsi, oramai è davvero convinto di star vivendo in un sogno; è tutto troppo perfetto per essere vero.
“Grazie Gee...” gli va incontro e lo abbraccia “Compleanno più bello del mondo” e gli da un bacino sulla guancia.
È da tempo che non si concede il lusso di dargli un bacio... Una scarica di amore e adrenalina lo pervade subito dopo averlo fatto.
“Sono felice. Tanti auguri Frankie...”
Gerard non sa davvero perchè l’abbia fatto, non ne ha la ben che minima idea, sa solo che la voglia di farlo era diventata troppa, insostenibile, e non aveva potuto tirarsi indietro...
Lo bacia, un bacio veloce ma dolce, al sapore di crema, un bacio deciso, senza pretese, un bacio vero e pieno di emozioni. Spera solo di non aver interpretato male le nuove attenzioni che Frank gli stava rivolgendo nell’ultimo periodo...
“G-Gee ma che fai??”
Oh... Sì, ha decisamente interpretato male.
“Volevo solo darti un bacio... Che c’è di male?”
“Gee n-non... Gerard! Ma che fai!?”
“Pensavo ti avrebbe fatto piacere, scusa, non volevo...”
“Non mi serve la tua compassione nè la tua pietà! Te l’avevo detto il giorno in cui ti sei trasferito qui, te l’avevo detto...”
Perchè dopo un certo periodo devono sempre finire col litigare...?
“Non l’ho fatto per pietà, sei scemo? L’ho fatto perchè mi andava di farlo e perchè m-mi piaci, non credevo avresti reagito così...”
“Gerard no, non ti piaccio, questa è solo una pagliacciata, stiamo solo fingendo tutti e due...” ride istericamente “Non mi amerai mai più.”
“Ma Frank, cazzo, te l’ho detto! Ogni tanto mi viene questo calore delizioso nel petto e-e oggi non ce l’ho fatta, ho dovuto baciarti, e mi è piaciuto...”
“Possiamo fingere di amarci quanto ti pare ma non succederà mai più niente tra di noi.”
E se ne va.
È tutto rovinato, è tornato tutto come lo era un mese fa, ma che un mese! come all’inizio di tutto.
Quando Gerard si era trasferito qui aveva temuto che reinnamorarsi di Frank sarebbe stato difficile, impossibile, ma proprio ora che stava capendo come potersi riavvicinare a lui si è reso conto che in ‘coma’ c’è stato pure Frank ma che al suo contrario, ancora non si è svegliato.
‘Possiamo fingere di amarci quanto ti pare ma non succederà mai più niente tra di noi.’ Quanto lo fa soffrire questa frase, nessuno può capirlo.
A quanto pare si sono invertiti i ruoli...

*****

È un continuo tira e molla oramai, una volta era Frank quello che si avvicinava ed era Gerard quello che invece scappava, spaventato e imbarazzato, mentre ora è Gerard a provarci con tutto se stesso, a baciarlo, cercarlo, e Frank invece... beh, Frank piange.
“M-Mikey non so cosa fare...”
Ricorda ancora quando nel cuore della notte l’aveva beccato accartocciato sul divano mentre era al telefono con suo fratello, per farsi consolare e consigliare qualcosa.
“Gerard... Gee mi ha baciato, ma io ho paura...”
E da quella notte, non era passato un singolo momento in cui non aveva pensato a cosa del suo gesto avesse spaventato così tanto Frank.
Aveva provato a riaviccinarsi, ma semplicemente sfiorarlo con un dito era diventato impossibile e vietato.
“F-Frank mi dispiace, okay? Ti prego, non allontanarti ancora...”
Ma era stato tutto inutile. Frank oramai non ragiona più, non crede più possibile un futuro ‘secondo’ matrimonio col suo Gee per il semplice fatto che lui ha gettato la spugna da dopo il terzo mese di sonno di Gerard. Non lo ammetterà mai, non dirà nè a Ray, nè a Mikey e nè tantomeno a Gerard che lui la speranza che si vantava tanto di aver sempre tenuto con sè in verità l’ha abbandonata tempo fa e non la troverà mai più.
Gerard è andato, morto per lui, ha sofferto troppo e sa di non poter più avere il privilegio di essere amato e amare, si è autoconvinto di questo oramai. ‘Meccanismo di autodifesa’ lo chiamano alcuni psicologi, piuttosto che ‘rifiuto della vita’ potrebbero dire altri, ma il fatto è che Frank oramai non si sveglierà mai più dal suo coma, non senza aiuti.
“Frank devi andare da un terapeuta, è un ordine.” Aveva detto Ray un giorno mentre Gerard doveva essere in doccia e non ad ascoltare come una spia.
“No.”
“Frank, porca miseria, è quello che vuoi dal primo momento in cui Gee ha riaperto gli occhi, è quello che vuoi di più al mondo, ma non lo accetti! Devi andare a farti aiutare, c’è qualcosa che non va, te ne sarai accorto pure tu.” Aveva aggiunto Mikey con tono irritato e preoccupato.
“L’ha fatto per pena.”
“Frank, Gerard non va in giro a baciare la gente perchè gli fa pena, okay? Siete sposati per l’amor di Dio, è tuo marito! Cosa c’è che non va?”
“Prova solo pena per me, non mi amerà mai più.”
E dopo aver sentito questo, Gerard era andato a chiudersi in bagno per piangere e chiedersi cosa avesse mai fatto di sbagliato. Frank ha bisogno di aiuto, chiunque se ne potrebbe accorgere, ma lui non sa davvero più che fare.
Stamattina, dopo altre due settimane di silenzio, disagio e lacrime, Gerard ha deciso che è il caso di finirla e provarle tutte, provare ogni cosa pur di far capire a Frank che non scherza e che gli piacerebbe davvero molto poterlo baciare ancora e capire bene che sapore abbiano le sue labbra.
“Se mi concedi di ballare una canzone con te, allora prometto che non insisterò più sul fatto che quel bacio non era per pena e che dirò a Ray e Mikey di smetterla di romperti le scatole con la storia dello psicologo.”
Passano alcuni istanti in cui rimangono a fissarsi e in cui il sorriso sulle labbra di Gerard non fa altro che allargarsi sempre più nonostante sia, come Frank, a pezzi per quella situazione assurda.
“Perchè mai vorresti ballare con me...?”
La voce di Frank mentre glielo chiede è basa e tremante, come se temesse la risposta che riceverà.
“Perchè mi va di ballare...” si schiarisce la voce “mi va di ballare con te.” si corregge prima di ammutolirsi ed abbassare lo sguardo improvvisamente carico di imbarazzo.
“Te l’ha detto Mikey, vero...? Ti ha detto lui che amavo ballare con te, non è così?”
A dire il vero, quella è forse la prima volta in cui Gerard prende l’iniziativa senza chiedere aiuti a suo fratello e in cui oltretutto la fa giusta. Teme che però Frank non lo crederà mai...
“Mikey non mi ha detto niente, è una mia idea, ho pensato io che forse poteva essere... bello?”
“Gee non ti credo, okay? Stai facendo tutto questo perchè ti è stato detto, non perchè tu voglia farlo davvero. Non ti sarebbe mai venuto in mente da solo, è ovvio.”
“Qual è la tua canzone prefertia degli Smiths?”
Non ha voglia di litigare, non ne ha davvero la minima intenzione, ed è per questo che non risponde all’ennseima acida constatazione di Frank.
“Che c’entra ora? E poi, come fai a sapere che mi piacciono gli Smiths...?”
“Non lo sapevo, ma tu tempo fa mi hai detto che abbiamo gusti musicali simili, quindi ho pensato che li conoscessi”continua a sorridere, sperando di poter far nascere a sua volta un sorriso sulle labbra di Frank “Allora? Qual è?”
“Asleep...” mugugna con lo sguardo basso “Perchè lo vuoi sapere?”
“Te l’ho detto” esclama Gerard alzandosi e andando a collegare il suo MP3 alle casse “Perchè voglio ballare con te...” per poi voltarsi nuovamente verso Frank e tendergli la mano.
Frank non sa che fare, non sa che pensare e, soprattutto, non sa se Gerard sia serio o se lo stia solo prendendo in giro. L’altro giorno gli aveva chiesto di andare fuori  a cena, poi aveva proposto di ritornare a dormire assieme, il giorno del suo compleanno lo aveva perfino baciato, dicendo che “gli andava di farlo”, che “gli piaceva”, e ora vuole ballare con lui.
Quanto può mentire una persona? Quanto può essere sincera? Quanto e come può lui piacere a Gerard...?
“Avanti Frankie.”
E afferra la sua mano.
“Sai che devo andare al lavoro, vero?”
“Una canzone sola, non ti rubo tanto tempo” schiaccia su play e la fa partire “Mi miglioreresti la giornata...”
Forse sta solo sognando, forse sta solo immaginando di trovarsi tra le braccia del suo Gerard, di aver posato le mani sulle sue spalle mentre lui sulla sua schiena in basso, e forse sta solo sognando il fatto che abbia cominciato a cantare piano le parole nel suo orecchio e che lo stia tenendo stretto a sè come facevano un tempo. Non sa davvero se sia sogno o realtà, ma sa che non vorrebbe svegliarsi mai...
È in imbarazzo, certo, lo sono entrambi a dire il vero, ma i loro cuori hanno preso a battere talmente forte che forse non è una scena così tanto sbagliata come sembra, forse Frank potrebbe addirittura voltare un po’ la testa e prendere a baciare la guancia di Gerard, renderebbe la scena ancora più giusta, ma non può farlo.
“Ti ringrazio.”
Frank non si è nemmeno accorto che la canzone è finita, poichè è ancora stretto tra le braccia di suo marito, al caldo e al sicuro, e nella sua mente stanno ancora ballando.
“Puoi andare al lavoro ora...” Scioglie quell’abbraccio delicato e fa il bacia mano a un Frank magicamente felice e sorridente, un Frank innamorato come non mai.
“D-Domani mattina lo rifacciamo...? Per favore...”
Gerard vorrebbe urlare di gioia sentita quella domanda.
“Molto volentieri! Visto che ho avuto una bella idea?”
“Ammesso che sia stata davvero tua...” Lo provoca Frank, un pochino più convinto del fatto che Gerard non stia mentendo proprio su nulla.
“Hey” gli si avvicina e gli alza il mento “devi credermi, okay?”
È così bello, è l’unica cosa a cui riesce a pensare Frank in quel momento, pensare a quanto gli siano mancati quegli occhi ridenti e quello sguardo dolce e colmo di amore, amore che un tempo provava per lui...
“Ti credo Gee, ti credo...”
E stavolta gli crede veramente.
“Ci vediamo dopo il lavoro?”
Frank annuisce e si infila in fretta il giubbotto, essendo già in un ritardo catastrofico ma, chissà come mai, non gliene può importare di meno.
“Ciao Gee.”
Si concede un ultimo minuto di ritardo e va a dare un veloce ‘bacio del buongiorno’ sulla guancia di Gerard, per poi girare i tacchi e sparire.
Gerard spera davvero tanto di aver fatto passare almeno un po’ della paura di Frank.

*****

E la paura è passata per davvero. Gerard ancora non ha capito se Frank sia lunatico o meno, se sia rimasto spaventato dal bacio o piuttosto da lui come persona, ma non è più un problema a cui deve pensare, almeno non per adesso.
Hanno sviluppato un specie di ‘sistema’, una routine, se così si può dire, che consiste nel ballare canzoni lente al mattino prima che Frank vada al lavoro, film fino a mezzanotte una volta che sono entrambi rincasati e a volte si concedono anche qualche canzone e ballo fino a quando non si sono scaricati completamente come due batterie, pronti a crollare a letto e dormire come sassi.
Gerard ama la sua vita dell’ultimo periodo, ama ballare con Frank e farlo sorridere, dato che entrambi sanno di non essere due ballerini e dato che più che ballare si muovono fuori tempo e ridono, ridono come due pazzi. Pensa di amare la risata di Frank, non l’aveva mai sentita, o almeno, non aveva mai sentito quanto dolce e sciocca sia dopo che si supera l’una di notte e entrambi sono ubriachi di sonno e gioia, incapaci di far nulla se non abbracciarsi e continuare a danzare fino allo sfinimento.
Sembra essere tornato tutto normale, è l’unica cosa a cui riesce a pensare, tornato tutto in pace e stabile, poichè non c’è più stato un singolo momento in queste due settimane in cui il disagio e la tensione abbiano preso il sopravvento.
Si sono addirittura verificati degli episodi in cui Frank, alzandosi presto per il lavoro, ha sussurrato un “Buongiorno Amore...” seguito da un bacio sulla fronte a Gerard addormentato, o più che altro, in dormiveglia... Gerard non sa come reagire, non riesce ancora a vedere questo ‘buongiorno Amore’ come qualcosa di bello, di positivo, qualcosa di cui essere felici, poichè lui non crede proprio di amare Frank, non ancora.
Gli piange il cuore a dirlo, ma due mesi e mezzo non sono abbastanza per tornare ad amare qualcuno, almeno così crede, pensa che quel dolce solletichio alla pancia che avverte quando è in presenza di Frank non sia amore. Certo, se mai si dovesse ripresentarsi l’occasione, Gerard bacerebbe Frank di nuovo più che volentieri, magari per più tempo, magari stringendolo forte a sè nel mentre e magari a fine bacio potrebbe addirittura dirgli “mi piaci” o “ti voglio bene”, ma sa pure lui che quello che Frank vorrebbe sentirsi dire è ben diverso...
Spera solo che questa occasione di ribaciare le labbra al sapore di crema di Frank tornerà presto, poichè gli manca, o meglio, gli manca quel piccolo e timido contatto del trentun ottobre che poi purtoppo si era trasformato in un disastro, ma sa che fino a quando non sarà Frank stesso a chiederlo, allora lui non farà più nulla.
Mentirebbe se dicesse che questa cosa del ballare non l’ha ideata anche per ritrovare questa occasione perduta, per stare un po’ più vicino a Frank e per poter avere più occasioni possibili per riassaggiare le sue labbra morbide e dolci. Forse lo fa per far felice Frank, forse lo fa per accontentare lui stesso, forse addirittura per sperimentare se è rimasto un minimo di amore tra di loro, ma non è importante, sa che è la strada giusta, che l’ha finalmente trovata e che non l’abbandonerà molto facilmente.
Sono perfino riusciti ad arrivare a un compromesso per l’auto, o almeno, a un compromesso autobus. Frank non vuole che giudi, ma Gerard vuole tornare al lavoro e andare a queste inutili sedute con lo psicologo senza accompagnatore, ed è per questo che hanno entrambi acconsentito all’idea dell’autobus. Sono dunque sei giorni che Gerard è finalmente tornato a lavorare, con turni più leggeri che gli occupano o solo il mattino o solo il pomeriggio, ma è pur sempre meglio dello stare a casa a far nulla.
Stanno bene, sembrano quasi una coppia ora e, ad essere onesti, Gerard non sa cosa manchi per essere una vera coppia, non sa cosa dovrebbe fare arrivato a questo punto per finalmente uscire dalla fase ‘ti voglio bene’ ed entrare in quella ‘ti amo’, poichè ora, mentre sono a letto e Frank sta beatamente dormendo con le mani infilate nella sua maglia e il volto incastrato sotto al suo collo, si sente talmente bene e parte di qualcosa che la differenza tra ‘ti amo’ e ‘ti voglio bene’ pare non esistere più.
“Frank io ti... io ti a-”
Ci riprova, facendo un bel respiro e ricominciando da capo.
“Frankie, ti am-”
No, non ce la fa.
Pare che la sua bocca non sia ancora in grado di far uscire quelle due semplici paroline, non ne è in grado, così che ci rinuncia e prende ad accarezzare piano i capelli arruffati di Frank, ancora felicemente addormentato sul suo corpo.
“Gee stai andando troppo in fretta... Non puoi tornare ad amarlo in nemmeno tre mesi, è impossibile.”
“Mikey mi sento così bene quando sono con lui, se non è questo l’amore, allora cos’è?”
“Amicizia, sintonia, affetto, ma non amore...”
“M-Ma Mikey io-”
“Gee vi state entrambi illudendo e facendo del male così. Rallenta.”
Gli viene ancora male a ripensare a quel discorso fattogli da suo fratello l’altro giorno... Lui non si sta illudendo, come non sta illudendo Frank, poichè loro sono una coppia, loro dormono insieme, ridono, parlano, escono e, se capita, si coccolano pure un pochino.
Gerard è deciso, ora che ci ha riflettuto bene sopra, ha capito di amare Frank, deve solo riuscire a convincere il suo cuore ed è questo il difficile, ciò che ancora separa quel ‘ti voglio bene’ dal ‘ti amo’.
“Mmmmh giorno Gee...”
Sente Frank stringersi un’ultima volta al suo corpo, per poi mettersi seduto e striracchiarsi tutta la schiena. Preso com’era nei suoi pensieri non si era nemmeno reso conto del suono della sveglia e dell’avviso che dunque un’altra giornata è iniziata, altre ventiquattro ore vanno vissute e gestite al meglio.
“Hey, tutto bene?”
“S-Sì, benissimo” sorride, un sorriso falso e ipocrita “Buongiorno anche a te...”
“Sicuro Gee?”
E adesso che deve rispondere? Mentire, è l’unica soluzione.
“Tutto bene Frank, non preoccuparti. Ho solo dormito un po’ male stanotte. Ora vado a farmi una doccia e magari mi riprendo, okay?”
Sorride ancora, stavolta fingendo meglio e fa una carezza alla schiena un po’ meno scarna di Frank.
“Okay... Poi facciamo colazione?”
“Certo.” Continua a sorridere con quella smorfia che pare una maschera, si alza ed esce dalla stanza.
‘Vi state entrambi illudendo e facendo del male così’ Dio, perchè non riesce a smettere di torturarsi? Perchè non riesce a smettere di pensare a quella frase e all’amara verità che racchiude ma che per lui non è altro che una bugia, una menzogna inventata dalla sua paura di ammettere che ama ancora Frank? Perchè sente di star fallendo, di aver sbagliato strada e di star conducendo Frank verso una meta che non è quella a cui nessuno dei due vuole arrivare?
Illusione... Forse è proprio questo che ha causato un cambiamento così radicale nell’umore di Frank e nel loro rapporto? Forse Gerard non lo sta amando, ma solo illudendo, illudendo lui ma anche se stesso...
Entra in doccia per non pensarci e subito accende il getto d’acqua il più ghiacciata possibile.
È assurdo soltanto pensare che lui non ami Frank, che si è illuso con questo dolce e disperato desiderio di mettere a posto tutto, di mettere a posto il cuoricino frantumato di Frank.
“Prima di amare qualcuno bisogna innamorarsi Gee... Tu sei innamorato di Frank?”
“I-Io non lo so...”
Anche Ray non aveva di certo aiutato a distendere i nervi di Gerard, a tranquillizzarlo e dargli fiducia, poichè l’unica cosa che gli manca, l’unico tassello mancante tra l’idea di amare Frank e il farlo veramente, è la fiducia in se stesso e nelle sue emozioni. Lui non ricorda cos’è l’amore, santo cielo! È stato in coma otto mesi, non ricorda più nessuna emozione, ha solo bisongo che qualcuno creda in lui...
Corre fuori dall doccia, si mette un’asciugamano in vita e si dirige verso la camera da letto dove ha lasciato Frank, con l’intento di abbracciarlo forte e, finalmente, dirgli “ti amo” prima che le illusioni lo soffochino e prendano il sopravvento.
“G-Gee...”
Oh.
“Ger... mmmmh- ommioddio...!”
Le illusioni sono arrivate prima...
Frank è disteso tra le coperte disfatte, nudo mentre geme il suo nome e cerca di tapparsi la bocca con la mano che non è occupata. Gerard vorrebbe piangere...
Così com’è arrivato, si gira e corre via, ovunque ma non lì.
Lui non ama Frank, ma Frank ama lui... Finalmente capisce il senso di quella crudele frase pronunciata da lui tempo fa: ‘Possiamo fingere di amarci quanto ti pare ma non succederà mai più niente tra di noi’.
Ha sbagliato tutto.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


*Piccola nota inutile*
Giuro che stavolta non è colpa mia e che posso giustificare questo ritardo catastrofico: si è rotto il computer di base e io, essendo l’unica in famiglia senza un portatile, sono rimasta fregata e sono rimasta solo con un computer rotto e tutte le mie storie, foto e cose varie bloccate sul computer rotto…
Sono abbastanza giù di morale infatti, mi sento nuda senza le mie storie ahaha.
Ho copiato (clandestinamente) questo capitolo dal PC di mia sorella, scusate ancora il ritardo, davvero.
Baci e buona lettura :* :*
 
 
 
 
 
 
La routine è rovinata, distrutta…
Niente più balli, coccole, abbracci e risate, solo due coinquilini che la sera vanno a letto insieme e non si tengono più per mano di notte.
“Gee ho fatto qualcosa di sbagliato?”
Gerard odia le illusioni, le odia con tutto se stesso…
“Va tutto bene Frank…”
Ora poi, mentre sono seduti a tavola a cenare, Gerard si rende sempre più conto di quanti errori abbia fatto in questi mesi, a quante illusioni abbia dato retta ma, soprattutto, a quanto gli manchi amare Frank.
“Gerard! Non va tutto bene! Cos’è successo?”
Frank esplode, non ce la fa più a tenersi tutta quella frustrazione dentro. Hanno passato dei giorni così belli, non riesce a capire cosa mai abbia fatto do sbagliato, poiché è per forza colpa sua, colpa della sua mancanza di costanza, dei suoi sbalzi d’umore e di idee, dei suoi avvicinamenti e dei suoi distacchi improvvisi.
Forse è vero, forse è vero che non ha fatto nulla, ma forse è proprio questo il problema e forse dovrebbe fare qualcosa…
“Frank mi dispiace…” dice Gerard abbassando lo sguardo “Mi dispiace così tanto…”
“Ti dispiace? Hey, Gee… non dire così, non hai fatto nulla di male.”
Ma, invece di fargli tornare il buonumore, nota che allo sguardo triste si sono aggiunte pure delle lacrime. Il cuore di Frank è a pezzi.
“Gee… cos’è successo?”
“I-Io voglio amarti, ma ancora non ci riesco, n-non posso…” sospira “Pensavo di essermi già reinnamorato di te, m-ma… ma, ecco…”
“Ma cosa?”
Frank diventa ogni secondo sempre più confuso e i suoi livelli di ansia non fanno altro che salire e soffocarlo.
“Ma non è così. Sento qualcosa, s-sento una gioia indescrivibile quando sono con te, ma non ti amo…
Morto. Se Frank dovesse descrivere le emozioni orribili che sta provando in questo momento, direbbe solo morte, la definitiva morte del suo cuore.
“N-Non importa Gee… Non importa Am- Volevo dire! Non importa Gerard.”
“È esattamente questo a cui mi riferisco! Non ti fa bene avermi qui, dormire con me quando io non posso chiamarti Amore…” si asciuga un po’ di lacrime col tovagliolo “Potrebbero volerci mesi prima che finalmente tornerò a chiamarti Amore, a b-baciarti, toccarti… Non ti fa bene Frank, non ti fa bene psicologicamente, ma anche fisicamente, sentimentalmente, p-passionalmente…”
“Ma che dici!? Gee, credi davvero che il mio desiderio primario sia quello di soddisfare le mie voglie, è questo che pensi di me?”
La situazione sta decisamente degenerando.
“N-No! No Frank, non ho detto questo, solo che in una relazione che si rispetti dovrebbe esserci anche questa parte… S-Se dormiamo insieme, allora vuol dire che-”
“Oooh Gee… no, io voglio solo che tu stia bene, anche se questa convivenza si concluderà solo in un grande e grosso fallimento a me non importa…” cerca di fare un sorriso rassicurante “Mi importa di te Gee, te l’ho già detto, le altre cose…” arrossisce “le altre cose non sono importanti, non ora.”
“L’altra mattina non sembrava così però…”
Non è riuscito a trattenersi, non ce l’ha fatta, poiché le immagini di un Frank nudo coricato tra le coperte disfatte mentre chiama il nome di Gerard è un’immagine di cui mai potrà scordarsi.
“In che senso…?”
L’altra mattina, quando ero andato a fare la doccia, poi sono tornato in camera e tu… e tu, beh, stavi…” si schiarisce la voce, imbarazzato e già pentito di aver tirato fuori l’argomento “e-eri nudo a letto e mi stavi chiamando e…”
“Oh Dio no…”
Se Gerard è rosso in volto, allora Frank non può che essere bordeaux. Gerard l’ha davvero sorpreso in quel momento? L’ha davvero visto mentre lo stava facendo? Vorrebbe sotterrarsi vivo…
“Gee mi dispiace… M-Mi dispiace così tanto, non pensavo avessi già finito la doccia… Oooh scusami! Chissà che idea ti sarai fatto di me ora, che figura di merda.”
“No Frank, non è quello che sto dicendo io.”
Frank aggrotta la fronte e scuote la testa confuso sentita quella frase.
“Quindi non mi hai visto mentre mi stavo masturbando?”
Ormai non si vergogna neanche più a dirlo, la sua reputazione non esiste più, non ha nulla da perdere.
“Beh, no. Ti ho visto” ride istericamente “Quello che intendo è che questo mi ha fatto capire di non amarti, di n-non desiderarti come tu desideri me…”
“Non importa Gerard te l’ho detto. Rifacciamo: sì, mi manca… m-mi manca far l’amore con te, a volte più del dovuto” ride istericamente “ma quello che voglio io è farti star bene e farti sentire a casa. Se non mi ami, pazienza…! Abbiamo tutto il tempo che vuoi, ma se vuoi tornartene a vivere con Mikey, va bene lo stesso, non è un problema…”
Si porta una ciocca di capelli dietro l’orecchio, liberando perciò il suo viso paonazzo e riuscendo a guardare bene negli occhi Gerard, mettendo da parte tutta la tristezza, l’imbarazzo e la delusione.
“Gee non so come spiegartelo, come esprimere quello che desidero, che desidero davvero…” sorride nervosamente “Voglio che tu sorrida, sì, ecco quello che voglio. Voglio essere ciò che ti fa sorridere, una ragione per cui ti svegli al mattino felice, sereno, non voglio essere la causa delle tue lacrime, dei tuoi pensieri e delle tue ansie, non più.”
“Quindi non sei arrabbiato con me…?”
Mentre glielo chiede, Frank non può fare a meno di sentire un’ondata di tenerezza impossessarsi di lui davanti a quello sguardo pentito che urla “scusa!”, scuse che sono totalmente inutili.
“No che non lo sono, perché mai dovrei?” ride, almeno ci prova “Rallentiamo, ho capito. Andremo più piano, va bene?”
Annuisce, ancora con quello sguardo deluso sul volto.
“Hey, non farmi quella faccia! Gee, non. È. Colpa. Tua.”
“Però ti ho illuso… Ho illuso tutti e due.”
E questo purtroppo è vero, lo sanno entrambi, entrambi sanno che quella corsa sfrenata al reinnamoramento non era stata altro che una grande e grossa illusione, un’illusione dolcissima, meravigliosa, ma pur sempre non reale. Frank non ammetterà mai che ci aveva davvero creduto, che ci aveva sperato ed era addirittura arrivato a pensare che quel piccolo bacio dell’altro giorno fosse reale e non dettato dalle illusioni.
Frank non ammetterà mai che in questo momento è divorato internamente dalle delusioni, è un suo segreto.
“Non hai illuso proprio nessuno Gee, va tutto bene.”
Allunga una mano e la posa sul braccio di Gerard, strappandogli un piccolo sorriso e alleggerendo un po’ la tensione opprimente nell’aria.
“Posso abbracciarti lo stesso…?”
“Se te la senti, certo.”
“Me la sento…”
Ed eccoli perciò abbracciati, l’uno ancora convinto di essere solo un grande e grosso ipocrita, fonte di dolore e illusioni, e l’altro innamorato ma deluso, felice ma depresso, appagato ma con una voragine enorme nel cuore.
L’aveva detto che tra lui e Gerard non ci sarebbe mai più stato niente, l’aveva detto e per un certo periodo credeva che pure Gerard l’avesse capito, ma oramai è fatta, oramai sono impantanati fino al collo in questa palude di delusioni senza scampo, senza via d’uscita.
“Ti voglio bene Frank…”
Frank odia le illusioni, le odia con tutto se stesso…
*****
Hanno perciò rallentato, niente più carezze e stare abbracciati sul divano a guardare la tele fino a tardi, niente più “buongiorno” accompagnato da un abbraccio e, soprattutto, niente più dormire insieme.
Ad essere onesti, Gerard non ha mai chiesto tutto questo, non ha mai chiesto un rallentamento così drastico, anzi, uno stop più che altro, ma Frank ha deciso per entrambi che è meglio così, che è meglio non fare più nulla che una coppia come lo erano loro in genere fa.
“Frankie puoi dormire ancora con me… Che stai facendo?” Aveva chiesto una sera Gerard vedendo Frank prendere cuscino, coperta e pigiama e uscire dalla loro camera.
“È meglio così per ora Gerard, davvero. Quando… quando…”
Avrebbe voluto dire ‘quando tornerai ad amarmi’ ma si era obbligato a non farlo.
“Quando le cose si saranno aggiustate, allora tornerò a dormire con te, okay?”
Ma non era okay, per nessuno dei due lo era…
Avevano perciò passato cinque giorni di imbarazzo e di convivenza fredda, niente più tenerezze e, soprattutto, niente più balli… Gerard amava ballare con Frank, lo faceva sentire libero, felice, lo faceva sorridere come in fin dei conti Frank voleva.
“Frank vuoi… vuoi ballare con me?”
“Non penso sia il caso Gee…”
Sono perciò impantanati in questa palude da troppo tempo, continuano a fare un passo avanti e dieci indietro, una dolce carezza un giorno e neanche un abbraccio per una settimana, un bacio sulla guancia prima di dormire una sera e sensi di colpa per averlo fatto per troppo, troppo tempo…
Finalmente Gerard ha capito che genere di paura intendesse Frank, cosa aveva provato dopo quel bacio e cosa ora pure lui sta sentendo, questo terrore di non riuscire mai più ad uscire dalla palude e perdere il suo Frank per sempre.
“Frank mi suoni una canzone…?” Prova a chiedere anche se, visto l’andamento dell’ultimo periodo, dubita che riceverà un “sì” come risposta.
“Certo. Che canzone vuoi?”
Gerard non può credere alle sue orecchie; ha davvero accettato?
“Non so… n-non ci ho pensato, sai, credevo avresti detto no.”
“Nel suonarti una canzone non c’è niente di male, mi piace suonare, e poi, è da troppo tempo che non prendo in mano la mia chitarra…”
“Oh, e come mai?”
Frank abbassa lo sguardo e sorride tristemente, poiché è fin troppo ovvio il motivo del suo distacco dalla musica che oramai gli sembra di essere un disco rotto nel continuare a ripeterlo. Non fa altro che dire “perché non c’eri”, “perché eri in coma”, ma apparentemente l’idea dell’immenso dolore da lui provato in quel freddo periodo non è ancora ben chiara e definita nella mente di Gerard.
“Non ero dell’umore diciamo.” E, detto questo, chiude l’argomento e va a prendere la sua vecchia chitarra scordata e impolverata.
Gli fa una tale pena vederla così, gli fa male pensare di averla ridotta in questo stato, ma non ha potuto evitarlo. Immagini di lui e Gerard seduti sul letto la sera mentre suonava e lui cantava gli ritornano in mente non appena la prende in mano.
“Dai Frank, suona per me! Suona per me Amore…”
I ricordi lo uccideranno.
“Pensato a qualche canz- Oh scusa…”
Appena ritorna in sala si ritrova davanti un Gerard con una faccia confusa e anche vagamente irritata mentre sta ascoltando parlare qualcuno al telefono.
“Ma le sembra la soluzione questa?”
Si alza dal divano, incazzato nero, e comincia a camminare per la stanza.
Frank ora è curioso, molto curioso…
“Ha avuto dei problemi, abbiamo entrambi avuto dei problemi, facendo così pensa di risolverglieli!?”
Stanno parlando di lui, non ha più dubbi a riguardo oramai. Un’ondata di panico lo travolge all’istante.
“Non può farlo, non è giusto valutare e giudicare una persona quando vive nella tristezza! Perché pensa che l’abbia fatto? Per me, dovreste licenziare me, non lui!”
“Cosa!?”
Non può credere alle sue orecchie, non può credere a quello che Gerard ha appena detto, non vuole farlo.
“Pronto!?”
Strappa il telefono dalle mani di suo marito, terrorizzato e già a pezzi, con solo una minuscola speranza di poter essere assunto ancora.
“L-La prego, non può farlo… Adesso esco e vengo, s-so che sono in ritardo, ma è l’ultima volta, è- La prego!”
Ma è troppo tardi.
La chiamata è finita, il suo destino è stato ancora una volta scelto al posto suo e ora non può far altro se non piangere e correre al riparo tra le braccia di Gerard.
“G-Gee diglielo che non chiederò più permessi di uscita anticipata, c-che sarò bravo, che-”
Si blocca per piangere sempre più e rifugiarsi meglio tra le braccia di Gerard.
È a pezzi, ancora una volta, è distrutto…
“Ssssht, Frank respira… respira Frankie, stai tranquillo…”
“Come faccio a star tranquillo…? Sono inutile, adesso più di prima…” si stringe ancora un po’ di più al suo corpo “Ora mi abbandonerai, non servo più a niente…”
“Ma cosa stai dicendo!? No, no e no! Non ti abbandonerei mai, hai capito?”
“M-Ma Gee perché non dovresti farlo? A cosa servo ora che non posso nemmeno pagarti da vivere? Sarò solo un peso… un man-mantenuto.”
E piange ancora, incapace di fermarsi.
“Hey, guarda me. Guarda me, basta piangere.”
Si ‘scolla’ il corpo di Frank di dosso e gli alza il viso, in modo che i loro sguardi possano incontrarsi.
“Un mantenuto, dici che saresti solo qualcuno da mantenere, un peso, non è così?” annuisce timidamente “E dimmi un po’, che cos’ero io per quegli otto mesi in cui mi sei stato vicino nonostante fossi inutile, anzi, un danno per te e la tua salute?”
“Gee ma n-”
“Ssssht lasciami finire…” gli posa l’indice sulle labbra e lo zittisce “Mi hai aspettato, non mi hai mai abbandonato, perché sapevi che mi sarei svegliato e, beh, avevi ragione, assoluta ragione…”
Finalmente un timido sorriso nasce sulle labbra di Frank un po’ meno a pezzi di prima.
“Credevi in me, come io credo in te… Credo in te Frankie, credo che tu possa superare anche questo, credo che troverai un nuovo lavoro, uno dove il capo non sia uno stronzo insensibile” sorridono entrambi “perché ti starò vicino, non ti abbandonerò, scordatelo proprio. Ti aiuterò, come tu hai aiutato e stai aiutando me.”
“Ma non devi farlo Gee… Non sei obbligato e non-”
Lo blocca posandogli un bacio sulla fronte e lasciando perciò entrambi sorpresi e col batticuore.
“Ma io voglio farlo. Voglio starti vicino, che a te piaccia o no.”
E ritornano ad abbracciarsi.
“Sicuro…?”
“Mai stato così tanto sicuro in vita mia.”
Ed è vero, Gerard crede davvero nelle sue parole e nella sua scelta, non cambierebbe nulla.
“Grazie Gee…”
Vorrà dire che d’ora in poi si sosterranno a vicenda.
*****
Forse Gerard può addirittura considerare un bene il fatto che Frank abbia perso il lavoro, poiché non sono mai stati così tanto vicini l’uno all’altro, così in sintonia e così sereni come ora.
Ovvio, Frank è parecchio abbattuto, ‘si sente un peso’ come spesso dice, ma è sereno, in pace, poiché sa che questo nuovo affetto e unione nati tra loro due non ha niente a che vedere con la grande illusione da cui stanno pian piano uscendo.
Questa è ufficialmente la strada giusta, ce l’hanno fatta, l’hanno trovata.
Svegliarsi al mattino e trovare Gerard sulla soglia della stanza con un vassoio colmo di pancakes è la cosa che in assoluto preferisce.
“G-Gee non avresti dovuto…” Aveva detto la prima volta che era successo, in imbarazzo e rimbambito dal sonno, dalla gioia e dall’amore.
“Non posso neanche viziarti e coccolarti un po’?”
E avevano chiuso lì la conversazione, entrambi con un sorriso enorme sulle labbra.
Certo, vedere uscire di casa al mattino Gerard diretto verso il suo posto di lavoro fa sentire Frank un’inutilità, un peso per l’appunto, ma sa che quando tornerà a casa allora tutta questa tristezza se ne andrà, spazzata via dalla positività del suo Gerard.
Frank non sa se stia fingendo di star bene, di essere così felice solo perché magari crede di poter far star bene pure lui, ma fatto sta che non ha mai visto Gerard sorridere così tanto in tutta la sua vita.
“Ti ho portato dei fiori!”
“Ti ho preparato l’hamburger di soia che ti piace tanto!”
“Ho comprato il bagnoschiuma al cocco, quello che adori!”
Sono queste le cose che fanno esplodere il cuore di Frank, che lo riempiono di gioia e amore e che lo fanno sentire un po’ meno solo e inutile.
La sera è ancora un momento critico, il peso di essere un disoccupato quando il Sole cala lo soffoca e lo schiaccia, ma gli abbracci e i “credo in te” di Gerard alleviano un po’ questa pena e lo fanno addormentare sereno.
Chi l’avrebbe mai detto che per ritornare ad essere amato da suo marito avrebbe dovuto perdere il lavoro?
“Sei dimagrito ancora…”
Si sono appena seduti sul divano, oggi è sabato e hanno tutta la serata senza orari da rispettare davanti, ma la magia e la serenità vengono messe in pericolo da questa frase.
“Oh, sì…” ammette Frank “Ma solo due chili, non è molto…”
“Due chili?? Frank, è tantissimo…”
Rimangono qualche istante in silenzio e alla fine Gerard, non ricevendo alcuna risposta, continua con il suo discorso.
“Perché…? Ti ho sempre lasciato il pranzo pronto nel frigo, ogni mattina ti preparo da mangiare e quando torno la sera non c’è più nulla” si volta verso Frank e prova inutilmente a cercare il suo sguardo “Che succede Frankie?”
Frankie… Quel soprannome sarà la sua morte.
“Nulla Gee, non sono mai stato un mangione io, mangio quel che mi serve, il resto… il resto…”
“Il resto?” Incalza Gerard, impaziente di arrivare al dunque.
“Il resto lo butto via.”
“Cosa!?”
Sembra una di quelle scene in un film in cui la madre riprende la figlia che si rifiuta di mangiare, ma a Gerard non importa.
“Ma sì Gee! Che vuoi che sia?”
Ride, ma Gerard non ci trova nulla da ridere.
“Quindi… Quindi l’unico pasto che fai è la cena? È quello per forza perché ci sono io a controllarti, non è così?”
“Ma no non ho detto questo…”
Si sente bloccato, non sa più come gestire la situazione.
“E allora cosa? Cosa Frank?? Cosa!?”
“Perché cazzo mi stai urlando contro, eh?? Me lo vuoi dire?”
“Perché mi sto prendendo cura di te, sto cucinando per te e sto cercando di farti star bene, ma tu butti via ciò che ti cucino!”
Frank sente un imbarazzo e una vergogna tali che vorrebbe sotterrarsi vivo.
“Scusami…”
“Anche i pancakes che ti porto a letto la mattina?”
Annuisce.
“E il panino con i pomodori e il formaggio di ieri?”
Annuisce nuovamente.
“Pure il tiramisù…?”
“S-Sì Gee, anche quello…”
“Perché? Perché mi hai mentito Frank…?”
“Secondo te perché? Sono tutto il giorno da solo a far nulla e ogni chiamata che ho provato a fare per trovare un nuovo lavoro si è risolta in un disastro…” sospira “Sono fottutamente inutile e potrai credere in me quanto vuoi, ma oramai sono quasi due settimane che sono a casa a perdere tempo e, lo so, non è molto, ma la cosa mi deprime e mangiare è l’ultima cosa che mi interessa…”
“Se chiedessi al mio capo di trovarti un posto, anche se si trattasse di mettere a posto i documenti o di far da segretario, a te andrebbe bene?”
A questo punto, Frank scoppia a ridere, non perché ciò appena detto da Gerard sia stupido o irrealizzabile, ma perché è assurdo che sia arrivato ad essere così tanto inutile e pesante da addirittura farsi trovare un lavoro da Gerard.
“Scusa, pensavo fosse una bella idea…”
“Oooh Gee, lo è, lo è eccome, ma così sarei più di un peso, sarei una specie di zavorra!” continua a ridere “Non posso chiederti anche questo, non posso proprio.”
“Cosa vorresti dire?”
“T-Ti stai prendendo troppa cura di me, mi sento solo un p-”
“Sì, un peso, sì Frank, ho capito! Non fai che ripeterlo, non fai altro che continuare a dirmelo, basta!”
“Scusa…”
Frank si sente bloccato, in trappola; da una parte c’è Gerard e il suo aiuto, il suo affetto e le sue premure, mentre dall’altro c’è questa piccola vocina che gli ripete continuamente quanto patetico e inutile sia diventato, quanto poco utile oramai sia per Gerard e quanto poco tempo manchi prima del loro ‘divorzio ufficiale’.
Già, come se ora non fossero divorziati…
“Frank porca miseria…” dice Gerard con voce triste e scoraggiata “Sei mio marito, perché non posso proteggerti e, soprattutto, aiutarti?”
“T-Tuo marito Gee…?”
“Sì, sei mio marito, okay? E, ti prego, non cominciare con le tue solite scuse e constatazioni idiote. Sei mio marito Frank e questo non potrà mai cambiare…”
Detto questo si volta verso lui  gli rivolge un timido sorriso, sperando di essere stato abbastanza convincente e, soprattutto, di aver fatto entrare in quella testa marcia che si ritrova che lui non è e non sarà mai un peso, qualunque cosa accada.
Frank è solo una persona triste alla ricerca di un po’ di vita e serenità,  ma non per questo merita di essere abbandonato.
“Accetti di essere aiutato?”
“O-Okay, accetto…”
“Oooh finalmente!” Esclama colmo di gioia, saltando giù dal divano e dirigendosi verso la cucina.
“Che vuoi mangiare?”
“Gee abbiamo appena cenato, non mi va nulla…”
“Ho lavorato sodo per farti mettere un po’ di ciccia su quelle ossa e ora te ne esci con un ‘ho perso solo due chili’ e pretendi che non ritorni a rimpinzarti di cibo?”
A questo punto, Frank scoppia a ridere di gusto.
“Umh… una fetta di quella torta che ha portato qui ieri tua madre?”
“Andata!”
Ancora restìo e titubante per questo ‘aiuto’ che ha accettato, Frank si avvolge nella coperta e aspetta che il suo Gee ritorni sul divano con la fetta di torta e un sorriso felice sulle labbra.
“Adesso sarò io a prendermi cura di te…”
Già, come se prendersi cura di Frank fosse semplice…
Sarà una bella sfida, una bella sfida per entrambi.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


*Piccola nota inutile*
Questo capitolo è un po’… triste, parecchio triste anzi e, non per spoilerare nulla, ma più avanti non ci sarà più così tanta depressione, lo prometto.
Ho avuto il permesso da mia sorella di usare il suo computer, quindi pubblico ‘presto’ (per i miei standard almeno).
Spero vi piaccia, baci a tutte :* :*
 
 
 
 
 
 
 
 
Ora che Frank ha più tempo libero, sembrano una coppia a tutti gli effetti.
Certo, entrambi stanno comunque ancora cercando disperatamente un’occupazione per lui e certo, forse Gerard sta rischiando a sua volta di perdere il lavoro per tutte le volte che ha pressato il suo capo e gli ha chiesto di assumere suo marito, ma sembrano una coppia, fanno cose da coppia e fanno discorsi da coppia.
“Com’è andato il lavoro?”
“Oh, noioso… Non vedevo l’ora di tornare a casa.”
“Perché ti mancavo?”
“Ovvio.”
Scherzano pure, o forse sono seri, ma sta il fatto che soltanto poco più di una settimana fa nessuno dei due si sarebbe mai permesso di essere così tanto sfrontato.
Sono perfino andati a fare la spesa assieme, con Frank che cercava di istruire Gerard sul come si fa una ‘buona e sana spesa vegetariana’ e con Gerard che afferrava salsicce, bistecche e ogni genere di carne e le metteva sotto il naso di un Frank disgustato ma felice.
È questo il Gerard di cui ha memoria, quell’uomo infantile e solare che trova sempre il modo di farlo ridere e divertire, quell’uomo che durante la suddetta spesa di qualche giorno fa aveva sfidato Frank a duello con una carota, sfida che naturalmente aveva accettato all’istante, non curandosi delle occhiatacce giudicatorie degli altri clienti.
È questo il Gerard che mancava così disperatamente a Frank, quel Gerard che pian piano si sta risvegliando e sta tornando in vita.
“Oggi mi accompagni da mia madre?” Aveva chiesto una domenica mattina.
“Certo. Che devi fare?”
“Mmmh lasciamo perdere…” Aveva riso, imbarazzato e già rosso in volto.
“Dai Gee! Dimmelo.”
“Mi ha comprato un maglione nuovo, cioè, mi ha comprato un po’ di vestiti nuovi e devo andare a provarli…”
“E cosa c’è che non va?” Aveva chiesto Frank con un sorriso enorme in volto.
“Beh, sarò pure il suo bambino, ma è imbarazzante il fatto che abbia fatto shopping per me.”
“Oooh Gee, ma è sempre stato così” lo aveva raggiunto e lo aveva abbracciato velocemente “Odi fare shopping, non è la prima volta che capita. Tu odi lo shopping, io odio lo shopping, quindi se non ci fosse tua madre probabilmente andremmo in giro nudi.” Aveva riso, per poi abbassare lo sguardo a sua volta.
Gerard nudo… perché l’aveva detto?
“Oh… facciamo proprio schifo.”
“Non immagini quanto.”
E avevano riso un sacco.
Non è necessario baciarsi, coccolarsi, non è nemmeno necessario il “buongiorno Amore” al mattino, poiché a Frank va più che bene questo affetto che è nato tra di loro, per il resto c’è tutto il tempo del mondo.
Forse l’unica cosa che ancora non ha molto digerito o piuttosto metabolizzato è l’aiuto estremo che Gerard gli sta dando e tutti gli extra lavorativi che sta facendo per ‘guadagnarsi il posto di suo marito nell’azienda’, come detto dal suo capo.
“Gee non devi, non devi restare al lavoro così tanto…”
“Non è un problema, okay? Per te questo e altro…”
‘Per te questo e altro’… Frank spera di non arrivare mai a questo ‘altro’, non lo sopporterebbe proprio.
Un’altra cosa che gli sta dando parecchi problemi e pensieri è il fatto che dicembre è alle porte, che il nove è quasi arrivato e che teme sia che Gerard se ne dimentichi, come è giusto che sia, ma anche che se ne salti su con una ‘sorpresa’ di anniversario, con un ennesimo aiuto che stavolta Frank sa di non meritarsi.
Vorrebbe saltare quel giorno, non viverlo, ma non può farlo.
“Giorno Frankie…”
I suoi mille pensieri e preoccupazioni vengono interrotti dalla voce assonnata di Gerard sulla soglia della cucina.
“Giorno Ge-”
Ma viene bloccato da un abbraccio a sorpresa dal dietro e da un bacio sulla guancia. Gli abbracci dal retro hanno sempre fatto svolazzare le farfalle nello stomaco di Frank, svegliate tutte all’improvviso e fatto scendere dei brividini lungo tutta la schiena e oggi non fa eccezione.
“Che ci fai già sveglio a quest’ora? Sono solo le sei…” Mugugna Gerard ancora avvinghiato al suo corpo e con la voce impastata dal sonno.
“Nulla, non mi sentivo molto bene, quindi sono venuto a pren-”
“Che cos’hai? Ha la febbre? Mal di pancia? Aspetta! Hai vomitato? Che è successo?”
“Gee…” ridacchia sentita la preoccupazione massima nel suo tono di voce mentre gli fa quelle mille domande “Va tutto bene, okay? Ho solo un po’ di febbre, credo…”
“Avresti potuto svegliarmi…” Dice Gerard con tono triste, per poi girare Frank nell’abbraccio e trovarsi perciò faccia a faccia l’un l’altro.
“Non è un problema… s-sto bene.”
Frank non riesce ad articolare una frase rapito com’è dalla faccetta da cucciolo di suo marito e dai suoi capelli scompigliati.
Ha sempre amato la mattina, sempre amato questa versione assonnata di Gerard e sempre amato i mille baci al sapore di caffè che si scambiavano. Dio solo sa quanto gli manchino i baci di Gerard…
“Torna a letto, io prendo il termometro e qualcosa per farti abbassare la febbre, okay? Oh! Ti porto anche un’altra coperta, non si sa mai, e-”
“No Gee, davvero. Sto bene…”
Ovviamente non sta bene, anzi, sta di merda se proprio deve dirla tutta, sente quel mal di ossa fastidioso e quel mal di testa martellante tipici di quando ha la febbre ma non può accettare altro aiuto, non è giusto.
Sa che Gerard oggi ha il turno di mattina al lavoro, sa che deve presentarsi lì alle otto meno venti, ma sa anche che ha un cuore talmente grande e pieno di premura che non lo lascerebbe mai a casa da solo con la febbre. Non può sfruttarlo fino a questo punto, non vuol passare per un idiota lamentoso che non ne fa una giusta, anche se probabilmente già è questa l’impressione che ha dato…
“Frank scotti” dice posandogli una mano sulla fronte “Dai, torna a letto, io arrivo subito e ti farò star meglio, mi prenderò cura di te.”
“N-No Gee non devi… Ti occupi già abbastanza di me, posso gestire due lineette di febbre” ridacchia “Oltretutto devi andare al lavoro…”
“Non importa, per oggi posso darmi per malato e stare a casa con te. N-Non mi vuoi?”
E come fa adesso? È ovvio che vuole che stia a casa a coccolarlo, accudirlo e fargli mangiare quella minestra schifosa che faceva sempre ogni volta che si ammalava, ma non è giusto abusare del suo aiuto fino a questo punto.
“Certo che ti voglio Gee!” sospira “Ma non c’è bisogno che tu stia a casa.”
“Ho capito…” si arrende, che altro può fare? “Almeno mi puoi fare il favore di tornare a letto e farti misurare la febbre?”
“Sì, questo posso farlo.”
Si sorridono per poi dividersi, così che uno torna a letto, accoccolato nella parte che profuma di Gerard, mentre l’altro si affretta a prendere coperte, pastiglie, medicine e qualunque cosa gli salti in mente.
“Okay Frank. Adesso misuri la feb- Oh. Hey…? Ma respiri là sotto?”
Non può evitare di ridere non appena mette piede nella stanza e vede un mucchietto di coperte che si  muovono e che quindi gli fanno capire che lì sotto c’è Frank.
“Respiro, tranquillo” la voce gli arriva ovattata dalle mille coperte “Così almeno sto al caldo…”
Ma Gerard sa benissimo che il motivo non è quello, o almeno che quello principale è un altro: Frank è accucciato nella sua metà di letto, abbracciato al suo cuscino e con un’espressione di pura beatitudine sul volto che ha finalmente rifatto la sua comparsa da sotto le coperte.
“Oh, se lo dici tu…” Si avvicina al bordo del letto e si siede con un sorriso dolce sulle labbra, poiché chi mai sano di mente non sorriderebbe davanti a quella scena?
“Metti sotto l’ascella…” dice porgendo il termometro ad un  Frank sempre più felice “…che tra cinque minuti vengo a vedere, okay?”
“Okay Gee. Grazie mille.”
“E grazie di cosa scusa?” Chiede non riuscendo a cacciare via quel sorriso stupido dalle sue labbra.
“Per prenderti cura di me ancora una volta…”
“Certo che mi prendo cura di te” gli fa una carezza “Torno tra poco, intanto vado a prepararmi.”
“Va bene.”
E il bacio lento e fermo che gli posa sulla fronte lo fa letteralmente esplodere. Non si è ancora abituato a queste dimostrazioni d’affetto, lo lasciano sempre a bocca aperta e con il solito stormo di farfalle nella pancia.
Arrossisce, come ultimamente capita molto spesso.
“Che c’è? Era per vedere se sei molto caldo…” Si giustifica Gerard viste le sue guance in fiamme, anche se Frank sa già perché l’abbia fatto, o almeno si concede di pensarla così.
Oh quanto gli manca baciare Gerard…
*****
Alla fine è saltato fuori che Frank aveva molto più di qualche lineetta di febbre, dato che quel ‘trentanove’ che Gerard aveva letto sul termometro l’aveva fatto preoccupare e non poco.
“Ma come faccio a lasciarti solo…?” Si era lamentato, facendo un’ennesima carezzina al viso rovente di Frank.
“Mi ammalo spesso Gee, ci dovrai fare l’abitudine” aveva provato a tranquillizzarlo lui, sorridendo appena “Ci vediamo quando torni, okay?”
Okay…”
E se n’era andato.
In genere tutte le persone del mondo sognano di essere accudite, aiutate e coccolate quando non stanno bene, ma non Frank, o meglio, non Frank adesso. Prima dell’incidente di Gee adorava le attenzioni che riceveva, ma ora gli sembrano sbagliate, gli sembrano di sicuro troppe e troppo belle per essere vere.
Come fa ad avere la certezza che Gerard si stia comportando così non perché spinto da pena ma perché lo ama, o perlomeno gli vuole bene? Semplice, non può…
In questi quattro giorni in cui non aveva lasciato il letto perché troppo debole, si era accorto pure di tutti i ‘piccoli aiuti extra’ che aveva ricevuto mentre dormiva. Più volte nel cuore della notte Gee si era svegliato per misurargli la febbre, per fargli un mucchio ci carezze e, soprattutto, per abbracciarlo forte dal dietro e scaldarlo quando i brividi avevano preso a fargli battere i denti.
“Gee torna a dormire… Domani devi svegliarti presto.” Aveva provato a dirgli.
“E allora? Sei più importante tu.”
Così che non c’era stato verso di scollarselo di dosso. Intendiamoci, Frank ha amato questo episodio di dolcezza estrema, ma le occhiaie sul volto di Gerard il mattino dopo gli avevano fatto cambiare immediatamente idea.
Si è anche accorto che si sono invertiti i ruoli, che adesso è Gee quello che chiama il lavoro per avere permessi di uscita anticipata o per saltare direttamente un giorno intero, solo per poter passare più tempo con lui.
Gli sta rovinando la vita, è questa l’unica cosa a cui può pensare.
“Frankie? Volevo solo dirti che forse il mio capo è riuscito a trovarti qualcosa… Ovviamente non è nulla di che, ma come inizio può andare bene, non credi?”
Questo poi lo aveva fatto sentire una schifezza a tutti gli effetti, un mostro.
“Gee basta…”
Ma oramai Gerard era già scappato dalla stanza per andare, indovinate un po’? A lavorare…
Frank spera solo di star bene presto, perché non può più tollerare questa situazione. Se poi si conta il fatto che tra un giorno è dicembre…
Dicembre è sempre stato il suo mese preferito, ma ora non può che considerarlo il più brutto dato che si è reso conto che ogni ricordo, esperienza e momento positivo legato a quel mese ha a che fare strettamente con Gerard. Il loro matrimonio, l’andare a compare i regali insieme, la scelta dei doni da farsi a vicenda e il “non guardare!” mentre lo si acquistava, le vacanze, il calore del corpo di Gerard, il fare l’amore per tutta la notte, il pranzo di Natale a casa dei genitori di Mikey e Gee e le mille attenzioni e coccole che la loro madre gli rivolgeva e infine il rifarsi le promesse di matrimonio.
Vorrebbe tanto credere che anche quest’anno si rifaranno le promesse, si diranno “ti amo”, ma oramai mancano solo dieci giorni al loro anniversario, oramai il tempo sta scadendo.
“Sono tornato!”
Sente la voce allegra e squillante di Gerard provenire dall’ingresso e, dopo pochi istanti, lo vede comparire sulla porta della camera.
“Come va?” Chiede, per poi sedersi sul bordo del letto e stampargli un bacio sulla guancia.
“Meglio…”
“Mmmh siamo sicuri?”
Per quanto riguarda la salute è vero, Frank sta meglio davvero, ma per quanto riguarda il peso nel suo petto e quel ‘dieci giorni’ che gli rimbomba nella testa non va meglio affatto.
“Sono solo un po’ triste…”
“Oh, come mai…?”
Lo sguardo preoccupato che gli rivolge lo fa pentire subito di aver aperto bocca.
“I-Io non lo so…”
Si lascia scappare due lacrime sul volto che subito si va ad asciugare.
“Hey hey… Frank, che succede?”
“Non lo so Gee, non lo so…”
Ma invece lo sa, fin troppo bene oltretutto.
“Vuoi un abbraccio?”
“S-Sì…”
“Vieni qui…”
Lo aiuta a mettersi seduto e lo stringe forte tra le sue braccia, accarezzandogli piano la schiena e posandogli di tanto in tanto un bacino sulla guancia.
“Posso fare altro?” Chiede dopo aver sciolto l’abbraccio ed aver sorriso ad un Frank con a sua volta un timido sorriso sulle labbra.
“Stai con me…?”
“Certo che sto con te! Sono tutto tuo stasera” ride appena “Prima però, vado a prenderti qualcosa da mangiare, okay?”
“No Gee, non ho fame, non port-”
“Non era una domanda o qualcosa a cui puoi opporti.” Dice posandogli un dito sulle labbra e zittendolo all’istante.
“Ti odio…” Mugugna Frank con un sorrisino che vuol dire tutto meno che odiare.
“Come scusa?”
“Ti odio!” Ripete ridendo.
“Ah sì? E cosa posso fare per farti cambiare idea?”
Prendono a ridere entrambi ma onestamente Frank spera che Gerard non si aspetti una risposta a quella domanda…
“Mentre tu continui ad odiarmi, io vado a prepararti la cena.”
E se ne va.
Ennesimo aiuto non richiesto, ennesimo obbligo a fargli un favore e ennesimo senso di colpa che si aggiunge agli altri mille che già ha e che fanno perciò tornare all’istante quella tristezza che l’abbraccio di Gerard aveva appena scacciato.
Frank sa cosa deve fare… È una decisione così dura e faticosa, ma sa che è la migliore per entrambi, l’unica rimasta.
“Quasi pronto Frankie!”
Stanotte, deve solo aspettare stanotte…
*****
“Ma come fanno a non piacerti i gatti? Sono così caldi e morbidi e pelosi!”
“Appunto! Continuano a perdere peli. Sono molto meglio i cani, fidati.”
È notte, hanno entrambi finito la loro cena e cominciato a parlare del più e del meno. Frank era perfino arrivato a pensare che forse non sarebbe stato necessario fare quello da lui deciso poco fa, ma poi gli occhi stanchi di Gerard e la sua risata stanca lo avevano fatto ricredere all’istante.
“Gee posso chiederti una cosa?”
Ora sono entrambi sotto le coperte e si stanno raccontando cose totalmente senza senso che non li hanno fatti smettere di ridere neanche un secondo.
“Dimmi tutto.”
“Tu… non hai mai avuto voglia di scappare?”
Gerard aggrotta la fronte sentita quella domanda.
“In che senso?”
“Nel senso, non hai mai avuto voglia di abbandonare tutto, di lasciarti alle spalle una situazione difficile che ti sta uccidendo e andare via, lontano, in un posto dove tu possa ricominciare da zero?
Gerard non capisce il senso di questa domanda, ma non può fare a meno di pensare all’istante che sì, ha avuto questa voglia incontenibile e ingestibile troppe volte per poterne ricordare il numero preciso.
“Sì, mi è capitato spesso” sospira “Perché me lo chiedi?”
“Perché pure a me capita spesso, a volte troppo…” volta il viso verso quello di Gerard “Quando ti è capitato l’ultima volta?”
“Mmmmh prometti di non prenderla male?”
“Prometto.”
“Okay…” gira la testa a sua volta e incontra lo sguardo di Frank “Quando mi sono trasferito qui, i-io ero… ero terrorizzato, non avevo idea di cosa fare, cosa dire, come comportarmi e come aiutarti, quindi… quindi c’è stato un momento in cui ho veramente pensato di fuggire via…”
“Oh.”
Sentita quella risposta, Gerard non può far altro che maledirsi e odiarsi per aver aperto bocca.
“E adesso vuoi ancora scappare via…?”
“No!” si precipita a rispondere “No Frankie, no. Io… io voglio stare con te…” gli afferra una mano e comincia ad accarezzargliela piano “Non scapperei mai via da te…”
“Dovresti…”
“Perché?”
“Perché io voglio scappare, in questo momento vorrei così tanto scappare…”
Frank non è mai stato bravo a tenere la bocca chiusa, soprattutto quando è sotto pressione o in difficoltà lui non è in grado di stare zitto, o perlomeno mentire decentemente.
“Perché vuoi scappare via da me…?” Chiede Gerard in un sussurro, mettendosi su un fianco e avvicinandosi piano al corpo teso di Frank.
“I-Io non lo so… Ho paura Gee, ho così tanta paura…”
“Paura di cosa?” Chiede nuovamente a bassa voce, portando una mano sulla guancia di Frank e avvicinando pericolosamente i loro volti.
“Paura di non andare bene, di non essere abbastanza per te. Paura di fallire…”
“Sei più che abbastanza Frankie, non lo vedi? Non vedi quanto sei perfetto per me…?”
E dopo questo, il cervello di Frank smette di lavorare.
Le labbra di Gerard hanno miracolosamente incontrato le sue e hanno cominciato a muoversi piano, a danzarci sopra e ogni tanto la sua lingua chiede timidamente di entrare, senza tuttavia ricevere mai il permesso.
“Gee ho paura…” bisbiglia staccandosi appena “Ho una paura terribile…”
“Ti prego Frank, non hai niente di cui aver paura” prova a rassicurarlo lui, facendogli una carezza leggera “Baciami…” ma stavolta le loro labbra non si incontrano proprio.
“Forse è meglio dormire, no…?”
“Già, forse è meglio…”
“Mi abbracci?”
“Ti abbraccio Frank, tranquillo, ti abbraccio…”
C’è una tristezza tale che aleggia nell’aria che per poco non scoppiano entrambi a piangere. Gerard avrebbe dovuto aspettare Frank, avrebbe dovuto essere lui quello a baciare per primo, ma non è riuscito a trattenersi, ha sbagliato…
Vedere Frank così piccolo e vulnerabile aveva acceso il solito calore delizioso nel suo petto e non era riuscito a trattenersi.
“Buonanotte Gee…”
“Buonanotte Frankie…”
Gli posa un bacio sul retro del collo, stringe un po’ di più il suo abbraccio avvolgente e crolla addormentato, esausto e provato dalla giornata di lavoro e dal rifiuto di Frank, ma se solo avesse saputo cosa lo avrebbe aspettato al mattino, allora non si sarebbe mai concesso il lusso di addormentarsi così facilmente.
“Frank?”
Ma nel letto non c’è più alcun Frank, solo le coperte disfatte e un freddo pungente.
“Frankie? Dove s- Oh merda!”
“Mi dispiace Amore mio, spero mi perdonerai.
Non voglio più rovinarti la vita, mai più.
Ti amo,
Frank.”
È questo ciò che lo aspetta al mattino, questo biglietto insulso e quelle parole dolorose.
“Vaffanculo, è colpa mia…”
Ma è troppo tardi, se n’è accorto troppo tardi, e ora Frank non c’è più.
‘Capita spesso pure a me, a volte troppo…’ oooh che dolore capire il significato di queste parole solo adesso!
Prende il cellulare e chiama l’unica persona che possa aiutarlo in questo momento orribile.
“M-Mikey…?”
“Gee? Che è successo?”
“Frank è scappato.”
“Oh no… Non un’altra volta.”
È proprio vero che ti rendi conto di quanto amassi una cosa solo dopo averla perduta per sempre, ma il fatto è che stavolta non si tratta di una cosa, ma di una persona, di Frank.
“Proprio adesso che stavo ricominciando ad amarlo…”
E scoppia a piangere.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


*Piccola nota inutile*
Ero impegnata a concludere (in merda) il mio ultimo trimestre della mia carriera scolastica e, tra lacrime e 5, me ne sono uscita solo con molto probabilmente il solito debito in matematica del trimestre!
Dio qualcuno accenda già un cero adesso per la mia maturità perché qua rischio di farmi il sesto anno chiusa in quella pena della mia scuola…
Okay, detto questo, il capitolo mi piace (?), lo trovo carino, quindi spero piaccia anche a voi…
Buone feste, buon Natale e buon riposo dallo studio.
Vi voglio bene, baci :*
 


 
 
“Avete litigato?”
“N-No…”
“Lo hai forzato a fare qualcosa che non voleva?”
“Non credo… non lo so.”
“Come sarebbe a dire scusa?”
“Non lo so Mikey porca miseria!”
Dopo aver chiamato in lacrime il fratello ha dovuto aspettare a dir tanto dieci minuti per ritrovarselo in casa. Gerard si aspettava pure l’arrivo di Ray, ma quel “non voglio farlo preoccupare” dettogli da Mikey gli aveva fatto capire che forse aveva sbagliato pure lui a mettere in allarme il fratello. Frank fa parte della loro famiglia ormai, è ovvio che sono tutti così preoccupati, è come il fratellino.
“Gee sto solo cercando di capire…”
Prova a farlo ragionare Mikey, utilizzando un tono calmo e pacato.
“Eh va bene…” sospira e si asciuga un po’ di lacrime dal volto “Ieri stavamo parlando, eravamo sdraiati a letto e abbiamo parlato per ore e ore, poi…”
“Poi?”
“Poi mi ha fatto una domanda strana, mi ha chiesto se avessi mai avuto voglia di scappare via e abbandonare ogni cosa e alla fine io, vedendolo così triste, ho pensato che forse baciandolo avrei risolto qualcosa…”
“Quindi l’hai baciato?”
Annuisce tristemente.
“Gli ho detto che non doveva aver paura di niente, m-ma lui continuava a dire che era spaventato, terrorizzato a morte, e alla fine ci siamo addormentati e, ancora una volta, ho pensato che abbracciarlo nel sonno potesse essere una bella idea… Lui ama gli abbracci.”
“E stamattina cosa ti ha fatto capire che era scappato e non- oh…”
Gli porge il bigliettino e aspetta che lo legga e che quindi capisca pure lui che purtroppo Frank non c’è più.
“‘Non voglio più rovinarti la vita’…?”
“S-Sì, sai, Frankie ha perso il lavoro, circa due settimane fa l’hanno cacciato e a lui questa cosa non è mai andata giù… Continuava a ripetere di non voler essere un peso, di non voler fare pressioni su di me, ma me ne sono fregato.”
“In che senso?”
“In quanti sensi Mikey? Ho provato a dargli una mano, a cercargli un posto da qualche parte e mi sono preso cura di lui, cosa avrei dovuto fare?” ride istericamente “Cos’altro avrei dovuto fare se lo amo…?”
“Lo ami?”
Annuisce tristemente un’altra volta.
“Ne sei sicuro stavolta?”
“Io… Io penso di esserne sicuro, penso che se adesso fosse qui proverei a baciarlo ancora e a dirglielo, ma non è qui…”
Si nasconde il volto nelle mani e si lascia scappare qualche lacrima colma di risentimenti e sensi di colpa, poiché è colpa sua, di chi altri sennò?
“Non è che magari è tornato ancora dove ci siamo sposati?” Chiede Gerard con un filo di voce e alzando lo sguardo.
“Potrei andare a controllare, ma non credo…”
“Perché non credi?”
“Perché… beh, se è scappato dopo che avete parlato allora i-”
“Oh, quindi mi stai dando la colpa?”
Gerard è già abbastanza nervoso e triste di suo, se ci si mette pure Mikey allora potrebbe non rispondere delle sue azioni.
“Non ho detto questo Gee… Intendo che magari è andato in un luogo che non gli ricordi te, un luogo dove possa mettersi a posto le idee, no?”
“Forse…” mugugna fissandosi le punte dei piedi “E allora dove potrebbe essere?”
“Non ti ha dato qualche indizio, che so, qualche nome di posto che gli piace?”
“Ha solo detto che voleva scappare e lasciarsi tutto alle spalle…” gli si stringe il cuore a pronunciare quelle parole “ma… ma nulla di più.”
“Okay Gee, tranquillo, lo troveremo.”
Vorrebbe davvero tanto credere alle sue parole, ma il sapore delicato e leggere del bacio di Frank di ieri sera e il freddo trovato stamattina nel letto lo fanno sprofondare in una pozza di sconforto.
“Dove vai ora?” Chiede vedendo Mikey infilarsi il giubbotto e dirigersi verso la porta.
“Vado a controllare quel posto, non si sa mai.”
“Vengo con te!” Si precipita a dire Gerard, già con una mano infilata nella manica del giubbotto.
“No, fermo” dice Mikey posandogli una mano sul braccio “È meglio se stai a casa… Siamo solo in due a sapere che è sparito e se mai dovesse ritornare è meglio che ci sia qualcuno ad accoglierlo, non credi?”
Perché deve sempre avere ragione?
“Va bene… aspetto qui allora.”
“Hey Gee” sposta la mano sulla sua spalla a lo porta vicino al suo corpo in uno pseudo abbraccio che, ad essere sinceri, Gerard stava aspettando da tutto il tempo.
“Lo troveremo, te lo prometto, anzi! Te lo giuro, fidati di me.”
“Okay, mi fido…”
Ma non si fida affatto. Quando Frank non vuole essere trovato, allora non lo trovi proprio…
Non appena rimane solo, prova a richiamare per l’ennesima volta Frank sul cellulare per avere un’ulteriore prova del fatto che non l’ha portato con lui, che l’ha lasciato a casa sul tavolo della cucina.
Non voglio più rovinarti la vita, mai più’… Quelle parole saranno la morte di Gerard, saranno la sua dannazione. Come può Frank pensare di avergli rovinato la vita? Cosa ha fatto lui per dargli questa impressione…? Comincia a percorrere velocemente quei mesi di convivenza, non riuscendo a capire dove e cosa abbia sbagliato.
Gee ho paura… ho una paura terribile…’ Paura di cosa? Che cosa lo terrorizzava così tanto? Gerard le ha provate tutte, ha provato a far di tutto per Frank per farlo star bene e, se ce ne fosse occasione, venderebbe la sua anima pur di farlo tornare a casa da lui, a casa loro
Darebbe la sua stessa vita pur di sentirlo ridere ancora e di non vederlo più piangere da solo nel cuore della notte.
‘Non scapperei mai via da te…’
‘Dovresti…’
Ed è davvero strano, tragicamente ironico anzi, vedere come alla fine sia stato lui quello ad andarsene, quello a sgattaiolare via dalle sue braccia e lasciarlo solo.
Gerard non capisce davvero come non si sia accorto, come abbia fatto a continuare a dormire tranquillo e indisturbato mentre Frank, il suo Frank, se ne stava scappando via come un fuggitivo nel cuore della notte. Se solo fosse possibile, allora tornerebbe più che volentieri indietro nel tempo e stringerebbe un po’ di più il corpo di Frank al suo, gli direbbe ‘ti amo’, lo coccolerebbe e, soprattutto, non dormirebbe così profondamente come purtroppo ha fatto.
‘Sono solo un po’ triste…’ Avrebbe decisamente dovuto stringerlo più forte, non ci sono dubbi.
qui non c’è….. tu hai novità?”
Dire che si aspettava un messaggio del genere è scontato, dato che sapeva già che non lo avrebbe trovato lì, lo sentiva dentro.
“nulla”
Si limita a dargli quella breve risposta fredda, per poi mettere il cellulare da parte e accucciarsi sul divano nell’angolo che in genere era Frank ad utilizzare.
‘Stai con me?’ Ma se scappa, allora come fa a stare con lui…?
Oltretutto oggi fa un freddo terribile, oggi le temperature sono scese sotto lo zero e l’immagine di un Frank congelato e tremante non gli da pace, lo fa soffrire oltre l’immaginabile.
Non era nemmeno guarito bene dalla febbre… dove si è andato a cacciare? Dove si è andato a cacciare proprio ora che il freddo di novembre ha deciso di fare la sua comparsa e… si blocca.
Novembre? Oggi non è novembre…
Si catapulta giù dal divano e va a guardare la data sul calendario appeso in cucina, quella sul suo cellulare, quella del PC, quella del televisore e tutte dicono la stessa cosa, ciò che temeva, ciò a cui ha pensato solo ora, solo dopo che Frank se n’è andato.
Oggi è il primo dicembre.
Dicembre! Dicembre è il mese più amato e allo stesso tempo più odiato da Frank. Dicembre è il mese del loro matrimonio, il loro mese. Vorrà pur dir qualcosa, o almeno, lo spera con tutto se stesso.
Certo, non ha comunque capito dove possa essersi cacciato, ma finalmente ha compreso il motivo del suo cambiamento d’umore e della sua tristezza, paura, voglia di scappare. Avrebbe dovuto pensarci prima…
“Mikey!”
Per l’ennesima volta, chiede aiuto a suo fratello.
“È tornato!?”
“N-No… non è questo…”
“Oh…”
“Sai che giorno è oggi!?”
Sente il fratello sospirare dall’altro capo del telefono.
“No Gee, non lo so…perché?”
“È il primo dicembre!”
“E allora? Cosa me ne importa se- Oh mio Dio il primo dicembre! Gee! Sei un genio!”
Okay, questa non era la reazione che si aspettava…
“Umh… perché?”
“Non ho tempo di spiegarti, ti passo a prendere. So dov’è Frank!”
Cosa!?
“Cosa!?”
“Tra cinque minuti sono lì. Sei un genio Gee!”
“No Mikey io intendevo che- Mikey?”
Gerard non sa davvero perché sia un genio, ma non può che sentirsi euforico al pensiero che Mikey sappia dove si sia cacciato Frank e che stanno andando a prenderlo.
Ancora confuso, felice e agitato si infila in fretta il giubbotto e aspetta fuori casa che l’auto del fratello arrivi a prenderlo.
La prima cosa che farà non appena lo rivedrà? Baciarlo
Spera solo che Mikey abbia ragione.
*****
“Quindi io gli ho chiesto di sposarmi l’uno dicembre di sei anni fa su una pista di pattinaggio…?”
“Esatto! Non capisci? Sarà tornato lì per forza, non ha smesso di parlare di quel giorno un singolo istante!”
Gerard sapeva di aver chiesto la mano di Frank mentre stavano pattinando, glielo aveva detto lui stesso la sera in cui erano andati fuori a cena, ma non sapeva di questo ‘dettaglio’ dell’uno dicembre…
Prova a fantasticare su come devono essere andate le cose quel lontano giorno, sulle parole da lui usate, sulle guance rosse per la gioia di Frank dopo aver sentito la proposta, sulla loro felicità, su come diavolo gli fosse saltato in mente di fargli la proposta sui pattini e, soprattutto, se alla fine si erano baciati e abbracciati, invidiati da tutti gli altri pattinatori che mai avrebbero conosciuto un amore così bello come il loro.
“Vuoi sposarmi?” No, troppo banale…
“Vuoi diventare mio marito?” Mmmmh…
“Vuoi spendere il resto dei tuoi giorni con me, per sempre, perché ti amo?” Sì, questa gli piace.
Se lo immagina proprio ora, si immagina tutto come se lo avesse già vissuto, cosa che in effetti ha fatto, ma che purtroppo non ricorda.
Forse il cervello non è l’unico posto in cui viene conservata la memoria, forse dei pezzetti di ricordi si staccano e vanno a finire nel cuore. Forse ciò che sta fantasticando, non è affatto fantasia, ma realtà.
“Okay Gee” dice Mikey fermando l’auto e rompendo il silenzio “la pista è grande, parecchio grande, ma posso scommettere tutto quello che ho sul fatto che è lì, che è in mezzo a quel casino, fidati di me.”
“E se non lo trovo?”
“Lo troverai, vi troverete.”
“E se non mi ricordo più come si fa a pattinare e cado?”
“Ti tirerai su, tutti sono caduti almeno una volta nella vita sui pattini.”
“E se-”
“Gee!” lo interrompe con un sorriso “Stai tranquillo. Lo troverai, e questa volta sono sicuro che non avrà paura, che tornerà a casa e che non scapperà più.”
“Sei sicuro…?”
Mikey non è affatto sicuro, ormai gli sembra di non conoscere più il suo amico, ma si sforza di annuire, posare un bacio veloce sulla guancia del fratello e vederlo scendere dall’auto.
Bene. Ora è solo.
Gerard non può evitare di sentire un moto d’angoscia impossessarsi del suo corpo non appena posa lo sguardo sull’enorme pista di pattinaggio che ha davanti a sé, poiché trovare Frank lì dentro sarà un po’ come cercare un sassolino nell’oceano, come scorgere un granello di sabbia dal colore diverso in mezzo a una spiaggia bianca, ma non può tirarsi indietro e, soprattutto, non vuole più scappare.
Si affretta a raggiungere lo spazio all’ingresso che noleggia i pattini e aspetta il suo turno, già intento ad allungare il collo in direzione della pista per vedere se riesce a notare un omino basso e dagli occhi dolci in mezzo a quel marasma, ma non vedendo nulla se non coppie allegre e spensierate che pattinano mano nella mano.
Anche lui vuole pattinare mano nella mano con Frank, anche lui vuole farlo ridere e anche lui vuole essere la ragione del suo buon umore… Vorrebbe solo essere abbastanza, si accontenterebbe anche solo di questo ad essere onesti.
“Grazie…” Mugugna dopo essersi fatto dare i pattini, per poi correre verso le panchine e togliersi le scarpe più in fretta che può. I pattini sono così freddi dentro e la sua incapacità di allacciarli è così imbarazzante che diventa tutto rosso per la concentrazione.
Ogni risata che sente attorno a sé, ogni sguardo che incontra, ogni sorriso che scorge gli ricordano Frank e lo fanno sobbalzare, ed è per questo che si allaccia in fretta e alla cavolo i pattini e si catapulta sulla pista.
“Oh merda…!”
Come da lui temuto, non sa pattinare, o almeno, non ha il minimo ricordo di come si faccia, così che si attacca al bordo, terrorizzato e già nel panico, e fa i primi cinque metri così, strisciando letteralmente contro la barricata e pregando di non cadere.
“Hey, hai i pattini slacciati!”
Gli fa notare una ragazza avvinghiata a quello che suppone sia il suo ragazzo.
“Oh! Grazie per avermelo detto…”
Imbarazzato e sotto lo sguardo divertito dei due ragazzi, cerca di inginocchiarsi, o almeno abbassarsi, per chiudere quegli aggeggi infernali e poter dunque continuare con la ricerca del suo Frank.
“Attento!”
La gente gli sta urlando contro e si sente se possibile ancora più umiliato e stupido di quanto già non sia, si sente uno schifo, un grande e grosso perdente, poiché oramai è caduto a terra come una pera cotta.
“L’avevo detto che dovevi stare attento!” Ride la ragazza, fortunatamente mentre se ne sta andando via abbracciata al suo ragazzo divertito a sua volta.
“Senti, perché non te ne vai a fan-”
“Hey, bisogno di una mano ragazzo in difficoltà?”
Non ha nemmeno bisogno di alzare lo sguardo per capire di chi si tratta.
“Frankie!”
“Ciao Gee…”
Gli rivolge un sorrisino timido e imbarazzatissimo e subito si inginocchia per allacciargli i pattini.
“Io… insomma! Che cavolo ti è saltato in mente, me lo vuoi dire?”
Gerard ha talmente tante domande e cose da dirgli che gli girano per la testa che si è bloccato, immobile a fissarlo mentre gli allaccia quegli aggeggi infernali e l’unica cosa venutagli in mente è quella patetica e disperata domanda a cui Frank non risponde nemmeno.
“Pattina con me Gee, ti prego…”
Una volta finito coi pattini, gli tende una mano per farlo alzare e lo guarda con occhi supplichevoli, così che Gerard non può tirarsi indietro.
“Poi ne parleremo però, vero?” Prova a chiedere ancora, ma non riceve nuovamente risposta se non una manina di Frank che afferra la sua e lo aiuta a muoversi piano senza fortunatamente cadere ancora e fare altre figuracce.
“Frank parlami…”
“Sssssht”
È la sua risposta, seguita da un dito che si posa sulle sue labbra e lo fa perciò tacere.
“Pattina con me…”
Gerard non capisce cosa diamine stia succedendo, non capisce se Frank si sia reso conto di quanto lo abbia fatto soffrire con la sua fuga o di quanto si sia sentito in colpa, un mostro per avergli permesso di sgattaiolare fuori casa nel cuore della notte. Non capisce se si sia reso conto di quanto lo ami, di quanto voglia abbracciarlo ma anche urlargli contro e fare uscire la sua frustrazione, di quanto voglia piangere, non sa se per gioia o disperazione ma, soprattutto, di quanto voglia baciarlo.
No, pare non averlo proprio capito.
“Okay fermo!” Dice con tono deciso, fermandosi bruscamente e inchiodando perciò nel bel mezzo della pista.
“Adesso tu mi parli e la fai finita, la smetti di scappare via, okay!?”
“G-Gee stai piangendo…”
“Sì, sì cazzo, sto piangendo perché… perché, porca miseria Frank! Eri scappato, n-non ti è chiaro questo? Non ti è chiaro quanto abbia sofferto?”
Abbassa lo sguardo e aspetta che Frank dica qualcosa, qualunque cosa, basta che rompa quel silenzio agghiacciante che pare averli inghiottiti vivi.
“P-Perché…?”
“Perché cosa?”
“Perché mai avresti dovuto soffrire? Perché Gerard, perché?” finalmente i loro occhi si incontrano “Insomma, ti ho abbandonato, perché ti sei preoccupato tanto o-o perché mi hai cercato? Non hai letto il biglietto? Non voglio più rovinarti la vita, non voglio più far-”
“Se non vuoi più rovinarmi la vita, allora sai che devi fare?”
Scuote timidamente la testa, con uno sguardo terrorizzato e tanta paura negli occhi, paura che Gerard cerca subito di cacciare via portandogli le mani sul viso e facendo unire le loro fronti.
“Hai le mani ghiacciate…” Sussurra Frank, non osando incontrare più i suoi occhi e portando timidamente a sua volta le mani sul petto di Gerard.
“Stai zitto…”
E lo bacia.
Lo bacia perché non aspettava altro che questo, lo bacia perché così magari Frank capirà che è lui, che è lui ciò che non gli rovina la vita ma che anzi gliela migliora talmente tanto che non può nemmeno esprimerlo a parole.
“Gee n-non…”
“Sei tu Frank.”
“Cosa sono io…?”
“Ciò che non mi rovina affatto la vita ma che anzi, me la fa amare alla follia…”
E finalmente Frank sorride, sorride talmente tanto che il cuore di Gerard si scioglie dalla gioia, dall’amore.
“Ti amo Gerard…”
E lo bacia, stavolta è lui a baciarlo per la prima volta in assoluto, è lui a catturare le sue labbra ed è lui a posargli le mani sul viso e stringerlo forte a sé. Inclina piano la testa da un lato e intensifica il bacio, rendendo quel semplice contatto qualcosa di più profondo e romantico, qualcosa che entrambi morivano dalla voglia di finalmente riprovare e riassaporare.
“Non osare mai più abbandonarmi, mai più. Hai capito?” Sussurra Gerard sulle sue labbra.
“Ho capito Gee, ho capito… Non ti abbandonerò mai più.” Risponde Frank non perdendo il sorriso e riprendendo all’istante a baciare quelle labbra che tanto gli sono mancate.
È così delizioso il sapore del suo Gerard, ne sentiva terribilmente la mancanza…
Gli pare di trovarsi in una di quelle bocce di vetro, una di quelle di Natale, quelle che tieni sulla mensola sopra il camino e che quando scuoti fai volare neve ovunque, quei piccoli universi paralleli che tanto lo hanno sempre affascinato e che ora, il caso vuole, ne sia parte pure lui e stia vivendo assieme al suo Gee la gioia che è racchiusa in quella piccola boccia di vetro.
“Toglimi una curiosità…” Chiede in un sussurro sulle labbra rosse e umide di un Frank finalmente felice e in pace col mondo.
“Tutto quello che vuoi.”
“Come cavolo mi è venuto in mente di chiederti di sposarmi sui pattini?”
Scoppiano a ridere entrambi, travolti da una gioia inspiegabile che in quei quattro mesi mai avevano avuto l’onore di provare.
“Sei sempre stata una persona, come dire, particolare” ridacchia “ma onestamente ho amato il modo in cui me lo hai chiesto, con tutto me stesso…”
Gerard gli fa una carezza, per poi riunire in un bacio veloce a stampo le loro labbra e fissarlo con occhi colmi di amore.
“E come te l’ho chiesto?”
“Mi hai portato in mezzo alla pista, proprio nel centro, in mezzo a tutti, e poi hai tirato fuori dal tuo giubbotto l’anello e hai cominciato con un discorso dolcissimo che potrei scriverti per intero, poiché non riuscirò mai a dimenticarlo…” gli posa un bacio sulla guancia e riprende “Poi alla fine mi hai fatto la proposta più ‘da Gerard’ che potessi fare…”
Sorride beatamente al pensiero.
“Ovvero?”
“Ovvero… Vuoi spendere il resto dei tuoi giorni con me, per sempre, perché ti amo?”
Gerard non può che rimanere a bocca aperta sentite quelle parole.
“Buon primo dicembre Frankie…”
Lo diceva che i ricordi non sono contenuti solo nel cervello…
“Buon primo dicembre Amore mio.”
…poiché quelle parole sono impresse nel suo cuore e mai lo potranno lasciare.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


*Piccola nota inutile*
Ragazze, mi devo scusare… In genere davo sempre un preavviso quando la storia si stava per concludere, ma stavolta mi sono completamente scordata, quindi ve lo do ora, al penultimo (in pratica ultimo vista la brevità del prossimo) prima della fine.
Scusatemi, davvero.
Detto questo, spero abbiate passato un bel Natale e stiate spendendo bene le vostre vacanze, non come la sottoscritta ahah.
Spero vi piaccia e rispecchi un minimo le “aspettative” che avevate per questo finale, perché secondo me è… carino?
Oooh la pianto!
Vi voglio bene, bacio :* :*
 








“Adesso la smetti di scappare?”
“Prometto Mikey. Non scapperò più.”
“Dio, prova soltanto a pensarci che ti uccido, hai capito?”
“Capito mamma.”
E iniziano a ridere.
Frank è finalmente tornato e, anche se è stato via solo un giorno a dir tanto, Mikey non può evitare di fargli la predica e mettere in chiaro le cose.
“Posso lasciarvi soli senza che combiniate altri casini?” Chiede rivolgendosi sia a Frank che a Gerard, entrambi con un sorriso idiota sulle labbra.
“Faremo i bravi Mikey, promesso.”
“Fate poco gli spiritosi, okay?” dice cercando di essere serio, ma finendo comunque col ridere “Vi odio…” e continua a ridere, per poi salutarli e uscirsene di casa, con il cuore leggero e immensamente più sollevato.
“Bene. Che facciamo ora?”
L’atmosfera in casa è totalmente cambiata, il loro rapporto è totalmente cambiato e la cosa strana è che nessuno dei due sa il perché di questo cambiamento improvviso. Il giorno prima Frank era a letto in lacrime e Gerard stava cercando di avvicinarsi a lui, di consolarlo e farlo sorridere, mentre ora sono l’uno davanti all’altro con un sorrisone enorme sulle labbra, il cuore che batte all’impazzata e una voglia incontenibile di assaggiare nuovamente le labbra dell’altro.
Forse Gerard con la fuga di Frank ha capito quanto triste e vuota sarebbe la sua vita senza lui e forse Frank ha finalmente capito che suo marito si sta ‘risvegliando’ e tornando ad amarlo come in passato.
I ricordi non ci sono più? A Frank non potrebbe importare di meno, poiché finalmente ha capito cosa sta alla base del loro rapporto e cosa è rimasto invariato nonostante quel lungo sonno.
Loro due sono nati per amarsi e questo nulla potrà mai cambiarlo.
“Ti preparo da mangiare, ecco cosa facciamo.”
“Sul serio Gee?” Chiede Frank ridendo come un pazzo e non credendo che sia davvero serio.
“Certo, abbiamo saltato il pranzo, devi pur mangiare qualcosa.” Risponde lui dirigendosi già verso la cucina.
“Hey, dove pensi di andare…?”
Prima ancora di poter raggiungere la porta, sente il suo polso venir bloccato dalla mano di Frank e si ritrova girato e in un abbraccio caldo e avvolgente.
“Puoi stare un pochino con me, o adesso è il tuo turno di scappare?” Chiede Frank stringendo forte il corpo di Gerard e rivolgendogli un sorriso talmente dolce e carico d’amore che fa sciogliere il suo cuore.
“Sto con te Frank, sto con te…”
E gli posa un bacio delicato sulle labbra. Sembra ancora così strano poterlo fare, poter baciare le bellissime e morbide labbra di Frank senza spaventarlo, farlo scappare o non farlo sentire amato come merita di sentirsi.
“Gee posso dirti una cosa…?” Bisbiglia Frank sulle sue labbra, completamente sopraffatto dall’amore.
“Dimmi.”
“In questi giorni sono sicuro che mi scapperà più volte di dirti ti amo, non posso evitarlo, non posso farne a meno, scusami, ma è perché non sono mai stato così felice in vita mia…” arrossisce appena “ma voglio che ti sia chiaro che tu non devi assolutamente sentirti obbligato a dirmelo, voglio che quando me lo dirai, e se mai lo farai, venga dal tuo cuore e n-”
“Frankie” lo blocca con una risata “Frank, tranquillo, va bene? Puoi dirmi ti amo tutte le volte che vuoi, non è un problema, vuoi scherzare? Come può darmi fastidio?”
“Non lo so, n-non voglio darti l’impressione di uno che corre e ti fa pressioni, solo questo…”
Quanto può essere dolce in questo momento?
“Non vale più il discorso del correre o meno, okay?” fa una carezza al suo viso oramai in fiamme “Hey, non imbarazzarti stupido!”
E adesso è il turno di un bacio sulla guancia, non può fermarsi e non vuole farlo. Frank è davvero l’essere più dolce e perfetto del mondo.
“Se stiamo correndo, allora non vedo l’ora di vedere fin dove arriveremo, quanto lontano andremo…”
“Davvero?” Chiede Frank in un sussurro e con un sorriso di pura gioia e beatitudine in volto.
“Davvero…”
Gerard spera di averlo convinto, spera di avergli fatto capire che a lui non rinuncerà né ora né mai e che deve smetterla di imbarazzarsi per ogni singola cosa.
“Grazie Gee…” Dice ancora in un sussurro, per poi non riuscire più a trattenersi e cominciare a baciarlo come se la sua vita dipendesse da quello.
Gerard ama baciare Frank, adora renderlo felice e adora qual batticuore che sente sempre quando le loro labbra si incontrano, ma forse Frank è un po’ troppo ‘sbaciucchioso’ per i suoi gusti… Si sono ricongiunti, se così si può dire, da nemmeno un giorno in fin dei conti, tutti quei baci sono tanto meravigliosi quanto strani, ancora vagamente sbagliati se proprio deve dirla tutta, ma non ha cuore per fermarlo, non può.
“Immagino ti sia mancato molto baciarmi, non è così?”
Si concede solo questo commento alla fine, dopo che Frank ha finito di baciarlo e accarezzargli le labbra con un sorriso beato sulle labbra che scompare subito dopo aver sentito quelle parole.
“S-Scusami… Ho esagerato, mi dispiace. Mi sei mancato troppo.”
Si stacca dal corpo di Gerard con il viso un’altra volta rosso e in fiamme e un’espressione di pura vergogna.
“Smettila di scusarti, okay?” chiede alzandogli il viso e sorridendogli dolcemente “E, per l’amore del cielo, smettila di arrossire perché diventi troppo dannatamente adorabile…” aggiunge con una risata per poi notare che anche Frank sta ridacchiando a sua volta.
“Okay, prometto di non scusarmi più, non inutilmente almeno, va bene?” Chiede roteando gli occhi al cielo e continuando a ridere.
“E anche che non arrossirai più?”
“Anche quello, sì…”
“Perfetto. Vieni, ti preparo da mangiare.”
“Non c’è modo di convincerti de fatto che non ho fame, vero?”
“Assolutamente no! Apparecchia.”
E Frank non può che dargli retta. Finalmente sono tornati, finalmente non c’è più quella tensione insopportabile nell’aria e, soprattutto, finalmente ha riassaggiato le labbra deliziose del suo Gee.
Se questo è un sogno, allora Frank non vuole mai più svegliarsi.

*****

Finalmente le cose si sono aggiustate una volta per tutte e ancora non è passato un singolo giorno in cui abbiano litigato o pianto in silenzio di nascosto. Giornate di risate, abbracci, sorrisi e baci quando Gerard “da il permesso”.
“G-Gee posso baciarti?”
Dopo il primo giorno e l’imbarazzo di Gerard davanti a tutti i baci ricevuti, Frank si è convinto che debba avere il permesso per poter baciare suo marito senza metterlo a disagio.
“Vieni qui…”
Sì, le cose vanno decisamente meglio.
Gerard l’ha perfino portato fuori a cena, una cena vera, una romantica, con lo Champagne e stavolta anche il dessert, una cena che si era poi conclusa con un sacco di coccole sul divano una volta tornati a casa.
“Se faccio qualcosa che non vuoi dimmelo, va bene…?”
Ma Gerard pare essere d’accordo con tutte le dimostrazioni d’affetto che Frank gli rivolge, dicendo che più lo tratta come faceva prima dell’incidente e più lui comincia a ricordare, ricordare com’è essere amati e amare e com’è avere qualcuno con cui addormentarsi la sera e con cui scambiarsi un “buongiorno” addormentato e baci al sapore di caffè. Gerard non avrà più indietro i suoi ricordi, non ricorderà più di quando al liceo ha baciato per la prima volta Frank, non ricorderà nemmeno del loro primo ti amo e purtroppo non ricorderà nulla del loro matrimonio, ma ricorda cosa vuol dire amare qualcuno talmente tanto da volerci spendere tutta la vita assieme e con cui condividere momenti meravigliosi come quelli trascorsi negli ultimi giorni.
Una sera poi erano stati invitati a cena da Mikey assieme a Ray e Christa, ed avevano dato il ‘peggio’ di loro: avevano riso come due ragazzini alle prese col loro primo amore, tenendosi per mano sotto il tavolo per tutto il tempo e non perdendo il sorriso neanche per un secondo.
“Finalmente!” Aveva detto Ray dopo cena, vedendo i suoi amici così felici e… innamorati.
Gerard ancora non ama Frank, sa che purtroppo è così, ma sicuramente si sta innamorando velocemente alla follia di ogni suo piccolo dettaglio e riscoprendo emozioni e sensazioni che credeva non avrebbe mai più provato in vita sua.
Sa che a breve sarà di nuovo innamorato perso di lui, che amerà suo marito come merita. Marito… sono ancora sposati, giusto? Dopo tutto quello che hanno passato e dopo questo breve periodo di gioia, ancora non è saltato fuori l’argomento e ancora non hanno avuto modo di decidere se il loro matrimonio valga ancora o meno. Frank ha la fede al dito, non l’ha mai tolta e Gerard la vede di continuo, non può fare a meno di notare quel piccolo anellino al suo dito e sentirsi in colpa nel notare invece il suo anulare senza nulla attorno…
Non ha ancora reindossato la sua fede, non ha avuto il coraggio di andarla a prendere dalla scatolina sul comodino di Frank e di infilarsela, poiché se non è giusto? Se non deve più indossarla? Se non sono più sposati…? Il senso del matrimonio è il giurarsi amore eterno ed essere fedeli l’un l’altro e Gerard non crede di aver fallito, almeno non in questo, ma non ha idea di come e cosa debba fare.
“Ti amo Gee, ti amo così tanto…”
Sono questi i casi in cui non sa che fare, come comportarsi e cosa rispondere, così che tutte le volte in cui è successo si è ritrovato a rispondere con un abbraccio e un bacio sulla fronte. Gerard trova i baci sulla fronte tanto teneri e dolci quanto romantici, così che come risposta crede che possa andare, lo spera con tutto se stesso.
“Frank, posso riavere la mia fede…?”
Alla fine si era convinto a fare questa domanda così semplice e allo stesso tempo difficile, sperando di non ricevere un “no” come risposta o peggio ancora delle lacrime.
“Oh Gee… non preoccuparti, okay? Non serve che tu la metta, n-non è necessario.”
“Ma perché no…?”
“Tranquillo, ti amo anche se non siamo sposati.”
E se n’era andato.
Ecco, era esattamente questo ciò che temeva, questa risposta fredda e severa che non ha fatto altro che mettere in chiaro che, purtroppo, non sono più sposati.
Domani sarà il nove dicembre, domani sarà il giorno del loro anniversario, ma non possono festeggiarlo… Gerard aveva pensato a tutto, aveva pensato di portarlo fuori a cena, di dargli tanti baci e di riportarlo poi a casa a vedere un film abbracciati sul divano con coccole illimitate per tutta sera, ma Frank invece non ha deciso così.
Il problema è che ‘non sono più sposati’, il problema è che Frank ha di nuovo bisogno di un marito accanto, un marito a tutti gli effetti, ed è proprio questo ciò che Gerard vuole fare. A questo punto pensa davvero che sia solo questo, che sia solo questione di avere una fede al dito o meno, e crede anche che l’unico modo per mettere in chiaro il fatto che il loro matrimonio è ancora valido sia… chiedere a Frank di risposarlo.
È dunque per questo motivo che oggi, sera dell’otto dicembre, è finalmente arrivato alla soluzione, quella migliore e più adatta per ritornare ad essere sposati e per rendere Frank di nuovo felice.
“Gee è pronta la cena!”
“Arrivo!”
Sorride al pensiero del suo piano.

*****

“Quindi domani non vuoi proprio far nulla?”
“Gee, ne abbiamo parlato. Va bene così, okay?”
No, non andava bene così e no, non ne avevano parlato, ma Gerard non può che accettare la decisione di Frank, non può che fingere di essersi arreso e di aver capito che non sono più due sposi, anche se nella sua testa ha un’idea ben diversa e dei piani nascosti per il loro anniversario che non intende buttar via.
“Va bene Frankie…” risponde piano, sorridendo al suo Frank accanto a lui nel letto “Dormiamo? Sono un po’ stanco.”
“Tutto quello che vuoi…” sussurra sorridendo a sua volta “Buonanotte Gee” e si volta sul fianco.
“Dio, non dirmi che ora ti girerai dall’altra parte e spegnerai la luce, vero?”
Frank, sentita quella frase, lo guarda confuso e comincia a chiedersi cosa mai abbia sbagliato stavolta.
“Ummh… perché non dovrei farlo?”
“Perché…” gli si avvicina e lo stringe a sé “…perché non mi hai dato il bacio della buonanotte, stupido.”
“Oh.”
“Già, oh…” ride piano, accarezzandogli il volto “baciami…” ma piuttosto è Gerard a baciarlo, prendendo piano il suo viso tra le mani e unendo le loro labbra in un bacio lento e dolce.
“Non osare mai più non darmi il mio bacio della buonanotte, okay?”
“I-Io ci devo fare l’abitudine…” arrossisce con un sorrisino sulle labbra “Sembra ancora così strano, è strano averti qui a letto, ed è così strano poterti toccare, accarezzare, baciare…” continua lui, arrossendo sempre più e facendosi piccolo piccolo, cercando di nascondersi meglio che può sotto le coperte.
“Sei arrossito ancora…?” chiede Gerard impedendogli di scomparire sotto il piumone “Sì che sei arrossito! Cosa aveva detto riguardo all’imbarazzarsi?”
In verità Gerard ama le guance rosse di Frank, ama sapere che è lui, che è solo merito suo se ora le sue guance sono arrossate e il suo cuore sta battendo all’impazzata. Lo rende, in un certo senso, orgoglioso di se stesso.
“Ow Gee basta!” ride, una risata imbarazzata e dannatamente adorabile “Se continui a farmi notare che sono rosso come un fottuto pomodoro allora esploderò definitivamente!”
“Okay okay la smetto!” sorride beato “Però ti avevo anche detto che quando arrossisci diventi dannatamente adorabile e questo significa che ora mi devi concedere un altro bacio…”
“Questo si può fare.”
E ritornano perciò a baciarsi.
Gerard ama quel piccolo versetto sorpreso e soddisfatto che Frank si lascia sfuggire ogni volta che le loro lingue si incontrano, così come Frank ama il sapore di Gerard e ama la dolcezza che usa ogni volta che si scambiano un bacio. Ama sentirsi così speciale e amato, anche se purtroppo sa benissimo di non essere affatto amato.
“Buonanotte Frankie.”
“Buonanotte…” sente il battito del suo cuore accelerare “…Amore.”
Si sorridono dolcemente un’ultima volta, per poi spegnere le luci per davvero e addormentarsi, o almeno provare a farlo… Gerard non pensa che riuscirà a chiudere occhio, poiché è troppo agitato ed euforico al pensiero di ciò che dovrà fare domani mattina. Se tutto andrà bene, allora lui e Frank torneranno ‘come prima’, saranno di nuovo a posto e non più rotti e a pezzi, ma la paura di fallire e di ricevere un rifiuto lo fanno morire dall’agitazione e dall’ansia.
Se lo immagina, si immagina il momento e si immagina anche l’ennesimo “Gee, non importa…”  che riceverà, poiché è un’idea tanto bella e dolce quanto irrealizzabile. Si sente un tale stupido ad aver pensato che potesse funzionare, così che un’ondata di sconforto e delusione lo travolgono e lo fanno sprofondare in quel letto che ora pare troppo grosso e morbido.
“Ti amo anche se non siamo sposati…” No, non va assolutamente bene.
Sudato, agitato e a disagio si alza di scatto dal letto dopo a dir tanto un’ora e si dirige verso la cucina per calmarsi e bere un po’ d’acqua. Detesta questa parte di sé, detesta essere una persona così insicura e dubbiosa, ma non può evitarlo, non può cambiare sebbene lo desideri con tutto se stesso.
“Cazzo!”
È talmente agitato e su un altro pianeta che nemmeno riesce a tenere il bicchiere in mano, così che lo fa cadere a terra e lo manda in frantumi, facendo un rumore assordante che risuona per tutta la casa.
Non capisce perché è così, non capisce davvero il suo comportamento e questo suo terrore di fallire e far soffrire ancora Frank. L’ha fatto stare troppo male, l’ha fatto piangere, soffrire e sentire inadeguato così tante volte che ora non desidera altro che farlo star bene. Forse è per questo che ha così tanta paura, forse ha solo timore di far soffrire ancora una volta Frank e di non vederlo sorridere più, quel sorriso dolce e da bambino che vorrebbe vedere molto ma molto più spesso illuminare il suo viso
“Gee…? Che succede?”
Un Frank assonnato e ridicolmente tenero fa la sua comparsa sulla porta della cucina, svegliato sicuramente dal rumore del bicchiere.
“Oh non entrare! Ci sono vetri ovunque, aspetta…”
Sentite quelle parole, Frank comincia a stropicciarsi gli occhi come fanno i bambini appena si svegliano al mattino  e si stringe poi le braccia attorno al corpo, infreddolito e con una voglia matta di tornare sotto le coperte o tra le braccia di Gerard per potersi scaldare e trovare un po’ di morbidezza e affetto.
“Che hai fatto?” Chiede un pochino meno assonnato, per poi sbadigliare e guardare Gerard con sguardo confuso.
“Ho rotto un bicchiere, non volevo svegliarti scusami…” dice saltellando tra un vetro e l’altro per raggiungerlo e stringerlo a sé “Vieni qui, stai tremando.”
“Sto tremando perché forse qualcuno non ha voluto accendere il riscaldamento e in casa ci saranno due gradi!” Risponde lui ridacchiando e perdendosi nel profumo di Gerard che l’ha avvolto ovunque assieme alle sue braccia.
“Mmmmh stai zitto…”
Rimangono perciò così, abbracciati e in silenzio per minuti e, sebbene Frank ami gli abbracci di Gee e si sia scaldato per bene, non capisce che cosa c’è che non va… Nessuno abbraccia una persona per cinque minuti consecutivi senza un motivo.
“Gee tutto bene?” Chiede iniziando a sciogliere l’abbraccio e incontrando subito lo sguardo preoccupato di suo marito.
“Umh sì…! Perché?”
“Sei strano…” gli fa una carezza “Sicuro che vada tutto bene?”
A questo punto Gerard non sa più come uscirne, non sa più come gestire tutta quest’ansia e angoscia che non fanno altro che crescere sempre più.
“Ho solo freddo, forse è meglio se torniamo a letto e-”
“Gerard” lo immobilizza afferrandogli le braccia, in modo che non possa scappare via “Cosa c’è che non va? Dimmelo Amore, ti prego…”
“Amore…” se lo lascia sfuggire, non riesce a trattenersi “…è tutta colpa dell’amore.”
“Okay, ora mi stai spaventando. Che succede?”
Controlla l’orologio attaccato al muro e, vedendo che è quasi l’una di notte e che quindi tecnicamente è già il nove dicembre, decide di smetterla di morire dall’ansia e farlo.
“Balli con me?” Bisbiglia prendendo una mano gelida di Frank nella sua e stringendola piano.
“Adesso? Gee, è notte…”
“Fa niente. Voglio ballare con te.”
“E la musica?” Chiede Frank sempre più confuso e anche un po’ spaventato.
“Non ce n’è bisogno, mi basta solo ballare con te… Mi basti solo tu.”
A questo punto non può che sciogliersi in un sorriso dolce e innamorato, portare le mani dietro al collo di Gerard e cominciare ad ondeggiare piano, attendendo che lui porti a sua volta le mani sulla sua schiena e lo stringa a sé.
Ballano piano, sorridendosi dolcemente e, sebbene Frank sia ancora confuso e stia morendo di freddo, non può che sentirsi la persona più felice del mondo.
“Perché devi sempre trovare il modo per farti amare così tanto…?” Bisbiglia con un sorrisino trasognato in volto.
“Ed è un male?” Scherza Gerard, vagamente meno agitato di poco fa.
“No che non lo è stupido…”
“Vuoi vedere quanto posso farmi amare?”
“Oh, non vedo l’ora.”
È il momento, Gerard non riesce a credere che sia finalmente arrivato questo famoso momento in cui la loro vita si trasformerà in un sogno o in un incubo.
“Sai che giorno è oggi?”
“Mmmmmh l’otto dicembre?”
“Sbagliato!” gli posa un bacio veloce sulla guancia “Oggi è il nove.”
“Oh.”
“Esatto, oh…”
Sorride davanti alle guance già rosa di Frank.
“G-Gee avevo detto di non far nulla, non dev-”
“Ti ricordi di quando ti ho chiesto di sposarmi?”
Non lo ascolta, non ha la ben che minima intenzione di fermarsi.
“Sì, certo che me lo ricordo…” Risponde lui con un sorriso timido e abbassando lo sguardo ripensando a quel giorno.
“Me lo racconti? Ti prego Frankie! Racconta…”
Sospira, ma alla fine si fa coraggio e parla, poiché non esiste al mondo che non accontenti il suo Gee.
“Io…noi… stavamo pattinando, eravamo mano nella mano e tu non riuscivi a fare mezzo metro senza rischiare di cadere” ride “Continuavi a ridere e-e avevo capito che eri troppo euforico, che c’era qualcosa sotto.”
Si ferma per stringere un po’ di più le braccia dietro al collo di Gerard e avvicinare i loro volti, così che entrambi si immobilizzano e smettono di ballare.
“E poi che è successo…?” Bisbiglia Gerard con l’adrenalina che non fa altro che aumentare sempre più.
“E poi mi hai abbracciato…” prende le mani di Gerard e le posiziona meglio sulla sua schiena “…mi hai sorriso…” ride appena al pensiero e al ricordo di quelle immagini “…e hai cominciato a farmi un discorso sull’amore, la vita, l’importanza di avere una persona al proprio fianco, insomma! Cose del genere.”
“Un mucchio d cazzate insomma, no?”
Ridono entrambi.
“Ooooh Gee, cazzate o meno io ancora mi commuovo nel ripensarci, e poi, alla fine sapevo già come si sarebbe concluso il tutto.”
“E come si è concluso?”
“Hai tirato fuori dal tuo giubbotto la scatolina e-e me lo hai chiesto. Ho ancora l’anello di sopra nel comodino, è semplicemente meraviglioso…”
Gli occhi gli si inumidiscono al ricordo e una voglia incontenibile di tornare indietro nel tempo si impossessa di ogni parte del suo corpo.
“Oh, è per caso nel tuo primo cassetto?”
“Sì…? Perché me lo chiedi?”
“Ed è per caso questo?”
Gli occhi di Frank si spalancano non appena vede l’anello nella mano di Gerard e il respiro gli si blocca. È lui, quel semplice ma meraviglioso anello nero con dentro incisa quella piccola ‘G’ perché “così potrai portarmi con te ovunque andrai” come aveva detto Gerard subito dopo averglielo dato.
“G-Gee che cosa stai cercando di dirmi…?”
È il momento.
“Frank, io non so ancora che cosa sei anni fa mi abbia spinto a chiedere la tua mano, non so perché abbia deciso di sposarti, non lo ricordo, ma sai cosa ricordo?”
Vede Frank scuotere energicamente la testa e fissarlo con occhi sgranati.
“Ricordo questo, ricordo il tuo amore, finalmente mi sono ricordato di quanto bello e dolce e-e gratificante sia essere amati da te, perché questo ricordo non c’entra nulla col cervello, non si trova lì, ma qua dentro…”
Si porta una mano sul cuore e sorride dolcemente a un Frank sempre più immobile e con le guance ancora una volta rosse.
“Ricordo il tuo amore Frank, lo ricordo così bene ed è la memoria più bella che potessi conservare…” gli asciuga una lacrima scesa sul volto con il pollice “Non so perché il Gerard Way del liceo si sia innamorato così perdutamente di questo Frank Iero che ora ho davanti a me, ma posso solo ringraziare il cielo di averlo fatto…” asciuga altre due lacrime, stavolta con due bacetti leggeri “Sei anni fa ti ho chiesto di sposarmi perché volevo spendere il resto dei miei giorni con te e oggi, esattamente sei anni dopo quel giorno, ti richiedo di sposarmi perché mi rendi felice, perché sei mio marito e sì, so che è assurdo, ma è la verità” ride “e anche perché non vedo l’ora che arrivi il giorno in cui anch’io potrò dirti che ti amo e tornare a chiamarti Amore, quindi…” si schiarisce la voce e alza il viso di Frank, oramai in lacrime “Frank, vuoi concedermi questo onore di essere tuo marito e quindi di risposarmi?”
“Dio, s-sì!” scoppia a ridere “Sì, sì che voglio risposarti, sì!”
Lo stringe forte e continua a piangere piano, trovando rifugio e calore fra le braccia di suo marito. Finalmente può considerarlo ancora come tale, finalmente può riabbracciarlo e baciarlo senza timore di star andando troppo in là e finalmente può dirgli ‘ti amo’ senza sentirsi fuori luogo o esagerato.
“Mi ami…?” Chiede Gerard in un sussurro, posando un bacio tra i capelli di un Frank raggiante.
“Ti amo, ooh Gee! Ti amo così tanto…”
“Felice che sia tornato?”
Sentita questa domanda, Frank alza la testa e incolla il suo sguardo a quello di Gerard, felice anche lui e con gli occhi umidi e luccicanti per l’emozione.
“Non te ne sei mai andato da nessuna parte… Sei sempre stato qui, con me.”
“Mi sei mancato Frank…”
Si sorridono dolcemente per qualche istante e, senza nemmeno rendersene conto, ricominciano a ballare piano e a ridere come due idioti, come due pazzi e come due che si amano alla follia.
“Buon quinto anniversario Frankie.” Dice a un certo punto Gerard, interrompendo quel dolce silenzio creatosi e attirando l’attenzione di Frank, appoggiato al suo corpo e perso nel suo mondo di amore, dolcezza e Gerard.
“No.”
Sentita quella riposta, si irrigidisce all’istante. E adesso cos’ha sbagliato…?
“N-No…?”
“Buon secondo primo anniversario…”
E allora lo bacia, non smettendo di ballare e sognare neanche per un secondo.



 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


*Piccola nota inutile*
Bene, penso sia arrivato il momento di concluderla qui, anche se tecnicamente ancora non è il giorno di capodanno, ho deciso di pubblicarlo comunque oggi.
Non mento, spiace più a me che a voi averla finita, perché sono talmente tanto a corto di idee che temo che questa sarà la mia ultima storia che pubblico, però mai dire mai, no?
Io vi abbraccio tutte e, anche se sono la prima che non ci crede, vi auguro un anno meraviglioso.
Baci :* :*









“Gee muoviti! Sto morendo di freddo!”
“Ti avevo detto che ci avrei messo ancora un po’! Torna in casa, sennò congeli!”
Oggi è il primo gennaio, è iniziato un anno nuovo e entrambi sono pieni di buoni propositi e idee per il loro amore appena riscoperto.
Frank non ha ancora trovato lavoro, non ha nemmeno accettato quello offertogli da Gerard tempo fa, così come Gerard non ha ancora ripreso pieno possesso della sua vita e dei suoi ricordi, ma entrambi hanno trovato qualcosa di immensamente più importante e meraviglioso.
Ieri sera, invece di uscire e festeggiare il capodanno come tutte le persone normali fanno, sono rimasti a casa sotto le coperte al caldo a guardare film e baciarsi dolcemente per tutto il tempo. Frank pensa che modo migliore di festeggiare non esista al mondo e che, se ce ne fosse l’occasione, allora sceglierebbe senza esitazione di passare ogni capodanno così.
Si sono ancora verificati dei momenti imbarazzanti, dei momenti in cui Frank è andato ‘troppo in là’, o dei momenti in cui Gerard si è messo con le sue stesse mani in una situazione più che scomoda. Ricordano entrambi il giorno della vigilia in cui Gerard era entrato in bagno mentre Frank si stava spogliando per andare in doccia e di come poi a cena si erano scambiati delle scuse prive di senso e colme di vergogna concluse poi con una sessione intensiva di coccole sul divano.
Gerard non si sente ancora pronto a rifare l’amore con Frank, non riesce davvero a immaginarsi la scena, o almeno, non saprebbe che fare. Ci ha pensato ovviamente, in una o magari due occasioni si è ritrovato a fantasticare, ma c’è comunque qualcosa che non torna… Non sa cosa piaccia o meno a Frank, non sa nemmeno se era lui a stare sopra o sotto se proprio vogliamo dirla tutta, ma per ora non è importante.
L’unico giorno storto è forse stato Natale, poiché Gerard non potrà dimenticarsi molto facilmente le lacrime sia di gioia che di tristezza scese sul volto di Frank dopo avergli dato il suo regalo, regalo che il Natale passato non aveva potuto dargli per via del suo coma e regalo che Gerard non riesce a sua volta a guardare senza sentire la gola stringersi. Frank aveva difatti pianto e riso per tutta la mattina, per poi cominciare con una serie di “mi dispiace di averti rovinato il Natale…” e infine cadere addormentato, esausto e ancora scosso dai ricordi.
Gerard sa che quella non é stata l’unica volta, che Frank starà male ancora e che ha bisogno di parlarne con qualcuno, di farsi aiutare, ma sa anche che vederlo raggomitolato sul divano con quel piccolo sorriso mentre stringeva il suo maglione a sé gli aveva momentaneamente fatto scordare di quel Natale da incubo appena conclusosi.
Ci sono anche stati dei giorni positivi, dei giorni più che positivi, come ad esempio quando erano andati a comprare i regali insieme e di quando Frank aveva sorriso come un bambino per tutto il giorno. Dopo aver fatto i loro acquisti, si erano fermati a bere la cioccolata al bar e entrambi avevano riso, si erano tenuti per mano e avevano scherzato come ogni coppia fa.
È suo marito, Gerard non riesce ancora a credere che Frank sia davvero suo marito, non riesce a credere di avere accanto un uomo così perfetto come lo è lui e di essere l’unico che di notte può abbracciarlo nel sonno e l’unico che al mattino lo vedrà ancora addormentato accanto a sé e che potrà addirittura svegliarlo, baciandolo e coccolandolo.
“E non mi avete invitato al vostro matrimonio?” Aveva scherzato Ray dopo aver scoperto del loro ‘secondo matrimonio’, anche se in fin dei conti non è proprio uno scherzo… Hanno entrambi acconsentito sul fare un ‘ricevimento’ e invitare tutti i loro amici e parenti più stretti per festeggiare la riscoperta del loro amore e per divertirsi, ridere e soprattutto ballare e ballare per tutto il tempo. Dopo tutta questa tristezza da cui entrambi sono finalmente usciti non possono più accettare neanche una singola lacrima, ma solo gioia.
Frank ha finalmente messo su un po’ di ciccia, finalmente ha raggiunto un peso accettabile e forse Gerard lo ha preso in giro, dicendo che è diventato grasso, e forse Frank se l’è presa a morte, ma alla fine ciò che importa è che hanno fatto pace, che Frank ha smesso di tenergli il muso ed è tornato a mangiare i suoi pancakes a colazione, capendo lo scherzo di suo marito e dandosi dell’idiota per non averlo fatto prima.
Forse non riavranno più nulla della loro vecchia vita passata assieme, ma questa nuova che ora stanno vivendo piace così tanto ad entrambi che il passato pare non essere più un loro problema, o perlomeno qualcosa da invidiare e rimpiangere.
“Gerard Way se ora non ti sbrighi giuro che ti-”
Lo blocca posandogli un bacio sulle labbra e sorridendogli felice, ancora spettinato e con la camicia stropicciata, ma perlomeno ‘pronto’.
“Stavo morendo di freddo, ti ho aspettato fino ad ora e tu non sei ancora pronto?” Dice Frank, fingendosi arrabbiato.
“Sì che sono pronto! E poi, ti avevo detto di entrare.” Si difende Gerard, passandosi le mani tra i capelli in un tentativo di mettere a posto la situazione tragica in cui si trovano.
“Fermo… faccio io.”
Frank comincia perciò a mettere a posto il casino sulla testa di suo marito, per poi passare alla cravatta e mettere a posto pure lei.
“Sai che Mikey si arrabbierà se facciamo tardi, vero?”
“Oooh che non rompa le palle!”
“Gee!” Esclama Frank, cercando di trattenere una risata ma fallendo miseramente.
“Devo pure avere rotture da parte di mio fratello, ti pare possibile?” Risponde lui ridacchiando a sua volta e aspettando che Frank finisca di fargli il nodo alla cravatta.
“Ecco fatto…” gli posa un bacio leggero sul naso “…ora sei pronto per davvero.”
“Grazie mamma.” Risponde lui in tono scherzoso e con un sorriso stupido sulle labbra.
“Bene, prendi il vino a poi and-”
“Cazzo il vino!”
“Te ne sei dimenticato…?”
Lo vede annuire piano, con lo sguardo basso e un’espressione pentita sul volto.
“E ora che facciamo, eh?”
“Semplice! Vado a prendere i soldi e mentre andiamo ci fermiamo a prenderne uno!”
Non aspetta neanche una risposta, si volta e corre in camera alla velocità della luce alla ricerca del suo portafoglio disperso da qualche parte.
“Gerard ti odio…” Sussurra Frank con un sorriso sulle labbra che vuol dire tutto meno che odio, sussurro che però viene colto dall’interessato…
“E io ti amo!”
“Cosa!?”
La vita non andrà sempre come vuoi tu, anzi, quasi mai farà ciò che tu hai deciso, quasi mai ti obbedirà e ti accontenterà, e questo Gerard e Frank l’hanno capito, l’hanno provato e sanno bene cosa si prova quando nulla gira per il verso giusto, quando ogni cosa va male e tu non hai più il controllo e il comando della tua stessa vita…
“M-Mi ami…?”
“Sì Frank, ti amo.”
…ma le cose cambiano, non può sempre andare tutto male, tutto storto, poiché la vita alla fine si mette a posto, si aggiusta, e tutto torna come prima, meglio di prima, e questo l’hanno capito entrambi più che bene.
*FINE*

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3531433