Pellegrini del Tempo

di la luna nera
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizia l'avventura ***
Capitolo 2: *** Nel lontano passato ***
Capitolo 3: *** I Figli di Sirio ***
Capitolo 4: *** Nel Regno di Camelot ***
Capitolo 5: *** Appeso ad un filo ***
Capitolo 6: *** Pericoli nella notte ***
Capitolo 7: *** Ancora di salvezza ***
Capitolo 8: *** Nel Rinascimento ***
Capitolo 9: *** La Locanda della Civetta ***
Capitolo 10: *** Veronica ***
Capitolo 11: *** Su di giri ***
Capitolo 12: *** Un gesto pericoloso ***
Capitolo 13: *** Nuovi scenari ***
Capitolo 14: *** A Versailles ***
Capitolo 15: *** Gelosia? ***
Capitolo 16: *** Trappola o speranza? ***
Capitolo 17: *** Quel che non accade in dieci anni, accade in un attimo ***
Capitolo 18: *** Finalmente Maddy ***
Capitolo 19: *** La fine del viaggio ***
Capitolo 20: *** La vita riprende a scorrere.... Almeno ci prova! ***
Capitolo 21: *** Una nuova partenza ***



Capitolo 1
*** Inizia l'avventura ***


 
Da un'idea di Emmastory
 
 
Inizia l’avventura
 
 
Il mese di settembre era iniziato da qualche giorno ma nell’aria prevaleva ancora il sapore dell’estate che di lì a poco avrebbe ceduto il testimone all’autunno. Alyssa era a poche decine di metri dall’abitazione di Maddy, la sua più cara amica. Questa l’aveva invitata a casa sua perché da poco più di una settimana nella sua soffitta erano stati temporaneamente depositati due vecchi bauli che, a causa del trasloco di alcuni parenti dalla loro antica villetta, dovevano ancora trovare la loro collocazione definitiva. Maddy adorava rovistare fra quelle anticaglie alla ricerca di oggetti strani e bizzarri, aveva quindi invitato l’amica per godere assieme a lei di tutta quella roba prima che i suoi parenti tornassero a reclamare i bauli. Alyssa suonò il campanello e venne accolta da Maddy con un luminoso sorriso, poi una volta entrata seguì l’amica su per le scale fino a raggiungere la porta che conduceva alla soffitta, infilò la chiave nella serratura ed aprì. Davanti agli occhi delle ragazze si presentò una piccola rampa di scale che conduceva ad un ambiente illuminato da una finestrella.
“Eccoli: guarda che meraviglia!” Maddy era elettrizzata dalla possibilità di frugare in quei vecchi bauli. “Non voglio perdere quest’occasione irripetibile. Sei pronta?”
Alyssa le sorrise e gettò un veloce sguardo sul primo dei bauli: il coperchio era pulito e non presentava disegni né decorazioni ad intaglio. “Dai, apriamolo.”
Ed ecco svelato il contenuto: tanta biancheria di altri tempi composta da lenzuola ricamate, asciugamani di tutte le misure, pigiami, camice da notte, ridicole cuffiette e vestaglie.
“Deludente, davvero deludente.” Maddy si aspettava di meglio.
“Già, questa roba è utile solo a Carnevale o ad Halloween.”
Richiusero il primo dei bauli con una buona dose di delusione, udirono poco dopo una porta sbattere ed una voce piuttosto concitata che le fecero scendere giù in soggiorno per sincerarsi dell’accaduto. Videro il cellulare di Jordan buttato sul divano, per terra invece stava il suo giubbotto.
“Beh? Che sta succedendo?” Chiese Maddy al fratello che nel frattempo era in cucina alla ricerca di una birra fresca.
“Fatti miei.” Sbottò visibilmente scocciato e su di giri.
“Capito.” Ribatté la sorella incrociando le braccia con l’aria di chi ne sa più del diavolo. “Se Jordan è insofferente, Valentine ha colpito di recente.”
Il ragazzo non aveva gradito per niente, posò con poca delicatezza la bottiglia sul tavolo e fece quasi per schiaffeggiarla. “Fatti i cazzi tuoi e non nominarla per almeno un mese!” Salì le scale e si chiuse in camera sua sbattendo sonoramente la porta.
“Ho colpito nel segno.” Maddy ridacchiava mentre Alyssa pareva molto interessata a quanto appena accaduto.
“Si sono lasciati?”
“Boh! Jordan non ammette intromissioni nella sua vita privata, ma posso assicurarti che nelle ultime settimane non fa altro che litigare con la sua dolce pollastrella.”
Dalla stanza del ragazzo proveniva musica hard rock ad alto volume, altro evidente segnale di un qualcosa che non andava per il verso giusto.
“Dai, torniamo a rovistare nei bauli.” Maddy salì le scale seguita da Alyssa.
“Credi di riuscire a scoprire se le cose fra di loro sono ad un punto di rottura?”
Si voltò. “Non dirmi che ancora sbavi dietro mio fratello?!”
Continuò a fissarla in silenzio corrucciando lievemente lo sguardo.
“Alyssa, ma per favore! Con tutti i fusti che ci sono in giro ancora corri dietro a Jordan?!”
“Che c’è di male? E’ uno strafigo assoluto! Se manda a cagare una volta per tutte quella potrei sperare che veda in me non soltanto la migliore amica di sua sorella, ma qualcosa…. Di più.”
Maddy la osservava con poca convinzione.
“Sognare non costa niente e se dovesse andarmi buca anche questa volta, mi consolerò con dieci barattolini di gelato e due bottiglie di Coca Cola come quando si mise assieme alla gallina.”
“Forza, i bauli ci attendono.” Diede una pacca sulla spalla dell’amica e proseguì nel curiosare fra quelle cose d’altri tempi.
Alyssa sospirò profondamente, forse Maddy aveva ragione, forse doveva iniziare a guardarsi un po’ più attorno e smetterla di sperare in un miracolo che quasi sicuramente non sarebbe mai accaduto. Jordan frequentava la facoltà di architettura all’università e chissà quante ragazze carine conosceva, ragazze ben più interessanti di lei, semplice liceale alla vigilia dell’ultimo anno di scuola….
“Guarda qua…” Le parole di Maddy la riportarono coi piedi per terra e vi diede un’occhiata all’interno non appena l’amica ebbe sollevato il coperchio. “Guarda quante scatole ci sono in questo baule.”
“Secondo te cosa potrebbero contenere?”
Ne osservò una con attenzione. “Sembra un astuccio per gioielli.” Premette il piccolo pulsante di apertura del coperchio il quale, sollevandosi, rivelò il meraviglioso bracciale in oro e zaffiri che conteneva.
“ ’Orca miseria….!”
“Secondo te è vero?”
“Non lo so… Non ho mai visto niente di più meraviglioso!” Prese il prezioso oggetto fra le mani: le pietre azzurrognole brillavano illuminate dalla poca luce della soffitta, posizionò l’oggetto sul polso provando l’emozione di indossare un gioiello di rara bellezza finito chissà come in quel baule.
Alyssa prese un altro astuccio molto più piccolo e lo aprì: conteneva un paio di orecchini dai pendenti rosso fuoco, con ogni probabilità rubini; in un altro scoprirono un anello con tre piccoli diamanti, poi una coroncina di brillanti, spille di varie forme, altri bracciali e girocolli. Le ragazze erano totalmente rapite da tutta quella meraviglia e dalla curiosità crescente che le aveva spinte a vuotare completamente il baule spargendo su tutto il pavimento il prezioso contenuto, tutto tranne un sacchetto non particolarmente grande rimasto semi nascosto in un angolo. Maddy lo afferrò. “Questo è l’ultimo…. Che peccato.”
“Dai, guardiamo cosa c’è dentro, sono troppo curiosa!”
La ragazza lo aprì ed estrasse due orologi da taschino identici che, dopo tutti i meravigliosi monili, si rivelarono un’autentica delusione.
“Mhm, l’indegno finale di cotanta meraviglia…”
“Mai giudicare dalle apparenze.” Sentenziò Alyssa. “Potrebbero rivelarsi più preziosi di tutti questi gioielli messi assieme.”
“Tu guardi troppe serie TV, tesoro mio.” Maddy ripose i due orologi nel sacchetto che trovò posto fra gli astucci sparsi sul pavimento, poi diede una rapida occhiata al gran disordine creatosi nella soffitta. “Mettiamo tutto a posto, fra  poco i miei dovrebbero tornare dal lavoro e non credo siano troppo felici di scoprire che abbiamo frugato fra queste cose non nostre.” Ripose un paio di contenitori nel baule. “Ma prima facciamo una piccola pausa, ho comprato un gelato fantastico, devi assolutamente assaggiarlo!”
Lasciarono parte degli oggetti sparsi sul pavimento e scesero in soggiorno. Dalla camera da letto di Jordan proveniva ancora quella musica assordante, evidentemente non si era ancora calmato.
“Possibile che tu non sappia assolutamente nulla su come vanno le cose fra tuo fratello e quella stupida?” Alyssa accettò una coppetta di gelato dall’amica.
“A dire il vero qualcosa so.” Maddy si mise seduta mentre il cucchiaino affondava nella crema. “Jordan vorrebbe tentare di vincere una borsa di studio all’università per viaggiare in Europa ed approfondire le sue conoscenze su certi monumenti e altre cose di cui non so… Quella gli sembrava un’ottima opportunità per soddisfare il suo desiderio senza gravare troppo sulle tasche dei miei. Credo ne abbia parlato con Valentine e lei lo ha messo davanti alla scelta canonica: o lei o il viaggio.”
“Che egoista!”
“Già! E che pettegola!” Jordan irruppe in soggiorno sorprendendo le due ragazze. “Maddy, ti ho già detto che devi farti un po’ di più i cazzi tuoi, devo ripetertelo un’altra volta?!”
“Ehi ehi! Ho forse detto qualcosa di sbagliato?”
Recuperò la birra lasciata poco prima sul tavolo e ne bevve un sorso. Era coi nervi a fior di pelle.
“Guarda che tenerti tutto dentro ti fa solo stare peggio.”
Guardò la sorella scorgendo nelle sue parole un fondo di verità e decise di vuotare il sacco sbuffando vistosamente. “La storia della borsa di studio è vera: ha detto che se tento di vincerla, mi molla all’istante anche se non è detto che la ottenga.”
“Egoista.” Gli puntò contro il cucchiaino rivolgendolo poi verso l’amica. “Alyssa ha detto la cosa giusta.”
“Se dovessi riuscire ad ottenerla, partirei come minimo l’anno prossimo alla fine della sessione estiva e chissà da qui ed un anno quante cose possono cambiare!” Fece una breve pausa. “Sai cosa mi manda in bestia?” Sbatté il pugno sullo stipite della porta. “Che lei il mese prossimo vuole andare tre settimane a Rio di Janeiro con le sue amiche e pretende che io me ne stia a casa zitto zitto!”
“Stai scherzando?”
“Quel viaggio lo farei per studiare, non per andarmi a divertire….”
“Cretina….” Alyssa si lasciò sfuggire un piccolo commento uscendo dal mutismo in cui si era chiusa.
Jordan si sedette accanto a lei. “Che per caso vi è avanzato un po’ di gelato?”
“Certo. Coppetta normale o da sfigati?”
“Da sfigati…..”
“Eccola.” Maddy ricomparve poco dopo con un piatto da minestra stracolmo di cioccolato con glassa ricadente ovunque. “Questa è la dose minima che devi mangiare se vuoi tentare di tirarti su il morale.” Si mise di nuovo seduta. “Poi devi compiere il secondo passo.”
“E sarebbe?”
“Mollala una volta per tutte e guardati attorno, la città è piena di belle ragazze e magari quella giusta per te è più vicina di quanto non immagini!”
Alyssa fu colta da un improvviso attacco di tosse, si alzò rifugiandosi in cucina mentre Maddy rideva sotto i baffi di cioccolato e Jordan guardava fuori dalla finestra con la testa piena di pensieri.
“Poche storie fratellone, a te serve una ragazza con sale in zucca, una che ti comprenda e ti accetti per quello che sei.  E non è certo una cosa semplice stare con un rompiscatole come te.” Si alzò sotto lo sguardo assassino del ragazzo. “Tu sta’ zitto e mangia tutto, io devo tornare in soffitta a riordinare ogni cosa, altrimenti mamma e papà mi affettano per cena al posto del prosciutto. Quando Alyssa si è ripresa dille di raggiungermi.”
Jordan affondò un paio di volte il cucchiaio nel gelato, era talmente schifato da tutto quello che era accaduto che proprio non gli andava di mangiarlo, perciò si alzò e raggiunse la cucina con l’intenzione di rimetterlo nel freezer. Trovò Alyssa ferma e immobile davanti al lavandino. “Tutto bene?”
Si voltò. “Si,… si sto bene, grazie.” Si passò una mano fra i capelli per rimetterli in ordine.
“Mia sorella ti aspetta nel vostro covo segreto per….” Non concluse la frase perché interrotto dallo squillo del suo cellulare. “Scusami.”
Si spostò in soggiorno e Alyssa, pur sapendo di non dovere, si mise ad origliare.
“Che vuoi?....
Perché?...
E se non ne avess…..
E va bene!
No, fra mezz’ora non posso. Facciamo fra un’ora e non se ne parla più.
Ciao.”
Ripose il cellulare nella tasca del suo giubbotto di jeans e osservò Alyssa.
“Fai come mia sorella adesso? Hai iniziato anche tu ad impicciarti dei cavoli miei?”
“Eh? Come?” Avvampò all’istante. “N-No, io non volevo sentire nulla e… anzi, me ne stavo andando…”
“Ah, vai su da Maddy, ha detto che ti aspetta di sopra, non so per fare cosa.”
In quel momento sentirono un urlo provenire dalla soffitta, in contemporanea l’elettricità se ne andò tornando poi nell’abitazione nel giro di un paio di secondi.
“Che diavolo ha combinato quella stupida?” Jordan si precipitò per le scale seguito da Alyssa, raggiunsero la soffitta scoprendola vuota: restavano solo alcuni astucci qua e là sul pavimento. “Maddy, dove diavolo sei?”
“Forse è scesa in camera sua. Vado a controllare.” Ma la ragazza tornò poco dopo senza aver trovato l’amica.
“Avanti, salta fuori! Ho un appuntamento fra un po’ e non posso perdere tempo a cercarti!”
Non ottenne risposta.
Alyssa iniziò a raccogliere gli oggetti sparsi sul pavimento e a riporli nel baule, sperando che quello fosse un escamotage di Maddy per costringerla a riordinare al posto suo. Raccolse infine il sacchetto dentro il quale avevano trovato i due orologi, notò che ce n’era solo uno. “E l’altro dov’è?”
“Alyssa, sei tu? Dimmi che sei tu per favore!”
“Ma questa è la voce di Maddy.” Si guardò attorno.  “Maddy! Dove sei?”
“Io… non lo so!”
“La voce sembra provenire dall’orologio.” Osservò Jordan prendendo fra le mani l’oggetto.
“Com’è possibile? Ne sei sicuro?”
“Jordan! Alyssa! Tiratemi fuori di qui!!”
“Ma dove sei?!”
“Io non lo so! Non conosco questa città!”
“Città?!” I due si guardarono increduli.
“Ma di cosa stai parlando?”
“Riesci a descrivere il luogo in cui ti trovi?”
Dopo un attimo di silenzio la voce uscì di nuovo dall’orologio. “Vedo…. Vedo degli eleganti palazzi e tante persone vestite in modo strano… Indossano abiti di altri tempi e per strada non ci sono automobili…. Ci sono carrozze e gente a cavallo.”
Alyssa e Jordan si guardarono in faccia con maggior stupore: sembrava che Maddy si trovasse in un’altra epoca. Il che rasentava l’assurdo.
“Senti….” Il ragazzo prese fiato. “Che diavolo hai combinato quando sei tornata qui nella soffitta?”
“Ho iniziato a riordinare la stanza rimettendo ogni cosa dentro il baule.”
“Per caso hai con te uno degli orologi a cipolla?” Alyssa ebbe l’intuizione.
“Si… Ho preso il sacchetto che li conteneva per riporlo ma uno è caduto, l’ho raccolto premendo la piccola serratura che doveva aprirlo ma… non si è aperto, credo si sia rotto nella caduta.”
“E poi che è successo?”
“Non lo so. Ho visto una fortissima luce, ho chiuso gli occhi e quando li ho riaperti mi sono trovata qui….”
Alyssa riprese l’orologio dalle mani di Jordan, lo aprì con delicatezza e non accadde nulla. “Sei sicura di quello che hai detto?”
“Certo che sono sicura!”
“Che ora indica l’orologio che hai tu?”
“Non lo so, non riesco ad aprirlo… Credo si sia rotta la serratura.”
“Wow, fantastico…. E ora? Che facciamo?”
“Provate a schiacciare il pulsante, magari mi raggiungete e….”
“Stai scherzando?!”
Nel tentare di toglierlo dalle mani di Alyssa, Jordan inavvertitamente schiacciò l’ingranaggio situato nella parte alta dell’orologio: di nuovo l’aria si incendiò di luce e in men che non si dica i due giovani si trovarono nell’ultimo luogo della Terra in cui avrebbero immaginato di finire.
 


 
 

 
Hello everybody!
 
E ben ritrovati!
 
Sono passati mesi dalla mia ultima long, purtroppo sapevo di andare incontro ad un periodo in cui non avrei avuto il tempo di portare avanti con regolarità un nuovo racconto e così è stato.
Spero abbiate voglia di seguirmi in questa nuova avventura che, ci tengo a sottolinearlo, mi è stata suggerita da Emmastory, una di noi su EFP. Vedete quant’è bello interagire con gli altri utenti? Possono nascere pure storie scritte, per certi versi, a quattro mani!
 
Voi intanto fatevi avanti, vi do appuntamento al prossimo capitolo!
 
Un abbraccio
 
La Luna Nera

 

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Capitolo 2
*** Nel lontano passato ***


 
 

 

 
 
“Che…. Che è successo?”
Jordan aprì gli occhi con ben poca tranquillità, la prima cosa che notò era Alyssa abbracciata a lui al pari di un rampicante avvinghiato ad una pianta.
“Staccati per favore che mi stai stritolando….”
Di mala voglia la ragazza obbedì. “Ehi ma… Dove siamo? Fa un caldo pazzesco qui!”
Si guardarono intorno: il sole era molto alto nel cielo, non c’era un alito di vento e i loro piedi sembravano poggiare su della sabbia bianchissima. Erano circondati da piante verdi terribilmente simili ai papiri che spesso avevano visto in alcuni libri e varie riviste sull’Egitto, poco lontano sentivano lo scialacquio riconducibile alla presenza di un corso d’acqua. Jordan fece qualche passo tentando di perlustrare la zona e capire dove potessero essere finiti lasciando la ragazza da sola.
“Jordan….”
“Che c’è?”
“Come diavolo ti sei conciato?”
Il ragazzo si voltò e, dopo un attimo di riflessione, le rispose con aria stupita. “Ti sei vista tu?”
Alyssa a sua volta controllò il suo abbigliamento. “Ehi, che fine ha fatto la mia T-Shirt?! E’ la mia preferita!” Fu colta dal panico nel vedersi addosso un lungo abito candido. “Cos’è ‘sta roba?!”
“Una delle mie ex si era mascherata così per Carnevale: era Cleopatra, la regina d’Egitto.”
“Visto che non è Carnevale e non siamo ad una festa, mi spieghi perché ho addosso questa roba? E mi spieghi anche il motivo del tuo abbigliamento ridicolo?”
Jordan si osservò: al posto dei pantaloni portava una strana gonna bianca che gli scendeva quasi fino alle caviglie, era sorretta da un’elegante cintura ed il suo torace era completamente nudo fatta eccezione per un elaborato monile che gli decorava il collo e le spalle. Ai piedi non portava più le sue adorate scarpe da ginnastica, ma un paio di assurdi sandali in corda.
“Questa storia non mi piace per niente…”
“Che cosa succede Jordan? Io ho paura…”
“Dov’è quel maledetto orologio?”
“Eccolo.” Alyssa glielo porse dopo averlo raccolto e liberato dai granelli di sabbia.
Il ragazzo lo esaminò con attenzione: le lancette segnavano le una e un quarto, non vi erano altri segni strani nel quadrante né sulla cassa. Pareva insomma un comune orologio da taschino molto in voga negli anni passati, però quello sicuramente celava un mistero e scoprendolo avrebbe compreso come fossero finiti in quel luogo distante migliaia di kilometri dalla loro casa. “Vieni.” Prese per mano la ragazza e raggiunsero le sponde di quel fiume la cui presenza era stata rivelata dal rumore dell’acqua udito poco prima. Spostarono le fronde dei papiri e davanti ai loro occhi si presentò un enorme corso d’acqua, azzurro come il cielo, grande, maestoso ed imponente. Bianche colline di sabbia si specchiavano sulle sue acque così come piccole costruzioni e colonne slanciate. I loro occhi poi videro delle piccole imbarcazioni antichissime solcare le onde del fiume, i barcaioli erano vestiti esattamente come Jordan e trasportavano dei cesti apparentemente in vimini. “Ho quasi la certezza che siamo finiti in Egitto.”
“Stai scherzando?”
“Guarda tu stessa.” La spinse delicatamente in modo che potesse sincerarsi coi suoi occhi di trovarsi dove Jordan aveva intuito. Effettivamente ogni dettaglio riconduceva a quella terra magica e misteriosa. “Me lo immaginavo molto diverso.... Sono così arretrati? Usano ancora queste barchette antidiluviane per navigare?”
“Seguimi.” Il ragazzo di nuovo la prese per mano e insieme costeggiarono le sponde di quel fiume che ora quasi sicuramente aveva un nome e quel nome era Nilo. Camminarono sotto il sole cocente per molti minuti fino a che giunsero in un’area molto ampia in cui pareva esserci un cantiere. Si misero seduti all’ombra di alcune palme osservando quello che stava accadendo davanti ai loro occhi in totale silenzio. Videro centinaia, forse migliaia, di uomini dediti alla costruzione di grandi edifici, trainavano enormi blocchi di pietra ammassandoli attorno alla base di quanto stavano realizzando.
“Laggiù ci sono delle persone.” Osservò la ragazza. “Potremmo chiedere a loro, che ne dici?”
Lui invece restò in silenzio con l’attenzione totalmente rivolta a quegli individui troppo strani. Jordan rifletteva senza prestare la minima attenzione ad Alyssa che dal canto suo tentava di dissuaderlo nell’andare a chiedere quanto meno dove fossero finiti.
Dopo lunghi ed interminabili minuti il ragazzo uscì dal suo mutismo.
“Adesso ti dico una cosa, ma devi giurarmi di non prendermi per pazzo.”
Gli strinse la mano in attesa delle sue parole.
“Siamo finiti nell’Antico Egitto. Lì stanno costruendo le piramidi.”
Alyssa piegò l’angolo destro della bocca in un sorriso sospeso a metà fra l’incredulità e l’assurdità: non le pareva possibile di trovarsi in un’epoca lontanissima come aveva ipotizzato Jordan. “Non dire stronzate…. E’ impossibile!”
“Ah si? Allora spiegami tu cosa stanno facendo quelle persone. Spiegami come mai non c‘è ombra di camion, gru e macchine da lavoro in quel cantiere. Ci sono solo schiavi e tronchi di legno!”
Non voleva crederci, tuttavia guardandosi attorno trovava conferme alle parole di Jordan in ogni cosa.
“Maddy ha detto di trovarsi in una città sconosciuta, non c’erano automobili per strada ma solo cavalli e carrozze. Ho quasi la certezza che questi orologi siano una sorta di macchina del tempo.”
Piombò il silenzio fra i due, il silenzio della consapevolezza che quella cosa totalmente assurda era vera. Alyssa iniziò a singhiozzare, era spaventatissima. “No, non è possibile ti prego… Adesso chiudo gli occhi, li riapro e siamo di nuovo nel soggiorno di casa tua.” Fece come aveva descritto, ma ahimé, quando i suoi occhi tornarono di nuovo a vedere la luce del sole davanti a lei c’era Jordan nelle vesti di un antico egizio, fronde di papiro, sabbia del deserto e le acque del Nilo. Scoppiò a piangere disperatamente, non voleva trovarsi in quel luogo e in quel tempo lontano! Lei voleva tornare a casa sua!
“Senti….” Anche Jordan non era affatto tranquillo, tuttavia doveva fare del suo meglio per tenere i nervi saldi, tranquillizzare Alyssa e tentare di capire come quel dannato orologio era stato in grado di farli piombare al tempo dei faraoni. “Adesso asciugati quelle lacrime e cerca di calmarti, solo ragionando insieme possiamo capire come venir fuori da questa situazione assurda.”
Non era per niente semplice per lei calmarsi, si asciugò le lacrime e lo guardò in faccia restando in attesa di una sua eventuale idea illuminante.
“Partiamo dal presupposto che gli orologi sono stati inventati per misurare il tempo, ok?”
Attese il silenzioso assenso della ragazza.
“Siamo arrivati qui dopo un viaggio iniziato quando ho schiacciato questo pulsante e le lancette indicavano le una e un quarto, un orario che segna l’inizio recente di una nuova giornata… Mi segui?”
Di nuovo Alyssa annuì.
“E’ molto probabile, per non dire certo, che ogni ora e ogni minuto di questo orologio stiano ad indicare le varie ere che si sono succedute lungo il corso della storia: questa civiltà si è sviluppata a migliaia di anni di distanza dal nostro tempo, poco dopo la comparsa dell’uomo sulla Terra.”
“Quindi….” Finalmente Alyssa parlò. “Basta individuare l’ora corrispondente all’orologio di Maddy per raggiungerla e tornare a casa.”
“Si, se la mia ipotesi è esatta, dovrebbe essere così.” Prese in mano l’orologio e notò che le lancette non si erano mosse, una ulteriore conferma che quello non era un oggetto normale. “Maddy, riesci a sentirmi?”
Silenzio.
“Maddy, ci sei?”
“Forse non è nelle condizioni di sentir….”
“Ragazzi! Siete voi?”
“Ah, grazie al Cielo ancora riusciamo a comunicare!”
“Maddy, ti trovi sempre nella stessa città di prima?”
“Si, è una città bellissima ma non ho ancora capito di quale si tratta.”
“Ovvio….” Bisbigliò Alyssa. “Lei e la geografia vivono agli antipodi.”
“Voi avete finito di riordinare la soffitta?”
“Beh, non proprio….”
“Jordan, non ti azzardare ad incolpare me quando mamma vorrà spiegazioni!”
“Maddy! Per colpa di questi stupidi orologi e della tua curiosità senza freni io e Alyssa siamo finiti nell’antico Egitto!”
Silenzio.
“Mi stai prendendo in giro?” Un flebile filo di voce uscì dall’orologio.
“No affatto! Laggiù stanno costruendo le piramidi!” Gli occhi del ragazzo si incollarono verso quella piana dorata in cui tanti schiavi stavano lavorando duramente sotto il sole cocente del deserto. “Senti, fra un po’ ci sentiamo di nuovo e tentiamo di capire come ricongiungerci a te. Ora devo fare una cosa.” Mise l’orologio nella piccola bisaccia, prese Alyssa per mano e si diresse verso quel cantiere brulicante di uomini.
“Dove mi stai portando?”
“Studio architettura da anni, è la mia più grande passione come ben sai. Ho la possibilità di vedere coi miei occhi come sono riusciti a costruire queste meraviglie, non posso perdermela! Quando mi ricapita?!”
Nonostante le proteste della ragazza, Jordan non si lasciò impietosire e si avvicinarono il più possibile al luogo in cui per i millenni successivi uomini e donne di ogni parte del mondo avrebbero ammirato quei monumenti destinati ad entrare fra le sette meraviglie dell’antichità.
 





 
Buon Pomeriggio a tutti!
Secondo capitolo di questa storia a ritroso nel tempo e la prima tappa è l’antico Egitto. Se in un primo momento Jordan e Alyssa sono entrambi spaventati, verso la fine del capitolo il ragazzo sembra iniziare a sentirsi a suo agio in quell’epoca lontana. E Maddy dove sarà finita?
 
Grazie infinite a tutti voi che avete inserito la storia in una delle liste e in particolare grazie a chi ha commentato e a chi vorrà farlo.
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 

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Capitolo 3
*** I Figli di Sirio ***


 





 
Migliaia di uomini lavoravano duramente sotto il sole cocente del deserto, ogni tanto qualcuno di loro crollava esausto, c’era chi si rimetteva in piedi e chi purtroppo non aveva più le forze per andare avanti. Nei pressi di quegli schiavi c’erano altri uomini, sicuramente soldati; che con mezzi non troppo delicati esortavano i sottomessi a non fermarsi un altro gruppo di persone si trovava a poca distanza dalla base della piramide e quasi sicuramente erano sacerdoti o scribi poiché tenevano in mano delle pergamene e parevano essere i direttori dei lavori.
“E’ tutto come ho sempre immaginato…. Meraviglioso! Assolutamente meraviglioso!”
Alyssa osservava in silenzio il profilo estasiato di Jordan che non distoglieva l’attenzione da tutto quel brulicare di schiavi sfruttati fino allo sfinimento.
“Quello che non capisco è il motivo per cui lasciano i blocchi di pietra in quelle posizioni casuali… Come diavolo hanno intenzione di fare per metterli l’uno sull’altro?”
 
“Cosa state facendo voi due?
“Chi c’è? Chi ha parlato?”
I due si voltarono e videro due giovani bellissimi dagli occhi scuri e ipnotici.
“Io sono Luth e lei è la mia sposa Zuha. Non vi abbiamo mai visti da queste parti, chi siete? Da dove venite?”
“Ehm… noi veramente….” Non sapevano cosa inventare.
“Lasciatemi indovinare…” Intervenne il giovane. “Voi provenite dal mondo al di là del regno di Wadj-wer.”
Questa volta furono Jordan e Alyssa a non capire.
“Voi venite dalle lontane terre degli uomini navigatori, quelli che vivono oltre il grande blu con cui il nostro padre Nilo  si congiunge.”
“Ehm… si. Esatto….” Aveva solo intuito quello che potevano significare le loro parole, ad ogni modo li assecondò.  “Io sono Jordan e lei Alyssa.” Tappò la bocca della ragazza per impedirle di sparare sciocchezze.
“Portate dei nomi stranissimi tu e la tua sposa.”
“Cosa? No! Lei non è affatto la mia sposa!”
La ragazza avvampò all’istante nascondendosi dietro Jordan che, sentendosi in forte imbarazzo, tentò di tagliar corto e cambiare argomento il più presto possibile. “Sentite… qui cosa stanno costruendo?”
“La tomba dell’onnipotente sovrano di queste terre che gli permetterà di continuare la sua esistenza quando Anubi deciderà di farlo entrare a far parte del suo Regno.”
“Davvero non sapete tutte queste cose?” Zuha non si sforzò di nascondere la sua sorpresa.
Jordan si massaggiò la nuca con un sorrisetto forzato. “E posso chiedervi chi è al potere adesso?”
I due si guardarono meravigliati prima di rispondere. “Il grande Cheope. Guadate: sta arrivando per controllare i lavori.”
Si voltarono verso il cantiere con la certezza che quanto intuito da Jordan era esatto: si trovavano veramente nell’Antico Egitto. Videro avvicinarsi una moltitudine di soldati, tutti quelli che stavano lavorando si prostrarono immediatamente in adorazione del sovrano il quale, a bordo di un carro, era appena giunto sul cantiere.
“Wow….”
“Impressionante.”
“Io direi affascinante.”
“Chi? Il faraone?”
“Certo, chi altro?”
Il faraone era infatti uno splendore: aveva lo sguardo fiero e deciso, la sua testa, completamente rasata com’era d’uso all’epoca, era decorata da una preziosissima corona così come buona parte del suo corpo era addobbata da monili stupefacenti. Era ben oltre quello che solitamente viene proposto sui libri di storia.
“Ti rendi conto che ai nostri tempi quel pallone gonfiato sarà una mummia rinsecchita e puzzolente?”
La ragazza fece una smorfia di disgusto. “Lo so, ma non lo è adesso, …..tutt’altro!”
Jordan roteò gli occhi, poi si voltò. “Scusate… Ehi, ma dove sono finiti quei due?” Jordan si accorse che Luth e Zuha erano scomparsi.
“Forse hanno raggiunto il corteo del faraone.”
Osservarono quanto stava accadendo rimanendo a debita distanza: Cheope scese dal suo carro e si avvicinò alla base della piramide seguito da una moltitudine di sacerdoti e servitori.
“Guarda! Sono lì davanti a lui!”
“Che stanno facendo?”
“Come diavolo lo hanno raggiunto così rapidamente?”
Effettivamente quello che stava accadendo davanti ai loro occhi non rientrava in ciò che solitamente viene studiato a scuola: il faraone inchinò la testa ossequiando Luth e Zuha i quali a loro volta contraccambiarono il saluto.
“Qui sta succedendo qualcosa di strano. Vieni!”
“Dove vuoi andare?”
“Dobbiamo avvicinarci a loro se vogliamo capire cosa stanno confabulando.”
“Tu sei tutto scemo,  ma che te ne frega?!”
“Tu resta pure dove sei, io vado.” Detto questo, si allontanò dalla ragazza che, nonostante tutto, non gradiva troppo restare da sola in quel luogo.
Intanto Jordan, camminando a passo svelto lungo la sponda del Nilo, era giunto in prossimità del cantiere ed osservava con aria trasognata quanto era stato tirato su con enorme sforzo dagli schiavi. Si accodò ad uno dei gruppi che componevano il corteo reale, stranamente nessuno lo aveva ancora notato e questo gli permise di avvicinarsi un po’ di più e tentare di capire qualcosa. Sfortunatamente non riusciva a comprendere il significato del loro linguaggio, sembrava che il faraone, Luth e Zuha parlassero dei vari blocchi di pietra da disporre in un ordine ben preciso, dopodichè tutti gli operai, gli schiavi e i loro guardiani furono fatti allontanare. Sul cantiere restavano solo Luth, Zuha, Cheope e la casta sacerdotale. La faccenda si stava facendo alquanto insolita, Jordan ritenne prudente fare qualche passo indietro, mantenendosi a una distanza di sicurezza tale da riuscire a spiarli senza essere notato e, dopo lunghi minuti, la sua attesa fu premiata. Vide tutti i presenti prostrarsi in ginocchio, con ogni probabilità pregavano i loro dei, ma quando il sole prese a calare sulle dorate dune del deserto e il cielo assunse gradualmente le affascinanti tonalità della notte, accadde qualcosa di veramente strabiliante e inaspettato. Tre stelle brillavano nell’oscurità, erano allineate esattamente sopra al cantiere della grande piramide e quella centrale si trovava proprio li, dove stava sorgendo quella meraviglia. Dalla stella parve staccarsene un’altra più piccola che roteava nel blu avvicinandosi al suolo facendosi man mano più grande. Pochi istanti dopo Jordan riconobbe una navicella spaziale in quella luce. Atterrò e dal portellone uscirono degli esseri molto somiglianti agli umani, per giunta uguali a Luth e Zuha. Il faraone e tutti i sacerdoti si prostrarono a loro, poi quando ebbero il permesso di alzarsi, gli esseri venuti dal cielo si disposero in cerchio, stesero le braccia e incredibilmente i pesanti blocchi di pietra presero a fluttuare nell’aria, si muovevano secondo il volere dei misteriosi individui e andavano a disporsi l’uno sull’altro dando lentamente origine ai gradoni della piramide.
“Non ci credo….” Sussurrò il ragazzo.
“A cosa?”
“Questo è totalmente sconosciuto…”
Non badò più di tanto ad Alyssa che lo aveva raggiunto con gran fatica e mille difficoltà dato che non si vedeva quasi nulla.
“Che c’è di tanto strabiliante da veder…. O mamma….” La ragazza finalmente vedeva cosa lo aveva paralizzato. Sentiva tremare le gambe dalla paura. “M-ma q-quelli sono…. Sono alieni!!”
“Ssh! Zitta, stupida! Vuoi farti scoprire?!” Le tappò la bocca per impedirle di emettere alcun suono, mentre lui era totalmente catturato dalle movenze di quegli esseri che stavano costruendo la grande piramide senza la minima fatica. Tuttavia Alyssa non riusciva a stare ferma, si divincolava energicamente con l’unico scopo di darsela a gambe ed allontanarsi il più possibile da quei mostri spaziali. Perché per lei erano mostri spaziali.
“Vuoi stare un po’ ferma per favore?!”
“Tu lasciami andare!” Riuscì a pestargli un piede e quel breve lasso di tempo in cui Jordan abbassò la guardia, lei riuscì a divincolarsi ed allontanarsi. Purtroppo però, complice la totale oscurità, Alyssa non riusciva a vedere per bene dove metteva i piedi e non essendo abituata ad indossare abiti di quel genere, finì ben presto per inciampare e cadere rovinosamente a terra. Il suo urlo piuttosto acuto fu captato dal faraone e dagli alieni, i quali si voltarono nella direzione da cui avevano udito quella voce. Jordan comprese all’istante che sarebbe stato scoperto, era solo questione di attimi, per cui iniziò a correre nell’oscurità e ben presto incontrò e si scontrò con Alyssa che tentava di rimettersi in piedi.
“Ah, eccoti qua. Con te facciamo i conti più tardi se ci salviamo la pelle!”
“Guarda che non l’ho fatto apposta!”
“Non è il momento di litigare! Scappa!!”
Correvano nel buio con l’unica fioca luce proveniente dalle stelle a rischiarare la notte del deserto, correvano senza sapere dove andare, senza sapere cosa sarebbe potuto accadere se li avessero raggiunti.
Correre con gonne particolarmente lunghe non è troppo facile per nessuno, pure loro ne ebbero la conferma quando i piedi rimasero impigliati nelle lunghe pieghe e li fecero rotolare a terra fino alle sponde del Nilo. A questo punto si sentivano spacciati sul serio e quando vennero raggiunti da Luth, Zuha e in un secondo momento da Cheope e i suoi sacerdoti, cominciarono a temere per le loro vite.
“Avete osato spiare i Figli di Sirio, voi umani venuti dal futuro.”
“Cosa? No, che dite?” Jordan tentò di risponder loro, poi si rivolse sottovoce ad Alyssa. “Ehi, com’è che prima non capivo un accidente di quello che dicevano ed ora invece si?”
“Che ne so io!! Tirami fuori da questo schifo di fiume infestato dai coccodrilli per favore!!”
Riuscirono ad alzarsi in piedi, Luth e Zuha si stavano avvicinando a piccoli passi, la loro pelle pareva emettere luce ed avevano dei sorrisi capaci di donare serenità a chiunque li guardasse, lo sguardo benevolo e una voce talmente suadente da riuscire a sciogliere i cuori più duri.
“Sappiamo benissimo da dove venite e in che modo siete giunti qui.”
Jordan e Alyssa provavano davvero paura: quei due alieni sapevano cose che forse pure loro ignoravano. “Si,” continuò Zuha “siete venuti dal nuovo mondo che coraggiosi esploratori scopriranno nei secoli a venire. Ma non è questo ciò che ci allarma.”
“Infatti.” Proseguì Luth. “Voi insulsi esseri arretrati non sareste stati capaci di fare alcunché senza il nostro intervento. Il segreto delle piramidi deve rimanere tale per quelli che sono di totale origine terrestre. Il grande Cheope è uno di noi, destinato a portare la civiltà su questo mondo arretrato.”
“Noi apparteniamo ad un popolo pacifico e poco prima abbiamo tentato di dissuadervi dall’osservare quello che stava accadendo, ma essendo così arretrati non avete compreso il senso delle nostre parole.” Proseguì Zuha. “Tuttavia ora che avete scoperto tutto non possiamo permettere che certe cose diventino note per certi personaggi, specie della vostra epoca.”
Alyssa strinse più forte la mano di Jordan. “Noi staremo zitti, ve lo giuro su quello che volete.” Aveva paura e gli alieni lo avevano percepito.
“Gli abitanti della Terra del futuro sono bravissimi con le parole e le false promesse, non possiamo correre rischi.”
Le cose si stavano mettendo male, tuttavia se l’ipotesi venuta in mente a Jordan poco prima era esatta, una soluzione c’era. “Alyssa, tienimi forte la mano e non lasciarla per nessun motivo.”
“Che vuoi fare?”
Il ragazzo mise l’altra mano nella bisaccia in cui aveva depositato l’orologio, lo aprì, mosse di poco le lancette e schiacciò il pulsante.
“Non farlo, terrestre.”
“E perché non dovrei? Mi spedisci su Sirio?”
Hann hatmann mintann shahtann eytann” I due alieni stesero le mani nella loro direzione pronunciando quella frase incomprensibile.
“Jordan, fa’ qualcosa!” Urlò Alyssa.
Fortunatamente un attimo prima che il raggio di luce generato dalle dita di Luth e Zuha li colpisse, i due giovani scomparvero nel nulla.
 
Dove li avrebbe condotti questa volta il misterioso orologio?
 




 
 
 
Hello everybody!
Chiedo scusa, so che non sono troppo veloce nell’aggiornare la storia. Sto cercando di fare del mio meglio ma a volte proprio non ci riesco, per cui confido nella vostra pazienza e comprensione.
Dunque, qua Jordan ed Alyssa vengono a contatto con strani personaggi che poi si riveleranno alieni. C’è una teoria secondo cui la civiltà sulla Terra sarebbe stata portata da esseri venuti dallo spazio…. Voi che ne pensate?
 
Grazie infinite a tutti VOI che avete commentato i capitoli precedenti!
Alla prossima!
 
Un Abbraccio
La Luna Nera

 

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Capitolo 4
*** Nel Regno di Camelot ***




 
 
 
“Se la mia teoria è esatta dovremmo essere sempre nel passato ma in un’epoca più vicina alla nostra.” Jordan sussurrò queste parole nell’orecchio di Alyssa tenendo gli occhi chiusi non appena ebbe la certezza di posare i piedi per terra.
“Niente alieni in giro?”
“No, non ci sono più quei due suonati.”
“Sicuro?”
“E c’è il faraone figo?”
“No, non c’è neanche lui…. Che poi, come puoi dire ancora che è figo quando sai che pure lui è un alieno e che ha tentato di farci fuori?!”
Fece una breve pausa.
“Comunque….Ti rendi conto di cosa abbiamo scoperto?” Jordan ancora ci pensava. “Quelle strampalate teorie degli antichi astronauti sono vere, ma nessuno dei nostri contemporanei lo sa. Siamo gli unici ad averli visti e….”
“E sono ben felice di essere fuggita! Hai realizzato si o no che quelli volevano incenerici?!”
“Ah, lasciamo stare. Sei ottusa tanto quanto mia sorella!”
Gli rispose con una linguaccia. “Stronzo.”
Poi calarono alcuni secondi di silenzio durante i quali iniziarono ad osservare la campagna circostante.
“Dove siamo finiti?”
“Sicuramente non ci troviamo più in Egitto, non vedo nessuno nei paraggi.”
“Beh, lo credo bene! Cosa vuoi vedere con questa nebbia?”
Si guardarono attorno. “Il problema è che non riesco a capire dove siamo e soprattutto in quale epoca.”
“Che ora segnano le lancette?”
Jordan aprì l’orologio. “Le tre e quaranta.” Osservò di nuovo quel luogo. “Azzarderei che siamo nel Basso Medio Evo.”
Lei si allontanò di qualche passo. “Dagli abiti che indossi sembri proprio un cavaliere di altri tempi.”
“E tu una di quelle damigelle messe in palio nei tornei.” Si lasciò scappare una risata nel vedere Alyssa con indosso quel lungo abito com’era d’uso per le donne prima dell’anno mille. “Sei ridicola.”
“E tu sei di nuovo uno stronzo.”Incrociò le braccia e provò a muovere qualche passo per quel prato sconosciuto e colmo di umidità ma inciampò rovinosamente sulla lunga gonna finendo a  terra.
“Mi correggo, non sei ridicola: sei irrecuperabile.” Continuava a sfotterla mentre le dava una mano a rimettersi in piedi.
Lei non rispose, lo spintonò, raccolse la lunga gonna fra le mani e se ne andò visibilmente scocciata.
“Ehi! Dove vai?” La rincorse. “Aspettami!”
Ma quella non gli diede ascolto continuando a camminare senza una meta ben precisa, guidata solo dall’impulso di allontanarsi da Jordan perché non notasse la sua faccia rigata dalle lacrime. Raggiunse uno specchio d’acqua grazie al quale poté lavarsi il viso tentando di cancellare quella rabbia e tornare lucida.
“Che c’è? Ti sei offesa?” Si sedette accanto a lei.
“Tu prega perché questo peregrinare nella storia abbia fine alla svelta perché non ce la faccio più. Non ti sopporto più!”
“Per una battutina innocente?”
Già, peccato che quella battutina innocente le era stata regalata dal ragazzo che amava da tempo e che in lei non vedeva altro che l’amica pasticciona della sorella. Si alzò e mosse qualche altro passo: fu allora che notò la sagoma di un insediamento umano, forse un castello o un monastero o meglio ancora un borgo fortificato. Poco dopo un timido raggio di sole fece dissolvere la fitta nebbia che avvolgeva quelle campagne e videro così un gruppo di uomini a cavallo uscire dalla porta di quel villaggio, se quello era.
“Vieni.” Jordan la prese per mano e cercarono un sentiero per raggiungere quel lembo di civiltà. “Andiamo laggiù, potremmo capire dove siamo.”
Alyssa si lasciò guidare in silenzio.
 
Giunsero presso quello che riconobbero come un borgo fortificato al centro del quale svettavano maestose le guglie di un castello.
“Sono sicuro di aver già visto quel vessillo in qualche libro.” Jordan aveva notato alcuni stemmi nei vessilli appunto che stavano appesi ovunque. “Se solo ricordassi qualcosa in più potrei capire dove siamo e in quale epoca ci troviamo.”
Notarono poco dopo un gruppo di cavalieri che, in sella ai loro destrieri, si dirigevano verso le lande poco distanti che, a prima vista, sembravano allestite per ospitare una di quelle giostre medievali spesso organizzate nelle rievocazioni storiche. Dietro di essi uscirono altri soldati a piedi, tutti ben bardati, poi a bordo di portantine scorsero alcune figure femminili. Di nuovo quella sorta di processione continuò ed uscì quello che con ogni probabilità era il sovrano di quelle terre: un uomo dallo sguardo fiero e dai lineamenti nobili, con lunghi capelli biondi così come lo erano la barba e i baffi che portava. Sulla testa brillava una corona e indossava abiti preziosissimi, un lungo mantello che andava a coprire gran parte della parte posteriore del cavallo su cui sedeva. Sul petto brillava un medaglione sicuramente d’oro su cui scorse la figura di una spada infilzata in una roccia.
“Quello è il leggendario Re Artù.” Mormorò Jordan.
“Ne sei sicuro?”
“Si. E questo significa che siamo nel mitico regno di Camelot, nell’antica Britannia prima dell’anno mille.” Sentenziò il ragazzo. Aveva sempre ritenuto una semplice leggenda l’esistenza di Artù, ma i fatti cui stava assistendo lo avevano di nuovo smentito esattamente come prima si era ricreduto sull’origine delle piramidi. “Osserva il medaglione che porta al collo: secondo la leggenda lui è salito al trono estraendo la spada dalla roccia in cui era conficcata rivelandosi come predestinato al trono.”
“E quella bella signora dev’essere la regina Ginevra.” Alyssa indicò la bellissima donna sul cavallo bianco che seguiva quello del sovrano.
“Credo di si. Com’è che la conosci?”
“Ho visto il film del suo amore clandestino con Lancillotto.”
Roteò gli occhi. “Per un attimo ho creduto che avessi sfogliato qualche libro di storia.”
Gli rispose con una linguaccia.
“E quella chi è?” L’attenzione di Jordan si era focalizzata su una delle damigelle che accompagnavano la regina. “Donzella interessante. Tu aspettami qui e non muoverti.”
“Dove vai?!” Alyssa si trovò sola fra quelle genti sconosciute, mentre il ragazzo si era intrufolato fra i cavalieri e i cortigiani che accompagnavano il corteo reale.
Jordan si era portato presso gli spalti su cui si stavano accomodando i sovrani, i nobili e la corte per assistere alla giostra cavalleresca che stava per prendere il via. Dodici cavalieri dall’aspetto fiero e coraggioso stavano ai lati del re e della regina, agli occhi di Alyssa apparve subito quello che era Lancillotto: bellissimo davvero, prode ed aitante, molto più dello stesso sovrano, alto e dotato di un corpo statuario ben intuibile nonostante l’armatura. Vegliava sull’amata Ginevra come un’ombra dietro la quale si nascondeva per evitare che il re, a cui era legato da una profondissima amicizia, si accorgesse del sentimento assolutamente proibito che lo legava alla sua regina. Più in disparte la ragazza scorse un uomo anziano dalla lunga barba bianca ed ebbe la sensazione di essere da lui osservata in modo costante. Poi c’erano le damigelle, fra cui quella che aveva folgorato Jordan. Un araldo lesse al popolo l’annuncio con cui si dava il via alla giostra, invitando i cavalieri a scendere nel campo per dare inizio allo spettacolo. Con sua somma sorpresa Alyssa scorse Jordan accodato a coloro che stavano per partecipare al torneo. Aveva scelto il cavaliere che portava i colori della fascinosa damigella e non aveva bisogno di troppa immaginazione per capirne il motivo. Alzò gli occhi al cielo roteandoli vistosamente e tentò di avvicinarsi quanto più possibile al campo del torneo, aveva la vaga sensazione che ben presto Jordan si sarebbe cacciato nei guai.
“Ehi, mi vuoi spiegare cosa ti salta in mente?” Bisbigliò all’orecchio del ragazzo dopo averlo afferrato per un braccio.
“Semplice: voglio conquistare il favore della gentil donzella.”
“Combattendo con i suoi colori? Oh, ma quanto sei audace!” Lo schernì. “Tu non hai la minima idea di come si svolgano queste giostre!”
“Ti ricordo che io conosco la storia molto più di te.”
“E quindi?”
“Stai a vedere, mi batterò con audacia e conquisterò il cuore della bella damigella.” Afferrò lancia e scudo riportandosi presso gli altri cavalieri che non si erano minimamente curati di lui, considerandolo uno di loro sin dal primo istante in cui si era unito al corteo.
Lei si vide quindi costretta a restare con le mani in mano fra la folla festante che iniziava ad incitare i propri beniamini. Sperava ardentemente che quella pazzia non procurasse danni irreparabili, non aveva la minima idea delle conseguenze a cui potevano andare incontro nella situazione assurda che stavano vivendo. Si mise in un angolo in attesa dell’inizio del torneo: i primi cavalieri si accingevano ad infilare il piccolo anello posto in alto con la loro lancia galoppando valorosamente in sella ai loro destrieri pesantemente bardati con fronzoli e pennacchi. Jordan non prese parte a quella prima esibizione, fu relegato a porgere le lance a quelli che invece dovevano partecipare attivamente, non aveva l’aria troppo entusiasta, non desiderava affatto restare in disparte e limitarsi solo a lanciare occhiate piuttosto esplicite alla ragazza, la quale aveva notato il suo comportamento e pareva gradire quelle attenzioni ricambiando con sorrisi luminosi e sfuggenti. Forse fu proprio questo a spingerlo a fare quello che non avrebbe mai dovuto fare: si portò dietro il palco e di proposito rivolse la parola alla ragazza manifestandole apertamente di voler combattere coi suoi colori per lei.
“Milady, posso avere l’alto onore di conoscere il vostro nome?”
Quella si limitò a scostare lievemente la testa guardandolo appena. “Il mio nome, mio prode cavaliere, è Rowanne.”
“Combatterò per voi, Lady Rowanne. Vi dimostrerò il mio coraggio perché voi possiate essere fiero di me.”
Lei, per niente impressionata, riportò l’attenzione su quanto stava accadendo davanti agli spalti, applaudendo per l’ultimo colpo messo a segno nel torneo.
Jordan, ben gonfio di orgoglio, si accinse a tornare con gli altri cavalieri ma la strada gli fu sbarrata da una persona di sua conoscenza.
“Quanto deve andare avanti questa pagliacciata?”
“Sparisci Alyssa.” Tentò di proseguire.
“No! Io non mi muovo di qui. Sai benissimo che è pericoloso mettersi a gareggiare con questi cavalieri addestrati alle giostre. Tu non hai mai fatto niente di simile, rischieresti troppo!”
“Oh, che paura! Sto tremando come un coniglio!” Mimò il verso dell’animale citato. “Cosa vuoi che accada? Ho lancia, scudo e coraggio da vendere! Senza contare il sorriso di Lady Rowanne, il mio portafortuna.”
“Jordan, basta dire stronzate. Dobbiamo trovare tua sorella, l’hai dimenticato?” Gli mostrò l’orologio.
E lui con un gesto improvviso se ne impossessò. “Questo lo prendo io.”
“Imbecille!”
“Ah, zitta tu! Adesso tengo io le redini: ora vado, vinco il torneo e con esso le grazie della meravigliosa Rowanne e poi ripartiamo.” Si allontanò. “Fammi l’ “in bocca al lupo”… anche se non ne avrò bisogno.”
“Imbecille! Ecco il mio in bocca al lupo!”
Possibile che nessuno fosse capace di fermarlo?!
“State tranquilla mia cara. Ognuno ha quel che si merita e noi saremo qui a fare ciò che ci sarà chiesto.”
La ragazza si voltò. “E voi chi siete?”
 
 
 








Buon venerdì!
Ho deciso di aggiornare oggi come segno di gratitudine verso i pochi ma meravigliosi lettori e recensori di questa storia. Il capitolo era pronto e non ho voluto farvi attendere oltre, spero vi sia piaciuto così come continui a piacervi la storia. Perché i guai stanno per iniziare…..
 
Siamo nell’epoca di Re Artù, nel leggendario Regno di Camelot che viene oggi identificato con la località inglese di Glastonbury. Ma in Italia e per la precisione in provincia di Siena esiste qualcosa di molto simile. In località San Galgano, c'è una splendida abbazia senza tetto e una vera spada nella roccia.
 
Vi auguro un buon fine settimana
 
Un abbraccio
La Luna Nera
 
 

 

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Capitolo 5
*** Appeso ad un filo ***


 
Alyssa vide un vecchio con indosso una lunga tunica scura su cui si allungava una folta barba bianca. “Davvero non sapete chi sono, Lady Alyssa?”
“Voi conoscete il mio nome? Siete forse un indovino?”
Quello inarcò un sopracciglio continuando ad osservarla.
La ragazza rifletté un istante: aveva già visto quell’uomo sugli spalti dove stavano seduti Re Artù e la Regina Ginevra con i Cavalieri della Tavola Rotonda…. Ripercorrendo mentalmente tutti i personaggi citati, comprese di averne dimenticato uno, e non uno qualsiasi!  “Cavolo! Merlino! Voi siete Merlino!”
“Lieto di far parte dei vostri ricordi.” Sorrise in modo bonario.
“Vi chiedo perdono….”
“Non preoccupatevi, so bene in quale pasticcio vi trovate.”
“Voi sapete?”
“Sono Merlino, il druido più potente dell’intera terra di Britannia.”
“E dunque sareste in grado di aiutarmi a capire come tornare… ehm, da dove provengo e salvare la mia amica?”
“Un passo alla volta, mia cara. Innanzi tutto dovete togliere dai guai il prode cavaliere che vi accompagna.”
“Che intendete?”
“Osservate voi stessa.”
Alyssa si volto coprendosi il volto con le mani: Jordan era in sella al cavallo che stava per lanciarsi al galoppo contro il cavaliere avversario. Scudo tenuto in malo modo, lancia puntata verso l’altro e un portamento inguardabile: ecco come si presentava in versione “giostra medievale” per far colpo sulla damigella di compagnia della regina. “Santo Cielo! Quello finisce infilzato come uno spiedino!” Provò a chiamarlo perché desistesse dall’impresa, ma nonostante l’uso di tutto il fiato che aveva in gola, le grida di incitamento della folla non permisero alla sua voce di arrivare alle orecchie del ragazzo.
Accadde tutto in una frazione di secondo: Jordan mancò completamente l’altro cavaliere che invece lo centrò in pieno, la punta della lancia colpì lo scudo e  poi ferì in modo piuttosto preoccupante il ragazzo alla spalla destra. Cadde da cavallo mentre l’altro proseguiva la sua corsa da vincitore. Alyssa cacciò un urlo e si precipitò da lui facendosi strada fra la folla che lo incitava a rialzarsi, mentre egli restava immobile disteso sulla terra. Lady Rowanne osservava con compostezza, seduta presso i sovrani che già avevano dato ordine ai servitori di spostare dalla pista quel cavaliere disarcionato. Questi raccolsero Jordan e lo depositarono su una barella di fortuna, lo portarono in una casupola poco distante che fungeva da infermeria da campo. Alyssa lo seguiva con preoccupazione nonostante le facessero cenno di stare lontana in quanto femmina inadatta al compito dell’assistenza al cavalier ferito. Non voleva saperne di stargli lontano e solo grazie al provvidenziale intervento di Merlino poté affacciarsi in quella stanzetta buia, sporca e puzzolente. Jordan si lamentava tantissimo, era palese la sua sofferenza, perdeva sangue e quella maledetta emorragia sembrava non volersi arrestare. Merlino si fece strada, godeva di una posizione di assoluto prestigio alla corte di Re Artù e nessuno osava opporsi alle sue parole, ordinò ai presenti di uscire chiamando invece Alyssa perché si avvicinasse. Entrando in quella specie di infermeria che le pareva più una topaia, la ragazza provò un enorme senso di disgusto, tuttavia si fece coraggio, sollevò leggermente la gonna con una mano perché non toccasse per terra, con l’altra si tappò il naso e si avvicinò al giaciglio su cui era steso Jordan. Nella penombra lui riconobbe i lineamenti della ragazza, ma restò muto ed immobile preferendo chiudere gli occhi e risparmiare ogni briciolo di energia.
“La situazione è preoccupante.” Esordì Merlino. “Rischia seriamente la vita.”
“Come dite?” Alyssa sobbalzò.
“Nella vostra epoca disponete di prodigiosi medicinali in grado di combattere le infezioni che sono la causa principale dei decessi a seguito di ferite come questa. Qui non ne abbiamo purtroppo.”
“Mi state dicendo che Jordan morirà?” Strinse le proprie mani. “Vi prego, voi siete uno dei druidi più potenti della storia, possibile che non siate in grado di fare niente per salvargli la vita?”
“Un modo c’è.” La breve pausa che fece il vecchio sembrava un eternità per la ragazza. “Dovete lasciare quest’epoca prima che sorga l’alba.”
Osservò fuori e vide il sole relativamente basso sull’orizzonte. “E’ quasi il tramonto, possiamo farcela.”
“Non è così semplice.” Proseguì. “Lui è troppo debole, non ha le forze necessarie per tenersi in piedi, il passaggio temporale che dovrete affrontare lo ucciderebbe all’istante.”
“E allora?”
“E’ sufficiente che recuperi almeno metà delle sue forze e perché questo accada deve bere una tisana che preparerò appositamente per lui, ma non può berla in un recipiente qualsiasi, deve usare il Sacro Calice custodito nella Sala della Tavola Rotonda.”
“Ditemi dov’è e ve lo porterò in un istante.”
“Credo sia più saggio lasciare a me quest’incombenza.”
Alyssa si voltò verso l’ingresso e riconobbe Lady Rowanne che entrando, aveva pronunciato quelle parole.
“Voi non conoscete Camelot, io si.” Si avvicinò. “Non lo ritenete opportuno, venerabile Merlino?”
La giovane nobildonna era di una gelida bellezza: la sua carnagione bianchissima era incorniciata da capelli rossi come il fuoco intrecciati con eleganza, occhi verdi come smeraldi e due labbra carnose piegate in un sorriso tanto angelico quanto diabolico.
“Lui ha combattuto per me, credo debba ricambiare questo suo gesto cavalleresco.”
“Andate dunque e portatemi il Sacro Calice.”
“Vengo con voi.” Alyssa le sbarrò la strada. “Potrei esservi d’aiuto, non credete Lady Rowanne?”
Fra le due donne volavano scintille, entrambe tenevano a Jordan seppur per diversi motivi.
“Smettetela di discutere e andate!” Tuonò Merlino, non sopportava quei patetici battibecchi e sollecitandole perché uscissero rapidamente da quella casupola e si recassero a recuperare il prezioso calice.
 
Le due giovani donne quindi fecero il loro ingresso nel palazzo reale di Camelot quasi totalmente deserto in quanto il torneo cavalleresco non si era ancora concluso. Percorsero a passo svelto un lungo corridoio piuttosto buio fino a che giunsero davanti ad un enorme portone, Rowanne si guardò attorno con circospezione, spinse ed entrò senza fare rumore seguita da Alyssa.
“Non entravo nella Grande Sala dal giorno del mio matrimonio.” La meraviglia sprigionata da quel luogo era sempre la stessa.
“Cosa?” Farfugliò l’altra sbigottita. “Voi… Voi siete sposata?”
“Ovvio. Ho già 18 anni io!” Esitò un istante. “Voi non lo siete ancora? Siete forse destinata al convento?”
“Mi sposerò se e quando vorrò io.” Incrociò le braccia.
“E credete sia possibile oggigiorno? Sono i nostri padri a decidere per noi, lo fanno per il nostro bene e per il nostro futuro. Non ho idea di chi voi siate e da dove veniate, ma ho capito alla perfezione che il giovane cavaliere morente non è il vostro promesso sposo….. Anche se è ciò che voi bramate più di ogni altra cosa.” Aveva colto nel segno, tuttavia Alyssa si fece pensierosa e non controbatté. In quell’epoca i matrimoni fra nobili erano combinati dalle famiglie e venivano celebrati quando gli sposi erano ancora molto giovani. Sicuramente Lady Rowanne era stata costretta a prender marito e con ogni probabilità neanche amava quell’uomo, motivo in più per credere che un interesse nei confronti di Jordan ci fosse davvero! Aveva la testa piena di questi pensieri, provava forse pena per lei e tutte quelle ragazze costrette a sposare uomini che non amavano.
“Milady… milady!”
“Oh….” Alyssa tornò in sé. “Scusate, ero soprappensiero…”
“”Ecco l’oggetto che Merlino richiede.” Indicò un meraviglioso calice posto al centro della grande Tavola Rotonda. Pareva emettere luce propria, tanto era splendido. “Andate a prenderlo.”
“Io?”
“Volete o no che il prode cavaliere resti in vita?” Le fece cenno con la mano di non perdere altro tempo e recuperare il Sacro Calice.
Alyssa sospirò, poi si fece coraggio avvicinandosi con circospezione alle eleganti sedie sistemate attorno al tavolo, ogni tanto gettava un’occhiata verso la sua accompagnatrice poiché non si fidava del tutto, poi salì con le ginocchia sul piano e gattonando raggiunse il centro, afferrò il Calice e rapidamente uscì dalla grande sala seguita da Lady Rowanne.
“Avete del fegato, milady.”
Lei continuava a correre imperterrita, nascondendo quanto trafugato fra le pieghe dell’abito. Giunsero all’esterno e in modo altrettanto rapido furono di nuovo nella casupola al capezzale di Jordan.
“Accidenti, la sua fronte scotta.” Alyssa aveva posato una mano sulla fronte del ragazzo che respirava in modo sempre più affannoso.
“La ferita gli ha provocato una fortissima infezione e questi ne sono gli effetti.” Confermò Merlino. “Avete il Sacro Calice?”
La ragazza glielo porse.
“Bene, ora allontanatevi.”
Il mago versò nel prezioso manufatto del liquido dal colore scuro che prese immediatamente a bollire, lo sollevò verso l’alto pronunciando una strana formula. “Thigrib aisows fechwan ann agitur ann chumadwenn tha gham Merlin-neach gleidich!” (“Tornino le forze nel suo debole corpo in nome degli immensi poteri di cui io Merlino sono il custode!”)
Uscì della schiuma, vi intinse due dita con cui andò ad inumidire le labbra di Jordan. Passarono alcuni secondi e gli occhi del ragazzo si aprirono, si voltò verso le due giovani donne presenti in quell’ambiente illuminato da alcune lanterne e riconobbe la sua meravigliosa Lady Rowanne e Alyssa. Sul volto della prima non lesse alcuna emozione, mentre su quello dell’altra vedeva finalmente il sollievo.
“Sollevatevi, sir.” Merlino lo richiamò. “Bevete questa pozione che ho preparato appositamente per voi, vi donerà la forza necessaria per affrontare il vostro destino.”
Alyssa si avvicinò. “Coraggio, puoi fidarti di lui…. Lui è Merlino, il mago Merlino….”
“Cosa?”
“Devi recuperare le forze per ….” Abbassò la voce. “….per poter lasciare quest’epoca. E’ l’unico modo per salvarti la vita, questa brutta ferita ti ha procurato un’infezione coi fiocchi e senza antibiotici ci lasci le penne.”
“Non dire stronzate….”
“Bevete, mio prode cavaliere.” Lady Rowanne si avvicinò col passo di una sinuosa pantera. A quella calda voce suadente Jordan non seppe resistere e bevve tutta la pozione senza protestare.
“Dovrebbe accadere qualcosa adesso?”
Ma Merlino era sparito.
 
 





 
 
Ciao a tutti!
Purtroppo non sono riuscita ad aggiornare la scorsa settimana come avrei voluto, spero di essere riuscita a farmi perdonare adesso con questo nuovo capitolo alquanto movimentato. Come qualcuno di voi aveva intuito, incontriamo il mitico Mago Merlino che sembra conoscere molti più retroscena dei protagonisti…. E Jordan si è cacciato in un guaio bello e buono, così bello e buono che sta rischiando la vita. Riuscirà a salvarsi?
 
Ringrazio i vecchi e nuovi lettori, in modo particolare VOI meravigliosi che continuate a commentare la storia.
 
Vi auguro una buona giornata  : )
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 

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Capitolo 6
*** Pericoli nella notte ***


 


“Dov’è andato?” Alyssa si guardava attorno in cerca del druido che stava lì fino ad un attimo fa.
“Andate a cercarlo, no?” Incalzò Rowanne.
“E perché dovrei andarci proprio io?”
“Siete voi che lo richiedete, a me di lui non importa. Potrebbe pure essere stato convocato da Sua Maestà che si è accorto di un ammanco nella Sala della Tavola Rotonda.” Restò in silenzio fissandola negli occhi senza batter ciglio. “Su, andate e riportate il Sacro Calice lì dove l’avete preso prima che finiate nei guai.” Le porse l’oggetto con un sorrisetto poco raccomandabile sulle labbra.
Lo prese con gran titubanza, poteva davvero rischiare la pelle e le parole della rossa damigella avevano fatto sorgere qualche piccolo timore, infatti sapeva quale grande importanza ricopriva quel Calice.
Lo nascose sotto il vestito ed uscì dirigendosi a passo svelto verso il palazzo reale.
Non si accorse però che qualcuno la stava seguendo.
 
Effettivamente c’era una gran concitazione in giro, il torneo era terminato e tutti i cavalieri sembravano intenti a cercare affannosamente qualcosa, seguendo alla lettera gli ordini di Re Artù. Approfittò di tutto quel via vai di persone per intrufolarsi inosservata all’interno del castello, corse come una matta lungo l’interminabile corridoio che conduceva a quel pesante portone e si fermò di colpo: davanti ad esso c’erano due guardie! Come avrebbe potuto riportare il Calice all’interno della Grande Sala?!
“Lady Alyssa.”
La ragazza sobbalzò temendo di essere stata scoperta. Si voltò lentamente e coi nervi a fior di pelle…. Vide Merlino in compagnia di Re Artù in persona. I due si dirigevano verso di lei con passo deciso e con l’aria poco rassicurante, tutto ciò le provocò all’istante un’intensa tremarella alle gambe unita ad una forte sudorazione. Giunsero presso di lei, la degnarono appena di uno sguardo, dopo di che il sovrano ordinò alle guardie di allontanarsi. Alyssa tremava come una foglia, Merlino sapeva che era stata lei ad impossessarsi del Calice, era stato proprio lui a chiederglielo…. Lo sapeva anche il re? Sarebbe stata imprigionata, torturata e giustiziata com’era d’uso a quell’epoca?
Come le guardie scomparvero dalla loro vista, il saggio druido fissò la ragazza, poi fece un rapido gesto con la mano destra e Re Artù sparì in una nuvola di vapore. “State tranquilla.” Esordì Merlino. “Ho creato questa illusione per darvi modo di riportare il Calice dove deve stare. Sbrigatevi dunque, io devo tornare immediatamente dal vero sovrano prima che scopra tutto!”
Alyssa riprese le sue funzioni vitali appena appresa la verità. “Grazie… Me la sono vista davvero brutta….” La sua voce ancora tremava così come tutto il resto del suo corpo.
Entrò quindi nella Grande Sala tentando di non fare alcun rumore, si arrampicò con buona difficoltà a  causa dell’ingombrante abito e finalmente depositò il Calice al centro del Tavolo, nel punto esatto in cui lo aveva prelevato. Si sentì subito più sollevata, tutto era tornato come prima ed ora non le restava che tornare da Jordan e riprendere il loro viaggio nel tempo alla ricerca di Maddy. Poggiò delicatamente la mano sulla maniglia e vi impresse quel po’ di forza necessaria ad aprire la porta il minimo necessario per verificare la totale assenza di guardie o altre persone nei paraggi.
Ma la porta non si apriva.
Provò a spingere con maggior forza ma niente, non si muoveva di un millimetro. Allora prese a strattonare quella maledetta maniglia sperando di ottenere qualcosa, qualsiasi segnale di cedimento che poteva significare libertà. Non accadeva nulla, sembrava che ci fosse qualcosa a bloccarla dall’esterno. Non c’era nessuna serratura, c’era forse un palo incastrato fra le maniglie che impediva l’apertura e se era così, chi poteva avercelo messo? Poteva forse trattarsi dell’ennesimo trucco di Merlino o qualcuno ce l’aveva con lei?
Non era facile, ma doveva assolutamente mantenere i nervi saldi e non farsi prendere dal panico. Si allontanò dalla porta e fece tre respiri profondi, riaprì gli occhi dopo lunghi secondi e li sentì umidi, le sue labbra iniziavano a tremare perché non sapeva come fare ad uscire da quell’elegante e maestoso luogo. “Dai Aly…. Guardati attorno e sicuramente troverai la soluzione….” Tentò di farsi coraggio parlando fra sé e sé, passeggiava attorno ai seggi su cui sedevano i cavalieri in adunanza con il re, ammirandone la pregevole fattura resa ancora più suggestiva dalla tenue luce del tramonto che entrava dalle grandi finestre. Sulle pareti facevano la loro bella mostra dodici meravigliosi arazzi, ognuno dei quali recava lo stemma dei cavalieri ammessi a sedere attorno alla Tavola Rotonda. Quello del re era senza dubbio l’arazzo raffigurante una roccia con una spada infilzata e si trovava esattamente sulla parete di fronte a quella maledettissima porta che non voleva aprirsi. Pian piano la luce proveniente dall’esterno scomparve e con essa anche la minima speranza di uscire dalla Grande Sala, nonostante tutti i suoi sforzi Alyssa non era riuscita a trovare una via di fuga. Si appoggiò con la schiena sulla parete lasciandosi scivolare fino al pavimento, mentre lungo le sue guance scendevano due grosse lacrime ed i suoi occhi restavano incollati su una delle finestre. Temeva seriamente per la sua incolumità, prima o poi qualcuno sarebbe entrato in quella stanza e, trovandola, le avrebbe forse chiesto delle spiegazioni che lei non sarebbe stata in grado di fornire. A quel punto non osava neanche immaginare ciò che poteva accadere. Si raccolse in un gomitolo, con la testa sulle ginocchia, stretta in una serie interminabile di singhiozzi e con l’angoscia nel cuore poiché fra l’altro non aveva la minima idea di come stesse Jordan. Merlino era stato chiaro: entro l’alba dovevano lasciare quell’epoca, altrimenti le gravi ferite del ragazzo lo avrebbero condotto a morte certa.
Dall’esterno non proveniva più alcuna luce, evidentemente il sole era già tramontato e l’aria si stava facendo sempre meno piacevole, quando all’improvviso Alyssa udì delle voci che sembravano meravigliarsi della presenza di un palo di legno infilato fra le maniglie della porta della Grande Sala della Tavola Rotonda: si trattava della voce di un uomo e di una donna che non le erano affatto familiari, perciò brancolando nel buio tentò di portarsi nell’angolo più vicino alla porta stessa, pronta a scappare non appena fosse stata aperta. Era la sua unica via di fuga, lo sapeva bene e non poteva permettersi di fallire. Ed ecco finalmente che quelle maledette ante iniziarono ad aprirsi: l’ambiente venne rischiarato dalla fioca luce di una lanterna che andava a creare delle ombre davvero inquietanti sulla parete. Alyssa vide entrare dapprima un uomo, forse un cavaliere, seguito da una donna che non riconobbe perché coperta da un lungo mantello con cappuccio. Non badò loro più di tanto, attese che si trovassero a distanza sufficiente per scattare via e infatti, non appena i due posarono la lanterna sulla Tavola Rotonda lanciandosi l’uno fra le braccia dell’altra, lei mosse frettolosamente i primi passi verso la libertà. Purtroppo complici l’oscurità e la goffaggine, inciampò sull’orlo del vestito e finì col naso sul pavimento facendosi irrimediabilmente scoprire dai due misteriosi amanti.
“Chi c’è?!” Urlò l’uomo afferrando lanterna e spada.
Alyssa, ancora dolorante, si rialzò da terra e si diresse verso il portone, lo aprì senza difficoltà e si precipitò per il lungo corridoio tenendo a mo’ di fagotto la lunga gonna che l’aveva fatta scoprire. Correva senza sosta, sentiva di essere seguita e pur non avendo la minima idea di come uscire da quelle mura, continuava  a correre a perdifiato. Naturalmente il portone principale d’accesso al castello era chiuso da pesanti spranghe di ferro ed enormi catenacci, poi chissà se e quante guardie potevano esservi all’esterno! Sentiva che i suoi inseguitori erano vicini e con loro forse la sua fine, l’unica speranza di farla franca era quella grande finestra, la aprì e grazie alla luce della luna riuscì a scorgere la presenza di un mucchio di paglia lì sotto, si arrampicò sul davanzale e si lasciò cadere giù. Se la cavò con un doloretto sopportabile al fondoschiena, si rialzò e proseguì la sua fuga nella notte senza accorgersi che da quella finestra due figure la stavano osservando in silenzio. Grazie alla luce della Luna quasi piena riuscì ad orientarsi e ritrovare la strada per raggiungere la capanna presso cui era stato portato Jordan. C’era luce all’interno e sentiva perfettamente delle voci, spinse la porta affacciandosi in punta di piedi e restò paralizzata all’istante: su quel giaciglio improvvisato Jordan e Rowanne erano avvinghiati e privi dei vistiti, non v’era alcun dubbio su come avevano impiegato il tempo trascorso dall’uscita di Alyssa da quel luogo.
“Cosa ci fate voi qui?!” La gentil donzella si scagliò contro di lei visibilmente seccata. Era completamente nuda e la sua pelle bianchissima era semi coperta dai lunghi capelli rossi come il fuoco.
Non ricevette risposta, negli occhi di Alyssa c’era incredulità e disgusto. Ci mettiamo pure della rabbia?
“Jordan…. Ma quanto puoi essere deficiente?” Le uscì un flebile filo di voce guardando il ragazzo che sembrava letteralmente sfinito.
Rowanne si tirò su coprendosi il petto. “Siete forse invidiosa? Desideravate giacere voi con lui al posto mio, ammettetelo.”
Non la degnò di considerazione, ciò che la preoccupava maggiormente era la situazione in cui versava il ragazzo: grazie alla pozione di Merlino si era ripreso a sufficienza per andarsene da quell’epoca e salvarsi la vita, ma il deficiente aveva speso tutte le forze recuperate per andare a letto con quella! Gli si avvicinò e si accorse immediatamente che la situazione non era delle migliori: la febbre era salita di nuovo, il suo respiro si era indebolito e attorno alla ferita era ben evidente l’infezione che lo stava distruggendo.
“Brava.” Si voltò verso Rowanne con le lacrime agli occhi. “Siete stata davvero brava. Non vi rendete conto di cosa accadrà adesso.”
“Certo che lo so, non sono mica stupida come voi credete! Lui andrà incontro al suo destino ed io ne uscirò senza macchia.”
“Adesso capisco tutto… Voi mi avete seguita mentre riportavo il Sacro Calice al suo posto e mi avete chiusa nella Sala per avere Jordan tutto per voi nonostante siate sposata.”
Piegò le labbra in un sorriso strafottente. “Oh, siete davvero perspicace, mia cara. Il mio consorte non mi soddisfa affatto e quando lui non c’è mi guardo attorno. Poi elimino ogni traccia, semplice no? Adesso lui spirerà per le ferite che si è procurato durante il torneo e voi, visto che ci tenete tanto, gli farete compagnia.” Afferrò un nastro e le si avventò contro tentando di avvolgerglielo al collo per soffocarla. Ne nacque una accesa colluttazione che naturalmente fu captata da Merlino che entrò nella capanna seguito da due persone: un uomo e una donna coperta da un lungo mantello ed un cappuccio.
 
 
 



 
 
Buon venerdì a tutti! : )
Come avevo già preannunciato a qualcuno, le cose si stanno complicando ancora di più e nonostante il provvidenziale intervento di Merlino, Jordan è vittima delle “spire” della focosa Rowanne. Alyssa riesce a fuggire dalla Sala in modo rocambolesco e in più due nuovi personaggi l’hanno scoperta.
Li conosceremo più avanti, intanto permettetemi di ringraziare tutti quelli che seguono regolarmente la storia ma in particolare VOI meravigliosi recensori. Non immaginate neanche quanto sia importante conoscere il vostro parere per andare avanti!
 
Vi auguro un buon fine settimana
Un Abbraccio a tutti ed in particolare a chi vive nella zona colpita dal terremoto

La Luna Nera

 

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Capitolo 7
*** Ancora di salvezza ***


 


“Che cos’è questa confusione?!” Urlò Merlino visibilmente esasperato.
Lady Rowanne non si curò minimamente delle persone entrare nella piccola capanna, a lei interessava solo eliminare quella ragazza piombata a Camelot con il cavalier morente. La donna con il cappuccio indietreggiò su suggerimento dell’altro uomo, solo il druido si avvicinò nel tentativo di riportare l’ordine in quel luogo. Alyssa si muoveva in modo molto impacciato, l’ingombrante abito che indossava  la limitava tantissimo nei movimenti al contrario dell’altra che, ben poco vestita, poteva far forza come voleva. Merlino aveva alzato la voce richiamando la giovane donna con fare imperioso, purtroppo senza successo ed era in procinto di passare alle maniere forti, quando un’altra voce ben più importante bloccò la colluttazione.
“Rowanne! Cosa state facendo?”
Al suono di quelle parole la ragazza si fermò e si voltò verso l’ingresso presso cui stavano le altre due persone entrare poco prima con Merlino: la donna si tolse il cappuccio rendendosi finalmente riconoscibile.
“M…Maestà…” Balbettò Lady Rowanne vedendo la Regina Ginevra la cui espressione era di forte disappunto. Presso di lei, bello e statuario, stava Sir Lancillotto.
“Rowanne, rendetevi immediatamente presentabile coprendo all’istante le vostre nudità.” Sentenziò la regina. “Poi andatevene dal vostro consorte. Farò finta di non aver visto nulla, ma rammentatevi bene che alla vostra prossima caduta di stile, sarete allontanata per sempre dalla corte di Camelot.”
Obbedì in silenzio, rivestendosi rapidamente e scomparendo dalla loro vista nel giro di pochi minuti. Alyssa si era rannicchiata al capezzale di Jordan, non capiva se era sempre cosciente o la sua lucidità si stava annientando attimo dopo attimo facendo presagire l’imminenza dell’inevitabile. Notò una piccola sacca vicino al cuscino, dentro c’era il famigerato orologio. Lo prese e lo aprì. “Scusa…. Scusa Maddy….” Iniziò a singhiozzare. “Scusa se non sono riuscita a salvare la vita a tuo fratello…. Scusa se non ci rivedremo mai più….”
“Alyssa! Alyssa, sei tu?” Finalmente dall’orologio uscì la voce della ragazza.
“Maddy, come sono felice di poterti sentire un’ultima volta…”
“Che diavolo stai dicendo?! Che succede?!”
“Jordan… Jordan sta morendo… Ho tentato di salvarlo ma non ci sono riuscita… E forse non riuscirò a salvare neanche te, amica mia…” Scoppiò a piangere disperatamente non curandosi della presenza di Merlino, della regina e Lancillotto. I tre erano rimasti ammutoliti alla vista del ragazzo ad un passo dal decesso e la profonda disperazione di lei in lacrime. Non avevano battuto ciglio neanche avendo ascoltato le strane parole pronunciate, per non dire quelle uscite dallo strano apparecchio che la  giovane stringeva fra le mani.
“Maestà.” Intervenne Merlino a voce bassa. “E’ giusto che vi dia delle spiegazioni.” Attese l’assenso della sovrana prima di proseguire. “Il giovane cavaliere deve lasciare quest’epoca prima che sorga il giorno. Possiedono uno dei mirabolanti apparecchi che consentono di viaggiare nel tempo e loro provengono addirittura da un futuro molto distante. A seguito delle ferite riportate durante il torneo, il ragazzo rischia di morire perché non abbiamo i medicamenti portentosi del loro tempo. Io ho chiesto che mi fosse portato il Sacro Calice, bevendovi una mia pozione sir Jordan avrebbe riacquistato le forze necessarie per affrontare un nuovo salto temporale e salvarsi la vita. Ma….” Sospirò. “Lady Rowanne ha mandato tutto all’aria per la sua insaziabile sete di piaceri carnali e ciò che era stato fatto è andato in fumo…”
Seguì un lungo silenzio, poi Lancillotto prese per mano la sua amata regina che lo guardò negli occhi: c’era un amore in quello sguardo impossibile da non notare. Ginevra sorrise teneramente al suo adorato cavaliere. “Non ho compreso appieno ciò che avete detto, venerabile Merlino, ma ho compreso che dobbiamo assolutamente salvare la vita di questo giovane uomo prima che sorga il giorno.”
“Si, mia regina. Io posso fare di nuovo la pozione, ma ho bisogno del Sacro Calice.”
La donna annuì guardando negli occhi Lancillotto che le si inchinò davanti ed uscì dalla capanna. “Procedete dunque, fra poco avrete ciò che vi necessita.”
Poi si avvicinò ad Alyssa e le strinse le mani. “Fatevi coraggio mia cara, fra poco tutto si risolverà. Abbiate fiducia.”
Alzò la testa: la regina aveva un viso bellissimo, di un ovale perfetto, due occhi verdi e rasserenanti incorniciati da lunghi capelli neri raccolti in una treccia.
“Non sono certo una persona degna di fare la morale, io per prima tradisco mio marito con l’uomo che amo davvero. Noi non possiamo che accettare ciò che i nostri padri scelgono per noi, incluso lo sposo. Quando vidi il prode Artù appena salito al trono fui felice che avesse scelto me come sua sposa e credevo di  esserne innamorata. Ma non fu così. Compresi cosa significava davvero l’amore quando lo incontrai sul serio e potete immaginare in quale assurda situazione mi trovi nell’amare il migliore amico di mio marito ed essere da questi corrisposta.” Si voltò con occhi sognanti verso l’ingresso della capanna da cui era appena entrato sir Lancilotto. Poi “Se voi amate questo cavaliere, battetevi con tutte le vostre forze perché i vostri cuori si uniscano per sempre…. Che la felicità vi accompagni per tutta la vita.”
Lancillotto portava fra le mani il Sacro Calice, lo consegnò a Merlino che in men che non si dica preparò la pozione miracolosa. Lo porse a Jordan che a gran fatica ne bevve qualche goccia, non appena riuscì a tirarsi su, bevve tutto il contenuto mentre Merlino pronunciava la strana formula.
“Bene, il cielo si sta facendo più chiaro.” Sentenziò il druido. “Prendete l’orologio, spostatene le lancette e pensate ad un luogo lontano da qui. Poi schiacchiate il pulsante e….. che il cielo vi assista.”
“Siate felici.” Ginevra sorrise loro mentre si lasciava stringere dalle braccia del suo innamorato.
Alyssa si asciugò una lacrima, abbracciò Jordan e fece come Merlino aveva comandato. Un lampo di luce avvolse la capanna mentre nell’aria riecheggiava il grazie infinite di Alyssa, dopodichè su Camelot splendevano solo le luci dell’alba.
 
 
 
 
 
 
Quando Alyssa riaprì gli occhi, realizzò di trovarsi in un boschetto all’apparenza deserto. Udiva solo il cinguettio degli uccelli e l’aria era piuttosto frizzante, il sole splendeva alto ed i raggi filtravano fra le verdi foglie degli alberi. Jordan era sempre addormentato, la sua testa era posata delicatamente sulla spalla della ragazza che non lo aveva mai lasciato da quando erano partiti dall’epoca di Re Artù. Non le importava di scoprire se fossero finiti dove sperava, se ci fossero pericoli dietro l’angolo, le importava di sincerarsi che Jordan fosse vivo e quella brutta ferita scomparsa per sempre. Ma lui dormiva profondamente. Lo strinse forte accarezzandogli i capelli color del miele e sospirò di sollievo poiché se dormiva a quel modo, era segno che di quella brutta infezione non vi era più traccia, la sua fronte non scottava più ed il respiro era calmo e regolare. Lo adagiò con dolcezza ai piedi di un albero per lasciarlo riposare e lo guardò restando in un silenzio contemplativo. Jordan era salvo, era vivo, in un modo o nell’altro ce l’aveva fatta. Nonostante quello che aveva provato nel vederlo nelle spire della focosa Lady Rowanne, avrebbe rifatto tutto da capo. Più di una volta si era rassegnata a consolarsi con il gelato vedendolo in giro con ragazze belle e provocanti, dalle gambe chilometriche e scollature vertiginose. Lei non aveva ancora compiuto i vent’anni e non poteva ancora definirsi una donna con tutte le curve al posto giusto…. Si definiva un abbozzo di donna, ma nel profondo del suo cuore lei sentiva di amare davvero quel ragazzo, che senso avrebbe avuto fare quello che aveva fatto per salvargli la vita mentre un’altra se lo voleva scopare ad ogni costo? Cosa per altro accaduta quasi davanti ai suoi occhi? In un angolo della sua mente iniziava ad accarezzare l’idea di farsi avanti, prendere coraggio e rivelargli i suoi sentimenti…..
 
Passarono lunghi minuti e solo una voce proveniente dall’orologio distolse i suoi pensieri romantici.
“Alyssa! Mi senti?”
La ragazza recuperò l’oggetto dagli straordinari poteri e lo aprì: segnava le sei e quaranta. “Ciao Maddy.”
“Che sta succedendo?”
“E’ tutto a posto, non preoccuparti.”
“Sicura? Poco fa mi sembravi disperata….”
“Si. Jordan stava morendo per una brutta ferita ma…. Adesso sta bene.”
“Meno male!” Seguì un sospiro di vero sollievo.
Silenzio.
“Maddy…. Mi manchi un casino….”
“A chi lo dici tesoro….”
Seguì un nuovo lungo silenzio.
“Forse tuo fratello ha capito come funzionano questi cavoli di orologi. Forse riuscendo a posizionare le lancette allo stesso orario riusciamo a raggiungerti, ma dobbiamo capire dove sei.”
“Voi dove siete?”
“Non lo so con precisione, prima ci siamo trovati nell’antico Egitto, poi alla corte di Re Artù ed ora…” Si guardò attorno. “..ne ho una vaga idea ma per ora preferisco tacere. Siamo appena arrivati in questo luogo e Jordan sta ancora dormendo profondamente, preferisco attendere che si svegli.”
“Capisco.”
“Tu invece sai dove ti trovi?”
“Credo di essere in una grande capitale europea dal fascino romantico ed elegante. Qui amano moltissimo la musica e l’arte, però sento spesso parlare di guerre fra stati e sommosse popolari…. Non mi sento troppo tranquilla però…. Potrei aver incontrato qualcuno in grado di aiutarmi a riparare il mio orologio.”
“Davvero?”
“Si, ma te ne parlo alla prossima occasione, sento i passi di qualcuno e non vorrei essere scoperta. Ciao Alyssa!”
Chiuse il coperchio dell’orologio sposando lo sguardo verso il cielo azzurro come a volervi trovare un segno utile ad uscire da quella spiacevole situazione. Si alzò in piedi ed iniziò a guardarsi intorno: fra gli alberi scorse finalmente una città che, seppur molto diversa da quella che conosceva, le pareva proprio ciò che aveva pensato. Quanto rivelatole da Merlino era dunque giusto.
 
 




 
 
 
Ciao a tutti.
Chiedo scusa per il lungo periodo intercorso fra il precedente capitolo e quello che avete appena letto, avrei voluto aggiornare prima ma proprio non mi è stato possibile.
Qualcuno di voi aveva intuito che dietro i misteriosi personaggi comparsi nella Sala della Tavola Rotonda si nascondessero la Regina Ginevra e Lancillotto…. Bravi! E’ proprio grazie al loro aiuto che Jordan si salva ed il viaggio nel tempo riprende, portandoli adesso in un nuovo contesto che scopriremo presto (spero). Ricompare di nuovo Maddy che dà qualche informazione sul luogo in cui si trova, pochi indizi che ancora non aiutano Alyssa e Jordan a capirne il nome.
 
Ringrazio tantissimo lclementi2, alessandroago_94, ineedofthem, _ALEXEI_, eppy ed ovviamente Emmastory, la mia consigliera e co-autrice per le loro recensioni.
 
A presto!
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 

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Capitolo 8
*** Nel Rinascimento ***


 


 
“Mhm… Che mal di testa…”
Alyssa si voltò e vide Jordan che si stava svegliando massaggiandosi la fronte e coprendosi gli occhi con l’altra mano a causa della luce diurna che lo stava leggermente infastidendo.
“Ben svegliato.” Si sedette accanto a lui. “Come ti senti?”
Mugugnò di nuovo. “Non troppo bene, te l’ho detto che mi fa male la testa e se ti metti a chiacchierare come fai di solito, peggiori solo la mia condizione.”
Roteò gli occhi e al contempo si sentì sollevata perché quella risposta fu la conferma che Jordan era tornato il ragazzo di sempre. “Ok, mi tappo la bocca e non ti disturbo più.” Si alzò incamminandosi lungo il sentiero che aveva scorto poco prima.
“Ehi, dove vai?” Si alzò e le corse dietro barcollando. “Dov’è Lady Rowanne?”
“Oh, non lo so. E’ possibile che sia fra le potenti braccia di un aitante cavaliere.”
Restò in silenzio per una manciata di secondi. “Quindi non siamo più nel Regno di Artù.”
“Già.”
“E dove siamo finiti adesso?” Alyssa continuava a camminare senza rispondergli. “Dove stai andando?”
Lei si voltò sorridendogli. “A visitare Firenze.”
“Cosa-Come?”
Si bloccò all’istante.
“Ti piace il luogo in cui ti ho portato?” Gli indicò con la mano il panorama.
Guardò la città che si sviluppava davanti ai loro occhi: molti dei monumenti che ammirava nei libri o in internet si innalzavano già sui tetti della città: la maestosa Cupola del Brunelleschi era lì a dominare il Rinascimento italiano, o meglio, della Signoria retta dalla famiglia de’Medici, poi imponente stava il Campanile di Giotto e poco più in là svettava la torre di Palazzo Vecchio. L’Arno serpeggiava silenzioso fra le strette vie cittadine, sicuramente sopra di esso già esisteva Ponte Vecchio e il solo pensiero di trovarsi in quella città famosa in tutto il mondo per le sue bellezze artistiche ed architettoniche gli faceva toccare il cielo con un dito. Spostò l’attenzione sulla ragazza, poi la portò di nuovo sul panorama gli brillavano gli occhi tanto era entusiasta di trovarsi lì. “Come siamo finiti in questo luogo fantastico?”
“Grazie a me.” Gli sorrise con la consapevolezza di aver fatto qualcosa di splendido. “Merlino mi ha confidato che questo orologio, come l’altro del resto, ha la facoltà di condurci in qualsiasi luogo vogliamo. Basta pensarlo anche in minima parte, schiacciare il pulsante e…il gioco è fatto. Se non pensiamo ad una località ben precisa, sceglie lui per noi. Semplice, no?”
“E tu hai pensato di venire qui? Perché?”
Abbassò lo sguardo. “Beh, immaginavo ti piacesse visitare un luogo come Firenze vista la tua grande passione per l’architettura e che tutto questo potesse giovarti dal momento che hai rischiato seriamente di morire.”
Jordan rifletté soppesando con grande attenzione le parole udite: ricordava di essersi procurato una brutta ferita nel torneo cavalleresco per ingraziarsi Lady Rowanne, poi nella sua mente vi erano solo frammenti di quanto aveva vissuto. “Ho rischiato di morire?”
“Già. E se non fosse stato per Merlino non so cosa sarebbe potuto accadere.”
Ricordò vagamente di aver bevuto una strana pozione in un meraviglioso calice e di aver passato momenti travolgenti di pura passione con Rowanne. E poi….e poi… “Ti giuro che non farò più cazzate, mi hai portato in un posto bellissimo e farò il bravo per dimostrarti tutta la mia gratitudine.”
Per la prima volta Jordan le aveva rivolto parole carine. L’afferrò per la mano e la trascinò giù per il sentiero che conduceva alla città del giglio. Faticava a tenere il suo passo, ancora una volta l’abito che indossava, per quanto suggestivo, era di una scomodità allucinante e non era facilissimo correre per la stradella sterrata con quella roba addosso. Nonostante questo era bellissimo vivere quei momenti con lui, era felicissima di aver fatto qualcosa che gli aveva provocato tanta gioia e in cuor suo iniziava davvero a pensare che forse un lumicino di speranza di apparire diversa ai suoi occhi poteva accendersi.
Arrivarono presso una delle porte di accesso alla città: era maestosa ed imponente, molto elegante così come lo erano alcune carrozze e qualche portantina che transitavano di lì assieme a molte persone evidentemente appartenenti a ceti inferiori. C’erano carri trainati da buoi che entravano in città carichi di prodotti delle campagne, contadini e villani, donne e bambini, uomini, cavalieri e fanti di ventura. Jordan osservava con sguardo estasiato tutto quel brulicare di vita a cui faceva da sfondo la magnificenza della Firenze rinascimentale. Senza mai lasciare la mano di Alyssa entrò in città facendo tesoro di ogni angolo ed ogni scorcio di quel luogo.
“Scusa…. Ma dove mi stai portando?”
“Eh?” Il ragazzo era totalmente rapito.
“Hai una vaga idea di quello che vuoi fare? Dove stiamo andando?”
Al che, Jordan si fermò ed iniziò a guardarsi attorno.
“Dove andiamo?.... Ehm…. Là! Andiamo là, c’è la cupola del Brunelleschi. Voglio sperare di incontrare qualche grande architetto del passato.”
Giunsero quindi di fronte alla maestosità della cattedrale fiorentina, il piazzale antistante brulicava di vita che pian piano si riversava lungo la via che conduceva verso la riva dell’Arno. Si unirono alla folla poiché era piuttosto chiaro che stava per accadere qualcosa e quel qualcosa Jordan non se lo voleva perdere per niente al mondo. Non appena si trovarono in quella che secoli dopo sarebbe diventata Piazza della Signoria, videro una catasta di legna attorno alla quale vi erano degli alti prelati dall’aria severa e austera sebbene gli abiti che indossavano erano tutt’altro che austeri. Uno di essi portava un grande crocifisso fra le mani e pareva farsi strada fra la folla mormorante; dietro di lui, in condizioni terribili, una donna dalle mani legate e dalle evidenti ferite su tutto il  corpo veniva trascinata da un gruppo di uomini vestiti di nero. La sventurata si reggeva in piedi a fatica, come se tutte le torture cui sicuramente era stata sottoposta l’avessero privata delle forze necessarie a tenersi in piedi. La collocarono sulla catasta di legna e la legarono ad un palo e mentre venivano recitate delle preghiere in latino, un tizio dal macabro copricapo appiccava il fuoco fra le urla disperate della donna che si dichiarava innocente ribadendo di non essere una strega. Poi fu avvolta da un fumo nero e denso, dopodichè non si udì più niente, solo il crepitio delle fiamme.
Alyssa raggelò all’istante aggrappandosi al braccio di Jordan, il quale ritenne estremamente sconveniente restare lì a guardare quello spettacolo raccapricciante. Trascinò via la ragazza che faticava a camminare, la sentiva tremare e notò il suo viso pallido, teneva la mano destra sullo stomaco e forse vi avrebbe tenuto pure l’altra se lui non gliel’avesse stretta forte fra le sue. Percorse quelle viuzze strette e affascinanti sulle quali si affacciavano le botteghe degli artisti e degli artigiani: c’erano dipinti che raffiguravano soggetti religiosi molto belli e raffinati e poi statue terminate o soltanto abbozzate, blocchi di pietra in attesa di esser lavorati; notò dei negozi di tessuti provenienti da chissà dove destinati forse a diventare abiti preziosissimi di qualche potente signora. Tuttavia, in quel susseguirsi di normale vita rinascimentale, si insinuava ancora l’acre odore del fumo, per cui decise di abbandonare provvisoriamente la città e cercare altrove un riparo per la notte. Varcarono la soglia della porta cittadina, Alyssa ancora non aveva aperto bocca se non per tossire e tentare di domare i conati di vomito. Continuarono quindi a camminare a passo svelto senza voltarsi indietro, videro un gruppo di case arroccate su di un colle a poca distanza, perciò decisero di provare a cercare un posto sicuro in quel luogo. Sembrava una piccola fortificazione autonoma, forse un piccolo villaggio cinto da mura, dove avrebbero potuto trovare un posto in cui mangiare un boccone e trascorrere la notte. Erano stanchi, soprattutto Alyssa che non chiudeva occhio da quasi un giorno intero. Entrarono quindi in quel paesello dal quale si godeva una bella vista sulla città di Firenze, c’erano alcune persone che presero ad osservarli con insistenza e curiosità neanche troppo mascherate.
“Guarda…” Jordan indicò una piccola insegna. “Quella è una locanda, che ne dici di fermarci lì per la notte?”
Alyssa alzò gli occhi osservando quanto aveva suggerito il ragazzo: l’edificio era di modeste dimensioni, c’erano tre finestre al piano di sopra e due al piano di sotto, al centro delle quali stava la porta d’ingresso sormontata dall’insegna recante il nome “La Locanda della Civetta”. Aveva sempre associato quel pennuto alla sfortuna e in tutta onestà provava un forte senso di disagio nel dover alloggiare in un tale luogo. Fu colta da un capogiro causatole proprio da questo pensiero nefasto, Jordan non ci pensò due volte e, sorreggendola, si diresse verso quel locale. Entrò e si trovò in un ambiente piuttosto buio, non filtrava troppa luce dall’esterno, qua e là delle lucerne illuminavano debolmente sia l’ingresso che il salone in cui erano sistemati dei tavoli, probabilmente la sala da pranzo o qualcosa del genere.
“Buonasera pellegrini.” Una giovane donna si avvicinò. “Posso esservi d’aiuto?”
“Ehm…. Si… Per favore….” Jordan provava uno strano senso di disagio stando di fronte a quella affascinante locandiera dallo sguardo penetrante.
“E’ molto debilitata.” Essa posò la mano sulla testa di Alyssa. “Ha bisogno di assoluto riposo.” Poi fissò il ragazzo. “Seguitemi al piano di sopra fino alla stanza numero 6. E’ l’unica libera.”
Non osò dire una sola parola, la ringraziò con un debole cenno della testa e la seguì iniziando a salire quei gradini di legno fino alla porta della loro camera ed entrò. Aiutò Alyssa a stendersi sul grande letto che si trovava sulla parete destra, sulla sinistra c’era un piccolo scrittoio su cui la donna aveva depositato una lucerna accesa, unica debole fonte di luce in tutta quell’oscurità.
“Bene, vi auguro buon riposo messere.” Chiuse la porta andandosene senza aggiungere altro.
 
 
 
 



 
Buon Venerdì a tutti!
Stavolta sono riuscita ad aggiornare in tempi ragionevoli.
Permettetemi di ringraziare ognuno di voi che, nonostante la mia non  impeccabile puntualità, continuate a seguire le vicende di Jordan ed Alyssa.
Abbiamo dunque lasciato l’epoca di Re Artù e l’orologio li ha condotti proprio dove la ragazza voleva, cioè nella Firenze rinascimentale, culla di arti e mestieri ma anche di ignoranza e superstizione. La caccia alle streghe ha provocato un numero troppo alto di vittime innocenti, l’ignoranza appunto e la mancanza di istruzione ne sono state alla base e forse anche ai giorni nostri in qualche angolo del mondo qualche cosa di simile accade ancora.
 
Vi auguro un buon fine settimane, attendo i vostri commenti!
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 

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Capitolo 9
*** La Locanda della Civetta ***


 


Spuntò il sole sulle colline della Firenze rinascimentale, un sole caldo e potente i cui raggi si insinuarono nella stanza della locanda. Fu Jordan ad aprire per primo gli occhi, si passò le mani sul viso per aiutarsi ad abbandonare il mondo dei sogni alla svelta. Si mise seduto sul letto, notò Alyssa ancora profondamente addormentata accanto a lui, era distrutta ed era evidente che necessitava di un riposo rigenerante. Piegò l’angolo destro della bocca e decise di lasciarla dormire, scese dal letto e si avvicinò alla finestra. La piazzetta su cui si trovava la locanda, nonostante l’ora, brulicava di persone ben impegnate nel caricare dei carri con i prodotti della terra e piccoli animali da cortile per raggiungere la città e vendere ai suoi abitanti i frutti del loro lavoro. Inutile aggiungere che per lui era semplicemente meraviglioso poter osservare all’orizzonte le sagome della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, la torre di Palazzo della Signoria e gli altri vari cantieri che stavano tirando su edifici e monumenti destinati ad entrare nella storia mondiale. Ripensava alle botteghe scorte il giorno precedente, quelle botteghe in cui probabilmente muovevano i primi passi artisti del calibro di Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti, Sandro Botticelli solo per citarne alcuni. Non aveva ben chiaro l’anno in cui si trovavano, quindi alcuni di questi grandi artisti potevano non trovarsi più a Firenze, potevano esser già deceduti come non ancora nati o potevano essere ancora troppo piccoli per realizzare i loro capolavori. Il suono della campana della chiesetta lo distolse dai suoi pensieri, mentre con la coda dell’occhio vedeva i contadini prender la via della città.
“Ahum…..” Udì uno strano suono provenire dal letto. “Dove siamo?”
“Buongiorno.” Salutò Alyssa che si stava mettendo seduta mentre con una mano si stropicciava gli occhi. “Dormito bene?”
La prima cosa che la ragazza vide fu la faccia serena e sorridente di Jordan: quale miglior visione per iniziare bene la giornata?
“Insomma…. Questo materasso non è troppo comodo.”
“Dobbiamo accontentarci di quello che possono offrirci, d’altra parte siamo nel Rinascimento.”
Si guardò attorno osservando con attenzione ogni dettaglio di quella stanza leggermente spoglia ma accettabile. Tentò di alzarsi e la prima cosa che avvertì non appena i suoi piedi toccarono il pavimento fu un gran freddo. “Esistono le scarpe o qualcosa di simile per evitare che i miei piedi diventino ghiaccioli?”
“Certo.” Il ragazzo si alzò e l’aiutò ad indossare le sue calzature con una galanteria d’altri tempi. “Hai fame?”
“Un po’” Si avvicinò alla finestra per osservare il paesaggio ma il suo sguardo si posò sull’insegna della locanda sulla quale troneggiava la civetta i cui occhi verdi le provocarono un brivido gelato lungo la schiena. “Non ti sembra che qui ci sia un qualcosa di strano?”
Per un attimo Jordan ripensò alla locandiera che li aveva accolti la sera precedente, donna giovane e affascinante quanto singolare. “Forse si. Ad ogni modo scendiamo a mangiare qualcosa e poi vediamo che si può fare.” Le porse la mano e insieme si recarono al pian terreno dove tre-quattro persone ospiti della locanda stavano consumando la colazione. I due si sentivano osservati e provavano un forte senso di disagio: effettivamente nell’aria c’era qualcosa di particolare, il silenzio che avvolgeva quel salone non era affatto piacevole e gli sguardi dei presenti sembravano voler scandagliare le loro vite in maniera impressionante.
“Ben alzati.”
Sussultarono a quelle parole.
“Avete trascorso una buona notte?”
Si voltarono e  riconobbero la giovane donna che li aveva accolti.
“Si, grazie….”
“Prego, accomodatevi in salone. Vi servo subito la colazione.”
Si misero in un angolo e mentre attendevano che fosse servito loro quanto promesso, l’attenzione del ragazzo si posò sul viso pallido di Alyssa, evidentemente pensava ancora a quanto visto il giorno precedente che l’aveva turbata così tanto da toglierle la parola ed il sorriso per lungo tempo. Aveva lo sguardo spento, i suoi occhi scuri non brillavano come in altre occasioni e in parte si sentiva pure responsabile perché nei pochi barlumi di lucidità sui minuti trascorsi a Camelot, ricordava che la sua salvezza non era dovuta solo a Merlino, ma anche a lei. Aveva rischiato grosso pur di salvargli la vita, adesso lo aveva portato in una città a lui particolarmente cara….. Perché?
“Ecco.” Due ciotole furono posate con garbo sul tavolo. “Buon appetito.”
“Grazie.” Distolto dai suoi pensieri, Jordan rivolse un sorriso cortese alla locandiera la quale, fatti due passi, si fermò e tornò presso di loro.
“Voi avete fatto un lungo e pericoloso viaggio, un periodo di riposo vi gioverà moltissimo. Leggo nei vostri occhi anche una forte preoccupazione, non è vero?”
Lui restò a bocca aperta. “Beh si….. Quello che avete detto è vero, signora.”
Quella si sedette con loro. “Veronica, il mio nome è Veronica.” Coi suoi occhi verdi e penetranti li fissava in continuazione. “Non temete, vi aiuterò a recuperare le forze per continuare il vostro cammino. Mangiate ora e ristoratevi tranquillamente, poi vi suggerirò cosa fare.” Detto questo si alzò tornando in cucina.
“Jordan, a me quella fa paura.”
Si voltò verso di lei. “E’ una ragazza strana, hai ragione, ma non mi sembra pericolosa.”
“Non verrai a dirmi che vuoi provarci anche con lei….”
Esitò un istante prima di rispondere. “No. Ora no.”
Alyssa riportò l’attenzione sulla colazione ed intinse il cucchiaio nel latte e prese a girarlo: quell’ora no non le era affatto piaciuto ed in cuor suo iniziava a credere che forse Jordan non era il ragazzo che credeva. Le aveva promesso di non far cazzate dopo quello che avevano passato ed eccolo lì di nuovo a far discorsi ambigui sulla locandiera dagli occhi verdi.
 
 
 
Consumata la colazione, i due uscirono sulla piazzetta antistante la Locanda della Civetta.
“Giovane Messere.” Veronica comparve sulla soglia raggiungendo i due che già stavano all’esterno. “Posso darvi un suggerimento utile a distendere il vostro animo?”
I due restarono in silenzio: ma quella era capace di leggere nel pensiero?!
“Potreste recarvi a Firenze in compagnia di messer Gaspare, l’uomo che vedete sopraggiungere.” Indicò un signore di mezza età con un grande cappello in testa, sedeva su di un carro trainato da buoi che si stava avvicinando alla locanda. “Deve andare in città per acquistare delle stoffe per conto mio, potreste fargli compagnia e visitare le botteghe che tanto vi affascinano.”
Alyssa strinse il polso del ragazzo e fece per avvicinarlo a sé. “Se vuoi andare, vai pure.” Attese che si voltasse a guardarla. “So quanto ci tieni, ma io non me la sento di tornare laggiù….” Aveva sempre l’immagine terrificante del rogo in testa. “Tu vai tranquillamente, io me la caverò.”
“Sei sicura?”
“Certo. Sarei un’egoista nell’impedirti di andare laggiù solo perché a me non va.” Gli sorrise. Jordan desiderava tantissimo poter ammirare coi suoi occhi quelle meraviglie architettoniche racchiuse fra le mura fiorentine, non voleva apparire egoista nel volerlo trattenere lì a tutti i costi. “Vai e se lo incontri, saluta Brunelleschi da parte mia.”
Sorrise anche lui, mentre tale messer Gaspare stava ricevendo da Veronica le indicazioni su quanto avrebbe dovuto acquistare assieme ad un sacchetto pieno di denaro. Partirono poco dopo per raggiungere Firenze e Alyssa restò a guardare quel carro allontanarsi fino a non scorgere più neanche una minuscola nuvola della polvere sollevata.
“Venite.” Veronica distolse lo sguardo dell’altra ragazza dalla strada, invitandola a seguirla all’interno della locanda. “Se volete, potete accompagnarmi nel bosco. Devo raccogliere alcune erbe e dei frutti che gusterete questa sera. Passeggiare a contatto con la natura gioverà moltissimo anche a voi, mia cara.” Le porse una mantella di un colore non ben definito, un mix di viola molto scuro con un verde altrettanto scuro accettato con buona titubanza. Lei invece ne indossò uno completamente nero, prese un cestino ed uscì seguita da Alyssa prendendo un sentiero che le avrebbe condotte rapidamente fuori dalle mura del villaggio.
Era una mattinata piacevole e luminosa, il cinguettio degli uccelli sembrava fondersi con il fruscio causato dal leggero venticello che carezzava le foglie. Poco più in là sentiva scorrere dell’acqua e infatti poco dopo il sentiero le portò a costeggiare un delizioso ruscello il cui corso, a monte, era interrotto da un piccolo mulino in pietra la cui pesante ruota in legno girava senza sosta. Lo superarono e, percorsa una salita piuttosto ripida, raggiunsero una radura di medie dimensioni in cui Alyssa notò alcune pietre disposte in cerchio. Era un luogo decisamente carino ma piuttosto particolare, tuttavia doveva restare lì in compagnia di Veronica perché non sarebbe mai stata in grado di ritrovare la strada per tornare alla locanda. La sua accompagnatrice era impegnata  nella raccolta di erbe, bacche, piccoli frutti che depositava con cura nel cestino; li osservava e li odorava con grande attenzione prima di coglierli, come a voler verificare che quelli fossero esattamente ciò che cercava.
Poi notò un piccolo fungo spuntato fra le radici di una quercia vecchissima, si avvicinò e lo colse. “Questo servirà a voi.” Lo mostrò ad Alyssa con un bel sorriso sulle labbra. “Vi preparerò qualcosa di molto speciale.”
“Cosa….Cosa intendete?” Avvertiva un lieve timore scorrerle nelle vene.
“Voi amate il giovane che vi accompagna, non potete negarlo.”
Avvampò all’istante.
Negarlo? Forse. Ultimamente iniziava a nutrire qualche dubbio su ciò che provava per Jordan: gli voleva sempre un gran bene, forse qualcosa di più, ma il suo essere troppo debole al fascino femminile, il suo lanciarsi nella corte più sfrenata senza riflettere un solo istante le aveva insinuato qualche dubbio in testa.
“Andiamo, è ora di rientrare.” Veronica aggiunse quel fungo alle altre erbe nel cestino e si avviò giù per il sentiero seguita da Alyssa che iniziava ad avere qualche piccolo sospetto sulla misteriosa locandiera.
 
 






 
 
Sono imperdonabile, lo so.
Neanche ricordo quanto tempo è trascorso dall’ultimo aggiornamento….
Purtroppo sembra  che il destino voglia impedirmi di continuare quest’avventura e non vi nascondo che l’idea di abbandonare tutto mi ha sfiorato la mente. Poi metteteci pure il mio computer che sembra volermi abbandonare e tiratene le somme…
Ma lasciamo perdere le mie chiacchiere, spero questo nuovo capitolo vi sia piaciuto. Stiamo iniziando a conoscere Veronica, la locandiera che ha accolto Jordan e Alyssa dando loro ricovero dopo l’arrivo nella Toscana del Rinascimento.
Spero vivamente di riuscire ad andare avanti, anche perché fra poco inizieranno i casini veri e propri: ho tutto in mente da tempo e mi auguro di riuscire a mettere tutto per scritto ed aggiornare presto, ma non garantisco.
Ad ogni modo vi auguro un Felice Natale ed ogni bene per il 2017.
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 

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Capitolo 10
*** Veronica ***


 


Mancava poco al tramonto quando Jordan, in compagnia di messer Gaspare, fece ritorno alla Locanda della Civetta. Aiutò l’uomo a portare all’interno dell’edificio tutta la merce acquistata, poi si precipitò immediatamente su per le scale in cerca di Alyssa: voleva assolutamente ringraziarla e raccontarle la meravigliosa giornata trascorsa a Firenze, tutte le cose fantastiche viste nelle botteghe degli artisti fra tele e blocchi di pietra in attesa di diventare statue. E poi voleva parlarle dei progetti osservati, progetti che ben presto avrebbero dato vita a chiese e palazzi imponenti presso i quali grandi famiglie avrebbero fissato le loro residenze. Sentiva l’adrenalina scorrere fin sopra i capelli,  stava per esplodere dalla felicità e non poteva non condividerla con colei che aveva scelto quel luogo lungo il viaggio attraverso il tempo. Giunse davanti alla porta della loro stanza ed entrò senza bussare e pieno di entusiasmo.
Ma al suo interno non vi trovò nessuno.
Provò ad affacciarsi alla finestra, la piazzetta era altrettanto deserta, probabilmente tutti gli abitanti si trovavano all’interno della chiesetta poiché era in corso una funzione religiosa. Forse anche Alyssa e Veronica erano lì, perciò scese e raggiunse l’edificio sacro. Di nuovo sul suo volto si materializzò delusione perché fra le persone che uscivano una volta conclusa la celebrazione non c’erano le due donne. Tornò indietro e provò a cercarle al pian terreno della locanda: cercò nella sala da pranzo, poi proseguì per il piccolo corridoio fino a raggiungere i locali delle cucine. Anche lì non c’era nessuno, ma da una piccola porta socchiusa vicino al grande camino provenivano delle voci, quindi si avvicinò senza fare rumore e riconobbe Alyssa in compagnia di Veronica. Non doveva farlo, ma restò lì ad origliare.
“State tranquilla, mia cara fanciulla, fidatevi di me e tutto si aggiusterà come desidera il vostro cuore.”
“Perdonatemi, ma continuo a non capire.”
Quella prese un paio di bottigliette ed una manciata di polvere rossastra, li mise tutti in una pentola che bolliva sul fuoco prima di prendere fra le mani il fungo raccolto nel bosco. Divise con un gesto secco il cappello dal gambo, poi li riunì prima di lasciarli cadere in quella sorta di calderone.
Ne uscì una nuvola di fumo che si dissolse non appena Veronica vi passò la mano sopra. Poi si voltò verso Alyssa.
“Voi provate un profondo sentimento non corrisposto nei confronti del giovane messere che vi accompagna, non è vero?”
“Beh si….. Diciamo di si. Ma voi come potete saperlo?”
Finse di non aver udito la domanda e proseguì illustrandole ciò che stava facendo. “Io posso aiutarvi concretamente con questo infuso che sto preparando appositamente per voi.”
“Che cos’è?”
“E’ quello che molti chiamano filtro d’amore.” Prese un cucchiaio di legno con cui girò l’intruglio che bolliva. “Voi glielo farete bere e nel giro di pochi secondi lui cadrà vostro schiavo d’amore per l’eternità.”
Spalancò gli occhi dall’incredulità. “Dite davvero?” Era meravigliata ed irresistibilmente attratta dalla possibilità di avere Jordan tutto per sé come sognava da anni.
“Certo.” Rispose quella sorridendo e riempiendo una piccola bottiglia con quanto bolliva nel calderone. “Io posso questo ed altro, ma dovete mantenere il segreto più stretto. Nessuno lo deve sapere perché potrebbe essere molto pericoloso sia per me che per voi, avete capito?”
“Si, non farò una sola parola con nessuno.” Detto questo, ricevette dalle mani di Veronica la piccola bottiglietta contenente un liquido rosa.
 
Al di là di quella porta Jordan aveva sentito tutto.
Si allontanò evitando ogni minimo rumore e cercando di controllare tutta la rabbia che sentiva nascergli dentro. Salì rapidamente tutti i gradini che portavano al piano superiore, là dove si trovava la stanza che era costretto a dividere con Alyssa. ….Alyssa….Che delusione quella ragazza! Si era fatta preparare un filtro d’amore per conquistarlo?! Dunque era innamorata di lui?! Beh, poteva essere plausibile, la migliore amica della sorella che si innamora del fratello maggiore è un classico, lui sapeva di piacere alle ragazze per cui non se ne meravigliò più di tanto e tutto sommato qualche piccolo sospetto iniziava a nutrirlo. La cosa che maggiormente lo inquietava, riguardava quell’intruglio a lui destinato. Che robaccia poteva mai essere?! Meno male che aveva origliato! Poteva ben guardarsi da quella bevanda potenzialmente pericolosa e fare la massima attenzione a tutto ciò che avrebbe ingerito. Schiavo d’amore di Alyssa?! Innamorato perso dell’amica di sua sorella?! Ci voleva proprio un incantesimo perché questo avvenisse! A lui le ragazze piacevano belle formose, con i capelli lunghi fra i quali intrecciare le dita nei momenti loro, mentre lei li portava troppo corti per i suoi gusti e di curve seducenti non ne aveva affatto. La sua ragazza ideale, almeno per il momento, era il tipo poco riflessivo che bada più all’apparenza che alla sostanza, una che con tre frasi sdolcinate cede alle sue avances; Alyssa incarnava l’esatto contrario di ciò che cercava in una donna: troppo giovane ed acerba, non particolarmente appariscente e con le curve non troppo accentuate. In più adesso provava una forte rabbia nei suoi confronti per quello che si era fatta preparare ed avrebbe potuto farne, per quello che aveva potuto capire di lei la credeva più intelligente, quanto scoperto faceva precipitare la stima nei suoi confronti. Un lupo travestito da agnello era: si era mostrata ingenua e intimorita mentre sotto sotto si nascondeva una strega. E Veronica, che poteva esserlo sul serio, appariva l’alleata perfetta. Gli indizi a suo carico c’erano tutti: abiti sempre scuri, occhi verdi come quelli della civetta sull’insegna della locanda, pozione preparata in un calderone accanto al fuoco…..
Si erano coalizzate nell’ombra?
 
Nel frattempo Alyssa si era trattenuta nella stanzetta assieme a Veronica aiutandola a riordinare ogni cosa.
“Vi esorto, mia cara, a non far menzione alcuna di questo luogo né di quanto avete visto. Tenete con cura la bottiglietta che vi ho consegnato e prendetela solo quando ne offrirete il contenuto al vostro amato.” Chiuse un armadietto girando una piccola chiave. “Poi mi ringrazierete per l’eternità quando lui non avrà occhi che per voi.”
Alyssa sorrise con aria trasognata al solo pensiero di avere Jordan tutto per sé. Poi le venne in mente una cosa. “Scusate, posso chiedervi una cosa?”
“Certo.”
“Se voi siete in grado di offrire soluzioni ai tanti problemi che affliggono le persone, perché mi avete detto di tenere il segreto di questa stanza e di quello che mi avete fatto vedere?”
Veronica fece pochissimi passi fino a portarsi a meno di un metro dalla punta del naso di Alyssa: la fissava con i suoi penetranti occhi verdi che attimo dopo attimo si assottigliavano sempre di più. “Molti dei miei compaesani non capirebbero ma voi siete una fanciulla di buon cuore seppur molto ingenua ed è per questo che ho deciso di aiutarvi nel conquistare quel giovane con una pozione…….magica.”
Magica?
Il suono di quella parola fu come un campanello di allarme che le aprì gli occhi facendole intuire la vera faccia di Veronica. “N-non è che… per caso voi siete ….siete….” Aveva una paura matta di pronunciare quel termine.
“Una strega?” Lo fece invece l’altra mentre piegava le sue labbra in un sorriso ambiguo. “Che c’è? Adesso mi temete?”
Più che il timore, ciò che immediatamente le tornò in mente fu la raccapricciante scena del rogo. “Quelle come voi ….fanno una… una brutta fine….”
Si lasciò sfuggire una piccola risata. “Assolutamente no. I nostri poteri occulti ci permettono di scomparire prima che le fiamme facciano il loro corso facendo credere a tutti quei pagliacci dell’Inquisizione di aver giustiziato una strega. Sono stata messa al rogo sette mesi fa per la quarta volta, ma come vedete sono ancora qua e godo di ottima salute.”
“Ah, capisco…..” Non sapeva cosa pensare a proposito. “Ma scusate, se un’innocente viene accusata di stregoneria?”
Sospirò. “Non possiamo farci niente, la sfortunata va incontro al suo destino.”
In un modo relativamente elegante le aveva confermato che quelle donne accusate ingiustamente di stregoneria e condannate al rogo, perivano fra le fiamme con atroci sofferenze. Le venne immediatamente un nodo alla bocca dello stomaco, tanto era il malessere causatole dal lugubre pensiero. “E non avete un briciolo di pietà per quelle donne?”
“Noi streghe abbiamo venduto l’anima al Signore dell’Inferno per i nostri poteri magici. Non possedendola più, siamo incapaci di provare alcuna pietà.”
Alyssa era impietrita: esistevano gli alieni, Mago Merlino e Re artù…. Ed esistevano pure le streghe, non quelle come la cattiva di Biancaneve, ma le streghe vere! Quelle che volano di notte a cavallo di una scopa, quelle che si radunano nella foresta per i loro Sabba e per adorare il…….
Veronica aveva capito l’inquietudine causata dalle sue parole nella ragazza, al contempo però sapeva perfettamente che non ne avrebbe fatto parola con nessuno degli abitanti del villaggio, per questo era uscita allo scoperto sfruttando l’occasione per compiere qualche incantesimo come non faceva da tempo, ad ogni modo decise dunque di allontanarla cambiando immediatamente discorso. “Andate nella vostra stanza a riposare. Il bel giovane vi sta aspettando, è già rientrato dalla città e sicuramente avrà molte cose di cui parlarvi. Su, coraggio! Cosa state aspettando? Dategli da bere ciò che vi ho preparato e dopo una notte piacevole potrete riprendere il vostro viaggio nel tempo.”
Anche questo sapeva?
"Sì, conosco anche ciò che avete appena pensato, per questo non vi ho chiesto alcun compenso per la vostra permanenza presso la locanda. Sapevo sin dall'inizio che eravate sprovvisti di denari." Salutò con cortesia forzata  muovendo i primi passi verso la porta, teneva sempre quella bottiglietta nascosta in una tasca del vestito, salì rapidamente le scale ed entrò come un uragano nella stanza  che occupava con Jordan. Ed effettivamente lo trovò lì seduto sul davanzale della finestra con lo sguardo rivolto verso l’esterno. Questi si voltò non appena la sentì rientrare e restò immobile in silenzio a fissarla. Lei chiuse la porta e vi si appoggiò come se volesse impedire a qualcosa o qualcuno di entrare, aveva un’aria spaventata e respirava piuttosto affannosamente.
“Jordan….” Deglutì. “Dobbiamo andare via di qui immediatamente. Dov’è l’orologio?”
“Perché dovremmo andarcene?” Il tono della sua voce era piatto e piuttosto guardingo.
Lei si avvicinò. “Veronica è una strega! Una strega vera!”
“Ah davvero?” Piegò l’angolo destro della bocca. “E come fai ad esserne certa?”
Restò un attimo in silenzio e per Jordan quell’attimo fu molto significativo. “Lo so e basta, fidati!” Rispose poi. “Comunque andiamocene via alla svelta. Proviamo a contattare Maddy tentando di capire dov’è e ripartiamo, ti prego!”
Lui, con calma e pacatezza, si alzò dal davanzale sul quale era seduto e frugò nella tasca della sua casacca. “L’orologio è qui,” Disse prendendolo in mano. “ma non mi va di andar via adesso. D’altra parte tu stessa hai suggerito di contattare mia sorella e chiederle dove si trova e in quale epoca.” Ripose l’oggetto dove stava e si avvicinò alla porta.
“Dove vai?”
“A fare due passi. Ci vediamo a cena. Forse.” La salutò con un cenno di mano senza neanche voltarsi a guardarla.
“Ehi, ma…. Che ti prende?”
Ma lui era già andato via.
 
 
 




 
Buon venerdì a tutti!
Nonostante la sorte continui a remare contro, tento di sfidarla come posso e sono riuscita ad aggiornare la storia prima di Natale.
Abbiamo scoperto la vera faccia di Veronica, anche se ho notato con piacere che alcuni attenti lettori lo avevano già intuito. Jordan ha origliato scoprendo così alcune cose che non gli sono piaciute più di tanto.
 
Auguro a tutti di trascorrere un felice Natale e che il nuovo anno sia piacevole e luminoso per ognuno di voi.
Ci risentiamo a gennaio, voi intanto recensite!
 
Un Abbraccio
La Luna Nera

 

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Capitolo 11
*** Su di giri ***


 


Jordan passeggiava per il paese fra la gente che si affrettava nel rientrare nelle proprie abitazione in vista della notte che stava scendendo silenziosamente. Osservava tutte le finestrelle che si affacciavano sulla strada principale attraverso le quali intravedeva le deboli fiammelle che rischiaravano come meglio potevano quelle stanze buie. Notò anche molta diffidenza nei suoi confronti, la maggior parte delle persone lo guardava con sospetto, era una faccia nuove e pareva non essere il benvenuto. Se ne fregò totalmente, aveva ben altri pensieri per la testa e quei pensieri accompagnarono i suoi passi fino al ponte, di probabile origine romana, che attraversava il torrente. Si sedette mettendosi ad osservare l’acqua scorrere e creare piccoli vortici fra le pietre che emergevano qua e là delineando il percorso verso la valle. Laggiù, maestosa ed orgogliosa, Firenze si mostrava in tutto il suo splendore rinascimentale. Aveva avuto l’opportunità unica di visitarla a fondo grazie a quel tizio che aveva accompagnato al mercato cittadino ed aveva potuto ammirare con i suoi occhi quanto la mente e l’ingegno umano riuscivano a creare senza l’ausilio di computer e macchinari moderni. Ma questi pensieri non erano in grado di donargli la serenità perduta, il pensiero martellante di Alyssa in possesso di un filtro d’amore non lo faceva stare affatto tranquillo. Davvero aveva fatto ricorso ad un così basso espediente? Davvero si era rivolta a quella strega per conquistarlo con una pozione potenzialmente pericolosa? Poteva almeno dichiararsi come tante altre ragazzine avevano fatto, forse una minima possibilità gliela avrebbe potuta concedere, l’avrebbe potuta invitare ad uscire e poi…. Chissà, poteva finire lì come accadeva spessissimo con altre ragazzine sue coetanee, ma almeno l’avrebbe fatta felice, no? Sbuffò visibilmente seccato, quella situazione iniziava a farsi pesante: da quando avevano intrapreso quel viaggio attraverso il tempo e compreso più o meno il funzionamento degli orologi, ogni spostamento era stato fatto in modo troppo casuale e senza alcun ragionamento logico atto a capire dove si trovava Maddy. Forse Alyssa lo sapeva e glielo aveva taciuto di proposito?
Frugò in tasca ed estrasse l’orologio, lo aprì ed iniziò a muovere le lancette.
“C’è qualcuno, accidenti?!”
Jordan sbuffò roteando gli occhi. “Ciao sorellina…” La sua voce non era troppo amichevole.
“Oh! Alla buon ora! Finalmente ottengo un segno di vita da parte vostra!”
“Credi di essere l’unica in mezzo ai guai? Ti ricordo che se ci troviamo in questa assurda situazione è solo per colpa tua!”
“Idiota! Idiota che non sei altro! Da quando ho sentito per l’ultima volta Alyssa non ho fatto altro che preoccuparmi per te! Eri in pericolo di vita o no?!”
“Si ma adesso sto bene e se vuoi che continui a restare in salute, sbrigati a dirmi dove accidenti sei! Ti vengo a prendere e torniamo a casa!”
Restò per un istante in silenzio, non si aspettava una reazione così forte dal fratello. “Scusa ma…. Che vuoi dire?”
“Voglio dire che la tua cara amica è innamorata di me e si è fatta preparare un filtro d’amore da una strega per farmelo bere! E tu sapevi tutto, vero?!”
Seguì un attimo di imbarazzante silenzio.
“Che c’è? Hai perso la parola?”
“N-no…..”
“Allora?”
“Ecco….. Io non so se…”
“Pochi discorsi Maddy! La tua cara amichetta è innamorata di me o no?!”
Colse una grande rabbia nella voce del fratello e pur non volendolo fare, si vide costretta a rivelargli tutto. “Si, tu piaci molto ad Alyssa ma…. Non è possibile che abbia chiesto un filtro d’amore… Non ci credo…” Aveva capito ben poco dell’accaduto, tuttavia conosceva troppo bene la sua amica per crederla capace di fare una tale cosa.
“L’ho sentito con le mie orecchie, credimi.” Ingoiò un nodo di rabbia. “Maddy, dove diavolo sei e in quale epoca?”
“L’orologio ancora non si apre e non posso vedere la posizione delle lancette, c’è una piccola fessura che mi permette di comunicare con te, intravedo il quadrante ma non so dirti che ora indica…..”
“Va bene…. Vedi di trovare il modo di ripararlo e alla svelta se vuoi rivedermi vivo.”
“Esagerato! Alyssa non farebbe mai niente di pericoloso, la conosco bene, tiene troppo a te!”
“Ah si? E allora come mi spieghi quello che ha fatto?”
“Probabilmente ti è sfuggito qualche dettaglio, sono pronta a scommettere ciò che vuoi: Alyssa è la mia migliore amica e non è affatto come certe tipe che frequenti, prima di far del male a te, se ne farebbe a se stessa, farebbe pure l’impossibile pur di vederti felice, credimi.”
Quella frase lo fece rifletter un istante perché era stata proprio lei a scegliere Firenze come destinazione, ben sapendo del suo grande amore per l’architettura.
“Jordan, io non so cos’è accaduto ma lei ti ha tirato fuori da un guaio bello e buono quando stavate da Re Artù, piangeva quando ci siamo sentite le ultime due volte. Sei stato in pericolo di vita ed era disperata, credimi, poi mi ha tranquillizzata perché tutto si era risolto e stavi bene. Non ho capito un accidente di quanto è accaduto davvero, ma so che darebbe la sua vita per te.”
Di nuovo calò il silenzio fra di loro: lui aveva davvero rischiato di morire e ne era consapevole. Però era vivo e in ottimo stato di salute. Davvero non significava niente? Scosse la testa tentando di liberarsi da quei pensieri.
Poi “Va bene, ora lascia perdere…. Piuttosto, non hai ancora capito dove sei?”
“E’ una grande città, credo una potente capitale europea sorretta da un sovrano dal potere assoluto. C’è miseria in certe zone, ma ho visto palazzi sfarzosissimi, donne dagli abiti meravigliosi, carrozze eleganti e…. purtroppo voci di sommosse e guerre nelle terre governate da questo sovrano…. L’ho intravisto, sai? E’ giovane, figo e scapolo.”
Roteò gli occhi. “Ho capito.” Si alzò. “Senti, adesso devo rientrare alla locanda, fra pochissimo chiudono le porte del borgo e non mi va di trascorrere la notte all’esterno.”
“D’accordo. Stai tranquillo tu, mi raccomando, lei non ti farà mai e poi mai del male. Dalle un bacio da parte mia.”
“Scordatelo.” Chiuse l’orologio, lo ripose in tasca e rientrò nel suo alloggio a passo lento e cadenzato.
 
Quando aprì la porta della stanza, trovò Alyssa seduta sul davanzale della finestra aperta, c’era molta penombra attorno e tutta quell’oscurità era affievolita dalle tremante fiammella di una lanterna posata sul tavolino. Come la ragazza sentì aprire la porta, si alzò immediatamente e si avvicinò a Jordan.
“Finalmente sei qui….” Tirò un sospiro di sollievo.
“E quindi?”
“Stai bene?”
“Certo, perché me lo chiedi?”
“Mi sembri strano…. C’è qualcosa che non va?”
Si lasciò sfuggire una risata. “Qualcosa che non va? Ah! Ti pare sia tutto ok? Da quando abbiamo….avete trovato questi maledettissimi orologi  niente sta andando per il verso giusto! Girovaghiamo nel tempo senza sapere dove e quando andiamo a finire tutte le volte che usiamo questo maledetto aggeggio! Ti sembra tutto a posto?!”
Era quasi intimorita dalla violenta reazione di Jordan, non lo aveva mai visto furibondo a quel modo, ma qualcosa doveva e voleva rispondergli. “Ok, hai ragione. Sta andando tutto da schifo, va bene. Se la metti così, decidi tu adesso dove andare e quando. Ma fallo alla svelta perché io di qui me ne voglio andare.”
Si avvicinò a lei. “E per quale motivo?” Nella sua voce c’era rabbia velata a fatica.
“Veronica è una strega, una strega vera! Rischiamo la pelle se restiamo ancora qui!”
“La strega è lei, ammesso lo sia davvero, quindi noi cosa c’entriamo?” Assottigliò gli occhi. “Forse tu mi nascondi qualcosa per cui hai paura in questo modo? Sei sua complice per qualche aspetto che mi sfugge?”
La ragazza sentì un brivido gelarle la schiena. “Non c’è niente di niente.” Deglutì. “Come hai appena detto tu, dovremmo ripartire, cercare Maddy e porre fine a questo viaggio assurdo.”
“E tu sai dov’è? A te l’ha detto?”
“No. Sostiene di trovarsi in una grande capitale europea di cui non mi ha saputo dire il nome.”
“Almeno ha detto la stessa cosa anche a me.”
“Perché? L’hai sentita?”
“Si. Sta bene, non preoccuparti.”
Tirò un sospiro di sollievo.
“Mi ha detto molte cose, sai?” Si avvicinò alla finestra e si voltò di nuovo a guardarla: appariva innocua, specie vestita da villana rinascimentale, forse quell’aspetto le donava pure ma…. Quel ma era un fastidioso tarlo che si insinuava nella sua mente e che portava il significato di filtro d’amore. Sperava di convincerla a dire tutto, dal sentimento che provava a ciò che aveva escogitato per conquistarlo, tuttavia la ragazza pareva non capirlo.
“C’è una cosa che non ho mai capito di te nonostante tu frequenti da tempo casa mia….” Fece una breve pausa, tanto breve quanto carica di tensione. “Vorrei sapere cosa pensi di me.”
Alyssa sobbalzò. “Perché mi fai questa domanda?”
Lui si avvicinò e le prese il mento fra l’indice e il pollice. “E tu perché non mi rispondi?”
“Cosa c’entra con il nostro viaggio nel tempo? Perché me lo chiedi?”
La sentiva tremare, la sua voce non era affatto tranquilla e questo particolare andava a confermare che qualcosa sotto c’era. Qualcosa che lui conosceva ma che lei ignorava sapesse.
“Vedi, un tale una volta mi confidò che quando si teme fortemente qualcosa è perché questo qualcosa lo si nasconde e lo si vuol mantenere tale.” La fissava negli occhi in modo leggermente inquietante. “Tu stai tremando, lo avverto molto bene, se tremi hai paura e se hai paura, nascondi qualcosa di cui non vuoi parlare.”
“Cosa diavolo vuoi che nasconda?” Deglutì. “Sto tremando perché tu mi fai paura…. Non ti ho mai visto così! Cosa ti è successo?!”
“Ho sentito delle cose: alcune mi sono piaciute, altre un po’ meno…. E sono state quest’ultime a mandarmi in bestia.”
“Ed io che c’entro?”
“Oh, tu c’entri eccome.” Quelle dita iniziavano a stringere un po’ troppo il mento della ragazza.
“Jordan lasciami… Mi fai paura!” Una lacrima rigò il suo volto.
“Ti lascio ad una condizione: tu dimmi cosa pensi di me e tutto finisce.”
 
 



 
 
 
 
Ciao a tutti e buon anno nuovo!
Sono passati moltissimi giorni dall’ultimo aggiornamento e vorrei ringraziare VOI che nonostante tutto siete ancora qua. Come qualcuno sa, purtroppo il mio computer se n’è andato poco prima di Natale e sono dovuta correre ai ripari per non interrompere tutto quanto.
 
Comunque….Maddy si è di nuovo fatta viva donando altri indizi sull'epoca in cui si trova, in più  abbiamo assistito ad una litigata piuttosto violenta fra Alyssa e Jordan, il quale non sopporta gli vengano taciute certe cose. Ora la ragazza sembra essere con le spalle al muro. Cederà?
 
Di nuovo grazie a tutti! Attendo i vostri commenti!
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 

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Capitolo 12
*** Un gesto pericoloso ***


 


“Avanti Alyssa, parla. Tu sei innamorata di me?”
La ragazza si sentì gelare il sangue nelle vene: come poteva saperlo?! Solo Maddy lo sapeva, che gliel’avesse rivelato?
No, impossibile.
Maddy non l’avrebbe mai tradita, era pronta a scommetterci.
E allora?
Come poteva saperlo?
“Come mai non mi rispondi?” Strinse ancora di più le dita, iniziava a farle male sul serio.
Forse fu il dolore, forse la disperazione o la consapevolezza di trovarsi con le spalle al muro, Alyssa lo afferrò per il polso liberandosi da quella fastidiosa presa e sbottò. “Si, va bene. Sei contento? Io sono…..anzi…. io ero innamorata di te!” Aveva il viso bagnato dalle lacrime e si massaggiava il mento ancora  dolorante. “Io non so se l’hai capito da solo o qualcuno te lo ha spifferato… Comunque era così fino a poco fa: non pensavo tu fossi così, Jordan! Sapevo che eri un Don Giovanni incallito, che cambiavi ragazza ogni settimana e che per te l’amore è solo un gioco, ma non m’importava…. Sono stata accecata da te e dal tuo modo di fare così figo….” Ingoiò le lacrime. “Non vedevo tutto quello che di sbagliato c’è in te, ma ora finalmente ho aperto gli occhi ed ho capito com’è il vero Jordan. Sei un imbecille irascibile… Sei come tutti quelli che si incazzano se una donna non cade ai loro piedi!”
Non si aspettava una tale riposta, c’era rimasto male perché immaginava una dichiarazione d’amore sdolcinata e passionale come quasi sempre le sue spasimanti gli rivolgevano, non immaginava uno schiaffo del genere.
“Sei tu che hai perso la parola adesso?” Si stava meravigliando di se stessa: mai avrebbe pensato di trovare la forza di dire al ragazzo, sua croce e delizia, tutte quelle cose.
Lui era visibilmente spiazzato ed imbarazzato, tutta la sua sicurezza si era sgretolata parola dopo parola. “No…. No… è solo che….” Si passò una mano fra i capelli manifestando apertamente nervosismo.
“E’ solo che cosa?” Ora teneva lei le redini della conversazione. “Non pensavi di sentirti attaccare così? Dovevo continuare a pendere dalle tue labbra? Dovevo congratularmi con te per la meravigliosa performance sessuale con quella zoccola medievale che ti ha risucchiato anche il midollo spinale riducendoti uno straccio? Beh, complimenti. Sei un grande amateur, non c’è che dire.”
“Adesso basta, mi sto stancando di questa storia.” Sbuffò visibilmente offeso.
“D’accordo, come vuoi.” Era ferma e decisa “Prendi quel cavolo di orologio e andiamocene da qui: decidi tu dove andare, visto che sei tanto bravo ed intelligente dovresti individuare con una certa semplicità dove si trova Maddy. Pensa ad un luogo, sposta quelle stupide lancette e andiamo via.”
“Prima devo calmarmi.” Si diresse verso la porta, uscì sbattendola alle sue spalle e lasciò Alyssa sola al buio, poiché la piccola lanterna si era spenta a causa della corrente d’aria generata dal ragazzo.
Lei crollò sulle sue stesse gambe, non erano più in grado di sorreggerla a causa della gran tensione accumulata dai muscoli in quei momenti densi e concitati. Scoppiò in lacrime affogando nel pianto tutta l’amarezza che provava nel suo cuore. Quello che stava vivendo acquisiva attimo dopo attimo le sembianze di un incubo senza fine: prigioniera delle spire del tempo, vagabonda senza meta in compagnia di un ragazzo che l’aveva fatta sospirare con le farfalle nello stomaco e che poi si era rivelato diverso da come immaginava, a tratti quasi violento e questo aspetto era stato scatenato da un particolare che non riusciva a comprendere.
Era scocciato per non aver appreso prima del suo debole per lui?
Oppure c’era dell’altro?
Voleva andarsene da lì, voleva fuggire lontano, non era importante se nello spazio o nel tempo, lei voleva solo fuggire. Lì fra quelle mura c’era una strega, una strega vera, una di quelle cacciate senza tregua dal Tribunale dell’Inquisizione e messe al rogo con una semplicità spaventosa. Lei aveva paura: teneva nella tasca del suo abito quella bottiglietta regalatale da Veronica, poteva esserle fatale se qualcuno se ne fosse accorto. Forse era più opportuno disfarsene, tanto non l’avrebbe mai dato a Jordan: non l’avrebbe fatto prima della furibonda discussione né tanto meno dopo aver visto di cosa poteva essere capace quel ragazzo che amava…no… che credeva di amare. A cosa serviva quell’intruglio adesso? Solo a metterla nei guai, per cui decise di farsi forza, uscire da quella locanda e liberarsene. Poi avrebbe cercato Jordan e forse sarebbero partiti assieme alla ricerca di Maddy. Si alzò e barcollando nell’oscurità raggiunse la porta, scese le scale grazie alla debole luce delle candele e quando finalmente intravide la porta di uscita, una voce la fece sobbalzare.
“Dove state andando?”
Si voltò: era Veronica.
“Io…. Devo fare una cosa.”
“State attenta.” Il suo sguardo era inquietante. “Voi siete ingenua e inesperta, potreste fare qualche errore irreparabile.”
Sentì un brivido gelido lungo la schiena, fece un lieve cenno con la testa, afferrò la maniglia della porta ed uscì senza pensarci su. Fuori era buio, qua e là ardevano poche torce tentando di rischiarare debolmente la piazzetta. Si rese conto che la porta di accesso al villaggio era chiusa, c’era qualche persona in giro, sembravano solo uomini, di donne neanche l’ombra. Vide il sacerdote sul terrazzino dell’abitazione adiacente alla chiesa, pareva fissarla e i suoi occhi somigliavano quelli di un animale notturno rischiarati dalla debole luce della lanterna che sorreggeva. C’era un’aria strana, impalpabile e sospesa, come se da un momento all’altro dovesse accadere qualcosa. Non era particolarmente freddo e l’odore del fumo si mischiava alla foschia che avvolgeva quella strana atmosfera. Finalmente scorse Jordan, era seduto su alcuni pezzi di legno ammucchiati presso le mura, in un angolo non troppo distante dalla porta principale del paesello. Teneva l’attenzione rivolta verso di lei, pronto a monitorare ogni suo singolo gesto e tale cosa parve accentuarsi non appena Alyssa mise la mano nella tasca in cui custodiva la bottiglietta con il filtro d’amore.
Che fosse a conoscenza di quell’intruglio?
Bah, poco le importava oramai. Voleva disfarsene e dimostrargli che non aveva più alcun interesse nel farglielo bere, la delusione per quanto accaduto poco prima aveva preso il sopravvento sull’amore che provava per lui. Con uno stretto nodo alla gola estrasse la bottiglia dalla tasca e si avvicinò a passi lenti ma decisi al pozzo situato a qualche decina di metri dalla locanda, non prima di aver gettato un’occhiata sfuggente al ragazzo.  Tolse il tappo ed osservò per l’ultima volta il contenuto dal colore rosaceo: a prescindere dal battibecco, non glielo avrebbe mai fatto bere. Non si fidava di quella roba, se fosse stata pericolosa? Se avesse avvelenato Jordan? E poi che gusto ci sarebbe stato nel farlo cadere ai suoi piedi con la magia? Nessuno. Dunque la cosa più saggia da fare era disfarsi prima possibile di quel liquido e dopo un attimo di esitazione, versò il contenuto nel pozzo. Non poteva certo prevedere quello che si sarebbe scatenato nel giro di pochissimi secondi: dalla cisterna iniziarono a provenire degli strani rumori che la fecero indietreggiare spaventata, poi uscì una nuvola di vapore dall’odore di zolfo e ben presto le voci degli abitanti allertati dagli strani fenomeni riempirono l’aria notturna fino a poco fa calma.
“E’ una strega!” Urlò il sacerdote dal suo terrazzino. “Nel Nome di Dio io vi dico: catturatela!”
“Cosa?!” Per Alyssa si stava mettendo male: venne rapidamente circondata da un gruppo di uomini armati di torce e forconi. “No, vi state sbagliando! Io non sono una strega!”
“Mente spudoratamente! Prendiamola e mettiamola al rogo!”
“L’abbiamo vista coi nostri occhi! Ha avvelenato la nostra acqua e deve pagare!”
“Al rogo! Al rogo!”
“Ehi! Fermi! Toglietemi le mani di dosso!” Si divincolava nel disperato tentativo di fuggire da quegli scalmanati che invece volevano metterla a tacere per sempre. Qualcuno l’afferrò per i capelli facendole perdere l’equilibrio, cadde a terra e in quel frangente le sue mani vennero bloccate e legate con una corda.
“L’abbiamo presa! Venite Padre Innocenzio, venite!”
Fra le urla festanti di quella piccola folla si fece strada il prete con il Crocifisso in una mano e nell’altra l’Acqua Benedetta.
“La processiamo, Padre?”
“No. E’ stata colta in flagrante. Si è già condannata da sola.”
Dalle finestre iniziavano ad affacciarsi tanti occhi curiosi e a tratti pure spaventati da tutte quelle grida, intimoriti dal pensiero che fra di loro poteva esserci una strega maledetta, complice del demonio e adoratrice del male assoluto. Alyssa era terrorizzata, non riusciva ad emettere alcun suono, neanche ad urlare nonostante la trascinassero nel peggiore dei modo per portarla al cospetto di quel prete che già da prima le aveva messo inquietudine con il suo sguardo. E in tutto quel caos Jordan era rimasto fermo, seduto su quel mucchio di legna ad osservare in assoluto silenzio.
Un uomo strattonò la corda che teneva legati i polsi di Alyssa che cadde a terra con il viso nella polvere. Si rialzò a fatica e guardò coloro che le stavano davanti: inutile parlare, inutile tentare di spiegare la verità, quelli non avrebbero creduto ad una sola misera parola.
In Nomine Domini, declaro te haeretica et condemnabunt te mortis!
A quelle parole di latino arrangiato, Jordan drizzò le orecchie: non conosceva la lingua degli antichi, ma il suono della parola mortis lasciava ben pochi dubbi sul fatto che quei suonati volessero far fuori Alyssa. E infatti un gruppo di omaccioni vennero verso di lui con la chiara intenzione di prendere la legna su cui sedeva per innalzare la pira e giustiziare la strega. Non riusciva più a vedere la ragazza, era letteralmente sommersa dalla folla che ne acclamava la morte, tentò di avvicinarsi fra calci e spintoni mentre quel brutto corvaccio nero chiamato sacerdote recitava preghiere e pronunciava formule volte a purificare il fuoco che di lì a poco avrebbe fatto giustizia. Intravide finalmente Alyssa: era ridotta uno straccio, i capelli arruffati la rendevano quasi irriconoscibile, il suo abito presentava evidenti lacerazioni ed era talmente impaurita da non aver più le forze di reggersi in piedi. Quei buzzurri la sollevarono con poca delicatezza e fu allora che Jordan poté vederla in faccia: sembrava rassegnata al suo destino, i suoi occhi si stavano spegnendo attimo dopo attimo, un rivolo di sangue scendeva dall’angolo destro delle sue labbra mischiandosi con le lacrime che le avevano bagnato praticamente tutto il volto.
Sentì una fitta allo stomaco: voleva davvero starsene con le mani in mano?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Buongiorno a tutti!
Permettetemi di rivolgere un caloroso pensiero alle popolazioni del centro Italia messe a durissima prova dalle condizioni meteo e nuovamente dal sisma. Noi tutti ci stiamo attivando per aiutarli, spero vivamente che i nostri sforzi vadano a buon fine….
Detto questo, che mi dite del nuovo capitolo? Alyssa ha preferito versare il presunto filtro d’amore nel pozzo, ignara della reazione che sta per scatenarsi. Ingenua ed amareggiata, compie un gesto pericoloso e ne sta per pagare le conseguenze: davvero Jordan la lascerà al suo destino?
 
Ringrazio fin d’ora tutti voi che continuate a seguire e commentare la vicenda, grazie davvero!
 
Un abbraccio
La Luna Nera
 

 

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Capitolo 13
*** Nuovi scenari ***


 


 
“Al rogo la strega!”
“All’inferno!”
“Che muoia fra atroci sofferenze quella maledetta!”
L’aria della piazza del villaggio era densa di tali esclamazioni, tutti volevano la morte di Alyssa, tutti la credevano una strega. Rovesciare quel presunto filtro d’amore nel pozzo era stato un errore imperdonabile, non immaginava che quell’intruglio fosse capace di provocare ciò che aveva provocato, credeva si trattasse solo di acqua colorata e nient’altro! Quell’imprudenza le si stava rivelando fatale, la legna era già stata posizionata al centro della piazza e un paio di omaccioni stavano issando il palo al quale l’avrebbero legata per poi appiccare il fuoco. Accanto, come un nero avvoltoio, quel prete era pronto per darle la benedizione e mandarla all’altro mondo, pareva non attendesse altro quel maledetto!
Jordan osservava con l’aria di chi sa cosa sta facendo, frugò in tasca ed estrasse l’orologio, girò le lancette portandole sulle nove e mezza e lo ripose dove stava. A quel punto, a passi piuttosto lenti, si avvicinò alla folla ansiosa di assistere all’esecuzione e non appena vide Alyssa con un piede sulla legna, spintonò con gran forza chi gli stava davanti fino a raggiungere la ragazza, l’afferrò per un braccio e si voltò verso il prete e quello che doveva essere il boia.
“Signori miei, è stato un piacere.” Fece una riverenza. “Ricordatevi queste parole: sarete voi e quelli come voi a bruciare fra le fiamme dell’inferno per tutte le vite innocenti che avete spezzato. Usate il fuoco per cuocere salsicce invece della gente…. E’ decisamente più conveniente, non trovate?”
“Al rogo anche lui! E’ un indemoniato eretico!”
Ci si vede, bischeri!”Abbracciò forte Alyssa e, salutandoli con espressioni tipiche del dialetto della Toscana moderna, schiacciò il pulsante dell’orologio. “Noi ora si va a Parigi!
E scomparvero in un lampo di luce, lasciando prete e paesani impietriti dalla paura. “Erano davvero due eretici figli di Satana quelli…. Vero Padre?”
Ma il prelato non rispose.
 
 
 
 
 
 
 
“Ehi, tutto bene?”
Sperava ardentemente in una risposta positiva, chi l’avrebbe sentita Maddy se fosse accaduto qualcosa alla sua amica? Si ripeteva mentalmente questa cosa all’infinito per auto convincersi che era quello l’unico motivo per cui era intervenuto, tentando di reprimere quel sintomo particolare che sentiva crescergli nel cuore.
Jordan accarezzava i capelli di Alyssa intrecciati in un’elaborata acconciatura, la sentiva tremare ancora mentre la teneva stretta fra le braccia. “Coraggio, è tutto finito. Adesso andrà tutto bene, non siamo più in quel villaggio di pazzi scalmanati…. Siamo a Parigi, anzi, siamo a Versailles e forse Maddy si trova proprio da queste parti. Non ti va di andarla a cercare?” La sua voce era calda e suadente, nonostante ciò non ricevette risposta. Le sfiorò l’avambraccio, non vi erano più segni delle ferite causate dagli scalmanati rinascimentali, la sua pelle era di nuovo integra e pulita, motivo per lui di grande sollievo.  Forse era stato un po’ troppo duro con lei, in fin dei conti quell’intruglio che lo aveva mandato in bestia non glielo aveva fatto bere e questo aspetto andava ad avvalorare le parole di sua sorella. Forse si era lasciato trascinare dalla rabbia più del dovuto ed aveva avuto un approccio sbagliato con lei, in fondo se era arrivata ad un passo dal rogo un po’ in colpa si sentiva pure lui. Decise di lasciar perdere tutto quello che era accaduto, magari avrebbe affrontato l’argomento in un secondo momento se le cose si fossero messe nel modo giusto. Alyssa gli aveva confessato di essere o essere stata innamorata di lui, confessione quasi estorta in un momento di ira, ad ogni modo desiderava tornare su quel punto importante perché in fondo lei si era comportata in un modo del tutto nuovo nei suoi confronti: lo aveva portato nella Firenze rinascimentale e gli aveva permesso di visitare la città restandosene sola ad aspettarlo. Ripensò alla furibonda lite avuta con Valentine sul suo ipotetico viaggio in Europa con la borsa di studio, della sua reazione inclusa la domanda o me o lo studio laggiù, per non parlare della sua scenata quando le mostrò le sue perplessità di fidanzato all’idea di mandarla a Rio di Janeiro a spassarsela con le amiche. Alyssa non gli avrebbe mai posto quella domanda, ne era sicuro e man mano che la conosceva meglio trovava continue conferme alla cosa. Da qualche parte aveva letto che quando si ama davvero una persona, si fa di tutto per la sua felicità, anche se quel tutto può causare sofferenza sulla propria pelle.
E lei glielo stava dimostrando.  
L’aveva sempre reputata l’amica stupida della sorella stupida, una coppia di ragazzine rimaste adolescenti che si chiudono in camera per interi pomeriggi a fare chissà cosa. E invece? Possibile che lei fosse più matura di Valentine e delle altre ragazze che era solito frequentare?
L’attirò ancora di più a sé, mentre i singhiozzi continuavano a scuotere il corpo della ragazza e affondò per la prima volta il viso nei suoi capelli depositandovi un leggerissimo bacio. Forse quel minuscolo contatto aiutò Alyssa a calmarsi e a realizzare la situazione in cui si trovava: riaprì gli occhi e i primi dettagli che notò erano gli abiti elegantissimi che portava Jordan, una giaccia di un tessuto estremamente prezioso finemente decorato sotto la quale stava una candida camicia. Comprese di essere stretta a lui e, ripensando a ciò che aveva passato, non provò neanche un grammo di emozione, tutt’altro, si scostò tentando di mettersi in piedi. Osservò quello che era il suo vestito: un capo pesantissimo e scomodissimo, con un’ampia gonna piena zeppa di nastri e merletti che si apriva da un bustino strettissimo, anch’esso decorato in modo piuttosto pesante. Elaborati merletti scendevano lungo le sue braccia fino al gomito decorando l’orlo delle maniche e una vistosa scollatura, piuttosto imbarazzante per lei, completava il tutto. Lanciò un’occhiata a Jordan restando in totale silenzio, poi si girò sui tacchi e mosse i primi passi verso la meravigliosa scalinata che scorgeva in fondo al giardino, forse parco, in cui li aveva condotti l’orologio.
“Dove vai?”
Jordan non ottenne risposta.
“Ehi!” La raggiunse con lieve difficoltà a  causa delle sue calzature dotate di tacco, estremamente in uso fra gli aristocratici dell’epoca. “Ehi! Dove stai andando?”
“A cercare tua sorella.” La risposta fu lapidaria.
“Andiamo insieme, potremmo trovarla prima se siamo in due, non ti pare?”
“Fa’ come ti pare, a me non interessa.”
“Come dici, scusa?”
Si voltò guardandolo finalmente negli occhi. “Ognuno pensa a se stesso, chi per primo trova Maddy avverte l’altro e pone fine al viaggio nel tempo. Non voglio più star dietro a te e a quello che hai intenzione di fare, corteggia pure tutte le damigelle che vuoi, portatele a letto e divertiti quanto vuoi, ma non contare su di me se finisci nei guai.”
“Alyssa, te lo giuro, non farò niente di niente. Devi credermi! Ho sperimentato sulla mia pelle che non posso tenere certi comportamenti cui sono abituato in epoche diverse dalla nostra e….”
“Se davvero siamo nella Versailles del Re Sole, sappiamo benissimo che è una corte godereccia e lussuriosa dove certe occasioni non mancano.”
“Hai ragione e proprio per questo posso dimostrarti che ho capito la lezione. Ti fidi di me almeno un po’?”
“No.” Sillaba netta e decisa.
Prese una mano fra le sue, se la portò alle labbra ed impresse un delicato bacio sulle nocche delle dita. “Dammi fiducia, ti prego.”
“Non ce la faccio Jordan, non ce la faccio proprio. Dopo tutto quello che è successo, dopo che ho visto il vero ragazzo che sei non so più che cosa voglio e se posso davvero credere alle tue parole.”
Deglutì. Teneva sempre la mano fra le sue, voleva impedirle di fuggire. “Ti chiedo scusa. Per favore, cerca di perdonarmi… Capisco di aver avuto una reazione esagerata e violenta ma…. Vedi… per caso ho sentito la vostra conversazione mentre quella megera ti preparava il filtro d’amore ed ho creduto fosse stata una tua idea dal momento che ….insomma…. non ti ho mai degnata di una misera attenzione. Mi sono incazzato, è vero, avrei preferito tu mi dicessi tutto come tante hanno fatto….. E poi quell’intruglio mi spaventava a morte! Hai visto che è successo quando lo hai versato nel pozzo?”
La ragazza piegò l’angolo della bocca in un sorrisetto. “Oh si che lo so.” Abbassò lo sguardo per poi riportarlo su di lui. “Comunque sappi che non te lo avrei mai fatto bere, né prima né tanto meno ora che ho messo una pietra sul passato.”
Jordan pareva non capire.
“Prima provavo qualcosa di veramente profondo nei tuoi confronti, ora non più. Non sei quello che credevo, mi spiace solo di aver perso del tempo dietro ad uno come te.”
Ci restò quasi male. Anzi, ci restò davvero male.
“Coraggio, andiamo a vedere se Maddy si trova a Versailles.” Fece qualche passo e si ricordò di un dettaglio non trascurabile. “A proposito, grazie per avermi salvata dal rogo.”
Quella semplice frase fu uno spiraglio di luce fra le tenebre per il ragazzo, Alyssa aveva attraversato un periodo piuttosto turbolento e la responsabilità in parte era sua e della sua reazione esagerata. Doveva e voleva rimediare, avrebbe cercato sua sorella con lei senza farsi abbindolare da damigelle ammiccanti dalle vertiginose scollature di cui spesso aveva letto in libri sulla sfarzosa corte di Luigi XIV. Lo stesso sovrano non era insensibile al fascino femminile, aveva una schiera di amanti, favorite e figli illegittimi da mettere in imbarazzo anche il più incallito donnaiolo.
E se avesse messo gli occhi anche su Alyssa?
Pensiero alquanto inquietante che non lo faceva stare affatto sereno.
La raggiunse barcollando, continuò a camminarle accanto in silenzio fino a che davanti ai loro occhi non si presentò la meravigliosa reggia di Versailles.
 
 
 
 



 
 
 
Buongiorno!
Anzi, forse dovrei dire bonjour visto che il nostro viaggio temporale ci ha condotti a Versailles.
Come qualche lettore ha ipotizzato, Jordan non poteva assolutamente lasciare Alyssa al suo destino, ha agito senza fare grandi sceneggiate e/o scazzottate ma lo scopo che si era prefisso lo ha raggiunto. E quindi adesso ci troviamo nella splendida corte francese alla ricerca di Maddy: gli indizi che abbiamo scoperto fin ora portano a pensare che effettivamente la ragazza possa trovarsi lì. Sarà così?
Ringrazio tutti coloro che, nonostante le mie pessime tempistiche, seguono ancora la storia e ringrazio in particolar modo chi continua a sostenermi con le recensioni. Grazie davvero!
 
Un abbraccio
La Luna Nera
 
 

 

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Capitolo 14
*** A Versailles ***



 
Che meraviglia la reggia di Versailles! Il parco che la circondava era di una bellezza imponente, arricchito da mirabolanti giochi d’acqua per non parlare delle statue sparse qua e là. Il palazzo, residenza del sovrano, era impressionante: grandissimo, armonioso, a tratti intriso di superbia e grandeur da ostentare senza troppi sotterfugi. Sembrava creato da una mente superiore, tanto appariva sconfinato ed era quasi incredibile pensare che, trovandosi probabilmente agli inizi del 1700, tutto era stato realizzato solo con la forza dell’uomo, il suo ingegno e la sua creatività. Ovviamente anche con una somma esagerata di denaro sicuramente ricavato dalle tasse sulla popolazione che di lì a poco si sarebbe rivoltata conto quell’aristocrazia potente ed insensibile la quale viveva nel lusso più sfrenato, fra feste e divertimenti, infischiandosene della reale situazione del Regno di Francia. Non sarebbero passati neanche cento anni e tutto sarebbe stato spazzato via dalla voglia di liberté, égalité et fraternité.
“Wow…. Sono senza parole.” Jordan era rimasto affascinato da tanta meraviglia. “Se mai dovessi ottenere quella borsa di studio questo sarebbe il primo luogo da visitare e da studiare.”
Alyssa osservava in silenzio: l’immenso parco della reggia brulicava di persone dagli abiti sontuosi, gentiluomini dalle eleganti parrucche e dalle giacche impreziosite da ricami dorati, dame e damigelle con gonne estremamente ampie con pizzi e nastri in abbondanza. Erano del tutto simili a quelli che indossavano lei e Jordan, quasi sicuramente i poteri misteriosi dell’orologio permettevano loro di immedesimarsi in tutto e per tutto con le varie epoche storiche. Mosse i primi passi per avvicinarsi a quella folla di aristocratici francesi, non era semplicissimo scendere le scale con quell’abito voluminoso. Barcollava e procedeva in modo piuttosto goffo, per questo Jordan le offrì il suo braccio accompagnato da un sorriso rassicurante.
“Non allontanarti troppo da me per favore, se ti accadesse qualcosa non potrei mai perdonarmelo.”
Lei si girò a guardarlo con l’espressione di chi si sente prendere in giro. “Andiamo a cercare Maddy”. Decise di tagliare corto.
“Certo, ma tu metti qualcosa sulla tua scollatura…. E’ troppo profonda e, onestamente, non credevo tu potessi disporre di…..tanto….”
Avvampò all’istante e portò subito la mano sul petto tentando di tirar su il vestito e coprire la scollatura quanto più poteva. “Anche se non te ne sei mai reso conto, sono una donna pure io.” Chinò leggermente la testa.
“Hai ragione. Meglio tardi che mai.” Le sorrise. “Andiamo?”
Di nuovo le porse il braccio e questa volta lei accettò, mentre il suo cuore batteva attimo dopo attimo più forte.  
Raggiunsero il gran numero di nobili che affollava lo sconfinato giardino di Versailles guardandosi attorno nella speranza di riconoscere i tratti del volto di Maddy fra tutte quelle dame agghindate come uova di Pasqua.
“Sono totalmente ridicole.” Jordan sussurrò quest’apprezzamento nell’orecchio di Alyssa. “Sembrano manichini!”
“Non perdere tempo a guardare le gentil donzelle, cerca tua sorella piuttosto.”
“Non è facile riconoscerla, a me sembrano tutte uguali.”
“E’ vero…. Potremmo provare a contattarla tramite l’orologio, magari sa darci qualche indizio.”
“Giusto. Vieni, andiamo da quella parte e….”
“Ops!” Alyssa inavvertitamente aveva urtato un tipo nel voltarsi. “Chiedo umilmente scusa, monsieur, non era mia intenzione….”
“La colpa è mia, ma chérie, non avrei dovuto intralciare i vostri passi.” L’uomo le prese la mano e vi impresse un caloroso bacio sul dorso che scatenò una stranissima sensazione nella ragazza. “Posso conoscere il vostro nome, mademoiselle? Non avevo mai notato la vostra affascinante persona prima d’ora. Dite, siete nuova di queste parti?”
“Ehm…si. Sono arrivata ieri… Mi chiamo Alyssa e…” Si bloccò notando una strana espressione nel volto dell’altro.
“Il vostro nome è alquanto insolito, ad ogni modo lo trovo estremamente affascinante…. Non quanto voi, è ovvio.” E di nuovo le baciò il dorso della mano. “Per caso fate parte della compagnia teatrale giunta qui dal Nuovo Mondo per onorare il nostro grande sovrano?”
Gettò una velocissima occhiata su Jordan che le fece comprendere di assecondare quanto detto dal pagliaccio. Perché per lui questo era il loro interlocutore. “Si, avete indovinato.” Sorrise forzatamente.
“Oh, dunque mi trovo al cospetto di una grande attrice! Non vedo l’ora di ammirare la vostra arte dal palcoscenico.”
“Già….. Sarà un grande spettacolo, monsieur…
“Chiedo scusa per la mia poca educazione, non mi sono presentato: io sono Alain Françios Didier Benoit conte du Grangé, ma voi potete chiamarmi semplicemente Alain.” Di nuovo un bacio sul dorso della mano. “Spero di incontrare presto il vostro sguardo, ma chère Alyssà.
Il conte si allontanò lasciando la ragazza visibilmente turbata e al contempo elettrizzata per tutte quelle parole lusinghiere che le erano state rivolte. Non riusciva a distogliere lo sguardo dalla sagoma del conte che si andava confondendo con le altre persone, era rimasta davvero colpita dalla sua galanteria! E questa sua improvvisa “assenza” non era piaciuta a qualcuno.
“Mademoiselle è ancora sulla Terra?” Jordan pronunciò questa frase con pungente ironia.
“Si…. Si, ci sono….” Rispose confusamente. “Stavi…. Stavi dicendo?”
La prese per la mano trascinandola in disparte. “Che ha di tanto speciale quel tacchino ripieno?”
“E’…. è galante e cortese. Cose di cui tu non conosci neanche il significato.”
“Beh, questo è da vedere.” Attese che la ragazza riportasse l’attenzione su di lui. “Non farti distrarre da due moine, siamo qui per cercare Maddy, mica te lo sei scordato?”
“Certo, comunque se per una volta c’è qualcuno che mi trova affascinante, non ho il diritto di vivere questi momenti e di sognare ad occhi aperti?”
“Sognare ad occhi aperti?! Con quello?! Avrà quasi cinquant’anni!”
“E allora? Anche se così fosse non vedo dove sta il problema.”
“Me l’hai detto tu  stessa poco fa: la corte di Versailles pullula di lussuria e gente godereccia… Sei sicura che lo sdolcinato conte sia veramente affascinato da te? Non è che ti vuole solo portare a letto? Ricordati che crede tu sia un’attrice e in questi anni le attrici non godono di una grande reputazione.”
“Mi ha solo fatto un paio di complimenti, non mi ha fatto altre proposte. Che c’è di male?”
Restò un attimo in silenzio riflettendo sulle parole della ragazza: effettivamente non c’era nulla di sbagliato ma allo stesso tempo tale atteggiamento lo aveva infastidito un bel po’. Perché?
Sospirò, poi mise la mano in tasca ed estrasse l’orologio aprendolo lentamente e con attenzione. “Proviamo a chiamare Maddy?”
Ci fu una pausa da parte della ragazza, il cui sguardo si perdeva sempre fra la folla. “Proviamo pure….”
“Maddy! Maddy! Riesci a sentirmi?”
Silenzio.
“Maddy! Ci sei?”
Niente.
“Non risponde.” Sbuffò richiudendo l’orologio.
“Se effettivamente si trova qui fra tutta quella gente non è nelle condizioni ottimali per risponderci.”
“Hai ragione.” La guardò in viso e per la prima volta questa semplice azione gli provocò una strana sensazione. Gli sembrava molto più donna, molto più affascinante: era forse l’abbigliamento che le donava particolarmente?  
“Torniamo fra la folla e tentiamo di nuovo di individuarla?”
“Si.” Guardò l’orologio. “Ma questo lo tengo a portata di mano, non si sa mai, potrebbe farsi viva lei da un momento all’altro e noi dobbiamo essere pronti nel rispondere.”
La ragazza si diresse verso il grande parco brulicante di vita senza attendere Jordan, aveva una gran confusione in testa perché pensava quasi ininterrottamente a quanto accaduto poco prima, o meglio, durante la loro permanenza nel Rinascimento. Aveva affermato con forza di non provare più niente per lui, che tutti i sospiri, batticuore, farfalle nello stomaco solo sentendone la voce appartenevano tutti al passato, non a quello che avevano attraversato. La sua reazione alla scoperta dei suoi sentimenti e soprattutto del filtro d’amore l’avevano spaventata, non immaginava che potesse essere irascibile a quel modo e andare su di giri senza neanche lasciarle il tempo di spiegare. Nonostante questo però ogni volte che lo guardava in faccia sentiva muoversi qualcosa dentro di sé, come se qualche misera e minuscola farfalluccia fosse sopravvissuta alla tempesta. Il suono della sua voce, specie se calmo e pacato, aveva un non so che di caldo e suadente, capace di mandarle in tilt il cervello per pochi ma pericolosi attimi. Non doveva e non voleva dargli a vedere che ancora la sua persona scatenava strane sensazioni in lei. Per questo, in cuor suo, sperava di incontrare di nuovo quel conte galante o magari proprio quella compagnia teatrale per distrarsi un po’, poteva essere un ottimo diversivo per pensare ad altro nella speranza di guadagnare tempo, trovare Maddy e porre fine a quella stravagante avventura.
Procedendo a passi piuttosto incerti, Alyssa aveva raggiunto di nuovo lo sconfinato parco reale, mischiandosi fra tutti quei nobili dall’aspetto frivolo e leggero. Jordan l’aveva raggiunta camminando a passo non troppo svelto in quanto pure lui si trovava in difficoltà nell’indossare le caratteristiche scarpe maschili dell’epoca dotate di tacco e fronzoli vistosi sulla parte anteriore. Ad un tratto tutti gli aristocratici presenti smisero di parlottare e portarono immediatamente l’attenzione sul parterre: dal palazzo stava uscendo un gruppo di persone a capo delle quali c’era lui, il sovrano assoluto: Luigi XIV, colui che sarebbe passato agli onori della storia come il Re Sole.
“Guarda…. Quello lì è….”
“…Il famoso Re Sole…”
Jordan e Alyssa erano letteralmente meravigliati nel poter vedere di persona una figura storica tanto importante come il sovrano francese.
I ritratti visti sui libri erano molto realistici e somiglianti, evidentemente non tollerava artisti semplicemente bravi, lui pretendeva l’eccellenza dell’eccellenza.
Era o non era il Re Sole?
I suoi capelli erano neri, o forse era più corretto dire che lo fosse la parrucca, coi ricci che scendevano lungo il viso fino a depositarsi con eleganza sulle spalle. La sontuosità degli abiti era semplicemente superba, ogni aggettivo atto a descriverne la ricchezza e lo sfarzo sarebbe risultato inappropriato. Il re teneva lo sguardo fisso in avanti, spostato forse verso un punto posto ben più in alto rispetto alla folla che si inchinava davanti a lui omaggiandolo come egli voleva. Lui era il sovrano assoluto di tutto e di tutti, il suo portamento superiore lo ribadiva attimo dopo attimo, era il centro di ogni cosa e niente doveva accadere senza il suo benestare. Fisicamente non era una gran bellezza, almeno così risultava per Alyssa, aveva un naso piuttosto pronunciato e…insomma, nonostante fosse un re potentissimo non la faceva impazzire. Naturalmente non si poteva dire la stessa cosa sugli effetti che questi aveva sulle dame di corte: oltre che per la grandeur di cui amava circondarsi, Luigi XIV è passato alla storia anche per il gran numero di amanti, ufficiali e non, di cui si è circondato. Infatti, più addietro rispetto a quella che doveva essere la regina e la corte al gran completo, c’era un nutrito stuolo di giovani fanciulle le quali speravano di finire prima o poi sul regal talamo e aprirsi la via alla bella vita. Tale vista fece pensare sia a Jordan che ad Alyssa la stessa cosa: Maddy poteva essere finita con l’inganno in quella sorta di harem?
 
 








 
 
 
Buon pomeriggio a tutti!
Lo so, mi state odiando o forse vi sarete chiesti se fossi scomparsa dato l’interminabile lasso di tempo intercorso fra l’ultimo aggiornamento ed il capitolo che avete terminato di leggere. Nelle settimane scorse ho attraversato una concentrazione di situazioni pazzesche che mi hanno impedito del tutto di andare avanti, faticando quasi a stare al passo di ciò che sto leggendo.
Comunque…. Siamo nella magnifica Reggia di Versailles ed incontriamo uno dei personaggi storici più noti, ossia il Re Sole, sovrano assoluto con la fama di grande conquistatore. E il Conte du Grangé? Che, dite, ci imbatteremo di nuovo in lui o la sua sarà stata un’apparizione casuale?
E Maddy sarà veramente fra le potenziali concubine del re?
 
Vi chiedo ancora scusa per il ritardo con cui ho aggiornato e vi do appuntamento al prossimo capitolo.
 
Un abbraccio
La Luna Nera
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 15
*** Gelosia? ***







“Credi che sia lì?”
“Oddio, spero di no.” Alyssa non poteva immaginare che la sua amica fosse caduta così in basso.
“Le ragazze si lasciano sedurre rapidamente dal potere e dalla bella vita.”
“Forse quelle che frequenti tu.” Incrociò le braccia. “Tua sorella non è così e anche se in un primo momento ho pensato pure io che potesse esser finita lì, son certa di aver preso un granchio. Maddy non è una che si vende così facilmente e…”
“Aspetta.” Jordan fissava una ragazza fra le ultime del corteo. “Guarda quella là, quella con il vestito verde…. Non ti sembra lei?”
Effettivamente quella tipa somigliava alla sua amica in maniera impressionante. “No….non ci credo… non può essere lei!”
“Vieni, dobbiamo scoprirlo.” La prese per mano e facendosi strada fra i nobili presenti, raggiunsero il corteo reale che si stava spostando verso il parco secondo il desiderio del re. Si avvicinarono al gruppo di fanciulle fra cui poteva esservi Maddy e s’imbatterono di nuovo in una loro recente conoscenza.
“Mademioselle, è un vero piacere incontrarvi di nuovo!”
“Ma chi…. Oh! Il conte du Grangé.” Lo salutò con un sorriso piuttosto luminoso.
“Per caso posso esservi d’aiuto, ma chérie?
Dopo un attimo di esitazione la ragazza pensò di sfruttare a suo favore la maggior conoscenza del palazzo e dei suoi frequentatori che sicuramente il conte aveva. “Ecco… sto cercando una persona. Forse voi potete aiutarmi.”
Bien sur! Certamente.” Le impresse l’ennesimo bacio galante sul dorso della mano, non degnando di un minimo cenno di considerazione Jordan, fermo ed immobile a pochi passi con l’aria non particolarmente entusiasta.
“Vedete, sto cercando una ragazza di nome Maddy.”
“Mhm, forse è un membro della vostra compagnia teatrale?”
“Sì…. Diciamo di sì.” Sorrise. “Per caso voi l’avete incontrata?”
Moi non plus. So che alcune di loro si sono esibite privatamente negli appartamenti nel nostro magnifico sovrano, non vi è stato riferito?”
Quella frase le gelò il sangue nelle vene.
“Tuttavia dovrebbero già aver fatto ritorno nell’ala del palazzo a voi riservata.”
“Oh… è solo che… non riesco a farvi ritorno.”
“Non preoccupatevi, vi accompagnerò personalmente. Comprendo perfettamente il disagio che si prova nel trovarsi le prime volte fra queste stanze, la reggia è un vero labirinto. Venite, ma chère mademoiselle.” Le porse il braccio invitandola a seguirlo sotto lo sguardo disapprovante di Jordan, totalmente ignorato dai due.
Entrarono nella reggia e attraversarono il luminosissimo corridoio con Jordan che li seguiva come un silenzioso cagnolino. Questi infatti non si fidava del conte e voleva vederci chiaro: davvero li stava aiutando? Oppure c’era un secondo fine celato dietro tutte le lusinghe rivolte ad Alyssa? Quest’ultima ipotesi era plausibile e se davvero lui sapeva qualcosa riguardo sua sorella, voleva essere presente in ogni momento per non lasciare niente al caso. Aveva notato come l’arzillo aristocratico guardava Alyssa, in modo particolare la sua scollatura ed iniziava a sospettare che il suo scopo era di ingraziarsi lei, ed eventualmente l’amica che stava cercando, per una seratina a tre non troppo casta e pura. Confidava nell’intelligenza della ragazza, sarebbe stata davvero una stupidina ingenua non accorgendosi di come quel tipo la guardava e cosa mai poteva immaginare nei suoi pensieri.
 
“Chiedo scusa mademoiselle, ma il giovane monsieur che ci segue è un vostro congiunto?”
Alyssa si voltò e rimase per qualche istante in contemplazione. Poi rivolse di nuovo l’attenzione al nobile. “Jordan mi accompagna.”
“Capisco. E’ il vostro servitore dunque.” Tale affermazione non fu gradita al diretto interessato, ma strappò un sorriso alla ragazza.
“Oh no, monsieur. E’ il fratello di Maddy, colei che sto cercando.”
“Oh beh, ad ogni modo potete invitarlo a recarsi altrove. Ad occuparmi della vostra mirabile persona ci sono io.” E di nuovo le baciò la mano.
“Permettetemi due parole, signor conte.” Jordan ne aveva avuto abbastanza. “La gentil donzella può benissimo godere della presenza di due accompagnatori e se avete udito correttamente le sue parole, saprete che la ragazza di cui abbiamo perso le tracce è mia sorella, dunque gradirei esser presente qualora la trovassimo.”
“Monsieur è geloso per caso?”
Alyssa drizzò le orecchie mentre un tuffo enorme le fece impennare mostruosamente i battiti cariaci. Jordan non batté ciglio: era astuto il conte! Doveva fare molta attenzione e dosare con cura ogni parola senza farsi prendere dall’ira.
“Ditemi, voi conoscete il significato della parola gelosia?” Incrociò le braccia. “Suppongo abbiate una moglie.”
“Naturalmente, chi non ne ha una?”
“Ecco, monsieur…. Avete a cuore la vostra gentile consorte?”
Allargò le braccia. “Devo poiché ne sono obbligato, come ogni gentiluomo dell’aristocrazia. Ma a quanto pare voi, non facendone parte, non potete esserne a conoscenza.”
“Ah, e cosa ve lo fa pensare?”
“Il fatto che….”
La risposta, che sarebbe stata bella pungente, fu interrotta da voci femminili provenienti da uno dei corridoi laterali: erano alcune delle attrici della compagnia teatrale venuta dal Nuovo Mondo per onorare il Re con la sua arte.
“Oh, signor conte! Che onore incontrarvi di nuovo!” Una delle giovani donne si precipitò ad omaggiare l’uomo inchinandosi rispettosamente.
“L’onore è tutto mio.” La invitò a rialzarsi baciandole la mano. “Non mi sono complimentato ancora con voi per la vostra leggiadria, mie care.” Rivolse una profonda riverenza a tutte le attrici presenti. “Non vedo l’ora di poter ammirare nuovamente la vostra arte di recitazione.”
“Ci esibiremo durante il banchetto serale con un’opera di nostra stesura.”
“Esatto.” Proseguì un’altra. “Abbiamo terminato di ripassare alcune battute, adesso dobbiamo recarci in sartoria per la prova dei costumi di scena.”
“Volete accompagnarci, di grazia?”
“Molto volentieri.” Gonfiò il petto di orgoglio come un tacchino.
Jordan, da uomo amante delle belle donne, colse al volo il luccichio spuntato negli occhi del conte immaginando le giovani attrici in sartoria. E quando si rese conto che non aveva ancora mollato il braccio di Alyssa e che, anzi, era propenso a portarla con sé, intervenne immediatamente.
“Chiedo scusa, ma io ed Alyssa dovremmo controllare alcune cose, inclusa la presenza di mia sorella. Andate pure, vi raggiungeremo in men che non si dica.” Strattonò il braccio della ragazza liberandolo da quello del conte che gli sembrava viscido come la pelle di un serpente.
“Ma che ti salta in mente adesso?!” Non appena fu vicina a lui, Alyssa sibilò questa frase mostrandogli il suo forte disappunto.
“Sta’ zitta un attimo per favore, poi ti spiego.” Sorrise al conte. “Con permesso.” E si allontanò con la ragazza dirigendosi verso l’ala del palazzo da cui erano venute le attrici della compagnia teatrale.
 
“Allora?”
Jordan chiuse la porta non appena entrambi furono all’interno della stanza, un elegantissimo salottino arredato con tessuti di velluto rosso piuttosto acceso. “Allora cosa? Mi sembra ci sia ben poco da spiegare!”
“Perché hai fatto quella sceneggiata poco fa?”
“Perché non sopportavo più quel porco e il suo modo di fare!”
Alyssa si mise a ridere. “E che cosa avrebbe fatto di così insopportabile?”
“Tu non hai notato il modo in cui ti guarda, vero?”
“Beh, diciamo che mi tiene spesso gli occhi addosso, evidentemente sono di suo gradimento. Ha gusti ben diversi da qualcuno di mia conoscenza.”
“Vedi che non hai capito?” Le si avvicinò prendendole una mano fra le sue. “Quello ti vuole portare a letto.”
Di nuovo Alyssa scoppiò a ridere. “Cosa? Quello vorrebbe portare a letto me?! Ma ti prego Jordan! Non sparare cavolate! L’hai sentito tu stesso che è sposato e per di più se n’è andato con le attrici in sartoria.”
“Già. E cosa credi stia facendo adesso con loro? Sta prendendo le misure  dei loro merletti? Per favore, sii seria….” Si passò una mano fra i capelli. “Senti, …ci sono stati momenti difficili fra di noi negli ultimi giorni e forse dovremmo parlarne prima di riuscire a capire se mia sorella si trova qui.”
“Io non ho niente da dirti. Se prima provavo qualcosa per te, adesso non più. E con questo ho concluso.”
Lui restò in silenzio a fissarla: quanto udito non gli era piaciuto, gli aveva fatto provare una punta di fastidioso dolore al cuore. “E quel filtro d’amore?”
“E’ stata un’idea di Veronica. Probabilmente grazie ai suoi poteri occulti era riuscita a vedere nel mio cuore e di sua iniziativa si è offerta di aiutarmi ….a modo suo.” Sospirò profondamente. “Inizialmente l’idea di averti tutto per me mi ha fatto sognare letteralmente, però nel vedere quel pentolone pieno di roba bollente ho avuto paura delle conseguenze cui saremmo potuti andare incontro. Voleva aiutarmi perché secondo lei sono una ragazza di buon cuore seppur ingenua e credo che quest’ultima cosa sia vera. Sono stata davvero un’ingenua nel credere che tu potessi notarmi e che fossi come io immaginavo, ma fortunatamente ho aperto gli occhi in tempo e sono riuscita a scacciare certi pensieri dalla mia mente ….e dal mio cuore.” Terminò di parlare abbassando lo sguardo.
Jordan restò in totale silenzio riflettendo con attenzione su quanto aveva detto la ragazza, ripensò alle parole della sorella in occasione dell’ultima loro chiacchierata e ripensò anche alle sue vicende amorose passate, sia con Valentine che con altre sue ex: soppesò una per una le parole rivoltegli da Alyssa e provò un forte senso di vuoto. Lo credeva diverso da come ora lo considerava, gliel’aveva sputato in faccia senza tanti giri di parola e in tutta onestà la cosa lo aveva infastidito come non immaginava. Che stava accadendo? Cosa significava quel senso di vuoto che avvertiva? Si avvicinò ad una delle finestre osservando l’esterno del palazzo, lo fece per distogliere l’attenzione dalla ragazza poiché il tempo trascorso forzatamente assieme a lei gli aveva permesso di conoscerla meglio e di rivalutarla tantissimo. Forse aveva esagerato reagendo in malo modo non appena appreso della sua cotta nascosta e del filtro d’amore, probabilmente aveva sbagliato nel crederla capace di fargli quello… Ed era così perché infatti lo aveva gettato via. Alyssa si era adoperata tantissimo per aiutarlo, tirarlo fuori dai guai, farlo sorridere e sorprenderlo con gesti che raramente gli erano stati dedicati. Valentine pensava principalmente a se stessa: se volevano andare a cena assieme, era lei a decidere dove e quando; il sabato pomeriggio era dedicato allo shopping a prescindere dalla sua disponibilità; se lui doveva preparare esami universitari e lei aveva voglia di uscire o fare qualcosa di particolare, se ne fregava andando in fondo ed ottenendo ciò che desiderava. Davvero quella era la sua idea di coppia? Davvero le redini di un rapporto fra due persone dovevano stare sempre e solo nelle mani di una? Era davvero ciò che voleva per il suo futuro? Oppure era arrivato il momento di gettare i panni del ragazzino scapestrato e rubacuori per indossare quelli del giovane uomo che si affaccia alla vita?
 
Alyssa era rimasta in silenzio con lo sguardo incollato alla sagoma scura del ragazzo frapposto fra lei e la finestra. Sospirò profondamente, sentiva che forse la tensione sorta fra di loro iniziava ad allentarsi e questo non era che un bene per cercare di porre fine al loro pellegrinaggio nel tempo.
 
 











 
Buon giovedì!
Stavolta sono riuscita ad aggiornare prima, spero davvero che il periodo “no” se ne sia davvero andato. Colgo l’occasione per ringraziare nuovamente tutti VOI che ancora seguite e commentate la storia. Invito anche i lettori silenziosi a lasciare due righe, ne sarei davvero onorata.
 
Allora…. Sembra che qualche traccia di Maddy stia iniziando a manifestarsi: sarà veramente finita nell’harem di Luigi XIV? E che mi dite della reazione di Jordan di fronte alle sviolinate del conte di Grangé? Ha fatto un bel cambiamento il ragazzo, non vi pare?
 
Vi auguro un buon fine settimana!
Un abbraccio
La Luna Nera

 

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Capitolo 16
*** Trappola o speranza? ***






Quel silenzio fu interrotto dopo pochi minuti dalle voci allegre di un uomo e di una donna in avvicinamento. La porta della stanza si aprì e davanti ai loro occhi apparve la giovane dall’abito verde scorta poco prima nel seguito del re, quella che somigliava in modo impressionante a Maddy.  Accanto a lei c’era un elegante signore forse sui quarant’anni dall’aspetto bonario e tranquillo.
Come entrarono nel salottino, Jordan istintivamente si portò vicino ad Alyssa. “Buongiorno.”
“E voi chi siete? Che cosa fate nei nostri appartamenti?”
“Ecco…” Si guardarono in faccia: quelle due domande permisero di comprendere perfettamente di non essere davanti a Maddy. “Noi cercavamo una persona e,,,,sapete com’è… qua è talmente grande che ci siamo persi.”
“Capisco.” Fu l’uomo a rispondere. “E posso sapere chi andate cercando?”
“Mia sorella. Sapete, somiglia moltissimo a voi.” D’istinto posò la mano sulla spalla di Alyssa come a volerla proteggere da qualcosa.
“Spiacente, noi non abbiamo visto nessuno che mi somigli.” Sorrise la ragazza. Guardandola notarono dei dettagli che fugarono anche gli ultimi dubbi: il colore dei suoi occhi era molto più scuro e alla base del collo scorsero una voglia non notata prima, particolare non presente in Maddy.
“Grazie lo stesso.” Alyssa abbassò gli occhi e, salutandoli con un cenno del capo, si avvicinò alla porta ed uscì seguita da Jordan. Raggiuse un divanetto posto in fondo a corridoio e si sedette: la delusione provata per non aver trovato l’amica era stata molto forte, ora più che mai la sua presenza le sarebbe stata di enorme aiuto.
“Ed ora che facciamo?”
Alyssa si voltò verso di lui: tentava di non lasciarsi affascinare dal suo viso, ma le restava ancora terribilmente difficile. Continuava ad ammettere di non provare più nulla per lui, tuttavia in un angolo remoto del suo cuore lei sapeva di mentire pure a se stessa. Non rispose con le parole, lo fece con una lacrima che scese lungo la sua guancia che fu molto più esplicita di mille parole. Jordan gliel’asciugò accarezzandole la pelle con una dolcezza nuova. “Coraggio, la troveremo, vedrai. E poi torneremo nel nostro tempo riprendendo in mano le nostre vite.” Tentò di farle forza nonostante lui per primo iniziasse seriamente a temere di non tornare più da dove erano arrivati. “Vieni.” La invitò ad alzarsi. “Andiamo a fare due passi all’esterno. Il fatto che nessuno abbia visto Maddy non significa che lei si trovi altrove, non credi?”
Annuì con la testa seguendolo in silenzio mentre le dita delle sue mani andavano ad intrecciarsi con quelle di lui. Fuori i nobili circondavano il corteo guidato da Re Luigi XIV, era osannato proprio come un dio ed era superfluo ribadire che il suo era un potere assoluto ed indiscutibile.
Poco dopo rientrarono nella reggia secondo il desiderio del sovrano: aveva ordinato di allestire un banchetto e di assistere ad una breve rappresentazione teatrale e musicale. Jordan e Alyssa si unirono al gruppo di persone approfittando per mettere qualcosa sotto i denti e sbirciare fra tutta quella gente nella remota speranza di scorgere Maddy. Fra una pietanza luculliana e l’altra, la piccola rappresentazione fu messa in scena nell’elegante teatro improvvisato per il re: erano davvero bravi quegli attori, si muovevano con grazia e maestria, sapevano mischiare alle battute, elogi al sovrano e alla sua splendida corte, elogi ben graditi dal destinatario che applaudiva con manifesta soddisfazione.
Mademiselle non prende parte all’opera?”
Alyssa si voltò e riconobbe il conte du Grangé. “Oh, siete voi…” Distolse per un istante l’attenzione dalla rappresentazione. “No, io ho …un’altra parte ed ora, così all’improvviso, non sapevo cosa fare. Sapete, mi sono unita a loro da poco e dunque…..”
“Capisco.” Le baciò la mano sotto lo sguardo attento e disapprovante di Jordan. “C’è una cosa che vorrei dirvi, ma chérie, una cosa che riguarda colei che andate cercando.”
Un tuffo al cuore la fece sussultare ed attese in silenzio di ascoltare cosa stava per dirle il conte.
“Forse so dove si trova la vostra gentile amica: sono quasi certo che sia fra le nuove dame di compagnia della mia cara consorte.”
“Dite davvero?”
Mais oui. Venite nelle mie stanze questa sera, vi offrirò una deliziosa cena ed incontrerete la ragazza di cui vi ho detto.”
“Posso auto-invitarmi, signor conte?” Jordan aveva ascoltato in silenzio e sospettava qualcosa.
“Ho invitato mademoiselle, non voi, monsieur.”
“La ragazza di cui avete detto sarebbe mia sorella, dunque mi sta a cuore constatare se effettivamente si tratta di lei.”
“Credete che lei non ne sia all’altezza?”
“Certo, ad ogni modo voglio essere presente.”
“Chiedo scusa, monsieur.” Alyssa si allontanò con Jordan e si spostarono nel corridoio. “Se quello ha veramente trovato Maddy, tornerò da te con lei non appena avrò verificato se le cose stanno davvero come lui sostiene. E’ evidente che non gradisce la tua presenza, forse per la moglie o le sue dame di compagnia.”
“Stronzate.” Ribatté lui. “Ha ben altro in mente, ne sono certo.”
“E cioè?”
“Usa un po’ di immaginazione.”
Piegò l’angolo della bocca in un sorrisetto. “Secondo me sei tu ad essere fissato.” Incrociò le braccia. “Tu credi davvero che quello mi voglia portare a letto?”
La fissava senza batter ciglio. “Si.” Inghiottì un nodo. “E la cosa non mi va giù.”
Lei scoppiò a ridere cercando di controllarsi il più possibile per non richiamare su di sé attenzioni indesiderate. “Ti prego Jordan! Non dire altre fesserie!”
“Ti sembra una fesseria il fatto che quello ti voglia scopare?”
“Forse. Ma la cosa che più mi fa ridere sei tu che sembri infastidito dal  comportamento del conte nei miei confronti.” Aveva un’aria davvero divertita.
Spiazzato. Si sentiva veramente spiazzato.
“Senti, se lui ha trovato Maddy lo scoprirò molto presto e se le cose vanno come spero entro mezzanotte avremo lasciato quest’epoca per far ritorno nella nostra, ok? Io vado a cena da lui, da sola, poi vediamo.”
“Alyssa, tu sei una ragazza forse troppo ingenua e non te lo dico con cattiveria. Tu credi troppo nel buon cuore della gente e spesso questa se ne approfitta, non fidarti di quell’uomo. Io non credo abbia trovato mia sorella…. Come fa a sapere chi è? Lui non la conosce, non sa di che colore sono i suoi capelli, se è alta o bassa… insomma, la cosa mi puzza.”
Sospirò e gli accarezzò il viso. “Io ti ho lasciato fare quello che volevi a Camelot, ora sta a te farti da parte. A prescindere dal fatto che possa sapere qualcosa di Maddy, sono io che decido di accettare il suo invito solo perché mi va e ogni tanto fa piacere anche ad una sciatta insignificante come me sentirsi apprezzata da un uomo.” Sorresse la lunga gonna per non inciampare e tornò nel salone dove si stava svolgendo la rappresentazione per il re.
 
Calò la sera sulla Reggia di Versailles e tutto quanto appariva ancora più magico ed affascinante grazie alle suggestioni create dai giochi di luce sfruttanti il sole al tramonto e migliaia di torce e candele posizionate ovunque.
Alyssa era seduta davanti alla specchiera, stava finendo di sistemare i suoi capelli prima di recarsi dal conte. “Sono stati davvero gentili gli attori nel concederci questa camera.”
“Già….” Jordan passeggiava nervosamente dietro di lei nella stanza che dividevano. “Insomma vuoi davvero andare da quello?”
“Si.”
“E ti stai facendo bella per lui?”
“Esatto.”
“Ripensaci per favore…. Dì che hai avuto un fortissimo mal di testa e rimani qui con me, ti prego.”
Tutte quelle attenzioni da parte di Jordan erano semplicemente dolcissime, le aveva sognate da una vita e gliele stava rivolgendo proprio ora che stava tentando di toglierselo dalla testa. Si, perché nonostante gli avesse detto di non provare più nulla per lui, non era affatto ciò che celava nel suo cuore. Ma non voleva cedere, voleva dimostrargli di avere una sua autonomia, di essere in grado di decidere della sua vita senza pendere come una cretina dalle sue labbra. Si alzò dalla specchiera, prese uno scialle e se lo avvolse sulle spalle. “Non farò tardi, stai tranquillo. Tu vai pure a riposarti, se tutto va bene fra non molto sarò qui con Maddy.”
Scomparve dietro la porta lasciandolo solo con i nervi a fior di pelle.
 
 
 



 
 
Ciao a tutti!
Sono reduce da un paio di giorni in cui mi sono alzata a fatica dal letto a causa dell’influenza, ma non ho voluto mancare con l’aggiornamento dato che non manca moltissimo alla conclusione.


Alyssa accetta l'invito del conte il quale sostiene di aver trovato Maddy, nonostrante Jordan abbia forti dubbi. E' palese la confusione presente nell'animo della ragazza, la farà forse finire nei guai?

Chiedo scusa se il capitolo non è troppo entusiasmante, spero non me ne vogliate.

Un abbraccio
La Luna Nera

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Capitolo 17
*** Quel che non accade in dieci anni, accade in un attimo ***




I minuti si susseguivano senza sosta, il sole era scomparso all’orizzonte, Jordan aveva osservato ogni singolo istante del tramonto come se la sua attenzione si fosse focalizzata solo ed esclusivamente su quel particolare. In realtà era come ipnotizzato, incatenato a quel pensiero insinuatosi come un tarlo nel suo cuore e nella sua mente. Alyssa aveva scelto di accettare l’invito a cena da quel conte, forse per ripicca, forse perché colma della speranza di poter riabbracciare Maddy o forse per altri motivi. Fatto sta che in quei minuti lei si trovava con quel soggetto degno di pochissima fiducia, poteva esser seduta al suo tavolo consumando pietanze e bevande a volontà come poteva esser fra le sue braccia o peggio ancora sotto le sue lenzuola. I suoi muscoli subirono una scossa al solo pensiero di Alyssa a far certe cose con lui. Scosse pesantemente la testa ripetendo a se stesso che lei non si sarebbe mai e poi mai concessa all’uomo viscido che era il conte. E qui si apriva un altro interrogativo non meno preoccupante: come avrebbe reagito lui di fronte al suo eventuale rifiuto? Le donne erano oggetti in quell’epoca, oggetti scartabili nel momento in cui non servivano più! Affondò il viso nelle mani in un gesto di sana e semplice disperazione, era preoccupatissimo ed avrebbe fatto il diavolo a quattro pur di non restarsene lì con le mani in mano….mentre l’altro stava mettendo le sue là dove non doveva. Non sapeva dove si trovavano le stanze del porco, sarebbe finito sicuramente nei guai nel mettersi a controllare stanza per stanza. Aveva senso restarsene lì da solo immaginando cose più o meno assurde? Cosa poteva fare per riportare Alyssa a sé? La desiderava accanto come mai prima di allora, voleva proteggerla da tutto e da tutti, stringerla forte e sentirne il calore e il respiro aleggiare sulla sua pelle.
Valentine non gli mancava, Alyssa si.
Assurdo. Ciò che stava accadendo rasentava l’assurdo. E non si riferiva al fatto di trovarsi sospeso in un’avventura attraverso le spire del tempo iniziata chissà come, piuttosto al senso di angoscia e preoccupazione che lo aveva attanagliato dal momento in cui la ragazza gli aveva confessato di voler accettare l’invito a cena del conte du Grangé.
I minuti, susseguendosi, erano divenuti ore, ore paragonabili all’eternità. Sentiva di dover fare qualcosa, uscire di lì e cercare Alyssa a qualunque costo, andando incontro al suo destino se per errore si fosse intrufolato in stanze sbagliate. Afferrò la giacca con decisione e la indossò rapidamente, avvicinandosi con altrettanta velocità verso la porta. Giusto un attimo prima di varcare quella soglia sentì dei rumori provenire dal corridoio. In cuor suo sperava ardentemente fosse Alyssa di ritorno dalla serata con il conte. Indietreggiò di qualche decina di centimetri pronto ad affrontare chiunque fosse stato in procinto di entrare. La maniglia si piegò permettendo alla porta di aprirsi: nella semioscurità della stanza vide comparire prima la mano, poi il braccio ed infine tutta la figura della persona che desiderava fosse. Restò immobile e muto, aveva sfogato tutto il suo nervosismo in quelle ore alternando passeggiate senza sosta su e giù per la stanza con attimi di immobilità. Vide la faccia della ragazza rigata dalle lacrime, evidentemente le cose non si erano svolte come immaginava. Attese in silenzio che entrasse completamente nella stanza osservandola con estrema attenzione fino a che non sentì la serratura chiudersi alle sue spalle. Incrociò le braccia ricacciando dentro la rabbia e il nodo che sentiva salire piano piano su per la gola. Lei si asciugò una lacrima e, sempre tenendo la testa bassa, si avviò a piccoli passi verso la stanza adiacente in cui si trovava il letto: era molto stanca e desiderava riposare.
“Allora?” La bloccò Jordan. “Non hai niente da raccontarmi?”
“No.”
“Il nobile signor conte non ha risposto alle tue aspettative?” C’era una punta di rabbia non troppo celata nelle sue parole.
Quelle parole le fecero male, le lacrime che tentava di non versare vinsero e presero a sgorgare di nuovo dagli occhi. Si voltò con l’aria sconfitta e distrutta. “Va bene!” Sbottò. “Avevi ragione, sei contento?!” Tirò su col naso. “Voleva portarmi a letto e Maddy non c’era, sei contento?! E’ andato tutto come avevi detto tu!”
Strinse i pungi. “Dimmi solo se ti ha fatto del male e gli cambio i connotati.”
Posò la mano sulla maniglia della porta della stanza da letto. “No. Sono scappata.” Fece una lunga pausa prima di proseguire. “Sono scappata non appena ho sentito il gelo delle sue mani viscide sulla mia pelle.” Portò istintivamente la sua mano sul collo, lì dove lui l’aveva toccata per poi far scivolare le dita lungo la sua schiena alla ricerca dell’allacciatura dell’abito.
Jordan sospirò visibilmente sollevato.
“Sei contento adesso?” Si voltò finalmente verso di lui.
“Si! Si, cazzo, che sono contento! Tu adesso non allontanarti mai più da me! Giuramelo!”
“Non ti giuro proprio un bel niente! Chi sei tu per darmi degli ordini, mio padre? Sono grande abbastanza per decidere con la mia testa e se faccio degli sbagli ne pagherò personalmente le conseguenze, va bene?”
“No che non va bene. Siamo io e te, ci troviamo in quest’assurda situazione e dobbiamo uscirne assieme. Se tu ora hai bisogno di piangere, fallo adesso, fallo qui sulla mia spalla.”
“Che?” Si fece sfuggire una risata quasi sarcastica. “Quello che hai appena detto rasenta il ridicolo. Sembra quasi che tu sia interessato a me.” Lo fissò in attesa di una risposta che non arrivava. “Forse ti stai mostrando gentile e comprensivo solo perché tu hai avuto ragione ed io torto marcio su quanto è accaduto?” Piegò l’angolo della bocca. “Ma certo, è ovvio che questa sia la verità.”
“Non è affatto così.” Ribatté lui. “Ho tentato di dissuaderti dall’andare da lui e te ne ribadisco il motivo: forse non ti sei mai resa conto di come sia lo sguardo di un uomo che guarda una donna, ne puoi capire tutte le intenzioni.”
“Già, proprio così. Non c’è mai stato un uomo che abbia visto in me una donna e che mi abbia guardato con i fantomatici occhi di cui parli.” Era seccatissima, ripensava a tutti i giorni passati in compagnia di Maddy sospirando e fantasticando su di lui. Ripensava a quando lo vedeva in giro con ragazze bellissime dalle gambe kilometriche sognando che prima o poi sarebbe diventata come loro e a quel punto forse….. “Io sono una donna abbozzata in malo modo, sono esattamente come tu mi hai sempre considerata e anche questa sera ne ho avuto la conferma. Mi sono illusa che quel porco mi trovasse interessante e invece…..”
“Non parlare così di te stessa per favore, sono tutte sciocchezze. Tu non sei solo un abbozzo di donna, tu sei una donna con tutte le carte in regola per…
“Per una partita a scopa?” Lo interruppe lei abbassando di nuovo la testa rassegnata.
“Non intendevo questo.”
“Sono stanca Jordan. Sono stanca di te e del tuo modo di apparire carino e premuroso nei miei confronti, sono stanca del conte che mi prende per il culo, di questa reggia falsa e di tutta la gente bugiarda che affolla le sue sale…. Sono stanca e voglio solo andare a riposare. Affronteremo l’argomento domani mattina.”
“Alyssa aspetta…”
Ma la ragazza era già scomparsa dietro la porta, lasciandolo nuovamente solo con il cuore gonfio a tal punto che poteva esplodere da un momento all’altro se non avesse fatto quello che sentiva crescergli dentro in maniera esponenziale. Lei era ferita, amareggiata, sfiduciata. Lei aveva solo bisogno di amore, di essere apprezzata per quello che era, coi suoi pregi e i suoi difetti, era giunta l’ora di farle capire che pure lei era una donna con tutti i numeri in regola. Glielo aveva detto ma quelle parole erano state considerate l’ennesimo scherno e dunque l’unica cosa rimasta consisteva nel passare appunto dalle parole ai fatti. Era ben deciso quando afferrò la maniglia della porta della camera da letto, aprì ed entrò quasi come una furia. Alyssa si era appena coricata, indossava solo una candida camicia da notte, estremamente più consona al riposo del pesante abito del quale si era liberata poco prima. Affondava la testa nel cuscino cercandovi conforto, mentre mangiucchiava l’unghia del pollice della mano sinistra. Si accorse dell’ingresso di Jordan ma non gli rivolse alcuna parola, continuando anzi ad ignorarlo. Lui invece si sedette sul letto, l’afferrò per la spalla sinistra facendola girare verso di lui. Nella penombra della stanza lei vide una strana determinazione del volto di lui ma di colpo un brivido la gelò, poiché le sembrò di rivedere il Jordan violento che l’aveva spaventata durante la loro permanenza nella Firenze rinascimentale. “Che….che vuoi fare adesso?” Tremava mentre bisbigliava queste parole.
Lui non rispose, ma continuava a fissarla. Poi in una frazione di secondo avvicinò il suo viso a quello di lei e la baciò. Alyssa sussultò, tutto si aspettava tranne quel gesto. Era un gesto tanto sognato e tanto desiderato, ora era realtà. Teneva gli occhi spalancati dall’incredulità di quanto stava vivendo in quegli attimi ed il suo corpo pareva paralizzato, non riusciva a fare assolutamente niente, neanche a rispondere a quel bacio tanto agognato.  Riuscì a riprendere il controllo delle proprie funzioni dopo una buona manciata di secondi, posò le mani sulle spalle di Jordan spingendolo affinché si staccasse e si allontanasse da lei. Respiravano entrambi in modo abbastanza affannoso e i loro occhi si rifiutavano di guardare altrove.
“Che cosa significa?”
“Zitta e baciami.”
E di nuovo le loro labbra si unirono, ma questa volta c’era qualcosa di diverso perché lentamente i loro corpi si fusero in un abbraccio, le loro mani presero ad accarezzarsi e giocare reciprocamente con i capelli. Tutte le barriere di pregiudizi, di paure, di orgoglio e diffidenza iniziavano a sgretolarsi: a volte si teme qualcosa perché non lo si conosce, ma poi si comprende il grave errore commesso.
Alyssa  si era fatta delle idee sbagliate sul fratello della sua migliore amica, lo aveva immaginato figo e spaccone, forse un po’ troppo irascibile, grande latin lover che male accetta rifiuti dalle ragazze, sicuro di sé e in possesso della risposta giusta in ogni occasione. Anche a  seguto di quanto accaduto a Firenze, se era fatta idee non propriamente esatte: si, probabilmente era troppo sensibile al fascino femminile e la sua ascendenza sulle ragazze gli aveva conferito una grande sicurezza in se stesso fino al punto che un “no” poteva esser mal digerito. Ma in fondo un cuore grande gli batteva nel petto e glielo aveva dimostrato finalmente. Aveva tentato di proteggerla dalle grinfie perverse del conte rivolgendole parole dolci e persuasive, fino ad arrivare a quegli attimi fra le sue braccia dove ulteriori parole sarebbero risultate inutili e superflue.
Jordan, dal canto suo, vedeva in lei l’amica stupida della sorella stupida, una ragazzina che si commuove davanti al film strappalacrime sognando romanticherie e sdolcinatezze, una ragazzina goffa ed ingenua con la testa fra le nuvole. Si era sempre rifiutato di approfondire la sua conoscenza perché la riteneva irrimediabilmente immatura e poco accondiscendente, tuttavia grazie all’esperienza vissuta con lei aveva constatato che dietro a quella facciata apparentemente frivola e superficiale, c’era una ragazza pronta a dare amore con la serietà di chi la vita la vuole affrontare con grinta e maturità, pronta a mettere in secondo piano la propria felicità pur di vederla negli occhi del suo ”lui”. Ecco chi era l’amica stupida della sorella stupida.
 
 
 
“Jordan! Alyssa! Ci siete? Mi sentite?”
Si staccarono: quella era la voce di Maddy! Proveniva dall’orologio che era rimasto aperto sul comodino. Finalmente si era rifatta viva….. magari non nel momento più opportuno, ma si era rifatta viva. Jordan afferrò quell’oggetto. “Maddy! Come stai?”
“Jordan, sono riuscita a far riparare il mio orologio e adesso posso vedere che ora indica…. Sono le 11:24.”
Il ragazzo quasi si accasciò sul letto, quel letto su cui Alyssa era rimasta immobile, doveva ancora rimettere insieme tutti gli attimi vissuti fra le braccia di Jordan. Neanche aveva battuto ciglio nell’udire finalmente la voce della sua amica che aveva potuto aprire quel maledetto orologio.
“Senti Jordan, Alyssa è lì con te?”
Il ragazzo si voltò a guardare la ragazza, invitandola con lo sguardo a rispondere. Questa si mise seduta con lentezza e si avvicinò a lui che teneva quell’oggetto fra le mani. “Si…. Si, Maddy… Ci sono…”
“Tesoro che piacere sentirti! Hai una voce strana però, va tutto bene?”
“Si, si. Sto bene.”
“Alyssa, sai in che giorno mi trovo? Oggi è il ventiquattro aprile milleottocentocinquantaquattro! Capito dove sono?!”
 
 
 






Buon venerdì a tutti!
Un tempo aggiornavo sempre in questo giorno della settimana, mi aveva sempre portato tanta fortuna e per un’assurda coincidenza ho ripreso ad aggiornare proprio di venerdì 17, giorno del malaugurio per eccellenza. Sfido la sorte, anche perché credo sia un giorno come un altro…. E a proposito di giorni: il capitolo si conclude con una data ben precisa, cioè il 24 aprile 1854. Maddy dunque si è fatta viva, ha potuto vedere l’ora riportata dall’orologio in suo possesso e comunica tale data all’amica, grazie alla quale capisce dove si trova. E qui lancio la sfida: chi di voi sa cos’è accaduto quel lontano giorno di aprile? Avete capito dov’è Maddy?
Vi auguro un buon fine settimana!
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 

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Capitolo 18
*** Finalmente Maddy ***


 


 
“Il ventiquattro….” Gli occhi di Alyssa si illuminarono nell’udire quella data.  “Il ventiquattro aprile milleottocentocinquantaquattro?!”
“Si tesoro! Hai capito?”
“Maddy, tu…. Tu sei a Vienna quindi!”
Jordan mise assieme tutti gli indizi fin ora in suo possesso: grande capitale europea, sovrano assoluto e giovane, venti di ribellione, guerre e sommosse probabilmente intrise del profumo della libertà e dell’indipendenza. Tutto in effetti portava alla capitale dell’allora Impero Asburgico e quel giovane sovrano altri non era che Franz Josef I. “Come ho fatto a non capirlo prima?!
“Perché tu sei un arido insensibile, fratellone mio. Non sai neanche il significato della parola romantico.”
Alyssa non ne era più tanto convinta.
“E cosa c’entra questo con Vienna e il ventiquattro aprile?” Il  ragazzo ancora non capiva.
“C’entra eccome! Tu sai cosa accadde in quel giorno?”
“No. Hanno scoperto l’acqua calda per fare i bagni termali?”
“Ah-ah, simpatico…. Aly, diglielo tu.”
Lei, ancora scossa da quanto accaduto poco prima, abbassò lo sguardo. “L’imperatore Franz Josef portò all’altare la principessa Elisabetta di Baviera…. Sissi insomma.”
“Quindi tu hai immaginato di essere Sissi mentre giocherellavi con gli orologi e tutti quei gioielli nella nostra soffitta.”
“Più o meno.” Tutto coincideva con le parole pronunciate da Merlino in quel di Camelot.
“Beh, a questo punto non ci resta che raggiungere mia sorella a Vienna.”
“Sbrigatevi! Le nozze si svolgeranno nel pomeriggio nella Chiesa degli Agostiniani ed il corteo nuziale passerà vicino al luogo in cui mi trovo io. Ve lo volete perdere?”
“Certo che no!” Sobbalzò Alyssa come se tutto d’un tratto la linfa vitale riprendesse a scorrere fra le sue vene. “Puoi dirci con precisione dove ti trovi? Che so, il nome della strada o un riferimento…”
“Dorotheergasse. Ricordati questo nome e cerca il numero civico 10. C’è un negozio di orologi con un’insegna con su scritto “Hänsel
Uhrensgeschäft”. Io sto lì.”
“D’accordo.” Sentenziò Jordan. “Tu non ti muovere e nel giro di pochissimo saremo da te a Vienna.” Poi spostò le lancette dell’orologio in loro possesso in modo che indicassero l’ora comunicata dalla sorella, ovvero le 11:24. “Bene, ci siamo.” Guardò negli occhi la sua compagna di viaggio. “Sei pronta?”
Lei annuì in silenzio, si lasciò avvicinare al corpo del ragazzo che le passò il braccio dietro la schiena; lui le regalò un delicato bacio sulle labbra, le fece posare la testa sulla spalla e, sempre stringendola forte, schiacciò il pulsante dell’orologio con il pensiero rivolto alla capitale austriaca.
 
 
Dissoltasi la fortissima luce e non appena si resero conto di aver posato i piedi per terra, Jordan e Alyssa aprirono gli occhi cercando di comprendere se effettivamente fossero giunti nel luogo desiderato. Si guardarono intorno: i palazzi erano elegantissimi, parevano intrisi di romanticismo, non inteso come sensazione ma come epoca storica. C’era una moltitudine di persone a passeggio lungo il grande fiume, tutte elegantissime: le donne indossavano abiti da favola e si riparavano dalla luce con graziosi ombrellini. Gli uomini portavano cappelli e soprabiti altrettanto eleganti, carrozze trainate da cavalli attraversavano le vie e in ogni angolo si notavano bandiere e festoni: era evidente l’imminenza di un grande evento molto sentito da tutti i cittadini.
“Accidenti quanta gente! Non avrei mi immaginato una tale ressa.”
“In occasione delle nozze dell’Imperatore pare che Vienna fu letteralmente invasa da migliaia di persone desiderose di vedere anche per un istante gli sposi.” Osservò Alyssa guardandosi attorno. “Pur non avendo mai visitato personalmente questa città, sono pronta a scommettere che siamo davvero nella capitale dell’Impero Asburgico.”
“Bene, quindi dobbiamo trovare solo quella strada con il negozio di orologi.” La guardò in faccia. “Lo sai che sei bellissima vestita così?”
Lei avvampò all’istante abbassando lo sguardo in preda dell’imbarazzo. Ripensò a quel bacio: era accaduto davvero? Le tremavano le gambe ed ogni parola che avrebbe voluto pronunciare restò imprigionata nella sua gola. Si avvicinò alla balaustra guardando le acque del Danubio scorrere sotto di lei e iniziò a sentirsi inumidire gli occhi, non ne capiva il motivo ma sapeva benissimo di dover ricacciare indietro le lacrime. Alzò gli occhi verso il cielo. “Andiamo a cercare Maddy: dobbiamo trovare questa Dorotheergasse che non dovrebbe essere troppo distante dalla Hofburg, il palazzo imperiale.”
Jordan comprese il disagio della ragazza, capì che la sua priorità consisteva nel riabbracciare l’amica ed ora che erano veramente ad un passo dal poterlo fare, preferì rimandare ad un altro momento il chiarimento sulla loro possibile relazione. Le porse il braccio ed insieme si incamminarono verso il centro della città, prendendo come punto di riferimento gli eleganti tetti verdastri della Hofburg. La chiesa degli Agostiniani in cui si sarebbe svolto il rito nuziale si trovava ad appena un isolato dalla residenza imperiale per cui era logico pensare che quella strada non fosse troppo distante da essa. Ed era davvero così: vedere sulla targhetta attaccata al muro di un palazzo Dorotheergasse fu un autentico sollievo. Scorsero i numeri civici: erano piuttosto alti e dunque si incamminarono a passo veloce fra la folla nella direzione che li avrebbe portati di fronte al numero 10. Notarono una piccola insegna verde con su scritto Hänsel Uhrensgeschäft e sotto, uscendo dalla porta, apparve Maddy. Si voltò verso di loro e Alyssa si liberò con rapidità dal braccio di Jordan correndole incontro e travolgendola con un abbraccio. “Maddy….Maddy finalmente…” Le sue parole erano rotte dai singhiozzi. Aveva temuto più di una volta che quel momento non arrivasse mai ed ora che stringeva di nuovo la sua amica non le pareva vero.
“Aly… quanto mi sei mancata, tesoro.”
“A chi lo dici. Ho temuto davvero di non rivederti più.”
“Dici sul serio?”
“Si e proprio ora che ho un disperato bisogno di parlarti.”
“Perché? Cos’è successo?”
“Vedi…. Tuo fratello…..”
Alyssa non terminò la frase perché pochi istanti dopo i corpi delle due ragazze furono avvolti da altre due braccia. “Non avrei mai immaginato di dover dire che son felice di rivederti, sorellina.”
Maddy sollevò la testa. “Anch’io, lo sai fratellone?”
“Come stai?”
“Bene, sto bene. Ho avuto la fortuna di incontrare il signor Hans che mi ha fin da subito aiutata.” Si asciugò una lacrima. “Venite, ve lo presento.”
Jordan e Alyssa si lasciarono guidare entrando così nel delizioso negozietto di orologi: sembrava uscito da un libro di favole tanto era particolare quel luogo. C’erano orologi da parete di ogni forma e dimensioni, casette di legno ospitanti un piccolo cucù pronto ad uscire dalla sua finestrella, eleganti orologi da tavolo paragonabili ad opere d’arte vere e proprie e molti altri oggetti assolutamente unici. In fondo al negozio, seduto al suo tavolo di lavoro illuminato da una grande lampada ad olio, c’era il signor Hans che prontamente si alzò andando incontro a Maddy e ai due nuovi ospiti.  “Benvenuti a Vienna.”
Come lo guardarono in faccia Alyssa e Jordan sussultarono contemporaneamente, poi si guardarono in faccia: quell’ometto non troppo alto era uguale a Merlino! Stessa barba candida come candidi erano i capelli, il medesimo sguardo bonario, saggio e rassicurante. Gli mancavano solo il cappello e la tunica col mantello che indossava a Camelot per essere lui.
“Prego, accomodatevi pure. Suppongo sarete affamati, dopo tutto avete fatto un lungo viaggio per giungere sin qui. Mia moglie Maria sarà lieta di offrirvi qualcosa di buono, seguitemi vi prego.”
Seguirono l’ometto entrando nella cucina dell’abitazione dove incontrarono la signora Maria, una donna di mezza età piuttosto robusta ma dall’aspetto mite e cortese. “Ben arrivati.” Salutò gli ospiti con un luminoso sorriso. “Accomodatevi pure, la nostra casa è la vostra casa.”
“Grazie.” Mormorò Jordan sedendosi, mentre Maria depositava sul tavolo due scodelle con una fumante zuppa calda.
Iniziarono a gustare quanto offerto ed era davvero delizioso. Maddy non si era allontanata di un centimetro dagli affetti ritrovati, le sembrava un miracolo averli potuti riabbracciare di nuovo. Anche lei aveva temuto i dover restare lì in eterno da sola, potendo comunicare con loro solo attraverso gli orologi. E invece Jordan e Alyssa erano lì con lei e presto sarebbero tornati a casa, nella loro epoca, avrebbero iniziato l’ultimo anno scolastico per poi proseguire magari con l’università o trovare un lavoro o partire per un viaggio all’estero in cerca di fortuna. Adesso il futuro le faceva molta meno paura perché sapeva di non essere più sola.
Non appena i due ebbero terminato di mangiare la zuppa, furono invitati dal signor Hans a seguirli in un salottino adiacente al suo laboratorio.
“Allora ragazzi, veniamo al sodo: io so tutto di voi, so chi siete, da dove venite e come siete giunti sin qua.”
I tre restarono a bocca aperta dallo stupore.
“Ma…” Maddy biascicò qualcosa. “Ma allora voi sapete che…”
“Certo.” Rispose l’uomo sorridendo. “So benissimo che quel giorno in cui vi sono venuto incontro, mia cara Maddy, eravate appena giunta a Vienna dal futuro.”
I tre erano sbigottiti, in particolar modo Maddy che ignorava totalmente questo particolare.
Poi l’uomo proseguì. “Non sono una persona che dona troppe confidenze, di questi tempi è sempre buona regola stare in guardia, tuttavia voi dovevate essere aiutata da me perché l’orologio in vostro possesso era gravemente danneggiato e non tutti sono in grado di ripararlo. Io ne sono capace e solo grazie al mio intervento avete potuto ricongiungervi con vostro fratello e con la vostra amica.”
Maddy si sedette lentamente su una sedia tenendo l’attenzione fissa su Hans. Pochi istanti dopo l’uomo continuò a parlare. “Devo anche porgervi le mie scuse per avervi impedito di riconoscere questa città e comunicarlo ai vostri affetti, non potevate correre il rischio di farli venire qui posizionando le lancette del loro orologio su un’ora errata, sarebbero sicuramente finiti nell’epoca sbagliata, mi capite?”
“Certo.” Rispose Alyssa con una flebile voce. “Maddy sarebbe stata in grado di riconoscere Vienna, anche se non l’abbiamo mai visitata prima d’ora, la conosciamo piuttosto bene grazie ai documentari che spesso seguiamo.”
“Adesso è tutto molto più chiaro.” Sentenziò Jordan. “Dunque voi siete anche in grado di dirci come tornare nella nostra epoca, giusto?”
“Giusto, giovanotto. Ascoltatemi bene: dovete posizionare le lancette di entrambi gli orologi sulle 12:00 in punto, tenerli a contatto e premere contemporaneamente i pulsanti. Ovviamente il vostro pensiero deve andare al luogo e al tempo da cui siete partiti. Tutto qua.”
Jordan prese i due apparecchi e li osservò con attenzione, poi guardò prima Alyssa e dopo Maddy. “Io…. Credo sia ora di tornare a casa.”
Le due ragazze restarono mute per alcuni secondi prima che, dopo un rapido sguardo d’intesa, Maddy parlò. “Aspetta. Permettici prima di assistere ad un evento che ci fa sognare sin da piccole.”
“Che vuoi fare?”
“Permettici di vedere almeno il corteo nuziale, oggi si sposa l’imperatore, ti chiedo solo questo. Poi torniamo a casa.”
“Se davvero desiderate vedere le Loro Maestà, sbrigatevi. “Osservò Hans alzandosi. “Non credo manchi molto alla cerimonia e sicuramente non sarete i soli a voler vedere il corteo imperiale.”
A queste parole le due ragazze uscirono rapidamente dal locale seguite da Jordan. A poca distanza anche Hans e la moglie Maria si unirono a tutti i Viennesi ansiosi di salutare e mostrare la loro felicità al giovane imperatore che stava per unirsi in matrimonio con la giovanissima principessa bavarese. Ed effettivamente sembrava che tutto l’impero si fosse riversato lungo le strade che sarebbero state percorse dal corteo nuziale, non fu facile farsi spazio fra la moltitudine di persone festanti, ad ogni modo grazie ad Hans riuscirono ad ottenere una posto da cui si godeva un’ottima visuale.
E in quel momento le campane della Chiesa degli Agostiniani presero a suonare a festa unendosi a quelle che già dal primo mattino salutavano festosamente quel giorno di grande gioia.
 
 






 
 
Buon pomeriggio a tutti!
Vi confesso che avrei voluto aggiornare qualche giorno fa ma com’è d’obbligo un imprevisto (per altro molto gradito) me lo ha impedito.
Comunque ci sono riuscita e finalmente Alyssa e Jordan hanno riabbracciato Maddy. Faccio i complimenti a emmastory che ha individuato il luogo i cui la ragazza era finita, senza tralasciare gli altri lettori che hanno avuto bisogno di un piccolo aiutino. Probabilmente solo chi ha un debole per Sissi (come la sottoscritta) poteva capirlo senza consultare internet. Ed ora prepariamoci ad assistere alle nozze imperiali prima di tornare a casa.
Spero di poter aggiornare presto, intanto permettetemi di ringraziare tutti i lettori ed in particolare i recensori.
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 

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Capitolo 19
*** La fine del viaggio ***


 



Sembrava di vivere una di quelle favole tanto amate sia da Maddy che da Alyssa: ovunque si voltasse lo sguardo vi erano bandiere, fiori di ogni forma e dimensione, coccarde e stendardi mentre l’aria era colma del suono delle campane e delle grida gioiose dei Viennesi desiderosi di manifestare la loro felicità alla coppia imperiale. L’entusiasmo parve aumentare sensibilmente all’avanzare del corteo nuziale a capo del quale, in alta uniforme, stava l’Imperatore Franz Josef I. Era bellissimo e nonostante i suoi quasi ventiquattro anni, mostrava una sicurezza ed un’autorità proprie di chi di anni ne ha molti di più. Indossava appunto l’uniforme bianca e rossa, sul petto mostrava con orgoglio tutti i gradi militari, il suo sguardo passava in rassegna la folla, ricambiando con lievi cenni il saluto della sua gente accorsa per festeggiarlo. C’era qualcosa nei suoi occhi azzurri che lo rendeva particolarmente radioso quel giorno, una luce strana brillava nelle sue pupille e lo rendeva letteralmente capace di attirare ogni attenzione su di sé. Anche se imperatore, sotto quella uniforme militare batteva il cuore di un ragazzo innamorato e quel sentimento andava ben oltre ogni ceto sociale, forse era questo ciò che lo faceva apparire estremamente più radioso, forse più umano di quanto non fosse apparso in altre occasioni. Era difficile pensare che quel giovane uomo a cavallo fosse a capo di un vasto e potente impero,  era bizzarro immaginare che Franz Josef e Jordan fossero quasi coetanei, tanto apparivano diversi.
Giunse in prossimità dell’ingresso della Chiesa dove stava per unirsi in matrimonio, fermò il cavallo e scese circondato dalle più alte cariche militari ed autorità dell’Impero. Entrò nell’edificio religioso seguendo alla lettera il rigidissimo protocollo di corte: fu salutato ed ossequiato dall’Arcivescovo Rauscher  che avrebbe celebrato la cerimonia con la partecipazione di una settantina fra vescovi ed alti prelati.
Pochi istanti dopo sopraggiunse una meravigliosa carrozza decorata da un’infinità di rose bianche, trainata da quattro cavalli anch’essi candidi. Dal finestrino si intravedeva lei, Elisabetta Amalia Eugenia von Wittelsbach, colei che il mondo avrebbe ricordato semplicemente come l’Imperatrice Sissi. Una piccola mano coperta da un guanto bianco si muoveva salutando il popolo entusiasta della futura giovane sovrana, ogni tanto il suo volto si affacciava timidamente mostrando a tutti la sua bellezza adolescenziale illuminata da un sorriso piuttosto tirato. Sembrava, no, era una bambina. Aveva poco più di sedici anni e stava per sposarsi. Il promesso sposo non era uno qualunque, era l’Imperatore d’Austria, potentissimo paese di cui lei sarebbe divenuta la Prima Donna. Donna ancora bambina, catapultata alla ribalta da una serie di eventi e circostanze, lei che probabilmente avrebbe preferito restarsene nell’amata Baviera per vivere libera da obblighi e costrizioni, magari unita in matrimonio ad un partito meno appetibile ma che le avrebbe potuto offrire una vita decisamente più serena. La zia Sofia, sorella di sua madre Ludovica e futura suocera, aveva individuato in Elena, sua sorella maggiore, la sposa perfetta per il figlio Imperatore, ma Franz Josef aveva preferito lei, la giovane Elisabetta, mandando all’aria le speranze dell’Arciduchessa di far sedere sul trono una ragazza docile, tranquilla ed educata alla perfezione per quel ruolo.
La carrozza si fermò davanti all’ingresso della chiesa: paggi e cerimonieri si adoperarono per far scendere dapprima l’Arciduchessa Sofia, poi la Duchessa Ludovica e infine Elisabetta. Questa sembrava uno scoiattolo spaventato e allo stesso tempo commosso dalla folla accorsa lì per vederla; ricambiò con un sorriso forzato prima di esser guidata dalla zia verso la navata della chiesa presso il cui altare Franz Josef la stava già attendendo. Entrò quindi con la zia, seguita dalla madre, dalle sorelle fra cui Elena, e i fratelli minori, andando incontro al suo destino. Entrati tutti in chiesa, le porte furono chiuse, lasciando i Viennesi all’esterno sognando quelle nozze da favola, confinandoli nella loro reale quotidianità che non faceva parte dello sfarzo della corte imperiale.
“L’abbiamo vista davvero Aly….”Maddy si voltò verso l’amica i cui occhi ancora erano fissi sul punto in cui la sposa era scesa dalla carrozza.
“Si, l’abbiamo vista. La immaginavo diversa….” Sorrise mentre sentiva la sua mano stretta a quella di Jordan. “Ma è…. Sono comunque bellissimi.”
“Già.”
Poco dopo si udirono degli spari a salve, seguiti da alcuni tuoni di cannone: Elisabetta era appena diventata Imperatrice d’Austria.
Jordan, sentendo sussultare Alyssa, portò la mano della ragazza sulle labbra imprimendole un bacio che non passò inosservato: Maddy strabuzzò gli occhi di fronte a quel semplice gesto, impensabile però fino a poco tempo prima. Che cosa era successo fra quei due?!
Jordan si rese conto dell’occhiata stracolma di curiosità della sorella, ma dal momento che neanche lui aveva ben chiaro cosa poteva esser diventato lo strano rapporto con Alyssa, preferì sviare subito l’argomento anticipando sconvenienti domande a cui non sarebbe stato in grado di rispondere. “Bene, avete visto gli sposi, adesso potremmo tornare a casa?”
Si voltarono andando alla ricerca del signor Hans il quale si era portato a qualche decina di metri di distanza da loro: li guardava con aria benevola, pareva esser lì per proteggerli ed accompagnarli verso il viaggio che avrebbe portato a termine il loro pellegrinaggio nel tempo. Senza dire una sola parola si avvicinarono a lui che li invitò a seguirli nella sua piccola bottega. Entrarono e si accomodarono nella stanzetta in cui Hans riparava gli orologi, lui si sedette al suo tavolo di lavoro e prese ad accarezzarsi la barba bianca andando giù e su con la mano. “Miei cari ragazzi ci siamo, è giunta l’ora per voi di tornare nel vostro tempo.”
“Signor Hans…” Maddy prese la parola. “Posso ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per me?”
“Oh, è stato un vero piacere ospitarvi qui, in fin dei conti da quello che doveva essere un obbligo è uscito fuori un qualcosa di veramente positivo.”
“Obbligo?”
“Via, via. Non c’è più tempo per le parole, passiamo ai fatti.” Si alzò e gli altri fecero altrettanto. “Giovanotto, prendete entrambi gli orologi e portate le lancette sulle 12:00 in punto.” La sua voce si era fatta all’improvviso quasi imperiosa. “Voi, signorine, avvicinatevi a lui e restate sempre a contatto con il suo corpo.” Tutti eseguirono rapidamente gli ordini di Hans che pareva aver fretta di rispedirli a casa. “Pensate con grande intensità al luogo da cui siete partiti, concentratevi senza alcuna distrazione!”
I tre erano stretti in un abbraccio, erano quasi spaventati.
“Giovanotto, premete contemporaneamente i pulsanti di entrambi gli orologi. E che il Cielo vi accompagni.”
Jordan fissava Hans e per un attimo gli parve di vedere Merlino: come se in un film vi fosse un fotogramma errato, un istante prima di premere i pulsanti vide l’ometto con indosso gli stessi abiti del Druido di Camelot.
Chi era veramente il signor Hans?
Non ci fu il tempo di cercare una risposta: un lampo di luce accecante avvolse i ragazzi i cui occhi erano impossibilitati a vedere alcunché.
Li aprirono poco dopo, quando sentirono i loro piedi posati su un qualcosa di solido, forse un pavimento, e si guardarono attorno con circospezione.
“Siamo….. Siamo a casa?” Maddy osservava il luogo in cui si trovavano. “Sembra la nostra soffitta, lì ci sono i bauli.”
Jordan, visibilmente sollevato nel vedere entrambe le ragazza assieme a lui, stringeva ancora gli orologi fra le mani… Gli orologi che li avevano fatti girovagare fra le spire del tempo. “A questi ci penso io.” Si avvicinò ad uno dei bauli, lo aprì, cercò il sacchetto che li conteneva e quando lo trovò, ve li introdusse, lo chiuse stringendo per bene il nodo e lo depose sotto tutte le scatole e i contenitori. “Guai a voi se vi azzardare a frugare di nuovo fra le cose non vostre.” Richiuse il coperchio ed invitò le ragazze a lasciare la soffitta.
Si affacciarono nel corridoio: pareva tutto normale, come se niente fosse accaduto. “Siamo sicuri di essere nell’epoca giusta?”
Maddy controllò la sua camera da letto ed era tutto come lo aveva lasciato, così come la stanza di Jordan quando fu lui a verificare. Scesero al pian terreno ed entrarono in cucina: il grande orologio appeso alla parete segnava le cinque e mezza. “Se non ricordo male mancavano pochi minuti alle cinque quando stavamo qui a mangiare il gelato.” Osservò Alyssa. L’amica aprì il frigorifero e vi trovò il piatto con quanto lasciato dal fratello, mentre nel lavello stavano ancora le coppette sporche. “Sembra sia passata solo mezz’ora…. Possibile?”
In quell’istante il cellulare di Jordan squillò: era Valentine. Prese l’apparecchio in mano osservando per qualche istante quel nome, poi si decise a rispondere.
“Pronto….. Che c’è?” Le ragazze, specialmente Alyssa, avevano gli occhi fissi su di lui. “Si, dobbiamo parlare. Fra dieci minuti sono lì.” Chiuse la chiamata ed infilò il cellulare in tasca. “Tutto è tornato come prima, è trascorsa solo mez’ora qui. Non chiedetemi come questo sia possibile perché non ne ho idea, ad ogni modo è tutto finito.” Tentò di rasserenarle. “Io adesso devo uscire.”
“Devi vedere lei?” Chiese timidamente Alyssa.
“Si, chiarisco con lei e poi affrontiamo l’argomento perché non voglio perderti.”
Uscì lasciando Alyssa muta ed immobile, mentre Maddy moriva dalla curiosità. “Non vuole perderti?! Che significa?! Avanti Alyssa, parla! Che diavolo è successe fra voi due?! Non tenermi così sulle spine, lo sai che sono la tua migliore amica e certe cose non puoi tenermele nascoste!”
Lei si voltò, aveva un’espressione quasi smarrita. “Io e tuo fratello…. Ci siamo baciati.”
“Cosa?” Maddy stentava a crederci.
“Si, hai capito bene.”
“No, aspetta…. Ora tu mi racconti tutto per filo e per segno: voglio ogni dettaglio di come vi siete innamorati e …. State insieme, giusto?”
“Io…” Guardò l’amica. “Io non lo so. Perdonami Maddy, ma ho le idee troppo confuse e ….ne parliamo domani, ok?” Se ne andò. Era stanca ed aveva bisogno di tranquillità per riflettere su quanto accaduto con Jordan. Lui in quegli attimi stava parlando con la sua ragazza, dopo tutto non era libero e lo aveva quasi dimenticato. Davvero provava qualcosa per lei come le aveva dimostrato? O era la solita farsa? Le venne il dubbio che quel viaggio nel tempo fosse stato solo un sogno all’interno del quale nasceva un forte sentimento fra lei ed il ragazzo che amava.
Era andata così?
 





 
 
 
 
Buon pomeriggio a tutti!
Probabilmente qualcuno avrà pensato che fossi scomparsa dato che non aggiorno da un’infinità. Beh, diciamo che una serie di eventi mi ha tenuta ferma e che questi minuti utili per pubblicare il nuovo capitolo sono capitati, come si suol dire, a fagiolo.
Capitolo che mette la parola fine al viaggio nel tempo, ma non allo strano rapporto nato fra Alyssa e Jordan. Prima del loro ritorno nel presente, assistiamo alle nozze fra l’Imperatore Franz Josef e la principessa Elisabetta di Baviera: forse qualcuno si aspettava molto più romanticismo, ma ho scelto di restare più fedele possibile ai fatti storici secondo le informazioni che sono riuscita a reperire. Spero di non aver deluso nessuno, ad ogni modo tenterò di farmi perdonare col finale, non so se il prossimo capitolo sarà l’ultimo o il penultimo perché devo ancora scriverlo.
Grazie comunque a tutti voi per il supporto dimostratomi.
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 

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Capitolo 20
*** La vita riprende a scorrere.... Almeno ci prova! ***


 


Il tempo aveva ripreso a scorrere come di consueto, l’anno scolastico era iniziato così come era iniziato l’autunno, dorata stagione capace di tingere in maniera sublime le foglie degli alberi, trasformando il parco cittadino in una sorta di quadro impressionista 3D.
I ragazzi ancora non erano riusciti a capire se quel viaggio nel tempo avesse veramente avuto luogo, Maddy moriva dalla curiosità di sbirciare nuovamente all’interno dei bauli per verificare se effettivamente ci fossero ancora gli orologi. Jordan l’aveva tenuta a freno per un bel po’ di tempo, fino a che in un umido pomeriggio di metà novembre i legittimi proprietari erano venuti a riprenderseli per collocarli nella loro ubicazione definitiva, vale a dire la villetta da loro acquistata i cui lavori di ristrutturazione erano giunti al termine. Sfogliando i libri di storia e cercando in rete Maddy e Alyssa cercavano senza sosta tracce e documenti per verificare se effettivamente quello che avevano visto era reale, non era semplice dare risposte alle loro molteplici domande: per esempio, c’era qualche cosa che poteva confermare la vera origine dei complessi piramidali dell’Antico Egitto? I Figli di Sirio erano realtà o suggestione? E cosa dire del leggendario Regno di Camelot? I resti mortali rinvenuti più di un secolo fa presso Glastonbury appartenevano davvero a Re Artù e alla Regina Ginevra? E Merlino? Era solo leggenda? La Firenze Rinascimentale era l’unica località la cui certezza storica era tangibile, così come la caccia alle streghe, per non parlare poi di Versailles e della sua sfarzosa corte e della romantica Vienna di metà 800. Maddy aveva potuto visitare solo la capitale austriaca ed era comunque rimasta affascinata dai racconti dell’amica che parevano un romanzo fantastico. E proprio per questo a volte, specie nelle grigie giornate di pioggia, guardando fuori dalla finestra mentre le gocce battevano sui vetri, la mente dei ragazzi vagava e come per incanto parevano in grado di vedere scene di quei tempi passati. A volte infatti si materializzavano delle immagini talmente reali da sembrare vere, come quella volta in cui Jordan alzando gli occhi dai libri per una breve pausa dallo studio, vide il castello di Artù fuori dalla finestra della sua stanza. Maddy invece raccontò di aver visto passeggiare nel giardino di casa una sagoma scura con la veletta nera sul viso che ricollegò immediatamente all’Imperatrice Elisabetta, mentre Alyssa era “perseguitata” dai penetranti occhi verdi di Veronica, la strega incontrata a Firenze. Pure i loro sonni erano ripetutamente disturbati da strani avvenimenti, si svegliavano spesso a causa di incubi ed altrettanto spesso avevano la sensazione di esser tornati indietro nel tempo. Tutto questo caos li aveva letteralmente messi in confusione, causando lievi ripercussioni pure sui loro studi e naturalmente la situazione sentimentale non troppo chiara fra Alyssa e Jordan era rimasta in sospeso. Solo i primi momenti successivi al ritorno nella loro epoca erano trascorsi in modo normale, ma essendo particolarmente scossa la ragazza aveva preferito non affrontare subito il fratello della migliore amica, anche perché lui era immediatamente uscito di casa per vedere la sua ragazza  e proprio in quella occasione Jordan aveva rotto definitivamente con Valentine.
Nelle settimane successive gli strani fenomeni si erano manifestati in maniera via via più frequente e fastidiosa rimandando ulteriormente l’occasione per chiarirsi una volta per tutte. In più a Jordan era stata offerta la possibilità di partecipare ad un seminario organizzato da uno dei suoi professori. Tale evento si sarebbe tenuto in un’altra città per la durata di circa quattro settimane. Lui aveva accettato, sperando che quel periodo lontano da casa potesse rivelarsi utile per ritrovare un po’ di tranquillità, senza contare quanto tale evento sarebbe stato determinante per ottenere la famigerata borsa di studio. Quindi Jordan era partito e il momento di affrontare la questione “Alyssa” si era allontanato ancora di più.
 
Finché una sera il destino, in vesti molto speciali, decise di dar loro una  mano.
 
Maddy aveva invitato Alyssa a casa sua per un piccolo pigiama party sperando che, trascorrere delle ore assieme come ai vecchi tempi, potesse rivelarsi utile per tornare alla normalità almeno un po’.
“Ecco qua!” Maddy si mise seduta accanto all’amica offrendole una ciotola piena di pop corn. “Sono ancora caldi.”
“Grazie.” Ne assaggiò uno, proseguendo poi a mangiarli con una certa lentezza.
“Hai avuto più strane visioni nell’ultima settimana?”
“Solo una volta, martedì sera.” Rispose continuando a sgranocchiare pop corn. “Mentre chiudevo la finestra per andare a dormire ho visto due figure fluttuare nel cielo.”
“Chi erano?”
“Luth e Zuha, due alieni Figli di Sirio che abbiamo incontrato nell’Antico Egitto proprio all’inizio del nostro viaggio nel tempo.” Sospirò. “Io non ce la faccio più Maddy…. La notte se va bene dormo tre ore, sono uno straccio e non riesco a fare più nulla. Questo è l’ultimo anno di scuola, non voglio rischiare la bocciatura! E poi….”
“E poi?”
“C’è sempre la questione in sospeso con tuo fratello…” Si raccolse in un gomitolo trattenendo a stento le lacrime. “Eravamo a Firenze quando ha scoperto tutto e ….ti giuro, avrei voluto sprofondare dalla vergogna. Poi lui si è comportato in modo quasi violento e mi sono spaventata, gli ho sputato in faccia che non provavo più nulla per lui, in quei momenti era davvero così ma….”
“Ma?” La incalzò.
“Poi le cose sono cambiate e ha cominciato a mostrarsi carino nei miei confronti, credevo mi prendesse in giro però quando mi ha baciata io….non ho capito più nulla.”
“Ti manca?”
“Da impazzire.” Si asciugò una lacrimuccia.
“Domani rientra da quel viaggio, lo sai vero?”
Annuì in silenzio,
 “Tu pensi di uscire con lui prima o poi, giusto?” Attese un cenno da parte dell’amica che però non giunse. “Guarda che sono al limite della sopportazione! Non fa che tempestarmi di messaggi in cui mi chiede di convincerti ad accettare il suo invito!”
“Davvero?” Si immaginò la cosa e si fece scappare un sorriso.
Decise di sferrarle la spinta finale per tentare di scuoterla. “Guarda che non potrei sperare in una cognata migliore.”
Per tutta risposta ricevette un cuscino in faccia seguito da un risata capace di rompere quella sorta di tensione. Ne nacque una piccola battaglia di cuscini, esattamente come erano solite fare da una vita, quando avevano solo voglia di divertirsi e non covare pensieri nella mente.
Quel loro momento di pura gioia fu interrotto dall’ingresso improvviso di Jordan nella camera della sorella col sorriso sulle labbra. “Si può sapere che cos’è tutto questo frastuono?! Sto tentando di riposare!” Era appena tornato dal viaggio, lo attendevano per la sera successiva e invece lui aveva scelto autonomamente di anticipare il rientro.
“Oh, ma per favore! Tu torni all’improvviso e pretendi di dettar legge?” E Maddy, sorpresa e felice di vederlo, lanciò un cuscino in direzione del fratello che non fece nulla per schivarlo.
“Ah sì? Vuoi la guerra?” Lasciò il suo trolley ed afferrò di nuovo il cuscino piombando assieme ad esso sulla sorella fingendo di farle male esattamente come quando erano piccoli e i loro genitori erano costretti a separarli dalle loro risse infantili. Jordan stava per avere la meglio quando fu distratto dalle risate di Alyssa visibilmente divertita dalla scena. Si alzò lentamente con gli occhi pieni di stelle e all’improvviso la piccola lampada da tavolo si spense facendoli piombare al buio. Poi altrettanto improvvisamente la luce tornò nella stanza e nell’angolo vicino alla finestra comparve Merlino. Maddy e Alyssa stavano per mettersi ad urlare dallo spavento, Jordan tappò loro la bocca nonostante lui per primo fosse spaventato dalla visita inaspettata.
“Venerabile Merlino….” Bisbigliò il ragazzo. “Siete davvero voi? Cosa…. Cosa vi porta qui?”
“Sì, sono io. E posso constatare con gioia che avete fatto ritorno nel vostro tempo senza spiacevoli inconvenienti.” Notò il timore delle ragazze e le tranquillizzò con fare benevolo. “Prego voi fanciulle di mantenere la calma, non sono qui per recarvi brutte notizie, ma per donarvi un aiuto concreto per superare gli scompensi spazio temporali di cui soffrite da quando avete fatto ritorno nella vostra epoca.”
Nell’aria si udirono sospiri di sollievo e la tensione andava via via ad allentarsi. Maddy incontrava per la prima volta il druido leggendario e come si fu ripresa dallo spavento, gli si avvicinò con meraviglia mista a timore. “Voi dunque siete Mago Merlino? Quello vero?”
“Esatto milady.”
“Siete quello della Spada nella Roccia? Quello di Re Artù? Di Ginevra e Lancillotto? E siete sempre voi che combattete Maga Magò?”
“Maddy, per favore!” Jordan la fece tacere tappandole la bocca mentre la portava a debita distanza da Merlino che pareva lievemente infastidito dalla serie di domande incalzanti. “Chiedo scusa, mia sorella a volte si comporta in modo inopportuno….. Ehm, dicevate di esser qui per aiutarci?”
Il saggio druido comprese il tentativo di sorpassare la curiosità della ragazza e rispose con cortesia. “Sono il Merlino autentico, non quello delle fiabe ed ora, a riprova di ciò, vi donerò di nuovo la tranquillità perduta a seguito del viaggio attraverso i meandri del tempo.” Stese le braccia verso di loro, dalla sfera presente sul bastone prese a sprigionarsi una calda luce che, vorticando sopra le loro teste, risucchiò una strana aura negativa. La imprigionò sulla sommità del bastone, dopo di ché fece loro una profonda riverenza prima di scomparire salutandoli con un semplice  “Siate sereni.”
Scomparso Merlino i tre piombarono addormentati.
 
Si svegliarono quando il sole era già alto nel cielo, quel sonno era stato piuttosto profondo e soprattutto  privo di incubi e strane apparizioni.
Fu Maddy ad aprire per prima gli occhi, ebbe bisogno solo di una manciata di secondi per rendersi conto di trovarsi nella propria camera da letto in compagnia di Alyssa e Jordan, ancora beatamente addormentati. Sorrise vedendoli e decise di lasciarli soli sperando in un romantico risveglio per entrambi.   
 
 





 
Buongiorno a tutti!
Non ricordo più da quanto tempo manco di aggiornare. Alcuni di voi sanno che sono reduce da settimane piuttosto pesanti, spero vivamente di essermele lasciate alle spalle di modo che, sia ciò che scrivo, sia ciò che leggo non restino troppo indietro.
Detto questo, sono a presentarvi il capitolo numero venti: avevo calcolato di concludere qui tutta la storia, ma non essendo un genio in matematica, ho toppato! Dunque ce ne sarà un altro che segnerà la fine delle vicende di Alyssa, Jordan e Maddy. Diciamo anche che non sono particolarmente entusiasta di quello che ho scritto, anche perché l'ho fatto in un periodo decisamente "no", spero comunque apprezziate.
 
Grazie infinte per la pazienza e alla prossima!
 
Un Abbraccio
La Luna Nera

 

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Capitolo 21
*** Una nuova partenza ***


 


Alyssa dormiva beatamente con la testa su un cuscino blu, aveva un’espressione rilassata e Jordan non riusciva a distogliere l’attenzione da lei. Non appena si era svegliato infatti aveva subito notato la presenza della ragazza addormentata al suo fianco; non c’era Maddy, evidentemente sua sorella si era già alzata ed era uscita dalla camera da letto. La poca luce che filtrava attraverso le tende infondeva una certa atmosfera calda ed intima, era la prima volta che aveva l’occasione di trovarsi solo con lei da quando erano tornati nel presente. E quella era un’occasione davvero unica e speciale. Le si avvicinò, ancora riposava, continuando a guardarla in assoluto silenzio provava una sensazione di pace e tranquillità mai avvertita prima. Passò vari minuti contemplandola senza fare il minimo rumore con il sorriso stampato sulle labbra e fu così che Alyssa lo vide quando aprì gli occhi.
“Buongiorno.” Le sussurrò.
Lei si stiracchiò appena sollevando di poco la testa dal cuscino. “Mhm…”
“Dormito bene?”
La ragazza sbadigliò portandosi la mano davanti alla bocca. “Si, ho dormito come non facevo da mesi.”
“Allora Merlino è stato di parola.” Le sorrise dopo averle sussurrato questa breve frase con voce calda e pacata.
All’udire il nome di Merlino, Alyssa aprì per bene gli occhi, rendendosi conto che lì con lei ci fosse solo Jordan. Si tirò su stiracchiandosi e si mise seduta. “Dov’è Maddy?” Si guardò attorno.
“Credo sia in bagno, ci trascorre ore intere al mattino.”
“E tu? Che ci fai qui?” Al pigiama party non c’era.
“Sono tornato ieri sera, non ricordi?” Sorrise di nuovo.
Lei invece si prese un attimo per riflettere e riorganizzare le idee: serata con Maddy, chiacchiere da vecchie amiche, lotta coi cuscini, porta che si apre e…. “Ah già, hai ragione.”
“Vuoi che ti porto un caffè?”
“No, grazie. Anzi, forse è meglio se torno a casa, tu sei tornato ieri sera e immagino voglia riposare.”
“Ehilà, buongiorno a tutti!” Maddy entrò in camera con un vassoio pieno di cornetti caldi ed invitanti. “Ecco qua, prendeteli prima che si raffreddino.” Posò tutto sui cuscini. “Datemi due minuti e porto pure il resto. Cappuccino o caffè?”
Jordan fissò la sorella con l’intento di farle capire che quei due minuti dovevano durare molto di più: desiderava restare solo con Alyssa e cercare di chiarire il loro rapporto una volta per tutte. Si avvicinò alla sorella in modo da potersi rivolgere a lei a bassa voce. “Vai giù in cucina e restaci un bel po’, chiaro?” La invitò ad uscire spingendola verso la porta con la certezza che non sarebbe rientrata a breve in camera.
Si voltò e notò Alyssa in piedi davanti alla finestra, aveva tirato la tenda permettendo alla luce del mattino di entrare ad illuminate la stanza. Mangiucchiava uno dei cornetti portati da Maddy, pareva una scusante per evitarle l’imbarazzo di dover affrontare quel discorso da troppo tempo rimandato, ma che ora voleva essere affrontato ad ogni costo.
“E’ buono?” Le disse cingendole la vita con le braccia.
La sentì sussultare nel preciso istante in cui i loro corpi erano entrati in contatto. “Si.” La sua risposta fu minima, al contrario dell’emozione che si fece man mano più grande di tutto ciò che avrebbe voluto o potuto dire. Poi respirò un paio di volte prima di pronunciare qualcosa in grado di spezzare la tensione che la avvolgeva. “Allora… Com’è andato il viaggio?”
“Oh, molto bene, grazie. Gli incontri a cui ho partecipato sono stati davvero interessanti, ho avuto l’opportunità di toccare con mano come nasce un grande progetto ed incontrare grandi nomi dell’architettura moderna.”
La ragazza inclinò lievemente la testa in avanti piegando le labbra in un sorriso denso di soddisfazione. “Mi fa piacere.”
Jordan aveva però l’impressione che lei volesse evitare di proposito di affrontare la loro situazione, forse per timidezza, forse per imbarazzo, lui non lo sapeva. Sapeva bene quello che lui voleva e il desiderio di chiarire una volta per tutte fu più forte di ogni altra cosa. “Lo sai che ho sentito tantissimo la tua mancanza?” La strinse leggermente più forte.
Girò leggermente la testa, trovandosi la punta del naso a pochissimi centimetri da quella di Jordan.
“Dico davvero.” Proseguì lui. “Quando ho accettato l’invito a quel seminario, speravo mi fosse utile per superare l’insonnia e tutti i disturbi che ci hanno colpiti fin dal nostro ritorno nel presente. Volevo fuggire dalla mia ex che ho lasciato una volta per tutte e che continuava a cercarmi, dal vederti sempre di sfuggita come se tu mi evitassi di proposito e….. Insomma, dopo i primi giorni lontano da casa ho avvertito un vuoto enorme: mancavi tu.”
Le sue labbra si schiusero per l’incredulità, non credeva alle sue orecchie!
“E’ andata così, credimi. Abbiamo fatto assieme l’altro viaggio, certo, è stato bizzarro ed assurdo, però eravamo assieme e se dapprima la tua compagnia quasi mi infastidiva, col conoscerti meglio mi sei apparsa attimo dopo attimo sempre più indispensabile. Mi sei mancata Alyssa, mi sei mancata tantissimo, accanto a me c’era un vuoto che solo tu potevi colmare. Per questo ho anticipato di un giorno il mio rientro, ho preso il primo volo disponibile una volta conclusosi l’ultimo incontro e sono tornato qui. Sapevo che mia sorella aveva organizzato un pigiama party con te e non desideravo altro che arrivare a casa prima possibile per rivederti. Queste quattro settimane mi sono sembrate un’eternità.”
“Jordan…. Ma stai parlando sul serio?”
“Certo.” Non riusciva a smettere di guardarla negli occhi. “Io non so se tu provi ancora qualcosa per me, spero che un briciolo di sentimento esista ancora perché muoio dalla voglia di stare con te.”
Quel sogno iniziato tanto tempo fa si stava realizzando. Il cuore di Alyssa era praticamente impazzito, portò lentamente le sue mani su quelle di lui mentre le labbra si piegavano in un sorriso sognante ed innamorato. Era il segnale che Jordan attendeva: le regalò un bacio leggerissimo che fece capitolare completamente la ragazza. Si voltò verso di lui lasciandosi stringere fra le braccia, lasciandosi alle spalle tutti i timori e le paure, cancellando l’orgoglio che le aveva fatto dire cose assolutamente false ed insensate.
“Ehilà! Il caffè si raffredd….a.” Maddy irruppe nella stanza all’improvviso trovandosi davanti quella scena.
“Accidenti a te!” Jordan, visibilmente scocciato, le andò incontro con aria non troppo felice. “Ma come diavolo fai ad arrivare sempre quando non devi?!”
Era paonazza in viso. “E che ne so io di quanto tempo ti serve per rimorchiare le donne?!” Incrociò le braccia visibilmente offesa.
“Ora torna di sotto e restaci!”
Alyssa scoppiò a ridere. “Siete troppo buffi quando discutete così, somigliate a due bambini piccoli!” Quella sua risata riportò la calma fra  fratello e sorella che pure si misero a ridere. “Dai, scendiamo giù.” Esordì la ragazza avvicinandosi ai due. “Ho proprio voglia di un buon caffè.”
“Te lo preparo immediatamente……cara cognata!” E Maddy si beccò un buffetto da entrambi, dopodiché scesero giù per le scale dando inizio ad una giornata memorabile per i due pellegrini del tempo.
 
 
Così, complice forse la ritrovata serenità grazie all’intervento di Merlino, erano scomparse anche le paure di parlare col cuore in mano, la voglia di non cedere all’orgoglio e la forza di accantonare il ricordo di certe situazioni spiacevoli. L’esperienza presso Camelot con protagonista Lady Rowanne era svanita come per incanto, così come l’ira scatenatasi a Firenze a seguito del filtro d’amore offerto da Veronica, la fattucchiera. Alyssa era riuscita a farsi conoscere meglio dal ragazzo per cui aveva perso la testa, da lui che aveva scartato a priori il tipo di donna “acqua e sapone” preferendo l’esatto contrario. Certo, anche Jordan aveva i suoi difetti, ma chi non ne ha? Con un po’ di buona volontà e tanto amore la loro storia iniziò a muovere i primi passi, forse all’inizio con qualche titubanza ma con la consapevolezza che quella relazione sarebbe potuta andare avanti davvero.
Tutto bene quindi.
Ricordate però quella borsa di studio tanto inseguita da Jordan?
Ebbene, proprio in concomitanza con le prove orali degli esami di maturità di Maddy ed Alyssa, giunse la notizia tanto attesa: il ragazzo aveva ottenuto ciò che da tempo desiderava. Questi, nonostante tutto, non saltò di gioia: il conseguimento della borsa di studio se da un lato gli spalancava la possibilità di fare quel viaggio in Europa, permettendogli di toccare con mani capolavori architettonici del passato e del presente, dando una svolta significativa al suo percorso professionale, dall’altro lo avrebbe allontanato dalla sua ragazza per sei lunghi mesi. Ovviamente gliene avrebbe parlato, ma solo dopo la conclusione degli esami. Cercava di fare buon viso a cattivo tempo, non era affatto facile ed il nervosismo prese ad insinuarsi fra i due. Lei trascorreva lunghe giornate china sui libri e quando usciva con lui era capace di parlare solo di materie scolastiche. Lui stava in silenzio, lasciava che sfogasse tutta la tensione ascoltandola con pazienza, dandole consigli e suggerimenti utili per affrontare quel grande passo.
 

 
EPILOGO
 

Fuori dall’edificio scolastico quel mattino Jordan attese l’uscita di Alyssa: la ragazza, finalmente libera dalla gogna della maturità gli saltò addosso stringendolo forte e baciandolo con le lacrime agli occhi. “E’ finita, amore mio. E’ davvero finita stavolta.”
“Brava, sono fiero di te.” La baciò di nuovo. “Vieni, andiamo a festeggiare.” La prese per mano ed assieme si avviarono verso il bar all’angolo per brindare.
“Maddy è a casa?”
“Sì, sta ancora ripassando.” Rispose lui. “Ha il colloquio domani mattina, se non ricordo male è la prima.”
“Già. A me non sembra vero aver finito tutto!”
Ordinarono due aperitivi freschi ed attesero parlottando del più e del meno che glieli servissero. Alyssa aveva notato una sorta di nervosismo in lui, forse lo era già da prima e lei non se ne  era accora, presa com’era dallo studio.
Sorseggiò il suo drink. “Jordan, va tutto bene?”
Lui  la guardò. “Perché me lo chiedi? Sì, va tutto bene.”
“Mi sembri strano….”
“In effetti….” Prese coraggio, prima o poi doveva dirglielo. “In effetti c’è una cosa di cui dovrei parlarti, ho atteso che tu terminassi gli esami per evitare eventuali problemi perché non è facile dirtelo.”
“Che succede? Mi fai quasi paura.”
“Io…” Respirò profondamente. “Io ho ottenuto quella borsa di studio.”
Lei restò muta.
“Sai che significa, vero?”
Annuì in silenzio abbassando lo sguardo. “Quando parti?”
“Dovrei farlo fra dieci giorni, ma non ho ancora deciso.”
Riportò l’attenzione su di lui. “E perché?”
“Me lo chiedi pure?” Prese le mani fra le sue. “Non so se riesco a stare sei mesi lontano da te, sarei capace di tornare qui dopo una settimana.”
“Così manderesti in fumo tutti i progetti che hai sempre fatto, compreso il sogno di diventare un grande architetto famoso.” Sentiva un enorme nodo alla gola. “Tu devi partire, Jordan. Non puoi rinunciare al tuo futuro in questo modo.”
“Nel mio futuro ci sei anche tu, lo sai, vero?”
Quelle parole le accarezzarono il cuore strappandole un sorriso. “Io ci sarò sempre e ti aspetterò, quell’opportunità no.” Sorrise di nuovo. “Mi sentirei un’egoista nel trattenerti qui.”
Lui era quasi sul punto di piangere nel sentirla parlare a quel modo e come per incanto gli tornarono alla mente le parole di Alyssa quando, a Firenze nel Rinascimento, se ne andò in città lasciandola sola con Veronica, con tutto quello che poi ne era conseguito. Si abbracciarono stretti, il loro amore era forte e la prospettiva di quel periodo di lontananza, benché difficile, sarebbe stato affrontato con uno spirito diverso.
 
DIECI GIORNI DOPO ALL’AEROPORTO
 
Il giorno tanto temuto era arrivato: all’aeroporto Jordan stava attendendo l’apertura del check-in. C’era tutta la sua famiglia e naturalmente c’era anche Alyssa a cui si erano aggiunti anche i suoi genitori.
Il ragazzo era vicino al vetro che permetteva la visione sulle piste di decollo, la sua espressione era molto più rilassata di quella di Alyssa, la teneva per mano, quella mano che era al contempo fredda e sudata.
“Tranquilla.” Le baciò la mano. “Questi mesi passeranno più veloci di quanto immagini.”
“Speriamo.” Sospirò. “E’ solo che…. Insomma… dopo ieri sera forse sentirò ancora di più la tua mancanza.” Le sue guance si tinsero di rosso.
Entrambi ripensarono alla deliziosa cena a lume di candela che avevano consumato assieme, dopo la quale erano rientrati a casa, nel piccolo appartamento che Jordan aveva ricavato nella mansarda (sì, proprio quella in cui un tempo stavano i bauli) e lì fra baci, carezze e la giusta atmosfera, si erano amati per la prima volta.
Il segnale acustico dell’apertura del check-in li riportò al presente.
“E’….aperto…” Bisbigliò la ragazza voltandosi verso il bancone presso cui si stavano avvicinando gli altri passeggeri del volo per Parigi.
“Sì.” Confermò lui.
“Allora….vai.”
Annuì in silenzio. Mise la mano dietro la schiena attendendo che sua sorella si avvicinasse e gli consegnasse una busta. “Prima però devo darti questa.” Gliela porse.
“Che cos’è?”
“E’ qualcosa che ti permetterà di passare i prossimi sei mesi nel migliore dei modi. Tranquilla, è stata un’idea di Maddy.”
“Ah beh….” Si fece scappare un piccolo sorriso.
“Perché non la apri?”
“Lo farò quando sarai partito.”
“Eh no, amore mio, devi farlo adesso.”
“Perché?”
“Tu aprila.”
Alyssa continuava a non capire, tuttavia decise di fare come Jordan le chiedeva: aprì la busta e …. “Ma cosa…? Ma questo è un biglietto!”

“Esatto. E’ il tuo biglietto.”
Dalla sua bocca non usciva un solo suono, tanto era incredula.
“Tu parti con me fra poco più di un’ora.”
“Come-cosa?!” Si guardava attorno in cerca di conferme: vide i suoi genitori con trolley e passaporto in mano e vicino a loro Maddy entusiasta per il risultato brillante ottenuto.
“Non ti azzardare a rifiutare perché non ci rimborsano neanche un centesimo!”
“E’ il nostro regalo per l’eccellente diploma che hai conseguito. Siamo orgogliosi di te.” E fu travolta dall’abbraccio dei suoi genitori.
“Vi voglio bene, tantissimo bene! Siete i migliori del mondo!” Era commossa.
Poi venne la volta di Maddy. “Fate i bravi, tu e mio fratello.”
“Contaci.”
“E non fatemi diventare zia, mi raccomando!”
“Idiota.” Jordan le spettinò i capelli. “Coraggio, adesso è davvero il momento di andare, altrimenti ci lasciano a terra.”
Un veloce abbraccio ai familiari, l’ingresso al gate e nel giro di mezz’ora poco più, Jordan e Alyssa allacciarono le cinture di sicurezza, pronti al decollo verso Parigi, città che aveva fatto da sfondo al momento in cui il loro amore aveva iniziato a muovere i primi passi nel corso del loro pellegrinaggio attraverso il tempo.
 
 
 
 



 
Buon venerdì a tutti!
Siamo arrivati alla fine, il capitolo è forse un po’ troppo lungo e vi chiedo scusa per questo. Come alcuni di voi sanno, non è stato semplicissimo arrivare fino qui e probabilmente con tempi migliori a disposizione, avrei potuto fare di meglio. La conclusione forse è frettolosa e anche per questo mi scuso con voi che avete seguito tutta la vicenda sin dall’inizio, spero comunque che un po’ vi sia piaciuta.
Vorrei ringraziare innanzitutto Emmastory, colei che mi ha dato l’idea per scrivere questa storia, poi lclementi2, alessandroago94, ineedofthem e tutti i lettori silenziosi che l’hanno inserita in una delle liste. Aggiungo anche eppy che non sento da un po’ e crazy lion con cui mi sento con piacere da quasi un mese.
Ho in mente già una nuova storia che tratterà di alieni e cerchi nel grano, spero di riuscire a scriverla e proporvela, non prima della fine dell’estate però. E’ possibile che pubblichi qualche poesia o OneShot nei mesi a venire, devo attendere l’ispirazione giusta.
Di nuovo grazie infinite a tutti e a presto!
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 

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