Il Maestro e lo Scolaro.

di Zagras94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 : Un incontro inaspettato. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 : Il giovane mago. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 : Un incontro inaspettato. ***


CAPITOLO 1 : UN INCONTRO INASPETTATO.
 
 
 
 
Regnava il silenzio, limpido come il cristallo, nelle sale e nei corridoi grigio-marmo e lignei della Scuola del Drago di Vinheim, una muta quiete assai conosciuta ed incoraggiata da tutti i maestri e dalla maggior parte degli allievi che lì apprendevano le antiche e rinomate, a livello mondiale, “Arti dell’anima”: la stregoneria.
D’altronde, la Scuola stessa, istituzione millenaria fin dai tempi dell’alba dell’Era del fuoco, era stata edificata proprio in vista del garantire, a chiunque volesse (e ne fosse in grado) studiare le vetuste e consunte pergamene di incantesimi ed incantamenti, una pace così pura, che si sarebbe potuto udire un bisbiglio da un capo all’altro di un’ala della struttura (e coloro che praticavano le magie di supporto sonoro, questo, lo sapevano molto bene).
E dire che per chiunque avesse guardato l’imponente complesso dall’esterno, magari dalla cima d’uno dei tanti colli in mezzo a cui Vinheim sembrava essersi insediata come una chioccia sulle uova, la visione sarebbe stata ben più promettente di attività: avrebbe scorto subito l’ala sud-ovest, dai cui comignoli si innalzavano quotidianamente nubi di fumo dalle tinte azzurrine, causati dalle intense forge magiche manovrate da chi aveva deciso di dedicarsi alla Forgiatura Arcana, e quindi a studiare come infondere con la magia armi, scudi ed armature d’ogni sorta tramite la segreta e fine arte di battitura sui tizzoni incantati, realizzati con l’avorio, il marmo bianco o legno pregiato di frassino; immediatamente a fianco, nell’ala ovest, avrebbe notato la massiccia e ben più “militaresca” Caserma, ove guerrieri e cavalieri provenienti da ogni angolo del mondo conosciuto venivano ad apprendere e mettere in seria pratica la curiosa arte della Scherma magica, ossia il convogliare le energie arcane per potenziare le loro già elevate capacità belliche, divenendo col tempo un famoso gruppo di spadaccini sia elogiato per le continue e numerose evoluzioni e scoperte magiche, sia deriso dai cosiddetti maghi “puristi”, i quali credevano che la stregoneria dovesse riguardare solo ed esclusivamente il lancio di incantesimi e la magia fine a se stessa (superfluo aggiungere che questa fosse la fazione più xenofoba ed isolazionista); guardando ad est, invece, avrebbe visto la cupa e alta Torre dei Silenti, uno spoglio e malinconico chiodo di pietra vulcanica dove stregoni di ogni provenienza sociale imparavano, sovente nella segretezza e nell’anonimato, le subdole stregonerie basate sul suono, come l’azzerare il rumore dei loro movimenti o l’ampliare la loro ricezione di quelli altrui, come il falsificare la propria voce per ingannare il prossimo o il produrre suoni vari per attirare potenziali vittime in trappola; e si sarebbe anche ricordato delle sinistre voci in giro, secondo cui proprio in quella Torre venisse addestrato un ordine di spie ed assassini magici, pronti ad eseguire missioni su commissione per chiunque avesse il borsello abbastanza gonfio da poter assumere i loro costosi servigi; poi, spostando finalmente lo sguardo verso nord, avrebbe ammirato la lucente di vetro e bronzo dorato Casa della Ricerca, il dipartimento della Scuola dedito alla ricerca archeologica e allo studio delle forme di magia più antiche, quali le perdute magie dorate di Oolacile (le pochissime pervenute), e le ancor più rare tracce del lavoro del padre stesso dell’Arte dell’anima, Seath il Senzascaglie.
Ed era proprio attraverso uno dei vari corridoi, ampliamente illuminati e colleganti questa sezione al resto del complesso, che il silenzio tipico di Vinheim veniva rotto dal suono soffuso di quattro piedi su di un tappeto ricamato.
<< Non mi sono mai capacitato di quanto sia illogicamente lungo questo collegamento. Fa perdere inutilmente tempo prezioso. E quando la Casa compie una nuova scoperta, bisognerebbe consentire ai maestri di accorrere il più celermente possibile! >>.
<< Devo dissentire, mio esimio collega Corax. Questo passaggio dalle dimensioni, come dice lei, “illogiche”, consente a chi lo percorre di avere tempo per riflettere sui suoi pensieri, cosa affatto irrilevante nella carriera di un mago. Oltre a permettere di deliziarsi del paesaggio esterno, s’intende. >>.
L’individuo che rispondeva al nome di Corax di Carim fece un verso insolito, tra l’annoiato e lo stizzito: costui era un uomo sulla settantina, alto, dalla corporatura segaligna e la pelle rugosa come l’increspatura delle onde marine; la sua testa, secca e piccola sproporzionatamente al resto del corpo, era totalmente glabra, non presentando la benché minima traccia di peli né sul cranio né dove normalmente ci sarebbero dovute essere le ciglia e le sopracciglia; il suo naso, aquilino all’inverosimile, si arricciò insieme alle labbra sottili come lame in un ghigno di sufficienza, mentre voltava lo sguardo blu ghiaccio verso il suo interlocutore alle sue spalle.
Il quale, tenendo le braccia intrecciate all’indietro, nascoste dal mantello verde scuro e dalla veste color giallo e mogano usurata dal tempo, gli sorrise furbescamente da sotto i suoi baffi e la folta barba bianca; o almeno, tentò di farlo, ma come al solito il suo cappello dall’enorme falda gli copriva completamente il volto, impedendo al suo collega di cogliere il luccichio divertito nei suoi occhi e vedendo solo ciò che chiunque vedeva sempre: un grande cappello a punta.
<< Maestro Logan, la prego di serbare il suo sarcasmo da cattedra per i pochi allievi al suo seguito: quando due veri stregoni si parlano, non- >>
<< “Non scadono nella facezia e prosperano nella serietà.” Conosco oramai a memoria i cento motti del suo circolo di “puristi”, caro Corax, e lei dovrebbe saperlo. >>.
Lo stregone secco emise un alto sospiro di rassegnazione, mentre con un semplice incantesimo spalancava l’imponente portone di legno e bronzo che faceva da ingresso per la Casa della Ricerca: oltre di esso si aprì una vasta sala piena di scaffali di tomi antichi e nuovi, cosparsa in ogni dove da svariati tavoli da lavoro, su cui si affaccendavano nei più diversi compiti una massa di persone dall’età mista, dal più giovane e sbarbatello di un mago al più anziano ed esperto maestro.
Scendendo i pochi gradini verso il pavimento inferiore, Corax continuò imperterrito a parlare. << Comunque sia, il motivo per cui siamo qui entrambi è decisamente serio. Orsù, mi segua fino al tavolo B4. >>.
Zigzagando tra una maga intenta a trasportare fra le braccia ben dieci libri mastri di “Compendi di storia dei regni umani, dall’Accensione ad oggi” e pesanti ciascuno qualche chilo (Logan le castò sopra, di nascosto, un incantesimo di alleggerimento per pietà) e un fabbro magico intento ad analizzare con un complesso macchinario uno strano medaglione d’argento (su cui Logan individuò ad occhio la bellezza di tre maledizioni), arrivarono finalmente alla loro meta: un lungo tavolo di legno scolpito con le gambe a guisa di drago e sopra cui appoggiava, srotolata, una missiva di carta-pergamena dai caratteri eleganti e riportante un sigillo di un falchetto che reggeva nel becco un catalizzatore d’incantesimi. Il sigillo della Torre-succursale sui Monti Gelati.
Un’inserviente lì vicino, una ragazza sui vent’anni dai capelli ramati, si voltò a salutarli, evidentemente attendendo il loro arrivo da un po’.
<< Oh, Maestro Corax, Maestro Logan, ben arrivati! Sono Helen, maga apprendista di Maestro Dalamos e responsabile dell’archivio. Vi attendevo per coadiuvarvi nello studio dell’interessante messag- >>.
<< Sì, sì, sì, abbiamo capito, che diamine! Piantala coi convenevoli e veniamo al sodo della questione, giovanotta! >> replicò spazientito l’uomo di Carim, interrompendo la presentazione della ragazza con appena un gesto della mano e senza nemmeno degnarla di un secondo sguardo.
La giovane, abbastanza mortificata, annuì, mostrando con una certa titubanza il documento sul banco. << E’ arrivata stamattina presto, appena prima dell’alba, tramite un corvo messaggero. Viene dalla Succursale Nord: dicono che abbiano rinvenuto degli importanti testi antichi su pelli conciate, riguardanti… >>.
<< LE STREGONERIE DEL GHIACCIO DEL POPOLO NOMADE DEI MONTI??? Ah!! Ahahah!! Ma è fantastico!! >> proruppe all’improvviso Logan, facendo sobbalzare la poveretta dallo spavento e venire alla mente di Corax almeno venti nuove imprecazioni. Grancappello, il quale evidentemente era già riuscito a leggere l’intero foglio, si chinò a raccoglierlo per rileggere tutto il testo di nuovo, onde essere sicuro di ciò che aveva capito. I suoi occhi brillavano come se non avessero mai avuto età. << Da secoli si cercano tracce di quell’antica tecnica posseduta dalle tribù Axar, capaci di repellere ogni forma di calore e di generare incantesimi freddi… E ora ci sono, qui, a portata di conoscenza! Ah, lode a Seath, che buon tempo per essere ancora vivi!! >> disse entusiasta, rivolgendo poi un caldo sorriso d’incoraggiamento alla ragazza, la quale riuscì a vederlo in grazia della sua bassa statura ed arrossì compiaciuta.
Corax di Carim tossicchiò rauco, riportando l’attenzione a sé. << Presumo sia implicito supporre che la missiva dica anche di recarsi in loco il più presto possibile, giusto? >>, disse con praticità verso la giovane Helen, la quale dovette riprendersi un attimo dal timore di quelle iridi glaciali prima di rispondere. << Sì, esatto: la lettera dice chiaramente che è richiesta la presenza di un maestro delle arti magiche direttamente sul posto, al fine di analizzare i ritrovamenti con una maggiore perizia tecnica e conoscitiva. >>.
Lo stregone quindi si voltò verso il collega, il quale aveva appena rimesso a posto il messaggio e pareva un arzillo ragazzino eccitato per la sua prima escursione, da quanto si muoveva; nonostante non ne vedesse il volto, intuì la sua espressione di supplica quando parlò. << La prego di perdonare la mia avidità, collega Corax, ma le chiedo di consentire a me l’onore di partire verso il sito archeologico! Quando vi è una nuova scoperta nel mondo della magia, non resisto al desiderio di essere lì a vedere tutto coi miei occhi… >>.
Inaspettatamente a quanto si sarebbe potuto prevedere, lo stregone secco scolpì sulla propria faccia un leggero sorriso di cartapesta, dai tratti divertiti. << Oh, conosco molto bene, ormai, la vostra sete inestinguibile di sapere, Maestro Logan, e avevo previsto un evento del genere. D’accordo… se smaniate così tanto di recarvi ad studiare quei pezzi di cuoio incisi vecchi di secoli, fate pure: io mi concentrerò su obiettivi più importanti. >>.
<< Magnifico!! Col vostro permesso, signore e signorina, vado subito a fare le valigie per- >> iniziò a dire Grancappello, dando già le spalle ai due per dirigersi a passo spedito verso l’uscita.
<< TUTTAVIA! >>. La marcata avversativa pronunciata da Corax immobilizzò il vecchio sul posto, con ancora un piede sollevato; la genuina gioia che c’era prima sul volto barbuto di Logan cedette il passo allo stordimento, quindi alla rassegnata esasperazione. << Col vostro permesso, signore, desidererei avere un mio personale resoconto delle scoperte che troverete là, sulle rocce innevate, pertanto mi sono preso la libertà di affidarvi uno scolaro come compagno di viaggio. >>. E, detto questo, batté veloce due volte le mani.
Da dietro una delle grandi librerie che circondavano e dividevano le varie sezioni della Casa della Ricerca spuntò fuori, con passo incerto e timoroso, un giovane mago di ventisette anni, vestito con la normale divisa scura dai bordi argentei degli apprendisti, e con in testa il tipico cappello piatto di Vinheim, il quale copriva appena i lunghi capelli neri che gli arrivavano alla base del collo, divisi da una riga in mezzo; il volto, dotato di un gran mento squadrato, era sormontato da una larga fronte espressiva, che in quel momento era tesa in una manifestazione di leggero disagio, mentre due occhi color cioccolato erano separati da un naso dallo spesso setto, circondato a sua volta da lunghe guance appena scavate e da una bocca semplice ed equilibrata. La quale fece un piccolo sorriso d’incoraggiamento, mentre il ragazzo avanzava a passi brevi fin davanti a Logan, al cospetto di cui si inchinò maldestramente colla schiena e la mano destra guantata sul cuore.
Infine, con voce titubante, disse: << L-Lieto di incontrarvi, Maestro Logan. Mi chiamo Griggs. >>

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 : Il giovane mago. ***


CAPITOLO 2 : IL GIOVANE MAGO.
 
 
 
 
Chi possiede o ha posseduto, durante la sua vita, una certa esperienza di collaborazione con uno stregone sa bene come, quanlora capiti di visitare lo studio privato di uno di loro, ci siano nella stanza parecchi dettagli che rivelino, mediante una narrazione silenziosa, la natura del lavoro lì condotto, alla stessa maniera con cui i trucioli di legno descrivono una falegnameria e l’odore del metallo fuso tradisce una fucina in piena attività; nel caso di un praticante delle arti arcane, si passa dall’immancabile polvere costantemente aleggiata nell’aria, fluttuante nei sottili raggi solari filtranti dalle finestre, alla posizione distaccata del locale rispetto alle altre parti del complesso, per garantire pace e tranquillità al suo abitante, fino a giungere, in certi casi, ad avvertire il profumo acre e dolciastro della magia nella stanza. E così via.
Ma una delle caratteristiche più peculiari in assoluto di uno studio di magia, a Vinheim così come negli altri regni degli uomini – pur con qualche differenza culturale - , era senza ombra di dubbio l’esposizione di oggetti bizzarri o inusuali, sparsi in tutta la stanza in un ordine apparentemente caotico e a seconda dell’indole del mago.
Mentre Griggs camminava lentamente avanti ed indietro nello studio di Logan, attendendo il ritorno del vecchio stregone insieme al maestro Corax, osservava rapito tutte le curiosità che troneggiavano lì intorno a lui, facendogli girare il collo in torsioni esagerate.
Gli oggetti degli studi degli stregoni, spesso strettamente legati alla magia, non erano mai solamente banali elementi di mobilia e suppellettili: erano emblemi di conquista, trofei e riconoscimenti personali e ricordi importanti, o anche, più prosaicamente parlando, strumenti atti ad impressionare l’ospite o il cliente nel descrivere la fama del mago.
Il giovane stregone ricordava bene, da quando si era messo al servizio del secco uomo di Carim, come si presentava la collezione di Corax; ricordava anche di averla sempre trovata alquanto… comune. Per gli dei, ovviamente non si trattava di cianfrusaglie o chincaglierie da rigattiere, certo; tuttavia, fra gli incantatori, l’esposizione di Corax seguiva in maniera banale la moda decorativa in voga presso le corti regali, studiate per ottenere, detto fuor di denti, tanta scena impressionante con il minimo sforzo: i libri storiografici sulla magia e sul mondo di autori ben conosciuti, che pressoché tutti avevano; i barattoli e i vasetti con dentro diffuse creature poco rare, immerse nella trielina, quali lo Scorpione d’ebano dei monti di Berenike o il Pipistrello pallido di Carim; lo scheletro appeso alla parete di un uomo, messo lì a prender polvere sulle vecchie ossa per sfoggiare conoscenze taumaturgiche (come se non fosse cosa risaputa l’interno di un corpo umano, di quei tempi…); persino l’esemplare di Coccodrillo Blu del Delta Cinquedita, impagliato in maniera sopraffina e talmente ben conservato da avere ancora le scaglie lucide, non pareva nulla di eccezionale, dal momento che chiunque avesse soggiornato anche solo una settimana nel Delta avrebbe asserito che quella era una bestia più diffusa delle formiche, nella zona. “Diamine, pure i mobili e il tappeto d’entrata non sono nulla di speciale…” pensò tra sé e sé il ragazzo.
Tutto questo, com’è logico intuire, Griggs si tratteneva bene comunque dal riferirlo a voce al proprio insegnante.
Insomma, in ben nove anni di apprendistato, pur avendolo visitato innumerevoli volte, lo studio di Corax non era mai riuscito a procurargli nessuna reazione di più di una allergica alla polvere. Ora, invece, avvertiva incombere su di lui la morsa stretta di un gran torcicollo.
Circondandolo da ogni parte, stavano al suo cospetto le rarità più sublimi e varie del mondo conosciuto e non, tali da scatenare il curioso appetito culturale del più ottuso degli scolari.
La biblioteca angolare dello studio di Logan, realizzata in un fine ed elegante lavoro d’intarsio nel legno di quercia, presentava volumi di ogni genere e di ogni dimensione, alcuni dei quali nemmeno si trovavano nei pur vasti elenchi dell’archivio centrale: tomi e pergamene di antiche magie avanzate e documenti storici originali, bestiari dei confini dei regni e anche degli scritti di lavoro realizzati dallo stesso Grancappello in persona.
Sopra il pavimento realizzato in semplici, ma resistenti assi larghe si stendeva un pregiato tappeto ricamato di Zena, dai colori sgargianti e con decorazioni fittamente dettagliate, un dono simboleggiante fiducia e profonda amicizia in quel regno chiuso, che faceva da preambolo ad una scrivania lunga e fatta di un vecchio legno grezzo, sulla quale stavano impilati, in un equilibrio che sputava alle leggi della fisica, fogli su fogli di pergamena, alcuni dei quali ancora freschi d’inchiostro per il tenace fervore letterario del maestro.
Sopra la sua testa, Griggs poté anche ammirare una fine lampada a magia, dentro il vetro della quale rifulgeva una sfera di pura luce bianca, un esperimento di successo di Logan per convogliare una delle più famose stregonerie di Oolacile in un supporto meccanico; infine, calando lo sguardo attorno a sé, il giovane stregone apprezzò ognuno dei curiosi manufatti sparsi per la stanza: un grande vaso in preziosa ceramica delle Terre Orientali, un colossale scudo triangolare e leggermente squadrato, fatto di un metallo bianco estremamente resistente, un logoro eppur ancora elegante arazzo rosso della perduta nazione di Balder….
…. E uno strano congegno ottico, simile ad un microscopio, montato su una base rettangolare, proprio a fianco della cattedra centrale.
Griggs, aggrottando le sopracciglia, si avvicinò. Ciò che vedeva lo incuriosiva molto: lo strumento era costruito in maniera tale che il collo del cannocchiale, contrariamente agli altri suoi simili, si immergesse con l’estremità all’interno della cassa di base, parendo buffamente uno struzzo quando nasconde la testa nella sabbia; evidentemente, pensò il giovane, doveva trattarsi di una camera buia in miniatura, atta ad analizzare qualcosa nella più totale oscurità, come testimoniava il cassetto a scomparto dall’altro lato.
Cosa che non fece altro che nutrire ancor più il suo interesse.
Ormai si trovava dinanzi all’oggetto. E alla piccola lente per osservare uno degli inediti esperimenti di Logan.
“Una piccola occhiata non farà male a nessuno…” si disse fra sé e sé, chetando così gli ultimi sforzi di coscienza personale. Ispirando profondamente e con mani tremanti dall’eccitazione, chinò il capo verso lo strumento; il suo occhio sinistro era sempre più vicino al vetro, spalancato, avido di conoscenza, trepidante di vedere…
<< Io non lo farei, se fossi in te, ragazzo. >>
Lasciandosi sfuggire uno: << Yeeeks!! >> di spavento, Griggs sollevò di scatto la testa dal grande microscopio, mettendosi in una posa eretta e rigida come un tronco d’albero, voltandosi a guardare con nervosismo chi avesse appena parlato. Anche se l’aveva immediatamente riconosciuto dalla voce.
Tenendo le mani e le braccia giunte in grembo dopo essersi chiuso la porta alle spalle, Logan Grancappello gli stava rivolgendo un sorrisetto furbo da sotto i baffi bianchi, uno di quei sorrisi che fanno le persone che ne sanno più una di coloro con cui stanno dialogando.
<< Almeno, non dovresti cominciare ad osservarne una di così alto grado. Meglio iniziare con una più semplice, per il bene della tua sanità mentale. >>
Se molti altri apprendisti si sarebbero subito profusi in inchini e salamelecchi interminabili di scuse, Griggs reagì invece a quelle parole con ancor più intraprendenza. << Di cosa parla, Maestro? Cosa c’è all’interno di quella scatola? Deve essere qualcosa di parecchio luminoso, giusto? >>
Il vecchio uomo continuò a sorridere, mentre con passi lenti e rilassati si dirigeva verso la sua scrivania. << Bene, bene. Vedo con piacere che hai avuto già l’intuizione dello scopo di quella base rialzata. Non sei un ciuco, poco ma sicuro. >>. Soffocando un piccolo “Oooof…” quando si sedette sulla poltrona (“Ah, brutta bestia, la vecchiaia…” pensò), Logan lo squadrò divertito da sotto la tesa enorme del suo cappello, con uno dei suoi occhi color del granito. << Sentiamo un po’: secondo te, cosa può esserci lì dentro? Sono curioso di sentire le risposte del tuo cervello. >>
Dopo un eterno secondo in cui lo fissò con occhioni spalancati, Griggs iniziò a camminare avanti ed indietro per la stanza, attraversando il tappeto zenese in tutto il suo diametro e sconfinando sul pavimento ligneo, per poi ritornare sui suoi passi e ripetere all’infinito il percorso. La sua mente era già una fornace in piena attività.
<< Dunque, vediamo… Qualcosa di lucente… Una gemma particolare? No, no, i minerali riflettono la luce, non la producono, non avrebbe senso metterne uno al buio… >>. Grancappello lo seguì con lo sguardo, sorridendo. << Mmmmm…. Forse… Una nuova scoperta di Oolacile nella fotomagia? >> disse il giovane stregone, fissando sovrappensiero la lampada che l’aveva ispirato. << Già…. Ma allora perché tanta sicurezza? Le stregonerie della contea sono pacifiche… No, dev’essere altro! >>. Riprese a macinare tappeto e pavimento. << Pietre prismatiche? Troppo comune… Miracoli… Ma no, quello è appannaggio di Thorolund e Carim…. Mmmm… >>. La fronte normalmente distesa del ragazzo era ormai cosparsa di rughe di concentrazione. << Pensa, Griggs, pensa: un oggetto non molto grande, ma potente, luminoso o comunque visibile nella più completa oscurità, tanto impattante da rendere necessarie ottime misure di sicurezza e una vasta conoscenza… >>.
Poi, come aveva iniziato a passeggiare freneticamente, di colpo si arrestò. Logan ora lo osservava con molta, molta attenzione.
Stava guardando uno dei tomi appoggiati agli scaffali della biblioteca personale del mago; la sua vista era stata rubata dal titolo di un libro rivestito di cuoio, le cui lettere argentee si leggevano perfettamente anche da quella distanza.
De rerum conscientiae. Studi e ricerche d’una vita sulla natura delle anime”, del fu Maestro Bacchus.
L’intuizione, la consapevolezza e lo stupore vennero alla mente di Griggs tutte in una volta, stordendolo.
<< No… Non può… Addirittura…? >>. Si volse verso il suo anfitrione. << Maestro Logan! La cosa nella scatola… Potrebbe essere… ? >>
In tutta risposta, il vecchio stregone batté lieve le mani sottili, rivolgendogli un sorriso più smagliante di prima. << Bravo, ragazzo, bravo!! Ci sei arrivato abbastanza celermente: l’oggetto all’interno dello scomparto, ciò che sto studiando in questi tempi, è proprio un’anima. >>
Senza nemmeno badare all’etichetta e alla formalità, il giovane fischiò forte, passandosi una mano guantata sulla fronte e sussurrando un’imprecazione per l’ammirazione.
<< Beh, per essere più precisi, sto attualmente analizzando un’anima di media-alta grandezza, appartenuta in precedente vita ad un cavaliere d’élite del regno di Astora. Le memorie e le conoscenze che sono riuscito a ricavare finora dai minuscoli frattali al suo interno, devo dire, sono piuttosto… singolari… >> sentenziò Logan, parlando con voce seria ed alzandosi per andare ad accarezzare il cannocchiale del congegno.
Avvicinatosi con una certa cautela, causata più dal rispetto che dalla paura, Griggs non seppe trattenersi dal domandare: << In che modo, se posso permettermi, sono così particolari, Maestro? >>
Grancappello non ebbe in fondo problemi a parlargliene; tuttavia, lo fece con il tono più grave possibile.
<< Devi sapere, Griggs di Vinheim, che questo valoroso ufficiale astoriano è caduto circa cinquecento anni fa, nel cuore della capitale del suo regno, difendendola da una delle massime calamità della nostra era. >>.
 Il giovane cominciò a capire. E a sudare freddo.
<< Una creatura così terribile, terrificante e potente che oramai non esistono più superstiti, o documenti scritti, a ricordarla nella sua vera forma. Un essere tanto devastante da aver sterminato da solo tre quarti di quello ch’era uno dei più numerosi e forti fra gli antichi eserciti, contante addirittura un milione di cavalieri. >>
La voce riuscì a tornare nella gola dello scolaro. << La Bestia Oscura di Astora… >> sussurrò, deglutendo l’abbondante saliva che gli si era formata in bocca.
Annuendo impercettibilmente con la folta barba, Logan si levò con studiata lentezza il suo proverbiale cappello, fissando poi il giovane coi suoi occhi grigi incastonati nel suo volto spigoloso e segnato dagli anni, rivelante tuttavia nella tonalità della pelle una passata grande bellezza, la quale si vociferava avesse fatto infatuare molte colleghe negli anni di gioventù (e, alcuni dicevano, anche due o tre colleghi); la chioma candida composta di ciocche ondulate gli ricadeva sulla fronte e sulla nuca in un disordine aggraziato, appena segnato dalla pressione del copricapo usuale, donandogli, in sostanza, quello che si poteva senza ombra di dubbio definire un volto saggio e nobile.
<< Ora capisci perché ti ho sconsigliato di guardare? >>. Logan era una maschera di serietà.
Griggs annuì, socchiudendo gli occhi in un’espressione mista di gratitudine e imbarazzo ed abbassando lo sguardo. Poteva immaginare soltanto gli abissi di follia che l’avrebbero assalito, se avesse visto ciò che aveva da mostrare quell’anima. << Sì, Maestro. La ringrazio. >>
Così come un momento prima era più immobile del marmo, ora il vecchio stregone fece un largo sorriso sincero, dando poi un’amichevole pacca sulla spalla del giovane. << Su, non fare quella faccia lunga! Non ti sto rimproverando: la curiosità è un dono prezioso, per un mago, e va coltivata. Il mio unico interesse era di insegnarti un pizzico di prudenza contro l’avventatezza giovanile, tutto qui. >> concluse, rimettendosi a sedere sul suo “trono”.
Lo scolaro si rasserenò in un battito di ciglia, orgoglioso del piccolo elogio da parte del maestro. << Oh, Maestro, non esageri… Non sono nulla di speciale, in fondo. >>.
Logan tuttavia lo interruppe gentilmente con un pacato gesto della mano, contrattaccando: << Suvvia, non essere modesto, ragazzo. Non c’è nulla di male nel ricavare fierezza dai propri talenti. E tu ne hai già alcuni degni di nota, a quanto ne so. >>.
Detto questo, estrasse dalla tasca del suo vestito un foglio piegato in quattro parti, che distese con fare eloquente e con un sorriso. << Nonostante l’esimio collega Corax – oh, a proposito, è qui fuori che ti aspetta - continui ogni giorno a pavoneggiarsi della sua personale rete d’informatori all’interno della scuola, anch’io posso contare, modestamente, su qualche amico fidato, qui dentro. Ho voluto sapere qualche informazione semplice a tuo riguardo, prima di parlare faccia a faccia. E, ammetto, sono rimasto deliziosamente colpito. >>. Quindi, lesse il documento:
<< “Griggs di Vinheim, originario del Delta Cinquedita, iscritto alla Scuola del Drago da nove anni e tre mesi presso l’apprendistato del Maestro Corax di Carim. In questo esiguo lasso di tempo, ha superato in voti e tempi la maggior parte dei suoi compagni di corso in tutte le discipline basilari della stregoneria, distinguendosi particolarmente in Storiologia, Archeologia e Linguistica arcana. Recentemente, ha contribuito al rinvenimento nella perduta Balder, insieme ad un team di studenti, di ben due manufatti principali del mausoleo commemorativo del Re Cavaliere Rendal, disgraziatamente saccheggiato anni or sono da ignoti briganti; inoltre, pare egli sia al centro di una contesa di tipo amoroso, in cui sia la studentessa Rachel di Astora che la collega Narcissa di Thorolund affermano, ringhiandosi a vicenda, di essere ciascuna l’unica donna giusta per lui. Infine, ha una predilezione culinaria per i dolcetti alla menta.” >>. Conclusa la lettura, Logan scoccò un’occhiata molto divertita e sorniona al giovane. << Direi che c’è grande potenziale, in te. >>
Griggs, dal canto suo, era divenuto un peperone umano, da quanto rossore acceso gli stesse colorando la faccia. “Maledizione, le avevo solo aiutate a stilare un paio di tesi… Certo, abbiamo lavorato a stretto contatto per molto tempo e le avevo più volte fatto complimenti, però questo non significava che… Argh, ma perché le donne devono essere sempre così pazze?” si chiese mentalmente e con esasperazione il ragazzo; il quale dovette aver dissimulato così male i suoi pensieri da far intuire subito al maestro l’origine del suo imbarazzo, dato che aggiunse: << Fossi in te, non mi affannerei troppo a cercare di comprendere la logica femminile: potremmo sviscerare fino all’ultimo segreto le opere del Drago Pallido, e pure parrebbero un’inezia in confronto alle meccaniche della mente di una donna. Ah! Credimi, so di che parlo. Puoi soltanto stare al loro passo, nella loro squisita corsa verso il futuro… >>. E, per solo un attimo, gli occhi di Grancappello si fecero lontani e nostalgici.
Ma solo per un attimo.
Tornarono poi ben fissi su quelli di Griggs, mentre annuiva compiaciuto: << Beh, direi che hai soddisfatto le mie aspettative, caro Griggs. All’inizio temevo che Corax volesse rifilarmi qualche perdigiorno annoiato dei suoi, o qualche studente arrogante che non riusciva a domare… Ma sono oltremodo entusiasta di constatare il mio sbaglio. Ora sono sicuro che potrò avere il piacere di viaggiare con un germoglio vigoroso, pronto a sbocciare in un meraviglioso fiore. >>. Si alzò dalla poltrona, si sporse sopra le pile precarie di fogli e allungò con ferma gioia la mano. << Ti do ufficialmente il benvenuto nella missione di Logan Grancappello alla Torre-succursale dei Monti Gelati, Griggs di Vinheim! >>
Il giovane, con un sorriso spalancato sul volto, accorse a stringere quella mano con vigore, mentre il cuore rimbalzava nel suo petto.
<< E’ un onore, Maestro Logan!! >>
 
 
 
 
Mentre si allontanavano dalla porta che introduceva allo studio personale di Logan, camminando nel silenzio più totale di un corridoio spoglio, Corax parlò, senza neppure voltarsi a guardare il ragazzo.
<< Partirete domani all’alba. Viaggerai leggero. Niente cose superflue, niente robe sciocche, solo il necessario. Mi sono spiegato? >>
<< S-Sì, Maestro. >> mormorò tristemente Griggs.
<< Lo seguirai come un’ombra. >> continuò implacabile l’altro, stringendolo in una morsa psicologica d’acciaio. << Vedrai ogni sua mossa, sentirai ogni sua parola, e mi riferirai tutto nel modo che ti ho anticipato. Intesi? >>
<< I-Intesi. >>
<< Bene. Sai anche cosa ti attenderà, qualora tu mi deluda. >>
Il volto ossuto di Corax venne deturpato da un ghigno orribile.
<< E quando sarà il momento… Tu sai cosa fare. >>
Il cuore di Griggs tornò ad essere arido.
<< Sì, Maestro. >>

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