Le Sette

di Nuvola Matta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


   
   
   

1

Questa è una storia di fantasia, qualsiasi possibile riferimento a nomi, persone, fatti e organizzazioni è puramente casuale
 

 

Inghilterra

 
E quindi cosa avete fatto?”
Chiese Kate curiosa.
“Beh, in un primo momento mio padre pensò di poter risolvere tutto da solo e si arrampicò sul traliccio. Sfortunatamente però cadde.”
“Si è fatto male?”
“Fortunatamente non molto, ma la sua caduta non passò inosservata e in breve gli altri condomini ci raggiunsero, seguiti poi dai vicini. Si era radunata una piccola folla attorno al palo dove era salito il nostro gatto.”
“E quindi vi hanno dato una mano?”
“Ci hanno provato, ma nessuno è riuscito ad arrivare fino in cima. Alcuni hanno portato persino delle scale, ma erano troppo corte.
Alla fine, risolvemmo che, anche se fossimo riusciti ad arrivare si lassù, i cavi dell'alta tensione sarebbero stati troppo pericolosi.”
“In effetti avreste dovuto pensarci sin da subito.”
Considerò lei.
“Finalmente ci decidemmo a chiamare i pompieri e dovemmo insistere non poco, dato che speravano potessimo risolvere il tutto da soli, anziché dover portare fuori il camion. Non poterono però tirarsi indietro, visto che il gatto era sulla linea elettrica e ci dissero che sarebbero partiti subito.
Indovina cosa successe allora? Ti giuro, nell'istante in cui riattaccammo, quel piccolo bastardo balzò giù, non facendosi un graffio; a dispetto dell'altezza. Immagina che figura facemmo con i vigili del fuoco!
Ora, io dico: quel gatto doveva aver capito quel che stava accadendo, perché non è possibile che capiti una simile coincidenza. È salito sin lassù per farci un dispetto e appena ha capito che avevamo chiamato aiuto, se ne è sceso per farci fare la figura degli idioti.”
Kate scoppiò a ridere. La adorava davvero quando faceva così! Il suo sorriso era una delle cose più belle che aveva visto in vita sua e quando la ragazza rideva, questo raggiungeva il suo apice.
“Si può dire che sia un gatto molto astuto.”
“Già...”
Rispose lui, questa volta in un tono leggermente impacciato. Quelli erano momenti davvero splendidi, ma lo facevano sentire anche un po' a disagio. Sentiva come di dover fare un passo avanti e aveva paura. Tuttavia, finiva sempre per lasciar perdere, consapevole che fosse meglio così.
I due varcarono il cancello e Kate si guardò attorno.
“Ah ecco Drake!”
Esclamò, agitando la mano nella sua direzione.
“Allora ci vediamo domani, Paul. Ciao.”
E corse verso l'altro ragazzo. Paul osservò con la coda dell'occhio i capelli color nocciola dell'amica, prima di prendere la direzione opposta e tornare a casa.
Ecco perché non era giusto che facesse il gran passo verso Kate! Era sin troppo chiaro che quei due fossero insieme. Del resto non aveva alcuna possibilità contro un rivale del genere: era uno dei ragazzi più atletici e attraenti della scuola. Era capitano di una squadra di basket locale e anche a scuola non se la cavava male. Insomma, era l'immagine del tipo che veniva chiamato “figo” e moltissime ragazze gli andavano dietro.
Lui invece cos'era? Pura e semplice mediocrità e una persona così dolce e carina come l'amica sarebbe stata sprecata con lui. Lo sapeva, eppure una parte di sé si rifiutava fortemente di accettarlo e ciò lo faceva stare male!
Sospirò, svoltando l'angolo e proseguendo per la strada.

 

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Capitolo 2
*** 2 ***


2

 

Austria

 

La signora Lechner aveva un talento naturale nell'osservare chi viveva attorno a lei e a memorizzarne le abitudini, i gusti e il temperamento. Farlo le dava sicurezza, le permetteva di conoscere il piccolo mondo che frequentava, riducendo le tanto inquietanti incognite.
In quel momento stava pulendo la parte del pianerottolo antistante alla porta del suo appartamento. Molto probabilmente avrebbe incontrato l'inquilina del quarto piano. Salvo il fine settimana, la signorina Dasha rincasava sempre entro le sei e difficilmente usciva di nuovo prima di un'oretta. Certo, mancavano ancora venti minuti abbondanti prima dell'ora, ma la giovane di solito si prendeva in anticipo.
Infatti proprio in quel momento udì il suono della porta d'ingresso echeggiare fino al secondo piano e tempo un minuto, se la ritrovò davanti.
“Buon giorno signorina Dasha.”
“Buon giorno a lei, signora Lechner.”
Era sorprendente quanto la biondina padroneggiasse bene la lingua austriaca, nonostante si fosse trasferita da relativamente poco. Solo un lieve accento straniero la tradiva, facendo intendere che non fosse madrelingua.
“Come sono andate le cose in biblioteca?”
“Non è successo niente di speciale, a dire il vero.”
“Beh, l'importante è che non sia accaduto qualcosa di brutto, giusto?”
“Senza dubbio”
Rispose la ragazza, mostrando un grande sorriso.
“Bene, allora arrivederla.”
La pensionata avrebbe preferito trattenerla a chiacchierare con lei. Tuttavia non voleva fare uno sgarbo alla moldava, dato che sapeva che volesse tornare a casa per quell'ora. Quindi si limitò a salutarla, tornando a pulire.Dasha salì in fretta le scale, giungendo a casa per poi posare il cappellino bianco e il giubbotto rosa sull'attaccapanni all'ingresso. Aveva proprio bisogno di rilassarsi dopo una lunga giornata di lavoro! Sistemò un attimo il magione e il piccolo pendaglio che portava al collo, per poi fare una tappa in cucina a bere qualcosa di fresco. Adorava il succo alla fragola!La sua permanenza ad Alkoven si stava rivelando abbastanza piacevole: era un luogo tranquillo, dove aveva modo di coltivare le proprie passioni e la sua ricerca sulla bellezza. Era sorprendente la quantità di forme che questa poteva avere e soprattutto dove la si poteva trovare! Una volta pensava che questa risiedesse principalmente in discipline come la pittura, la musica, la letterattura e in generale nell'alta arte, ma si era dovuta ricredere. Tuttavia, nonostante credesse di aver imparato quel concetto, ancora una volta aveva finito per stupirsi per una sua manifestazione del tutto inaspettata.
Si sedette sul divano e prese il telecomando, sintonizzandosi sul canale desiderato. Mancava ancora qualche minuto all'inizio della trasmissione, ma preferiva sorbirsi qualche minuto di pubblicità, piuttosto che perdersene una parte. Certo, vi erano parecchi modi per non dover sottostare agli orari imposti dalla programmazione, prima tra tutti la registrazione del suo show. Tuttavia, simili escamotage toglievano il gusto alla cosa.
Finalmente iniziò a sentire la sigla dello show e le immagini colorate presero a danzare davanti ai suoi occhi. Sorrise. Chi l'avrebbe mai detto che un cartone animato giapponese potesse rivelarsi una forma di bellezza, oltre che una grande fonte d'ispirazione!

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Capitolo 3
*** 3 ***


3

 

Inghilterra

 

Finalmente Paul poteva mettersi davanti al computer e magari avrebbe avuto modo di distrarsi. Da quando era tornato a casa non aveva fatto altro che rimuginare sul suo amore impossibile per Kate. Ciò non lo aveva certo aiutato con i compiti di letteratura inglese, infatti ci aveva avuto messo molto più tempo per concluderli. Pure a cena quei maledetti pensieri non lo avevano lasciato, mentre fingeva di provare interesse per l'ennesimo sproloquio politico del padre. Non aveva mai avuto interesse per simili temi. Cosa poteva importare a lui dei fatti della famiglia reale o delle conseguenze che qualche referendum avvenuto tempo addietro? Era certo che la politica non lo riguardasse. In fondo era sempre stato così: la televisione urlava a molteplici scandali, a crisi diplomatiche, ad elezioni e molto altro, ma indipendentemente da quel che accadeva, la suo vita e quella della propria famiglia non erano mai cambiate di una virgola. Lui aveva già i suoi problemi e non poteva certo sobbarcarsi anche quelli del mondo.
La macchina terminò di avviarsi e il ragazzo effettuò l'accesso a “I doni arcani dimenticati”, un gioco di ruolo in rete di ambientazione fantastica, a cui giocava spesso. Tempo pochi secondi e il server convalidò lo pseudonimo e la password e sullo schermo comparve il suo personaggio. Un uomo fiero, in armatura splendente e sguardo sicuro.
Ah, quanto gli sarebbe piaciuto essere davvero un eroe della fantasia! Poter sconfiggere draghi, vivere avventure e possedere dei poteri magici con cui fare cose altrimenti impossibili. Se fosse stato un prode paladino, di certo tutte le ragazze della scuola sarebbero state ai suoi piedi, ma a lui sarebbe interessata una sola...
Già, ma non era così.
Pigiò il pulsante d'accesso ed entrò quindi nel mondo virtuale. Giocare era una dei modi migliori che aveva per rilassarsi, dato che non era troppo impegnativo, ma teneva la mente fuori da pensieri scomodi.
Così passarono due ore abbondanti abbastanza in fretta, fino a che, accedendo alla pagina di gilda, ovvero il gruppo di compagni di gioco abituali, notò che uno di quelli che non vedeva da tempo, aveva appena effettuato l'accesso. Decise di parlare con lui, per chiedergli come stava. La risposta dell'amico arrivò una decina di secondi dopo del messaggi che gli inviò. Dopo i convenevoli e le solite domande di routine, il compagno di gilda spiegò come mai avesse ripreso a giocare.
“Sai, mi annoiavo, oramai ripetevo sempre le solite missioni, facevo delle sfide che conoscevo a memoria e non vedevo mai niente di nuovo. Tuttavia, quando ho visto ciò che hanno introdotto nella nuova versione mi è tornata la voglia di riprendere.”
“In che senso? Non credo che abbiano introdotto chissà che, nel nuovo aggiornamento,”
Replicò Paul.
“Non nei server europei o americani, ma in quelli asiatici sono già attivi. Prima che aggiornino da noi ci vorrà un po', ma dai video che ho visto il gioco promette di essere una vera figata: ci sono un mucchio di razze, classi, magie e soprattutto posti nuovi.”
“Sembra davvero interessante!”
Si trattenne ancora una decina di minuti a parlare con il compagno di giochi, poi decise di andare a vedere i video di cui gli aveva parlato. Inutile dire che ne fu anche lui piacevolmente colpito; l'unica pecca era che avrebbe dovuto aspettare almeno sei mesi prima che lo localizzassero da loro. Sapeva come funzionavano le cose: la compagnia europea non avrebbe acquistato la licenza dai coreani, prima di vedere se la nuova versione fosse ben accolta. Però lui era davvero curioso e avrebbe voluto tanto provarlo in anteprima.
Decise di scaricare la versione asiatica del gioco, forse avrebbe avuto qualche ritardo nella risposta agli input che avrebbe dato, dato la distanza con li computer che gestiva i giocatori, ma gli sarebbe bastato per farsi un'idea.
Quando però raggiunse il sito orientale del videogame, si trovò davanti a una scritta che spiegava che l'accesso fosse riservato solo agli utenti residenti in Corea, Cina e Giappone. Un piccolo problema, ma niente che non potesse aggirare. Già una volta aveva voluto giocare a qualcosa accessibile solo da determinate regioni ed era riuscito a farlo, utilizzando un programma particolare, che grazie a dei proxy, dei computer presenti nell'area geografica desiderata e a un motore di ricerca dedicato riusciva a far credere a un sito che colui che si stava connettendo, provenisse da un'altra parte.
Attivò subito l'applicazione e scrisse il nome del gioco. Purtroppo però il motore di ricerca utilizzava criteri diversi da quelli più comuni e il sito desiderato non sempre rientrava tra i primi risultati e poteva benissimo trovarsi anche alcune pagine dopo. Il ragazzo lesse brevemente i titoli delle varie pagine e il suo occhio rimase impigliato in uno di questi. Si chiamava “Vorresti ricevere dei poteri magici?”, il quale era probabilmente stato messo per la presenza delle parole “doni”, “dimenticato” e “arcani”. In ogni caso attirò la sua attenzione, anche perché possedere dei super poteri era uno dei suoi sogni irrealizzabili. Ci avrebbe dato un'occhiata, per vedere di cosa mi trattasse.
Così si trovò davanti a un breve testo.

 

Hai mai sognato di avere dei poteri magici? Di essere libero dai vincoli della fisica e della chimica grazie a delle facoltà misteriose? Se la risposta è sì allora questa potrebbe essere l'opportunità che hai sempre desiderato.
Se ci credi, se mostrerai dedizione e serietà nella tua ricerca, un giorno riuscirai a fare quel che vuoi, le leggi che comandano l'universo si piegheranno al tuo volere, potrai calare la furia del mare, giocare col vento, volere tra le nuvole e questi sono solo alcuni dei doni che riceverai, se avrai successo e non avrai nulla da invidiare dei fruitori di poteri arcani in cui leggevi nelle storie.
Vi è una piccola casetta, in un luogo dimenticato. Un'abitazione all'apparenza comune, ma non farti ingannare dal suo aspetto: essa nasconde un luogo speciale. Una sala tempestata di segni magici e rune incise sulla nuda roccia.
La prima persona che la troverà e posizionatasi al centro del cerchio sul pavimento dirà “Io scelgo di consacrarmi alla magia, di essere colonna degli incanti di questo mondo, guardia del loro utilizzo e fonte di questa splendida forza mistica, che benedice il mondo.
Magia, concedimi il tuo dono.” riceverà la sua benedizione e potrà avvalersene.
Se decidi di andare alla ricerca di questo posto, segui l'indizio che ti lascio.

 

In fondo alla pagina, vi era una foto di una villetta, palesemente diroccata, in mezzo ai campi. Paul sorrise, di fronte a quello che era evidentemente un gioco, dato che gli aveva fatto a dir poco tenerezza.
Comunque, prima di chiudere la pagina, diede una seconda occhiata all'immagine.
“Io quel posto però lo ho già visto.”
Riprese la sua ricerca del sito del gioco e dopo un po' la trovò e si mise a scaricare il programma d'installazione. Certo, dato che i dati avrebbero dovuto fare varie tappe prima di arrivare al suo computer, ma comunque sarebbe stato un tempo accettabile. Quando sarebbe stato tutto pronto il viedogame sarebbe partito e probabilmente sarebbe riuscito a giocare anche se lo faceva dall'Inghilterra, dato che difficilmente avevano limitato anche gli accessi direttamente al gioco.

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Capitolo 4
*** 4 ***


4

 

Germania

 

Si stava facendo sera e finalmente erano finalmente arrivate tutte, anche se non avrebbero potuto iniziare subito: un paio di loro avevano chiesto di potersi fare una doccia per potersi togliere di dosso la tinta per capelli. Quell'incontro non era certo qualcosa che facevano per divertirsi e talvolta interferiva con i loro impegni, quindi comprendeva benissimo come mai l'entusiasmo non fosse ai livelli massimi. Tuttavia Odette pensava che alcune di loro avrebbero comunque dovuto mostrare un po' più di impegno, dato che si trattava di spendere solo due o tre giorni ogni dieci anni. Melaine, che aveva messo a disposizione l'abitazione, le aveva chiesto di aiutarla a sistemare il tavolo in soggiorno per sveltire il tutto, dato che i domestici erano stati congedati.
L'operazione non richiese molto e nel frattempo le due che si erano attardate al bagno finirono di sistemarsi, quindi provvidero a chiamare le restanti e incominciare la riunione.
“Per prima cosa riportate se avete rilevato violazioni.”
Iniziò Odette e a turno le risposero negativamente.
“Sophie, mi risulta però che da te le cose non siano cambiate.”
“Recentemente ho trovato un appiglio ed è solo una questione di tempo prima che ne rientri in possesso. In ogni caso, anche adesso nessuno può ottenere l'accesso senza che lo venga a sapere.”
La prima annuì, per poi passare a un'altra.
“Riguardo a te, Elise, non mi sembra che tu abbia molti mezzi per...”
L'interlocutrice la interruppe, seccata.
“Ho preso tutte le misure necessarie per metterlo in sicurezza e posso assicurarne l'integrità, dato che è in mano mia, a differenza di qualcun altro...”
“Se fossi nella tua stessa situazione non avrei problemi a...”
“Calmatevi voi due.”
Intervenne di nuovo la più matura, per stroncare sul nascere la lite tra Sophie ed Elise.
“Non vi è niente da ridere.”
Disse Jade, fulminando con lo sguardo Flose.
“Mi scusi, senatrice.”
Rispose la donna, trattenendo a stento il riso.
“Passiamo ad altro, esponetemi chi ha fatto ricerche su di noi.”
La lista che si presentò dinnanzi alla prima questa volta fu parecchio lunga, ma non vi era da stupirsi. Le persone sospette però erano poche e comunque rientravano nei numeri a cui loro erano abituate. Occupare certe posizioni a volte costituiva un pericolo, ma tutte ne erano consapevoli e ciò era un problema che ognuna di loro doveva affrontare autonomamente.
In generale però non sembrava esserci nulla di nuovo e pareva essere l'ennesima conferma che tutto ciò che stavano facendo fosse ormai inutile e che non avesse più senso ascoltare la speranza che le spingeva ad andare avanti. Quante di loro avevano iniziato a pensare che non avesse senso proseguire? Chi poteva dirlo? Ma Odette stessa, razionalmente, sapeva che forse lei stessa avrebbe dovuto sventolare bandiera bianca.
Intanto Ophelie tirò fuori di nuovo la storia della foto ed Elise era tutt'altro che intenzionata a perdersi in chissà quali speculazioni.
“Per favore, possiamo fare una pausa? Avrei parecchio fame e vorrei che cercassimo un posto per la cena. Magari possiamo riprendere dopo, quando siamo più rilassate.”
Nonostante avessero iniziato relativamente da poco, la più saggia ritenne opportuno accontentarla. Del resto, non avrebbero potuto concludere molto con quello spirito.

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Capitolo 5
*** 5 ***


5

 

Inghilterra

 

Quella sagra paesana si era rivelata piuttosto deludente. I suoi amici dovevano averlo capito, per questo dovevano avergli data buca, oltre che per l'ovvio inconveniente della distanza. Nonostante ciò Paul aveva deciso di andarci da solo. Trovava mortificante trascorrere tutti i giorni del ponte festivo chiuso in casa. Lui voleva fare qualcosa per rendere quei giorni diversi dall'ordinario e avere un motivo per ricordarseli. Questa volta però non era andata bene e avrebbe dovuto farsene una ragione.
Camminava lentamente lungo la strada di campagna, mentre un tiepido sole riscaldava l'aria. Improvvisamente avvertì il suono di un grosso mezzo provenire alle sue spalle. Subito si voltò e vide l'autobus superarlo. Maledizione, mancava ancora un centinaio di metri alla fermata! Si mise a correre all'istante, nella speranza di riuscire a prenderlo.
Il trasporto rallentò, fino a fermarsi nel punto stabilito e aprire le porte. Ciò sembrò dare al ragazzo il tempo materiale per arrivare fin lì. Tuttavia, proprio quando mancava veramente poco, il grosso veicolo serrò gli ingressi e riprese la sua marcia. Evidentemente il conducente doveva avere un bel po' di fretta, per non aspettare quella manciata di secondi in più che servivano al poveretto per salire a bordo, che probabilmente aveva visto dallo specchietto retrovisore.
“Grazie...”
Biascicò Paul, ancora col fiatone. Adesso avrebbe dovuto aspettare un'altra oretta buona prima che arrivasse il prossimo! Forse avrebbe fatto meglio a girare i tacchi e a muoversi verso la stazione. Non amava usare il treno, ma forse prendendolo sarebbe arrivato prima. Di certo non moriva dalla voglia di rimanere lì senza far niente. Non vi era molto da fare da quelle parti, quindi non valeva la pena prendere l'autobus.
Proprio allora, però, gli tornò in mente la storiella della casetta abbandonata che aveva letto tempo addietro. Se non ricordava male, doveva trovarsi da quelle parti. E se avesse sfruttato quell'oretta per andarci? In fondo se non andava a vedere adesso, quando lo avrebbe fatto? In effetti era un po' curioso a riguardo e quando la curiosità prendeva Paul era difficile fermarlo. Ma si, perché non togliersi quello sfizio? Almeno forse avrebbe sentito di aver concluso qualcosa di significativo quel giorno. Quindi si diresse dove si ricordava che fosse.
Ci mise molto più del previsto a trovarla, del resto erano anni che non passava da quelle parti. Quindi eccola lì, davanti agli occhi, circondata da campi incolti, circoscritti da una recinzione arrugginita, ormai aperta in molti punti. Di tanto in tanto su di essa vi era un cartello, sbiadito e ormai completamente illeggibile. Il ragazzo superò con un balzo il fosso e avanzò verso la costruzione. L'erba era molto alta e vi erano ovunque erbacce e piccoli cespugli, quel posto doveva essere abbandonato da parecchio.
Personalmente Paul non si aspettava di trovare qualcosa. Probabilmente l'immagine che aveva visto doveva essere stata presa a caso da internet dal costruttore del sito o magari raffigurava un'altra abitazione. Tuttavia ammetteva che quella piccola avventura lo stesse divertendo. Chissà, magari ci avrebbe davvero trovato qualcosa, come un messaggio, dei simboli strani realizzati col gesso, come se l'ideatore della storiella avesse voluto fare qualcosa di simile a una caccia al tesoro.
Una volta giunto in prossimità dell'edificio, fu evidente lo stato di degrado un cui questo versava. Buona parte del primo piano aveva ceduto ed era venuto giù e la paura che qualcosa potesse cadergli addosso lo trattenne diversi secondi dal varcarne la soglia. La vernice era venuta via quasi ovunque e il parchè inizialmente presente in alcune stanze era diventato una massa di legno marcio. Le finestre conservavano solo qualche frammento di vetro, ormai sporco. Il ragazzo salì pure le scale per salire di un piano, maledicendo se stesso per l'idea, visti i rumori sinistri emessi dagli scalini ogni volta che poggiava il peso sopra di essi.
Come si aspettava, non trovò niente di quanto descritto nel sito, né qualche indizio che riconducesse al passaggio recente di qualcuno. Bene, ormai si era tolto quella piccola curiosità, era il momento di tornare indietro.
Quando però passò per l'atrio però, a momenti si ruppe l'osso del collo, inciampando su qualcosa. Si rialzò poco dopo, guardando il punto dove era iniziata la propria caduta. Maledette assi sporgenti! Un attimo, ma il pavimento dell'ingresso non era in piastrelle? Guardando con attenzione e spostando alcuni detriti, si accorse che il legno che gli aveva fatto perdere l'equilibrio, non fosse costituisse semplicemente parte della pavimentazione, ma fosse una botola.

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Capitolo 6
*** 6 ***


6


 

Italia

“Com'è andata a scuola?”
“Bene papà.”
Rispose Luca, ancora chino a studiare. La concentrazione lo stava lasciando e salutare il genitore aveva peggiorato le cose. Del resto era da troppe ore che era suoi libri e di quel passo avrebbe finito per non riuscire a farsi entrare niente in testa. Forse avrebbe dovuto davvero fare una pausa. Magari se staccava venti minuti poi avrebbe potuto andare avanti ancora per molto, anche se forse per allora sarebbe già stata ora di cena. Magari era il caso di resistere fino al pasto e utilizzare quel frangente di tempo per rilassarsi. Tentò di proseguire con la lettura, ma dopo poco si rese conto che fosse inutile: aveva letto due volte quella pagina e non gli era entrato in testa niente.
Si alzò in piedi, dirigendosi verso il salotto, gettandosi sul sofà. Era veramente stanco!
“Sai Luca...”
Sentendo la voce del padre tornò presente, rendendosi conto di aver inavvertitamente chiuso gli occhi. Ancora un po' intorpidito dal sonno mancato cercò per la stanza il familiare, con aria un po' confusa.
“... è da molto che non andiamo a trovare mamma. Pensavo di prendermi due giorni liberi e portarti con me. Le farebbe piacere vederci.”
“Come sta?”
“Non saprei dirtelo: ogni volta che ho parlato con i medici non ciò capito molto, del resto sentirli al telefono non è come essere lì e non hai molto tempo per chiedere loro chiarimenti.”
“E quando dovremmo andare da lei?”
“Non ho ancora deciso la data, ma spero relativamente presto.”
“Spero di trovarla che stia meglio.”
O almeno che non stesse peggio.
“Anch'io. In ogni caso sarà contenta di vederci.”
Disse il padre, questa volta dopo un attimo di esitazione. Luca annuì.
“Ora devo tornare a studiare.”
Disse lui, dirigendosi di nuovo verso la camera e chiudendosi dentro. Da tempo sospettava che ci fosse qualcosa che non andasse; non era uno stupido. All'inizio la madre ogni tanto faceva loro qualche telefonata, adesso invece non si facevano più sentire.
Non si rimise a studiare, continuando a pensare al genitore. La sua mente poi prese a considerare il concetto di sofferenza in senso più lato e di come la gente lo affrontasse. Ogni giorno si sentiva parlare di gente che moriva, di carestie e guerre. Eppure molti, ogni volta che si smettevano di assistere alla notizia, continuavano a vivere come se niente fosse, senza essere veramente toccati dalla cosa.
Forse perché ci si sentiva semplicemente impotenti di fronte a simili disgrazie e allora si preferiva far finta che non esistessero. Per Luca però era assai più probabile che la gente non sapesse veramente cosa volesse dire soffrire, fino a che tale concetto non finiva per riguardarla direttamente. Anche lui aveva espresso un simile atteggiamento, finché non l'aveva sperimentata una persona a lui così vicina.
Dopo una simile esperienza era impossibile ricorrere alla comoda difesa che ti rendeva sordi al dolore altrui. Cambiava il tuo modo di vedere le cose, di approcciarti con gli altri e di pensare al futuro.Aveva sentito spesso nei film la frase “so come ti senti” e adesso sapeva cosa ci fosse dietro a quella manciata di parole, quando corrispondevano al vero.

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Capitolo 7
*** 7 ***


7

 

Inghilterra

 

Paul si maledì per aver dato retta a quell'idea balzana. Il sole stava iniziando a calare e aveva mille altre ragioni per non scendere quella stupida scala in pietra. Ma lui no; in fondo quanto ci avrebbe messo ad esplorare la cantina? Invece si era trovato in un sotterraneo assai più grande, con porte, corridoi e costruito in maniera molto diversa dall'abitazione sovrastante. In un primo momento era stato entusiasta di ciò e aveva finito per addentrarsi molto più di quanto sarebbe stato prudente, fino a quando si era reso conto di non sapere come tornare indietro. Ma avrebbe potuto essere più cretino?
Controllò la batteria del proprio cellulare. Fortunatamente era ancora quasi del tutto carica. Ciò gli avrebbe garantito una buona fonte di illuminazione da parte dell'oggetto per parecchio tempo; si augurava sufficiente per trovare l'uscita.
Maledizione, com'era tardi! Una volta tornato su, come avrebbe spiegato ai suoi che non sarebbe riuscito a tornare a casa per l'orario prestabilito? Immaginava già le loro ire quando sarebbe tornato a chissà quale ora della notte o, peggio ancora, se avesse dovuto chiamarli per chiedere che venissero a prenderlo. Per quale valida motivazione poi? Perché non aveva avuto niente di meglio da fare che entrare in un rudere che avrebbe potuto cadergli addosso da un momento all'altro!
Sospirò, forse era meglio se si concentrava a risolvere il problema vicino, altrimenti rischiava di rimanere intrappolato lì per sempre se continuava a pensare così in negativo. Magari avrebbe dovuto trovare un modo per orientarsi, anziché continuare a vagare a caso. Passò in rassegna tutte le nozioni che aveva sentito a riguardo, ma storie come la posizione del muschio e il volo degli uccelli non potevano aiutarlo lì. Una volta qualcuno gli aveva parlato di un metodo per muoversi nei labirinti, apportando dei segni ogni volta ci si trovava davanti a un bivio, ma si era dimenticato cosa fare esattamente.
Andando avanti a ragionare si rese conto che, se vi fossero state più di un'uscita, poteva generarsi una corrente d'aria che avrebbe indicato lui la strada da prendere. Forse, se stava attento e cercava di cogliere anche lievi spostamenti aerei, avrebbe finalmente risolto il problema. Si fermò, cercando di cogliere una debolissima corrente, dato che non sperava certo che arrivasse di punto in bianco un forte vento. Comunque, vuoi per la sua impazienza, vuoi perché l'aria fosse effettivamente ferma, concluse che fosse tutto inutile e riprese a vagare per i cunicoli delle rovine.
Quand'ecco finalmente intravedere un bagliore in lontananza! Doveva trattarsi dell'uscita, quindi avanzò velocemente verso il punto. Mano a mano che si avvicinava però, quella luce sembrava assomigliare sempre più ad una scritta fluorescente, anziché un'apertura verso un luogo meglio illuminato.
In breve si ritrovò in un grande ambiente circolare. All'apparenza antico e stranamente decorato. Guardando con maggiore attenzione e scostando la polvere accumulatasi sulle superfici, riuscì a vedere con più chiarezza le incisioni. Un attimo, ma quelle erano rune! Ma dunque il sito sito...
Puntò lo smartphone a terra ed effettivamente intravide ciò che poteva essere un cerchi. Dunque vi era del vero in quello che aveva letto in internet. Tra l'altro i segni erano davvero incisi, proprio come riportato nella descrizione.
Che si fosse imbattuto in una qualche costruzione antica? L'idea gli piaceva, come gli sarebbe piaciuto essere la persona che avrebbe segnalato la cosa agli archeologi. Magari però si trattava invece di un sotterrano realizzato da chissà quale setta. Ah, stava correndo troppo! Non aveva le competenze per sapere di cosa si trattasse.
Proprio allora gli tornò alla mente l'ultima parte della storia. No, davvero voleva provarci? Cosa pretendeva accadesse? La magia non esisteva, lo sapeva benissimo. Eppure... che gli costava dire semplicemente quelle parole?
Dopo tutto il tempo impiegato, i guai che aveva e che avrebbe passato, valeva la pena andare fino in fondo. Si posizionò al centro del cerchio, cercando di richiamare alla mente la formula letta. Fortunatamente se la ricordava ancora bene.
“Io scelgo di consacrarmi alla magia, di essere colonna degli incanti di questo mondo, guardia del loro utilizzo e fonte di questa splendida forza mistica, che benedice il mondo.
Magia, concedimi il tuo dono.”
L'ultima parola uscì dalla sua bocca, ma non accadde niente di strano. Il silenzio continuava a regnare imperterrito nella sala. Del resto sapeva che sarebbe andata a finire così, almeno però ora poteva non avere più rimpianti.
Fu allora che una luce intensissima lo investì.

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Capitolo 8
*** 8 ***


8

 

 

Il lampo abbagliò totalmente Paul, con un'intensità tale da arrivare persino a stordirlo. Infatti di lì a poco perse l'equilibrio e finì a terra, chiudendo gli occhi per proteggersi dalla prepotente luce bianca. Solo qualche secondo dopo questa non sembrò più abbastanza forte da filtrargli attraverso le palpebre e si arrischiò a riaprirli. Gli ci vollero comunque diversi secondi per tornare a vederci abbastanza nitidamente e poter guardarsi intorno.
Tutte le scritte avevano preso a brillare e sentiva sulle sue gambe il pavimento freddo e umido su cui era seduto. Era ancora piuttosto confuso e gli ci volle un po' per riprendere a ragionare con freddezza, tempo nel quale le rune persero progressivamente luminosità, lasciandolo completamente al buio.
Che cazzo era successo? Maledizione, non ci vedeva più un tubo! D'era il cellulare? Si mise a tastare intorno, nella speranza di trovare l'oggetto che fungeva da torcia. Fece scorrere la mano varie volte, fino a che riuscì di nuovo a vedere bene la stanza, ma non perché i suoi occhi si erano abituati all'oscurità, ma perché un'altra fonte di luce era comparsa alle sue spalle e con essa un'ombra incombere su di lui.
Subito si voltò e intravide una figura umana, a fianco di una specie di lampadina. Maldestramente arrancò all'indietro.
“Scusa, scusa... non ho fatto niente.”
Disse, dopo aver biascicato qualche suono incomprensibile. Il primo pensiero che gli venne in mente fu che fosse arrivata la proprietaria della casa abbandonata e non avesse gradito ciò che aveva appena fatto.
“Stai tranquilla, non voglio farti del male.”
Paul arretrò ancora un po' goffamente e qualcosa gli finì pure in faccia. Ci mise un po' per togliersi di dosso la fastidiosa peluria.
La nuova arrivata non avanzò e rimase per qualche istante in silenzio, per mostrare l'assenza di ostilità da parte tua.
“Visto, non ti faccio niente.”
Dopo essersi calmato un po', osservò la sconosciuta con più attenzione: era una ragazza bionda e dagli occhi verdi, indossante un cappotto rosa, unito e dei pantaloni pesanti. Vicino a lei sembrava esserci una sorta di globo.
“Stai bene?”
Non capiva bene cosa fosse, del resto i suoi sensi dovevano essere a dir poco scombussolato, tanto che sentiva alterata la sua stessa voce.
“Si.”
Il ragazzo si fece un po' di coraggio e avanzò una domanda.
“Chi sei?”
“Ho avuto diversi nomi: Dasha, Katyusha, Rosalinda, Elisabeth... Ma quello che considero veramente come mio è Beatrix.”
Quindi abbozzò una specie di inchino.
“Invece con chi ho l'onore di parlare io?”
“Mi chiamo Paul, molto piacere.”
La giovane donna parve per un attimo perplessa, poi scoppiò a ridere.
“Scusa, non intendevo offenderti.”
Disse lei, dopo la lunga risata, per poi riprendere il discorso. Del resto aveva previsto sin da subito una simile eventualità.
“Come posso spiegarti?”
Continuò, accarezzandosi il mento, fino a che non vide il telefonino caduto al ragazzo.
“Ah, ecco: un'immagine vale più di mille parole.”
Il dispositivo volò fino alla sua mano.
“Allora Paul, alzati in piedi che ti mostro come stanno le cose.”
Operazione che gli risultò stranamente difficile, tanto che Beatrix, o se vogliamo Dasha, dovette dargli una mano. C'era qualcosa che non andava alle sue scarpe!
Quindi la sconosciuta si mise al sua fianco, tendendo davanti a lei lo smartphone, quasi intendesse fare un selfie. Lo schermo si accese e su esso apparvero raffigurate due belle ragazze. Una era inequivocabilmente Beatrix, l'altra invece non sapeva chi fosse. Possedeva due splendidi occhi azzurri, intensi come gli oceani e dal suo capo partiva una lunga chioma dorata, che scendeva a terra maestosa e ordinata. Indossava degli abiti insoliti, con tessuti di varie tonalità di rosa, interrotti di tanto in tanto da tratti bianchi, decorati con grossi e vistosi fiocchi. Le gambe erano nude, salvo per il tratto iniziale, perché coperte da una gonna a plissè e le mai erano coperte da dei graziosi guanti.
La donna rise ancora, vedendo l'espressione dell'altra persona, che pareva non capire.
“Quella che stai vedendo a fianco a me, sei te.”
La risposta ci mise qualche secondo ad arrivare.
“Come?”
La mente di Paul escluse totalmente una simile possibilità, tanto che l'altra dovette insistere.
“Ma si, guarda...”
E le toccò il naso, sperando che notasse che anche alla fanciulla che stava vedendo stava succedendo la stessa cosa.
“Non vedi che fai i tuoi stessi movimenti e che ha i tuoi stessi vestiti? La telecamera sta semplicemente riportando quel che vede.”
Effettivamente era proprio così e addosso non aveva certo gli abiti di prima e i colori di quelli che vedeva sullo schermo erano gli stessi! Anche il suo corpo sembrava cambiato e dalla testa sembravano effettivamente partire dei capelli biondi. Toccò un attimo una delle curve e la percepì come parte di se stessa! La novella ragazza sbiancò.
È uno scherzo?”
Non poteva essere altrimenti, anche se non capiva come avesse fatto l'altra. Pure la sua voce era riuscita a mascherare!
“Sembro...”
E citò il nome di una ragazza magica che aveva visto qualche volta in televisione.
“Diciamo che mi sono ispirata a qualcosa del genere, anche se non esattamente a quella.”
Rispose Beatrix, mentre Paul iniziava a considerare il fatto che stesse semplicemente sognando, ma l'altra andò avanti a parlare, facendole gradualmente considerare che fosse effettivamente come diceva. E se fosse vero? Se effettivamente le fosse successo qualcosa che trascendeva ciò che conosceva? Se davvero c'entrasse in qualche modo la magia?
Difficile dire cosa provò il quel momento. Paura, imbarazzo, rabbia si mischiarono assieme diventando sempre più pressanti, fino a farla esplodere e urlare.
“Smettila di gridare e stammi a sentire”
A quelle parole però l'urlo le morì all'istante e inspiegabilmente si sentì più calma e disposta ad ascoltare quanto l'altra ragazza aveva da dirle. Dopo che la sconosciuta ebbe fatto riposare un po' le proprie orecchie, riprese.
“Allora, prima di tutto chi ti ha parlato di questo luogo e chi ti ha detto la formula per attivare l'incanto?”
“L'ho trovata scritta in un sito internet, che prometteva dei poteri magici al primo che avrebbe raggiunto questo luogo.”
L'altra la guardò dritta negli occhi mente parlava, forse per soppesarne meglio le parole.
“Capisco. In pratica ti piaceva l'idea di ricevere il dono della magia?”
“Ah dire la verità ero semplicemente curioso di vedere se ci fosse del vero in quello che avevo letto, ma non ci credevo neppure molto.”
La giovane donna socchiuse per poi sorridere, ma prima che potesse aggiungere altro, la fanciulla domandò.
“Ma cos'è successo? Perché sei arrivata qui e conosci questo luogo?”
“Diciamo che sono una maga.”
Paul stette qualche attimo in silenzio.
“Ma se sei una maga, saresti in grado di usare la tua magia per farmi tornare normale?”
“Mi spiace, ma non posso accogliere la tua richiesta.”
La ragazza prese a scaldarsi di nuovo.
“Come no? Non ho nessuna intenzione di rimanere in questo stato e poi ho una famiglia a casa che mi aspetta.”
L'altra non mutò espressione.
“Dovrei fartene una ragione: non potrai più tornare da loro. D'ora in avanti, ti prendo io come mia figlia.”
Cosa? Figlia? No, adesso si stava iniziando a sfociare nell'assurdo!
“No, tu adesso mi fai tornare come prima. Ora.”
Pretese la biondina, furibonda, ma anche Beatrix iniziò a perdere la pazienza.
“Basta, non dire un altra parola, a meno che sia io a farti una domanda.”
E Paul tacque all'istante. Eppure avrebbe dire molto altro! Desiderava insistere, protestare e forse persino venire alle mani se la maghetta avesse non l'avesse accontentata, ma sentiva come di non poter disubbidire all'ordine ricevuto.
“Ora seguimi, usciamo da qui.”
E fece strada, mentre l'altra le stette dietro senza fiatare. Arrivare all'uscita richiese meno tempo di quanto la ragazza si sarebbe mai aspettata e il posto si rivelò meno grande di quanto era apparso all'inizio. Evidentemente aveva girato per molto tempo intorno, complice anche l'oscurità che aveva tenuto nascosi i punti di riferimento.
“Comunque, se ti interessa saperlo, dovresti aver ricevuto quei poteri magici.”
Di tanto in tanto la novella fanciulla inciampava, per via dei tacchi che non era abituata a portare, ma ciò non rallentò molto le due. Arrivate alla scalinata in pietra, Beatrix le passò il proprio cappotto.
“Tieni. Gli abiti che indossi adesso sono un po' troppo appariscenti. Con questo, non dovresti attirare l'attenzione.”
Uscirono dalla botola. Ormai si era fatta notte.
“Se non ricordo male, qua vicino dovrebbe esserci un paese. È così?”
“Esatto.”
“Ottimo, suppongo che lì ci sia almeno un albergo.”
E proseguì, raggiungendo la strada. Si ricordava ancora parecchio bene, tanto da non aver bisogno dell'aiuto della figlia adottiva.
“Visto che adesso sei una dolce fanciulla, non credo proprio che tu possa continuare a chiamarti Paul.”
Considerò, mentre camminava. Sarebbe stato sin troppo insolito usare quell'appellativo in pubblico e nemmeno bello.
Volse gli occhi verso il cielo, osservando la volta stellata e la luna piena, che illuminava debolmente la strada.
“D'ora in avanti il tuo nome sarà Selene.”

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Capitolo 9
*** 9 ***


9

 

 

“Selene, io entro.”
Disse Beatrix, dopo aver bussato per la terza alla volta. Prudentemente si era fatta dare una copia delle chiavi di quella stanza. Trovò la fanciulla sveglia, distesa sol letto, intenta a fissare la finestra. Non aveva toccato la cena portatale la sera prima e probabilmente era rimasta lì, senza far niente. Non vi era da stupirsi: aveva già mostrato quanto fosse stato traumatico per lei un simile cambiamento.
Era arrivato il momento di iniziare a parlarle della situazione in cui si trovava. Di certo non le avrebbe fatto bene rimanere in quello stato.
“Adesso possiamo iniziare ad affrontare la questione. Immagino che tu abbia molte domande, prima però guarda cosa ti ho preso.”
La ragazza non si mosse, solo gli occhi si spostarono per un breve periodo, tornando poi a fissare la strada. La maga sospirò, forse l'altra aveva bisogno di un piccolo aiuto per destarsi da quello stato d'inattività.
“Aglia!”
Aveva avuto modo di vedere molteplici tipi di persone durante la sua vita e sapeva che con lei quel metodo avrebbe funzionato.
“Smettila.”
Continuò l'altra e finalmente la giovane donna smise di tirarle i capelli. Con gran soddisfazione, Beatrix constatò che Selene fosse diventata più reattiva.
“Molto bene, per prima cosa provati questi. Devo sapere se sono della tua misura.”
“Che cosa sono?”
Chiese, guardando all'interno del sacchetto.
“Vestiti.”
“Non mi metterò mai addosso qualcosa di così imbarazzante.”
“Sono dei normalissimi abiti. Sicuramente avrai visto più di una volta delle ragazze indossare qualcosa del genere.”
Tuttavia, qualcuno che fino a un giorno prima era stato un ragazzo, doveva sentirsi comunque ridicolo.
“E comunque, sono senza dubbio meno strani di quelli che hai addosso. Non trovi?”
Le fece notare, ma Selene parve ancora far le bizze e l'altra ragazza dovette usare le maniere forti.
“Coraggio, mettiteli.”
Quindi la novella fanciulla si alzò, dirigendosi verso il bagno, per andarsi a cambiare. Operazione che fu meno veloce del previsto.
“Hai bisogno di una mano?”
“No, faccio da solo.”
“Da sola. Ricordati di parlare di te stessa al femminile.”
Sarebbe sembrato troppo strano altrimenti.
Dopo che, Beatrix ebbe constatato che entrambi i cambi andassero bene e non vi fosse bisogno di tornare in negozio, decise finalmente di chiarire un po' le idee alla povera Selene.
“Siediti pure. Allora, cosa sai riguardo alla magia?”
“Quasi niente. Fino a ieri credevo che fosse semplicemente frutto della fantasia.”
“Capisco, pariamo da un concetto fondamentale. Nelle fiabe, nei racconti e in qualsiasi contesto di ambientazione fantastica, questa che caratteristiche aveva?”
La biondina ci pensò su per un minuto buono.
“Dipende molto dall'autore. A seconda della storia, la magia può essere molto diversa. Se proprio devo azzardarmi a definirla, direi che si tratti di qualcosa che ti permette di compiere azioni altrimenti impossibili.”
“Esattamente. La magia è un'entità mistica totalmente svincolata dalle leggi che regolano l'universo. Diciamo che si trova a un livello superiore da esse e per questo può infrangerle e plasmarle a suo piacimento. Immaginatela come un flusso invisibile che passa per il nostro pianeta.
Tuttavia, la mente delle creature viventi, se ben allenata, è in grado di percepirla e di interagire con essa. I nostri pensieri possono influenzarla, darle una forma. Come dire, di per sé lei è qualcosa di potentissimo, ma indeterminato e inerte: può diventare qualsiasi cosa e agire su tutto, a patto che qualcuno le dia un'identità. Il nostro animo è in grado di dargliela e talvolta persino imporsi su di essa. Fin qui mi segui?”
“Sì.”
Ovviamente stava semplificando al massimo, dato che se avesse voluto parlargliene con esattezza avrebbe richiesto una spiegazione assai più lunga.
“Molto bene. Adesso di faccio una domanda: secondo te, perché la maggior parte dei racconti fantastici sono ad ambientazione medievale?”
“Perché in quel periodo la magia era un tema assai comune nelle fiabe e nei racconti folcloristici. Forse anche perché il genere cavalleresco è nato in quel periodo storico.”
Rispose, facendo appello a quanto ricordava dalle lezioni seguire a scuola.
“E perché la magia era così presente nelle storie e nelle credenze delle persone?”
“Non lo so. Forse per via delle condizioni storiche. Una volta ho letto che la precedente cultura pagana ha dato luogo a molte figure nelle fiabe. Penso poi che il fatto che la maggior parte della popolazione fosse gente semplice e ciò ha portato loro ad attribuire a vari fenomeni naturali cause mistiche.”
Beatrix sorrise e scosse la testa.
“Devi sapere che proprio durante quel periodo vi fu l'epoca d'oro della magia. In cui essa era diffusissima.
Non so precisamente quando essa venne scoperta, ma questa iniziava ad essere già ad essere abbastanza diffusa ai tempi dell'impero Romano, per poi ridursi drasticamente per via delle persecuzioni degli utilizzatori di magia. Alcuni gruppi religiosi la vedevano come una forza concessa da entità maligne.
Però, piano piano e non senza lotte, la conoscenza di tale disciplina tornò a diffondersi, fino a divenire accettata da tutti e dando il via a un'era di prosperità che ebbe pochi pari nella storia.”
Poi la fanciulla parve incupirsi leggermente.
“Purtroppo però questi poteri furono anche causa della fine di tutto ciò: scoppiò una guerra terribile, che mietette un numero impressionate di vittime. L'unico modo per fermare il conflitto fu quello di sigillare quasi tutta la magia e di eliminarne quasi completamente il ricordo.
Tu però ieri hai infranto uno dei sigilli.”
Selene parve scettica.
“Mi sembra strano; come mai nessuno sa di quest'epoca? Un periodo del genere lascia sicuramente alle sue spalle testimonianze e segni.
Come si può eliminare ogni ricordo, indizio e prova di qualcosa che ha segnato così profondamente il mondo?”
La maga sospirò. Possibile che l'altra non l'avesse già intuito?
“Semplicissimo, con la magia stessa.. Ti ricordo che sei stata tu a dire che con questa si possono fare cose reputate impossibili. Perché non dovrebbe essere in grado di cancellare ogni traccia della sua esistenza nella storia?”
La spiegazione era convincente e la biondina annuì, mentre l'altra continuava a parlare.
“Per il momento fermiamoci qui. Se ti dessi troppe informazioni avresti difficoltà ad assimilarle ed accettarle.
Cambiando discorso. Potresti dirmi come hai trovato il sito che prometteva i poteri magici? Qualcuno te lo ha passato?”
“No, ho semplicemente svolto una ricerca in internet.”
“Sulla magia?”
L'altra esitò un attimo, pareva vergognarsi.
“No. Cercavo il sito di un videogioco.”
“E precisamente cosa hai digitato sul motore di ricerca?”
“Il suo nome: I doni arcani dimenticati.”
Beatrix stette a riflettere per un minuto buono.
“Hai detto che è un nome di un gioco. Quindi molte altre persone digitano queste parole, quando vogliono giocarci, giusto?”
“Sì.”
Dunque eseguire una ricerca simile non sarebbe stato registrato come un'azione sospetta dai vari programmi che monitoravano la rete. Tirò fuori lo smartphone sequestrato alla fanciulla e provò a vedere se trovava anche lei i sito.
“Puoi dirmi come si chiamava la pagina e cosa fosse scritto nell'anteprima?”
“Mi pare che il titolo fosse “Vorresti ricevere dei poteri magici?”, l'anteprima non me la ricordo.”
La donna non si aspettava di trovare il risultato tra le prime pagine, ma arrivata alla quindicesima si fermò.
“In che pagina della ricerca l'hai trovata? Una molto avanti, suppongo.”
“A dire il vero era nella prima. Ma ho usato un motore diverso da quelli più conosciuti, utilizzato di default da un programma particolare.”
Ancora la maga parve riflettere.
“Si tratta per caso di un programma per navigare nel Deep Web?”
Selene aveva sentito parlare qualche volta di questo: si trattava di una parte di internet normalmente inaccessibile con i normali motori di ricerca. Spesso associata a diverse attività illegali.
“Mi pare che possa farlo, io però lo utilizzavo per scopi diversi.”
Si giustificò, mentre Batrix si alzò in piedi, rimettendosi in tasca il cellulare.
“Ora devo andare. Durante la mia assenza rimani sempre nella tua stanza e scendi solo per colazione, pranzo e cena. Non lasciare l'albergo, salvo situazioni particolarmente pericolose, come incendi o terremoti. Come al solito ti è proibito l'uso del telefono e di qualsiasi altro strumento di comunicazione e soprattutto non parlare a nessuno della magia e di quanto ti è accaduto.”
E si diresse verso la porta.
“Aspetta, ci sono due cose che vorrei chiederti.”
Beatrix si fermò.
“Stai usando la magia su di me, non è così?”
“Diciamo che è corretto: avrai sicuramente notato che non ti è possibile disubbidire ai miei ordini. Ho fatto in modo che la mia volontà prevalga sulla tua. Per quanto possa essere fastidioso, è un accorgimento che serve a tutelarmi.”
Poi arrivò la seconda.
“Poi... perché sono diventato una ragazza?”
La maga si voltò.
“Durante quell'epoca le più alte detentrici della conoscenza magica dovevano essere donne. Per molti versi era anche giusto, dato che le pioniere della magia furono prevalentemente di sesso femminile. Date le le peculiari condizioni in cui si trovava la donna all'inizio del medioevo, molte di loro finivano per ricorrere alle pratiche magiche osteggiate ai quei tempi.
Non a caso sì è spesso parlato di caccia alle streghe e non agli stregoni. Simili persecuzioni avvennero molto prima e in numero maggiore di quanto la storia attualmente ricordi.
Fu proprio grazie al sangue di queste praticanti, che la magia poté affermarsi di nuovo. Perciò mi pare normale che abbiano preteso una posizione privilegiata, dopo il prezzo pagato.”
Quindi si avviò nuovamente all'uscita.
“Adesso devo proprio andare.”

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Capitolo 10
*** 10 ***


10

 

Stati Uniti

 

Normalmente Chase preferiva non conoscere e soprattutto non essere conosciuto dal proprio cliente, quando faceva lavoretti in più, per arrotondare la paga percepita presso la società informatica che lavorava.
Tuttavia non si era fatto problemi ad accontentare quell'Elliot. Dopo tutto si trattava di una richiesta facile da eseguire e nemmeno illegale, anche se alquanto insolita. Cosa se ne facesse di qualcosa del genere non riusciva a capirlo e il fatto che tendesse a fare il misterioso lo incuriosiva ancora di più. Quel tizio era davvero un personaggio! Bastava pensare al semplice modo in cui l'aveva contattato la prima volta per capire che individui del genere fossero davvero rari.
Qualche giorno addietro, aveva richiesto di nuovo i suoi servigi, dandogli appuntamento a casa sua e Chase aveva accettato ben volentieri. Più perché l'uomo gli stava simpatico che per l'occasione di un guadagno facile. Lui era un tipo fondamentalmente pigro, che non amava uscire di casa, salvo quando doveva andare a lavoro, fare spese o vedere qualche amico. Se non avesse trovato interessante Elliot, avrebbe fatto meno volentieri tutta quella strada solo per sapere cosa volesse.
Salì in macchina e si diresse verso nord. Forse sarebbe arrivato a destinazione prima del previsto, dato che quel giorno vi era meno traffico per le strade di Manhattan. Accese la radio e si sintonizzò sulla prima frequenza che trasmettesse musica da lui reputata decente. Non era un grande intenditore di generi musicali, spesso quando aveva bisogno di distrarsi prendeva una stazione a caso e se in quel momento trasmettevano una canzone che trovava piacevole, continuava ad ascoltarla, altrimenti cercava altro.
Finalmente trovò qualcosa che gli piacque e si concentrò unicamente sulla guida, peccato che dopo circa tre minuti e mezzo in brano finì e ne seguì uno che trovò invece odioso. Provò di nuovo ad armeggiare con la radio, ma in breve tempo risolse semplicemente di spegnerla e proseguire. Non voleva certo fare un incidente per un motivo così stupido.
Attraversò il ponte di Willis Ave e proseguì dritto fino a un semaforo. Lì trovò il tempo necessario per riaccendere l'apparecchio e trovare una musica adatta. Per diverso tempo trasmisero temi a lui graditi, ma poi la musica cessò per lasciar spazio a un lungo notiziario.
Chase abbassò di nuovo lo sguardo, per spegnere definitivamente la radio, quando... Oh maledizione!
Inchiodò, rischiando di investire una ragazza che era uscita fuori all'improvviso, correndo come una pazza. Fortunatamente durante la frenata aveva rallentato e aveva avuto modo di deviare leggermente, riuscendo ad evitare di metterla sotto.
Subito dopo suonò il clacson e le urlò dietro, ma lei non si voltò neanche, continuando a correre. Comunque gli parve arrivare una risposta da parte di quella fanciulla dai capelli rossi, legati a coda di cavallo, forse un insulto. Non era facile capirlo attraverso i finestrini e con la radio accesa.
L'informatico accostò un attimo, spegnendo finalmente l'apparecchio e grattandosi la guancia ruvida, per la barba corvina. Perché aveva acceso di nuovo quella stramaledetta radio? Eppure lo sapeva che era meglio pensare solo alla guida, anziché armeggiarci!
Fece un respiro profondo. Fortunatamente non era successo niente. Quindi si rimise in moto e arrivò presso l'abitazione di Elliot.
L'omone lo accolse calorosamente e dopo averlo fatto accomodare, gli spiegò cosa volesse.
“Ho apprezzato molto ciò che hai fatto per me l'altra volta. Il tuo lavoro ha già dato i suoi frutti. Mi piacerebbe che tu realizzassi per me qualcosa di analogo.”
“Dimmi pure, sono tutto orecchie.”
Rispose il programmatore, per sapere i dettagli. Come sospettava, l'amico non voleva niente di particolarmente difficile da realizzare e non dovette chiedere troppi chiarimenti. Così, una volta conclusa la spiegazione, i due rimasero per un po' a discutere del più e del meno.

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Capitolo 11
*** 11 ***


11

 

Inghilterra

 

Teletrasportarsi richiedeva troppe energie, per questo Beatrix aveva preferito semplicemente prendere il treno. Alla fine non aveva resistito a far tornare Selene nella sua città natale: l'idea di porla in un ambiente conosciuto, dopo essere diventata una persona completamente diversa, la divertiva troppo.
Le ci erano voluti alcuni giorni per preparare il tutto e poter lasciare l'albergo dove si erano sistemate temporaneamente. Era rimasta comunque molto vaga con la ragazza, quando aveva dovuto spiegarle che si sarebbero mosse. Le aveva detto semplicemente che si sarebbero dirette nella città dove abitava.
La figlia adottiva non aveva aperto bocca durante tutto il viaggio e la maga non aveva reputato opportuno provare a rompere il ghiacci. In ogni caso avrebbero avute molte altre occasioni di parlare quando si sarebbero sistemate.
Una voce proveniente dagli altoparlanti comunicò che stessero per arrivare alla loro meta e le due si prepararono a scendere e una volta uscite dalla stazione, la giovane donna le porse un foglio.
“Sei in grado di raggiungere questo edificio?”
Voleva mettere alla prova l'autonomia dell'altra. Sarebbe stata in grado di eseguire i suoi ordini anche quando non avrebbe potuto sorvegliarla.
“Si, so muovermi bene qui.”
“Ottimo, allora tieni questi, ti serviranno sicuramente.”
E tirò fuori dalla borsa un portafoglio ed un mazzo di chiavi.
“Quella sarà la tua nuova casa, almeno per un po'. Recati subito lì e restaci fino a sera. Nel caso si presentasse qualsiasi tipo di problema, cerca di risolverlo da sola.”
Selene la guardò stupita. Problemi, casa?
“In che senso?”
L'altra sorrise divertita.
“Vedrai, vedrai. Ora devo andare, mi raccomando di non fare scemenze.”
E quindi si incamminò, sparendo poco dopo dalla sua vista. Selene sospirò, esaminando quindi quanto le era stato affidato. Le chiavi ricevute probabilmente servivano per accedere all'abitazione, aprì quindi il portafoglio per vederne il contenuto. Vi erano dei soldi e, cosa più curiosa, un documento d'identità. Il suo: quello di Selene Mills. Vi era persino la sua foto! Com'era possibile? Che Beatrix l'avesse fotografata i giorni prima? Da dove veniva poi quella carta d'identità? Era falsa? Costruita con una qualche magia?
Magari avrebbe fatto meglio a chiedere alcune cose alla maga riguardo al documento e tutto il resto. Al momento però, l'unica cosa che potesse fare era dirigersi verso l'abitazione indicatole dalla ragazza.
Non le ci volle molto a raggiungere la periferia della città e presto si trovò davanti ad una villettina particolarmente graziosa al centro di un grande giardino, delimitato da una siepe. Sul campanello vi era riportato il nome di una persona che non conosceva, tuttavia le chiavi aprirono tranquillamente il cancello, così come la porta. Chissà come Beatrix se le era procurata?
La casa singola era completamente ammobiliata e ben tenuta. Probabilmente era in una casa abitata da altre persone! Cosa cavolo stava combinando quella maga maledetta? La fanciulla si sentì leggermente più sollevata quando trovò un biglietto scritto proprio dalla disgraziata, in cui le spiegava che le avesse messo in frigorifero alcune cose da mangiare. Se non altro non avrebbe rubato il cibo a qualcuno e se la donna era già entrata lì qualche tempo fa, probabilmente il proprietario aveva lasciato la dimora da un po' di tempo e difficilmente se lo sarebbe trovato davanti. Andò allora a cercare la cucina, per prepararsi qualcosa.
Un paio d'ore dopo il pranzo le gelò il sangue nelle vene, quando sentì che avessero suonato alla porta. Se qualcuno avesse scoperto che stava abitando nella casa di qualcun'altra, probabilmente avrebbe passato dei guai. Forse però si sarebbe presentata pure l'occasione adatta per sfuggire a colei che la controllava. Dopo qualche secondo di esitazione decise di rispondere e scoprì con grande stupore che si trattasse di una consegna proprio per lei! Domandandosi perché lo stesse facendo, uscì fuori a ritirare il pacco. Sembrava che fosse stato tutto già pagato e una volta tornata dentro, constatò che il contenuto della scatola fossero abiti. Evidentemente doveva averli presi Beatrix per lei, dato che due cambi non bastavano di certo. Durante la giornata capitò un altro paio di volte che suonassero perché dovevano consegnarle qualcosa.
Sperava di rivedere presto la maga, dopo tutto quello che era successo quel giorno, aveva parecchie domande da farle.

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Capitolo 12
*** 12 ***


12

 

 

Era contenta che Selene fosse stata in grado di destreggiarsi in situazioni inaspettate, come quella di ritirare le consegne. Ciò provava che l'incantesimo che ne limitava la volontà le lasciasse sufficiente autonomia per agire e decidere da sola e contemporaneamente continuava a farla essere ubbidiente anche quando non poteva sorvegliarla.
Quei giorni erano stati pieni per Beatrix, ma comunque era contenta: aveva atteso pazientemente quel momento e ora finalmente poteva agire, senza che vi fossero più scuse, paure e rimorsi che fino ad allora le avevano fatto rimandare i suoi progetti.
Anche solo non dover simulare l'accento straniero, doversi riempire di trucco o ormoni era qualcosa che la mandava in visibilio. Come aveva fatto ad aspettare fino ad allora? Per quanto complicato fosse tutto ciò che l'aspettava per proseguire per quella strada, non doveva esserlo di più di quanto aveva dovuto fare per non iniziare a percorrerla.
“Allora Selene, cosa volevi chiedermi?”
Domandò, dopo essersi accomodata sul divano.
“ Prima di tutto come hai fatto a ottenere le chiavi di questa casa? Stiamo per caso occupando la proprietà di qualcun altro? Come mai, poi, sono arrivati qui un mucchio di pacchi a nome mio? E cosa più importante: come ti sei procurata questo documento d'identità? Lo hai falsificato o prodotto con una qualche magia? Selene Mills non dovrebbe esistere per l'anagrafe.”
La maga sorrise. In effetti le domande della fanciulla erano più che legittime e sarebbe stato divertente spiegarle come stavano le cose.
“Innanzitutto Selene Mills esiste eccome per l'anagrafe. Vedi, attualmente è quasi tutto informatizzato e quindi mi è bastato usare la mia magia per aggiungere tra i dati la tua identità.”
“Quindi hai come hackerarto...”
Beatrix ridacchiò.
“No, si tratta di qualcosa di molto più raffinato. Per violare un sistema bisogna superare delle barriere, spesso si lasciano delle tracce delle proprie azioni e tra l'altro non ho la conoscenza necessaria per fare simili cose, non con i database anagrafici almeno.
Il mio incantesimo può cambiare di punto in bianco la magnetizzazione delle memorie informatiche, cambiando così i dati al loro interno, senza doverci accedere con un pc e non rendendo riconoscibili le modifiche.”
L'altra parve non capire e la maga le fece un esempio.
“Prova a pensare a un libro. Se volessi modificare cosa c'è scritto al suo interno, dovrei prima provare a cancellare il testo originale tramite gomme e bianchetti, lasciando evidenti segni della mia correzione, in oltre per farlo dovrei inevitabilmente raggiungere fisicamente il libro.
Con la mia magia invece posso far sparire a distanza l'inchiostro che componeva le lettere, per poi farlo tornare componendo un testo completamente nuovo. Nessuno potrebbe sospettare delle mie modifiche.”
“Forse ho le idee un po' più chiare.”
“Il bello è che per compiere il tutto non occorre conoscere il linguaggio macchina. Serve invece un'elevata padronanza degli incanti a livello microscopico. Ciò però richiede semplicemente una grande esperienza in queste arti e non un elevato livello di potere, quindi è tutto fattibilissimo, anche se la quantità di magia presente nel mondo è attualmente bassa.
Certo, non è stato comunque troppo facile, dato che è stata la prima volta che ho utilizzato questo incantesimo su un sistema informatico, di fatto ho compiuto alcuni test, prima di passare all'azione.”
Quindi passò a esporgli qualche dettaglio riguardo la sua nuova identità.
“Quindi tu adesso sei Selene Mills, figlia di Bram Mills e Anne Ellis. Una coppia realmente esistita, morta tragicamente in un incidente d'auto all'incirca un anno fa.”
Quindi cambiò tono, per rimarcare che stesse arrivando la parte completamente inventata.
“La loro figlia, sconvolta per la perdita dei genitori, ha deciso di trasferirsi in una città dall'altra parte del paese, lontana da tutto ciò che le possa ricordarle la madre e il padre, così da superare il lutto.”
Selene parve scettica.
“Puoi anche avermi inserito negli elenchi anagrafici, ma nessuno si ricorda di me. Chiunque abbia conosciuto questo Bram e questa Anne, sa che non hanno avuto me come figlia.”
“Questo è vero, ma sono certa che non indagheranno subito su di te, né si metteranno in contatto con i tuoi ipotetici parenti e amici e anche in questo caso potrei prendere delle contromisure. In ogni caso stati tranquilla, nell'immediato è molto improbabile che accada... riguardo al medio e breve termine, ti basti sapere che non avrai più bisogno della tua identità attuale.”
“In che senso?”
Chiese la fanciulla, confusa.
“Vedrai”
Rispose l'altra, con un'espressione a dir poco impertinente.
“Comunque, ho preparato per te un profilo dettagliato riguardo al tuo passato e alle tue vecchie abitudini. Più tardi vedi di studiarlo.”
Quindi tese il braccio e il documento sul tavolino, prese a volare fino alla sua mano.
“Riguardo alla carta d'identità è stata regolarmente rilasciata giusto ieri, dopo aver...”
E di colpo Beatrix cambiò forma, diventando uguale a Selene.
“... denunciato il suo smarrimento qualche giorno fa.”
Quindi riprese il suo aspetto originale.
“Esatto, ho preso le tue sembianze. In oltre ho usato anche un altro incantesimo per persuaderli a sveltire la procedura e a non fare troppi controlli. Esso consiste...”
Parve però fermarsi un attimo a riflettere.
“Sai cosa ti dico? Te ne parlerò nello specifico solo dopo che avrai fatto alcune esperienze. Altrimenti rischierei di rovinarti la sorpresa.”
Ormai era assodato che la maga amasse fare la misteriosa.
“Però ti anticipo che lo ho usato anche in albergo affinché acconsentissero ad ospitarci senza dover fornir loro documenti, né un qualche anticipo, prima di usare i miei poteri per acquisire qualche soldino e avere anche io una nuova identità.”
Tirò a sua volta fuori la propria carta d'identità.
“Proprio come ho fatto con te, anche io mi sono creata una piccola copertura. Per il momento, quando saremo in pubblico mi dovrai chiamare Amy Wright e sarò una tua amica.
Comunque ti farò una confidenza: un tempo ho fatto ricorso ai documenti contraffatti, tuttavia questo metodo è assai più semplice e soprattutto, più sicuro.”
“E riguardo la casa?”
Chiese la “figlia adottiva”.
“Sei sotto un contratto d'affitto. Anche in quel caso ho utilizzato le due magie per accelerare il tutto. Tieni conto che la padrona di casa, la signora Daisy Baker crede di averti già incontrata, quindi comportati di conseguenza quando ci parlerai.”
“E chi è che lo paga?”
“Tu ovviamente. Non guardarmi così, anche se da poco, sei maggiorenne e sei libera di usare l'eredità dai tuoi genitori. Che c'è di strano?”
Le pareva impossibile che tutto ciò potesse funzionare, ma i fatti stavano dando ragione a Beatrix, almeno fino a quel momento.
“C'è altro che vorresti chiedermi?”
Se c'era altro? Certo che ce n'era; pure le spiegazioni ricevuti le avevano dato più quesiti che certezze. Tuttavia quegli argomenti nuovi l'avevano sfinita e per un po' non avrebbe voluto trattare quelle cose.
“ Al momento no.”
“Benissimo. Io invece vorrei chiederti diverse cose e che mi aiutassi a sbrigare alcune pratiche legate alla tua permanenza qui, prima di tutto quelle necessarie per riprendere gli studi.”
“In che senso?”
“ Ufficialmente Selene Mills è ancora una studentessa, quindi è ovvio che, a seguito al suo trasloco, completi tutto il necessario per il trasferimento nella sua nuova scuola.”
“Nuova scuola? E in quale andrò.”
Beatrix sapeva che quella parte sarebbe stata divertente.
“Nel liceo che frequentavi prima di ricevere i poteri magici, ovviamente.”

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Capitolo 13
*** 13 ***


13

 

 

Non riusciva a crederci: non solo era finita nella sua vecchia scuola, ma addirittura negli stessi Set*! Se solo pensava al fatto di doversi rapportare con i suoi compagni di classe, nella sua nuova forma e facendo finta di incontrarli per la prima volta, non sapeva proprio che pesci pigiare!
Scosse la testa; si stupiva per così poco? Il fatto che avessero accettato il suo trasferimento in quel periodo dell'anno, per di più quello in cui si sarebbero dovuti sostenere gli esami per il diploma era di gran lungo più assurdo! Come aveva fatto Beatrix? Con la magia? Quasi sicuramente sì, dato il modus operandi che le aveva visto utilizzare spesso.
Continuò a proseguire per la strada, giungendo appena in tempo per le lezioni. Non era abituata a fare quella strada e perciò aveva calcolato male i tempi. Non ebbe modo di scambiare neanche una parola con gli altri studenti, che subito che subito arrivò il professore. Fin da quando era entrata si era però accorta di una cosa: tutti la stavano guardando. Probabilmente la classe doveva essere già stata avvertita con qualche giorno di anticipo del suo arrivo, ma era perfettamente logico che i compagni fossero curiosi di vedere la nuova arrivata. Eppure la metteva tremendamente a disagio essere al centro dell'attenzione!
“Come potete vedere, oggi è arrivata la nuova alunna di cui vi avevamo accennato. Il suo nome è Selene Mills.”
Spiegò il professore, per poi rivolgersi direttamente alla ragazza.
“Visto il periodo in cui ti sei trasferita, non sarà facile metterti al passo col nostro programma, ma visti i voti con cui sei uscita dall'altra tua scuola confido che tu ce la faccia.”
Quindi iniziò la lezione e non appena questa terminò e ci furono i classici minuti di pausa prima della successiva, due ragazze vennero immediatamente da lei per presentarsi e fare conoscenza. Subito dopo si unirono altre tre persone e ben presto quasi tutta la classe le fu intorno. Confusa e messa in difficoltà dal dover sostenere una conversazione con così tante persone, Selene si guardò intorno, cercando Kate. Dopo quanto era successo, aveva veramente bisogno di parlare con qualcuno a cui volesse bene, anche se non poteva dirle chi fosse veramente. Ma non era tra le persone che le stavano facendo festa: stava seduta al proprio banco, con un'espressione pensierosa, forse malinconica.
Fortunatamente tale situazione terminò in fretta, non appena arrivò un altro professore, ma non appena vi era uno stacco dallo studio, la situazione si ripeteva. L'amica se ne stava sempre in disparte e lei non aveva modo di parlarle. Tra l'altro non sembrava essere dell'umore per farsi una chiacchierata e lo sarebbe stata ancora di meno se lei avesse scacciato tutti gli altri per poter scambiare due parole.
Non appena la scuola finì, Kate andò da Drake per tornare a casa, mentre Selene venne trattenuta a lungo dai propri compagni di classe, alcuni dei quali la seguirono pure quando iniziò a tornare anche lei alla propria abitazione.
Con suo grande rammarico la fanciulla poté pure constatare che quasi nessuno parlò del fatto che uno dei membri della classe mancasse da un po'. Evidentemente a nessuno fregava davvero niente di Paul! Non era passato molto, eppure lo avevano già dimenticato! Il che la faceva sentire davvero male, sebbene cercasse di nascondere tali emozioni mentre parlava con gli altri. Non riusciva neanche ad arrabbiarsi con loro per la cosa.
Fortunatamente, coloro con cui stava parlando, presero progressivamente strade diverse e Selene si ritrovò finalmente sola. Sospirò; almeno non doveva più fingere di essere triste...
Continuò quindi ad avanzare verso casa. Che schifo di giorno era stato quello! Sperava solo che non fossero così anche quelli a venire.




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*Nel caso vi stiate chiedendo cosa siano questi misteriosi "set", vedrò di darvi qualche dritta. In inghilterra la scuola funziona in maniera un po' diversa rispetto a quella italiana. Le classi, come le conosciamo noi, non esistono.
Vige il sistema dei set. In pratica, a seconda dell'abilità di uno studente in una determinata materia, costui viene smistato in un set. Per esempio uno studente particolarmente bravo in matematica può venir smistato nel set 1 di quella materia, mentre uno negato nel set 5.
Quando quindi vi sarà l'ora di matematica, l'alunno bravo andrà nell'aula del set 1, mentre quello negato nell'aula del set 5. Al cambio dell'ora, quando magari toccherà biologia, i due studenti cambieranno aula, andando nell'aula di biologia a loro assegata secondo la loro abilità nella determinata materia.
Questo sistema mira ad alzare gli obiettivi per gli studenti particolarmente abili, che hanno modo di apprendere di più, mentre cerca di non richiedere sforzi impossibili per gli alunni meno portati in determinate materie.
O almeno questo è ciò che ho capito dalla documentazione che ho reperito. Confesso che informarmi sulla scuola inglese è stato meno facile di quel che pensavo inizialmente.

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Capitolo 14
*** 14 ***


14



“Allora Selene, com'è andata a scuola?”
La risposta arrivò solo qualche secondo più tardi, dopo che sentì il suono della porta chiudersi.
“Non bene.”
Sapeva che la ragazza stentasse ancora ad accettare la sua nuova condizione, quindi c'era da aspettarsi che vedesse tutto nero.
“Capisco, se ciò è dovuto a un vero problema fammelo presente e vedrò di aiutarti.”
Tuttavia, voleva assicurarsi che dietro al disagio della fanciulla non vi fossero motivazioni più grandi. L'altra però non si lamentò di niente in particolare, quindi probabilmente non era accaduto niente di grave.
La biondina mise la cartella a posto, assorta nei propri pensieri. Chissà se qualcuno si stava chiedendo che fine avesse fatto Paul? Probabilmente la sua famiglia. I suoi genitori e sua sorella le volevano bene, no? Già, ma non poteva certo rallegrarsi che fossero preoccupati per la sua scomparsa; sarebbe stato un atteggiamento troppo egoista.
Si chiedeva se lo stessero cercando. Purtroppo però non aveva molti mezzi per informarsi: lì non avevano internet e Beatrix si era sbarazzata del suo vecchio smartphone. Se mai vi fosse stata la notizia per televisione, probabilmente l'avrebbero trasmessa solo una volta e avrebbe dovuto passare sin troppo tempo davanti al televisore per vedere un servizio che magari le avrebbe detto poco o niente.
“Beatrix, pensi che la mia famiglia mi stia cercando?”
Chiese, sedendosi sul divano di fronte a quello su cui stava la maga.
“Certo che lo sta facendo; hanno pure chiamato la polizia. Ho letto la notizia sul giornale di qualche giorno fa.”
Sicuramente a Selene mancavano e doveva pure dispiacerle che fossero in pensiero per il loro ex figlio.
“Mi dispiace, al momento non posso fare niente per loro. Tuttavia in seguito avrò modo di fare qualcosa a riguardo. Non so dirti quando: dipenderà da parecchi fattori.”
Lasciò quindi l'altra in pace per una buona mezz'oretta, poi, poco prima di andarsene tirò fuori dei fogli e glieli porse. L'altra sembrò non capire e la cosa fu assai gradita a Beatrix, dato che voleva che fosse un po' una sorpresa.
“Che cosa sono?”
Disse, afferrando quelle che sembravano tre locandine.
“Dei volantini. Questo pubblicizza un corso di danza classica, questo uno di francese, questo uno di canto corale. Voglio che tu ti iscriva a tutti e tre.”
“Perché devo farlo?”
Chiese Selene, incredula.
“Sai, in quanto tua madre desidero che tu riceva l'educazione migliore. A dire il vero potrei insegnarti già io le basi, ma preferirei concentrarmi nell'addestrarti nell'uso della magia.”
In realtà avrebbe preferito farla seguire da dei mentori privati, ma per il momento quella era una soluzione assai più pratica.
“Ma devo proprio frequentarli?”
“Non ti piacciono? So che tra un po' da queste parti ne inizierà anche uno di spagnolo, se vuoi possiamo rimandare il canto corale a favore di quello, per esempio.”
“Non è questo il punto.”
Protestò l'interlocutrice. Dunque era proprio come pensava Beatrix!
“Quindi non hai semplicemente voglia di collaborare? Comunque, che ti piaccia o no, ci andrai e seguirai tutte le lezioni.
Se sei troppo stanca per iscriverti oggi, poi farlo anche domani, ma non oltre.”
Allora si alzò.
“Ora ti devo lasciare. Ci vediamo alla solita ora.”
Quindi prese l'uscita. Selene rimase un po' a guardare i tre volantini, finendo per leggerli a fondo. Sapeva che avrebbe finito per frequentarli; non le era possibile disubbidire alla donna.

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