Nati per soffrire - La storia di Philippe

di GanzoBello
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio nome è ***
Capitolo 2: *** Condannami Parigi, sono Colpevole ***
Capitolo 3: *** Il Tatuaggio ***
Capitolo 4: *** Sweet Dream ***
Capitolo 5: *** 15 Aprile ***



Capitolo 1
*** Il mio nome è ***


Il primo pensiero quanto ti risvegli nel vomito è pensar che sia di qualcun’altro.

Non importa se ricordi nettamente di essere solo.

Non importa se sei in un parco o in un vicolo o in una casa.

Se ti risvegli coperto dal vomito, il primo pensiero è attribuirlo a qualcun’altro. Questo perché per il tuo cervello non è possibile che l’ospite che comanda sia responsabile di tutto quel pasticcio, di quella puzza e di quella enorme vergogna. Cerca di discolparsi come quando da bambini indicavamo i mostri, come responsabili per aver rotto il vaso o per averci insegnato quella parolaccia.

” La colpa non è mia! Io sono ”

Quante volte avete sentito queste parole, sia che le avesse dette qualcuno di caro o non, la maggior parte delle volte che le sentivamo, eravamo già sicuri di aver trovato il colpevole.

Bene, ecco, non sono stato io.
Non sono stato io ad entrare nel parco nell’orario di chiusura.
Non sono stato io a sdraiarmi sopra il ponticello che collega le due parti del parco separato dal fiume.
Di certo non sono stato io a spararmi una dose guardando le stelle e di sicuro, questo ve lo giuro, non sono stato io a vomitarmi addosso preso dal trip che il mio piccolo cervello mi aveva donato.
Infondo mica sto parlando a una persona stupida vero Mr. Draghetto?

Comunque mi dispiace per la mia maleducazione, piacere mi chiamo … Mi chiamo … Mi chiamo? Avevo un nome? Beh se lo avevo non lo ricordo più …

Molta gente da troppa importanza ai nomi. Michelle, Jonas, Armani se porti un nome e qualcuno lo conosci in pratica diventi famoso. COn la fama arriva il potere e tutti vogliono avere il potere.

Mi spiace Mr Draghetto ma si dovrà accontentare di dover chiamarmi come le pare, io di certo non ricordo il mio nome e sinceramente ora che so che avere vuol dire avere potere preferisco non averne più uno. Ora mi dispiace ma voglio sonnecchiare, mi sono abituato a questo incredibile odore di disprezzo personale, quindi meglio approfittarsene…

Appena svegliato Mr Draghetto era sparito. Che forse la dose avesse perso ogni sorta di effetto che potessi aspettarmi?

– Garçon, Garçon, s’il vous plaît, ce qu’il est immergé dans les vomissements, mais s’ils vont! Mais s’ils vont! –

Il guardiano come al solito il peggiore rovina feste …

– Me ne vado, me ne vado. Francese mangia formaggi me ne sto andando! –

– Toximane –

Ritornare a casa dopo una delle solite notti brave , ha un non so che, ti lascia sempre a bocca asciutta. Non sei soddisfatto di quello che hai fatto, ma in compenso non sei neanche pentito. Un po come le ragazze che incontro alle varie fermate dell’autobus. Truccate dal giorno prima, con le scarpe con il tacco puntualmente in mano e quell’aria di chi si schifa, ma che in fondo sa bene che si perdonerà. Le invidio. Si sono divertite, hanno amato ed ora tornano a casa senza aver un gran che di colpa se non quello di aver bevuto un bicchiere di troppo ed esser andate a letto con il ragazzo che odiavano. Loro alla fine si perdoneranno, lo fanno sempre. Si ripetono che sarà l’ultima volta che lo faranno che è un periodo passeggero e che se solo trovassero quello giusto riuscirebbero a smettere di continuare quella terribile ed odiosa routine.
Le invidio. Ma le invidio solo perché loro sanno che tutto quello che dicono è vero. Io ho perso quella convinzione. In verità non l’ho mai avuta. Io non sono mai stato convinto che tutto questo avrebbe avuto una fine. Io non mi sono mai ripetuto che quella sarebbe stata l’ultima volta. Io sapevo bene che non avrei smesso se avessi trovata la persona giusta. Io alla fine del tutto non mi sarei perdonato.

Sotto la doccia ripeto il rosaio mentre cerco di levare ogni macchia di vomito via dalla pelle. Strofino ogni parte per bene, non per igiene ma per cercare di levare con lo sporco anche la pelle.

Scarnificato penso che sarei più bello e divertente.

Penso che lo saremmo tutti.

Lo specchio infrange i miei sogni. La mia pelle è ancora attaccata. Ancora pallida. Ancora piena di tagli. Ancora con quel tatuaggio che mi ricorda il mio grande motto che mi ha accompagnato in questa vita.

“I’m the whore of God”

La scritta è a cubitali dimensioni ed in inglese apposta, la feci in carcere, il prete quando la vide sopra il mio petto, esito perfino a respirare. Era impietrito.

A Parigi la quantità dei suicidi è la più alta delle città europee. Non so se il prete lo sapesse quando mi disse che per me non c’era speranza.

In credibile pensare cosa può fare un tatuaggio ad una vita!

Scendo per strada niente mi separa dal gettarmi nella Senna è aspettare che l’acqua riempa i miei polmoni. Gradirei tanto la sensazione di sentirmi spegnere.

Ma ancora non è venuto il mio tempo.

Passo da Jacques, per riempire di nuove le mie scorte della settimana.

– ça va Philippe? –

– ça va, ça va. Le habituel –

Ritorno a casa. Prendo l’ago. Lo inserisco fra le dita del piede. Fa male, ma non abbastanza.

Aspetto.

Aspetto.

Inizio a vedere finalmente i primi effetti. Non sento più dolore dell’ago che squarcia le dita.

Perfetto.

Prendo il coltello e inizio a incidere sul petto una M. Una E. Un’altra M. Una R. Un’ A.

Il sangue inonda tutto la mia pancia. Sembro uscito da un film dell’orrore. Non so perché ma inizio a ridere. Sarà qualche effetto della droga.

Si la droga, quella che mi hanno iniettato. Perché in fondo non sono stato io a comprarla. Non sono stato io a prendere il coltello ed a scrivermi sul petto MEMORIA. No non sono stato io.

E’ stato Philippe.

 
 

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Capitolo 2
*** Condannami Parigi, sono Colpevole ***


Parigi è la città col più alto tasso di suicidi di Europa. 
Questo è quello che mi hanno detto. Questo è quello che so. 

Ogni quaranta secondi una persona si suicida. 
Questo vuol dire che ogni ora ne muoiono novanta ed ogni giorno ne muoiono due mila cento sessanta. 

E' un dato molto interessante. Se ci pensate mentre state guadagnando quei trenta euro, grazie alla vostra giornata di lavoro di sei ore, sono morte un totale di persone così elevato da poter riempire più di quindici aerei. 

Tutte per loro scelta. Tutte perché avevano deciso definitivamente di voler fare quella scelta.
La scelta di voler morire. 

La maggior parte penso che lo faccia per solitudine, lo penso perché non lo specificano mai. Lo fanno per deumanizzare quelle persone. Vogliono lasciarle prive delle umanità perché pensare a loro come solo dei semplici numeri, rende la nostra vita più facile. 
Se sono numeri non proviamo pietà. 

I numeri sono irreali. 

Nella irrealtà la nostra empatia non si attiva. 

Tanto si pensa che nessuno di noi, alla fine affronterà mai una situazione del genere. 

"Suicidio? Nella nostra città? Sarà stato sicuramente qualche drogato depresso o qualcuno che da tempo soffriva di una malattia!"

Eppure quei numeri non racchiudono vecchi depressi. Quei numeri parlano chiari. La maggior parte di quelle persone sono giovani che vanno dall'età di Alain, giovane che ha appena compiuta diciannove anni ed eppure già ha iniziato con la coca, all'età di Zacharie, un tossico dipendente dall'eroina che ogni tanto striscia fuori da sotto Passerelle Léopold-Sédar-Senghor e che degna i poveri passanti del suo volto da trentenne strafatto che vede draghi.

Penserete che essendo collegati con la droga sia più facile suicidarsi, beh, è un pensiero comune, eppure non sempre è vero. 

La droga porta all'autodistruzione.  Al distruggere il proprio io, pezzo per pezzo, per il proprio volere, perché si è fatta quella scelta, perché così ci si diverte, perché così si può scappare dai propri problemi, dalle proprie fantasie, dal proprio mondo. 

Chi, invece, si suicida non vuole scappare, non vuole divertirsi. Vuole morire. Vuole portare fine alle proprie avventure. 
Indifferentemente da ciò che pensa la gente vuole arrivare al The End prima di scoprire chi è l'assassino del film. Senza capire se c'è una soluzione o se non c'è un modo di sopportare tutto quello che dovrà succedere. 

Chi si suicida ha preso ed ha fatto la sua scelta. La scelta di voler morire.

Rispettabile o meno, la scelta una volta fatta la si deve accettare. Non possiamo fare nulla per cambiare ciò che è avvenuto, però possiamo decidere come accettarla.

O prenderla come Marilù, la madre di Alain, che urlo per ore e pianse per giorni la morte del povero splendido figlio, bravo a scuola, che tutte le madri gli invidiavano, bravo con la matematica. 
Di essere bravo, era bravo, infatti, riuscì a costruire una corda abbastanza robusta da impiccarsi con le lenzuola del letto. Non disturbo i genitori neanche del costo della corda. 
Il giorno prima di farlo mi disse, che gli aveva già addebitato abbastanza in questa vita. La droga, l'alcol, le donne, aveva addebitato tutto ai suoi genitori. Era stanco di farlo. Era stanco anche di continuare di fingere che tutto quello che avevamo vissuto l'aveva reso felice. Che tutto quello che aveva vissuto era realmente scomparso e che ormai la tempesta fosse passata. La tempesta non era passata, gli era rimasta in testa e continuava a tormentarlo. 

- Un giorno Philippe, anche tu ti riuscirai a perdonare per quello che hai fatto, quel giorno mi seguirai nelle scelte. Non puoi continuare a punirti per quello che hai fatto. Ormai neanche Parigi lo fa più. - 

Pensava che Parigi fosse il giudice supremo per tutte le nostre azioni. 

L'altro metodo? 

Prenderla come Parigi. 

Rendere Alain solamente un altro ragazzo che si aggiunge a quel numero di due mila cento sessanta.  Dedicargli un articolo di giornale. Creare dell'indignazione pubblica e poi farlo risultare come numero, per una statistica e niente più. 

Alain era un mio amico ed ora è un mio numero, niente più. 

Ma la colpa di certo non è sua. Lui non c'entra. 

La colpa è di Parigi che lo giudicò pronto per quello.

Parigi non giudicarmi pronto. Parigi Condannami.

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Capitolo 3
*** Il Tatuaggio ***


"Io sono cristiano, perché credo che ognuno abbia la possibilità di essere perdonato"

Urlava il prete in prigione. Lo urlava prima di conoscermi. Lo urlava prima del tatuaggio. 

Urlava che quella frase non era sua, diceva di averla sentita dire da Dio stesso prima di diventare prete. Lo era diventato anche per quella frase, eppure bastò il mio tatuaggio a fargli cambiare idea. 

"I'm the whore of God."

Una semplice scritta in stile celtico, nera come la pece, in tintura di piombo, una di quelle tinture che si dicano esplodano sotto la macchina delle risonanze magnetiche. 
Una scritta che rifletteva quello che pensavo di essere. 
Una puttana.
Una puttana che apparteneva ad una sola entità.

Un'idea che mi fu donata dalla stessa persona che l'odiava, ma io che ci potevo fare? Io ero la vittima lì. La colpa non era mia. La colpa era di Philippe. 

Un giorno Philippe aveva deciso di commettere l'errore che mi avrebbe portato alla galera, al tatuaggio ed alla droga come autodistruzione. 

U-N-G-I-O-R-N-O .Mi scrivo con il coltello sul petto mentre mi guardo allo specchio. Il sangue schizza. Sporca la parete, poi ribolle sulla belle asciugandosi lasciandomi una semplice incisione. Un giorno, si legge bene, stranamente non è coperta da Memoria di sei giorni fa, per ironia da quando mi punisco ho iniziato a cicatrizzare più velocemente.

Incredibile come Dio agisca. Il prete continuava a urlare che le vie del signore sono infinite, che ogni gesto ed opera che  abbiamo compiuto le abbiamo compiute per il volere del Diavolo, che se ci pentivamo di aver aderito al volere del Diavolo pentendoci Dio ci avrebbe salvato. 

"Gli chiesi perché Dio non ci fermo, perché Dio il giorno in cui stavamo violando la legge, Dio non invio un angelo a fermare la nostra mano. Perché Dio ci aveva abbandonato quel giorno. 

Lui mi disse che quel Dio non ci aveva abbandonato, aveva scelto di non agire, perché sapeva che noi non l'avremmo ascoltato. 

Come faceva a saperlo se non aveva provato?

Dio sa tutto. Lui è onnisciente.

Se sapeva tutto avrebbe conosciuto il metodo per farmi cambiare idea. Perché non l'aveva fatto, dov'era?

Dio è dappertutto. Lui è onnipresente.

Se era lì e sapeva cosa fare, perché non ha agito? 

Perché Dio è onnipotente. "

Onnipotente quello era il segreto. Dio poteva tutto anche farti accettare il male. 

Il giorno mi tatuai la scritta. Non per insultare Dio. Non perché avessi perso la mia fede. 

Ma perché Un Giorno decise che io dovessi fare quella scelta. 

Decise che io dovevo accettare il male. 

Decise di farmi accettare. 

Decise di fare di me ciò che voleva.

Decise che ufficialmente ero diventato la sua Puttana. 

E niente più. 

Ho finito la dose, perciò mi lavo. Devo soffocare le urla di dolore mentre mi raschio la pelle dalla carne, perciò recito il rosario.  Devo tenere i miei demoni addormentati, perciò mi drogo. Devo espiare i peccati, perciò mi taglio. 

C'è chi pensa che io cerchi la redenzione. Sbagliato, io non cerco la redenzione. Io devo andare all'inferno per ciò che ho fatto. Il fatto è che ho voluto anticipare solamente la pena. 
Sperò solo che a Dio non dispiacerà se mi maltratto un po'. 

 

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Capitolo 4
*** Sweet Dream ***


Siamo fatti di questo? Siamo fatti di solo sangue e carne? 

Ogni volta che la squarcio guardandomi allo specchio me lo domando. 

Vedo solo semplici sfumature di rosso. Niente blu o bianco, niente differenze tra muscoli volontari o involontari. Niente solite bugie raccontate da anatomia. Vedo solo rosso, che cola, che schizza e che macchia le pareti bianche vicino allo specchio. Sangue su sangue che il mio corpo vomita dal suo interno come se neanche lui lo volesse.

Il mio corpo ha accettato da anni la mia volontà. 

Non si ammala più, non si infetta più e non mi fa più sentire le punture. 

Sa pure lui che questo è giusto. Lui ha una coscienza e sa che è giusto.  Lui accettò tutto anni fa.

Lui non era solo carne e sangue, anche se mi mostrò solo quello per un periodo. 

Lui aveva deciso di non mostrarmi il resto di se stesso per via di quello che avevo fatto. Eppure sapevo che un giorno lui mi si sarebbe rivelato. Quel giorno arrivò proprio mentre mi guardavo allo specchio.

Mi toccavo la pancia, sentivo un dolore, cosa strana visto l'antidolorifico che avevo in circolo. 

Uno squarcio mi si aprì in quell'istante  nel mio basso ventre. Dei denti e una lingua fuoriuscirono formando una sorta di mostruosa bocca all'interno del mio corpo. 
La bocca si leccò i denti che grondavano sangue e pezzetti del mio intestino. Li leccò, li succhiò, li pulii di ogni pezzettino rendendoli di nuovo bianchi scintillanti, deglutii e si preparò a parlarmi. 

- Esatto Philippe, il giorno è oggi! - 

- Sei tu il mio corpo? - dissi euforico per la visione. 

- Si Philippe, sono il tuo corpo, non mi riconosci? -

- Si corpo ti vedo, finalmente ti vedo, come mai non eri mai apparso prima? - 

La bocca allungò la sua lingua fino al mio volto. L'avvolse intorno al mio collo. Era soffice. Mi dava la stessa sensazione di un gatto che cerca le coccole sopra al letto. Sapete uno di quei gatti che quando si è sdraiati sul letto tranquilli, vengono a cercare coccole, strusciandosi sul collo, sapendo che quello è un nostro punto debole. 

La lingua lo sapeva. Il gatto lo sapeva. 

- Philippe non sono mai apparso prima, perché io so cosa hai fatto - 

Le parole del mio corpo erano stranamente chiare anche se la lingua era avvolta intorno al collo. 

- Lo so corpo, per questo ti ringrazio di sopportare la nostra punizione - 

- Oh Philippe, io l'accetto ed anzi sono apparso oggi perché voglio aiutarti -

La lingua iniziò a stringere la presa, voleva strozzarmi. 

- Grazie Corpo, anche tu mi giudichi pronto? Anche tu mi hai perdonato? - dissi con l'ultima aria che avevo in corpo. 

- Si Philippe, io sono il tuo corpo, so cosa è meglio per te. E' meglio che riposi ti sei punito abbastanza, io sono stanco di  sopportare quell'orribile colpa. Anche Parigi ci ha perdonati! Ricordi? - 

Afferrai la lingua con le mani e iniziai a spingerla via dal collo.

- Philippe perdonati per ciò che hai fatto! Philippe lasciati morire! -  urlava la bocca aumentando la presa.

- No - urlai e morsi la lingua.

Mi accorsi di non avere la mia all'interno della bocca. Era scomparsa. Il pensiero non mi sconvolse più di tanto così continuai a mordere la lingua. 
Il sangue scoppiò a fiumi, inondandomi la gola. Cercai di non deglutire, ma senza lingua non ci riuscivo. Non potevo oppormi. La bocca rideva. Piano piano stavo finendo all'altro mondo. Mi sentivo i polmoni pieni del mio caldo sangue. Iniziai a vedere tutto sfocato, poi svenni. 

Al mio risveglio ero solo, con una corda intorno al collo sporca di sangue. 

Doveva essere stato tutto un allucinazione.  Doveva essere una di quelle allucinazioni che viene provocata dall'antidolorifico. 

Doveva essere così, lo accettai subito, anche se nella mia testa sentivo ancora ridere la bocca. 

La sentivo ridere e la sento ridere tuttora. 

Perché infondo neanche il mio corpo, mi ritiene pronto. Neanche il mio corpo si è perdonato. 

Lui ha accettato il nostro destino.

Lui ha accettato la nostra scelta. Ha deciso che andava bene, che dovevamo pagare per ciò che avevamo fatto.

Perché la colpa non era sua, la colpa era di Philippe.  

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Capitolo 5
*** 15 Aprile ***


Parigi, due drogati trovati al Quai Saint Bernard.

Oggi 15 Aprile, due gioviani sotto ai 20 anni sono stati ritrovati, al Quai Saint Bernard. Segnalati da dei turisti nella zona. I due hanno trasformato una serata romantica in un horror.
La giovane di diciott'anni riconosciuta, grazie ai documenti, come Nola Plantwear, turista inglese residente a Parigi per le vacanze, è stata ritrovata esanime. Per lei sono risultate inutili le azioni dei paramedici durante la corsa all'ospedale ed il pronto intervento. Infatti alle ore 8:15 è stata dichiarata morta dal coroner, per colpa di un overdose di eroina. 
Sorte del tutto contraria per il suo compagno, Philippe Lions, di diciannove anni, il quale stranamente è riuscito a sopravvivere alla letale dose. Ora per lui si prospetta un'accusa per possesso e spaccio di eroina e una di omicidio colposo. 

Philippe Lions di nuovo a piede libero 

Oggi 18 Maggio, il giovane Philippe Lions, viene rilasciato dopo aver sostenuto i sei anni a lui condannati per l'accusa di spaccio e detenzione di eroina. 
Ricordiamo ai nostri cari lettori che Philippe era stato accusato anche di omicidio colposo, ma anche se egli stesso avesse dichiarato al giudice di essere colpevole, il suo avvocato Grey Fren, lo riuscì a salvare dall'accusa invocando l'infermità mentale temporale. 
Ora solo un quesito è da farsi, può il sistema penitenziario francese aver raddrizzato un ragazzo che con le sue azioni ha portato alla morte della sua ragazza? O alla fine si dimostrerà solamente un altro buco nell'acqua dato da una politica socialista? 
A voi le sentenze...

Omicidio sulle sponde della Senna

Ieri giorno 15 Aprile un efferato omicidio si è consumato sulle sponde della Senna. 
La giovane Méloée Silvan, arrestata ieri nel pomeriggio, ha sparato a Philippe Lions, il movente è ancora sconosciuto. Si sospetta passionale anche se le parole della giovane confondono la polizia. 
"Dovevo fare qualcosa, stava soffrendo troppo, non sopportavo vederlo ridursi in quel modo. Erano dieci anni che era uscito dalla prigione, ma la colpa per lui non era mai svanita!"
Il legale della giovane, Grey Fren, ha richiesto che il processo sia istituito il più velocemente possibile, infatti sostiene che le varie accuse svaniranno tutte in corte, poiché il gesto della sua cliente sia stato solamente dettato dalla pietà e dall'amore che ella provava per la vittima. 
Intanto la storia si infittisce, infatti il coroner ha trovato molteplici ferite cicatrizzate sul corpo del ragazzo, il tutto, dichiara il coroner, fa pensare ad anni di torture subite nel tempo, giorno per giorno. L'artefice oltre a tagliare ed incidere lettere sulla vittima, iniettava un forte antidolorifico, utilizzato in medicina, in modo che il corpo potesse rimanere vigile mentre il tutto veniva effettuato.  Questo denota una forte infermità mentale nell'assassino, rendendolo pericoloso per se e per il prossimo. 
La situazione è ancora aperta nei prossimi seguiremo l'andamento del processo tenendovi informati su ogni scoop, per ora vi invitiamo a partecipare alla fiaccolata in onore di Philippe, il povero giovane ucciso in questa maniera orribile, che si terrà domani sulla senna. Rip Philippe.

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