Login 'n Kill - Memories

di Raeiki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Sogni ***
Capitolo 3: *** Connessione ***
Capitolo 4: *** Primi incontri ***
Capitolo 5: *** Rinforzi ***
Capitolo 6: *** Pausa di riflessione ***
Capitolo 7: *** Seymour ***
Capitolo 8: *** Al completo ***
Capitolo 9: *** Verso il Boss Finale ***
Capitolo 10: *** Nell'occhio del ciclone ***
Capitolo 11: *** Boss Finale (Parte 1) ***
Capitolo 12: *** Boss Finale (Parte 2) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


-America 8, Campbell, HQ della Legione

La figura si alzò in piedi, avviandosi verso il computer madre. Tutti quegli anni chiuso lì dentro lo avevano portato alla pazzia, e gli risultava difficilissimo fare pensieri completamente lucidi. Guardò il monitor, notando che il counter del tempo mancante all'apertura era arrivato a zero. Sorrise maliziosamente: "Finalmente."
Le serrande si alzarono lentamente, facendo filtrare la luce solare. Non essendo più abituato alla luce naturale, Sealight fu shockato a tal punto che perse le vista. 
Cercò il telefono nella tasca, e chiamò suo figlio prima di diventare del tutto cieco: "Ben? Vieni al quartier generale, presto. Direi..."
Camminò tastando le pareti, fino ad arrivare alla porta principale. L'aprì, uscendo a tentoni dall'edificio: "...direi che il giorno è arrivato."

Sperava che il ragazzo leggesse il messaggio in segreteria, e mentre ricominciava a distinguere delle macchie vide delle persone avvicinarsi, parlando tra loro. Una si fece avanti, e disse: "Signore...mi riconosce? Sono Amon Khadi. Primo soldato del plotone. Ha bisogno di aiuto? Riesce a sorreggersi?". Sealight alzò una mano tremolante: "S-sto bene, Amon. Mio figlio? Dov'è Benjamin?". Il primo del plotone tentennò: "Er...signore, temo che suo figlio sia caduto in battaglia insieme al progetto 61. Non abbiamo più avuto notizie da quel giorno."
Una voce li interruppe: "Scusate l'attesa, mi aspettavate?". Un individuo inquietante si presentò davanti a loro. Aveva una carnagione grigiastra, due braccia robotiche extra e un elmetto rosso sbiadito con incise le cifre 6 e 1. Amon Khadi sgranò gli occhi: "61?! O Ben...chi sei dei due?"
La figura alzò le braccia robotiche in segno di dubbio: "Non lo so nemmeno io, di preciso. So solo che Benjamin...almeno, il suo corpo umano è morto nella battaglia finale contro il team Selen. Lì ho trasferito i miei dati dentro al progetto 61, e fondamentalmente sono risorto come virus grazie al potenziamento dell'avatar." Sealight lo interruppe: "Ma allora come fai a essere qui, dovresti essere rinchiuso nel regno virtuale." 
"Lo so, ma lasciami finire. C'è stato un sovraccarico energetico causato da Dark Mind; infatti per risvegliarmi, anche lui sotto forma di virus, ha per un attimo fuso la sua energia virus con la mia causando una sovrapposizione. In parole povere per un attimo io, Dark e 61 siamo stati la stessa persona. Questo ha causato il sovraccarico che mi ha fatto impazzire. Una volta sconfitto ho ripreso i sensi, e ho approfittato del portale aperto dagli altri membri del team Selen per tornare nel mondo reale. Ero in condizioni critiche, e mi ci è voluto parecchio tempo per riprendermi. Ma ora eccomi qui, più forte che mai."

Una volta ascoltata la storia di 61, Sealight si rivolse ad Amon Khadi: "Amon, visto che apparentemente Ben non può saperlo, che fine ha fatto il resto dei Creeps?"
Il ragazzo rispose con lo sguardo basso: "Morti, signore. Tranne Shade, di cui si sono perse le tracce.". Sealight imprecò sottovoce: "Capisco...che mi dici della tua squadra, loro sono vivi?"
"Sissignore, siamo ancora tutti vivi." Sealight accennò un sorriso: "Bene, sarete la nuova Elite. Chi sono gli altri membri, per curosità?"
"Paulson Krieg, 26 anni, maschio, combatte corpo a corpo; Nebraska James, 20 anni, femmina, cecchino; Gru Nielsen, 30 anni, ex capo di una gang, ha i suoi uomini con sé. Poi ci siamo io e 61."
Sealight approvò la formazione e congedò i due sottoposti, per fare un discorso a tutti i membri della Legione davanti a lui: "Signore e signori, ben tornati alla Legione. Ne è passato di tempo. Nonostante il gran numero di ostacoli e di perdite, ora siamo di nuovo qui per dare inizio al progetto Spawner. Con il dovuto ritardo..."
 

Aprì le braccia sorridendo maliziosamente:
"LA LEGIONE TORNA A COMBATTERE!"

 

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Capitolo 2
*** Sogni ***


Diluviava. Sentiva le gocce picchiare senza sosta sull'impermeabile, mischiandosi con il sangue a terra. La faccia era a contatto con il terreno umido, e ciò gli suscitava un enorme senso di fastidio. Detestava la pioggia. Cercò di alzarsi a fatica, invano, provando un dolore immenso al petto; poco al di sotto del collo c'era un profondo taglio orizzontale, che sanguinava parecchio. Vide gli occhiali da sole a terra, ma non li raccolse. In quel momento avrebbero solo ostacolato la sua vista. Provò ad afferrare il bastone: la testa d'aquila era sporca di sangue e gocciolava a terra. Era talmente concentrato che gli sembrava di sentire il rumore delle gocce cadere sull'asfalto del parcheggio. La pistola era scarica, e ne approfittò per caricarla rapidamente. Un lampo illuminò a giorno la zona, e in quella frazione di secondo notò un individuo avvicinarsi a lui barcollando. Doveva essere ferito a giudicare da come camminava. Ai polsi aveva delle lame simili a grosse forbici, anch'esse sporche di sangue. Indossava un completo dal colore reso indefinibile dallo sporco e una maschera d'oro simile a una di quelle teatrali. 
 

Cercò di strisciare via, ma il tizio gli fu addosso e gli calpestò la schiena, pronunciando una frase: "Game over, Dark Mind." Le ali sulla schiena si aprirono di colpo scaraventando l'aggressore a terra: un salvataggio provvidenziale, senza dubbio. Le scrollò dall'acqua, afferrò il tizio mascherato dal collo e spiccò un salto sproporzionatamente alto rispetto al normale, andandosi a schiantare contro una macchina. Appena si riprese dalla caduta assestò un pugno e un calcio all'avversario, facendogli distruggere la portiera dell'auto. Gli tolse la maschera, non notando nessuna reazione da parte sua: vide un volto tumefatto e irriconoscibile, pieno di graffi e ferite.
Il losco individuo lo guardò per qualche secondo con gli occhi socchiusi e con le poche forze rimaste rise, rise maniacalmente sapendo di aver perso. La canna della pistola si appoggiò contro la sua fronte, e il proiettile partì con un suono sordo.

"AAAAAAAAAH!". Devon si alzò di soprassalto, sudando freddo. In qualche secondo gli occhi si abituarono al buio e vide la sua camera, riconoscendo pian piano tutti i particolari. Tirò un sospiro di sollievo lasciandosi cadere sul letto. Era la quarta volta in una settimana che faceva un sogno simile. Erano tutti così realistici, e finivano tutti con almeno un morto. E tutto da quel giorno...no, non poteva essere quello il motivo dei suoi incubi. Era sicuro che fosse esso stesso un incubo, una cosa del genere non sarebbe potuta accadere davvero. O almeno, lui la pensava così.

Una settimana prima, America 5

"Papà, mi accompagni a scuola si o no? Non posso arrivare di nuovo in ritardo."
"Arrivo, Devon. Inizia a uscire."
Alexander Drake, ormai adulto, sposato e con un figlio, Devon Drake, si era trasferito nella vecchia casa dei suoi zii e di suo cugino. 
Non poteva negare che quel posto gli riportava dei ricordi non troppo felici alla mente, ma era comunque conveniente ed era pur sempre una bella casa. 
Scese le scale, baciò sua moglie Wendy e uscì di casa, vedendo il figlio appoggiato alla portiera della macchina che armeggiava con il cellulare: "Spegni quel coso e sali in macchina.". Il ragazzino sbuffò: "Uff, ok...". Alexander gli rivolse uno sguardo torvo mentre apriva la portiera: "E comunque hai diciassette anni, è ora che ti prenda la tua patente." Devon rispose salendo in macchina: "Probabile, si. Che facevi prima di sopra?". Alexander fece una pausa, per poi rispondere: "Nulla di importante, Devon. Nulla di importante..."  
Il ragazzo guardò altrove. Aveva voglia di dormire, ma gli incubi glielo impedivano. E ciò non faceva che peggiorare il suo umore. E poi a scuola c'era un individuo che continuava a prenderlo di mira sin dal primo anno, Seymour Cromwell. Un tizio ricco sfondato, belloccio e viscido come pochi. Non aveva un vero e proprio motivo per infastidirlo, eppure persisteva.
Come previsto, l'idiota lo aspettava davanti alla scuola insieme a quei minorati dei suoi amici. "Amici", perché in realtà loro non puntavano ad altro se non ai suoi soldi apparentemente illimitati. 
"Ehi, come mai puntuale oggi? Ti ha portato la mamma?"
Devon sbuffò senza nemmeno guardare negli occhi il suo interlocutore: "Mio padre. Levati ora, non ho tempo da perdere."
Seymour rise, imitato dai suoi compagni: "Dai, sei troppo permaloso. Prendila sul ridere Devon, non andrai lontano con quella faccia da depresso."

La classe passò in fretta, e Devon tirò un sospiro di sollievo: non che non andasse bene, aveva una media abbastanza alta e non aveva preso nemmeno un'insufficienza dall'inizio dell'anno, ma le lezioni lo scocciavano da morire. "Soporifere", così gli piaceva definirle. Tornò a casa in pullman, e due tizi davanti a lui stavano parlando tra loro a voce particolarmente alta: "...e quindi pare che quei terroristi...la Legione..."
"Già. Sembra stiano tornando. Ci sono stati attacchi ed avvistamenti disparati in America 8, pare che stiano conquistando un sacco di terreno."
L'altra persona assunse un'espressione tesa: "Diavolo...la storia si ripete...ma, ehi, e Xander Gold?" Il suo interlocutore lo guardò accigliato: "Chi?"
"Ma come, l'eroe che collaborando con la polizia sventò l'attentato a Winston salvando la città e bloccando l'avanzata della Legione. Non ricordi?"
"Ah, giusto...però pare sia sparito dalla circolazione poco dopo la vittoria a Winston, e con lui la Legione. Sbaglio?". L'altro uomo scosse la testa: "Non sbagli. Proprio per questo mi sto chiedendo che fine abbia fatto: magari con la ricomparsa della Legione tornerà anche lui a salvarci...di nuovo."

Devon era così preso da quella storia che si era quasi dimenticato di scendere alla sua fermata. Quell'eroe, Xander Gold...com'è che non ne aveva mai sentito parlare in vita sua? Eppure da ciò che aveva sentito pareva avesse avuto un ruolo importante. Entrò in casa e fece per correre al piano di sopra nello studio, per fare qualche ricerca al computer, e vide suo padre uscire da lì: "Oh, Devon. Com'è andata a scuola?"
"Bene...che facevi?"
Alex distolse lo sguardo e iniziò a scendere le scale: "Nulla di che."

"Xander...Gold..." sillabò Devon cercando su internet. C'erano poche informazioni sul suo conto, ed erano pressoché le stesse che aveva sentito dai due uomini sul pullman. Cercò tra le immagini e ciò che vide lo lasciò stupito: sembrava uscito da un qualche cinecomic della Marvel, e in più le immagini erano abbastanza sfocate. C'era addirittura una statua in suo onore in una cittadina in America 8. Come aveva fatto a passare così inosservato? Ma qualcosa attirò la sua attenzione, chiudendo la pagina di Google. Una cartella rimasta aperta in background, suo padre doveva essersene dimenticato. La aprì, e notò solo una scritta: "Login 'n Kill". Cos'era? Un gioco, o qualcosa del genere? Provò ad aprirlo, e si aprì una pagina internet su un motore di ricerca sconosciuto. Deep Web? Lo aveva sempre inquietato e incuriosito, e quindi provava sempre ad accedervi senza troppi risultati. Non era bravissimo nell'hacking, ma ogni tanto leggeva segretamente alcuni vecchissimi appunti del padre a riguardo. In base alle sue conoscenze poco più che basilari provò a superare la pagina criptata e ad accedere a Login 'n Kill; incredibilmente la cosa fu piuttosto facile, e in pochi minuti riuscì ad entrare.
Il sito comprendeva poche opzioni: i classici "Registrazione" e "Accedi", personalizza killer e "Disinstalla". Ah, quindi era già nel computer? Ora che ci pensava, il pc era appartenuto a suo zio prima che a suo padre, quindi era piuttosto vecchiotto. Notò un'ulteriore opzione, in basso a destra: "Base". Provò a cliccarvi, e istantaneamente un bagliore appena percettibile lo accecò per qualche secondo facendogli perdere i sensi.

Si risvegliò steso in un prato, intorpidito e con gli occhi doloranti. Si alzò con la stessa fatica con cui ci si alza la mattina presto. Intorno a lui non c'era praticamente nulla, se non un edificio a qualche metro di distanza. O meglio, quel che restava di un edificio. Era in parte distrutto e sembrava cadere a pezzi. Camminando in quella direzione vide delle lapidi con su scritti dei nomi: "Lawrence Quentin - Ocean", "Crystal Peters - Selen"... ce n'erano molte altre, ma una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare: "Se controlli meglio c'è anche la mia, un po' più in là."
Si voltò e vide una figura alta e magra, interamente bianca, che sembrava brillare di luce propria. Era accompagnato da una donna, anch'essa interamente bianca. 
"Scusami, ti ho spaventato? Non volevo coglierti alla sprovvista...beh, forse qui tutto ti ha colto alla sprovvista, dico bene?"
Devon restò impietrito con gli occhi sbarrati: "C-chi...dove..."
L'uomo sorrise: "Con calma, ragazzo. Ogni cosa a suo tempo. Io mi chiamo Dark e fondamentalmente sono un antivirus, come Juliet, la ragazza dietro di me. Una volta però il mio nome era un altro...ma ti spiegherò anche questo in qualche modo. Attualmente ti trovi dentro la Base Selen, creata dall'omonimo team un po' di tempo fa. Ora tocca a me porti delle domande, se permetti." Devon deglutì a fatica. Era un sogno? Eppure era così realistico...
"Lo prendo per un si. Prima cosa: come sei arrivato qui? Sei un utente di Login 'n Kill? Eppure credevo fosse finito tutto dopo lo scontro con i Creeps..."
Devon si illuminò quando sentì quel nome: "L-Login 'n Kill dici? Beh...si, diciamo che sono un utente. L'ho scoperto oggi stesso, e...non so come sono entrato qui, ho cliccato su Base e mi sono risvegliato qui..."
Dark si accigliò: "Base?! Mh...eppure solo un membro dei Selen può effettuare l'accesso...a proposito, sai che sembri davvero Alex? Come ti chiami, ragazzo?"
Alex? Era forse suo padre? 
"Ehm...Devon. Devon Drake...e se state parlando di Alexander Drake è mio padre."

Dark spalancò gli occhi: "P-padre...quindi tu sei...ma in che anno siamo?"
"2035, venti settembre."
Anche Juliet assunse un'espressione preoccupata: "Come 2035? Diciassette anni?"
Dark scosse il capo chiudendo gli occhi: "Dovevo immaginarlo. Qui il tempo scorre di sicuro molto più lento che sulla terra. Beh, ti devo un'ultima spiegazione, Devon. Seguimi."
Il ragazzo seguì i due lungo la fila di lapidi fino ad arrivare all'ultima. Appena lesse il nome si sentì mancare: "Albert Drake..."
"Già. Sono...o meglio, ero io. Prima di diventare ciò che sono ora. E se come dici sei figlio di Alexander Drake, allora sei mio parente, per essere precisi cugino di secondo grado. Vedi, Alex era mio cugino."
Appena ebbe tempo di metabolizzare la botta psicologica, Devon chiese a Dark: "Quindi...che cos'è Login 'n Kill?"
Dark sospirò: "Beh...è un sito piuttosto controverso creato vent'anni fa da tuo nonno. Mi sto basando sulle informazioni scritte nelle Note del Creatore, ovvero appunto un diario scritto durante la creazione del sito, e le ricerche effettuate da tuo padre poco tempo fa. Inizialmente doveva essere un'innovazione scientifica, ma poi il suo capo traviò il progetto e mandò tutto in rovina, trasformandolo in un sito per reclutare avatar assassini in grado di sopraffare qualsiasi esercito. Infatti così nacque la Legione, ed è per questo che erano così invincibili. 
Poi c'è stato un periodo di fermo di tre anni, quando tornò in voga il sito e si creò il torneo. La mia squadra risultò vincente, ma in seguito a svariate complicazioni eccomi qui. A quanto pare tuo padre deve aver avuto un periodo di vuoto, altrimenti mi avrebbe raccontato tutto su Login 'n Kill."
"Si, mi ha raccontato un paio di volte che ha avuto un lungo periodo di amnesia e quindi ha rimosso una parte della sua gioventù, risalente all'incirca a quel periodo..."
"Già. Beh, credo che tuo padre c'entri qualcosa con Xander Gold, e soprattutto con la Legione. Attento, ragazzo, perché pare che stia per succedere qualcosa di estremamente brutto.  Al momento, sarò io stesso il tuo avatar su Login 'n Kill. Condivideremo alcune memorie, quindi non spaventarti se vedi cose...strane. Torna qui appena puoi, cercherò di spiegarti ogni cosa. Arrivederci, Devon."

Già, più o meno da quel giorno gli incubi avevano iniziato ad infestarlo. Però non poteva essere vero, e infatti si era sempre rifiutato di parlare con suo padre. Però, in fondo, cosa ci perdeva? Magari qualche spiegazione lo avrebbe almeno in parte liberato dagli incubi. Doveva almeno provarci.
"Papà?"
Alexander era di nuovo appena uscito dallo studio. In quei giorni era piuttosto preoccupato per un motivo a lui ignoto: "Si...dimmi, Devon."
Il ragazzo esitò qualche secondo, per poi chiedere:

"Chi è Xander Gold?"

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Capitolo 3
*** Connessione ***


Alexander si fermò, pietrificato. Si voltò lentamente, verso suo figlio, assumendo un'espressione prima preoccupata, poi interrogativa: "...chi?"
"Xander Gold, papà. So che tempo fa era tipo un eroe, ho fatto delle ricerche prima. Tu...sai chi era? Voglio dire...ne avevi mai sentito parlare?"
L'uomo restò esitante per qualche secondo. Certo che sapeva chi era, lo sapeva fin troppo bene. Ma come avrebbe potuto spiegarglielo?
"Ehm...si, quando ero ragazzo si parlava moltissimo di lui. Però non si dirti molto altro..."
Devon annuì: "Mh...ultima cosa. Che cos'è Login 'n Kill?"
Alexander impallidì: "...cos'hai fatto? Hai curiosato tra le mie cose?"
"L-lo avevi lasciato aperto sul desktop e mi serviva il computer...che è?"
Il padre si coprì la bocca con una mano; cosa aveva visto suo figlio? Quanto aveva letto?
"Non devi toccare Login 'n Kill. Per nessun motivo. Chiaro? Nessun motivo. Lo hai già aperto?"
Devon non rispose subito. Pensò al sogno strano in quella prateria, con Dark, e rispose: "N-no. Non l'ho aperto, ho preferito lasciarlo chiuso."
"E così deve restare. Non interessarti di queste cose, lascia perdere."

Devon rimuginò a lungo sulle risposte ottenute dal padre. Non sembrava molto convinto di ciò che diceva, e poi perché tutta quella preoccupazione verso Login 'n Kill? Continuò a pensarci, ma le risposte sarebbero arrivate molto, molto presto. 
Quella notte fece un altro incubo strano, simile a quello dell'ultima volta.
Stava percorrendo velocemente un corridoio, caricando la pistola. Si fermò davanti a una porta, sfondandola con un calcio. Davanti a lui un ragazzo stava seduto su una scrivania, dietro un computer. Appena lo vide assunse un'espressione terrorizzata: "A-Albert??"
Alzò la pistola facendo fuoco sul monitor, per poi colpire in pieno volto il ragazzo. Due persone, probabilmente i genitori, corsero all'interno della stanza urlando. La pistola fece fuoco sulla donna, per poi colpire in testa l'uomo con la punta del bastone, frantumandogli il cranio. Sentiva sentimenti contrastanti dentro di sé: paura, rabbia e rimorso.  Camminò velocemente verso il ragazzo a terra,  che gli lanciò un vaso. Strisciava verso la porta, provando a scappare, ma lui gli sparò alla gamba atterrandolo definitivamente. Lo afferrò, mentre l'altro rantolava suppliche, e lo scagliò contro la finestra. Lo trascinò sul balcone, sporgendolo fuori verso il vuoto. Ci fu un lampo, e in quell'attimo la visuale cambiò; adesso vedeva tutto dal punto di vista del ragazzo sospeso nel nulla. Vedeva in faccia l'aggressore, prima impersonato da lui: aveva i capelli di un colore strano, un misto tra verde e blu, e il volto di un bianco cadaverico. Un paio di occhi rossi lo fissava, e pronunciò una frase: "Hai scelto la parte sbagliata. Hai provato a togliermi la gloria, ma hai fallito, e ti tolgo la vita."
Gli venne un tuffo al cuore appena si sentì cadere nel vuoto. Guardando in alto volse il suo ultimo sguardo all'assassino: quegli occhi non trasparivano alcuna emozione, se non rabbia. Furia cieca, che nessuno sarebbe riuscito a frenare. 

Si risvegliò di soprassalto, di nuovo sudato e tremante di adrenalina. Diede uno sguardo al telefono: erano le tre del mattino. Non aveva più sonno, quindi si alzò ed entrò nello studio accendendo il computer. Suo padre non aveva ancora avuto modo di cancellare o bloccare Login 'n Kill, quindi provò a rientrarvi. Cliccò su Base come aveva fatto l'ultima volta, perdendo i sensi e risvegliandosi nella stessa prateria. Non era stato un sogno, quindi? Vide in lontananza Dark avvicinarsi, e gli corse incontro.
"Ehi, ehi! ho delle domande. Un sacco di domande. Numero uno: l'ultima volta hai detto che avremmo condiviso alcune memorie, no? Questo significa che quegli strani sogni che faccio sono i tuoi ricordi? Sei tu che hai ucciso quelle persone?"
Dark abbassò lo sguardo, incupendosi: "Si. Non ne vado fiero, ora come ora, ma sono stato io. Ai tempi ero stato consumato dal gioco, o meglio, dal potenziamento che avevo aggiunto all'avatar. I miei compagni non hanno subito gli stessi effetti che il gioco ha fatto a me, quindi suppongo che sia colpa del potenziamento. Quello che ha condannato me e molti dei miei amici.". Devon non parlò, ma poi gli balenò in mente un'altra domanda: "Mio padre mi ha vietato di entrare qua dentro. Perché? Cos'è che lo terrorizza?"
"Beh, secondo le mie informazioni e secondo le Note del Creatore, è a causa della Legione. Coloro che hanno ucciso il Creatore e hanno rovinato questo programma."
Il ragazzo si illuminò. La Legione? Erano quei terroristi di cui parlavano tutti in quel periodo.
"So chi sono. E so che stanno tornando, a quanto pare. Ne parlano tutti, sembra che abbiano conquistato America 9, 8 e 7. Stanno scendendo, siamo in stato di allerta."

Dark spalancò gli occhi, sembrava molto preoccupato: "Ecco perché puoi accedere. Hanno riaperto i server, il progetto Spawner è iniziato. È questo ciò che terrorizza tuo padre, Devon. Loro lo staranno sicuramente cercando, essendo il figlio del Creatore. Ci sono molte cose che non so ancora, ma di una cosa sono sicuro. Non siete al sicuro. Affatto. Devi avvertire tuo padre del pericolo incombente, lui saprà che fare."
Devon era ancora più confuso di prima: "P-progetto Spawner? Quali server? Che stai dicendo, Dark?". L'uomo gli mise una mano sulla spalla: "Vedi, Devon...anni fa la Legione tentò di avviare questa procedura, il progetto Spawner appunto, tramite un enorme computer madre. Il progetto Spawner avrebbe permesso alla Legione di creare un numero illimitato di avatar da battaglia senza un padrone umano, bensì comandati dal computer. Bot, praticamente. Tuo padre e tuo nonno riuscirono a fermarli, ma se ciò che dici è vero vuol dire che sono riusciti a tornare in attività. Siete tutti in pericolo. Torna a casa ora, ma prima tieni questo.". Dark porse al ragazzo un cellulare: "Qui dentro c'è Login 'n Kill installato. Era quello che utilizzavo quando giocavo, ma ora non ne ho bisogno. Accedi quando avrai informazioni o bisogno di aiuto. Ci rivedremo, Devon."

Il mattino dopo Devon Drake corse da suo padre deciso a raccontargli l'accaduto, partendo dal suo primo accesso a Login 'n Kill per finire con il colloqui della notte prima con Dark, ma lui era occupato. Stava guardando il telegiornale con un'espressione terrorizzata sul volto. Anche sua madre aveva la stessa espressione, e sembrava stesse per scoppiare a piangere. Devon non capiva, quindi guardò anche lui la TV: sullo schermo scorrevano immagini di città distrutte e uomini armati che uccidevano civili, mentre una voce di sottofondo parlava in tono preoccupato: "America 6 è quasi del tutto crollata. Le forze dell'ordine non riescono a concludere nulla, mentre i loro uomini sembrano infiniti. Dovremmo arrenderci alla Legione? Ormai sembra non ci sia nulla da fare. I cittadini implorano aiuto invocando un nome: Xander Gold. Dov'è l'eroe che fermò la Legione vent'anni fa? È ancora vivo? È ancora disposto ad aiutarci?"
Passò velocemente l'immagine di una statua, quella dell'eroe, rasa al suolo dagli uomini vestiti di nero e armati fino ai denti. La voce proseguì: "Il capo della Legione ha registrato un messaggio dopo anni di inattività, lo trasmettiamo in questo momento."
Le immagini continuavano a scorrere, ma la voce di sottofondo cambiò; ora parlava un uomo, probabilmente abbastanza avanti con gli anni, e la voce molto calma: "Buongiorno, cittadini Americani. Mi chiamo Loyal Sealight, e sono il capo supremo della Legione. Dopo vent'anni di prigionia sono tornato, e ho un messaggio per una persona in particolare, proprio il vostro Xander Gold...o forse dovrei chiamarlo con il suo vero nome, sbaglio, Alexander Drake? So che sei in ascolto. Questo messaggio è per te, quindi apri bene le orecchie."
 

Devon sentì le gambe sciogliersi. Quindi era lui. Suo padre era stato Xander Gold, l'eroe che aveva sconfitto la Legione. Ecco perché Dark pensava fossero collegati, erano la stessa persona. Si voltò lentamente verso suo padre, la cui espressione era qualcosa di indescrivibile. Sembrava avesse appena visto un morto risorgere davanti ai suoi occhi.
"Siamo tornati, Alexander. E non vedo l'ora di vederti, ragazzo. Ti farò pagare ogni singolo secondo trascorso dentro quel bunker, OGNI SINGOLO SECONDO. Adesso hai due opzioni: numero uno, nasconditi finché non ti troverò e ti farò a pezzi; numero due, rimettiti il tuo costume da Xander Gold e prova a combattermi. A te la scelta, sappi che il tempo scorre e sappiamo dove ti trovi. Non tarderemo ad arrivare."

Il messaggio si concluse, e Alexander affondò la testa tra le mani, gli occhi sbarrati e senza dire una parola. La voce della donna tornò a parlare: "Beh, signor Alexander Drake, se ha ascoltato questo messaggio...la prego. Abbiamo bisogno di Xander Gold."
Wendy spense la TV, abbracciando Alexander: "Cosa facciamo, tesoro? Cosa possiamo fare?"
L'uomo alzò la testa: "Ce ne andiamo. Scappiamo da qualche parte."
Devon intervenne: "M-ma papà, hanno bisogno di Xander...hanno bisogno di te..."
Alex si alzò di colpo, uno sguardo agghiacciato: "TI RENDI CONTO DI CHI SIANO QUELLI, DEVON?! OVVIO CHE NON PUOI, NON LI HAI MAI VISTI. NON SAI QUANTE PERSONE SONO MORTE, NON SAI...". Cadde sulle ginocchia. Devon non l'aveva mai visto in quello stato, era distrutto: "...non sai nulla, Devon. Ed era meglio non sapere. Ma Xander Gold è morto vent'anni fa insieme alla mia memoria, è morto insieme a mio padre...non ho più nulla da spartire con lui."
 

Devon si decise a confessare tutti gli avvenimenti dei giorni passati al padre, che ascoltò tutto: "Quindi era lì per tutto il tempo...è vivo..."
"Si, ma non può uscire se non tramite me. Te l'ho detto, è il mio avatar. Solo accedendo a Login 'n Kill può tornare nel mondo reale."
Alex lo interruppe: "Non mi interessa. Quel sito deve sparire...e anche noi dobbiamo sparire. Se andiamo all'estero magari ci metterà meno a trovarci..."
Devon protestò: "Papà, Dark...tuo fratello crede in te. Ci ho parlato, io lo so. Quelle persone credono in te, io credo in te. Se non lo farai tu chi lo farà allora? Chi?!"
Alexander scosse la testa, inespressivo: "Non abbiamo altra scelta, Devon."
Il ragazzo non demordeva: "E invece si. Lo...lo farò io. Proverò a sconfiggere la Legione."
"Non se ne parla. È fuori discussione. Ti ho raccontato quello che hanno fatto, loro sono pazzi. E sono migliaia. Non riuscirai mai a sconfiggerli da solo."
"Non sarò da solo, troverò qualcuno. Devi solo darmi l'occasione."
Alexander ebbe un dejà-vu: in quel momento gli vennero in mente tutte le volte che era corso da suo padre per convincerlo a combattere contro Sealight. Era la stessa situazione, e per un attimo pensò alle sue decisioni: ma sapeva come sarebbe andata a finire, e scosse la testa. "No Devon, non farai assolutamente..."
Alzò la testa, ma il ragazzo era sparito. Si alzò, sentendo Wendy che lo chiamava a gran voce. Era scappato approfittando della sua distrazione momentanea. 

Il giovane correva a perdifiato lungo il viale. C'era un posto che conosceva solo lui dove poteva nascondersi, e cercò di raggiungerlo in fretta. Si trattava di un vecchio casolare abbandonato in periferia alla città, non troppo lontano da casa sua. Si nascose lì dentro e provò a connettersi a Login 'n Kill: perse i sensi, per risvegliarsi nel medesimo posto. Gli fece un effetto traumatico vedere il suo corpo senza sensi davanti a lui, ma si riprese in fretta. Era troppo teso in quel momento. Sentì una voce dentro la sua testa: "Finalmente ti sei deciso ad entrare. Che mi dici di nuovo? Tranquillo, ti basterà pensare alla risposta."
Devon pensò: "Mio padre era Xander Gold. Loyal Sealight, il capo della Legione, è sulle sue tracce e vuole farlo fuori. Lui si rifiuta di tornare a vestire i panni dell'eroe, e vuole nascondersi. Sono scappato, perché voglio fermarlo io stesso."
La voce di Dark echeggiò nuovamente nella sua testa: "Beh, ora hai le mie stesse capacità, ti sarà un po' più semplice, ma per fermare Loyal Sealight dovrai avere degli alleati. Trova una squadra, e una volta radunate un po' di persone vai a cercare Anthony Wilson. Era un mio vecchio amico, l'ultima volta che l'ho visto viveva in America 4, a Greenway, zona centrale. Lui saprà aiutarti, sempre se vorrà collaborare...sempre se vorrà riunire la vecchia squadra."
Devon fece per pensare a una risposta, quando fu distratto da un'esplosione in lontananza. "Sono già qui...". Corse fuori dal rifugio, prendendo il telefono dalla tasca del suo corpo senza sensi e lasciandolo lì dentro. Era rischioso, ma sarebbe tornato il prima possibile. 
Vide un gruppo di persone radunate intorno a un ragazzo, a occhio e croce suo coetaneo, con un auto in fiamme dietro di loro. Mettendo a fuoco davanti a sé si accorse che quel ragazzo lo conosceva bene: era Seymour Cromwell, il suo compagno di scuola. Per un secondo pensò a tutte le volte che lo aveva preso in giro a scuola, pensò a ogni frase detta o pensata contro di lui. Ma cancellò subito ogni cattivo pensiero e il suo istinto lo fece avvicinare al gruppetto. Erano cinque uomini vestiti di nero e armati di pistole. 

Corse verso di loro parandosi davanti al suo compagno: "Vai via, raggiungi quella casa abbandonata laggiù. Mi occupo io di loro."
Seymour balbettò qualcosa, ma Devon lo esortò: "VIA, ORA!"
Il ragazzo fuggì verso la casa, e uno degli uomini ridacchiò avvicinandosi: "Chi sei, l'ennesimo coglione che prova a imitare Xander Gold? Morirai come gli altri.". Puntò la pistola verso di lui, e per un secondo la mente di Devon si spense. Era come se il suo corpo si muovesse da solo.
Sparò alla mano del tizio davanti a sé e lo afferrò usandolo come scudo. Partirono un paio di proiettili che si piantarono nel petto dello scudo umano urlante di dolore. Sparò alla testa del primo davanti a lui e al secondo, per poi spingere lo scudo umano verso il terzo. Corse verso di loro brandendo un bastone in legno nero terminante in una testa d'aquila, uguale a quello dei sogni. Colpì l'ultimo degli uomini in pieno petto, per poi aggiungere un calcio e un altra bastonata nel collo dell'avversario che crollò a terra esanime. L'ultimo rimasto scappò, ma Devon raccolse una delle pistole (la sua era apparentemente scarica) e gli sparò nella nuca uccidendolo. 
Afferrò lo scudo umano in fin di vita per la collottola, avvicinandolo a sé: "Dark Mind è tornato a combattere. Fatevi sotto.". Gli sbatté con violenza la testa per terra, ponendo fine alle sue sofferenze. 

"Beh, almeno mi ricordavo ancora come combattere. Devi sapere che le prestazioni fisiche di un avatar sono raddoppiate rispetto a quelle di un umano, essendo essi quasi privi di limiti a livello fisico. Adesso vai dal tuo amico."
Devon era senza parole, e non sapendo che altro dire pensò scherzoso: "Dovremmo avere un nome in codice per questo avatar, no?"
"Mmmh...direi che Devon Dark va bene."
Il ragazzo ridacchiò: "Ok. Vada per Devon Dark.". Mentre camminava verso il casolare, Dark gli spiegava: "Prima solo la mia parte attiva dell'avatar ha preso il sopravvento, facendoci vincere la battaglia. Ma per battere Sealight e i soldati più forti dovremmo addestrarci a far funzionare entrambe le nostre menti durante i combattimenti. In questo modo avremo un vantaggio enorme su di loro, capito?"
Devon annuì per istinto, anche se Dark non poteva effettivamente vederlo. Entrò nella casa, vedendo Seymour seduto per terra, tremante e con le lacrime agli occhi. Devon si abbassò: "Stai bene, Cromwell? Che è successo prima che arrivassi?"
"...come sai il mio cognome? Chi sei tu?"
Si era dimenticato di essere ancora sotto forma di avatar. Uscì da Login 'n Kill tramite il telefono e si mostrò al suo compagno di scuola: "Sono io, Devon Drake."
Il ragazzo, dopo un attimo di esitazione, raccontò la storia a Seymour e gli spiegò tutto: "Ora, però, dimmi che è successo."
Cromwell abbassò lo sguardo: "Sono sbucati dal nulla...ero in macchina con i miei, e loro ci hanno sparato sulla macchina. Io sono riuscito a gettarmi fuori, ma i miei sono rimasti dentro e...la macchina è saltata in aria..."
Devon, per la prima volta in vita sua, provò pena per Seymour Cromwell. Poi si ricordò le parole di Dark, e pensando che ormai gli aveva raccontato di Login 'n Kill, gli propose: "Ascolta. Puoi vendicare i tuoi genitori, puoi far sì che non siano morti inutilmente. Crea un avatar su questo sito, i server dovrebbero essere riaperti. Gli avatar sono più forti di un semplice umano, e io sto cercando di uccidere il capo degli stessi uomini che ti hanno fatto questo. Aiutami, Seymour. Sconfiggiamoli insieme."
Devon gli tese la mano e lui, per un secondo riluttante, gli chiese: "Mi garantisci che questo sito di cui parli è in grado di creare un avatar con quelle capacità? Mi garantisci...che vendicheremo i miei genitori?"
Devon annuì, e Seymour gli strinse la mano: "Allora va bene. Creerò questo...avatar, e ti aiuterò. Grazie, Devon."

Così inizia il lungo viaggio di Devon e Seymour per reclutare una squadra in grado di abbattere la Legione. Il nome della squadra sarà un omaggio alla vecchia squadra Selen, il cui simbolo era la Luna.
Nacque quel giorno la nuova squadra Moonlight, pronta a fronteggiare la Legione.

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Capitolo 4
*** Primi incontri ***


Era di nuovo in un corridoio, ma stavolta era diverso. Era in alto, sarà stato a una quindicina di metri d'altezza, e ai lati c'erano due file di vetrate. In fondo al corridoio c'era una grossa porta blindata, davanti alla quale si era parato un ragazzo con una vanga. 
Provò ad avvicinarsi a quello strano individuo, che in tutta risposta provò a colpirlo in faccia con la sua inusuale arma. Alzò il bracciale con la pistola attaccata, ma la vanga lo colpì mandandolo in frantumi. Cominciò così uno scontro corpo a corpo senza esclusione di colpi, che terminò con lo sconosciuto con la vanga perdente. Lo stava guardando con una faccia piena di odio e risentimento, che gli fece provare uno strano senso di rimorso che gli strinse lo stomaco.
L'avversario gli si gettò improvvisamente addosso e lui cercò ansiosamente la pistola a terra. La alzò sparando un colpo alla cieca che colpì l'aggressore in pieno petto portandolo ad accasciarsi morente tra le sue braccia, ricoprendolo di sangue.

Devon si svegliò con un senso di nausea addosso. Anche se sapeva benissimo che il colpevole di quegli omicidi era Dark non riusciva a darsi pace e a non sentirsi colpevole in qualche modo. Era come se li uccidesse lui stesso. In fondo non li conosceva nemmeno quegli individui, e non aveva ben chiaro perché Dark stesse cercando di farli fuori tutti. Suo zio (gli faceva strano identificarlo come tale, infatti lo faceva raramente) non gli aveva parlato molto del suo passato come videogiocatore di Login 'n Kill. Forse era quello che lo turbava tanto e causava quegli strani incubi. E in più Devon non aveva idea di cosa si potesse provare nell'uccidere una persona. Le poche volte che combattevano infatti era Dark a prendere il sopravvento, e la mente di Devon andava in uno stato di stasi completa fino alla fine del combattimento. In quegli ultimi giorni si era allenato molto provando a restare sveglio durante quelle schermaglie, ma gli riusciva estremamente difficile. E in più, le rare volte in cui ci riusciva, si traumatizzava e aveva ancora più difficoltà a rimanere in sintonia con Dark. 
L'avatar di Seymour intanto era pronto. In una delle loro poco frequenti conversazioni, il ragazzo gli aveva confessato di essere un grande amante del genere fantasy. Il suo personaggio era dunque molto somigliante a una sorta di cavaliere, la cui arma era una lunga spada ricurva che sembrava uscita dal Signore degli Anelli. Non era il massimo a combattere, anzi, aveva estreme difficoltà nel farlo. Ma Dark era quasi definibile un esperto, e riusciva praticamente sempre a tirare entrambi fuori dai guai. Insomma, nell'allegra compagnia erano presenti due allenamenti diversi: quello fisico di Seymour, che si addestrava per affrontare ad armi pari i soldati della Legione e quello psicologico di Devon, che provava in tutti i modi a sintonizzare la sua mente con quella del mentore. 

I due ragazzi si erano stabiliti in una discarica sul confine tra America 5 e 6, nella periferia di Yardville. Dormivano nella macchina di Seymour, che aveva recuperato per fuggire, e si procuravano il cibo nei supermercati abbandonati di America 6. In quel momento erano le nove di sera circa, e i due erano alla discarica. Stavano mangiucchiando qualche snack preso alle macchinette con i pochi spiccioli che avevano da parte, e discutevano sul da farsi: "Quindi, Devon, quale hai detto che è il piano?". Devon rispose senza spostare lo sguardo dal punto impreciso che stava fissando: "Beh...da quel che ho capito dobbiamo raggruppare una squadra, e una volta raggiunto un determinato gruppo di persone andare a cercare un certo Anthony Wilson, un amico di Dark.". Seymour sembrò più confuso di prima: "...ok, ma come troviamo la squadra? Intendo, secondo quale criterio iniziamo a cercare un team di avatar pronti a morire pur di sfidare la Legione?". Devon ci pensò su; effettivamente aveva meditato a lungo su questo particolare, senza trovare una risposta precisa al di fuori di "Cerchiamoli e basta". Eppure non era convinto, ci avrebbero messo dei secoli usando quella strategia. Poi, guardando davanti a sé, scorse un particolare che attirò la sua attenzione: una volante della polizia che sfrecciava a sirene spiegate. "Ci sono...ci sono!". Devon alzò di scatto la testa: "Seymour, so come trovare una squadra adatta."
"Illuminami allora."
"La polizia. O meglio, gli identikit forniti dalla polizia. C'è un canale che trasmette il TG praticamente tutto il giorno, e in questo ultimo periodo a ogni servizio passano gli identikit dei criminali in zona rossa. Ci basterà fotografare gli identikit e andarli a cercare uno per uno."
Seymour rifletté per qualche secondo, per poi rispondere annuendo: "Va bene, andiamo a cercare una televisione allora."
I due si avviarono verso un bar poco lontano dalla discarica, ordinando da bere e chiedendo al barista di sintonizzare la TV sul canale del telegiornale. L'uomo accettò data la scarsa clientela di quella sera, e i due ragazzi tennero gli occhi incollati allo schermo. Tutto ciò durò per almeno un quarto d'ora, quando finalmente passarono gli identikit. Devon li fotografò tutti con il telefono dell'avatar per averli sempre a portata di mano, dopodiché uscirono dal bar. 

"Allora, il nome del primo è Paul Reese. È il più vicino al momento, è stato avvistato l'ultima volta in America 6 a Laketown."
Seymour controllò sul cellulare: "È a sessanta chilometri da qui. Andiamo?"
"Si, subito."
Lasciarono la discarica per andare verso Laketown, guidati dal navigatore del telefono. Sulla via, Devon pensò a questo Paul Reese. Aveva letto che le sue vittime erano pezzi grossi del mondo musicale, principalmente produttori discografici. La sua arma era una chitarra con un esoscheletro di ferro, che la rendeva una sorta di ascia. Aveva una maschera che lo copriva fin sopra la bocca e i capelli lunghi. Un tipo del genere era abbastanza inconfondibile almeno. 
"Arrivati. Adesso facciamo qualche giro e vediamo se lo troviamo. Laketown è piccola come città, e l'avvistamento risale a circa un'ora fa. Non deve essere lontano."
"Seymour, controlla se nelle vicinanze ci sono...case discografiche, o roba simile."
Il suo compagno guardò il telefono, scettico: "Senti, ti pare che in questo buco ci sia qualcosa come una...oh. C'è una piccola casa discografica."
Devon guardò il suo interlocutore con un sorriso beffardo: "È distante da qui?"
"Mpf, no. È...di là. Dietro quel palazzo."
Seymour parcheggiò nel parcheggio dietro al condominio, e notò la sede della casa discografica: "Mai sentita, comunque. Ci credo che l'hanno piazzata qui..."
"Smettila di lagnare, andiamo dentro. Attiva l'avatar."

Devon Dark sfondò la porta con un calcio, pensando ad alta voce: "Devon, sei con me? Questo avatar è diverso da quelli visti fino ad ora, è molto pericoloso. Avrò bisogno della tua collaborazione."
L'altra parte dell'avatar riuscì solo a pensare un "Mh" di affermazione. A Dark bastava.
"Ma guarda che macello...". La reception era in condizioni pessime: sangue ovunque, cadaveri a terra e arti mozzati. Seymour scavalcò un braccio con disgusto: "Sembra di essere in un film di Tarantino. Troviamo Paul Reese e leviamoci da qui...".
In quel momento le porte dell'ascensore si aprirono con un sonoro "TING", mostrando un individuo slandro e sporco di sangue, armato di chitarra. Appena il tizio vide i due avatar spalancò la bocca: "Oh, merd...". Schiacciò velocemente i tasti dell'ascensore per risalire, ma Seymour bloccò le porte con le mani, tenendole aperte. Devon afferrò il losco avatar lanciandolo a terra: "Fermo Paul, vogliamo parlarti." Ma il tizio non rispose. Devon Dark ripeté: "Siamo due avatar come te, e abbiamo bisogno del tuo aiuto per...". Non riuscì a finire la frase che Reese lo attaccò ringhiando. Dark deviò il colpo, e Devon provò con tutte le sue forze a restare sveglio. Seymour sguainò la spada avventandosi contro il pazzo, che lo tenne a distanza con un calcio: "INDIETRO! INDIETRO, BASTARDI!". Dark lo colpì su un braccio con il bastone, e Seymour riuscì a graffiarlo a una gamba: "AAAAAARGH! IN DUE CONTRO UNO NON VALE!".
Devon lo zittì colpendolo in faccia con un calcio. Solo in quel momento notò due cavi uscire dalla maschera; Reese aveva delle auricolari nelle orecchie. Per quello non riusciva a sentirli. Si abbassò per toglierle, e sentì un ronzio uscire da esse. Le avvicinò alle orecchie, e capì tutto: Reese stava ascoltando della musica al volume massimo. Seymour gli tolse la maschera, rivelando un normalissimo volto un po' stordito. Devon lo schiaffeggiò un paio di volte: "Ehi. Ehi! Ci servi vivo, sveglia."
 

"Mmmmhhh...chi...chi siete? Dove siamo?". "Sono Dark, e lui è Cromwell. Stiamo cercando tutti quelli in zona rossa come te per combattere la Legione, sai cos'è?"Reese si massaggiò gli occhi con la punta delle dita insanguinate: "Si...Dio, che mal di testa...Ehm, si, conosco la Legione. E no, non posso aiutarvi. Sono occupato al momento..."Fece per rimettersi le cuffie, ma Devon lo fermò: "Sono queste che ti rendono il mostro di pochi minuti fa? È l'abilità del tuo avatar?". Paul socchiuse gli occhi, con uno sguardo cupo: "...tanto vale dirvelo ormai. Si, è l'abilità del mio avatar. La musica che esce dalle cuffie risulta assordante per gli altri, ma mi potenzia e mi rende pressoché invincibile. Loro...li ho uccisi perché...perché non volevano la mia musica. La denigravano, la insultavano...ma li farò fuori tutti. Nessuno può prendersi gioco di un artista come me in quel modo."Seymour roteò gli occhi: "Ma sentilo, mister modestia in persona. Lascia che ti spieghi una cosa, Jimi Hendrix dei poveri: se la Legione che tu ignori passa al potere, la tua amata musica sparirà del tutto. La musica in generale sparirà del tutto, te ne rendi conto? Quelli vogliono instaurare una dittatura, o roba del genere, e se non ci aiuti a fermarli...". Paul alzò una mano, gli occhi sbarrati: "Fermo, non mi serve sapere altro. Non permetterò che quegli esaltati cancellino ogni traccia della miglior forma d'arte del pianeta. Non lo accetto! Va bene, se il mio aiuto vi sarà in qualche modo prezioso ai fini della loro sconfitta...accetto. Sono con voi." Seymour alzò le braccia: "E ci voleva tanto? Su, seguici. Abbiamo altri criminali in zona rossa da trovare e...". Un boato lo interruppe. Girarono tutti lo sguardo verso l'uscita, scorgendo un individuo enorme in lontananza. Devon balbettò senza spostare lo sguardo dalla bestia: "Si sta avvicinando...e di corsa. VIA DI QUI!"
I tre avatar ebbero appena il tempo di spostarsi che il nuovo arrivato sfondò del tutto la porta principale per precipitarsi dentro. Appena si dissolse il polverone, Devon riuscì a vedere chi avevano davanti. Era un uomo alto più di due metri, grande come un armadio. Sembrava un lottatore di wrestling. Aveva i denti cromati e la bocca storta in una specie di smorfia simile a un ghigno. Aveva una striscia di capelli in testa, come una cresta moicana. Indossava una canottiera strettissima e nera, dei pantaloni mimetici e dei guanti da motociclista neri. Parlò facendo digrignare i denti cromati e creando un suono fastidioso: "Smammate, Reese è mio. Devo proporgli un affare. Non provate a soffiarmelo, o vi disintegro."
Devon strinse la sua arma, tremante di adrenalina. Chi diavolo era quel gigante, e cosa voleva da Reese? E se fosse stato...uno della Legione?

Alexander era seduto nella sala d'aspetto del commissariato, la testa tra le mani. Era pallido e scarno, non mangiava quasi nulla e dormiva ancora di meno. Entrò un ufficiale della polizia con uno sguardo scosso: "Mi dispiace signor Drake, ma...non abbiamo trovato suo figlio. Le mie pattuglie lo stanno cercando, ma al momento molti sono occupati a combattere la Legione."
Evidenziò quell'ultima frase come se volesse mandare un messaggio subliminale ad Alexander, che però fu completamente ignorato da quest'ultimo, che rispose senza emozioni: "Va bene agente, grazie lo stesso per l'impegno che ci state mettendo. Spero lo troviate presto..."
L'agente annuì, per poi aggiungere con lo sguardo basso: "Le consiglio di andare via da qui. Intendo, proprio da America 5. Da come la guardano tutti sembra che vogliano linciarla."
Alex alzò lo sguardo, gli occhi socchiusi dalla stanchezza. Tutti lo guardavano in modi diversi, chi con disprezzo e chi con uno sguardo di supplica. Una donna si attaccò al suo braccio energicamente: "Perché non ci aiuti?! Se è vero...se è vero quello che ha detto quell'uomo...se sei Xander Gold aiutaci! Ti prego, perché non vuoi salvarci?!". Molte persone si unirono a quella lamentela, e l'agente provò a fermarli. Alexander stava ribollendo dentro. Si era dovuto chiudere in casa dal giorno dell'annuncio, e le poche volte che usciva era sempre la stessa storia. Era stufo. "SILENZIO! ZITTI, BASTA! Sapete...sapete cosa vi dico? Siete dei codardi. Tutti! Nessuna eccezione! Non siete diversi da me, o da chiunque altro. Chiedete tanto a me, invocate Xander Gold implorando il suo aiuto come bimbi impauriti che si nascondono dietro alle loro mamme. Beh, crescete allora! Uscite dai vostri nascondigli invece di chiedere aiuto al prossimo. Se volete la salvezza, trovatevela da voi. Combattete. Ribellatevi alla Legione. Se l'ho fatto io, potete farlo tutti voi. Chiunque può essere Xander Gold.". Detto questo, si guardò intorno deglutendo a fatica. Tutti erano in silenzio tombale, compresi i poliziotti. 

Alex uscì dal commissariato di fretta, per poi avviarsi verso casa. Ma appena girato l'angolo qualcuno lo fermò: "Permette due parole, signor Drake?"
"Oh, ancora...LASCIATEMI STARE, OK? NON TORNERO' A COMBATTERE!"
La persona uscì dalla penombra. Indossava un elmo di ferro rosso scolorito, con le cifre 6 e 1 incise sui lati, e un completo elegante. Quella voce metallica era inconfondibile.
"Nemmeno se te lo chiedo per favore, Alex?"
L'uomo si sentì cedere le ginocchia. Si appoggiò a un muro, gli mancava il fiato: "B-Ben...ma che...cosa...". Lo guardò per un secondo, poi il suo sguardo si trasformò. Divenne un concentrato di odio e vendetta, e si scagliò contro di lui: "TU!". 61 lo bloccò facilmente, spingendolo contro il muro a cui si era appoggiato: "Io. Quanto a te sei troppo debole per combattere, uno scontro qui e ora sarebbe patetico. Ascolta la mia offerta, piuttosto.". Alex cadde in ginocchio, stremato da tutto lo stress e dalla fatica. Tossì violentemente: "Cosa vuoi?! Sei venuto a farmi scegliere come morire?"
"Nulla di simile, amico mio.". Alex si rialzò a fatica: "Non sono...TUO AMICO!". Provò a sferrargli un pugno, anch'esso bloccato: "Ringrazia che ho dovuto staccare momentaneamente le protesi di ferro, altrimenti ti avrei frantumato le mani. Ascoltami ora, e cerca di calmarti. Stai tremando di rabbia. Sono venuto a offrirti una chance di vivere."
"E sentiamo...in cosa consisterebbe?"
Una risata meccanica fuoriuscì dall'elmo: "Nulla di più semplice. Devi unirti a me. Torniamo colleghi, Alex. Te lo chiedo in nome della nostra vecchia amicizia...non voglio farti fuori, e non sai quanto ho insistito con mio padre per riuscire a fargli accettare."
Wendy si avvicinò ai due, e appena scorse 61 soffocò un urlo: "T-tu...NO! VIA! LASCIA STARE ALEX!". 61 aprì le braccia: "Wendy! Carissima! Ne è passato di tempo, ti vedo in forma. Comunque, io e Alex stavamo parlando civilmente di affari, e gradirei che tu..." Uno schiaffo colpì il lato destro dell'elmo, zittendo il virus: "Io gradirei che tu ti levassi dai piedi insieme ai tuoi stupidi affari, Ben. Esci dalla nostra vita! Non pensi che tu e tuo padre l'abbiate già rovinata abbastanza in passato?"
61 abbassò la testa: "...no, direi di no. In ogni caso, sto provando a salvarvi tutti. Vi sto proponendo di unirvi a noi. Non succederà nulla né a voi né a Devon."
Sentendo il nome di suo figlio Alex si infiammò di nuovo: "...dov'è mio figlio, Ben?! DOVE AVETE PORTATO MIO FIGLIO?!"
61 scosse la testa: "Vorrebbe averlo tra le mani mio padre, ma te l'ho detto. Sto cercando seriamente di aiutarti. Ti prego, considera questa proposta. Hai una settimana."

Alex e Wendy guardarono il virus allontanarsi e sparire nell'ombra. Che avrebbe dovuto fare Alexander? Continuare a fuggire o salvare la sua famiglia unendosi alla Legione? Non lo sapeva, ma forse c'era ancora una terza possibilità da considerare...

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Capitolo 5
*** Rinforzi ***


  "Smammate, Reese è mio. Devo proporgli un affare. Non provate a soffiarmelo, o vi disintegro." Restarono tutti e tre immobili fissando il nuovo arrivato. Strinse i pugni, emettendo di nuovo quel suono fastidioso con i denti: "Va bene. Se non vi spostate, ci penserò io."
Fece un pesante passo in avanti, facendo tremare il terreno. Dark gli sparò istintivamente e il proiettile si conficcò nel fianco del titano, che si fermò di colpo sghignazzando:  "Beh, almeno ti sei mosso. Tra poco non potrai più farlo!" Il tizio scattò in avanti e i tre si dispersero ai lati. 
"Reese! Voglio solo proporti un affare! ALMENO ASCOLTAMI, PICCOLO BASTARDO!"
Dark fece per fare di nuovo fuoco verso quel tizio ma Paul lo fermò con un gesto della mano: "Parla. Ti ascolto." La bocca dell'avversario si aprì in un inquietante sorriso d'argento: "Finalmente. Mi chiamo Paulson Krieg, e sono un emissario della Legione. Sono stato mandato dal boss per reclutarti. Non credo che gli piacerà un no come risposta."
Paul sorrise, mettendosi le cuffie: "La Legione, eh? Mh...spiacente, non sono interessato." Alzò il volume dal telefono e il suo volto si trasformò all'improvviso assumendo un'espressione maniacale. Corse verso il colosso e Seymour provò a fermarlo: "Ehi, Reese, REESE!"
Paulson Krieg sorrise di nuovo, come se stesse aspettando quel momento: "Immaginavo."
Reese gli balzò davanti tentando di conficcargli la chitarra-ascia nel petto, ma Krieg gli sferrò un pugno più veloce del normale; l'avatar spostò la chitarra davanti a sé per ripararsi, e il pugno vi si schiantò contro a una velocità incredibile sbalzandolo indietro di qualche metro all'impatto. L'espressione di Paul cambiò, diventando spaventata. 
"Che hai? Hai già cambiato idea?!". Dark sparò altri due colpi mirando alle gambe ed entrambi andarono a segno, senza però fare alcun effetto a Krieg. Come poteva essere così resistente?
Lui e Seymour si scambiarono uno sguardo di intesa e attaccarono insieme, uno da destra e uno da sinistra. Reese capì la meccanica e corse in centro.
Dark fece una scivolata per schivare un pugno orizzontale di Krieg, ma inaspettatamente il colosso lo schiacciò a terra con l'altro. Seymour spalancò gli occhi; era davvero così stupido da lasciare scoperto un intero fianco pur avendoli visti attaccare in tre? Il cavaliere tagliò lateralmente il costato di Krieg, che non si spostò di un millimetro, e Reese gli piantò la chitarra nella gamba nel punto dove si era conficcato uno dei proiettili di Dark. L'avversario afferrò stretto Dark e lo usò come ariete contro Seymour scagliandoli entrambi contro una parete, afferrò Reese con entrambe le mani e lo sollevò in aria: "NON DOVEVI RIFIUTARE LA MIA PROPOSTA!". Detto questo lo schiantò violentemente a terra causando una crepa nel pavimento. Erano tutti e tre a terra, e apparentemente Krieg non aveva ricevuto un singolo danno: "Tsk...dilettanti. Ora vi porto all'avamposto della Legione e...". Si interruppe guardando fuori dall'edificio. Due persone stavano in piedi fissando la scena. 

Avevano entrambe una strana armatura addosso, e non sembravano avere buone intenzioni. Uno era alto quasi quanto lui e sembrava altrettanto resistente, mentre l'altro era più basso e aveva una katana in mano. 
"Hai visto che casino, Makura?"
"Si, Shingen. Che dici, interveniamo?"
I due entrarono dentro e Krieg sorrise di nuovo digrignando i denti: "Ma tu guarda, oggi è il mio giorno fortunato. I fratelli Onewaka e Paul Reese sotto lo stesso tetto. Vedete, lui non ha accettato la mia proposta, ma spero che voi sarete più ragionevoli..."
Shingen fece roteare la katana: "Non penso. Sappiamo chi siete voi della Legione, e non siete diversi dall'organizzazione per cui lavoravamo prima. Non ci piacete." Makura fece un passo avanti aggiungendo: "No, affatto."
Krieg strinse di nuovo i pugni, e il suo sorriso diventò più ampio: "Vorrà dire...CHE MI DIVERTIRO' ANCHE CON VOI!"
"Tsk...me ne occupo io, Shin. Questo è adatto a me."
Makura si fece avanti in posizione di guardia. Krieg scattò sferrandogli un gancio destro. Makura lo parò con l'avambraccio e lo colpì in volto con l'altro pugno, che fu bloccato bruscamente dai denti cromati di Krieg. Il Legionario colpì l'avatar con una testata facendolo indietreggiare, per poi tirargli un calcio nel petto e mandarlo a sbattere contro la parete. Makura ruggì da dietro il casco dell'armatura correndo di nuovo verso il suo avversario. Shingen andò a soccorrere i tre ragazzi, chiedendo a Dark: "Chi siete? Che ci facevate qui?"
"Siamo...siamo la squadra Moonlight. Vogliamo abbattere la Legione...ma ci serve aiuto...per questo stavamo cercando Reese e gli altri criminali...in zona rossa..." Era stremato, ma riuscì comunque a concludere la frase. Shingen annuì e lo aiutò a rialzarsi: "Andiamo fuori adesso. A quel gorilla ci penserà Makura."

Krieg colpì Makura alla spalla sbilanciandolo e l'avatar rispose con una ginocchiata nel petto del gigante. Il giapponese si fermò per qualche secondo chiudendo gli occhi. 
"Hai bisogno di una pausa? Ahahahah!"
Makura aprì di colpo gli occhi e la sua armatura iniziò ad emettere fumo. Paulson Krieg restò fermo nella sua posizione e il sorriso gli si spense in faccia: "Ma cosa..."
L'avatar fece scattare il braccio e in un attimo colpì il volto di Krieg con la mano aperta, spingendolo indietro. Continuò a spingerlo finché non andò a schiantarsi contro il muro dietro di lui. Non accennava a togliergli la mano aperta dalla faccia, che continuava a fumare. Krieg cercò disperatamente di colpire il braccio di Makura per allentare la presa: "BRUCIA! BRUCIA! BRUCIAAAAAAAAAARGH!". Onewaka lo guardava con sprezzo: "È metallo incandescente. Eccome se brucia." Colpì il gigante con un pugno nello stomaco per zittirlo, e dopo qualche secondo di stasi allentò la presa dal volto martoriato e ustionato di Krieg. Infine gli inflisse il colpo di grazia, assestandogli un pugno in pieno viso e infrangendo la parete. 
"Mpf. Esaltato. ARRIVO, SHINGEN."

"Quindi è arrivato di colpo proponendo a Reese di unirsi alla Legione, giusto?"
Devon annuì: "Esattamente. Probabilmente Sealight ha il nostro stesso piano, ovvero cercare l'alleanza di quelli che come voi si trovano in zona rossa."
Shingen Onewaka scosse la testa sorseggiando dalla sua bottiglietta. Si trovavano tutti nella discarica abbandonata nelle loro forme umane. Seymour disse, con la bocca piena di snacks: "Piuttosto...sapete dove si trovano gli altri ricercati?"
Makura fece spallucce: "Sappiamo dove si trovavano, ma per quel che ci riguarda potrebbero essere scappati...o peggio, la Legione potrebbe averli convinti ad unirsi a loro. Chi lo sa."

Devon fissò il cielo stellato. Pensava a ciò che era successo in quegli ultimi giorni a lui e a Seymour. Pensò agli strani sogni e a Dark. Infine pensò a suo padre e a sua madre. Cosa stavano facendo? Lo stavano cercando? Erano scappati?
"A che pensi?" Si voltò di scatto notando Seymour seduto vicino a lui, anch'esso con lo sguardo rivolto verso il cielo. Devon sospirò: "A tutto. Non so, ogni tanto penso che tutto ciò sia un sogno...o un incubo. A volte...penso che sia tutto inutile. Che stiamo andando incontro a qualcosa di infinitamente più grande di noi. Insomma, hai visto quel tipo, Paulson Krieg? Sembrava inabbattibile. Né io, né te, né Reese gli abbiamo fatto nulla. Se non fossero arrivati i fratelli, probabilmente non saremmo qui a parlare ora. E se lui era così forte, prova a immaginare gli altri...prova a immaginare Sealight..."
Il suo amico restò in silenzio per qualche secondo, poi abbassò lo sguardo. I suoi occhi verdi avevano una luce particolare di notte, sembrava si illuminassero al buio. Si passò una mano tra i capelli: "I miei genitori sono morti, Devon. Entrambi nello stesso momento, davanti ai miei occhi, per causa di quei fanatici. Non so se riesci a capirlo...forse non ci riesco nemmeno io, figurati. Ho passato una vita a farmi viziare da loro, a insultarli alle loro spalle, a mancargli di rispetto...a non amarli abbastanza quando avrei dovuto. Non ho nemmeno avuto il tempo di dirgli addio..." Una lacrima cadde sulla carcassa di automobile sulla quale erano appostati i due: "...è per questo che combatto. Non mi interessa di quanti Paulson Krieg o di quanti Loyal Sealight mi si pareranno davanti. Io non ho visto i miei morirmi davanti per restarmene fermo a piagnucolare. Io fermerò la Legione, Devon, e ne sono sicuro perché ho un motivo per cui combattere. Trovane uno, e non avrai mai l'ansia di perdere."
Devon non rispose subito. Metabolizzò la frase appena detta da Seymour, se la marchiò a fuoco in testa: "Grazie, Cromwell. Ti prometto che non mi arrenderò nemmeno per un secondo. Fermeremo la Legione."

Wendy girava nervosamente per la stanza: "Cosa hai intenzione di fare, Alex?! Sanno dove viviamo. Sanno...dove viviamo. Non siamo al sicuro qui."
Alexander aveva lo sguardo perso nel vuoto. Era ancora fermo sul discorso di 61 e sulla proposta che gli aveva fatto. Non aveva alcuna intenzione di accettare, e questo gli aveva fatto riconsiderare l'ultima opzione.
"Xander Gold...". Wendy si fermò e inarcò un sopracciglio: "...come?"
Alex si alzò in piedi: "So cosa fare. So a chi chiedere aiuto. Avevano ragione, tesoro. Tutti. Se non lo faccio io, chi potrà farlo? Xander Gold deve tornare."
Si voltò di scatto e prese per le spalle sua moglie: "Wendy, amore mio, tu devi stare al sicuro. Vai in America 2, dai tuoi genitori. La Legione è arrivata in America 6, non c'è più molto tempo."
La donna normalmente avrebbe contestato una scelta del genere, ma vedeva negli occhi di suo marito una luce che non vedeva da molti anni. Gli sembrava resuscitato.
"Alex, io...io mi fido di te. Ma ti prego, ti prego, tu e Devon...tornate vivi."
Alex annuì: "Te lo prometto. Ora devo fare un paio di telefonate, poi ti accompagno all'aeroporto. "
Il telefono squillava, buon segno. Gli aveva telefonato come minimo venti volte negli ultimi due giorni, e non aveva ancora ottenuto risposta. Inaspettatamente, una voce rispose dall'altro lato: "Ciao, papà."
"Devon...grazie al cielo sei vivo. Dove diavolo sei?"
"Siamo ancora in America 5, a Kleinstate. Siamo diretti in America 4."
"Bene, ma...siamo? In quanti siete?"
"Cinque. Ho trovato tre dei ricercati in zona rossa, sono miei alleati ora. Abbiamo sconfitto uno degli emissari della Legione, o qualcosa del genere. Tu hai cambiato idea? Combatterai?"
Alexander fece una lunga pausa, per poi riprendere: "...si, tornerò. Voi dove siete diretti?"
"Siamo al confine con America 4 e stiamo andando verso Greenway. Dark...Albert mi ha detto che stiamo cercando una persona...Anthony Wilson, lo conosci?"
"Si...era un vecchio amico di Albert. Era nel suo team nel gioco. Quindi sei davvero in contatto con lui..."
"Esatto. A quanto pare, Anthony può riunire in qualche modo la "vecchia squadra", anche se non mi ha detto come."
Alex fece un'altra pausa. Il Team Selen? Era una buona idea, ma parecchio rischiosa.
"Va...va bene, Devon. Ci troviamo a Greenway allora. Accompagno la mamma in aeroporto e mi dirigo verso di voi. Non fate cose avventate."
Staccò la chiamata, sospirando. Era il momento di far riemergere l'eroe d'oro dalla polvere. 

Sealight era seduto davanti al computer madre, guardandolo inespressivo. Sfornava un avatar nuovo negli avamposti in America 6 a una velocità impressionante. In quel momento la Legione si muoveva senza rivali in America 5. Sapeva che Alexander viveva lì, e voleva vederlo al suo cospetto il prima possibile. Sentiva Amon Khadi parlottare nervosamente e imprecare dietro di lui, così si girò: "Qualcosa non va, soldato Khadi?". Amon si interruppe con un'espressione terrificata, come se dovesse dare al suo capo una pessima notizia: "Ehm...si, signore. Qualcosa non va affatto bene. Da Yardville mi è arrivata la notizia della...morte di Paulson Krieg. In più, pare che sia stato ucciso dai fratelli Onewaka e da Paul Reese, accompagnati da due sconosciuti. La spia ha visto tutto, ma non è potuta intervenire o l'avrebbero uccisa. La cosa più inquietante...è che uno degli uomini che ha collaborato nell'assassinio di Krieg...sembrava uno degli avatar risalenti alla Guerra di Login 'n Kill, per la precisione secondo i dati forniti corrisponderebbe a...Dark Mind. Possibile che sia lui?"
Sealight spalancò gli occhi, sbattendo un pugno violento sul tavolo. Dovette girare la manopola sul petto per rallentare il battito cardiaco, o avrebbe rischiato un infarto. Quella manopola poteva variare le pulsazioni del cuore di Sealight, ma doveva essere usata con cautela: un errore e Loyal sarebbe stato a rischio.
"...Amon...manda i tuoi ultimi emissari sul posto. Tu e 61, invece, andate direttamente in America 4 con una parte del Plotone. Userete la base in America 5 per arrivarvi. Partite ora, non c'è tempo. Chiama Ben."
Amon annuì, sospirando di sollievo: "Sissignore, mando subito gli emissari."
"Molto bene. Ah, ultima cosa. Sappi che l'esercito si sta mobilitando per fermarci (alla buon ora, oserei dire). Stai attento, saranno più difficili da eliminare".
"Chiaro, signore. Avrà presto notizie da America 4, signore."

Era nello stesso corridoio dell'ultima volta. C'era lo stesso cadavere per terra, ancora sanguinante. Si alzò e si avviò lentamente verso la porta blindata. Sparò al dispositivo di riconoscimento, ma la porta gli cadde addosso scaraventandolo a terra. Da dietro essa sbucò fuori un tizio alto e ben piazzato, incappucciato e con una falce in mano. Il ragazzo con la falce lo scagliò fuori dalla vetrata infrangendola, ma lui riuscì a portarselo dietro agganciandogli il bastone all'armatura. I due volarono per qualche secondo, combattendo a mezz'aria, quando a un certo punto perse di vista l'avatar con la falce. Improvvisamente avvertì un dolore lancinante al petto, che era stato trafitto dall'arma dell'avversario. Caddero per qualche metro, per poi atterrare bruscamente a terra. La planata aveva reso l'atterraggio meno brusco, senza però evitare del tutto lo schianto doloroso a terra. 

Devon si svegliò normalmente. Aveva iniziato ad abituarsi ai sogni strani, e ormai gli facevano sempre meno effetto. In fondo con tutti i soldati della Legione che vedeva morire, la cosa non lo disturbava più di tanto. Riusciva sempre di più a restare connesso a Dark durante il combattimento, e iniziava a sopportare le enormi scene di violenza davanti ai suoi occhi. 
Forse, dopo un po' di tempo di rifiuto psicologico verso quella situazione, iniziava a prenderci gusto. 

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Capitolo 6
*** Pausa di riflessione ***


Gli faceva male la testa e avvertiva un fastidioso senso di nausea. Aveva un sapore di ferro in bocca. Tossì, sputando un grumo di sangue a terra. Disgustoso. Tremava come una foglia e provava un dolore lancinante al petto. Gettò uno sguardo alla fonte del dolore, vedendo uno squarcio sanguinante. Qualche ricordo appannato riaffiorò nella sua mente. A qualche metro da lui un ragazzo incappucciato era disteso a terra, probabilmente privo di sensi. Dal cielo grigio cadevano lentamente delle piume nere. Raccolse con fatica la pistola da terra, premendosi il braccio sullo squarcio. Puntò l'arma contro il suo avversario, ma un proiettile gli si piantò nella mano. Si voltò di scatto nella direzione da cui era arrivato, notando una ragazza con in mano una pistola. Un ultimo colpo partì verso la sua testa, poi tutto nero.

Lanciò un breve urlo. Era da tempo che non faceva un sogno così traumatico. In effetti, ultimamente era piuttosto scosso per vari avvenimenti. Intanto suo padre gli aveva dato appuntamento in America 4 promettendogli che sarebbe tornato a combattere. Poi avevano quasi trovato Anthony, erano sicuramente vicini. Era solo questione di tempo. 
Si alzò stiracchiandosi, per uscire dalla macchina in cui bivaccava. Saranno state le sei del mattino, e un flebile sole appariva all'orizzonte. Il cielo era cosparso di nuvole rosa. Non era più abituato a uno scenario così suggestivo, considerando che viveva in una discarica fino a qualche giorno prima e tutto ciò che vedeva in quei giorni erano cadaveri e sangue. Ogni tanto pensava di lasciar perdere tutto questo. Di abbandonare Dark, Seymour e il Team Moonlight. Di abbandonare questa missione suicida e scappare, come aveva detto suo padre fin dall'inizio. Ma a che sarebbe servito? Aveva visto le sue capacità e quelle del gruppo, in più a breve avrebbero ottenuto la collaborazione di suo padre e di questo Anthony, che a sua volta avrebbe riunito la cosiddetta "vecchia squadra". A ogni soldato del Plotone che uccidevano cresceva la sua speranza, il suo pensiero di riuscire in quell'impresa. Avevano addirittura sconfitto uno degli Emissari diretti della Legione, sebbene fosse stata una faticaccia. Si, potevano farcela. Dovevano farcela.

Camminava lentamente per il parcheggio in cui si erano appostati. Quel posto era decisamente meglio della discarica in America 5. Meno puzza, meno rottami che rischiavano di tranciarti in due. Si sedette su una panchina, mangiando una mela. Faceva uno strano effetto vedere le città parzialmente evacuate, sembrava di essere in un film apocalittico. Qualcuno si avvicinò a lui distogliendo la sua attenzione: "Posso sedermi?"
Devon ci mise un attimo per metterlo a fuoco, ma poi si accorse che si trattava di Paul Reese. 
"Ehm...si, prego."
"Grazie mille." ringraziò il chitarrista, per poi continuare: "Che mattinata, eh?"
"Già."
Reese ridacchiò: "Non sei uno che parla molto, mh?"
"No, in effetti no..." rispose Devon accennando un sorriso. Reese imbracciò la chitarra strimpellando qualche accordo: "Sai, prima di tutto questo avevo una vita piuttosto normale. Ti dà fastidio il fumo?"
"No, non direi, fa' pure."
Paul si accese una sigaretta, per poi tornare a suonare la chitarra: "Grazie. Dicevo, avevo una vita normale. Andavo a scuola, volevo bene ai miei genitori, suonavo in un gruppo con degli amici...avevo anche una ragazza, sai? Una gran gnocca..." sottolineò ammiccando e ridendo: "...si chiamava Megan. Megan James. La più bella ragazza che io abbia mai incontrato...e anche l'unica, pensandoci. Aveva un soprannome strano..."
Devon lo interruppe, preso dalla storia: "Si, poi cos'è successo? Intendo, come hai fatto a..."
"A diventare un ricercato in zona rossa? È stato abbastanza facile, soprattutto veloce. Non me ne sono quasi accorto...un giorno ero un utente qualsiasi di quel programma, Login 'n Kill. Un altro giorno avevo ucciso delle persone, superato il trauma ne uccisi altre. Ci presi gusto. La mia band non ha molto successo, sai? Tu dirai "è perché fate schifo", ma non è solo per quello. Il rock e il metal non piacciono più a nessuno, Devon. Io ho semplicemente cercato la via più facile, ovvero massacrare tutti i produttori che ci hanno rimbalzati. Facilissimo, no?"
Fece uscire del fumo dal naso, per poi concludere scuotendo la testa: "Ho perso tutto. Non so nemmeno se sto lottando per recuperare qualcosa, o solo per sfizio. Quella cosa...Login 'n Kill...mi ha rovinato.". Devon rimase in silenzio per qualche secondo, per poi rompere di nuovo il ghiaccio: "Sicuramente sconfiggere la Legione riporterà te e gli altri in buona luce. Insomma, stiamo o non stiamo salvando il mondo?"
Reese abbassò la testa con un ghigno: "Si...stiamo salvando il mondo. E speriamo di riuscirci."

Seymour bevve una sorsata del suo caffè. Ne andava matto, e non viveva senza. Era una droga per lui. I due fratelli Onewaka erano taciturni e guardavano un punto imprecisato senza parlare tra loro. Seymour non sopportava quella situazione silenziosa, lo metteva a disagio: "Ehm...ehi. Avete...non so, avete qualche piano per sconfiggere la Legione?"
I due si girarono insieme verso di Seymour, facendogli gelare il sangue. Si guardarono tra loro, per poi tornare a guardare il punto di prima senza parlare. Il ragazzo non si diede per vinto: "Ma...mi avete sentito? Stavo parlando con voi, avete qualche idea? Non credo sia buona cosa gettarsi a capofitto tra le fila nemiche..."
Makura si girò di colpo portando la sua faccia a pochi centimetri da quella di Seymour, che sussultò: "Tu parli troppo. Se vuoi qualche idea per sconfiggere la Legione, zitto e pensa."
Prima che l'altro potesse ribattere Shingen disse a suo fratello senza girarsi: "Maku, con calma. Torna alla meditazione. Seymour, stavamo giusto pensando a quello. Ora, se non ti dispiace..."
"Oh, certo, figuratevi, colpa mia. Tornate pure alla vostra...concentrazione..."

"Allora, aggiornami."
"Si, signore. Sono in America 4, tutti insieme. Sto architettando una trappola per portarli da Nebraska James, uno degli emissari. Se tutto va secondo i piani, lei riuscirà a eliminarli uno alla volta."
Sealight sorrise malignamente: "Perfetto. Ma non sottovalutateli, ricordate che hanno ucciso Paulson Krieg. 61 e Amon Khadi?"
La voce della spia fuoriuscì dal computer: "Sono qui anche loro. Si stanno occupando delle forze dell'ordine, con qualche difficoltà in più, ma ce la stanno facendo. Continuano ad arrivare nostri rinforzi, a breve saremo in vantaggio numerico e avremo la meglio. Ah, e ho una notizia interessante per lei, boss. Pare che il signor Alexander Drake si stia muovendo verso America 4, da solo. Che voglia tornare a combattere?"
Sealight dovette regolare la manopola sul petto: "Drake?! Continuate a tenerlo d'occhio, non staccate gli occhi da lui. Voglio costanti aggiornamenti, e se avvistate Xander Gold chiamatemi subito. Sono stato chiaro?"
"Certo, signore. Aggiornamenti a breve, signore."
Il capo della Legione chiuse la chiamata, ridendo da solo e pensando tra sé e sé: "Perfetto, perfetto, PERFETTO! Se Gold si mostra potrò finalmente ucciderlo con le mie mani...e fargli fare la fine di suo padre. E fremo al pensiero."

Alexander guidava verso America 4. Wendy era già arrivata in America 2, e stava bene. Lui in compenso aveva finalmente trovato il numero che gli interessava, e lo digitò sul cellulare. Squillò per qualche secondo, poi una voce maschile rispose: "Pronto, chi è?"
"...pronto, Anthony Wilson, sei tu?"
"Si, sono io. Con chi parlo?"
Alexander fece una breve pausa: "Sono...Alexander Drake. Il cugino di Albert. Ti ricordi di me?"
"Oh, ma certo che mi ricordo di te Alex! Ahahahah, quanti anni sono passati? Una ventina direi..."
"Diciassette, già. Senti, sono di fretta se non ti dispiace. Stai vedendo la TV in questi giorni? Hai visto cosa sta succedendo?"
Anthony fece una pausa, interrotta da un sospiro: "Si, Alex. E non nego che sono piuttosto preoccupato. Quello che sto vedendo in questi giorni...riporta alla mente pensieri orribili. Orribili."
"Ascolta, ho bisogno del tuo aiuto. Il prima possibile. La faccio breve, so di Login 'n Kill. So tutto quello che è successo ad Albert, so tutto quello che è successo a voi. E so benissimo quello che sta succedendo in questi giorni. Tu...puoi riunire il gruppo? Puoi tornare?"
Anthony rise: "Alex, stai delirando. Non so di che tu stia parlando, e non so se lo voglio sapere."
"ANTHONY NON SCHERZARE, HO DAVVERO BISOGNO DI TE ORA!"
"ASSOLUTAMENTE NO, ALEX. Ho chiuso con quell'Inferno. Dopo quello che è successo ad Albert, dopo quello che è successo a Lawrence...e a Crystal...io non tornerò, Alexander. Mi dispiace, ma dovrai trovare qualcun altro disposto a farlo." La chiamata si chiuse, e Alex gettò il cellulare sul sedile del passeggero, imprecando.

Anthony chiuse la chiamata, sospirando e prendendosi la testa tra le mani. Una donna entrò nella stanza, mettendo le mani sulle sue spalle: "Chi era, Anthony?"
"Nessuno, Hannah, lascia perdere."
"Ho sentito ciò che dicevi. Sei sicuro di non avere voglia di tornare?"
"Hannah, non ti ci mettere anche tu, ti prego...hai visto dov'è la tua amica Juliet adesso? A lei non pensi?"
La donna accennò un sorriso: "Le starà bene adesso. Andiamo, Anthony. Eri il più coraggioso una volta. Ti ricordi alla battaglia contro 61?"
"L'ha sconfitto Dark. Ecco cosa mi ricordo. Albert è riapparso dal nulla e l'ha sconfitto."
"Si, ma tu sei stato il primo a guidare l'attacco. Non ti sei perso d'animo nemmeno per un secondo. Né quando è arrivato Dark virus, né quando è morta Selen. Hai ripreso le redini del gruppo, e poi a quel punto è arrivato Albert. Ma tu hai ristabilito l'ordine, Anthony. Il Signor Death.". L'uomo sorrise: "...beh, è passato un sacco di tempo."
"Allora dovremo ricominciare in fretta, non ti sembra? Death, Majora e il Team Selen. Di nuovo in campo, un'ultima volta, insieme. Che ne pensi?"
Anthony si alzò in piedi, voltandosi verso la sua interlocutrice: "Death, Majora e il team Selen. Di nuovo in campo, un'ultima volta. Insieme."

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Capitolo 7
*** Seymour ***


Li odio. 
Li odio tutti.
Sono sempre pronti a giudicarti, puntano il dito contro di te per qualsiasi cosa tu dica, hanno sempre da ridire. Li odio. Li odio tutti. 
Perché non posso essere me stesso? Cos'ho che non va? Dove sbaglio? Perché li odio? Perché mi odiano tutti?
Cambierà. Questa situazione, intendo. La farò cambiare...anzi, cambierò io stesso. Non sarò più inferiore a nessuno. 

.  .  .

Scuola nuova, vita nuova. Sto cambiando pian piano. Stanno iniziando ad accettarmi. Sto iniziando ad accettarmi. Ma in fondo qual è la differenza?
Alcuni hanno addirittura paura di me. Incredibile, no? Ho anche un gruppetto di amici. Finalmente. Ma non basta ancora.

.  .  .

"Sei già stanco, Seymour?"
No. No. Non sono affatto stanco. Gli sanguina il naso, dovrei averglielo rotto. Mi fanno male le nocche e sto tremando, deve essere l'adrenalina. Mi fa sentire bene. Si sta allontanando, ma io voglio ancora sentirmi in quel modo. Un calcio. Bene, ma posso fare di meglio. Un altro calcio. Un altro. Ancora uno. Perfetto.

.  .  .

Non so se voglio farlo.
"Ti sei rammollito, Cromwell?"
No, è solo che...non so, c'è davvero un motivo? 
...prima c'era? 
"Dai, sta arrivando Devon. Guardate che sfigato!"
Ma perché? Lasciatelo stare, non ha fatto nulla...
"Ehi, come mai puntuale oggi? Ti ha portato la mamma?"
Devon sbuffò senza nemmeno guardare negli occhi il suo interlocutore: "Mio padre. Levati ora, non ho tempo da perdere."  
Perché gliel'ho detto? Non volevo, scusami...scusami...scusami...

.  .  .

Che diavolo succede? Chi sono quei tizi? La macchina...ho sentito un'esplosione...merda, che casino...i miei erano dentro...Cosa faccio? COSA FACCIO?!
Aspetta, ce n'è un altro...ma sembra dalla mia parte...
"Vai via, raggiungi quella casa abbandonata. Mi occupo io di loro."
Sono pietrificato. Sto provando a ringraziarlo o a dire qualsiasi cosa, ma le parole non escono.
"VIA, ORA!"
Quell'urlo mi prende alla sprovvista. Mi alzo con fatica e corro verso la casa senza pensare a nulla, inciampandomi quasi. Patetico. 
Ora mi sparano. Sicuramente. Ora mi sparano. Farò la fine dei miei. Morirò.

.  .  .

Non morirò. Non prima di aver distrutto la Legione. 
L'ho promesso a Devon, ma più che altro a me stesso. Non morirò.

Ci muoviamo verso  il centro, pare che l'uomo che stiamo cercando, un certo Anthony Wilson, viva lì. Chi sarà? Devon mi ha accennato qualche volta a qualche informazione a riguardo, ma nulla di chiaro. Era un amico di suo zio, e aveva una squadra di avatar che potrebbe eventualmente chiamare. Effettivamente sarebbe d'aiuto, non farebbe che aumentare le nostre speranze di vittoria. Oh no...

Soldati del plotone. Ci stanno accerchiando. Quindi sanno dove siamo...e probabilmente sapranno anche le nostre intenzioni. Quanto ci mette Xander Gold ad arrivare? 
Devon si gira verso di me: "Non possiamo aspettare, Seymour! Dovremo occuparcene noi!"
"Va...va bene."
Non mi piace combattere. Mi fa sentire bene, ma ho sempre troppa paura. D'altra parte, però...
Hanno delle armi da fuoco. L'armatura è abbastanza resistente per deviare qualche proiettile, ma devo cercare velocemente un riparo. Ci siamo sparpagliati: Devon è con me, Reese da una parte e gli Onewaka dall'altra. Devon mi sta parlando, ma non sto ascoltando. La sento, è di nuovo l'adrenalina. Salto fuori dal nascondiglio, tagliando lateralmente il primo soldato davanti a me. Il sangue mi schizza sull'armatura, tingendola di rosso. Non me ne curo. Lo metto davanti a me come scudo. Devon salta in avanti sparando qualche colpo verso di loro, io meno un fendente verso un altro che si è avvicinato troppo. Perde il fucile d'assalto, fa l'errore di piegarsi per prenderlo, e gli conficco la spada nella schiena. Spingo lo scudo umano in avanti, e con un fendente a semicerchio ne disarmo tre. Sto migliorando, l'avatar mi fa sentire sempre più forte. taglio la gola del primo, mi piego per schivare una coltellata diretta al collo, provoco una profonda ferita sulle gambe del secondo e alzandomi infilzo il terzo trapassandolo. Pesto il collo del secondo che era ancora vivo, rompendolo. Fantastico.

Non ne è rimasto nemmeno uno. Ennesima vittoria. 
"Ne arriveranno altri, forza!"
Ma una voce interrompe i nostri pensieri. Un urlo, un richiamo di aiuto. Proviene da un garage sotterraneo. Corriamo in quella direzione.

.  .  . 

Corsero verso il garage sotterraneo, rendendosi conto solo dopo di aver fatto un'idiozia. Una cancellata si chiuse alle loro spalle, e una voce femminile distorta riecheggiò negli altoparlanti: "Bravi, bravissimi. Ora aiutatemi fino in fondo, restate fermi..."
Seymour urlò: "AL RIPARO!"
Un proiettile gli colpì l'elmo lateralmente, stordendolo per un attimo. Devon lo placcò portandolo dietro una colonna. Altri proiettili caddero vicini a loro, poi cercando di colpire gli altri. Devon fece per dire qualcosa, quando un proiettile bucò la colonna colpendolo alla gamba: "AAAAAAAAAAARGH!". Seymour lo aiutò, correndo verso un altro riparo e cercando di coprire il più possibile il suo amico. "Non siamo al sicuro, Devon. Dobbiamo trovare il modo di uscire da..."
Non riuscì a terminare la frase che una fitta coltre di fumo denso si propagò velocemente per la stanza. Una voce dal fumo disse ad alta voce, per farsi sentire da tutti. "A destra. Si trova in alto a destra. Ha un fucile da cecchino."
Seymour non capiva da chi proveniva quella voce, ma si alzò a fatica. Sentì la voce di Reese in lontananza: "Ce l'ho, le sto addosso! Dove sta andando ora?"
"Sta scappando dall'uscita, è vicino a te, PRENDILA!"
Si sentì un colpo violento seguito da un tonfo. In una manciata di secondi il fumo si diradò, e uno sconosciuto si mostrò ai presenti. "Sono Caleb Ray. Mi conoscete sicuramente, perché so chi siete e so chi state cercando. Sono ben informato a riguardo. Perdonate l'arrivo tempestivo, ma è stato un miracolo entrare e temevo fosse troppo tardi..."
"NOOOOOOOO!"
Tutti si voltarono verso l'uscita, vedendo Paul Reese piegato sulla persona che aveva appena ucciso e con uno sguardo sconvolto e prossimo alle lacrime. Lo raggiunsero e videro la faccia del cecchino: era una ragazza giovane, pallida e con i capelli viola. Aveva uno squarcio profondo aperto sullo stomaco e sanguinava copiosamente. Reese le stava letteralmente piangendo addosso: "No...no...no...vi prego, aiutatemi...AIUTATEMI CAZZO, NON STATE Lì IMPALATI! Dio mio no...cosa ho fatto...cosa ho fatto...Megan..."
Devon sgranò gli occhi. Era la sua ragazza? La sua ragazza era parte della Legione?
Seymour si voltò dall'altro lato e i fratelli Onewaka abbassarono lo sguardo. 
Caleb Ray fu l'unico a parlare: "Mi dispiace, Paul Reese, ma credo non ci sia nulla da fare."
Reese non alzò nemmeno lo sguardo. Si accasciò sul cadavere, e tutti rimasero lì a fissarlo per un po'.

Paul non parlò nei giorni seguenti. Non disse una parola. In compenso Devon ebbe un dialogo con Dark dopo molto tempo che non gli parlava direttamente: "Devon, devi prepararti. Dovrai crearti un nuovo avatar."
"Cosa? Perché?"
Dark abbassò lo sguardo, diventando cupo: "61 è un virus. Con ogni probabilità sarà sulle nostre tracce, quindi sarà meglio prendere le precauzioni. Solo un antivirus può effettivamente uccidere un virus. Nessuno di voi può ucciderlo, tranne me. Quindi, questo è il piano, ascoltami attentamente." Devon annuì, e Dark proseguì il suo discorso: "Dunque. Quando e se 61 si mostrerà a noi, io resterò nella Base. Il vostro compito sarà indebolirlo. Sarà davvero difficile, ma non impossibile. Dicevo, una volta indebolito aprirai un portale tramite il tuo telefono. Sarà semplicissimo, dovrai semplicemente accedere alla Base. Sfrutterò quella frazione di secondo per uscire e catturare 61, portarlo nel regno virtuale e ucciderlo definitivamente. Se non lo indebolite abbastanza sarà in grado di fuggire, quindi ne avrò un gran bisogno. Chiaro?"
"...si...ma sarò in grado di combattere da solo?"
Dark sorrise: "Assolutamente si, ragazzo. Ormai hai preso l'abitudine, eri perfettamente sincronizzato con me nei combattimenti. Quindi su, crea il tuo avatar e stai pronto a combattere."

Amon Khadi era in un edificio semidistrutto, in contatto con la spia e Sealight allo stesso tempo: "Come sarebbe a dire che Nebraska ha fallito?"
"Si...è stata uccisa da Paul Reese poco fa..."
Sealight imprecò nuovamente: "Siete degli inetti. I soldati non li fermano, i tuoi uomini che da soli fermano intere squadre di poliziotti non li fermano. Tu e 61 almeno a che punto siete?"
"A buon punto signore. America 4 è praticamente nostra. E ora che abbiamo la posizione della squadra Moonlight (si sono identificati così) possiamo intercettarli e sconfiggerli. Porteremo con noi Gru Nielsen e la sua gang, per non scomodare i soldati impegnati nella conquista."
"Va bene. Ma sappi che questa è l'ultima volta che mi deludi, Amon. La prossima volta verrò personalmente e farò fuori prima te e poi loro."

Anthony parlò al gruppo di persone in casa sua: "Ragazzi, è bello rivedervi quasi tutti dopo tutto questo tempo. Vi trovo in gran forma. Beh, avete letto l'invito, e se siete qui vuol dire che accettate. Bene, quindi siete pronti?"
Un coro si levò: "SI!"
Anthony sorrise: "Perfetto, così vi voglio. Dio, che nostalgia...il team Selen riunito per sconfiggere un nuovo nemico. Mi piace!"

Devon passò la serata a creare il suo avatar. Lo aveva fatto molto simile a Dark, vestito con un cappotto nero ma non ingombrante come l'impermeabile, dei guanti neri e degli stivali dello stesso colore. Aveva mantenuto le ali e il bastone con la testa d'aquila, a cui si era abituato, facendo due piccole modifiche. I capelli erano più corti di quelli di Dark e di colore grigio tendente al bianco, e la pistola (che si stava rivelando sempre meno utile) fu sostituita da un rampino a lungo raggio.
Concluse le modifiche salvò l'avatar: Devon Dark era pronto.

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Capitolo 8
*** Al completo ***


Questa volta non era una scena sola. Era qualcosa di indefinibile, simile ad un collage di immagini confuse. Alcune riprese dalle scene precedenti, altre mai viste. L'ultima scena sembrava quella definitiva, dato che durò più delle altre (che non andavano oltre la manciata di secondi mentre questa durava almeno un paio di minuti); si svolgeva in un capanno abbandonato, dove apparentemente si trovava solo lui. Poi entrò una persona che inizialmente non riuscì a distinguere a causa della luce dietro di lui. Ma poi dopo qualche attimo fu in grado di metterlo a fuoco. Stentava a crederci, ma davanti a lui si trovava un Alexander Drake di almeno una ventina di anni più giovane. Era lui, non aveva dubbi. E se non era lui si trattava sicuramente di un sosia, o qualcosa del genere. Parlarono un po', e il giovane Alex aveva un'espressione tesa in volto. A un certo punto Alex scrollò le spalle, pronunciando una delle prime frasi davvero vivide: "...Al...ti prego...io ho ricordi molto offuscati riguardo a Login 'n Kill, ma so che non sono buoni. C'entra sicuramente la morte di mio padre. Ti prego..."
Una pistola puntata al volto interruppe il discorso dell'allora adolescente Alex: "FUORI. ORA. E NON FARMELO RIPETERE O TI FACCIO FUORI ADESSO!"
Lui tremò, e suo cugino anche. Alexander, alla vista dell'arma e del furore del parente, fu costretto a uscire dal capanno senza dire una parola.

Aprì gli occhi di scatto. La luce solare non lo disturbò più di tanto, quindi non doveva essere troppo tardi. Il sole stava sorgendo; l'alba. Perfetto.
Il team Moonlight si era appostato in un albergo evacuato vicino al centro di Greenway. Stando alle informazioni date da Dark durante il loro ultimo colloquio, Anthony Wilson era vicino. Ogni tanto seguiva il TG, e le ultime notizie confermavano la mobilitazione dell'esercito americano per contrastare la Legione. Meglio tardi che mai. La cosa lo rassicurava da un lato, ma d'altra parte si sentiva comunque in dovere di finire ciò che aveva iniziato suo padre prima di lui. A proposito di suo padre, i due avevano avuto una breve conversazione telefonica la notte prima: "Devon, sono in America 5. Ho avuto dei problemi con il Plotone."
"Problemi?"
"Diciamo incontri ravvicinati. Nulla di grave, giusto qualche graffio." Devon sospirò di sollievo, e Alex aggiunse in tono ironico: "Beh, sono Xander Gold in fin dei conti. Che saranno mai."
"Già...qui siamo quasi al completo. All'appello manca...ehm...Lee Jesus, ecco. Manca Lee Jesus per essere al completo. Ma sappiamo che è qui."
"Come l'avete scoperto?"
"Il nuovo arrivato, Caleb Ray, aveva una mappa di avvistamenti. Ci ha trovati così. Stando alla sua mappa, Jesus dovrebbe essere in questo stesso quartiere. Pare si stia nascondendo anche lui."
"Mh, chiaro. Non fate mosse troppo avventate, cercate di restare uniti e se trovate Anthony non combattete per nessun motivo. Quella persone è vitale per la nostra vittoria."
"Si, papà. Ci vediamo presto, aggiornami."
"Aggiornami anche tu. Ciao, Devon."

"Parlavi nel sonno stanotte. Più del solito, intendo."
Si voltò verso un Seymour dallo sguardo assonnato, sorridendo: "Immagino. Il sogno di stanotte era particolarmente...impegnativo."
"Eh eh...comunque, Caleb ci ha aggiornati. C'è uno scontro in corso, poco distante da qui. Pare stia andando avanti da tutta la mattina, e che uno dei combattenti sia proprio il nostro uomo. Andiamo?"
Devon annuì distrattamente: "Si...si, arrivo. Devo testare il nuovo avatar, ora che Dark si è staccato dovrò cavarmela da solo."
"Buona fortuna allora..." aggiunse Seymour ridacchiando e raggiungendo gli altri. 
Devon si voltò per seguirlo, ma notò una figura che era rimasta seduta: "Paul, tu vieni?"
Reese alzò lo sguardo. Era visibilmente scosso. Non aveva parlato da quando aveva ucciso Megan, nemmeno una singola parola se non qualche monosillabo sparso. Era pallido e aveva smesso di nutrirsi. Persino il suo avatar aveva subito dei cambiamenti: adesso aveva i capelli corti, non indossava più una maschera e (apparentemente) la musica non lo avrebbe più fatto impazzire, bensì lo avrebbe solo reso più concentrato. 
"Mh? Ah, si. Arrivo."

La notte prima

"Aggiornami anche tu. Ciao Devon."
Alex buttò il telefono sul sedile del passeggero, buttando la testa all'indietro e chiudendo gli occhi. Stava viaggiando da tre giorni interi, contando tutte le "pause" fatte lungo il percorso. Devon mancava da cinque giorni, i cinque giorni più lunghi della sua vita. Non sentiva così tanta tensione da vent'anni. Non gli mancava per niente. Sentì un rumore provenire da fuori e spalancò gli occhi. Effettuò il login all'interno dell'auto e nascose il corpo nei sedili dietro. Uscì dal finestrino e si alzò in piedi sul tetto. Doveva difendere l'auto, se avessero toccato il suo corpo umano sarebbe stata la fine: "FATEVI AVANTI, BASTARDI! VI STO ASPETTANDO!"

America 4, zona periferica di Greenway

"61, TIENILI OCCUPATI, DEVO CONTATTARE IL CAPO!"
"NON PREOCCUPARTI AMON, CI PENSO IO QUI."
Amon Khadi corse indietro, raggiungendo il riparo provvisorio della Legione. Si erano rifugiati nella stazione della metro, e lì sarebbero rimasti fino all'espugnazione completa della città. Si trovavano sul limite tra l'appena conquistata Kleinstate e Greenway. "Signor Sealight...Signore! Riesce a sentirmi?"
"Forte e chiaro, Amon. Aggiornami."
Khadi prese fiato: "Kleinstate è presa. Stiamo procedendo verso Greenway, e pare che il team Moonlight sia qui. Ma abbiamo avuto un inghippo."
"Oh, diavolo, non dirmelo..."
"L'esercito si è messo in mezzo. Sono una dose massiccia, e anche se l'hacker sta continuando a sfornare bot ci stanno dando comunque del filo da torcere. Gru Nielsen è alla ricerca del team, e appena finiremo qui lo raggiungeremo. Ci contatterà una volta trovati."
"Bene. Mi auguro che stavolta non fallirete, Amon."
"Non si preoccupi, signore. Arriveranno notizie più avanti. Ora devo andare."

61 era più in forma che mai. Avanzava mietendo vite grazie alle due protesi meccaniche extra che gli facilitavano il lavoro. Era veloce, letale ma soprattutto immortale. I proiettili si conficcavano nella carne, senza fargli alcun male. Saltò contro una fila di militari con scudi antisommossa scaraventandone due a terra. Ne colpì lateralmente altri due e saltando ne afferrò uno a cui ruppe il collo. Inarrestabile come non mai.
"Capo, sono troppi!"
"Non sono mai abbastanza invece. E poi sta arrivando Amon. Voi continuate ad avanzare dietro di me."
Amon Khadi corse in mezzo alla mischia. Il suo avatar aveva come elmo un copricapo da faraone in ferro che copriva testa e spalle, un'armatura leggera e come arma uno scettro Hekat, il tipico scettro egizio del faraone, con un'estremità ricurva (nel caso di Amon terminante in una sottile lama che lo rendeva simile a una falce). Era armonioso nei movimenti, e ruotava su se stesso tagliando tutto ciò che trovava. Lui e 61 erano una coppia letale, e raramente si trovavano davvero in difficoltà. Entrambi fremevano all'idea di confrontarsi con il fantomatico Team Moonlight per misurarne le effettive abilità. In fondo stavano facendo piazza pulita degli emissari senza troppa difficoltà.

America 4, Greenway centrale

Avvicinandosi alla zona più centrale di Greenway (quella commerciale) si potevano sentire i primi suoni della battaglia. Spari, clangore di armi bianche, urla. Avvicinandosi ulteriormente ma senza farsi scoprire, Caleb Ray fornì qualche informazione grazie al visore: "C'è Jesus là in mezzo. Sta combattendo contro dei soldati del plotone, ma mira a uno in particolare credo. Non è facile definirlo, si muove a una velocità mostruosa..."

Lee saltellò sul posto un paio di volte. "Sei pronto, Lee? Stanno arrivando."
"Ci sono, Wade. Abbiamo passato di peggio, no?"
"Si...certo. Arrivano."
Jesus li vide. Erano effettivamente tanti, molti di più dell'abituale. Ma stavolta non era uno contro tutti, poteva farcela. Wade urlò ai suoi: "Bueno, bueno, facciamo fuori questi pendejos e leviamoci dalle palle. La Legione deve finirla di intromettersi nei nostri affari, GIUSTO?!"
"SI!"
"Pues perfecto. Facciamogli il culo."
Il plotone si aprì, facendo passare l'emissario. Era una persona normale all'apparenza. Aveva due mitra e nient'altro. Squadrava i criminali come spazzatura: "Tsk. Diamo una ripulita e andiamo, non abbiamo tempo da perdere."
"Si, signor Nielsen. Andiamo, uomini!"
Vi fu uno scambio di proiettili tra le due fazioni. Prime perdite da entrambi i lati. Jesus diede una pacca sulla spalla a Wade: "Stai vivo tìo, io vado a massacrare quel buffone."
Wade annuì, continuando a sparare. Jesus si voltò verso i nemici, e come sempre il tempo si fermò. Scattò dietro a un riparo, una scia di proiettili che seguiva i suoi passi. Due secondi per ricaricare. Si alzò per fare un altro scatto, ed ebbe tempo di vedere quattro nemici alzare i fucili d'assalto in sua direzione. Vide arrivare i proiettili, e li colpì quasi tutti deviandoli indietro. Ne mancò due, uno gli graffiò lateralmente la spalla e l'altro gli sfiorò la gamba. In un attimo fu addosso al più vicino dei quattro, che stava di nuovo premendo sul grilletto. Colpì il mitra appena prima che questo potesse fare fuoco, e il soldato uccise inavvertitamente due suoi compagni. Un pugno al collo, ossa distrutte. Calcio in faccia all'ultimo restante, altre ossa rotte. Taglio sulla gamba; maledizione, ne aveva mancato un altro. Corse dietro a un altro riparo, Nielsen gli era vicino. Scattò contro un soldato e lo usò come sponda. Si avventò contro l'emissario, ma a circa un metro e mezzo da lui qualcosa lo bloccò dandogli una violenta scossa e atterrandolo. Nielsen si voltò in sua direzione: "Bene. Hai testato il mio scudo elettrico e funziona. Si attiva quando un avatar ostile supera il raggio di sicurezza. Insomma, caschi a fagiolo." Lee si rialzò, gli occhi sbarrati. Per la prima volta in vita sua, stava perdendo la sua sicurezza.
"Dai, combattimi, Lee Jesus."
 

Gli puntò il mitra svuotandogli addosso un caricatore. Lee riuscì a scattare di lato e a evitare di essere ucciso, ma l'antiproiettile subì molti colpi. Troppi. Il tempo era un po' più veloce, a causa dell'agitazione del Colibrì. Dunque, aveva appena sprecato un caricatore, ma aveva due mitra. Una volta sprecato il secondo caricatore, avrebbe avuto qualche secondo in più per pensare. Lee scattò fuori dal nascondiglio, sentendo il mitra di Nielsen sparargli contro. Si gettò in mezzo alle fila nemiche, e alcuni proiettili colpirono inevitabilmente i soldati del Plotone. Come previsto, Nielsen aveva finito i caricatori e stava ricaricando prendendosela comoda. Jesus si parò davanti a lui, restando immobile. "Oh, beh, hai coraggio. Te lo concedo. tanto tra poco..." Per un secondo i due si guardarono. Un interminabile secondo. Lo sguardo di Lee era di nuovo impassibile. "Ricorda Jésus, non devi mai far capire all'avversario che sei in difficoltà, è una questione psicologica. Sii superiore in tutti i campi, e non fallirai mai."

Le parole del maestro echeggiavano nella sua testa, e in quell'istante negli occhi di Nielsen si accese una strana luce: stupore. Non si aspettava l'immobilità di Jesus, né tanto meno la sua impassibilità. Era il momento. God Lee gli aveva insegnato una mossa esclusiva, solo a lui, poiché lo considerava il miglior allievo. "Ti servirà un giorno, per difenderti dal più grande dei nemici. La chiamo God Sequence, e non è altro che una serie di pugni ben piazzati. Ricorda la posizione e la velocità. Solo questo. Fidati, è infallibile."
Infallibile. Lee visualizzò quella parola. Sferrò un pugno contro la barriera, avvertendo una dolorosa scossa al braccio ma mantenendolo fermo. Gli occhi di Nielsen si spalancarono, e lui si destabilizzò: "Ma che..." Un altro pugno. Un altro. Un altro. Un altro. Una raffica inimmaginabile di pugni si schiantò con violenza sulla barriera. La scossa nelle braccia non faceva più male, anzi, lo stava accelerando ancora di più. I pugni colpivano precisamente dei punti precisi della barriera, come se stessero colpendo direttamente Gru Nielsen. Lui provò a sparare, ma i proiettili rimbalzarono subito indietro conficcandosi nella barriera e danneggiandola ulteriormente. Lee si fermò, le mani fumanti: "God Sequence conclusa con successo."
Caricò e sferrò un ultimo pugno al centro, e la barriera si frantumò davanti ai suoi occhi. L'emissario cadde in ginocchio. Lee sentì delle urla e dei proiettili conficcarsi nell'antiproiettile, ma ormai era fatta. Scattò dietro a Nielsen, sollevandolo davanti a sé come scudo e urlando: "IL VOSTRO CAPO HA APPENA PERSO. ANDATEVENE, O FARETE LA SUA STESSA FINE." Lee caricò un pugno, forse uno dei più potenti della sua vita, e colpì Nielsen nella schiena. Prima sentì la spina dorsale incrinarsi, poi rompersi ed infine frantumarsi del tutto. Con un secondo pugno trapassò il busto dell'emissario, lasciandogli un buco nel petto. Gru Nielsen era stato umiliato.

Dopo lo scontro il team Moonlight uscì allo scoperto, e Devon si fece avanti alzando le mani: "Ehi! Ehi! Non allarmatevi, veniamo in pace. Siamo anche noi nemici della Legione. Abbiamo assistito al combattimento, e...beh, sono senza parole. Siete stati incredibili."
Wade e Jesus si fecero avanti: "Cosa vi serve?"
Seymour si affiancò a Devon: "Tu, Lee Jesus. Come puoi notare, nel nostro team ci sono degli individui come te, ricercati in zona rossa. Sei l'ultimo tassello per completare l'opera."
Lee Jesus non era convintissimo: "Che ci guadagno?"
Devon e Seymour si scambiarono uno sguardo confuso: "Ehm...beh, potrai aiutarci a sconfiggere la Legione del tutto. Credo basti come deterrente. In più molto probabilmente verrai rimosso dalla zona rossa e potrai essere una sorta di eroe."
E rieccola. Quella parola, eroe, si ripresentava davanti a lui. Jesus gettò uno sguardo dietro di sé, e Wade annuì: "Va...va bene. Però a un patto. La mia squadra viene con me. Sono abituato a lavorare con loro e...immagino che vi serva più aiuto possibile, giusto?"
Devon sorrise: "Si, si, va benissimo. Più siamo meglio è. Benvenuti tra noi, allora!"

Il team Moonlight, ormai al completo, si riunì per delle spiegazioni. Devon spiegò a tutti che dovevano trovare questo Anthony Wilson e che erano molto vicini, pur dovendo restare attenti alla Legione e ai loro assalti. In più aggiunse che Xander Gold era appena entrato in America 4 e li stava raggiungendo alla loro posizione. Ci avrebbe impiegato un po', però potevano prendere tempo iniziando a cercare Wilson. 
 

Stavano camminando in centro, erano le sei circa di sera. Il sole stava tramontando, e Devon si girò verso il gruppo: "Bene, stasera troveremo un riparo da queste parti e dormiremo lì."
"NON CREDO PROPRIO, DEVON DRAKE."

Una voce richiamò il ragazzo da dietro di lui. Si voltò lentamente, e si congelò.
Davanti a lui erano apparsi 61 e Amon Khadi, seguiti da ciò che restava della loro armata. Il virus si fece avanti: "Te lo dico io dove dormirete stanotte. In una tomba. OGNUNO DI VOI."
Amon Khadi aggiunse: "Avete fatto fuori anche Gru. Quell'idiota certo non poteva aspettarci...il capo non sarà contento. Ma se vi ammazziamo noi, magari riusciremo a fargli un bel contentino. Giusto?"

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Capitolo 9
*** Verso il Boss Finale ***


Devon restò immobile senza dire una parola. Aveva quasi paura che parlare avrebbe fatto ripartire il tempo apparentemente bloccato, permettendo a 61 di aggredirlo e ucciderlo. Fu il virus a rompere il ghiaccio camminando lentamente verso l'avatar: "Non hai idea di quanto ho aspettato questo momento, Devon. Sei tu Devon, giusto? Mh. La spia aveva ragione, sembri davvero Dark Mind. Per un attimo ho sperato fosse lui in persona, bramavo dalla voglia di rivederlo. Ma ehi, con tutta la fatica che abbiamo fatto per arrivare fino a qui..."
61 fu interrotto da un proiettile nella sua direzione, bloccato da un pugno meccanico: "Ahem. Stavo parlando." Lo stritolò facendo fuoriuscire un fumo nero dalla mano. Devon rabbrividì.
"Dove ero rimasto? Ah, si. Ci avete dato parecchio da pensare. Avete ucciso tutti gli emissari, visto che anche Gru Nielsen è morto poco fa. Ho anche provato a convincere tuo padre a collaborare con noi, sai? Ha rifiutato, ma me lo aspettavo. Troppo orgoglioso. Ma non penso che a te farò la stessa proposta..." Si avvicinò ulteriormente, notando che Devon non si spostava di un millimetro. Lo sguardo dell'avatar era un concentrato di odio, paura e concentrazione pura. Doveva seguire ogni suo movimento. 
"Amon, occupati degli altri. Io penso al figlio di Drake."
Il primo soldato del plotone annuì sorridendo, e si scagliò in avanti seguito dai suoi soldati. La reazione fu quasi immediata, e in breve intorno a Devon e 61 era battaglia. 

Il virus aprì le braccia: "Quindi? Resterai fermo a farti massacrare? Non annoiarmi, ti prego. Almeno tuo padre reagiva."
Devon tremò di rabbia, stringendo il bastone: "BASTARDO!" Scattò in avanti cercando di colpire lateralmente la testa di 61, riuscendo nell'intento. Il virus piegò la testa, senza alcuna reazione: "FINALMENTE!" In una frazione di secondo fu davanti a Devon che aveva lasciato scoperto il torace, colpendolo in pieno petto con i due pugni normali. Il ragazzo fu sbalzato indietro di qualche metro, e si rialzò respirando a fatica: "MALE EH? E PENSA CHE NON ERANO LE BRACCIA MECCANICHE!" Devon sputò sangue per terra. Di già? La cosa lo fece infuriare ancora di più. Strinse i denti sparando il rampino verso 61. L'arpione si conficcò nella spalla del virus, e Devon aprì le ali volando velocemente verso di lui. Appena fu abbastanza vicino lo colpì con un calcio nel petto, per poi atterrare e colpirlo alle gambe con il bastone. 61 si sbilanciò leggermente appoggiandosi a terra con una protesi. Devon provò a colpirlo di nuovo con il bastone, ma 61 alzò la gamba e gli tirò un calcio ascendente che lo colpì in pieno volto, buttando a terra gli occhiali da sole e rivelando gli occhi grigi dell'avatar: "Ottima mossa, ragazzino!"
"ZITTO!" Devon sbatté le ali creando un polverone, e approfittando di esso colpì due volte 61 alle costole. Appena il fumo si diradò 61 fu in grado di parare e deviare tutti i colpi di Devon, per poi riuscire ad afferrarlo con le protesi e a sollevarlo in aria. Mentre lo teneva fermo con le due braccia meccaniche, con le due normali lo colpiva ripetutamente allo stomaco, ridendo istericamente: "LIBERATI! LIBERATI! LIBERATI! AHAHAHAHAH!"
Devon pensò in fretta, ricordandosi la velocità di pensiero di Dark. Sparò il rampino in un punto dietro a 61, aprendo le ali. Si sbilanciarono entrambi e Devon riuscì a sottrarsi alla presa del virus. Frenò aiutandosi con il becco del bastone, per poi scattare alle spalle di 61 e colpirlo con violenza alla schiena atterrandolo per la prima volta. Una volta a terra Devon gli tirò dei calci e delle bastonate, ma 61 si rialzò ignorandole quasi del tutto. Il virus spiccò un piccolo salto colpendo Devon con una ginocchiata al volto, dopodiché lo bersagliò di pugni spingendolo indietro. Infine gli sferrò un colpo con la mano aperta nel petto atterrandolo e tenendolo fermo a terra.
"Direi che possiamo chiuderla qui, non trovi?"
61 alzò un braccio meccanico caricando il pugno, quando qualcosa colpì violentemente il suo casco distraendolo. Quel qualcosa restò attaccato alla testa di 61, che si girò: "CHE DIAVOLO..."
Appena riuscì a mettere a fuoco, Devon notò che l'oggetto attaccato alla testa di 61 era una mano meccanica, di color oro. Era attaccata a una catena, e seguendo quest'ultima riuscì a vedere il mittente. Un uomo in armatura d'oro, con un casco del medesimo colore. Saltò, atterrando di fianco a 61: "Ciao, Ben." Staccò la mano dal casco, e con l'altra gli sferrò un pugno di una forza inaudita che spedì il virus lontano. Devon si tirò su lentamente: "P-papà?!"

Xander Gold si voltò verso il figlio, tendendogli una mano: "Scusa il ritardo, Devon. Dio, come ti ha ridotto...mettiti al riparo per un po', ci penso io a lui." Devon si alzò in piedi, camminando a fatica verso un punto appartato dove si sedette. Finalmente era arrivato suo padre, ora si sentiva decisamente più al sicuro.
L'eroe d'oro si voltò verso 61, che era a una decina di metri di distanza da lui. Appena si rialzò batté tutte e quattro le mani: "Alex! Hai preso un'ottima decisione. Certo, non la migliore, ma non mi lamento. Da quant'è che non combattiamo noi due?"
Xander Gold corse verso il virus, e l'altro fece lo stesso. I due si scontrarono e i pugni di Xander furono bloccati dalle braccia meccaniche di 61: "HAI PERSO IL TOCCO, ALEX!"
Con i pugni normali 61 cercò di colpire Xander Gold, che saltò indietro schivandoli. L'eroe scagliò una mano contro 61 afferrandolo e tirandolo a sé per poi colpirlo con l'altro pugno e schiantarlo a terra. 61 si rialzò in fretta con un salto e colpì il casco di Xander con un calcio per poi sferrare i due pugni meccanici contro l'eroe, facendolo indietreggiare. Xander si abbassò colpendo 61 con un pugno allo stomaco spingendolo indietro. Staccò l'altra mano che roteò intorno alla testa del virus, legandogli la catena intorno al collo come un cappio: "PRESO." Tirò verso di sé 61 caricando il pugno, per poi colpirlo in volto a piena forza mandando in frantumi il casco e rivelando la vera faccia del virus della Legione. Era lo stesso viso di Ben Sealight, però sembrava deturpato e ovviamente più vecchio. Era quasi irriconoscibile. 

Devon si era quasi ripreso del tutto grazie alle qualità triplicate dell'avatar, quando qualcuno gli si avvicinò: "Mentre Xander Gold combatte 61 non me ne starò qui a perdere tempo. Avanti Drake, sfidami." Il ragazzo voltò lo sguardo, notando davanti a lui Amon Khadi in persona che lo guardava con un'espressione di sfida stampata sul volto. Il faraone attaccò per primo e Devon riuscì a scansarsi in tempo. Il primo soldato del Plotone scattò rapidamente per il secondo colpo e Devon spalancò le ali per distrarlo. Si voltò di scatto e lo colpì velocemente in volto con il bastone. Khadi fece un passo indietro per poi roteare verso di lui. Devon riuscì a deviare due colpi, ma altri tre arrivarono troppo veloci e gli aprirono dei grossi tagli sulle braccia. Devon restò fermo, ricordandosi quello che gli aveva detto Dark: "Eri perfettamente sincronizzato con me nei combattimenti." Doveva solo ricordarsi lo stile di Dark e cercare di arrangiarsi. Poi ebbe un'idea. Colpì velocemente Khadi a una gamba giusto per sbilanciarlo, per poi sferrargli un pugno nella costola. Amon girò lo scettro tagliando di traverso il petto di Devon e colpendolo con un calcio nel petto, spedendolo di qualche passo indietro. Solo quando Devon indietreggiò, Amon avvertì un forte dolore alla costola: nel punto dove Devon lo aveva colpito con un pugno era piantato l'arpione del rampino. Ora Khadi era collegato a Devon. Appena cercò di rimuovere l'arpione Devon gli colpì la mano con un calcio, mandando ancora più in profondità la punta del rampino. "AAAAAARGH! FIGLIO DI..." Devon saltò indietro aiutandosi con le ali, e appena atterrò tirò a se il soldato per poi colpirlo in faccia come una palla da baseball. L'avatar corse intorno al capo degli emissari attorcigliando il filo del rampino intorno a lui. Amon provò a tagliare i fili che lo circondavano e iniziavano a stringerlo in una morsa, ma erano di ferro sottilissimo e la sua lama si limitava a cozzare contro di essi. Devon lo colpiva con il bastone man mano che lo attorcigliava, finché non lo intrappolò con tutto il filo del rampino. Ora era perfettamente immobilizzato, e Devon doveva trovare un modo utile per ucciderlo in fretta. Guardò in alto e vide ciò che gli serviva: i cavi d'alta tensione. Si spinse in alto grazie alle ali, lanciò il groviglio di fili con dentro Amon sui cavi e lasciò andare il rampino con essi per non fulminarsi. Appena atterrò vide una luce abbagliante e un suono terribile provenire dall'alto. Per un attimo la battaglia si concluse, e persino Xander Gold si bloccò per un secondo. Amon Khadi era appena morto fulminato dai cavi. Il suo cadavere cadde a terra fumante, e i soldati del plotone andarono nel panico portando il team Moonlight e la gang di Lee Jesus alla vittoria. 
Devon riprese con cautela il rampino per poi raggiungere suo padre.

Dopo anni finalmente Xander Gold poté sentire la vera voce di Ben non metallizzata: "Eh eh...complimenti, Alex. Mi hai rotto il casco, e sicuramente anche l'osso del collo. Che aspetti? Finiscimi, avanti. Qui e ora."
Xander caricò il pugno pronto a dare il colpo di grazia a Ben, ma Devon lo fermò: "NO! NON FARLO! FERMATI, NON UCCIDERLO!" Devon corse al fianco di Xander, tossendo: "Non devi ucciderlo. Non puoi."
"Come no?"
"Affatto. 61 è un virus, e per quanto tu lo abbia indebolito non puoi ucciderlo. Solo Dark può. Tu lancia 61 verso di me, al resto penserò io."
"Ma che diavolo stai..."
"FIDATI DI ME, TE NE PREGO."
Xander Gold guardò per l'ultima volta il viso quasi umano di Benjamin Sealight, che lo fissava con sguardo interrogativo, per poi rispondere: "Va bene. Vai."
Devon corse verso un punto imprecisato poco distante, e Xander Gold sollevò 61.
Il virus iniziò a contorcersi, sebbene fosse troppo debole per liberarsi dalla presa di ferro di Gold: "Ehi, ehi, EHI! LASCIAMI! LASCIAMIIII!" Xander esitò un secondo: "...addio, Benjamin. Ci vediamo dall'altra parte."
L'eroe scagliò di peso 61 contro suo figlio: "Spero tu sappia che fare, Devon!"
Il ragazzo entrò nella Base attraverso il telefono, e poi tutto accadde in un secondo. Dark vide il portale, si lanciò fuori, afferrò al volo 61 e rientrò insieme a Devon nella Base. Xander non vedeva più né suo figlio né Ben, quindi il piano doveva aver funzionato.

Devon si risvegliò nella Base. Dark era poco lontano, e stava trattenendo 61: "DEVON! ALZATI E VAI VIA DI QUI! E NON APRIRE LA BASE DI LOGIN 'N KILL PER NESSUN MOTIVO FINO A QUANDO SEALIGHT NON SARÀ MORTO! VAI ORA!"
Devon si alzò frettolosamente e uscì dalla Base. Appena ritornò nel mondo reale, sentì il telefono scottare e lo gettò a terra. Pochi secondi dopo esplose, probabilmente a causa dell'energia sprigionata in quegli attimi. Vide suo padre, e gli corse incontro sorridendo: "Ce l'abbiamo fatta, papà! Ce l'hai fatta!" Padre e figlio si abbracciarono, e tutto il team Moonlight si ricongiunse. 

Dark lasciò andare 61 restando a distanza di sicurezza: "Ciao, 61. O preferisci Benjamin?"
"Chiamami come vuoi, basta che mi fai uscire da qui."
"Oh, non sarà così semplice. Non vuoi conversare nemmeno un po'? Di solito mi sembri tu quello loquace, e l'ultima volta che ci siamo visti ti ho dato un pugno in faccia."
61 scosse la testa: "Si...mi ricordo."
Dark annuì mestamente. Poi gli venne in mente una cosa: "Ben...perché combatti ancora? Intendo, cosa ti spinge a farlo? Ad andare avanti uccidendo tutte quelle persone..."
Ben lo interruppe alzando una mano: "Non ne ho idea. Adesso, so che sicuramente non mi crederai visto che a conti fatti siamo nemici, ma ormai a questo punto non avrebbe senso mentirti: il 90% di ciò che faccio o dico è inconscio. Non è qualcosa che comando. Credo...credo sia il gioco."
Dark abbassò lo sguardo: "...ti capisco. Quando ero un virus provavo le stesse emozioni. Ho ucciso tanti miei compagni e ho quasi ucciso la donna che amo, senza poterlo contrastare in alcun modo."
"Lo stesso vale per me. Il massimo che ho potuto fare è stato provare a convincere Alex ad unirsi alla Legione. Maledetta lei e chi l'ha creata."
Dark inclinò la testa, sedendosi per terra davanti a 61: "Tuo padre?"
"Lui. Vecchio pazzo bastardo. Se non fosse stato per lui non avrei perso il mio migliore amico, la ragazza che amavo, mia madre...mia madre, capisci? Ho perso ogni cosa. Solo perché quel potenziamento che ha inserito nell'avatar mi ha fottuto la testa. Adesso tanto vale perdere la vita." Dark meditò su quella frase qualche secondo: "...no. Non è giusto. Nessuno dovrebbe avere questo destino. C'è qualcosa che io e Juliet possiamo fare per te...ma ci vorrà un po' di tempo e dovrai stare fermo."

Il team Moonlight era finalmente riunito, ma qualcosa non andava. Sentivano che c'era qualcosa di sbagliato. Come un'aura nera che si avvicinava. I loro pensieri non si rivelarono falsi infatti, poiché in pochi attimi senza nemmeno poter metabolizzare cosa stesse succedendo si ritrovarono completamente circondati da un'armata del plotone di gran lunga maggiore a quelle viste prima. Una voce bassa e gracchiante si levò dal mezzo: "Questa è l'élite. I migliori soldati del plotone rimasti. E sono la mia scorta."
L'esercito si aprì, e davanti ai presenti si mostrò dal vivo, dopo vent'anni di scomparsa, Loyal Sealight in persona. Era vestito bene, con il suo casco a forma di occhio nelle mani e le articolazioni di acciaio nero simili a zampe di ragno ripiegate sulla schiena. Aveva uno sguardo vitreo, la pelle bianca come la neve e gli restavano pochi capelli in testa. Era magrissimo, quasi denutrito. Dimostrava una decina di anni in più del normale. 
"Salve, team Moonlight. Ciao Xander."
Xander Gold e Devon rimasero paralizzati, così come il resto del team. 
"Bello vedervi riuniti. Potrei dire che mi semplificate il lavoro, ma non sono qui per uccidervi al momento. Anche se confesso che la tentazione è enorme."

Delle voci si avvicinarono, e una più forte delle altre esclamò: "TEAM SELEN! SPARPAGLIATEVI! DOBBIAMO ATTACCARLI DA OGNI LATO!" Alcuni soldati del plotone caddero aggrediti, e un gruppo di essi si chiuse a cerchio intorno a Sealight che sbottò: "Oh, non si può nemmeno fare un discorso."
Xander alzò la testa di scatto. Quella voce non gli era nuova. Qualcuno spiccò un salto ed atterrò in un punto tra Sealight e i Moonlight. Era incappucciato, indossava un'armatura e aveva una lunghissima falce in mano. Si tirò giù il cappuccio rivelando dei corti capelli biondo cenere. Si voltò verso Xander, che lo riconobbe subito.
"Ehi Alex. Sei arrivato anche tu quindi."
"Anthony!"
In pochi secondi intorno al nuovo arrivato si chiuse un gruppo di persone, tutti avatar. Anthony aprì le braccia: "Il Team Selen è qui! Vi siamo mancati?!" Sealight tossì per attirare l'attenzione, e Wilson si girò: "Ah, eccolo qui il vecchio infame."
"Si, eccomi qui, credo. Come ho già detto ai vostri colleghi qui, non ho intenzione di uccidervi ora. Bensì intendevo farvi una proposta. Ci vediamo al quartier generale della Legione, Campbell periferica." Sealight fece un cenno e un soldato porse un foglio di carta ad Anthony: "Lì dentro ci sono le coordinate. Troviamoci lì quando vi sentirete pronti, e lì ci sarà il nostro scontro finale. Spero di essere stato esauriente. LEGIONE, TORNIAMO ALLA BASE!"
Prima di ottenere una risposta, Sealight tornò alla base insieme a tutti i suoi soldati, lasciando il team Moonlight e il team Selen da soli.

Anthony si presentò a Devon: "Tu devi essere il nipote di Albert quindi. Wow, gli somigli un sacco, ahahah! Io sono Anthony. E loro..." Fece un cenno verso i compagni: "Sono i Selen. Te li presento, aspetta." Mise una mano sulla spalla a un disorientatissimo Devon portandolo con sé, mentre Alex ridacchiava a braccia incrociate.
"Per cominciare, lei è Majora." Una donna con due fucili d'assalto terminanti in due baionette fece un cenno con la testa sorridendo. 
"Poi c'è Iggs, il vice. Quello vestito da chirurgo con i bisturi, si. Poi, eccoli qua; loro sono Kitsune, l'hacker del gruppo, e il suo diletto Xabb. Lui è Roger, un mio amicone, e questi altri due piccioncini sono Greed e J. Vieni, seguimi. Questa è Gegg, e infine quest'omaccione uscito da Renegade è Road Eater. Mmmh... ne manca uno..."
Anthony si bloccò guardandosi intorno, per poi indicare un punto vicino ad Alex: "Ah, eccolo lì."

Alex stava in disparte, quando una voce gli si avvicinò: "Disturbo?"
Alzò lo sguardo, notando un uomo circa suo coetaneo. Appena lo mise a fuoco lo riconobbe subito: "Brian! Oh Cristo, quanto tempo!"
Brian Flynn, anche noto come Genesis, lo abbracciò appena fu riconosciuto: "Ah, un sacco. Vedo che te la passi bene. Figlio tuo?" chiese indicando con la testa Devon.
"Si. Mio e di Wendy."
"Congratulazioni amico."
"Grazie Brian. Sei sparito negli ultimi tempi, che ti è successo?"
"Beh, tre anni dopo...tu sai cosa...mi sono unito al team Selen. Sapevo che c'erano i Creeps in mezzo e che loro cercavano di sconfiggerli, così ho deciso di collaborare. Non credo nemmeno che Ben mi abbia riconosciuto, che tristezza. Dopo l'incidente di Dark e 61, probabilmente conoscerai l'accaduto, ho mollato il sito e sono rimasto per qualche anno in...diciamo...ritiro spirituale, ecco."
Alex annuì: "Capisco. In ogni caso è bello rivederti, Brian."
"Stesso per me. Dopo vent'anni, di nuovo colleghi."

Il team Selen e il team Moonlight si unirono ufficialmente quel giorno, e insieme iniziarono i preparativi per lo scontro finale al quartier generale della Legione. Forse quello scontro poteva rappresentare la fine di tutto, dove tutto il male era iniziato.

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Capitolo 10
*** Nell'occhio del ciclone ***


Devon non aveva più fatto sogni come quelli di prima. Solo qualche immagine confusa ogni tanto, ma nulla di più. Quei residui probabilmente erano l'impronta lasciata da Dark nella sua psiche ed era certo che non se ne sarebbero andati tanto presto. 
Si erano ritrovati tutti nella casa di Anthony, che era parecchio grossa, per discutere dell'attacco alla Legione. 
"Innanzitutto, è chiaro che dovremo chiedere aiuto a qualcuno. Andare contro l'intera Legione è un suicidio bello e buono, tenendo conto del fatto che loro hanno praticamente soldati infiniti. Quindi pensavo, approfittando del fatto che anche loro stanno combattendo contro il nostro stesso avversario, di chiedere aiuto all'esercito." Alexander annuì, per poi aggiungere: "Hai ragione, Anthony. Penso sia un vantaggio per noi e per loro. E poi magari risolveremo il problema del trasporto in questo modo. Ci penserò io a contattarli, manderò un messaggio alla TV."

Pentagono, il giorno seguente

"Generale Travis, c'è qualcosa che può interessarle nelle News. Venga a vedere."
Il generale Jonathan Travis era in crisi, come probabilmente tutti i suoi sottoposti. La Legione aveva già preso il controllo di più della metà delle Americhe, dalla 10 a metà della 4. E non erano nemmeno riusciti a far sfollare tutti i cittadini, il numero di coinvolti nel massacro è allucinante. Alcuni sono stati uccisi a sangue freddo dai soldati del Plotone, altri si sono uniti per salvarsi la vita. Però apparentemente la conquista di America 4 si era fermata dopo l'ultimo avamposto a Greenway. Appena il sottoposto lo chiamò con quella frase sperò in un miracolo provvidenziale.
 

"Ecco, ascolti qui. Penso sia rivolto a noi."

Sul monitor, il generale vide una persona sulla quarantina parlare con un'espressione solenne, lentamente e con calma: "Salve. Il mio nome è Alexander Drake, probabilmente non vi sarà nuovo dopo gli avvenimenti di questi ultimi giorni. Come sapete, la conquista delle Americhe da parte della Legione è stata rapida e senza una reazione immediata, e questo ha causato ciò che vedete nelle News ogni giorno. Detto questo, sono ufficialmente tornato a combattere nei panni di Xander Gold, e giusto due giorni fa io e i miei compagni abbiamo sconfitto i due comandanti dell'avanzata della Legione. Questi miei compagni, la squadra denominata con il nome in codice "Moonlight", ha sconfitto Emissari della Legione ancora prima del mio arrivo."
Travis spalancò gli occhi. Effettivamente la Legione aveva avuto delle perdite in alcune zone, e si stava giusto chiedendo chi fosse il responsabile; prima pensava in una rivolta dei cittadini finita bene, ma ora era tutto chiaro.
"...abbiamo incontrato il capo della Legione, il signor Loyal Sealight. Abbiamo accordato un luogo d'incontro per lo svolgersi di una guerra, perché questa è chiaramente una guerra. 
Ovviamente io e il team Moonlight saremo presenti allo scontro, ma avremo bisogno di aiuto. Per questo motivo, richiedo l'aiuto della U.S. Army, che come sappiamo ha iniziato a combattere la Legione. Mi rivolgo direttamente a loro, ora: stiamo combattendo lo stesso nemico e possediamo le coordinate per trovarlo e sconfiggerlo una volta per tutte. Abbiamo bisogno di voi, e voi avete bisogno di noi. Ho seguito le vostre campagne per provare a contrastare l'avanzata, e non sono andate a buon fine. Questo perché i soldati del Plotone sono come noi: avatar. Sono molto più forti e abili di un umano, quindi è inutile provare a contrastarli con un esercito di umani. Abbiamo entrambi bisogno di entrambi. Per favore, prendete in considerazione il mio richiamo. Nel caso accettaste, mi troverete nella piazza centrale di Greenway, davanti al municipio. Avete tempo fino a domani a mezzanotte, dopodiché partiremo senza di voi. Vi prego."

Il sottoposto si voltò verso il generale: "Hanno le coordinate, signore. Possiamo trovare il loro nucleo. Il signor Drake ha combattuto contro la Legione in passato, possiamo fidarci di lui. E poi...ha ragione, signore. Siamo decisamente in svantaggio rispetto alla Legione."
Il generale Travis abbassò lo sguardo: "Non mi sorride l'idea di collaborare con degli esaltati in costume. Affatto. Però...non si può negare che hanno fatto la loro parte in questa battaglia...e fino ad ora sono stati più utili di noi. Domani ci recheremo sul posto con gli elicotteri, e se si rivelerà una presa in giro o una trappola li faremo fuori. Contatta il presidente, Morrison."

Greenway, il giorno seguente

Alexander girava in tondo per la piazza. Mancavano venti minuti a mezzanotte, e ancora nessuna traccia dell'esercito. Nemmeno un messaggero, o un drone. Erano tutti lì, sia i Selen che i Moonlight. Devon era seduto a pochi passi da suo padre, e conversavano per ingannare il tempo. Il ragazzo parlava mentre lo seguiva con lo sguardo: "...e a quel punto è entrato un tizio enorme nell'edificio, stava cercando anche lui Paul Reese. Ma mi stai ascoltando?"
"Mh? Si, scusa Devon. Sono parecchio in ansia, manca un quarto d'ora allo scadere del termine, e..." Alex fu interrotto da un suono lontano che gli illuminò lo sguardo. Elicotteri. Si stavano avvicinando. "Eccoli! RAGAZZI, STANNO ARRIVANDO, VENITE QUI!" Tutti smisero di fare quello che stavano facendo per raggiungere Alex. Finalmente arrivarono a vista e iniziarono ad atterrare, facendo un rumore infernale e tirando su un polverone lacerato dai fari dei velivoli. 
Appena furono a terra, il polverone si diradò poco a poco rivelando un gruppo di persone in avvicinamento. Militari armati di mitra si pararono davanti al team, facendo uscire una persona dal gruppo. Era sempre vestito in assetto da battaglia e anche lui aveva un mitra in mano. Si avvicinò ad Alex, e una persona dietro di lui cercò di bloccarlo: "Signore, la prego di fare attenzione..."
"Si, si. Il signor Drake, suppongo." Alex si avvicinò lentamente, notando che tutti gli uomini alzarono appena le loro armi. Tese una mano al generale: "Sono io. Salve, signor..."
"Travis. Sono il generale Travis." Alex annuì stringendogli la mano: "Come può notare ci siamo presentati senza avatar, per dimostrare che non abbiamo cattive intenzioni."
"Ho notato, si. Bene, dunque avete le coordinate."
Alex se le fece passare da dietro: "Esatto, eccole qua. Accettate il nostro aiuto per la battaglia contro la Legione?"
Il generale tentennò, voltandosi. Vide il colonnello Morrison annuire e i suoi uomini fare lo stesso: "Noi...accettiamo. Ma a una condizione. Dovrete indossare un'uniforme."
"Certamente. Grazie della collaborazione, generale."
"Grazie a voi, suppongo. Le coordinate..." Alex gliele porse sorridendo. Era iniziata la collaborazione con la U.S. Army.

Il giorno dopo si trovarono all'interno del municipio abbandonato per organizzarsi sul piano di battaglia. Il generale indicò un punto sulla mappa: "Seguendo le coordinate, il loro HQ si trova esattamente qui. Faremo un giro di ricognizione con i droni per vedere la loro formazione, e in seguito decideremo dove atterrare e come attaccarli. Ovviamente ci recheremo sul posto con degli elicotteri cargo, e voi dovrete andare per primi essendo potenziati dagli avatar. A questo proposito, avete inserito le uniformi?"
Alex annuì: "Si. Alcuni sono stati un po' restii, ma alla fine hanno accettato. Ogni avatar ne ha una."
"Ottimo. Dunque, contando che gran parte dei soldati di Sealight è costituita da intelligenze artificiali che vengono create in continuazione, avremo due obbiettivi: il primo ovviamente è Loyal Sealight stesso, il secondo sarà il loro computer madre."
Alex alzò una mano per intervenire: "Chiunque troverà il computer NON dovrà per nessun motivo spegnerlo, poiché causerebbe problemi non solo dalla loro parte, ma anche dalla nostra. Per questo motivo, sarà meglio utilizzare degli hacker esperti per trovare il computer e disattivare il progetto Spawner." Il generale si grattò la barba: "Mmh. A questo punto direi che è più conveniente dividerci in due gruppi: il gruppo d'assalto e il gruppo d'infiltrazione. Mentre il primo terrà occupati i soldati, il secondo cercherà di penetrare nella base e disattivare il progetto. Bene, dividetevi, il gruppo d'assalto verrà con me."

Alex raccolse tutti i membri in una sala e formò i due gruppi insieme ad Anthony. 
"Allora, in quanto ex hacker del team Selen, Kitsune sarà il capo della squadra infiltrati. Con lei andranno Xabb, Roger, Gegg, e il signor Iggs."
Devon aggiunse, voltandosi verso i suoi compagni: "Ragazzi, qualcuno di voi vuole accompagnare?"
Reese e Caleb Ray si fecero avanti: "Andiamo noi. Creerò qualche diversivo con i fumogeni."
Devon annuì e i due si unirono al gruppo. Alex gettò uno sguardo intorno a sé: "Bene, quindi i restanti saranno nel gruppo d'assalto. Spero siate pronti, perché sarà un inferno lì in mezzo. Conto su di voi." Il generale Travis entrò nella sala accompagnato da una scorta a cui indicò i gruppi: "Andate dal gruppo d'infiltrazione. Signor Drake, questi uomini aiuteranno il gruppo nel loro percorso. Avete già diviso i compiti?"
"Sissignore, direi che è tutto pronto."
Il generale batté le mani: "Ottimo. Allora possiamo partire. Troviamoci tutti fuori di qui tra un quarto d'ora."

Devon restò seduto per tutta la durata dei quindici minuti. Vedeva intorno a sé persone muoversi avanti e indietro, nel fermento, e sembrava un time-lapse.
Fino a un mese prima non immaginava neanche lontanamente la situazione in cui si trovava. Insomma, prima gli scontri, poi le persone morte ed infine una guerra. Una dannata guerra. Era pronto? O meglio, si sentiva pronto? Non ne era affatto sicuro. Seymour si avvicinò a lui: "Tra un po' si parte, Devon. Sei con noi?"
"Mh? Si, si. Certo." Il ragazzo guardò l'elmo che aveva nelle mani: "Non hai nemmeno fatto il login. Che succede?"
"Non so se sono pronto, Seymour."
"Non lo sei. Nessuno di noi qui lo è. Nessuno era pronto ad una guerra, Devon. Ma vuoi dirmi che non te lo aspettavi? Sai meglio di me di cosa sono capaci quei mostri. Hanno preso più della metà delle Americhe. Una guerra era inevitabile."
"Lo so, ma..."
"Non ci tireremo indietro adesso, Devon. Guarda dove siamo arrivati. Faremo fuori Sealight e avremo la nostra gloria."
Devon si voltò: "Ma lo hai visto 61? Mi ha massacrato. Se non ci fosse stato mio padre sarei morto."
"Ma tuo padre c'è. Io ci sono, il team Moonlight c'è e il team Selen anche. Ci siamo tutti, Devon. Non sei da solo."
Il ragazzo fissò il suo amico, che si alzò in piedi: "Guarda. La divisa non è malaccio, no?"
Devon rise, aveva ragione. Non era così male. Era grigia con un colletto alto, stivali e guanti neri. Aveva il simbolo della U.S. Army sul petto. Era in kevlar, così da essere antiproiettile. Seymour indossava parzialmente la sua armatura sopra l'uniforme, così come tutti gli altri che indossavano armature. Devon effettuò il login, e vide che indossava la sua giacca sopra l'uniforme. Possedeva sempre lo zaino con le ali e il rampino era attaccato al polso ed era staccabile. "Andiamo, Seymour. La battaglia ci aspetta."
"Andiamo."

Gli elicotteri li aspettavano fuori. Devon raggiunse suo padre e salì sul primo cargo, e gli altri salirono sul secondo. Ce n'erano altri tre in avvicinamento già in aria, che il generale indicò: "Sono i rinforzi. In caso di necessità ne posso chiamare altri."
I due elicotteri decollarono, e Devon guardò giù consapevole che quella poteva essere l'ultima volta che vedeva Greenway come poteva essere l'ultima volta che vedeva gli passeggeri dell'elicottero. 
"Dunque, abbiamo spedito dei droni in avanscoperta. Molto probabilmente sanno già che siamo in partenza. Sono ordinati nella zona semi desertica intorno al quartier generale, e ci sono svariate truppe sparse a cerchio intorno a quest'ultimo. Sono tanti, ma meno di quanti ce ne aspettavamo. I droni non hanno rintracciato Sealight, forse si trova all'interno al momento. Atterreremo poco distanti, verso la zona cittadina, e da lì procederemo a piedi."
Il volo durò circa un'ora e mezza, e fu l'ora più lunga della vita di Devon. Appena rallentarono il suo cuore ebbe un sussulto, e il generale sbatté un colpo su una parete. Arrivati. Alzate i culi dai sedili, forza, MUOVERSI! SI SCENDE!" Il portellone si aprì facendo entrare la luce del mattino, e i soldati si riversarono fuori incontrandosi con quelli del secondo elicottero e con i rinforzi. Il colonnello Morrison fece un cenno e tutti lo seguirono in una direzione. Camminarono per una decina di minuti, finché non scorsero in lontananza il quartier generale. Come previsto, poco più avanti trovarono già schierato il Plotone e dietro di loro parte della pattuglia di difesa. 
Si avvicinarono, fermandosi poco lontano. Il generale fece segno di fermarsi ai compagni.

Sealight sorrise, mormorando: "Sono arrivati. Datemi il megafono."
Prese il megafono dalle mani di un soldato, issandosi sulle articolazioni aracnidi per vedere meglio l'avversario: "BEH, CHE DIRE, SIETE VENUTI NUMEROSI. MEGLIO, NON VEDIAMO L'ORA DI GIOCARE CON VOI." Lasciò cadere il megafono, facendo un segno ai suoi uomini. Il generale Travis urlò: "PREPARARSI! AI POSTI!"

Appena il megafono toccò terra, le due fazioni corsero una contro l'altra. Lo scontro finale era cominciato.

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Capitolo 11
*** Boss Finale (Parte 1) ***


Una pioggia metallica di proiettili si scatenò sul campo di battaglia. Sealight, che fu presto circondato interamente dai suoi uomini, chiamò a sé un sottoposto strattonandolo: "Chiama la Base, digli di attivare l'Expansion Pack."
Il soldato annuì in fretta rifugiandosi dietro le fila per contattare le truppe all'interno della Base: "Il capo ha dato aggiornamenti, attivate l'Expansion Pack. Ripeto, attivate Expansion Pack."
Sealight sorrise malizioso: "Ora non doveva far altro che aspettare che la sua armata eterna decimasse la resistenza nemica, dopodiché avrebbe potuto continuare la sua avanzata. Si mischiò con il Plotone, abbassando gli arti meccanici.

Il gruppo due era appena atterrato dietro la Base. Kitsune accese il computer: "Wow, la connessione che prende quell'affare è mostruosa. A malapena riesco ad accedere ad internet dal mio. In ogni caso..." Voltò il monitor verso i compagni: "...qui ho una mappatura degli interni. Io e Xabb andremo per primi guidandovi. State pronti e ricordate, evitiamo il più possibile lo scontro. Caleb, hai i fumogeni?"
"Sissignora."
"Perfetto, allora entriamo. Muoversi!"

Gli avatar costituivano la prima linea dell'esercito. Death e Xander Gold andarono per primi coprendo l'accesso alle forze armate dietro di loro. Il mietitore prese più colpi possibili per attivare la modalità Berserker e diventare una macchina da guerra con una falce. Xander colpiva a distanza scagliando i pugni come fruste e atterrando linee intere di soldati. Majora era a capo di un gruppo di artiglieri e procedeva insieme a Lee Jesus e alla sua gang, anch'essi armati di mitragliatrici. I fratelli Onewaka si muovevano come una sola mente pensante aiutati da Reese, che combatteva con il volume al massimo nelle orecchie. Greed e J usavano la vecchia ma efficace strategia utilizzata anni prima: il primo shockava gli avversari che venivano poi fatti a pezzi dalla spada della seconda. Genesis restava seduto sul sedile posteriore della moto di Road Eater fucilando i soldati in corsa; ogni tanto colpiva lo scudo in situazioni difficili per stordire gli avversari. Infine, Devon e Seymour combattevano fianco a fianco contro i soldati del Plotone. Grazie al rampino e alle ali potevano muoversi entrambi molto velocemente, in più le abilità di Seymour erano decisamente migliorate. 

La resistenza lottava quasi ad armi pari contro la Legione, addirittura con un leggero vantaggio, ma con la nuova orda di soldati appena spawnati arrivò una brutta sorpresa. Il primo a notarli fu Death, che aguzzando lo sguardo in mezzo alle fila nemiche urlò: "Ma...MA QUELLO SONO IO!"
Ed effettivamente aveva ragione. C'era un avatar uguale al suo lì in mezzo. La voce di Sealight risuonò nuovamente dal megafono: "VI PRESENTO L'EXPANSION PACK! TUTTI GLI AVATAR SALVATI NELL'ARCHIVIO, DIRETTAMENTE DAL PASSATO, RITORNANO A COMBATTERE!"
Tutti gli avatar del Team Selen originale furono messi in gioco uno per uno. Non apparvero solo quelli ancora vivi, ma anche gli "avatar fantasma" di Light, Pasey, Ocean, Selen e il virus Dark. Apparvero tutti gli avatar della Guerra di Login 'n Kill avvenuta diciassette anni prima. A quella vista il morale del vecchio team Selen crollò vertiginosamente. Death si ritrovò a combattere con Dark Virus, Xander Gold contro Selen. 
Il mietitore ridacchiò: "Fatti avanti, è da un po' che non combattiamo solo noi due."
Il virus non rispose. Non disse una singola parola. Volò verso cercando di colpirlo con un calcio che venne prontamente bloccato; appena atterrò aprì le ali sparpagliando le piume dure come il diamante, che fu difficile deflettere del tutto. Molte si conficcarono nelle braccia di Death, che digrignò i denti. Il Berserker urlò di rabbia roteando la falce in direzione del virus e tagliandolo di traverso sul petto. Dark rispose con un affondo del forcone che colpì di striscio Death aprendogli una ferita sul costato; questo non fece che alimentare la furia del mietitore, che spiccò un salto più alto degli altri. Fu subito seguito in aria da Dark, ma Death ruotò su se stesso a mezz'aria conficcando la falce nel petto del virus. Dark gemette atterrando, per poi staccarsi dall'arma con uno strattone. Colpì Death con un pugno in faccia per poi prenderlo per il collo e sollevarlo da terra. Fece per conficcargli il forcone nello stomaco ponendo fine alla sua esistenza, quando qualcosa (o meglio, qualcuno) si schiantò violentemente contro il virus. Si trattava dell'avatar di Selen, che Xander aveva afferrato e scagliato in quella direzione per salvare il suo amico. Aiutò Death ad alzarsi: "Quelli sono duri a morire. Guarda, si stanno rialzando anche loro." Effettivamente i due avatar si stavano rialzando da terra, feriti ma ancora disposti a combattere: essendo intelligenze artificiali non provavano dolore, ed erano dunque capaci di combattere fino alla morte diversamente da un essere umano. Death riuscì a calciare indietro Dark, roteando la falce nella sua direzione. Ribolliva dalla rabbia e ruggiva contro il virus che sembrava non demordere nonostante le ferite. Finalmente Death gli conficcò la falce nello stomaco di Dark strattonandolo poi di lato: la lama strappò la carne del virus destabilizzandolo del tutto. Death approfittò di quel momento per tagliare la testa a Dark, il cui corpo esanime cadde ai suoi piedi. Il Berserker aveva vinto. Anche Xander era riuscito a porre fine al duello spezzando il collo dell'avatar di Selen. La testa dell'avatar pendeva all'indietro, per poi ripiegarsi su se stessa senza vita.

Shingen Onewaka aveva perso suo fratello nel corso della battaglia. Lo aveva perso di vista e non riusciva più e vederlo. Stava continuando a combattere, quando qualcuno diverso dagli altri si presentò davanti a lui. Era 61, il cui avatar era tornato insieme agli altri appartenenti all'Expansion Pack. Shingen era intimidito dalla presenza del virus; era da solo questa volta, e non era abituato a combattere senza il fratello. Non riusciva a concentrarsi a fondo. Si mise in guardia, cercando di colpire 61 con la spada. Il virus deviò il colpo con un braccio meccanico colpendo Shingen con altre due braccia e spingendolo indietro con l'altro meccanico. Il guerriero si scagliò di nuovo contro il nemico menando fendenti uno più veloce dell'altro, ma incredibilmente tutti parati. Solo l'ultimo andò a segno, ma bastò a destabilizzare il virus che cadde a terra sotto i colpi di spada di Shingen Onewaka. Il guerriero lo vide a terra, sanguinante e coperto di tagli, e pensò che era troppo strano: come poteva aver messo al tappeto 61 da solo in così poco tempo? Infatti come previsto il virus si alzò e deviò rapidamente un fendente di Shingen. Talmente velocemente che quasi anticipò la mossa. Un pugno meccanico si schiantò sul volto di Onewaka mandando in frantumi il suo elmo e atterrando la vittima. Si alzò aiutandosi con la spada, ma 61 lo tenne a terra con un calcio. Shingen chiuse gli occhi, chiamando mentalmente aiuto. In genere funzionava con suo fratello, e in quel momento di estrema difficoltà riuscì comunque a concentrarsi per un attimo. 
Makura stava uccidendo soldati da solo mentre cercava il fratello quando sentì il richiamo improvviso. Corse in quella direzione, sentendo una vibrazione sempre più disperata nell'aria. Era suo fratello che chiamava aiuto con le sue ultime energie. Si faceva strada a pugni tra i soldati nemici, quando finalmente vide suo fratello. 61 lo aveva sollevato in aria tenendolo con le braccia normali. Il guerriero sputava sangue dalla bocca e il suo braccio meccanico era stato strappato via: "Perdona...la mia imprudenza..."
Prima che Makura potesse reagire, 61 trapassò il petto di Shingen Onewaka con un pugno meccanico. L'armatura di Makura si macchiò del sangue del fratello morente, e l'ultimo Onewaka urlò: "NO! SHINGEN! NOOOOO!" Scattò in avanti afferrando il braccio meccanico di suo fratello. Era simile al suo, e quindi somigliava più a un endoscheletro che a un braccio. Makura montò la protesi sul suo braccio destro. Ora aveva due braccia meccaniche, e stringendo i due pugni simultaneamente la sua armatura cambiò. Infatti nello stesso momento si fusero l'armatura di Shingen e quella di Makura formandone una definitiva, con due cestus e una spada a due mani, veloce ma resistente. Era il guerriero di ferro Onewaka. Tra le lacrime, Makura sfidò a duello 61: "Rispetterò l'onore di mio fratello. Ti ucciderò."
Il virus corse in avanti senza dire una parola. Sferrò un pugno in pieno viso a Makura che non si spostò di un millimetro. Il guerriero colpì a sua volta 61 in pieno stomaco sollevandolo da terra, per poi menare un fendente orizzontale che per poco non lo tagliò a metà. Il virus continuò ad attaccare inutilmente, quando finalmente Makura aprì ulteriormente la ferita sullo stomaco di 61 e gli sferrò un pugno in pieno volto staccando la parte superiore da quella inferiore. Le gambe di 61 restarono in piedi per qualche secondo, per poi crollare a terra. Makura tagliò la testa del virus sollevandola sopra di sé con aria trionfante: "QUESTO È IL TUO TROFEO, SHINGEN!"

Greed e J si erano ritrovati circondati da un gruppo particolarmente vasto di soldati. J fu disarmata e colpita da numerosi proiettili, e Greed si parò davanti a lei per farle da scudo. Cercava di colpire più nemici possibili ricevendo più colpi lui di tutti gli altri. J gli mise una mano sanguinante sulla spalla: "È fatta, Gabe. Non c'è nulla da fare..." Greed si voltò lacrimante tentando un ultima disperata difesa; piantò il taser nel terreno urlando, e l'arma elettrificò buona parte dei soldati circostanti. Però continuavano ad arrivare, e con quella mossa il suo taser era diventato inutilizzabile. I due si presero per mano per un'ultima volta, cadendo sotto i proiettili nemici.

Road Eater continuava ad accelerare e non aveva intenzione di fermarsi: "CONTINUA A SPARARE, BRIAN! NE AVREMO PER UN BEL PO' QUI!" Genesis svuotava i caricatori contro i soldati del Plotone: "Ehi, quello non è Paul Reese? Raggiungiamolo, è da solo!"
Road Eater fece inversione investendo qualche soldato, e approfittando della decelerazione per fucilarne altri. Accelerò in direzione del chitarrista, che stava combattendo contro un numero sproporzionato di soldati. Era da solo, e dalle cuffie stava ascoltando la canzone preferita di Megan. Il suo ricordo gli bruciava ancora dentro e non gli dava pace, e il solo pensiero di averla uccisa con le sue mani lo faceva infuriare abbastanza da tener testa a tutti loro allo stesso tempo. La lama della sua chitarra si schiantava a tutta velocità distruggendo ossa e tagliando arti, però tutto molto armoniosamente, seguendo il ritmo della canzone. Era sempre stato perfezionista da quel punto di vista. Road Eater e Genesis intervennero in suo aiuto nel momento più difficile, bilanciando di nuovo la situazione. I tre restarono però da soli contro l'orda infinita di soldati del Plotone, e Reese propose: "Ricongiungiamoci con Jesus, lui e Majora sono con la gang, almeno avremo qualche possibilità in più!" Appena finì la frase degli uomini sconosciuti molto simili ad avatar si avventarono contro gli avatar del Plotone decimandoli. Apparentemente erano dalla parte della resistenza. Un uomo si fece avanti rinfoderando la sua katana di ferro nero e togliendosi il cappuccio del medesimo colore; al di sotto di esso c'era un volto familiare: "Shade è tornato con i rinforzi. Vi sono mancato?"

Kitsune procedette per qualche metro al di fuori del perimetro del quartier generale, trovando un ingresso secondario. La ronda era dall'altra parte dell'edificio, ma davanti all'entrata c'era comunque una truppa di uomini. Caleb passò il visore a Iggs: "Pensaci tu, le tue armi sono le più silenziose a distanza." L'avatar scagliò la bomboletta di fumogeno aperta in mezzo agli uomini e Iggs accese il visore; vedeva le sagome dei soldati del Plotone alzare le armi in mezzo alla nebbia, sconcertati. Prese la mira e scagliò i bisturi nella loro direzione, colpendoli in testa e abbattendoli. Si avvicinarono alla porta, che Xabb e Roger sfondarono. Il primo afferrò un uomo della sicurezza appena dietro l'ingresso strangolandolo con la catena, e il secondo decapitò quello dall'altro lato. La via era libera. Kitsune accese il computer guardando la mappa: "Di là. Seguite il corridoio fino alle scale, e fate piano."

Devon e Seymour avevano ucciso un altro gruppo di soldati. Stavano andando abbastanza bene insieme, ma Devon era sempre più convinto che staccarsi dal gruppo non era stata un'idea geniale. Improvvisamente trovò degli uomini particolarmente più compatti. Poteva essere lui?
Si avvicinarono a loro per poi coglierli di sorpresa e ucciderne tre; l'ipotesi di Devon si rivelò giusta. Dietro a quei soldati si trovava Sealight in persona. Il vecchio capo della Legione si voltò di scatto con uno sguardo assetato di sangue: "Ciao, Drake." Si alzò in piedi sulle protesi meccaniche: "Scusa ma sono un po' vecchio, a te penserò dopo...magari insieme a tuo padre." Fece un cenno e un avatar si fece avanti per difenderlo. Era vestito bene, con un completo, indossava una maschera d'oro e aveva delle cesoie attaccate ai polsi. Devon aveva già visto quell'individuo nei sogni di Dark...lui doveva essere il fantomatico Light. O meglio, ciò che restava di lui. L'ex capo dei Creeps si parò davanti a Devon cercando di colpirlo numerose volte. Due colpi andarono a segno prendendo il ragazzo alla sprovvista, ma gli altri furono deviati più prontamente. Devon indietreggiava inconsciamente, e in poco tempo si distanziò da Sealight e Seymour, che restarono soli. Il vecchio indicò il cavaliere: "Mi occuperò di te per ora."
Seymour sentiva la rabbia salire. Quell'uomo era responsabile della morte non solo dei suoi genitori, ma anche di tutte le persone innocenti che la Legione aveva massacrato fino a quel momento. Prese la spada con entrambe le mani, scattando verso Sealight. Il capo della Legione si muoveva molto rapidamente grazie alle articolazioni, ma restava comunque debole a livello fisico. Seymour riuscì a parare i colpi inferti dalle "zampe da ragno" di Sealight per poi danneggiarne un paio. Loyal si sbilanciò cadendo lateralmente, ma si rialzò prontamente e attaccò Seymour con una sequenza di colpi con tutte le articolazioni. Erano molto veloci e Seymour non trovava nessun varco, ma appena Sealight lo colpì con un'articolazione danneggiata e quindi più lenta delle altre, il cavaliere riuscì ad afferrare il capo e ferirlo con un fendente. Sealight indietreggiò, ruotando pericolosamente la manovella per il battito cardiaco. Sussultò, attaccando Seymour ancora più veloce di prima. Il ragazzo riusciva a malapena a deviare i primi colpi, ma dopo la prima sequenza non riuscì più a stare dietro al capo della Legione. Sealight colpì ripetutamente il ragazzino frantumando la sua armatura e ferendolo gravemente. Stava per infliggergli il colpo di grazia con tutte le articolazioni unite insieme quando ebbe un altro sussulto: la manovella era in zona pericolosa, e Sealight tossì sangue. Gli stava venendo un attacco cardiaco a causa dello sforzo eccessivo impiegato per colpire Seymour. Quest'ultimo, vedendo un'occasione d'oro, imbracciò la spada e si avventò contro Sealight conficcando la lama dentro la manovella, per poi spingerla dentro il petto del capo della Legione. 

Sealight urlò gettando la testa all'indietro, afferrandosi lo squarcio sanguinante sul petto. Cadde in ginocchio sputando ingenti quantità di sangue, e Seymour alzò le braccia. Era stremato, e forse era finalmente riuscito a battere Loyal Sealight. Era davvero finita lì?
Devon fece gli stessi movimenti che aveva fatto Dark nel sogno per mettere al tappeto Light, per poi mandargli in frantumi il cranio con un colpo di bastone. Si voltò vedendo Seymour esultare, ed una cosa ancora più inquietante alle spalle del suo amico. 
Sealight si stava rialzando ridendo spasmodicamente: le sua articolazioni erano diventate di un materiale simile a quello di Dark Virus ma di colore nero, il suo elmo a forma di occhio si era fissato sulla sua faccia e la sua pelle era diventata grigia, quasi bianca. Era risorto dalle ceneri sotto forma di virus. Aveva inserito su sé stesso il potenziamento. 
Il virus si avventò contro Seymour che fu preso alla sprovvista: sollevò la soada sfinito per difendersi, ma lo schianto a tutta velocità di Sealight sbalzò via l'arma. Devon cercò di correre nella sua direzione, ma Sealight lo vide e lo tenne a distanza con le articolazioni: Devon non fu colpito da esse, ma avvertì il loro calore disumano. Erano incandescenti. 
Il capo della Legione caricò Seymour ormai disarmato, e prima che Devon potesse fare qualsiasi cosa gli conficcò un'articolazione nel petto trapassandolo. Il buco fumava dal calore, e Seymour non urlò nemmeno. Non ne aveva la forza. Si accasciò sulle ginocchia fissando il buco sul suo petto, e poi guardando Devon con uno sguardo spento: "Ho...perso...?" Cadde a terra riverso nel sangue, con gli occhi vitrei. 

Devon urlò con quanto fiato aveva in gola. Aveva tanto temuto questa scena dal primo momento in cui erano entrati in quella dannata operazione. L'aveva temuta fino in fondo, ed ora si stava verificando lì davanti ai suoi occhi. Era accaduto in meno di un secondo, e lui non poteva fare nulla. Gli corse incontro noncurante di Sealight, che gli si stava avventando contro. Fu fermato a mezz'aria da un pugno di Xander Gold che lo spedì indietro, accompagnato da un colpo di falce di Death. I due erano intervenuti troppo tardi.
"Seymour...ti prego...se non fosse stato per te, io..."
"Devon...va bene...così..." Il ragazzo lo sollevò da terra, portandolo con sé: "Devon...sto...morendo...?" Devon si voltò verso suo padre, che stava combattendo contro il virus: "ATTENTI! ORA È UN VIRUS! NON POTETE UCCIDERLO!" 
Xander si voltò appena: "E COSA PENSI DI FARE?!"
Devon guardò Seymour: "...LO PORTO INDIETRO E MI FACCIO INSERIRE IL POTENZIAMENTO. TORNO TRA POCO, TENETELO OCCUPATO! RESISTETE, VI PREGO!"
"DEVON, NO! ASPETTA! DEVI MORIRE PER DIVENTARE UN VIRUS!"
"HO UN PIANO, FIDATI DI ME!"
Devon corse in mezzo alle linee nemiche facendosi scudo con le ali. Stava portando con sé il suo migliore amico morente: "Ti cureranno, Seymour...ti aiuteranno..."
"Devon...basta..."
Il ragazzo arrivò finalmente agli elicotteri, lasciando Seymour alla squadra medica: "Vi prego, aiutatelo, vi prego..."
"Ragazzo, hai visto quanto sangue ha perso?! Non c'è nulla da fare per lui..."
Seymour tossì, esalando il suo ultimo respiro: "Devon...grazie...di tutto..."
Questa fu la sua ultima frase. Seymour Cromwell morì davanti agli occhi di Devon, senza che lui avesse potuto fare nulla per impedirlo. 

"Avete...avete qualcosa per causare una...morte temporanea?"
Il paramedico guardò Devon con sguardo interrogativo: "Si...una dose non letale di questa e resti morto per almeno un'ora. Forse meno. A che ti serve?"
Devon gli porse il braccio: "Ho contattato il mio hacker. Ha inserito nell'avatar un potenziamento che si attiva solamente se muoio. Non ho molto tempo, sbrigati!"

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Capitolo 12
*** Boss Finale (Parte 2) ***


Il cavaliere restò immobile, guardando un punto impreciso con occhi vitrei. Il sangue cominciò a sgorgare dal buco appena aperto sul petto, i bordi ustionati e fumanti a causa delle articolazioni incandescenti del suo assassino. Tossì altro liquido rosso e improvvisamente sentì che le sue gambe non reggevano più il peso del corpo. Cadde sulle ginocchia abbassando lo sguardo, che andava appannandosi. Si voltò verso Devon, la testa che pesava una tonnellata e il campo visivo sfocato: "Ho...perso...?" Sentì l'equilibrio mancare in tutto il corpo e cadde, riverso nel suo stesso lago di sangue.

Da quel momento tutto ciò che udì furono voci confuse: una apparteneva sicuramente a Devon, alla quale poi si unirono altre due che resero il tutto più caotico e rimbombante nella sua testa. Qualcuno lo sollevò all'improvviso; chi era? Era un suo alleato o un nemico? No, era Devon, riconobbe la voce. "Devon...sto...morendo...?" Il suo amico non rispose, ma in fondo la risposta la conosceva. Ovviamente stava morendo. Aveva perso come minimo tutto il sangue presente nel suo corpo, e la vista lo abbandonava. Rivedeva immagini sconnesse della sua vita susseguirsi a una velocità impressionante, rendendolo ancora più stordito. Sentì la voce di Devon chiamare il suo nome: "Ti cureranno, Seymour...ti aiuteranno..."
No che non l'avrebbero fatto. Perché continuava a prendersi in giro da solo? Perché non accettava quella situazione?
"Devon...basta..." Avrebbe voluto dirgli qualcosa in più, avrebbe voluto dirgli di lasciarlo morire in pace, sarebbe stato più facile per entrambi. Le voci diventarono un eco lontano e vide una luce accecante davanti a sé. Quindi era la fine. Era come se l'era sempre immaginata, in fondo.
"Devon...grazie...di...tutto..." Non riuscì a dire nient'altro. Chiuse gli occhi, esalando il suo ultimo respiro. Iniziava già a sentirsi meglio; e poi, in fin dei conti, avrebbe potuto finalmente ricongiungersi con i suoi. Iniziavano giusto a mancargli. Bastava solo guardare il bicchiere mezzo pieno. 

Devon si asciugò le lacrime con il dorso della mano, ricordandosi della sua missione e soprattutto di suo padre, che in quel momento stava rischiando la vita per prendere tempo. 
"Avete...avete qualcosa per causare una...morte temporanea?"
  Il paramedico guardò Devon con sguardo interrogativo: "Si...una dose non letale di questa e resti morto per almeno un'ora. Forse meno. A che ti serve?"
Devon gli porse il braccio: "Ho contattato il mio hacker. Ha inserito nell'avatar un potenziamento che si attiva solamente se muoio. Non ho molto tempo, sbrigati!" 
Il paramedico lo adagiò su una barella legandogli un laccio emostatico sul braccio e avvicinando ad esso una siringa. Devon lo interruppe alzando l'altra mano: "Stai attento, perché probabilmente sarò un po'...aggressivo, al mio risveglio. Meglio allontanarsi."
L'altro annuì effettuando l'iniezione. Devon avvertì solo la puntura, dopodiché il suo sguardo si spense. Ora doveva solo attendere che il potenziamento facesse effetto.

Il gruppo di infiltrazione raggiunse le fantomatiche scale: c'erano delle truppe che stavano scendendo velocemente e nessuno ebbe tempo di arretrare; dovevano combattere per forza. Caleb alzò un braccio: "Indietro, vado avanti io, voi seguitemi." Accese una piccola torica, inserendola nella tasca posteriore dei pantaloni, per poi gettare a terra i fumogeni e liberare la cortina di nebbia. I soldati spararono proiettili alla rinfusa, senza colpire i bersagli. Caleb Ray colpì il più vicino nello stomaco per poi piantargli il pugnale nella nuca. Gli prese il fucile alzando il cadavere davanti a sé come scudo, e grazie al visore sparò agli avversari. Notò che la bombola si stava consumando e la chiuse, lasciando che i suoi compagni massacrassero i restanti. Kitsune sparò da dietro le spalle di Xabb, e Iggs colpiva con precisioni i nemici lanciandogli i bisturi. Gegg attaccava i nemici con il bastone di ferro aiutata da Roger e dalla sua ascia bipenne. Salirono tutte le rampe di scale combattendo i nemici che scendevano in continuazione e non accennavano a diminuire. Quando finalmente arrivarono in cima li attendeva una brutta sorpresa; il corridoio che li separava dalla sala del computer madre era completamente intasato dai soldati del Plotone. I compagni si guardarono tra loro, per poi correre all'assalto con un urlo di battaglia.

Shade sembrava non aver perso il suo tocco letale, nemmeno dopo tutti gli anni passati. Era ancora veloce e preciso come un tempo, e la sua lama era sempre affilata. Guidava un gruppo di avatar solitari, che in base a ciò che aveva spiegato a Genesis, Reese e Road Eater erano ex giocatori di Login 'n Kill nonché membri della squadra dei Creeps che come Shade si erano ribellati al capo "ammutinandolo". Si erano riuniti per combattere appena saputo della Legione, ma erano rimasti nell'ombra il più possibile. 
Shade guidò i suoi compagni verso il centro della battaglia mietendo più vite possibili, quando qualcuno gli si parò davanti bloccando la sua avanzata mortale. 
"Ma tu guarda chi si vede. Il pazzoide con la falce del team Selen."
 

L'avatar di Death si mise in guardia davanti a Shade, raschiando la terra con la lama della falce. Genesis mise una mano sulla spalla del ninja: "Attento. Non è come sembra, è un avatar della Legione. Dovresti esserci anche tu là in mezzo." Shade annuì: "Questo non cambia il suo destino." Scattò in avanti menando un fendente orizzontale deviato dalla falce, e per riparare al suo errore il ninja colpì Death in pieno volto con un calcio ascendente per poi indietreggiare e rimettersi in guardia. Stavolta fu il mietitore a fare la prima mossa e Shade schivò la lama della falce con un salto, per poi approfittare dell'apertura nella guardia del suo avversario e colpirlo tre volte in rapida sequenza aprendo tre profondi tagli sul petto. Death lo calciò indietro, ma il ninja non si sbilanciò. L'avatar nemico toccò le ferite, e guardando il sangue sgorgare da esse si risvegliò in lui la rabbia del berserker. Tutti i suoi attacchi erano più veloci, ma ad avvantaggiare Shade era la precisione. Death non curava minuziosamente l'accuratezza dei suoi attacchi come invece l'avatar ninja faceva, e quest'ultimo infatti riuscì a deviare quasi tutti i colpi. Sfortunatamente la furia cieca di Death rendeva i suoi colpi sempre più violenti, finché con un fendente verticale non riuscì a rompere la guardia di Shade e a sbilanciarlo per la prima volta: prima che il ninja potesse fermare il nuovo colpo, Death gli assestò un colpo decisivo che lo spedì indietro aprendogli uno squarcio sulla tuta in fibra di carbonio. Si rialzò a fatica, ma sempre mantenendo il sangue freddo. Death non sembrava demordere e attaccò di nuovo, senza espressione e senza emozioni.

Shade analizzò la situazione: un altro colpo di Death a quella velocità e con quella violenza lo avrebbe sicuramente ucciso. Il suo nemico stava arrivando dritto davanti a lui abbastanza velocemente, tenendo la falce con entrambe le mani e mantenendola dietro di sé. Avrebbe potuto attaccare direttamente con un fendente orizzontale da sinistra, oppure fermarsi, voltarsi e colpirlo da destra: ma visto che il suo intento era di finirlo e non aveva tempo di fermarsi e rischiare voltandogli le spalle, avrebbe sicuramente optato per il fendente a massima potenza partendo da sinistra. Le sue previsioni si rivelarono corrette, e appena notò il mietitore accennare il movimento del fendente scattò verso di lui e gli aprì un taglio orizzontale sul braccio scoperto. La mossa destabilizzò Death, che ormai si trovava troppo vicino per il fendente a massima potenza; il mietitore provò quindi a indietreggiare, ma Shade fu più veloce e aprì un altro taglio sulla sua gamba. Death cadde in ginocchio, e il ninja gli conficcò la spada nel petto trapassandolo: "Bella giocata, Death. Bella giocata." Il ninja estrasse la spada dal petto dell'avatar nemico, per poi tagliargli di netto la testa. Si voltò verso i suoi alleati come se nulla fosse accaduto: "Beh? Che sono quelle facce? Procediamo."

Xander Gold sferrò un pugno in pieno volto a Sealight: "Questo è il primo di tutti quelli che mi devi, Loyal. E credimi, sono davvero tanti." Il virus rise: "Va bene, ho ucciso il tuo papino, ma tu mi hai recluso per VENT'ANNI in quel buco laggiù. Direi che siamo pari, no?"
Xander ringhiò: era da solo, Death cercava di coprirlo evitando che i soldati del Plotone lo mettessero in difficoltà. Sealight caricò verso di lui rapidamente, ma l'eroe riuscì a schivare lateralmente e a sferrare un pugno a distanza colpendo di nuovo il virus in faccia: "E SIAMO A DUE." Sealight digrignò i denti. Come poteva quel tizio metterlo in difficoltà anche nella sua forma di virus? Provò a colpirlo a tutta velocità un'articolazione alla volta, scambiandole in rapida sequenza per ottenere una raffica di schianti incandescenti. L'armatura di Xander non avrebbe sicuramente retto tutti quei colpi, quindi l'eroe si riparò per qualche attimo per prendere tempo per cercare un appiglio. Trovò un muro abbastanza alto dietro a Sealight e scagliò il pugno in quella direzione sfuggendo alla raffica di colpi del capo della Legione. L'altro lo seguì con lo sguardo urlandogli dietro: "OH NO, NON SCAPPERAI QUESTA  VOLTA. HO ASPETTATO VENT'ANNI QUESTO MOMENTO, E NON MANDERAI TUTTO ALL'ARIA!" Xander restò appeso al muro pensando a cosa fare per mettere il suo avversario in difficoltà. Insomma, era immortale, ma da ciò che aveva appreso durante il combattimento con 61 poteva essere indebolito. Sealight conficcò le articolazioni nella parete iniziando a scalarla verticalmente; Xander fu preso alla sprovvista e scagliò un pugno verso il basso, cercando di staccare Sealight dal muro. Il capo della Legione afferrò il pugno, tirando l'eroe verso di sé: Xander pensò in fretta, e poteva fare una sola cosa: si lasciò andare verso la sua nemesi staccando l'altra mano dalla parete. Invece di provare a scappare caricò il pugno; Sealight lo notò e capì di essersi messo in una situazione pericolosa. Staccò due articolazioni anteriori per provare a ripararsi, ma fu inutile: appena gli fu addosso, Xander lo colpì con tutta la sua forza mandando in frantumi le due articolazioni anteriori e recuperando il pugno destro, con il quale centrò nuovamente il suo bersaglio scagliandolo a terra. Una volta atterrati Xander restò sopra il virus, colpendolo ripetutamente sul volto e rompendo il suo casco a forma di occhio; la vera faccia di Sealight era cambiata, ora era molto più simile a quello del figlio: carnagione grigiastra, occhi neri e linee dello stesso colore sotto di essi e sulla fronte. Xander provò a colpirlo di nuovo, ma il vecchio gli bloccò la mano colpendolo in faccia a sua volta e rispedendolo indietro. Xander cadde a qualche metro di distanza, e per la prima volta dall'inizio del duello si accorse della forza sovrumana del virus. Quel pugno aveva colpito il casco ammaccandolo, ma era risuonato in tutto il suo corpo quasi come un eco. Xander si alzò barcollando e togliendosi il casco, ormai solo di intralcio. 

Devon fece l'ultimo sogno-ricordo inerente a Dark. Era una scena già vista per qualche frazione di secondo durante i suoi sogni frammentati, ma mai analizzata davvero. Era in un'ampia stanza totalmente bianca, i polsi e le caviglie bloccati da delle catene. Guardò i suoi stessi arti, bianchi come la neve, di un candore quasi angelico. Notò la sua immagine riflessa davanti a lui: era Dark nell'ultima forma in cui lo ricordava, ma con uno sguardo molto più provato, come se combattesse imperterrito da ore. L'immagine si incrinò e da essa uscì una ragazza che poteva essere sua coetanea. L'aveva vista sul campo di battaglia tra gli avatar nemici, le era familiare. 
La sua voce riecheggiò nella stanza: "Crystal?"
"Si. Ciao Albert."
"Che succede? Sono morto del tutto?" Lei mosse la testa armoniosamente: "Tu si, ma Dark no. Ricordi? Era la tua abilità."
Abilità? Ricordava che Dark gli aveva accennato dei dettagli riguardo all'abilità del virus, come se la conoscesse alla perfezione. Ma non era mai andato oltre, non gli aveva mai raccontato nulla del suo passato, targando tutte le informazioni come "una serie di complicazioni". Ora che ci pensava, però, Dark gli aveva parlato di un potenziamento una volta. Un potenziamento che lo aveva traviato, e portate irrimediabilmente verso il declino. Dark era stato un virus? 
Appena gli venne quell'idea, l'immagine cambiò di scatto. Vide un panorama desolato, fumo e sangue. Il suo sangue. Ne era circondato, e lo stava ricoprendo lentamente. Bruciava da morire, e lui urlava con tutto il fiato che aveva. Il sangue si solidificò sulle braccia e sulle gambe, rivelando una pelle grigia e delle linee nere simili a tatuaggi tribali che la attraversavano. Delle ali cristallizzate si aprirono sulla sua schiena, e un forcone gli apparve nella mano. Era sempre Dark, ma non ricordava di averlo mai visto così. In rapida sequenza vide le immagini del virus uccidere i suoi compagni, aiutato da 61; lo vide uccidere Selen, lo vide uccidere Chris, lo vide aggredire Death e Juliet. Vide il massacro causato da 61. Vide morte, e soltanto morte. Non ne poteva più. Ritornò in una frazione di secondo nella stanza bianca, e vide le pareti incendiarsi. La ragazza, Crystal, era sparita. Al suo posto c'era Seymour morente, trafitto da Sealight: "MI HAI LASCIATO MORIRE, DEVON! SEI IL COLPEVOLE! SEI IL COLPEVOLE! SEI IL COLPEVOLE! COLPEVOLE! COLPEVOLE!" Devon urlò, cercando di muoversi verso di lui, di salvarlo. Ma le catene lo stavano bloccando, e le fiamme lo circondavano. In breve tempo il suo corpo bruciò, e solo una volta ricoperto dal fuoco Devon fu in grado di spezzare le catene e correre verso Seymour. Una luce accecante lo aggredì, e il suo grido divenne una voce lontana. In quel preciso istante, Devon aprì di nuovo gli occhi. Era sveglio.

Si guardò intorno: era di nuovo nell'accampamento militare. Intorno a sé il terreno era incenerito, compresa la branda sulla quale era sdraiato. Si rialzò a fatica e uscì zoppicando. Era come se stesse imparando nuovamente a camminare. La sua pelle era dello stesso colore di quella degli altri virus che aveva già visto, ed era anch'essa tracciata da linee tribali. Le sue labbra erano nere, smorte, e il suo volto era parzialmente coperto da una maschera cristallizzata terminante in due lunghe corna. Coperture dello stesso materiale erano presenti sugli avambracci (le mani terminavano in artigli acuminati) e sulle gambe, a partire dalla vita in giù. Erano di un colore livido, un misto tra rosso e nero, simile a ossidiana. Sentì una rabbia mai provata prima pulsargli dentro, e si piegò in avanti urlando. Dalla sua schiena divamparono due colonne di fuoco, che in breve presero la forma di due grandi ali. Spiccò il volo, dirigendosi a una velocità impressionante verso suo padre e Sealight. I suoi occhi non vedevano altro che fiamme. 
I suoi compagni si fermarono vedendolo passare come una cometa; era uno spettacolo spaventoso.

Xander e Death erano alle strette. Il primo continuava a combattere ininterrottamente contro Sealight che sembrava ormai invincibile, mentre il secondo iniziava a perdere le forze contro gli eterni rinforzi del Plotone. Xander stava per attaccare il capo della Legione, quando sentì un urlo alle sue spalle. E quell'urlo non aveva nulla di umano. Si voltò lentamente, scorgendo una massa luminosa volare verso di loro. Era Devon? Doveva essere Devon. O meglio, sperava fosse Devon. A giudicare dallo sguardo di Sealight, probabilmente Xander aveva ragione. Sorrise al capo della Legione: "Buona fortuna con lui." Sealight assunse un'espressione interrogativa, e l'eroe si spostò di qualche metro. Prima che il vecchio potesse fare qualsiasi movimento Devon gli si schiantò addosso urlando e portandolo con sé per una cinquantina di metri. Xander seguì i due virus con uno sguardo preoccupato, e Death gli si affiancò: "Quello era..."
"Si. Era mio figlio. E spero sappia quello che sta facendo."

Caleb Ray aveva quasi finito la bombola, e la scosse rivolto verso i suoi alleati: "Abbiamo ancora poca nebbia a disposizione. Sfruttiamola bene." Gli altri annuirono, e lui la lanciò in mezzo alle fila nemiche: "BUON NATALE ANCHE A VOI, BASTARDI!"
Accese il visore e la torcia dietro di lui: "CON ME! ANDIAMO A PRENDERCI QUEL COMPUTER!"
In pochi secondi in quel largo corridoio infuriò una battaglia quasi alla pari con quella che si stava svolgendo all'esterno. Proiettili vaganti e cozzare di armi, urla e sangue. Iggs bloccò Caleb: "RAGAZZO, PRESTAMI IL VISORE! VI APRO LA STRADA!"
Ray non se lo fece ripetere, fornendo al vice capo dei Selen il suo visore. Iggs prese la mira e scagliò uno dei suoi coltelli contro il controllo di chiusura della porta blindata, facendolo esplodere e aprendo quella porta. Restituì il visore: "ENTRATE TU, KITSUNE E XABB. NOI LI TENIAMO ALL'USCITA."
Ray annuì e guidò l'hacker e il tank all'interno dello stanzone. All'interno erano presenti una decina di soldati a difendere i tecnici: Caleb li caricò insieme a Xabb. Il tank fece roteare la catena terminante in una lama disarmandone alcuni, che furono attaccati senza pietà da Caleb; i restanti furono finiti dai proiettili di Kitsune. Iggs si affacciò alla porta: "XABB! RIESCI A RICHIUDERLA PER QUALCHE SECONDO?!" Il tank si avvicinò al varco afferrando la porta blindata: "Giusto per qualche secondo, a che serve?!" Iggs fece un'espressione che il team Selen aveva già visto una volta. Era lo sguardo di chi intendeva dare la propria vita per salvare la situazione: "...KITSUNE, DAMMI LA CINTURA DI GRANATE."
"IGGS, NO! ABBIAMO LA SITUAZIONE SOTTO CONTROLLO, NON È NECESSARIO!"
"KITSUNE, SONO ETERNI. ARRIVANO A INTERVALLI, E IN QUESTO MODO AVRETE TUTTO IL TEMPO NECESSARIO. SE NON ME LO FAI FARE MORIREMO TUTTI, KITSUNE! TI PREGO! ROGER E GEGG SONO D'ACCORDO!"
L'hacker lo guardò con gli occhi lucidi. Questa situazione non le era nuova per niente. Si staccò la cintura e la lanciò verso di lui: "Addio, Iggs. Grazie di tutto, è stato un piacere conoscerti."
Il vice afferrò la cintura, togliendo la sicura che azionava tutte le granate allo stesso tempo. Sorrise ai suoi compagni un'ultima volta, battendo una pacca sulla porta blindata: "CHIUDI XABB. TRA POCO SARÀ TUTTO FINITO." Il tank chiuse a malincuore la porta, sentendo dopo qualche secondo un'esplosione incredibile. La cintura di granate ebbe un'effetto talmente impattante che il corridoio collassò, lasciando un buco tra le scale e la stanza blindata. Ora era inaccessibile, il sacrificio di Iggs, Roger e Gegg non era stato vano. Kitsune si asciugò le lacrime e attaccò il suo computer al computer madre: "A noi due, bestia."

Devon si alzò, fissando Loyal Sealight. Finalmente era davanti a lui, ed era sul suo stesso piano. Il capo ridacchiò tossendo; una grossa bruciatura era comparsa sul suo busto, causata dallo schianto esplosivo contro l'altro virus: "Mi hai colto di sorpresa, te lo concedo. Guarda, ci hai distanziati un bel po' da..." Devon lo interruppe urlando: "ZITTO!" Lo colpì con un pugno in pieno petto facendogli incrinare il terreno sottostante. Sealight si rialzò velocemente grazie alle articolazioni, mettendosi in guardia: "Ok, basta giocare, giovanotto. Non trattenerti."
Devon si lanciò volando contro di lui, Sealight alzò due articolazioni per conficcargliele nel petto; Devon le afferrò con le mani bloccandole, e le zampe di ragno incandescenti iniziarono a fumare contro i palmi delle mani cristallizzate. Devon scattò avanti colpendo l'avversario con una testata, e Sealight rispose con due pugni rapidi, uno nello stomaco e uno in faccia. Devon cadde rialzandosi subito: era come se il dolore si trasformasse in ulteriore rabbia che lo alimentava come legna da ardere. Il virus fiammeggiante conficcò gli artigli nel petto del capo della Legione; Sealight cercò di difendersi colpendo ripetutamente Devon con le articolazioni. Tre lo trafissero, due lo tagliarono. L'altro non se ne curò, spiccando il volo verticalmente portandosi dietro il vecchio. Sealight guardò verso il basso, e per la prima volta la sua espressione era davvero terrorizzata. Devon se lo staccò di dosso con un calcio, per poi caricarlo con entrambi i pugni e volare ancora più in alto. Il virus si fermò di colpo prendendo per il collo Loyal Sealight e tenendolo in bilico sul vuoto: "PAGHERAI PER TUTTO IL MALE CHE HAI FATTO, SEALIGHT!" Il leader della Legione tentò nuovamente di ghermire Devon con tutte le articolazioni, incredibilmente riuscendoci. Conficcò tutti i suoi artigli di ferro nel petto di Devon, macchiandosi del suo sangue. Gli occhi del giovane andarono letteralmente in fiamme: quello era il limite massimo della sua ira. Strinse il collo di Sealight più violentemente, per poi caricare un colpo con la mano libera. Le fiamme nelle ali si prosciugarono assorbite dal pugno, insieme a tutto il fuoco che lo aveva circondato fino a quel momento. Devon aveva ancora un secondo prima che l'assenza delle ali lo facesse cadere nel vuoto, e lo sfruttò al meglio. Sferrò un pugno contenente tutta l'energia ardente repressa fino a quel momento nel suo corpo da virus contro Loyal Sealight. Il violento urto perforò e bruciò la carne del capo della Legione trapassandolo. Quest'ultimo guardò la scena inorridito: come poteva essere possibile una cosa del genere? Lo aveva trafitto troppe volte, non poteva avere tutta quella forza. Cos'aveva lui in più? 
"COME...DIAVOLO...HAI..."
Devon avvicinò la sua faccia a quella di Sealight: "HAI PERSO, LOYAL."
Rilasciò l'energia scagliando il suo avversario a terra a tutta velocità, cadendo insieme a lui. Devon riuscì a fatica a riattivare le ali, planando e atterrando poco lontano da Sealight. 

Si rialzò guardandosi intorno. Aveva vinto? Era finita? Sealight era a terra, lo squarcio fumante sul suo petto. L'odore di sangue si mischiava alla puzza di bruciato, creando un'atmosfera nauseabonda. Si voltò, facendo per andarsene. La sua ira era stata parzialmente placata, Sealight era morto. Stava per spiccare il volo, quando il vecchio morente tossì: "Che cosa...hai fatto?! Hai rovinato...tutto...di nuovo..."
Devon gli si avvicinò, lasciandolo continuare: "I miei...erano solo...ideali...prima tuo nonno...poi tuo padre...ora tu...la tua famiglia mi ha rovinato la vita..." 
"Saranno stati ideali, Loyal, ma non puoi perseguirli uccidendo degli innocenti. Hai sbagliato strada."
"Volevo...il mio...regno..." Devon ebbe un dejà-vu. Si ricordò Dark che pronunciava una frase simile in un sogno, e gli venne un'illuminazione: "...tu avevi progettato i potenziamenti ancora prima di Login 'n Kill. Puntavi a questo sin dall'inizio."
"...come hai..."
Devon lo interruppe: "Ora è tutto chiaro. Accadde con Dark, accadde con 61. Hai inserito il potenziamento su te stesso ancora prima di creare Login 'n Kill, ed è stata la causa della tua pazzia. Eri succube della maledizione del virus, non del gioco."
Sealight tacque per un attimo, ridacchiando: "Già...succube...di una maledizione...tanto ormai...non conta...nulla..." Il capo supremo della Legione, assassino di Paul Drake e carnefice di innocenti, senza scrupoli e spietato, Loyal Sealight, morì davanti agli occhi di Devon dopo aver sentito la verità sul suo conto. In quel momento sentì una voce chiamarlo da dietro: "...Devon? Sono io, Xander."

Si voltò lentamente, gli occhi sbarrati. Vide l'eroe avvicinarsi lentamente a lui; sentiva ancora la furia dentro di lui, ma Xander non la alimentò in nessun modo.
"P...Papà?" Xander annuì lentamente accennando un sorriso: "Si, Devon. Sono io. Mi riconosci?"
"...si...Sealight...è morto." Si scostò lentamente e zoppicando. Xander vide il cadavere e scoppiò a ridere, senza riuscire a trattenersi: "Ce l'hai...ce l'hai fatta davvero. Figlio mio, CE L'HAI FATTA! ABBIAMO VINTO, HAI VINTO!" Si voltò indietro, verso la battaglia: "LA LEGIONE È STATA SCONFITTA! LOYAL SEALIGHT È MORTO!"
Death si voltò, spalancando gli occhi. Perfino i soldati del Plotone smisero di combattere. In quel momento, Xander fu contattato da Kitsune: "Alex? Mi senti? Abbiamo bloccato il progetto. Abbiamo vinto."

La resistenza si occupò dei soldati restanti, ormai non più supportati dal progetto Spawner. Non c'erano più rinforzi nemici, ed in poco tempo non c'era più nemmeno un soldato del Plotone. La Legione era ufficialmente stata cancellata. Si incontrarono tutti all'ingresso del campo per una riunione di gruppo. Il generale Travis scese dal suo elicottero, mostrandosi insieme al colonnello Morrison agli avatar. Devon si era risvegliato, ritornando alla sua forma normale e recuperando la ragione. 
"Che dire, avete indubbiamente fatto un ottimo lavoro là fuori. Sealight è deceduto, e così la Legione insieme a lui. Eventuali resistenze nemiche verranno soffocate facilmente senza rinforzi provenienti da qui. Voglio congratularmi personalmente con voi tutti per il vostro aiuto alla Nazione, e pertanto provvederò personalmente ad annullare ogni taglia sulle vostre teste. Per quel che riguarda me, e soprattutto per quel che riguarda l'America, voi siete considerabili eroi nazionali. Dunque...grazie." Kitsune chiamò Alexander da parte, mostrandogli una body-bag nera: "Vedi...nel laboratorio dell'HQ, c'era ancora...beh..."
Alexander sbarrò gli occhi. Dentro quella body-bag c'erano i resti di suo padre, rimasto lì per tutti quegli anni. Non resistette, e cadde in ginocchio lasciandosi andare al pianto su quel che rimaneva di Paul Drake.

Login 'n Kill non fu mai chiuso,bensì furono effettuate delle modifiche da Alexander Drake in persona che lo trasformarono nel progetto iniziale di suo padre, riprendendo il nome di Login and Live. Tutti ebbero l'occasione di entrare un'ultima volta nella Base Selen per dire addio a Dark e Juliet. Questi ultimi guidarono ciò che restava dei team Moonlight e Selen all'interno della Base.
"Come vedete, a queste lapidi ho aggiunte quelle dei caduti in questa grande battaglia. E infine...seguitemi, c'è una persona che vuole ringraziarvi."
Con immensa sorpresa, i presenti notarono 61 (o meglio, Benjamin Sealight) in versione antivirus. Era tornato quello di una volta, la pelle candida come quella degli altri due antivirus. 
"So che avete terminato le sofferenze di mio padre e la pazzia che prendeva il nome di Legione. Non so come ringraziarvi, vi devo la mia stessa vita."
Alex si fece avanti, riabbracciando Ben e riappacificandosi con lui dopo vent'anni di odio. Sfruttando ciò che restava del progetto Spawner e dell'expansion pack (con le dovute modifiche apportate da Kitsune), tutti gli avatar dei caduti alleati in battaglia furono rimessi in funzione all'interno della Base, dove vissero insieme a Dark, Juliet e Ben. 

Devon tornò alla sua vita, e il ricordo di Seymour, come quello di tutte le persone conosciute durante quel viaggio pieno di pericoli, di avventura e di emozioni, restò sempre vivo dentro di lui lasciando un segno indelebile nella sua memoria. Con lui si era concluso il ciclo di avventure della famiglia Drake e di Login 'n Kill. Infine, Alexander Drake divenne il nuovo titolare di Login and Live, il programma che rivoluzionò la scienza e il genere umano, come doveva essere sin dall'inizio, e come era destinato a restare per sempre.

Fine.

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