I love her, i hate her

di ballerinawoodoo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come tutto ebbe inizio ***
Capitolo 2: *** Quel maledetto giorno di settembre ***
Capitolo 3: *** Verde brillante riflesso nel vetro ***
Capitolo 4: *** Gelosia e inganni ***



Capitolo 1
*** Come tutto ebbe inizio ***


Spesso mi chiedo come sia potuto accadere. Com'è possibile che la mia vita perfetta si sia trasformata di colpo in uno schifo, per poi diventare ancora maledettamente imperfetta. Com'è successo? Oh, ma io so benissimo com'è successo, è stata colpa Sua. Prima che arrivasse lei, che s'intrufolasse nella mia vita senza chiedere il permesso, avevo tutto. Ma proprio tutto. Ero la prima della classe, prendevo sempre il massimo dei voti in tutto impiegando solo due ore di studio al giorno, ero adorata dai professori, che mi coinvolgevano in tutte le attività extracurriculari possibili ed immaginabili, avevo dieci comitive diverse di amici con cui uscire seguendo il capriccio del giorno, frequentavo il laboratorio musicale della mia scuola, dove cantavo e suonavo il piano, esibendomi anche in qualche locale nei weekend, ero la più veloce nelle gare di atletica e decine di ragazzi mi contendevano come tutor nelle materie in cui erano più carenti. Adoravo quelle lezioni pomeridiane, perché si trasformavano sempre in sedute psicologiche in cui ascoltavo i loro problemi e cercavo di risolverli al loro posto. Ero la loro confidente, la loro migliore amica, la loro eroina. E, dulcis in fundo, avevo un ragazzo stupendo che mi adorava più di qualunque altra cosa al mondo, Alessio. Come vi ho già detto, avevo TUTTO. Eppure non me ne rendevo conto, lo davo per scontato perché, andiamo, ero la migliore! Stimata  dalle ragazze, desiderata dai ragazzi. 
Quindi cosa cambiò di preciso? Ora ve lo racconto. Era appena iniziato il mio terzo anno di liceo, presto sarebbe arrivato l'inverno, la mia stagione preferita, con la neve, il piumone, i baci che sanno di cioccolato, i termosifoni contro cui accoccolarsi come dei gatti (e in alternativa le braccia di Alex) e le felpe e i maglioni grandi, quelli che mi piacciono tanto. Già sorridevo all'idea di tutto questo ed ero così persa nei miei pensieri che non notai neanche la ragazza che mi fissava timidamente dietro la sua cascata di riccioli rossi, dall'altro lato della strada. Feci un passo ed iniziò il finimondo: i primi che si erano accorti della mia presenza avvisarono gli altri e, in pochi secondi, fui circondata da un mare di volti adoranti di cui non ricordavo neanche il nome. Sorrisi gentilmente a tutti e ricambiai il saluto, ma non mi fermai a parlare neanche con le mie amiche. Non m'importava, erano come tutti gli altri. Cercavano disperatamente la mia attenzione, elemosinavano i miei sorrisi solo per potersi vantare con gli altri insignificanti gnomi che avevo attorno più di quanto volessi. Sinceramente in quell'istante volevo solo che qualcuno venisse a prendermi e a portarmi via, lontano da quella massa di robot con gli stessi vestiti. Sorrisi speranzosa quando vidi Alex avvicinarsi, pensando che avrebbe esaudito i miei desideri, ma smisi di farlo quando mi prese fra le braccia e mi baciò davanti a tutti, guadagnandosi uno scroscio di applausi. Anche lui in cerca di popolarità, la mia. Sbuffai e mi allontanai arrabbiata, ogni mio movimento seguito da un maledetto paio di curiosi occhi verdi.

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Capitolo 2
*** Quel maledetto giorno di settembre ***


Le braccia di Alex avvolsero dolcemente ma con tenacia i miei fianchi e le sue labbra mi accarezzarono timidamente l'orecchio mentre sussurrava: "Cosa ho fatto di sbagliato?". Non mi sciolsi nelle sue braccia come sempre, ero ancora troppo arrabbiata. "Fai sempre così, attiri l'attenzione su di noi per farti bello davanti agli altri, mentre io vorrei solo un po' di tranquillità!" gli urlai in faccia, attirando più attenzione di prima. "Ma amore, che vai pensando? Ero solo felice di vederti!" Notò che la mia espressione inferocita si stava ammorbidendo in una perplessa e tornò all'attacco con un'irresistibile faccia da cucciolo: "Mi sei mancata tanto quest'estate..." Sospirai e gliela detti vinta. Avevo ancora dentro di me il sospetto che il motivo fosse un altro, ma mi feci abbracciare e abbozzai un sorriso di pace. Entrai in classe solo all'ultimo secondo per evitare che tutti mi chiedessero di sedersi con me e presi posto in fondo all'aula, vicino alla finestra, isolata il più possibile. Quando la professoressa entrò in classe tutti si zittirono, perciò mi voltai sorpresa e notai che non era sola, ma era affiancata da una splendida ragazza magra e sottile, bassina come me, con una cascata di capelli rossi che le ricoprivano tutta la schiena fino al sedere. Non riuscii a vedere subito il colore dei suoi occhi perchè aveva il volto candido rivolto verso il pavimento, ma notai che erano circondati, sia sopra che sotto, da una linea di matita nera, mentre le gote e le labbra delicate erano pallide. Indossava una camicetta con i fiori e una gonnellina svolazzante. Ai piedi, delle ballerine rosa chiaro con tanto di fiocco. La osservai per qualche secondo e non riuscii ad evitare di scoppiare a ridere. Era ridicola! Vestita come una bambina e con un'espressione così innocente e spaesata che mi faceva venire voglia di buttarla fuori dalla scuola anche prima di farle conoscere il duro e crudele microcosmo in cui passiamo le nostre mattine ogni giorno. Una principessina come lei non poteva che fare una brutta fine in questa scuola di stronzi superficiali in cerca d'attenzione e mi veniva da ridere solo all'idea che entrasse in contatto con persone come me ed Alex, o peggio Sabrina Ferorilli. Non credo sinceramente che esista un essere umano peggiore di lei: non è solo una saputella spocchiosa e antipatica che si vanta di aver partecipato una volta ad un'orgia, è anche una lecchina di quelle che ti fanno venire i conati di vomito solo a guardarle. Io sono consapevole di essere una stronza di prima categoria, che si crogiola nei problemi degli altri perchè non ha niente di meglio da fare, ma almeno ho la decenza di non desiderare tutte le attenzioni che invece ricevo, mentre la Ferorilli ci prova persino con gli insegnanti pur di avere il suo nome sulla bocca della scuola intera per un po' di tempo. Mi fa abbastanza schifo. Lo sguardo dell'intera classe si voltò verso di me, che stavo ancora ridendo come una pazza, e di conseguenza anche gli altri si unirono a me, mettendo profondamente a disagio sia la professoressa che la nuova arrivata, la cui faccia s'imporporò fino a raggiungere il colore dei capelli. Era chiaramente così imbarazzata da desiderare di correre via in lacrime, ma a me non interessava. Ve l'ho detto che sono stronza. Una volta esaurite le risate, la professoressa la presentò alla classe, ma ormai aveva perso ogni possibilità di piacere a qualcuno a causa mia: "Ragazzi, lei si chiama Sofia Abbruzzi e si è appena trasferita nella nostra scuola. Sofia, prego siediti pure vicino a Matera." concluse facendo un cenno nella mia direzione. Mi irrigidii all'istante e guardai male Sofia per tutto il tragitto fino al mio fianco. Lei ignorò il mio sguardo, si sedette leggera e silenziosa, invadendo il mio spazio personale con un intenso profumo di lavanda e sistemò le cose sul suo banco. Ero arrabbiata, anzi infuriata. Non riuscivo a credere che avessero fatto sedere quella nullità rossa vicino a Martina Matera! Come. avevano. osato. Sbattei furiosamente i libri sul banco e fingo di ascoltare la lezione, ma la verità era che non riuscivo a togliermi dalla testa il pensiero che non fossi ancora riuscita a vederle gli occhi. Che poi cosa avrebbe dovuto importarmi se non sapevo il colore dei suoi occhi, non mi interessava nulla di lei. Però volevo saperlo. La guardai di tanto in tanto con la coda dell'occhio, ma lei era sempre china sul suo quaderno a scrivere appunti. Alla fine delle prime tre ore di lezione, mi girai di novanta gradi e incominciai a fissarla apertamente. Sapevo che si sarebbe girata e mi avrebbe mostrato i suoi occhi. Purtroppo non andò come previsto: chiuse il quaderno con un colpo secco e corse via dall'aula con in mano il piccolo cellulare rosso e un paio di auricolari. Era veloce, ma se avessi voluto sarei riuscita a seguirla, in fondo quella era la MIA scuola e nessuno meglio di me la conosceva. Però non avevo nessunissima intenzione di correrle dietro, perciò raggiunsi Alex nel corridoio del nostro piano e sfogai la mia rabbia in un caldo bacio appassionato. La mattina passò tranquillamente ed io ero sempre più arrabbiata. Si può nascondere un tatuaggio, un piercing, un paio di scarpe forse, ma non i propri occhi! Come cavolo faceva a non farsi guardare mai in faccia? Dio, avevo voglia di prenderla e strattonarla pur di vedere i suoi stramaledettissimi occhi, ma temevo che mi avrebbero preso per pazza se l'avessi fatto. Al suono dell'ultima campanella capii quel era il suo piano: pensava che se non avesse interagito con nessuno, nessuno le avrebbe dato fastidio. Un buon piano che mi faceva comodo, perchè così non ero costretta a fingere che m'importasse qualcosa della sua esistenza. Questa volta fui io a correre via dalla classe con lo zaino in spalla. Stranamente avevo voglia di stare sola, perciò non raggiunsi il mio ragazzo e non gli chiesi di riaccompagnarmi a casa, ma scesi le scale in punta di piedi, come faccio sempre, e mi feci tutta la strada per casa da sola, assorta nei miei pensieri. Stavo giusto pensando a quanto avrei voluto essermi ricordata di comprare gli auricolari nuovi, visto che gli altri si erano rotti, per poter ascoltare un po' di musica che sentii il tocco lieve di una mano sulla spalla. Capii di chi si trattasse ancora prima di girarmi, il profumo di lavanda l'aveva smascherata. Con mio sommo stupore Sofia mi guardava con gli occhi spalancati, sorridendo. Aveva ancora una mano bianca poggiata sulla mia spalla e un foulard azzurro nell'altra. "Ti è caduto questo, prima in classe, e ho cercato di chiamarti per ridartelo, ma sembravi piuttosto pensierosa e non mi hai sentita. Beh, tieni." Io continuavo a fissarla, immobile, dritto negli occhi. Verde smeraldo, era questo il colore. Degli occhi così grandi e dolci non credo di averli mai visti. Dopo qualche secondo la sua bocca sottile si aprì in una risata argentina e lei si avvicino a mettermi il foulard al collo. Lo annodò, sfiorandomi il collo con le dita fredde e provocandomi mille brividi, poi arretrò di un passo, sempre sorridendo, e ammirò l'opera, soddisfatta. "Ti sta bene questo colore, s'intona ai tuoi occhi." aggiunse in un sussurro imbarazzato, poi concluse con un "Beh, a domani Mar!" seguito da un saluto con la mano e si girò, facendo svolazzare la gonna e saltellando per tutta la strada, con i riccioli rossi al vento. Una volta girato l'angolo mi sembrava di poter sentire ancora il suo profumo. Stordita e confusa, scollai i piedi dal marciapiede e continuai la strada, ammutolita e pensierosa più di prima. Che diavolo era appena successo?

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Capitolo 3
*** Verde brillante riflesso nel vetro ***


Da quel primo giorno è passato un mese e le cose sono nettamente cambiate. Sofia ed io siamo rimaste compagne di banco, ma il mio atteggiamento nei suoi confronti non è lo stesso. Lei continua ad ignorarmi quando siamo a scuola e fare la gentile quando ne usciamo, confondendomi ogni giorno di più. Io se prima non la sopportavo, adesso non voglio proprio aver a che fare con lei, perché nessuno può permettersi di ignorarmi. Ogni giorno mi accompagna a casa, anche se è distante dalla sua, e chiacchiera per tutto il tragitto. Non rispondo mai alle sue domande, ma stranamente ascolto ogni parola che esce dalla sua bocca. So che ha un fratello più grande di due anni, figlio del primo matrimonio della madre, Matteo, che il suo colore preferito è il viola, che le fa senso il cibo blu, che dorme in canottiera e pantaloncini anche d'inverno, che canta le canzoni di Rihanna sotto la doccia e che non sa andare in bicicletta. Nonostante tutto è divertente ascoltare mentre parla, e questa cosa mi da fastidio ancora di più. Perché non ho più avuto bisogno degli auricolari nuovi a causa sua e io preferisco desiderare un paio di stupidi auricolari piuttosto che la voce di Sofia. Non mi piace non avere il controllo sulle cose. Mia madre si è innamorata di un architetto e, dopo essersi frequentati per due anni, ha deciso che non vuole morire sola e perciò si sposeranno fra due settimane, motivo per cui la mia vita extracurriculare è uno stress pazzesco. Per non parlare del fatto che dovremo trasferirci nella villa di quest'uomo, Davide, che per quanto possa essere bella, non sarà mai casa mia, tanto quanto lui non sarà mai il mio papà. E come se non bastasse, litigo continuamente con Alessio, che ho tra l'altro momentaneamente lasciato, quindi non riesco a trovare conforto neanche a scuola. Se prima avevo una vita perfetta, da quando è arrivata Sofia sembra essere tutto un grandioso schifo ed io sono sempre più vicina ad un esaurimento nervoso. Infine ho scoperto che nella nuova casa dovrò condividere la stanza con il figlio di Davide, Andrea, che ha la mia stessa età ed è un figo pazzesco, perciò Alex è geloso e mi fa una sfuriata dopo l'altra. Con questo stato d'animo inizio una nuova giornata di scuola. Siamo a metà Ottobre: l'aria è più fresca e gli alberi perdono le foglie. Finalmente posso indossare le mie adorate felpe e riprendere il laboratorio musicale e le ripetizioni. Mi costringo a sorridere alla solita folla di ragazzi adoranti ed entro a scuola. Mi sistemo affianco ad un termosifone e guardo fuori dalla finestra. Posso distinguere i miei occhi celesti e i capelli neri su uno sfondo di colori caldi. Mi volto di scatto quando un paio di occhi verdi si aggiunge nel riflesso: "Buongiorno Mar! Dormito bene?" mi chiede come sempre Sofia. Poi sorride e si siede al suo posto. Nel preciso istante in cui il suo profumo mi pizzica le narici, gli altri entrano in classe parlando e ridendo, e l'espressione della rossa si fa di pietra. Sospiro e abbandono il termosifone, scivolando sulla mia sedia, al suo fianco, pronta ad essere nuovamente ignorata per cinque ore. È strano che non voglia parlarle quando lei può farlo e senta la mancanza della sua voce quando si fa lontana...

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Capitolo 4
*** Gelosia e inganni ***


"Lo sapevo che l'avresti fatto, sapevo che mi avresti tradito!" "Ma cosa stai dicendo, brutto stronzo che non sei altro! Non ho fatto proprio niente con Andrea, e poi noi non stiamo neanche più insieme, quindi non mi sembra di doverti delle giustificazioni!" "Dormire abbracciati nello stesso letto lo chiami niente? Neanche NOI l'abbiamo mai fatto!" Ieri sera ho dormito per la prima volta nella mia nuova casa. Ho trascorso tutto il pomeriggio a trasferire gli ultimi scatoloni da una parte all'altra e dire addio a quelle mura color crema in cui ho vissuto la mia infanzia. Non è stato piacevole, soprattutto considerando che la sera, stanca morta com'ero, ho dovuto dividere la stanza e il letto con Andrea. Questo perché il mio nuovo letto non è stato ancora comprato e quindi per due settimane dovrò subirmi le sfuriate di Alex. Anche se ci siamo lasciati. In ogni caso, dormire con Andrea non è stato male, perché mi ha abbracciata da dietro e riscaldata con il suo calore corporeo, visto che si moriva di freddo. È stato un gesto carino, soprattutto perché non ha doppi fini, infatti se solo Alex si degnasse di ascoltarmi, gli potrei dire che Andrea ed io ci ignoriamo tutto il giorno, quindi non c'è motivo di essere gelosi. Inizio la giornata urlando ed entro in classe infuriata, voglio dire, Alessio mi ha dato della facile! Ma come si permette?! Mi incollo alla sedia e mi infilo le cuffie appena comprate nelle orecchie, pronta a non seguire un secondo della lezione e cercare di dimenticare quanto fastidio mi dia la sfiducia del mio ex nei miei confronti. Non gli ho mai dato motivo di non credere in me, quindi se non lo fa prescindere, vuol dire che non mi ama davvero. E io? Lo amo? Mentre questa domanda aleggia fra i miei pensieri senza trovare una risposta, delle dita sottili e veloci mi sfilano un auricolare nuovo di zecca e Sofia mi sussurra nell'orecchio:" Buongiorno tigre, come va?" Poi, senza attendere una risposta, lo rimette al suo posto, indugiando sull'orecchio. Uno sciame di brividi mi percorre la spina dorsale mentre il mio orecchio va a fuoco. Non so perché il mio corpo reagisca in questo modo con lei, ma decido di non dargliela vinta. Se mi sta prendendo in giro, facendo finta di essere carina con me per poi parlare male di me alle mie spalle per soffiarmi la popolarità, non ha capito proprio nulla. Non glielo lascerò fare. E dato che posso prenderla in giro anche io, mi volto verso di lei, mi tolgo del tutto gli auricolari e le rivolgo un sorriso più finto dei gioielli di bigiotteria. Ma sono evidentemente troppo brava a recitare, perché la sua bocca di spalanca per lo stupore e i suoi occhi si fissano sorpresi sulle mie labbra mentre replico:" Dipende, Alex ed io ci siamo lasciati. Usciamo insieme oggi pomeriggio?". Sorrido trionfante quando richiude la bocca, si ricompone e, traboccante di confusa felicità, saltella sul posto esclamando: "Ma certo!"

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