La spada del commodoro

di Dovahlene
(/viewuser.php?uid=602263)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Solo una sciocca ***
Capitolo 2: *** Richiamo ***



Capitolo 1
*** Solo una sciocca ***


La tempesta imperversava sulla costa di Puerto Rico, la Sea Storm ormai incagliata negli scogli non sembrava avere più speranza, intanto la nave maledetta di Barbanera si stagliava sullo sfondo in tutta la sua minacciosa potenza
“Si avvicina sempre di più capitano”, qualcuno urlava al di sopra della tempesta appollaiato sul nido dei corvi.
Morgan Levesque, marchiava con le unghie il timone della sua bella nave, e esplorava mentalmente ogni possibilità, la risposta: nessuna. Il primo ufficiale salì a prua, portando con se 13 dei suoi marinai che si erano rintanati sotto coperta, “bene cani, quando questa storia sarà finita, non disdegnerò punizioni per nessuno di voi” sotto il suo sguardo minaccioso i tredici sventurati si fecero piccoli come topi”,
“capitano qual è il piano” “non c’è piano Cassandra, siamo morti”. Un colpo di cannone colpi il ponte lanciando in aria scheggie di vetro e pezzi di legname, il colpo fu accompagnato dalle urla di dolore di coloro che vi si trovavano, “capitano…CAPITANO!”, Morgan rimaneva lì immobile incapace di reagire in alcuno modo alla sventura capitata alla sua nave, “Madre io non…”, Cassandra udì distintamente il rumore dell’albero maestro che si spezzava, si andò a incagliare nell’albero di mezzana, il rumore di sartie spezzate riportò Morgan alla realtà, guardò la figlia con aria solenne e le impose di lasciare la nave, “porta con te quanti più uomini puoi, porta anche i prigionieri” “e voi madre?...”, “io rimarrò al mio posto, Un capitano non abbandona mai la sua nave”, Cassandra annuì e iniziò a richiamare ogni anima presente sulla nave. Un altro rumore secco fece trasalire Cassandra che si ritrovo ad ammirare inorridita  l’albero di mezzana e quello maestro collassare l’uno contro l’altro, mente la fiancata del galeone di Barbanera si affiancava a quello della Sea Storm, rampini cominciarono a  scheggiare il lucido parapetto della nave e uomini con orrendi ghigni iniziarono a scalare come furie le sartie, non sembravano umani.
Un urlo squarciò il cielo nero e Cassandra si ricordò dell’unica persona rimasta a bordo, Celine De Blanc era appesa al bordo del nido dei corvi, con le gambe pericolosamente tese verso l’abisso tentava invano di scalare ciò che rimaneva dell’albero maestro, ora pericolosamente piegato oltre il parapetto della nave, Cassandra sfoderato il pugnale tagliò la fune di uno dei montacarichi e riuscì ad arrampicarsi sull’albero di trinchetto una delle travi dell’albero di mezzana si era incagliato e lo sfrutto per arrivare fino all’ albero maestro. Tagliando i funi e parte delle vele che ostruivano il suo passaggio riuscì a raggiungere il nido de corvi, Celine ormai era appesa solo con un braccio e cercava un qualche conforto nella preghiera, Cassandra saldamente aggrappata all’albero maestro, allungò una mano verso la compagna traendola in salvo, Celine le baciò la mano in segno di riconoscenza e insieme ricominciarono la faticosa discesa per tornare sul ponte. I pirati di Barbanera si battevano come cani, senza alcuna regola o dignità, attaccavano in branco come bestie rabbiose desiderose di sangue, Cassandra e Celine iniziarono a combattere e ne uccisero alcuni, ma essi sgorgavano come topi da ogni lato della nave e ben presto si videro, costrette a fuggire sulle scialuppe. Morgan vide la figlia allontanarsi sulla scialuppa, mentre quei poveri martiri rimasti a bordo venivano fatti a pezzi dalle bestie che Barbanera osava chiamare “uomini”, poi lo vide: Alto, imponente e coperto di fumo nero, la barba lunga e nera come la sua anima toccava terra ed il puzzo di alghe e rancio che lo ricopriva aveva invaso ogni angolo della nave, affianco a lui gli ufficiali più fidati, stringevano nelle mani armi da incubo: mazze chiodate e martelli dalla punta rovente. Non appena Barbanera si trovo di fronte a Morgan esplose in una grassa risata soffocata, “ebbene questa è la leggendaria nave di cui ho sentito parlare?, la nave nata dalle tempeste?”
Morgan annuì e poi puntò la lama della sua sciabola contro il collo di Barbanera, “oh abbiamo una temeraria qui, o semplicemente una sciocca”, “ lo sciocco siete voi Edward, siete convinte che vivrete in eterno eppure il fremito che attraversa la vostra schiena, quando fissate negli occhi la vostra prossima vittima vi tradisce, avete paura e io so anche il perché, ho parlato con lei e oh morirete, morirete in modo teatrale e atroce, perfetto accostamento con la vostra anima marcia e sozza, brucerete all’inferno!”, la rabbia scosse Barbanera dall’interno, alzò la punta della spada e le sartie della Sea Storm cominciarono a muoversi, come se fossero vive, sembravano i profili di mille sinuosi serpenti, una afferrò Morgan per la vita e la spinse contrò l’albero di trinchetto l’unico ancora in piedi, le funi strette sul suo petto le impedivano di respirare e dovette aprire la bocca per non morire, fu allora che accadde;
 
due sartie più fine cominciarono a strisciare ai suoi piedi mentre gli occhi nera di Barbanera brillavano e danzavano come demoni nell’oscurità, i due serpenti si fecero strada fino alla sua bocca poi con uno strattone deciso si attorcigliarono alla sua lunga e la strapparono senza pietà, l’urlo soffocato di Morgan squarciò la tempesta.
Cassandra assieme ai 5 sopravvissuti, osservavano la scena nascosti tra gli scogli, quando Cassandra vide la madre torturata in quel barbaro modo, sentì il suo dolore e avrebbe urlato se solo Celine non le avesse bloccato ogni movimento, “capitano una parola e siam…” la sua frase era stata interrotta dallo spettacolo di magia nera a cui stavano assistendo: le sartie della nave si stavano avvolgendo attorno ad essa, stringendo ogni parte della nave dalla ponte all’ opera morta, dalla poppa alla prua, la nave si stava rimpicciolendo e sopra di essa Morgan era rimasta, legata all’albero di trinchetto, inerme con la lingua mozzata. Ad un tratto la nave divenne talmente piccola che era difficile distinguerla tra le onde scure, poi qualcuno scese un mozzo probabilmente raccolse la nave in una bottiglia di vetro, un istante dopo il galeone così come era apparso svanì, lasciando gli spettatori di quel macabro spettacolo interdetti e spaventati.
Dopo alcuni istanti Cassandra inalando profondamente l’aria di mare si rivolse ai 5 sopravvissuti, “Capitano?”, disse levando in alto la spada “Capitano” risposero loro con decisione.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Richiamo ***


Era incredibile come Jack Sparrow riuscisse a rendere anche una vecchia chiatta come quella su cui adesso navigava una nave di tutto rispetto. Nel sua testa un poco bruciata quell’ammasso fragile di travi e stoffa era la più bella nave che un pirata potesse desiderare, e perché?, perché Jack Sparrow è un capitano, e per un capitano qualsiasi mezzo che solchi i mari e degno di amore e rispetto. La brezza marina invadeva il suo petto come un balsamo e Jack che con una mano reggeva la quarta bottiglia di rum, con l’altra consultava le mappe alla ricerca di San Salvador una minuscola isoletta caraibica simile a quella dove tante volte era stato abbandonato, con un ultimo sorso gettò alle sue spalle la bottiglia di rum, e singhiozzò sobbalzando, che qualche dio gli volesse male era certo perché proprio in quel momento la nave in bottiglia che teneva sulle sue gambe volò oltre il parapetto della chiatta finendo in mare, Jack imprecò sonoramente, e senza pensarci due volte si gettò in mare. L’immensità degli abissi si spalancò davanti a lui, noto con una certa eccitazione che la nave in bottiglia si era incagliata in un piccolo scoglio a pochi metri dalla superficie, nuotò con forza e finalmente strinse il piccolo, prezioso oggetto tra le sue mani, poi un luccichio parecchi metri più sotto attirò la sua attenzione, risalì velocemente per riprendere fiato e poi si immerse di nuovo.
Port Royal non era mai cambiata, era sempre bella ed accogliente di prima mattina, e Elizabeth Swan dall’alto della sua vecchia casa scrutava l’orizzonte nell’attesa di un miracolo. “tieni gli occhi sull’orizzonte”, le aveva detto l’unico uomo della sua vita, Will Turner era poi sparito lasciandola sola col suo cuore, o meglio non proprio sola, infatti alcuni mesi dopo la partenza di Will, Elizabeth aveva scoperto di essere incinta, e ora tre anni dopo la scomparsa del suo leggendario capitano Elizabeth era madre, madre di una bellissima bambina che portava il nome della sua Lucy, Lucy Turner. La bambina si arrampicò sulla finestra e venne sorretta dalle braccia della madre, le  sorrise e il cuore di Elizabeth si riempì di gioia e nostalgia, chissà come avrebbe reagito, quando tra 7 anni le avrebbe presentato suo padre. Jack si inabissò nuovamente per raggiungere l’oggetto che tanto lo aveva attirata, i coralli danzavano seguendo le onde erano ipnotici e tranquillizzanti, un banco di pesci si diradò al passaggio del pirata mentre lui deciso ad arrivare al fondo , nuotava contro la corrente e contro il suo stesso peso, poi d’un tratto la vide: era una spada con l’elsa spezzata, incrostata di alghe e baleni, ma ancora tagliente, non appena la tocco gli sembrò che la sua testa si stesse spaccando a metà,  immagini confuse di un profondo sotterraneo gli apparvero e poi una porta illuminata da vecchie candele ormai quasi totalmente sciolte, si vide aprire la porta scricchiolante ricavata da chissà quale radice di albero millenario, e poi sentì una voce, una voce femminile, ma vecchia e stanca “ti stavo aspettando” e poi Jack fu sbalzato in superficie.
La nave era stata richiamata , finalmente lo aveva trovato, lo sfuggente capitan Sparrow era stato ritrovato, la rotta  si era materializzata in mente al capitano come spesso accadeva da quando aveva ottenuto il favore delle sirene. La Mermaid tear venne sbalzata in avanti mentre centinaia di code di sirene si accalcavano sull’opera morta, trasportando la nave a grande velocità “rotta per San Sebastian, Flickwick” disse il capitano al timoniere della nave “lo abbiamo trovato”. Jack si risvegliò sulla sua chiatta sputacchiando acqua salmastra, il suo sguardo corse subito alla nave in bottiglia che fortunatamente si trovava proprio ai suoi piedi, afferrò spazientito una bottiglia di rum e ne strappò il tappo con i denti, ne bevve alcuni sorsi mormorando qualcosa sul fatto che era troppo vecchio per queste stronzate.
Ad un tratto il sole venne oscurato e Jack gridò con quanto fiato aveva un gola, sguainò la spada stanco di tutti quei problemi e si ritrovò ad osservare uno spettacolo insolito, una fregata inglese, si era affiancata a lui, e ben presto sotto di lei vide affiorare i volti di centinaia di fanciulle non appena lo videro fuggirono “sirene…oh no!”. Una rete venne calata e prima che jack potesse fuggire, inglobò la chiatta ed il suo passeggero.   
Jack scese sul ponte sistemandosi il cappello e si trovò davanti quindici uomini, con sciabole sguainate, fu il più alto a parlare, era un nero un ex schiavo, aveva un fisico possente e il suo volto era semi coperto da una maschera d’avorio, “il capitano vi attende Jack Sparrow, ora siete prigioniero della Mermaid Tear”, Jack venne scortato davanti alla porta e con un calcio il muscoloso uomo mascherato lo gettò a terra “era proprio necessario?” chiese jack massaggiandosi la schiena, il bruto grugnì e Jack si decise ad entrare, ad un primo avviso la stanza poteva sembrare vuota, quasi surreale, era piena di trofei di guerra bandiere di navi alle pareti e sciabole di primissima fattura, due braci appese al soffito emanavano un odore strano e speziato, quasi inebriante jack si sentiva più leggero, coccolato com’era dalle onde e da quel profumo così acceso e penetrante, poi dalla penombra apparve il capitano:
era di media statura, indossava un lungo cappotto di pelle nera con bottoni in argento e rubini, la camicia bianca ben legata lasciava trasparire un corsetto, il volto era semi coperto da un largo cappello con tre piume d’aquila era di velluto rosso e bordato d’oro zecchino, portava quattro pistole ognuno con lo stemma di un pirata diverso, la spada semi immersa nel fodero, presentava un elsa decorata dove un serpente si avvolgeva formando un manico, gli occhi erano di enormi smeraldi, si fermò davanti a Jack e sorridendo impercettibilmente, “ciao Jack, non ti sono mancata?”
Jack sospirò “quando la smetterai con questo gioco infantile, Cassandra?”.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3540571