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La ragazza
dai capelli biondi spense il suo pc portatile e tirò
un silenzioso ma sentito sospiro di sollievo. Raccolse alcune scartoffie dalla
scrivania e le infilò nella sua borsa rigida, poi si alzò dalla sedia girevole
e si avviò verso l’uscita dell’ufficio.
Lungo le
scale salutò gentilmente i suoi colleghi ed una volta che fu scesa per strada
guardò il suo orologio da polso, scostando leggermente la manica della camicia
azzurra: erano le 11.
“Oggi ho finito presto”, pensò.
Si
incamminò a passi piccoli e veloci e
raggiunse la sua macchina, una WolkswagenBeetle gialla. Sorrise.
Non riusciva ad evitarlo. Ogni volta che guardava la sua automobile le
tornavano in mente le parole di Youko, quando per la
prima volta le aveva mostrato il suo mezzo di locomozione.
“Certo che non vuoi proprio passare inosservata, eh!
Però questa macchina, con questo giallo così acceso…
è proprio da te”, le
aveva detto la ragazza dai capelli corvini.
Scacciò questi pensieri dalla mente ed aprì il portabagagli, infilando la borsa
nera e richiudendolo. Era in procinto di aprire lo sportello dal lato del
guidatore, quando ad un tratto si fermò; era troppo presto per tornare a casa,
a quell’ora non avrebbe trovato nessuno.
L’idea di dover stare nel suo appartamento da sola non la attirava affatto,
odiava stare ferma senza fare niente.
Si appoggiò quindi alla macchina gialla ed iniziò a picchiettare nervosamente
il dito indice contro la carrozzeria; stette qualche minuto in attesa che le
venisse in mente qualcosa da poter fare per ingannare il tempo. Poi ebbe
un’idea.
“La
Lilian”
L’istituto nel quale la ragazza aveva passato la sua infanzia e la sua
giovinezza distava pochi isolati da lì: sarebbe stata una bella passeggiata,
anche se era sicura che il rivedere quel viale alberato e lastatua sorridente di Maria sama le avrebbero sicuramente provocato una forte
malinconia.
“Beh, potrei anche adocchiare qualche bella ragazza in
uniforme e raccontarle dei bei tempi in cui frequentavo il suo istituto… sarebbe una bella tecnica di approccio”
Rise; amava
recitare la parte della “sciupa femmine”.
Le si addiceva davvero tanto il comportarsi in quel modo, senza contare che per
lei era davvero conveniente il fatto che la gente la potesse vedere come una
persona priva di sentimenti o che pensasse solo a divertirsi.
Cercava di apparire il più possibile invulnerabile agli occhi degli altri,
ritenendo che se si fosse comportata così nessuno avrebbe mai potuto in alcun
modo ferirla.
Sperava di non dovere più provare l’atroce sofferenza che aveva provato durante
i suoi sedici anni.
Perché lei, in realtà, i sentimenti li provava. Forti ed intensi più che mai.
Il
cancello che delimitava l’ingresso dell’istituto Lilian appariva solenne e
maestoso, come sempre; era aperto per metà ed oltre questo era possibile
ammirare il grande viale alberato.
Sei lo oltrepassò ed una volta dentro si guardò intorno: di studentesse,
nemmeno l’ombra.
“Probabilmente
saranno tutte nelle classi a seguire le lezioni… sono stata sfortunata”
Con fare rassegnato si diresse nuovamente verso il cancello, per uscire, ma il
suo sguardo cadde sulla statua marmorea di Maria Sama. Si fermò di fronte a
questa e la fissò, sorridendo.
“Cara Maria Sama, vi trovo proprio in forma. Anche io
non me la passo male, sa? Ah e le porto i saluti di Youko Mizuno. Si ricorderà
sicuramente di lei, immagino”
Non riuscì a trattenersi e rise. Quel soliloquio, seppure fosse avvenuto
soltanto nella sua mente, l’aveva divertita.
Si ricompose e tornò a fissare la statua. Dopo qualche secondo alzò la mano
destra e fece un cenno verso questa, a mò di saluto.
“Alla
prossima”
Una volta uscita dal cancello, la ragazza dai capelli biondi tornò ad
interrogarsi su cosa avrebbe potuto fare per trascorrere il tempo. Dopo
ripetuti sbuffi e sguardi interrogativi al cielo nello stiledi chi attende una illuminazione improvvisa,
alla fine decise di fare un salto al market lì vicino per comprarsi una
rivista.
Fece qualche passo in direzione del marciapiede opposto e quando fu in procinto
di attraversare, sentì una voce chiamarla alle sue spalle.
“Sei! Sei Satou!”
Si voltò. Davanti al cancello della Lilian, si trovava ora una ragazza alta e
longilinea. I lineamenti del suo viso erano molto delicati, ma allo stesso
tempo abbastanza definiti; Sei non potè vedere altro, perché l’intero corpo di
quest’ultima era nascosto da un pesante abito nero ed i capelli erano avvolti
in un velo. Si trattava di una suora.
La ragazza dai capelli biondi fece qualche passo verso colei che l’aveva
chiamata e strabuzzò gli occhi.
“Quei lineamenti… una suora…”
Poi si rese conto di chi fosse la persona che aveva davanti.
“Non ci posso credere… Tu… tu sei Shiori?”
La ragazza con l’abito nero annuì. Poi continuò a parlare.
“Mi fa davvero piacere rivederti… ed inoltre ti trovo
davvero bene. Sei venuta anche tu a salutare la statua di Maria Sama?”
Sei ebbe un brivido. Uno di quelli che ti attraversano dai piedi fino alla
punta dei capelli e che ti accelerano il battito cardiaco in modo così forte da
non riuscire a pronunciare neanche una parola. Cercò di calmarsi e di
controllare le sue emozioni, sebbene le sue mani non smettessero di tremare.
“Io… si, ho fatto un salto alla Lilian perché oggi ho
finito presto al lavoro…”
Si bloccò. Non ci riusciva… era più forte di lei.
Tutta quella agitazione interiore non lasciava neanche spazio ai pensieri.
“Ah, ho capito. Lavori qui vicino, dunque?”
Shiori non smetteva di fare domande e la ragazza dai capelli biondi non
riusciva a trovare la forza per rispondere, ma capì che non poteva
continuarein quel modo. Si fece
coraggio e si impose di rilassarsi.
“Si,
il mio ufficio dista pochi isolati da qui. ”
Finalmente
era riuscita a calmarsi; riuscì anche ad accennare ad un sorriso. Si sentì
forte, come se avesse avuto la meglio nella lotta contro le sue emozioni. La
sua mente tornò a formulare pensieri.
“Forse… forse potrei…”
Continuò a parlare. “Dimmi…
ti va se ci sediamo in un bar a parlare? Potrei offrirti un caffè…”
“No, Sei…”
La ragazza con l’abito scuro la interruppe, poi continuò
“Non
ho molto tempo, purtroppo. Però se vuoi… ecco, c’è quella panchina lì. Se ti va
possiamo sederci e chiacchierare un po’”
Sei annuì ed entrambe si avviarono per raggiungere il posto a sedere.
“Maledizione, maledizione…”
La ragazza con i capelli biondi strinse forte i pugni e digrignò i denti.
“Sono una stupida… sono solo una stupida”
Si pentì di avere fatto quella proposta a Shiori. Si rese conto che,
inconsciamente, era stato come se avesse voluto trattenere la ragazza vestita
di nero, per evitare che fuggisse via da lei; come quando si fa un bel sogno e
ci si augura di non doversi svegliare mai.
“Ma
come mi è venuto in mente? Come ho potuto…”
Davanti a Shiori, Sei non poteva recitare la parte della persona forte ed
invulnerabile: con quella ragazza non c’era alcuna maschera che potesse
reggere. I suoi occhi, così profondi, riuscivano a scavarle nell’anima.
In quel momento,dopo tanti anni, Sei si era trovata senza alcuna barriera,
totalmente esposta alla sua interlocutrice.
Stava rischiando di soffrire. Di nuovo.
La
posizione a sedere che aveva assunto la ragazza dai capelli biondi era composta
ed ordinata, con spalle dritte e gambe unite; le mani, appoggiate su
quest’ultime, si tormentavano continuamente. Ma l’assunzione di quella posa, da
parte sua, era totalmente innaturale.
Se si fosse trovata da sola in quella panchina, avrebbe sicuramente divaricato
le gambe, poggiato un braccio sul limite della spalliera molto spavaldamente, e
guardato il suo interlocutore dritto negli occhi. In quel momento, questo non
le riusciva.
Una volta
sedute, le due ragazze rimasero in silenzio per qualche secondo. In quei brevi
istanti, Sei sentì dei forti brividi, come se Shiori
le stesse scrutando l’anima.
“Non entrare… non entrare
dentro di me…”
Strinse i pugni sulle gambe, afferrando con forza le pieghe dei pantaloni.
“Smettila…
smettila, ti prego…”
Non riusciva più a reggere il peso di quella situazione. Fu in procinto di
piangere, ma provò con forza a trattenere le lacrime; per quanto tempo ancora
avrebbe dovuto sopportare quella sofferenza lancinante?
“Stavi andando da qualche parte, prima che ti chiamassi?”
Grazie al cielo, la ragazza vestita di nero aveva interrotto quell’imbarazzante
silenzio. Ora, però, alla ragazza dai capelli biondi toccava rispondere.
“Ah… In realtà non
stavo facendo nulla di importante… stavo solo
cercando un modo per far passare il tempo”
“Capisco, allora non ti ho disturbata”
Rimasero nuovamente in silenzio.Sei non
aveva la forza di iniziare un discorso; ciò che più desiderava in quel momento
era fuggire via. Shiori aveva
ormai intuito il suo forte imbarazzo, così parlò nuovamente.
“Sai, in tutti questi anni… ho
pensato molto a te, alle ragazze… alla Lilian. A volte ho molta nostalgia del periodo che ho
trascorso lì con voi; se ripenso a quell’anno mi tornano in mente soltanto
degli splendidi ricordi, che custodisco gelosamente nel profondo del mio cuore.
Credo sia lo stesso anche per te”
“Si…è così”
Non era
vero. O almeno, era vero soltanto in parte. Di ricordi positivi Sei ne aveva, ovviamente;
ma erano tutti legati al suo terzo anno in quell’istituto. I ricordi dei primi
due anni per lei erano tutt’altro che piacevoli.
La ragazza vestita di nero riprese a parlare.
“Sai, a volte mi capita di passare di qui, ma ogni
voltanon riesco a trovare il coraggio
di superare quel cancello. Forse, ora che ci sei tu…”
*Beepbeep*
Sei sentì il cellulare emettere il suono di ricezione dei messaggi. Lo uscì
rapidamente dalla tasca dei pantaloni e senza neanche controllare chi avesse
mandato l’sms e cosa vi fosse scritto, lo spense.
“Scusami, se ti ha interrotta. Stavi dicendo?”
“Ah… no, non era
niente di importante. Piuttosto, Sei, senza accorgermene sto parlando soltanto io…tu non hai nulla
da dirmi? Non so, qualcosa che ti piacerebbe raccontarmi…”
“Perché mi hai lasciata sola alla stazione in quella
fredda notte di Natale di tanti anni fa? Perché non hai avuto il coraggio di
dirmi di presenza che non saresti riuscita a sostenere quella fuga? Era davvero
così forte il tuo amore verso Dio? Più forte di quello che provavi per me?!”
Erano queste le domande che la ragazza dai capelli biondi avrebbe voluto porle,
ma sapeva con certezza che non ci sarebbe mai stato un momento opportuno per
formularle e che tutte quelle questioni sarebbero rimaste irrisolte, per
sempre. Così si sforzò di guardare Shiori negli occhi
e pronunciò quattro, incisive, parole:
“Dimmi… sei felice, ora?”
La ragazza dal vestito nero rimase sbalordita, in un primo momento. Si sarebbe
aspettata di tutto, persino una richiesta di chiarimento riguardante il perché
tanti anni fa avesse rifiutato di fuggire con la ragazza di fronte a lei.
Domanda alla quale, ovviamente, non avrebbe risposto. Ma in quel momento, Sei
era riuscita a sorprenderla. Dopo un attimo di lieve esitazione, rispose:
“Si. Sono riuscita a raggiungere i miei obiettivi ed
adesso non c’è nient’altro che desideri”