Il quaderno dell'amicizia

di HowToTrainYourOtter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** It's...cream. ***
Capitolo 2: *** A strange guy. ***
Capitolo 3: *** How do you know? ***
Capitolo 4: *** The pure truth. ***
Capitolo 5: *** Daily. ***



Capitolo 1
*** It's...cream. ***


Sono le dieci del mattino. E' estate, quindi non mi preoccupo per i miei impegni. Sono sveglia, ma continuo a restare a letto, con gli occhi chiusi.

 

Penso alla mia vita, a quello che faccio, a ciò che mi circonda.

 


Mi chiamo Amy Rose. Ho 17 anni e quest'anno inizierò l'ultimo anno delle superiori. Sono una studentessa modello: ho il massimo dei voti in tutte le materie ed eccello nel comportamento, inoltre tutti i miei professori mi trovano simpatica e mi adorano. Ho una bella casa, pulita e che rispecchia totalmente la mia personalità. L'anno prossimo andrò all'università più prestigiosa del paese.

 

 

 

Eppure...

 

 

 

...sento che manca qualcosa.

 

 

 

Ci rifletto e cambio posizione mettendomi supina nel letto.

 

 

 

Non ho mai avuto dei veri amici.

 

 

 

Non mi fraintendete: non sono una sfigata.

 

 

 

Durante la mia vita, non ho mai avuto amicizie che durassero più di quattro anni, cambiavo continuamente compagnia e mi ritrovavo spesso con i sentimenti calpestati brutalmente.

 

 

 

Quindi, da un anno, ho deciso di non avere amici.

 

 

 

Ho i miei compagni di scuola, con cui scambio qualche chiacchiera, con cui pranzo, con cui studio.

 

 

 

Non esco molto, se non per spese o commissioni. Non mi diverto seriamente da anni. Ho capito di aver bisogno di qualcuno con cui essere me stessa, con cui sfogarmi e avere rapporti.

 

 

 

Mi alzo dal letto con grinta e determinazione.

 

Prendo in mano un quaderno giallo: sono una secchiona, nello zaino ho sempre fogli per prendere appunti.

 

 

 

Decido di segnare tutte le cose che devo fare per avere degli amici.

 

 

 

Annoto come prima cosa questa:

 

 

 

1. Fai colazione al bar e parla con almeno uno sconosciuto che potrebbe essere tuo amico.

 

 

 

Lo scrivo subito, poiché io amo fare colazione al bar. Eppure spesso mi trovo costretta a evitarlo, per centellinare al massimo i soldi del mio budget mensile.

 

 

 

Mi cambio e indosso un paio di leggings neri e una canotta grigia con le scarpe bianche. Prendo la mia borsa e mi dirigo al bar sotto casa, che trovo praticamente vuoto (uffa!).

 

 

 

Prendo un cappuccino, non lo bevo da non so quanto tempo. Conosco il barista che mi serve: è un mio compagno di scuola, studiamo nella stessa classe. Si chiama Sonic ed è veramente un bravo ragazzo, ma so pochissimo di lui. Intratteniamo una conversazione piacevole.

 

 

 

-Sai che da quando ero bambino desidero diventare campione di nuoto?-

 

-Wooow! Fai nuoto? Non lo sapevo.-

 

-Sì, saranno almeno otto anni.-, afferma, con una punta di vanità nella voce.

 

 

 

-Sicuramente realizzerai il tuo sogno.-, decido di incoraggiarlo, è molto amichevole.

 

 

 

-E tu, Amy? Hai qualche sogno nel cassetto?-

 

-No, a dire la verità no. Sono una persona abbastanza comune.-, non me la sento di espormi così tanto.

 

 

 

-Non esistono le persone comuni. Avanti, parlami delle tue ambizioni. So che vuoi andare all'università.-, mi sprona lui

 

 

 

-La NU è il mio desiderio più grande e il mese scorso mi hanno invitata cordialmente al loro campus annuale. Si tiene a ottobre.-, arrossisco un po'.

 

-Che bella notizia! Ora però devo andare, il mio turno è finito.-

 

 

 

-Chi sarà a sostituirti?- -Il mio amico Silver. Ci vediamo, torna a fare colazione quando vuoi, ti aspetto!-

 

 

 

Lo saluto con un cenno della mano, mentre entra nel retro del bar.

 

Forse questa è la mia occasione! Un ragazzo sconosciuto con cui parlare.

 

 

 

Aspetto ben dieci minuti con la tazza vuota davanti a me, il profumo delle brioche e il suono della televisione accesa. Eppure quel ragazzo non si presenta.

 

 

 

Vedo la porta aprirsi ed entra un ragazzo che non ho mai visto prima.

 

Alto, bello e col pelo bianco-argentato.

 

La prima cosa che mi colpisce sono gli occhi color ambra. Li osservo e mi sembrano occhi che non appartengono a questo mondo.

 

Mi guarda e ha un sussulto. Sembra stupito, come se non si aspettasse di vedermi lì.

 

Sorride.

 

 

 

-C'è il pienone oggi, eh?- dice, sarcastico.

 

Mi guardo intorno, distogliendo lo sguardo dalla sua figura. Mi rendo conto dopo troppo tempo della sua ironia.

 

 

 

-Eheheheh, già. Le mattine estive sono così.-

 

-Vuoi un altro cappuccino?-, mi chiede con voce gentile.

 

 

 

Mi vergogno ad ammetterlo, ma guardo le brioche da forno come fossero placcate in oro. Ieri sera ho dovuto mangiare poco: un piatto di insalata e dei fagioli in padella. Sto per finire i soldi e un cornetto o una ciambella sarebbero una spesa troppo azzardata.

 

 

 

Eppure darei via un rene per un cornetto alla crema.

 

 

 

-Oh, no no. Grazie.-

 

-Da mangiare?-

 

Mi giro verso di lui, basita. Mi aveva forse notata?

 

 

 

-Neanche, grazie. Mangio poco la mattina, mi basta un cappuccino.-

 

 

 

Lui ride sotto i baffi e mi dice, con aria spavalda e ridendo:

 

 

 

-Mi sento minacciato: ho paura che se passerai un altro minuto qui, mangerai tutti i prodotti da forno.-

 

 

 

Arrossisco e mi sento un po' offesa. Chi si crede di essere?!

 

 

 

-Non rischi. Non mangerò niente, sono a posto così.-

 

 

 

-Come vuoi tu. Avevo inenzione di offrirti un cornetto.-

 

 

 

Non avevo bisogno della sua elemosina.

 

-Ti ringrazio infinitamente per il tuo mancato gesto di altruismo, ma rifiuterò.-

 

 

 

-Allora non sarà un problema per te se mi prendo un cornetto dall'espositore...-

 

Preleva un cornetto, controllando attentamente il gusto.

 

-...prendo un fazzoletto...-

 

-...e poggio il tutto qui, su questo piatto...sul bancone...vicino a te.-

 

 

 

Fa tutto con molta lentezza e parlando con calma e pacatezza.

 

 

 

-Inoltre...non sarà colpa mia se, dopo averlo fatto...vado nel retro per controllare il forno...e il mio cornetto sparisce.-

 

 

 

Mi fa l'occhiolino e cammina nel retro.

 

 

 

Io guardo il cornetto, il cornetto guarda me.

 

 

 

2. Non rifiutare mai una gentilezza da uno sconosciuto. E' scortese.

 

 

 

Non mi riesco a trattenere e do un morso.

 

E'...alla crema.



FINE CAPITOLO

Salve a tutti, io sono HowToTrainYourOtter!

Sono una nuova scrittrice di EFP, ma scrivo fanfiction da anni. Ho deciso di pubblicare questa fanfiction per condividere ciò che significa per me.

Deriva da un sogno che ho fatto qualche mese fa (sì, io sogno queste robe) e mi ha dato lo spunto per comporre questa storia (sono partita da pochissime scene di cui ero certa).

Spero solo che possiate vederla per quello che è: una stoira che vuole intrattenervi e divertirvi il più possibile, ma allo stesso tempo insegnare.
Vorrei, infatti, anche aiutare chi magari si può trovare in una situazione simile a quella di Amy (nessuna presunzione, solo un obiettivo secondario).
Capirete più avanti di cosa parlo :)

Dunque, questo è il primo capitolo. Ci si risentirà più avanti (vorrei provare a postare un capitolo a settimana, è una sfida per me. Se non ci riesco, siete liberissimi di venirmi a cercare sotto casa con i forconi). Recensite in molti e fatemi sapere cosa ne pensate. Se qualcuno ha dei suggerimenti sulla trama o sulla scrittura, è liberissimo di consigliarmi ^^

Sono le 02.11 am. Ho sonno.

Vi adoro tutti. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** A strange guy. ***


Quando Silver rientra, ho già finito di mangiare.


Guarda il piatto e finge di essere sconvolto. Si porta le mani alle guance e simula una faccia sconvolta:

-OH NO! Il cornetto che avevo pianificato di mangiare è sparito!-

Io rido.

-Dovrei cercare il colpevole, ma sono troppo pigro per farlo. Lascerò correre.-

E dopo sorride.


-Signorina, è la prima volta che la vedo da queste parti.-, cerca di flirtare.

-Vengo spesso da queste parti, mi avrai visto sicuramente.-

-Non potrei mai dimenticare un volto così.-

Adesso non sembra solo flirtare, sembra sincero, come se mi conoscesse.


-Piuttosto, io non ho mai visto te prima. Da dove vieni?-, cerco di informarmi.

-Io vengo da molto lontano.-

-E allora perché ti sei trasferito?-

-Semplice: per amore.-


Rimango sbigottita. Gli chiedo di raccontarmi qualcosa in più.

-Lei era una bellissima ragazza, la amavo tanto e insieme eravamo felici...finché la malattia non l'ha portata lontano da me.-


Mi sento male per lui.


-Oh, mi dispiace tanto. E' successo di recente?

-No, circa un anno fa.- -E perché rimani ancora qui?-


-Lei è nata in questa città, in questo quartiere. Rimanere qui mi fa pensare a lei, a quanto amasse viverci, in tranquillità. Le ricordava sua madre. Andarmene vorrebbe dire rinunciare a lei. E poi...sento...che è sempre con me.-


-E' tutto molto triste..-

-Già, ma non voglio angosciarti. E' successo tempo fa, ora sto molto meglio.-

C'è un po' di silenzio tra noi, mentre pulisce il bancone.

-Tu vivi qui?-, mi chiede.

-Sì. Abito proprio qua sopra, è l'appartamento che apparteneva ai miei genitori. Anche io vivo in questa zona perché mi ricorda mia madre: giocavamo sempre nel parco vicino. Ai tempi questo bar era un negozio di dolci, lo sapevi?-


-No, era bello?-

-Io lo adoravo. Ci sono entrata solo una volta in vita mia.-

-Come mai?-, chiese, stupito.

-La mia è una famiglia povera. Vivevamo con un solo stipendio e non potevamo permetterci dolciumi o caramelle. Quella volta era il mio ottavo compleanno e mio padre mi portò lì per farmi comprare tutto quello che volevo. Spese una barca di soldi: qualche anno dopo scoprii che gli serviva il mio appoggio per avere l'affidamento esclusivo dopo il divorzio. Mi aveva comprata. Quando feci dodici anni mi trasferii nel vecchio appartamento di mamma e ora vivo dell'eredità di mio padre.-


-Ma sei troppo piccola per ereditare...-

-Infatti. Ogni mese la banca mi dà quattro spicci per l'affitto e delle molliche di pane. Che merda, la vita.-, sospiro.


Mi sono aperta con lui come non mi ero mai aperta con nessuno. Me ne rendo conto troppo tardi.


Lui mi ha parlato delle sue sventure e io delle mie. Che c'è di male?

E poi questo lo rende un nuovo amico.


3. Racconta ad uno sconosciuto la storia della tua vita. Sarete più uniti.


-Già, la vita è tiranna, ma spesso riserva delle belle sorprese.-

-Tipo un barista che ti offre un cornetto alla crema?-, scherzo con lui.


-Allora sei stata tu! Dovrai lavare i piatti per ripagarlo!-

-E quanto valeva? Era forse d'oro?-, rido.

-Di più. Quello era stracolmo di gentilezza.-, adesso non scherza, è felice.

-E l'ho sentita tutta. Grazie mille, sei stato un angelo.-

-Tu mi hai illuminato la giornata.-

Sorrido, lo saluto ed esco.

Le colazioni a casa non saranno mai più buone.



Eccomi tornata con un nuovo capitolo di questa storia.

Spero che il capitolo non risulti scontato e che il mio modo di scrivere non vi risulti lento o noioso. Ho toppato di un giorno l'uscita, ma HEY questi sono i rischi di avvere una vita, no? Cercherò di essere più puntuale, la prossima volta. Vi assicuro che questa storia ha molto da offrire: chiunque sarà così temerario da arrivare alla fine (o anche solo al prossimo capitolo) avrà delle belle sorprese!

Ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito il capitolo precedente.
Non ci resta che aspettare la prossima settimana forse.

Vi adoro tutti. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** How do you know? ***


E' di nuovo mattina. Sono passati sette giorni da quando ho conosciuto Silver e non sono più uscita per socializzare.

Ho studiato senza tregua. Credo di non aver mai tenuto per così tante ore di fila gli occhi su un libro.


Ho bisogno di svagarmi. Decido di uscire e faccio tappa al bar.


Sonic mi accoglie a braccia aperte e ordino di nuovo un cappuccino.

-Come mai non ti vedo da un po'?-

-Sto studiando per l'esame a scuola, quello del rientro.-


Quando rientriamo a scuola, i professori ci fanno svolgere un test per controllare quanto abbiamo studiato durante la pausa estiva. Alcuni assegnano libri, altri esercizi, altri ancora delle pagine del tomo che useremo.

Di solito gli studenti non ripassano mai niente, perché il compito non è valutabile, ma non voglio deludere le aspettative.


-Ah. Io non sono riuscito ad aprire pagina. Sei veramente una studentessa diligente.-

-Già, me lo dicono tutti.-


Prendo coraggio e gli faccio delle domande su Silver.


-Silver? Beh, non lavora più qui da una settimana.-

-Come sarebbe a dire? Cos'è successo?-, sono molto delusa.

-Anche io ci sono rimasto male, ma sembra che si sia dimesso. Magari non vuole più stare in questo quartiere.-


-Mi ha raccontato della sua ultima fidanzata. E' morta e questo posto gli ricorda lei, vorrà dimenticarla.-

-Una fidanzata? Io non ne so niente. Parliamo di calcio, della mia scuola, di lavoro...ma non mi parla mai della sua vita privata. Figuriamoci dei suoi sentimenti.-


Allora lui non racconta a nessuno di questo. Sono forse la prima con cui si apre?


Sonic continua:

-Sì, lui è molto riservato, ma come dargli torto. Sarà rimasto scottato.-, sembra comprensivo. Infondo è un ragazzo d'oro.

-Già, sarà così.-


In quel momento entrano nel bar diverse persone, quindi Sonic non può più parlare ed è costretto a servire i clienti.
Decido di pagare e andarmene.


Faccio dello shopping per distrarmi. Non dovrei spendere così i miei soldi: ho tante spese da fare e conti ancora da pagare, ma due t-shirt e un paio di scarpe non hanno mai distrutto nessuno.


Continuo a pensare a Silver, a cosa gli sarà saltato in mente. Ha lasciato il lavoro il giorno stesso in cui l'ho conosciuto. Avrò condizionato la sua scelta? Mi sento molto in colpa.


Torno a casa e trovo nella cassetta delle lettere un biglietto.

E' scritto su un tovagliolo col nome del bar e con una penna rossa, noto all'angolo del marrone dovuto a qualche cibo cioccolatoso.


"Amy, sono Silver. Domani verrò a casa tua, voglio dirti una cosa."


Ho un tuffo al cuore. Cosa vuole? E' una minaccia?


Qual è il suo intento? Mi sento spaventata. Salgo in casa, chiudo tutte le finestre e do tre giri di chiave alla porta.


Non controllo mai la cassetta della posta, quel biglietto può essere di qualsiasi giorno. E se fosse oggi?

Mi tranquillizzo, adesso sono protetta.

Preparo la cena: mozzarella con dell'insalata.

Mangio guardando la tv.


Ad un certo punto sento bussare alla porta e ho un sussulto, faccio cadere il bicchiere d'acqua sul tavolo. 
Ho molta paura.


Guardo dall'occhio magico: è Silver.

Non so se aprire, quindi gli chiedo:
-Che cosa vuoi?-

-Parlare.-

-Chi mi dice che hai buone intenzioni. Ci siamo visti solo una volta!-

-Sì, ma ti posso assicurare che non voglio niente da te se non parlare.-

-Come fai a sapere dove abito? Il mio nome? Il mio cognome? E' molto sospetto, non trovi?-


Mi viene subito in mente che forse poteva aver chiesto informazioni a Sonic su di me, ma non lo do a vedere.


-Ti assicuro che se mi lasci parlare tutto avrà un senso. Più o meno...-

-Perché dovrei fidarmi?-


Ci pensa su qualche secondo.


-Tu ami la crema pasticciera. Ami i cornetti e prendi sempre il cappuccino con poco latte e tanto zucchero. Ami fare le lunghe passeggiate, anche quando fa freddo. Il tuo gusto di caramelle preferito è la cannella perché ami il piccante. E...hai una voglia con una forma simile a una ghianda sulla coscia destra.-


Come fa a sapere tutte queste cose? E poi...così nel dettaglio.


-Devo continuare?-


-Sono cose che potresti aver carpito seguendomi e spiandomi. Sai fare di meglio?-

-Vediamo un po'...ami le piante, soprattutto quelle grasse, perché dici di non essere nata col pollice verde. Il tuo cartone animato preferito da piccola era uno sugli animali della foresta, ma non ti ricordi il nome e non lo rivedrai mai più. Tua mamma diceva che una mattina stavi male e piangevi, ma mentre lo guardavi sembravi aver smesso di soffrire. Ti basta ora?-


Sono cose che non avevo mai detto a nessuno.

Non so cosa mi dà il coraggio di farlo, ma gli apro la porta.

Lui rimane fermo e mi guarda con ammirazione.


-Adesso devi spiegarmi tutto.-, dico, con voce dura.

Mi sorride. Per la prima volta anche con gli occhi.

-Con piacere, mia signora.-

Eccomi tornata con un nuovo capitolo!

Forse vi saranno venute nuove domande sulla storia, nel prossimo capitolo capiremo come mai la questione è così strana.

Godetevi il capitolo, spero vi piaccia ^^

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Capitolo 4
*** The pure truth. ***


Ci sediamo sul divano e gli preparo una tazza di the.

Io amo il the, soprattutto quello nero.

-Che tipo ti piace?-, gli chiedo, aprendo il lavello.

-Prenderò quello nero, così puoi mettere su un solo bollitore.-


Porca miseria.

Nel sentirmi dire quelle cose mi scotto un dito.


Lui gira il regolatore del lavello e mi prende la mano.

-Mettilo sotto l'acqua fredda. Sei la solita pasticciona.-


Sento la sua presa ferrea e il suo corpo schiacciato contro il mio.

E' caldo e non mi dà fastidio.


Il bruciore passa e ci sediamo aspettando che il the sia pronto.


-Allora...da dove vuoi cominciare a parlare?-

-Ehm, da come ci siamo conosciuti?-, sembrava aver già pronto il racconto.

-Vuoi dire al bar?-

Lui ride.

-No, dal nostro vero incontro.-

Sono confusa. -Vero?-

Annuisce.


-Ci siamo conosciuti quando tu avevi 34 anni...-

-Aspetta, aspetta. Qua la matematica non torna.-

Sorride. -Al termine del racconto tornerà.-


Cambia idea.


-Facciamo così: ti racconterò la tua vita.-

Rimango sbigottita, ma lo lascio iniziare a raccontare:


-Allora...adesso hai 17 anni, ma devi sapere che, dopo la laurea, a 22 anni, ti sposerai e avrai due figli, un maschio e una femmina, Ben e Aya. Avrai una vita felice, con un marito che ti ama e dei figli di cui vai orgogliosa. Purtroppo non troverai lavoro, ma la tua famiglia sarà uno scoglio a cui appoggiarti e che ti basterà. Tuttavia, quando avrai 32 anni, una tragedia colpirà i tuoi cari e perderai tutti e tre. Rimarrai sola. Poi avrai il lavoro, la carriera, che avrà la meglio sui tuoi sentimenti. Comincerai a reprimere tutto, come hai sempre fatto.

E, modestamente, è qui che sono intervenuto io.-

Adotta da questo momento un tempo passato per la sua narrazione, come se avesse già vissuto tutto.


Quando avevi 34 anni, io ne avevo 36. Ci siamo conosciuti parlando su una panchina. Io ti ho raccontato di mio padre, che picchiava mia madre, e tu mi hai parlato dei tuoi cari estinti, soprattutto dei tuoi genitori.

Mi hai immediatamente trasmesso tenerezza, così tanta dolcezza era nascosta nel buco nero della tua vita: risucchiavi tutto e lasciavi che scomparisse. Siamo diventati amici e un giorno ti dissi che il mio obiettivo sarebbe stato quello di illuminare la tua vita, in un modo o nell'altro.

Così passavamo sempre più tempo insieme, andavamo soprattutto al luna park e a camminare. Una sera ti portai al mare e lì ci siamo dati il primo bacio: baci veramente bene. Tu non volevi che diventassi il tuo fidanzato, eri molto combattuta, avevi paura che ti lasciassi.

Beh, ti dimostrai di non avere paura quando decisi di venire a vivere da te. Siamo andati a vivere dove abiti tu ora, per questo lo sapevo. Avevi 44 anni. Diciamo che ti ho "fatto la corte" per dieci anni.

Poi, purtroppo...hai iniziato ad ammalarti.

Avevi 48 anni.

Hai contratto una malattia per cui non c'è cura. Ricordo di averti detto, all'ospedale: 'Sei la solita! Tra tutte le malattie esistenti, tu hai preso proprio quella senza rimedio.'

Eri costretta a letto e io non potevo essere sempre lì con te, dovevo lavorare, almeno per pagare le cure mediche. 
Beh, non ho dovuto lavorare a lungo.

Te ne sei andata quando avevi 50 anni. Io ne avevo 52 e sentivo tutto il mondo crollarmi addosso.

Mi hai parlato dei tuoi gatti, del tuo amore per l'arte, mi hai fatto leggere di posti che avremmo visto insieme dopo la tua guarigione.-


Ha le lacrime agli occhi e anche io. Fa una pausa per riprendere fiato.


-Amy...tu mi hai detto una cosa molto importante. Mi hai detto che...ci siamo conosciuti troppo tardi. Hai detto che la tua vita sarebbe stata migliore se mi avessi conosciuto a 17 anni. Hai espresso un desiderio: vivere per sempre con la tua anima gemella. Io volevo renderlo realtà. Sono riuscito a tornare a quando eri giovane con una macchina del tempo. Te lo dico chiaro e tondo: so che adesso non provi niente per me, ma voglio farti innamorare di me. L'hai già fatto una volta, cosa ti impedirebbe di farlo di nuovo?-


Tutto questo non ha senso.

Mi tiene la mano e sento il calore che emette a causa del suo essere così passionale.


Forse è un pazzo, forse vuole solo truffarmi.

Qualcosa mi dice che crede a tutto quello che mi dice, ma il fatto che ci creda non rende il suo racconto reale.


-Ti rendi conto di quello che mi stai dicendo?-

-Sì...ma è la pura verità. Anche se forse posso sembrare presuntuoso.-


Oh, lo sembra eccome. Vuole per forza piombare nella mia vita e farmi innamorare di lui.


-Io non so come sentirmi...-, sono confusa.

-Amy...-, si avvicina a me sul divano. Che intenzione ha?


-Io voglio solo che tu sia felice. Non mi interessa quanto tempo ci vorrà,

quanto impegno

e quanto mi farà male...

...tu sei la persona che mi ha salvato. Voglio ripagarti.-


Ha la voce più dolce che abbia mai sentito.


-Parlami anche di mio marito. Come si chiamava?-, è una domanda legittima. Spero solo di non essere troppo scortese.


-Lui...ehm...lo conosci già e...anche io. Non posso dirti molto, io..-

-Ti senti minacciato, signor "catturo-cuori"?-, colgo nel segno. Ha un sussulto.

-Non mi sento minacciato. Ok, ti dirò tutto, ma ho paura che possa rovinare il futuro. Tu...sposerai Sonic.-


Faccio un salto sul divano. Per poco non cado, sono scioccata.

-Cosa?! Ma...lo conosco appena. Ne sei sicuro?-

-Sì. Vi innamorerete e lui ti chiederà di sposarlo, sotto una palma, durante una vacanza con l'università. Vi sposerete dopo la laurea.-


-Non. Ci. Credo.-, non ho molte parole, quindi restiamo in silenzio per qualche minuto.

Il the è pronto e lo servo a tavola.
Ci sediamo sulle sedie, l'uno di fronte all'altra.


-E cos'altro puoi dirmi? Su noi due, intendo.-, indico prima lui e poi me.

-Cosa vorresti sapere?-, sembra disponibile e pronto a tutto. Ma non a questa.

-Cosa mi ha fatto innamorare di te?-, cerco di testare la sua prontezza.


Resta in silenzio, con aria pensierosa.

Dopo qualche secondo, mi risponde così:


-Non lo so.-


Sono delusa.

-Come non lo so?! Avrai qualcosa che mi ha fatto attaccare a te.-

-Credo il mio esserti dedito anima e corpo. Non hai mai avuto nessuno che ti trattasse come me. Sono parole tue.- 

- Capisco..-


-Invece c'è qualcosa che ti ha colpito di me?-, ora sembra ammiccante.

-I-in che...senso?

-Oh, andiamo. Sono un bel ragazzo, soprattutto ora che ho 19 anni. Avrò qualcosa che ti attira. Quando mi hai visto per la prima volta sembrava che volessi mangiare me, altro che il cornetto.-


Arrossisco, adesso è un po' arrogante.

-Ti assicuro che io non faccio questi pensieri.-

-Hai 17 anni. Come fai a vedere un bel ragazzo e a non pensare questo di lui?-

-Non lo so...semplicemente non ho pensato questo.-

-E allora cosa?-, continua a fare pressione.

-...mi imbarazza un po'...-, mi copro le guance rosse con le mani.

-Coraggio. Non ti giudico.-


-Ho pensato che hai degli occhi bellissimi.-

Sembra disorientato. Continuo:

-Quell'ambra sembra molto lucente, mi ricorda gli occhi delle aquile. Sei maestoso.-


Lui sorride e io non posso fare a meno di guardare quegli occhi. Ho bramato tutta la sera di fissarli come sto facendo ora. 
Sono veramente belli. 


-Anche io amo i tuoi occhi. Sono una delle mie parti preferite di te.-

-E le altre?-

-...credo di non poterle dire ad una 17enne.-, ride.


In pochi sorsi, finiamo il the e decido di congedarlo.


-Benissimo, ora che questa conversazione ha toccato livelli così infimi, possiamo concludere la serata. 
E' stato un piacere parlare con te, veramente illuminante. Adesso vorrei andare a dormire.-


-In realtà, avrei un favore da chiederti.-, è ancora seduto sulla sedia.

Credo voglia restare.


-Ti serve un posto per dormire?-

-Esattamente. Fino a ieri, dormivo sotto un ponte qua vicino.-


4. Accogli un ragazzo in casa tua. Coinquilini = per forza amici.


-Allora sul divano andrà bene. Ti prendo una coperta. Puoi usare il bagno, ma la camera da letto è off-limits, chiaro?-

Mi allontano verso il bagno, ma sento che sussurra qualcosa:


-Certo, piccola. Buonanotte.-

Eccoci con un nuovo capitolo, quello che pone la svolta della storia.

So che sicuramente avrete tantissime domande da fare tipo "ma chi me lo fa fare a continuare a leggere?" e io vi rispondo...non lo so, forse siete pazzi quanto l'autrice :)

Ci vediamo al prossimo capitolo.

Vi adoro.

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Capitolo 5
*** Daily. ***


E' mattina. 
Di nuovo. 
Comincia una gioranta intera di studio e cibo scarseggiante. 

Mi alzo dal letto con la leggiadria di un pachiderma e mi dirigo verso il bagno.

E' chiuso a chiave.

Ah, già: da una settimana non sono più sola in questo appartamento.

Mi porto la mano sulla fronte per punire la mia gentilezza e vado in cucina.


Bevo un bicchier d'acqua e metto a bollire il the.

Passano i minuti. Silver ancora non finisce.


Vado a bussare.


-Silver? Da quanto tempo sei lì dentro?-

-Ah, buongiorno.-, dice dall'altra parte.

Apre la porta. Ha la schiuma da barba sulla faccia e il rasoio in mano.


-Noi 19enni dobbiamo raderci. Ci vorranno solo pochi minuti, dolcezza.-

-Non mi chiamare dolcezza. E sbrigati, noi 17enni dobbiamo studiare per costruirci un futuro.-

-Agli ordini!-, dice, facendo il tipico gesto con la mano e chiudendo la porta.


Non posso crederci: ci mette più tempo di una donna.

Finalmente finisce ed è il mio turno. Mentre mi lavo i denti, entra:


-Non ci posso credere: tieni le medicine sempre nello scaffale vicino ai tamponi. E' un'abitudine disgustosa.-


Guardo in basso e mi rendo subito conto dell'equivoco.

Sciacquo la bocca e prima che chiuda la porta mi affretto a chiarire.


-Ti assicuro che i tamponi...-, blocco la porta col piede.

-Si si, lo so. Sei vergine, ma hai problemi di flusso bla bla bla.-, si indica la testa -Ho la memoria lunga.-


Chiude la porta. Sono rimasta spiazzata.


Finisco in bagno e faccio colazione.

Dopodiché, studio fino all'ora di pranzo.

Vado in sala, ho una fame da lupi.
Silver è sul divano a guardare la tv.


-Silver, tu hai fame?-

-Moltissima, cosa si mangia?-, si alza come un razzo e viene verso di me.

-Niente. Devi cucinare tu per te stesso. Ti metto a disposizione il cibo.-

-Oooooh, ma tu cucini così bene. Una volta hai cucinato l'intero cenone di Natale in due giorni. Era tutto fantastico.-


Ha la capacità di passare dall'essere coccoloso all'essere odioso e molto flirtante.

Purtroppo ho scoperto che il suo essere coccoloso è un mio punto debole.


-Beh, oggi niente cenone. Preparo della pasta, ti va?-

-Certo, grazie mille.-, sembrava pronto a tornare verso il divano.

-Tu prepara l'acqua. Io prendo gli spaghetti.-


Mi guarda come si guarda un alieno che parla un'altra lingua. Dopo sbuffa.

-Sai come si prepara la pasta?-


-...sì?-, quel sì era un palese no.

Gli do tutte le indicazioni e lui le segue alla perfezione.

Sta buttando il sale nell'acqua.


-Hai un bel culetto, ma se non sai preparare la pasta per me vali meno di zero.-

Si ferma. Guarda l'acqua come ipnotizzato.

Poi gira la testa verso di me. La bocca spalancata.


-Cosa hai detto?-

Analizzo a mente quello che ho detto.

Oh, cazzo.

E' la prima volta che gli faccio un complimento...di questo genere.

Per non sembrare imbarazzata, come sono, continuo a pesare gli spaghetti.


-Era un modo di dire. Non lo intendevo veramente.-

Cerco di tenere la voce ferma.

-"Ti assicuro che non faccio questi pensieri".-, mi imita.


-Chiudi il becco!-, gli lancio addosso del basilico.

-Qua dovrei avere io paura di te, non viceversa, miss "camera off-limits"-


-Insomma, ti ho detto che scherzavo.-, dico con la voce più bassa.

Fa qualcosa che non mi sarei mai aspettata.


Si avvicina a me, mi prende di lato con un braccio, in vita.

Mi schiocca un bacio sulla guancia destra.

Insiste diversi secondi, con le labbra su di me.

Io immobile.

Mi sussurra all'orecchio.


-Grazie.-


Mi lascia e torna a controllare l'acqua che sta bollendo.

Io rimango lì. Sento ancora il suo calore.

Spesso mi lancia occhiatine, sento che vuole fare qualcosa, ma che si trattiene.

Sento che vorrebbe farlo. Vorrebbe prendermi e baciarmi e...tutto il resto.


5. Intavola conversazioni sul privato per approfondire l'amicizia. Non essere troppo invadente.


-Silver...com'era il nostro rapporto intimo?-

Lui ride, un po' cerca di nasconderlo, ma si vede.


-Vuoi continuare il discorso, eh? Come vuoi tu.-

Si prepara per un lungo racconto.


-La nostra prima volta? La mia prima sera a casa tua.

La nostra ultima volta? Il mese prima che tu ti ammalassi.

Le ricordo tutte e due come fossero ieri.

Eravamo una bella coppia, molto affiatata. Sembravamo due liceali che avevano appena scoperto il sesso.
Facevo sempre io la prima mossa. Spesso tu non te la sentivi, allora per evitare un giro di scuse inutili avevamo inventato un nostro codice: io ti chiedevo "peperone?", se tu rispondevi "rosso" non si poteva, "verde" era libertà di circolazione.
Eravamo veramente due pazzi. Facevamo di tutto: una volta mi ruppi il pollice...e ho detto tutto.-, rise.


-E non abbiamo mai voluto dei figli?-, tanto per continuare il discorso.

Sembra rattristarsi.

-Si, ne volevamo eccome. Ma...la natura non era dalla nostra parte.-


-Cioé?-

-Sei andata in menopausa a 41 anni.-

-Caspita, così presto?-, non credevo si potesse.


-E poi...tu avevi già i tuoi figli, altri bambini ti sarebbero sembrati un tradimento.-


-Capisco, sarebbe un ragionamento da me.-

-Ma io amo i bambini. Mi piacerebbe tanto se ne avessim...ehm, avessi qualcuno, più avanti.-


Continuo a tagliare i pomodori.

-Dovresti trovare una brava mamma.-, sorrido.

-Oh, ma io l'ho trovata. Devo solo conquistarla. Ma ora che so fare la pasta sarà un gioco da ragazzi!-


E' molto deciso.


Sto iniziando a cedere.

Eccomi tornata! Lo so, due capitoli nello stesso giorno (WUT?) ma sto lavorando ad un progetto che mi prende molto tempo, quindi ho pensato di pubblicare due capitoli per non lasciarvi soli. 

Chiedo immediatamente scusa per le parolacce, nel caso qualcuno di sensibile si fosse offeso o simili. Purtroppo (ahime!) le parolacce fanno parte del mio linguaggio quotidiano e questo si ripercuote sul mio modo di scrivere: non riesco ad immaginare qualcuno urlare "Perdindirindina!" quando fa qualcosa di sbagliato, dunque neanche i miei personaggi (nell'altro capitolo mi sono trattenuta con un "porca miseria", ma è stato molto difficile xD). 

Chiedo scusa per la scena dei tamponi e anche per gli accenni di sesso, per questo (e anche per altro) ho messo il rating giallo. 

Ditemi se forse l'arancione è più appropiato. E vi chiedo di segnalare senza problemi gli errori, per rendere più scorrevole la lettura a quelli che passeranno di qui dopo di voi.

Vediamo qui la quotidianità, delle chiacchiere tra coinquilini che si alternano in bagno e che cucinano, ma anche il confidarsi storie e desideri.

La storia si sta facendo sempre più interessante. Ci vediamo per un prossimo capitolo!

Vi adoro.

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