Ci
sediamo sul divano e gli preparo una tazza di the.
Io
amo il the, soprattutto quello nero.
-Che
tipo ti piace?-, gli chiedo, aprendo il lavello.
-Prenderò
quello nero, così puoi mettere su un solo bollitore.-
Porca
miseria.
Nel
sentirmi dire quelle cose mi scotto un dito.
Lui gira il
regolatore del lavello e mi prende la mano.
-Mettilo
sotto l'acqua fredda. Sei la solita pasticciona.-
Sento
la sua presa ferrea e il suo corpo schiacciato contro il mio.
E'
caldo e non mi dà fastidio.
Il
bruciore passa e ci sediamo aspettando che il the sia pronto.
-Allora...da
dove vuoi cominciare a parlare?-
-Ehm,
da come ci siamo conosciuti?-, sembrava aver già pronto il
racconto.
-Vuoi
dire al bar?-
Lui
ride.
-No,
dal nostro vero incontro.-
Sono
confusa. -Vero?-
Annuisce.
-Ci
siamo conosciuti quando tu avevi 34 anni...-
-Aspetta,
aspetta. Qua la matematica non torna.-
Sorride.
-Al termine del racconto tornerà.-
Cambia
idea.
-Facciamo
così: ti racconterò la tua vita.-
Rimango
sbigottita, ma lo lascio iniziare a raccontare:
-Allora...adesso
hai 17 anni, ma devi sapere che, dopo la laurea, a 22 anni, ti sposerai
e avrai due figli, un maschio e una
femmina, Ben e Aya. Avrai una vita felice, con un marito che ti ama e
dei figli di cui vai orgogliosa. Purtroppo non troverai lavoro,
ma la tua famiglia sarà uno scoglio a cui
appoggiarti e che
ti basterà. Tuttavia, quando avrai 32 anni, una tragedia
colpirà i
tuoi cari e perderai tutti e tre. Rimarrai sola. Poi avrai il lavoro,
la carriera, che avrà la meglio sui
tuoi sentimenti. Comincerai a reprimere tutto, come hai
sempre fatto.
E,
modestamente, è qui che sono intervenuto io.-
Adotta da questo
momento un tempo passato per la sua narrazione, come se avesse
già vissuto tutto.
Quando avevi 34 anni, io ne avevo 36. Ci siamo conosciuti parlando su
una
panchina. Io ti ho raccontato di mio padre, che picchiava mia madre, e
tu mi hai parlato dei tuoi cari estinti, soprattutto dei tuoi genitori.
Mi
hai immediatamente trasmesso tenerezza, così tanta dolcezza
era
nascosta nel buco nero della tua vita: risucchiavi tutto e
lasciavi che scomparisse. Siamo diventati amici e un giorno ti dissi
che il mio obiettivo sarebbe stato quello di illuminare la tua vita,
in un modo o nell'altro.
Così
passavamo sempre più tempo insieme, andavamo soprattutto al
luna
park e a camminare. Una sera ti portai al mare e lì ci siamo
dati il
primo bacio: baci veramente bene. Tu non volevi che diventassi il tuo
fidanzato, eri molto combattuta, avevi paura che ti lasciassi.
Beh,
ti dimostrai di non avere paura quando decisi di venire a vivere da
te. Siamo andati a vivere dove abiti tu ora, per questo lo sapevo.
Avevi 44 anni. Diciamo che ti ho "fatto la corte" per dieci anni.
Poi,
purtroppo...hai iniziato ad ammalarti.
Avevi
48 anni.
Hai
contratto una malattia per cui non c'è cura. Ricordo di
averti detto,
all'ospedale: 'Sei la solita! Tra tutte le malattie esistenti,
tu hai preso proprio quella senza rimedio.'
Eri
costretta a letto e io non potevo essere sempre lì con
te, dovevo
lavorare, almeno per pagare le cure mediche.
Beh, non ho dovuto
lavorare a lungo.
Te
ne sei andata quando avevi 50 anni. Io ne avevo 52 e sentivo tutto il
mondo crollarmi addosso.
Mi hai parlato dei
tuoi gatti, del tuo amore per
l'arte, mi hai fatto leggere di posti che avremmo visto insieme dopo
la tua guarigione.-
Ha
le lacrime agli occhi e anche io. Fa una pausa per riprendere fiato.
-Amy...tu
mi hai detto una cosa molto importante. Mi hai detto che...ci siamo
conosciuti troppo tardi. Hai detto che la tua vita sarebbe stata
migliore se mi avessi conosciuto a 17 anni. Hai espresso un
desiderio: vivere per sempre con la tua anima gemella. Io volevo
renderlo realtà. Sono riuscito a tornare a quando eri
giovane con una macchina del tempo. Te lo
dico chiaro e tondo: so che adesso non provi niente per me, ma voglio
farti innamorare di
me. L'hai già fatto una volta, cosa ti impedirebbe di farlo
di
nuovo?-
Tutto
questo non ha senso.
Mi
tiene la mano e sento il calore che emette a causa del suo essere
così passionale.
Forse
è un pazzo, forse vuole solo truffarmi.
Qualcosa
mi dice che crede a tutto quello che mi dice, ma il fatto che ci
creda non rende il suo racconto reale.
-Ti
rendi conto di quello che mi stai dicendo?-
-Sì...ma
è la pura verità. Anche se forse posso sembrare
presuntuoso.-
Oh,
lo sembra eccome. Vuole per forza piombare nella mia vita e farmi
innamorare di lui.
-Io
non so come sentirmi...-, sono confusa.
-Amy...-,
si avvicina a me sul divano. Che intenzione ha?
-Io
voglio solo che tu sia felice. Non mi interessa quanto tempo ci
vorrà,
quanto
impegno
e
quanto mi farà male...
...tu
sei la persona che mi ha salvato. Voglio ripagarti.-
Ha
la voce più dolce che abbia mai sentito.
-Parlami
anche di mio marito. Come si chiamava?-, è una domanda
legittima.
Spero solo di non essere troppo scortese.
-Lui...ehm...lo
conosci già e...anche io. Non posso dirti molto, io..-
-Ti
senti minacciato, signor "catturo-cuori"?-, colgo nel segno. Ha un
sussulto.
-Non
mi sento minacciato. Ok, ti dirò tutto, ma ho paura che
possa
rovinare il futuro. Tu...sposerai Sonic.-
Faccio
un salto sul divano. Per poco non cado, sono scioccata.
-Cosa?!
Ma...lo conosco appena. Ne sei sicuro?-
-Sì.
Vi innamorerete e lui ti chiederà di sposarlo, sotto una
palma, durante
una vacanza con l'università. Vi sposerete dopo la laurea.-
-Non.
Ci. Credo.-, non ho molte parole, quindi restiamo in silenzio per
qualche minuto.
Il the
è pronto e lo servo a tavola.
Ci sediamo sulle sedie, l'uno di fronte all'altra.
-E
cos'altro puoi dirmi? Su noi due, intendo.-, indico prima lui e poi me.
-Cosa
vorresti sapere?-, sembra disponibile e pronto a tutto. Ma non a
questa.
-Cosa
mi ha fatto innamorare di te?-, cerco di testare la sua prontezza.
Resta
in silenzio, con aria pensierosa.
Dopo
qualche secondo, mi risponde così:
-Non
lo so.-
Sono
delusa.
-Come
non lo so?! Avrai qualcosa che mi ha fatto attaccare a te.-
-Credo
il mio esserti dedito anima e corpo. Non hai mai avuto nessuno che ti
trattasse come me. Sono parole tue.-
- Capisco..-
-Invece
c'è qualcosa che ti ha colpito di me?-, ora sembra
ammiccante.
-I-in
che...senso?
-Oh,
andiamo. Sono un bel ragazzo, soprattutto ora che ho 19 anni.
Avrò
qualcosa che ti attira. Quando mi hai visto per la prima volta
sembrava che volessi mangiare me, altro che il cornetto.-
Arrossisco,
adesso è un po' arrogante.
-Ti
assicuro che io non faccio questi pensieri.-
-Hai
17 anni. Come fai a vedere un bel ragazzo e a non pensare questo di
lui?-
-Non
lo so...semplicemente non ho pensato questo.-
-E
allora cosa?-, continua a fare pressione.
-...mi
imbarazza un po'...-, mi copro le guance rosse con le mani.
-Coraggio.
Non ti giudico.-
-Ho
pensato che hai degli occhi bellissimi.-
Sembra
disorientato. Continuo:
-Quell'ambra
sembra molto lucente, mi ricorda gli occhi delle aquile. Sei
maestoso.-
Lui
sorride e io non posso fare a meno di guardare quegli occhi. Ho
bramato tutta la sera di fissarli come sto facendo ora.
Sono
veramente belli.
-Anche
io amo i tuoi occhi. Sono una delle mie parti preferite di te.-
-E
le altre?-
-...credo
di non poterle dire ad una 17enne.-, ride.
In pochi sorsi,
finiamo il the e decido di congedarlo.
-Benissimo,
ora che questa conversazione ha toccato livelli così infimi,
possiamo concludere la serata.
E' stato un piacere parlare con te,
veramente illuminante. Adesso vorrei andare a dormire.-
-In
realtà, avrei un favore da chiederti.-, è ancora
seduto sulla sedia.
Credo
voglia restare.
-Ti
serve un posto per dormire?-
-Esattamente.
Fino a ieri, dormivo sotto un ponte qua vicino.-
4.
Accogli un ragazzo in casa tua. Coinquilini = per forza amici.
-Allora sul divano
andrà bene. Ti prendo una coperta. Puoi usare il bagno, ma
la camera da letto è off-limits, chiaro?-
Mi
allontano verso il bagno, ma sento che sussurra qualcosa:
-Certo,
piccola. Buonanotte.-
Eccoci
con un nuovo capitolo, quello che pone la svolta della storia.
So che
sicuramente avrete tantissime domande da fare tipo "ma chi me lo fa
fare a continuare a leggere?" e io vi rispondo...non lo so, forse siete
pazzi quanto l'autrice :)
Ci
vediamo al prossimo capitolo.
Vi
adoro.
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