Io odio l'amore

di weirdo_soul
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** 1. La telefonata ***
Capitolo 3: *** 2. Greta ***
Capitolo 4: *** 3. Domani ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Allora, partiamo da un paio di premesse.

Punto uno: questo è una specie di racconto/diario che mia madre mi ha costretta a pubblicare dopo aver trovato un ammasso informe di fogliacci e quaderni tra i miei cassetti. In realtà stava cercando, come sempre, qualcosa di losco, compromettente o di pericoloso tipo preservativi o sigarette. Quello che non sa è che l'erba la tiene Greta e ovviamente questa frase -come molte altre che troverete leggendo- è stata scritta in seguito solo per provocarla (o forse no; in ogni caso non le direi mai dove è o dove sarebbe se io ce l'avessi).

Punto due: il 90% di voi, dopo aver letto il titolo, avrà pensato che io sia una banalissima ragazza (o ragazzo: dal titolo non si capisce) cinica. Sono sicuramente una banalissima ragazza (visto? Sapete già qualcosa di me! Secondo mia madre siamo già migliori amici e se siete possessori di pene, ovvero maschi, abbiamo addirittura tre figli e cinque gatti), ma non cinica. Il mio è più simile a un sottile sarcasmo e menefreghismo, più che al cinismo. Più correttamente non provo interesse per i sentimenti. Non che io non li provi, sia chiaro, solo che non perdo tempo a rimuginarci sopra o ad analizzarli. Così sono e così devono essere. Mia madre questo concetto lo aborre con ogni fibra del suo corpo, tanto che ha cercato di spedirmi più volte da uno psicocoso, senza successo ovviamente. Considerate che ogni benedettissima cena (il cibo per me è santo, sappiatelo) mi chiede cos'ho fatto a scuola, se sto bene, se con i compagni mi trovo bene e blablabla. Okay, lo ammetto, sono cose che chiedono tutte le madri, ma quanto cavolo sono fastiodiose tutte queste domande? Fosse per me vivrei già da sola, ma prima devo finire il liceo e passare l'esame di maturità (ovviamente 62 è il voto massimo a cui posso ambire).

Vabbe', direi che mi sono dilungata fin troppo in queste premesse, vi lascio al resto del mio disagio e della mia vita piuttosto noiosa esistenza. Ciao belli!

 

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Capitolo 2
*** 1. La telefonata ***


E' Aprile, sono le sette di mattina e piove. A dire il vero "piove" è un eufemismo, questo è proprio uno di quei temporali "belli" carichi come se stesse per venir giù il mondo intero e a me non sembra affatto giusto. Ad Aprile ci si dovrebbe vestire con una maglietta leggera e massimo massimo una sciarpina se tira vento, non con la felpa e un impermiabile (e l'ombrello che ho ovviamente lasciato a casa). Fortuna che la pensilina della fermata mi ripara, se così si può dire dal momento che il vento mi spinge l'acqua letteralmente in faccia.
Tirando le somme quindi l'unica consolazione è la musica, che mi distrae dalle voci schiamazzanti di qualche ragazzina quattordicenne in preda a qualche scompenso ormonale e incurante del fatto che tutti gli altri passeggeri di quest'autobus (che non manca neanche una buca) siano ancora nella fase più profonda del sonno. Che poi quindi dire che la musica mi distrae non è proprio corretto, visto che ho troppo sonno per concentrarmi su qualsiasi cosa.
"E a scuola come fai allora?" vi starete chiedendo (o forse no, mica so cosa vi passa per la testa). Come dice mia madre: ci vado "solo per scaldare la sedia".

"Ma come fai a prendere bei voti?" Semplice: io non prendo bei voti. E sì, ovviamente mia madre mi stressa, o meglio, mi stressava, ormai si è rassegnata. E comunque non ho dei così pessimi voti, ho la media del 5/6 a tutte le materie più o meno, tranne in educazione fisica (dove ho 9) perché il professore è abbastanza (leggasi "tanto") porco e mio malgrado (almeno in questo caso) ho un bell'aspetto.
Poi è anche vero che frequento il più facile dei licei, scienze umane. Okay, voi di scienze umane non ne abbiate a male, ma seriamente, non è nulla rispetto a classico, scientifico o quelle robe là. Mi ha costretto mia madre a iscrivermi a un liceo e io ho scelto il più semplice. Fosse stato per me non avrei fatto niente, forse un tecnico con poca matematica e senza materie troppo strane.
Fatto sta che adesso devo impegnarmi (o quantomeno fingere) perchè tra pochi mesi ho la maturità. E infatti anche oggi a scuola i professori non fanno altro che nominare i termini "tesina", "orale" e via dicendo.

A un certo punto la Quagliarelli, quella di Italiano a cui sto antipatica (giusto per non usare un'espressione più colorita), mi guarda e fa: << Nicoletti, l'hai scritta la tesina? >> Alzo le spalle. Ma ti pare che scrivo la tesina io? Io, menefreghista e completamente indifferente alla scuola? Su una cosa tuttavia ha ragione: prima o poi 'sta maledetta tesina la dovrò fare (in ogni caso meglio tardi che mai, no?). E' l'unica cosa che mi può far arrivare al 60 e, per quanto non mi sia mai importato nulla della bocciatura, questa volta conta perché ho solo voglia di andarmene da qualche parte con Greta, la mia compagna di banco che mi sta guardando ridendo, tipo ad Amsterdam o a Berlino. Ecco, lei va abbastanza bene a scuola, potrebbe scrivermela lei. Però aspetto l'intervallo per chiederglielo.

<< Gre' >> le dico dopo aver ingerito il primo boccone del panino fatto da mia madre e schiacciato dai miei libri << Mi scrivi qualche cazzata per la tesina? >>

Lei accenna un sorriso, come se già si aspettasse quella domanda. In effetti la capisco, le ho sempre chiesto di scrivermi ricerche o compiti vari, però lei da parte sua ha sempre accettato. << No, Lu'. >>

Sbuffo << Ma che palle! Dai Greta sono nella merda. >>

<< Quindi lo ammetti, eh? >> In risposta alzo gli occhi al cielo e lei continua << Lucre, 'sta volta non posso proprio aiutarti, davvero. E sai anche tu perché. >>

Riprendo a mangiare il mio panino-sottiletta guardandola male e, probabilmente sentendosi in colpa per aver lasciato la sua migliore amica (che sarei io) abbandonata a se stessa e alle sue risorse (nel mio caso pari a 0, se tralasciamo Wikipedia), mi suggerisce: << La soluzione migliore è andare in biblioteca. >> Dopo che sgrano gli occhi e inizio a ridere, si affretta a spiegarsi: << Internet toglitelo dalla testa in questo caso, per cui ti rimangono i libri e se vuoi fare un buon lavoro devi andare in biblioteca, anche solo per prendere ispirazione sull'argomento. >>

Finisco di mangiare (il cibo prima di tutto) e alzo un sopracciglio: << Gre', hai fumato senza di me? >> Lei sbuffa e mi volta le spalle, segno che è seria e con me lo è un po' troppo spesso per i miei gusti (un po' troppo poco per quelli di mia madre).

La conversazione finisce lì ed io ovviamente non prendo in considerazione il suo suggerimento, tanto non la ascolto mai. Copierò qualche tesina già fatta su internet e pace. Tanto i prof non mi vogliono più vedere e l'hanno ripetuto varie volte (o almeno credo, non li sto a sentire molto spesso).

Il pensiero della tesina non mi sfiora fino a quando, tornata a casa, mia madre mi aspetta sulla porta con una faccia impassibile che non lascia presagire nulla di buono (ma che comunque riuscirei a smontare con una frase).

<< Mi ha chiamata la professoressa Quagliarelli. >> mi guarda, come se aspettasse delle spiegazioni. Butto lo zaino in terra e sorpassandola vado a sedermi al tavolo in cucina. << Allora? >> continua cercando di estorcermi qualche parola mentre io mangio la mia solita insalata del lunedì, ovvero di quando mia madre si ricorda la domenica sera di non aver fatto la spesa e l'insalata è l'unica cosa presente in casa.

<< Allora farò la tesina, okay? >> le rispondo scocciata, continuando a brucare le mie foglie di rucola e lei resta a squadrarmi dallo stipite della porta.
<< Questo è poco, ma sicuro. Il punto è un altro: la fai adesso. >>
<< Adesso devo studiare per domani. >>
Lei alza un sopracciglio e sbuffa; poi, illuminata dalla luce divina che le suggerisce una risposta efficace, dice: << Come se tu studiassi! >>
Okay, si è guadagnata un punto, ma ciò non significa che gliela dia vinta, almeno non subito. Forse forse se arriva a 10 punti e ciò richiederà molto tempo.
<< Ci penserò su >> replico alzandomi da tavola per rinchiudermi in camera.
Lei sospira, sapendo già che se mai ci penserò, sarà tra un bel po'. << Non deludermi. >>
<< Come se non l'avessi già fatto! >> Occhio per occhio, dente per dente.

Mi risponde, ma ormai non la sto più ascoltando, la porta di camera mia è già chiusa e io mi sono già buttata sul letto immersa nei miei pensieri e nei vestiti che non rimetto mai a posto.

Passo tutto il pomeriggio così, a farmi compagnia con la musica e la telefonata delle 19:30 di Greta che torna da atletica.

<< Oi Gre' >> Lei ridacchia, lo fa sempre quando le rispondo al telefono, non so perché.
Parliamo del più e del meno (in particolare mi racconta dei suoi fantasmagorici allenamenti di cui non mi importa niente), fino a quando mi chiede: << Che argomento porti allora? >>
Visto che non rispondo, si affretta a specificare: << Per la tesina. >> Sbuffo e riattacco.

Senza neanche il tempo di spedirla per la retta via del vaffanculo, mia madre mi chiama (urla) dalla cucina per la cena.

Polpettone riscaldato di mia nonna e conversazione incentrata sulla giornata di mio fratello Diego, cosa che adoro per due motivi: a) non si parla di me o della mia tesina e soprattutto b) Diego è uguale a me, non parla con mamma e papà e cercare di cavargli fuori qualche parola è un'impresa. C'è appena un anno di differenza tra noi, ma non lo sentiamo neanche: stessa compagnia di amici e quasi stessi insegnanti rompicoglioni, per questo andiamo molto d'accordo.
Oggi sta parlando di sua spontanea volontà, non so che cavolo gli sia preso, ma mi dà quasi fastidio.

Il motivo me lo suggerisce lui una volta finito di mangiare, quando ognuno torna in camera propria e appena prima di girare mi dice: << Comunque Lu', la tesina falla, che quelli da te non si aspettano niente... Okay? >>
Alzo gli occhi al cielo e mi volto per andare in camera. Mi verrebbe da mandare a quel paese pure lui, mentre con la coda dell'occhio lo vedo abbassare lo sguardo per poi entrare in camera a testa bassa.

Imposto la sveglia e mi ributto sul letto, esattamente come prima.
Non so in che modo, ma farò la tesina.

Proprio perché non si aspettano niente.

 

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Capitolo 3
*** 2. Greta ***


E avete presente quando ho detto "non so come"? Ecco, non so davvero come. Vorrei che ci fosse un manuale "Come fare la tesina per l'esame di stato"... No vabbe', tanto non lo leggerei e i professori avrebbero un motivo in più per criticare la mia tesina.
Sono così ambiziosa che ho pensato anche di non copiarla da Internet e di non chiedere aiuto a nessuno, a maggior ragione visto che non si aspettano niente. In realtà non è propriamente così, che si aspettino qualcosa o meno non me ne importa molto, se faccio 'sta tesina è solo per passare l'esame e fare ciò che mi pare. Dopo 19 anni di prigionia mi sembra anche giusto. Ammetto che il mio fine contrasta con il mezzo: se voglio solo prendermi il 60, perché non copiarla? Non ne ho idea in realtà, forse per quello che mi ha detto Diego l'altra sera, forse perché nessuna tesina già fatta potrà mai essere figa come una scritta da me, modestamente... Oh sentite, non lo so punto e basta!

Ad ogni modo, oggi a scuola, nonostante sia già passata una settimana dalla telefonata, la Quagliarelli non mi ha ancora detto niente e sono già due ore che spiega a dirotto. L'unica attenzione che mi ha riservato oggi è stata una mezza occhiataccia quando sono tornata in classe tardi dopo l'intervallo (avevo ancora fame dopo il primo panino e ho preso una merendina alle macchinette). Magari vuole fermarmi un attimo prima di uscire: in ogni caso meglio tenersi pronti, anche se lo faccio già di mio (e mia madre non lo sopporta, anche perché Diego sta incominciando a mettere in pratica i miei insegnamenti).

Comunque la Quagliarelli, che alla fine dell'ora non mi ha minimamente considerata e se ne è andata dritta (oddio, proprio dritta no, visto che ha un po' di scoliosi) a casa, non è l'unica strana oggi: Greta è estremamente seria e silenziosa. Non le succede spesso, anzi quasi mai. L'ultima volta che si è comportata così è stato due anni fa, se non ricordo male, quando è morto Mox, il suo pastore tedesco.

Mentre preparo lo zaino in fretta, Greta finalmente mi rivolge la parola:
<< Vieni da me oggi? >> Io annuisco. << Be'? Non avverti tua mamma? >> continua sorridendo, consapevole di aver detto un'assurdità.
<< Come prego? >> le scoppio a ridere in faccia.

<< Scherzo, l'ho già fatto io! >> Vero o no, non me ne preoccupo, tanto Diego è sveglio e può benissimo avvertirla lui, che, a differenza di mia madre, è capace di intuire perché non sono a casa. E se anche non fosse stata avvertita, ho diciannove anni e posso fare come mi pare.

Tuttavia quest'invito dell'ultimo minuto non mette fine alla totale assenza di Greta. Sull'autobus, quando mancano solo tre fermate prima di scendere e non c'è più nessuno, inizio a cantare, stonata come sempre, le canzoni che stiamo ascoltando nelle cuffie (le sue ovviamente: ho distrutto le mie proprio ieri dopo averle comprate solo tre settimane fa). Che poi "stiamo" è una parola grossa... Chissà se lei ascolta davvero: fissa un punto nel vuoto e non ride neanche quando mi metto a fare l'air guitar sputtanandomi (non che me ne freghi qualcosa ovviamente, ma giusto per rendere l'idea) con l'unica persona oltre a noi presente su questo bus, una vecchietta che sta molto probabilmente andando nei posti in cui vanno le vecchiette, quindi a messa, a fare la spesa, al cimitero, all'ospedale o a prendere i nipotini a scuola.

Decido di lasciar perdere, magari è solo stanca e non vede l'ora di buttarsi sul divano con una busta di popcorn e vedere American Horror Story.

Quando arriviamo a casa sua però, ogni mia teoria viene spazzata via come niente: sua mamma non sembra accorgersi della stranezza di Greta a pranzo, ma le sorride rassicurante come se... Come se sapesse. Questi venti minuti di pranzo diventano un'indagine per me, finché prima di mangiare le fragole con la panna decido di arrendermi.

Qualsiasi cosa la turbi, non è così importante e se fosse qualcosa di grave, me l'avrebbe già detto.

Alla fine si dirige in camera con lo zaino in spalla (come se volesse fare i compiti, povera illusa) ed io la seguo.

Prima di sedersi in terra di fronte a me chiude la porta prendendo un respiro profondo, mentre il suo sguardo si abbassa: penso che forse si sia finalmente decisa a parlarmi, invece si siede accanto a me e tira fuori il libro di filosofia. Che lei tenga ai suoi voti non mi è nuovo, ma se vuole studiare sa che invitarmi a casa sua non è la strategia migliore.

Prende due matite, me ne porge una e finalmente si decide a parlare: << Facciamo queste due pagine per domani e poi siamo libere >>. Senza aspettare le mie lamentele, si china sul libro iniziando a leggere e a sottolineare. Io la guardo qualche secondo, poi la imito, incurante del suo comportamento fuori dal comune.

Dopo un po', non so bene quanto, Freud inizia quasi ad interessarmi e sull'ultimo paragrafo alzo lo sguardo e mi accorgo che Greta, che ha finito prima di me; mi sta guardando. Finisco in fretta e chiudo il libro.

<< Dimmi dai. >> le sorrido.

<< Nulla... Stavo solo pensando a Nietzsche. >>
<< Non mi avevi mai parlato dei tuoi problemi di necrofilia! >> le rispondo ridacchiando e lei accenna un sorriso.

<< Dai scema, pensavo solo che mi manca la sua filosofia. Freud non mi piace... >>
<< A me di Nietzsche piaceva solo quella cosa del superuomo >>
Le si illumina lo sguardo. << Oh davvero? >> Io annuisco e lei mi butta sulle ginocchia il libro di italiano dopo averlo aperto su d'Annunzio.
Ora sta diventando letteralmente preoccupante. << Gre'? >>

<< Che c'è? Non vedi? E' tutto collegato, è perfetto. >>
Le cose non si mettono bene. Anche il suo sguardo è vago adesso. << Perfetto per cosa? >> la guardo confusa.

Esita un istante, abbastanza per farmi capire tutto. << Boh... così, in generale. >>

<< Greta non voglio il tuo aiuto. >> sospiro.

<< Non ti sto aiutando, hai fatto tutto tu. >> sorride speranzosa.
Mi alzo innervosita: << Te l'ha detto la Quagliarelli, vero? E' stata lei? Cristo santo, Greta! Perché non mi hai detto niente? >>
<< Perché ha ragione Lu', sei in ritardo e in alto mare. >>
Dopo qualche secondo di pausa, passandomi le mani tra i capelli le rispondo: << Avevi detto che non mi avresti aiutata la volta scorsa. >>
<< Ho detto che non l'avrei fatta io, non che non ti avrei aiutata. Non sai neanche da dove cominciare, hai bisogno di me. >>

Mentre mi guarda mi passa per la testa un pensiero nuovo, mai fatto prima: << Tu non credi in me. E' così, vero? >>
Esita di nuovo, e questo mi basta a prendere in fretta tutta la mia roba e ad uscire da camera sua. Mi segue dicendomi qualcosa, ma non la ascolto ed esco di casa.

Come con mia mamma, un'altra persona che non crede in me e che non ascolto. Poco male: vorrà dire che sarò io a credere in me.

Il tragitto fino a casa mia lo faccio tutto a piedi, così magari oltre alle calorie smaltisco anche un po' di rabbia. Si dice tanto amica mia e poi fa le cose alle mie spalle. Non che me ne importi, ovviamente, sono solo sconcertata. L'unica cosa di cui mi importa adesso è che farò la tesina su qualsiasi cosa, eccetto il superuomo.

Non ho bisogno del suo aiuto, né di quello di un supercoso. Non ho bisogno di nessuno.

 

vahn25's zip

Ehilà! Penso di esserci ammuffita su questo capitolo, mi dispiace. Purtroppo anche io, come Lucrezia, sono alle prese con l'esame di maturità. A questo proposito tengo a sottolineare che la storia NON è autobiografica (non tutto ciò che è scritto in prima persona è autobiografico), nonostante ci siano degli aspetti della mia vita personale ovviamente.

Comunque, veniamo a noi. Che ne pensate della storia e più in particolare del capitolo? Siete #teamGreta o #teamLucrezia? Fatemelo sapere in un commento o con un tweet a louvstruck. In più se avete qualche frase che vi è piaciuta particolarmente scrivetelo in un commento (o sempre su twitter insomma) e se raggiungiamo un tot di commenti, potrei riservarvi qualche sorpresina.

Alla prossima,
vostra vahn25

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Capitolo 4
*** 3. Domani ***


Avete presente la tipica frase fatta "Più siamo, meglio stiamo"? Ecco, se non ce l'avete presente, vi assicuro che non vi perdete niente. Io per esempio non seguo questa filosofia di vita (non che io segua una qualsiasi filosofia ad ogni modo). Non tanto per un fatto di orgoglio, più per abitudine. Ho sempre fatto le cose da sola (tranne i compiti, palesemente copiati da Greta, ma quelli non contano) o non le ho fatte affatto. Non ho neanche mai fatto uno sport di squadra per dire, e non perché fossi competitiva, semplicemente perché io mi trovo meglio da sola, anche per un puro concetto di organizzazione.

E allo stesso modo mi trovo meglio senza Greta tra le scatole. La sua assenza mi ha fatto capire che da sola non mi manca niente. American Horror Story posso guardarlo sul mio computer invece che sul suo, l'air guitar in autobus posso farlo ugualmente (tanto quei vecchini mi credono pazza ugualmente) e soprattutto la musica si sente meglio non dovendo dividere le cuffie.
Mi ha chiamata un sacco di volte in questa settimana, ha cercato di parlarmi a scuola e mi ha riempito di messaggi. Neanche fosse la mia ragazza nel pieno della fase ormonale, santo cielo.

Se vi interessa (ovvio che vi interessa, altrimenti andatevene) (no dai scherzo, restate, io vi voglio bene) (okay no, ma restate lo stesso), non le ho mai risposto e l'ho evitata il più possibile (tranne quando la Quagliarelli mi ha chiesto di leggere un testo ad alta voce ed io non avevo il libro, per cui abbiamo quasi interagito).

Ora penserete che io sia una stronza e va bene, ve lo concedo, ma solo perché non mi conoscete bene. In realtà non ho la minima idea di cosa dirle e non mi interessa sentirla in questo momento, niente di più.

Quindi sì, tutta 'sta pacchia per riferirvi soltanto che non la sto considerando. E che non è nel mio interesse farlo. Chi fa da sé fa per tre.

Di questa cosa non se n'è accorto nessuno. Ad eccezione della mia classe. E dei professori. Soprattutto della Quagliarelli. E dei nostri amici in comune. E di Diego, che oltre ad essere mio fratello è un nostro amico in comune. E di più o meno tutti. Però mia mamma non l'ha notato. Okay che è tanto se ha notato che ho tinto i capelli di blu nel 2014 per una settimana più o meno, ma pensavo che mi assillasse con le sue tremiladuecento domande.

Solo ieri sera ha dato segnali di preoccupazione o quantomeno sembra abbia notato che sono una donna libera da Greta.

A cena (e altrimenti quando? è l'unico orario in cui sembra essere presente) mi ha chiesto: << Ma Greta non viene più a rimetterti in riga per l'esame? >>

Ho riso. Chi è che usa ancora l'espressione "rimettere in riga"? Dai, è come usare la cabina telefonica a gettoni quando è appena uscito l'ultimo modello di iPhone.

<< Uno, non parlare come la nonna della Quagliarelli. Due, la vita di Greta non riguarda né me, né te. >> le dico trangugiando il roast-beef della rosticceria.

Sgrana gli occhi stupita e poi cerca con lo sguardo l'aiuto di Diego che, Dio (che non esiste, almeno nella mia opinione) lo ringrazi, ha nuovamente deciso di risponderle: << Lasciala stare e basta, sono affari loro. Se è successo qualcosa, buon per te che tanto lo sappiamo che non sopporti quando mette la musica a palla. Se non è successo niente, buon per te perché almeno sai che Lu ha ancora qualcuno da cui copiare. >>

Mi sorride, in cerca di approvazione. Io continuo a mangiare sorridendo.

Sto forse crescendo un piccolo mostro? No, è un fottuto genio. Ma modestia a parte, dubito che superi la maestra.

Mia madre tira un sospiro profondo, cercando di ricomporsi e di non mandarci entrambi a quel paese (dove in realtà ci ha mandati un bel po' di volte) perché sa che una volta perso il controllo, vinceremmo a mani basse. Vuole mantenere un minimo di dignità, povera illusa.

<< Ascolta Lucrezia, domani non tornare a casa se non hai iniziato la tesina. Tra l'altro papà torna da Milano e cena con noi.>>

Qui apriamo una piccola parentesi. Bene, vi ho detto che non sono una che dà molta importanza a sentimenti, amore o cazzate varie. Non mi importa di ciò che pensa la gente di me, non mi importa di cosa sentano le persone per me, odio o affetto è indifferente. Me ne frego del 95% delle cose che mi circondano, come Greta che mi ha mentito e ora cerca vanamente di farsi perdonare (il fatto che non esterni le mie emozioni e che cerchi sempre di apparire forte e insensibile non significa che io non le provi, per cui sì, ammetto di essere incazzata con Greta). Ma poi c'è quel 5% che mi rende fragile, vulnerabile. Forse per quel 5% sarei anche capace di piangere. No okay, questa è una gran cazzata, ma se mia madre trovasse queste pagine sarebbe troppo divertente pensare che ci crederebbe davvero a una tale stronzata. Comunque, tornando a noi, per me quel 5% è papà.

Papà non è mai a casa e se da una parte è bene, perché è via per lavoro, dall'altra vorrei che fosse qui più spesso. Anche per il semplice fatto che io e Diego la mamma non la sopportiamo facilmente da soli.

E quindi quando mamma dice il suo nome mi si illumina lo sguardo e sorrido dimenticandomi (ma solo per un'infinitesima frazione di secondo)  di mangiare (mai sia che qualcuno o qualcosa venisse prima del cibo). Cerco di nasconderlo, ma tanto non serve: mamma lo sa e lo sa anche Diego.

<< Davvero torna? >> mi sporgo verso di lei entusiasta e interessata.

Lei annuisce sorridendo, consapevole che almeno sta volta mi ha in pugno. << Quindi, se non lo vuoi deludere, vedi di presentargli almeno uno schema per sta tesina. Che magari poi la Quagliarelli un 6 a quel compito anche solo per pietà te lo mette. >>

Annuisco, ma in realtà ammetto di non averla ascoltata. Non che sia una novità, anzi, ma adesso c'è una motivazione più che valida. E il motivo di tutto è lui. Papà.

Mi alzo in fretta da tavola senza neanche finire. Vedo mamma sorridere, e Diego che, sorridendole in risposta compiaciuto, alza gli occhi al cielo e mi segue su in camera.

<< Ehi. >> mi ferma.

<< Dimmi >> gli sorrido mentre cerco qualcosa che non sia nero o strappato da mettere domani a cena.

<< Ascolta >> mi si mette davanti, cercando tutta la mia attenzione << So che stai pensando di non voler deludere papà, so che a differenza di mamma lui ti vede diversamente, come una ragazza responsabile... >> si interrompe un attimo << Cosa che in realtà non ti descrive perfettamente, ma ci siamo capiti. >>

Io sospiro: per una volta non capisco dove voglia arrivare.

<< Qual è il punto, Die'? >> chiedo interrogativa.

<< La tesina non deve soddisfare lui, né le sue aspettative. E' la tua chance di dimostrare qualcosa a chi non ha capito molto di te. >> mi guarda quasi mortificato. 

Gli sorrido. << Diego, non ti preoccupare. Posso benissimo fare entrambe le cose. Due piccioni con una fava, no? >>

Lui sospira, deluso e direi quasi arreso.

<< Lu, non hai capito. Sai come è fatto papà. Sai che per lui conta solo il risultato. >> 

<< E quindi? Anche tu credi che non riesca a combinare niente di buono, anche se ho un solo pomeriggio? >>

Va bene tutto, ma sapere che neanche mio fratello pensa che io ce la posso fare non credo di reggerlo.

<< Ma no, Lu, che dici! E' solo che per lui non avrà alcun valore il lavoro di un giorno. Così come non avrà valore una tesina di 30 pagine. Lui è rigido, schematico. Gli importa solo della mia pagella, non considera che sono stato tre settimane a casa per l'operazione al ginocchio. E, so quanto lui valga per te, so quanto tu lo stimi e quanto per te sia importante il suo giudizio, ma la stessa cosa lui la fa con te. Lui aspetta il tuo voto di ammissione, e ancor di più il voto con cui ti diplomerai. >>

Quando lo dice cerca di rendere tutto più leggero, lo dice con tutto l'affetto e la protezione che un fratello maschio potrebbe avere. Ma ciò non cambia. Ha detto qualcosa di forte e a me sembra di vacillare per un istante.

Ma no, lui non ha capito papà. Lui vuole soltanto che noi diamo il meglio, riconosce in noi delle capacità. Questo mamma non lo fa, a lei importa solo che facciamo il compitino che ci è assegnato e stop.

E glielo dico, ma forse non riesco a convincerlo. Mi muovo freneticamente sistemando la stanza e cercando altri vestiti, mi trema un poco la voce e cerco di cacciare via delle lacrime che mi stanno inevitabilmente salendo agli occhi. Non ne capisco neanche il motivo, solo che papà non è come Diego lo dipinge e mi infastidisce che ne parli in questo modo.

<< Va bene Lu, ti dico solo di rifletterci. Buonanotte comunque. >>

<< Buonanotte. >> gli sorrido un po' fredda mentre lo vedo uscire dalla stanza.

Nonostante ciò che Diego mi ha detto, niente può togliermi la felicità di rivedere papà domani sera. Sarà tutto perfetto. Lui mi abbraccerà forte come fa sempre (o almeno quando non ha da fare) e mi ripeterà tutte le cose che mi dice sempre, che mi vuole bene, che crede in me e che sono la sua gioia.

Non vedrà in me tutto ciò che ci vede la Quagliarelli, non penserà che io sia una nullità. Sarà contento della persona che sono.

Mi butto sul letto e prendo in mano il telefono. Non riesco a controllare la mia gioia, supera qualsiasi cosa.

A: Gre

Domani arriva papà!! 

 

 

weirdo_soul's zip

SONO TORNATA FINALMENTE! Dopo secoli rieccomi con un nuovo capitolo. Come state? Tutto bene? Io finalmente ho finito la scuola (a differenza di Lucrezia) diplomandomi con un meraviglioso 83 e sono davvero contenta. Starei ore e ore a chiedervi che avete fatto in tutto questo tempo, ma passiamo al capitolo.
Finalmente si entra meglio nel personaggio di Lucrezia. Che ne pensate? Vi rispecchia in qualche modo? Ditemelo in un commento qui o su twitter (/louvstruck). Io sto preparando un capitolo BOMBA. Un abbraccio,
vostra weirdo_soul

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