L'Organizzazione

di SuicideCircus
(/viewuser.php?uid=322926)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 - Malphas ***
Capitolo 3: *** 2 - Sharon ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
Reila correva come una forsennata: era inseguita.
Da chi non lo sapeva neanche lei, sapeva solo che non avevano buone intenzioni.
Non aveva neanche la minima idea del perchè la inseguissero però sapeva che non l'avrebbero trovata per nessuna ragione al mondo.
Correva e correva, sembrava una ferrari.
Reila era una ragazzina di appena un metro e 65 per 55 chili, carnagione incredibilmente chiara tanto da sembrare un morto. Ciò che la faceva sembrare una ferrari erano i capelli lunghi fino al culo, rossi con le punte nere, in alto scalati e cotonati tanto quanto il fatto che fosse velocissima ed incredibilmente agile.
Aveva degli enormi occhioni verdi. Labbra carnose e, sul lato inferiore destro, un anellino. Le orecchie non erano da meno, circondate da 6-7 anellini l'una. Sulla schiena un enorme tatuaggio di un dragone, che partiva dal collo e finiva sul sedere. Amava piercing e tatuaggi e li sfoggiava fieramente ad ogni occasione, soprattutto mettendo magliettine, come quella sera, aperte sulla schiena.
Vide un vicolo alla sua destra e vi si infilò, sempre correndo, vari metri più avanti svoltò nuovamente a destra e subito dopo a sinistra, proseguì dritto per svariati metri finendo col trovarsi di fronte un muro.
-Cazzo!-
Diede un calcio ad un bidone lì vicino.
L'avrebbero presa.
-Ehi, Reila, di qua-.
Si sentì tirata per un braccio da una figura incappucciata sbucata da una porta. Non ci pensò due volte e la seguì di fretta.
Una volta entrata dalla porta si ritrovò in un'ampia stanza, i muri erano blu elettrico, sulla parete di fronte a lei risaltava fiero il dipinto di un'enorme farfalla azzurra contornata da rose rosse.
Al centro della stanza stava un tavolo circolare attorno al quale vi erano cinque sedie, tre delle quali già occupate da strani personaggi, incappucciati anch'essi.
Vide la ragazza -presumeva dalla voce- che l' aveva "salvata" prendere posto al tavolo.
-Hai intenzione di rimanere lì in piedi ancora per molto?- Disse la figura seduta su quello che sembrava un trono, evidentemente doveva essere il capo.
Non appena Reila sentì la voce sobbalzò: Era stranamente bassa e profonda, faceva rabbrividire.
Decise che chiunque fosse non era il caso di farlo arrabbiare, così si avvicinò esitante al posto rimasto vuoto e vi ci sedette.
Aveva paura ma non era nel suo stile darlo a vedere, così prese un po di coraggio e con voce sicura fece la domanda cruciale.
-Scusate ma... chi diavolo siete??-
I quattro la fissarono intensamente poi si tolsero il cappuccio facendo un lieve sorriso.
Alla sua destra stava la ragazza che l'aveva tirata dentro, altresì chiamata Miryo, la sua migliore amica: una ragazza di appena vent'anni, alta sul metro ottanta e incredibilmente magra, tanto da sembrare anoressica. Aveva dei lunghi capelli biondi rigorosamente raccolti in una coda di cavallo che le arrivava al seno. Sul polso spiccava il tatuaggio di una chiave di violino. Era una ragazza seria con un forte senso del dovere, però era anche in grado di stare allo scherzo e avrebbe fatto di tutto pur di tirare su di morale Reila.
Alla destra di Miryo stava Sunny, anche lei sua amica: Una ragazzina di 16 anni, alta un metro e 55 per 50 Kg, lunghi capelli neri che le ricadevano sulle spalle, li teneva rigorosamente sciolti, non le piaceva sentirsi "costretta", per questo stesso motivo portava anche vestiti fin troppo larghi. Sulla mano, tra l'indice e il pollice un piccolo tatuaggio di una rondine, sempre a sottolineare il suo amore per la libertà. Era la più piccola del gruppo e veniva trattata da tutti come se fosse una bimba. Nonostante tutto era molto più di intelligente e sveglia degli altri.
Alla sua destra era seduto Danny, suo amico anche lui e, anche se nessuno lo sapeva, Reila ne era totalmente cotta: Era un ragazzo di 18 anni, alto un metro e 70 per 50 Kg. Nonostante fosse sempre dietro a mangiare pareva anoressico. Sulle sue costole ci potevi suonare modello xilofono, tanto esse premevano contro la pelle, sulle braccia sporgevano in maniera inquietante vene e arterie. Sulla schiena un enorme tatuaggio di un corvo con dentro una croce egizia, che andava da una spalla all'altra. Soffriva il freddo in una maniera assurda ed era praticamente impossibile vederlo con meno di 4 maglie addosso. Timido e molto riservato, stava sempre per le sue, però molto sveglio e agile, un ragazzo incredibilmente dolce con tutti.
Infine alla sinistra di Reila stava quello che pensava fosse il capo, nonchè unico personaggio che non conosceva: Un ragazzo sui 22 anni alto un metro e 80, abbastanza muscoloso, ma non in modo esagerato. Aveva dei lunghi capelli ricci biondo miele che ricadevano disordinati poco sotto le spalle.
Reila si guardò intorno spaesata poi si rivolse ai suoi 3 amici.
-Miryo.. Sunny.. Danny.. Che diavolo sta succedendo?-
Miryo si alzò in piedi e si mise dietro a Reila, cingendole le spalle con fare rassicurante.
-Non ti preoccupare Rei, ora ti spiegheremo tutto-.
 
 
 
Salve a tutti, questa è una piccola ff che scrissi molto tempo fa, è stata abbandonata a lungo ma se piace prenderò in considerazione di continuarla!
 
A presto, Reila

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 1 - Malphas ***


Capitolo 1 - Malphas
 
 
 
Reila entrò in casa distrattamente, si richiuse la porta alle spalle sconsolata e lanciò le chiavi nel piccolo posacenere sopra al mobiletto affianco alla porta.
Sharon, la sua gattona nera di appena due anni, le si strusciò contro le gambe dandole il bentornata a casa.
-Ciao tesoro, che mi racconti?- Forse qualcuno avrebbe potuto scambiarla per pazza, ma lei adorava parlare e fare lunghi discorsi alla sua gattona. Anche se quest’ultima non capiva, era comunque liberatorio, e poi, vivendo da sola, con chi poteva sfogarsi se non con lei?
Si diresse nella sua camera e si buttò sul letto, letteralmente stravolta; la corsa l’aveva stancata tantissimo, e aveva il sospetto che se si fosse rilassata troppo sarebbe crollata, quindi si infilò le sue amate cuffiette e con la mente tornò a qualche ora prima
 
 
~
-Non ti preoccupare Rei, ora ti spiegheremo tutto-.
Si mosse irrequieta sulla sedia, quella faccenda non le piaceva proprio per niente.
-Quelle da cui stavi scappando erano creature cattive- disse Sunny, agitando le dita davanti al suo viso.
Reila inarcò le sopracciglia e la guardò con fare di sufficienza, il nervoso che iniziava a farsi strada lentamente
-Sun, d'accordo scema, ma non così tanto-.
-Ok, ok, Rei, non ti scaldare. Erano dei demoni- Lo disse tutta d'un fiato, aspettando l'esplosione dell'altra.
Non aveva mai creduto a ufo e fantasmi, per cui veniva da sé che non credesse neppure all'esistenza di creature demoniache.
Era assurdo. Totalmente assurdo.
Si alzò e senza tanti giri di parole cercò di guadagnare la porta, si sentiva presa in giro, che stronzate erano quelle?
Demoni, ma figurarsi.
Fu bloccata per un braccio da Danny che tentò di riportarla invano alla sedia.
-Senti Dan, non mi importa se siete miei amici o no. Sto scherzo non è per nulla divertente, ok? Ve la siete studiata bene eh, farmi inseguire e poi farmi credere che esistano demoni e stronzate simili, levatevi pure quelle ridicole tuniche e fatemi un favore, andate al diavolo!- Infuriata uscì dalla porta avendo cura di sbatterla e si diresse correndo verso casa senza lasciare a nessuno il tempo di obiettare.
~
 
Volse velocemente uno sguardo verso la finestra chiusa, si sentiva irrequieta, aveva una sensazione strana.. come di essere osservata.
Ci pensò un attimo poi fece spallucce, probabilmente era soggezione, gli capitava spesso ultimamente.
Alzò il volume della musica di qualche tacca, prima o poi si sarebbe rovinata le orecchie, se lo sentiva.
Il suo fidato mp3 riproduceva Be somebody, dei Thousand Foot Krutch, una canzone che amava.
 
 
We all wanna be somebody,
We just need a taste of who we are
We all wanna be somebody,
We're willing to go but not that far
 
 
 
Sharon le saltò addosso è cominciò a strusciarsi, senza però essere considerata, quindi le tirò una zampata tirandole via la cuffietta spazientita.
Il campanello stava suonando con insistenza.
-Ad avere i gatti intelligenti, ti avvisano pure quando suona il campanello!- Ridendo si alzò e andò a rispondere.
Alzò la cornetta del citofono che funzionava ormai per miracolo essendo stravecchio -Si?-
Silenzio, forse il citofono l’aveva abbandonata definitivamente.
Ci riprovò, l'inquietudine che iniziava a farsi strada pian piano.
-Chi è?-
Passò un secondo che le sembrò durare ore
-Rei, sono Miryo-.
-Adesso basta, andatevene, lasciatemi stare- Rispose piuttosto irritata per essersi quasi spaventata.
-No, ti prego, devi ascoltarci, aprici per favore!- Scocciatissima riattaccò la cornetta e se ne tornò sul letto.
Il campanello riprese a suonare incessantemente, ma decise di rimettersi le cuffie e ignorarlo.
Sharon ritentò di strapparle nuovamente la cuffia, ma Reila gli fermò la zampa
-Ora basta, lascia suonare, non mi importa- Sentì una vocina nella testa dirgli 'STUPIDA'
Strabuzzò gli occhi un attimo, cavolo, ora sentiva pure le voci.
Probabilmente stava diventando pazza.
Alzò ulteriormente il volume e pochi minuti dopo si addormentò.
 
-
 
 
Si svegliò di colpo nel mezzo della notte, si guardò intorno senza capire che fosse successo, le era parso di sentire una voce..
‘SVEGLIATI, SVEGLIATI, STUPIDA’ Di nuovo quella voce. Si tirò su spaventata e cominciò a guardarsi intorno mentre gli occhi si abituavano gradualmente al buio, e sentì Sharon soffiare come una matta. -Sharon, mi rimangio tutto, sei una gatta incredibilmente stupida-.
'SENTI CHI PARLA'
Si tirò su a sedere di colpo. Sì, decisamente stava impazzendo.
Sentì una ventata gelida ed istintivamente si girò verso la finestra. Cavolo, era troppo buio. Strabuzzò gli occhi cercando di abituarsi velocemente.
Il suo cuore saltò un battito.. la finestra era spalancata. Eppure lei non la apriva mai.
La gatta continuava a soffiare e lei la sentì di nuovo, quella voce 'CRETINA, HAI INTENZIONE DI RIMANERE LI TUTTA LA NOTTE? SCAPPA, MUOVITI'
Ok, sì, decisamente il cervello le stava tirando un brutto colpo, o forse stava ancora sognando?
Sentì un tonfo tremendo provenire dalla stanza affianco alla sua.
'TI HO DETTO DI SCAPPARE, NON POSSO TRATTENERLO PER MOLTO'
-Trattenere chi? Che diavolo sta succedendo? Sto impazzendo?- Non seppe neanche perchè iniziò a rispondere alla voce, probabilmente si stava rincoglionendo del tutto.
Decise di alzarsi e andare a vedere cosa fosse successo.
'NO, E' PERICOLOSO, NON SEI PREPARATA, SCAPPA'
Ignorando la voce uscì dalla sua cameretta e si diresse verso il salotto che era subito davanti la sua stanza.
La scena che si trovò davanti la spiazzò: la gatta stava lottando contro una figura nera.
Su due piedi pensò si trattasse di un ladro ma poi si rese conto che non poteva essere umano. Era enorme, alto almeno 2 metri.
Sharon sembrava una pallina, continuava a buttarsi addosso alla figura e continuava a venire lanciata dall'altra parte della stanza, ma non si arrendeva.
Stava cercando in tutti i modi di impedire alla figura di dirigersi verso la propria padrona.
'STUPIDA, TI HO DETTO DI SCAPPARE!'
Troppo tardi, la gatta venne nuovamente scagliata dall'altra parte della stanza e la figura nera le piombò addosso.
Si ritrovò stesa a terra con addosso la strana creatura, finalmente riusciva a vederne il volto,
anche se, ripensandoci, ne avrebbe fatto volentieri a meno tanto era spaventoso.
La prima cosa che notò furono dei profondi occhi rossi cremisi, il viso era squadrato con una mascella pronunciata.
Forse se non fosse stato per gli occhi e la grandezza innaturale avrebbe potuto quasi scambiarlo per una persona.
-E così sei tu, la famosa Reila- prese a parlargli -la chiave… Azazel ne sarà felice-
Non capiva di cosa stesse parlando. Famosa? Chiave? Azazel?
Che diavolo stava succedendo? Cosa voleva? Chi era? Anzi, cos'era?
Non ebbe neanche il tempo di pensare ad altro che udì un tonfo provenire dalla sua stanza.
Grandioso. Davvero grandioso. Non bastava avere sto essere addosso, eh no, doveva succedere altro. Pareva giusto.
Ogni secondo che passava la paura si amplificava notevolmente e gli sforzi per cercare di scansarselo di dosso erano pressochè inutili.
Finalmente la creatura si alzò in piedi e lei cercò di divincolarsi ma lui fu più veloce e la afferrò per il colletto sbattendola al muro.
-Malphas, ti ordino di lasciarla!- Urlò una voce familiare.
Danny? Ebbe un moto di sollievo, non si sentiva più sola, in un certo senso si sentiva quasi protetta, ma allo stesso tempo aveva paura che li avrebbe ammazzati entrambi.
Reila cercò di urlare il suo nome ma Malphas le avvicinò gli artigli al collo e iniziò a stringere e tutto ciò che le uscì fu solamente un debole rantolo.
Le venne da piangere, voleva urlargli di andarsene, di scappare, di salvarsi almeno lui.
Non riusciva più a respirare, provo a dimenarsi, ma con scarsissimi risultati.
Alle spalle di Malphas vide Danny affiancato da Miryo, Sunny e l'uomo misterioso della sera prima.
Fece di nuovo per urlare ma inutilmente, ormai faticava anche a respirare, figurarsi urlare.
Vide Sunny scagliarsi verso di loro con una spada -Stupida, dovevi darci retta!- Malphas la vide e la scansò.
In quel momento realizzò che quello davanti a lei, che stava cercando di strozzarla era un demone.
Forse, dopotutto, non la stavano prendendo in giro. La paura crebbe sempre di più.
Prese a tirare pugni e calci all'aria cercando di liberarsi.
Malphas la guardò scocciato e la scagliò dall'altra parte della stanza.
Vide il muro avvicinarsi sempre di più fino all'impatto.
Sentì un dolore tremendo e poi buio.
 
 
-
 
 
 
Ciao a tutti!
Finalmente sono riuscita a scrivere il primo capitolo,
Spero possa piacervi anche se, ahimè, non è scritta benissimo.
Fatemi sapere cosa ne pensate, commentate!
A presto,
Reila

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 2 - Sharon ***


Capitolo 2 - Sharon
 
 
‘EHI, SVEGLIATI, SCEMA’
Reila riaprì gli occhi e si ritrovò stesa sul letto nella sua cameretta.
Li per lì penso di essersi sognata tutto, ma il pensiero durò ben poco poiché gli arrivò una fitta tremenda che le trafisse le tempie.
Istintivamente allungò una mano alla testa e si rese conto che era bendata.
Si tirò su a sedere e si guardò intorno. La sua stanza era quella di sempre, alla sua sinistra la finestra, rigorosamente chiusa, in quanto essendo al piano terra aveva sempre paura che potesse entrare qualcuno, nel mezzo della stanza il suo letto, con le sue amate lenzuola coi gattini, contornato da mobili a soppalco di un blu acceso, alla destra la scrivania con i mille blocchi da disegno, la tavoletta grafica gelosamente custodita nella custodia accanto al suo portatile.
Sharon la fissava dai piedi del letto ‘BENSVEGLIATA CAPA’
Sgranò gli occhi stupefatta, possibile che fosse il gatto a parlarle? Na, decisamente impossibile, ma per scrupolo provò a risponderle.
-Sh-Sharon? Cosa hai detto?-
‘BENSVEGLIATA DORMIGLIONA’
No, decisamente stava ancora sognando. Fece per rimettersi giù a finire il suo sogno assurdo quando dalla stanza entrò Miryo.
-Buongiorno, tutto ok? Stiamo cercando di dare una sistemata di là ma è mission impossible-
No, non era possibile, doveva essere un sogno per forza. Non poteva essere accaduto tutto realmente.
Chiuse gli occhi -Ora io mi sveglierò e tutto questo non sarà mai successo-
Miryo le si avvicinò e le schiaffò un pizzico sul braccio -Non stai sognando, ancora ti ostini a non crederci?-
-Ahio, brutta baldracca, mi hai fatto male- Disse mentre si tirava su a sedere sconsolata massaggiandosi la parte dolente.
-Cretina, non ci hai voluto dare ascolto ed hai visto che casino è successo? Dai, riesci a tirarti su?- Miryo le si affiancò tendendogli un braccio per aiutarla ad alzarsi.
-Sempre tutti gentilissimi, vedo- Si sa perché le stavano arrivando insulti a gratis e la cosa iniziava a darle leggermente fastidio ma si aggrappò comunque al suo braccio e si tirò su in fretta, troppo in fretta.
-Brutta idea, brutta idea- Ebbe un improvviso giramento e ricascò sul letto come una pera secca, tirandosi dietro l'amica che le cadde addosso inondandole il viso coi lunghi capelli biondi.
-Che succede di qua? Oh, devo lasciarvi sole?- Danny, che era appena entrato nella stanza arrossì vistosamente alla vista delle due stese sul letto e fece per andarsene.
-NOOOO! Gridarono all'unisono cercando di rialzarsi.
-Che diavolo ti salta in mente Dan?- Reila, che ormai di rosso non aveva solo i capelli, finalmente riuscita ad alzarsi in piedi, gli passò di fianco tirandogli una spallata che lo tirò quasi dall'altra parte della stanza, e raggiunse la sua sala per fare la conta dei danni.
La sala che in condizioni normali era pulita in maniera maniacale era un disastro, mobili rotti, il divano distrutto, sembrava ci fosse esplosa una bomba. Per poco non svenne nuovamente. I suoi amati mobili distrutti, aveva girato almeno 3 negozi prima di trovarli come piacessero a lei e li aveva pagati un occhio.
Si mise istintivamente le mani nei capelli, ma Sunny la abbracciò immediatamente -Tranquilla, sistemeremo tutto, però ora dovrai ascoltarci, e stavolta veramente, così eviteremo di nuovo qualcosa del genere-
Reila annuì lievemente.
In quel momento la raggiunse Sharon, che prese a girargli attorno alle caviglie ‘SENTI, GRANDE CAPA, QUANDO HAI FATTO HO FAME’
-Ti pare il momento? La mia sala è completamente distrutta e tu pensi a mangiare???- Sbottò, con Danny, Miryo, Sunny e il ragazzo misterioso che la fissavano sbigottiti.
-Cosa? Stai parlando col gatto?- Il ragazzo, che poi scoprì chiamarsi Seungri, le si avvicinò scrutandola.
-Non ho bisogno di qualcuno che mi ricordi quanto pazza stia diventando. Parlo coi gatti, vengo attaccata dai demoni, si sa che altro diavolo debba accadermi- La disperazione che iniziava a farsi strada.
Fino a soli 2 giorni prima era una ragazza normalissima che conduceva una vita normalissima, come era possibile che tutto questo stesse accadendo a lei? Come ci era finita in quello stato?
Seungri continuava a guardarla, ma non come si guarda un pazzo, anzi, sembrava interessato. Rivolse agli altri un cenno d’assenso che lei non capì.
Decise che non ci voleva pensare e lasciò la stanza facendo felice una piccola gatta invadente e rompipalle prendendo la scatola dei croccantini nel mobiletto della cucina e riempiendole la ciotola.
Sharon la ringraziò a modo suo: mettendosi a mangiare e borbottando un ‘ERA ORA’
Si sa come si era già abituata a questa ‘stranezza’ se così si poteva definire, anche se ancora non gli era chiaro se stesse diventando pazza o cos’altro.
Tornò dagli altri che si erano spostati nella sua stanza attendendola.
Quando fece il suo ingresso li trovò comodamente seduti sul letto che parlottavano tra di loro. Fece un leggero colpo di tosse per far notare il suo arrivo e tutti subito si zittirono.
Seungri si alzò dal letto e le si avvicinò -Non penso questo sia il posto ideale per parlare, forse è meglio se vieni al quartier generale, noi intanto ci avviamo, Miryo rimarrà qui con te e quando ti sarai cambiata..- La squadrò da capo a piedi, era veramente ridicola nel suo kigurumi da panda -… beh.. quando sarai più presentabile ci raggiungerete-
Reila arrossì una seconda volta vergognandosi terribilmente per il suo pigiama, ma d’altronde chi poteva prevedere un attacco demoniaco nel mezzo della notte?
-Non dimenticare Sharon,  mi raccomando, portala con te.. sempre- Danny mi si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia e con gli altri si diresse alla porta.
 
-
 
Un’ora dopo Reila, Miryo e Sharon erano pronte per uscire. La prima si era messa dei semplici leggins tipo jeans che le fasciavano i fianchi snelli e la sua adorata maglietta dei Linkin Park, una delle sue tante band preferite, mentre l’amica aveva dei leggins neri di pelle super aderenti e una leggera t-shirt nera, e ora che ci pensava era esattamente lo stesso abbigliamento che avevano gli altri quando erano arrivati a salvarla, ovvio, magari senza leggins super aderenti, comunque abbigliamento rigorosamente nero e comodo.
Sharon se ne stava davanti la porta fissando la padrona con quegli occhioni color cielo ‘BEH? CHE ASPETTI, CAPA? CHE FACCIA NUOVAMENTE NOTTE? ANDIAMO’
La ragazza annuì impercettibilmente e si avviò verso la porta, aprendola e facendo uscire tutti, si rigirò per chiudere a chiave e rivolse un ultimo sguardo sconsolato alla sala: Le ci sarebbe voluta una fortuna per ricomprarsi tutto.
Uscirono in silenzio nel pianerottolo e uscirono dall’enorme portone d’ingresso.
Sicuramente una volta tornata a casa avrebbe dovuto rendere conto agli altri condomini dell’assurdo casino di quella notte. Scosse la testa scacciando via quel pensiero, ci avrebbe pensato a tempo debito, ora aveva decisamente altro a cui pensare.
Appena uscirono dal portone furono investite dalla leggera brezza del mattino, quel giorno era abbastanza fresco, nonostante fossero in giugno.
Reila rivolse uno sguardo al cielo, oramai stava facendo giorno, saranno state sì e no le 5.30 e lei aveva dormito praticamente un cavolo. Rallentò il passo e fece andare avanti l’amica che sapeva bene la strada, mentre lei, talmente era presa a correre via il giorno prima, non aveva fatto minimamente caso alla strada per arrivare al quartier generale. Sharon le stava al passo col suo solito passo felino da miss. Adorava i gatti. Avevano un atteggiamento così fiero. Ne aveva sempre desiderato uno, ma finché aveva abitato coi suoi le era stato proibito un qualsiasi animale domestico, per cui, il giorno che si trasferì nel suo nuovo appartamento, quando trovò Sharon davanti al portone del palazzo non esitò un secondo a prenderla con se. Senza contare che anche la gatta le aveva lasciato ben poca scelta dal momento che come la vide iniziò a strusciarsi contro le caviglie senza la minima intenzione di lasciarla. Era stato amore a prima vista per entrambe.
Il viaggio proseguì nel completo silenzio, ma non ci volle molto ad arrivare a destinazione. Finalmente riconobbe il vicolo dove era rimasta incastrata la sera prima e la piccola porticina sulla destra. Si avvicinarono e diedero una bussata. Una soltanto.
Dall’altra parte Sunny aprì immediatamente, quasi come fosse stata lì davanti ad aspettarle per tutto il tempo.
-Entrate, entrate – cinguettò la mora – prendete pure posto.
Veramente non capiva come una persona potesse essere così felice e tranquilla a quell’ora del mattino, le se avesse potuto avrebbe tirato testate contro al muro. La fulminò con lo sguardo e si sedette al grande tavolo, nello stesso posto della volta precedente, la stanchezza che iniziava a prendere possesso del suo corpo.
La bionda prese posto accanto a lei e la sua fidata gatta, preso un leggero slanciò, atterrò dolcemente sul tavolo davanti al suo viso, e lì si acciambellò.
Passarono due lunghissimi minuti a fissarsi nelle palle degli occhi senza avere la minima idea di chi dovesse iniziare a parlare poi finalmente Seungri ruppe il silenzio.
-Dunque, tu e Miryo avete già parlato di qualcosa?- Chiede guardando le dirette interessate.
Scossi la testa e vidi lei fare lo stesso –No, Seungri, ho pensato fosse da discutere insieme quindi non ho detto nulla- disse, rigirandosi i pollici leggermente imbarazzata.
Ed era vero, sia nel tempo che erano state a casa insieme che durante il viaggio non avevano praticamente aperto bocca e lei non aveva neanche pensato a fargli qualche domanda a riguardo.
-Va benissimo così- il biondo si alzò in piedi e mi si avvicinò – dunque, come ti abbiamo detto ieri sera, eri inseguita da demoni, ancora non sappiamo per certo perché ti cerchino ma di una cosa siamo certi- E si interruppe cercando aiuto da parte degli altri seduti al tavolo.
Reila lo guardò con fare interrogativo. Odiava le frasi in sospeso. Inizi una frase e la finisci. Non che la lasci a metà. Proprio non lo sopportava – Scusi, Big Boss, finisci o cosa?- Sbottò stizzita. La mandava in bestia proprio.
Lui sgranò leggermente gli occhi, non seppe se per il tono o il Big Boss ma se ne fregò ugualmente – ti prego calmati, non vedo perché agitarci, comunque, sei come noi-.
-Come…. Voi???- Non capiva cosa volesse dire con questa affermazione, che significava?
-Fermi fermi, iniziamo tutto dall’inizio se no non ci capisce niente- Miryo si era alzata e ora era al suo fianco con una mano sulla sua spalla – Vedi, noi siamo cacciatori. Questo è il nostro lavoro. Cacciamo i demoni-
-CAPA, NON INIZIARE AD AGITARTI, SE NO TI PRENDO AD UNGHIATE- Sharon, che ormai conosceva la sua padrona fin troppo bene mise subito le mani… ehm.. zampe avanti.
-Ecco, a proposito, perché diavolo tu mi parli? Sei un gatto! Dovresti miagolare, non parlare!!!- Le sembrava tutto così assurdo, se non fosse per la sera prima li avrebbe abbandonati tutti quanti un’altra volta!
-Ecco, sinceramente questo ce lo chiediamo anche noi- Danny finalmente disse la sua, quasi un miracolo – non del perché ti parla, ma perché solamente ora? Da quanti anni è con te?-.
-DUE E CREDIMI, AVVICINARTI E’ STATA FATICA, SOPRATTUTTO QUANDO MI SONO RESA CONTO DELLA TUA STUPIDITA’- Sempre così carina e gentile sta gatta.
Danny continuava a fissarla interrogativo.
-Danny? Perché mi fissi?- Lo fissò di rimando con la testa inclinata.
-Da quanti anni è con te?-
-Due, te lo ha già detto- Ma era sordo?
-Ehm.. Rei… Noi non possiamo sentirla. E’ i tuo famiglio, solo a te è concesso, avete un collegamento speciale- A parlare era stata Sunny, che per tutto il tempo se ne era rimasta seduta fissando il vuoto.
E lei che pensava che neanche stesse seguendo la conversazione, a  dire il vero.
-Sono pazza, dunque- Lo disse stranamente calma, ormai con tutte le stranezze era l’unica. DOVEVA essere pazza. Decisamente.
-OH, MA QUANTO VITTIMISMO, BALDRACCA. NON SEI PAZZA. SCEMA MAGARI. ADESSO FINISCITELA CON STA TIRITERA E STAI UN PO A SENTIRE O TI PRENDO AD UNGHIATE- Si alzò e si mise seduta davanti a lei, alzando la zampetta davanti al suo viso e tirando fuori un unghietta a mo’ di avvertimento.
- Non sei paz… ok, vedere un gatto fare questo è parecchio divertente però- Miryo scoppiò a ridere seguita dagli altri.
-Io non ci trovo niente di divertente ma va bene- Non c’era mai fine alla stupidità. Annuì tra se e sé mentre Sharon riprese la parola.
-DUNQUE, SONO IL TUO FAMIGLIO. E QUESTO SI E’ CAPITO.  COSA NON TI E’ CHIARO?-
-Perché tu parli? Cos’è un famiglio? E perché diamine ho un famiglio?- Decisamente la calma non era il suo forte.
-DUNQUE, UN FAM..-
-Dunque, un famiglio è- Seungri stava partendo a spiegare ma Reila lo zittì velocemente facendogli segno con la mano di aspettare e guardando il gatto –Scusa, continuate pure- Tornò silenziosamente a sedere al suo posto e lo stesso fece la bionda.
-DICEVO, UN FAMIGLIO è UNA CREATURA MAGICO. TI SONO STATA AFFIDATA PER GUIDARDI, AIUTARTI, AVVISARTI DEI PERICOLI E DARTI MESSAGGI. NON CREDERAI MICA ALLA COINCIDENZA CHE TROVI UN GATTO SOTTO CASA E QUELLO TI AMA? I GATTI NON AMANO, SIAMO CREATURE SOLITARIE. E POI CHI MAI VORREBBE VENIRE CON UNA PIATTOLINA COME TE? MA TI SONO STATA AFFIDATA E DOVRO’ PROTEGGERTI A QUALUNQUE COSTO. ORA TI E’ TUTTO CHIARO?- Si riaccovacciò tranquilla come se nulla fosse.
Era proprio strana quella creatura.
-Guidarmi? Aiutarmi? Darmi messaggi?- La tirò su di peso e la riappoggiò davanti a se –Non crederai mica di lasciarmi così! Devi guidarmi dove? Darmi messaggi di chi? E che significa che devi aiutarti e avvisarmi dei pericoli?-.
-QUESTO NON TI E’ DATO SAPERLO-.
-Ma perché?- Si puntellò sui gomiti e affondò la testa fra le mani –Siete tutti così criptici-
-NON TI IMMISCHIARE IN AFFARI PIU’ GRANDI DI TE-
Non ci stava capendo una cippa –Allora perché ti sento parlare solo ora?-
Sharon si leccò un zampa lasciandola in sospeso due secondi poi la fissò intensamente negli occhi. Affondando quegli occhioni blu cielo nei suoi –SEMPLICEMENTE PRIMA NON CREDEVI ALL’ESISTENZA DEI DEMONI, E NEANCHE AVEVI INTENZIONE DI CREDERCI, VISTO COME HAI TRATTATO I TUOI COMPAGNI, E NEANCHE SAPEVI DEL TUO DESTINO, DI CERTO NON POTEVO PRENDERE E INIZIARE A PARLARTI TRANQUILLAMENTE- Si avvicinò col muso al suo viso e la guardò aprendo la bocca.
-C-cosa vuoi?- Sempre più strana sta bestiola.
-INSERIRE CROCCANTINO PER CONTINUARE- Le diede una leggera testa contro la fronte e poi tornò lì, impala, a bocca aperta.
-Ma… pensi sempre a mangiare? Finisci il discorso, i croccantini sono a casa non li ho qui con me- Girò i palmi all’insù e glieli mise davanti al muso.
-BALDRACCA, IMPARA A PORTARLI SEMPRE CON TE, SE VUOI IL MIO AIUTO. COMUNQUE ARRIVACI UN PO ANCHE DA SOLA, CAPA, SE NO MI FARAI ESAURIRE. NEL MOMENTO IN CUI ERI IN PERICOLO HO DOVUTO FARLO, PER SALVARTI. POI SEMPLICEMENTE HAI INIZIATO A CREDERCI E PER CUI ORA HAI IL PRIVILEGIO DI ASCOLTARE LA MIA VOCE SUPERBA-.
Ciò che gli piaceva di più era la modestia. Già la adorava proprio.
 
-
Reila spiegò velocemente agli altri le parti mancanti della discussione tra lei e Sharon e loro annuirono tutto il tempo mentre spiegava. A quanto pareva sapevano già tutto tutti. Tranne lei. Fantastico.
All’improvviso si riscosse e cominciò a tastarsi i pantaloni – Cazzo, ho lasciato il cellulare a casa. Sapete dirmi che ore sono?- Non aveva guardato l’orologio nemmeno quando era uscita di casa per cui non aveva la minima idea di che ora fosse, però aveva il terribile sospetto di essere in ritardo apocalittico.
Miryo tirò fuori il cellulare con calma e perpiacere – Rei, sei e dieci-
Sei e dieci? Merda
Era in ritardo per il lavoro, stavolta il suo capo le avrebbe dato una bella grattata di capo!
Si avvicinò alla porta poi si ricordò della gatta – Mh… vediamo…. Ah si! Ci sono! Miryo, tieni…- le lanciò le chiavi di casa che l’altra prese al volo – porta a casa Sharon, anzi PORTATE, e vedete di dare una sistemata alla sala. Io Arrivo alla mezza. Ciaoooo- E prese una corsa della miseria alla volta del lavoro ignorando bellamente il ‘’BASTARDA’’ della sua gatta ben poco entusiasta di essere stata sbolognata così.
-

Ecco a voi il secondo capitolo!
Fatemi sapere che ne pensate ^^
Alla prossima,
Reila

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3541939