Sweet Dear Midori

di FueMarmalade
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dear Sweet Girl ***
Capitolo 2: *** A Kiss without Reason ***
Capitolo 3: *** Totally Unpredictable ***



Capitolo 1
*** Dear Sweet Girl ***


{ Sweet Dear Midori }


Era già trascorso un anno dall'ormai passato Campionato Nazionale e l'intera squadra dello Shohoku si scoprì parecchio elettrizzata per il nuovo anno che li aspettava e per le nuove matricole che si sarebbero iscritte al club di Basket. Ma, soprattutto, tutti quanti i membri si ritrovarono piuttosto scossi dell'inevitabile mancanza del Capitano Akagi, del Vice-Capitano Kogure e della Guardia Mitsui Hisashi. Per loro, difatti, l'anno precedente era stato anche l'ultimo, sebbene il loro sogno d'arrivare al Campionato si fosse avverato, e il rossino non faceva altro che pavoneggiarsi e farsi bello ogni qualvolta che ne aveva l'occasione. Perché quell'anno, Sakuragi Hanamichi lo aveva giurato sul suo onore di Genio del Basket: lo Shohoku sarebbe stato più forte che mai, senza eguali; inarrestabile e così fortemente letale da accaparrarsi il primo posto assoluto su tutte le classifiche.

Che palle! – pensò fra sé e sé il numero dieci, sbuffando e tenendo le forti braccia incrociate al petto.

Ora che quell'idiota di Rukawa Kaede era diventato il nuovo Capitano dello Shohoku, ad Hanamichi pareva più insopportabile e deficiente di prima.

Certo, egli medesimo era migliorato parecchio dallo scorso anno ed era addirittura diventato Vice, ma Rukawa lo superava sempre di gran lunga: tra i due c'era una specie di competizione (forse solo da parte di Hanamichi, se proprio vogliamo dirla tutta) e quando il rossino era ad un passo dal superare l'ex Super Matricola, quest'ultima sembrava diventare ancora più esperta e luminosa agli occhi del pubblico; soprattutto da parte di quello femminile.

Maledetto Rukawa” borbottò Hanamichi, ticchettando le dita sui muscoli degli avambracci e incurvando le labbra in una smorfia infastidita “Vedrai, questa volta non la passerai liscia!”

Probabilmente quel dannato si era addormentato da qualche parte come al suo solito, ma proprio in quel giorno, Hanamichi, non lo avrebbe tollerato nemmeno se ai suoi piedi si fosse prostrata quella dolce ed innocente femminea figura di Akagi Haru...

Ciao, Hanamichi!” lo salutò all'improvviso la sorella del Gori, sfoggiando un piccolo sorriso sulle labbra.

Sakuragi arrossì sino alle orecchie e velocemente balzò in piedi, poiché s'era messo seduto sullo scalino basso che adornava l'entrata della palestra “Ma salve, Harukina mia! Come mai da queste parti?” fece egli, grattandosi dietro la nuca scarlatta “E' passato davvero tanto tempo dall'ultima volta che ci siamo scontrati, non trovi anche tu? Eh-eh!
Il gorill... Cioé, tuo fratello come sta?”

Haruko, tenendosi le mani dietro la schiena e sorridendo gentile gli rispose: “Quel gorillone di mio fratello se la sta cavando.
Sai, ora che ha iniziato l'università è davvero tanto indaffarato. Non si scolla mai dai libri, e i suoi allenamenti ultimamente sembrano duplicati per dieci: non so proprio come ce la faccia. Devo dire che lo invidio un po'!”

Hanamichi annuiva ma sentiva ogni parola fuoriuscire dalla bocca della bruna totalmente ovattata dalla celestiale visione del di lei volto e di quegli occhi così belli e penetranti,

Beh, lo immagino!” disse d'istinto il nuovo Vice-Capitano dello Shohoku, ridacchiando come un perfetto idiota.

Haruko rise, “Ho sentito che oggi dovrebbero arrivare le nuove matricole” affermò ella “Sei euforico all'idea di insegnare loro tutto ciò che sino all'anno scorso era un mistero anche per te, vero? Io al tuo posto non starei più nella pelle!”

Oh, sono tutto una frenesia, devi credermi!” esclamò il rossino, annuendo più volte e dandosi un piccolo pugno sul petto, come per dire: 'non preoccuparti, Harukina mia. Io non sono come quello scemunito di Rukawa: è il momento giusto per notare il grande e ficone Genio del Basket Sakuragi Hanamichi, sempre e per sempre al tuo servizio, a te che sei la più splendente tra le stelle del firmamento!'

Haruko emise un risolino ma non passarono nemmeno pochi secondi che lo sguardo le si illuminò e le guance assunsero una tonalità più accesa; il cuore aveva cominciato a palpitarle freneticamente, quasi faceva fatica a respirare per quanto veloce andava il suo battito cardiaco.

E-ehilà, cucù...!” ella salutò la figura dietro ad Hanamichi, la quale, non appena sorpassò il rossino, si limitò semplicemente a lanciarle un'occhiata ricolma si sufficienza, spingendo poi con noncuranza il portone che portava alla palestra, per poi scomparire oltre la soglia.

Hanamichi si sentì ribollire dalla rabbia: come si era permesso di trattare in quella maniera la dolce e gentile Haruko!? Adesso stava superando davvero ogni limite!

Oi, bastardo!” il Vice richiamò il Capitano e con un secco tonfo sbatté il palmo della mano destra su una della larghe ante, prima che essa si richiudesse “Giuro che ora ti gonfio!”

Ma nonostante quelle evidenti provocazioni, Rukawa sembrò ignorarlo e velocemente si diresse verso gli spogliatoi, cosicché potesse togliersi l'uniforme scolastica per poter indossare, finalmente, la sua tenuta da Basket.

Dai, Hanamichi, calmati! Davvero: non ti devi preoccupare! Dico sul serio!”

Non appena le parole della bella Haruko sfiorarono i canali uditivi del rossino, quest'ultimo sembrò come rinato; così sereno che persino Buddha in persona avrebbe potuto fargli una pippa a tre mani, già che c'era!

L'importante è che tu stia in pace con te stessa, Harukuccia cara!”

Sei davvero un buon amico gentile ed affidabile, Hanamichi!”

Possibile che non arrivasse a comprendere l'ovvia evidenza, quella ragazza?



* * *


L'allenamento con le matricole non stava procedendo affatto male: Fudo Kentaro era ovviamente del primo anno e sebbene fosse un po' basso aveva del potenziale da poter sviluppare col tempo.

'Allenamento e tanta dedizione', sicuramente Takenori se ne sarebbe uscito in tale maniera, se fosse stato lì con loro; il loro ormai ex Capitano era una persona tenace e volenterosa, sebbene di veramente poca pazienza se gli si parevano dinnanzi degli elementi come ad esempio un certo rossino di nostra conoscenza.

Kentaro aveva un torace ben definito, le gambe slanciate ed atletiche: difatti egli era anche veloce e abbastanza agile. I suoi capelli erano d'un bianco chiaramente innaturale e i suoi occhi erano colorati d'un intenso verde prato.

Ma cosa stai facendo, mezzasega?!” sbottò d'un tratto Hanamichi “Devi piegarle, quelle gambe! PIEGARLE!”

Kentaro sbuffò infastidito, giocherellando sfacciatamente col piercing sotto al labbro e facendo in quell'esatto momento un bel canestro da tre punti.

L'albino portò una mano su un fianco e poi sollevò le nere sopracciglia “Piaciuta la mia 'piegata di gambe', Capo?”

Ormai Hanamichi ne era certo: quella matricola doveva essere ammansita il più presto possibile. Se no chissà cosa avrebbe potuto combinare, se gli avessero lasciato così tanta libertà!
“Ma che diavolo stai facendo?!” sbottò Kentaro “Sei impazzito o cosa, vecchio?!”

Hanamichi lo aveva appena intrappolato in una stretta morsa fortemente rude, quindi il ragazzo si chiese se non avesse sbagliato club o cosa: mica erano su un ring di boxe!

Che noia” intervenne Miyagi, volgendo lo sguardo sulla seconda ed ultima matricola “Non darci peso: ti ci abituerai presto”.

Non preoccuparti, tutto sommato sembrate tutti molto simpatici” lo rassicurò, abbozzando un lieve sorriso, colui che portava il nome di Godai Ren: un alto ragazzo dai capelli biondo cenere, il quale portava sul naso dei tondi occhiali che offuscavano quasi il poterlo scrutare direttamente negli occhi.

Alle medie si era preso il titolo di “Mr Stratega”, poiché ogni proposta ch'aveva da suggerire alla squadra si rivelava poi essere quella vincente: d'altronde Ren aveva una buona e perspicace osservazione per quanto riguardava ciò che lo circondava.

Haruko era rimasta a guardare la squadra allenarsi di fronte alla soglia della palestra, laddove aveva una perfetta visuale dell'intero campo e soprattutto dell'atletico ed aitante Rukawa Kaede.

Spesso si ritrovava a fantasticare su quel corpo scolpito e perfetto, e perfino in quel momento che ce l'aveva a pochi passi dal naso, ella non faceva altro che sognare ad occhi aperti.

Tuttavia, una voce parve portarla alla realtà: “Chiedo scusa”, era un tono gentile e candezato, intriso di estrema dolcezza “E' questo il club di Basket, giusto?”

Fu così che ogni membro dello Shohoku fermò ogni cosa stesse facendo per rivolgere la propria attenzione a chi aveva porto loro quell'inaspettata domanda.

Hanamichi e Miyagi arrossirono di colpo, sentendosi particolarmente a disagio di fronte a così tanta gentilezza dettata da una ragazza così carina. Perfino le matricole, ed anche la stessa Haruko, non poterono che avvertire una certa soggezione.

Solo Rukawa parve restare impassibile e composto, egli infatti si limitò semplicemente a guardare la sconosciuta di sottecchi.

Sì, è questo il club di Basket!” esclamò prontamente Ayako, che sino a quel momento era rimasta a guardare la partita in disparte, in un angolo remoto del campo “Tu devi essere Moroboshi Midori, la Capo Cuoca del club di Cucina!”

La riccia sorrise, ormai faccia a faccia con la fanciulla.

Midori rise cristallina, inclinando leggermente il capo pel di carota da un lato: tra le mani teneva un vassoio ricolmo di biscotti ricoperti con gocce di cioccolato “Oh, mi dispiace aver disturbato il vostro allenamento” ella parve davvero dispiaciuta, sembrava come se avesse attorno a sé un'aura candida ed immacolata, pura e superiore a qualsiasi angheria o insulto esistente sul pianeta terra.

Ma abbiamo fatto davvero così tanti biscotti che ho pensato che forse avreste avuto un po' di fame” disse tranquillamente ella, sorridendo pacata.

Hanamichi le si avvicinò, mettendosi di fianco ad Ayako “Ma non ti preoccupare!” le disse lui, ridacchiando “Se posso dirlo, a me era venuta una certa fame!”

Midori, dunque, tese il vassoio verso il rossino: in quel momento in palestra scese il più completo silenzio, Hanamichi fece per prendere un biscotto ma Ayako lo colpì sulla nuca con il solito ventaglio di carta, facendo però sobbalzare la giovane fanciulla dai capelli fulvi, che per il colpo aveva alzato le braccia in aria, facendo volare il vassoio che fu poi recuperato da Haruko, la quale, velocemente, con una certa maestria (presa giustamente dal panico), riuscì a far atterrare i biscotti sull'acciaio della superficie del vassoio.

La castana sospirò sollevata e quando rialzò gli occhi vide Midori inginocchiata innanzi ad Hanamichi, con le mani sulle guance “Oh, cielo! Ayako-san, forse non avresti dovuto colpirlo così tanto forte...!” disse Midori, dando dei piccoli colpetti sulle guance del Vice per destarlo un attimo dal colpo (che non pareva essere stato così tanto forte, tra l'altro) che il rossino aveva appena subìto dalla bella Ayako.

Non preoccuparti, vedrai che si riprenderà in fretta” affermò Miyagi, arricciando il naso.

Sbagliava, o Hanamichi stava avendo una fortuna alquanto sfacciata, con la testa poggiata sulle gambe della graziosa e cordiale Midori?

Io lo porto in infermeria, sono davvero tanto preoccupata!” fece la fulva, alzandosi e, con una forza sovra-umana, si caricò il Vice sulle spalle.

Tieni duro, Sakuragi-san. Non abbandonarci proprio adesso!”.

Ma guarda te che pezzo di...” Kentaro osservò Midori correre via con Hanamichi buttato a peso morto sulla schiena d'ella, dunque tutti i presenti si chiesero come facesse una tale gracilina ad avere così tanta forza nelle braccia all'apparenza tanto esili, per portarsi addosso uno stangone di quasi uno e novanta di altezza.

Fu proprio allora che Rukawa Kaede prestò tutta la propria attenzione verso la gentile ragazza dai lunghi capelli rossi: questi erano legati da un leggero fiocco giallo a pois bianchi, in una deliziosa coda bassa che le ricadeva sinuosamente sulla spalla destra.

Ciononostante, egli non disse alcunché e riprese gli allenamenti come se nulla fosse, facendo capire agli altri di fare lo stesso; specialmente alle nuove matricole.

Haruko rimase impietrita, Ayako aveva la bocca spalancata e le due non poterono che scambiarsi uno sguardo incredulo su quanto accaduto.

In quell'attimo, Nozomi, il ragazzo corpulento degli amici della gang di Hanamichi, fece la sua entrata in scena “Si può sapere cosa sta succedendo?”

Yohei si mise di fianco all'amico “Abbiamo appena visto Hanamichi che se la spassava beato sulla schiena di una bella tipa. Perciò ci siamo insospettiti”.

Ma lo avete dopato o cosa?” intervenne Noma.

So io cosa gli si è auto-dopato, a quel ninfomane da strapazzo!” ribatté Yuji, sghignazzando tra sé e sé.

Uffa, e dire che quella fighetta l'avevo adocchiata prima io...!” sbuffò Nozomi, tirando su col naso.

Tanto non ti si sarebbe filata comunque” rise Yohei, travolgendo tutta la gang che cominciò a sbeffeggiarsi del povero Nozomi.

Si vede che non conoscete Midori!” ribatté seccata Ayako, assottigliando lo sguardo “Penso sia una della ragazze più innocenti e dolci che io conosca. Se dovesse scaricare qualcuno, lo farebbe con il massimo garbo e gentilezza, per non ferire ulteriormente l'interlocutore.

D'altronde, so che ha non pochi ammiratori, qui a scuola”.

Orca”, sbottò Yuji “Fortunato chi se la piglia!”

In quell'istante ci fu un silenzio generale, che sfociò quasi nel lugubre: i volti dei ragazzi si impallidirono, mentre Haruko cercava di capire il senso del discorso degli amici di Sakuragi, il quale pareva in qualche modo sfuggirle.

QUINDI OGGI HANAMICHI POTREBBE CUCCARE?!”

Fu l'urlo sorpreso che la gang cacciò dalle loro labbra, gli occhi sgranati e alquanto sorpresi al sol pensare ad una cosa del genere.

Ma io con chi ho parlato, sino ad ora?” domandò retorica Ayako, sbattendosi una mano in fronte.

Idioti” mormorò Miyagi, che assieme alle matricole ed a Rukawa aveva ormai ripreso ad allenarsi.

Quest'ultimo era diventato più taciturno di quanto già non fosse in realtà.


* * *


Ti sei svegliato finalmente” fu il dolce risveglio che condusse Sakuragi nel mondo dei vivi e, per un attimo, gli parve che quella soave voce appartenesse alla sua adorata Haruko.

Al suo posto, ritrovò la graziosa Midori, che con i suoi occhioni azzurri, stava vegliando su di lui sino ad allora; là, in quella silenziosa infermeria “Ti senti meglio, adesso?”

La cosa buffa era che Sakuragi aveva sbattuto violentemente la fronte sul pavimento a causa del colpo del ventaglio-assassino di Ayako, per questo aveva perso i sensi. Non per altro: assolutamente no, e poi ancora no! Tuttavia, trovò molto gentile il gesto di Midori, nessuna ragazza aveva mai fatto una cosa del genere per lui, quindi si rivelò anche piuttosto sorpreso della cosa.

Ma nonostante quello che i suoi amici avevano pensato, non fece niente con la dolce fanciulla dai lunghi capelli rossi, anche perché nel suo cuore c'era già una ragazza e lui non aveva intenzione di tradirla per nessuna ragione al mondo: poiché egli ne era sinceramente innamorato. Questo ormai lo aveva ben compreso: peccato che per Haruko non fosse la stessa cosa. Ella pensava costantemente ad Rukawa; quel dannato uomo che dovrebbe vergognarsi persino di essere ritenuto tale. Quell'insensibile ragazzo dagli occhi profondi, infuocati di pura sfida ma allo stesso tempo anche così... spenti.

A Midori bastò una semplice occhiata per capirlo, ma lei non era come le altre ragazze: a lei non piaceva Rukawa Kaede, semplicemente era solo molto sensibile per lo stato d'animo delle persone ch'aveva attorno, e se doveva ferirne una, faceva in modo di farlo nella maniera più gentile che esistesse.

Ad esempio: aveva aiutato Hanamichi, ma questo non stava a significare che volesse provarci con lui o addirittura portarselo a letto, sarebbe stato assurdo. Non ne era sicuramente il tipo, lei; lo si vedeva lontano un miglio. Questo però le aveva portato un sacco di guai, e molti malintenzionati cercavano di portarla sulla cattiva strada o fare cose oltremodo indecenti insieme a lei, spiacevolmente quest'ultima richiesta le veniva spesso richiesta anche via SMS; ed ella si chiedeva come avessero fatto a risalire proprio al suo numero di cellulare!

Sì, ora va tutto bene. Ti ringrazio” la rassicurò Hanamichi, portandosi una mano dietro la nuca ed accennando un lieve sorriso.


* * *


Hanamichi era ritornato ai propri allenamenti e Midori si era recata nel club di Cucina per sistemare alcune ricette per il giorno successivo. Non appena ella ebbe finito le proprie mansioni (dopo circa due ore buone), decise di starsene in serena tranquillità sul tetto: come era solita fare alla fine delle lezioni.

Come sempre lo trovò già lì e come ogni volta sussultò, ma in quella circostanza non si aspettava proprio di vederlo lontano dalle braccia di Morfeo: Rukawa non aveva mai fatto caso a lei, e lei non lo aveva mai disturbato. Ma non per contraddire il detto 'Non disturbare il can che dorme' ma semplicemente perché è maleducazione svegliare qualcuno che sta dormendo così profondamente.

Rukawa guardava il vasto ed azzurrino cielo sopra ai suoi occhi blu come l'oceano: era sereno, limpido, nuvole bianche camminavano lente e il sole stava cominciando a togliere i battenti, considerando l'ora ormai tarda. Teneva le mani all'interno delle tasche, un leggero venticello gli carezzò i corvini capelli e il candido viso come porcellana, così non poté evitare di chiudere istintivamente gli occhi.

Una goduria – pensò egli, con i muscoli del corpo totalmente rilassati. Ormai il tetto era il proprio ritrovo personale, dove poteva rintanarsi a riflettere e schiacciare i suoi lunghi pisolini.

Amava la quiete, invece sopportava poco chi parlava a vanvera e senza pensare: Sakuragi ne era la prova vivente.

Una piccola mano sfiorò la dura ringhiera, Midori sporse un poco il busto in avanti e si beò anch'ella della piacevole brezza d'inizio autunno.

Rukawa aprì un occhio e lentamente andò a squadrarla, senza dire una parola. Successivamente, dopo un minuto buono, decise di andare via: dunque si girò e s'avviò verso l'uscita.

Midori si raddrizzò, volse il viso in direzione del Capitano e, abbozzando un dolce sorriso, gli augurò gentilmente:
“Spero passerai una buona serata, Rukawa-san”.

Il corvino si bloccò, fece spallucce e poi s'incamminò di nuovo.

Chissà perché non c'era quella famigliare indifferenza che tanto lo accompagnava in casi come quelli: sebbene non l'avesse degnata d'una risposta, c'era qualcosa che non lo convinceva...

Ad essere onesti: non lo convinceva affatto.


* * *


La strada per arrivare a casa di Midori prevedeva il dover percorrere una stradina stretta e spesso desolata, la quale portava direttamente in città; era una scorciatoia che la fanciulla prendeva quando il padre le raccomandava di rincasare entro un certo orario, poiché aveva assoluto bisogno che la figlia lo aiutasse col lavoro. Il venerdì, infatti, questo era triplicato o, nella peggiore dei casi, triplicato per duecento.

Midori sapeva che quella strada era assai pericolosa, (soprattutto quando i lampioni cominciavano ad accendersi la sera) ma ella non era di certo una sprovveduta: aveva le sue personali precauzioni.

Ma guarda guarda un po' chi si rivede: il mio bell'usignolo è tornato a farci visita” si udì una voce mascolina ed assai rude: un alto ragazzo dalla corporatura massiccia e dalla pelle piuttosto abbronzata “Come te la passi, bocconcino mio?”

Midori fu costretta a fermarsi, cinque omoni l'avevano accerchiata e colui che le aveva rivolto la parola... ce l'aveva proprio di fronte.

Buona sera, Gatsuo-san” lo salutò la ragazza, accennando un piccolo saluto col capo “Per favore, spostati. Vado di fretta”.

Ma il capo della banda non sembrava tanto intenzionato a lasciarla andare: tanto meno non in quel momento che ce l'aveva a portata di mano: un piccolo ed innocente passerotto che avrebbe potuto stritolare con l'ausilio di una sola mano.

Di già? Proprio ora che ci eravamo finalmente ritrovati?” le domandò il ragazzo dai sottili occhi neri, avvicinandosi a lei con lentezza “Così mi spezzi il cuore”.

Midori si ritrovò ad indietreggiare, ma inevitabilmente finì con la schiena attaccata al largo petto di uno dei compari di Gatsuo.

Una rosea bicicletta sfrecciò in quella direzione e lo sguardo aguzzo di Rukawa Kaede non poté che assistere ad una scena alquanto raccapricciante: un armadio a due ante s'era avvicinato a colei che pareva essere proprio Moroboshi Midori, (questa bloccata da altri cinque tizi attorno ad ella) le sorrideva malizioso e probabilmente, quel porco, non vedeva l'ora di sbattersela al muro. Sicuramente avevano pure pensato di fare a turni, approfittando della fragilità di quella graziosa bambolina umana.

Mi dispiace, Gatsuo” gli sussurrò Midori, mentre il teppista aveva allungato una mano per sfiorarle i morbidi capelli; quest'ultimo inclinò il capo da un lato e poi disse, sbeffeggiando la giovane donna “Non hai niente di cui dispiacerti, mia dolce Midori. Vedrai che una volta finito vorrai subito ricominciare”.

Fu allora che Gatsuo riuscì a toccarle un ciocca fulva (ma fu l'unica cosa che le sue mani avessero potuto prendere, quella sera), poiché l'abbronzato ricevette un bel due di picche con l'aggiunta di una sana lezione: l'aria divenne soffocante e all'istante sia Gatsuo che la sua gang urlarono dal dolore.

Midori riuscì finalmente a liberarsi da quell'accerchiata alquanto macabra e, di corsa, si allontanò immediatamente da quei tipi rozzi.

Succedeva ogni volta così: sempre la stessa storia. Gatsuo non cambiava proprio mai; giacché Midori era sempre costretta a far uso massimo di spray al peperoncino.

Quella puttana!” mugolò Gatsuo, ormai inginocchiato, le mani a strofinare continuamente il viso e a stropicciare gli occhi che non facevano altro che bruciagli da morire.

Rukawa Kaede passò di lì con la sua bicicletta, guardando quegli omuncoli senza cervello con la solita apatia dipinta in volto: erano tutti alquanto patetici, uno per uno. Se Midori non fosse stata così coraggiosa probabilmente egli sarebbe intervenuto in suo soccorso, sebbene la scena a cui Rukawa aveva appena assistito lo avesse colpito oltremodo.

Egli, dunque, continuò a pedalare spedito, sino a ché non centrò la bassa statura di Midori sulla sua visuale: a quel punto rallentò, standole dietro in modo tale da non dare nell'occhio.

Quando si fermò, notò che ella era appena entrata da una larga porta scorrevole, la quale venne subito richiusa dietro le spalle d'ella. L'undici dello Shohoku scese dalla bicicletta e, spingendo essa verso l'entrata ove la fanciulla era appena scomparsa, lesse una curiosa insegnata dagli sgargianti colori che variavano dal rosso e dal dorato:

Il Drago Rosso, così si chiamava quel ristorante di Ramen & Sushi.

Rukawa, poi, notò anche che nei piani superiori vi erano degli scalini, i quali portavano sicuramente a degli appartamenti; perciò non gli fu difficile capire che il ristorante ed essi fossero in qualche modo collegati fra loro. Molto probabilmente la finanze in casa Moroboshi non dovevano essere delle migliori, se avevano dovuto optare per una soluzione talmente drastica.

Dopodiché, Rukawa Kaede, con la sua solita aria impassibile, tornò in sella alla sua amata bicicletta e, in men che non si dicesse, scomparve oltre le strade buie ed affollate di Tokyo.


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Capitolo 2
*** A Kiss without Reason ***


{ Sweet Dear Midori }


In quel tranquillo martedì pomeriggio, sebbene fosse autunno inoltrato, i fiori di ciliegio innanzi all'istituto Shohoku parevano essere sbocciati come per magia; incantati dall'innata bontà della graziosa e gentile Midori, la quale si rivelò alquanto sorpresa nello scorgere la rosea fioritura di quegli aggraziati petali. Pertanto, la sua sorpresa equivaleva, invece, allo stupore nel dover guardare negli occhi un Senpai dell'ultimo anno, che prima di quel giorno non aveva mai avuto modo di incontrare in vita sua.

Lontano dai due, vi era la famigerata – e stramba – gang di Hanamichi, che appoggiata ad un muretto poco più in là, scrutava ogni fotogramma con molto interesse.

Scommetto dieci yen che si mette a piangere” affermò Yuji, mettendosi una mano sotto al mento; più che sicuro d'aver fatto centro.

Quindici che gli riserva un inchino dispiaciuto” fece Yohei, le mani ficcate all'interno delle tasche dei neri pantaloni.

Povera bestia” commentò Nozomi, mentre Noma annuiva a braccia conserte nell'ascoltare la parole dei propri compagni.

Poco dopo, un ragazzo visibilmente depresso sorpassò l'entrata dell'istituto ove i nostri amici s'erano postati; poi silenziosamente, questi ultimi, non poterono che fissarlo con curiosità.

Come volevasi dimostrare” Nozomi rivolse l'attenzione agli altri tre e subito dopo Yohei soggiunse: “Essere respinti gentilmente è peggio che ricevere cento frecce ficcate sulla schiena”.

I compari annuirono senza replicare.

Buon pomeriggio, ragazzi” la soave voce di Midori fece sobbalzare l'intero quartetto, portando esso a ridacchiare imbarazzato e a gesticolare di qua e di là con le mani “Oh, Midori-san!” - “Come va la vita?” - “Ti vedo bene, quest'oggi” - “Sei proprio uno schianto!”

La fanciulla allargò un dolce sorriso, ridacchiando divertita dalla buffa scena “Siete piuttosto euforici, noto. E' successo per caso qualcosa in particolare?”

Yohei scosse il capo “Oh, no, Midori-san. Cosa vai a pensare? E' una giornata così tranquilla... Tuttavia, devo ammettere che risulta anche parecchio noiosa!”.

Noiosa perché non avevamo incontrato te, mio bel fiore di loto!” esclamò Nozomi, prendendo una mano della ragazza con gentilezza, facendo sbattere ad ella le folte ciglia scure.

Oh?” mormorò lei. I tre ragazzi guardarono il corpulento compare con le sopracciglia aggrottate, maledicendolo mentalmente per ciò che aveva appena detto e fatto.

Noma storse il naso, – Ma guarda un po' 'sto verme – mentre Yuji continuava a lanciargli dirette occhiatacce – Che tu sia maledetto, Fatzomi – ed infine Yohei, con il viso chino, si grattava una tempia e cercava di mantenere un certo contegno.

Midori rise, portando la mano libera vicino alle labbra, “Come sei buffo!” esclamò. Nozomi arrossì e, lasciando andare la mano di lei, emise una fragorosa risata, che al confronto con quella della fanciulla risultava alquanto fastidiosa e irritante.

Beh, io devo proprio andare” annunciò la fulva, salutando la comitiva con un lieve cenno della mano destra “Ci si vede in giro, ragazzi!”

Detto questo, la ragazza se ne andò via, scomparendo oltre la soglia dell'entrata della scuola.

SEI UN INFAME!” sbraitarono Noma e Yuji contro Nozomi, il quale continuava a ridersela sotto agli inesistenti baffi.

Siete solo gelosi perché Midori ha notato il mio charme!”

Ma quale charme; che hai più grasso che neuroni!” s'infervorì Yuji, prendendo Nozomi per la collottola e avvicinandosi a lui con lo sguardo assottigliato dalla rabbia.

State calmi, ragazzi. Midori non sembra affatto interessata al nostro carissimo amico” disse Yohei con assoluta calma, andando a posare sulle spalle del grasso amico un braccio, stringendogli così una delle spalle “Lei è gentile solo per semplice educazione”.

Yohei portava sempre una calma impressionante e riusciva sempre a riappacificare gli animi di tutti. Più o meno.

Come no!” sbuffò Nozomi, staccandosi dalla presa di Yohei e additando quest'ultimo con l'indice “Vedrai; vedrete: chiederò a Midori di uscire e lei mi dirà sicuramente di sì!”

Gli altri lo guardarono intensamente e dopo qualche secondo scoppiarono tutti a ridere fragorosamente.

Sì, certo; e Hanamichi non è sfigato con le ragazze!” Noma sbatté dei pugni sul muro, tenendosi lo stomaco con la mano libera.

Farsi scaricare da più di cinquanta ragazze è grave; ma farsi scaricare da Midori sarebbe come farsi scaricare da ben cento di loro. Quindi si stipulerebbe un nuovo e grandioso record!” concordò Yuji, mentre Yohei sembrò pensarci su un attimo.

Molto bene” fece il corvino “Se riuscirai ad avere un appuntamento con Midori, ti giuriamo fedelmente che non faremo battutine scomode sul tuo fisico per ben tre mesi pieni”.

Yohei parve serio; tra lui e Nozomi ci fu un lungo ed intenso scambio di sguardi: “E mi pagherete tutti i miei pasti, più quelli extra?”

L'altro non ci pensò nemmeno su: “Anche quelli”.

Come ANCHE quelli?!” Noma e Yuji non parvero tanto d'accordo dell'idea, ma ognuno di loro era sicuro che il pacioccone avesse perso già in partenza. Perciò preoccuparsi non aveva proprio senso, a quel punto.

Accetto”, annuì Nozomi, ghignando, mentre un'aura scarlatta intrisa di determinazione s'accendeva attorno a lui.

Ce l'avrebbe mai fatta, ad avere un appuntamento con la bella e cara Midori?


*** Il giorno dopo...***




Coraggio! Fate venti giri di corsa!” urlò l'insegnante di ginnastica alle studentesse, soffiando sul rosso fischietto ch'aveva al collo e creando così un suono assordante “Uno, due! Uno, due!” disse poi, e dubito dopo le allieve partirono spedite.

Dall'altra parte del campo ove si allenavano i maschi, oltre una visibile recinzione, il quartetto della gang degli amici di Hanamichi, spiavano senza alcun ritegno le giovani studentesse intente ad allenarsi; puntando tutta la loro attenzione su l'unico e solo loro obiettivo: la dolce Midori.

Lei era così bella, dalla risata così cristallina, pura di cuore e dal fisico perfetto; una fanciulla talmente adorabile che poteva essere comparata solamente ad un delicato e bianco fiore.

Non hai speranze” - “Hai perso già in partenza” - Rassegnati, Noz. Ormai è la fine”.

Come potete dire questo, se non ho ancora mosso un dito?!” fece stizzito Nozomi, arricciando le labbra in una piccola smorfia.

Cosa diavolo state combinando, voi deficienti?” fece la sua apparizione il grande 'Re dei Rimbalzi', con le mani sui fianchi. Hanamichi inarcò un sopracciglio e guardò tutti dall'alto verso il basso.

Fai silenzio, Hana” Yohei alzò un poco il busto e allungando un braccio, afferrò il rossino per la canottiera, tirandolo verso il basso e nascondendo anch'egli sotto ai folti cespugli.

Hanamichi fece per imprecare e di conseguenza prendere i compari a forti testate, ma non appena il suo sguardo si posò oltre alla recinzione, le sue gote si infiammarono di colpo.

Haruko in tenuta da ginnastica...! –

Certo, aveva già visto la bruna in quel modo; ma quella era una circostanza del tutto diversa; erano a scuola. E lei era assieme alle sue compagne di classe; ridendo e scherzando con loro in tutta la sua immensa purezza e castità.

La celestiale visione fu quella di vederla assieme a Midori, una dietro l'altra: due bellissimi cigni che danzavano beati verso il lago dell'angelica estasi.

Ma a cosa sta pensando?” domandò Yuji, notando che Hanamichi s'era completamente perso nei suoi pensieri, facendo fuoriuscire dalle labbra una piccola bavetta.

Tra maiali ci si intende”, puntualizzò Yohei, che senza alcun problema continuò a guardare davanti a sé.

Parole sagge, amico.

Parole sagge”, concordò Noma.

... Imbecilli”, affermò Rukawa, guardando il quintetto d'idioti da lontano.


* * *


Non era raro che oltre agli allenamenti quotidiani, Rukawa Kaede si recasse verso il campetto disponibile a chiunque, quello vicino alla scuola. A quell'orario non ci andava mai nessuno, per questo era perfetto per lui, che la compagnia la gradiva come un amante del pesce gradirebbe della carne.

Cominciò a fare dei palleggi, poi dei tiri liberi; più alcuni da tre punti, riscaldandosi un poco, sebbene non ne avesse affatto bisogno a causa dall'allenamento precedente. In quel momento, egli non pensava ad altro se non al Basket: quest'ultimo era il suo unico scopo nella vita, il suo obiettivo.
Era un vero asso, sin dalle medie tutti avevano visto le sue grandi doti per questo sport; avevano cominciato ad idolatrarlo e come se non bastasse, un mucchio di ammiratrici si erano prostrate ai suoi piedi.

Francamente, a Rukawa Kaede dell'amore non importava affatto. La sua unica passione 'amorosa' era la pallacanestro, e nessuna donna si sarebbe mai intromessa tra lui ed essa. Mai.

Sudato, egli respirava con affanno, tenendosi le ginocchia con le mani; la schiena appena chinata verso il basso. Rukawa vide la palla rotolare via, dunque dovette spostare lo sguardo per seguirla con esso, ma quando lo alzò un poco notò delle gambe femminili e candide, immobili innanzi alla recinzione del campetto.

Non appena ebbe tutta la visuale di quel corpo, ecco che la vide: Moroboshi Midori, la quale gli donò un dolce sorriso a bocca chiusa.

Una gocciolina, due, tre goccioline sulle guance pallide dell'undici dello Shohoku; aveva cominciato a piovere già da un pezzo, ma egli s'era concentrato fino a quel punto su ciò che stava facendo, da non rendersi conto nemmeno del tempo che sopra di sé cominciava a cambiare.

La fanciulla stringeva delicatamente il manico dell'ombrello rosso, tenendo in spalla la cartella scolastica di pelle marrone e con l'altra mano una bianca busta della spesa.

Ti prenderai un bel raffreddore, se stai lì” gli fece presente la ragazza, mentre Rukawa la fissava senza dire nulla.

Dopodiché andò a recuperare la palla, facendo subito dopo un ennesimo tiro libero.

Sembrava che la stesse volontariamente ignorando, ma Midori non se la prese. Anzi, ella cercò con gli occhi un'entrata e quando la trovò si addentrò all'interno del campetto, mettendosi in un angolino, in silenzio; muta come un pesciolino all'interno di un immenso acquario vuoto.

Rukawa era ormai abituato a sentirsi osservato; era meno abituato a sentirsi osservato con quel silenzio tanto solenne, senza malizia od altri strambi doppi fini di cui era capace chi si considerava 'sua indiscussa fan'.

Egli riprese subito il rimbalzo, che aveva volutamente fatto per prendere la palla al volo. Poi si girò verso la ragazza e cominciò a fissarla intensamente.

Cosa stava facendo?

Anche se non voglio farti prendere un raffreddore, non voglio neanche che la condizioni peggiorino, quindi ti aspetterò qui finché non hai finito” disse con tranquillità la fanciulla, inclinando il capo da un lato “Ti consiglio però di farlo al più presto; non è tanto consueto stare sotto alla pioggia per così tanto tempo; presumo tu lo sappia già da te, Rukawa-san”.

Quest'ultimo era solito cacciare via con una frase secca e diretta chi lo disturbava od intralciava il suo 'quieto vivere', ma in quell'occasione non successe niente di tutto ciò. Semplicemente, rimase a guardarla, col pallone da Basket tra le mani.

E adesso, cosa diamine gli stava frullando per la testa?

Di certo, lui non era come quel pagliaccio di Hanamichi.

Rukawa si guardò attorno, tornando poi a guardare la ragazza; i muscoli erano parecchio tesi, ma la pioggia non ne era l'unica colpevole.

Lentamente, lui si avvicinò a lei, la quale lo stava aspettando con un lieve sorriso per accoglierlo sotto al suo rosso ombrello, poiché voleva riaccompagnarlo a casa. Inevitabilmente, non appena Rukawa fu di fronte alla fanciulla, vicino ad ella, il suo sguardo blu andò a finire sulle sue labbra piccole e carnose, rosee come i petali di un bellissimo ciliegio.

Ma quelle labbra...

L'undici dello Shohoku non ne seppe il motivo, ma quella bocca – se prima non aveva alcun pensiero fisso, se non la pallacanestro – lo stava attraendo come una calamita, e gli occhi innocenti e profondi della fanciulla, così azzurri e vividi, non lo aiutavano di certo.

Dunque era questa ciò che veniva chiamata: 'attrazione carnale'?

Non ci pensò neanche troppo; in realtà fu un gesto del tutto istintivo: il corvino lanciò la palla alla sua destra, senza staccare gli occhi di dosso alla fanciulla, per poi ritrovarsi l'oggetto rotolare a schiantarsi contro i loro piedi, ma quando ciò accadde ormai era successo l'irreparabile:

Midori sgranò gli occhi, lasciando che la busta della spesa cadesse sul verde prato; sorpresa oltre l'inimmaginabile.

Percepiva il sapore delle labbra del ragazzo sulle sue e le guance assunsero un colorito roseo, che su di lei era oltremodo delizioso. Il ragazzo la strinse per i fianchi, e le dita della ragazza che dapprima stavano stringendo il manico dell'ombrello, si ammorbidirono, facendolo un poco inclinare da un lato.

Quello non era per niente un bacio casto; quello era un tumultuoso bacio che lasciava totalmente senza respiro, senza via di scampo alla razionalità umana.

Ma quell'attimo di annebbiamento terminò presto, per la cara Midori, poiché Rukawa s'era allontanato del tutto da lei e, senza neanche guardarla, si era chinato per raccogliere la palla.

Midori non ebbe il coraggio di dire niente; come il pesciolino rosso ch'ella era, ora in compagnia di un imprevedibile squalo bianco.

Il ragazzo dai corti capelli neri bloccò il pallone tra il fianco e il muscoloso braccio destro, rivolgendo alla fulva un'occhiata fugace, per poi portare lo sguardo fuori dal campo, dove, accanto all'entrata, egli aveva sistemato il proprio 'mezzo di trasporto'.

Andrò in bici”, affermò egli, sicuro di sé, cominciando ad incamminarsi

Ciao” la salutò, infine.

Midori era rimasta come in trance; tutto ciò che in quel momento era capace di fare, fu solamente fissare il vuoto avanti a sé. Nient'altro.

Nient'altro, oltre al pensare a quell'inaspettato bacio dato senza un perché.





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Capitolo 3
*** Totally Unpredictable ***


{ Sweet Dear Midori }


Midori!” la chiamò a gran voce il padre della ragazza dai lunghi capelli fulvi, dal piano principale ove v'era situato il ristorante, prendendo uno dei corridoi del locale: un uomo dalla folta barba nera e dai lunghi capelli del medesimo colore raccolti in un codino, dalla corporatura asciutta e dallo sguardo tagliente ed azzurro, s'era appena fermato innanzi ad una lignea porta con sopra attaccato un cartellino con su scritto “RISERVATO” a caratteri cubitali. Egli indossava un semplice grembiule bianco e una bandana anch'essa candida, considerando ch'era soltanto il proprietario di quel modesto ristorante di Ramen & Sushi.

L'uomo trafficava con delle chiavi e dopo qualche secondo, trovando quella giusta, si apprestò ad aprire finalmente la porta.

Midori!” urlò ancora egli, rivolgendo lo sguardo in alto; su delle scale che portavano al piano successivo: laddove era nascosto il piccolo ma confortevole appartamento “Midori, forza! Sai che la sera il locale è praticamente pieno!”

Arrivo subito, papà!” rispose in lontananza la ragazza, “Un minuto ed arrivo!”

L'uomo mormorò qualcosa e tornò indietro, afferrando il pomello della porta con una certa pressione – ogni qualvolta che c'era il pienone, il padre di Midori diveniva sempre più nervoso – e prima di chiudere essa dietro di sé, egli disse: “Vedi di darti una mossa”.

Intanto, Midori, aveva appena finito di passare l'aspirapolvere, posandosi poi il dorso d'una mano sulla fronte, una volta spento il marchingegno.

Tutto risplendeva per quanto fosse pulito: d'altronde la fanciulla ci teneva che tutto fosse in ordine, senza neanche un puntino minuscolo di sporco.

La fanciulla si affrettò a raggiungere le scale, annodandosi il fiocco sulla schiena per tenere stretto il grembiule bianco ch'ella aveva appena indossato, assieme alla classica bandana.

Se avesse fatto un solo altro minuto di ritardo, probabilmente suo padre avrebbe cominciato a borbottare tra sé e sé: ciò stava a significare che egli era arrabbiato.


* * *


Ve lo assicuro” cominciò Matsui, – una delle migliori amiche di Haruko – scorrendo da un lato una delle ante della porta del ristorante “Al 'Drago Rosso' si mangia davvero bene. Sono sicura che non ve ne pentirete!”

Haruko si guardò intorno “Pur non essendo piuttosto grande, devo dire che è stra-pieno”.

Troveremo dei posti, secondo voi?” domandò Fuji, col suo solito tono di voce insicuro.

Ehi, Haruko: girati alla tua destra”, fece ad un tratto Matsui, una volta avvicinata all'amica per poterle sussurrare meglio: “Ma fallo lentamente”.

La bruna sbatté le palpebre, ma tuttavia ascoltò le parole dell'amica e piano piano girò il capo, ritrovandosi a sgranare gli occhi per la sorpresa.

Cosa ci faceva, lui, lì?!

R-Ru...” Haruko non riusciva davvero a credere ai suoi occhi: Kaede Rukawa era proprio in quel locale, seduto da solo in uno dei tavoli, aspettando soltanto di poter ordinare?

Le sembrava un sogno; un bellissimo sogno che presto fu spazzato via dal rumore assordante di un piatto sul pavimento.

Midori!” il proprietario riprese la figlia, portandosi le mani ai fianchi “'Sta più attenta!”

Haruko rivolse, dunque, l'attenzione alla ragazza dai capelli rossi, rimanendo un poco sbalordita per il semplice fatto di vederla lì, con indosso un grembiule ed intenta a servire ai tavoli.

Mi dispiace molto” rispose la giovane Moroboshi, “Pulisco immediatamente!”.

Perché lui è qui? – si chiese Midori, col viso chino sul pavimento. Non sapeva del perché Rukawa fosse lì, ma il solo pensiero di ciò che accadde il giorno prima, la fece imbarazzare parecchio: ma sapeva che doveva mantenere la calma, in un modo o nell'altro.

Rukawa aveva assistito a tutta la scena, comprendendo anche il perché della reazione di Midori.
Forse avrebbe dovuto sentirsi in colpa per ciò che era accaduto fra lui e Moroboshi il giorno prima, ma a dire la verità non si era pentito affatto. Ed era quello il guaio maggiore: Rukawa era un continuo mistero per chi lo circondava, e a quanto pareva, sembrava esserlo pure per se stesso.

Torno subito, papà” la fanciulla avvertì l'uomo, il quale borbottò qualcosa ma poi se ne tornò al proprio lavoro.

Haruko e le sue amiche, osservando tutta la scena del piatto, avevano trascurato il 'povero' Rukawa; difatti, non appena Fuji riportò l'attenzione laddove l'undici dello Shohoku era seduto in precedenza, s'allarmò di colpo.

M-ma dov'è andato a finire Rukawa!?”

Haruko fissò il punto dove la sua amica stava guardando, non sapendo davvero a cosa pensare, tanto meno cosa fare.

-Si può sapere cos'hai, Rukawa? –


* * *

Midori aprì la porta dello stretto sgabuzzino e ciò che la bloccò per un attimo fu il buio pesto che le si presentò innanzi, successivamente ella fece un piccolo sospiro e si apprestò ad accendere la luce. Ma pareva che nulla fosse cambiato.

Oscurità perenne.

Oh, no” mormorò la fanciulla “Si sarà fulminata la lampadina”. Ella non poteva pensare di cambiarla, non in quel momento. Suo padre aveva assolutamente bisogno di una mano e lei doveva al più presto riparare al danno che aveva causato.

Dunque, la giovane si addentrò nel buio, camminando lentamente e testando a tentoni ciò che aveva di fronte; fortunatamente lo stanzino era talmente piccolo da poterle permettere di afferrare qualsiasi cosa con estrema facilità.

D'un tratto, la ragazza sussultò e percepì le sue guance arrossarsi; stretta da braccia per lei sconosciute, appartenenti a qualcuno il cui volto non poteva essere momentaneamente scrutato.

C-chi sei?” chiese ella senza pensarci nemmeno su, sebbene qualche sospetto pareva avercelo: perciò deglutì pesantemente e il cuore aumentò di molto il suo battito cardiaco, poiché ella si ritrovò essere totalmente nel panico.

- Non non può essere. Non può essere Gatsuo – rifletté Midori, mordendosi il labbro inferiore. Tuttavia, ricordava perfettamente le minacce del ragazzo, ed ogni parola diveniva, ogni secondo che passava, sempre più raccapricciante ed oppressiva.

Verrò a prenderti presto.

Tu ed io siamo fatti per stare insieme.

Non ci sarà altro uomo che potrà farti sua, Midori.

E mai ci sarà.

Glielo diceva spesso, ed ogni volta riusciva a scampargli. Nonostante ciò, Midori non sapeva davvero cosa fare, se andarlo a denunciare o meno; sapeva però che la gang di Gatsuo era tra le più pericolose, e l'interessato si comportava da vero Leader; un Leader con non si sa quanti precedenti al suo seguito.

Chissà cosa passava per la testa di quel ragazzo, chissà davvero a cosa egli stesse pensando.

Avrebbe potuto fare male anche a suo padre, se solo avesse voluto. Con un semplice schiocco dita.

Midori lo sapeva cosa Gatsuo desiderava ardentemente: che lei si sottomettesse completamente a lui, che fosse la sua schiavetta sino a ché egli non si fosse stufato di averla fra i piedi ed avesse, quindi, cambiato soggetto.

O perlomeno... si trattava sicuramente di una cosa del genere.

Per favore, lasciami...” Midori non si dimenò; non aveva alcun senso farlo. Sapeva bene che lei era certamente più debole, quindi dimenarsi non sarebbe davvero servito a nulla, se non a dar ulteriore piacere e soddisfazione all'interlocutore.

Le mani delle forti braccia che la stavano tenendo, le strinsero le spalle e la girarono: Midori strizzò gli occhi, con il suo petto che in quel momento s'era appiccicato al torace del probabile Gatsuo, con la paura che le scorreva inevitabilmente nelle vene.

Sentiva gli occhi inumidirsi, bagnando le gote di leggere gocce salate. Midori posò le delicate mani sulle scapole altrui e facendo pressione su di esse, cercava invano di scansarlo via.

Ma era troppo tardi; le rosee e carnose labbra erano ormai su quelle dell'altro, così sottili ma incredibilmente perfette.

Fu allora ch'ella capì.

Istintivamente, la rossa strinse la maglietta del ragazzo, dandosi della stupida per non averlo capito prima.

Mi dispiace”, disse lei, dopo essersi staccata da quella bocca “I-io...”

Non scambiarmi mai più per quel demente” fu la risposta secca e diretta di Rukawa Kaede, mentre sospirava aria calda sul di lei viso, tramutando quasi le proprie parole in una sorta di rauca minaccia.

Rukawa lo aveva già capito; lo sentiva benissimo il corpo di lei che sino a poco prima aveva tremato al contatto con la pelle d'egli; mentre, in quel momento, pareva essersi rilassato tutto ad un tratto, come se il tocco di una leggera piuma l'avesse percorsa sino alla punta dei piedi.

Dopo averla stretta a sé il giorno prima, il basket-man aveva sentito come il bisogno di andare oltre, andarci a qualsiasi costo. Come quando in una partita egli era in possesso della palla e doveva assolutamente portarla a canestro; scansando ogni ostacolo gli ostruisse il passaggio, distruggendo chiunque si mettesse tra lui e il suo obiettivo.

Entrambi non ebbero il tempo di riprendere fiato, che nuovamente le loro bocche si riunirono; il ragazzo dai capelli color pece le morse il labbro superiore, facendole emettere un piccolo mugugno strozzato.

Finalmente Midori si abituò al buio, e sembrava che anche per Rukawa fosse la stessa cosa, considerando lo sguardo intenso con cui la fissava; tagliente ed incredibilmente languido.

Nessuno di loro disse nulla, finché il basket-man non la prese per mano e la condusse verso l'uscita. Tuttavia, non appena furono davanti alla porta, il ragazzo si apprestò a chiuderla; in modo tale che nessuno potesse disturbarli in alcun modo. E fu proprio su quella lignea porta che la ragazza poggiò inevitabilmente la nuca, ebbre dell'ennesimo bacio ricevuto da parte del nuovo Capitano dello Shohoku, stavolta notevolmente più rude dei precedenti.


* * *


Suvvia, Hanamichi. Non prendertela!” Yohei diede una piccola pacca sulla spalla all'amico dai capelli scarlatti, abbozzando un lieve sorrisino “So che sei il Re delle Figure di Merda. D'altronde ne siamo tutti a conoscenza; ma addirittura ficcargli la testa dentro alla fontana mi è sembrato del tutto esagerato!”.

Hanamichi sbuffò, camminando con le mani all'interno delle tasche e con la solita aria da 'cercate di non scassarmi le palle' stampata in volto.

Così impara a stare alla larga dalla dolce Haruko” borbottò il rosso.

Ma le stava semplicemente chiedendo indicazioni!” si intromise Noma, ed a quel punto, ecco che Hanamichi assottigliò il proprio sguardo e gli lanciò la più brutta occhiataccia che potesse esistere sul pianeta terra.

Forse era eccessivamente geloso della sua Haruko. Come poteva non esserlo, se quell'idiota di Rukawa continuava a farsi osannare assiduamente da lei?

Non poteva assolutamente perdonarlo. E presto o tardi Sakuragi Hanamichi avrebbe avuto la sua vendetta.

Sapete la novità?” fece Miyagi, che non avendo nulla da fare per quel giorno, aveva quindi deciso di unirsi alla famigerata gang di Hanamichi, rivolgendosi più che altro a quest'ultimo: “Sembra che la prossima volta giocheremo un'amichevole con l'Osuda; una scuola esclusivamente maschile. Si dice che i componenti della squadra di Basket siano alti più o meno sui due e qualcosa centimetri e che si presentino particolarmente spiatati e senza scrupoli per chi hanno di fronte” Miyagi poi ghignò “Ma probabilmente non sanno con chi hanno a che fare”.

Hanamichi roteò gli occhi “Figuriamoci, Ryocchi.

Quelli ce li mangiamo per colazione”.

Un forte rimbombare di motori accesi furono un vero e proprio frastuono: soprattutto per l'eccessivo fumo che all'improvviso ricoprì i corpi della gang di Hanamichi, dello stesso rossino e di Miyagi.

Dei ragazzi in sella alle loro moto avevano appena sorpassato i due basket-men ed anche chi li seguiva, emettendo risate spavalde e cariche di una contorta adrenalina.

Ciononostante, Hanamichi ne riuscì a vedere uno; uno soltanto di quei maledetti bastardi che avrebbe più che volentieri preso a calci nel culo.

Era abbronzato, dagli occhi sottili e maledettamente irritanti.
Ne era certo, se l'avesse incontrato di nuovo gliela avrebbe fatta pagare molto cara e senza nemmeno un riguardo.

Dopo che tutti ebbero finito di tossire, la gang e Miyagi si guardarono tra loro, per poi puntare lo sguardo verso Hanamichi.

Quei bastardi!” sbottò Nozomi, affiancando il rossino “Non ti preoccupare, Hanamichi. Vedrai che ci rifaremo”.

Nozomi ha ragione” concordò Noma “Vedi di mantenere la calma”.

Ryocchi, dimmi una cosa” fece ad un tratto Hanamichi, guardando il basso amico di sottecchi; il quale pareva alquanto perplesso.

Parla”, rispose quello.

Sai per caso il nome del Capitano dell'Osuda?”

Miyagi inarcò dapprima un sopracciglio: perché adesso aveva così tanto interesse per quella squadra? Beh, come Rukawa, il rossino era del tutto imprevedibile, se non il doppio di lui. Perciò non poteva sorprendersi se gli aveva rivolto quel quesito.

Mi sembra si chiami Juumonji Gatsuo.

O comunque, qualcosa del genere”.








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