Per aspera sic itur ad astra

di Athena27
(/viewuser.php?uid=943398)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Incontri inaspettati ***
Capitolo 3: *** Il passato ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Buio. Intorno a me c’era solo buio.

Le persone erano ombre e le loro voci erano echi nell’oscurità. Stavo sognando quello fino a quando il fastidioso rumore della mia sveglia sul comodino non mi strappò da quei ricordi per riportarmi alla dura e pura verità.

Quello era il primo giorno del mio penultimo anno di liceo.


Non ho mai compreso come delle persone possano aver deciso questo per i propri figli… alzarsi la mattina presto per andare a scuola dopo aver sognato per tutta la notte l’interrogazione del giorno seguente…presto avrei sporto denuncia.

Ma ora torniamo alla mia noiosa routine.

Mi alzai dal letto in stile zombi che sta per svenire, non so come raggiunsi il bagno e totalmente controvoglia mi lavai il viso per risvegliare i miei neuroni da tempo in coma. Dopodiché mi vestii, e finalmente decisi di guardarmi allo specchio, e fu lì che per poco non presi un infarto. Sembravo maga magò!! Con una spazzola (poverina) cercai inutilmente di domare la mia chioma castana e ondulata, ma alla fine riuscii solo a farli diventare elettrici. Decisi di lasciar perdere e di concentrarmi sul trucco. Preciso che non amavo affatto truccarmi, ma in quel momento ce n’era davvero bisogno. Così mi spalmai un po’ di fondotinta per dare un po’ di colore e allungai le mie ciglia con un po’ di mascara, mettendo in risalto i miei stupendi occhi verdi.

Si, penso che i miei occhi siano la cosa del mio aspetto fisico di cui vado più fiera, esprimono intelligenza e furbizia ovvero i due aggettivi con cui più mi piace descrivermi. Non mi sono mai considerata una ragazza bellissima, anche perché non ci ho mai prestato molta attenzione, ma non posso nemmeno dire di essere brutta. Uscii dal bagno mi diressi in cucina e mi preparai una veloce colazione, poi mi fiondai fuori di casa per dirigermi nella mia odiatissima scuola, ovvero un importante liceo dell’Upper East Side chiamato Jules Ferrèe.


Nonostante avessi già compiuto 16 anni non avevo mai “ufficialmete” preso la patente ma avevo spesso guidato la macchina della mia migliore amica Megan. Raggiunsi dopo poco la scuola ed con un sospiro oltrepassai il portone d’entrata.

Non avrei mai immaginato che proprio quel giorno, insieme a me, anche il mio burrascoso, e ignoto a tutti, passato, avrebbe oltrepassato quel portone.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Incontri inaspettati ***


Driiiiiin. Il suono della prima campanella.


Sbuffando mi diressi verso il mio armadietto, il numero 283.


“Ei Julia” mi salutò la mia migliore amica, baciandomi sulla guancia con un sonoro schiocco di labbra, e aprendo l’armadietto di fianco al mio.


“Ciao Megan” le sorrisi “giornata no” dissi spiegando il mio pessimo umore che mi avrebbe accompagnata per tutta la giornata


“Di nuovo? Non hai avuto una giornata no anche l’altro ieri?” chiese sbuffando lei

“Dovresti saperlo ormai… le mie giornate no sono infinite e infinitamente numerose” ribattei
Lei mi guardò malissimo mentre estraeva il libro di storia dal suo armadietto.

“Come è andato il week-end? Non ti vedo da giovedì!” le chiesi cercando di deviare il discorso ad un argomento pacifico

“Benissimo” esultò lei apparentemente dimenticando il discorso di poco prima ”Sono andata alla festa di Thomas” rivelò 


“Thomas? Thomas Jones? Lo stronzissimo Thomas Jones?” chiesi meravigliata


“Si! Mi ha invitata personalmente” disse lei vantandosi.


“Aspetta, aspetta, aspetta… quel Thomas Jones?” domandai nuovamente. Se era strano che l’avesse invitata, era ancora più strano il fatto che la avesse invitata personalmente.

Lei alzò gli occhi al cielo e mi rispose “Oddio Julia, non è mica la fine del mondo! Poi grazie la considerazione che hai di me per reagire così per il semplice fatto che il ragazzo più carino della scuola mi abbia invitata alla sua festa di compleanno” disse lei offesa

“Scusa non volevo dire questo… solo che mi meraviglio perché non ti ha mai considerata…” dissi mortificata.

“Lo so” disse lei “ma si vede che si è innamorato di me” disse sognante. Io le risposi alzando un sopracciglio. Lei mi ignorò e si tuffò nel suo racconto, ed io come al solito, mi estraniai immergendomi nei miei pensieri.

Megan Anderson era la tipica bella ragazza, alta, bionda, occhi azzurri e lineamenti perfetti. Nonostante quella facciata da barbie, era una ragazza dolce, gentile e veramente simpatica.
Io e Megan ci eravamo conosciute solo un anno prima quando io ero la nuova arrivata in quella maledetta scuola, ma eravamo diventate immediatamente migliori amiche. Mi ricordo ancora il primo giorno di scuola, io che non sapevo cosa fare per adattarmi, e lei che mi ha offerto di sedermi accanto a lei sia in classe che in mensa, e presto ci siamo rese conto di essere molto simili.


“…così mi ha accompagnata a casa con la sua macchina nera fiammante e mi ha persino accompagnata alla porta di casa e…” le parole le morirono in bocca. Io ormai risvegliata dal mio stato di trance, la guardai interrogativa. Aveva gli occhi spalancati e la bocca aperta.


“Cosa succede Megan?” le chiesi preoccupata


Lei parve riprendersi “CHI E’ QUEL FIGO DELLA MADONNA??!” chiese quasi urlando e indicando qualcuno alle mie spalle

Io mi voltai e vidi il soggetto di tanta meraviglia. Per poco non caddi dalla sorpresa e dallo spavento.


Era Lui.


“Merda” imprecai chiudendo l’armadietto con un gesto brusco.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il passato ***



Avete presente quando la vita ti crolla addosso in un momento? Avete presente quando tutto va per il meglio, ma uno stronzo con i capelli biondo platino fa la sua entrata in slow-motion nella tua vita, rovinandola? No?! Beh, io si, perfettamente.


“Merda” imprecai sbattendo l’anta del mio armadietto


“Cosa succede Julia?” mi chiese Megan, distogliendo per la prima volta gli occhi da lui


“Nulla” mentii “Ora però devo andare” dissi dandole un bacio sulla guancia e poi avviandomi dalla parte opposta del ragazzo in questione. Lei mi prese un braccio fermandomi.


“Dove vai? La classe è dall’altra parte” mi avvisò lei


“Si lo so. Devo fare una cosa prima” la rassicurai sorridendo


“Cosa devi fare Julia?” chiese lei seria


“Niente di importante. Tranquilla arriverò in orario”


“Va bene a dopo” sorrise salutandomi, mentre io ricambia il saluto con un sorriso triste.
‘ odio mentirti Megan, addio amica mia’


Velocemente mi avviai verso la fine del corridoio. Non mi voltai nemmeno una volta per controllare se lui mi stesse seguendo, poiché ne ero sicura. Non appena arrivai alla fine del corridoio, svoltai a destra e iniziai a correre. Corsi, corsi, corsi al massimo della velocità. Raggiunsi le scale e salii, salii fino ad arrivare sul tetto e lì aspettai. Aspettai che arrivassero. Aspettai che il mio passato mi raggiungesse. Ed esso arrivò, perfettamente in orario


Cinque persone vestite rigorosamente d nero fecero il suo ingresso sul tetto. Non riuscii a capire se fossi io ad immaginare la loro andatura slow-motion o semplicemente fossero loro a camminare così lentamente. Si misero schierati di fronte alla mia persona ed io incrociai le braccia, aspettando e osservando.

Li osservai a lungo, uno ad uno. Li conoscevo tutti tranne uno.


C’era una ragazza dai capelli rossi e lisci, occhi verdi e mooolte lentiggini.

Un ragazzo alto, moro e con gli occhi scuri e profondi.

Un altro ragazzo con i capelli castano chiaro e gli occhi castani.

Il ragazzo che non conoscevo: alto, magro, capelli ricci castano scuro e gli occhi azzurri.

Poi c’era Lui, alto, con un fisico invidiabile, capelli biondo platino e ammalianti occhi azzurro cielo.


Dato che nessuno parlava, lo feci io. Non era da me restare in silenzio troppo a lungo, soprattutto in una situazione come questa.


“Lauren! Ciao!” esclamai falsamente sorridente, salutando la ragazza dai capelli rossi. Lei però ricambiò il saluto con uno sbuffo, incrociando le braccia e iniziando a battere per terra molte volte il piede destro. Alzai un sopracciglio offesa e continuai imperterrita nel mio discorso.


“David, ti trovo bene” dissi salutando il ragazzo dagli occhi scuri e profondi. Lui fece un sorriso, molto piccolo


“Ah Will, come va la gamba? Sai, l’ultima volta l’avevo resa inutilizzabile…” dissi rivolgendomi al ragazzo dai capelli castani, alludendo al nostro ultimo e parecchio violento incontro


“Molto meglio, grazie” dissi lui a denti stretti. Io gli feci l’occhiolino


“Tu devi essere il loro nuovo cagnolino… potrei sapere il tuo nome?” chiesi rivolgendomi al ragazzo che non conoscevo


“Christopher” rispose lui in un sussurro


“Sono felice di conoscerti come persona, un po’ meno come servetto dello stronzo” dissi con un sorrisino. In fondo quel ragazzo tanto magro mi faceva un po’ pena, non sapeva in che guaio si stava cacciando…

Spostai lo sguardo sulla quinta e ultima persona.


“A proposito stronzo, è da un po’ che non ci si vede. Le ragazze come stanno? Sanno ognuna delle altro oppure no?” chiesi ironica. Sapevo perfettamente che la risposta era si, dato che ero stata io ad essere così gentile da avvisarle.


Lui fece una smorfia “Sai benissimo la risposta, sangue sporco”


“Come scusa?” chiesi confusa. Non avevo proprio idea del perché mi avesse chiamata in quel modo. Premetto che io e lo stronzo non avevamo un rapporto proprio sano ed educato, infatti non perdevamo occasione per insultarci o punzecchiarci con scherzi di ogni genere quando vivevo ancora tra il mio popolo, ma questo insulto non lo avevo proprio capito, non aveva nulla a che fare con me.


“Non importa” rispose con un ghigno poco rassicurante in faccia “L’importante è che adesso Ruby ha ordinato di riportarti ad Aren”

Sussultai. Aren. Era da molto tempo che non sentivo nominare la mia città natale. Aren, la città tra nuvole.


“Beh, ragazzi…e ragazza, credo proprio che dovrò deludervi nuovamente, perché come a New Orleans non ho alcuna intenzione di ritornare in quel posto, soprattutto con voi. Ah e potete dire a quell’idiota di Ruby che non mi interessa se lei sguinzaglierà tutte le legioni della città celeste, io combatterò, vincerò o morirò vincendo. Non esistono altre opzioni” dissi convinta


“Ne sei proprio sicura?” chiese ironica Lauren


“Si” dissi indietreggiando verso il bordo del tetto


“Così preferisci cadere” disse David.

Sorrisi annuendo. Salii sul bordo del tetto in piedi.


“Non salterà” disse lo stronzo


“Ne sei così sicuro signor James Lancaster?” chiesi.
I suoi occhi brillarono.


“Al 100% signorina Julia Arya Morgenstern” ribattè lui. Sussultai. Non pensavo si ricordasse il mio nome completo.


“Addio ragazzi, spero di non rivedervi mai più” dissi rivolgendomi agli altri


“Stai recitando. Sei troppo codarda per saltare” disse con un certo nervosismo il biondino


“Pronto a scommettere, stronzo?” domandai


“Sempre, rompiscatole” rispose lui convinto


“Allora preparati a perdere” dissi con semplicità e con un sorriso di scherno sul volto.

Mi portai due dita alla fronte e feci il saluto dei militari ed aprii le braccia ad angelo tenendo lo sguardo fisso sullo stronzo. Lo vidi sbiancare e l’ultima cosa che gli sentii dire fu “Cazzo!” poi mi buttai all’indietro dal bordo del palazzo.



 JULIA MORGENSTERN 


  JAMES LANCASTER
 
 
 MEGAN ANDERSON



 LAUREN
                                                                                                                                                 
 


DAVID                                      


 CHRISTOPHER
                                                                                                                                                             



 WILL
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3538209