Il terzo incomodo

di hiimnotamuggle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Axel ***
Capitolo 2: *** Mark ***
Capitolo 3: *** Axel ***
Capitolo 4: *** Mark ***



Capitolo 1
*** Axel ***


Axel era stanchissimo. Si erano allenati fino allo sfinimento, come al solito, ma non era bastato. Non che fosse colpa sua: era Nathan.
Ultimamente era sempre deconcentrato.
Sospirò. Non sarebbero riusciti a battere la Shuriken, non in quelle condizioni. Volse lo sguardo verso l'altro lato del campo, dove era sdraiato il suo compagno. Così non si può andare avanti, pensò. Stava per andare a parlargli, quando una testa bruna lo superò in corsa. Mark

Il capitano era corso ad incoraggiare Nathan. Lo faceva spesso, ultimamente. Poteva sentire il portiere anche da quella distanza: "Puoi farcela, Nathan! Io credo in te, so che ce la farai!" Disgustoso. E gli sguardi che si lanciavano? "Voi due, prendetevi una stanza!" urlò. Evidentemente però aveva messo troppa rabbia in quelle parole, perchè invece delle risa che si aspettava (non che gliene importasse) ricevette un preoccupato "Axel, tutto bene?" da Jack. "Benissimo! Mai stato meglio. Io per oggi ho finito. E tu," aggiunse, rivolgendosi a Nathan "farai meglio a riprenderti, perchè non ho intenzione di perdere questa partita a causa di uno che non ha ancora deciso in che club stare." Come una furia, si diresse al fiume per darsi una calmata, lasciando tutti senza parole.

 

Perchè mi dà così tanto fastidio? Possono anche baciarsi, per quello che mi riguarda, pensava mentre correva intorno al campo vicino al fiume. Mentre formulava questi pensieri, si immaginò Mark e Nathan, avvinghiati l'uno all'altro, le lingue intrecciate. Improvvisamente gli venne voglia di vomitare. E di prendere a pugni qualcuno. 

Al tramonto non sentiva più le gambe. Un po' si era calmato, quindi decise di tornare a casa. Era già sulla strada quando si accorse che qualcosa mancava. Merda, il borsone. Devo tornare indietro. 

Quando arrivò a scuola, appena dieci minuti prima della chiusura dei cancelli, era di pessimo umore, ma la scena a cui assistette lo fece sentire peggio che mai: Nathan era seduto su una panca, le spalle piegate mestamente verso il basso. Il suo sguardo era diretto al pavimento, dove Mark, il suo Mark (oh mio dio, piantala, Axel!) era inginocchiato. Ma non era tutto: il portiere stava accarezzando il ginocchio del difensore, mentre lo guardava dritto negli occhi e gli sussurrava chissà cosa.

Era decisamente troppo: Axel non poteva sopportare quella visione un secondo di più. Dimentico del borsone ancora una volta, corse via. 

Non sto piangendo, si disse mentre scappava. E' solo l'aria fredda.

Non sono innamorato di Mark. E' il mio capitano.

 

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Capitolo 2
*** Mark ***


"Ragazzi, avete visto Axel?" chiese ai suoi compagni. Ricevendo solo risposte negative, decise di chiamarlo, ma non ricevette alcuna risposta. "Magari è malato e sta riposando" suggerì Nathan, che si rivolse al portiere "beh, intanto iniziamo ad allenarci. Se viene, bene. Altrimenti potremmo andarlo a trovare una volta finito" disse. Mark non sembrava molto convinto, così il difensore mise una mano sulla spalla del ragazzo e aggiunse "Lo so, nemmeno a me piace l'idea di allenarmi senza di lui, anche perché non posso eseguire 'Ali di Fuoco' con nessun altro. Però siamo a corto di tempo e abbiamo bisogno di allenarci." con queste parole, Mark capì che parlava soprattutto di sé, e che aveva ragione. E' carico oggi, pensò. Le parole di ieri devono aver funzionato. Arrossì leggermente ripensando alla sensazione della pelle di Nathan sotto la sua mano mentre gli diceva che sarebbero rimasti amici comunque, indipendentemente dalla decisione che avrebbe preso.

Scrollò la testa come per risvegliarsi dal flashback. Bene! Oggi ci alleneremo duro anche per Axel!

Volse lo sguardo verso il numero due, che lo guardava incuriosito e divertito insieme, e gli piantò entrambe le mani sulle spalle. "Hai ragione! Andiamo, dobbiamo prepararci per vincere una partita!" esclamò con un gran sorriso dei suoi. 

Si decise a fare una pausa solo dopo due ore piene di allenamenti. "Forza ragazzi, dieci minuti e poi continuiamo!" dichiarò dirigendosi a bordo campo, dove stavano le ragazze e, cosa più importante, le borracce. 

Mentre raggiungeva le panchine a testa bassa, pensando alla partita imminente, si sentì chiamare. "Evans." capì a chi appartenesse quella voce prima ancora di alzare la testa: "Axel!" Gli corse incontro con mille domande in testa, ma le uniche a cui riuscì a dare voce furono: "Cos'è successo? Stai bene?" "Sì. Non ho sentito la sveglia" rispose l'attaccante con distacco. "Comincio a scaldarmi." Il suo tono non ammetteva repliche. Era strano, perché Mark di solito riusciva a vedere sotto la sua maschera di freddezza. "Axel, sei sicuro che vada tutto bene?" Il portiere iniziava a preoccuparsi. "Ti ho già detto di sì. Ho solo fatto tardi ieri sera." evitando lo sguardo di Evans, si diresse verso il campo. Ha fatto tardi ieri sera?  

Dopo un po' di allenamento normale, cominciarono a fare pratica con le tecniche speciali. Tutti i tiri andarono alla perfezione, anche se Mark fu in grado di parare ognuno di essi. "Forza! Nathan, Axel, è il vostro turno! Fatemi vedere la vostra forza!" i ragazzi obbedirono.

"Ali... di Fuoco!!!" il tiro era perfetto. La potenza era assoluta. Nathan ci aveva messo tutta la sua voglia di continuare a giocare ed il suo amore per il calcio, mentre Axel aveva inflitto al pallone tutta la sua rabbia, la gelosia e lo stress di quei giorni. 

Forse fu per questo che la palla mancò di svariati metri la porta.

"Fantastico! Se continuano così siamo messi bene!" il commento acido di Kevin Dragonfly rifletteva i pensieri della maggior parte della squadra, anche se il ragazzo si guadagnò un "Kevin!" di disapprovazione dalle ragazze in panchina. 

"Non capisco... ci ho messo tutto quello che avevo..." Nathan era sconcertato. Mark, dalla porta, agitò le braccia urlando: "Non importa! Riproviamoci! Kevin, voi andate dall'altra parte del campo e continuate l'allenamento! Jim, tu mettiti a bordo campo e dì loro cosa migliorare!" "Sì, capitano!" risposero tutti, tranne Axel, all'unisono, rinfrancati dallo spirito combattivo di Mark.

Il colpo 'Ali di Fuoco' venne eseguito ventitré volte quel giorno, ma neanche una volta il pallone arrivò a più di tre metri dalla porta.

"Ma perché?! Dove sto sbagliando?!" esclamò Nathan cadendo in ginocchio, quando l'ennesimo tiro quasi prese in testa Jim, che stava facendo di tutto per capire cosa non funzionasse. Il portiere venne loro incontro, tendendo una mano al numero due. Stava per cominciare uno dei sui discorsi sul non arrendersi mai, quando Axel parlò per la prima volta da quando era arrivato: "Non sei tu che sbagli. Sono io." I due ragazzi si girarono a guardarlo, stupiti. "Cosa stai di-" "Oggi non mi sento in forma, ho dormito poco. Domani andrà meglio." disse, non lasciando al compagno possibilità di replicare, ma sembrava che stesse cercando di convincere sé stesso più che gli altri. "Domani c'è la partita" Mark aveva pensato a voce alta, guardando l'attaccante. Questi incrociò il suo sguardo, e il capitano vide i suoi occhi spenti e le borse sotto di essi. Le aveva notate quando era arrivato, ma adesso che era stanco erano molto più evidenti. "Lo so." Il numero dieci girò sui tacchi "Ci vediamo domani in stazione." Così dicendo si diresse verso gli spogliatoi. Mark, che era rimasto imbambolato, si riprese e gli urlò "Non fare tardi!" ma come risposta ricevette solo un gesto con la mano. 

Hai fatto tardi ieri sera perché hai pianto, Axel?

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Capitolo 3
*** Axel ***


"Non so se sarò in grado di vincere la partita di domani" disse Axel. "Probabilmente non sarò nemmeno in grado di giocare". Ovviamente non ottenne alcuna risposta. Sua sorella Julia era in coma dalla finale del Football Frontier dell'anno prima. Tuttavia lui le raccontava sempre di quello che gli accadeva: da una parte sperava di suscitare nella bambina una qualche reazione, ma era anche vero che parlarle dei suoi dubbi e problemi lo aiutava a fare chiarezza. D'altronde la sua sorellina aveva sempre avuto la capacità di calmarlo.

"Non sono innamorato di Mark. Mi dà solo fastidio che stia sempre con Nathan" borbottò. 

"Quella si chiama gelosia" la voce femminile lo sorprese non poco. "Cosa ci fai qui, Nelly?" chiese, irritato. Quanto aveva sentito? "Voglio solo darti qualche consiglio. Dovresti smetterla di essere così ostile con chi cerca di aiutarti" rispose tranquillamente la ragazza. "Quando la smetterete di origliare" replicò, sulla difensiva. Non che gli si potesse dare torto.

"Prima ammetterai di esserti preso una bella cotta per il capitano, prima riuscirai a fartela passare" ricominciò la ragazza, ignorandolo. "A meno che tu non voglia..." lanciò ad Axel uno sguardo divertito "...conquistarlo." A quelle parole l'attaccante assunse un'espressione ferita e arrabbiata insieme "Ma non hai visto come tratta Nathan?! Gli sguardi, le carezze accennate, il tono con cui si parlano... Io non posso intromettermi in una cosa del genere. Probabilmente stanno già insieme e io-" "Non stanno insieme" lo interruppe la manager. "Non ancora, e tu puoi impedirlo! Ho visto come Mark ti guarda e fidati, in quello sguardo c'è qualcosa di più che in quello che rivolge a Swift." "Sì, pena, probabilmente" rispose affranto - affranto - il numero dieci. "Axel, fidati! Non sono nemmeno l'unica a dirlo! Anche Bobby-" "Cosa diamine vuole saperne Bobby?" la confusione stava invadendo il povero attaccante della Raimon. "Beh diciamo che... è piuttosto esperto in amore sul campo" rispose con uno sguardo eloquente Nelly. Axel sgranò gli occhi "Anche lui è gay?" 
Al cenno d'assenso della ragazza gli uscì un involontario "Ma c'è qualcuno in questa squadra a cui piacciano le ragazze?"
Quando vide il sorriso della manager, però, l'incredulità prese forma sul suo volto. "Non è possibile" constatò tra lo stupito e il divertito.
"Eh già" confermò lei ridendo. "Allora, cosa vogliamo fare?" 
"Non lo so... Sei sicura che io abbia qualche possibilità? Non avrebbe senso nemmeno provarci, altrimenti." Il tono del biondo era tornato serio. Non voleva farsi illusioni. "Fidati di me, Axel. Pensa alla partita, per ora. Una volta che avrete vinto vai a parlargli e vedrai che ho ragione."

Axel voleva fidarsi. Doveva fidarsi. Rivolse ancora una volta i suoi pensieri a Mark. Non ti deluderò, capitano. Vincerò questa partita per te.

 

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Capitolo 4
*** Mark ***


Era il gran giorno. Tutti erano presenti, tutti erano pronti,  Nelly aveva persino mandato loro un SMS per scusarsi della sua assenza e per assicurarsi che fossero carichi. E lo erano. Tutti, tranne uno.

"Ehi, Nathan!" gli altri erano entrati in campo ormai, ma Mark richiamò il difensore prima che facesse lo stesso. "Mark. Che c'è?" Il ragazzo era impaziente di iniziare. "Come va con quella matricola della squadra di atletica?" il tono del capitano celava perfettamente la preoccupazione che lo tormentava. "Ah, intendi Miles?" Mark annuì.
"Le parole non bastano, non lo convincerò mai con i bei discorsi" rispose il numero due "ed è per questo che proverò a convincerlo coi fatti, giocando a pallone!" aggiunse, determinato. 
"Ma allora..?" Mark sgranò gli occhi "Esatto" così dicendo, si avvicinò al portiere, mettendogli le mani sulle spalle e guardandolo dritto negli occhi "oggi pomeriggio sono venuto qui perché ho deciso che voglio giocare!" Esclamò sorridendo, senza interrompere il contatto visivo.
"Da-davvero? Cosa ti ha convinto?" chiese il capitano, mentre Nathan si avvicinava sempre di più a lui, fino ad arrivare all'altezza del suo orecchio, dove sussurrò: "Sei stato tu." 
Detto questo, il difensore si staccò da lui e corse via, fino all'entrata del campo. Si girò e urlò a Mark: "Forza, abbiamo una partita da vincere!" prima di fargli l'occhiolino e correre fuori. Dopo un attimo di trance, il capitano ritornò in sé e si affrettò a seguirlo.

Una volta sistemati, giusto poco prima di iniziare, guardò tutti e gridò: "Coraggio ragazzi! Axel, Nathan," si rivolse ai due, uno fuoco e l'altro brezza, che si contendevano il suo cuore a sua insaputa "mi raccomando! Contiamo su di voi"
Entrambi si scambiarono uno sguardo pieno di determinazione, che poi volsero verso il portiere: "Sì!"

Cominciarono ad allenarsi, dato che la partita non sarebbe iniziata per un'altra decina di minuti; quasi immediatamente la palla finì proprio tra i piedi di Axel, che scattante corse avanti... Solo per farsela rubare da un ragazzo. Si presentò come il capitano della Shuriken Junior High, la squadra che avrebbero affrontato a minuti, e sfidò Axel in persona in una sfida di velocità. Era evidente che non lo conosceva affatto e che non sapeva della minima quantità di attenzione che l'attaccante rivolgeva a quello che gli altri pensavano di lui. Infatti, la risposta fu: "Non ne ho voglia. Sei seccante." 

"Che cosa? Rifiuti la sfida? Sei solo un coniglio!" sputò l'avversario, irritato.
"Ehi! A chi hai detto coniglio?" si intromise Mark. "Non sto parlando con te" disse il giocatore.
Ma il capitano della Raimon, ovviamente, lo ignorò e ribatté "E tu credi che io me ne stia fermo a guardare mentre insulti il mio amico?!" si diresse verso il nuovo arrivato "Va bene! Sono pronto ad accettare la tua sfida!" 
A quelle parole, sia Axel che Nathan sobbalzarono. Quest'ultimo in particolare prese parola: "Mark, cerca di mantenere la calma. La cosa migliore che puoi fare è ignorarlo" "Ma lo hai sentito?!" 
Il portiere era molto più offeso della persona a cui era stato diretto l'insulto.
"Io sono il più veloce in squadra; tocca a me sfidarlo" dichiarò il numero due.
"Ma se un attimo fa hai detto che dovevamo ignorarlo!" protestò Mark.

La gara consisteva nel correre fino alla fine del campo, dov'era posizionato un cono, girarci attorno e tornare indietro - palla al piede, ovviamente- .
"Vincerò" dichiarò Nathan. Poi si girò, guardò il portiere e mimò in labiale due parole, facendo arrossire il capitano e stringere i denti ad un certo attaccante.

"Per te."

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