PandemicZ

di FreddyOllow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ambientazione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Ambientazione ***


EDIT: La storia è stata corretta dai vari errori.


AMBIENTAZIONE
Barrow City, era una città prospera che doveva la sua ricchezza all'agricoltura.
Campi di mais, grano e bestiame, erano alcuni dei tanti prodotti di quella terra.
Il terreno che circondava la città era fertile, grazie al fiume Indro, che passava da lì.
Non poco più lontano da Barrow City, c'era un diga di proprietà della Varnus Corporation, il cui scopo era fornire acqua potabile l'intera regione di Marnik.

Un giorno, di cui non si conosce data e ora, un aereo che trasportava barili chimici radioattivi,
precipitò, forse per un guasto alle eliche, dentro il fiume, liberando nel lago liquidi tossici.
La Varnus Corporation, venuta a sapere dell'accaduto, contattò immediatamente il governo, cercando nel tempo stesso di chiudere la diga, ma fu del tutto inutile: l'acqua arrivò nella case di Barrow City e in poche settimane tutta la regione fu infettata.
Il governo decise di creare una zona di quarantena lungo tutta la regione, con la speranza di fermare l'epidemia.
Ma anche questa volta fu tutto inutile, l'epidemia si espanse e la gente iniziò ad ammalarsi.
Passarono tre settimane e la gente cominciò a trasformarsi fisicamente.
L'aspetto degli infettati presentava gravi deformazioni, con bitorzoli e pustole sul viso.

Scoppiarono disordini dappertutto e la polizia, assieme ai militari, non furono in grado di placare il caos.
In breve tempo vennero spazzati via da questi mostri, che attaccavano chiunque.
Le persone sopravvissute cercarono riparo nelle case, negozi o altri generi di edifici, ma fu del tutto inutile.
I mostri, che vennero soprannominati Runner, uccisero metà della persone in tutta la regione.
Un mese dopo gli Stati Uniti furono completamente messi in ginocchio dai Runner.
Tre mesi dopo l'intero globo era ormai infetto.



********************************************************************************



Noah camminava nelle strade di Barrow City, stringendo tra le mani una mazza da baseball.
Indossava un felpa verde scura sporca e un pantalone corto nero. Sulle spalle aveva uno zaino grigio.
Aveva i capelli castani legati con un codino e rasati di lato.
Era uscito per trovare delle provviste, ma sapeva che sarebbe stato difficile.
Intorno a lui la città era deserta, sembrava di essere in una città fantasma.
Tutti gli edifici erano ormai ridotti allo sfacelo e le macchine erano state lasciate in strada mesi a dietro.

Entrò in un negozio di alimentari, all'interno tutto era stato saccheggiato.
Spiragli di luce, provenienti da diverse finestre, illuminavano gli scaffali vuoti ed altri rovesciati per terra.
Sul pavimento la spazzatura era dappertutto.
Poco più lontano, Noah notò il cadavere di uomo.
Era a terra, con le spalle al muro, in testa aveva conficcato un coltello.
Noah esaminò per qualche istante il cadavere e si accorse che non era infetto.
Preoccupato, si voltò in diverse direzioni, cercando con lo sguardo qualche sagoma nascosta.
Pensava che l'avesse ucciso qualche bandito o magari, aveva avuto uno scontro con un sopravvissuto.
Sapeva bene che ormai Barrow City era diventato un luogo di morte per chiunque, umano e non.

Si diresse verso uno scaffale e vide una bottiglia d'acqua incastrata tra lo scaffale e il muro.
La prese e controllò che la bottiglia fosse intatta.
La mise nello zaino e ricominciò a controllare tutto il negozio, facendo attenzione a ogni minimo rumore.
Arrivò davanti a una porta con su scritto "Staff". 
Diede tre colpetti con le nocche sulla porta, accertandosi che all'interno non ci fosse nessuno.
Aprì la porta lentamente e la lasciò socchiusa in previsione di una fuga.
Dentro la stanza c'erano vari armadietti e due panche, con un uniforme da lavoratore appesa al muro.
Di fronte a lui c'era un altra porta: la porta di servizio.
Si guardò attorno cercando di scrutare qualcosa di interessante, ma non trovò nulla.
Decise allora di uscire dal negozio, prendendo l'uscita secondaria.

Una volta fuori, alla sua destra, c'era un furgone bianco con scritto, su entrambi i lati "Trueman wood".
Due cadaveri con la stessa scritta sull'uniforme giacevano poco più lontani dal furgone.
Noah camminò, senza distogliere gli occhi dai due cadaveri.
Pensava che si sarebbero risvegliati da un momento all'altro, o che stessero "dormendo".
E bene si, i Runner avevano bisogno di dormire per poter ricaricarsi e correre per lunghe ore.
Poteva suonare strano, ma era così. Erano pur sempre umani che avevano perso del tutto la ragione.
Mentre si incamminava, con la coda dell'occhio, si accorse che i due uomini erano stati uccisi con un colpo in testa.
Il buco che avevano nel cervello era molto grande e faceva pensare ad una revolver o a un fucile da caccia.

Oltrepassò i due cadaveri, trovandosi in strada.
Qui c'erano macchine abbandonate e barricate di fortuna fatte dai sopravvissuti.
I quartieri della città erano stati sigillati con delle recinzioni in ferro alte 4 metri, con del filo spinato sopra.
Ogni zona, prima del caos, era controllata da un gruppo di militari che andavano da 6 a 12 uomini.
In tutto c'erano quattro quartieri: Little Morlis, Vanerm, Outref e Querson.
L'ultimo quartiere, era il quartiere più ricco della città.
Ci vivevano avvocati, giudici, imprenditori e il sindaco.
Querson, fu l'ultimo quartiere a cadere, dopo Little Morlis, Outref e Vanerm.
Qui i soldati avevano costruito un avamposto imponente, con molte guardie a sorvegliarlo.
Il sindaco si era rintanato nel suo quartiere, lasciando la popolazione a sè stessa.
Little Morlis, che era il quartiere più povero di Barrow City, fu il primo ad essere invaso.
Qui i militari non si erano nemmeno preoccupati di allestire un campo per i sopravvissuti.

Noah si guardò attorno e si incamminò alla sua sinistra, verso Outref.
Le strade erano deserte e un leggero vento sfiorava il suo viso.
Le nuvole cominciarono ad ammassarsi in cielo, minacciando un bell'acquazzone.
Ma per Noah questo non era un male.
Il rumore della pioggia confondeva l'udito dei mutanti, rendendo semplici i suoi spostamenti.
D'un tratto a 50 metri da lui, sbucò un Runner.
Aveva la faccia piena di verruche e protuberanze, con una lunga lingua che fuoriusciva dalla bocca.
Continuava a contorcere la testa, come se stesse cercando di captare qualche suono.
Si voltò verso un appartamento a quattro piani.
Guardò fisso la finestra emettendo uno strano verso, scrutando qualcosa.
D'un tratto un uomo precipitò dalla finestra, spinto da qualcuno. Il Runner gli si scaraventò addosso.
Il mutante, con i suoi artigli affilati, dilaniò il ventre dell'uomo, divorandone freneticamente le sue interiora.

Dalla finestra da cui era precipitato l'uomo, apparve una donna sulla trentina.
Indossava una bandana nera e un maglietta rossa, con sopra raffigurato una rosa nera.
La donna si accorse di Noah e lo guardò per alcuni secondi, poi si voltò e andò via.
Noah, ancora incredulo per l'accaduto, sgattaiolò verso l'appartamento.
Nel mentre, il Runner, preso dal suo pasto, non gli prestò attenzione.


PARERE PERSONALE: 
Volevo cimentarmi per la prima volta in un racconto diverso da quelli scritti.
Il tema che andrò a toccare saranno i mutanti, non gli zombie.
Inoltre, spero di ricreare per bene con immagini scritte, tutti quartieri della città.
Mi farebbe piacere sapere la vostra su questo piccolo prologo o magari qualche critica costruttiva.
Grazie della lettura! A presto!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Noah arrivò davanti alla porta dell'appartamento.
All'entrata, una scia di sangue portava dritto verso le scale e continuava sui gradini.
Salì le scale con passo cauto, tenendo stretta tra le mani la mazza da baseball.
Al secondo piano, un divano messo di traverso accanto alla finestra, impediva alla luce di entrare.
Alcuni spiragli di luce riuscivano debolmente a penetrare, illuminando il pianerottolo. 
La scia di sangue continuava.

Raggiunse il terzo piano, qui entrambe le porte dei due appartamenti erano state sigillate con del nastro adesivo giallo,
formando una X, con su scritto attenzione.
Vicino alla finestra, proprio davanti a Noah, un cadavere senza testa con in mano una 9mm.
Per terra un cappello da poliziotto con qualche bossolo sparso attorno da questo.
La scia di sangue terminava davanti all'appartamento alla sua destra.
D'un tratto, dal piano di sopra, sentì uno strano rumore, ma non seppe spiegarsi cosa fosse.
Si voltò di scatto e guardò le scale che portavano al quarto piano.
Rimase fermo, indeciso sul da farsi.

Passarono pochi secondi quando udì un altro rumore, ma questa volta proveniva dal piano inferiore.
Capì, era un Runner. I loro passi goffi e pesanti, spesso traevano in inganno.
Non per questo venivano chiamati Runner, poichè erano in grado di correre a grande velocità
una volta percepita la preda; esclusivamente umani.
Il mutante salì le scale, forse attratto dall'odore di Noah o da qualcos'altro.
Noah si affrettò a salire i gradini che portavano al quarto piano, non curante dei pericoli che potesse incontrare.
Il Runner continuò a salire, gemendo irritato.
D'un tratto, quando Noah arrivò al quarto piano, qualcuno o qualcosa lo colpì alla tempia. Perse i sensi.


Noah aprì gli occhi lentamente e faticava a tenerli aperti. 
Le immagini apparivano tutte sgranate e distorte.
Poco dopo, si rese conto di essere seduto su una sedia, con i polsi legati da un laccio.
Era in uno di quei appartamenti, forse lo stesso in cui aveva visto la donna.
La stanza era sottosopra e alcune sedie erano rotte.

D'un tratto, dietro di lui, sentì dei passi avvicinarsi.
Tentò di voltarsi, ma prima che potesse farlo, qualcuno da dietro gli puntò un coltello alla gola.
<< Lo sai che è pericoloso andare in giro da soli? >> Aggiunse una voce femminile, avvicinandosi al suo orecchio.
Capì che era la stessa donna che aveva visto alla finestra.

Alla sua domanda però, Noah non rispose. Per paura di poter dare la risposta sbagliata.
<< Ti dovrei uccidere >> Disse la donna, stringendo contro la gola, il lato affilato del coltello.
<< No, no, non farlo, ti prego! >> Rispose impaurito Noah. La respirazione più intesa.
<< Dammi un motivo per non farlo? >> Domandò la donna.
<< Andrò v-via... Non m-mi vedrai mai più! >> Balbettò Noah.
<< Non è un buon motivo >> La donna allontanò il coltello dalla gola di Noah, indietreggiando di qualche passo.
Noah non capì le sue intenzioni, ma non osò voltarsi per verificarle.
<< Hai visto la fine che ha fatto il mio ragazzo? >> Domandò la donna. La sua voce giungeva distante.
<< Ti... ti riferisci all'uomo precipitato dalla finestra? >> 
<< Vedi qualcun'altro? >> Disse irritata la donna.
<< No, no, era solo... >> 
<< Quindi l'hai visto? >>
<< Sì >>
<< Bene >>

La donna non rispose più, e Noah trovò quel silenzio inquietante.
Perchè la donna gli aveva fatto quella domanda? Perchè gli aveva risposto solamente con un "bene"?
Nell'appartamento il silenzio continuò a regnare sovrano.
Non si udiva niente, nemmeno un singolo rumore provenire da fuori. Il che rendeva tutto ancor più tetro.
Poi, qualche secondo dopo, all'esterno dell'appartamento, qualcosa sbatte contro la porta.
Un colpo, due colpi, tre colpi, e così via.
A Noah tornò subito in mente il Runner.
Ebbe conferma quando il mutante, iniziò a gemerei, nel mentre sbatteva la testa contro la porta.
Aveva percepito la loro presenza, per via dell'odore, e l'unico modo per farlo smettere era ucciderlo.

Noah rimase in silenzio, in attesa di capire cosa volesse fare la donna in proposito.
Ma dietro di lui, sentiva solo il mutante, nulla più.
Il tutto continuò per un minuto, poi ad un tratto il Runner non cessò di farlo.
Da fuori, si udirono dei colpi d'arma da fuoco, probabilmente delle pistole di piccolo calibro.
Il Mutante, infastidito dal rumore, si precipitò per scendere i primi gradini, ma finì per cadere giù per la scale.
Poco dopo, un rumore sordo. Il cranio del Runner che si era aperto in due contro la parete.

Altri spari, ma questa volta erano più vicini, quasi all'esterno dell'edificio dove Noah era legato.
Dietro di se, sentì la donna avvicinarsi, il cuore gli batte impazzito, credeva che l'avrebbe ucciso. 
Ma lei invece, superandolo, si fermò davanti alla finestra, alla destra di Noah. 
La donna gli diede le spalle e lui la osservo meglio.
Aveva un fisico armonioso, con fianchi larghi e spalle strette.
Per un momento gli passò per la testa di aggredirla, per poi fuggire via.
Ma avendo i polsi legati c'era rischio di finire ucciso.

Gli spari continuarono, accompagnati da altri suoni più udibili, quello dei Runner e dei superstiti disperati.
La donna osservò apatica i mutanti che ad uno ad uno facevano a pezzi i sopravvissuti.
Ci fu un ultimo grido di dolore, prima del silenzio, un urlo così straziante che fece sussultare Noah sulla sedia.
<< Povera sciocca... >> Disse la donna, scuotendo il capo.
Noah la guardò, ma non disse nulla.
<< Gli spari attirano i bastardi. Anche un idiota lo sa. >>
<< Tu lo sai? >> La donna si voltò verso di Noah, serrando gli occhi.
<< I-io... si lo so... >> Balbettò Noah.
<< Stronzate! >> Esclamò lei << Tu non sai un cazzo! >>
Noah rimase in silenzio.
<< La gente pensa sempre di sapere tutto, ma in realtà non sa un cazzo! 
Se sapessero davvero come stanno le cose, di certo non si sarebbero fatti ammazzare.
E questa schifosa epidemia non ci sarebbe mai stata! 
Il mondo è andato a puttane e madre natura ci sta togliendo tutti di mezzo. >>

Noah non capiva, cosa centrava madre natura con tutto questo?
Era stato un errore umano a far scatenare l'epidemia, non madre natura.
Ma non rispose, continuò a starsene in silenzio.
D'un tratto, la donna prese il coltello che teneva tra i pantaloni e si diresse minacciosa verso di lui.
Noah andò in panico.
<< Ti prego, ti prego, non farlo! Hai ragione tu, la gente non sà niente! >> Cercò di liberarsi, scuotendosi.
Tentò di persuaderla, nel mentre il cuore quasi non gli schizzava fuori dal petto.
La donna era in prossimità.
Noah chiuse gli occhi e si protesse il volto con le braccia, rannicchiandosi su se stesso.
Ma la donna invece di ucciderlo, tagliò via i lacci. Liberando i polsi di Noah.
Si guardò incredulo entrambe la mani, non capendo perchè la donna l'aveva liberato.
Rimase immobile, con le mani tremanti all'altezza del busto e gli occhi spalancati dalla paura.

<< La verità è che n'è ho le palle piene! >> Esclamò lei << E tu sei un problema che non voglio avere.
Ho già ucciso il mio ragazzo... Ma diversamente da te, se lo meritava >>
A Noah ancora sfuggiva il motivo del perchè l'aveva fatto.
<< Quello era uno stronzo, ma io non sono un assassina >>
Si allontanò da lui, verso la finestra dov'era caduto il fidanzato, dandogli le spalle.
<< Voglio dire, ha cercato di approfittarsi di me... in un qualche modo... >>
Noah continuava a non capire cose volesse dire la donna.
<< Io l'amavo, l'amavo più di ogni altra cosa al mondo. Ma quel figlio di puttana... >> Improvvisamente la donna smise di parlare.
Si voltò verso di Noah serrando gli occhi e aggiunse.
<< Ma che cazzo ne sai tu. Gli uomini non possono capire.
 E' inutile che ti sto a spiegare il motivo del perchè l'ho fatto. Anzi, non so nemmeno perchè ti ho liberato? >>
All'ultima frase Noah sussultò, e la paura prese nuovamente vita.
<< Ah si... perchè mi fai pena >> Aggiunse la donna, mettendo il coltello tra i pantaloni.
Noah ormai non riusciva a capire se la donna fosse pericolosa o meno.
Forse era semplicemente confusa e disorientata, per via della grave situazione che c'era là fuori.

La donna si buttò sul divano, che si trovava alla sinistra di Noah.
Sbuffò e guardò il soffitto, come se volesse fuggire da qualcosa.
Lui la guardò con una strana tenerezza, come se avesse finalmente capito che quella donna non era pericolosa,
ma che aveva bisogno di essere compresa, anche se i suoi atteggiamenti indicavano tutt'altro.
Ma Noah non gli parlò, non ebbe il coraggio e scelse di rimanere in silenzio.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Nella stanza regnava un silenzio assordante.
Noah continuava a guardare la donna, ma lei sembrava avvolta dai pensieri.
Tutto quello che era successo gli appariva strano.
Cercò allora di parlare con lei, perlomeno voleva provarci.
<< Ehi... >> Esordì con un tono basso di voce << tutto bene? >>
La donna lo guardò << Ti sembra che vada tutto bene? Sei cieco per caso? >>
<< No, no... >> Noah si morse il labbro << Voglio dire, le cose vanno male, si sà, ma ehi.. dobbiamo continuare a vivere >>
La donna serrò gli occhi << Dove vuoi arrivare? >>
<< Dico solo che dobbiamo andare avanti, nel bene o nel male >>
<< Mi sa che hai qualche rotella fuori posto, eh? >> La donna scosse il capo.
Noah si rese conto che le parole che aveva detto non avevano un senso logico, ma lui voleva parlare, in un modo o nell'altro.
<< Ascolta >> Aggiunse la donna << Se vuoi andartene fai pure, quella è la porta >> 
Noah fece finta di non sentire e spostò la discussione su ciò che voleva sapere << Perchè mi hai catturato? >>
<< Se vedi un uomo armato, salire le scale di soppiatto verso di te, tu che fai? >> Domandò lei.
<< Lo uccido >> Sottolineò lui.
<< Beh, io lo catturo >> Rispose la donna << Abbiamo diversi punti di vista, ma il tuo è troppo instintivo. >>
<< Che vuoi dire? >>
<< Che sei come la feccia che sta là fuori. Prima spara e poi "forse" fa domande. >> La donna indicò con un dito la finestra.
La donna continuò << Siete tutti uguali, uccidete, violentate, distruggete, sapete fare solo questo, nient'altro >> 
<< Mi dispiace deluderti, ma allora non sai un cazzo del mondo che c'è la fuori >>
<< Finalmente il cucciolo è uscito dalla tana >> La donna ridacchiò << Pochi secondi fa mi leccavi il culo e ora mostri i denti? >>
<< Proprio un linguaggio fine per una signora >>
<< A me non frega un cazzo di cosa pensi di me >> La donna lo fulminò con gli occhi.
<< Ok, ok, rimaniamo calmi >> Noah si sforzò di sorridere.
<< Senti, faresti bene ad andartene prima che diventi anch'io "instintiva" >>
<< Dove dovrei andare? >> Disse di getto Noah, poi improvvisamente gli tornò in mente il Runner nelle scale.
<< Che fine ha fatto il Runner che mi inseguiva? >> Continuò.
<< Morto! >> Sottolineò fredda lei.
<< Come? >> Noah era incredulo << Come hai fatto? >>
<< Hai presente quando hai qualcosa di molto affilato e lo pianti in testa a qualcuno? >>
Noah aggrottò le sopracciglia.
<< Normalmente una persona muore e così anche per i Runner >> Continuò lei.
<< Ma non hai avuto difficoltà? >> Noah era sempre più incredulo.
<< Ma che difficoltà c'è nel piantare qualcosa in testa a qualcuno? >>
<< Non ti ha attaccato? Non ti ha ferita? >> 
<< A quanto pare non hai mai ucciso un Runner, eh? >> Sottolineò lei con un lieve sorriso.
<< No, di solito giro a largo da loro >>
<< beh, fai bene. Ma se uno di loro ti viene addosso, tu che fai? Gli mostri il tuo bel collo e gli dici: mordimi? >>
<< No, io... >>
<< Faresti bene a imparare a difenderti, sia da loro e che dalle persone sopratutto >> 

La donna, ormai stanca dalla conversazione, si alzò dal divano e si diresse verso la finestra, guardando fuori.
Noah rimase seduto pensando alle parole della donna.
Non aveva tutti i torti, lui non sapeva combattere e non aveva mai provato a difendersi dai Runner.
Aveva sempre preferito passare inosservato e fino a quel momento aveva funzionato.
Però nel profondo di sè sapeva che la donna aveva ragione.

D'un tratto si sentì uno sparo, poi un altro ancora.
Naoh corse alla finestra, accanto alla donna.
In strada c'era un uomo, barba folta, cappello di lana e un cappotto nero sporco.
Sparava alla cieca a una decina di Runner che lo inseguivano,
nel mentre correva all'impazzata verso l'edificio dov'erano i due.
<< Merda! >> Esclamò la donna << Li porterà tutti qui dentro! >>
<< Che vuoi fare? >> Noah entrò in panico << Rimaniamo qua >>
<< Tu sei pazzo! Se questo posto si riempe di Runner siamo fottuti >>
<< Ma non possiamo fare niente, hai visto quanti erano >>
<< E' solo un numero. Dobbiamo sfruttare il rumore >>
<< Che rumore? >> 
<< Lo scoprirai presto >> 
La donna prese la 9mm che teneva nel casetto e si diresse verso la porta d'ingresso.
Poi si voltò verso di Naoh << Rimani qua e non fare rumore, o giuro che torno e ti ammazzo! >>
Naoh annuì, senza aver capito quasi nulla della frase della donna, se non "ti ammazzo".
Gli spari continuarono per alcuni secondi, finchè all'improvviso non cessarono del tutto.
Udì solo i grugniti rabbiosi dei Runner, che pian piano si facevano sempre più vicini.
Erano proprio dietro la porta dell'appartamento e Noah cercò persino di non respirare pur di non farsi scoprire.
D'un tratto un singolo sparo provenì fuori dall'edificio e i Runner si precipitarono giù dalle scale.
Noah tirò un sospirò di sollievo e si avvicinò alla finestra per vedere cos'era successo.
I Runner si erano riversati davanti al palazzo, erano una decina, e in più se ne aggiunsero altri tre.
Grugnivano infastiditi, cercavano la fonte del rumore, ma sembravano totalmente disorientati.
Con la coda dell'occhio vide la donna dietro un auto arrugginita, vicino a lei l'uomo di prima.
Aspettava il momento giusto per sgattaiolare dentro l'edificio, ma i Runner affollavano ancora l'entrata.
L'uomo si accorse di Noah e lo indicò alla donna, ma lei fece cenno di sapere già della sua presenza.

I Runner pian piano si allontanarono dall'entrata dell'edificio, finchè non sparirono del tutto.
La donna, seguita dall'uomo, raggiunse l'appartamento.
L'uomo scrutò Noah da capo a piede, era molto diffidente.
Quest'ultimo invece fece finta di niente.
<< Allora >> Esordì la donna << Chi sei e cosa fecevi nei paraggi? >>
L'uomo rimase spiazzato dalla franchezza della donna.
<< Ehm... Allora, prima di tutto grazie per avermi... >>
La donna interruppe l'uomo << Bla, bla, bla... ti ho fatto una domanda >>
<< Sono... Nolan Cage. Ero nei paraggi in cerca di provviste. >>
<< Chissà perchè ogni volta tutti dicono così. >> Sottolineò la donna.
<< Ma è la verità >> L'uomo pareva sincero, ma alla donna non gli importava più di tanto.
<< Non è che non ti credo >> Disse lei << Ma un uomo che gira armato... non so perchè, non mi ispira molta fiducia >>
<< Anche tu lo sei. E poi di questi tempi un arma è fondamentale >> Tagliò corto l'uomo.
<< Non mi va di girare in tondo >> La donna puntò la pistola contro l'uomo, a Noah gli gelò il sangue.
La donna continuò << Un uomo di questi tempi, non spreca munizioni così alla leggera, nemmeno se sta scappando dai Runner >>
<< Ehi... non facciamo stronzate... Sono ok, va bene? >> L'uomo era molto agitato.
<< Tu non sei per niente ok. >>
<< Allora... allora perchè mi hai salvato? >>
<< Quando i tuoi amichetti saranno qui, farò in modo che sappiano contro chi cazzo si sono messi >>
Nolan rimase in silenzio, poi sorrise << Ti prenderanno. Ti violeteranno e infine, ti mangeranno >>
<< Ecco quello che volevo sentire. Non è la prima volta che uccido uno di voi >>
<< Non servirà a niente uccidermi. Non puoi fuggire dai cani selvaggi >>
La donna sparò in testa a Nolan, che cadde a terra con gli occhi spalancati.
<< Che... >> Noah ancora non aveva capito in che pericolo si era cacciato.
<< Abbiamo un minuto prima che questo posto si riempa di Runner, seguimi! >> Aggiunse la donna.
Misero cibo e acqua negli zaini e lasciarono l'edificio, nel mentre i Runner infestavano numerosi il palazzo.
Ora i mutanti non avrebbero più abbandonato la zona, troppi rumori avevano disturbato la loro quiete.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Camminarono per diversi vicoli, evitando di volta in volta i Runner nelle strade.
Oltre i continui gemiti dei mutanti, tutto era silenzioso.
Sbucarono da una stradina bloccata da un macchina, appoggiato ad esso, un cadavere crivellato da pallottole.
La donna si guardò attorno, poi con il capo fece segno a Kavin di proseguire.
Mentre si allontanava, Kavin fissò il corpo per un po. L'uomo non era un Runner, o perlomeno, non c'era traccia di un mutamento.
Caduta di capelli, macchie nere sul viso, vene nere sul collo e perdita delle sopracciglie.
Era morto, ma non sapeva come.

Il sole pian piano moriva e l'oscurità lentamente prendeva forma.
<< Presto farà buio >> Disse la donna << Dobbiamo trovare un riparo >>
<< Dove? >> 
<< Conosco un posto sicuro, fuori città... >> La donna fu interrotta.
<< Fuori città?! >> rispose lui << Ci sono un sacco di Runner là fuori. Come facciamo a passare inosservati? >>
<< Aspetteremo il buio. >>

Trovarono un riparo momentaneo in un negozio di giocattoli. La porta era stata abbattuta e il locale messo sotto sopra.
Vicino al bancone cinque cadaveri: tre uomini e due donne.
Il pavimento era cosparso di sangue, le pareti bucate da numerose pallottole.
Nessun arma vicino ai cadaveri, nessun mutamento.

<< Non trovi strano tutto questo? >> disse Kavin, indicando i corpi.
<< Cosa vuoi dire? >> rispose la donna.
<< Non hanno segni di mutazioni, ma sono morti lo stesso >>
<< E' questo ti sembra strano? >> la donna sbuffò.
<< Sì, perchè? >>
<< La gente ammazza anche per poco >>
<< Ma non avrebbe senso >>
<< Per te, che vivi in una campana di vetro >>
<< Ehi, che vuoi dire? >>
<< Che sei cieco allo schifo che c'è qua fuori >>
<< Perchè uccidersi tra noi? quando il vero nemico sono i mutanti >>
<< Mi chiedo come tu abbia fatto a sopravvivere, fin'ora? >>
<< Ho evitato la gente >>
<< Quindi, eviti la gente, ma non vuoi che la gente si ammazzi? Sei molto confuso >>
<< Non sono confuso e che... Non mi fido facilmente >>
<< Ma il tuo ragionamento non ha molto senso >>
<< Lo è invece >>
<< Dubito >>
<< Pensala come vuoi >>
<< Ok >>

I due perlustrarono il negozio. Nessun mutante, nessun sopravvissuto. 
Nella stanza del personale, trovarono una 9mm con sette colpi. La donna la prese.
Sulla scrivania alcuni fogli e un cellulare. Kavin l'afferrò e l'esaminò. Il cellulare era scarico.
Lo buttò sul tavolo, poi si avvicinò alla donna, che frugava nei cassetti della scrivania.

<< Hai trovato qualcosa? >> Disse Kavin.
<< No >>

Kavin si allontanò verso la finestra.
Il sole era ormai prossimo a calare. In lontananza alcuni Runner camminavano in strada senza metà.
I cadaveri, le carcasse delle auto, la vegetazione che sbucava dall'asfalto, rendeva tutto il panorama triste e tetro.
Rimase lì, ammirando la desolazione di un mondo ormai privo di umanità.

<< Non c'è nulla >> La donna, chiuse il cassetto.
<< Dovremmo passare qui la notte >> Rispose Kavin, voltandosi verso di lei.
<< Mi sembra ovvio >>
<< Chi fa la guardia? >>
<< Tu >>
<< Perchè io? >> Kavin aggrottò le sopracciglia.
<< Perchè sei un uomo >>
<< E questo cosa vuol dire? >>
<< Vuol dire che io riposo, mentre tu fai la guardia. Non è difficile da capire >> sorrise maliziosa la donna.
<< Anche io sono stanco >>
<< Sei un uomo o un bambino? >>

Kavin serrò gli occhi e non aggiunse altro.
La donna si stese sul divano con la pistola in mano. Kavin, si sedette sulla sedia, poco più lontana dalla scrivania.
Il sole era calato da qualche minuto e il buio oscurò tutta la stanza.
Solo un fascio di luce penetrava dalla finestra, illuminando una piccola parte di libreria.
Kavin potè guardare la luna, in tutta la sua tristezza e malinconia.

Si svegliò di soprassalto. 
La donna teneva la pistola puntata sulla tempia di Kavin.

<< Ehi, che fai?! >> Disse preoccupato Kavin.
<< Non dovevi fare la guardia? >>
<< Si, mi sono... >>
<< Non sei per niente affidabile >>
<< Ho.. ho preso sonno, va bene? >>
<< Pensi che sia un lusso che possiamo permetterci? >>  La donna mosse con la canna della pistola la testa di Kavin.
<< Te lo detto che ero stanco >>
<< Non dovevi farlo! >>
<< Ascolta, mi dispiace... >>
<< Ti dispiace?! Ti dispiacerebbe se entrasse un orda di Runner da quella porta e ci facesse a pezzi? >> La donna la indicò con la pistola.
<< Mi sono addormentato solo per pochi minuti >>
<< Quei minuti fanno la differenza >>
<< Ti prometto che non succederà più >>

La donna ritrasse la pistola e indietreggiò di qualche passo. Kavin si alzò dalla sedia.

<< Da quanto eri sveglia? >> Chiese lui.
<< Ha importanza? >>
<< Si >>
<< Allora non ha importanza >>

La donna si volse, prese lo zaino e se lo mise attorno alle spalle.

<< Mi stai evitando? >>
<< Forse... >>

Kavin aggrottò le sopracciglia.

<< Vuoi rimanere a fare il musone oppure ci mettiamo incammino? >>
<< Fai strada >>

La donna sorrise.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Uscirono dal negozio. Il sole brillava in alto, nel cielo senza nuvole.
C'era un leggero venticello, un aria gelida che riusciva a penetrare anche gli indumenti più caldi.
Kavin si sfrigolò le mani, soffiandole, per riscaldarle.

<< Fa freddo stamattina >> Disse lui.
<< Non è più autunno >> Rispose la donna, continuando a camminare.

Le strade erano completamente vuote, non c'erano traccie dei Runner.
Poco più lontano da loro, un auto della polizia. Si avvicinarono e la donna controllò l'interno del veicolo.
Kavin rimase di guardia, con la sua fedelissima mazza da baseball tra le mani.

<< Credi che ci sia qualcosa? >> Disse lui.
<< Forse >> rispose lei.

Ci fu un breve silenzio, poi Kavin continuò.

<< Troppa tranquillità... >> Si voltò attorno, scrutando l'ambiente nei minimi dettagli.
<< Meglio così >> disse lei << Avremo più tempo per raccattare qualcosa durante il viaggio >>

Quando la donna ebbe finito, l'unica cosa che trovò, fu un fucile a pompa senza munizioni.
Lo lasciò nell'auto e fece cennò a Kavin di continuare.

<< Posso farti una domanda? >> Disse lui.
<< Dipenda dalla domanda >> Rispose lei.
<< Perchè sei dura? >>
<< Mmmh bella domanda >> La donna non aggiunse altro.
<< Allora? >> Insistette Kavin.
<< Datti una risposta >>
<< E cioè? >>
<< Appunto. Quella è la risposta >>
<< Mi stai prendendo in giro? >>
<< Sei tu che lo credi >>
<< Vai al diavolo! >>
 
La donna sorrise, mentre Kavin rimase in silenzio. 
Raggiunserò la stazione di polizia. Fuori dall'edificio una decina di cadaveri, tra cui agenti di polizia e Runner.
Lo scontro a fuoco era stato brutale e violento. Due auto di pattuglia erano completamente distrutte.
Molteplici macchie di sangue erano sulle pareti e un po sull'asfalto.

<< E' stato un attacco rapido... >> Disse Kavin
<< Non proprio >> Rispose la donna << Guarda là >>

Vicino all'entrata della stazione di polizia, c'era il corpo infetto di un poliziotto, senza un braccio.

<< Credo che sia partito tutto da lui >> Disse la donna
<< Vuoi dire che ha attaccato i suoi stessi colleghi? >>
<< Si >>
<< Può essere. Ci sono più cadaveri di Runner, che di poliziotti >>
<< Questo vuol dire che stavano riuscendo a respingerli, prima che mutasse >>

La donna si guardò attorno, poi raggiunse l'entrata dell'edificio, seguita da Kavin.
L'interno del locale era sotto sopra. Carte, sedie, tavoli, scrivanie, armadietti erano un po sparsi ovunque.
Vicino alle scale sei agenti di polizia, o quel che ne rimaneva dei loro corpi.

<< Dividiamoci e cerchiamo qualche provvista >> Disse lei.
<< Armi? >>
<< Si, ma solo se hanno delle munizioni >>

Kavin salì al piano superiore, mentre la donna rimase al piano inferiore.
Al secondo piano la scena si presentava identica, solo che qui c'erano anche i cadaveri di alcuni civili.
Il pavimento era cosparso di sangue, alcuni uffici avevano i vetri completamente distrutti.
Kavin camminò per un po, stando attento ad ogni minimo rumore.
Arrivò davanti l'ufficio del capitano. La porta era stata abbattuta e alcuni Runner giacevano morti per terra.
D'un tratto udì qualcosa, dietro la scrivania. Si avvicinò lentamente e vide una ragazza rannicchiata sul pavimento.

<< Ehi.. tutto bene? >> Disse lui.
<< Stai... stai lontano da me... >> La ragazza era impaurita.
<< Tranquilla, non voglio farti del male >>
<< Allontanati da me! >> Urlo lei, estraendo dal nulla una 9mm e puntandola contro Kavin.
<< Ehi, ehi... tranquilla, vado via... >> Lui indietreggiò di qualche passo.
<< Non voglio farti del male! >> Continuò lei.
<< Tranquilla... non fare niente di avventato... >>

Kavin raggiunse la porta e si scontrò contro la donna. Si voltò di scatto pensando fosse un Runner.

<< Che succede? chi è lei? >> La donna puntò la pistola contro la ragazza.
<< Andate via, non voglio spararvi! >> 
<< Ragazzina, abbassa quella pistola >>
<< No! >>
<< Non siamo pericolosi... >>
<< Tutti voi lo siete >>
<< Ok,ok... facciamo così, al mio tre abbassiamo contemporaneamente le pistole >>
<< Non sono stupida >>
<< Non lo sei infatti, vogliamo solo aiutarti >>
<< Non ho bisogno del vostro aiuto! Andate via! >> La ragazza sembrò sul punto di sparare.
<< Va bene... ora abbasso la pistola, ma non sparare... >>

La donna si chinò e appoggiò lentamente la pistola per terra. 

<< Visto? ora tocca a te >> 

La ragazza, molto lentamente, abbassò la pistola. 

<< va tutto bene... >> La donna si avvicinò con le mani alzate.
La ragazza aveva gli occhi spenti, come chi nè aveva passati tante.
La donna abbracciò la ragazza, che non ricambiò, ma che scoppiò a piangere.

<< Sono tutti morti... tutti... >> Singhiozzò la ragazza.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


La donna e la ragazza si sedetterò sulla poltrona, mentre Kavin si avvicinò verso loro di qualche passo.
La ragazza continuò a piangere e singhiozzare. La donna la confortava dicendogli che andava tutto bene.

<< Tranquilla, non sarai più sola >> disse la donna.
<< No, non voglio... >> rispose la ragazza << Non voglio rimanere sola... >>
<< Da quanto tempo sei qui? >>
<< Non lo so... >> la ragazza alzò il capo verso la donna, il viso bagnato dalle lacrime << posso stare con voi? >>
<< Certo che puoi >> Sorrise lei, mentre la ragazza si sforzò di farlo.

Passarono trenta minuti, la ragazza smise di piangere e sembrò essere tornata tranquilla.
Kavin non disse una parola, perlopiù non sapeva che dire.
La ragazza si volse verso di lui.

<< Scusa per... >> disse lei.
<< Non preoccuparti >>
<< Potevo spararti... >>
<< Ma non l'hai fatto >> Kavin sorrise.

Ci fu un breve silenzio, poi la donna prese la parola.

<< Sarà meglio metterci in cammino >>
<< Dove? >> Rispose la ragazza.
<< Verso un posto sicuro >>
<< Parli dell'accampamento? >>
<< Che accampamento? >>
<< Quello gestito dai militari >>
<< I militari sono in città? >> aggiunse perplesso Kavin.
<< Sì, si trovano vicino al municipio >>
<< Come fai a saperlo? >>
<< Li ho visti l'altro ieri. Erano una ventina e si dirigevano verso il municipio >>
<< Tutto ciò è strano >> Disse la donna >>
<< Perchè ?>> 
<< Quando l'infenzione si è propagata >> la donna aggrottò le sopracciglia << I militari se la sono data a gambe levate, lasciando la povera gente a morire>>
<< E' vero >> aggiunse Kavin.
<< Allora cosa ci fanno qui? >> disse la ragazza
<< Non lo so e non ci tengo a scoprirlo >> replicò la donna.
<< Perchè? >> chiese la ragazza << Forse.. forse potrebbero aiutarci >>
<< Non credo sia così >>
<< Allora perchè hanno allestito l'accampamento? A quale scopo? >>
<< Forse vogliono studiare l'infezione, oppure... qualcos'altro >>
<< Non ho visto scienziati, ma solo soldati >>
<< Questo non vuol dire niente >>
<< Ma almeno proviamoci. Forse ti sbagli >>
<< No. E' troppo pericoloso >>

La ragazza rimase in silenzio, mentre Kavin si scambiò diversi sguardi con la donna.
I militari potevano avere ben altre intenzioni per la testa, e lui l'aveva capito.
Diversi minuti dopo, non avendo trovato nulla di particolare, si misero in marcia. La ragazza si mise affianco alla donna, mentre Kavin rimase un po più indietro.
Allontanandosi dalla stazione di polizia, imboccarono alcune strade. Alcune di esse erano bloccate dalle recinzioni di quarantena.
C'erano ancora cadaveri, mezzi militari, casse, filo spinato e postazioni difensive abbandonate in maniera frettolosa.
La ragazza si guardò attorno terrorizzata.

<< Tutto bene? >> disse la donna.
<< S-si... >> rispose lei, cercando di camuffare la paura.
<< Sicura? >>
<< Sisi, t-tutto bene... >>
<< Come ci sei finita alla stazione di polizia? >> Chiese Kavin accostandosi a loro. La donna lo guardò, come per dire "stai zitto", ma non disse niente.
<< Ho visto... >> la ragazza abbassò gli occhi << ho visto una donna prendere a morsi il proprio fidanzato... e la polizia, beh... ero una specie di testimone >>
<< Quindi sei stata trattenuta in centrale? >>
<< Sì, ma c'erano anche altre tre persone >>
<< Immagino siano... >>
<< Okay >> disse la donna << Sappiamo com'è finita >>
<< Ehi! volevo solo sapere >> rispose Kavin irritato.
<< Ora sai >>




 

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