Mind Control

di Fedecchan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Quando nacqui sembravo una bambina normale, tenera piccola e carina, tutto nella norma, ma crescendo scoprii cose su di me che cambiarono completamente il mio modo di pensare, infatti, da quel giorno, ogni volta che ero triste pioveva, quando ero felice c'era il sole e così via.

Una notte, quando avevo solo cinque anni, durante un forte temporale mi misi a parlare allegramente, mi spiegarono i miei il giorno dopo, cosa inusuale, dato che dormivo sempre silenziosamente. Pensavano stessi sognando, ma invece... stavo conversando con la pioggia, con il vento, con i tuoni e con i lampi. Era un segreto che volevo tenere per me, io sapevo controllare il clima. Però ero pericolosa, infatti quando ero arrabbiata rischiavo di portare tempeste e uragani, quindi poco tempo dopo un signore mi regalò un braccialetto che mi sarebbe servito per riuscire a contenere il mio dono più facilmente.

Ero certa che il motivo per cui ero in vita era quello di proteggere e di alterare il tempo in modo da evitare catastrofi a livello mondiale, infatti non parlavo mai, ero sempre sola a programmare il clima terrestre.

Mi facevo chiamare Tempesta dai compagni di classe e amici, anche se il mio vero nome era Lydia. Avevo sempre vissuto tranquilla e avevo sempre pensato di essere l'unica ad aver questo dono, ma effettivamente era molto egoistico come pensiero... infatti, come me, ne esistevano molti altri e, un giorno, mentre conducevo la pioggia e la rendevo più forte e più inclinata, grazie all'azione del vento, scoprii che ciò che sapevo fare non era che una minima parte del mio vero dono.


 


 

Buongiornissimo!! *Dovrò trovarmi un saluto... Non ho mai fatto l'angolo autore su Efp, è la mia prima volta D:* Coomunque... Carissimi lettori, volevo informarvi di alcune cose... Prima di tutto, non sono stata molto presente in questo periodo perché, per mancanza di tempo (abbiate pietà, la scuola mi sta distruggendo ç.ç) non sono riuscita a concludere nulla di ciò che sto scrivendo. 
Secondariamente... ho iniziato a scrivere questa storia perché poco tempo fa ho fatto un sogno fighissimo e prendendone spunto ho iniziato a scriverla u.u 
Infine volevo scusarmi per il fatto che questo capitolo era molto corto rispetto ai miei soliti ma essendo un Prologo volevo semplicemente introdurvi la storia e vedere se vi può interessare ^^
Grazie per la lettura e alla prossima!! 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Ero nei campi, lontana da chiunque, non volevo farmi vedere da nessuno agitare le mani e muovermi nella mia “danza” che avrebbe direzionato la pioggia. In realtà per crearla presi spunto da un libro sulla cultura dei pellerossa, ma ne modificai i contenuti in modo da non sembrare una totale imbecille che salta su se stessa e alla fine il balletto tribale diventò moderno e prevalente nel movimento delle braccia, che dirigevano intensità, direzione e raggio delle gocce, mentre con le gambe davo il ritmo dei tuoni e la caduta di fulmini.

Iniziai la danza e la pioggia di seguito, prima lenta, poi sempre più veloce, fino a creare un vero e proprio temporale. Ciò che non calcolai fu la mia improvvisa caduta a terra. A quel punto, infatti, la pioggia rallentò come se fosse preoccupata e il vento cambiò direzione e mi accarezzò le guance, mentre l'acqua mi lavava il fango che mi aveva sporcato le ginocchia e i palmi. Ringraziai entrambi, erano sempre così gentili da proteggermi. A quel punto il vento si rinforzò e si dirisse verso un boschetto, per poi tornare e portare un bastone con cui mi sollevai. Mi ero presa una storta alla caviglia e il vento mi aveva portato qualcosa per reggermi, lo ringraziai nuovamente. Mi guardai il braccio e il mio prezioso braccialetto si era rotto. Il vento mi soffiò in faccia dolcemente, come per dirmi “Stai tranquilla, noi ascolteremo ciò che dici tu, non le tue emozioni”. Infatti probabilmente si era rotto durante la caduta e invece di peggiorare, pioggia e vento mi hanno aiutata.

In quel momento sentii applaudire da dietro di me.

-Brava, sei stata veramente brava, senza contare l'ultima caduta... ma su quello ci puoi lavorare... come ti chiami, “dominatrice di fenomeni atmosferici”?-

-Eh? No! Ti sbagli... stavo solo... aspetta un istante... come fai a sapere dei domini?-

-Oh! Io sono come te!-

Vidi apparirmi davanti un uomo sulla cinquantina, magro e di statura media.

-Te-Teletrasporto?!-

-Esattamente! Perché sei così stupita? Pensavi di essere l'unica ad avere doni? Ce ne sono a centinaia come te!-

-Eh?!-

-Comunque... sto reclutando ragazzi come te per entrare a far parte di una scuola in cui vi insegnerò a utilizzare il vostro dono dell'alterazione.-

-Alterazione?-

-Già, ognuno di voi ha questo dono, lo manifestate in modi differenti, per esempio tu con il dominio sul clima, chi con il fuoco, chi con poteri psichici... insomma, vi si riconosce facilmente!-

-Oh... Ma non so nemmeno chi tu sia, come posso fidarmi?-

-Ti farò vedere le carte e ogni cosa necessaria per andare al mio corso, è pomeridiano, quindi non avrai rischi di perdere la scuola per colpa mia ah ah!-

Questa ultima affermazione mi aveva lasciata un po' sbigottita, ma continuai ad ascoltare la sua proposta.
-Capisco...-

-Ti lascio il mio numero, nel caso volessi entrare a far parte della scuola... anche perché un dono così sotto controllo come il tuo... non l'ho mai visto...-

Mi diede un biglietto con un numero sopra. Io gli mostrai il mio braccialetto rotto.

-È... grazie a questo bracciale...-

-Oh! Ma è scaduto tanti anni fa, tesoro! Non è grazie al bracciale ma grazie a te!-
Sbarrai gli occhi fissando il gingillo rotto. 
"È davvero così...?"
-Oh...-
-Ora devo proprio andare, gli altri ragazzi mi aspettano! Arrivederci!-

-Ma... volevo sapere se...-

Era troppo tardi quando iniziai la frase, lo strano signore era già svanito nel nulla.

“... Esistono davvero altri come me?”

Il vento mi soffiò in faccia e grazie ad esso mi accorsi che erano le sei del pomeriggio passate. Avevo passato il tempo libero, dovevo correre a casa.

“Alterare...? Cosa vorrà dire? Voglio scoprirlo ma... ho paura...”

Arrivai a destinazione e mia mamma mi stava aspettando all'ingresso a mani incrociate, molto seccata.

-Dove eri finita?!-

-Ero... al bar!-

-Non credo proprio, ti ho visto arrivare dalla parte opposta!-
"Giusto..." 
Pensai ad un modo per concludere quello scocciante interrogatorio.
-C'è un bar, per di là!-

-Non l'ho mai visto.-

-L'ha aperto da poco il padre di un mio compagno di classe, mamma!-
Notai lo sguardo di mia madre, fino a quel momento inflessibile, alterarsi.

-Capisco... quindi esci con un compagno?-
"Ha cambiato completamente discorso!"
Pensai stupefatta.
-Cosa hai capito... No, mamma, incontro... Haley, la mia amica...!-

-Certo... Ora entra però. Sei fradicia, hai preso la pioggia?-

-Già...-

Ero talmente concentrata sullo strano tizio e sulle sue parole che mi ero dimenticata di asciugarmi.

-Vai a pulirti.-

-Certo...-

Entrai in bagno, accesi l'acqua della doccia e, mentre aspettavo che si scaldasse, mi guardai allo specchio, stavo sorridendo.

“Esistono davvero altre persone come me?”

Ero talmente felice che iniziarono a scendermi giù per la guancia lacrime di gioia. Solo al pensiero di poter parlare con altre persone di ciò che avevo dovuto mantenere segreto fin da piccola mi rendeva la persona più soddisfatta del mondo. Non vedevo l'ora di conoscerli, gli altri.

Finalmente l'acqua si scaldò e entrai nella doccia. Iniziai a massaggiare i capelli con lo shampoo.

“E se invece fosse tutta una messa in scena? Tanto per catturarmi e farmi esperimenti? Se avesse preso quei doni da qualcun altro? Se lui fosse solo uno che vuole rapire le persone?”

L'acqua diventò fredda all'improvviso. Presa dallo spavento, feci un salto dal lato opposto del soffione.

“Ahi! Scusa acqua... mi stavo preoccupando! Pensa se potesse essere vero!”

La temperatura nella doccia si alzò fino a sembrare una sauna.

“Dai... va bene la smetto... Basta che torni tiepida come prima!”

E finalmente l'acqua tornò giusta.

“Grazie...”

Finii di lavarmi e uscii dalla doccia. Mi asciugai e appena ebbi finito di vestirmi misi le mani in tasca e mi ricordai del biglietto con il numero di telefono che quell'uomo mi aveva lasciato.

“Potrei provare...”

A quel punto andai in camera mia. telefonai allo strano signore, tenendo il mio numero privato.

“Sì, Lydia?” Rispose l'interlocutore dall'altro lato della cornetta.

-Co-Come fai a sapere che sono io...?-

“Sapevo che l'avresti fatto! Allora, c'è per caso qualcuno a casa tua?”

-C'è mia madre...-

“Dimmi... per caso hai qualche lacuna in una materia in particolare?”

Ero confusa... per quale ragione mi stava facendo delle domande simili?

-Arte...- Gli risposi poi.

“Arte? Non pensavo si potesse... mmh... si può fare... Aspetta due secondi.”

Mi mise giù. Rimasi nella camera fissando il mio telefono con sguardo perso. Perché avrebbe dovuto chiedermi delle cose così inutili?

-Lydia! Lydia!- Mi chiamò all'improvviso mia madre entrando nella mia stanza.

-Sì?-

-Ha chiamato un signore dalla scuola dicendo che farai dei corsi di recupero pomeridiani per arte.-

-EH?!-

Ero scioccata. Come aveva potuto rintracciare il numero di mia madre? Ma soprattutto... con tutte le materie che poteva scegliere, proprio arte?!

-Già! Così potrai recuperarla! E in più è tutto gratis!-

-O-okay...-
Risposi io con sguardo titubante.

-Verrà domani a fare un piccolo colloquio per spiegarti tutto ciò che ti serve.-

-Va bene...-

Per tutto il giorno decisi di allenarmi per prepararmi al colloquio, chissà cosa mi avrebbe fatto fare... una prova di magia? Un semplice discorso? Oppure una battaglia al più forte?! Alla fine feci piovere tutto il giorno e la sera arrivò in fretta, ma la mia preoccupazione stentava ad andarsene, infatti passai la notte in bianco.

Finalmente, il giorno successivo, l'uomo arrivò.

-Dato che non mi sono ancora presentato... Piacere, mi chiamo Henk.

Le uniche cose che dovrai portare saranno penna, foglio e qualche moneta, le lezioni pratiche sono pesanti e potresti star male, quindi ti conviene avere ciò che ti serve per mangiare qualcosa, okay?-

-Va bene.- Gli risposi attenta.

-Iniziamo subito a vedere cosa sai fare, così vedrò in quale corso metterti.-

“... Mettermi? Mi classificherà per ciò che so fare?”

-Cosa devo mostrarti?-

-Stupiscimi.- Disse sorridente e fiducioso.

Di colpo la finestra si aprì e una folata di aria avvolse la stanza, per poi scompigliare i capelli di Henk e scomparire completamente. In quello stesso istante si mise a piovere.

Henk mi guardò stupefatto, dato che io non avevo nemmeno un capello fuori posto.

-Classe avanzata, immediatamente.-

-Grazie...-

-Domani, alle tre e mezza alla scuola primaria pubblica del paese, ti mostrerà una mia assistente dove andare.-

-Ci sarò... Quanti siamo in classe?-

-Dieci.-
Ci misi un attimo a realizzare, pensavo mi avrebbe risposto due, tre, quattro al massimo, non avrei mai immaginato che al mondo esistessero così tante persone come me.

-Dieci?!-

-Già, e sono pochi, dato che molte altre classi arrivano fino a venti.-

-Venti?!-

“Come possono essere in così tanti...?! Ed io che pensavo fossi l'unica al mondo...”

-Ci vediamo domani, Lydia.-

-A dom....-

Era già scomparso.

“Perché non mi lascia finire di parlare?!”

Mi buttai sul divano seccata e fermai la pioggia.


 


 

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